Favole per tutti i bambini che sono fiori (riduzione)

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DALE ZACCARIA

FAVOLE PER TUTTI I BAMBINI CHE SONO FIORI copertina e disegni Claudia Rordorf


Ai bambini tutti che sono fiori.


Ăˆ difficile fare le cose difficili: parlare al sordo, mostrare la rosa al cieco. Bambini, imparate a fare le cose difficili: dare la mano al cieco, cantare per il sordo, liberare gli schiavi che si credono liberi. Gianni Rodari



La città dei fiori Non c’era una volta. Non c’era tanto tempo fa’. C’era solo un prato immenso. Un prato grande come tutto il mondo. Rigoglioso in primavera e in estate. Verde smeraldo. Era abitato da tanti tipi di fiori, tutti i tipi di fiori, margherite, orchidee, peonie, tulipani, violette, e poi i frutti di bosco, le ciliegie, e in autunno venivano in treno le noci insieme alle castagne. La cittadina dei fiori era assai trafficata con l’arrivo del primo caldo, anche tutti gli animaletti vi si recavano per fare scorte di cibo per l’inverno. Una schiera di formiche si recava nei negozi a prendere molliche di pane, le api a turno ad acquistare succhi e nettare. Un gran via vai di lavoro e di vita. Le rose maestose erano ferme e immobili a controllare che tutto procedesse come doveva. Gli ulivi allargavano la chioma qualora il caldo si facesse troppo torbido e insistente in modo che tutti potessero riposarsi e trovare riparo all’ombra. Tutto viveva con una grazia naturale, passavano le estate gli inverni e gli autunni. In Agosto poi si festeggiava. Il prato immenso diventava tutto giallo, veniva il grano a fare gran baldoria, e balli e risate, e lucciole e cicale. Un gran rumore tutte le sere. Un rumore di gioia, di vita e allegria. Una volta l’anno c’era davvero un’aria inebriante, le formichine erano spesso ubriache e saltavano insieme ai grilli, e che dire dei grilli, davano man forte alla festa, in salti eccezionali, alcuni addirittura volavano nel cielo. In quell’occasione anche l’ape regina usciva con tutta la sua corte, e si metteva accanto alle rose, a banchettare. E colate di vino rosso via giù lungo tutto il prato grande come il mondo. I vermiciattoli erano tutti infastiditi, avrebbero voluto partecipare volentieri ma la loro natura e condizione non glielo permetteva. Erano nati e stati creati per guastare le cose belle.


Molte mele erano morte a causa loro, molti frutti si erano ammalati. Per questo le rose avevano una gendarmeria di uccelli guidati da falchi e aquile reali pronti a beccarli e a gettarli in mare, qualora i vermiciattoli avessero agito contro il cibo della vita. Erano veramente degli animali subdoli. Agivano con calcolo e lentezza. Vivevano al buio sotto terra, protetti dall’umidità. Ma per continuare a vivere, a sopravvivere, avevano bisogno di uscire fuori, di riscaldarsi, avevano bisogno di luce e di sole, perché troppa umidità li avrebbe prima o poi uccisi. Per questo studiavano tutto il tempo il modo di stare allo scoperto, e non sopportavano il fatto che sopra di loro, esistesse un mondo così vivo e rigoglioso, di cui a loro non era permesso di far parte. Pieni di rabbia e d’invidia quindi, lavoravano affinché tutta quella vita venisse meno. Per questo i falchi e le aquile reali tutti i giorni dall’alto del cielo osservavano con attenzione i loro movimenti. I vermiciattoli erano bravi ad apparire e sparire, era loro intento portare scompiglio, danneggiare, in modo che la città dei fiori e tutti i suoi abitanti non capissero mai e perché i frutti morissero e si ammalassero, portando così gran sconforto, non permettendo la naturale allegria, e la gran festa nel mese di Agosto. Le rose sovrane dell’intero prato e dell’intero mondo, comprendevano bene la condizione e la miseria a cui erano stati condannati questi esseri, costretti a sopportare la morte e il buio. Sapevano che anche quei vermiciattoli erano stati creati per dare maggior senso all’esistenza intera di fiori e animali. Ma ne conoscevano anche il pericolo. Perché la loro invidia e la loro rabbia poteva diventare forte e potente, e avrebbe potuto distruggere tutto. Per questo i cavalieri in volo nel cielo erano in ogni momento vigili e attenti e appena la situazione secondo le rose diventava più grave, ecco che loro facevano cadere un petalo dal loro manto, dando il


segnale a uccelli falchi e aquile reali di attaccare e gettare i vermiciattoli in mare. Così proseguiva l’esistenza dell’intero prato, dell’intero mondo, perché la vita sa che per poter continuare bisogna arginare il male. I fiori tutti sanno il tempo della loro esistenza, che se vengono colti, recisi o calpestati, un nuovo fiore nascerà dopo di loro.



Un Re e una Regina Ci fu un tempo, un tempo senza tempo, in cui un Re e una Regina cambiarono il mondo. Il giorno che lo fecero avevano solo tanti bambini intorno. Tutti i bambini . La Regina prese lo scettro e toccò il cielo facendo cadere tutte le stelle, i bambini raccolsero le stelle e ci costruirono tante case, la Regina allora fece cadere la Luna, una bambina la prese e ci fece un gran lago. Il Re alzò la corona e tutte le cose si colorarono, poi fece una grande risata e cacciò via tutti gli errori degli uomini, la Regina mise gli errori in un bel posto e si creò una gran foresta, una fitta e folta foresta. Una bambina allora chiese alla Regina perché spesso gli adulti sbagliassero nel fare le cose, e la Regina rispose che gli adulti facevano errori perché si erano dimenticati che anche loro un tempo erano stati bambini. Più non ne hanno memoria più sbagliano nella loro vita. Allora la bambina chiese alla Regina come si potessero aiutare questi adulti, la Regina disse che per questo motivo gli sbagli erano stati trasformati in foresta, in una foresta piena di tutti i tipi di alberi, acacie, sequoie, ciliegi, ulivi, pini, e animali i più vari, tutti dovevano imparare a stare insieme, il leone doveva imparare a governare le grida della civetta, la coccinella non doveva essere disturbata dal ronzio di mosche e zanzare, e così via dicendo, insomma, gli uomini, i grandi, dovevano far riposare il loro cuori, e ritrovare l’innocenza, perdere qualsiasi tipo di egoismo, l’ego, spiegò la Regina, produce conflitto e violenza, sentimenti miseri come l’ invidia, la prevaricazione, la bassezza, il non amore e rispetto per l’altro, solo togliendo l’ego, si potevano togliere gli errori.


Il Re a quel punto invitò tutti i bambini a fare tante bolle di sapone, perché ogni bolla di sapone era un sogno, poi prese una gran tela, e disse di dipingerla, e si mise anche lui insieme ai bambini a dipingerla, quella tela sarebbe stata la nave su cui viaggiare, andare in giro, per mare e per terra. I bambini così dopo aver dipinto per giorni insieme al Re, si misero tutti sulla nave e partirono, chi continuava a fare bolle di sapone e le gettava in ogni luogo in cui si passava, chi afferrava le nuvole e ci giocava, altri bimbi decisero di cambiare la geografia del mondo e i continenti furono così tutti disposti diversamente. Poi la Regina prese le pietre e le lanciò in cielo, e divennero tante stelle comete che i bambini tutti potevano cavalcare, salirono anche i cavallucci marini e tutti i pesci del mare. I campanelli del mondo divennero tanti fiori, le strade tutte erano ricche di gioia musica e allegria, i tamburi africani suonavano ogni giorno in America, i canguri australiani passavano festosi in Europa, le balene arrivavano a riva da ogni dove a sorridere e a tenere discorso, gli orsi polari scesero tutti giù nelle città ad accudire ogni cosa, insomma i bambini non si stancavano mai di fare, giocare, cambiare ogni cosa insieme al Re e alla Regina, la sera poi erano tutti molti stanchi, e allora il Re prima di addormentarsi raccontava loro tante storie, la prima storia che gli raccontò è come un giorno, tutti i fanciulli e le fanciulle della terra avessero cambiato il mondo.


Indice La città dei fiori Un Re e una Regina La bambina e il ciliegio Tulipano Matilda Il girasole, l’amore e le nuvole Il cavaliere, il maestro e la Regina


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