Un quasi censimento

Page 1

La residenza è iniziata con il furto quasi autorizzato di un frigorifero. Tutte le dimore confortevoli ne hanno uno. E d’estate è l’elettrodomestico che si brama di più in assoluto. Una frescura artificiale che svolge il ruolo del focolare novembrino. Il museo con un frigorifero e qualche bevanda fresca al suo interno, in questo agosto caldo e un po’ tropicale, è diventato casa.

La grande vetrata è stata coperta con una quinta nera e sono state costruite due sale di posa. Una per il padrone di casa e una per gli ospiti (una specie di bagno di cortesia).

Per l’assedio, lungo tredici settimane Non ancora concluso.

Un quasi censimento è un tentativo di archivio sgangherato e imperfetto. Con in mente l’idea di ritrarre a distanza di dodici anni le cinquanta famiglie che Daniele, nel suo passato periodo cotignolese ha immortalato, fino ad ospitare nell’atelier persone da ogni dove. Volti indigeni e allogeni, insieme a personaggi della mitologia cittadina. Un decamerone facciario.

Casadio è stato poi accompagnato, in questi mesi di permanenza, da alcuni colleghi, amici e allievi che hanno lavorato fianco a fianco e sviluppato la propria ricerca. La quantità di scatti prodotti allo scadere di questo periodo è infinita e sfaccettata. La sala lunga di Palazzo Sforza ospita una selezione, un piccolo diario o mini-archivio. Pianeti e satelliti. Ad ognuno la propria architettura dell’immagine.

Stefano Tedioli è senz’altro il più punk e ribelle, ma con un animo bambino. Cerbottane e buratti. Gran balli dinosaureschi e manichini. Il lavoro che realizza durante la residenza unisce inesorabile la figura umana al gioco, affondando le radici in un percorso già definito e maturo, rileggendolo tuttavia in una lingua altra Uomini stella. Robottoni e sciamani. Un gioco di mimesi. Un fare quasi arcaico e rievocativo . La sala di posa come altare, volti e proiezioni come feticci.

Lorenzo Pasini invece fotografa per vocazione, o forse perché non può semplicemente farne a meno. Come fosse una specie di cyborg, la macchina fotografica gli è prolungamento, più che della mano, della mente. La crudità del reportage. Uno degli sguardi più veri del panorama ravennate. Politico e poetico convivono in una brutalità provinciale e bucolica.

Daniele, che conduce il suo studio come una sorta di bottega rinascimentale, ritrae e cattura con lo sguardo, un po’ pittore e un po’ rapace. L’erotismo del buio e dell’imperfetto. Un’indagine fin dentro i pori della pelle. Iridi, pelurie e qualche capillare. Un burattinaio che forza ed espone le sue marionette a pose costrette, contorsioni, composizioni di arti ed equilibrismi, poi i flash abbacinanti. Come una sorta di antico e potente mago restituisce un teatro dagli artefatti meravigliosi. Infine lo stupore.

Istintivo è il pensare a un ipotetico dialogo ancora, tra Casadio e Varoli, che del resto ha ospitato silente la nostra presenza in queste settimane Mascheroni, ritratti e molti volti. Una certa affinità li lega tramite lo sguardo feroce e rapitore, comune ai due Maestri lontani nel tempo che si parlano per immagini. Una sordità remota che risuona nella volontà di predare. Ancora il cenacolo. A ognuno i propri discepoli. Plinio ci dice che il primo ritratto nacque quando un ceramista vide l’ombra di un uomo sul muro e ne tracciò le sembianze con dell’argilla. Non l’uomo, né la sua ombra, ma la parvenza di essa. Tre volte lontana dal vero. Ancora spettri e fantasmi.

Persone, nostalgie e una famiglia. Una convivenza e l’intimità di una casa sempre aperta.

Martina, Alessia, Gioele, Melissa, La Famiglia Mariani, Anna (Rollei), La Famiglia Tedioli-Benini, Mauro, Coppi, Antonia, Lucia e Franco, Federico, Mario e l’Ilva che non si piace mai, Andrea, Sara, Vitaly e una nonna dallo sguardo di ghiaccio che quella sera avrebbe cucinato il coniglio per tutta la famiglia.

Ad oggi, una mostra.

Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.