Pentecoste 2009

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AZIENDA PUBBLICA DI SERVIZI ALLA PERSONA “S. SPIRITO - FONDAZIONE MONTEL”

IL PONTE numero 1 – anno XXV I

Pentecoste 2009


EDITORIALE di Bolgia Cristina e Brol Silvano

Sommario La Casa informa L’etica dell’assistenza

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L’angelo della Casa

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Bilancio d’esercizio

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Rassegna stampa

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Gli eventi …

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I progetti Le nostre ricette

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La classe seconda di Zivignago ...

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Storia & storie La valle dei Mocheni

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Morari - cavaleri e filanda

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Ricordi di scuola

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Pensieri, riflessioni, racconti, ... Racconti di vita

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Il Santo Spirito, Viola e noi ...

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Un grazie ...

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La mia stanza

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L’angolo della poesia

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Ricordi ... Due ragazze di montagna

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Concorso

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Domenica 31 maggio ricorre la festa della “Pentecoste, nella sede di Via Pive la cappella è dedicata allo Spirito Santo, patrono della nostra Casa. Ed eccoci qui con l’edizione de “Il Ponte”, primo numero del 2009. Dopo la partecipazione al concorso U.P.I.P.A “Memorie de Morosi e Storie de Sposi” (uno sguardo sull’affettività degli anziani in RSA) nel 2008, quest’anno vede la Casa iscritta al nuovo concorso che avrà come tema l’acqua in tutti i suoi aspetti (lavorativo, ludico, meteorologico, …). A pagina 27 troverete tutte le informazioni e le indicazioni utili per collaborare con noi alla realizzazione degli elaborati. In questo numero è forte la partecipazione degli Ospiti e dei familiari con la presentazione di ricordi e significativi momenti di vita. Continua la collaborazione tra l’Azienda e la “Comunità locale” con la messa a disposizione di spazi per iniziative e manifestazioni rivolte ai cittadini ma soprattutto agli Ospiti. Nella rubrica “Gli eventi …” si è dato spazio alle manifestazioni che si sono svolte in questi primi mesi. Con l’inizio dell’estate ci saranno occasioni per partecipare ad iniziative promosse dall’Azienda, dal Movimento Pastorale di Pergine e da altri Enti. Fin d’ora possiamo invitare Ospiti, familiari e volontari alle varie iniziative promosse. Nel lasciarvi alla lettura del giornale e ringraziando tutti gli articolisti che hanno collaborato con noi per la riuscita del periodico, auguriamo a tutti una BUONA ESTATE!!!

Foto di copertina:

“L’Angelo della Casa” di Maria Teresa Bonacina (Pentecoste 1996)

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IL PONTE


La Casa informa L’ETICA DELL’ASSISTENZA di Giovanni dott. Bertoldi NEL CORSO DEGLI ULTIMI VENTI ANNI SONO AVVENUTI IMPORTANTI MUTAMENTI CULTURALI E MOLTE CASE DI RIPOSO (OGGI VARIAMENTE DENOMINATE RESIDENZE SANITARIE ASSISTENZIALI) HANNO MODIFICATO LE LORO MODALITÀ DI OFFERTA E DI SERVIZIO, HANNO ADEGUATO LE STRUTTURE E L’ORGANIZZAZIONE INTERNA ALLE NUOVE E DIVERSE ESIGENZE, HANNO ATTIVATO, SU BASE VOLONTARIA, PERCORSI PER LA QUALITÀ, AL FINE DI ASSICURARE UNA MIGLIORE ASSISTENZA AGLI ANZIANI RESIDENTI, NONCHÉ PERCORSI, PREVISTI OBBLIGATORIAMENTE DALLA RECENTE NORMATIVA, PER L’AUTORIZZAZIONE AL FUNZIONAMENTO E PER L’ACCREDITAMENTO ISTITUZIONALE. Ma la qualità della cura e dell’assistenza, in queste strutture come in tutti i servizi alla persona, è strettamente correlata con la “qualità” degli operatori. Sono le persone, le “risorse umane”, il “capitale umano” l’elemento che qualifica gli interventi di cura e di assistenza. Il processo di umanizzazione dei luoghi di cura e di assistenza passa necessariamente attraverso una rifondazione etica delle diverse professionalità che vi operano. Si rende oggi più che mai necessario ed urgente investire, sia a livello di formazione di base sia a livello di formazione continua, non solo sulla formazione tecnica, ma anche sui versanti dell’etica e deontologia professionale e delle competenze relazionali, finalizzate a qualificare e a umanizzare il rapporto con le persone assistite e con i colleghi di lavoro. Nell’ambito dei servizi residenziali per anziani si è assistito, in questi ultimi anni, ad un riposizionamento del ruolo delle Residenze per non autosufficienti conseguente all’attuazione di politiche sanitarie che, orientate alla razionalizzazione delle risorse, con la drastica riduzione di posti letto e la dismissione di reparti geriatrici, hanno dirottato in esse pazienti una volta ospedalizzati anche per lungo tempo perché affetti da importanti patologie: demenza, traumi postP E N T E C O S T E 20 0 9

operatori, malattie mentali, patologie neoplastiche in fase terminale, problematiche strettamente geriatriche, stati di coma e patologie neurologiche importanti, creando con ciò un vuoto rispetto ai bisogni di “lungoassistenza”. Questo spazio è stato solo parzialmente occupato dalle nuove forme di assistenza informale, fondate sulla presenza di operatori a pagamento, prevalentemente di origine extracomunitaria. Una parte rilevante di anziani non più assistibili a domicilio, dopo essere stati “filtrati” dal sistema di assistenza basato sulle “badanti”, arrivano alla fine in Casa di Riposo e sono solo anziani con un’elevata compromissione clinica e dell’autosufficienza. Gli ospiti delle nostre Case di Riposo sono oggi, rispetto a qualche anno fa, molto più vecchi, più malati e con un più elevato rischio di mortalità nei primi mesi di permanenza in struttura. Questa evoluzione di fatto del sistema delle Case di Riposo come strutture primarie per la cura degli anziani impone l’apertura urgente di un dibattito all’interno delle istituzioni per anziani e con il mondo degli operatori per una progettualità nuova e diversa rispetto al passato, nella consapevolezza comunque che la costruzione di un sistema che voglia realisticamente rispondere ai bisogni crescenti comprende una molteplicità di fattori e deve necessariamente coinvolgere molti attori diversi. Le istituzioni per anziani non possono sottrarsi al compito e alla responsabilità di costruire un “pensiero forte” sul tema della cura e dell’assistenza all’anziano non autosufficiente, indicando soluzioni che rispettino la dignità della persona e ne permettano una cura e un’assistenza efficaci, pur se a costi controllati. I tempi e la gravità delle prospettive, sia in termini antropologici che organizzativo-economici, non permettono incertezze. Va indubbiamente riconosciuto che all’interno delle istituzioni sono emerse negli ultimi tempi sensibilità e nuove attenzioni: è il segno che i vari operatori, secondo le rispettive responsabilità, percepiscono comunque l’onere di costruire un futuro difficile. I cambiamenti in atto Pagina 3


richiedono oggi e con urgenza innovazione organizzativa e miglioramento delle professionalità di chi è addetto ai servizi, sia nell’ambito organizzativo-manageriale sia in quello clinicoassistenziale, per una maggiore attenzione agli aspetti qualitativi della vita dell’anziano fragile in istituzione, cogliendo la complessità dell’etica dell’assistenza, sia nelle sue componenti sociali che in quelle sanitarie (le quali investono nella sua totalità la “relazione terapeutica e di cura”), che postula un necessario confronto con le istanze e i valori della persona e della collettività. Ruolo strategico a tal fine assume dunque, come già accennato in premessa, la formazione, non solo quella di base ma ancor più quella “continua”, strumento fondamentale per creare nuove competenze e, di conseguenza, innovare l’organizzazione e migliorare la qualità dei servizi. Una formazione che non deve essere semplice aggiornamento professionale e che, al di là dei contenuti tecnico-specialistici, deve enfatizzare altri aspetti di carattere più generale: lo sviluppo di saperi innovativi (sapere), la formazione come strumento per favorire una reale maggiore efficacia sul lavoro (saper fare, capacità) e lo sviluppo di attitudini e comportamenti (saper essere) orientati al miglioramento delle prestazioni. Una formazione che sappia avviare percorsi di ascolto e di coinvolgimento degli operatori, di rielaborazione critica e di valorizzazione delle loro esperienze lavorative, al fine di sviluppare in essi un maggior senso di appartenenza all’istituzione e di favorire il recupero o, per meglio dire, la riscoperta di una autentica motivazione al loro operare, nel convincimento che la mission di una istituzione può realizzarsi solo attraverso il pieno coinvolgimento delle “risorse umane” in essa operanti e la loro continua riqualificazione e ri-motivazione. Tutte le professioni operanti nell’area sociosanitaria sono costituite da un “fare significativo” in relazione all’altro, attraverso cui sostenere l’altro rispetto alla possibilità di mantenere il significato della propria vita e di potersi progettare; un “fare” che deve ispirarsi ad un insieme di principi etici di rispetto della dignità e dei bisogni dell’altro, che è persona. Da qui l’importanza che, all’interno dei percorsi formativi di tutti gli operatori, sia data la dovuta attenzione alla dimensione etica sottesa ad ogni specifica professione, al fine di formare professionisti eticamente consapevoli, consci cioè dei valori morali in gioco nelle Pagina 4

scelte e nelle decisioni che saranno chiamati, nel corso della loro attività, a prendere o a suggerire. L’eterogeneità e la gravità di tanti casi clinici, presenti ormai anche nelle nostre Case di Riposo, determinano l’esistenza di una complessa problematica etica. Molti sono i casi che giungono all’attenzione dell’équipe socio-sanitaria, non sempre tuttavia adeguatamente “attrezzata” per pervenire concorde all’individuazione di un’idonea soluzione; forse ancor più numerosi sono tuttavia i casi in cui il singolo professionista si trova, di fatto, ad agire in solitudine, potendo solo contare sul proprio codice deontologico, oltre che sui propri orientamenti etici. Il forte impulso dato dalla Provincia Autonoma di Trento alla promozione della qualità dell’assistenza sanitaria, socio-sanitaria e sociale esprime una sentita e condivisa esigenza di operare concretamente affinché “l’assistenza sia di elevato livello tecnicoprofessionale e scientifico, sia erogata in condizioni di efficacia ed efficienza, nonché di equità e pari accessibilità a tutti i cittadini e sia appropriata rispetto ai reali bisogni di salute, psicologici e relazionali della persona”. Dopo la sfida della qualità, l’ “etica”, in particolar modo nell’ambito sanitario, socio-sanitario e sociale, rappresenta la nuova meta per l’immediato futuro. Alcuni dei temi, con implicazioni etiche nell’assistenza a persone in stato di disagio e/o di non autosufficienza, che potrebbero ponderatamente essere sviluppati attengono a: − valori e principi nell’assistenza alla persona; − consenso informato, testamento biologico e responsabilità medica; − consenso informato in soggetti con demenza e, più in generale, con limitazioni delle capacità volitive; − consenso informato e impiego di terapie farmacologiche; − accanimento terapeutico, rifiuto e sospensione delle cure, testamento biologico e decisioni di fine vita; − accanimento terapeutico/abbandono terapeutico; − il potere di cura dell’amministratore di sostegno; − la comunicazione di prognosi infausta e le possibili conseguenze nel malato della verità; − la contenzione.

IL PONTE


L’ANGELO DELLA CASA di Maria Teresa Bonacina L’esigenza di realizzare un’opera pittorica da collocare nella zona centrale dell’ingresso, sotto la copertura vetrata dell’atrio della Casa di Riposo S. Spirito, ha fatto orientare la scelta su un tema di facile lettura, con soggetti rappresentati in forma semplice, dai contorni nitidi, alternando forti contrasti di colore, ricorrendo talvolta all’effetto sfumatura, con pennellata larga e continua, favorita anche dall’uso della tecnica pittorica con l’impiego di colori acrilici. L’argomento, di evidente natura religiosa, è stato scelto tenendo presente la naturale propensione della maggior parte degli ospiti verso il mondo del soprannaturale, in cui si può trovare conforto, serenità, protezione, consolazione e ragioni di vita. Ecco, quindi, “L’angelo della Casa”, presenza di buon auspicio, per la comunità e per i singoli, portatore di spiritualità, ma anche di frutti terreni e di benessere. La composizione, pur unitaria in una lettura d’insieme, può essere descritta sulla base di tre elementi ispiratori: il primo, prettamente spirituale, si concretizza nella rappresentazione simbolica dello Spirito Santo, a cui è dedicata la Casa di Riposo. La “Bianca Colomba”, immagine allegorica consolidata nel tempo, è al centro di un vortice etereo di raggi luminosi, che si compenetrano con quelli emanati dall’angelo. Il secondo elemento ispiratore, prende forma nella parte centrale del pannello, dove è protagonista l’angelo, con la sua presenza rassicurante. Il soggetto, che esprime protezione divina, emerge da un acceso sfondo di luce soprannaturale, tenendo fra le mani un mazzo di spighe di grano, simbolo del pane spirituale e auspicio di abbondanza. Il terzo elemento ispiratore rappresenta gli aspetti terreni della composizione, materializzando forme e soggetti ripresi dalla natura: la pianta di vite, la brocca con fiori e foglie di calla, i frutti della terra, l’anfora di terracotta, da cui sgorga l’acqua, preziosissima ed indispensabile per ogni forma di vita. La composizione, con ninfea e pesci, descritti in ambiente acquatico, conclude l’opera nella parte inferiore.

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IL PONTE


Rassegna stampa Pentecoste 1996 In occasione dell’inaugurazione della fine dei lavori di ristrutturazione dell’allora Casa di Riposo, la pittrice Maria Teresa Bonacina ha donato un quadro raffigurante l’Angelo della Casa. Il quadro è stato collocato nella sede di Via Pive, entrata da via Baratieri. Riportiamo in questa pagina gli articoli usciti sulla stampa locale.

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Gli eventi … In questa prima parte dell'anno abbiamo avuto modo di prendere parte a ricorrenze e appuntamenti

che

hanno

visto

il

coinvolgimento e la partecipazione dei nostri Ospiti.

Tra queste attività ricordiamo: −

la Grostolada del martedì grasso;

la mostra in sala polivalente dell'8 marzo;

la recita della Via Crucis in cappella;

lo spettacolo di Paolo Morelli, "Lasciami libere le mani" con Lucia Maccani e regia di Elio Carlin (vedi locandina);

il "Gloria" pasquale con Ospiti, Amministratori , Familiari e Dipendenti;

il concerto di pianoforte a cura del Conservatorio di musica "Bonporti di Riva del Garda;

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le uscite di nucleo.

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I progetti LE NOSTRE RICETTE Ospiti, familiari e operatori del 1° piano di Via Pive

Chi fosse interessato ad avere copia del libretto può rivolgersi a Cristina (animatrice del 1° piano)

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Quasi sempre la matina En compagnia de la Cristina Ne trovan a ciacerar Entant ven ora de disnar Parlan del pù e del men, E ne pasan via el temp. Quando pò sentin En zerto languorin, Vardan sul menù Quel che de bon La cosina la ne manda su. Questo el n’ha fat pensar A quando eren noi a far de magnar, Ghe l’aven mesa tuta A pensarghe su, Per darve anca a Voi El nos menù! Su en del libret De ricete n’aven scrit en poche E, se gavé voia de far le “cuoche”, Podé provar E po’ … Farnele tastar!!!

IL PONTE


POLLO Adele Ingredienti:

Preparazione

1 POLLO ERBE AROMATICHE (basilico–alloro–rosmarino) SALE 1 CIPOLLA GROSSA OLIO VINO BIANCO

Disporre il pollo in una teglia leggermente unta d'olio. Salare e porre le erbe aromatiche e la cipolla tritata, rosolando lentamente finché ha assunto un bel colore dorato. Aggiungere vino bianco in modo da coprire la carne e porre in forno a fuoco medio circa per un'ora. E' importante che cuocia adagio. E' ottimo servito con patate al forno.

POMODORI RIPIENI Rosetta Ingredienti:

Preparazione

POMODORI MATURI SALE PANE GRATTUGGIATO CIPOLLA PESTATA PREZZEMOLO BASILICO 2 UOVA intere

Tagliare a metà i pomodori, svuotare il torsolo e un po' di polpa, salarli in modo che facciano l'acqua. In una scodella porre la polpa, aggiungere le uova, cipolla, prezzemolo e basilico. Comporre una pastella e riempire i pomodori, mettendovi sopra un ciuffetto di burro e poi mettere in forno a 180°C per circa 20 minuti.

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LA CLASSE SECONDA DI ZIVIGNAGO INCONTRA I BISNONNI Parlare con i “bisnonni” ha permesso a questi bambini di seconda di aprire una finestra su un passato in gran parte sconosciuto e molto diverso dal presente, ma testimoniato direttamente e perciò assolutamente certo e credibile. Per noi insegnati questo incontro rappresenta una miniera di conoscenza ed emozioni a cui attingere per calare nella realtà l’insegnamento della storia, un percorso che proseguirà anche all’inizio del prossimo anno scolastico. Cogliamo l’occasione per rinnovare, anche e soprattutto a nome dei bambini, il nostro ringraziamento per averci dato questa preziosa opportunità, fortemente voluta da alcune mamme che lavorano presso di voi. Un grazie speciale agli Ospiti che hanno saputo raccontare con tanta chiarezza e passione, riuscendo ad ottenere dagli alunni un’attenzione e un interesse ben maggiore di quelli normalmente dimostrati in classe! maestre Flora e Daniela

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IL PONTE


VITA QUOTIDIANA Racconta Suor Corina Casagranda (89 anni) A cura di Gabriel, Francesca e Beatrice

In casa c’erano dieci bambini. I letti erano fatti con le foglie del mais. Si mangiavano polenta, latte, pancetta, minestra, fagioli, crauti e patate. Ci si curava con le erbe. Le maestre in classe avevano il bastone per sgridare. Dopo la scuola si andava a prendere l’acqua, la legna e si facevano i calzini. Si andava a piedi da tutte le parti, con gli zoccoli di legno. Alla sera la mamma o la nonna raccontava una storia. I bambini giocavano con le bambole D’inverno si andava in slitta.

LA SCUOLA Raccontano Emma Filippi, Silvia Bragagna e Pierina Tabarelli A cura di Martina, Michael e Ivan

A scuola si facevano i compiti, si studiava molto. Ci si comportava bene. Si camminava scalzi. I quaderni erano a quadretti e a righe. Si usava il pennino con l’inchiostro. C’era una maestra in ogni classe. Non c’era la palestra. Si faceva ginnastica al campo sportivo. La ginnastica si faceva anche in piazza della chiesa. Le cartelle erano di stoffa e duravano per tutti e sette gli anni. Santa Lucia portava i doni ai bambini e i bambini alle maestre decoravano il tavolo con collane di castagne. Il tavolo era pieno di frutta e vino. P E N T E C O S T E 20 0 9

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Storia & storie LA VALLE DEI MOCHENI LEGGENDA MOCHENA di Andrea Zuccatti L’autunno è spesso associato alle foglie che

scalpello, che batteva, ripetitivo, sulla roccia,

cadono, alle castagne, alla preparazione per

ma quando meno te lo aspettavi, da un cuni-

l’inverno. L’altro giorno parlavo con Maria di

colo sbucava lo Sperkmantl.

come in Val dei Mocheni ci si preparasse

- Gluck auf! (Salve) – diceva cogliendo di

all’inverno.

sorpresa i minatori.

La

legna

veniva

spostata

dall’esterno all’interno delle abitazioni. Si uc-

- Gluck auf! – dovevano ripetere i minatori.

cidevano i maiali e si preparavano lucaniche

Lo Sperkmantl era un po’ il portafortuna dei

e cotechini. Si stendeva la canapa, la si sbat-

minatori, ma era anche la possibile causa di

teva e filava. Le donne cominciavano a dedi-

molte disgrazie.

carsi a lavori casalinghi; preparavano scope,

Il nano si faceva avanti con un gran sorriso e

ceste, ricamavano e lavoravano a maglia.

chiedeva talvolta un goccio d’olio nella sua

L’autunno è anche associato ad alcune feste

lanterna, altre volte un po’ di pane da man-

che hanno come protagonisti personaggi fan-

giare o dell’acqua da bere e poi se ne anda-

tastici, come streghe, folletti e gnomi.

va, dopo un breve cenno di saluto, incammi-

Ad un tratto mi sono ricordato di una leggen-

nandosi nel buio. I minatori se ne stavano

da che mi avevano raccontato. Questa leg-

allora tutti in silenzio ed ascoltavano anche i

genda parla di un nanetto chiamato Sper-

più piccoli rumori. Infatti, se il nano se ne fos-

kmantl.

se andato via tranquillo, fischiettando, gli uo-

Lo Sperkmantl era un ometto, né troppo alto,

mini

né troppo basso. Aveva una barba tanto lun-

rimessi al lavoro. Se

ga, che per non farla toccare a terra doveva

invece avessero udi-

attorcigliarla due o tre volte attorno alla vita.

to dei forti colpi che

Era vestito interamente di rosso. Rossi erano

scuotevano il terre-

il cappellaccio, il giubbetto e la calzamaglia.

no, avrebbero dovu-

Nelle miniere dell’Aobis i minatori lavoravano

to allontanarsi veloci

da mattina a sera cercando metalli preziosi.

dalle gallerie e fuggi-

L’unico rumore che si udiva era quello dello

re all’esterno.

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si

sarebbero

IL PONTE


TRECCIA MOCHENA di Maria Pia (la ricetta è tratta da “Le nostre ricette”) Ingredienti per la pasta brioche: 500 g. di FARINA 250 ml di LATTE fresco 125 g. di BURRO 80 g. di ZUCCHERO 25 g. di LIEVITO di birra 10 g. di SALE 1 pizzico di VANILLINA 5 TUORLI ½ LIMONE MARMELLATA di frutti di bosco Preparazione Prima si fa la crema pasticcera con 3 dl di latte fresco, 30 g. di farina, 75 g. di zucchero, 2 uova e volendo un po’ di limone. Si sbattono le uova con lo zucchero, si aggiunge la farina, si diluisce con il latte pian piano e poi si cuoce lentamente fino a che la crema non si rapprende si continua a mescolare perché non attacchi e anche dopo la cottura si deve mescolare ogni tanto e lasciar raffreddare bene. Per la pasta brioche, sciogliere il lievito di birra in poco latte leggermente tiepido (alla temperatura di 30 gradi) con l’aggiunta di un pizzico di zucchero che serve a favorire la lievitazione. Disporre la farina a fontana, all’interno di una capiente scodella e versarvi tutti i seguenti ingredienti uno alla volta, prima il lievito sciolto nel latte, poi i tuorli, la vanillina, il burro morbido tagliato a pezzetti, la scorza del limone e infine lo zucchero. Amalgamare fra loro gli ingredienti, unire alla fine il sale e impastare aggiungendo P E N T E C O S T E 20 0 9

gradualmente il latte fino ad ottenere un impasto morbido ed elastico. Versare l’impasto sulla spianatoia e finire di lavorarlo con le mani, aiutandosi con un pizzico di farina se necessario. La pasta non deve essere lavorata troppo ed è pronta quando si stacca bene dalla spianatoia. Lasciare lievitare coperto con una pellicola, per circa un’ora e mezza. Prendere la pasta lievitata e impastarla leggermente per abbassare la lievitazione. Realizzare un rettangolo che sarà successivamente steso con il mattarello. Versare al centro del rettangolo la crema raffreddata e la marmellata di frutti di bosco sopra, formando una striscia al centro del rettangolo avendo cura di lasciare un bel bordo libero lungo i lati del rettangolo (indicativamente la crema con sopra la marmellata, deve coprire 1/3 del rettangolo). Incidere i vertici del rettangolo a 45° fino ad arrivare al ripieno e ripiegare i due lati corti sul ripieno. Praticare dei tagli obliqui, tipo lisca di pesce, nei lati lunghi fino al ripieno. Alternare le strisce oblique incrociandole sopra al ripieno ed eliminare la pasta in eccesso. Mettere la treccia sulla placca da forno e infornare a 200 gradi per 30-35 minuti. A metà cottura spennellare con il burro fuso, cospargere con lo zucchero a velo e rinfornare per il tempo rimanente. Pagina 13


MORARI—CAVALERI E FILANDA di Leone Chilovi Un’importante coltura, molto diffusa nel Perginese fino a quasi gli anni Cinquanta, era quella del gelso (morar). Le sue foglie costituivano il nutrimento dei bachi da seta (cavaleri). Con il sopravvento delle fibre sintetiche la sua importanza è diminuita. Dopo l’era della bachicoltura, il gelso venne impiegato per bordare i viali di campagna o per delimitare i campi per poi scomparire definitivamente: Nelle campagne ben coltivate nei dintorni di Pergine erano una pennellata di colori le verdi chiome dei gelsi che sovrastano le spighe gialle del frumento maturo carezzato dal vento. Dopo la seconda guerra mondiale, nelle campagne le produzioni cerealicole tradizionali si avviarono, nel breve volgere di anni, verso una contrazione prima e poi l’abbandono. Oggi il paesaggio è radicalmente cambiato, invaso in parte dal cemento e il rimanente dai meli e dai piccoli frutti.

quaranta giorni. Durante questo tempo cambiavano pelle quattro volte. Dopo il terzo cambio mangiavano “a furia”. Tutta la famiglia era impegnata alla raccolta delle foglie. Alla conclusione si disponevano sulle arèle delle frasche (erano preferiti i rami di quercia) sulle quali i bachi tessevano il loro bozzolo.

Ma torniamo ai bachi. Il baco da seta ha rappresentato l’unica fonte della seta naturale. Il lavoro dell’allevamento era quasi interamente affidato alle donne. Il seme era disponibile dalla prima quindicina di maggio, distribuito dall’Istituto Bachicologico. Le semenze si acquistavano in bustine da un’oncia, mezza oncia o un quarto di oncia. Esse erano covate in una stanza riscaldata giorno e notte da una stufa a olle. Dopo otto giorni uscivano i filugelli e si ponevano sulle arèle (grandi tavolati posti su cavalletti) coperti di foglie di gelso. Il locale doveva essere ben riscaldato. La larva o bruco si ancorava al substrato (foglia) con un filo di seta e iniziava a mangiare voracemente. I bachi si sviluppavano in

Il personale femminile che in filanda ha lavorato, ricorda con un po’ di nostalgia quei tempi di lavoro e di fatica sì, ma soprattutto di grande amicizia e gioia di stare assieme.

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di A. Sartori

Si ha notizia che la bachicoltura esisteva già nei primi anni del 1900. A Pergine la filanda era sistemata nel grande edificio, oggi sede del Comprensorio. Era gestita dalla Ditta Pietro Gavazzi di Milano. Nella filanda erano occupate 230 operaie fisse, mentre un centinaio trovava occupazione durante il periodo dell’ammasso e della cernitura dei bozzoli. Quest’industria è stata una importante fonte di guadagno per l’economia di allora. Nel corso degli anni l’allevamento dei bachi da seta andò calando e la filanda di Pergine chiuse definitivamente nel 1948.

IL PONTE


RACCONTACI NONNO "Raccontaci nonno" ... riporta un lavoro del 1988, nato dall'incontro di alunni della Scuola Media Statale "Ciro Andreatta" di Pergine con gruppi di anziani della locale Casa di Riposo. Testimonia che i racconti dei nonni possono ancora essere recepiti dai nipoti sopratutto se la trasmissione è diretta , immediata, al di fuori dei canali tradizionali e se i contenuti, esperienze di vita vissuta, diventano mezzo per recuperare e far luce sulla "comune storia culturale"....

LA SETA Dal 1920 al 1933 ho lavorato alla filanda Gavazzi di Pergine. Si lavorava la seta così: in una bacinella piena d’acqua c’erano otto bozzoli dai quali usciva la seta con la quale si formavano delle matasse. C’erano anche delle sorveglianti, le quali controllavano il peso delle matasse. Nel caso fosse mancato qualche grammo di seta, facevano una trattenuta sullo stipendio o sospendevano l’operaia dal lavoro.

Informatore: Silvia Oss - Pergine

LAVORARE IN FILANDA I bachi venivano allevati nelle case. Le uova venivano messe vicino alla fornasela perché avevano bisogno di caldo costante. Dopo quindici giorni venivano fuori dai ovi i bavetti neri che poi diventavano bianchi. Bisognava dar loro da mangiare foglie di gelso cinque volte al giorno. Ogni dieci giorni cambiavano pelle e crescevano. Dopo un mese cessavano di mangiare, allora venivano messi nell’antana su dei rami secchi. Dopo otto giorni si raccoglievano i bozoi. I bozoi, in filanda, venivano messi nelle bacinelle di acqua bollente. Ogni donna aveva la propria bacinella, con accanto un’altra bacinella di acqua fredda, per non bruciare le mani. Il lavoro in filanda era di otto ore al giorno, bisognava lavorare in silenzio, lo stipendio era di due lire al mese. Al massimo si potevano raggiungere otto lire. In filanda lavoravano 500 donne, c’erano solo 3, 4 uomini. Nel mese di maggio il lavoro veniva sospeso e riprendeva nel mese di luglio. La filanda ha funzionato a partire dal 1920 circa, fino al 1940. A quel tempo, in questa zona, c’era solo la filanda ad offrire lavoro alla gente, ancora non esisteva l’ospedale. La nostra seta finiva anche in America e ci veniva pagata in dollari. Al termine della giornata di lavoro trovavamo i morosi fuori dalla filanda ad aspettarci. Informatore: Giulia Sartori - Costasavina P E N T E C O S T E 20 0 9

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La Casa informa Bilancio d’esercizio 2008 Con deliberazione n. 12 dd. 22/04.2009 il Consiglio di Amministrazione di questa A.P.S.P. ha approvato il Bilancio d’Esercizio 2008 che chiude con un utile pari ad € 65.005,55 risultante da economie di gestione e dell’aumento dei posti letto di R.S.A. in corso d’anno.

Stato patrimoniale al 31.12.2008 ATTIVO

PASSIVO E NETTO

B) IMMOBILIZZAZIONI

€ 41.958.230,51 A) PATRIMONIO NETTO

€ 35.889.754,57

I) IMMOBILIZZAZIONI IMMATERIALI

11.875,35 I) Patrimonio netto

€ 35.889.754,57

Concessioni, licenze, marchi e diritti

11.875,35 Capitale

€ 35.311.100,52

II) IMMOBILIZZAZIONI MATERIALI

€ 39.218.463,59 Utili (Perdite) portati a nuovo

513.648,50

Terreni e fabbricati

€ 35.548.531,33 Utili (Perdite) dell'esercizio

65.005,55

Impianti e macchinari

217.789,00

Attrezzature

89.291,43 III) Altri fondi

217.789,00

Mobili e arredi

12.815,27 Altri fondi

217.789,00

Macchine d'ufficio

5.257,20 C) TRATTAMENTO DI FINE RAPPORTO

3.532.093,19

Altri beni materiali

1.252,25 I) Trattamento di fine rapporto

3.532.093,19

Immobilizzazioni in corso e acconti

€ 3.394.605,72 Trattamento di fine rapporto

3.532.093,19

III) IMMOBILIZZAZIONI FINANZIARIE

€ 2.727.891,57 D) DEBITI

4.451.418,90

Partecipazioni

€ 2.727.891,57 IV) Debiti verso altri finanziatori

1.386,70

C) ATTIVO CIRCOLANTE

€ 2.373.101,55 Debiti verso altri finanziatori

1.386,70

I) RIMANENZE

63.981,39 V) Acconti e cauzioni

216.666,26

Materie prime, sussidiarie e di consumo

63.981,39 Acconti

18.604,12

II) CREDITI

€ 1.371.181,50 Cauzioni

198.062,14

Crediti verso clienti

€ 1.202.797,01 VI) Debiti verso fornitori

934.952,99

Crediti diversi

168.384,49 Debiti verso fornitori

934.952,99

IV) DISPONIBILITA' LIQUIDE

937.938,66 XI) Debiti tributari

125.962,05

Depositi bancari e postali

937.938,66 Debiti tributari

125.962,05

D) RATEI E RISCONTI ATTIVI

43.507,76 XII) Debiti v/Ist. prev. e ass.

119.430,71

I) Ratei e risconti attivi

43.507,76 Debiti v/Ist. prev. e ass.

119.430,71

Ratei e risconti attivi

43.507,76 XIII) Altri debiti

3.053.020,19

Altri debiti

3.053.020,19

E) RATEI E RISCONTI PASSIVI

283.784,16

Ratei e risconti passivi

283.784,16

Ratei e risconti passivi

283.784,16

TOTALE ATTIVO Pagina 16

166.710,39 B) FONDI PER RISCHI E ONERI

€ 44.374.839,82

TOTALE PASSIVO

€ 44.374.839,82 IL PONTE


Conto economico al 31.12.2008 CONTO ECONOMICO A) Valore della produzione

€ 9.597.192,08

I) Ricavi delle vendite e delle prest.

€ 9.069.549,57

V) Altri ricavi e proventi

B) Costi della produzione

527.642,51

€ 9.741.456,57

VI) Acquisto di beni

VII) Servizi

€ 1.553.839,01

IX) Costo per il personale

€ 7.115.234,34

X) Ammortamenti e svalutazioni

9.721,83

XI) Variazioni delle rimanenze

-€

11.105,64

XIII) Altri accantonamenti

217.100,00

XIV) Oneri diversi di gestione

32.199,18

34.460,81

C) Proventi e oneri finanziari

824.467,85

16)

Altri proventi finanziari

34.991,29

17)

Interessi e altri oneri finanzia

530,48

188.697,23

20) Proventi

191.624,23

21) Oneri

2.927,00

-€

13.888,00

-€

13.888,00

65.005,55

E) Proventi e oneri straordinari

Imposte sul reddito Imposte sul reddito dell'esercizio UTILE DELL'ESERCIZIO

115,00

111,60

112,48

69,40

70,28

107,59

105,00 95,00 85,00 75,00

66,09

65,00 55,00 45,00

41,50

42,20 38,40

39,26

42,20

39,69

35,00 2006

2007

2008

Retta alberghiera

Retta media UPIPA

Tariffa sanitaria

Costo giornaliero posto letto

P E N T E C O S T E 20 0 9

Nel presente grafico sono rappresentate: − la retta alberghiera di questa A.P.S.P.; − la retta media U.P.I.P.A (media delle rette alberghiere delle A.P.S.P. della provincia di Trento); − la tariffa sanitaria a carico del Fondo Sanitario Provinciale; − Il costo giornaliero posto letto (retta alberghiera + tariffa sanitaria). La retta alberghiera di questa A.P.S.P. rappresenta il 37,52% del costo giornaliero per posto letto. Pagina 17


Ricordi di scuola … da Pierina Tabarelli e Silva Bragagna

SOL SOL BENEDET CIUTA FOR DA QUEL OCET MANDA FOR NA FASINELA PER SCALDAR LA POVERELLA POVERELLA LA E’ SUL PRA’ CHE LA SPETA LA CARITA’ LA CARITA’ NO POL VEGNIR POVERELLA LA CON MORIR.

Pagina 18

IL PONTE


da Anna Sartori FILASTROCCA Al’ una el fuma

Volta la carta che ghè na cavala

Ale doi leva el boi

Ghè na cavala col col ros

Ale trei leva el famei

Volta la carta che ghè en pozo

Ale quatro leva el gato

Ghè en pozo coi serci tondi

Ale zinque leva el pinter (quel che fa le bot)

Volta la carta che ghè do colombi

Ale sei leva i osei

Ghè do colombi che sgola via

Ale sete l’arziprete

Volta la carta che ghè na stria

Ale oto el paroloto

Ghè na stria che va per tera

Ale nove le coghe

Volta la carta che ghè na tinela

Ale dese en piat de zareze

Ghè na tinela con zo farina

Ale dese en piat de brochetoni de oro

Volta la carta che ghè la Meneghina

Volta la carta che ghè en tesoro

Ghè la Meneghina che fila lin

Ghè en tesoro coi so gaglioti

Volta la carta che ghè el Meneghin

Volta la carta ghè i pomi coti

Ghè el Meneghin che fa spazadore

Ghè i pomi coti zo en la pignata

Volta la carta che ghè do siore

Volta la carta ghè na gata

Ghè do siore che va a spas

Ghè na gata coi so gatei

Volta la carta che ghè el Tomas

Volta la carta che ghè do putei

Ghè el Tomas che fa bela lum

Ghè do putei che zuga ala bala

Volta la carta che no ghè pù nesun!

PREGHIERA SCOLASTICA Sopra noi qui in cielo accolti Ti preghiam buon Dio discendi nella mente amor ne accendi di virtù e di saper. Il nostro Angelo Custode su noi spiega le ali d’oro nel riposo e nel lavoro P E N T E C O S T E 20 0 9

ti sia fido consiglier ai maestri, ai genitori, che faticano per noi manda loro i doni tuoi tu confortali o Signor.

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Pensieri, riflessioni, racconti, ... RACCONTI DI VITA di Rosa Curzel Ho in eredità un bellissimo nome, Rosa: dei Curzel di Caldonazzo. Il destino, i casi della vita o la Provvidenza han fatto sì che non mi sposassi: ma l’intensità dei lunghi giorni e la maternità spirituale che sto assaporando ripagano abbondantemente le rinunce che in realtà sono solo apparenti. Vedo attuati i valori di mamma e papà nella disponibilità verso

gli

altri,

così

semplicemente,

senza

cose

eccezionali, specie verso la famiglia di mio fratello, scomparso ancora giovane. Vitalità e fantasia che mi hanno indotto anche a raccogliere con meticolosa cura “santini e partecipazioni” di matrimonio, nascite accanto a dipartite dolorose; su quattro generazioni. A mò di curioso albero genealogico, toccante di immagini ed espressioni affettuose. Serbo moltissimi ricordi di fatti e contatti, sia antichi che più recenti. Allo stesso modo posso ancora occupare utilmente il tempo, cosa rara per una “ragazza” del 1916, spesso senza dover usare gli occhiali. Cucio a macchina semplici lavoretti, leggo con gusto partecipando agli avvenimenti, i più vari. Cammino ancora, con qualche difficoltà per gli acciacchi, per gli ampi corridoi e terrazze di questa mia nuova “casa”. Lasciata non senza dolore quella di sempre – i muri, le cose …- accetto con spirito la nuova realtà. Pazienza, la vita è così! In dialetto si direbbe: “poci manina”. Spero infine che il Signore mi mantenga lucida e serena ancora per molto….

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IL PONTE


IL SANTO SPIRITO, VIOLA E NOI: IL NOSTRO RISORGERE QUOTIDIANO di Erina e Gabriella Nel 2005 Viola si trasferisce definitivamente presso la Casa di Riposo di Pergine per ottenere cure socio-sanitarie adeguate alla sua veneranda età (1911) e dunque al suo stato di salute. In via Pive, al 1° piano prima ed al 4° poi, ha ritrovato persone amiche di un tempo e persone sconosciute, personale al servizio mai incontrato prima. Per lei inizia così un percorso nuovo della sua ancor lunga vita insieme a tanta gente della quale ignorava l’esistenza; impara modi di vivere completamente diversi da quelli sperimentati sino al suo ingresso. Non è stato facile né per lei, né tantomeno per noi parenti che la si accudiva quotidianamente a casa sua prima della sua ammissione, adesso, dentro queste mura, dentro questo sistema, dentro pianificazioni non propriamente di tipo familiare. Sta di fatto che per Viola e per noi che le stiamo accanto tutti i giorni, tutto è diventato “famiglia” sia nel bene che nel male, si anche nel male, perché anche nelle migliori famiglie, non è che tutto debba per forza procedere bene. Abbiamo buoni contatti, sì! Ma anche tanti rapporti obbligati dentro metodologie alle quali si potrebbero muovere serie osservazioni nell’intento di avere miglioramenti immediati o perlomeno a medio termine. Ci siamo arrese invece davanti ai tempi dilatati di questa realtà e le aspettative trascurate possono causare momenti di irrequietezza e di sconforto fino alla sfiducia. Ma dentro i turni di servizio del personale, riusciamo a trovare spesso il fratello al quale affidare le nostre speranze, con quale stringere forte le mani per ottenere ed altrettante volte per ringraziare. Non vogliamo dimenticare l’elevato spessore umano della condivisione di gran parte della nostra vita con “gli abitanti del 4° piano”: anziani, malati, soli o in compagnia dei loro parenti, che convivono stabilmente con Viola, persone che ogni mattina ci salutano, ci chiamano, bramano la nostra compagnia, una nostra parola, un bicchier d’acqua, una spinta di carrozzella per fare assieme i quattro passi lungo i viali del “nostro piano” o persone che, venuta la sera, hanno potuto godere solamente di un nostro sorriso, di una carezza, di un “arrivederci a domani”. Così, mentre Viola prosegue in debolezza il suo vivere, noi donne ci sentiamo utili, necessarie, importanti per qualcuno, creato allo scopo.

P E N T E C O S T E 20 0 9

Pagina 21


Vista l’opportunità di scrivere due righe sul libro “Il Ponte” colgo l’occasione per ringraziare tutto il personale della Casa di Servizi alla Persona S. Spirito – Fondazione Montel. Io sono la famigliare di un ospite morta poco tempo fa nella struttura di Via Marconi e ringrazio tutti coloro che lavorano in tale Azienda per l’umanità con cui prestano servizio e sono vicini agli ospiti e famigliari. Ricordo con quanta ansia e trepidazione abbiamo affrontato l’inserimento nella casa. Ma con l’aiuto degli operatori e il contatto con i famigliari è stato utile per sentirci subito come in una grande, unita famiglia. Grazie a tutti mia madre ha trascorso i suoi ultimi anni assistita da gente umanamente capace e in compagnia di famigliari uniti per la stessa causa. GRAZIE I famigliari di Groff Maria

Da Lettere & Commenti de “L’Adige” di giovedì 12 marzo 2009 GRAZIE A TUTTO IL PERSONALE DELLA FONDAZIONE MONTEL La settimana scorsa presso la Casa di Riposo Fondazione Montel di Pergine è deceduta la mia mamma di 101 anni. Se ne è andata in silenzio, senza disturbare e soprattutto senza soffrire. L’età non diminuisce l’affetto anzi lo rafforza. Ed oggi, a noi familiari, manca. Per ogni momento che le dedicavi aveva espressioni di riconoscenza e gratitudine…”quando vedo i miei cari mi si allarga il cuore, perché vedo che non mi avete dimenticata”. E come lo avremmo potuto fare? Mia mamma ha vissuto gli ultimi dieci anni presso mia sorella che ringrazio per questa sua impegnativa scelta ed a ottobre si è rotta un femore. E’ stata operata e senza problemi ha superato l’intervento ed in seguito ospitata presso la Fondazione Montel di Pergine per la riabilitazione post-operatoria. In questa bella ed ospitale struttura, gestita da un personale, a tutti i livelli, professionalmente preparato, ma soprattutto molto sensibile sotto il profilo psicologico ed umano, si è sentita ancora a casa sua. Mi è pertanto doveroso, assieme ai miei familiari, esprimere i sensi della nostra gratitudine a tutti questi operatori, compresi i volontari e gli animatori, per le attenzioni, la cura e l’amore che sono alla base della loro preziosa ed impegnativa missione quotidiana. Vittorio Andreaus Pagina 22

IL PONTE


LA MIA STANZA di Teresa Pasquali Cari lettori de "Il Ponte" colgo l'occasione dell’uscita del periodico per presentare la mia stanza. Sono un'amante delle piante da fiore e in questo periodo della fioritura voglio farVi partecipi della bellezza di questi vasetti. Alcune mi sono state regalate da familiari e da amiche in particolari ricorrenze, altre le ho acquistate perchÊ mi piacevano. Ora sono in bella mostra nella mia stanza e sono molto contenta di vederle rigogliose ed in fiore. a tutti i lettori un caro saluto. Teresa

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L’angolo della poesia AI CARI ALPINI di Elio Bortolamedi Quando se parla de Alpin se pensa subito ai goti de vin o al capel con la piuma o ai canti ma non solo al mulo i è davanti

I vol ridurli o sostituirli per no dir ciar, abolirli. Ma chi ga avu sta strana idea, no i sa la storia, no i ga nessuna idea

Per volontariato e per la gente i è presenti in ogni frangente.

Dela società i è animazion perché i risolve ogni question I politici i fa gemelagi e tante storie I Alpini in silenzio i è le glorie I è el fior fiore de donatori nela vita i è protagonisti e atori la so terpia la è sana donar con gioia senza nessuna lagna

Eco alora i alpini volontari tanto preziosi e tanto cari un dì la patria, ancoi i bisogni dela gente le i so sogni

Alora Alpini avanti sempre più forti e sempre pù tanti la nostra vita sia gioia e canto brinden agli Alpini con vino santo Guai nela vita no saver capir cosa sia el dolor, el mal, el sofrir. Alpini donatori benedeti siate, per tuto il gran bene che a tutti fate.

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IL PONTE


LADRO E TACAGN di Massimo Dorigoni - “El ma fat su na guera

Ghe preme ‘l tòc de sgreben

‘n polveron

quel sel sà,

per via de quei do boschi

ma ‘n de do ani (a forza de robar)

sacranon.

al doppio ‘l la sgrandà.

El dis che l’è tut sò

El vòl aver tut lù

quel en costera,

no l’è mai tess (e per sparmiar),

el vol aver reson,

el magnerà

ma no l’è vera.

si e no do volte al mess.

El paga i avocati col boter

L’à taià for perfin,

no ‘l zede,

dal prà la so nògara

el seita a onzer

così ‘l ga ‘l legn per gnent,

l’è de fèr.

e quando ‘l ghe la zonta el sparmia su la bara!”

SFOIANDO LE MARGHERITE di Emma Valcanover (da “Vardar Fòra” - 1992) El me ama…

la so candida foieta.

no ‘l me ama…

Da quel dì…

el me ama…

a domandarme ò seguità:

Quant’ temp ònte passà

“Me ameràl?”

con ‘na margherita

Lì ‘n del prà,

‘n man?

le margherite,

Finchè “l’ors”,

cò l’acquaz che le basava,

fòr dala tana,

le ‘ndrizava le foiete

con do òci l’à cucà.

me pareva le ridès.

El me ama…

E mi…

sì! el me ama…

le lagrime sì spesse!

E la bèla margherita

“Me amerai?

l’à lassà cascar, en pressa,

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Ricordi … DUE RAGAZZI DI MONTAGNA Sono Gisella ed ho 94 anni e vi dico che non mi ricordo bene come ho conosciuto il mio Olimpio, ma so per certo che frequentavamo tutti e due la stessa scuola, ma non mi ricordo se la stessa aula, che tutti i giorni facevamo la stessa strada e che giocavamo negli stessi posti; facevamo tante bricconate ed i nostri genitori ci sgridavano. perché volevano che noi diventassimo bravi ragazzi, bravi adulti. Di domenica si andava tutti alla messa nella chiesa di Vignola, noi ragazze a destra dell’altare e i ragazzi a sinistra. Adesso mi ricordo! Olimpio mi guardava dal suo banco e io lo guardavo dal mio. Sempre così per tante domeniche. I genitori, soprattutto di noi ragazze ci rimbrottavano perché dopo la messa si doveva essere a casa presto… Lui era un bel giovane con gli occhi neri ed i baffetti scuri. Fatto sta che siamo andati in matrimonio ed abbiamo avuto due figlie e due figli. Lui faceva il guardaboschi ed io lavoravo a casa, ma avevamo anche la campagna e l’orto da lavorare ed a me piaceva anche andare nei boschi a fare la legna fina, soprattutto lassù nella mia baita ai Compi, ai piedi della Panarotta. Nei prati e nei boschi raccoglievo fiori, fruttini e funghi. Era così bello!!! Andavamo tante volte in Roveda partendo da Vignola, attraversando la Montagna Granda, il rio Rigolor e così si arrivava subito in val dei Mocheni dove ci aspettavano tanti amici coi quali parlare. Mentre si camminava si chiacchierava, si cantava, si raccoglievano funghi e fiori. Era così bello!!! Gisella Oss Emer vedova Pincigher

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IL PONTE


Concorso Concorso UPIPA 2008 - "Memorie de Morosi e Storie de Sposi" Il concorso ci ha visti partecipi tra le 22 R.S.A. concorrenti. La vincitrice è stata la "Casa famiglia, gruppo di Trento" della Cooperativa "SPES" della città. Alla premiazione in RSA erano presenti oltre alle rappresentanti UPIPA, Daniela e Stefania, le Ospiti che hanno dato il Loro contributo per la realizzazione dell'elaborato ( del quale, nella pagina accanto, pubblichiamo un brano a cura di Oss Emer Gisella). Le volontarie Gabriella e Carla per l'occasione hanno allestito “a tema” una piccola ma significativa mostra. A tutte le presenti è stato consegnato un attestato di partecipazione.

Concorso UPIPA 2009

"La memoria dell’acqua” Ricordi, emozioni ed esperienze raccontate dagli anziani in strutture residenziali Obiettivo del nuovo concorso è di stimolare la narrazione, la rielaborazione e l’esperienza diretta degli anziani relativamente al tema dell’acqua, nelle sue dimensioni di fenomeno naturale e culturale, riflettendo sulle attività quotidiane o su usanze ed avventure del passato attraverso la memoria di aneddoti, storie, avvenimenti e la loro rappresentazione in molteplici forme espressive. Chi fosse interessato a partecipare al progetto è pregato di mettersi in contatto con l’Ufficio Animazione.

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PROGRAMMA ESTIVO

Mese di giugno Olimpiadi dell'Anziano a Castello Tesino

Mese di luglio “Cena d'Estate” per Ospiti e familiari della sede di Via Pive “Cena d’Estate” con Ospiti e famigliari della sede di via Marconi

Mese di agosto Giornata in Alberè a cura del Movimento Pastorale di Pergine Torneo di bocce "Giochi in Amicizia 2009" per Ospiti, Amministratori e Volontari

Confidando nell'aiuto del bel tempo auguriamo una Buona Estate!

IL PONTE COMITATO EDITORIALE: EDITORIALE Cristina Bolgia, Silvano Brol, Sandra Moser e Andrea Zuccatti CURA REDAZIONALE E IMPOSTAZIONE GRAFICA: Cristina Bolgia e Silvano Brol STAMPA: Publistampa di Casagranda S. e C. s.n.c. SI RINGRAZIANO TUTTI COLORO CHE HANNO DATO IL LORO APPORTO PER LA REALIZZAZIONE DEL PERIODICO


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