Expo Rurale Toscana - Rassegna Stampa 2011

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La Repubblica FIRENZE - 16 settembre 2011 la Repubblica

economia TOSCANA

VENERDÌ 16 SETTEMBRE 2011

10.370 kmq

2.746 mln

LA SUPERFICIE

IL VALORE

I terreni agricoli in Toscana. I boschivi sono 11.517 kmq

Il valore lordo della produzione agricola toscana deriva per 1.830 milioni da coltivazioni, per 485 milioni da allevamenti e per 431 milioni di euro da servizi connessi (vedi dettagli in tabella)

78.903 LE AZIENDE

Quelle iscritte al registro delle imprese sono 43.117

Il valore della produzione agricola In milioni di euro Coltivazioni erbacee

557

Vivaismo

Viticoltura

Allevamento

Olivicoltura

757 485 341 91

Fonte: Expo rurale 2011

■ IX

56.000

76,6 mln

GLI OCCUPATI

I FINANZIAMENTI

Nel 2010 gli occupati in agricoltura in Toscana erano 56.000 su un totale di una forza lavoro che nell’intera regione supera complessivamente un milione e mezzo di residenti

Quelli dati dalla Regione all’agricoltura nel 2010

3,4% IL PIL

E’ l’incidenza nel pil regionale dell’agricoltura

Nel borgo-impresa tutti coltivano la patata rossa Il caso Cetica, dove l’economia ruota intorno ad un prodotto tipico MAURIZIO BOLOGNI CETICA, il borgo-impresa, è un insieme di piccoli agglomerati medievali, intervallati da deliziose chiesine, appoggiato sul Pratomagno. Comune di Castel San Niccolò, provincia di Arezzo, trecento anime. Borgo-impresa Cetica lo è diventato negli ultimi dieci anni, dopo che la popolazione del posto ha riscoperto la coltura ottocentesca di un tubero che, a quanto pare, cresce solo qui: quello di una singolarissima e gustosa patata rossa. E adesso non c’è famiglia, a Cetica, che non abbia a che fare con la patata rossa. C’è chi della coltivazione ne ha fatto la propria professione e chi la pratica come seconda attività per integrare di qualche centinaio di euro il proprio reddito. «La coltivazione della patata rossa ha coinvolto tutto il paese, ne ha cambiato il tessuto socio-economico, è servita come richiamo per far conoscere e commerciare alcune produzioni agricole d’eccellenza della zona come mele, fagioli, castagne e altro ancora» dice Riccardo Borghini, presidente del Consorzio patata rossa di Cetica, nato nel 2005, e che oggi raggruppa quattordici produttori tra cui tre imprese agricole. Dieci anni fa l’ottocentesca

Il tubero era stato abbandonato In pochi anni produzione a 15 tonnellate coltura della patata rossa era di fatto abbandonata, praticata per hobby da pochi appassionati che ne ricavavano solo qualche chilo l’anno. Prima uno studio universitario, nel 2002, poi l’intraprendenza di alcuni che ha permesso di rigenerare il tubero. Oggi la patata rossa si può coltivare con un preciso disciplinare nei territori sopra i cinquecento metri di altezza sul livello del mare di sei comuni del Pratomagno, ma in realtà la produzione è concentrata in un ettaro di terreno che per l’80% si trova a Cetica e per il resto in altre due località dei comuni di Montemignaio e Poppi. In pochi anni, da zero a quindici tonnellate di produzione annua di un bene agricolo che ha caratteristiche uniche. E’ di scintillante buccia rossa, come altre lo sono, ma ha «occhi profondi» a differenza delle «sorelle» lisce. Ha polpa bianca. Rispetto alla media, ha più elevato tasso salino e meno alta quantità di acqua che ne aumentano la consistenza e la rendono speciale per la preparazione di gnocchi, purè, frittelle. Una squisitezza. Intorno alla quale si è sviluppato il piccolo business del borgo-impresa. Da Cecina a Bagno di Roma-

L’ECOMUSEO

gna, sono ormai una ventina i ristoranti nel centro Italia che si approvigionano della patata rossa dai coltivatori del borgo-impresa, che la coltivano, raccolgono, confezionano secondo regole ferree, la vendono direttamente. A due euro al chilo, in confezioni da cinque e dieci chili, si trova poi in negozi ed esercizi commerciali della media distribuzione Conad e Sma in Casentino, nelle province di Arezzo e Firenze, in Romagna. Il borgo-impresa, che ha sviluppato anche un’esperienza di teleriscaldamento e che ai visitatori attratti dal tubero offre molte altre prelibatezze e un originale «Ecomuseo del carbonaio», sembra aver margini di crescita. Dice Borghini: «Per la patata rossa di Cetica il mercato c’è».

Tre sezioni con strumenti, pannelli, scenografie e audiovisivi sul mestiere del carbonaio

IL TELERISCALDAMENTO Dal 2006 l’impianto brucia legna del bosco per riscaldare e fornire acqua calda a numerose abitazioni

LA CASA DEI SAPORI Oltre alla patata rossa valorizza il fagiolo di Garliano, prodotti ovini, suini e altre tipicità dell’alto Casentino

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Expo rurale inaugurata con la presentazione di uno studio di Unioncamere

La ricerca

Anziano e digiuno del web l’identikit dell’agricoltore NEGLI ultimi dieci anni è calata la superficie agricola coltivata (11,7%), che in Toscana è diminuita molto più di quanto sia avvenuto in tutta Italia (-2,3%), mentre il numero delle aziende agricole censite è crollato addirittura del 38,4% (meno in Italia, 32,2%). L’emorragia non si ferma: negli ultimi dieci mesi è diminuito di un altro 1,5% il numero delle imprese agricole registrate (oggi sono 43.117), oltre la metà delle quali (51,3%) si concentra nell’Area Vasta Centro-Meridionale della Toscana (province di Arezzo, Grosseto e Siena). I dati, aggiornati al 30 giugno scorso ed elaborati in uno studio di Unioncamere presentato ieri in apertura di Expo rurale che si svolge fino a domenica alle Cascine, confermano la recrudescenza del fenomeno di abbandono delle campagne toscane testimoniato dai dati provvisori del sesto Censimento generale dell’agricoltura. Ai numeri del Censimento, Unioncamere ha affiancato un’indagine, realizzata attraverso interviste fatte nel mese di luglio ad un campione di 500 imprenditori agricoli toscani. Si conferma un panorama caratterizzato dalla presenza di tante piccole imprese: nonostante dal censimento emerga una crescita della dimensione media delle aziende toscane in termini di superficie agricola utilizzata, passata da 7 a 10 ettari per azienda, il numero medio di addetti rimane estremamente contenuto: 2,3 addetti non stagionali per impresa. Un dato positivo riguarda la multifunzionalità dell’agricoltu-

Massimo Guasconi

ra toscana, con oltre il 21% delle imprese agricole che svolge anche attività di agriturismo, percentuale che sale al 32,8% quando il titolare è donna e al 39,6% quando l’imprenditore è laurea-

to. L’imprenditore agricolo tipo è un uomo di età compresa fra i 50 e i 64 anni, con al massimo un titolo di studio di scuola media inferiore. A realizzare il 37,7% del

fatturato delle imprese sono consorzi e cantine sociali, mentre il 27,5% è ricavato attraverso la vendita diretta al consumatore finale. Molto poco utilizzato il commercio elettronico (0,7%). L’export rimane basso rispetto ad altri settori: la quota di imprese esportatrici è infatti pari all’11% del totale (diverso il caso dei viticoltori, il 37,1% dei quali vende all’estero, e dei florovivaisti che esportano il 24%). I commenti sono allarmati. «L’agricoltura toscana è in profonda trasformazione — ha detto il presidente della Camera di Commercio di Siena Massimo Guasconi — La drastica riduzione del numero di aziende è un dato estremamente preoccupante tenuto conto del ruolo sociale ed ambientale interpretato dall’agricoltura nella salvaguardia del suolo e del paesaggio, nella lotta contro lo spopolamento delle aree rurali e nella costruzione dell’identità paesaggistica e culturale della nostra regione. Preoccupa — ha aggiunto Guasconi — anche la debolezza delle imprese agricole nel rapporto con il mercato finale ed in particolare con i mercati esteri, certamente da ricondurre anche alle caratteristiche del tessuto imprenditoriale che nell’87% dei casi ha meno di tre addetti, mentre il 57,4% degli imprenditori ha un titolo di studio pari o inferiore al diploma di scuola media inferiore, dato naturalmente correlato all’avanzata età media della classe imprenditoriale, con il 71% degli imprenditori di oltre 50 anni». (ma.bo.) © RIPRODUZIONE RISERVATA

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