Budo International Cintura Nera Rivista Italia Settembre 2013

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SELF DEFENSE STREET COMBAT La maggior parte delle Arti, nonostante si siano trasformate in un elemento culturale invece di un metodo da Guerra di una determinata società, contengono gli stessi principi base del movimento.

JKD

p. 34 LAMECO ESKRIMA Il Lameco Eskrima è un'arte guerriera originaria delle Filippine. Fu fondata dal Late Punong Guro Edgar G. Sulite. La parola “LAMECO” riflette le tre distanze del combattimento. “LA” di largo o lunga distanza, “ME” sta per medio o media distanza, “CO” per corto o corta distanza del combattimento.

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Pedro Conde, un esperto riconosciuto in materia, analizza nel dettaglio le chiavi che regolano questo calcio nello stile di Bruce Lee e lo colloca nel suo contesto storico in un magnifico articolo accompagnato da alcune foto che saranno una delizia per i palati degli amanti del Piccolo Drago.

COMBAT HAPKIDO Mi hanno chiesto come sono arrivato a fondare il Combat Hapkido. Prima di rispondere devo chiarire una cosa, non mi sono alzato una mattina dicendo “ Penso che oggi creerò un nuovo stile di Arti Marziali”.

p. 18 HARAGEI Per i Maestri, lo Hara è legato intimamente ai sentimenti e alle sensazioni del nostro corpo; propizia gran parte delle loro variazioni. In età avanzata, si scopre che niente può essere meglio per lo Hara che liberarsi delle influenze esterne.

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UN GIORNALE SENZA FRONTIERE

BUDO INTERNATIONAL NEL MONDO

Budo International è senza alcun dubbio la rivista di Arti Marziali più internazionale del mondo. Siamo convinti di vivere in un mondo aperto. Gli unici confini sono quelli che la nostra mente vuole accettare. Così costruiamo, mese dopo mese, una rivista senza frontiere, dove ci sia spazio per tutte le informazioni che interessano ai praticanti, qualunque sia il loro stile.

Budo International è un gruppo editoriale internazionale che lavora nell’ambito delle Arti Marziali. Raggruppa le migliori aziende che lavorano nel settore ed è l’unica rivista al mondo pubblicata in sette lingue diverse e che viene diffusa in oltre 55 Paesi di tre continenti tra cui: Italia, Francia, Spagna, Portogallo, Germania, Inghilterra, Stati Uniti, Australia, Svizzera, Olanda, Belgio, Croazia, Argentina, Brasile, Cile, Uruguay, Messico, Perù, Bolivia, Marocco, Venezuela, Canada, Senegal, Costa d’Avorio…


TAIHO JUTSU Tornando alle radici, proprio all'origine della moderna difesa personale per forze di polizia, scopriamo che la stessa proviene dal lontano oriente, precisamente dal Giappone.

WINGTSUN Una ventina di anni fa è avvenuto il grande boom del Wing Tsun in Europa. Dall'essere uno stile di Boxe C i n e s e praticamente sconosciuto nel v e c c h i o continente, è arrivato a essere uno stile di moda.

p. 66 p. 76 L'AMBASCIATA KEICHO

Attualmente, moltissimi maestri giapponesi di arti marziali vivono in Spagna in un clima di buone relazioni diplomatiche. Tutto cominciò ormai 400 anni fa, tra il 1613 e il 1614, quando il Signore Feudale Daimio Date Masamune inviò una delegazione diplomatica in Spagna, capeggiata dal samurai Hasekura Tsunenaga, che si riunì a Madrid con il Re Filippo III. Fu l'inizio delle relazioni ufficiali tra i due paesi.

KARATE Yamashita è e sarà parte della storia del Karate e punto di riferimento della comunità giapponese in Spagna, un Maestro rispettato, la cui impronta indelebile ha segnato la vita di migliaia di persone. Oggi riassumiamo la sua carriera.

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Direttore editoriale: Alfredo Tucci, e-mail: budo@budointernational.com. Facebook: http://www.facebook.com/BudoInternationalItalia. Traduttor: Leandro Bocchicchio, Marcos Bava. Pubblicità e Redazione: Nicola Pastorino, e-mail: budoitalia@gmail.com Hanno collaborato: Don Wilson, Yoshimitsu Yamada, Cass Magda, Antonio Espinós, Jim Wagner, Coronel Sanchís, Marco de Cesaris, Lilla Distéfano, Maurizio Maltese, Bob Dubljanin, Marc Denny, Salvador Herraiz, Shi de Yang, Sri Dinesh, Carlos Zerpa, Omar Martínez, Manu, Patrick Levet, Mike Anderson, Boulahfa Mimoum, Víctor Gutiérrez, Franco Vacirca, Bill Newman, José Mª Pujadas, Paolo Cangelosi, Emilio Alpanseque, Huang Aguilar, Sueyoshi Akeshi, Marcelo Pires, Angel García, Juan Díaz. Fotografi: Carlos Contreras, Alfredo Tucci.


"Essere felici significa essere in grado di percepirsi senza orrore”. Walter Benjamin

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na profonda tristezza; questo è ciò che mi hanno prodotto le penose notizie su Juan Carlos Aguilar. Ma no, non voglio scavare nella ferita. So che molte persone si aspettano che lo faccia, ma non lo farò. La giustizia si esprimerà e chi deve pagare che paghi. Solamente aggiungerò, per chiudere questo tema, che nessuno di noi che l'ha conosciuto (se sono confermate, come sembra, le accuse), avrebbe potuto immaginare una cosa simile. Adesso sorgono da tutte le parti commentatori dell'immaginabile. Già, si sa, a toro passato tutti danno passaggi. Nessuno porta appeso il cartello di mostro, né va a insegnare agli altri il carnet di assassino. Rispetto a ciò che lo collegò anni fa a quest'azienda, c'è da dire solo una cosa: le sue conoscenze tecniche e le sue abilità atletiche erano evidenti (non bisogna essere un esperto per rendersene conto) ma, per essere un assassino, c'è solo da soddisfare un requisito, assassinare, che tu sia idraulico, economista, dottore o equilibrista. I giornalisti dei grandi mass media, mi chiamarono a frotte quello stesso giorno, sostenendo che volevano difendere le Arti Marziali. La mia risposta fu che le Arti Marziali non avevano fatto niente e che di conseguenza non dovevano difendersi. Io decisi di non partecipare all'ordalia e non voglio giudicare coloro che lo fecero; alcuni cercarono anche di farlo bene e di nuotare contro corrente, ma in quelle acque torbide non si cercava la verità ma la notizia. Le Arti Marziali ne sarebbero uscite male comunque, perché farlo più facile? Alcuni Maestri e amici che sono accorsi ai media, hanno visto come fuori contesto le loro affermazioni, ma si doveva alimentare la morbosità. Dissi a chi mi chiamava (non so se hanno percepito l'ironia), che con molto piacere e una volta passata questa faccenda, sarei stato a disposizione per parlare di Arti Marziali nei loro media, gratuitamente e quando lo desideravano e, con la serenità di un'opinione pubblica meglio disposta, avrei cercato di chiarire quello che nella mia umile opinione definisce la natura delle Arti Marziali. Ovviamente non mi chiameranno. Più in là dell'ovvio (che un assassino lo è perché ammazza e non perché fa una o l'altra professione, ha alcune o altre conoscenze), mi sembra terribile costatare ancora una volta come gli umani reagiscono davanti all'orrore. Molta gente in questi giorni cammina per strada con un bidone di benzina in una mano e un accendino nell'altra. Non è un fenomeno nuovo e non ha a che vedere col fatto in sé, bensì con la paura che

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"Il problema basilare degli umani è la mancanza di compassione. Finché questo problema sussiste, sussisteranno gli altri problemi. Se viene risolto, possiamo sperare in giorni più felici". Dalai Lama

produce in noi il mostro interiore. Corriamo a dare fuoco per primi, perché pretendiamo di esorcizzare il terrore di considerarci capaci dell'orrore. Bruciamo il mostro fuori, perché non sopportiamo l'idea che noi possiamo essere parte di esso. Niente dell'umano è a noi estraneo, né il buono, né il cattivo, la differenza sta in come combattiamo con esso ognuno di noi, ogni giorno, e specialmente nelle peggiori circostanze, perché esse tirano fuori senza dissimulazione quello che portiamo dentro. Non esistono giustificazioni per l'orrore, semplicemente l'idea che sia possibile è molto difficile da accettare e, come davanti alla morte, le nostre società agiscono in modo ipocrita, rimuovendolo dal discorso del quotidiano. Il malevolo è bruciato simbolicamente nelle nostre festività per esorcizzare la paura che ci causa. Perdere la propria lucidità è così facile e mantenerla richiede tanto potere personale, che non possiamo sprecare la più piccola energia nel giudicare il comportamento degli altri. Socialmente deve essere fatto, chiaro, ma per questo abbiamo inventato lo stato di diritto e la giustizia; per un simile sacerdozio abbiamo investito i giuristi che ancora oggi differenziano simbolicamente la loro funzione sociale dalla persona che la esercita vestendo la toga. Godere con lo scenario del dolore altrui è opzionale. Carnezzo, morbosità ... che tristezza! C'è una differenza tra il contemplare quello che è successo e farsi parte di esso. Detesto l'idea di partecipare all'Akelarre (al sabba) che si è formato attorno a questo caso. Sono passati solo due giorni da quando scrivo questo, la legge non si è ancora pronunciata; quando si pronunzierà, lasciamo che il suo peso cada sui colpevoli. Punto. Molti sono quelli che hanno cercato di trovare una relazione tra gli assassini e la loro pratica Marziale. Mi dispiace non c'è tale cosa. Anche andando oltre, le cose non sono buone o cattive in se stesse, bensì per come si vive in esse. La povera gente Shaolin e per estensione tutti gli artisti marziali (che per questo, nessuno si salva), stanno per essere giudicati con l'ignoranza di sempre. Non preoccupatevi, passerà... Non difendetevi, non è necessario e al peggio sarà inutile. Gli ignoranti lo sono perché non ascoltano altro che i loro propri pensieri, lo sono perché leggono tutto in chiavi che giustificano ed ingrandiscono la loro posizione. Gli istinti più bassi sono usciti a fare una passeggiata in questi giorni, state attenti, non lasciate che vi acchiappino. Quanta gente si è investita in questi giorni sulla stampa di una superiorità morale che non possiede. Traduzione: Chiara Bertelli


“Nessuno porta appeso il cartello di mostro, né va a insegnare agli altri il carnet di assassino” “Per essere un assassino, c'è solo da soddisfare un requisito, assassinare, che tu sia idraulico, economista, dottore o equilibrista” L'autentica altezza morale si raggiunge prima chinandosi che non mettendosi in punta di piedi per sembrare più alti. La vera superiorità sorge dalla compassione e la vera compassione si basa sul condividere, non nel "conpassione" ... Molti, e con passione, molta, hanno preparato la pira per il falò. Si, compassione, verso tutti ed ognuno degli attori di questo orrore; le vittime, chiaro, ma anche quelli che il mostro interno divorò e fece perdere la rotta. Gli attori, ma anche agli spettatori risucchiati nella spirale dell'orrore. Però non è facile, questo genere di compassione richiede un tipo di coraggio e tempra poco frequente. Mi compiace almeno comprovare che, in tutto questo naufragio, alcuni hanno dimostrato detta disposizione di spirito. Bravi! Almeno io la penso così; penso che non ci sia vera maestria Marziale senza compassione. È la mancanza della stessa, l'unica che permette che il mostro interno vinca la battaglia e che l'orrore affiori.

Alfredo Tucci est General Manager de BUDO INTERNATIONAL PUBLISHING CO. Email : budo@budointernational.com

http://www.facebook.com/BudoInternationalItalia


Il calcio laterale è molto semplice nel suo insieme e a sua volta, al contrario, molto complesso nella sua applicazione e forse per questa difficoltà nessuna arte marziale, ne tantomeno alcuna disciplina da combattimento, hanno compiuto uno studio così approfondito e meticoloso su di esso come quello che ha compiuto Bruce Lee per poterlo applicare al suo stile di lotta. Di fatto, gli arti inferiori rappresentano la pietra miliare, a livello tecnico, del Jeet Kune Do. La questione del perché e per come di tutto ciò è puramente logica. Pedro Conde, esperto riconosciuto in materia, analizza nel dettaglio le chiavi che regolano questo calcio nello stile di Bruce Lee e lo colloca nel suo contesto storico in un magnifico articolo accompagnato da alcune foto che saranno una delizia per i palati degli amanti del Piccolo Drago. Testo: Pedro Conde Foto: Michael Tudela & Pedro Conde

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Il calcio laterale nel Jeet Kune Do Il calcio laterale è molto semplice nel suo insieme e a sua volta, al contrario, molto complesso nella sua applicazione e forse per questa difficoltà nessuna arte marziale, ne tantomeno alcuna disciplina da combattimento, hanno compiuto uno

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studio così approfondito e meticoloso su di esso, come quello che portò a termine Bruce Lee per poterlo applicare al suo stile di lotta. Di fatto, gli arti inferiori rappresentano la pietra miliare, a livello tecnico, del Jeet Kune Do. La questione del perché e per come di tutto ciò è puramente logica. La struttura o la base tecnica del sistema di lotta, si fonda sull'intercettazione e

l'anticipo dell'avversario, riflettendo la massima del Jeet Kune Do: “ La tecnica più efficace delle arti marziali è frustrare l'attacco di un avversario con un contrattacco semplice e diretto, prima che lui possa colpire il suo obbiettivo”. Evidentemente, quando l'avversario è fuori misura e inizia il suo attacco, “l'arma” o “lo strumento” più lungo e immediato di cui si dispone per


Reportage inibire quest'azione, è la gamba anteriore. Indiscutibilmente, dal momento che la distanza più breve tra due punti è una linea retta, la tecnica idonea per farlo, per occupare più spazio, per dinamica ed efficacia è il calcio laterale… Ovviamente, se cedono le fondamenta di un edificio, questo viene giù. In questo caso, se si colpisce il

“Mentre nel Jeet Kune Do il calcio laterale è una tecnica fondamentale degli arti inferiori, in altri stili non viene “quasi” mai utilizzata in combattimento. Perché?” ginocchio, si frena bruscamente il suo attacco. Con questa azione abbiamo l'opportunità, intercettando con questo colpo portato con il tallone, di causare un trauma all'opponente. Se siamo in palestra e non desideriamo far male ad un compagno, possiamo colpire la tibia o se preferite e se egli possiede la giusta elasticità, lo stomaco. In qualsiasi caso, il calcio laterale è un arma molto potente, sia in attacco che in difesa, che non si può ne si deve sottovalutare. Tuttavia, mentre nel Jeet Kune Do è una tecnica fondamentale degli arti inferiori, in altri stili non viene “quasi” mai utilizzata in combattimento. Perché? Come abbiamo già commentato, si tratta di un calcio abbastanza complesso. Se gli altri calci beneficiano di una certa “naturalezza tecnica”, quello laterale risulta più “sofisticato” e perciò richiede più allenamento degli altri, o perlomeno, una maggiore attenzione al momento di impararlo. Ma queste “complessità” e “sofisticatezza” non vogliono dire che sia più o meno efficace, ne sia superiore o inferiore agli altri calci, significa semplicemente che il suo addestramento e perfezionamento implicano una maggiore difficoltà. Questo è dovuto alla sua dinamica o meccanica, poiché per metterlo in pratica è necessario alzare il ginocchio (più o meno alto in funzione del livello in cui si desidera colpire), ruotare il corpo fino a metterlo in posizione laterale e dunque si stende la gamba, restando allineati con tutto il corpo. Nell'attimo di lanciare il piede e colpire, si deve proiettare con forza l'anca (ruotandola) in direzione del calcio, impattando col tallone. Dopo l'impatto, si richiama la gamba con la stessa rapidità con la quale è stata distesa, per ritornare velocemente in posizione di guardia. Questo calcio, se ben eseguito, unisce potenza ed elasticità, perizia

tecnica e autocontrollo, oltre che efficacia e spettacolarità estetica. Ciò nonostante e incomprensibilmente, in alcuni sport di contatto, in pratica è inesistente. E' un fatto indiscutibile, si applica molto poco sul ring e quasi mai in un combattimento competitivo. Perché? Principalmente per via della rapidità e dell'abilità tecnica che esige per risultare davvero efficace. E' un colpo con traiettoria diretta che parte dalla laterale del corpo, il che implica ruotare fino a posizionarsi di lato rispetto al target, per cui se si è lenti ad eseguirlo, si rimane quasi senza difesa di fronte all'avversario. Per questo motivo solo i “calciatori” più veloci e tecnici sono in grado di eseguire la rotazione e la tecnica con abilità e rapidità sufficienti per applicarla con successo in combattimento. E' evidente che il limite di questo calcio è la sua lentezza, per il fatto che si è soliti portarlo con la gamba posteriore (destra), perché con l'anteriore (sinistra) non c'è la necessaria confidenza per lanciarlo. Per una regola generale, in quasi tutte le discipline in cui si colpisce, il lato buono o il più forte è il posteriore e quello più debole, l'anteriore. Il concetto tecnico che si mantiene è che con la parte più debole si difende e si crea spazio e con quella forte si finalizza. Per questa ragione molti praticanti eliminano il calcio laterale dal loro arsenale. In ogni caso, nonostante questi inconvenienti, vale la pena lavorare questa tecnica, perché nessun'altra consente di concentrare tanta potenza e capacità distruttiva in un punto d'impatto così ridotto (normalmente il tallone). Non a caso è il tipico calcio usato nelle tecniche di rottura; quasi nessuno spacca delle tavolette usando calci circolari colpendo con il collo del piede o con le dita. Ed è senza dubbio il calcio migliore per stoppare all'istante l'avanzata di un rivale procurandogli dei danni, soprattutto se questo è più pesante di noi. Per definizione, ciò che per un sistema di lotta è sostanzialmente cattivo, per altri è buono. Nel caso specifico del Jeet Kune Do, le migliori “armi” sono davanti, ovvero: gamba e pugno destro (nel caso di essere destri), per questo motivo è una tecnica idonea da applicare in combattimento, dove l'assioma dei suoi praticanti è intercettare e anticipare l'attacco dell'opponente, prima che egli possa metterlo in pratica, in modo da impedire con questa azione che la forza del suo colpo raggiunga il bersaglio e mentre ci stiamo difendendo. Attacchiamo il rivale nella stessa azione con un valore aggiunto: per la sua dinamica la tecnica non si telegrafa e inoltre egli rimane disorientato, visto che la sua mente è

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concentrata nel suo attacco e non si aspetta di subire un contrattacco, tantomeno nella parte bassa della sua gamba. Per gli esperti, questo attacco al ginocchio o alla tibia possiede lo stesso effetto di un colpo d'incontro corto e esplosivo della Boxe occidentale, con la differenza che con la gamba, aldilà di coprire una maggiore distanza, si genera una potenza tre volte più elevata che con il braccio. Oltre ad risultare molto difficile difendersi da esso - ovviamente, parando o bloccando un calcio laterale all'altezza del ginocchio o della tibia - deve realizzare la difesa usando gli arti inferiori, giacchè con quelli superiori non ci arriva. Anche restando in una posizione bassa, è molto difficile, molto complicato parare o bloccare con le mani, per non dire impossibile, in particolare se ha cominciato l'attacco o si predispone per farlo. Se estrapoliamo la tecnica nella difesa personale, indossando delle scarpe l'effetto è ancor più devastante. L'opponente sarà completamente annullato con questo semplice calcio, mettendolo fuori combattimento. Come il lettore avrà potuto dedurre “il Drago” sapeva distinguere molto bene tra il cinema e la realtà. Seguiva totalmente la teoria che così come nessuno colpisce alle gambe con dei pugni, allo stesso modo non è consigliabile colpire al viso con le gambe, poiché il rischio che si corre è molto grande. Di fatto al giorno, d'oggi se visioniamo attentamente un combattimento di MMA, Vale Tudo, K-1, Kick Boxing, ecc., “quasi” nessun lottatore si prende il rischio di portare un calcio al viso, per il timore di un contrattacco. “Il Drago” nella sua ricerca per una efficacia nel combattimento, giunse alla conclusione che per arrivare con un colpo alla parte superiore del corpo, prima si deve superare la difesa delle braccia, se si riesce a oltrepassarla raggiungere la zona addominale, dove la muscolatura, se ben sviluppata, può anche sopportare un impatto violento. Le zone delle costole e degli organi interni sono protette da gomiti e avambraccia, lo stesso vale per il volto con un leggero movimento, tuttavia, la difesa delle ginocchia è distinta l'uno dall'altro, la loro struttura è molto debole e soprattutto sono facili da rompere o da lesionare, come era ed è il caso della rotula e dei dischi fibro-cartilaginei (menischi). In queste parti anatomiche non esistono alcuni elementi che possiamo condizionare con l'allenamento, come a voler ottenere un “ginocchio di ferro” a prova di colpi e tantomeno per resistere all'impatto di un calcio col tallone, scagliato con tutto il peso del corpo. Nonostante la sua efficacia dimostrata e le incredibili possibilità

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che abbiamo di applicazione in combattimento, il calcio laterale, come abbiamo visto, non cattura l'attenzione di molti praticanti di arti marziali e inoltre considero che - per lo meno questa è una mia valutazione - negli ultimi tempi non viene nemmeno rivolta al Jeet Kune Do tutta l'attenzione che si merita; sembra che per qualcuno, siccome il suo nome indica “la via del pugno che intercetta”, sia possibile realizzarlo solo con l'idea di esprimerlo attraverso i pugni e non con gli arti inferiori. Errore madornale, perchè una gamba si può utilizzare come un attrezzo, uno strumento per intercettare o anticipare un attacco. Per esempio, nel caso di combattere contro qualcuno che predilige un impostazione pugilistica o comunque l'uso dei pugni, la cosa intelligente è utilizzare il suo opposto, ovvero: usare le gambe per neutralizzarlo. Logicamente, un pugile per la struttura tecnica del suo sistema di lotta è particolarmente vulnerabile nella parte bassa, vale a dire nella ginocchia o nelle tibie. La strategia consiste nell'utilizzare le gambe per mantenersi lontano dalle sue “armi” più pericolose e quando questi le sfodera, frenare il suo attacco. Questa tecnica è conosciuta nel Jeet Kune Do come “calcio di arresto o frenata”, che può essere usata per intercettare o fermare qualsiasi avanzamento dell'avversario. Ciò che più sorprendeva di Bruce Lee all'interno dell'ambiente marziale era il pugno da mezzo pollice, tuttavia tutti i suoi allievi consideravano il suo calcio laterale la tecnica più pericolosa del suo arsenale, persino lo stesso Bruce Lee lo considerava la sua arma migliore. Bruce ne parlava a proposito: “E' facile da applicare. E' potente e può essere modificato”. Quando “Il Drago” iniziò a investigare e a praticare questa tecnica, il metodo standard di esecuzione aveva (e tutt'ora ha) quattro fasi: sollevare il ginocchio, slanciare il calcio, richiamo del colpo e rientro in posizione di guardia. Ma la genialità di Bruce Lee lo portò a semplificarla a due movimenti, o due semplici fasi: calciare e tornare in posizione. Perché? Per la semplice ragione che colpendo il ginocchio e/o la tibia, non era necessario caricarla eccessivamente per eseguirla correttamente. Vale a dire, mettendo in pratica il famoso detto “semplifica il semplificabile”, il calcio parte in linea diretta da dove si trova il piede, verso l'obbiettivo. Tecnicamente, il piede arretrato deve scivolare rapidamente verso quello avanzato toccandolo leggermente, quindi quest'ultimo si scaglia direttamente verso il bersaglio. Evidentemente e data la posizione iniziale o di guardia da cui si effettua, per la sua dinamica meccanica, non smette di essere un calcio laterale, semplicemente non si perde tempo nel


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sollevare esageratamente o nel posizionare il ginocchio, senza per questo diminuire la sua efficacia. Con l'allenamento, se si colloca e si concentra correttamente l'anca, non perde un briciolo di potenza. Quando venne introdotto questo innovativo metodo di colpire con il calcio laterale, alcuni scettici misero in dubbio la sua efficacia in combattimento, ponendo in discussione la potenza che si poteva arrivare a generare senza il sollevamento del ginocchio. Bruce Lee spiegò che non era necessario sollevarlo per colpire con potenza, al contrario, quanto meno fosse alto il calcio, più forte si poteva colpire e insisteva sul fatto che se si imparava ad usare l'anca in maniera corretta e la posizione della gamba di appoggio era quella adeguata, la potenza che si poteva sviluppare era veramente incredibile, anche per quelli poco pesanti, come nel suo caso. Stupefacente quando lo eseguiva di fronte a esperti e neofiti, tutti restavano perplessi davanti alla potenza del suo calcio laterale e ancor di più davanti alla sua effettività, dal momento che lo portava direttamente dalla posizione di guardia ed era scagliato senza alcuna preparazione, ovvero: spontaneo e diretto, senza telegrafarlo all'avversario. All'interno del Jeet Kune Do esistono fondamentalmente due tipi di calci laterali: quello di arresto o frenata e quello di attacco o anticipo. Entrambi hanno vari fattori in comune: in alcune occasioni devono essere concatenati in simultanea con la mano anteriore, o per fare una presa, o tempestando l'avversario con una pioggia di colpi. Per meglio dire: è la “chiave” che apre la porta, ma questa, in alcuni casi, è necessario “chiuderla” con altre tecniche.

Calcio di arresto o di ostruzione Il concetto di arresto sta nel battere l'avversario nel momento in cui egli inizia il suo attacco. Ciò significa che si deve fermare il rivale mentre è in movimento, ovvero, proprio nell'istante in cui la sua tecnica comincia ad accelerare o esattamente prima che questa sia effettiva, il che implica che per poterlo mettere in pratica dobbiamo essere molto più svelti di lui. Questo è possibile se si sviluppa correttamente l'arte dell'anticipo e il “timing”, naturalmente con l'appropriato addestramento nelle condizioni di massima allerta. I calci di arresto o frenata sono classificati nel Jeet Kune Do come tecniche di ostruzione, perché nella loro esecuzione mettiamo un ostacolo sulla strada del nostro rivale, per impedire che questi possa raggiungere il suo obbiettivo. Il solo fatto di sollevare il piede blocca la via di

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“Bruce poneva molta enfasi nel fatto che questo calcio doveva essere tirato in maniera rapida, spontanea e con potenza perché fosse efficace” accesso tra noi e il nostro avversario. Quanto più veloce si sposterà l'opponente, più danni faremo, perché si sommeranno la velocità e la forza della sua entrata alla potenza del nostro calcio. Perciò, alcuni hanno denominato questa tecnica come il calcio di frenata passivo, visto che il movimento è dell'avversario, non nostro. L'importante non è come si chiama o si definisce, bensì il concetto e i risultati che con esso si ottengono nel combattimento. A parte per intercettare i pugni dell'avversario lo si usa pure per le tecniche di gamba, anche se richiede un grande “timing”, visione del combattimento e capacità di reazione, poiché si tratta di ostruire col nostro tallone la traiettoria del calcio del rivale quando lui lo sta tirando, cosa molto difficile da fare ma non impossibile. Bisogna essere coscienti che non sempre è possibile concretizzare il principio di intercettazione e che dipende in gran misura dal livello marziale che si possiede. Naturalmente e come succede con qualsiasi cosa, esistono differenti esercizi per sviluppare il “timing”; il concetto in qualsiasi di questi esercizi è prendere il “timing” dell'attacco partendo dal presupposto che per un attaccante è fisicamente impossibile tirare un calcio senza prima muovere il suo ginocchio - ovviamente, se il ginocchio inizia a sollevarsi, già sappiamo che seguirà un calcio. E' in quel preciso momento che entra in gioco il calcio laterale.

Calcio in avanzamento, in attacco o in anticipo Questa tecnica è la più potente ed efficace del Jeet Kune Do, è molto difficile da fermare o bloccare. Una volta scagliato, la difesa più adatta contro questo è uscire dal suo campo d'azione con uno spostamento. Il problema è che se l'avversario lo fa e replica con un contrattacco, a causa della traiettoria dell'attacco è molto difficile potersi difendere poiché, logicamente, per

l'inerzia dello spostamento non si può modificarne il percorso e nemmeno arrestarsi all'istante per tornare alla posizione di guardia; questo è il suo “tallone d'achille”. Il calcio laterale essendo potente e impegnando tutto il corpo nella sua esecuzione, non è veloce, ne tanto ingannevole come altri calci, per cui per assicurarsi che vada a segno deve essere preceduto da una “finta”. Una buona “finta” con le mani può aprire la difesa del rivale. Bruce Lee alzava la sua mano prima di lanciarlo, per distrarre l'attenzione del suo avversario. Bruce poneva molta enfasi nel fatto che questo calcio doveva essere tirato in maniera rapida, spontanea e con potenza perché fosse efficace. Per ottenere tutto ciò, comparato con altri sistemi di lotta, inclinava abbastanza il corpo; se calciava più alto, si piegava ancora di più. Sosteneva che “se ti preoccupi della forma” - come accade a molti artisti marziali che tentano di restare più eretti possibile - “forse ti sembrerà più bello, ma non è naturale. Stai tenendo troppo in tensione i tuoi muscoli lombari e a causa di questo finirai per avere problemi alla schiena. Inoltre, da questa posizione rigida non puoi esprimere tutta la potenza portando il calcio”. Per mettere in pratica ciò cercava di non dare troppa attenzione alla forma. “Credo nel risultato finale” - diceva - “praticare la forma è una perdita di tempo. Un artista marziale deve imparare a combattere. Questo significa distruggere il tuo nemico o lui distruggerà te. I Kata appartengono al balletto o ad altre arti, no alle Arti Marziali. Semplicità, ecco ciò di cui hai bisogno. Lottare con flessibilità, non con rigidità”. Il calcio può essere portato dalla media distanza, ma logicamente è più potente se parte da più lontano, perché sfrutta l'avanzamento per aumentare l'impulso del nostro corpo prima del contatto. “Il Piccolo Drago” era solito usare questo calcio basso come un “jab”. Era così veloce che poteva tirarne vari in un secondo, non aveva bisogno di un grande avanzamento perché i suoi calci fossero micidiali e pericolosi. Su egli questo argomento opinava: “Molti artisti marziali non sfruttano i loro vantaggi. Danno un calcio, ma senza nessuna potenza. Utilizzano i calci anche per spingere. Non generano potenza sufficiente per fare danni o nuocere”. Sottolineava anche che il


Reportage classico calcio laterale in avanzamento, che in alcune Arti Marziali era potente, era però carente in velocità. In compenso, in altre era esattamente il contrario. Bruce Lee insisteva nel dire che non erano perfetti perché non venivano combinati correttamente entrambi gli attributi, cosa che si faceva nel Jeet Kune Do, dove si colpiva in maniera equilibrata con forza ed esplosività. Per dimostrare come si doveva fare, Bruce Lee di solito lasciava cadere una tavoletta di 4 centimetri dall'altezza delle sue spalle e la rompeva a metà prima che arrivasse al suolo. Se il suo calcio fosse stato solo potente, però mancante di velocità, la tavoletta sarebbe schizzata via senza rompersi. Se al contrario fosse stato veloce ma senza potenza, la tavoletta non si sarebbe rotta perché con quello spessore e senza appoggio, era troppo grossa per rompersi con un calcio veloce. Per riuscirci, velocità ed esplosività dovevano combinarsi in modo adeguato. Riassumendo: Anche se nel Jeet Kune Do le mani sono gli strumenti più

importanti, le gambe in generale e in particolare il calcio laterale, sono una parte vitale e integrale della strategia globale del sistema di combattimento, perciò non devono essere sottovalutate o allenate con poca attenzione. In qualche occasione, si ha l'impressione che alcuni praticanti di Jeet Kune Do abbiano dimenticato che in questo metodo di lotta, la prima linea di un attacco o di una difesa è il calcio laterale al ginocchio o alla tibia, che sono i bersagli più vicini e i più difficili da proteggere. In più, si realizza questa tecnica perché è la più sicura, poiché eseguendola stiamo fuori dal campo d'azione dei colpi dell'avversario e inoltre ci sono molte probabilità di neutralizzarlo e annientarlo con un solo colpo, cosa assai difficile da fare con il pugno. Evidentemente, per porre in pratica il concetto del Jeet Kune Do sono richiesti una serie di requisiti. Così come per essere un praticante di Taekwondo bisogna essere elastici e veloci di gambe per poter applicare efficacemente la struttura tecnica del suo sistema, nel Jeet Kune Do ci

vogliono velocità e rapidità. Non bisogna dimenticare che l'arte fu creata da un genio che pesava 65 kg, per poter sconfiggere degli avversari molto più grandi e forti di lui e per quello apportò una serie di tecniche in cui applicava i diversi tipi di velocità, migliorando i movimenti con l'economia degli stessi e creando cinque vie di attacco per poterli esprimere. La forza dei suoi colpi è basata nell'esplosività delle sue tecniche. E' evidente che, per chi è forte e dotato di grande allungo, forse ci sono altre arti marziali che sono più appropriate. In definitiva: il Jeet Kune Do è un grande sistema di lotta, ma non tutti sono in grado di metterlo in pratica. Diciamo che è l'essenza strategica marziale: la vittoria della mente e dell'abilità sulla forza, basandosi sulla velocità.

Sul calcio laterale altri Maestri hanno detto: Ciò che più impressionava erano i suoi calci. Bruce non se ne vantava


mai, ma calciava come nessun'altro: portava un calcio con la destra e quando il suo piede toccava terra, calciava con la sinistra; un calcio laterale e via di seguito, boom, boom, boom! Uno dopo l'altro…Si vedevano questi calci come se fosse un balletto, come una farfalla che muove le sue ali. Era stupendo. Qualcosa degno di una poesia! (…).

Dan Inosanto mi parlò di come Bruce Lee era abituato a colpire il sacco da 200 libbre, cosa che faceva solo lui e di come lo spostava senza nessun problema. Nessuno, anche al giorno d'oggi, è capace di fare ciò che Bruce Lee faceva con quel sacco, comprese le persone che pesano il doppio di lui (…). Parlando con il trainer del Club Atletico di Los Angeles, che teneva uno

scudo perché Bruce Lee lo colpisse, mi spiegò che lo shock che subì con il suo calcio laterale fu così duro che dovette andare in ospedale e farsi una radiografia per vedere se aveva qualche costola rotta (…). Parlai con Ted Wong del colpo di frusta che subì con il calcio laterale di Bruce. No, Lee non colpì il corpo di Wong direttamente, calciò il sacco che aveva appeso e che Wong stava trattenendo con la sua spalla. Il sacco separava Bruce Lee da Ted Wong e la ripercussione del colpo si trasferì alla fronte di Wong, causandogli il trauma (…). Ci sono artisti marziali che possono facilmente rompere una tavoletta di legno da due pollici con un calcio laterale, se questa è più o meno ben tenuta. Ma non potrebbero farlo se fosse appena trattenuta. Bruce Lee era uno dei pochi, o probabilmente l'unico, che poteva romperla in aria. Lui la faceva cadere dall'altezza delle spalle e la rompeva in due prima che toccasse terra. “L'unica maniera per poter rompere una tavoletta di quelle”, diceva, “è combinando potenza e velocità”. “Il problema e che la maggioranza degli artisti marziali non possono farlo. I loro calci laterali hanno potenza ma mancano di velocità” (…). Mito Uyehara In casa di Bruce Lee c'erano dei sacchi speciali per colpire e calciare. Nel garage aveva un sacco gigante di un metro e mezzo di larghezza per due e mezzo di altezza, che occupava la metà di quell'area. Era morbido per assorbire l'energia e obbligare a fare uno sforzo extra e impiegare una forza addizionale se si voleva produrre un certo impatto su di esso. Era come colpire una grande palla di cotone più grande di una persona. Bruce Lee riusciva a scagliarlo in aria con uno dei suoi migliori calci. Aveva anche dei manufatti che restituivano un calcio quando venivano colpiti, obbligandoti a fare una “finta” se non volevi ricevere un colpo. Uno che aveva progettato Bruce e costruito da un amico di James Lee, era una specie di barra inclinata con una grande molla che si estendeva al di sotto dello stesso. All'estremità della molla c'era un cuscino. Bruce poteva regolare il grado di tensione per simulare di ricevere un attacco. Era alto


soltanto un metro, secondo la convinzione di Bruce che i colpi bassi erano i più efficaci (…). Bruce diceva che la cosa migliore che c'era per colpire era un albero, ma non un alberello, bensì una enorme palma. Diceva che quando uno riusciva a colpirla restando indenne e l'albero cominciava a scuotersi, allora stava iniziando a comprendere che cos'è un calcio. (…) Una volta raccontai a Bruce Lee di aver avuto un incubo. In questo ebbi una foratura in una strada solitaria, poco dopo si fermò una macchina e quattro uomini vennero minacciosi verso di me. Corsi verso una parete vicina, immaginando che mi sarei protetto le spalle e quindi mi preparai per fronteggiare il loro attacco. Domandai a Bruce Lee cosa avrei dovuto fare. Lui mi rispose che il mio primo errore era stato correre verso la parete, dove mi ero intrappolato. Disse che se ero sicuro che loro volevano combattere e non potevo o volevo scappare, avrei dovuto attaccare prendendo io l'iniziativa…mi disse che avrei dovuto usare immediatamente il “fingers jab” (colpo diretto con le dita) agli occhi di uno di loro. Poi un bel calcio nel ginocchio per mettere fuori gioco e neutralizzarne un altro e quindi continuare a combattere con quelli che restavano. Disse che dovevo utilizzare le mie armi più lunghe, le gambe e continuare a colpire le ginocchia. La rotula si rompe sotto una pressione di 32 chili, il che è alla portata anche di un bambino. Sterling Silliphan Quello che Bruce faceva era colpire il suolo e lo scudo allo stesso tempo, piantandosi a terra. Molti artisti marziali prima appoggiano il piede e poi por-

tano il calcio e quello che accade è che perdono il “timing” per l'attrito del contatto col suolo, mentre se si arriva al contatto contemporaneamente, si genera una reazione opposta e uguale. Hayward Nishioka Lascia che ti dica una cosa, questo ragazzo era v e r a m e n t e incredibile. Io rompevo quattro tavolette con un calcio volante e alcuni giorni dopo, anche lui le rompeva, però appese, con il suo calcio laterale. Non ci potevo credere! Jhoon Rhee Bruce Lee pesava circa 64 kg ma aveva la capacità di calciare di uno di 180 kg. Aveva gambe forti. Se stai in piedi e calci in questo modo, direttamente, vedi limitata la velocità che puoi sviluppare, ma puoi ottenere una potenza micidiale col solo impulso della gamba posteriore. Herb Jackson

rincorsa, gli dette un calcio laterale e ruppe la catena! Voglio chiarire che era appeso a una catena di circa 30 kg e la spaccò! Fece un buco nella tenda, volò in aria e cadde in mezzo al giardino, un macello, rovinato, un sacco nuovo di zecca!!! (…)

Ricordo che una volta gli portai un sacco che pesava circa 45 kg, che lo appese ad una grande “L” di ferro. Bruce mi disse che era troppo duro: “Veramente, non è il tipo adatto per te, ma in ogni modo oggi lavoreremo con questo; forse posso ammorbidirtelo un po'”. Prese la

Bruce Lee mi insegnò a portare i calci laterali e a uncino. Mi fece rompere tavolette da due pollici col mio calcio laterale, mantenendole con due dita, che per me era un traguardo. Per lui non era granchè: le lanciava in aria e le rompeva. James Coburn




Il Lameco Eskrima è un Arte guerriera originaria delle Filippine. Fu fondata da Late Punong Guro Edgar G.Sulite. Punong Gur o Edgar G.Sulite, studiò sotto la tutela di Grandi Maestri di rilievo, a partire da quelli che insegnavano il suo stile familiare come suo padre, il Gran Maestro Helacrio Sulite, che fu colui che gli tramandò la sua fonte di conoscenze e lo portò con se all' avventura per tutte le Isole Filippine. Il risultato di questo viaggiò culminò con la creazione del Lameco Eskrima. La parola “LAMECO” riflette le tre distanze del combattimento. “LA” di largo o lunga distanza, “ME” sta per medio o media distanza, “CO” per cor to o cor ta distanza del combattimento.

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Reportage

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Arti Filippine Introduzione al Lameco Eskrima da Lunga Distanza con una Spada, usando gli esercizi di Eskrima Il logo del Lameco rappresenta quanto segue: Il triangolo: ogni lato del triangolo rappresenta l'integrazione del corpo, della mente, dello spirito e l'unità di questi tre elementi. La spada Kris, il coltello Balisong e i Bastoni rappresentano i guerrieri delle Filippine. La spada Kris rappresenta l'isola di Mindanao (sud delle Filippine) dove è utilizzata anche dai musulmani. Il coltello Balisong (coltello a farfalla) rappresenta l'isola di Luzon (nord delle Filippine) di dove è originario. Il bastone (bastone di rattan) rappresenta l'isola di Visayas (centro delle Filippine). Le frecce rappresentano il flusso della natura e il concetto di procedere con forza, unendosi, senza contraddire le leggi della natura stessa, in un'unica mistura. Nel Lameco Eskrima si insegna il maneggio delle seguenti armi filippine: Bastone singolo (uno solo), Doppio Bastone (due), Spada e Daga (una sola), Doppia daga, Centro bastone (presa del centro del bastone), Susi (bastone con presa chiave), Itak (spada), Doppio Itak (doppia spada), Panyo (Fazzoletto), Mano e Mano e Dumog (mani nude). IL DVD è centrato nell'utilizzo dell'Itak singolo, o spada singola nella lunga

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distanza, usando alcuni dei principali esercizi del Lameco Eskrima

Gli “Esercizi di Eskrima” del Lameco I 12 “Esercizi di Eskrima” sono una combinazione di movimenti che secondo Punong Guro Edgar Sulite sono quelli che si utilizzano maggiormente in combattimento. IL DVD tratterà alcuni di questi esercizi chiave. Gli Esercizi di Eskrima sono uno degli insiemi dei movimenti basilari dell'Arte. Punong Guro diceva spesso che questi dodici esercizi di Eskrima sono “l'anima del Lameco”, dal momento che molti segreti del combattimento col bastone e con la spada sono nascosti dentro questi semplici esercizi. Punon Guro diceva al suo gruppo del “cortile di dietro”, che la maggior parte dei praticanti di Arti Filippine erano attratti dagli esercizi vistosi e complessi che erano belli da vedere. Lui credeva che gli esercizi complessi erano importanti per l'Arte, poiché aiutavano a raffinare i movimenti, la coordinazione e ad approfondire la comprensione. Tuttavia, Punong Guro sovente sottolineava che il combattimento reale era semplice, diretto, funzionale e eseguito con intenzione. Da lì l'importanza degli “Esercizi di Eskrima” nell'Arte. Egli si assicurò che i lottatori del gruppo del “cortile di dietro” lo sapessero. Punong Guro Sulite sosteneva anche che se una persona diceva che era un praticante di Lameco e non conosceva gli “Esercizi di Eskrima” allora non era un

vero praticante di Lameco, ma era un imbroglione. Questa è l'importanza che egli dava a questi esercizi essenziali. In ogni esercizio ci sono molte applicazioni che si possono effettuare nella lunga, media e corta distanza del combattimento. La comprensione della dinamica e dei collegamenti di queste tre distanze è una delle basi dell'Arte del Lameco Eskrima. A Punong Guro piaceva dire: “La ripetizione è la madre di tutte le abilità” e “dovete farlo almeno 1000 volte”, persino prima di iniziare a comprendere appropriatamente una tecnica o un movimento. Queste parole venivano ripetute di frequente in riferimento agli “Esercizi di Eskrima”.

Il Combattimento da Lunga Distanza Nelle sessioni allenamento al

di

combattimento del Lameco Backyard del gruppo del “cortile di dietro”, si poneva grande enfasi nell'essere capaci di controllare o di terminare il combattimento dalla lunga distanza. Il metodo di allenamento al combattimento del gruppo del “cortile di dietro” di Lameco, ebbe origine nelle Filippine con i Cinque Pilastri dell'Ilustrisimo: Il Gran Maestro Christopher Ricketts, il Gran Maestro


Antonio Diego, il Gran Maestro Yuli Romo, il Gran Maetro Reynaldo Galang e Punong Guro Edgar Sulite. Il Gran Maestro Christopher Ricketts insisteva perché nel gruppo si facesse un allenamento al combattimento realistico, per mettere alla prova le teorie che stavano apprendendo. Inizialmente lavoravano senza protezioni, con bastoni veri. Era realistico, ma causava molti traumi, il che voleva dire che dovevano smettere di allenare la loro amata Arte. Perciò, dopo molte prove e errori, svilupparono diversi gradi d'intensità dell'allenamento. Introdussero una sua invenzione, l'armatura per la mano del Lameco, per il combattimento con le mani. Tali

esperienze si trasformarono nella base delle sessioni di allenamento del Lameco del gruppo del “cortile di dietro”. Punong Guro Edgar Sulite e il Gran Maestro Christopher Ricketts passarono svariate ore praticando il combattimento tra loro, per analizzare, sviscerare e sperimentare le tecniche. Una cosa che scoprirono è che se si vuole subire meno colpi, bisogna comprendere tutte le distanze - specialmente la corta distanza. Le sessioni di allenamento al combattimento del Lameco del gruppo del “cortile di dietro” erano il proseguimento di ciò che fu iniziato nelle Filippine con i Cinque Pilastri dell'Ilustrisimo e il Bakbakan delle Filippine. Nei primi anni 90, il gruppo del Lameco del “cortile di dietro”, cominciò a apportare delle tecniche di proiezione, prese, calci Thai, offrendo una nuova prospettiva circa la

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strategia del combattimento a lunga distanza. In varie occasioni ho presenziato e anche sperimentato il colpo alla testa o alla mano senza protezioni per le mani, con un bastone da lunga distanza. In tutti i casi la lotta terminava immediatamente. Questa è la differenza tra la lotta e il combattimento di allenamento. La lotta reale è quella che ha luogo usando un'arma senza protezioni o equipaggiamento di sicurezza. Nella lunga distanza c'è una dinamica totalmente diversa se si paragona al combattimento con protezioni. Tale rispetto per le armi in assenza di protezioni, deve essere tenuto di conto anche quando si combatte con equipaggiamento protettivo. Nel Lameco abbiamo una grande attenzione per il combattimento a lunga distanza. Ci viene insegnato a prendere seriamente in considerazione le capacità e le abilità di colpire dell'avversario, qual è la maniera efficace di difendersi e tenersi lontani da queste. Da una prospettiva logica, la situazione ideale in un confronto è poter colpire l'avversario senza che questi possa replicare. Il contesto più sicuro per farlo è la lunga distanza. Specialmente quando si combatte con un'arma senza protezioni. Via via che la distanza si chiude, le tue possibilità di essere colpito aumentano. Bisogna sempre tener conto di tutto questo perla propria crescita e sicurezza. C'è un comune denominatore tra Punong Guro Sulites, le sue due Arti preferite, l'Ilustrisimo e l'Eskrima De Campo. Si comincia allenando la lunga distanza e si ha una comprensione degli attacchi e delle difese facendo la “Ritirata” e il gioco dei piedi retrocedendo. Capire la lunga distanza è una parte essenziale del comune senso del combattimento.

Bastone o Spada? Punong Guro Edgar Sulite si allenò con molti Maestri di Eskrima in tutte le Filippine. Nella sua ricerca per trovare il meglio dell'Arte, Punong Guro viaggiò per tutto l'arcipelago allenandosi con molti Maestri leggendari. Ciò lo ha guidato nella formazione del Sistema Lameco Eskrima. Il Lameco Eskrima è composto da sei sistemi maggiori e sei minori. In ordine alfabetico i sistemi maggiori sono: De Campo Uno-Due-Tre Originale (GM Josè Caballero), Kali Ilustrisimo (Gm Antonio Ilustrisimo), Kali PekitiTirsia (Tuhon Leo Tortal Gaje Jr.), Modernos Largos (Gm Jesus Abella & GM Pablicito “Pacling” Cabahug) Sulite Rapelon (GM Helacrio Sulite Senior). Anche se il Lameco Eskrima è stato creato basandosi su diverse Arti Marziali Filippine, in privato si diceva che nel momento di lottare con il palo o bastone, fosse assai influenzato dal Gran Maestro Jose D.Caballero. Tuttavia, quando si trattava di combattimento con la spada, il metodo di Punong Guro Sulite si ispirava alle tecniche del Gran Maestro Antonio. Suddetta influenza è chiara quando le tecniche si eseguono con una spada vera. Questa ispirazione si fa anche più evidente quando si paragonano e si confrontano i movimenti degli esercizi che si fanno col bastone e con la spada, facendoli uno dopo l'altro. Come avrebbe affermato qualche volta Punong Guro, quando si usa il bastone, l'intenzione principale è “polverizzare la mano e polverizzare la testa”, o “frantumare la mano e frantumare la testa”. Questa attenzione sulla forza del bastone è ispirata dall'insegnante di Punong Guro Sulite, il Gran Maestro Jose Caballero. Usando

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Arti Filippine la spada si pone meno enfasi nella potenza e ci si concentra di più negli attacchi tecnici, nei tagli e nelle stoccate. Anche se le similitudini sono ovvie, ce ne sono anche tra il bastone e il coltello. Differenze come: movimenti più calibrati, più attenzione alla lama della spada e minor uso di potenza, a beneficio di una maggiore coordinazione e raffinatezza. Nel Lameco Eskrima del gruppo del cortile posteriore ci concentriamo molto nel capire il perché col tempo abbiamo avuto dei “disaccordi” frequenti con altri sistemi. Si risolvevano sempre con l'uso del bastone. Dovuto al fatto che il focus ben oltre la strategia e delle buone basi, era nel portare i colpi fondamentali di bastone con potenza. Dopo numerosi “incidenti” nei quali il fattore potenza dimostrò la sua effettività, Punong Guro sentì che era il momento che io passassi al livello successivo. Sebbene fosse soddisfatto della potenza con la quale colpivo, voleva che i miei colpi fossero meno telegrafati, ma senza perdere di intensità. Per trovare una soluzione al problema ci focalizzammo nel metodo di spada di Ilustrisimo. Inoltre per migliorare la nostra conoscenza della spada, Punong Guro Sulite stabilì che il gruppo del “cortile di dietro” tenesse alcuni allenamenti proprio con il Gran Maestro Ilustrisimo, così come con i suoi compagni dei Cinque Pilastri dell'Arte: il Gran Maestro Christopher Ricketts, il Gran Maestro Antonio Diego, Il Gran Maestro Yuli Romo e il Gran Maestro Reynaldo Galang. In più ci diede l'opportunità straordinaria di allenarci con il Gran Maestro Ireneo Olavides. Dovevamo farlo per accrescere la nostra comprensione nel combattimento col bastone. Gli esercizi di Eskrima si possono fare col bastone o con la spada. Comunque, la maggior parte degli esercizi di Eskrima che vengono mostrati e si basano sul bastone, sono sotto l'influenza del Gran Maestro Jose Caballero. Nel DVD analizzeremo anche gli esercizi con una spada, influenzati dal Gran Maestro Antonio Ilustrisimo. Conclusione: Gli “Esercizi di Eskrima” del Lameco sono versatili tanto per il bastone quanto per la spada e si possono utilizzare nelle tre distanze del combattimento, Lunga, Media e Corta. Questi esercizi sono essenziali per comprendere l'Arte del Lameco Eskrima e secondo le parole del Punong Guro Edgar Sulite,”Si devono fare sempre con attenzione, intenzione, visualizzazione e assoluta concentrazione”.

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Guro Dino Flores focalizza il suo secondo lavoro nel combattimento a lunga distanza, la cui padronanza è vitale prima di pensare di avventurarsi a medio e corto raggio con un arma e senza protezioni. I 12 “Esercizi di Eskrima” sono una combinazione di movimenti che Punong Guro Sulite considerava abituali nel combattimento reale e si riferiva a questi come “L'Anima del Lameco”, dato che molti segreti della lotta con bastone e spada si nascondono in questi esercizi apparentemente banali. Sebbene gli esercizi di Eskrima possono essere realizzati con bastone o spada, il DVD si concentra nella lunga distanza con la spada, bagaglio fortemente influenzato dal Gran Maestro Antonio Ilustrisimo. Guro Flores ci insegna le differenze strategiche nella lunga distanza tra il bastone e la spada, il footwork e 5 dei 12 “Esercizi di Eskrima” nel dettaglio con relative applicazioni e varianti. Questi esercizi sono essenziali per comprendere l'arte del combattimento del Lameco Eskrima.

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Mi esaminò per la cintura gialla…lo conosco, lo apprezzo e lo rispetto da 35 anni. La sua personalità, unica e inconfondibile, il suo Karate impeccabile, quell'andatura…, la sua voce profonda…Yamashita è e sarà sempre parte della storia del Karate e punto di riferimento della comunità giapponese in Spagna, un Maestro rispettato, che ha oltrepassato i 70 anni e la cui impronta indelebile ha segnato la vita di migliaia di persone. Oggi riassumiamo la sua carriera.

Biografia del Gran Maestro Yosuke Yamashita Il Gran Maestro Yosuke Yamashita è nato a Tokyo (Giappone) il 16 febbraio del 1941. La sua famiglia, assai tradizionalista nella conservazione dei costumi giapponesi, era molto legata alla famiglia imperiale nipponica, visto che suo padre, Yasazaemon Yamashita, fu professore di Biologia Marina dell'Imperatore Hiro Hito, disciplina in cui era una vera autorità. All'età di 6 anni, il Maestro Yamashita iniziò con suo padre la pratica del Kendo (Arte della Spada) e a 12 cominciò a praticare Judo nella Palestra Yagi. Un vicino che era studente dell'Università di Takushoku a Tokyo, dove dava lezione il Sig.Masatoshi Nakayama (Stile Shotokan), che vedeva allenare tutti i giorni al makiwara, fu colui che per primo gli insegnò Tsuki e Geri nel Karate. Poco più tardi, comincia la pratica del Karate Goju Ryu nella Palestra Shinbukan, con il Gran Maestro Yoshihiro Urakawa, che morì prematuramente all'età di 41 anni, nel 1974. Si allenò anche di frequente con il Gran Maestro Gogen Yamaguchi (Il Gatto), anche se lui si considera discepolo del Maestro Urakawa. Nel 1969 arriva in Europa con l'incarico di divulgare lo stile Goju Ryu. Si stabilisce a Düsseldorf (Germania), dove rimane per 6 mesi. Dopo un soggior no di vacanza in Spagna, invitato dal Maestro Ishimi, decide di portare la sua residenza nel nostro paese,

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attratto, secondo le sue parole, dal clima, dal buon cibo e dalla simpatia della gente. Dal suo arrivo, nel 1970, il Maestro Yamashita inizia a dare lezioni di Karate in diverse palestre di Madrid. Fin dai primi tempi qui, il Maestro viene invitato al Palazzo della Zarzuela, residenza del Principe di Spagna e attuale monarca, D.Juan Carlos I, al quale insegna il Karate. Da allora, il Re lo privilegia della sua amicizia e secondo quanto riferisce il Maestro, era solito salutarlo con un “Maestro, amico mio”.


Grandi Maestri Successivamente, nel 1973, col motivo della preparazione del Primo Festival Giapponese di Arti Marziali, il Principe D.Juan Carlos, che era Presidente Onorario del Festival, facilitò con i suoi buoni uffici l'ottenimento dei permessi necessari per la realizzazione dello stesso, che quell'anno si celebrò a Madrid e negli anni seguenti a Barcellona, Oviedo, Palma di Maiorca, La Coruna e ininterrottamente fino al 1983. I primi tempi il Maestro impartiva le sue lezioni, a orari diversi, nelle seguenti palestre: Palestra “Samurai”, in Calle Juan Bravo, Palestra “Samurai” in Calle Martinez Campos, Palestra “Fuji Yama” in Calle Arapiles, Palestra “Banzai” in Calle Maldonado. Nel 1974, il Maestro si stabilisce nel Dojo di Calle Echegaray, nel locale situato sotto l'Hotel Ingles, in cui si trova attualmente. Durante questi 40 anni oltre 20.000 allievi hanno ricevuto i suoi insegnamenti, che distribuiti il lungo e in largo nella geografia spagnola, hanno contribuito alla diffusione dello stile Goju Ryu. Nel Luglio del 1979 convolò a nozze con la Sig.ra Harumi Osawa, con la quale ha avuto due figli: Rikiya, nato nel 1980 e Go, nato nel 1982. Dalla creazione dell'Associazione della Comunità Giapponese, nel 1991, ha partecipato alle sue attività, prima come Vicepresidente della stessa e attualmente come suo Presidente. Nel 2005, la Reale Federazione Spagnola di Karate gli assegnò il titolo di Cintura Nera 9°Dan, con il quale diviene uno dei pochissimi Maestri del mondo (appena 30), che vantano questo grado. Nel 2007, il Ministero degli Affari Esteri gli concesse il Diploma al Merito, come

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riconoscimento della promozione del Karate in Spagna e dell'amicizia Ispano-Giapponese; in esso si evidenziano in particolare,�l'inestimabile impegno per approfondire la reciproca comprensione tra Spagna e Giappone, contribuendo in questo modo, a fomentare maggiormente l'amicizia tra il Giappone e i paesi stranieri amici�. Il diploma venne consegnato il 18 di Settembre dall'Ambasciatore del Giappone in Spagna, il Signor Motohide Yoshikawa. Di seguito includiamo una breve rassegna cronologica dei fatti piÚ rilevanti nella vita del Maestro: - Febbraio del 1941, nasce a Tokyo (Giappone) - Aprile 1947, entra nel Collegio Asahi - 1948: Comincia la pratica del Kendo con Shihan Yasazaemon - 1951: Comincia la pratica del Judo nella Palestra Yagi - 1953: Comincia la pratica del Karate Goju Ryu nella Palestra Shinbukan - 1956: Entra nella Scuola Secondaria Superiore Jiyugaoka

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Grandi Maestri

- 1957: Ammissione all'Istituto Ryotsukoko - 1959: In Aprile entra all'Università Tsurugaoka Koko - Marzo 1961: Termina l'Università Tsurugaoka Koko. Supera l'esame di 3°Dan di Goju Ryo nella Shinbukan. - 1962: a Maggio inizia a dare lezioni come insegnante nella Palestra Shinbukan Goju Ryu Setagaya. - Maggio 1969: arrivo in Germania, a Dusseldorf, per impartire lezioni di Karate-Do Goju Ryu - Marzo 1970: arrivo in Spagna, Madrid; inizia a dare lezioni di KarateDo Goju Ryu - 1971: conseguimento, mediante esame in Giappone, del titolo di Cintura nera 5°Dan Goju Ryu con il Gran Maestro Gogen Yamaguchi. - 1973: organizza il primo Festival Giapponese di Arti Marziali: Kendo, Judo, Aikido, Karate-Do. In totale partecipano 53 Maestri e lui stesso prende parte all'esibizione. Il Presidente Onorario fu il Principe di Spagna, D.Juan Carlos di Borbone, attuale Re di Spagna. - 1974: organizza lo stesso evento a Barcellona

- 1975: organizza lo stesso evento a Oviedo -1976: organizza lo stesso evento a Palma di Maiorca - 1977: organizza lo stesso evento a La Coruna. Questo evento si realizzerà ininterrottamente fino al 1983. - 1976: conseguimento, mediante esame in Giappone, del titolo di Cintura nera 6°Dan Goju Ryu. - 1984: conseguimento del Titolo di Cintura Nera 7°Dan Goju Ryu, in Ottobre, da parte della Reale Federazione Spagnola di Karate - Maggio 1989: scompare il Gran Maestro Gogen Yamaguchi. - 1995: conseguimento del Titolo di Cintura Nera 8°Dan Goju Ryu, da parte della Reale Federazione Spagnola di Karate. - 2005: conseguimento del Titolo di Cintura Nera 9°Dan Goju Ryu, da parte della Reale Federazione Spagnola di Karate. - 2007: Concessione del Diploma al Merito da parte del Ministero degli Affari Esteri del Giappone. Attualmente vanta i seguenti incarichi:

Presidente Onorario dell'Associazione Goju Ryu Karate Do in Spagna - Membro del Tribunale di Esame per Cintura Nera di Alto Livello, nella Reale Federazione Spagnola di Karate. - Rappresentante internazionale dello Stile Goju Ryu - Presidente dell'Associazione della Comunità Giapponese. Direttore-Consigliere del Concorso di Oratoria in Giapponese per spagnoli E' in possesso dei seguenti premi e riconoscimenti: - Maggio 1983: Medaglia al Merito Sportivo (Federazione Spagnola di Karate) - Ottobre 1983: OnorificenzaPremio del Comune di Madrid - Maggio 1994: OnorificenzaPremio della Federazione Madrilena di Karate - Maggio 2004: OnorificenzaPremio della Federazione Madrilena di Karate - Giugno 2007: Diploma al Merito del Ministero degli Affari Esteri del Giappone.

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Armatura Kendo. Giappone.

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Tenugui (fascia)

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Cintura "Obi" Iaido. Bianco o Nero. 320cm. x 8 cm.

TAICHI

Armatura da Kendo. Origine asiatica

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Kimono Tai Chi. Allenamento. Nero

Kimono Tai Chi. Allenamento. Bianco

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Kung Fu Wu Shu. Cotone

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Kimono Tai Chi. Avena

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Niente del genere era stato visto fino ad oggi dagli appassionati studenti di Shaolin Hung Gar. Si tratta della prima forma in coppia di Hung Gar, la Gung Gee Fook Fu Doy Dar. Per allenarsi con un compagno nel combattimento reale fino al limite, è assolutamente necessario imparare questa forma. Il Maestro Martin Sewer, 8°Dan ci mostra, con l'aiuto di due dei suoi principali istruttori, i sottili dettagli di questa forma concepita per il combattimento. Non a caso, si dice che la Gung Gee Fook Fu Doy Dar aiuti gli allievi interessati a farlo, a crescere, a raggiungere un nuovo livello di abilità in combattimento e a migliorare enormemente le loro potenzialità. Non perdete l'opportunità di scoprire il vero sapere del tempio di Shaolin, come l'autentico Hung Gar Kung Fu del Gran Maestro Martin Sewer.

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Autodifesa Come insegnare il Modulare MCB2: “Imparare in 6; Insegnare in 12” La maggior parte delle Arti, nonostante si siano trasformate in un elemento culturale invece di un metodo da Guerra di una determinata società, contengono gli stessi principi base di movimento. Devono contenere gli stessi principi fondamentali di movimento perché gli esseri umani, che siano di un passato molto lontano o che siano di oggi, sono fatti allo stesso modo. Abbiamo lo stesso sistema biomeccanico dei nostri antenati e ha funzionato molto bene in questi millenni. La nostra struttura fisica ha subito pochi cambiamenti nel corso degli ultimi 60.000 anni: pieghiamo le articolazioni alla stessa maniera, i nostri muscoli lavorano come sempre e il nostro sistema motorio è lo stesso. Col tempo, molte Arti Marziali hanno tentato di nascondere la verità sulla stessa Arte ai propri nemici. Per stilizzarle, in modo da adattarle alle esigenze religiose o sociali o alla personalità dell'insegnante, sono stati aggiunti movimenti addizionali, sovrapponendoli ai quelli naturali di cui tutti siamo capaci. Questi movimenti aggiuntivi si trasformano nelle tecniche dello stile o nel modo di presentare e codificare una particolare forma di Arte. Il drago cerca le perle, le ali battenti della gru con le piume contundenti,

parata circolare verso l'interno con colpo basso ascendente circolare a martello, o Bong Sao porta rotante al Bil Gee. I nomi possono essere allegorici o reali, quindi, nell'arco di migliaia di anni di esistenza delle Arti Marziali ci sono stati molti stili e c'è bisogno di molto tempo di studio per comprendere i segreti del combattimento che ci sono dietro tali movimenti. Naturalmente, un Arte Marziale con un buon istruttore è una buona proposta per passare il tempo nello studio, crescendo lentamente per poter comprendere i segreti che si celano nei movimenti dell'Arte. Oggi, è questo ciò che fa si che un Arte Marziale venga considerata tale. Inoltre, anche se Marziale significa della Guerra e Arti Marziali vuol dire Arti della Guerra, il nome viene riferito all'azione o allo studio, ovvero Arti Marziali come Forma di Arte e non necessariamente come Arte per combattere in guerra o contro qualche individuo per la strada. Nel mondo moderno, le Arti Marziali che si occupano delle situazioni di combattimento si chiamano Arti Tattiche, Arti da Combattimento o Arti Militari oppure si elimina totalmente la parola Arte e vengono chiamate Sistemi di Combattimento, Sistemi Tattici o anche Metodologie del Combattimento, per distinguerle dallo studio delle Arti “classiche” o “storiche”. Questi metodi tattici o di combattimento, tornano alle idee originali delle Arti Marziali che erano realmente concepite per la Guerra e il Combattimento e si basano sui semplici

principi biomeccanici del corpo umano. Nulla di vistoso, niente di segreto, semplicemente delle azioni utilizzate per insegnare a combattere, o tattiche adattate alla realtà. Abitualmente queste verità sulla realtà tattica o sul combattimento sono organizzate in moduli, perché è più facile per le persone ricordare una serie di azioni basate su tre movimenti. Ciò significa che i moduli possono anche collegarsi, formando delle varianti del modulo originario che mantengono la loro semplicità in combattimento. Questo si chiama insegnamento modulare! L'insegnamento modulare deve essere semplice. Non può essere come la scienza spaziale o qualcosa di complicato nel quale si spendono anni per capire i suoi principi e concetti. Deve essere semplice perché possa essere tramandato di persona in persona, in poco tempo. Non si tratta di tempo di allenamento ne di Arti Marziali, bensì del tempo di una lezione. Il tempo reale di una lezione si riferisce al tempo che dura una lezione. In questo caso mettiamo il limite di 6 ore (per un giorno) e di 12 ore (per due giorni completi) per imparare a insegnare i concetti. Questo fa si che il metodo modulare sia perfetto per apprendere delle idee che si trasmettono da una persona all'altra, compreso se la trasmissione viene fatta a un gran numero di individui. Com'è possibile? E' possibile perché il sistema modulare si basa nelle abilità

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Maestri del Combattimento

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Autodifesa

“Nulla di vistoso, niente di segreto, semplicement e delle azioni utilizzate per insegnare a combattere, o tattiche adattate alla realtĂ â€?

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Maestri del Combattimento biomeccaniche. Ciò che una persona fa in maniera naturale e istintiva viene usato come dei principi di movimento che si trasmettono come abilità di base del praticante…Utilizzando queste abilità di base si possono apprendere le applicazioni molto rapidamente… Principio di azione - Un movimento biomeccanico: il braccio di una persona si chiude lungo il corpo dalla spalla verso l'anca. Lo stesso braccio si apre un'altra volta sullo stesso lato all'altezza dell'anca. Il recupero è un movimento circolare verso l'esterno. Questi sono movimenti che nella scherma sono descritti come colpi diagonali verso il basso #1, colpo chiuso orizzontale #4 e colpo verticale verso il basso #12, nel sistema modulare che si chiama MODULARE 1-4-12. Queste stesse azioni sono anche azioni basilari istintive di protezione: #4 è come una parata verso l'esterno, #1 è una parata, #12 è una parata sopra la testa.

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Utilizzando queste azioni biomeccaniche, non è necessario pensare per metterle in atto. Questo è importante nelle situazioni di combattimento. Alcune volte, per il condizionamento dovuto all'allenamento, ci tratteniamo e pensiamo in modo complesso, ma ciò non significa che possediamo una buona capacità motoria…; le capacità motorie avanzate superano questo livello. Uno possiede le capacità motorie avanzate o basilari a livello fisico. Si può pensare in maniera articolata, ma si mettono in atto solo mediante azioni basilari. Quando il ritmo del cuore aumenta un po', i pensieri si trasformano in pensieri complessi che quasi subito diventano pensieri basilari e dunque, tanto i pensieri come le azioni fisiche sono al livello più basso. Se le azioni difensive non si basano su un

Fotografie fornite da Pirri de Mexico. Uke Sonia M.Waring

minimo comune denominatore, non si possono ottenere secondo il loro contesto di utilizzo. I gruppi di abilità modulari di combattimento e tattici devono essere imparati e utilizzati in tempo reale, dopo un breve ciclo di apprendimento e devono essere chiari per colui che li usa quasi nello stesso momento in cui li assimila. PER QUESTO nel CSSD/SC utilizziamo i gruppi di abilità modulari per insegnare i principi di movimento che danno luogo ai principi che vengono seguiti dalle Forze dell'Ordine e di Sicurezza. E' necessario apprendere abilità che possano essere utilizzate in tempo reale in caso di minaccia. Sono sufficientemente facili per essere imparate in alcune ore e perché qualcuno possa insegnare i concetti basilari in 12 ore: NON è scienza spaziale!



Le tecniche implacabili del Re delle Scimmie

H

anuman (o Hanumat nel Ramayana originale indiano) è un semidio hindu di forza leggendaria fedele devoto di Rama, il personaggio centrale del poema Ramakien. Hanuman è il generale dell'esercito dei Wanorn (o Vanara nella versione indiana), la razza guerriera con fattezze di scimmia ed egli stesso ha l'apparenza di una grande scimmia di colore bianco. Egli è considerato come il figlio del dio del vento Vayu (o Phra Pai in lingua thai) e come tale dotato del potere di volare, di una incredibile capacità di trasformazione, di ingrandirsi a piacimento ed è inoltre celebre per la sua grande astuzia ed abilità nel combattimento. Sotto il profilo tecnico, è indubbio che i creatori ignoti del Muay ancestrale osservarono con molta attenzione le scimmie reali ed il loro modo di battersi cercando di rubare i loro “segreti”. Esse sono creature molto intelligenti; il loro siatema di combattimento di basa sull'imprevedibilità dei loro movimenti. Una scimmia salta, rotola, gira su se stessa e colpisce a sorpresa da tutte le direzioni. Il mitico Hanuman riunisce in se tutte le caratteristiche dell'animale a cui si ispira, amplificate dalla sua natura semi divina. Hanuman attacca colpendo con entrambi i pugni protendendosi in avanti o saltando verso l'alto grazie al movimento esplosivo di tutta la muscolatura del corpo, dalle gambe alle braccia. Balza in avanti a sorpresa sferrando potenti ginocchiate volanti o violente gomitate che schiacciano la testa dell'avversario come un frutto maturo. Tra le molte azioni devastanti utilizzate dai Nak Muay (thai boxers) nel corso dei secoli, una grande famiglia di tecniche è stata ispirata proprio alle agili movenze di Hanuman e dei suoi “parenti” Wanorn ed ha influenzato profondamente la forma tradizionale della Boxe Tailandese, la Muay Boran, aiutando i guerrieri siamesi a sopravvivere in innumerevoli scontri. Molte delle tecniche particolari di cui stiamo parlando si caratterizzavano per il fatto di essere attacchi portati saltando.

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Un buon guerriero esperto di Muay doveva essere in grado di affrontare qualsiasi tipo di avversario, fosse esso da solo o in gruppo e quale sistema migliore di un assalto volante portato con la ferocia di una scimmia aggressiva per sorprendere e sconfiggere con un solo colpo il nemico più possente o per spezzare rapidamente l'accerchiamento di più attaccanti? Nella Muay Thai del Signore delle Scimmie quasi ogni parte del corpo viene impiegata per colpire in salto: la testa, i pugni, gli avambracci, i gomiti, le ginocchia, le tibie, i piedi. I bersagli possono essere praticamente tutte le zone sensibili dell'avversario, dalla testa alle gambe. Le varie armi naturali poi vengono spesso combinate tra loro ed utilizzate in abbinamento le une alle per rendere ancora più difficili da bloccare le azioni offensive. Solo chi ha subito una repentina e violenta aggressione con un colpo volante scagliato da

una distanza estremamente particolare, cioè o da molto lontano o da molto vicino, può appieno la apprezzare pericolosità di tali tecniche di grande efficacia. Nessun atleta di Muay Boran degno di questo nome può prescindere dall'apprendimento dei rudimenti di queste potenti tecniche di combattimento e, sotto la guida di un Khru Muay di alto livello, ogni praticante può arrivare all'eccellenza nella pratica di questo sistema di efficacia assoluta.


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Le forme Mae Mai sono principi universali di combattimento: ogni tecnica può essere imparata in accordo con una versione di base, ma deve essere praticata facendo particolare attenzione alle molteplici varianti esistenti, codificate dai Grandi Maestri del passato. Le diverse applicazioni si dovranno allenare seguendo i principi del footwork tradizionale, per permettere al praticante di eseguirli contro attacchi provenienti dalle quattro direzioni e non solo frontali. In questo secondo DVD Arjarn Marco de Cesaris focalizza l'analisi tecnica sull'esecuzione della Forma e sull'allenamento degli spostamenti avanzati, terminando con l'applicazione delle tecniche Mae Mai dalla nº8 alla nº15. Un inesauribile bagaglio di azioni tecniche di attacco, difesa e contrattacco che ogni buon praticante dovrebbe conoscere alla perfezione.

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Punti Vitali Posizione n°5 “Posizione dell'albero Vrikshasana” Nell'ultima posizione “Punta al tallone” Prathanasana, osserviamo l'equilibrio speciale che interagisce tra il cervello, il corpo e le vibrazioni energetiche. Iniziamo ad aprire la ghiandola pineale e a far vibrare il cervello per ottenere la decalcificazione e il ripristino delle sue molte funzioni, oltre che dei notevoli benefici psicologici, come la maggior conoscenza delle vibrazioni che ci sono intorno a noi. Molte volte, colui che è già aperto o risvegliato percepirà un aumento di energia, che potrebbe anche intimorirlo. Anche se non pregiudica le condizioni di salute, ciò potrebbe causare ansia o stress se la persona non è abituata allo stato vibrazionale in cui si trova. La “posizione dell'albero” è il passo successivo per placare questa sensazione di sentirsi troppo carichi di energia. Serve anche per verificare come l'individuo affronta la liberazione della Kundalini, perchè è uno Sguardo verso il potere assopito che è stato rilasciato con lo sviluppo della pratica. Una volta che i canali di entrambi i lati sono aperti, bisogna continuare con la loro stabilizzazione, in modo che non ci sia un eccessivo aumento di energia che causi alterazioni spirituali, mentali o fisiche e specialmente della salute.

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Stando in piedi su una gamba sola, questa parte sopporta tutto il peso e l'equilibrio, tuttavia, l'altra gamba mantiene chiusa la parte interna, per evitare che l'energia salga da lì, dirigendo la stessa direttamente verso terra. La gamba sollevata si piega per mantenere l'energia e evitare che salga da quel lato, mentre preme la gamba d'appoggio. E' opportuno applicare il tutto su ambo i lati per equilibrare non soltanto la muscolatura, ma anche tutti i sistemi funzionali. Una volta di più dobbiamo essere coscienti dell'importanza che la parte destra del cervello controlli la parte sinistra del corpo e la parte sinistra del cervello controlli la parte destra del corpo. Restando in piedi su una gamba, il corrispondente lato del cervello è più attivo e a sua volta manda dei messaggi attraverso i muscoli di tale lato per sostenere il peso e l'equilibrio del corpo. In sintesi, manda degli impulsi elettrici dal cervello verso il basso, fino ai piedi, per raggiungere l'effetto di stabilità. In questa postura il corpo torna a piegarsi per sopprimere alcuni flussi di energia, mentre ne apre e ne libera altri. Si comincia anche a esercitare una pressione per rafforzare i muscoli associati, così come a sollecitare l'energia dal cervello e dal nucleo verso il sistema nervoso periferico. Questo verrà ulteriormente dettagliato in future posizioni di più complessa applicazione.

“Postura dell'albero” Vrikshasana Sollevando la gamba e mantenendo l'equilibrio, assicurati che la gamba d'appoggio non permetta il cedimento dell'anca o il disallineamento della stessa inarcandosi verso l'esterno. Questo richiederà un grande flusso di energia dal cervello ai muscoli, perché questi si tendano e si possa dunque mantenere la postura. Quando questa energia crescente viene inviata ai muscoli appropriati, la sinapsi tra corpo e mente comincia ad aumentare e a sua volta si rafforzano le connessioni, così come la struttura fisica (muscoli, tessuti connettivi e articolazioni). Tali percorsi più efficaci per l'invio di energia, non solo migliorano la salute (attraverso le connessioni autonome con gli organi interni) bensì anche le funzioni motorie per il nostro equilibrio e quelle sensoriali. Lavora per conoscere e sentire le vibrazioni che si propagano verso il basso dalla gamba di appoggio, specialmente quelle che vanno dal piede verso la terra. All'inizio puoi semplicemente riconoscere i muscoli che si contraggono e si rilassano per mantenere l'equilibrio, però col tempo, aprirai i passaggi neuronali quanto basta per sentire le vibrazioni energetiche al posto dei muscoli. Bisogna piegare la gamba sollevata e collocare il piede sulla faccia interna della coscia della gamba d'appoggio, per poi premerla leggermente. In questa maniera si chiude il ginocchio, evitando che l'energia risalga. L'enfasi viene messa nell' effetto di stabilità di un lato per aumentare l'efficacia e le capacità di stabilizzarsi. Tutto questo dirige la coscienza verso una sola estremità, rafforzando una volta di più la connessione tra mente e corpo, così come la consapevolezza della sottile energia vibratoria. E' necessario muovere la gamba piegata da una parte e verso l'esterno, non solo per aprire le anche per acquistare forza fisica e stirare i muscoli, ma anche per il lato stesso integrare nell'omogeneità che tale postura richiede. Questo viene sommato successivamente al processo di stabilizzazione, in quanto le vibrazioni della terra non possono salire dalla gamba d'appoggio ne scendere dall'altra. La pressione del piede della gamba piegata sulla coscia di quella d'appoggio, farà si che il cervello e l'energia neuronale contraggano i muscoli associati per impedire che l'energia risalga, dal momento che ciò richiede un impulso maggiore dell'azione del nervo sensoriale per mantenerla. Ciò incrementerà ulteriormente l'energia vibrazionale che fluisce dal cervello


verso il basso attraverso il midollo spinale e il sistema nervoso periferico, al contrario di quella che risale attraverso la corrente sensoriale. Quando il tallone preme la coscia, tira anche verso il basso, il che apre il Chakra radice e a sua volta libera la pressione del perineo e dei nervi pudendi. Tramite una pratica accurata, potresti essere in grado di richiamare il piede della gamba flessa in maniera da arrivare a premere il perineo, attivando un mare di nervi sensoriali e rinvigorendo la zona e il corpo per una maggiore stimolazione. Questa posizione del piede stimola il Chakra radice (il luogo in cui risiede la nostra energia di sopravvivenza), così come i nervi perineo e pudendo. Il nervo pudendo innerva il pene o il clitoride, oltre alla zona dello scroto, del perineo e dell'ano. La stimolazione di questo nervo è importante, in quanto è l'unico nervo periferico che è sia somatico (funzione nervosa volontaria) che automatico (funzione nervosa automatica). Questo a sua volta si ripercuote su tutti gli altri chakra e nadi, rinvigorendo il praticante quando l'energia si trasferisce verso il nucleo. In questa posizione premiamo con forza i palmi delle mani, non solo per aumentare l'equilibrio, ma pure per concentrare l'energia neuronale verso i nervi periferici, attraverso il nucleo. Questa concentrazione nella parte alta e bassa viene prodotta nella parta bassa del corpo, per coordinare l'attività del lato sinistro e destro del cervello e coordinare gli aspetti vibrazionali attraverso il corpo. Inoltre purifica il sistema linfatico, perché la pressione stimola le ghiandole del collo e della parte interna delle spalle. La seguente informazione aggiuntiva ha a che vedere soprattutto con l'aspetto della salute, visto che questa posizione favorisce il sistema linfatico. Il sistema linfatico è una rete di tubi (capillari e sanguigni) che drenano gli eccessi di fluidi delle cellule del corpo e li restituiscono al flusso sanguigno per la loro depurazione definitiva. Il sistema linfatico gioca il ruolo più importante nel momento di proteggere il corpo da infezioni e tumori. Per questa ragione è parte del sistema immunitario. Inoltre il sistema linfatico agisce nell'assorbimento dei grassi dell'intestino. Questa posizione comprime la concentrazione dietro le ginocchia, mentre apre la piegatura inguinale. Poiché non vi è azione di pompaggio come nel caso del cuore e del sangue, dipende dall'azione dei muscoli per dirigere i fluidi verso il collo, dove vengono drenati verso la vena succlavia per la loro dispersione. Comprimendo il ginocchio flesso e aprendo la piegatura inguinale, stiamo aggiungendo un'azione che porta benefici al sistema immunitario e alla salute in generale. Mettendo di nuovo in relazione questo aspetto con quello energetico, vediamo che le vibrazioni di energia dei nervi stimolano le fibre dei muscoli, riscaldandoli e rilassandoli, mentre mantengono l'equilibrio e aumentano l'azione di pompaggio sui vasi linfatici. Poiché si ottiene un grande equilibrio con poco sforzo fisico, le sottili vibrazioni neurologiche che si percepiscono continueranno il processo.

Respirazione e Intenzione Ogni inspirazione attraverso il naso (che collega con Ida e Pingala), permette che l'energia fluisca verso terra, mentre sentiamo la vibrazione nei muscoli posteriori verso il basso e verso il suolo. Sentiamo l'energia scendere verso la gamba posteriore come se fosse una radice in un vaso che penetra nel terreno. Espirando concentriamo le vibrazioni di energia nella parte interna delle gambe e nella parte frontale del corpo, mentre vibrano verso la gola dalle gambe, dal corpo, dalle braccia e dal collo. Ciò consente che le vibrazioni arrivino a un punto di concentrazione del chakra nella gola, che è nello stesso sistema delle vene succlavie. E' necessario calmare sempre la respirazione lunga e profonda, per essere più coscienti della percezione delle vibrazioni di energia, così come del pompaggio dei fluidi attraverso il corpo. Nel prossimo numero: “Posizione ricurva” Nitambasana Insegnante di Yoga: Carolina Lino - Ponta Delgada, Azzorre Foto: Tiago Pacheco Maia - Ponta Delgada, Azzorre

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Perfezionismo “L'eredità di Imi Lichtenfeld” Il problema di Imi con il suo metodo, che è basato su una ricerca intransigente della perfezione, iniziò a manifestarsi con la seconda generazione di praticanti di Krav Maga. Nel circolo chiuso formato dai dieci allievi Cintura Nera di Imi, che eravamo tutti compagni durante la creazione del Krav-Maga come Arte Marziale Israeliana, nessuno si lamentò del fatto che Imi ci istruì seguendo il suo desiderio di perfezione. Quando Imi si mise davanti a noi e ci spiegò i diversi movimenti e esercizi che aveva creato, perché aveva inserito ciascuna tecnica, da dove aveva tratto le idee basilari e pratiche per sviluppare ogni attacco e difesa, accettammo le cose così come erano. Tutto era chiaro per ognuno di coloro che erano nella stessa stanza e sullo stesso tatami con una leggenda vivente, un uomo che è stato campione d'Europa in due differenti sport da combattimento e per noialtri era sufficiente per accettare le sue spiegazioni, come se fossero i dieci comandamenti del monte Sinai e metterle in pratica alla stessa maniera. Questo vuol dire che ci allenavamo fino a che non facevamo le cose nel modo in cui lui le voleva, per la sua completa soddisfazione. E quando Imi diceva “fate questo”, avevamo chiaro che ognuno di noi doveva eseguire la tecnica il più perfetta possibile e ciò non solo ci riempiva di semplice orgoglio, ma era il principio di una insolita e crescente autostima, che era quello che in definitiva tutti noi cercavamo. Tuttavia, col passare degli anni ci furono alcuni cambiamenti. Imi terminò la creazione della sua Arte e lo aveva già annunciato ufficialmente. Avevamo raggiunto un livello superiore, conseguito la cintura nera e la maggior parte di noi aveva già i propri allievi, il che significava che c'era una seconda generazione del Krav-Maga. Ma come sempre succede, in ogni gruppo ci sono allievi più o meno abili. Alcuni avevano carisma e capacità di leadership, altri no. Alcuni avevano imparato a sviluppare la loro coordinazione e capacità fisiche nel corso degli anni negli allenamenti con Imi, altri no. Ce n'era uno in particolare che era molto sciolto, ma non riusciva a capire i principi delle tecniche. Un altro era così obeso che il solo muoversi da un posto a un altro gli comportava uno sforzo eccezionale. Ma la cosa peggiore era quando molti si trovavano davanti ai propri allievi cercando di spiegare il metodo di Imi, senza che loro stessi fossero un buon esempio di questo. Perciò, i loro

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“Un'Arte Marziale non è uno sport, è un modo di vivere o niente. E il Krav-Maga originale di Imi non è un'eccezione a questa regola, o fai di esso il tuo modo di vivere o non disturbarti ad imparare” studenti vivevano un conflitto interno: da un lato il Krav-Maga esigeva la perfezione, ma da un altro i propri insegnanti non rappresentavano tale concetto. In quel momento le cose si ritorcevano contro Imi, poiché egli non poteva essere allo stesso tempo in tutti i luoghi in cui i suoi allievi stavano dando lezione e quando lui organizzava degli allenamenti speciali nei dojo dei suoi istruttori, le cose peggioravano, perché gli allievi delle varie accademie vedevano Imi, lo capivano e imparavano da lui, ma allo stesso tempo comprendevano che i loro propri insegnanti non soddisfavano i requisiti del Krav-Maga. E per quello, molta gente cominciò a criticare apertamente il perfezionismo di Imi. Qualcuno andò persino oltre, dicendo in uno dei suoi allenamenti:”Imi, io non posso fare quell'esercizio, se vuoi vieni e insegnalo tu stesso ai miei allievi”. Ma i perfezionisti non cambiano, rimangono così per sempre e quello è il regalo più grande che Dio possa fare a un essere umano. Pertanto, Imi continuava ad essere Imi. Nessuno poteva fargli cambiare idea e opinione, neanche un po'. Un vero artista marziale è un perfezionista o non è un artista marziale. Dobbiamo imparare e conoscere tutta la grande varietà delle Arti Marziali Giapponesi per poter comprendere la via verso la perfezione, senza ciò non può esistere nessuna Arte, specialmente quelle Marziali. Diamo un'occhiata al meraviglioso e impressionante percorso del creatore del “sistema morbido”, il Judo, Jigoro Kano. Ai gior ni nostri, il Judo è diventato uno sport olimpico, ma se indaghiamo nel passato e studiamo la creazione originale del professor Kano, vedremo che fu quel perfezionismo a condurlo verso la nascita del Judo.

Possiamo osservare tali caratteristiche e qualità in altri fondatori che offrirono le Arti Marziali all'umanità, come Gichin Funakoshi del Karate Shotokan, senza il cui prezioso contributo nessuno avrebbe sentito parlare del Karate. E naturalmente non possiamo dimenticarci di quel Grande Artista Marziale che è il fautore dell'Aikido, “Il Sensei” Ueshiba. Ma pur risalendo molto più indietro nel passato, potremo vedere che ci sono stati molti personaggi anonimi che hanno partecipato alla creazione del Ju-Jitsu giapponese tradizionale e che lo hanno fatto basandosi sui principi della perfezione fisica e mentale. Troveremo questa ricerca della perfezione in tutti i metodi e in ciascuna delle Arti Marziali. Un altro esempio è l'Arte Giapponese del tiro con l'arco, nella quale possiamo notare che non solo si tratta di un semplice tiro al bersaglio, bensì di una “religione” vera e propria creata intorno ad esso. I rituali spirituali che vengono praticati, insegnano agli allievi di questa disciplina ad evolversi e a trovare in se stessi il massimo livello di perfezione che un essere umano possa raggiungere. Possiamo leggere qualcosa sul tema nel meraviglioso libro dell'autore tedesco Eugen Herriguel, “Lo Zen nell'Arte del Tiro con l'Arco”. Un piccolo libro con un contenuto e un significato enorme. Colui che non rispetta le Arti Marziali non si può permettere di leggerlo! Naturalmente, non dobbiamo dimenticare la più perfetta delle Arti Marziali, la via giapponese della spada, il Kendo. I giapponesi non avrebbero potuto creare ne trovare in se stessi le Arti Marziali così come le conosciamo, se non fossero stati una nazione alla continua ricerca della perfezione. Per questo, fu il luogo in cui nacquero i migliori guerrieri di tutti i tempi - I Samurai. La mente del Samurai era sempre occupata da una sola cosa: sviluppare le sue capacità e la sua abilità portandole al massimo livello. “Perfezionismo” oggi come oggi viene considerata come una “parolaccia”. Il mondo della psicologia non fa che aggravare questo fenomeno con una pioggia di articoli e suggerimenti su come affrontare la nostra naturale tendenza alla perfezione. Nella psicologia, il fatto di cercare di raggiungere la perfezione, tentare di migliorare, viene presentato come un qualcosa di veramente negativo. Uno psicologo probabilmente ti dirà che soffri di un complesso di perfezionismo perché tuo padre non ti ha dato abbastanza affetto, o perché qualcuno ha abusato di te quando eri piccolo. Semplicemente, non dimenticarti di vedere a cosa può


portare tutto ciò…potrebbe succedere che in un futuro prossimo ci saranno seminari e terapie per curare il perfezionismo… Stimato lettore, senza questa ricerca naturale della perfezione dell'essere umano, il mondo così come lo conosciamo non esisterebbe. Non avremmo nulla da mangiare o da bere. L'umanità esiste perché dal momento in cui siamo scesi dagli alberi e abbiamo iniziato a camminare su due gambe, c'è sempre stata gente che ha cercato di migliorare la sua vita e ciò che lo circondava. Il mondo è abitato da settemila milioni di persone di diversi tipi, modi e abitudini. Alcune persone vivono la loro vita perché non hanno semplicemente niente di meglio da fare, mentre altri guardano sempre avanti, ricercando i cambiamenti non solo per il proprio bene, ma per il bene dell'umanità. E questa è precisamente l'idea che c'è dietro la creazione di Imi, il Krav-Maga originale. Quando lo si impara nella sua forma originale e primaria nella quale lo vediamo, ci alleniamo per essere i migliori. Migliori non solo sul tatami, migliori in tutti i sensi possibili. Impariamo ad essere dei leaders, coloro esercitano un influenza e non quelli influenzati. Solo colui che indaga, studia e comprende il metodo completo di Imi, sarà capace di vederlo e sentirlo. Un'Arte Marziale non è uno sport, è un modo di vivere o niente. E il KravMaga originale di Imi non è un'eccezione a questa regola, o fai di esso il tuo modo di vivere o non disturbarti ad imparare qualche movimento con le mani e le gambe, perché non ti servirà a nulla. E' come imparare a contare fino a cinque…e quello che viene dopo? Insegnate a voi stessi ad essere perfetti, ricercate dentro di voi la chiave della perfezione. Questo è ciò che ci rende unici!

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L'ambasciata Keicho Attualmente, moltissimi maestri giapponesi di arti marziali vivono in Spagna in un clima di buone relazioni diplomatiche. Tutto cominciò ormai 400 anni fa, tra il 1613 e il 1614, quando il Signore Feudale Daimio Date Masamune inviò una delegazione diplomatica in Spagna, capeggiata dal samurai Hasekura Tsunenaga, che si riunì a Madrid con il Re Filippo III. Fu l'inizio delle relazioni ufficiali tra i due paesi.

Testo e Foto: Salvador Herráiz

1614: L'Ambasciata Keicho in Spagna

caso dei portoghesi e degli spagnoli (che rappresentavano una cultura basata sul cattolicesimo), o “teste Dal XV secolo, la Spagna, paese di rosse” nel caso degli olandesi e delle enorme potenza allora e di intrepidi loro credenze riformiste. naviganti, come è ben noto, Nell'Oceano Pacifico, le navi imperversava nei mari di tutto il mondo. spagnole, che operavano dalla loro l'Impero spagnolo aveva grandi base a Manila (Filippine), spesso interessi commerciali e il desiderio di avevano problemi nelle acque vicine al diffondere il cristianesimo e per quello Giappone. Nel 1609 il galeone aveva messo gli occhi nelle relazioni spagnolo San Francisco, nella sua rotta con il Giappone. Ben presto la da Manila verso Acapulco, naufragò a Compagnia di Gesù, fondata nel 1534 largo di Kazusa, nella costa della da Ignacio de Loyola, si mise all'opera prefettura di Chiba, molto vicina a Edo per la sua cristianizzazione. (l'attuale Tokyo). Oggi si può osservare In Giappone, fondamentalmente quella che viene chiamata la Torre de erano benvenuti i viaggiatori e gli ospiti Mexico sulla collina di Kishiwada, a esotici, conosciuti come Nanban Jin. Onjuku (Chiba-ken), che ricorda il Questi potevano anche essere naufragio e celebra le relazioni ispanoconosciuti come “Barbari del Sud” nel giapponesi. Sotto: Statua del Re spagnolo Filippo III. A destra: Hasekura Tsunenaga.

Dopo essere stati salvati dai giapponesi, il capitano della nave, Rodrigo de Vivero si riunisce con il fondatore e primo Shogun del Governo Tokugawa, Ieyasu (1542-1616). Entrambi si conoscevano e avevano già tenuto delle relazioni, perché lo spagnolo era stato Gover natore Generale delle Filippine, tanto che lo shogun chiese alla marina spagnola l'invio di 150 minatori e l'apertura di una nuova rotta commerciale per la Spagna. In cambio, Vivero gli chiese di avere dei porti disponibili per le navi spagnole e che questi si facessero evangelizzare. Allo stesso tempo lo invita a cacciare gli olandesi dal Giappone. Viene gettato in quel momento il seme delle relazioni ispanogiapponesi che iniziano con l'autorizzazione alla Spagna di costruire in Giappone una fabbrica di stile europeo e portare là alcuni specialisti minerari dalla Nuova Spagna, l'attuale Messico. Venne anche deciso che le imbarcazioni spagnole che ne avessero avuto


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Sotto: Statua a cavallo di Date Masamune.

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L'ambasciata Keicho bisogno potevano attraccare in Giappone e che il paese nipponico inviasse una missione diplomatica in Spagna. Un monaco francescano spagnolo, Luis Sotelo, acquistò allora importanza nelle relazioni ispano-giapponesi. Luis Sotelo nacque a Siviglia nel 1574 e studiò a Salamanca fino al suo ingresso nel convento dei Frati Minori. Nel 1600 si trasferisce nelle Filippine, fino a che nel 1608 si reca in Giappone, con l'autorizzazione del suo ordine religioso a catechizzare il paese nipponico in un momento in cui solo la già menzionata Compagnia di Gesù poteva farlo. Nel 1612 la chiesa che Sotelo aveva stabilito vicino Edo (Tokyo) viene distrutta, per cui si trasferisce nel nord del Giappone, zona che ancora

“Convertito al Cristianesimo, Hasekura fu pertanto il primo emissario ufficiale giapponese nel continente americano”

tollerava il Cristianesimo. Il daimio Date Masamune è il capo supremo della zona e anche se il francescano spagnolo rimane li appena alcuni mesi, stringono una certa amicizia, al punto che il daimio gli salva la vita quando poco più tardi sfiderà le autorità, andando di nuovo a Tokyo per metter su un'altra chiesa cristiana. Nel 1610 i marinai della naufragata San Francisco del Capitano Rodrigo Vivero dovevano essere rimpatriati, per cui venne organizzato il viaggio a bordo della San Buena Ventura, che partirà da Uraga e la cui destinazione sarà Acapulco. Per il viaggio, con il beneplacito dello shogun Ieyashu, fu costruita un'imbarcazione di 120 tonnellate in soli sei mesi, grazie al duro lavoro di 4400 uomini diretti dall'esperto costruttore inglese William Adams, conosciuto in Giappone come Anjin Miura. Luis Sotelo, che ebbe la funzione di interprete tra Tokuagawa e Vivero, prese parte anch'egli al viaggio di ritorno in compagnia dei marinai e di un paio di dozzine di giapponesi con velleità commerciali. Appena in Nuova Spagna, Sotelo si riunì con il Vicerè Luis de Velasco e questi decise di inviare in Giappone come suo ambasciatore Sebastian Vizcaino. La sua intenzione era anche di esplorare le isole dell'Oro e dell'Argento. Non dimentichiamo che da quando il mercante veneziano Marco Polo (1254-1324), tre secoli prima aveva parlato della grande ricchezza di oro e

argento di quelle terre, conosciute allora come Zipango, varie spedizioni erano andate alla loro ricerca. La verità è che quando il Portogallo, probabilmente il paese più deciso su questo tema, arrivò in Giappone a metà del XVI secolo…restavano solo le tracce di quegli ambiti metalli. Nel 1611 Vizcaino giunse in Giappone e dopo non aver ottenuto dei frutti nell'esplorazione delle isole dell'oro e dell'argento, divenne necessario, se voleva tornare in Nuova Spagna, costruire un altro vascello, sempre con l'autorizzazione dello shogun. Così nacque il viaggio che ci riguarda, la denominata Ambasciata Keicho, che prende il suo nome dall'epoca che allora stava vivendo il Giappone. Con l'approvazione dello shogun si preparò la delegazione da inviare in Europa, via Acapulco, con la Spagna e Roma come destinazione finale e con la missione di stabilire relazioni commerciali e inoltre di ottenere l'invio di missionari in Giappone. L'artefice dell'idea fu il daimio Date Masamune, che subito pensò a Luis Sotelo per formare parte della spedizione, poiché era sicuro che avrebbe potuto essere grande aiuto. Così sarà e Sotelo accettò l'incarico di mediazione davanti al Re di Spagna e al Papa di Roma. Date Masamune, il daimio che fondò la città di Sendai

Sotto: Il Re Filippo III e il suo scudo reale. A sinistra: Ritratto di Hasekura a Roma, dipinto da Claude Deruet.


L'incontro di due culture (tristemente famosa ai giorni nostri per il disastro di Fukushima del 2011), nacque il 5 di Settembre del 1567. Masamune era un Samurai del periodo AzuchiMomoyama e inizio dell'era Edo, erede di un potente clan della regione di Tohoku. Valoroso militare, che appena a 14 anni condusse la sua prima campagna aiutando suo padre Date Terumune contro la famiglia Soma, più tardi sostituirà quest'ultimo al comando della sua famiglia. Masamune era conosciuto come il “Drago da un occhio solo” per questo suo difetto fisico. Come ulteriore spiegazione dirò che un daimio era un Signore il cui feudo possedeva una ricchezza in riso di oltre 10.000 koku (un volume di oltre 1.800.000 litri). Masamune ebbe alcune disavventure con Toyotomi Hideyoshi (predecessore al potere di Tokugawa) tardando nel prestargli il suo appoggio nell'assedio del Castello Odawara. Nonostante quello, lo servì fedelmente in molte campagne, inclusa quelle di Corea nel 1590 e nel 1597. Quando Hideyoshi morì, Masamune si oppose a Mitsunari Ishida, aspirante al potere e si mise agli ordini di Tokugawa Ieyashu, cui diede il suo appoggio e che lo premiò con il dominio di Sendai, dopo la famosa battaglia di Sekigahara, fatto molto importante che lo fece diventare uno dei principali daimio del Giappone nel 1603. Date Masamune simpatizzava con il Cristianesimo, così come sua figlia Iroha, il che lo spinse a voler avere relazioni con la Spagna. Siccome la spedizione dell'Ambasciata Keicho avrà una grande rilevanza nella storia dei rapporti ispano-giapponesi, Date mise al suo comando un samurai di rilievo, Hasekura Tsunenaga, il quale fu nominato Ambasciatore. Hasekura nacque il 7 Agosto 1570, era un esperto militare con una grande carriera che aveva lavorato per Date Masamune nella già citata importante invasione

Storia

Certificato di Hasekura come Cittadino Romano.

La Rotta Keicho dalla Nuova Spagna all'Europa (sinistra) e dentro l'Europa (sopra).

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L'ambasciata Keicho giapponese in Corea, sotto il mandato di Toyotomi Hideyoshi. Il galeone sul quale avverrà la traversata è il Date Maru, costruito in 45 giorni da 4500 uomini, tra fabbri, carpentieri, ecc… La nave fu costruita per questa traversata da giapponesi, anche se con il patrocinio spagnolo, probabilmente più esperto in materia. Si trattava in effetti di una grande sfida già dal principio, un viaggio lunghissimo, che voleva dire una bella prova per i giapponesi. Anch'egli convertito al Cristianesimo, Hasekura, che fu pertanto il primo emissario ufficiale giapponese nel continente americano, viaggiò accompagnato da una ventina di samurai, la metà per conto di Mukai Shogen, allora Ministro della Marina Giapponese e gli altri inviati direttamente da Sendai da Date Masamune. Un centinaio di commercianti e marinai, personale giapponese di servizio e una quarantina di spagnoli e portoghes,i facevano parte della spedizione. In totale circa 180 persone che partirono da Sendai, precisamente da Tsukinomura (Mutsu) nell'Ottobre del 1613, anno 18 dell'era Keicho. Fecero rotta verso Ovest, attraversando prima l'Oceano Pacifico, in senso contrario quindi a quella in cui viaggiò nel 1582 la missione Tensho. In quella occasione, giovani di appena 15 anni furono inviati sotto raccomandazione del missionario Valignano da tre daimio cristiani, Sumitada Omura, Yoshishige Otomo e Harunobu Arima, come dimostrazione di rispetto verso il Papa e il Re di Spagna e per chiedere sostegno nell'evangelizzazione del Giappone. Dunque, 30 anni dopo, il galeone della nuova missione arrivò ad Acapulco dopo tre mesi di navigazione. Sebbene una parte della comitiva rimase li aspettando il ritorno della spedizione, il resto si spostò a Veracruz, dove il 10 Giugno partì in rotta per L'Avana e da lì alla volta della seconda grande traversata oceanica. La simpatia di Hasekura per il Cristianesimo era evidente al punto da ribattezzare la nave utilizzata dalla Nuova Spagna con il nome di San Giovanni Battista. La spedizione dell'Ambasciata Keicho arrivò in Spagna nell'Ottobre del 1614, precisamente a Sanlucar de Barrameda, Cadice, a tre chilometri dalla foce del fiume Guadalquivir e luogo da dove un secolo prima era partito Cristoforo Colombo nel suo terzo viaggio in America e Magellano e Elcano nel loro primo giro del mondo. Da li, risalendo il fiume, la spedizione giapponese giunse a Siviglia e settimane dopo a Madrid. L'Ambasciata Keicho divenne la prima delegazione diplomatica a carattere ufficiale inviata dal Giappone

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in Spagna, visto che fino ad allora, gli altri viaggi realizzati tra entrambi i paesi erano più di carattere privato e ovviamente senza il riconoscimento del Governo Giapponese. Nel Gennaio 1615 Hasekura fu ricevuto a Madrid dal Re spagnolo Filippo III, col quale vennero stipulati vari accordi da firmare definitivamente quando la delegazione giapponese sarebbe rientrata in Spagna al suo ritorno da Roma, dove era diretta subito dopo. Al momento dell'incontro, Filippo III aveva 37 anni e Hasekura 45. Entrambi pianificarono anche l'invio in Giappone di una nave all'anno, anche se il Consiglio delle Indie, responsabile del commercio con l'Oriente, non lo consentì, influenzato dai commercianti di Manila e dal Vicerè della Nuova Spagna ai quali non piaceva l'idea che Giappone e Spagna avessero contatti commerciali diretti. Filippo III, il Re di Spagna, nacque a Madrid nel 1578, apparteneva alla famiglia degli Austriaci ed era figlio di Anna di Austria (1549-1580) e di Filippo II, da cui aveva ereditato il trono. Nel 1598 si sposò con l'arciduchessa Margherita di Austria-Stiria. Durante il regno di Filippo III la Spagna ebbe una grande egemonia in tutto il mondo, conosciuta come Pax Hispanica. Come grandi traguardi del suo regno possiamo menzionare la cacciata dei Moriscos nel 1610 e il raggiungimento di una grande pace internazionale: con l'Inghilterra grazie ai suoi buoni rapporti con il Re Jacopo I, con la Francia grazie al ripristino dei dialoghi dopo la morte del suo re ostile Enrico IV e naturalmente, senza particolari problemi, con i Paesi Bassi, dal momento che questi territori spagnoli furono ceduti proprio da Filippo III alla figlia Isabel Clara Eugenia e a suo marito l'Arciduca Alberto. Il suo regno, fondamentalmente pacifico, fu terreno fertile per lo sviluppo della cultura e delle relazioni l'incremento internazionali. Ebbe luogo allora quello che è stato definito come il Secolo d'Oro Spagnolo, con scrittori come Miguel de Cervantes, Lope de Vega, Luis de Gongora… In Spagna Hasekura fu battezzato in una cerimonia dall'Arcivescovo di Toledo e con un padrino d'eccezione, il Duca di Lerma (braccio destro del Re in quel momento) che dimostrava l'interesse della Corona Spagnola verso la cosa. Il nome spagnolo con cui Hasekura venne battezzato era Felipe Francisco de Faxicura, trascrizione che venne data al suo nome giapponese, Hasekura. Per otto mesi la delegazione giapponese rimase in Spagna nella prima tappa del viaggio di andata. Dopo fece rotta verso l'Italia, attraversando il resto della penisola via terra passando dalle odier ne Guadalajara, Aragona e Catalogna.

Sebbene la sua prima intenzione fosse di attraversare il Mediterraneo verso l'Italia, il maltempo li obbligò a gettare l'ancora in terra francese, precisamente a Saint Tropez, dove gli abitanti del posto rimasero affascinati dalle loro abitudini, come mangiare con le bacchette o utilizzare fazzoletti di carta monouso. I francesi furono anche impressionati dalla potenza e dall'affilatura della spada che i samurai portavano con se. Le spade dell'Era Keicho, sono quelle si definiscono “vecchie” o koto. Umetada Myoyu e Nanki Shigekumi erano due dei principali artigiani costruttori. Negli anni successivi appariranno le spade “nuove” conosciute come Shinto o Arami. Realmente il processo di fabbricazione della spada giapponese, accompagnato da riti purificatori, con ripetuti piegamenti e distensioni su se stessi a colpi di martello, l'utilizzo delle ceramiche Yabika Tsuchi per la protezione della lama al momento dello Yakiire (la tempratura in acqua fredda con l'acciaio ancora rovente), gli stemmi “hamon” del tempio, che vengono applicati e che variano a seconda dell'epoca. Una mirabile opera d'arte nella quale il nucleo interno morbido chiamato “shingane” e un rivestimento esterno durissimo conosciuto come “kawagane” rimangono impressi. L'affilatura in varie diverse direzioni e fatta con pietre di differente durezza, la prima, quella chiamata “shitaji togi” con pietre come gli arato, nagura, uchiguromi…e poi il “shiage toji”, a completamento della magistrale opera. Dalla zona di St.Tropez, la spedizione di Hasekura prosegue lungo la costa sud per addentrarsi in Italia e sempre navigando sotto costa continuare verso il Sud. Quindi, Savona, Genova, Livorno, Civitavecchia e finalmente Roma, sono i suoi scali ai quali dobbiamo includere la città di Firenze nell'interno, anch'essa tappa della spedizione. Senza volerlo, Hasekura divenne anche il primo contatto diplomatico ufficiale tra Giappone e Francia. Hasekura fu quasi sul punto di non essere ricevuto dal Papa, per via delle pressioni esercitate dal Consiglio delle Indie, ma grazie all'intercessione del Re di Spagna Filippo III, il samurai giapponese venne finalmente accolto da Papa Paolo V a Roma, all'epoca in cui Galileo Galilei (1564-1642) affrontava l'Inquisizione a causa nella sua negazione del geocentrismo. Hasekura si riunì non solo con Papa Paolo V ma anche col Senato, che inoltre lo nominò cittadino romano in un documento che oggi è conservato a Sendai. Nel 1615 mezzo milione di giapponesi erano cristiani nel loro paese, nonostante quanto difficile possa sembrare.


L'incontro di due culture Il viaggio di ritorno della missione fu a ritroso per la stessa strada che percorse all'andata, per cui ripassarono per i territori già visitati. A Madrid, Hasekura tor nò in udienza dal Re Filippo III, ma le cose erano cambiate dal loro primo incontro. In effetti, Tokugawa Ieyasu nel Gennaio del 1614 promulgò un editto contro i cristiani in Giappone, i quali voleva che fossero espulsi dal paese. Per quello il re spagnolo non firmò in quel momento lo sperato accordo commerciale con il paese del Sol Levante. Nel Giugno 1616, la missione partì da Siviglia verso la Nuova Spagna, nella rotta di ritorno verso il Giappone. Ma non tornarono tutti quelli che partirono perché una mezza dozzina di giapponesi decisero di restare stabilendosi a Coria del Rio e dando inizio a una comunità, originata da suddetti giapponesi, che in futuro prenderà il nome Japon, ancora oggi presente in quella zona. Nel 1618 e anche se gran parte del potere di Filippo III fu delegato al Duca di Lerma, l'eccessiva brama di ricchezza personale e di potere che quest'ultimo stava accumulando, causò la sua destituzione da parte del Re. Quello stesso anno il resto della delegazione giapponese dell'Ambasciata di Keicho sbarcò nelle Filippine sulla via del ritorno in Giappone, rimanendovi per due anni fino al 1620. Luis Sotelo, il francescano spagnolo, si fermò lì per paura delle rappresaglie che lo aspettavano in Giappone. I suoi sospetti erano fondati, giacchè quando nel 1622 tornò clandestinamente in Giappone, attraverso una spedizione cinese, sfortunatamente venne scoperto e incarcerato ad Omura e infine bruciato vivo insieme ad altri cristiani nel 1624, a soli 50 anni. Nel 1620, la delegazione giapponese dell'Ambasciata Keicho ritor nò definitivamente in Giappone, dove,

“Una mezza dozzina di giapponesi decise di restare, stabilendosi a Coria del Rio e dando inizio a una comunità, originata da suddetti giapponesi, che in futuro prenderà il nome Japon, ancora oggi presente in quella zona” come dimostrazione di lealtà verso Tokugawa Ieyasu, i massimi responsabili della missione furono obbligati ad abbandonare le loro idee e le loro simpatie verso il Cristianesimo, ecc…. Sebbene lo Shogun Tokugawa avrebbe poi permesso a Papa Paolo V

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di visitare il Giappone, non gli consentì di diffondere il Cristianesimo laggiù, come gli indicò in una lettera. Curiosamente gli permise però l'invio di sacerdoti. Era tutto un tantino contraddittorio. Appena un anno dopo il suo ritorno, Hasekura Tsunenaga morirà all'età di 51 anni, nello stesso anno in cui dall'altra parte del mondo scompare anche Re Filippo III di Spagna, seppellito nel Monastero del Escorial, a Madrid. La tomba di Hasekura, da parte sua, si trova nel tempio buddista Enfukuji, a Miyagi. Nel 1623 lo shogun interrompe le relazioni con la Spagna, secondo alcuni intimorito dalla sua grande potenza dimostrata a quel tempo, unita al periodo di isolamento che iniziò il Giappone. Quell'anno, nemmeno l'inviato da Manila venne ricevuto da Tokugawa. Da parte sua il mentore dell'Ambasciata Keicho, Date Masamune, morì nel 1636. Nel 1637 fu proibito l'approdo in Giappone delle navi europee e di quelle dei cristiani. Due anni dopo sorse quella che venne chiamata la ribellione Shimabara, nella quale i contadini, la maggior parte cristiani, si scagliarono contro il potere in carica e anche se non ottenne grandi risultati, fu comunque repressa con la forza dallo shogun. Attualmente, per quanto riguarda Coria del Rio, oltre 600 persone portano il nome Japon come discendenti dei giapponesi che si insediarono li, per lo meno temporaneamente, nel XVII secolo. In memoria di ciò, nella cittadina e anche sul fiume Guadalquivir, si trova una statua di Hasekura donata dal Giappone e che può essere ammirata insieme a un “torii” (porta scintoista), replica di quelle si trovano in Giappone e in Messico. Molta acqua è passata da allora, molte cose sono cambiate, le relazioni sono state riallacciate e in epoca moderna i rapporti tra entrambi i paesi hanno goduto sempre di una salute eccellente. Come noto, dalla seconda metà degli anni 60 i maestri giapponesi di Arti Marziali (Judo ,Karate,Aikido…) cominciarono ad approdare in Spagna e a stabilirsi non solo per divulgare questi sistemi di lotta, bensì il loro spirito e la loro cultura.

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Questo DVD sul pronto soccorso è uno strumento indispensabile per tutti i praticanti di Arti Marziali che presto o tardi si trovano in situazioni nelle quali è necessario “soccorrere”. In qualsiasi scuola in cui si ha a che fare con la lotta, il combattimento o semplicemente il contatto fisico, è successo che qualche allievo o istruttore sia stato colpito o abbia patito un infortunio. E' possibile siano stati messi ko, che abbiano avuto difficoltà respiratorie, spasmi muscolari, vertigini, nausee, o un qualsiasi altro problema causato da un allenamento lesivo. Gli “incidenti” sono qualcosa di reale ed è necessario intervenire quanto prima, in modo che la disfunzione causata non peggiori ulteriormente. Queste informazioni non dovrebbero essere obbligatorie per tutti gli “istruttori”, ovviamente, per preservare la sicurezza e il benessere dei loro allievi? Questo DVD è il primo di una serie di lavori a cura del Maestro Pantazi, incentrato nell' “altro lato” del Kyusho, quel lato che pone l'attenzione alle scienze dell' “energia” della salute e del benessere, non solo applicabile nei Dojo, ma anche ne quotidiano con i vostri cari e tutte le persone che ci circondano.

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Nuovi libri! Questo libro è il primo che parla apertamente di una tradizione Sciamanica giapponese che dal Secolo XII rimase segreta. Si tratta della cultura spirituale degli Shizen ("i naturali"), un popolo che raggiunse la sua massima espressione intorno al Secolo XIV sull'Isola di Hokkaido, al Nord del Giappone. La cultura apparteneva alla popolazione Aino, culla di guerrieri e sacerdoti, gli abitanti originari delle Isole, di razza caucasica e in perenne lotta con gli invasori Yamato. Oggigior no solo un tre percento dei giapponesi possiede geni Aino, tuttavia la sua saggezza sul mondo spirituale fu tale che, nonostante l'essenza fu mantenuta segreta, "contaminò" intensamente la cultura giapponese e la sua influenza si può percepire in aspetti dello Shinto, nello Shugendo, nelle Arti Marziali e nelle tradizioni e abitudini di tutto il Giappone. I saggi Miryoku, gli Sciamani del popolo Shizen, erano temuti e ricercati persino dallo stesso Shogun per via del loro potere e delle loro conoscenze. L'e-bunto è rimasto talmente segreto che anche digitando il suo nome su Google, non ne esce niente. La ricchezza della sua eredità è enor me e le sue conoscenze del mondo spirituale e delle interazioni con esso sono sorprendenti e poderose. Filosofia, psicologia, strategia, alimentazione, medicina spirituale ... le materie che compongono l'ebunto sono molto vaste e ricche mentre la sua Cosmogonia possiede la finezza, la profondità e la raffinatezza della Grecia classica. Questo lavoro è dunque una primizia storica, ma anche una fonte d'ispirazione per comprendere come i popoli antichi esplorarono l'ignoto, interagendo in modo sorprendente con le forze dell'Universo, a partire dall'analogia e dal linguaggio dei fatti, giungendo a conclusioni che solamente ora la scienza moder na incomincia ad intravvedere. Una conoscenza che lontano dal rimanere un qualcosa d'infor mativo o sterile, fu utilizzata come medicina spirituale, trasmettendoci un bagaglio immensamente ricco che solo ora, finalmente, incomincia ad aprirsi al resto dell'umanità, trovando in questo modo il suo giusto riconoscimento.

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“Il ki è uno studio e non è magia! Non può mai essere osservato da occhi appassionati all'interno di una sperimentazione” cerebrale possono influenzare la respirazione. In condizioni normali, il centro respiratorio (CR) produce ogni 5 secondi, un impulso nervoso che stimola la contrazione della muscolatura toracica e del diaframma, facendoci respirare. Il CR è in grado di aumentare e diminuire sia la frequenza che l'ampiezza dei movimenti respiratori, poiché

“La verità è che le varianti dimostrano che lo Hara, così come il cuore, ha bisogno di un'attenzione speciale. Come questo, dopo essere stato usato, necessita di riposo”

possiede dei chemiorecettori che sono molto sensibili al pH del plasma. Questa capacità permette che i tessuti ricevano la quantità di ossigeno di cui necessitano, oltre a rimuovere adeguatamente l'anidride carbonica. Quando il sangue diventa più acido dovuto all'aumento dell'anidride carbonica, il centro respiratorio induce l'accelerazione dei movimenti respiratori. In questo modo sia la frequenza che l'ampiezza della respirazione viene aumentata a causa dell'eccitazione del CR. Scientificamente possiamo dire che una mente tranquilla riposa secondo le sue necessità. Ciò fa si che si calmi il centro respiratorio. Quindi, con la depressione del CR, ha luogo una diminuzione della frequenza e dell'ampiezza respiratoria. E' su questo aspetto che, nella pratica dell'Haragei, si fondano otto punti essenziali: Desiderio - avere pochi desideri significa non ricercare eccessivamente gli oggetti del desiderio Soddisfazione Soddisfazione significa essere contenti di ogni cosa che abbiamo. Quiete - Significa vivere una vita solitaria, separata da tutte le interferenze e dalle ostilità Diligenza - Coltivare le virtù senza interruzione si chiama diligenza, pura e genuina, avanzando senza guardarsi indietro. Attenzione - Conservare gli insegnamenti senza dimenticare si chiama piena attenzione o anche “ricordo perseverante”. Meditare - meditazione significa concentrarsi sugli aspetti positivi della nostra vita, senza distrazioni, con mente imperturbabile. Saggezza - Sviluppando l'apprendimento, con applicazione e comprensione, si raggiunge la saggezza. Liberazione - Astenersi dalle conversazioni inutili significa


“Altri studiosi, che hanno scelto una via piĂš scientifica e scettica, hanno dimostrato che ingerendo alimenti organici viene sempre assorbita dell'energia vitaleâ€?

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HARAGEI: L'ARTE DI CONTROLLARE IL KI distaccarsi dalla discriminazione arbitraria; quando si comprende a pieno la realtà, non entriamo mai più in conversazioni futili. L'inquietudine e gli stati ansiosi favoriscono il rilascio di adrenalina che spesso portano anche all''iperventilazione, qualche volta di tale intensità che l'individuo secerne i suoi liquidi organici alcalotici (basici) espellendo una gran quantità di biossido di carbonio, provocando così spasmi muscolari in tutto il corpo. In molti casi, irrigare lo Hara significa riposare, rallentare…permettere che la sua forza si stabilizzi e conoscere lue capacità. La teoria del Haragei è molto chiara quando dice che il Ki è un energia esistente in tutte le cose animate e inanimate. Inoltre, ci son due aspetti: Il Ki visto solo nella sua ricerca come investigazione. Il Ki visto come assimilazione, condensazione e espansione.

“Scientificamente possiamo dire che una mente tranquilla riposa secondo le sue necessità. Ciò fa si che si calmi il centro respiratorio” Se parliamo solo del primo, vedremo che la visione imparziale e sperimentale sono le vie migliori per uno sviluppo reale e razionale, senza utopie. Non fatevi mai ingannare! Il ki è uno studio e non è magia! Non può mai essere osservato da occhi appassionati all'interno di una sperimentazione; questo provoca un'autosuggestione che non aiuta per niente il raziocinio e l'analisi. L'Empirismo è obbiettivo. Eppure, la maggior parte degli studiosi, ai quali interessano le forme più antiche degli esercizi, osservano tutto da un lato più astratto. Evidenziano il fatto che il corpo è avvolto da una energia, la cui fonte è lo Hara. Questa energia non è il veicolo della coscienza. Non possiede organi come un altro strato che avvolge il corpo materiale (corpo astrale), che ha una condizione di influenza e raziocinio. Quella prodotta dallo Hara, non agisce come veicolo a se stante, individuale, come manifestazione della coscienza, ne come per captare informazioni… Il che, per molti, sfata, annulla la teoria che questi esercizi rendono possibile qualche genere di visione extrasensoriale, eventi, leggende, ecc.. Lo Haragei si occupa dello studio da un punto di vista materiale, tangibile, non per pensare, immediatamente, a dei contenuti di manifestazioni di un universo parallelo. Riguardo a questa energia specifica prodotta dallo Hara, con l'età, così come accade al corpo, vi è un naturale dispendio nel corso della vita. Tuttavia, si è ricercato molto per verificare se esiste una via per rigenerare questo fluido. Nell'arco dei secoli, è stato dimostrato che la respirazione è la principale via di tale rigenerazione. Per certi maestri, determinati esercizi provocano la sensazione di rafforzamento e di conseguenza, il benessere. Altri studiosi, che hanno scelto una via più scientifica e scettica, hanno dimostrato che ingerendo alimenti organici viene sempre assorbita dell'energia vitale. Indipendentemente da queste discussioni del Ki per la salute o per la longevità si questiona sempre circa gli aspetti essenziali dello Haragei, quindi diciamo che possiamo riassumerlo in una sola parola: controllo. Certamente questo controllo racchiude in se diversi campi della sintesi umana del vivere, dell'esistere, che hanno inizio con l'atto di respirare e attraversano le capacità umane di interazione e riflessione. Non esiste Haragei senza sperimentazione e riflessione.



Evoluzione o rivoluzione n molte interviste di riviste di Arti Marziali e tanti partecipanti di seminari mi hanno chiesto come sono arrivato a fondare il Combat Hapkido. Prima di rispondere devo chiarire una cosa, non mi sono alzato una mattina dicendo “ Penso che oggi creerò un nuovo stile di Arti Marziali”. Inoltre tengo a precisare che non ho creato nessuna Arte Marziale ne ho inventato centinaia di tecniche mai viste! Di fatto, ciò che ho fatto è stato fatto prima da molti maestri, nell'arco di centinaia di anni, in vari paesi differenti. Fondare uno “stile” di Arti Ma rzia li ( Kw a n, R yu, ecc…) no n implica inventare nuove tecniche di difesa personale, di combattimento, strategie, principi, concetti e filosofie. Uno “stile” si crea usando prima uno che già esiste, un Arte ben definita, stabile, di provata efficacia e solidi principi, la cui filosofia, principi e tecniche sono riconosciuti e collocati in una nuova struttura, con una nuova enfasi e nuovi metodi di esecuzione. In questa maniera lo sviluppo delle tecniche può apportare un metodo più innovativo, emozionante e una pratica più vicina alla realtà del combattimento attuale, mantenendo a s ua volt a le ra dici f o rti dell'Arte originale, così come un legame rispettoso con le sue tradizioni. Gli stili di Arti Marziali si evolvono in maniera graduale e indipendente. In molte culture, in epoche tribali, si svilupparono stili di lotta in ciascun villaggio. In alcune tradizioni erano stili familiari e il Maestro tramandava le “tecniche segrete” solo ai membri della sua famiglia e a pochi discepoli eletti. In altre si svilupparono metodi e armi, a causa delle necessità sociali; come gli abitanti di Okinawa che trasformarono degli strumenti agricoli e da pesca i armi, in seguito alla proibizione dei giapponesi di posse d e re a r mi “vere”. In taluni momenti storici e in certe culture nacquero diversi stili di lotta, a causa delle ferree discipline filosofiche e le richieste del governo, come accadde con i Samurai giapponesi e altre caste di guerrieri. Potremmo continuare e fare una lunga dissertazione sui tanti stili e metodi di lotta del mondo, ma credo che il lettore capisca già bene i processi e le ragioni di tutto ciò. Nei paesi occidentali, gli stili legittimati vengono prodotti da insegnanti con svariati anni di esperienza, una profonda conoscenza tecnica, visione e desiderio di modificare l'Arte, non per il proprio ego o soddisfazione personale, ma per creare un'Arte più accessibile alla gente e più adatta alle condizioni attuali. Pertanto, non è per “migliorarla”, bensì

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per “adattarla”. Non è una “rivoluzione”, è una “evoluzione”. Quando trattiamo il tema degli “stili”, vengono in mente molti insegnanti di Arti Marziali del passato e del presente, alcuni di essi coinvolti in alcune controversie a causa delle loro motivazioni, del loro lineage e persino della loro lealtà. Pionieri o rinnegati? Innovatori o ribelli? Visionari o maniaci dell'ego? Quando consideriamo i fatti riflettendo con calma, arriviamo alla conclusione che alla fine si tratta di libertà di espressione ed è una questione di auto realizzazione. Bruce Lee credeva onestamente che la sua Arte originale , il Wing Tsun e la maggior parte delle Arti originali erano troppo rigide, limitate e anche inefficaci, così decise di andare contro l'ortodossia ed esprimere la sua filosofia tramite l'evoluzione del Jeet Kune Do. Ed Parker pensava che il Kempo cinese poteva essere più utile alle necessità degli allievi moderni occidentali, una volta trasformato nel Kenpo americano. Molti Kwas delle “antiche scuole” coreane concordarono che per rendere popolari e promuovere i loro stili di Arti Marziali affini, li avrebbero dovuti unificare e da questa unione nacque una nuova Arte chiamata TaeKwonDo. Questi esempi dovrebbero essere sufficienti per spiegare il fatto che l'evoluzione di un'Arte Marziale in differenti stili non è un'eccezione, bensì una norma e si è prodotta nel corso di centinaia di anni in tutto il globo. Adesso come vi ho detto in precedenza, andiamo a quello che concerne il nostro stile, il “Combat Hapkido”. M e n t re s t u d i a v o e i n s e g n a v o Hapkido, non ho mai percepito che fosse inadeguato, inferiore o obsleto. Mi piaceva l'Arte tradizionale e io ero il suo compagno più fedele, un vero credente n el l ' effetti v i tà del l e s u e tecniche. Ancora amo e rispetto questa Arte. La motivazione e l'ispirazione per il cambiamento mi arrivò per motivi pratici, non per il fatto di voler cambiare, non per il brivido di qualcosa di nuovo, no per u n ' a m b i z i o n e e g o i s t i c a . Vo l e v o semplicemente adattare le tecniche devastanti di difesa personale dell'Hapkido, alle capacità fisiche degli occidentali, metodi di allenamento e ambito legale. In altre parole, volevo che l'Hapkido fosse un sistema di difesa personale popolare e appetibile per la maggior parte delle donne e degli uomini di oggigiorno. M i re s i c o n t o c h e c e r t i a s p e t t i t e c n i c i e re q u i s i t i d i a l l e n a m e n t o dovevano essere modificati perché fosse sicuro, piacevole e pratico per gruppi di tutte le età e il maggior tipo di soggetti e condizioni fisiche.

Durante lo sviluppo e la strutturazione del sistema, pensavo profondamente circa le possibili conseguenze legali e morali dell'uso delle tecniche. Per semplificare, non vorremmo finire in galera solo per avere la meglio in una rissa di strada. Nei futuri articoli condividerò con voi i cambiamenti s p e c i f i c i c h e c re d e v o d i d o v e r c o m p i e re per “ r i m o d e r n a re ” l'Hapkido. Il processo dell'evoluzione da Hapkido a “Combat Hapkido” iniziò nel 1989 e si è concluso con la fondazione ufficiale dello stile e del suo Organismo Direttivo, la ICHF, nel 1992. Da allora abbiamo riconosciuto circa 2500 cinture nere e un centinaio di istruttori in oltre 20 paesi. Abbiamo oltre 200 programmi attivi autorizzati per insegnare il nostro sistema, alcuni di essi in basi militari e Dipartimenti di Polizia, oltre che nelle scuole di Arti Marziali. Abbiamo circa 100 allievi diplomati nella nostra Università Combat Hapkido. Nel 1999, il governo coreano, attraverso la sua agenzia omologata Federazione Mondiale di KiDo, ha riconosciuto ufficialmente l'Hapkido come “Kwan” (stile) “legittimato” e accreditato di Hapkido. Tuttavia, tutto ciò non è avvenuto senza controversie. Nonostante il riconoscimento ufficiale, del lineage legittimato e tutti gli altri traguardi - tra i quali includiamo 30 DVD didattici, 6 libri, 18 copertine di riviste, dozzine di partecipazioni in più di 600 Hall of Fame in 22 paesi - ci sono molti che disapprovano e condannano la fondazione del nuovo stile Hapkido. Può essere semplicemente che non gli piaccia io… Può essere semplicemente che sono gelosi del nostro successo. Qualcuno dice che è stata violata una tradizione sacra ed io ho mancato di rispetto al fondatore dell'Arte originale. A loro francamente dico: “ Correggi la tua ignoranza studiando un po' di storia”. Un giovane coreano e uno giapponese si allenarono per molti anno sotto la tutela di uno stimato Maestro di Daito-Ryu Aikijujutsu (lo stile classico Samurai del Aikijujutsu), i loro nomi erano Choi Yong Sool e Morihei Ueshiba. Più tardi, per motivi differenti, decisero di fondare i loro propri “stili” chiamati Hapkido e Aikido. Essi modificarono e rielaborarono l'Arte tradizionale in maniera distinta per adattarla ai requisiti delle loro culture e dei loro tempi e per riflettere le proprie filosofie personali. Siamo grati per la loro visione, il loro coraggio, e il loro contributo alla “evoluzione” delle Arti Marziali. Per contattare il Maestro Pellegrini e per maggiori informazioni sul Combat Hapkido, visitare: www.dsihq.com


“In altre parole, volevo che l'Hapkido fosse un sistema di difesa personale popolare e appetibile per la maggior parte delle donne e degli uomini di oggigiorno�.


Insegnare ai bambini

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redo che quando si insegna Arti Marziali, la prima cosa da considerare sia quali sono i tuoi obbiettivi. Se il tuo obbiettivo è tirar su una talentuosa cintura nera di sei anni, buona fortuna. Penso che quando si tratta di allievi di questa età, si debba porre enfasi ai seguenti aspetti:

• Insegnargli a prestare attenzione perché diventino allievi migliori. • Sviluppare la loro coordinazione per farli diventare degli ottimi atleti. • Insegnare loro ad essere rispettosi ed educati. • Mostrargli le qualità fondamentali di cooperazione e fiducia reciproca. • Insegnargli le Arti Marziali basilari. Di seguito vi mostro una serie di chiavi che vi aiuteranno a ottenere dei migliori risultati con questi gruppi di giovani. 1. Falli divertire. Questa è la regola più importante nel momento in cui si lavora con allievi giovanissimi. A quell'età (o comunque quasi a qualsiasi età) il gioco è una parte molto importante della vita. Perché siano interessati e offrano un buon rendimento durante la lezione, devono vivere dei momenti di svago. Il miglior modo per assicurarti che i tuoi studenti si stanno divertendo, è che anche tu lo stia facendo. Il progetto di una lezione attraverso disciplina, rispetto e concentrazione non deve impedire che ciò avvenga. Ricordati, c'è una bella differenza tra divertirsi e fare casino. 2. Non essere troppo meticoloso sulle regole di comportamento. Col tempo potrai essere più esigente. All'inizio tuttavia, devi essere contento che gli allievi seguano le tue indicazioni. 3. Dai molti esempi. I più giovani imparano imitando altra gente, se è possibile metti una persona più grande e più abile di loro a partecipare alla lezione e a mostrare come si fanno le cose, che sia un buon esempio da seguire per i bambini e le bambine! 4. Cambia spesso gli esercizi Il lasso di tempo in cui un bambino presta attenzione dura poco. Per ovviare a questo problema, devi preparare esercizi assai brevi. Non farli durare mai oltre i tre minuti. Tuttavia, puoi fare molte ripetizioni, è la maniera migliore di mascherare ciò che è monotono. 5. Premia il loro impegno, incitali, elogiali spesso. All'inizio non importa se gli allievi migliorano o meno, bensì che tentino sempre di fare il loro meglio. Perciò devi premiare seriamente il loro impegno. Devi incitare gli allievi più timidi, non forzarli a fare le cose. Rendi le cose più semplici possibili perché anch'essi partecipino e dopo sottolinea i loro risultati, dandogli il cinque, applaudendoli e dicendogli molte volte :”sei bravissimo”. 6. Sottolinea molto l'impegno, non importa in che posizione arrivano. Se qualcuno arriva al quarto posto in una gara e vedi che si è impegnato moltissimo, sottolinea davanti a tutti il grande sforzo che egli ha fatto. 7. Ricorda agli allievi che non devono guardare a ciò che fanno gli altri. Quando gli allievi si paragonano a qualcun altro occorre ricordare una di queste due cose: A. Si creano una falsa idea di superiorità B. Si creano una falsa idea di inferiorità Rammenta agli allievi che quando c'è il massimo impegno si è sempre vincitori. 8. Poni dei traguardi realistici attraverso un supporto costante. Gli allievi hanno bisogno di avere un'idea chiara di dove sono, per questo motivo è importante che ognuno di loro si ponga una propria meta da raggiungere. E' compito dell'insegnante aiutare ciascun allievo a stabilire il suo traguardo. Ricorda che ogni studente possiede una sua distinta forza o insicurezza, cose che devono essere prese in considerazione nel momento di stabilire gli obbiettivi. Il supporto è il cibo dei campioni. Una volta stabiliti i traguardi, si deve costantemente supportare ogni allievo perché riesca a raggiungerli.

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REF.: • CHTPP1

DVD di Arti Marziali

REF.: •SEWER5

In questa nuova serie di DVD didattici, il Maestro Mark Gridley presenta e spiega nel dettaglio, l'uso dei punti di pressione nella difesa personale. Il programma di Punti di Pressione Tattici del Combat Hapkido è il risultato di svariati anni di studi e indagini sotto la guida e l'assistenza di uno dei maggiori esperti mondiali in materia e si basa su principi pratici e attuali della moderna Difesa Personale, senza l'eccessiva e mistica complessità di altri analoghi sistemi sui punti di pressione. Il corso di Punti di Pressione Tattici del Combat Hapkido è ampiamente utilizzato dalle forze di polizia di tutto il mondo e può essere integrato in qualsiasi programma di Arti Marziali. La serie conta di quattro volumi che comprendono tutto il programma per Istruttori: Corso per Assistente Istruttore, Corso per Istruttore Associato, Corso per Istruttore e Corso per Istruttore Senior.

: PREZZ0 €25,00 c/u

REF.: • SKOGOREV1 Dmitriy Skogorev è uno dei più importanti professionisti internazionali nell'insegnamento delle arti marziali Russe, Direttore della scuola Russa di arti marziali “Sibirski Vjun” (SISTEMA “SV”) e Presidente del Centro Internazionale di Arti Marziali Russe. E' anche autore di vari libri e di pubblicazioni sulla lotta corpo a corpo e membro onorario dell'organizzazione delle Forze Aeree D'Assalto e Veterani delle Forze di Operazioni Speciali “Gvardia”. Dal 1988, Skogorev ha analizzato e riformato strutturalmente il Sistema russo di Arti Marziali, indagando in chiave psicologica e bioenergetica, su ciò che è derivato dallo sviluppo teorico e pratico dei programmi della “Sibirski Vjun”. Il Sistema russo di combattimento corpo a corpo si applica in situazioni estreme, tanto in ambito civile quanto in quello professionale e le sue regole le seguenti: 1- Non esistono metodi specifici davanti a situazioni specifiche (esistono solo azioni spontanee basate sulle leggi naturali). 2- Non ha senso il lavoro di “forza contro forza” (capacità di sentire la forza e gestirla) 3- Il lavoro a seconda della situazione (la situazione cambia costantemente nel tempo e nello spazio).

Niente del genere era stato visto fino ad oggi dagli appassionati studenti di Shaolin Hung Gar. Si tratta della prima forma in coppia di Hung Gar, la Gung Gee Fook Fu Doy Dar. Per allenarsi con un compagno in un combattimento realistico fino al limite, è assolutamente necessario imparare questa forma. Il Maestro Martin Sewer, 8°Dan ci mostra, con l'aiuto di due dei suoi principali istruttori, i sottili dettagli di questa forma concepita per il combattimento. Non a caso, si dice che la Gung Gee Fook Fu Doy Dar aiuti gli allievi interessati a farlo, a crescere, a raggiungere un nuovo livello di abilità in combattimento e a migliorare enormemente le loro potenzialità. Non perdete l'opportunità di scoprire il vero sapere del tempio di Shaolin, come l'autentico Hung Gar Kung Fu del Gran Maestro Martin Sewer.

ORDINALA A:

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Tutti i DVD prodotti da Budo International vengono identificati mediante un’etichetta olografica distintiva e realizzati in supporto DVD-5, formato MPEG-2 (mai VCD, DivX o simili). Allo stesso modo, sia le copertine che le serigrafie rispettano i più rigidi standard di qualità. Se questo DVD non soddisfa questi requisiti e/o la copertina non coincide con quella che vi mostriamo qui, si tratta di una copia pirata.


Tornando alle radici, proprio all'origine della moderna difesa personale per forze di polizia, scopriamo che la stessa proviene dal lontano oriente, precisamente dal Giappone. All'inizio del secolo la Polizia giapponese, sviluppò un programma specifico perché i propri agenti potessero svolgere le loro funzioni con la massima efficienza, adottando misure di sicurezza estreme per i detenuti, per terzi e naturalmente per gli stessi agenti. Un gruppo di grandi maestri di differenti arti marziali, si riunì per creare ciò che venne chiamato Taiho Jutsu, “Tecniche per l'arresto”. Jose Luis Montes ha indagato su quegli antichi programmi del Giappone e li ha aggiornati, sommando la sua grande esperienza di Ispettore di Polizia e esperto in pubblica sicurezza, elaborando questo innovativo manuale, senza dubbio molto utile specialmente per gli agenti di polizia e i membri delle agenzie di sicurezza, oltre che per tutti gli amanti della difesa personale.

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Storia del Taiho Jutsu Il Taiho Jutsu è un sistema di difesa personale creato soprattutto per le forze dell'ordine, la Polizia. Questa antica arte ha le sue origini in Giappone e la sua traduzione letterale è “l'arte di arrestare”. Questo sistema tradizionale ai suoi albori, era il frutto di una serie di necessità della polizia giapponese, così come dell'unione di vari maestri di arti marziali, che creando una commissione scelsero le tecniche più utili e applicabili alle funzioni della polizia, tecniche dal Judo, Aikido, Karate, Jiu Jitsu, Kendo, ecc… Nell'antico Giappone feudale, l'epoca dei samurai, erano i signori dei feudi che dettavano e facevano rispettare le leggi. A quell'epoca esistevano tre tipi di polizia: la Metsuke o polizia segreta, la Okapiki nelle città e la Meikashi nei villaggi e nelle aree rurali. Lo Yaku Kobujutsu è il sistema creato per la polizia, che fu il predecessore del Taiho Jutsu. In conseguenza della grande efficacia del sistema di addestramento per mantenere la Legge e l'Ordine, il governo giapponese chiese il permesso per poter esaminare e sviluppare l'attuale sistema di difesa personale per la polizia. Tutte le tecniche precedenti vennero di nuovo rielaborate e il sistema che ne scaturì fu denominato Taiho Jutsu, che sarebbe stato il nome moderno del vecchio Yaku Kobujutsu. Corretti i difetti del sistema antecedente dopo la ricerca e il perfezionamento che i vari maestri specialisti convocati dal Karate Do, Aikido, Ju Jutsu e Kendo dedicarono a esso per svariati anni, e dato il magnifico risultato, il Taiho Jutsu venne considerato come il riassunto delle tecniche più efficaci delle più prestigiose arti marziali del Giappone, per le Forze di Polizia. Nel 1924 la Polizia di Tokyo chiese a un gruppo di maestri di formare una commissione e di rielaborare il sistema attuale. I cambiamenti furono approvati dalla

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Polizia e incorporati immediatamente nel sistema che addestravano. Sebbene proveniente da un sistema più antico chiamato Kobujutsu Yaku, TAIHO JUTSU o “L'Arte di Arrestare” nacque nel 1947, dopo una revisione da parte della Polizia Giapponese, che fu la responsabile del Primo Manuale Ufficiale.

Che cos'è il Taiho Jutsu? Il Taiho Jutsu è un compendio di differenti tecniche di Arti Marziali tradizionali del Giappone, adattate appositamente per gli interventi delle forze di polizia. Sono stati creati

programmi precisi e specializzati nel lavoro delle forze dell'ordine, per l'applicazione nella Polizia Giapponese. Questi programmi sono composti da: Tecniche a mano nuda “Toshu” e “Atemi”, tecniche di bastone “Keibo”, tecniche di ammanettamento “Te-jou”, con manette “Seijo” e tecniche di control l o “ Tai h o” , tecn i ch e d i immobilizzazione “Osae” e tecniche di perquisizione e conduzione “Hikiate-Oyobi”.

Taiho Jutsu Moderno! La versione moderna del Taiho Jutsu è stata creata durante l'occupazione alleata dopo la Seconda Guerra Mondiale. Il Giappone veniva smilitarizzato, la pratica delle Arti Marziali fu proibita e la polizia giapponese non poteva far fronte agli episodi di violenza nell'arco di quel periodo. La polizia di Tokyo convocò una commissione tecnica capeggiata dal Kendoka Saimura Goro; il judoka Nagaoka Shuichi; Takaji Shimizu, direttore della Shido Muso Ryu, Hidenori Otsuka, fondatore del Wado Ryu e Horiguchi Tsuneo, esperto della pistola. Questa commissione rielaborò le tecniche del Kenjutsu classico, Jujitsu e Jojutsu e adattò varie tecniche di queste discipline per l'uso della polizia. Vennero anche selezionate delle tecniche dalle discipline moderne come Jujutsu, Karate-Jutsu, Kendo, Judo, prendendo anche spunti dalla Boxe Occidentale. Il Taiho Jutsu venne codificato nel 1947 come Taiho-Jutsu Kihon Kozo (Fondamentali del Taiho-Jutsu) e fu pubblicato come manuale ufficiale della Polizia. Il Taiho Jutsu ha avuto diverse revisioni dal 1947 e continua ad essere studiato e migliorato per adattarlo alle nuove situazioni del combattimento stradale. Viene fatto anche uso del Keibo, un bastone corto in uso alla polizia, così come del bastone estensibile (Tokushu Keibo), che è stato adottato dalla polizia giapponese nel 1966.

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Taiho Waza Tecniche di arresto Nelle tecniche di arresto, l'agente nell'esercizio delle sue funzioni, deve in qualsiasi momento poter fare uso della forza per risolvere determinate situazioni che vengono pianificate nell'ambito dell'operatività della polizia. L'impiego della forza è sancito dalla legislazione di tutti i paesi democratici e specialmente in ogni legislazione che fa parte delle Nazioni Unite. Tutti i paesi del mondo stabiliscono dei criteri similari su L'USO DELLA FORZA da parte dei funzionari di polizia, dove l''utilizzazione di mezzi per l'uso differenziato della forza è e deve essere il comune denominatore di tutti i Corpi di Polizia nei quali sia primario il rispetto dei Diritti Umani. Le tecniche di arresto di questo capitolo, sono adeguate ai principi di congruenza, opportunità e proporzionalità e contengono i principi tecnici basilari del Taiho Waza: Tachi Waza y Ukemi, Tai Sabaki Waza, Kuzushi, Ate Waza, Uchi Waza, Uchi Tsiko, Keri Waza, Uke Waza, Atemi Waza, Kansetsu Waza, Gyaku Waza, Shime Waza, Osae Waza, Bogyo Senjutsu, Nage Waza, Kaeshi, Fusegi, Furimi.

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Difesa per Forze di Polizia Keibo Waza Tecniche con il bastone in uso alla polizia Il bastone della polizia è uno strumento che è stato aggiunto dalle moderne direttive di polizia, come arma NON LETALE e che si adatta perfettamente ai principi stabiliti nell'Ordinamento Giuridico che regola l'uso della forza da parte delle forze di polizia. Il bastone della polizia estensibile è un'arma esclusivamente poliziesca. La sua vendita, uso e detenzione è ristretta ai corpi di Polizia e Militari nell'esercizio delle loro funzioni. Il suo utilizzo nell'equipaggiamento individuale di ogni agente, rappresenta un elemento intermedio tra l'uso della forza a mano nuda e l'uso di armi da fuoco. Il bastone estensibile viene utilizzato generalmente nella dotazione individuale di quasi tutte le polizie dei paesi occidentali. Esistono un certo numero di situazioni nelle quali l'uso della forza fisica dell'agente non è sufficiente per controllare tale situazione, ma non sarebbe nemmeno proporzionato l'uso

dell'arma da fuoco. E' in quelle complicate situazioni che l'agente ha bisogno di uno strumento poliziesco per l'uso proporzionato della forza, come il bastone estensibile. Allo stesso tempo, è un perfetto mezzo ausiliario per gli agenti, sia per realizzare fermi di polizia o controlli di individui, sia per venire impiegato in diversi momenti della loro operatività come strumento per compiere dei salvataggi o/e rompere porte, finestre, vetri, ecc… In questo settore del Taiho Jutsu, trattiamo dell'utilizzo del bastone estensibile della polizia sia quando è chiuso che quando è aperto. Riguardo al bastone rigido, in questo capitolo spieghiamo i modi di colpire, zone d'impatto e zone d'impatto proibite, le pressioni, le maniere di difendersi col bastone, gli strangolamenti, le proiezioni, la difesa del nostro bastone quando tentano di strapparcelo e tecniche peculiari di difesa personale col bastone. - Le zone di impatto sono i punti di massa muscolare corporea, le braccia e le gambe. - Non si deve mai colpire la testa nuca - colonna vertebrale - viso -

clavicola - collo - sterno - genitali e articolazioni delle ginocchia e gomiti

Hikiate Oyobi Waza Tecniche di perquisizione, sollevamento e spostamento La perquisizione è un metodo di ricerca rapido nella persona. Normalmente è diretto a detenuti o a sospettati di aver commesso un delitto. L'obbiettivo della perquisizione è cercare nel sospettato armi o oggetti vietati dalla legge o prove della commissione di un delitto. Tenendo presente che la perquisizione implica un contatto ravvicinato, bisogna mettere l'individuo in una posizione che renda difficile una sua possibile reazione, con un controllo o uno squilibrio della posizione. La perquisizione deve essere eseguita nel seguente modo: minuzioso, metodico e sistematico. La perquisizione deve essere realizzata in due tempi: il primo rapido, cercando qualche arma, continuando nel resto del corpo, dettagliatamente, per trovare una qualche prova di reato.

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I sollevamenti del sospettato, si riferiscono a quando un individuo è seduto a terra, o sdraiato faccia a terra o faccia in su e dobbiamo sollevarlo con delle tecniche di lussazione che lo obblighino a rialzarsi. Lo spostamento o la conduzione, si riferisce al trasporto del detenuto da un luogo a un altro, ammanettato o meno.

Hojutsu Waza Tecniche di disarmo contro armi da fuoco, tecniche di contenimento Questo settore tratta delle tecniche di disarmo, di come strappare l'arma da fuoco a qualcuno che ci sta minacciando. Devono essere azioni molto veloci, data la pericolosità che comporta la risoluzione di una minaccia a mano armata. La difesa contro le armi da fuoco si basa su vari principi: 1. Spostare l'arma per poter uscire dalla linea di fuoco 2. Avere sempre il controllo dell'arma 3. Contrattaccare il nostro aggressore 4. Disarmare il nostro aggressore 5. Neutralizzare il nostro aggressore Questo capitolo tratta anche di come mantenere l'arma da fuoco corta, in modo da evitare che venga strappata dalla fondina o dalle mani, in una qualsiasi colluttazione. Principalmente vengono utilizzate tecniche di lussazione per poter così neutralizzare e immobilizzare l'aggressore.

Toshu Waza Tecniche di difesa contro prese, strangolamenti, ecc.. Nel campo della difesa personale, è fondamentale sapersi liberare dalle

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prese (al polso, al collo, ai vestiti, tra gli altri). Questo settore tratta di come risolvere delle situazioni proprie della difesa personale, come prese, colpi , strangolamenti… Difendersi prima di essere afferrati, questa è una massima che in molti casi risolverà una colluttazione. Il fatto che provino ad afferrarci, indica che in quel momento quello che faranno è semplicemente afferrarci. Dopo magari pensano di colpirci, ma nel preciso momento della presa non c'è più azione e allora approfitteremo per controllare il suo intento intimidatorio, con maggiore o minore contundenza, a seconda della situazione. Essendo delle tecniche di polizia, tutte quelle per risolvere qualsiasi tipologia di aggressione, dovranno essere finalizzate da un controllo o da una immobilizzazione, con successivo ammanettamento.

Te Jou Waza Tecniche di ammanettamento Le tecniche di ammanettamento o imprigionamento sono di grande utilità nel lavoro dei poliziotti. La padronanza di tecniche applicabili a cittadini non collaborativi, indecisi, di media e di alta pericolosità, sono di capitale importanza al momento di realizzare un fermo. Ciascuna situazione richiederà all'agente delle azioni differenti e deve essere preparato ad affrontarle nel migliore dei modi.

L'ordine cronologico prima di un fermo ad alto rischio, sarà il seguente Controllo - Ammanettamento Perquisizione Ammanettare è la tecnica di polizia atta ad ottenere l'immobilizzazione delle mani di una persona tramite l'utilizzo

strumenti, allo scopo di evitare aggressioni o fughe durante il trasporto a un distretto di polizia o giudiziario. Esistono una serie di norme di sicurezza che è necessario osservare sempre. Prima di iniziare ad ammanettare è necessario avere un controllo effettivo. Fino a quel momento, le manette rimarranno nella fondina. L'ammanettamento dovrà avvenire sempre in modo tale che le mani rimangano dietro la schiena e dorso contro dorso, salvo eccezioni. Posizioni basilari di collocamento delle manette, posizione normale e posizione tecnica.

Hojo Jutsu Tecniche per legare con una corda L'Hojo Jutsu, anche chiamato Nawa Jutsu, è l'arte marziale tradizionale giapponese nella quale si lega un prigioniero usando una corda. Il Nawa (corda) è parte essenziale delle tecniche di arresto e detenzione tradizionali del Giappone. In generale possiamo dividere l'Hojo Jutsu in due grandi categorie. Nella prima la cattura e la detenzione dei sospettati, avviene con una corda fine (solitamente 3-4 millimetri) chiamata hayanawa o “corda veloce”. Nei corpi di polizia questa corda è portata dagli agenti in un piccolo taschino dal quale fuoriesce un'estremità della corda chiamata torinawa (“corda di cattura”), che permette rapidamente di imprigionare e immobilizzare il detenuto. La seconda categoria richiede varie “honnawa” simili al torinawa ma di lunghezze differenti, per controllare dei detenuti pericolosi o realizzare degli spostamenti. Le Honnawa possono essere applicate a gruppi di persone, generalmente di quattro. In entrambe le modalità le corde Hojo Jutsu richiedono la conoscenza dell'anatomia umana e le caratteristiche di ogni articolazione.


Conclusione Possiamo giungere alla conclusione che è stato inventato quasi di tutto, ma è certo che la costante evoluzione dei delitti e dei delinquenti, fa si che gli incaricati di elaborare programmi per la Polizia debbano essere sempre aggiornati e in continuo progresso, basandosi sempre sull'esperienza degli interventi reali in strada. E' per quello e pur abbeverandosi alla fonte ancestrale del Taiho Jutsu Giapponese, bisogna essere sempre pronti a creare, aggiornandosi con le piÚ recenti tecniche di difesa personale per le forze di polizia.

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Nuovi libri!

"Karate: immagini di una Storia" è il libro che contiene il maggiore e piÚ interessante archivio di documenti storici della storia del Karate. Funakoshi, i suoi Maestri, i grandi delle generazioni successive, Nakayama, Yamaguchi; tutto questo in documenti inediti o poco conosciuti, fotografie che sono parte della storia del Karate.

Numero di pagine: 214

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La Colonna del WT

Il segreto che non lo è più…

U

na ventina di anni fa è avvenuto il grande boom del Wing Tsun in Europa. Dall'essere uno stile di Boxe Cinese praticamente sconosciuto nel vecchio continente, è arrivato a essere uno stile di moda. Molti praticanti di Arti Marziali manifestarono la loro curiosità verso un sistema che si mostrava agli appassionati come “il più efficace di tutti nella difesa personale”. Le scuole e i praticanti di WT crescevano a un ritmo incessante dalla Germania al resto dell'Europa e nomi fino a quel momento sconosciuti, cominciarono ad essere molto citati negli ambienti e nei raduni tra appassionati di AAMM. Furono molti quelli che iniziarono la pratica di questo sistema alimentati da quell'aura di invincibilità che ostentava una generazione di maestri che aveva alla guida il mio sigung Keith R.Kernspecht, straordinariamente seguito dalla sua “guardia pretoriana” composta da illustri sifu (che oggi sono DAI SIFU) come Salih, Victor, Emin, Henning, Tassos, ecc… Riuscirono a portare il WT in quasi tutti i paesi europei con grande successo. La verità è che la maggior parte degli appassionati cominciavano a praticare non tanto perché si sentivano così attratti dal sistema (dobbiamo riconoscere che non è uno stile troppo appariscente a prima vista) ma perché “volevano essere come quella generazione di insegnanti”. Volevano essere invincibili! A mio modo di vedere, molti errori a livello organizzativo e una crescita incontrollata, generarono un ambiente che poco aveva a che vedere con la pratica di un arte e come conseguenza di ciò, oggi il Wing Tsun deve lottare per ottenere un posto nel mondo delle Arti Marziali. Potremmo passare delle ore a parlare dell'argomento senza mai arrivare a metterci d'accordo, ma le prove sono incontestabili. Spesso dico ai miei colleghi di tutta Europa che siamo noi (e soltanto noi) i responsabili di tutti gli errori commessi e che hanno messo il nostro sistema in una posizione non molto favorevole per la sua promozione e pratica. Pertanto, dobbiamo essere dunque noi, con il lavoro, la serietà e l'amore per quello che facciamo, coloro che lo devono collocare dove in assoluto credo che meriti di stare. Nel mio libro “Alto Livello”, faccio una critica costruttiva al WT, dove provo a dare il mio punto di vista circa i grandi mali del nostro stile e quali sono le loro possibili soluzioni. E' naturale che evidenzio anche i grandi traguardi e i suoi punti forti, ma ho creduto che fosse opportuno fare una riflessione critica al riguardo, per darci un nuovo punto di partenza. Ho ricevuto molto supporto per il mio progetto e come non poteva essere altrimenti, anche grandi critiche. Mi fa enormemente piacere che almeno sia servito per far riflettere la gente del WingTsun (compresi coloro che non sono assolutamente d'accordo con me). Considero che guardare in prospettiva ciò che è accaduto negli ultimi venti anni di Wing Tsun in Europa, ci darà le chiavi per dare maggiore impulso alla nostra arte. Una delle cose che guardando dal passato al presente più ha attirato la mia attenzione è stato come sono

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cambiati in assoluto gli aspetti “estetici” del WingTsun. Se diamo un'occhiata ai vecchi video dei maestri che ho citato in precedenza e osserviamo i riferimenti attuali di questa disciplina in tutto il mondo, senza ombra di dubbio noteremo come le differenze siano abissali. Sembrano due stili differenti! E' normale che uno stile di Boxe Cinese come questo, che si basa sulla versatilità e la capacità di adattamento dei praticanti a un ambiente ostile, stia modificando il suo aspetto, così come cambiano gli avversari e gli scenari. Però, mi domando se davvero è solo questo o ci sono altri fattori che spiegano queste distanze siderali tra allora e adesso, in appena una o due generazioni di praticanti e poco meno di 20 anni! La mia opinione al riguardo? Anche se è mia intenzione essere sempre assai rispettoso verso tutti i rami, tendenze, maestri e stili, devo affermare, non senza un certo dolore, che il Wing Tsun è vittima del suo successo! Io sono uno di quelli che sostiene che nella vita tutto è cambiamento, adattamento ed evoluzione. Il Wing Tsun non può sfuggire a questa massima di vita: il cambiamento. Il sistema che io personalmente ho appreso (e la stragrande maggioranza dei praticanti di WT in Europa), fonda la sua evoluzione (passaggio di livelli) nel superamento, tramite un esame che normalmente si tiene all'interno di un seminario di un grande maestro. Ovvero, si passa di grado se si supera il test. E va da se che nessuno accedeva al livello superiore fino a che non aveva superato questo passaggio di grado! Sebbene questo sistema abbia dei lati positivi, credo che quelli negativi superino di gran lunga quegli aspetti che potrebbero diventare interessanti per un praticante. Questo sistema formativo obbliga il praticante ad allenarsi per molti anni fino a riuscire a raggiungere il livello avanzato dove ci sono le tecniche, le tattiche e le strategie più importanti del metodo. Molti desistono nel percorso, per cui MAI arrivano a completarlo e di conseguenza sorgono due problemi veramente importanti: a) Molti lo abbandonano prima di possedere la totalità del sistema e sono carenti di molte delle chiavi di questo


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La Colonna del WT

Il segreto che non lo è più… stile. In questo modo è difficile riuscire a combattere (nemmeno fare uno sparring leggero) con avversari di altri sistemi che a loro volta hanno tutto il loro bagaglio tecnico e tattico. Nella maggioranza dei casi, il praticante non prende coscienza di queste lacune perché NON ESCE MAI DAL SUO ECOSISTEMA WINGTSUN (della sua scuola). Non pratica mai con nessuno che non sia della propria scuola, perciò difficilmente avrà coscienza del fatto che molte delle cose che pratica non funzioneranno in uno scenario realistico. Definisco ciò con il termine “endogamia marziale” (consanguineità, ndt.) e anche se succede in molti sistemi, nel nostro assume a volte dei connotati comici. b) Quelli che riescono a terminare il sistema, non hanno “compagni” con cui allenarsi e questo scaturisce una dinamica distruttiva: “non mi alleno perché non ho con chi farlo…”, perciò le “perle” di questo incredibile sistema, nella migliore delle ipotesi, finiscono nel baule dei ricordi di un praticante che molto di rado può praticare in qualche seminario, con qualche compagno. Non credete che sarebbe più ragionevole poter praticare per molto tempo con tutto il sistema e con molti e differenti partner? Delle due situazioni non saprei dire qual è la peggiore… Qualche giorno fa, uno dei miei maestri rifletteva in uno scritto sulla necessità di imparare tutto il sistema completo, come passo precedente del PRATICARLO. Si!!! E affermava anche che era altresì necessario apprenderlo quando si è ancora giovani, perché non ha alcun senso delle tecniche di imparare combattimento e dare battaglia quando si è già anziani. A quell'età bisogna approfittare di più della pratica e degli insegnamenti della gente che comincia. Ha un senso aspettare di superare i cinquant'anni per avere tutte le tecniche avanzate del sistema? I “puristi” del WT utilizzano tutti i tipi di argomenti (poco convincenti per la maggior parte delle persone intelligenti) nei quali si giustifica questo modo di insegnare a

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“fascicoli”. Arrivano ad affermare che si usa questo metodo perché la comprensione dello stesso è molto difficile. Non sono per niente d'accordo con questo e spesso porto ad esempio altri sistemi altrettanto o più complessi dello stesso WT, dove i praticanti apprendono e praticano senza limitazioni e i risultati sono più che evidenti (Pugilato, BJJ). A mio parere è necessario in primo luogo IMPARARE il sistema completo, per, una volta terminato, PRATICARE il medesimo. Sarebbe come fare UN SECONDO GIRO DEL CIRCUITO. In primo luogo, dovremmo insegnare il sistema tecnico completo in un lasso di tempo non troppo lungo. Per la grande maggioranza delle persone, questo sistema (e altri) è solo una piccola parte della loro vita e non possono impiegare molto più di quattro o sei ore settimanali del loro tempo libero. Però senza dubbio, la sensazione di stare imparando tutti e ognuno dei suoi aspetti, senza dover aspettare vent'anni, è un incoraggiamento per molti a proseguire nel loro percorso. In questa maniera, più persone arriverebbero a completare il sistema e la quantità di praticanti che disporrebbero di tutti gli “strumenti” dello stesso, sarebbero più che sufficienti per PRATICARE tutto il sistema e i suoi componenti. Sento storie rocambolesche sulla complessità del WT e su quanto sia impossibile…, ma generalmente tutti coloro che affermano cose del genere, sono incapaci di supportare tali affermazioni con argomenti solidi. Tra i miei allievi e istruttori ci sono persone di età, condizioni e livelli intellettuali molto diversi, ma tentare di spiegare a un architetto o a un ingegnere di telecomunicazioni che non puoi insegnargli questo sistema rapidamente perché è molto “difficile”, può diventare una questione complicata… In secondo luogo, l'allievo deve PRATICARE e per la pratica, sembra ovvio, ci vogliono come minimo due persone. E' questa, a mio parere, la seconda fase, quella che si è persa nel WingTsun e spiega le enormi differenze tra quella prima ondata di

eccezionali insegnanti (che praticarono per centinaia di ore il loro sistema), con l'attuale corrente di personaggi che passano più tempo a teorizzare su questioni quasi metafisiche, invece di SUDARE. Si signori, allenando un'arte marziale (non importa quale sia) abitualmente si suda, si lavora, si studia e si passano molte ore in silenzio in una sala. Non voglio che le mie affermazioni siano viste come una provocazione, ma piuttosto il contrario. Magari come incentivo per quelli che come me amano profondamente lo stile della “Bella e Florida Primavera” e che rifiutano che qualcosa di così meraviglioso sia vittima del suo successo. C'è chi mi dice…”In altri stili accade lo stesso…”. Bene, non mi consola granchè ciò che succede in “casa del vicino”. Utilizzando il vecchio detto spagnolo “mal de muchos consuelo de tontos…” (“mal comune mezzo gaudio”, ndt.), propongo di essere umili, lavorare duro e guardare in profondità il nostro sistema. Il resto… Inutile dire che bisogna segnalare un dato assai positivo. Ogni giorno più scuole e organizzazioni stanno raccogliendo questa tendenza che propongo e sono sicuro che viene fatto un lavoro eccezionale da parte di alcuni maestri. Questo darà i suoi frutti entro non troppo tempo. Dov'è dunque il segreto che non c'è più…? Bene, pare ovvio che quella prima generazione di istruttori ci ha indicato una via chiara che si fonda nel trattare questo sistema per ciò che è, UN ARTE MARZIALE. Perciò non rimane altra via che quella dell'artista marziale: sudore, sacrificio, studio, costanza, ecc… Prima hanno imparato il sistema e dopo lo hanno PRATICATO. Molti sono giunti alle conclusioni più disparate. Tutti differenti. Spesso si sono anche scontrati tra loro. Ma c'è qualcosa meglio che avere dei punti di vista diversi della stessa cosa? Ancora grazie mille per il vostro sostegno. Ci aiuta molto per proseguire col nostro progetto e per continuare a camminare verso il futuro.


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E' uno dei guerrieri più nobili che abbia mai conosciuto. Con la sua carriera vasta ed internazionale oggi è qui per condividere con voi la sua esperienza nel Kumite e presenta un DVD pieno di trucchi, idee e concetti esplicativi, risultato di autentica vera esperienza e di grande dedizione. Non solo karateca, ma anche fighter sportivi di qualunque stile troveranno qui ispirazione e verità a non finire, lo raccomando con tutto me stesso. Alfredo Tucci

Tutti i DVD prodotti da Budo International vengono identificati mediante un’etichetta olografica distintiva e realizzati in supporto DVD-5, formato MPEG-2 (mai VCD, DivX o simili). Allo stesso modo, sia le copertine che le serigrafie rispettano i più rigidi standard di qualità. Se questo DVD non soddisfa questi requisiti e/o la copertina non coincide con quella che vi mostriamo qui, si tratta di una copia pirata.

REF.: • BIERMAN3

REF.: • NEW1 Chi ha detto che la lotta è pulita? Questo DVD si concentra sull'applicazione dell'inganno per la sopravvivenza nelle strade. Un qualcosa che solitamente la gente percepisce come “lottare sporco” è in realtà un arsenale di tecniche estremamente pratiche in questo tipo di situazioni, come sputare, mordere e pizzicare. Qui, la tua sopravvivenza dipende da quello che farai per liberarti e cercare aiuto; è allora che il mordere, lo sputare o il pizzicare, azioni naturali della nostra vita quotidiana, possono salvarci da una situazione di pericolo. Il Gran Maestro Robert L. New, 9° grado Kajukenbo, un'Arte leader della ricerca dell'efficacia al di là dei limiti degli stili, ci presenta questo lavoro focalizzato sulla più pura efficienza pratica. New ha praticato diverse Arti come Kung-Fu, Hapkido, Judo, Kendo, Kyokushinkai, Shorei-Ryu-Kenpo e Matsubayashi Ryu, tra le altre, e ha allenato l'esercito e in particolare l'Unità delle Forze Speciali (1976-2009) in tattiche di combattimento.

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