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“A Líbia que eu conheci” – La Libia che ho conosciuto Pubblicato da cambiailmondo ⋅ novembre 11, 2011

Un reportage sulla Libia del 1979, nel decennale della rivoluzione, di Georges Bourdoukan, ex-direttore de “O Globo”, rete televisiva di San Paolo del Brasile. da:http://blogdobourdoukan.blogspot.com/ 1) Dopo che Nelson Mandela fu liberato, andò subito in Libia per ringraziare a nome del popolo sudafricano, per il sostegno di Gheddafi contro il regime dell’aparheid. Sono stato in Libia nel settembre del 1979, in occasione del decimo anniversario della rivoluzione che aveva portato Gheddafi al potere. Mi accompagnò in quell’occasione il cameraman Luis Manse e operatore Nagra Nelson Belo. Eravamo lì per la Rete Globo, di cui ero al tempo, il direttore di San Paolo. Prima sorpresa. L’hotel, dove il governo ci aveva mandato, era interamente occupato da diplomatici. Chiesi all’ambasciatore del Brasile il motivo di questa concentrazione. La risposta mi sorprese ancora di più. “Nella Libia di Gheddafi gli affitti sono stati vietati.” Ai libici che non avevano una propria casa, era necessaria solo una richiesta e il governo provvedeva immediatamente alla costruzione di una apposita casa per il richiedente. Il paese era un enorme cantiere. E ancora: Una legge, LA LEGGE DEL MATERASSO, stabiliva che ogni cittadino libico che sapesse dell’esistenza di una casa in affitto, gettando un materasso nel cortile di quella casa, ne acquisiva l’utilizzo. Molte ambasciate avevano “sofferto” di questa legge da quando erano state occupate da cittadini libici. L’ambasciatore mi spiegò che anche l’ambasciata brasiliana non era rimasta immune da questa legge. Un autista libico che vi lavorano disse ad un amico che non aveva ancora una casa, che l’edificio dove era situata l’Ambasciata brasiliana, era in realtà affittata poiché apparteneva ad un italiano che era tornato in Italia dopo l’ascesa al potere di Gheddafi. Immediatamente il suo amico gettò un materasso nel cortile sostenendone la proprietà. Il governo libico dovette intervenire per evitare problemi ulteriori. Il Brasile finì per mantenere l’ambasciata, e il cittadino libico ottenne comunque una nuova casa. Tutto questo accadeva negli anni ’70, quando la Libia era una potenza ricchissima, con solo 3 milioni di abitanti, su quasi 1,8 milioni di chilometri quadrati. Ai libici, per legge, era vietato di lavorare alle dipendenze di stranieri. Chi non fosse comunque disposto a lavorare riceveva un valore equivalente di oggi, pari a circa 7.000 dollari al mese. Inoltre, medico, ospedale e farmaci, era tutto gratis. Nessuno pagava gli studi e chiunque voleva migliorare la propria formazione al di fuori del paese otteneva una consistente una borsa di studio. Ho incontrato molti dei libici che utilizzarono questa possibilità in Francia, Italia, Spagna e Germania e in altri paesi dove sono stato come giornalista.

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