Baskettiamo Magazine - novembre 2015

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NOVEMBRE 2015

WELCOME B AC K


Baskettiamo Magazine

l’unica rivista consultabile

online gratuitamente


Anno 5 #14 - NOVEMBRE 2015

INSIDE

Direttore responsabile Salvatore Cavallo Vicedirettore Andrea Ninetti

per contattare la Redazione redazione@baskettiamo.com Hanno collaborato a questo numero Carmelo Barretta Carmine Casella Enrico D’Alesio Luca Morucci

Alessio Teresi

Slam Dunk - Editoriale di Salvatore Cavallo Capitale a spicchi di Alessio Teresi

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Volando in alta quota

Alla scoperta di Kenneth Kadji

di Luca Morucci

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La meglio gioventù di coach Vertemati Intervista ad Adriano Vertemati

di Enrico d'Alesio

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Messi(n)a portaci a Rio FOTOGRAFIE CIAMILLO-CASTORIA Progetto grafico Salvatore Cavallo Baskettiamo Magazine è una testata giornalistica in attesa di registrazione Società editrice CNC Communication srl

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Il cambio di commissario tecnico dell'Italia

di Salvatore Cavallo

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A volte ritornano

Intervista a Pierfrancesco Betti

di Carmelo Barretta (ha collaborato Carmine Casella) Un canestro per Brescia di Sergio Bonzio NBA - Follow the money di Enrico D'Alesio Reportage giovani - Progetto Reyer di Enrico D'Alesio TIME OUT di Andrea Ninetti

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di Salvatore Cavallo

E dito ria le

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SL A M DU NK

essina o come abbiamo provato a dire, giocando sul suo cognome nel servizio che gli abbiamo dedicato, MESSIA! E’ il neo citti azzurro l’uomo del momento, colui al quale Petrucci, e non solo lui ma buona parte dello Stivale cestistico, affida le speranze di rivedere l’Italbasket tornare a fare la voce grossa, a regalare gioie e soddisfazioni nella pallacanestro continentale e mondiale. E allora anche da Baskettiamo Magazine arriva l’in bocca al lupo più sincero al commissario tecnico con il nostro: Welcome Back. VENTO DELL’EST Un’altra succulenta novità per il basket italiano parte dall’Est per arrivare in Brianza e precisamente a Cantù. Nelle scorse settimane c’è stato il cambio di guardia alla guida della gloriosa società canturina. Anna Cremascoli ha ceduto la maggioranza delle quote azionarie a Dmitry Gerasimenko. Il magnate russo sembra voglia fare sul serio, ha subito messo mano al portafogli per rinforzare un roster costruito al risparmio che ha iniziato la stagione tra mille difficoltà. Gerasimenko si è anche sbilanciato per quanto concerne la costruzione del nuovo palasport... insomma tra le nebbie lombarde e precisamente della Brianza sembra intravedersi un bel raggio di sole. I presupposti perchè l’imprenditore russo torni a dare lustro alla Pallacanestro Cantù ci sono tutti, ci auguriamo che ci possano essere benefici per l’intero movimento in termini di visibilità, iniziative e rilancio del basket made in Italy. Quello che non vorremmo vedere è un derby Cantù-Milano all’insegna di budget faraonici che nulla hanno a che vedere con la realtà

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italiana che continua ad annaspare tra mille difficoltà. Nel momento del passaggio di consegne, e del probabile e prossimo addio, va fatto un caloroso applauso di ringraziamento, non solo dai tifosi canturini ma da tutti gli appassionati dello Stivale, ad Anna Cremascoli. Se in questi anni Cantù è andata oltre le tante ed oggettive difficoltà, il merito è senza dubbio suo. CIAO CIAO MEO La tempesta era annunciata ma tutti immaginavano che, dopo il triplete ed il salto triplo compiuto dalla Dinamo nei sei anni con Meo Sacchetti, il divorzio tra il coach ed i campioni d’Italia sarebbe avvenuto al termine della stagione. Ed invece il Presidente Sardara ha deciso di anticipare i tempi, ha reputato opportuno invertire la rotta subito. Avrà avuto ragione? Ai posteri l’aruda sentenza. Certamente da un punto di vista umano è dispiaciuto a tutti l’esonero di Sacchetti, grande uomo prima ancora che bravissimo coach. Ma anche nella pallacanestro... conta solo vincere ed allora la palla passa a Marco Calvani, nuovo allenatore di Sassari. SOTTOCANESTRO E LE NOVITA’ DI BASKETTIAMO In questo numero abbiamo dedicato uno spazio a Sottocanestro, il nuovo ed innovativo fantabasket lanciato dal nostro gruppo. Ci auguriamo che questo fantasygame possa incontrare il favore di voi appassionati per la modalità completamente nuova e diversa di giocare. Con Sottocanestro siete voi i veri protagonisti, operando sul mercato ma anche decidendo, da allenatori, quanto impiegare i vostri giocatori. Infine a gennaio abbiamo in serbo una intrigante novità editoriale... stay tuned!


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C A P I TA L E A SPICCHI di Alessio Teresi

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ercoledì undici marzo duemilaquindici, parquet del PalaTiziano, gara di ritorno degli ottavi di finale di Eurocup tra Virtus Roma e Banvit Bandirma. Segnatevi, anzi segnamoci bene questa data, perchè rischia di essere per lungo tempo, l’ultima traccia di grande basket a Roma. Allo stato attuale, la Capitale vive infatti un momento di grande depressione ed incertezza cestistica, con la Virtus cancellata questa estate dalla

geografia del basket che conta con una eutanasia senza precedenti, ed altre realtà, prima fra tutte l’Eurobasket, emergenti ma bisognose ancora di tempo e risorse per inserirsi nel panorama cestistico di livello italiano. Dell’autoretrocessione di luglio della Virtus si è detto e scritto tanto, così come del successivo sgretolamento di quella squadra che seppe mantenere inviolato il parquet di Viale Tiziano in Eurocup e sfiorò i playoff, malgrado una stagione vissuta tra 9

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mille vicissitudini e disgrazie sportive. Con un improvviso reset, la società ha fatto le sue scelte, decidendo di ripartire ex novo dal basso invece di chiudere definitivamente i battenti. Altrettanto hanno fatto i tifosi, divisi tra quelli che non hanno voluto metabolizzare ed accettare un futuro che ripartisse dalla lega inferiore, e l’altra corrente di fedelissimi che ha invece deciso, per amore di quella maglia che fu di Wright, Bodiroga e Datome, di provare ad assorbire, in un battito d’ali di farfalla, il traumatico passaggio dalle sfide alla “Drazen Petrovic Arena” a quelle in palazzetti per lo più sconosciuti a chi segue il basket a Roma. Inutile rivangare il passato, ancor più inutile ricordare come l’ennesimo treno, per un completo rilancio della pallacanestro capitolina, sia passato nel 2013, quando neanche una inaspettata finale scudetto contro Siena seppe dare quel “quid” in più necessario ad equiparare la Roma cestistica alle varie Atene, Madrid o Istanbul. Tralasciando un presente fatto di un deludente inizio di serie A2 (sei sconfitte consecutive), poi parzialmente sistemato con l’arrivo in panchina di Attilio Caja, forse uno spiraglio, un raggio di luce a squarciare le tenebre, potrebbe aprirsi per il futuro, fermo restando il fatto che ancora una volta il tifoso dovrà armarsi di sacrosanta pazienza e vedere se il tempo sarà galantuomo. Questo raggio di luce è rappresentato dalla nascita del “Progetto Virtus”, ossia un programma atto a costruire finalmente delle sinergie tra la Virtus ed il territorio, coinvolgendo 16 società romane e della provincia nel lodevole tentativo di tendere finalmente quella mano verso altri club, per il bene comune del basket. Come illustrato recentemente alla stampa dal Presidente Claudio Toti e dal Direttore operativo virtussino, Francesco Carotti, questo progetto inserirà nell’immediato le società partner in tutte le attività agonistiche ed eventi Virtus, permetterà alla HSC di curare a trecentosessanta gradi il settore giovanile del club, con il fine ultimo di riuscire a creare un vero e proprio “Mondo Virtus”. Le società in pratica lavoreranno insieme, pur mantenendo una propria

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autonomia, per la promozione ed il rilancio del basket a Roma. Progetti e programmi ben delineati invece per l’Eurobasket, ambiziosa società nata nel luglio del 2000 e nuova realtà emergente con aspirazioni nemmeno troppo celate di arrivare gradualmente al vertice. Fallita d’un soffio lo scorso anno la promozione in serie A2, la società di via dell’Arcadia sta cercando di bruciare le tappe per mettere in discussione, sportivamente parlando, l’egemonia cittadina della Virtus. Forte di un nuovo appeal, dato da una organizzazione in fatto di marketing e comunicazione con poco da invidiare a quelle di club di categorie più importanti, l’Eurobasket sta cercando sul campo quella promozione che nel giugno scorso le fu negata da una Rieti scatenata nelle finali di serie B. Un po’ come avvenuto a Zagabria tra Cibona e Cedevita, si punta alla supremazia cittadina ma non solo. Il progetto, supportato da sponsorizzazioni importanti e durature, ha come fine ultimo quello di ottenere un ampio risalto anche in ambito nazionale e possibilmente internazionale. Inutile dire quanto questo si spera che questo dualismo Virtus – Eurobasket, possa permettere, in un lasso di tempo più o meno breve, di coronare il sogno di vedere due squadre romane calcare i parquet della serie A. Al di là di polemiche, baruffe e chiacchiere da bar, questo è quello che vuole l’appassionato amante della palla a spicchi, quantunque diviso nel tifo, dalla storia e dal blasone. Importante comunque resta il vedere che ci sia voglia di rimboccarsi le maniche e lavorare, malgrado errori che han fatto e fanno male ancora. Ferite difficili da rimarginare, in primis per i tifosi, che sono più di tutti un bene importante che Roma non può permettersi di perdere. Conquistandoli con il nuovo che cresce, o riconquistandoli con l’antico che riemerge. Nel nome di una sana rivalità sportiva che non potrà far altro che stimolare nuovi sforzi, perchè Roma ha fretta di riconquistarsi quel palcoscenico che le è stato ingiustamente strappato.


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VOLANDO IN ALTA QUOTA

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di Luca Morucci

elle ultime settimane abbiamo ritrovato molto spesso un nome ai vertici delle statistiche della nostra Serie A, quello di Kenneth Kadji, attualmente miglior rimbalzista del campionato nostrano. Kenneth è un’ala forte moderna, fisico slanciato e braccia lunghe, capace di avere un ampio raggio di tiro e di essere anche abbastanza credibile dalla lunga distanza. Se guardiamo anche all’eccellenza NBA, riconosciamo in giocatori come Antetokoumpo, Leonard, o lo stesso Anthony Davis, che la pallacanestro del futuro sta andando decisamente in quella direzione. Molte squadre sono sempre più alla ricerca di gente in grado di coprire, anche parzialmente, uomo e linea di passaggio allo stesso tempo, di catturare quanti più rimbalzi possibili e di essere pericolosi anche fuori dal pittu-

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rato. Atleti di questo tipo sembrano essere destinati a crescere nel numero e nell’impatto nel futuro di questo sport. Kadji nasce a Douala (Cameroon) nel 1988, da dove partirà a 16 anni per la Francia, scelto dalle giovanili del PauOrthez. Nel 2007, dopo l’esperienza francese, si accorgono di lui Oltreoceano, arriva a Bradenton Florida per frequentare la IMG Academy, dalla

biente ai quali il ragazzo dimostra di essere ancora molto legato. Solidissimo in difesa, forma un asse con Shane Larkin che si rivelerà di assoluto livello, colonna portante di questa squadra che per la seconda volta nella sua storia arriva a vincere la sua conference ed a partecipare alla Sweet Sixteen. Chiusa l’esperienza con gli uragani di Miami viene osservato prima del draft da varie squadre NBA,

quale, arrivato il momento di andare al college, sono proprio i Florida Gators a sceglierlo. Passa due anni con gli alligatori per poi trasferirsi all’università di Miami ed entrare a far parte del roster degli Hurricanes che rappresentano un punto cruciale per la sua carriera. Per Kadji Miami è stata una tappa fondamentale, durante la quale ha avuto una sua dimensione ed una sua realizzazione, un ricordo ed un am-

senza che però nessuna franchigia lo scelga per il 2013. I nostri campionati europei sono pieni di giocatori non scelti dalla élite americana, che lasciano pieni di dubbi sulla saggezza di tali scelte. Come la maggior parte dei non eletti, Kenny torna dunque a giocare in Europa, precisamente in Germania, dove firma con Braunschweig. Dopo aver avuto poco spazio dai tedeschi ritorna in America,

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per una stagione nella D-League con i Vipers di Rio Grande Valley, squadra della lega di sviluppo affiliata agli Houston Rockets. Successivamente partecipa alla Summer League con i Milwaukee Bucks e si troverà a tornare di nuovo in Europa. Siamo arrivati all’ultima stagione prima del suo approdo in Italia, giocata con la canotta dell’Aries Trikala nel massimo campionato greco. A febbraio del 2015 è la Dinamo Sassari a portarlo in Italia, pochi giorni prima delle Final 8 di Coppa Italia che Sassari porterà a casa. Lo stesso anno conquisterà anche lo storico scudetto portato in Sardegna dalla squadra di coach Sacchetti. Dopo aver vinto il titolo l’Enel Brindisi lo ingaggia per dargli un ruolo da protagonista, che nell’inizio di questa stagione sta assolutamente meritando. Come detto Kadji è un atleta estremamente moderno e versatile, e sarebbe un ottimo spot per il

nostro sistema pallacanestro, se uno che ha girato il mondo come Kenny trovasse la consacrazione proprio in Italia. Siamo a 8 gare disputate fin qui, nelle quali il camerunense viaggia a 15 punti e 9.7 rimbalzi di media, avendo già fatto registrare un season-high di 25 punti. Se guardiamo alle statistiche della Serie A, questi sono numeri assolutamente superiori alla media. In molti avevano già osservato determinate caratteristiche di Kenneth Kadji, così come in molti temevano che queste potessero rimanere inespresse, ma se un giocatore con tali doti fisiche e tecniche mostra lo spirito di un leone come Kenny sta facendo, giocarci contro diventa davvero difficile. L’augurio è di poter continuare a vedere KK esprimersi a questi livelli, non c’è campionato al mondo che non abbia bisogno di giocatori come Kenneth Kadji.

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LA MEGLIO GIOVENTU’ DI COACH VERTEMATI di Enrico D’Alesio

A

l netto di fallimenti e non iscrizioni… al netto di curve che pretendono di de-

cidere chi gioca e chi no e dei tifosi che toccano la faccia dei giocatori avversari

e tagliuzzano formaggi in parterre, lo sport presenta sempre imprese da rac-

contare. La scorsa stagione di basket ci ha regalato il “triplete” di Sassari e la fierezza di

Reggio Emilia, il ritorno in serie A di Fortitudo Bologna e Siena, la conferma del Beli e l’onore e il rispetto che Datome si è guadagnato in una mezza, ma finalmente vera, sta-

gione NBA. Poi c’è stata anche la delusione di Azzurra ai campionati Europei di settembre,

ma riempiremo queste righe parlando dell’impresa in Legadue Silver della Remer Treviglio

allenata da Adriano Vertemati. La portata dell’impresa di Treviglio è la seguente: una for-

mazione di Silver composta da ragazzi italiani, rimpolpata da due giovani di nazionalità

ceca, pronosticata per essere ultima, ultimissima, praticamente spacciata, è arrivata ai

playoffs portando alla terza partita l’avversario Gold, Biella. L’ambientazione di questa im-

presa è una terra di gran tradizione cestistica, in cui opera una società molto concreta e

attenta ai propri passi (“due volte Treviglio ha avuto la possibilità di scalare categoria per

defezioni altrui ma ha sempre rifiutato per tenere fede a una politica di passi mirati senza

tentare strane avventure”, ci dice il coach), guidata sul campo da un allenatore emergente che si è affidato ad un gruppo di ragazzi di cui elogia in primis l’aspetto umano.

“Eravamo talmente giovani e talmente sfavoriti dai pronostici che all’inizio ne ho sentite

di tutti i colori: ci dicevano di stare a casa, di prendere un pediatra al posto del nostro medico…”. Il roster, giovane e a forti tinte tricolori, non è stato frutto di un mercato al rispar-

mio ma è stato progettato e portato avanti con la scelta precisa di giocatori di valore, sia

umano che tecnico; è stata costruita una formazione compatta e abbastanza grossa e atle-

tica, con tre giocatori di 2.07 come Slanina, Gaspardo e Rossi (a cui forse regaliamo 1 cm).

Inoltre esperienze recenti di tagli di americani con problemi di atteggiamento/inserimento,

con conseguente rimpiazzo europeo di immediato ambientamento e rendimento, hanno



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suggerito a coach Vertemati che, in

campionati come la Silver, i giocatori

made in USA, se devono essere presi,

devono essere di valore assoluto, ca-

paci di dominare la categoria, altri-

dere ci può stare, e contro Imola che

balzi (40 di vantaggio sulla seconda e

La W che fece terminare la minicrisi

nati con Mosley, secondo stoppatore

si era appena data un nuovo assetto”.

fu ottenuta contro Legnano, in un

passo) voci statistiche abbastanza

partita, insieme all’ultima giornata e

tasso fisico e atletico non aveva effet-

le gare che ammette esser state par-

ria, ma non dimenticare che in parte

sonale per il coach, e infatti quella

“Avvertii da subito qualcosa di posi-

a quella di playoff vinta in casa, sono

tivo perché dopo la prima settimana di lavoro, oltre all’impegno e al pro-

ticolarmente emozionanti per lui. “Ci

vamo un gruppo che stava insieme da

particolari e, col senno di poi, cruciali

fitto, mi ero reso conto che sembra-

molto più tempo dei sette giorni ef-

NCAA ogni epoca, a tenere il loro

frangente difficile anche a livello per-

menti è preferibile puntare sugli

italiani o su solidi atleti europei.

50 sulla terza) e stoppate (solo Reca-

eloquenti: “Una squadra con il nostro

tivamente grandi paragoni, in catego-

la massa di rimbalzi è stata dettata

furono tanti passaggi emozionanti,

anche dal nostro gioco fatto di tiri

e spesso ho pensato di fissarli in qual-

aperte solo perché arrivano dopo 5 o

presi senza rifiutare conclusioni 6 secondi o perché scoccati dall’arco

fettivamente trascorsi”. La salvezza

che modo, ma non l’ho mai fatto, alla

l’interno del gruppo non calava e in

ricordo con più intensità”.

spesso andare a impiccarsi in solu-

decisamente costante, senza lunghe

una mano enorme, ma non si pensi a

nitiva peggiori. E poi avevo Turel e

passaggio a vuoto cadde a metà del

biamo uno zoccolo duro di 1500 –

pazzi veri, che tagliavano sempre

fitte tra la quinta e la nona giornata.

tarli, ma non più di tanto perché, cal-

nella posizione giusta a rimbalzo”.

dersi il momento una volta diventato

un’offerta sportiva di livello concen-

e comunque furono sconfitte partico-

Questa Remer che sorprendeva tutti,

era l’obiettivo e la fiducia creatasi al-

stagione il rendimento della Remer fu

strisce positive o negative. Il solo vero girone di ritorno, con quattro scon-

“Forse un po’ di rilassamento e di goevidente che la salvezza era cosa fatta lari, a Tortona e a Treviso, dove per-

fine. In ogni caso sono i momenti che

E il Pubblico? “Ovviamente ci diede chissà quale massa di persone: ab2000 spettatori, è possibile aumen-

cio compreso, questa zona propone

in transizione: rinunciare significa

zioni forse più canoniche ma in defi-

Sabatini, due guardie fisiche e due

verso canestro, spesso ritrovandosi Continuando a rovistare nell’album

dei ricordi, inevitabile fermarsi sul

trata in pochi chilometri quadrati”.

momento catartico in cui, a fine di

come giocava? Erano primi per rim-

radunava a centrocampo fingendo di

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ogni partita casalinga, la squadra si


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in volta e che negli anni precedenti a

altra terra di gran tradizione, per

menagramo di inizio stagione: “Tran-

(2012/13) da miglior attacco che

serie A2 guidata da un Carlo Recalcati

Ovviamente, per raggiungere risultati

st’anno la Remer è stata la quarta

ascoltare gli altri risultati alla radio

per poi sentenziare, echeggiando i

quilli, siamo sempre ultimi!”.

tanto buoni, ci deve essere stata una

perfetta interazione tra lavoro dello

staff e risposte dei giocatori e coach

Treviglio ha avuto sia stagioni (2013/14) da miglior difesa. Que-

nella metà campo offensiva e la quinta in quella difensiva ma il nu-

mero elevato di tiri da 3 (855, più alto

molto tempo con una squadra in all’inizio della sua carriera da coach

(1981-84). Vertemati rivela a propo-

sito di una delle componenti sempre discusse del basket, che, al netto

degli umani errori, la recente introdu-

Vertemati conferma, sottolineando

dato di Silver, con il 32%) rispecchia il

duto e come ognuno sia stato di sti-

rere tiri “giusti” rinunciando ad altri

migliorato gli arbitraggi e anche la

dall’omogeneità anagrafica e anche

La stagione 2015-16 sta vedendo la

mento che la richiesta di arbitri da

giocatori, senza stranieri egocentrici

nato “Ovest” del nuovo campionato

come nessuno si sia mai davvero semolo al compagno, di certo agevolato

dalla facilità di comunicazione tra i o incapaci di mettere insieme due pa-

role in italiano. “Lavoro, piacere nel

pensiero di Vertemati sul non rincor-

in realtà migliori.

Remer impegnata nel girone denomi-

di serie A2 che ha riunito le vecchie

Gold e Silver. Inevitabile uno sguardo

lavorare, unità di intenti, e fame”

alla situazione del basket italiano in

secondo il coach. Alla domanda su

giovani. La Remer ha dimostrato che

sono le parole chiave della stagione quanto il gioco di Treviglio rispec-

chiasse le sue idee e quanto invece

anni in cui si discute molto di vivaio e

vale la pena farli giocare, anche se il coach, con modestia, tende a non en-

zione del triplo arbitro in Silver aveva qualità dei singoli fischietti, dal mo-

mettere in campo genera la relativa necessità di formazione e adeguamento. Imprese come quella compiuta nella passata stagione tendono

a radicare l’identificazione di un alle-

natore con una piazza, forse anche da

parte degli addetti ai lavori ma di

certo non finisce a Treviglio l’ambi-

zione di coach Vertemati: il futuro è

abbia dovuto lui adattarsi al roster,

fatizzare il ruolo di “mentore” per un

perfette, preferisce un gioco fatto di

di Treviglio è bipartisan perchè è co-

suoi commenti alle telecronache

della Orobica Basket di Bergamo,

il richiamo di un basket superiore.

Vertemati sostiene che, in condizioni circolazione non pedissequa, ten-

dente a leggere le situazioni di volta

allenatore di prima squadra. Il vivaio

stituito, dagli U17 in giù, dai ragazzi

ancora qui ma anche per chi ascolta i delle gare di Liga ACB, è facile sentire

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COME SI GIOCA

͞Sotto Canestro͟ ğ ƵŶĂ ĨĂŶƚĂƐLJ ŐĂŵĞ ĚĞĚŝĐĂƚŽ ĂůůĂ ƉĂůůĂĐĂŶĞƐƚƌŽ͘ KŐŶŝ ƵƚĞŶƚĞ ƉĞƌ ƉŽƚĞƌ ŐŝŽĐĂƌĞ deve innanzitutto registrarsi gratuitamente (Free Agent Division) oppure a pagamento (General Manager Division). Successivamente dovrà scegliere se partecipare al campionato italiano di serie A, oppure a quello di A2 o anche ad entrambi. >͛ƵƚĞŶƚĞ ĚŽǀƌă ƐĐĞŐůŝĞƌĞ ŝů ŶŽŵĞ ;ƌŝƐƉĞƚƚĂŶĚŽ ůĞ ŶŽƌŵĞ ƉƌĞǀŝƐƚĞ ŶĞů ƌĞŐŽůĂŵĞŶƚŽͿ͕ ůŽ ƐƚĞŵŵĂ Ğ ůĂ canotta della squadra. ROSTER CoŶ ŝ ĐƌĞĚŝƚŝ Ă ĚŝƐƉŽƐŝnjŝŽŶĞ ů͛ƵƚĞŶƚĞ ĚŽǀƌă ĐŽƐƚƌƵŝƌĞ ŝů ƉƌŽƉƌŝŽ roster che sarà composto diversamente a seconda del campionato con cui si è scelto di giocare. Sia per la Serie A che per la Serie A2 si dovrà ingaggiare un totale di 12 giocatori (3 playmaker, 4 fra guardie e ali piccole, 3 ali pivot e 2 pivot) più un allenatore. Differente è, invece, la composizione del roster per la nazionalità dei giocatori perché per la Serie A bisognerà avere 6 stranieri e 6 italiani mentre per la serie A2 il roster sarà composto da 10 italiani e 2 stranieri. Con la Silver League e la Golden League ů͛ĂůůĞƐƚŝŵĞŶƚŽ ĚĞů ƌŽƐƚĞƌ ƐĂƌă ůŝďĞƌŽ ŵĞŶƚƌĞ ĐŽŶ ůĂ Lega Privata (riservata esclusivamente alla General Manager Division) è prevista ƵŶ͛ĂƐƚĂ ŝŶŝnjŝĂůĞ ŝŶ busta chiusa e successive aste ƉƌŝŵĂ ƉĞƌ ŝů ĐŽŵƉůĞƚĂŵĞŶƚŽ ĚĞůů͛ŽƌŐĂŶŝĐŽ Ğ ƉŽŝ ƉĞƌ ů͛ĂĐƋƵŝƐƚŽ ĚĞŝ giocatori. STARTING LINEUP Fino a 2 ore ƉƌŝŵĂ ĚĞů ƉƌŝŵŽ ĂŶƚŝĐŝƉŽ Ěŝ ŽŐŶŝ ŐŝŽƌŶĂƚĂ ů͛ƵƚĞŶƚĞ ƉŽƚƌă ƐĐŚŝĞƌĂƌe (e successivamente anche modificare) la squadra. Ogni utente può stabilire i minuti di impiego di ciascun giocatore del suo roster, rispettando, tuttavia, alcune regole. Per ogni squadra, infatti, sarà obbligatorio attribuire minuti ad un minimo di 9 giocatori e nessuno potrà essere schierato per meno di 5 minuti né più di 35 minuti. I giocatori schierati nello starting five non potranno giocare più di 35 minuti ciascuno, mentre i cosiddetti panchinari dovranno sempre contribuire ai 200 minuti di squadra complessivi con un impiego minimo di 65 minuti. Il minutaggio dei giocatori (5 schierati in campo e 7 in panchina) dovrà sempre rispettare il seguente limite minimo/massimo:

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RUOLO GIOCATORI 3 playmaker 4 guardie / ali piccole 3 ali pivot 2 pivot

SOMMA MINUTI MINIMA 30 70 30 30

SOMMA MINUTI MASSIMA 60 90 50 50

MERCATO Ogni utente ha la possibilità di modificare il roster a disposizione intervenendo sul mercato con la ĐĞƐƐŝŽŶĞ Ěŝ ŐŝŽĐĂƚŽƌŝ Ğ ů͛ĂĐƋƵŝƐƚŽ Ěŝ Ăůƚƌŝ͘ /ů ǀĂůŽƌĞ Ěŝ ĐŝĂƐĐƵŶ ŐŝŽĐĂƚŽƌĞ ǀĂƌŝĞƌă ĚŽƉŽ ŽŐŶŝ ŐŝŽƌŶĂƚĂ ŝŶ base alla prestazione reale fornita e il fanta allenatore, cedendo un giocatore, incasserà il valore in quel momento. Con i crediti eventualmente risparmiati al momento della composizione del roster nonché quelli derivanti dalle cessioni dei giocatori, gli utenti potranno effettuare acquisti secondo le s eguenti modalità: - 2 cambi settimanali (nella modalità Free Agent), per un totale complessivo di 24 tesseramenti stagionali (i 12 giocatori iniziali + 12 possibili cambi); - 3 cambi settimanali (nella modalità General Manager) con un totale di 30 tesseramenti stagionali (i 12 giocatori iniziali + 18 possibili cambi); Al limite previsto per i cambi non concorrono quei giocatori che dovessero lasciare la categoria durante la stagione perché trasferiti in categorie inferiori/superiori o andare all ͛ĞƐƚĞƌŽ͕ ƚĂŐůŝĂƚŝ͕ infortunati etc... c Al fanta allenatore sarà riconosciuto automaticamente, in termini di crediti, il valore di mercato al momento della loro sostituzione. Non concorreranno al raggiungimento del numero massimo dei tesseramenti nemmeno quei cambi obbligati previsti in fase di asta (Lega ƉƌŝǀĂƚĂ Ğ ĂƐŬĞƚƚŝĂŵŽ ƵƉͿ ƋƵĂŶĚŽ ĚƵĞ ƐƋƵĂĚƌĞ ĚŽǀƌĂŶŶŽ ƌŝĐŽƌƌĞƌĞ ĂůůĞ ͞ďƵƐƚĞ͟ ƉĞƌ ĂŐŐŝƵĚŝĐĂƌƐŝ ŝ giocatori in comune. >͛allenatore può essere cambiato, 1 volta ĐŽŶ ů͛ŝƐĐƌŝnjŝŽŶĞ ďĂƐĞ͕ 3 volte nella modalità GM, sempre rispettando i limiti dei crediti a disposizione della fanta squadra.

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REGOLAMENTO COME SI GIOCA

͞^ŽƚƚŽ ĂŶĞƐƚƌŽ͟ è un fantasy game, ossia un gioco dove ogni utente, una volta iscritto fornendo ͞Sottocognome, Canestro͟ ğ ƵŶĂ ĨĂŶƚĂƐLJ ŐĂŵĞ ĂůůĂ creare ƉĂůůĂĐĂŶĞƐƚƌŽ͘ ƵƚĞŶƚĞ ƉĞƌ ƉŽƚĞƌ ŐŝŽĐĂƌĞ nome, data di nascita, indirizzoĚĞĚŝĐĂƚŽ mail, potrà e gestire KŐŶŝ la propria squadra virtuale di deve innanzitutto registrarsi gratuitamente (Free Agent Division) oppure a pagamento (General basket, scegliendo se giocare con il campionato di serie A oppure di serie A2 ovvero con entrambi. Manager Division). Successivamente dovrà scegliere se partecipare al campionato italiano di serie Nello scegliere il nome della squadra non si dovranno usare espressioni offensive o che abbiano A, oppure a quello di A2 o anche ad entrambi. riferimenti di tipo politico o religioso. In caso contrario il soggetto promotore si riserva il diritto di >͛ƵƚĞŶƚĞ ĚŽǀƌă ƐĐĞŐůŝĞƌĞ ŝů ŶŽŵĞ ;ƌŝƐƉĞƚƚĂŶĚŽ ůĞ ŶŽƌŵĞ ƉƌĞǀŝƐƚĞ ŶĞů ƌĞŐŽůĂŵĞŶƚŽͿ͕ ůŽ ƐƚĞŵŵĂ Ğ ůĂ cancellare la squadra e di perseguire i trasgressori a norma di legge per eventuali violazioni del canotta della squadra. codice civile o penale. ROSTER Gli utenti potranno registrarsi sia gratuitamente (Free Agent Division) che a pagamento, (General CoŶ ŝ ĐƌĞĚŝƚŝ Ă ĚŝƐƉŽƐŝnjŝŽŶĞ ů͛ƵƚĞŶƚĞ ĚŽǀƌă ĐŽƐƚƌƵŝƌĞ ŝů ƉƌŽƉƌŝŽ roster che sarà composto Manager Division): nel primo caso avranno accesso unicamente al torneo con classifica generale diversamente a seconda del campionato con cui si è scelto di giocare. Sia per la Serie A che per ĚĞĚŝĐĂƚĂ͕ ŵĞŶƚƌĞ ŶĞůůĂ ƐĞĐŽŶĚĂ ŵŽĚĂůŝƚă͕ ŽůƚƌĞ Ă ĐŽŵƉĞƚĞƌĞ ŝŶ ƵŶ͛ĂƉƉŽƐŝƚĂ ĐůĂƐƐŝĨŝĐĂ ŐĞŶĞƌĂůĞ͕ la Serie A2 si dovrà ingaggiare un totale di 12 giocatori (3 playmaker, 4 fra guardie e ali piccole, 3 avranno a disposizione un maggior numero di crediti per effettuare operazioni di mercato, ali pivot e 2 pivot) più un allenatore. Differente è, invece, la composizione del roster per la beneficiando anche di unperché numero superiore, una per legala nazionalità dei giocatori perdilatesseramenti Serie A bisognerà averepotranno 6 stranieripartecipare e 6 italiani ad mentre privata dove poter sfidare gli altri avranno la possibilità di qualificarsi alla serie A2 il roster sarà composto da 10utenti italianie,e infine, 2 stranieri. ͞Baskettiamo Con la Silver Cup͘͟ League e la Golden League ů͛ĂůůĞƐƚŝŵĞŶƚŽ ĚĞů ƌŽƐƚĞƌ ƐĂƌă ůŝďĞƌŽ ŵĞŶƚƌĞ ĐŽŶ ůĂ Lega /ů ĐŽƐƚŽ Ě͛ŝƐĐƌŝnjŝŽŶĞ General Manager Division Manager ğ Ěŝ ϱΦ ƉĞƌ ƉĂƌƚĞĐŝƉĂƌĞ Ăů ĐĂŵƉŝŽŶĂƚŽ Ěŝ ƐĞƌŝĞ Privata (riservata alla esclusivamente alla General Division) è prevista ƵŶ͛ĂƐƚĂ ŝŶŝnjŝĂůĞ ŝŶ o busta di seriechiusa A2, Ěŝ ϴΦ ƐĞ Ɛŝ ǀƵŽůĞ ŐŝŽĐĂƌĞ ĐŽŶ ĞŶƚƌĂŵďŝ ŝ ĐĂŵƉŝŽŶĂƚŝ. e successive aste ƉƌŝŵĂ ƉĞƌ ŝů ĐŽŵƉůĞƚĂŵĞŶƚŽ ĚĞůů͛ŽƌŐĂŶŝĐŽ Ğ ƉŽŝ ƉĞƌ ů͛ĂĐƋƵŝƐƚŽ ĚĞŝ giocatori. COMPOSIZIONE ROSTER Con i crediti LINEUP a disposizione si dovrà costruire un roster con differente composizione a seconda del STARTING campionato il quale si deciderà di giocare: optando per la serie A, la squadra sarà composta Fino a 2 orecon ƉƌŝŵĂ ĚĞů ƉƌŝŵŽ ĂŶƚŝĐŝƉŽ Ěŝ ŽŐŶŝ ŐŝŽƌŶĂƚĂ ů͛ƵƚĞŶƚĞ ƉŽƚƌă ƐĐŚŝĞƌĂƌe (e successivamente daanche 1 allenatore e 12lagiocatori playmaker, 4 guardie/ali 3 ali/pivot e 2ciascun pivot) da scegliere modificare) squadra.(3Ogni utente può stabilire ipiccole, minuti di impiego di giocatore del con formula del 6+6 (6tuttavia, fra comunitari ed extracomunitari e 6 italiani) mentre, se si opta per il suolaroster, rispettando, alcune regole. Per ogni squadra, sarà obbligatorio attribuireƵŶ minuti ad un minimo di 91 giocatori e nessuno campionato di serieinfatti, A2͕ ů͛ƵƚĞŶƚĞ ĚŽǀƌă ƐĐĞŐůŝĞƌĞ ĂůůĞŶĂƚŽƌĞ Ğ ƐĞŵƉƌĞ allenatore e 12 potrà essere schierato 4 perguardie/ali meno di 5piccole, minuti né più di 35 eminuti. I giocatori schierati starting giocatori (3 playmaker, 3 ali/pivot 2 pivot) da scegliere connello la formula five non potranno giocare ipiù di 35 ʹminuti ciascuno, ed mentre i cosiddetti panchinari del 10+2 (10 italiani ʹ compresi passaportati e 2 fra comunitari extracomunitari). dovranno sempre contribuire ai 200 minuti di squadra complessivi con un impiego minimo di 65 > ͞^d Zd/E' >/E hW͟ > DK /&/ , minuti. EĞůůĂ ƐĞnjŝŽŶĞ ͞Starting lineup͟ ů͛ƵƚĞŶƚĞ ƉŽƚƌă ƐĐŚŝĞƌĂƌĞ ;Ğ ƐƵĐĐĞƐƐŝǀĂŵĞŶƚĞ ĂŶĐŚĞ ŵŽĚŝĨŝĐĂƌĞͿ ůĂ Il minutaggio schierati in campo 7 in panchina) dovrà saranno sempre rispettare squadra fino a 2dei oregiocatori prima del(5primo anticipo di ognie giornata e i punteggi aggiornati il seguente limite minimo/massimo: entro le ore 21 ĚĞů ŐŝŽƌŶŽ ƐƵĐĐĞƐƐŝǀŽ Ăůů͛ƵůƚŝŵŽ ƉŽƐƚŝĐŝƉŽ͘ Per ogni squadra sarà obbligatorio attribuire minuti ad un minimo di 9 giocatori e nessuno potrà essere schierato per più di 35 minuti(questo anche per dare un peso ai falli commessi che

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altrimenti sarebbero una componente senza troppo rilievo) né meno di 5 minuti; i giocatori ĚĞƐƚŝŶĂƚŝ ŝŶŝnjŝĂůŵĞŶƚĞ ĂůůĂ ƉĂŶĐŚŝŶĂ ĚĂůů͛ƵƚĞŶƚĞ ĚŽǀƌĂŶŶŽ sempre contribuire al minutaggio totale di squadra (200 minuti) con un minimo di 65 minuti. Il minutaggio dei giocatori (5 schierati in campo e 7 in panchina) dovrà sempre rispettare il seguente limite minimo/massimo: RUOLO GIOCATORI

SOMMA MINUTI MINIMA

SOMMA MINUTI MASSIMA

3 playmaker

30

60

4 guardie / ali piccole

70

90

3 ali pivot

30

50

2 pivot

30

50

ATTRIBUZIONE DEI PUNTI dƵƚƚŝ ŝ ĐŽŵƉŽŶĞŶƚŝ ĚĞů ƌŽƐƚĞƌ ƉŽƚƌĂŶŶŽ ĐŽŶƚƌŝďƵŝƌĞ ĂůůĂ ǀŝƚƚŽƌŝĂ͕ ƐĂƌă ů͛ƵƚĞŶƚĞ ƐƚĞƐƐŽ Ă ƐƚĂďŝůŝƌĞ come, scegliendo per ogni giocatore a disposizione, quanti minuti dovrà giocare in ogni partita. Il punteggio dei giocatori di ogni squadra sarà calcolato moltiplicando la reale valutazione al minuto ottenuta da ogni giocatore per i minuti virtuali che il fanta ʹ allenatore avrà stabilito ante post, arrotondando sempre i decimali per difetto. Bonus/Malus Allenatore >͛ĂůůĞŶĂƚŽƌĞ͕ ŝŶ ďĂƐĞ Ăů ƌŝƐƵůƚĂƚŽ ĐŽŶƐĞŐƵŝƚŽ ĚĂůůĂ ƐƵĂ ƐƋƵĂĚƌĂ ƌĞĂůĞ͕ ĐŽŶƚƌŝďƵŝƐĐĞ Ăů ƉƵŶƚĞŐŐŝŽ ĚĞůůĂ fanta ʹ squadra, generando bonus ovvero malus. Specificamente saranno attribuiti ulteriori punti con allenatore vincente nella realtà in base ai seguenti criteri: 2 punti con successo della squadra reale fino a 14 punti di scarto; -

3 punti con successo della squadra reale con 15 o + punti di scarto; 6 punti con successo della squadra reale con 20 o + punti di scarto e realizzando anche 100 o + punti. Ě ĞƐĞŵƉŝŽ͕ ů͛ĂůůĞŶĂƚŽƌĞ z ŐƵŝĚĂ ůĂ ƉƌŽƉƌŝĂ ƐƋƵĂĚƌĂ ƌĞĂůĞ ĂůůĂ ǀŝƚƚŽƌŝĂ ƉĞƌ ϭϬϱ ʹ 80: nel calcolo dei punti della fanta ʹ squadra, quel coach né porterà in dote 6 poiché ha vinto con oltre 20 punti di margine, toccando (e superando) anche quota 100. sŝĐĞǀĞƌƐĂ͕ ƐĞ ů͛ĂůůĞŶĂƚŽƌĞ ƐĐĞůƚŽ ĚĂůů͛ƵƚĞŶƚĞ ĚŽǀĞƐƐĞ ƉĞƌĚĞƌĞ ůĂ ƉƌŽƉƌŝĂ ŐĂƌĂ Ěŝ ĐĂŵƉŝŽŶĂƚŽ ƌĞĂůĞ alla fanta ʹ squadra saranno tolti 2 punti con sconfitta della squadra reale fino a 14 punti di scarto; 3 punti con sconfitta della squadra reale con 15 o + punti di scarto; -

6 punti con sconfitta della squadra reale con 20 o + punti di scarto e realizzando anche 100 o + punti. ͛ ŝŶŽůƚƌĞ ƉƌĞǀŝƐƚŽ ƵŶ bonus di 3 punti ƉĞƌ ƚƵƚƚĞ ƋƵĞůůĞ ƐƋƵĂĚƌĞ ĐŚĞ ƵƚŝůŝnjnjĞƌĂŶŶŽ ů͛ŝŶƚĞƌŽ ƌŽƐƚĞƌ (cioè tutti i 12 giocatori a disposizione) con un minimo di 5 minuti ciascuno. Nel caso in cui ci sia, per qualsivoglia motivo, una sospensione o un rinvio di una gara tale da non avere più la contemporaneità con le altre partite di quella giornata di campionato, i giocatori delle formazioni ĐŽŝŶǀŽůƚĞ ƌŝĐĞǀĞƌĂŶŶŽ ƵŶ ƉƵŶƚĞŐŐŝŽ Ě͛ƵĨĨicio di 5 punti. Tutte le squadre iscritte al gioco che si 25 ©RIPRODUZIONE RISERVATA


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ƌĞŐŝƐƚƌĞƌĂŶŶŽ ĚŽƉŽ ůĂ ƉƌŝŵĂ ŐŝŽƌŶĂƚĂ Ěŝ ĐĂŵƉŝŽŶĂƚŽ ƌŝĐĞǀĞƌĂŶŶŽ ƵŶ ƉƵŶƚĞŐŐŝŽ Ě͛ŝŶŐƌĞƐƐŽ ƉĂƌŝ Ă 60

COME SI GIOCA

punti per ogni giornata non disputata e, in caso di parità nella classifica generale o nelle sfide di coppa e lega privata, si riterrà vincitrice la squadra che si è iscritta prima al concorso. Ai fini del calcolo del punteggio valgono solo ed esclusivamente i dati riportati nei tabellini ufficiali sul sito www.legabasket.it e sul sitowww.legapallacanestro.com. La crew di Sottocanestro.it ha il potere di legiferare su qualunque aspetto del gioco, quali ad esempio: infrazioni o interpretazioni regolamentari, attribuzione di punteggi, interventi per comportamenti offensivi o di cattivo gusto messi in atto dai partecipanti. Le decisioni assunte sono definitive e inappellabili; qualora si ritenesse necessario, lo staff ha il diritto di apportare qualunque modifica al gioco e alle regole: qualsiasi intervento o modifica o decisione verrà comunicata nella Home Page di gioco. ͞Sotto Canestro͟ ğ ƵŶĂ ĨĂŶƚĂƐLJ ŐĂŵĞ ĚĞĚŝĐĂƚŽ ĂůůĂ ƉĂůůĂĐĂŶĞƐƚƌŽ͘ KŐŶŝ ƵƚĞŶƚĞ ƉĞƌ ƉŽƚĞƌ ŐŝŽĐĂƌĞ MERCATO deve innanzitutto registrarsi gratuitamente (Free Agent Division) oppure a pagamento (General Nel corso della stagione ogni squadra, dopo aver completato il roster, può operare sul mercato Manager Division). Successivamente dovrà scegliere se partecipare al campionato italiano di serie tagliando i giocatori a disposizione ed acquistandone altri. Il valore di mercato di ciascun giocatore A, oppure a quello di A2 o anche ad entrambi. varierà dopo ogni giornata in base ai criteri stabiliti dal soggetto promotore. >͛ƵƚĞŶƚĞ ĚŽǀƌă ƐĐĞŐůŝĞƌĞ ŝů ŶŽŵĞ ;ƌŝƐƉĞƚƚĂŶĚŽ ůĞ ŶŽƌŵĞ ƉƌĞǀŝƐƚĞ ŶĞů ƌĞŐŽůĂŵĞŶƚŽͿ͕ ůŽ ƐƚĞŵŵĂ Ğ ůĂ I canotta crediti eventualmente della squadra. risparmiati al momento della composizione del roster potranno essere ƌĞŝŵƉŝĞŐĂƚŝ ŶĞůůĂ ƐĞnjŝŽŶĞ ͞Mercato͕͟ ĚŽǀĞ Ɛŝ ƉŽƚƌă ŝŶƚĞƌǀĞŶŝƌĞ ƐĞĐŽŶĚŽ ůĞ ƐĞŐƵĞŶƚŝ ŵŽĚĂůŝƚă͗ ROSTER 24 tesseramenti stagionali (i 12 giocatori iniziali + 12 possibili cambi) - modalità Free CoŶ ŝ ĐƌĞĚŝƚŝ Ă ĚŝƐƉŽƐŝnjŝŽŶĞ ů͛ƵƚĞŶƚĞ ĚŽǀƌă ĐŽƐƚƌƵŝƌĞ ŝů ƉƌŽƉƌŝŽ roster che sarà composto Agent); diversamente a seconda del campionato con cui si è scelto di giocare. Sia per la Serie A che per 30 tesseramenti stagionali (i 12 giocatori iniziali + 18 possibili cambi) - modalità General la Serie A2 si dovrà ingaggiare un totale di 12 giocatori (3 playmaker, 4 fra guardie e ali piccole, 3 Manager. ali pivot e 2 pivot) più un allenatore. Differente è, invece, la composizione del roster per la Alnazionalità limite previsto per i cambi nonper concorrono quei giocatori dovessero la categoria dei giocatori perché la Serie A bisognerà avereche 6 stranieri e 6lasciare italiani mentre per la durante la stagione perché trasferiƚŝ ŝŶ ĐĂƚĞŐŽƌŝĞ ŝŶĨĞƌŝŽƌŝͬƐƵƉĞƌŝŽƌŝ Ž ĂŶĚĂƌĞ Ăůů͛ĞƐƚĞƌŽ͕ ƚĂŐůŝĂƚŝ͕ serie A2 il roster sarà composto da 10 italiani e 2 stranieri. infortunati etc... Al fanta sarà riconosciuto automaticamente, in termini di ĐŽŶ crediti, il Con la Silver League e laallenatore Golden League ů͛ĂůůĞƐƚŝŵĞŶƚŽ ĚĞů ƌŽƐƚĞƌ ƐĂƌă ůŝďĞƌŽ ŵĞŶƚƌĞ ůĂ Lega valore di (riservata mercato al momento della sostituzione: se,Division) ad esempio, il giocatore ha unaŝŶ Privata esclusivamente allaloro General Manager è prevista ƵŶ͛ĂƐƚĂ KŝŶŝnjŝĂůĞ ƋƵŽƚĂnjŝŽŶĞ Ěŝ ϲϬ͘ϬϬϬ Ğ ǀŝĞŶĞ ͞ƚĂŐůŝĂƚŽ͟ ĚĂůůĂ ƐƵĂ ƐƋƵĂĚƌĂ ƌĞĂůĞ͕ Ăůů͛ƵƚĞŶƚĞ Ğ ƐĂƌă ƌŝĐŽŶŽƐĐŝƵƚŽ busta chiusa e successive aste ƉƌŝŵĂ ƉĞƌ ŝů ĐŽŵƉůĞƚĂŵĞŶƚŽ ĚĞůů͛ŽƌŐĂŶŝĐŽ ƉŽŝ ƉĞƌ ů͛ĂĐƋƵŝƐƚŽ ƵŶ ĚĞŝ giocatori. ďƵĚŐĞƚ Ěŝ ϲϬ͘ϬϬϬ ĐƌĞĚŝƚŝ ĚĂ ƐŽŵŵĂƌĞ Ăůů͛ĞǀĞŶƚƵĂůĞ ĐƌĞĚŝƚŽ ƌĞƐŝĚƵŽ ƉĞƌ ƌĞƉĞƌŝƌĞ ŝŵŵĞĚŝĂƚĂŵĞŶƚĞ ƵŶ sostituto di pari ruolo e completare numericamente il proprio roster prima dello svolgimento della STARTING LINEUP successiva gara di campionato. Fino a 2 ore ƉƌŝŵĂ ĚĞů ƉƌŝŵŽ ĂŶƚŝĐŝƉŽ Ěŝ ŽŐŶŝ ŐŝŽƌŶĂƚĂ ů͛ƵƚĞŶƚĞ ƉŽƚƌă ƐĐŚŝĞƌĂƌe (e successivamente Non concorreranno raggiungimento del può numero massimo tesseramenti nemmeno quei anche modificare) laalsquadra. Ogni utente stabilire i minutidei di impiego di ciascun giocatore del cambi obbligati previsti in fase dialcune asta (Lega suo roster, rispettando, tuttavia, regole.privata e Baskettiamo Cup) quando due squadre Per ogni ƌŝĐŽƌƌĞƌĞ ĂůůĞ ͞ďƵƐƚĞ͟ ƉĞƌ ĂŐŐŝƵĚŝĐĂƌƐŝ ŝ ŐŝŽĐĂƚŽƌŝ ŝŶ ĐŽŵƵŶĞ͘ squadra, infatti, sarà obbligatorio attribuire minuti ad un minimo di 9 giocatori e nessuno dovranno potrà essere schierato per meno 1divolta 5 minuti né più di 35 minuti. I giocatori schieratiGM, nellosempre starting >͛allenatore può essere cambiato, ĐŽŶ ů͛ŝƐĐƌŝnjŝŽŶĞ ďĂƐĞ͕ 3 volte nella modalità five non i potranno giocare più di 35della minuti rispettando limiti dei crediti a disposizione fantaciascuno, squadra. mentre i cosiddetti panchinari dovranno sempre contribuire ai 200 minuti di squadra complessivi con un impiego minimo di 65 minuti. Il minutaggio dei giocatori (5 schierati in campo e 7 in panchina) dovrà sempre rispettare il seguente limite minimo/massimo:

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FRE E AGEN T DIVISION

͞Sotto Canestro͟ ğ ƐƚƌƵƚƚƵƌĂƚŽ ŝŶ ĚƵĞ ƐĞnjŝŽŶŝ͕ ůĂ Free Agent Divi vission e la General Manager Division. La prima sarà aperta a tutti gli utenti che decideranno di registrarsi al gioco in maniera gratuita Ğ ƉĂƌƚĞĐŝƉĂƌĞ ĐŽƐŞ ĂĚ ƵŶĂ ĐůĂƐƐŝĨŝĐĂ ŐĞŶĞƌĂůĞ ĚĞŶŽŵŝŶĂƚĂ ͞Silver League͟, che ƉƌĞŶĚĞƌă ŝů ǀŝĂ ŝŶ ĐŽŶĐŽŵŝƚĂŶnjĂ ĐŽŶ ů͛ŝŶŝnjŝŽ ĚĞů ĐĂŵƉŝŽŶĂƚŽ Ěŝ ďĂƐŬĞƚ Ěŝ ƐĞƌŝĞ ;Ž ƐĞƌŝĞ Ϯ ƐĞ ů͛ƵƚĞŶƚĞ ƐĐĞŐůŝĞƌă ƉƌĞůŝŵŝŶĂƌŵĞŶƚĞ ƋƵĞƐƚĂ ŽƉnjŝŽŶĞͿ͘ FREE AGENT DIVISION Decidendo di giocare con il campionato di serie A ƐĂƌă ƉŽƐƐŝďŝůĞ ƐĐĞŐůŝĞƌĞ ů͛ĂůůĞŶatore e costruire il proprio roster, composto da 12 giocatori, utilizzando 2.000.000 di crediti a disposizione. Si potranno effettuare 2 operazioni di mercato a settimana per un totale complessivo di 24 tesseramenti stagionali (12 giocatori di partenza + 1Ϯ ŶƵŽǀŝ ŐŝŽĐĂƚŽƌŝ ĂĐƋƵŝƐƚĂďŝůŝ ŝŶ ĐŽƌƐŽ Ě͛ŽƉĞƌĂͿ e sarà inoltre possibile cambiare 1 volta il proprio coach, sempre rispettando i limiti imposti dai fanta crediti a disposizione. EĞůů͛ŝƉŽƚĞƐŝ ŝŶ ĐƵŝ ů͛ƵƚĞŶƚĞ ĚĞĐŝĚĞƌă Ěŝ ŐŝŽĐĂƌĞ ĐŽŶ ŝů ĐĂŵƉŝŽŶĂƚŽ Ěŝ serie A2, sarà possibile scegliere ů͛ĂůůĞŶĂƚŽƌĞ Ğ ĐŽŵƉŽƌƌĞ ŝů ƉƌŽƉƌŝŽ ƌŽƐƚĞƌ͕ ĨŽƌŵĂƚŽ ĚĂ ϭϮ ŐŝŽĐĂƚŽƌŝ͕ ƵƚŝůŝnjnjĂŶĚŽ ŝů 1.000.000 di crediti a disposizione. Si potranno effettuare 2 operazioni di mercato a settimana per un totale complessivo di 24 tesseramenti stagionali (12 giocatori di partenza + 12 nuovi giocatori acquistabili ŝŶ ĐŽƌƐŽ Ě͛ŽƉĞƌĂͿ Ğ ƐĂƌă ŝŶŽůƚƌĞ ƉŽƐƐŝďŝůĞ ĐĂŵďŝĂƌĞ ϭ ǀŽůƚĂ ŝů ƉƌŽƉƌŝŽ ĐŽĂĐŚ͕ ƐĞŵƉƌĞ ƌŝƐƉĞƚƚĂŶĚŽ ŝ limiti imposti dai fanta crediti a disposizione.

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P O R


R TAC I

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A

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L’

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di Salvatore Cavallo

E u ro p e o ave va l a -

s c i a t o l ’a m a ro i n bocca

e

sin

dal

giorno dopo la conclusione

d e l l ’av ve nt u ra co nt i n e nta l e s i

s e n t i va n o g l i s c r i c c h i o l i i . L a scintilla

p ro b a b i l m e n te

mai

s c o c c a ta n o n h a fa tt o a c c e n dere il fuoco della passione tra

S i m o n e P i a n i g i a n i e l ’ I ta l b a -

sket. Così nella testa del Presid e n te

Pe t r u c c i

e

del

suo

e n t o u ra g e è p i a n p i a n o ( m i c a

ta n t o … ) m a t u ra ta l ’ i d e a d e l l a

svo lta. Fallita la q u alificazio n e d i re tta a l l e O l i m p i a d i d i R i o

c o n l a N a z i o n a l e p i ù fo r te d i

s e m p re , c o m e d i c h i a ra t o d a l n u m e ro u n o F i p , n o n e ra p i ù

p e n s a b i l e a n d a re ava n t i , t ra -

s c i n a n d o s i f i n o a l p ro s s i m o

fo n d a m e n ta l e a p p u n ta m e n t o

p e r g l i a z z u r r i . P re s o i l co ra g gio a due mani e forte di un di-

s c re t o s o ste g n o d i u n p o p o l o

c e st i st i c o c h e h a , c o n o g n i

p ro b a b i l i tà , c o n t i n u a t o a ve d e re i n P i a n i g i a n i i l c o a c h della

Siena

schiacciassi

(e

mo lto altro an co ra alla lu ce d i c o m e è f i n i ta l a st o r i a d e l l a

Mens Sana), Gianni Petrucci ha

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d ecis o la svo lta d ell’ad d io a Pia n igia n i.

In realtà l’ex ct resta co me s u p er vis o re

d e l l e s q u a d re n a z i o n a l i m a c o s a fa rà ? Meglio a n d are o ltre…

N e g l i a m b i e n t i v i c i n i a l P re s i d e n te

d e l l a Fe d e ra z i o n e s i n a r ra c h e s u b i t o

d o p o l a c o n c l u s i o n e d e g l i E u ro p e i ,

s mo a l rich iamo d el cu o re.

D’altronde il buon Ettore già ha guidato

l ’ I ta l b a s ke t … u n a v i ta fa , b i s o g n a e n t ra re n e l l a m a c c h i n a d e l te m p o e a n -

d a re a r i t ro s o d i 1 8 a n n i , a q u e l 1 9 9 7

q u a n d o, d o p o u n l u st ro, M e s s i n a t o r-

c ’e ra u n s o l o p e n s i e ro n e l l a te sta … r i - nava a guidare quella Virtus dalla quale p o r ta re Etto re M e s s i n a s u l l a p a n c h i n a aveva s p ic cato il vo lo . L’av vent u ra a lla a z zu r ra . E p a re c h e l ’ i m p re s a , p o i re a g u i d a d e l l a N a z i o n a l e è i n i z i a ta n e l l i z za ta , n o n s i a sta ta c o s ì c o m p l i c a ta . « O n o rato e o rgo glio s o d i to rn are a ve- 1 9 9 2 , d u ra n d o 1 0 5 p a r t i te c o n u n o ro st i re l a m a g l i a a z z u r ra » , q u e sta l a r i - a i G i o c h i d e l M e d i te r ra n e o ( 1 9 9 3 ) e d s p o sta u ff iciale d el n u ovo co mmis s ario u n argento eu ro p eo ( 1997) . te c n i c o, p a ro l e c h e r i e m p i o n o d ’o rg o -

glio e rilan cian o l’entu s ias mo p er i co - O ra s i r i p a r te c o n u n c o n t ra tto b re ve ,

lo ri az zu rri.

No n c’è d u b b io ch e Etto re d ’Italia s ia il simbolo dei coaches italiani, l’emblema a z z u r ro n e l m o n d o . M e s s i n a è l ’u o m o d a l l e m i l l e e s p e r i e n ze e v i tt o r i e n e l l o

S t iva le C irc u it , n el Vec c h io C o nt in ente

brevissimo, giusto il tempo di prendere

p a r te a l l a q u a l i f i c a z i o n i p re o l i m p i c h e

ch e s i svo lgeran n o il p ro s s imo lu glio . È

sta t o i l te c n i c o c a ta n e s e a n o n v o l e re u n a c co rd o l u n go, co m e h a r i b a d i to i n

m a a n c h e d a l l ’a l t ra p a r te d e l l ’O c e a n o .

varie inter viste «Riesco a dare il meglio

d ei S an Anto n io S p u rs co n u n a f in estra

te re c h e i l c o m e b a c k a l l a g u i d a d e l -

O g gi il n o stro « Mes s i( n ) a » è as s istente aperta sull’opzione, prima o poi ci sarà, d i h e a d c o a c h d i u n a f ra n c h i g i a N b a .

No n o stante la p o s s ib ilità d i co ro n are il

i n p o c o te m p o » . M a c ’è d a s c o m m e tl ’ I ta l b a s ke t n o n d u re rà i l te m p o d i u n

ca ffè e q u e sto i n d i p e n d e nte m e nte d a i

s o gn o d i ch iu n q u e s i s ied a s u u n a p a n - r i s u l ta t i c h e t u tt i n o i c i a u g u r i a m o … china, Messina ha risposto con entusia- vin centi!

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A VO LT E . . . RITORNANO

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An co r a a N apo li, die ci an n o do po, la n u ov a sf ida di P ie r f r an ce s co Betti

È

a cura di Carmelo Barretta

noto che per costruire una casa il primo passo sia quello di gettare le fondamenta. Affinché la casa regga per decenni, inoltre, è necessario che poggi su basi solide. Ebbene, la versione 3.0 della Napoli a spicchi targata Maurizio Balbi quest’anno riparte dalla serie B ed ha innanzitutto voluto predisporre cardini solidi per ridare lustro ad una piazza che non vive soddisfazioni in questo sport dal lontano 2006. Non a caso, elemento portante di questa nuova versione, è proprio un artefice di quei fasti: l’attuale gm Pierfrancesco Betti, lo stesso che allestì, alle dipendenze di Mario Maione, uno dei roster più forti visti all’ombra del Vesuvio: Greer, Morandais, Rocca, Sesay, Stefànsson solo per citarne alcuni. La Coppa Italia vinta, la semifinale scudetto e la storica partecipazione all’Eurolega sono ricordi ancora vivi nelle menti dei tifosi azzurri. Da quel momento, purtroppo, le sorti del basket azzurro non sono state delle più rosee: i vari fallimenti susseguitesi hanno solo raffreddato la passione del popolo par-

tenopeo con la conseguente diffidenza sorta verso chiunque accosti la parola “basket” alla città di Napoli. Betti, invece, rappresenta la garanzia di un progetto che riparte e che ha come unico obiettivo quello di riportare la Napoli del basket a quella che fu soltanto 10 anni fa. Allora Betti, lei approdò a Napoli nel 2005 diventando da subito il braccio destro di Maione: 3° posto in Serie A e Coppa Italia in bacheca. Ha lasciato la squadra in Eurolega ed ora l’ha “raccolta” in serie B. Un po’ difficile da decifrare… «Eh sì, credo che in questo momento, però, l’importante sia capire che la realtà è questa, che facciamo questo campionato senza pensare a quello che è stato. Lavoriamo giorno dopo giorno affinché questa società e questa città tornino ai fasti di un tempo». Durante la sua presentazione ha dichiarato che con Balbi c’è stata subito un’intesa, specie sulla serietà del nuovo corso societario. Sono trascorsi pochissimi mesi, quindi poco per tracciare un quadro pre37 ©RIPRODUZIONE RISERVATA


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ciso, ma ritiene soddisfatte finora le premesse? «Come dissi quel giorno, quest’anno abbiamo due partite da vincere: una sul campo ed una fuori. Nonostante un roster costruito in pochissimo tempo, ritengo che i risultati dal campo stiano dando buone risposte. L’altra sfida, invece, la considero ancora più importante: non parlare di stipendi non pagati o palazzetti chiusi è una prova ancor più difficile da superare ma, al momento, credo che stiamo affrontando bene questa situazione». Come detto, la piazza partenopea ha conosciuto grandi palcoscenici, tutto sotto la sua direzione. Ora riparte dalla B: quanto è difficile, per lei e per il pubblico, doversi adattare ad un campionato del genere? «È la prima volta che mi affaccio a questa categoria. Indubbiamente il livello non è quello del passato però posso assicurare che l’impegno dei giocatori è massimo: nella gara di Scauri, ad esempio, parlai con loro prima della gara. Gli dissi che, una decina d’anni prima, la stessa maglia che indossavano era scesa a Barcellona e, per questo, chiesi la stessa grinta di quella partita. Oggi stiamo qua e dobbiamo prendere atto che siamo in questo campionato. So che per i tifosi è difficile accettare questa situazione, però credo che ripartire da zero e con basi solide non sia del tutto sbagliato». Napoli non viene da una buona stagione soprattutto per i noti problemi societari che

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hanno condizionato l’intera annata scorsa: quanto è stato difficile convincere gli attuali giocatori a fidarsi di questo progetto? «Non nascondo che la squadra è stata allestita in ritardo rispetto alle altre ed in pochissimi giorni. Non è stato facile perché c’era e c’è tuttora il rischio che i fantasmi della scorsa stagione possano ripresentarsi, ma lavoriamo giorno e notte affinché non accada. Una considerazione, ovviamente, va fatta sulla scelta di Giampaolo Di Lorenzo: napoletano di nascita e con un passato con questa casacca. Cosa ha inciso sulla sua chiamata? «Con il coach ci fu un contatto quando io ero a Reggio Emilia. Stiamo parlando di un allenatore di spessore che conosce bene il campionato e la realtà di Napoli. Ci siamo affidati a lui perché crediamo che possa essere l’allenatore del rilancio». Il roster è di ottima qualità: tante le scelte possibili con una panchina ricca che, visto il lungo cammino, tornerà utilissima. In alcune gare finora disputate, inoltre, il divario tecnico tra Napoli e le altre compagini è stato evidente. Può costituire un problema essere “fin troppo” competitivi per questo campionato? «Si, può rappresentare un problema. Sin dal primo giorno ho sempre sostenuto che il primo avversario del Napoli è il Napoli stesso. Perché se affronti le partite pensando che siano facili, il percorso sarà breve. Subito dopo la sconfitta


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di Palermo, ad esempio, mi arrabbiai con i ragazzi perché sciuparono un vantaggio di 15 punti. Questo mi infastidii notevolmente. Oggi, però, mi rendo conto che quella sconfitta ci ha fatto bene ed è servita molto: da quel momento, infatti, la squadra ha sempre dato la giusta determinazione anche in gare meno impegnative». Napoli è una piazza particolare: ci mette poco ad esaltarsi e ancor più poco a deprimersi. Crede che già una promozione quest’anno possa far riaccendere la passione nei tifosi? «L’obiettivo di quest’anno è vincere per ri-acquistare quel minimo di credibilità persa di recente. Lavoriamo sodo affinché questo possa avvenire. Se sono tornato qui, è proprio perché ho come obiettivo quello di far ritornare questa piazza dove l’ho lasciata». Questione palazzetto: dopo tre gare al PalaVeliero si è tornati al PalaBarbuto. Quanto conta giocare a Fuorigrotta? «Sono fiducioso che la vicenda riguardo al PalaBarbuto abbia trovato la giusta conclusione. Sono del parere che quella è la nostra casa. Quel palazzetto deve essere il presente ed il futuro del Napoli Basket». Il marchio di fabbrica di Betti è scoprire talenti: Ginobili è uno di questi. Qual è il miglior talento scovato? «Sicuramente tra i tanti giocatori ingaggiati c’è il rimpianto di qualcuno che non ha reso come ci si aspettava. Parlando di Napoli, comunque, non posso non citare Lynn Grerr. Anche se, a dire il vero, per me la pedina più importante di quella squadra era Jòn Stefànsson. Nonostante le criti-

che che piovvero per il suo ingaggio, lo consideravo un vero e proprio collante per la squadra». Non lo nascondiamo: l’obiettivo è Montecatini. A quelle gare, però, ci si arriva dopo 30 partite di regular season e, nella peggiore delle ipotesi, 15 di playoff. Ritiene che la formula per le promozioni in A2 sia troppo dispendiosa e che 3 promozioni per 66 squadre siano troppo esigue? «Indubbiamente la formula è fin troppo articolata ed il campionato molto lungo. Probabilmente, però, chi sale in A2 è perché se lo è meritato veramente. Speriamo – ride – di essere tra quei tre posti». Apriamo idealmente una parentesi: p e r i o d o 2006-2015: quanto è cambiato il basket italiano in questo periodo? «È cambiato tanto a livello nazionale. Basta pensare che all’epoca gli americani facevano la fila per approdare in un club italiano. Oggi, invece, un americano medio preferisce andare a giocare in Germania o in Francia». Cosa si sente di promettere alla piazza partenopea? «Sicuramente l’impegno mio e della squadra. Abbiamo come obiettivo comune quello di vincere e fare bene». In conclusione, come si vede PierFrancesco Betti tra 10 anni? «Non lo so, ma amo talmente tanto questo lavoro che spero di farlo il più a lungo possibile». (ha collaborato Carmine Casella)

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UN CANESTRO PER BRESCIA

B

rescia è città di basket da sempre, nel proprio sottosuolo cova una passione esplosiva che ha permesso, tra la seconda metà degli anni ‘70 e fino alla fine degli anni ’80, di far vivere alla città “anni d’oro” di grande pallacanestro con la mitica società di allora “Basket Brescia”. In quegli anni l’entusiasmo era alle stelle ed il palazzetto, il mitico “ciambellone” EIB, sempre al limite della capienza. Lo storico sodalizio, fondato nel lontano 1957, si sciolse definitivamente, dopo varie vicissitudini, nel 1996, privando di fatto la città del basket professionistico. In realtà, tutto il territorio bresciano è da sempre ricco di società sportive minori che hanno mantenuto vivo, a livello provinciale, un movimento cestistico non indifferente in tutte le categorie dilettantistiche. La passione ed il calore per il basket ribollivano in continuazione in attesa che prima o poi qualcosa di importante potesse accadere per

di Sergio Bonzio

riportare la pallacanestro locale su parquet nazionali. E così accadde, nel 2009, quasi in sordina e tra lo stupore degli scettici, nacque il Basket Brescia Leonessa (trasferimento del titolo sportivo della Juvi Cremona Basket e una società sportiva bresciana la Virtus Brescia) che si iscrisse al campionato di serie A dilettanti (ex B1). Fautori e realizzatori di questo nuovo progetto Matteo Bonetti e Graziella Bragaglio, cuore e anima del sodalizio bresciano. La passione intrinseca di chi si allenava in palestre di periferia e il desiderio dei più “maturi” di rivedere dopo decenni gesta cestistiche di alto livello hanno permesso che l’entusiasmo inizialmente di pochi contagiasse presto molti altri tifosi, ma anche le prime aziende divenute subito sponsor di un ambizioso progetto; in breve tempo si è raggiunto, e probabilmente anche superato, l’entusiasmo del passato, agevolato anche dal web, velocissimo veicolatore di notizie, dai so-

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cial network ad altissima partecipazione e da nuovi metodi per farsi “sentire squadra”. Dentro questa nuova cornice, nel 2012, nasce l’Associazione “Un Canestro per Brescia (U.C.B.)”, un’idea maturata con l’intento di fare squadra. Presidente del sodalizio è Michele Pelizzari, titolare dell’azienda Mistema, storico sponsor del Basket Brescia Leonessa fin dalla nascita. Michele Pelizzari, ci racconta cos’è “Un Canestro per Brescia”? «Mi piace specificare che alla parola sponsor, come Associazione, preferiamo il termine partner, l’intento infatti è stato creare una rete fra imprenditori e diventare partner di un progetto ambizioso: riportare il grande basket a Brescia. La parola partner non è stata scelta a caso: le aziende che entrano a far parte della nostra Associazione contribuiscono e diventano parte integrante della grande famiglia del Basket Brescia Leonessa. Le attività per fare matching, dare visibilità ai


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nostri soci e sviluppare relazioni fra imprenditori sono numerose: incontri B2B tra aziende, presenza dell’Associazione a manifestazioni sportive e commerciali con la presenza di tutti i loghi dei soci, partecipazioni alle trasmissioni delle televisioni locali per la diffusione del logo, operazioni di marketing personalizzate con interazione della squadra». Chi è entrato nella Associazione e chi potrà farlo per diventare partner? «Nel 2012 c’è stata una prima adesione di 12 aziende che nel giro di tre anni sono diventate, al termine della scorsa stagione, 37. Ne fanno parte aziende dei più svariati settori, dall’industria all’artigianato, da ambulatori sanitari a store di abbigliamento, dalle concessionarie di auto alla ristorazione, non ci sono preclusioni di sorta, anzi coesistono all’interno del gruppo, aziende del medesimo settore commerciale che interagiscono tra loro in termini di collaborazione reciproca; conoscersi tra sostenitori di uno stesso progetto aumenta il senso di appartenenza all’Associazione stessa.

L’intento è crescere sempre, in numero ma soprattutto in qualità dell’offerta. Non offriamo solo il classico tabellone pubblicitario nel palazzetto anzi, in molti casi è la squadra che esce e va a casa del partner». Intende che i giocatori vanno dallo sponsor? Assolutamente sì, e non solo i giocatori ma anche il coach con il proprio staff tecnico e, in alcuni casi, i collaboratori sanitari; la società Basket Brescia Leonessa ha capito che non tutto si deve e si può svolgere dentro le quattro mura di una palestra o di un palazzetto, per essere una squadra della città bisogna essere nella città. Ecco quindi che si sono creati eventi in luoghi di aggregazione quali piazze, oratori, feste di quartiere, associazioni di volontariato, ecc. Si sono aperte le porte delle case dei partner dell’Associazione ad eventi o conferenze stampa per addetti ai lavori, ma anche per i fedelissimi tifosi o semplici appassionati che magari vedono pubblicizzato l’evento che si svolge vicino a casa, ne approfittano per venire a trovare la squadra. Oltre alla visibilità dell’azienda, gli im-

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prenditori accolgono la città e si mettono personalmente a diretto contatto con i cittadini/tifosi». Visti gli ottimi risultati, verrebbe da chiederle: Tutto molto semplice? «No, decisamente tutto molto complicato, innanzitutto perché la realtà, di cui parlo e con la quale ho lavorato molto bene in questi anni, si circoscrive dentro le piccole/medie imprese del territorio locale, in alcuni casi già affermate anche oltre la provincia di Brescia; mancano invece all’appello, con un po’ di dispiacere personale, le grandi realtà industriali bresciane, quelle che hanno il nome conosciuto in tutto il territorio italiano, europeo, se non addirittura mondiale. Ve ne sono diverse in provincia di Brescia, che però non si lasciano coinvolgere, privando di fatto lo sport, non solo il basket, di possibilità concrete di crescita. Inoltre, fare le cose seriamente e dare lo stesso spazio, la stessa visibilità, le stesse opportunità a tutti gli associati non è cosa semplice; da un lato ogni settore di provenienza del partner ha le proprie caratteristiche e diversità da rispettare, dall’altro bisogna coordinare tutti gli associati e creare opportunità di incontro che rispondano alle esigenze di tutti. L’Associazione ha anche una segreteria che gestisce tutta la parte amministrativa e l’organizzazione degli eventi. Di questa parte se ne occupa Monica Peli che, come tutti coloro che “lavorano” per l’Associazione UCB, lo fa nel proprio tempo libero, a titolo totalmente gratuito, senza nessun tipo di rimborso, per amore del basket e più in generale di una cultura dello sport intesa come grande valore sociale per tutti e soprattutto per le nuove generazioni». A tal proposito, l’Associazione si occupa anche del settore giovanile? «Certamente e con grande concretezza. Se ci limitassimo solo alla prima squadra non saremmo coerenti con quanto detto. Alcuni partner in modo diretto o attra-

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verso iniziative che, coinvolgendo la prima squadra, le giovanili con le famiglie ed i tifosi, hanno permesso di acquistare materiale da usare proprio per gli allenamenti del settore giovanile durante tutta l’ultima stagione sportiva». La nuova stagione è ormai avviata, avete novità in arrivo? «In realtà per noi dell’Associazione e per la Società non c’è stato quasi lo stacco dalla fine della scorsa all’inizio di questa. Se da un lato la proprietà si è messa subito al lavoro per ridisegnare il progetto 2015/16, dall’altro l’Associazione ha continuato il lavoro per coinvolgere nuovi partner e per definire le nuove attività per gli associati o perfezionare quelle già sperimentate. Dopo tre anni un primo bilancio lo si può e si deve fare per proseguire verso il grande sogno, la massima serie». Cosa c’è di Michele Pelizzari nel motto che Lei riporta sul sito del Basket Brescia Leonessa nella sezione dedicata all’Associazione? «C’è tutto, per questo l’ho citato, credo molto nel gruppo, se funziona va tutto per il meglio, lo abbiamo ampiamente visto nella scorsa stagione. Ribadisco, ci sono molti proverbi e aforismi che parlano dell’unione e la valorizzano esaltando l’incredibile forza generata da un insieme di persone legate da un filo conduttore comune, il motto che Alexandre Dumas, nel suo capolavoro “I tre moschettieri”, coniò, sintetizza alla perfezione il mio pensiero: Tutti per uno, uno per tutti». A Brescia, come certamente in altre piazze, che partecipano al campionato di Lega A2, i desideri e le aspettative, si intrecciano con il sogno più bello e più grande. Il sogno vissuto in un (lontano) passato, che si insegue ancora oggi, per ridare alla città un ruolo da protagonista nel panorama nazionale, un sogno chiamato Serie A. Un sogno, mai sopito, che mantiene vivo quel ribollire sotterraneo dei cuori cestistici di un’intera città.


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NBA

a cura di Enrico D’Alesio

F O L L OW T H E M O N E Y

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La NBA è una Associazione che non nega in alcun modo di avere scopo di lucro. Il risultato più eclatante ottenuto da Adam Silver & Co. sarà effettivo a partire dalla stagione 2016-2017 ma fin da ora le conseguenze di quel che accadrà sono visibili, a un occhio attento, nelle politiche delle franchigie in termini di mercato e ingaggi. COSA: dal 2016-17 entrerà in vigore il nuovo contratto televisivo tra la lega americana e i broadcasters ABC (ESPN) e Turner (TNT). QUANTO: qui arrivano le notizie, perchè il contratto che va spirando chiama 930 i milioni annui che i due colossi televisivi pagano alla NBA; il contratto futuro reciterà invece…2,67 bilioni di dollari! Non è un contratto esattamente flat: prevede margini di aumento o riduzione e progressioni negli anni, ma la sostanza, su numeri simili, cambierà di poco. Si tratta, milione più milione meno, del triplo della cifra attuale. Stante il fatto che né ABC né Turner hanno mai dato prova di istinti suicidi, la NBA viene così certificata come il più grande, interessante e lucroso in termini di ritorni tra tutti i prodotti sportivi; nulla di paragonabile con gli altri sport professionistici USA, né con la Champions League o qualsiasi Torneo di rugby e nemmeno con la ricca F1. LE CONSEGUENZE: rispetto ad oggi la NBA incasserà dunque 1,74 bilioni in più e secondo le attuali ripartizioni la metà (circa 870 milioni) andrà ai giocatori, nella forma di aumento del monte stipendi delle franchigie. Mediamente, dunque, i 450 giocatori NBA (15 a roster per 30 franchigie)

passeranno da 5 milioni e 177 mila dollari di stipendio annuo a 7.110; oppure, nel caso questo flusso di denaro inducesse la Associazione a introdurre due franchigie di espansione (il ritorno di Seattle? Una squadra nel triangolo tra le due Virginia e il Kentucky? Una nello sconfinato territorio libero del Midwest nei 7 Stati compresi tra Idaho ad Ovest e Iowa ad Est?), i giocatori diventerebbero 480 e il loro stipendio medio 6,67 milioni. Questo flusso di denaro di portata addirittura onirica, però, ha già causato qualche minimo attrito tra proprietari delle franchigie e i giocatori: i proprietari sostengono che, essendo alcune squadre in perdita, ai giocatori dovrebbe andare non il 50% della cifra ma il 45% se non addirittura il 40%. La NBPA, il sindacato dei giocatori, nella persona della nuova presidentessa Michèle Roberts, avvocatessa a sei zeri del prestigioso studio Skadden – Arps, ha già fatto sapere di non essere assolutamente dello stesso parere, anzi… Per ora sono circolate solo timidissime e flebili voci di sciopero, ma, seguendo il denaro, non si può mai dare nulla per scontato. Altra conseguenza sarà l’innalzamento del monte stipendi (e di conseguenza della soglia della Luxury Tax) per le franchigie. Si tratta di una valutazione puramente “geometrica”, ma parametrando i proventi televisivi odierni e immaginando che resti costante per ogni team il basketball related income, con il nuovo contratto TV il limite potrebbe passare agevolmente dai 63 milioni di questa stagione a futuri 94 milioni (con Luxury Tax a 104). In questo senso si possono

spiegare alcuni payroll oltre i 90 mi-

lioni di dollari (OKC, Cavs, Miami,

Spurs, con Chicago e Brooklyn ad 88 e 89) e alcuni contratti di Free Agency

siglati questa estate: la sofferenza de-

terminata da quelle firme (ad esem-

pio LaMarcus Aldridge agli Spurs) e/o

dalla consistenza generale del monte

stipendi è destinata a rientrare entro

la fine della stagione 2017.

Parimenti, mosse apparse assurde,

come il contratto da 8 milioni annui

concesso dai Celtics ad Avery Bradley

nell’estate 2014, diventano più sen-

sate: stabilito che le Star son sempre

costate tanto e così continuerà ad es-

sere, sono proprio gli ingaggi dei gio-

catori medi, come AB, ad essere

destinati a “esplodere” con l’arrivo del

denaro televisivo e, rimanendo al no-

stro esempio, la mossa di Danny

Ainge, GM/PBA dei Celtics, diventa

prudente e addirittura lungimirante.

Concludendo, questo enorme flusso di dollari in più troverà una destinazione

nella NBA e la discussione sulle varie

ripartizioni, pur in punta di fioretto,

non sarà necessariamente del tutto

indolore, anche in virtù della nouvelle

vogue impressa alla NBPA dalla neo-

presidente, donna di infinita compe-

tenza e definita dai suo mentori come

“uno dei migliori avvocati di sempre nelle trattative, anche quando questa

trattativa avveniva non prima o dopo

un processo, ma al suo interno, la co-

siddetta “trattativa emozionale” che ogni grande avvocato esegue nei con-

fronti della giuria” (Charles Ogletree,

professore di legge ad Harvard). Vi

terremo informati, following the

money….

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R

E P O R T A G E Alla scoperta dei... talenti Viaggio nei settori giovanili italiani

I

PROGETTO R R E E Y Y E E R R di Enrico D’Alesio

ncontriamo Francesco Benedetti in un palazzetto vicino alla stazione di Mestre, intitolato a Davide Ancilotto. Lo chiameremo coach anche se è in toto il responsabile del Settore Giovanile della Reyer Venezia. Prima di parlarci del suo approdo in Laguna, il coach ci narra un significativo aneddoto dalle sue esperienze belgradesi. Girando per palestre e campetti insieme con i suoi amici serbi, chiese come mai un gruppo di atletici ragazzoni di 19 o 20 anni, neppure troppo scarsi, fosse stato relegato nell’orario dalle 23 in poi, persino dopo il “basket over”, quello degli ex giocatori, ora professionisti in altri ambiti, che pagano il loro orario per giocare rimembrando altri atletismi. Gli fu risposto che i ragazzoni, ormai, erano solo gente “playing for fun”: a quell’età, se avessero avuto davvero qualcosa da dare, sarebbero stati da qualche altra parte più importante. Solo 19 anni e già definiti “persi” per il basket di alto livello. Pensiero che Benedetti condivide, definendo in questo modo il suo approccio a quello che il basket Under deve essere e non comprendendo come a 22 anni si possa etichettare ancora come “giovane” un giocatore. Migliorabile si, giovane proprio no.

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A Venezia arrivò nel 2007, proveniente da Treviso, ricevendo dal presidente Brugnaro le chiavi per (ri)mettere in piedi dal nulla il settore giovanile della Reyer. Il richiamo esercitato da Treviso era allora fortissimo e per lanciare un segnale, marcare un territorio che Venezia si era lasciata scappare (pur non avendo mai perso la storica, pervasiva passione per i canestri) fu deciso di reclutare uno dei giovani più in vista della classe ’92, Marco Ceron, dando vita ad una formazione “pilota” che facesse da richiamo per il polo di attrazione che la Reyer voleva tornare ad essere. Il progetto pienamente strutturato è iniziato dalla classe ’95, quella di Nicola Akele. Oggi il Settore Giovanile orogranata si compone del solito roster di 60-70 atleti divisi per le 4 fasce di età ma ad impressionare è il metodo di gestione, impostato e portato avanti negli anni proprio da Benedetti. La Reyer si è dotata di una foresteria, capace di 9 posti divisi per tre appartamenti, più uno in cui dimora la persona deputata al controllo dei ragazzi. Nove elementi non sono venti ma nemmeno tre, e danno la dimensione della cura, accorpata alla professionalità e ad un realistico equilibrio, che la Reyer usa nell’accudire il proprio


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Settore Giovanile. Delle attività sportive si occupano gli allenatori, dei pasti una signora che segue le indicazioni di una dieta apposita preparata per i ragazzi mentre il profilo scolastico è seguito in prima persona sempre da Benedetti. Va ai colloqui con i professori dei ragazzi delle famiglie più lontane e segue progressi e risultati scolastici. In particolare ci ha parlato con entusiasmo dei risultati in campo e fuori di due ragazzi: Pipitone e Candussi. Una domanda costante nelle interviste del nostro reportage è stata quanto sia possibile/auspi-

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cabile improntare un settore giovanile di basket ad un “modello Ajax”, per il quale le varie formazioni Under giochino secondo principi condivisi (se non proprio con playbook simile) e comuni anche alla prima squadra. La risposta più decisamente positiva mi è stata data da coach Benedetti, che mi ha illustrato anche come spesso le squadre Under della Reyer si allenino tutte insieme, tenendo uniti, preferibilmente ruolo per ruolo, i 14enni e i 18enni. La condivisione di momenti comuni è uno dei principi a lui più cari: tra la fine di agosto e l’inizio di


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settembre vengono organizzate due settimane al mare (una per i 12-15enni, la seconda per il gruppo più grande) e a Natale ognuno dei ragazzi deve comprare un regalo mirato per un compagno, rigorosamente appartenente ad un’altra fascia d’età, secondo un sorteggio: queste procedure servono a far conoscere reciprocamente tutti i ragazzi, creando uno spirito di squadra tra le differenti formazioni, avvicinare i meno esperti ai più grandi, creare vincoli di amicizia e momenti di aiuto, aumentando in sostanza la cultura sportiva e la passione per il basket. E’ uno spirito davvero encomiabile e si estende alle 23 società collegate alla Reyer: Benedetti ne conosce gli allenatori e spesso presta la sua consulenza, per non tacere del fatto che i preparatori-terapisti-dottori della società maggiore sono disponibili anche per i giocatori delle società satellite. Tutte queste attività, strutture, impostazioni hanno fatto sì che la Reyer sia la prima e ad oggi unica società certificata eticamente. Avendo nominato gli staff medici, viene naturale pensare agli infortuni: secondo Benedetti l’aumento di infortuni in età sia “adulta” che giovanile è legato al numero eccessivo di partite e ai mesi in cui esse sono spalmate. Per un ragazzo di 17 anni che fac-

cia tutte le partite di categoria col club e la/le Nazionali sono possibili 12 mesi di gioco: decisamente troppo. L’impostazione di Benedetti è mirata alla presenza attiva della Reyer sul territorio, un atteggiamento simile riduce di molto l’importanza di una rete di scouting. Oltre a muoversi di persona, ha conoscenze e segnalatori che suggeriscono giocatori, e, in sostanza, vede altrove il pericolo che gli altri sport portano al reclutamento del basket. Oggi il tipo fisico che fino a poco tempo fa era richiesto dal basket (un atleta, alto, dinamico, coordinato, tanto per giustificare la famosa definizione di “atletica giocata”), è richiesto anche da altri sport; i pallavolisti si sono ingrossati, i rugbisti son diventati più agili, e i calciatori che giocano da fermo in grazia di piedi divini ormai non esistono più. La base italiana quindi è forse un po’ più ristretta di una volta, ma secondo coach Benedetti la “rete” del basket, ancora prima che col reclutamento, le modifiche dei campionati o gli stipendi, può e deve essere allargata attraverso la trasmissione di una cosa fondamentale ossia la passione per il gioco. Trasmessa quella, il ragazzo che non diventa giocatore di primo livello può diventare allenatore, arbitro, addetto alle statistiche, giornalista, o anche, meravigliosamente, papà che

porta il figlio al palazzo o mamma che macina chilometri per portare il figlio ad un allenamento. Venezia non è una città facile, ma la passione si sta trasmettendo e i risultati delle squadre sia maschili che femminili lo testimoniano. La carenza di strutture però mina un po’ l’attività del club, che si deve districare tra tre punti nevralgici: il Taliercio, il PalaAncilotto, e una terza palestra, mentre il famoso e storico “Arsenale” è logisticamente inutilizzabile per le attività giovanili e destinato ad ospitare solo eventi isolati. Inevitabile, in un incontro così amichevole e guidato dalla passione per questa disciplina, non toccare, in ordine sparso, altri argomenti inerenti la pallacanestro: di Alessandro Gentile, da lui conosciuto a Treviso e definito un “mostro” di determinazione. Un ragazzo del cui successo è stato particolarmente felice, anche per determinate difficoltà iniziali, è Daniele Sandri, ala di Casalpusterlengo con un passaggio a Roma nella scorsa stagione. C ’è chi dice che il basket stia tutto nel metterla dentro, chi sostiene che la chiave sia nel difendere alla morte ma alla fine non si può non essere d’accordo col coach: tutto può essere giusto ma la passione è l’ingrediente principale, quello che conta più di ogni altro aspetto.

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di Andrea Ninetti

TIME OUT

“Adesso andate via, voglio restare solo, con la malinconia…”. Con questo famosissimo intro, tanto caro a Massimo Ranieri, si potrebbe sintetizzare lo stato d’animo di un coach esonerato, a cui tolgono il sapore del quotidiano privandolo all’improvviso dell’amato lavoro di campo con i “suoi” ragazzi. Il tutto in nome di una scossa, una sterzata resa necessaria dal maturare di risultati non consoni alle aspettative iniziali. Duro il mestiere dell’allenatore, specie se vieni considerato un utopista, un bello e perdente, un visionario a cui manca sempre il famoso centesimo per raggiungere l’altrettanto famoso euro. Ancor più duro lasciarsi e dirsi addio se quell’utopia si è finalmente trasformata in realtà, se la forza di un’idea ha trasformato il sogno in realtà. L’ultimo (ma non ultimo) esempio sul tema, in ordine cronologico, è rappresentato da Romeo Sacchetti e la notizia del suo esonero ha fatto ancora più rumore per due aspetti poco trascurabili, quello emotivo e quello sportivo. Meo e la Sardegna, un binomio che sembrava più forte di tutti gli ostacoli, un amore infinito (ricambiato) quello del popolo sardo (non solo Sassari, è bene sottolinearlo) verso quell’allenatore che ha scritto tutte le pagine più belle della storia recente della Dinamo, il periodo più ricco di soddisfazioni per il club biancoblu. L’allenatore campione d’Italia, vincitore del triplete nella scorsa stagione (vinse anche la Supercoppa Italiana confermandosi poi in coppa Italia dopo il successo dell’anno precedente), ha pagato un inizio di stagione difficile, fatto di qualche stop inatteso in campionato e di un impatto tutt’altro che felice con l’Eurolega. Nonostante tutto però, anche in virtù di un contratto siglato fino al 2017, la panchina di Sacchetti sembrava totalmente al riparo da tempeste e invece sono riaffiorate d’un colpo quelle divergenze con il Presidente Sardara che fecero già parlare di un possibile esonero nella scorsa stagione, poco prima che la Dinamo conquistasse la seconda coppa Italia consecutiva. Se spesso i risultati mancati inchiodano gli allenatori al proprio destino, in questo caso non si è avuta la pazienza

per aspettare che si raggiungesse l’amalgama in un gruppo quasi completamente rinnovato rispetto a quello che aveva conquistato il tricolore. Alcune scelte tecniche, che immaginiamo condivise dalla dirigenza col proprio coach in fase di mercato, si sono rivelate sbagliate ma d’altronde non era certo ipotizzabile confermare in toto il roster della stagione precedente, viste le richieste astronomiche che alcuni protagonisti avevano avanzato. Resterà negli occhi l’efficacia di un gioco veloce e frizzante, inviso ai puristi della vecchia scuola ma ad alto tasso di spettacolarità, sia per il massiccio ricorso al tiro dall’arco, sia per l’atipicità dei lunghi, scelti sempre con l’intento di dare un tocco di verticalità in più al “run&gun” ideato dall’allenatore pugliese. Impossibile cancellare la Dinamo dalla pelle dopo quanto si è costruito e vinto insieme, questa la sintesi estrema della lettera con cui il coach ha voluto salutare il suo popolo, parole che racchiudono amarezza e incredulità, tutto ciò che rimane dopo anni di emozioni vissute fianco a fianco con la sua gente, quella gente che in Sardegna vive fra mille difficoltà e che attraverso i successi della Dinamo ha avuto un momento di riscatto sociale non trascurabile, attirando su di sé gli occhi di una nazione intera. Non si può cambiare tutta la squadra, più facile cambiare un uomo solo, addossandogli magari anche più colpe di quelle reali. Il cinismo la fa da padrone nella vita, volete che non sia così anche nello sport? Più in generale, è proprio la vita, con la sua “maestra ruota”, ad insegnarci che tutto ciò che c’è di bello prima o poi finisce, gli uomini passano e, in questo caso, il club e la maglia restano. Ma in certi frangenti, fortunatamente, il ricordo di un volo magnifico sopravvive alla dura realtà, consegnando di diritto alla storia sportiva un gigante buono che ha inseguito con testardaggine la sua visione fino a vincere la scommessa.

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