Basketville # 20 - 5 ottobre 2009

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n.20 - 5 ottobre 2009

Riparte la Serie A. Con Siena che è ancora, nettamente, la più forte

PALLA A UNO

All’interno: Gianni Petrucci Ettore Messina Giampiero Ticchi



l’E-ditoriale www.basketville.it Numero 20 – 5 ottobre 2009 Direttore Responsabile FRANCO MONTORRO franco.montorro@basketville.it www.basketville.it è una testata registrata presso il Tribunale di Lucca e di proprietà di Media dell’Otto s.r.l. Via delle Ville, 1140/A 55100 Lucca Telefono +39 3202 119 119 E-mail: redazione@basketville.it Progetto Grafico Appunto Via Caduti per la Patria, 47 20050 Lesmo (MI) Telefono e fax +39 039 596724 www.appuntoweb.com Fotografie Agenzia Ciamillo-Castoria Autorizzazione del Tribunale di Lucca numero 894 del 16 marzo 2009

Europa sogno di Siena Siena incubo d’Italia Parte il prossimo weekend l’edizione numero 88 di quello che continuiamo a chiamare campionato italiano di Serie A, mentre almeno dall’inizio d questo decennio la denominazione più giusta sarebbe quella di “campionati italiani”. Come nel tennis, dove d’italiano c’è la sede di gioco ma non la maggioranza dei giocatori. Non è questa l’ora del rimpianto o della polemica, così stanno le cose e non cambieranno in un amen e nemmeno in numerose liturgie. Però, permetteteci di essere scettici sul futuro di uno sport di richiamo sempre minore verso l’esterno anche a causa della mancanza di protagonisti italiani da proporre oltre i confini della nostra parrocchietta. Andrebbero bene anche stranieri, certo, purché veri personaggi e in grado di parlare e capire l’italiano decentemente. Come il calcio obbliga a fare, anche fra mille strafalcioni. Si riparte con un’unica favorita, Siena. Stavo per scrivere “ a caccia” del quarto titolo consecutivo, impresa riuscita solo a due squadre, Olimpia Milano (che ne ha vinti anche cinque di fila) e Virtus Bologna, ma è una caccia per modo di dire, visto che la supremazia Montepaschi non è minimamente in discussione e dunque gli obiettivi per le altre 17 formazioni si riducono a: qualificazione per l’Eurolega, qualificazione per i playoff e salvezza. Non è un bello scenario.Vincere per k.o. può essere bello, ma non in maniera ripetitiva e alla lunga stanca. Lo negheranno i tifosi mensanini, potrebbero confermarlo i numerosi altri che ricordano scudetti non senesi vinti a gara 5 e/o comunque soffrendo un minimo di rivalità. Poi è chiaro che la legge dello sport è precisa e in questo caso non disattesa né aggirata: la Mens Sana è nettamente più forte in ogni settore – dirigenziale, organizzativo, tecnico, agonistico – e dunque merita solo applausi e incoraggiamenti, soprattutto in quell’avventura europea che ha riservato sempre epiloghi con l’amaro in bocca: dalle semifinali di Barcellona e Tel Aviv con Treviso e Fortitudo a quella masochistica di Madrid fino all’illusorio 1-1 con il Panathinaikos della scorsa primavera. Auspicando, neutralmente, una maggiore competitività delle squadre di Serie A rispetto a Siena, non possiamo nascondere che i primi a non crederci siamo proprio noi ed allora, proprio in chiave europea, l’augurio è che come accade ad esempio in Russia la differenza fra la più forte e le altre sia tale da consentire alla N.1 una migliore e più adeguata concentrazione sull’Europa. Solo briciole per gli altri? E dunque interesse minore per il torneo? No, alla fine l’Italia dei campanili sa sempre proporre nuove ed antiche rivalità, però sia chiaro che al vertice si gioca solo per il secondo posto e semmai per un sempre possibile colpaccio in Coppa Italia. Oppure, come è accaduto negli ultimi due tornei a Varese e Fortitudo, per il gusto dell’incredibile impresa, e della tutto sommato magra soddisfazione, in un’annata disgraziata, culminata con la retrocessione. Allora, tutti contro tutti e Siena contro tutti, sperando allora soprattutto nel bel gioco e nella lealtà sportiva. Sugli spalti, in campo, in tribuna stampa. E sui media, principalmente internet. Infine, se permettete, una licenza e un pronostico. I premi si danno a fine anno. Basketville vorrebbe conferire subito a Ferdinando Minucci, senza nemmeno troppo anticipo perché si tratta di una continuazione, il titolo di numero 1 del basket italiano. Perché se era difficile affermarsi, come ideatore di un progetto, ancora più difficile è stato non solo confermarsi, ma addirittura migliorarsi fin quasi ad essere inimitabile. La previsione: a proposito di progetti, mi piace molto la globalità di quello Benetton. Al punto che oso spingermi nella previsione che una finale tutta biancoverde non sarebbe così fuori dalla norma.

Franco Montorro franco.montorro@basketville.it


Io, Ettore

di Ettore Messina

Sempre più Siena Il divario fra Montepaschi e le altre sembra essersi ampliato. Dunque si giocherà solo per il secondo posto. E per questo, occhio a Treviso, se Hackett...

Sono reduce anch’io da una Supercoppa, persa dopo due buone partite nonostante fossimo incompleti. Per gran parte della gara con il Barcellona siamo stati avanti, poi sotto di due abbiamo gestito male l’ultimo possesso con Prigioni e abbiamo preso canestro in contropiede allo scadere. Ma sono soddisfatto, anche se potevamo vincerla comunque e sarebbe stato davvero un colpo a sorpresa. Quello che non c’è stato neanche in Italia, fra Siena e Virtus, ma che nessuno si aspettava. Tantomeno io. Ho visto una Virtus brava ad impegnarsi, aggressiva con una buona 1-3-1 ma la Montepaschi è così più forte da dare sempre l’idea di giocare rilassata, con tranquillità. Per questo, il mio pronostico sul tricolore è né più né meno quello di tutti: la Mens Sana vincerà ancora lo scudetto. Con una finale al meglio delle sette partite non esiste che qualcuno possa compiere l’impresa di battere i campioni d’Italia. Fra loro e gli altri c’è un divario immenso di sistema, di consistenza fisica e mentale. Perché poi il gruppo è quello da anni, da almeno quattro lavoran alla stessa maniera e con la stessa filosofia.

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Altrove le squadre vengono spesso rivoluzionate da un anno all’altro – è il caso della Virtus – oppure come nel caso di Milano sono solo al secondo anno di un progetto che deve per forza essere a più lunga scadenza. Direi che con Roma e Treviso è questo il quartetto delle aspiranti al secondo posto, in una situazione che come detto vede Siena largamente più forte e, mi verrebbe da dire, avendo ancora ampliato il divario con la concorrenza. Diciamo che sono queste le squadre di seconda fascia, anche se non vorrei fare torto a nessuno non citandone altre. Sono quelle in maggiore evidenza, ma ad esempio non escluderei che Teramo ripetesse la splendida stagione passata e non dimentichiamoci che rischiò davvero per un pelo di raggiungere la finale. Quindi, Siena a parte, il pronostico per le avversarie “meno lontane” riguarda le squadre citate. Piccola parentesi, per Treviso. Piace anche a me, come piace al Direttore, ma il tema fondamentale per immaginare o no se sarà davvero una squadra fortissima è nel ruolo chiave di playmaker. Kus non lo è al 100%, allora dipenderà molto da Hackett. La scommessa su di lui è intrigante, ma si tratta di un giocatore giovane e tutti allora devono avere pazienza, lui compreso. Perché è la prima volta che gioca in Italia e lo deve fare subito da protagonista. Non è facile, ma può farcela. Vedremo se anche in Italia si affermerà quella tendenza sempre più forte vista in Europa che vede affermarsi, dopo anni di uso e abuso del pick&roll, la necessità d tornare a giocare di più sul post basso e questo per una naturale questione di equilibrio. Tutte le squadre europee più importanti, da tempo o di recente sul mercato, si sono dotate di elementi capaci di giocare spalle a canestro. E vedremo, infine, se prima o poi in Italia, riuscirà a prevalere l’idea che solo lavorando assieme su progetti comuni si possono migliorare o trasformare le cose. Il basket in questo momento è un po’ lo specchio del paese, tutti contro tutti, il mio augurio a inizio stagione è invece quello che in materia di regole ci si riesca finalmente a sedere ad un tavolo unico e lavorare uniti. Poi che anche la Nazionale trovi stabilità, magari con una scelta coraggiosa per la sua panchina. Magari accontentando una legittima ambizione di Pianigiani senza scontentare le giuste pretese e aspettative del suo club. Buona Serie A a tutti e arrivederci, qui, alla prossima settimana.

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Serie A

Scommettiamo che?

Grazie ai quotisti Snai vi spieghiamo come si può giocare sul basket e soprattutto i... misteri di certe cifre collegate alle squadre di Franco Montorro Si gioca “a” basket e si gioca “sul” basket, con riferimento al settore delle scommesse sportive che per i palloni a canestro propone da tempo diverse, interessanti possibilità di mettere alla prova le proprie competenze cestistiche puntando su squadre e risultati. Competenze cestistiche che è bene precisare debbono essere davvero profonde e speciali da parte di chi propone i termini base delle scommesse, quelli della giocata. Ovvero i parametri che determinano l’importo dell’eventuale vincita. Abbiamo chiesto di darci una mano nell’interpretazione, ma meglio sarebbe dire nella conoscenza dei meccanismi che determinano i valori di partenza delle scommesse, ai quotisti del basket del Gruppo Snai: coloro che stabiliscono in anticipo i termini numerici di base per una scommessa. Partendo da un’informazionedeterminazione: per quota si intende l’importo spettante per ogni euro scommesso. «Nel caso del basket - ci spiegano – ci sono diverse tipologie di scommesse. La più attuale in questo periodo è per la vincente lo scudetto». Quote significative: 1.27 per Siena, 9 per Milano e Roma, 15 per Treviso, 18 per la Virtus, 66 per

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Teramo e Pesaro, 50 per una qualsiasi delle altre squadre. Conti presto fatti: puntando 1 euro su Siena, a fine stagione se la Montepaschi vincesse il tricolore lo scommettitore ne incasserebbe (il condizionale lo diciamo noi che è superfluo) 1,27. 
«I quotisti del basket da noi sono in tutto cinque. Ogni quota è frutto di un lavoro collegiale ed è espressione finale di un ragionamento che per la singola gara in termini puramente matematici parte da una quota 2 per una squadra che si ritiene abbia il 50% di possibilità di vittoria o 4 al 25% e questo a grandi linee vale per tutti gli sport». Si tratta di cifre per così dire lorde, perché ovviamente dagli introiti determinati dalle scommesse vanno detratte le spese, come quelle della struttura o delle tasse. 
«Nel caso del pronostico riguardante lo scudetto – proseguono i quotisti Snai – abbiamo ritenuto fin dall’apertura delle giocate, in agosto, che Siena avesse ottime chanches di riconferma e dunque l’unità di apertura l’avevamo fissata a 1,45. Corrispondente per noi circa ad un 80% di possibilità che la Mens Sana vincesse lo scudetto. Poi gli sviluppi del mercato cestistico e soprattutto del movimento di


Serie A gioco, i valori in percentuale sono rimasti simili, Milano e Roma si tengono un 9% a testa. Per arrivare a queste determinazioni lo studio non è naturalmente solo matematico, lo ripetiamo. Così una componente fondamentale del nostro lavoro è la conoscenza generale di un sport. Nel caso del basket c’è chi ha allenato per 27 anni, ma tutti seguono in continuazione e in maniera approfondita tutto quello che accade nella pallacanestro. Tenendo conto anche del fatto che le scommesse prevedono aggiornamenti frequenti, noi dobbiamo essere il più possibile aggiornati e attenti a quello che accade nella pallacanestro per essere appunto pronti a variare le quote». Passiamo ad altre tipologie di scommessa cestistica, quelle sulle partite. Si va dal testa a testa con handicap attribuito alla squadra favorita e quindi da tenere conto nel punteggio finale al testa a testa semplice sul vincitore. «A inizio campionato abbiamo stabilito, per qualsiasi incontro di Siena, una quota di 1,27 per Montepaschi vincente che è poi la stessa dell’intero torneo, stabilendo in 3,20 la quota di qualsiasi avversaria». Curiosità, parlando di handicap: per la Supercoppa il valore era stato stabilito, per Siena, in 18,5 punti dunque lo scommettitore che ha puntato su Siena avrebbe vinto se la Montepaschi si fosse imposta con più di 19 punti di scarto. Sono stati 22 e, insomma, i quotisti Snai non avevano sbagliato nemmeno stavolta. Ma andiamo avanti con i pronostici prestagionali,dopo aver però ricordato che, in corso d’opera, per il basket si può scommettere anche sul margine di vittoria con sei quote, con il sistema 1X2 con il sistema degli scarti di più di 5-6 punti per determinare anche l’inesistente pareggio, con il totale dei punti segnati nei tempi regolamentari e con una gara virtuale fra squadre che in quel turno di campionato affrontano in realtà altre formazioni. «La miglior lista della stagione regolare offre la possibilità di scommettere su quale formazione chiuderà prima delle altre. Sono solo quattro. Esclusa Siena, diamo a 2.50 Milano e Roma, a 4,50 la Benetton e a 5 la Virtus». Finora abbiamo parlato solo di Serie A, ma le scommesse del Gruppo Snai comprendono anche le partite dei campionati greco e spagnolo, di Legadue, di Eurolega e delle NBA. Scontato chiedere quali attirino le maggiori attenzioni. «La NBA attira ma è un mondo davvero a parte, nel senso che chi gioca sui pro quasi mai lo fa su gare italiane ed europee e viceversa. La Legadue piace molto, così come l’Eurolega e a questo proposito confessiamo di essere un po’ in trepida attesa

per le vicende televisive (il mancato accordo con Sky, Ndr), perché la TV influisce moltissimo sulle giocate. Ce ne accorgiamo con gli incredibili aumenti delle scommesse durante le dirette». Per concludere, dopo tante cifre esatte, un paio di scommesse incredibili, sull’onda dei ricordi. Quindi, un paio di vittorie clamorose che hanno fatto la felicità del coraggioso scommettitore. Di quelle da 25 di quota, per intenderci. «Di recenti diremmo che la vittoria di Avellino nella Coppa Italia 2008 è stata un’incredibile sorpresa. Forse ancora di più, la sconfitta di Siena contro la Fortitudo, la passata stagione». Come a dire (a confermare) che anche per Snai si riparte da dove eravamo finiti l’anno scorso e quelli prima ancora: a scommettere contro la Montepaschi le speranze sono poche. Parola dei grandi numeri (e di grandissimi esperti, soprattutto quando i pronostici sono assai meno scontati).

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Europa

Rinnovamento greco Un terzo posto agli Europei oltre ogni ottimistica previsione, con vecchi vizi e qualche volto nuovo. Insomma, stanno ancora meglio di noi di Gianfranco Bina In principio, era il pessimismo: le ampiamente previste e poi confermate defezioni di Diamantidis e Papaloukas non lasciavano presagire nulla di buono. Ma la lunga avventura europea si è poi conclusa nel migliore dei modi con un insperato bronzo che è valso applausi e onori al ritorno in patria. L’uovo oggi ha reso felici, ma l’Eurobasket ha anche evidenziato alcune carenze strutturali della Grecia nazionale: le assenze illustri hanno consentito agli elleni di apprezzare le qualità di Nick Calathes, debuttante a livello senior e plausibile regista del prossimo decennio, ma anche una notevole aridità nel settore delle guardie e delle ali piccole. Spanoulis è stato croce e delizia, valore aggiunto e determinante quando punti e percentuali hanno mimetizzato l’inadeguatezza in regia e le valanghe di pallacce buttate al vento dall’MVP delle ultime Final Four. Valore determinante anche quando l’egocentrico individualismo del numero 8 ha cozzato contro ferri nemici e raddoppi efficaci, divenendo primo collaborazionista del nemico. Poca testa da play, poche qualità da guardia: la necessità spanoulisiana di avere il campo aperto per trovare la via del canestro priva la Grecia di un assetto tradizionale, costringendo giocatori più avvezzi al comando (come Zisis) ad attendere le decisioni dell’inadeguato comandante. Una situazione derivante anche dalla cronica aridità di esterni dalla marcata vocazione offensiva, che costringe la nazionale biancoazzurra a marciare a vista, condizionata dalle lune dell’ex Rocket. Un po’ poco, se l’ambizione è di tornare a competere per l’oro, un proposito tutt’altro che irrealizzabile considerando anagrafe, stazza e qualità del pacchetto d’area. Ingaggiato Calathes e assodato che Diamantidis fino a Londra potrà dare il suo enorme contributo, i greci dovranno guardare ai propri teenager (due ori europei e un argento mondiale negli ultimi due anni) per ricostruire la propria Terra di Mezzo, in particolare nei ruoli di due e tre. Il più interessante è Nikos Pappas, traslato in Spagna prima a Bilbao e poi nel Real Madrid di scorta, ora ceduto in prestito al Kolossos Rodi. Nato come play e in tempi recenti sgravato dai compiti di regia, pur non essendo un fagocitatore di palloni è il più indicato a tappare il buco in guardia. Elegante e pulito nelle movenze, ancora digiuno

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Europa delle teorie catenacciare d’Ellade, s’auspica che possa avere spazio in una squadra che non avrà patemi a salvarsi e potrebbe concedergli lo spazio necessario per maturare e competere con i grandi. In realtà, il suo primo precampionato senior è stato caratterizzato da minutaggi scarsi che non lasciano presagire nulla di buono. Plausibile invece un impiego più costante per Michael Bramos (fuori quota del 1987), l’ultimo greco d’America in ordine temporale a sfruttare il passaporto per trovare un contratto da professionista dopo l’accademia. Sondato anche dall’Olympiacos, ha trovato squadra nel ritrovato Peristeri, tornato in auge dopo qualche anno di dimenticatoio e serie minori. Bel vitellozzo da un quintale, con polpacci da terzino più che da cestista, fin qui ha stupito per la rapidità dei suoi piedoni: se era prevedibile una fisicità da bulldozer, in gialloblu sono rimasti favorevolmente sorpresi dall’ottima calibratura del suo mirino. Nelle amichevoli fin qui disputate, partendo da sesto uomo, ha anche mostrato una certa predilezione alle randellate (qualità sempre apprezzata a queste latitudini) e un notevole senso per il rimbalzo. Non sarà un fenomeno, ma un bel centrocampista d’interdizione che sa anche fare gol: ad un primo esame sommario ricorda moltissimo Stefansson. Spazio in squadra ne avrà e, se il buongiorno si vede dal mattino, Bramos sarà una delle sorprese del campionato. Analogamente torbida l’attuale situazione in ala piccola: Perperoglou, in Polonia, è stato di gran lunga il peggiore della squadra. Semplicemente fuori posto. Un conto è giocare al Panathinaikos, dove compagni come Diamantidis, Batiste, Jasikevicius e Pekovic catalizzano le attenzioni avversarie, facendo sembrare il quinto elemento un campione, un altro è essere uno degli strumenti principali dell’orchestra. Un giocatore discreto, se lasciato libero, diventa buono. Se tenuto in considerazione, rivela la sua natura di brocco. E Perperoglou non è molto lontano da meritarsi questa definizione. L’oggi si chiama Printezis, miglioratissimo negli ultimi anni e abilmente visto da Kazlauskas anche nel più esterno dei ruoli d’ala. Come cornerman, potrà dare il suo contributo. Ma è ancora la under a offrire il meglio per il futuro, con esterni di impostazione più tradizionale: il numero uno è Kostas Papanikolaou, MVP agli Europei di categoria, aggregato dal coach lituano alla nazionale maggiore e molto vicino a fare la squadra (ultimo taglio prima della partenza). Ceduto dall’Aris all’Olympiacos, inevitabilmente perderà un anno zebrandosi il fondoschiena in tribuna. Giocherà invece Vladimir Jankovic, infine pronto al debutto vero in maglia Panionios dopo l’annata trascorsa in prestito in Serbia. Giocatore di ispirazione autenticamente plava, in campo sa fare tutto: passare, palleggiare, attaccare il canestro, tirare (è uno dei pochi esemplari ancora in grado di eseguire il fondamentale del palleggio-arresto-e-tiro), e non considera il tagliafuori un disdoro. Ancora immaturo nelle retrovie, ma chi l’ha allenato garantisce che l’etica è quella degli slavi di una volta e presto imparerà a difendere anche nei giorni in cui si sarà alzato di cattivo umore. Come ampiamente dimostrato nella finalissima contro la Francia under 20, ha una spiccata propensione a fare ciuff quando conta doppio e la sua squadra è alle strette. Caratteristica che in una Grecia ormai orfana di Papaloukas e Kakiouzis, nessuno potrà ignorare in futuro.

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NBA

Cleveland, o la va o la spacca

Squadra rafforzata in ogni settore ma con la spada di Damocle della scelta di James, free agent a fine stagione. Perché con un eventuale anello, LeBron...

di Luca Bolognesi “Win or go home” è lo storico slogan dei playoffs Nba. Un motto appropriato anche per Cleveland quest’anno. Probabilmente sulla scrivania di Danny Ferry, Gm dei Cavs, campeggia un post it con l’equivalente yankee di “O la va o la spacca”. Già, perché l’off-season in Ohio è stata caldissima. E’ arrivato Shaq e questo basterebbe di per sé per la portata del personaggio (anche se l’upgrade che il giocatore può portare al team di coach Brown è tutto da dimostrare), ma l’hall of famer non è stato l’unico tassello aggiunto al roster degli oro-vinaccia. Sono arrivati anche Jamario Moon (restricted free agent) da Miami e Leon Powe (free agent e reduce dalla rottura del crociato anteriore e del menisco) da Boston. I due rendono la panchina dei Cavs davvero esplosiva nel settore ali per la gioia dei tifosi di Cleveland e di LeBron James (nella foto) che avrà più terminali ai quali recapitare alley-oop. Inoltre è arrivato anche Anthony Parker che

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rende ancora più profondo il reparto guardie e la guardia rookie da North Carolina Daniel Green. Non bisogna dimenticare che questa squadra l’anno scorso ha stravinto l’Eastern Conference in Regular season perdendo in finale a est con i corsari Orlando Magic. La fuoriserie dell’anno scorso che ha nel suo motore il turbo LeBron che nessun’altra franchigia può permettersi è stata dunque perfezionata con qualche altro “optional” che la rende una squadra formidabile, sulla carta. Sulla carta perché ci sono e ci saranno durante tutta la stagione degli equivoci tattici da sciogliere. Innanzitutto come dovrà cambiare il gioco di Lebron con Shaq sotto canestro? Sappiamo che il prescelto adora le scorribande a centro area dove può far valere il suo strapotere fisico. Ora però è facile prevedere che in vernice Shaq verrà quasi sempre raddoppiato, se non triplicato, restringendo gli spazi di penetrazione. Saranno dunque fondamentali i jump shots dell’Mvp del 2009.


NBA

Se non bastassero le difficoltà di dover cambiare attitudine di gioco, coach Brown dovrà essere ancor più bravo a tenere unito lo spogliatoio. Perché con tanto talento e tanti giocatori, elementi che l’anno scorso erano titolari finiranno inevitabilmente per essere parti di una rotazione o addirittura dovranno partire dalla panchina. Ci riferiamo in particolare a Delonte West, Anderson Varejao e all’eterno Ilgauskas. Importante, soprattutto in vista dei playoff, sarà anche il rendimento di Mo Williams, vero barometro dei Cavs. Devastante e autoritario in regular season, altalenante e timido nei playoffs. Il suo mancato apporto ha costretto Lebron a tenere a galla, spesso da solo, la squadra nella fase calda della stagione realizzando tra l’altro cifre straordinarie (35 punti, 9 rimbalzi e più di 7 assist di media). Ma per vincere un titolo serve altro. James deve essere sollevato dal compito di essere trascinatore, realizzatore e play-maker della

squadra. E questo è il compito di Mo Williams. Questi saranno i temi tecnici e tattici che arrovelleranno le menti degli allenatori a Cleveland, ma Danny Ferry ha un grattacapo ancor più importante dell’esito di questa stagione. Dicevamo “O la va o la spacca” perché al termine della stagione LeBron diventerà free agent con l’opportunità di scegliere di cambiare casacca dopo 6 anni nella franchigia “di casa”. Il prescelto non ha ancora parlato: tentenna, rilascia dichiarazioni equivoche che fanno disperare media e tifosi, la tentazione New York è fortissima e l’amico Jay-Z quanto la Nike spingono in quella direzione. Cleveland, insomma, rischia di trovarsi l’anno prossimo a dover ricostruire una squadra senza LeBron James. Un nuovo anno zero che riesumerebbe grigie stagioni mai dimenticate. Ecco perché quest’anno in Ohio deve arrivare un titolo.

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Lettera aperta

Caro Presidente Petrucci... Al numero 1 del Coni una richiesta accorata e precisa: dia lui un segnale forte al mondo del basket di Franco Montorro Caro Presidente Petrucci, la nostra amicizia è antica quasi quanto la nostra conoscenza, segno anche che fin da subito ci trovammo d’accordo su molti temi. Nel corso del tempo, rimanendo nello specifico del basket, l’intesa è stata totale su un punto: l’importanza fondamentale della Nazionale e, di conseguenza la necessità di lavorare sui vivai. E’ facile, per qualcuno, dire che si tratta di una “mission” peculiare di una Federazione e del Coni, altrettanto facile dovrebbe però essere il comprendere come uno sport non possa prescindere dai risultati delle sue squadre di vertice per avere giusta e opportuna visibilità. Quando lei era presidente della Fip, la pallacanestro italiana percorse un decennio in ascesa, dalla profonda crisi del dopo Europei 1991 alla vittoria nella manifestazione continentale del 1999. Lei in questo ha avuto meriti certi ma anche la “fortuna” - noti il virgolettato - di poter contare su gruppi affiatati a supporto ma anche di controparti acute, ad esempio all’interno delle Leghe. E tutto questo ha prodotto, senza stare a fare percentuali di impegni e di valori, un basket vincente o quantomeno rispettato con la Nazionale e con i club. Certamente assai più visibile di oggi. Riflettevo, domenica scorsa, sul fatto che in primissima

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serata, su Rai Due andasse in onda la diretta della finale degli Europei di volley femminile con l’Italia e i sentimenti contrastanti, pensando alla pallacanestro, erano la rabbia e la nostalgia. Quest’ultima possiamo anche lasciarla da parte. Resta, signor Presidente, la reazione forte e appunto rabbiosa all’idea che il basket di oggi abbia disperso in tanti rivoli e vicoli ciechi un talento che certo non manca. Per questo, signor Presidente, mi rivolgo a lei: perché dall’alto della sua forza e in virtù di un passato cestofilo certamente non annacquato voglia intervenire con decisione. Senza forzature, che non sono nel suo stile né sarebbero comunque giustificate. Ma in maniera chiara e perentoria per stabilire un percorso comune che le forze della pallacanestro, unite, seguano. La invito a farlo, certo di rappresentare buona parte della gente del basket: quella che è stanca di sentir litigare per una wild card o vedere Fip e Serie A mettersi d’accordo ma a scapito della Legadue. Ci vogliono progetti condivisi e a lungo termine. In un mondo di molti politici e pochi tecnici, le viene chiesto di fare lo statista. Dunque, di non rimanere in silenzio. Perché le sue preoccupazioni sul basket italiano non sono solo note, sono anche giustificate.


Donne

Miss Tanya torna a Trieste

Grande festa nella città giuliana in occasione del ritorno al Chiarbola di Pollard, miss 99 punti, che ha festeggiato insieme alle compane con cui nel 1985 raggiunse la semifinale scudettoetto di Roberto Perticaroli LaTaunya Pollard, per tutti “Tanya”, tra le straniere più forti che abbiano mai calcato i parquet italiani, la scorsa settimana ha fatto ritorno in Italia, facendo tappa a Trieste e riabbracciando il pubblico del palasport di Chiarbola, che faceva impazzire e che, soprattutto grazie a lei, affollava le gradinate dell’inpianto giuliano. L’evento è stata l’occasione per i tifosi per applaudire nuovamente quella Ginnastica Triestina (sponsor Gefidi) che nel 1984 raggiunse il terzo posto. Con tutte ragazze triestine ed una straniera, Pollard appunto. Fu quello il punto più alto della storia più o meno recente del basket triestino: la Ginnastica, infatti dopo aver ottenuto due promozioni consecutive, dalla B alla A2 nell’80/81, dalla A2 all’A1 nell’81/82, conquistò un quarto posto in A1 nell’82/83 e la terza piazza l’anno successivo. L’occasione per celebrare Pollard e le sue compagne (di cui è giusto ricordare i nomi, Diviacco, Tracanelli, Bontempi, Pavone, Colomban, Huez, Trampus, Monti, Biasi, allenatori Turcinovich e Pozzecco, papà di tanto figlio!) la presentazione di una nuova società, la FuturRosa. Di fronte a mille persone, venute soprattutto per lei, Tanya ha voluto ricordare in un breve e sentito discorso come la sua esperienza triestina fu memorabile, anche perché rappresentò l’inizio

della sua carriera fuori dagli States. Inoltre non ha mancato di ringraziare la sua squadra ed i suoi allenatori che le permisero di ergersi alla ribalta del palcoscenico del campionato italiano. Dopo i due anni in Friuli, Tanya giocò in Italia anche ad Ancona, Bari e Schio, con cui realizzò il record del 99 punti siglati in una partita, record ancora imbattuto. Pollard si è ritirata definitivamente dal mondo del basket per dedicarsi alla sua famiglia. Oggi Tanya vive a Houston, in Texas, assieme ai suoi tre figli: una ragazza di 22 anni e due maschietti di 12 e 10 anni, l’ultimo dei quali sembra l’unico, a detta della Mgqff mamma, a dimostrare interesse e predisposizione per la palla a spicchi. Tornando alla serata triestina, dopo le premiazioni di rito a Tanya e ad ogni singola atleta della squadra di alora, c’è stata una simpatica sfida al tiro tra l’americana e le sue compagne Graziella Biasi e Graziella Trampus, un simpatico siparietto in cui si è potuto ammirare il magico tiro di Tanya, tra le ovazioni di un pubblico entusiasta che esultava come ai bei tempi ad ogni canestro realizzato dalla sua beniamina. L’evento si è chiuso con la partita amichevole tra Schio e Livorno. Nella speranza che a Trieste si riesca di nuovo a rivedere l’A1. D’altronde, la storia e la tradizione lo dimostrano: la città merita di tornare tra le grandi. Le giovani promesse non mancano allora perché non sognare di nuovo una squadra tutta giuliana in serie A1?

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Donne

La Serie A1 secondo Ticchi

Ad poco meno di una settimana dall’inizio del campionato, pensieri e parole dell’allenatore della nazionale maggiore di Roberto Perticaroli

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Donne Dopo aver sentito tutti i suoi dodici colleghi di serie A1, a pochi giorni, potremo parlare di ore, dall’inizio del campionato, diamo la parola a Giampiero Ticchi che sarà a Napoli per assistere all’opening day e che, settimana dopo settimana, seguirà come sempre l’evolversi della stagione, seguendo con attenzione e verificando conferme e novità che il campionato, giornata dopo giornata, potrà offrire. - Ticchi, come valuta e cosa si aspetta dal campionato di A1 che sta per prendere il via? «Per budget ed organico ci sono tre squadre (Schio, Venezia e Taranto, n.d.r.) che sulla carta sono da considerare superiori alle altre. Questo è indubbio. Però alle loro spalle, ci sono delle realtà consolidate negli anni che, anche in un periodo di crisi come quello che stiamo attraversando, riusciranno a fare molto bene. Ci sarà una differenza tra le migliori e le altre ma non in maniera così netta ed evidentente come qualcuno ipotizza. Se mi si chiede se queste tre squadre perderanno solo tra loro, rispondo di no. Perché anche per loro andare a giocare in trasferta, specialmente sul campo di alcune squadre, non sarà certo una passeggiata. I rischi si possono incontrare dappertutto». - Escludendo le “fantastiche tre”, che meritano un discorso a parte, come hanno affrontato secondo lei questo periodo di crisi le altre società nel momento di mettere mano all’allestimento degli organici? «Si sono affidate a giocatrici che danno certezze e su queste hanno investito la maggior parte del budget, poi hanno scelto giocatrici poco conosciute, che per la prima volta arrivano in Italia ma che per questo motivo hanno tante motivazioni e magari potrebbero mostrare un potenziale inaspettato, tanto da poter essere delle vere e proprie rivelazioni, o magari addirittura diventare protagoniste. Se debbo fare un nome, tra chi mi ha impressionato favorevolmente, c’è la nuova straniera di Faenza, Robert, una giocatrice che fa sempre qualcosa di concreto, che è su tutti i palloni, che magari in campionato potrebbe non realizzare così tanto come nelle amichevoli e nei tornei ma credo che avrà comunque un ruolo importante nella sua squadra e sarà una bella sorpresa». - E’ il primo campionato di A1 a 12 squadre. «Così non ci sono squadre nettamente più deboli, c’è maggiore pressione sugli allenatori e probabilmente ci sarà più difficoltà a far giocare le giovani o giocatrici più inesperte che

nell’immediato potrebbero commettere errori ma che invece avrebbero necessità di stare in campo per crescere e migliorare. E ovviamente c’è un numero minore di italiane che giocano in A1. E questo non è positivo». - E’ invece il primo anno di College Italia. Aspettative e speranze dell’allenatore delle “più grandi”? «E’ un progetto bellissimo che ci mette alla pari con le nazioni in cui si realizza da tanti anni e che hanno ottenuto i migliori risultati in Europa. Credo che in questo modo ci sia la possibilità di far maturare le giovani più promettenti, facendole allenare tra loro e crescere in maniera costante ed equilibrata». - Quest’anno solo due squadre italiane impegnate in Europa, Taranto e Schio che affronteranno l’Eurolega. Che ne pensa? «Questa cosa non mi fa molto piacere perché ritengo che un’esperienza internazionale sia importantissima per la crescita delle giocatrici che debbono confrontarsi con realtà diverse e più forti per migliorare. A parte ciò, ovviamente faccio il tifo per Schio e Taranto che meritano assolutamente di passare il primo turno. Il resto si vedrà strada facendo”. Un pensiero finale dell’allenatore dell’Italia. «Mi auguro che le giocatrici che sono con me in nazionale continuino a mostrare con il cluB l’entusiasmo che hanno fanno vedere in maglia azzurra, che possano migliorare quotidianamente e costantemente, allenandosi sempre al 100%. L’entusiasmo accresce anche la propria autostima e ti fa capire anche che le straniere migliori non sono irraggiungibili. Vorrei inoltre che le giocatrici che a causa di infortuni non hanno vestito la divisa azzurra questa estate, possano togliersi delle soddisfazioni in campionato. E poi aspetto con fiducia che il campionato mi segnali qualche nome nuovo per le prossime convocazioni».

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Napoli c’è… Con l’arrivo di Vengryte la squadra, reduce da un’estate tribolata, chiude il proprio organico. Un anno che non si preannuncia agevole anche. La città intanto ospiterà la giornata inaugurale del campionato di Roberto Perticaroli Non è stata un’estate facile quella passata all’ombra del Maschio Angioino: tra problematiche economiche per la mancanza di sponsor e disagi logistici a causa del problema-impianti, a Napoli ci sono stati mesi senza dubbio un po’ movimentati. Ma la passione e la forza di volontà del presidente Panza ha fatto sì che la squadra sia lì, iscritta al campionato e con un organico più che dignitoso. Certo, sembrano lontanissimi i tempi di HollandCorn, Cirone, Molino e dello scudetto. Eppure sono passati appena tre anni. Ma non si può vivere di ricordi e bisogna guardare al presente e al futuro. Napoli 2009/2010 è guidato in panchina da Mariano Gentile, subentrato lo scorso anno a Fabio Fossati e quest’anno sulla panchina napoletana fin dall’inizio della stagione. Ma gettiamo un occhio all’organico. Sul fronte italiano Gentile e Mauriello (nella foto, in maglia azzurra) rappresentano la continuità. A supporto il ritorno di Silvia Sarni e l’arrivo di Maiorano (lo scorso anno per metà stagione a Schio prima di finire la stagione ad Umbertide). Sul fronte straniere, dopo lunga e laboriosa trattativa è rimasta Eric. Vicino a lei la guardia americana Ekworomandu. Sottocanestro quarta apparizione italiana per Martina Rejchova: dopo Chieti, Cavezzo e Parma, l’approdo sul golfo di Napoli per la lunga ceca. Vicino a lei, rispedita al mittente l’americana Sanders, la scelta è caduta sulla lituana Vengryte, reduce da due ottime stagioni in A2 a Siena e lo scorso anno “donna immagine” del campionato. Sentiamo il coach napoletano: «Siamo una squadra nuova con giocatrici che hanno voglia di mettersi in mostra e di ben figurare. La stessa Vengryte ha una grande opportunità per farsi vedere nel massimo campionato. Insomma, abbiamo tante ragazze che hanno bisogno di affermarsi, una “rosa” più giovane rispetto alle precedenti ma io sono fiducioso. Questa sarà una squadra tutta da scoprire e che individuerà i propri obiettivi giorno dopo giorno in palestra. Per questo, obiettivi non ce ne poniamo».

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Il coach sembra incurante dei “tam tam” che indicano Napoli come una candidata all’unica retrocessione: «Io so soltanto che vedo una squadra con tanta voglia di lavorare, che ha ampi margini di miglioramento. Non puntiamo sulle individualità ma sul gioco corale e sull’unità di squadra. Voglio ringraziare il presidente Panza che facendo grossi sacrifici e con le sue sole forze, in mancanza di sponsor, ha allestito un organico che io ritengo all’altezza del campionato che andiamo ad affrontare. In mezzo a tutte le difficoltà di varia natura che si è trovato ad affrontare è decisamente un grosso merito che gli va riconosciuto». Novità a livello tecnico: assistant-coach sarà Massimiliano Palmisani, “il professore”, con esperienze a Maddaloni alle spalle di tecnici del calibro di Orlando e Riga, mentre la new-entry nei quadri societari con il ruolo di general manager risponde al nome di Elena Bellastella, ex giocatrice dal passato importante.


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Ri…Schio o certezza? Inversione di tendenza in casa scledense: messe da parte le grandi firme, si punta sulla forza e la compattezza di un gruppo che vuole riscattarsi. In Eurolega l’obiettivo è superare la prima fase di Roberto Perticaroli Con Schio si entra nella parte alta della classifica, la prima delle tre squadre che, assieme a Taranto e Venezia, dovrebbero giocarsi il tricolore. E a Schio c’è tanta voglia di riscatto dopo una stagione che ha visto le arancioni non arrivare neanche in finale scudetto, fatte fuori dalla Reyer nel derby. Si ripartirà da un gruppo italiano d’acciaio, il più forte in assoluto, integrato e ringiovanito con l’arrivo di Zanoni ed il rientro di Ramon (in partenza Riccardi, una meteora il suo passaggio a Schio). Per il resto si è voluto andare sul sicuro evitando le sorprese (quasi tutte poco gradite) della passata stagione. La prima mossa è stata il ritorno a Schio di Bernie N’Goyisa, pivot franco-congolese che Sandro Orlando (nella foto, il giorno delle nozze con Marta, quest’estate) ben conosce avendola allenata fin dai tempi di Ribera. In arrivo da Taranto e vogliosa di riscatto la francese Sauret. Confermata Antibe, il volto nuovo in arrivo dall’America risponde al nome di Marissa Coleman, ala uscita da Maryland. A supporto di questo quartetto ed in attesa del recupero di Ress, tesserata l’olandese Nieuwvenn, già vista in Italia ad Alessandria, Napoli, Viterbo e Faenza. La parola al coach: «Abbiamo puntato su un gruppo compatto, fatto di lavoratrici, evitando di cadere nella trappola dei “nomi” in cui siamo caduti lo scorso anno. Non sempre “nome” è sinonimo di voglia di lavorare, di faticare e di confrontarsi. Sono felice della scelta fatta, spero che la squadra continui a lavorare come ha fatto fino ad oggi». Pare fin troppo evidente che in casa Schio, dopo i problemi dell’anno scorso, fare i nomi, tanto per fare un esempio, di Braxton e Dupree è come far vedere il drappo rosso ad un toro. Ancora Orlando sulla stagione: «Ovviamente in campionato l’obiettivo è arrivare più in alto possibile: sappiamo

di essere tra le favorite ma sappiamo che per vincere, come sempre ci sarà bisogno di un po’ di fortuna e trovarsi nella migliore condizione possibile nei momenti decisivi. Inoltre, con il campionato a 12, bisogna assolutamente evitare passi falsi perché di partite per recuperarli ce ne sono meno. Zanoni e Pastore sono le due giovani, i due progetti su cui puntare per il futuro. In Eurolega puntiamo a superare la prima fase. E’ stata questa una mia esplicita richiesta fatta alla società. Sono infatti convinto che per crescere bisogna confrontarsi con le più forti, per cui meglio l’Eurolega che una Fiba Cup che quest’anno è decisamente di livello inferiore viste le defezioni».

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di Roberto Perticaroli

Come... Becky of the year

Taranto ritorna in campo per difendere il tricolore. E lo fa con una “rosa” più lunga e più forte. E ci sarà anche Brunson, miglior straniera della stagione 2007/2008, assente nella scorsa Quando martedì 29 settembre Rebekkah Brunson, per tutti Becky (nella foto, al centro), ha fatto la sua apparizione al PalaMazzola per riabbracciare le sue compagne ed il suo allenatore, l’effetto è stato davvero forte. Superato a pieni voti l’esame del suo ginocchio da parte dello staff medico tarantino, il Cras sa di poter nuovamente contare sul suo totem, con cui affrontare l’Eurolega e difendere il tricolore dagli assalti di Venezia e Schio. Non c’è alcune dubbio che attraverso le prestazioni del centro di Washington passano gran parte dei destini della squadra pugliese che, tuttavia, non ha lasciato davvero nulla di intentato per affrontare una nuova stagione in prima linea. Intanto un organico monstre, con dodici effettive, anche se qualcuno è ancora in bacino di carenaggio come Zimerle e Gianolla ma l’impressione è che a Taranto abbiano messo in piedi una vera e propria corazzata. Dodici giocatrici per affrontare una stagione che sarà dispendiosa sotto tutti i punti di vista. A rafforzare il reparto play ci sarà la belga Wambe. E poi il colpo grosso che risponde al nome di Jami Montagnino, reduce da stagioni sopra le righe con la maglia di Ribera. Ora dovrà dimostrare di poter dire la sua anche in una squadra da vertice assoluto. Nel reparto lunghe arrivata Sara Giauro da Napoli. Roberto Ricchini è consapevole dell’importanza della stagione che sta per cominciare: «L’obiettivo è ovviamente riconfermarci al vertice, anche se si sa che l’anno successivo a quello in cui si è vinto si presenta sempre più difficile per tutta una serie di motivi. La squadra che abbiamo allestito mi sembra

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tutttavia sufficientemente competitiva per lottare per i nostri obiettivi: confermarci in Italia e fare una buona figura in Eurolega. Questo in teoria, poi sarà il campo a dire se le scelte fatte saranno state quelle giuste». Un giudizio sulla A1 a dodici squdre? «Partite tutte importanti da subito perché ci sarà meno possibilità di recuperare, su una preparazione per forza di cose approssimativa ma è un problema comune a parecchie squadre, oramai è un’utopia lavorare al completo». La squadra è reduce da un torneo a Praga: «Un’esperienza molto importante per la crescita della squadra, fuori e dentro il campo, buoni allenamenti e buoni test per una squadra che vorrei mettesse ancora e sempre in campo le caratteristiche che ha sempre avuto: compattezza, equilibrio e carattere, e credo che la squadra di quest’anno queste caratteristiche le abbia ancora più accentuate». Un giro d’orizzonte sul resto del panorama: «Non c’è dubbio che noi, Schio e Venezia abbiamo qualcosa in più, ma non trascurerei Faenza, mentre ho visto molto bene Pozzuoli, decisamente più forte dello scorso anno. E comunque credo che incontri facili sulla carta, proprio per la presenza di meno squadre, non esistano». Un giudizio finale sulla partecipazione all’Eurolega: «C’è una prima fascia (Spartak Mosca, Ekaterinburg, Valencia, per far dei nomi, Ndr) che ritengo inarrivabile per potenzialità economiche e ricchezza di organico. Noi vogliamo fare una buona figura ma solo giocando riusciremo a capire in quale fascia di squadre possiamo essere compresi».


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Colpo di (Eu)…genio Finalista lo scorso anno, la squadra veneta propone Dalmasson e si ricandida tra le protagoniste. Nuove facce nel roster (Basko ed Harper su tutte) ed in panchina. In attesa dei rientri di Sottana e Giauro di Roberto Perticaroli «Migliorare una squadra che viene da una stagione dove è stata raggiunta una finale scudetto, una Final Four di Coppa Italia ed è stata disputata un’ottima Eurolega non era facile: noi pensiamo di esserci riusciti, soprattutto puntando sull’affidabilità delle giocatrici». Così Eugenio Dalmasson che da questa stagione sostituisce Massimo Riga sulla panchina delle vice-campionesse d’Italia. Alla prima esperienza nel femminile ma da anni “uomo-Reyer”, sa benissimo a cosa va incontro, insenso positivo, ovviamente: «Mi rendo conto di essere in un ambiente giustamente ambizioso, dove l’obiettivo deve essere quello di confermarci ad alti livelli. Ma ciò è nel DNA di questa società. E questo deve dare stimoli e motivazioni a tutti quanti, a me per primo». Una dichiarazione d’intenti sintetica ma concreta che sicuramente ben si allinea alla mentalità di un proprietario come Luigi Brugnaro a cui non piace assolutamente perdere. Ma vediamo i cambiamenti attuati nel roster. Solo Andrade e Jokic “salvate” tra le cinque straniere dello scorso anno. E proprio in questo reparto probabilmente si è cercata la maggiore affidabilità a cui fa riferimento Dalmasson. Sotto canestro in arrivo dal Besiktas Laura Harper: altra faccia nuova per il campionato italiano risponde al nome

di Gunta Basko (nella foto), lèttone che va a coprire lo spot di ala tiratrice. In attesa del recupero di Giauro (previsto per dicembre) si fa affidamento sull’esperienza di Paparazzo. In cabina di regìa, c’è la “Doppia C” Cirone-Corradini, aspettando a gennaio Sottana. E poi il talento di Ballardini, una delle giocatrici italiane per cui vale la pena pagare un biglietto d’ingresso e la concretta e l’utilità di Nadalin. Nella caccia alle giocatrici con il passaporto “giusto”, tenuta sotto osservazione l’italo americana Laura Franceski, ruolo ala-pivot. Ma torniamo a Dalmasson: «Per raggiungere i nostri obiettivi dobbiamo interpretare bene ogni match, metterci la concentrazione giusta. Con meno partite dell’anno scorso ogni passo falso può essere fatale per quel che riguarda la classifica finale, anche se poi sappiamo benissimo che nei playoff si rimette tutto in discussione”. Un riferimento, per finire, alle italiane: «Sono giocatrici importanti e molto competitive con un pedigree che non scopro certo io», ed uno sulle “infortunate eccellenti”, Giauro e Sottana: «Sono due infortuni gravi che certo pesano sugli equilibri della squadra. E’ anche vero però che trattandosi di due giocatrici molto giovani, rappresentano il futuro di questa società per cui procediamo con cautela verso il loro recupero senza forzare i tempi in alcun modo».

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Donne A2

La strana coppia Spezia e Orvieto, provenienti dalla B1, in testa nel girone B dopo le vittorie con P.S.Giorgio e Firenze. Derby cagliaritano alla Virtus, Bologna piega Milano di Roberto Perticaroli Come nel calcio il derby tra Inter e Milan è capitato alla seconda giornata, cosa simile è accaduta nel torneo di A-2, girone nord, per la stracittadina cagliaritana. Un incontro che fa storia a sé, per la rivalità (sportiva) tra le società e per il fatto che, tra allenatori e giocatrici, gli ex in campo sono sempre tanti. Sabato la vittoria è andata alla Virtus, grazie anche ad un’ottima prestazione della ’92 Carta (siamo sempre felici quando possiamo mettere in evidenza le performance delle più giovani) e alla “doppia-doppia” della comunitaria Warner (17+11). Nel Cus male Rios (2 di valutazione), 9+9 per Gibertini. L’altro match-clou della giornata si giocava a Pessano con Bornago. Dopo la “scorpacciata” di Alghero, il Sanga (nonostae una Gottardi da 31 di valutazione e 30 punti, più della metà dell’intera squadra) viene piegato di misura da Bologna (ancora una giornata felice per Tognalini, 17+8 per lei). Dopo l’infortunio rientro tra le dieci per Camilla Coraducci. Con una Striulli a cinque stelle (valutazione 28 in 25 minuti, 8 falli subìti), Udine ha asfaltato a domicilio Marghera. Alghero (Daniela Georgieva valutazione 26) espugna Cervia (Urmos valutazione 25). San Martino Lupari piega nettamente Crema (63 a 20 le valutazioni di fine gara). Vittorie infine per Biassono in casa della Valtarese e Bolzano di fronte a Reggio Emilia. Nel girone sud vertice a sopresa dopo due giornate. Capovolgendo il pronostico, Spezia batte P.S.Giorgio (che recuperava Mandache). Per Crescenzo e compagne prima vittoria casalinga in A2. Orvieto, dopo la vittoria con Ancona della vigilia, espugna Firenze e si insedia al primo posto. Problemi in attacco per Pomezia a Lucca: troppo pochi i 43 punti segnati dalla squadra laziale che comunque, dalla prossima settimana, avrà Gatti, il play che tanto manca a Massimo Riga. Super prestazione di Corbani (17+9). Basso punteggio ad Ancona tra le locali e l’Alcamo degli ex Caboni e Skrastina. Vittorie interne per Napoli su Siena e Chieti su Rende mentre nella ripetizione dello

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spareggio di B dello scorso anno, Ragusa ha piegato la Virtus Viterbo dopo un tempo supplementare. In Sicilia per sostituire l’infortunata Perfetti è arrivata Vanesa Avaro, play da tanti anni in Italia, nell’ultima stagione a Trieste.

Supercoppa A1 Fe s t e gg i a Ta ra n t o (r.p.) Si ricomincia da dove avevamo concluso. Con Taranto in festa per la vittoria della Supercoppa Italiana. Di fronte ad un Palamazzola colmo di passione ed entusiasmo, voglioso di riabbracciare le proprie beniamine (vecchie e nuove), la squadra di Roberto Ricchini ha avuto la meglio su un coriaceo Faenza, che si è arreso solo nel finale, recuperando anche da uno svantaggio di tredici lunghezze (3649 al 26°), dando l’impressione di poter fare bella figura anche in campionato. A fronte delle assenze di Wambe, Zimerle e Gianolla (il reparto play, per intenderci), al popolo di Taranto è “riapparsa” Brunson (17 minuti di campo per lei), Rossi senza Sciacca e con Erkic a scartamento ridotto. Ottimo esordio in maglia Cras per Montagnino, dall’altra parte “doppia-doppia” per Robert (19+12). A fine gara premiato con la Supercoppa il capitano pugliese Siccardi, il presidente Basile, il vicepresidente D’Antona. MVP della manifestazione Michelle Greco. Il tabellino: Taranto-Faenza 65-62. Taranto: Mahoney 8, Siccardi 0, Di Monte n.e., Giauro 0, David 7, Montagnino 13, Godin 16, Prado n.e., Brunson 5, Greco 16 – All.: Ricchini Faenza: Adriana 5, Erkic 9, Modica 10, Battisodo 3, Santucci 1, Robert 19, Morigi n.e., Prystupa 11, Alexander 4, Morsiani n.e. – All.: Rossi


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