Pasqua 2008

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AZIENDA PUBBLICA DI SERVIZI ALLA PERSONA “S. SPIRITO - FONDAZIONE MONTEL”

IL PONTE numero 1 – anno XXV

Pasqua 2008


L’editoriale di Cristina Bolgia e Silvano Brol

Sommario

CHE NOVITÀ! Dal 2008 il giornalino si presenta

La Casa informa Nel segno della continuità

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Breve storia della congregazione ...

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La nostra storia

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Saluti ed auguri

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con un nuovo nome: “Il Ponte”. La necessità di cambiare la testata del periodico “L’Eco della Casa di Riposo” nasce dalla trasformazione in Azienda dell’IPAB (vedi articolo del Direttore a pagina 3).

Pasqua

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In gennaio, il Comitato di redazione, preso atto di tale

Le feste de’stan? Tut’na corsa

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cambiamento, ha ritenuto opportuno modificarne il

Poesie

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nome. Si è ritenuto di scegliere il “Concorso di idee”

Saluti ed auguri

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Storia & storie

quale mezzo per individuare il nome del periodico. Cogliamo l’occasione per ringraziare, attraverso questo editoriale, quanti hanno aderito al concorso.

Mestieri scomparsi

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Tra i possibili “titoli” proposti , con la collaborazione

Storia della Croce fatta dai bachi ...

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della Direzione, il Comitato Editoriale ha scelto: IL

L’angolo della poesia

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PONTE.

dal Centro Diurno

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“Il Ponte”. Quale anello di congiunzione tra le due

Gruppo lettura

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INFO dai nuclei di via Marconi

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Pensieri e riflessioni “Esperienza alla Casa di Riposo ...

strutture (Via Pive e Via Marconi), quale collegamento tra l’APSP e la comunità locale, quale collegamento tra gli Ospiti e i famigliari, … Lo scopo. Strumento di informazione, di confronto e di

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dialogo. Gli articolisti. La collaborazione con i nostri articolisti

I progetti Un orto sul nostro terrazzo

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La terapia del sorriso

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Concorso UPIPA

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continua con l’entusiasmo di sempre. Il logo. Il ponte visto anche come metafora (da qui il logo che campeggia in testata). La grafica. È stata pensata una nuova veste grafica per dare un’immagine di rinnovamento al periodico.

Chiesetta di S. Giorgio (Serso) di Francio Elena

Lasciamo a Voi la curiosità di

Pennarello 60x45

sfogliare queste pagine e a tutti i

Particolare

lettori arrivi il nostro augurio per una felice Santa Pasqua

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IL PONTE


La Casa informa NEL SEGNO DELLA CONTINUITA’ di Giovanni dott. Bertoldi Dal 1 gennaio di quest’anno ha preso avvio l’attività della nuova Azienda Pubblica di Servizi alla Persona nata dal riordino deldelle vecchie IPAB istituite dalla Legge Crispi del 1891. Tale nuova Azienda sarà chiamata nel prossimo futuro alla gestione dei servizi socio assistenziali e socio sanitari territoriali al fine di garantire la massima integrazione socio-sanitaria attraverso l’erogazione di molteplici servizi a favore della comunità. Tale caratteristica risulta evidente fin da subito, non tanto per gli Ospiti della RSA, quanto per la Comunità Locale in quanto oltre alla già citata RSA, alla Casa di Soggiorno per autosufficienti, al Centro Diurno per anziani, ai pasti esterni si andrà ad aggiungere fra qualche mese il servizio di fisioterapia per utenti esterni. In questo modo l’APSP si porrà come interlocutore principale nei confronti del governo provinciale per quanto riguarda l’erogazione dei servizi alla persona. Questa fase di transizione iniziata con il 1 gennaio 2008 a capo della quale è stato posto un Commissario Straordinario nella persona dell’arch. Maurizio Mattivi verrà presto conclusa con l’insediamento del nuovo Consiglio di Amministrazione. Recentemente il Sindaco di Pergine dott. Renzo Anderle, chiamato dallo Statuto Aziendale alla designazione dei membri del Consiglio di Amministrazione, ha voluto confermare la fiducia e la stima nei confronti dei precedenti Amministratori chiamandoli a portare a termine il processo di trasformazione aziendale nonché i lavori precedentemente iniziati e oggi in fase di conclusione. I futuri amministratori Antonio Andreozzi, Marta Bernabè, Marco Casagrande, Rodolfo Franzoi, Maurizio Mattivi, Aldo Vicario e Giuseppe Zambotti avranno quindi

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l’onere di far diventare sempre più questa nostra Azienda quella “Cittadella dell’Anziano”, già più volte evocata, quale polo multidisciplinare di servizi alla Comunità perginese e non solo. Se pur partendo da buoni livelli organizzativi, gestionali e di qualità, le sfide che ci attendono, ancorché difficili e impegnative, risultano stimolanti ed entusiasmanti. Questi primi mesi del 2008 hanno impegnato fortemente la Direzione e l’Amministrazione dell’Azienda nel mettere a punto tutti quegli atti necessari al buon funzionamento dell’organizzazione al fine di consentire al futuro Consiglio di Amministrazione di poter operare in piena autonomia decisionale ma nel rispetto delle Leggi e delle regole. Il cammino è ormai iniziato ed è già tempo di prefigurare nuovi traguardi; nel corso del 2008 oltre alla già citata attivazione del servizio riabilitativo per esterni, sarà realizzato il sottopasso pedonale di via Baratieri, che consentirà il futuro collegamento delle tre strutture costituenti l’APSP “S. Spirito - Fondazione Montel”, sarà rinnovato il servizio di Centro Diurno per anziani nonché attivato quel nucleo Alzheimer da molti auspicato e da tempo atteso. Nell’augurare il buon lavoro innanzitutto al neo costituito Consiglio di Amministrazione e a tutto il personale, mi si permetta un ultimo saluto e ringraziamento alle Reverende Suore Ancelle della Carità che dopo 120 anni di amoroso servizio presso la Casa di Riposo hanno deciso di lasciare questa Istituzione.

Un augurio di serena Pasqua agli Ospiti, ai famigliari, a tutto il personale e ai numerosi volontari che frequentano

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BREVE STORIA DELLA CONGREGAZIONE DELLE ANCELLE DELLA CARITA’ PRESSO L’OSPEDALE RICOVERO S. SPIRITO A PERGINE VALSUGANA di Giovanni dott. Bertoldi La

presenza

delle

stanze dei degenti, l’ECA si

religiose era di n. 5 Suore di

Suore Ancelle della Carità a

affidava a personale laico

cui 3 infermiere, che passò

Pergine Valsugana inizia nel

sotto la responsabilità della

a n. 6 Suore di cui n. 4 in-

lontano 1881 presso l’asilo

Madre Superiora.

fermiere.

infantile. Dal 1888 le Reve-

Il reparto maternità, a suo

rende Suore furono assegna-

tempo ospitato presso la

convenzione venne via via

te all’Ospedale Ricovero di

struttura di P.zza Gavazzi,

rinnovata e aggiornata fino

S. Spirito situato nella sede

era gestito dalle levatrici

ad arrivare ai giorni nostri.

di P.zza Gavazzi (storica se-

coadiuvate

Oltre all’attività di assisten-

de della Casa di Riposo fino

dalla Suore.

za (accompagnamento, aiu-

al 1962).

Il compenso giornaliero net-

to nell’assunzione del pasto,

to era di L. 30 per la Supe-

ascolto, …) e supporto infer-

riora e L. 20 per le altre

mieristico, le Suore hanno

Suore.

curato in modo particolare

La prima convenzione sottoscritta con le Ancelle

indirettamente

della Carità di cui si ha me-

Successivamente

la

la sfera morale, etica e reli-

moria risale al 1947; detta

La seconda conven-

giosa degli Ospiti, occupan-

convenzione dettava le re-

zione risale al 1968, quando

dosi anche della cura delle

gole del “servizio di assi-

l’Ospedale Ricovero aveva

cappelle (S. Spirito di via

stenza a ricoverati e infer-

sede presso il Palazzo Mon-

Pive e S. Barbara di Via Mar-

mi dell’Ospedale Ricovero

tel (sede della Casa di Ripo-

coni) e delle manifestazioni

di S. Spirito” allora ammini-

so fino al 1975). La stessa

religiose.

strato dall’ECA (Ente Comu-

prevedeva la presenza di 1

nale di Assistenza).

Madre Superiora quale Di-

Si ricorda in modo particola-

Da quegli anni alle Suore

rettrice, 1 Madre Infermie-

re l’avvicendamento della

furono assegnati i compiti di

ra, 1 Madre Guardarobiera e

Madre Superiora avvenuto

assistenza nonché della ge-

1 Madre Cuciniera.

nel 2006 quando Suor Erme-

stione del servizio cucina e

Dal 1969 le Suore furono e-

linda venne sostituita da

guardaroba con l’ausilio di

sonerate

Suor Antonia, l’attuale Ma-

personale laico subalterno.

notturna che venne quindi

dre Superiora.

Per le rimanenti attività

assegnata a personale laico.

In questi ultimi anni, vuoi

quali la pulizia delle stovi-

Nel 1975 termina l’attività

per motivi di salute vuoi per

glie, dei pavimenti, della

presso l’asilo G.B. Chimelli.

anzianità (ricordiamo Suor

scale, dei vetri nonché delle

Fino al 1978 il numero delle

Pierina e Suor Santina), la

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dall’assistenza

IL PONTE


comunità delle Ancelle della

riora), presente dal settem-

l’Istituzione

Carità si è via via sempre

bre del 2006.

limiti di età nonché per mo-

più ridotta.

per

raggiunti

tivi di salute. Dopo 120 anni di pre-

Oggi

le

Reverende

ziosa attività all’Ospedale

Suore sono rimaste in 3:

Ricovero di S. Spirito, poi

Si ricordano in particolare:

Suor Adelina (3° piano Via

trasformato in Casa di Ripo-

Madre Luigina, Madre Er-

Pive), presente dal marzo

so S. Spirito – Fondazione

melinda, Madre Antonia,

del 1995;

Montel ed ora APSP, nonché

Suor Carolina, Suor Serafi-

Suor Graziella (2° piano Via

all’intera comunità pergine-

na, Suor Innocenza, Suor

Pive), presente dall’ottobre

se, le Reverende Suore An-

Santina, Suor Adelina, Suor

del 2003;

celle della Carità di Brescia

Piera, Suor Graziella, Suor

Suor Antonia (Madre Supe-

hanno

Pierina.

deciso

di

lasciare

L’Amministrazione e la Direzione dell’APSP – RSA di Pergine ringrazia la Congregazione delle Ancelle della Carità per l’opera prestata e per il lungo cammino affrontato assieme a favore dei più deboli e sofferenti.

Un'Ancella si è, per così dire, venduta alla carità, né più le resta giurisdizione e padronanza di sorta sopra se stessa; di modo che gioventù, sanità, agi, forze, sangue e vita, in una parola tutto l'esser suo è a disposizione di questa virtù; e se qualche cosa ancora le restasse a dare, di questa pure ne sarebbe arbitra la carità" (Costituzioni, 1872)

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Saluti ed auguri Abbiamo accolto con stupore e rammarico la notizia che le Suore della Casa dopo tanti anni ci lasciano. Tutti noi eravamo abituati alla Vostra rassicurante presenza quotidianamente al fianco nostro e degli Ospiti. Ora con difficoltà possiamo immaginare il vuoto che lascerete, la Vostra figura era un riferimento spirituale per gli Ospiti e per tutti noi. La Vostra attenzione oltre che nei confronti degli Ospiti era rivolta anche alla Casa per una migliore vivibilità e benessere per tutti. Non possiamo dimenticare l’impegno e l’entusiasmo trasmesso anche a tutti noi nella preparazione dei piani in occasione di particolari ricorrenze con addobbi e abbellimenti vari. Ci sentiamo in dovere di ringraziare Sr. Adelina, Sr. Graziella, Sr. Pierina e Madre Antonia che per anni ci sono state al fianco sostenendo e guidando il nostro lavoro. Vi chiediamo scusa per le incomprensioni che ci possono essere state. Vi salutiamo augurandovi ancora tanti anni di serenità assicurandoVi che porteremo con noi il vostro ricordo. IL PERSONALE DIPENDENTE

Rassegna stampa

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IL PONTE


Alla cara Pergine Valsugana, Gravi motivi di salute mi hanno portato via da Pergine e dai Perginesi che ho conosciuto in Casa di Riposo che fuori da queste mura. Le manifestazioni di affetto che continuo a ricevere dopo oltre 15 mesi di lontananza mi inducono ad essere nella certezza che sto raccogliendo forse più di quello che ho seminato, ma quel poco che ho fatto, spero di averlo eseguito come il comandamento del Signore insegna: “Ama il prossimo tuo come te stesso”. Dalla mia speranza nel Padre, affinché faccia di me quello che è giusto, invio grandi auguri per la Santa Pasqua imminente ed ancora cordiali ringraziamenti e preghiere. Suor Pierina Bianchi

ANCELLE DELLA CARITÀ di Giorgio Oss Papot O donna di bianco vestita che da Pergine sei partita, o Ancella della Carità che invochi la Trinità quanti fratelli hai consolato e tante lacrime asciugato, quante volte hai udito la voce e tu correvi accanto alla croce.

E adesso canta, Gesù non è morto è vivo, cantiamo assieme, è risorto, alleluia, apriamo i nostri cuori vieni con noi a raccogliere i fiori, dipingiamo il mondo con l’arcobaleno seminiamo con fiducia il buon terreno, il nostro ricordo amica non si cancella grazie, dolce e indimenticabile sorella.

Sei la sorella che vorremmo avere umile serva, senza il potere, come il Cristo nell’ultima cena davanti a sì tanta pena i piedi hai lavato al fratello curvo, sotto il proprio fardello, una carezza sfiora il tuo viso è Dio che di dona un sorriso.

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La Casa informa

LA NOSTRA STORIA di Silvano Brol

Nasce nel dicembre dell’anno 1984 il primo giornalino della Casa di Riposo di Pergine. Ideato dagli “Obiettori di coscienza” con Antonio, primo animatore. …” Un regalo, speriamo utile …”, lo definirono loro, “… un giornalino scritto soprattutto dagli Ospiti, per raccontare qualche vecchia vicenda, recitare una poesia, lamentarsi per cose che non vanno …”, “… per leggere, divertirsi, all’interno della Casa, ma anche fuori, nella comunità, presso i familiari, i parenti e gli amici.

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IL PONTE


Il nome, “l’Eco della Casa di Riposo”, è stato pensato per evidenziare quanto detto sulle finalità del giornalino. Sono convinto, siano ancora attuali le motivazioni per continuare con questo strumento di comunicazione. Al tempo non era facile comporre le pagine della pubblicazione, dovevano essere battute a macchina e gli articoli incolonnati su grandi fogli, poi tagliati con pazienza e inserite le immagini, si componevano le varie pagine. Con l’uso del computer si è facilitata e semplificata questa operazione, con maggior scelta grafica nella scrittura dei vari articoli. Si è velocizzata la collocazione degli scritti sui fogli con più scelte per l ’impaginazione.

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Il cambiamento organizzativo dell’Istituzione ha riconosciuto nel giornalino uno strumento di informazione, e come tale, l’Ente ha nominato un Comitato redazionale composto da 4 persone della casa, che curano la pubblicazione del periodico. Negli ultimi anni, il settore dell’assistenza pubblica è stato oggetto di attenzione da parte degli organi legislativi che, attraverso provvedimenti statali, regionali e provinciali, hanno ridefinito i confini settoriali … ed i principi gestionali. La Legge 328/2000, del D.Lgs. 207/2005 istituisce le Aziende pubbliche di servizi alla persona nella nostra Regione. Questa ultima legge regionale prevede la trasformazione dell’I.P.A.B. Casa di Riposo S. Spirito – Fondazione Montel – in Azienda Pubblica di Servizi alla Persona (A.P.S.P.) e perciò il nome “l’Eco della Casa di Riposo” doveva essere cambiato. Per questo la proposta di un “Concorso di idee” per la ricerca del nuovo nome da dare al nostro periodico di informazione. E stato individuato e scelto

tra i tanti, il nome “Il Ponte”: questo rappresenta il collegamento tra l’A.P.S.P. e la comunità locale, tra gli Ospiti e la Famiglia, tra il P e r s o n a l e e l’Amministrazione. “Il Ponte” anche quale anello di congiunzione tra le due strutture residenziali di via Pive e di via Marconi al fine di cooperare per il raggiungimento del benessere e della qualità della vita degli Ospiti, Famigliari, Personale, Volontari e …

SI CONTINUA …

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Pasqua PIU’ ALTA DI COSI’ di Carla Quest’anno la S. Pasqua arriva molto presto. Precisamente domenica 23 marzo. . . Noi siamo soliti associare la Pasqua alla primavera, al risveglio della natura dopo i rigori invernali. Sappiamo però che scandisce anche il calendario liturgico. Infatti partendo da questo giorno possiamo sapere quando ricorreranno l’Ascensione, la Pentecoste e il Corpus Domini. Forse non tutti conoscono il metodo di calcolo che determina la data di questa importante festività. Per costoro vale la pena ricordare che si parte sempre dall’equinozio di primavera, normalmente il 21 marzo. Dopo tale giorno si cerca la prima luna piena (la famosa luna di marzo) e si fa cadere la Pasqua alla domenica successiva. Quest’anno cade il 20 marzo giovedì, nella notte tra il venerdì 21 e il sabato 22, la luna si completa, e quindi domenica 23 è fissata la festa della Pasqua! Quindi possiamo ben dire a ragione, che quest’anno la Pasqua è alta, anzi altissima!

I PROVERBI Se vuoi vedere una buona annata, Natale asciutto e Pasqua bagnata. La Pasqua sarà bianca quando il Natale è stato verde. Pasqua venga alta o venga bassa, la vien con la foglia o con la frasca. Pasqua, voglia o non voglia non fu mai senza foglia. Tra Pasqua e Pasqua non è vigilia fatta. Natale con i tuoi, pasqua con chi vuoi Pagina 10

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LE FESTE DE ’STAN? TUT ’NA CORSA di Gabriella Bonvecchio Beber Subit dopo quela dei zuchi (14 ottobre) su ai Tre castagni, en le botteghe i meteva for i Babi Natale de ciocolata e tuti i scafai i era za pieni de pandori e de panettoni; i mateloti no i capiva pù gnent e noi grandi eren rabiosi. En le strade i scominziava a meter for le luminarie per far pù bel el temp de Nadal, ma l’era sol…i primi de novembre…. Tute le vedrine le veniva vestide su coi anzoleti de seda, i alberei de plastica, i loli empizotadi, strisoni de lustrini eldoradi o arzentadi, file de lucete che neva e vegniva entrà regipeti, stivai, naranzi, padele e zugatoi. El vecio platano, quel zo vizin a la ciesa dei Frati, quel ‛nluminà per la prima volta l’an passà per la Claudia Andreatti, la miss Italia perzenaitra, i l’a ‛mpizà anca stan, ma massa prest! Cossì che quel “paneton celeste”, come i l’à ciamà qualchedun el ‛n’à fat compagnia per en bel pèz: fin al dì de la Befana). La musichetta co le canzon del Bmbinel, dei pastori, de la nef e de la stela se la sentiva for per tut el centro storico fin al 6 de genar, da la matina bonora a la sera dopo not. Pensà, cari voi tuti che stè ledendo ste righe, che al 7 de genar eren za en carneval e mi gavevo ancor de tirar dent dal pontesel, le dase de pez co le balote rosse e tute le lucete che avevo tacà su la ringhiera; l’ò lassade lì fin dopo la domenega 31de genar, quando che ghe stà la sfilata de le mascherine de l’Oratori perché el feva massa fret e se nevo for me negavo su tuta per quel cit de pioza che veniva zo. Quando me son decisa a meter tut en de ‛n sachet, eren za al mercol de le zendro (3 de febrar). Pensà che ‛ntant che scrivo sen za a la terza domenega de Quaresima, quei famosi 40 dì, stan ciamadi: “de la gioia”, endò che, oltra al desuni e a l’astinenza, doveresen penserghe su a comportarne ben per arivar convinti e preparadi a la festa de la Pasqua, quando el Sioredio, come ogni an, el risorge da la so mort, per redimer i nossi decadi e per farne capir quant che el vol ben a tuti, per tuti i dì de la nossa vita. Noi Perzenaitri, al dì de la Pasqua gavressen l’usanza de magnar i ovi: quei boidi e ‘ncoloridi, ma anca quei de bombo e meio ancor quei de ciocolata, pù bel se i è grandi co la sorpresa dent e ‘nfodrari con ‘na carta piena de colori che agricola. Embén, dopo tut sta corsa de feste, mi sento de non comprar gnanca n’of, ma de finir su tuti i vvanzaroti che ghè ancora ‘n de i cassettini de me cà: Babi de ciocolata, toronzini, cioccolatini, zeltern e grostoi e son propri secura che con quei pochi schèi che gira en le me scarsele en de sto temp de magra, la panza la gaverò piena e dolza lì stess… ma en tochetin de colomba co le mandorle sora … forsi ….

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MATTINO PASQUALE Benedette le campane che mi tengono al mattino compagnia, e la dolce Ave Maria che nell’aria lenta squilla la tranquilla umile nota, che richiama – e poi s’effonde – alla casa del Signore le velate donne brune, le velate donne bionde. Benedette le campane che ben sveglie ancor non sono, ma in loro tono già mi dicon la parola che consola. Luce scialba le accompagna: luce d’alba.

DALL'UOVO DI PASQUA Cristo è risorto. La Sua presenza si manifesta in ogni cosa vivente, in ogni insetto, in ogni foglia, nel canto degli uccelli. Cristo è vivo. La Sua mano guida il meraviglioso risveglio della natura a primavera e riempie di gioia i nostri cuori. Perché tu possa continuare a crescere nella gioia e nella grazia di nostro Signore Buona Paqua

Dall'uovo di Pasqua è uscito un pulcino di gesso arancione col becco turchino. Ha detto: "Vado, mi metto in viaggio e porto a tutti un grande messaggio". E volteggiando di qua e di là attraversando paesi e città ha scritto sui muri, nel cielo e per terra: "Viva la pace, abbasso la guerra". Gianni Rodari

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IL PONTE


Saluti ed auguri Voglio scrivere una letterina al Giorgio

CARI AMICI OSPITI La primavera sta arrivando e pure la Pasqua. Per l’occasione vogliamo dirvi grazie, perché tutti i

per

ringraziarlo

perché mi ha insegnato a usare

mercoledì e venerdì ci aspettate e ci accogliete con gioia

il computer perché non sono

per fare due passi e scambiare qualche parola come si fa

capace di spiegarmi e farmi

tra amici, trascorrere un po’ del nostro tempo in vostra

capire. È una cosa difficile,

compagnia ci da gioia e arricchisce tutti noi.

non può capire nessuno se non

Dalle volontarie C.R.I. BUONA PASQUA…

lo prova. Rosina

I migliori auguri di

Buona Pasqua a tutti dalle parrucchiere Patrizia e Catia

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Storia & storie MESTIERI SCOMPARSI di Leone Chillovi Sessanta e più anni fa, a partire dal 1945 inizia una lenta agonia fino all’estinguersi di molti mestieri tipici delle nostre valli, a seguito dell’avvento dell’industria. Questa situazione ha, da un lato, portato il benessere, dall’altro ha provocato un depauperante esodo ed un pendolarismo verso le città. Anche in Valsugana, come in tutte le valli Trentine, si è assistito all’abbandono di certi mestieri con conseguente perdita di un patrimonio economico ed anche culturale del quale è bene ricordarsi. Gli anziani che vissero integralmente i tempi e le vicende sotto descritte, ricorderanno con piacere avvenimenti e circostanze che seguirono con vivo interesse, passione ed emozione. I giovani troveranno motivo di utile riflessione per le scelte che la vita allora proponeva. Il mondo contadino era regolato sui cicli della luna e delle stagioni. Alla mancanza di bollettini meteo si supplicava come si poteva. Quando una Pagina 14

nube sovrastava una certa montagna era indice di peggioramento atmosferico. Si guardava poi il cielo al tramonto: rosso di sera bel tempo si spera, rosso di mattina la pioggia è vicina. I cibi erano quelli tipici delle coltivazioni locali. Cibo di tutti i giorni era la “trisa” (farina gialla bollita con latte) e “fregolotti”. Ma che faceva da padrona era la polenta. Quella avanzata alla sera, veniva arrostita con le patate a colazione. Il pane era riservato ai “siori”. La carne si mangiava raramente (Pasqua, Natale, sagra e qualche altra occasione). Molti artigiani sono scomparsi. I mugnai non ci sono più. A quei tempi la coltivazione del grano era molto estesa, specialmente nella ubertosa pianura delle “Paludi” verso San Cristoforo. Per la biancheria c’era la lisciva trimestrale. Si bolliva l’acqua nel paiolo. Si copriva il mastello contenente la biancheria con un lenzuolo

colmo di cenere prelevata dal focolare. Si versava quindi l’acqua bollente che usciva da foro in basso del mastello. Ogni cosa veniva sempre accuratamente riparata e non finiva nei rifiuti che incredibile, non esistevano affatto. Le scarpe al primo buco venivano prontamente riparate dal calzolaio.

I vestiti passavano da padre in figlio e dai fratelli maggiori a quelli minori. Giacche e cappotti, regolarmente rovesciati, continuavano poi la loro vita sulle spalle dei nipoti. Sarebbero passati per nuovi se non fosse stato per le asole occhieggianti su entrambi i risvolti e il taschino passato a destra. Quando gli indumenti erano giunti ad un punto nel quale non era più possibile indossarli, venivano utilizzati per le scarpe di IL PONTE


stoffa. Cuciti a punti fitti costituivano la suola, la tomaia consisteva pure in un panno usato.

Accanto a queste situazioni, esisteva una miriade di artigiani oggi purtroppo scomparsi. L’ombrellaio (quasi sempre del Varesotto) passava di casa in casa per le riparazioni. Lo stagnaio, in genere della Val di Sole, si sedeva in un angolo della piazza. Riparava pentole e paioli applicando a quest’ultimi lucenti tasselli di rame. In genere dal Primiero venivano i seggiolai (“caregheti”) per la riparazione delle poltrone e seggiole spagliate. Altro artigiano itinerante era l’arrotino (“moleta”, quasi sempre Rendese) che arrivava spingendo il suo trabiccolo montato su una bici sulla quale era issata la mola sormontata da un barattolo di latta (ex contenitore IL PONTE

di conserva) donde scendevano gocce d’acqua a inumidire la lama da affilare. Coltelli, forbici, rasoi ed ogni altro oggetto da taglio ai quali dava il filo per ripristinare la loro efficienza. Vi era poi lo spazzacamino che periodicamente passava a ripulire le canne fumarie. Dalle mie parti svolgeva questa attività il buon Guido. Recandosi nelle case di famiglie povere, ricche soltanto di figli (che non ce la facevano a mettere insieme il pranzo con la cena) dopo aver eseguito a dovere il suo lavoro, alla richiesta di quanto gli fosse dovuto, rispondeva: “niente, niente pensate ai vostri bambini”. Accarezzava il più piccolo di questi e salutandolo se ne andava. Certamente al-

la sera, quando raccontava il fatto alla moglie Maria, ne riceveva il plauso e tutta la comprensione. Non ultimo di questi artigiani era il fabbro ferraio, che produceva oggetti ornamentali accanto a molti strumenti utili. Si può ben dire che l’attuale civiltà dei consumi è stata preceduta dalla civiltà delle riparazioni. Pensare a tutti questi mestieri quasi completamente scomparsi, provoca una tenerezza ed una nostalgia per un tempo di ristrettezze sì, ma sicuramente più felice di quello di oggi. Ci si accontentava veramente di poco. Coloro che hanno vissuto gli ultimi anni, li ricordano con affetto e riconoscenza, irripetibili protagonisti nella vita quotidiana.

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L’angolo della poesia I VECCHI di Bruno dell’Olio Andate a trovare i vecchi a mani vuote libere d’accarezzarli. A loro bastano le briciole del pane e una parola buona che divoreranno sentendosi utili. Anche un fazzoletto piccolo può bastare hanno il pianto senza lacrime appena restano soli. Fateli importanti per non far si che pensino d’esservi di peso. Andate a trovare i vecchi restate a parlare con loro lasciate che vi raccontino ancora quella fiaba … Vogliate bene ai vecchi fateli morire d’amore.

Dai ricordi di Roat Severina (Ospite del 3° piano di Via Pive) S. Giuseppe vecchierello cosa avete nel cestello? Erba fresca, fresche viole, nidi di uccelli, niente sole! Nel cantuccio più piccino c’è di neve un fiocchettino c’è un piatto di frittelle e altre cose belle! Se arriva primavera canta a noi una preghiera. La preghiera dell’amore a Gesù nostro Signore!!!!

CREDEVO di Tagore Credevo che il mio viaggio fosse giunto alla fine mancandomi oramai le forze. Credevo che la strada davanti a me fosse chiusa e le provviste esaurite. Credevo che fosse giunto il tempo di trovare riposo in una oscurità pregna di silenzio. Scopro invece che i tuoi progetti per me non sono finiti e quando le parole ormai vecchie....... muoiono sulle mie labbra, nuove melodie nascono dal cuore; e dove ho perduto le tracce dei vecchi sentieri un nuovo paese mi si apre con tutte le sue meraviglie. Pagina 16

IL PONTE


dal Centro Diurno AMA L’ANZIANO di Anonimo

Lascialo parlare perché nel suo passato ci sono tante cose vere. Lascialo andare tra i suoi vecchi amici , perché è lì che si sente rivivere. Lascialo vivere tra le cose che ha tanto amato, perché soffre sentendosi spiantato dalla propria vita. Lascialo salire nell’auto di famiglia per una gita perché l’anno prossimo avrai il rimorso se lui non ci sarà più. Lascialo pregare come vuole, perché l’anziano è uno che avverte l’ombra di Dio sulla strada che gli resta da compiere. Lascialo vincere nelle discussioni, perché ha bisogno di sentirsi sicuro di sé. Lascialo gridare quando ha torto perché ha diritto alla comprensione. Lascialo invecchiare con lo stesso paziente amore con cui lasci crescere i tuoi bambini, perché tutto fa parte della natura. Lascialo morire tra braccia pietose, perché l’amore dei fratelli sulla terra fa meglio presentire quello del Padre del Cielo.

PASQUA 2008

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Storia & storie STORIA DELLA CROCE FATTA DAI BACHI DA SETA di Emma Martinelli Il paese di Caldonazzo era abitato da contadini per lo più piccoli proprietari terrieri che vivevano di agricoltura. Negli anni che seguirono la prima guerra mondiale, quando i profughi ritornarono in paese, trovarono macerie e campi incolti e furono costretti a rimboccarsi le maniche per poter ricostruire le case e le cose perse negli anni della guerra. Fra i tanti lavori c’era a quel tempo la bachicoltura che con grande fatica per un periodo di tempo (primavera - estate) permetteva di guadagnare qualche soldo che era una risorsa per le famiglie. Nei campi c’erano tanti gelsi che le loro foglie fornivano alimento per i bachi. I bachi si acquistavano piccolissimi, erano tenuti al caldo per la maturazione e, man mano che crescevano, mangiavano le foglie di gelso in quantità enorme. L’ultimo periodo mangiavano a furia, come si diceva in paese, diventando delle dimensioni di un dito mignolo. In ogni casa c’era una grande stanza adibita a questa cultura e tanti graticci, dette arele, sui quali si stendevano fino a quando andavano in letargo facendo il bozzolo. Quando erano maturi bisognava staccare i bozzoli dai rami, pulirli dai residui, e portarli belli puliti dentro lenzuola di iuta grezza alla filanda. Lì venivano pesati e pagati. Nel 1923 anche in casa mia si coltivavano i bachi da seta; quando venne il momento di staccare i bozzoli con l’aiuto di alcuni vicini di casa, mio padre si accorse di una lunga “spelaia” che foderava i legni delle Pagina 18

“arele” e qualche ramo e che formava una croce grande circa come una porta. La staccò lentamente ed inveì contro quei pochi bachi che non avevano fatto il loro dovere. Nel contempo dovette ammettere che quel lavoro era fatto con una precisione fantastica, non sbagliando nemmeno un millimetro: la croce sembrava stampata! La parte inferiore finiva a punta rifinita attorno con una cimosa più fitta che fungeva da orlo vivo, mentre al centro era gonfia come se fosse un cuscinetto. Consigliato dalla mia nonna e dalle zie avvolse la croce in un giornale e la conservò in casa. Ben presto si sparse la voce ed i paesani incominciarono a venirla a vedere. All’Albergo “Aquila d’Oro” era ospitato un villeggiante di Padova, molto distinto e religioso di nome Gino Osti. Quando lo venne a sapere volle vedere la croce. Fu lui che la apprezzò molto di più dei miei familiari: li convinse a fare un quadro. Fu cucita sopra un velluto color bordò ed in basso furono scritti da una parte la data del ritrovamento ed il nome della mia nonna e delle prozie, le sorelle Pola, e da un’altra un pensiero in rima: “Da otto bachi fui tessuta di Gesù parlo benché son muta”. Fu costruita poi una cassa per contenerla e fu spedita a Padova presso un istituto di Bacologia dove fu studiata ed esaminata da una commissione di esperti che ammisero che al mondo non era mai successo un fatto simile. Dopo un mese fu restituita alla nostra famiglia. Nel frattempo molta IL PONTE


gente veniva a vederla da ogni parte; perfino un professore giapponese. Un fotografo del paese sfruttò l’occasione facendo tante fotografie e vendendole con un notevole guadagno; veniva soprannominato Gigi Maneta. A noi non ne venne nessun beneficio. Ci fu una volta che chiamarono la mia nonna nel negozio di manifatture del Sig. Brida, in piazza Municipio: là c’era un signore che le fece la proposta di acquistare la croce per il compenso di £ 10.000. Per quei tempi si trattava di una fortuna e noi eravamo molto poveri, così pensavamo alla soluzione dei nostri problemi. Il signore diede otto giorni di tempo a mia nonna per persuaderci; mio padre sarebbe stato propenso nel venderla anche perché sarebbe stata custodita in un luogo più decente. Ma i suoi familiari non ne vollero sapere. Per di più in quei giorni la venne a vedere un sacerdote dell’Istria con degli studenti, e le consigliò di tenerla nella nostra povera casa dal momento che Gesù era nato in una stalla ed ha preferito manifestarsi in una catapecchia. Sfumò così l’occasione di un guadagno. Preferirono la povertà. Dal momento che dopo la guerra la mia famiglia preferì passare al governo italiano, perse tutti i pochi risparmi che avevano in banca ed anche la pensione maturata con il lavoro nelle fabbriche tedesche. Io, crescendo, dovevo accompagnare i visitatori e fare da guida per diversi anni, finché un mio cugino che gestiva l’Albergo Monterovere fece la proposta a mio padre di darla a lui che l’avrebbe esposta nella chiesetta di S. Rocco a PASQUA 2008

Monterovere dove si trova tuttora. E’ vecchia e sciupata ma per la festa di S. Rocco in agosto attira ancora la curiosità della gente.

P.S.: Caso strano, chiamiamola coincidenza, la più giovane delle quattro sorelle Pola, abitanti nella casa dove i bachi da seta fecero la croce, si chiamava proprio Croce, un nome inconsueto. Probabilmente il mio bisnonno, dopo tre femmine si aspettava un maschio; certo rimase deluso. A noi pronipoti veniva naturale dire che la croce era della zia che ne portava il nome. Le zie erano molto devote. Pagina 19


L’angolo della poesia NON DIRE MAI: “MAI” di Francesca e delle Ospiti del 3° piano di Via Pive A VENEZIA di Dorigoni Massimo

Non dire mai: “Io” Dì invece: “Noi”

A Venezia, me papà con quel capèl, el pareva ‘n gondolier e me mama zighi e urli matelòti ste chi fermi ma coss’ èl tut sto gazèr, po’ man man ne sen endiadi dent a l’òrba per sti vìcoi gh’èra bèn qualche talian ma saltava fòr de spes omeneti zaldi e pìcoi, i banchetti del mercà ponti, archi, gondolete e mi amiro tut contènt i colombi che bombarda quatro siore ‘n pòc zivete en San Marc i bate i mòri l’è za ora de magnar el prosac con i paneti na luganega de fieta e la bòza per brindar.

Non dire mai: “Mio” Dì invece: “Nostro” Non dire mai: “Tocca a lui” Dì invece: “Incomincio io” Non dire mai: “Non posso” Dì invece: “Eccomi” Non dire mai: “Vattene!” Dì invece: “Vieni!” Non dire mai: “Domani” Dì invece: “Oggi” Non dire mai: “Morte” Dì invece: “Vita” Non dire mai: “Mai”.

ALLEGORIA di Ines (Ospite del 4° piano di Via Pive) Quando torno ‘n la laguna me rivedo matelot: el capèl de me papà, sento i zìghi de me mama en del còr me ven en grop.

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Ecco la brezza mattutina Disciogliere le ultime nebbie. La notte si spegne. A ponente Le cime dei monti ammantate di neve Risplendono dei raggi violetti Del sole nascente. Nel nuovo giorno che cosa Ci attende?

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Gruppo lettura Il gruppo di lettura svolge la sua atti-

sciati per sempre, il dolore viene accentua-

vità due volte in settimana e noi tutti se-

to dall’ assenza della sua carrozzina con la

guiamo con interesse le vicende dei Roman-

quale Egli si presentava sempre spontanea-

zi che ci vengono proposti dal lettore Renzo.

mente perché interessato, attivo e propositivo nei dibattiti.

Nell’ anno appena trascorso abbiamo letto :

Ma bando alle malinconie e pensiamo

− Quo vadis di Henryk Sienckiewicz

invece al Futuro!

− Alba sulla Bernstol di Sandra Frizzera

Chi di noi è abituato a pensare a questa pa-

− E il Signore le creò di James Herriot

rola ed al suo valore! Quando avevamo vent’

− La tragedia di Mountheron di Frank Barret

anni…. Eh! Allora si che si pensava al Futu-

− Historia Tridenti di Guido Bond

ro! … Ora siamo abituati a considerare … il

− Il Gabbiano Jonathan Livingstone di Bach

presente, rifugiarci nei ricordi quali essi

Richard (rilettura) − I Malavoglia (estratto) di G. Verga

siano. Ma al Futuro perché non ci abituiamo a pensare che il Signore, nella sua infinita Sapienza ha dato valore solo alla parola FU-

Non si effettua solo la lettura ma

TURO?. Non esiste altro al mondo! Il passato

scambiamo le nostre opinioni a proposito di

…. È passato. Il presente esiste solo nell’

quanto viene letto e dei ricordi che vengono

attimo in cui lo si vive … ed è già passato

evocati favorendo i rapporti di amicizia all’

anche lui. Quindi noi viviamo continuamente

interno del Gruppo tanto che quando un no-

nel Futuro. Questa parola che noi abbiamo

stro compagno (Paolino Fontana) ci ha la-

quasi levata dal nostro vocabolario deve invece essere sempre più presente in noi perché il tempo che ci è dato a disposizione dal Signore è bene che lo si viva al meglio delle nostre possibilità. Quindi, animo! E pensiamo tranquillamente al domani ed anche al dopodomani …. Essi sono nostri come sono dei nostri figli e dei nostri nipoti, magari non nella stessa misura, ma devono essere giorni pieni e vissuti in pieno!

IL PONTE

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INFO dai nuclei: Via Marconi

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FEBBRAIO: ”UN MESE RICCO DI ATTIVITÀ ORDINARIE MA ANCHE PARTICOLARI” Sabato 8 febbraio abbiamo avuto il piacere di ospitare il Coro Torre Franca Junior di Mattarello che ha solennizzato la S. Messa in Cappella e al termine, di questa, ci ha allietato con un breve concertino.

Ne approfittiamo per ringraziarli di cuore e li invitiamo a tornare a trovarci. Domenica 9 febbraio un gruppo di Ospiti ha partecipato alla S. Messa nella Chiesa Parrocchiale, accompagnati dai famigliari, chi dagli Operatori di Animazione Silvano e Francesca e chi dai Volontari di Ospitalità Tridentina che ci hanno invitato a parteciparvi in occasione della Giornata Mondiale dell’ammalato.

Alla prossima, e grazie di esservi ricordati di noi. Il 14 febbraio è iniziata al nucleo del 1° Piano l’attività di Clown Terapia o Terapia del Sorriso svolta dall’amico Mauro Lunelli. Lunedì 25 è arrivato assieme ad altri due amici Clown per svolgere oltre all’attività individualizzata al nucleo, anche una piccola attività di gruppo tra una tombola e l’altra, nel soggiorno del secondo Piano, dove sono stati apprezzati anche dagli Ospiti degli altri nuclei. Che spettacolo e che allegria!!!

Grazie per la vostra disponibilità cari amici Clown. Il 21 febbraio abbiamo ricevuto la visita dei ragazzi di una seconda classe della scuola media “Ciro Andreatta” di Pergine che sta perseguendo un progetto che si chiama: “C’è un giardino nel mio cuore”. L’idea è quella di trovare un “oggetto personale” per condividerne il “valore affettivo”. Per questo, ventitré ragazzi sono venuti assieme alle due insegnanti per presentare l’iniziativa ad una quindicina dei nostri ospiti che a loro volta hanno portato una cosa di particolare ricordo per renderne partecipi i giovani presenti. Dopo un attimo di timidezza da entrambe le parti, il clima si è sciolto e tutti si sono raccontati… “È sempre bello quando qualcuno da fuori ci viene a visitare ma è ancor più gradita la presenza di ragazzi e bambini. Ora sappiamo che ci rivedremo presto perché abbiamo creato un progetto comune che ci legherà un po’ di più gli uni agli altri…” ma questo ve lo racconteremo la prossima volta …

Intanto salutiamo i nostri giovani amici con un arrivederci a presto.

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Pensieri, riflessioni, ... “ESPERIENZA ALLA CASA DI RIPOSO S. SPIRITO” di Simoni Valentina Pergine, 29/01/’08 Iniziato l’anno scolastico 2007-2008 ho pensato che intraprendere un breve percorso nell’attività di volontariato alla Casa di Riposo S. Spirito sarebbe stata un’ottima idea. Così agli inizi di ottobre mi sono recata con mia madre in Casa di Riposo, chiedendo alla disponibile animatrice Giovanna se sarebbe stato possibile recarmi la, come volontaria una volta alla settimana, il giovedì per circa tre ore. Dopo la risposta affermativa ero davvero eccitata e molto felice di provare una nuova esperienza. Ho pensato che potevo essere utile sia per gli altri che per me. Così, ogni giovedì, per circa dodici giovedì mi sono recata in Casa di Riposo a fare volontariato. Le prime settimane, ho avuto la possibilità di presentarmi e conoscere molti Ospiti, tutti con un grande sorriso nel vedermi, ed io mi sentivo la nipote di tutti. Consigli, racconti passati (talvolta anche molto personali), gruppi discussione, lettura del giornale, laboratori manuali, attività natalizie, attività cinofila assistita, feste di compleanni, giochi d’interazione mi hanno aiutata a conoscere e a farmi conoscere bene da molti Ospiti e dagli Animatori. Quest’esperienza mi ha insegnato molto, davvero molto; penso che ogni persona dovrebbe dedicare un po’ del suo tempo ad un’attività di volontariato perché si riesce a far star bene gli altri ed a farci stare meglio con noi stessi. La Casa di Riposo, da me sempre vista come luogo spento e solitario è tutt’altro; un centro di eventi molto sentiti e partecipati da tutti gli Ospiti. Sono molto dispiaciuta perché non continuerò, almeno per il momento, il mio percorso di volontariato perché gli impegni scolastici, famigliari e lo stage formativo che dovrò intraprendere tra breve, occupano tutto il mio tempo. Però, prometto che verrò a trovare gli Ospiti della Casa di Riposo perché oramai abbiamo instaurato un buon rapporto (soprattutto con alcuni). Ringrazio per iscritto Giovanna, Giorgio e Silvano per la loro simpatia e disponibilità che continuamente hanno dimostrato nei miei confronti. GRAZIE DAVVERO La vostra volontaria Valentina

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I progetti “UN ORTO SUL NOSTRO TERRAZZO” dal Gruppo Incontro Salve a tutti, siamo il gruppo “Incontro” di Via Marconi e vorremmo mettervi al corrente che quest’anno abbiamo deciso di fare un “ortogiardino” sulla terrazza del secondo Piano della nostra struttura. L’idea ci è venuta durante i nostri momenti di confronto e discussione del martedì pomeriggio. Al nostro primo incontro, di quest’anno, sfogliando il calendario stampato dall’U.P.I.P.A (una cooperativa che rappresenta molte R.S.A. del Trentino), che presenta il lavoro svolto da molte Strutture per il concorso “Orti e Giardini” del 2006, al quale la R.S.A. Santo Spirito non ha partecipato, forse perché non ci eravamo appassionati al tema o forse non eravamo pronti … ma ora lo siamo, e dopo tante esperienze e ricordi emersi, abbiamo deciso di realizzare un ortogiardino pensile dove seminare, piantare e trapiantare gli ortaggi e le piantine che più ci piacerebbe coltivare e curare. Detto e fatto … abbiamo chiesto l’autorizzazione alla nostra economa per vedere se possiamo realizzarlo, oltre che strutturalmente anche economicamente … e mentre iniziavamo il nostro lavoro di progettazione vero e proprio, è arrivato tra noi, il signor Silvano, un volontario AVULS di Civezzano che si è offerto di aiutarci nella messa in opera e nell’attività pratica dell’orto (con un grande sospiro di sollievo per la nostra Animatrice Giovanna che non ha mai fatto l’orto in vita sua…). Dopo aver individuato il luogo e gli spazi da utilizzare, con il nostro manutentore, Claudio, abbiamo preso le misure per la struttura, e calcolato il numero di vasche e le dimensioni che dovranno avere per rispondere al nostro progetto, per poi fare dei preventivi ed infine realizzarlo. Abbiamo già in mente come sarà e che cosa coltiveremo … In marzo, dopo S. Giuseppe, faremo un’uscita con i pulmini della Casa per andare a comperare i nostri semi e piantine, così inizieremo il lavoro pratico. Noi siamo fiduciosi che riusciremo a fare un buon lavoro, che sicuramente ci darà molte soddisfazioni permettendoci di provare sensazioni ed emozioni che ormai fanno parte solo dei nostri ricordi.

Vi terremo informati, nel frattempo auguriamo a tutti Buona Pasqua.

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LA TERAPIA DEL SORRISO

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AMICI ANIMALI NELLA MEMORIA E NEL QUOTIDIANO

“Per

stimolare la narrazione, la rielaborazione e l’esperienza diretta degli anziani rispetto al tema degli animali e l’uomo ed attraverso la memoria di aneddoti, storie, vicende, leggende e la loro rappresentazione “ Per il 2007 l’UPIPA ha indetto il concorso per i residenti delle RSA trentine “Amici animali nella memoria e nel quotidiano”. Il concorso ci ha visti partecipare con una ricerca sull’allevamento del baco da seta. Sul numero precedente abbiamo presentato la ricerca anche grazie all’allestimento storico della stanza dell’allevamento dei cavaleri. Il quadro raffigurante S. Antonio abate, protettore degli animali, è stato il riconoscimento della partecipazione al concorso, gentilmente offerto dall’Assessore regionale dott. Mario Magnani.

Entusiasti di questa esperienza, abbiamo già dato l’adesione per il Concorso 2009 dal titolo “Memorie de morosi e storie de sposi”. Il progetto prevede il recupero di ricordi, storie e aneddoti riferiti alla vita affettiva sentimentale di una volta. Il servizio Animazione fin d’ora invita chi interessato a partecipare all’iniziativa.

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Calendario manifestazioni di primavera DATA

Giovedì 27 marzo 2008

Sabato 29 marzo 2008

Giovedì 17 aprile 2008

Domenica 20 aprile 2008

Giovedì 24 aprile 2008

Sabato 3 maggio 2008

ORE

SEDE

EVENTO

15:30

via Marconi

FESTA DEI COMPLEANNI

15:30

via Pive

“Trofeo Città di Pergine” a cura della Società Pesistica Perginese

15:30

via Pive

FESTA DEI COMPLEANNI

15:30

via Marconi

La filodrammatica di Viarago presenta:“L’EI STADA GROSSA” di Loredana Cont

15:30

via Marconi

FESTA DEI COMPLEANNI

15:30

via Pive

CONCERTO del “Carro della Musica” di Borgo Valsugana

IL PONTE COMITATO EDITORIALE: EDITORIALE Cristina Bolgia, Silvano Brol, dott. Andrea Moser e Giuseppe Zambotti CURA REDAZIONALE, IMPOSTAZIONE GRAFICA E STAMPA: Cristina Bolgia e Silvano Brol


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