TUTTOBRINDISI Settembre 2011

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L’editoriale

di MARCELLO ORLANDINI

TUTTO BRINDISI N. 34 › Settembre 2011 Autorizzazione Tribunale di Brindisi n. 4 del 13/10/1995

UNA CLASSE POLITICA DA RIQUALIFICARE “La società civile ha fatto il suo dovere, il sistema dei partiti e la società politica no”. È uno dei passaggi dell’intervista a Domenico Mennitti che TB pubblica in questo numero, una frase che riassume la questione-Brindisi: quella di un adeguato governo dello sviluppo e delle emergenze. Appena dopo l’ultima seduta del consiglio comunale - e poco prima è stato sciorinato il peggio che una parte della politica brindisina riesce a dare di se stessa: il linciaggio personale mirato, come se dovesse essere solo il giovane segretario cittadino del Pd, Antonio Elefante, a dover esibire analisi del sangue perfette in un microcosmo di marpioni specialisti nel trasformismo; il sabotaggio scientifico, ma non riuscito, di un adempimento importante per dichiarare aperto il cammino verso nuovi assetti urbanistici della città; la corsa successiva alla ricerca di una motivazione politica alla diserzione massiccia di quella parte del centrodestra fortemente preoccupata solo da una cosa: uscire da consiglio comunale e da tutti i giochi. E non sempre si trova un mecenate disposto al ripescaggio, come si dice possa avvenire per un altro personaggio con lo stesso Dna. Questa è la preoccupazione vera che viene esternata in maniera anche abbastanza esplicita: il prossimo consiglio sarà ridotto di un quarto rispetto a quello in scioglimento. E la campagna elettorale per chi non sa immaginare per sé altro che una investitura a vita diventerà un incubo, una roulette russa, una corsa dei tori, un tuffo dalle vertiginose scogliere di Acapulco. Dannato Mennitti, non dovevi dimetterti per non mettere in difficoltà questa “società politica” non concedendole il tempo per imbastire iniziative di autoprotezione e autoconservazione, gli ultimi bluff, le ultime partite a poker con le turbe di disoccupati che

Direttore responsabile Marcello Orlandini Direttore editoriale e commerciale Fabio Mollica

non cercano solo un lavoro, ma quel lavoro (il posto in Monteco), nella città dove loro e altri prima di loro hanno trasformato le aziende dei servizi in ammortizzatori sociali e banche di voti, delle quali non circolano facilmente non solo i rendiconti delle assunzioni, ma neppure i bilanci. E adesso lamentano che l’adozione del Documento programmatico preliminare è stato un colpo di mano, un sopruso, una forzatura. Doveva essere il prossimo consiglio ad occuparsene, non questo ormai giunto al capolinea. E perché mai, signori? Spiegate la ragione di ciò. Pensate che basti la vostra presenza o assenza a legittimare o delegittimare un’assemblea elettiva? Quali alti studi e proposte sullo sviluppo urbanistico della città avete mai prodotto? Fateli conoscere a noi della stampa e ai cittadini, e dimostrate con i fatti di avere ragione. Il punto non è affatto secondario, ma fondamentale. Sino ad oggi ciò che contava in politica per molti di voi era costruire un gruppo di pressione per restare sempre a galla. Il senso delle istituzioni? Le assenze e le imboscate alle quali abbiamo assistito in questi anni dicono che è scarso. La conoscenza dei problemi? Stesso livello. Un consigliere comunale a Brindisi dovrebbe sforzarsi di conoscere bene i problemi della portualità, quelli dei vari settori industriali, seguire la partecipazione ai progetti comunitari. Oltre naturalmente, le norme sugli enti locali, le leggi regionali, i regolamenti comunali. Una fatica della malora. Dimostrate di voler cambiare vita. Fate come tanti operai brindisini in cassa integrazione o in mobilità, spediti ai corsi di riqualificazione. Approfittate di questi sei o sette mesi di commissariamento e dateci sotto. Non è mai troppo tardi. Poi vedremo agli esami in primavera. Senza offesa per alcuno.

Hanno scritto su questo numero Marcantonio Gallo, Guido Giampietro, Stefano Lamonica, Iole La Rosa, Giovanni Membola, Nicola Quaranta.

Editore: Edizioni Futura srl, Brindisi - Via de’ Catignano, 35

Stampa Tipografia Martano , Lecce

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“NON HO DI FRONTE

LA PREOCCUPAZIONE DI QUANTO IO CONTI, MA DI QUANTO POSSA ESSERE UTILE A ME STESSO E AGLI ALTRI” Domenico Mennitti. Le sue condizioni di salute continuano a migliorare 4 TuttoBrindisi Settembre 2011


L’ULTIMA INTERVISTA DA SINDACO

IL SUO TESTAMENTO POLITICO DOMENICO MENNITTI

P

di Fabio Mollica e Marcello Orlandini

er sette anni ha governato la città, decidendo in prima persona su tutto e tutti. Poi, complice la salute che fa le bizze, ha dovuto arrendersi: dall’11 agosto è praticamente rinchiuso nella sua casa, in attesa che il professor Petronelli di Molfetta, il medico che lo ha operato (e gli ha salvato la vita) decida quale percorso intraprendere. Domenico Mennitti è dimagrito. Un tempo “il Giornale” scrisse che usava non guardare gli altri negli occhi. Un tempo, forse. La malattia rende più umani. O forse è la prospettiva di chi lo guarda che oggi è diversa. Oggi, Domenico Mennitti, l’ex parlamentare, l’ex sindaco, l’ex ideatore di Forza Italia, è un uomo che aspetta i consigli del medico, e nel salone della sua bella casa nel centro storico, attorniato da mille libri, legge un volume il cui titolo sembra uno scherzo del destino: “Forza Italia, come ripartire dopo Berlusconi”, di Bill Emmott, già direttore dell’Economist. Legge e scrive, Mennitti, le sue passioni di sempre. Scriverà editoriali per Quotidiano e Corriere del Mezzogiorno. Con tutto il resto ha tagliato netto, eccezion fatta per l’inaugurazione del parco Di Giulio: «Volevo esserci per un fatto affettivo nei confronti della famiglia di Tonino», ma anche perché nei giorni in cui era in ospedale aveva sentito la città molto vicina a sè: «Essere presente lì, è stato un ricambio di affetto verso quanti mi avevano testimoniato amicizia e vicinanza». Non gli interessava neanche rilasciare questa intervista, poi ha ceduto, a patto che non servisse «a montare polemiche». Quello che segue è il risultato di un’ora e mezza di dialogo. Un’ora e mezza in cui il sindaco non ha voluto esprimere giudizi su Ferrarese, Vitali, Rollo, Saccomanno, Antonino. Non vuole giudicare nessuno. E forse è giusto che TB non giudichi lui. Saranno gli elettori a farlo. E la storia di questa città. www.brindisireport.it 5


ULTIMA USCITA UFFICIALE. AGOSTO 2011

Il sindaco all’inaugurazione del parco Di Giulio: «Ho voluto esserci per l’affetto nei confronti della famiglia del medico, e per ringraziare quanti mi sono stati vicino nei momenti in cui lottavo per la vita in ospedale».

“Mi sarei dimesso anche se non avessi avuto il problema di salute. Non avevo bisogno di scuse per andarmene” 6 TuttoBrindisi Settembre 2011

Sindaco, si sarebbe dimesso se non avesse avuto il problema di salute? Guardate, il problema delle dimissioni lo avevo posto prima del problema di salute. Non dovevo ricorrere a qualche espediente per andare via. Sono venuto a Brindisi per senso civico. E vedendo come stavo sette anni fa e come sto oggi, ci si rende conto subito di che affare abbia fatto! Però preferisco essere più ricco di sentimenti che di altro, e quindi non ho alcun rammarico. Anche perché pensavo che fosse un atto doveroso restituire alla città quanto mi aveva dato. All’epoca, poi, fui molto determinato da due obiettivi: il primo era quello di restituire a Brindisi la dignità perduta, il secondo di salvaguardare il ruolo di maggioranza che il centrodestra si era conquistato in Puglia. Fitto, allora governatore della Puglia, andava aiutato. Perché la politica ha bisogno di luoghi di approfondimento, di dibattito: delegare tutto ad una persona significa aiutare i processi a degenerarsi. La democrazia si qualifica dal livello del dissenso, più che del consenso. Il confronto è necessario, altrimenti muore il dibattito e la politica perde una delle caratteristiche più importanti. E poi francamente a 65 anni mi ero stancato di vivere un terzo del mio tempo tra hotel, aeroporto e aerei. Infatti se fossi rimasto a Bruxelles non avrei fatto il parlamentare europeo due giorni la settimana, ma mi sarei in qualche modo trasferito lì, perché la gestione delle attività la si fa essendo presenti. Voleva cambiare vita… Decisi di venire a Brindisi ma non volevo fare il sindaco a vita. Volevo restituire alla città dei punti di riferimento. Oggi il sindaco è uno dei personaggi centrali della politica, non solo locale: un sindaco che vuole assolvere bene la propria funzione non può rinchiudersi nel recinto del proprio territorio, deve sviluppare rapporti, stabilire il superamento di modelli non più attuali, prospettare vie di uscita. Deve avere una sua esperienza, e la capacità di operare in sede progettuale. Quando decisi di accettare la candidatura, a Roma mi dicevano che ci sarebbero voluti 25-30 anni per far riprendere la città da quello che era accaduto. Ma io già allora avevo previsto la continuità della mia esperienza. Non pensavo mica di poter risolvere tutto da solo. Anche perché tornato a Brindisi mi mancava la conoscenza di quella fascia di giovani che quando ero andato via erano ragazzi, ed al mio rientro rappresentavano le migliori energie della società nuova. Insomma si sarebbe dimesso ugualmente ad ottobre? Sì, avrei lasciato ad ottobre. Arrivare alle prossime elezioni avrebbe significato portare avanti situazioni cristallizzate, o che peggiorano, di forze tradizionali il cui richiamo oggi non ha più nessun senso. Davvero ritrovate nel Pd la grande tradizione comunista e democristiana? E nel Pdl intravedete la destra costituzionale moderna? Ci sono solo organizzazioni politiche con apparati fuori

dal mondo, che non contano nulla, ma gestiscono le liste e le candidature. Poi, come sapete, se dici che fai il sindaco fino alla fine, sei attaccato alla poltrona, se ti dimetti dicono che scappi. Nella vita ci sono quelli attaccati alle poltrone, quelli meno, e quelli che se ne fottono del pennacchio. Io credo di appartenere a quest’ultima schiera. Ha detto che lasciava perché è giusto lasciare alle nuove leve. Perché solo oggi e non due anni fa? Ci sono arrivato sul convincimento che la fase di ricucitura e restituzione alla città di una dignità istituzionale si era compiuta attraverso le ultime elezioni, che hanno significato, al di là dei candidati, un tentativo di grande ritorno. Io dalla mia parte avevo la lista repubblicana, depurata da certi personaggi, la mia lista e i partiti a mio sostegno, tutto il resto stava dall’altra parte. La parte di gente che alla politica chiede solo che amministri bene, non il favore, ha già fatto la sua scelta, al di là delle posizioni politiche. Eppure non è che si riescano a distinguere così nettamente le controparti. Perché le maggioranze degenerano quasi sempre insieme alle opposizioni: o una parte stimola l’altra in una gara di arricchimento, oppure se la porta nel fosso dei piccoli interessi che non ti fanno guardare lontano. C’è chi dice che non ha fatto nulla e chi sostiene che ha fatto molto. Su Facebook c’è chi la osanna e chi la insulta. È il sintomo di vecchie scorie che riescono a discutere solo in quel modo. Per chi sta in prima fila, e non può e non deve dire sì a tutti, il riconoscimento è sempre postumo: se dici no a qualcuno sei uno che se ne fotte dei bisogni della gente, se dici di sì sei un Santo. Questa è una città divisa, di persone che spesso dicono una cosa e ne fanno un’altra. Quando sono arrivato a Brindisi, sono diventati del fronte del “no al rigassificatore” coloro i quali avevano votato o spinto per il rigassificatore. Ma accade la stessa cosa col carbone, con tutto. In una società il cui territorio è stato così fortemente compromesso, dove da un lato devi guardare ai problemi che riguardano lo sviluppo generale (dove va la città?), dall’altro alla salute pubblica, e dall’altro ancora al lavoro, che costituisce il vero dramma del Mezzogiorno, non puoi fermarti solo a chi si riduce ad una marcia una volta ogni anno e mezzo. Io non giudico chi mi giudica, ma ricordo che in questi anni c’è stata per la prima volta una presa di posizione istituzionale, sul rigassificatore. Anche sull’Enel siamo giunti ad un passo dalla chiusura. Ma lì la trattativa è estremamente difficile, perché le competenze sono diffuse (Regione, Comune, Provincia). Forse dovevamo prendere la palla al balzo e accettare la riduzione del 20% del carbone... Qualche cosa comunque è stata ottenuta su riduzione massiche e carbonile coperto. Un tempo invece c’erano convenzioni che nessuno rispettava. Oggi c’è l’Aia, che è una legge dello


DOMENICO MENNITTI L’ULTIMA INTERVISTA DA SINDACO Stato e prevede paletti precisi. Le convenzioni non vanno viste solo come risarcimento economico ma anche come completamento di leggi nazionali esistenti. L’Enel dovrà rispettare regole che finora, con pretesti vari, ha eluso. E non dimentichiamoci che per la prima volta l’Enel ha dato qualcosa alla città. Lo ha fatto quando è venuto il Papa, con il parco Di Giulio, con il teatro e con la pallacanestro, e me ne frega di chi sia il presidente della società: da sindaco mi interessa che il basket diventi e resti un fattore trainante! Prima di noi, invece, l’Enel aveva dato solo 3 milioni di euro per un teatro che non si poteva aprire. Che voto si dà? Figuriamoci! I voti non li dò agli altri e non li dò a me stesso. È stupido che uno si possa giudicare da solo. C’è il voto elettorale, che ha il suo valore in termini politici. L’altro, è più a lungo termine, è il voto che la gente dà quando i progetti si vanno a realizzare. Purtoppo le lentezze di sistema non ti consentono di cantierizzare le opere nei tempi che vorresti: sembra che in Italia tutti i progetti nascono per essere ritardati. E per questo motivo non inaugurerà il nuovo lungomare Regina Margherita, emblema della sua Città d’Acqua. Ma non è un problema di chi inaugura, se io o chi viene dopo di me. Io svolgo un servizio che prima o poi deve finire. L’importante è che a settembre partano i lavori da Porta Lecce alla casa del prefetto, e che siamo in corsa per un ulteriore finanziamento per rifare anche piazzale Lenio Flacco. L’importante è che si cominci. Se questi interventi non li avessimo mai progettati, chi verrà dopo avrebbe dovuto partire dall’inizio. Sarà così anche per il sottopasso di via Tor Pisana, che tra due mesi dovrebbe essere consegnato. Lei vede una città che molti brindisini non riescono a scorgere. Le grandi battaglie si fanno sulle prospettive, sui programmi, e in Italia non li guarda ancora nessuno. Brindisi però è cresciuta, questo è innegabile. La considerazione che oggi si ha di questa città, ovunque, è di un centro che sa dove vuole andare. Che vuole diventare post-industriale: certo lo stiamo facendo in ritardo, proprio perché a chi governava prima è mancata la capacità di intuire le strade da percorrere. Torino negli anni 70 era di una tristezza incredibile: la crisi della Fiat l’aveva portata al disastro. Brindisi è stata messa in ginocchio dalla crisi della chimica, che dava lavoro a 4500 persone. Abbiamo chiesto qualcosa e ci hanno dato prima una centrale e poi l’altra. Invece Torino lentamente si è avvalsa del prestigio degli Agnelli, eliminando il suo essere omologata alle auto, alla società più legata allo Stato. Oggi lì la Fiat è solo una parte della città. E tutto questo grazie a due sindaci come Castellani e Chiamparino, che hanno ridato alla loro città un ruolo e una funzione, attraverso capitali che a Brindisi ancora non abbiamo. Non abbiamo una Università, purtroppo. Ma un tentativo di entrare

in un sistema che si dovrà rimodellare è stato avviato. E poi abbiamo ridato alla città il rapporto con il mondo dell’arte, del teatro, della cultura: non sono vezzi ma i veri mezzi di comunicazione. Non a caso Torino li ha sfruttati tutti. Bene, puoi avviare un tale progetto solo se sei disposto a non passare alla cassa, sia pure quella elettorale. Il congresso dell’Anci è un ulteriore attestato di stima verso questa città. E sorrido oggi quando leggo che il sindaco di Lecce candida la sua città a Capitale della Cultura Europea 2019. Quando lo feci per Brindisi in molti criticarono, non capendo che quella candidatura era parte di un progetto più ampio. Cosa poteva fare di più? Ha qualche rimpianto? Non ho rimpianti. Non sono venuto pensando “adesso vado a Brindisi e spiego come funziona il mondo”. L’elettore deve conoscere chi vota e deve esprimersi sulla base di questa conoscenza. La gente mi conosceva da 50 anni e se mi ha voluto sindaco, lo ha fatto a ragion veduta. Ricordate sempre che la situazione in quei giorni era drammatica, non dimenticatelo mai! Ma qualcosa di quel periodo è sopravvissuto. Non ci possono essere rottamazioni o rivoluzioni o ricambi totali: non si eliminano le classi dirigenti precedenti, puoi eliminare i principi. L’ambiente impregnato di cattivi odori non lo ripulisci in cinque minuti. Guardate a cosa accade oggi in Libia, dove i ribelli sono quelli che fino a tre mesi fa erano le seconde linee del regime. Dopo le invasioni barbariche non è semplice ricominciare. Il futuro sta nelle ceneri del proprio passato: bisogna riscoprire se stessi, le proprie passioni. E qui a Brindisi bisognava rafforzare il senso dell’istituzione. È quello che abbiamo fatto. Antonino però si ricandida. È anche colpa del centrodestra, o c’è una fetta di città che non vuole proprio cambiare e resta aggrappata al passato? Quello di Antonino è un problema su cui mi sono imposto di non intervenire. Il problema non è Antonino, è come si comporterà la città. Non spetta a me dire se uno si può candidare o meno. La risposta vera la deve dare la città. Lilli Colelli su Brindisi Report, a proposito di personaggi che da 40 anni siedono in Consiglio comunale, ha scritto “rottamiamoli tutti”. Concorda? Dico che rimanere fuori e lamentarsi è la cosa più sciocca e facile al mondo. Non basta criticare, bisogna confrontarsi, passare in prima linea. Certo che la riduzione del numero dei consiglieri potrebbe essere una spinta verso il rinnovamento del prossimo Consiglio comunale. Come giudica il Consiglio comunale? Non sono dalla parte di coloro che devono giudicare, ma in quella di quanti devono essere giudicati. La gente che sa tutto non mi affascina e non mi interessa. Abbiamo uno strano concetto della normalità: la normalità non significa essere eroi per fare quello che è normale.

LA SECONDA VOLTA. GIUGNO 2009

Mennitti festeggia la vittoria elettorale. Accanto Mauro D’Attis, che nei giorni successivi diventerà vicesindaco. Sarà lui il candidato sindaco del centrodestra?

“Se fai il sindaco fino all’ultimo giorno, dicono che sei attaccato alla poltrona. Se ti dimetti sei uno che scappa”. www.brindisireport.it 7


LORENZO JOVANOTTI. 22 LUGLIO 2008

Il cantante in concerto a Brindisi. Nel suo ultimo Cd, “Ora”, la canzone che dà il titolo al disco recita: «Non c’è montagna più alta di quella che non scalerò, non c’è scommessa più persa di quella che non giocherò». In questa intervista Mennitti ha detto qualcosa di simile.

“Le battaglie che non si perdono sono quelle che non si fanno” Anche Jovanotti parla così. “A volte capita di essere in sintonia con qualcuno che può apparire diverso o lontano da te” 8 TuttoBrindisi Settembre 2011

I due consiglieri che ha più apprezzato? Sono stati diversi: nella prima ma anche nella seconda legislatura ci sono state persone, alcune con maturata esperienza, altri giovani, che mi hanno colpito e che ho apprezzato. Ho cercato di fare del Comune un luogo che stimolasse la conoscenza. Esiste a Brindisi una società civile migliore dei partiti? La valutazione su questo tema è complessa. Oggi parliamo dei partiti avendone il ricordo di quello che erano. In realtà quei partiti non esistono più. In tutti questi anni la società civile è stata avanti alla società politica. I grandi cambiamenti sono stati sorretti dalla società civile. Ma la società civile fa la società civile, non può fare anche la classe dirigente. Deve stimolare, spingere i grandi cambiamenti. Poi le classi dirigenti trasformano queste spinte in un sistema democratico moderno. La società civile ha fatto il suo dovere, il sistema dei partiti e la società politica no. I partiti sono in grado di difendere l’autonomia di questo territorio, un’idea di città diversa da quella delle politiche industriali decise altrove? Chi fa politica non si può porre il futuro in termini di ineluttabile destino. Deve essere uno che crede che il destino lo fanno gli uomini. Io ho fiducia che la situazione migliorerà. La fiducia la devi predicare e devi dare ragioni perché sia condivisa. Io sono convinto di averlo fatto e sono sicuro che partendo da qui si possano raggiungere obiettivi ancora più grandi. Le battaglie che non si perdono sono quelle che non si fanno. È quello che, più o meno, dice anche Jovanotti nel suo ultimo cd. Capita qualche volta di essere in sintonia con qualcuno che appare diverso o lontano da te. Anche Haralambides, che lei ha voluto all’Autorità portuale, sembra diverso e lontano da noi. Forse gli è più difficile parlare con Brindisi che con il resto del mondo, ma questo può essere un punto di forza. Vendola mi ha riconosciuto di aver scelto un manager, fregandomene delle situazioni locali. Il punto è questo: tu devi sapere dove vuoi arrivare. Se ti fermi a raccogliere ogni cosa per strada, non ci arrivi più. La stessa cosa abbiamo deciso di fare con il Pug. La buona città oggi si fa con la buona urbanistica. La bozza di piano è stata approvata dalla Barbanente e ben accolta dalle opposizioni. Però il documento di programmazione preliminare del Pug è stato approvato grazie alla presenza dell’opposizione in Consiglio. Nel Pdl c’è una situazione strana, e non lo scopriamo oggi, ma il caos è diffuso. Spero che questi mesi servano a mettere in moto un minimo di cambiamento, di ricambio del personale politico che è fondamentale. Certo il sistema elettorale non ci aiuta: la preferenza unica è stata un disastro. Pensavamo che avrebbe distrutto i potentati, invece è servita a controllare ancora di più il voto. Ed a livello locale la lista civica, che prima

era costituita da un gruppo di persone non ideologicamente inquadrate che avevano punti di riferimento civico e si facevano portatori di determinate richieste, oggi nasce in funzione della persona che la fonda. Che consiglio darebbe al suo successore? Si danno buoni consigli quando non si riesce a dare cattivi esempi. Io buoni consigli non ne voglio dare a nessuno perché non voglio indicare strade da seguire. E non ho più l’età per dare cat-

L’onore delle armi «Scegli bene i tuoi nemici perché ti definiranno. Rendili interessanti perché in un certo senso si occuperanno di te. Non sono al tuo fianco all’inizio, ma quando la tua storia finisce resteranno con te più a lungo dei tuoi amici». Cedars of Lebanon, U2 Perché ho scelto questo brano? Perché non appena il sindaco si è dimesso la sua maggioranza si è sciolta come neve al sole, e solo grazie all’opposizione di centrosinistra il Pug ha fatto un passo avanti in Consiglio. Venuto meno il prestigio e l’autorevolezza di Mennitti, quelli che in sua presenza dicevano sempre si, hanno ricominciato ad andare dove li porta il cuore, oppure si sono dileguati. Esattamente come accadeva con la prima amministrazione Antonino, quella pre-ribaltone. Oggi come ieri, la città corre il rischio di essere destabilizzata, o non governata, a causa dei mal di pancia di un nutrito gruppo di consiglieri comunali che vanno come il vento. Pasquale Colelli, su BrindisiReport.it, ha scritto “rottamiamoli tutti”. È vero, bisognerebbe rottamare tutti i consiglieri che hanno alle spalle almeno tre legislature. Aria nuova e volti nuovi. Non è detto che quello che verrebbe dopo sarebbe meglio, ma almeno bisognerebbe provarci. In Consiglio c’è gente che siede su quelle poltrone dagli anni ‘70. Se i partiti ascolteranno l’invito che Mennitti rivolge da queste pagine, dovrebbero non candidare più questi dinosauri. E parliamo di tutti, sia quelli del centrodestra che quelli del centrosinistra: vogliamo facce nuove. Se poi nessuno si farà avanti, beh, allora ce li dovremo tenere. Perché ce li meritiamo. C’è un altro motivo per cui ho scelto le parole di questo brano: TB è stato l’unico giornale locale che in questi sette anni ha avuto il coraggio di criticare aspramente Mennitti. L’ultima volta è accaduto nell’estate del 2010, con l’editoriale “Fanculo Brindisi”. In quell’occasione invitammo il primo cittadino a prendere


DOMENICO MENNITTI L’ULTIMA INTERVISTA DA SINDACO tivi esempi. Oggi il ruolo del sindaco è personalizzato: ognuno lascia la sua impronta in un senso o nell’altro. Il vezzo di proporsi per il dopo come esempio agli altri non ha senso. Ogni sindaco, sorretto dalla sua maggioranza, lascia il suo segno. E questi segni verranno giudicati bene quando, non essendoci più interessi immediati, il giudizio potrà essere più obiettivo e sereno. Chi deve scegliere il candidato del centrodestra? Spero che aprano un grande dibattito e favori-

ASI o Commissari da 16 anni!

di petto alcuni problemi: il degrado della costa, la raccolta dei rifiuti (che all’epoca non funzionava), la convenzione con l’Enel... Mennitti non la prese bene, ovviamente, e nei giorni successivi, nel corso di una A Z FOR O! intervista, spiegò le sue M MIM ragioni. Sembrerà strano che il sindaco abbia deciso di conRITÁ I cedere proprio a questo L’AUTOO M LA C R P I DE giornale quella che appare una intervista-testamento politico. O forse è solo il riconoscimento di un (signor) politico, consapevole che ci devono essere un’opposizione ed una stampa libera. Questa nostra intervista, e la copertina, sono invece il riconoscimento ad un uomo che, comunque lo si veda da sindaco (bravo o pessimo che sia stato, lo diranno gli elettori), ha ricoperto il suo incarico con il rispetto dell’Istituzione che rappresentava. Non aver ricevuto un avviso di garanzia in sette anni può non voler dire molto, ma neanche poco. E l’aver deciso di lasciare totalmente gli incarichi e la vita politica, senza tenersi da parte poltroncine anche ben remunerate, come la presidenza della Fondazione Nuovo Teatro Verdi, gli fa onore. Mennitti non poteva essere l’uomo della rivoluzione. È stato il sindaco del ritorno alla normalità. Ha fatto cose egregie (Cultura e Teatro) e non ha risolto molti problemi. Ma insultarlo su Facebook o non riconoscere quello che di buono ha fatto, poco o tanto che sia stato, è segno di limitatezza culturale e forse di mancanza di rispetto verso una persona che comunque ha dedicato alla città sette anni della sua vita. Dividersi su Mennitti ottimo o pessimo sindaco, oggi non ha più senso. Unirsi alla ricerca di candidati (sindaci e consiglieri) di alto profilo morale e con competenze tecnico-amministrative è l’unica strada da percorrere se vogliamo davvero cambiare la città. E noi, come Mennitti, sul destino di questa città siamo pronti a scommettere. Non servono ritorni al passato e non esistono Uomini della Provvidenza. Questo i brindisini dovrebbero averlo capito. Fabio Mollica

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scano una grande partecipazione. I meccanismi saranno i soliti, anche con un ruolo del partito che non potrà essere cancellato. Però spero in alcuni mesi di apertura alla gente, spero che si dia la possibilità ad ognuno di partecipare e dire quel che pensa. Che campagna elettorale prevede: centrodestra contro centrosinistra, oppure due diverse idee di sviluppo? Si chiameranno centrodestra e centrosinistra, ma auspicherei che il cuore del dibattito riguardi la città e le sue capacità e linee di sviluppo, la sua identità, non intesa solo come patrimonio del passato ma come proiezione nel futuro. Oggi condizioni per poter discutere ce ne sono. Il problema è verificare che ci sia chi le voglia discutere. Quanto vale Brindisi in Puglia? E quanto potrebbe valere in una ipotetica Regione Salento? Brindisi in Puglia oggi vale molto, nel senso che al di là delle persone godiamo di un’ottima considerazione fra le altre province e nei rapporti con la Regione e con le altre città. Abbiamo dato il senso del recupero di legalità e di una capacità di modificare progettualmente la proiezione della città. Per l’Unità d’Italia la Fondazione La Pira ha organizzato un convegno sulle città, e mi hanno invitato ad un confronto col sindaco di Firenze. In altri momenti storici avrebbero chiamato un altro sindaco. Siamo entrati in un circuito nazionale ed internazionale, siamo andati alla Biennale di Venezia a presentare la Città d’Acqua, siamo stati al Parlamento Europeo con altre città. Siamo usciti dall’isolamento diventando protagonisti nella regione e al di fuori di essa. Per quanto riguarda la Regione Salento, proprio non ha senso. Andarci a spezzettare quando c’è bisogno di avere un sistema, non giova a nessuno. Se il sistema potesse contare conteremmo anche noi. Sono dell’avviso che un sistema Puglia sia già di per se importante ed anzi ha bisogno di raccordarsi ad altri sistemi. La Regione Salento non ha ragione di esistere. Ha ricevuto solo due telefonate in un’ora e mezza. L’hanno già dimenticata? È solo un caso: è sabato mattina e fa un gran caldo. Il telefono continua a squillare ancora molto, ma non conto le telefonate, valgono altre cose. Conta l’amicizia vera. Non ho di fronte ai miei occhi la preoccupazione di quanto io conti, ma di quanto possa sentirmi utile a me stesso e agli altri. Questa città può cambiare? Deve cambiare. Il fatto stesso che ne dubitiamo è strategicamente sbagliato. Deve cambiare perché ha le condizioni per farlo. Se non fossi stato certo di questo, non sarei venuto qui in piena bufera a Brindisi. Solo gli sciocchi pensano che con te il mondo inizia e finisce. Il destino di una comunità è un’altra cosa. E sul destino io sono pronto a scommettere.

SEMPRE IN PRIMA FILA. ESTATE 2010

Mennitti alla presentazione dell’Enel Basket Brindisi 2010, accanto ad Al Bano e a Massimo Ferrarese. «L’Enel sostiene il basket e per me va bene, perché da sindaco mi interessa che quel movimento resti vivo. A prescindere da chi sia il presidente della società».

“Solo gli sciocchi pensano che con te il mondo inizia e finisce. Il destino di una comunità è un’altra cosa. E sul destino io sono pronto a scommettere”. www.brindisireport.it 9


POLITICA I AMMINISTRATIVE 2012 Giovanni Brigante, 64 anni, consigliere regionale.

GIOVANNI BRIGANTE

“ED ORA LA VERA SVOLTA” In molti sostengono che sarà il candidato del centrosinistra, ma lui ribatte: «Con il mio movimento sono a disposizione della coalizione, che dovrà comprendere Sel e Udc». Intanto elogia il sindaco sul piano personale, ma critica la sua amministrazione: «Succube di consiglieri comunali che pensano solo ai propri interessi, non ha potuto affrontare i problemi di cui aveva parlato in campagna elettorale».

C

he possa essere uno dei più papabili candidati sindaco del centrosinistra è fuori discussione. Ma poiché di politica se ne intende e le passate esperienze qualcosa hanno insegnato, Giovanni Brigante allontana l’argomento, rimandandolo ai giusti tempi. Ora pensa solo alla festa di Sviluppo e Lavoro, la sua associazione che in due anni ha messo insieme circa 1500 “amici” (senza tessere). Sembra la Festa dell’Unità di un tempo. In realtà è riuscito a farne una cosa molto migliore, forte del suo ruolo di consigliere regionale di Sel e della presenza massiccia di tutta la giunta e del presidente Nichi Vendola, che chiuderà la festa, intervistato da Leonardo Sgura. Brigante ha 64 anni (“ma mi sento un ragazzo, nella mente e nel fisico”) ed ha creato un’azienda che oggi, in mano ai suoi eredi, conta circa 100 dipendenti. È il suo vanto: «Molto spesso si parla di imprenditori che hanno solo un numero civico, ma non hanno storia e non possiedono una azienda vera alle spalle». Molti la vogliono, e la vedono, come candidato sindaco del centrosinistra. La mia associazione metterà a disposizione le sue idee e la sua esperienza, nella speranza che si possa condividere un progetto e creare una coalizione ampia come quella che governa la Provin-

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cia, allargandola a Sel. Poi, insieme, cercheremo un candidato che possa far vincere la coalizione. Se non lo troveremo andremo alle primarie, regolamentate, senza consentire a nessuno di portare a votare extracomunitari (e spero che nessuno mi scambi per razzista) o gente che con la politica non ha nulla a che fare. Che pensa del sindaco Mennitti? In una delle serate della festa della mia associazione ho invitato anche lui, insieme ai sindaci Fassino, Zedda e Stefàno. Mi piacerebbe che, indipendentemente dal ruolo, sia presente, perché lo stimo ed ho sempre avuto un ottimo rapporto con lui. Anche se non gli ho mai perdonato la compromissione avuta nel 2009, alle ultime elezioni, con alcuni personaggi politici locali che interpretano il ruolo di consigliere comunale come uno status symbol. Questi signori non possono rappresentare i cittadini, ma rappresentano solo i loro interessi. Però la gente li vota. Spero che i brindisini capiscano che questi signori utilizzano l’elettorato per fare solo le proprie fortune. L’eventualità che questa gente sia rieletta mi preoccupa. Da cittadino, non da candidato, esorterei tutti i partiti a scegliere tra le persone che nella vita hanno dimostrato di saper fare qualcosa, oppure che hanno idee e progetti per rilanciare la città. Persone per bene.

Antonino ricandidato? Voglio ignorare la persona. Non è stato condannato per una rapina ma per reati specifici di un amministratore. Ritengo improponibile la sua candidatura. A prescindere dal fatto che uno si chiami Antonino o meno. Spero che i cittadini non si facciano illudere dalle sue uscite fantasiose. Non ho nulla contro chi sbaglia nella vita. Anzi, da imprenditore, ho dato la possibilità a tanti soggetti che avevano sbagliato, di rimettersi sulla retta via. Ne mai esiterò ad aiutare costoro. Ma credo che Brindisi abbia necessità di una classe politica che metta al centro della discussione prima un


programma che recepisca le esigenze dei brindisini, che metta intorno al tavolo una serie di partiti che vanno da Italia dei valori, all’Udc al Sel, al Pd. E Sviluppo e lavoro? Siamo a loro disposizione. Primarie o no? Primarie di coalizione con regole. Ma se centrosinistra e Udc riuscissero a fare una sintesi ed a trovare un accordo tanto meglio. Bisogna ritornare alla politica. Mettendo al centro i problemi della città, che non mancano. Come giudica l’amministrazione Mennitti? Una maggioranza molto debole e ricattatoria nei

confronti del sindaco. Di fatto non ha affrontato alcun problema di cui aveva parlato in campagna elettorale, a partire dalle convenzioni con l’Enel. Per non parlare della Città d’Acqua, del Pug (arriviamo al novantesimo minuto, ma avrà bisogno dei supplementari). Ma soprattutto non è stata data voce e ruolo a cittadini ed associazioni, che pure in questi ultimi anni hanno posto al Comune problemi rilevanti: ambiente, vivibilità e piano della costa su tutti. E poi, non utilizzando i fondi europei che potevano essere sfruttati. Il Comune non è stato volano di sviluppo per il territorio, si poteva diventare interlocutore della grande committenza. Non è mai stato protagonista ma succube di scelte altrui. Continuiamo a non contare nulla? Continuiamo a subire decisioni che vengono prese altrove. Si riferisce a… Il caso Sfir. Cosa ha portato, a parte il vantaggio per pochi? La stessa politica nei confronti dell’Enel: non basta finanziare parco Magrone, o sponsorizzare il basket. Si deve chiedere di più a tutte le grandi industrie, ma non lo deve fare il singolo, il sindaco o il presidente di turno, ma il Consiglio comunale. Come accade nelle città dove la politica, e quindi le amministrazioni, contano. Un altro esempio emblematico è stato il calcio: il vicesindaco ha portato avanti trattative con Pupino partorendo un topolino. Il calcio è stato salvato solo grazie alla volontà di alcuni imprenditori locali. Ma ci sono stati altri imprenditori, me compreso, che non sono mai stati chiamati in causa. Cosa pensa di Haralambides? Mi ha fatto una buona impressione. Spero che continuerà a rispondere solo ed esclusivamente al comitato portuale. Gli ho detto che non ho apprezzato la conferenza stampa di presentazione insieme al sindaco, Vitali e Saccomanno. Né ho apprezzato la convocazione di D’Attis al Comune per parlare di progetti. Sarebbe dovuto andare lui dal presidente dell’Autorità portuale. Haralambides è il rappresentante del porto, non di una parte politica. Io non mi sognerei mai di convocarlo o invitarlo nella mia sede. Ripeto: deve rispondere solo al Comitato. E gli ho detto che se agirà per il bene del porto sarò al suo fianco lealmente. Si augura un ricambio generazionale della classe politica locale? Spero che ci sia un Consiglio formato da persone che non vanno in consiglio per l’indennità, o per sentirsi diversi, ma che abbiano dimostrato di avere idee chiare, di volere bene a questa città, e che vogliono anteporre i problemi generali a quelli personali. Non è una questione di età: conosco giovani che sono vecchi ancor prima di essere giovani e conosco soggetti maturi che hanno vitalità e idee, che possono essere utili alla città. È importante conoscere la storia di ognuno dei candidati. A Brindisi non è difficile. Non siamo a New York o a Milano, ci conosciamo tutti.

La Festa laboratorio Dal 12 al 18 settembre al parco Maniglio di Bozzano. Ci sarà anche Vendola. La terza edizione della Festa “Sviluppo e Lavoro” si svolgerà dal 12 al 18 settembre, come al solito all’interno del parco Maniglio, al rione Bozzano, che per una settimana si trasformerà in laboratorio politico. Anche quest’anno infatti, ai momenti di spettacolo e di intrattenimento ed accanto agli stand enogastronomici, sarà la politica a farla da padrona, con dibattiti ed ospiti illustri. Si inizia lunedì 12, con gli assessori regionali Elena Gentile ed Alba Sasso che parleranno di sanità e servizi sociali. Martedì 13 l’assessore regionale all’Ambiente Nicastro discuterà di ecologia, bonifiche ed energia con il presidente della Provincia Massimo Ferrarese e con il rettore dell’Università del Salento Domenico Laforgia. Il giorno dopo l’ospite di turno sarà l’assessore regionale alle Risorse Agroalimentari Dario Stefàno, che interverrà su agricoltura ed enogastronomia, mentre giovedì 15 si discuterà di Mezzogiorno, federalismo ed Enti locali. Venerdì 16 Pino Riccardi, Ninni Maselli, Antonio De Vito, Domenico Mennitti, Loredana Capone e Federico Pirro parleranno di sviluppo economico. Nella mattinata di sabato 17 focus su porto ed aeroporto con il presidente dell’Autorità portuale di Brindisi Haralambides e l’amministratore unico di Aeroporti di Puglia, Di Paola, insieme agli assessori regionali Minervini (Trasporti) e Amati (Lavori pubblici), mentre nel pomeriggio tre giornalisti intervisteranno i capigruppo regionali di Pd, Pdl, IdV, Udc e Sel. Doppio appuntamento anche per domenica 18: alle 10.30 si parlerà di urbanistica con l’assessore regionale Barbanente, l’architetto Tonino Bruno (assessore comunale) e rappresentanti degli ordini provinciali degli Architetti e degli Ingegneri; alle ore 20, infine, l’evento clou della festa: il presidente della giunta regionale Nichi Vendola intervistato da Leonardo Sgura.

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GUIDO GIAMPIETRO storie nostre

IL RITORNO AI CAMPI Giovani e meno giovani di nuovo al lavoro in campagna, accanto agli immigrati

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e notizie riportate dagli anoressici giornali agostani possono apparire contrastanti, ma a una attenta lettura fanno intuire che sul versante dell’agricoltura pugliese sia in atto un’inversione di tendenza. Infatti nell’Alto Tavoliere i braccianti locali sono tornati a raccogliere l’oro rosso accanto ai bulgari, rumeni e polacchi che, a loro volta, hanno rimpiazzato i migranti provenienti dai paesi dell’Africa subsahariana (per la cronaca gli italiani - sembra senza l’“assistenza” dei caporali - lavorano a giornata mentre i migranti a cottimo). Nel sud del Salento, invece, i migranti stagionali - solo extracomunitari - lavorano nei campi di angurie e di pomodori ancora all’ombra d’un caporalato contro il quale si è opposta una mobilitazione che ha avuto nello studente camerunense Ivan il leader più attivo (anche se il giovane negli ultimi tempi è “sparito” da Nardò, probabilmente a motivo delle minacce rivoltegli). Dunque, pure nell’amara constatazione d’un caporalato ancora duro a morire, la notizia confortante riguarda il ritorno ai campi della gente nostrana. Anche dei giovani. Un ritorno che se al momento è limitato alla raccolta dei frutti, in prospettiva potrebbe trasformarsi in un ritorno alla coltivazione vera e propria. Ma con una recessione mondiale alle porte (checché ne dicano la Banca Centrale Europea e i nostri politicanti) ha senso gioire per un ritorno ai campi? Ce l’ha, eccome! Forse i ragazzi si stanno rendendo conto che al lavoro umiliante in un call center (amaramente ridicolizzato dalla brava Sabrina Ferilli in Tutta la vita davanti, di Virzì) o a quello alienante del volantinaggio o a tutte le altre vergognose opportunità offerte dal precariato e dalla sottoccupazione anche in luoghi lontani da Brindisi, è da preferire il lavoro nei nostri campi. Un lavoro mille volte più pesante ma, scusate la contraddizione in termini, più gratificante. Mi è tornata alla mente una riflessione di Su-

sanna Tamaro sull’etimologia del termine “cultura”, nella doppia accezione di coltivazione della terra e della mente. Cultura, infatti, deriverebbe dalla radice indoeuropea kwel il cui significato è quello di produrre un movimento circolare. Da kwel sarebbe successivamente derivato il colěre, il coltivare dei latini. Ai primordi dell’umanità l’agricoltura, intesa come attività stanziale, era sconosciuta. Il nomadismo tribale, al posto dell’agricoltura, praticava la caccia. Quegli uomini cacciavano, mangiavano e, non potendo conservare il cibo, tornavano a cacciare. Solo molto più tardi fece la comparsa il concetto del coltivare che aveva in sé quello del movimento circolare legato all’alternarsi delle stagioni. E l’acquisizione dell’idea di ciclicità del tempo portò, di riflesso, quella del “movimento circolare” delle culture. Gli uomini avevano finalmente compreso che non dovevano più spostarsi da un luogo all’altro per procacciarsi il cibo. Dovevano lavorare - questo, sì -, in compenso la terra avrebbe trasformato il sudore nella linfa destinata a renderla fertile. Ma la coltivazione dei campi comporta anche un continuo rimando al passato, una particolare attenzione al presente e una concreta visione del futuro.

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uesto fanno i contadini. Questo il segreto che, unito alla fatica fisica e all’accettazione del rischio, porta al miracolo della crescita dei frutti. Ed è così che dall’idea di coltivare i campi si è passati a quella di coltivare il proprio spirito. Anche la mente, sostenuta dalla curiosità e stuzzicata dal dubbio che la costringe a crescere, si avvale delle esperienze del passato, le confronta criticamente con quelle del presente e infine le utilizza nel futuro come semi destinati a produrre altri frutti. Quelli dell’animo. Purtroppo il circolo virtuoso della “cultura” dei campi s’è interrotto nel momento in cui, attirati dal canto melodioso di sirene camuffate da alte ciminiere, i nostri contadini e i loro figli sono emigrati al Nord decretando, di fatto, la lenta agonia dell’agricoltura. E nei luoghi dove la terra, testardamente, continua a produrre, i frutti - per mancanza di manodopera

o per le astruse leggi imposte da una comunità europea che si ostina a considerare alla stessa stregua i paesi nordici e quelli mediterranei rimangono desolatamente a marcire sugli alberi o a essere ridotti in poltiglia dai rulli schiacciasassi. E intanto nel Corno d’Africa grandi e bambini continuano a morire di fame! Oramai abbiamo la consapevolezza che si è rotto il patto che l’uomo aveva stretto con la sua natura e con la natura che lo circonda. Il che equivale a dire che non si ama più la vita e non si crede più in essa, visto che non si coltiva solo nutrimento ma anche l’idea d’un futuro in cui le generazioni si susseguono. Senza parlare che “una persona che coltiva e che si coltiva - ricorda la Tamaro - non è mai manipolabile ed è sempre lontana dalle ottuse tempeste dei fanatismi”. Ecco perché la notizia di un timido ritorno nei campi da parte della nostra gente ha riacceso in me la speranza. Probabilmente mi sbaglio. Forse quel ritorno è motivato unicamente dalla volontà di non consegnare al precariato, oltre ai corpi, anche i sogni… O dalla constatazione che il Progetto di trovare al Nord o all’estero, se non proprio la felicità, quanto meno un minimo di benessere sta miseramente naufragando considerati i mesti rientri dei giovani che, novelli figliol prodighi, tornano a chiedere ospitalità ai loro vecchi.

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agari è la punta dell’iceberg d’un movimento più vasto che, come la Cooperativa sociale “Terre di Puglia - Libera Terra”, vede nel ritorno ai campi anche una costruttiva esperienza di liberazione dall’influenza della criminalità organizzata, oltre che un’opportunità di riscatto per un’intera comunità. Qualunque siano le motivazioni una cosa è certa: questa inversione di tendenza, per quanto timida, è una benedizione. “Ogni filare di viti o ulivi è la biografia di un nonno o bisnonno” scriveva Indro Montanelli. Sfregiare una collina dissodata con la zappa dai nostri avi, abbandonare alle sterpi un vigneto d’antico lignaggio, barattare per trenta miseri denari ulivi secolari d’una dolcezza disarmante, conficcare enormi pale eoliche nel bel mezzo del nostro paesaggio o nasconderlo alla vista sotto la vergogna dei moderni specchi ustori etichettati come impianti fotovoltaici, non è solo uno scempio estetico. È un insulto ai nostri nonni che su quelle terre si sono spaccata la schiena e ai nostri figli ai quali non lasceremo ciò che abbiamo immeritatamente ereditato.

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PERSONE I FRANCESCO NACCI

OTTIMO BILANCIO Dopo 6 anni di commissariamento, la Regione scioglie le Apt per dar vita a PugliaPromozione. Il commissario lascia un’ente con un avanzo di bilancio, dopo averlo ereditato in condizioni disastrose. E non è l’unico dato positivo della sua gestione...

ELOGI BIPARTISAN.

Durante la conferenza stampa del 31 agosto, quella di commiato, Nacci ha ricevuto i complimenti da assessori comunali al Turismo di centrodestra e centrosinistra. Tra questi: Gregorio Anglani (Fasano) e Agostino Buongiorno (Ostuni)

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el 2006, appena insediatosi al vertice dell’Azienda di promozione turistica della provincia di Brindisi, si è trovato un buco di 92.000 euro e numerose cause pendenti. L’1 settembre scorso ha lasciato la poltrona di commissario con un avanzo di bilancio 2010 pari a 176 mila euro. Quando a Bari l’hanno saputo quasi non ci credevano. Eppure, per Francesco Nacci, a capo dell’Apt di Brindisi dal 2006, quello finanziario non è l’unico dato positivo da mettere in risalto. «Lascio il mio incarico con la certezza che in questi anni molto sia stato fatto per migliorare i servizi offerti ai turisti e far crescere le presenze turistiche nel territorio brindisino. Lo dicono i dati, e lo dicono gli stessi turisti. Segno, questo, che la Terra di Brindisi può puntare sul Turismo come volano per lo sviluppo locale». Alla base di questo esempio di buona amministrazione, secondo Nacci, c’è «la collaborazione tra tutti gli Enti e le Amministrazioni che hanno avuto fiducia nell’Apt, affidandole in questi anni il ruolo di coordinamento che a mio avviso è stato il vero segreto del nostro successo». Una collaborazione che si è espressa al meglio nella organizzazione della partecipazione alle varie fiere internazionali: «Nel corso della gestione commissariale, e grazie al ruolo di coordinamento svolto dalla Apt, la Terra di Brindisi ha sempre partecipato in maniera unitaria ai più importanti eventi internazionali, a cominciare dalla Bit di Milano. Ma durante questi sei anni il territorio è stato promosso anche in altre importanti e prestigiose manifestazioni, come la Dolce Vita di Londra, il Salone Internazionale delle Vacanze di Lugano, il Salone della Gastronomia di Nizza, la Wtm di Londra, la Borsa del Turismo Archeologico di Paestum, la Travel Trade Italia di Rimini, la Fiera del Turismo enogastronomico Cheese di Bra (Cuneo) e la ITB di Berlino. Gli incrementi registrati nel numero delle presenze è dovuto in parte anche a questa mag-

Francesco Nacci, commissario dell’Apt di Brindisi fino alla fine di agosto giore (e migliore) azione di promozione del territorio, che ci ha visto protagonisti, insieme agli altri Enti ed alle Amministrazioni locali, in più Paesi, nel tentativo di promuovere la Terra di Brindisi anche a fette di nicchia del mercato turistico alle quali negli anni passati non era stata prestata la necessaria attenzione». Tra i fiori all’occhiello della sua gestione, Nacci ricorda soprattutto la Borsa del Turismo di Brindisi, svoltasi nel settembre 2010, che ha registrato la presenza di 30 buyer interessati al “prodotto Puglia”, provenienti da Germania, Inghilterra, Russia, Francia, Belgio e Paesi Scandinavi, cioè da tutte quelle aree collegate con la nostra regione da voli aerei diretti verso gli aeroporti di Brindisi e Bari. L’iniziativa ha avuto un enorme successo: diversi operatori locali hanno infatti stretto accordi commerciali con i buyer e si sono complimentati per l’ottima organizzazione dell’evento, progettato dall’Apt di Brindisi in collaborazione con Fiera di Rimini/TTG.

Infine il crescente successo di Città Aperte, iniziativa che voleva promuovere beni e risorse scarsamente considerati dai circuiti più usuali del turismo. «Grazie a Città Aperte, migliaia di turisti hanno potuto ammirare chiese, castelli, oasi naturali e tante altre meraviglie della Terra di Brindisi». Nel corso di questi anni, inoltre, sono stati aperti nuovi uffici Informazioni e accoglienza ai turisti a Mesagne, Ceglie Messapica, Carovigno, e sono stati potenziati quelli di Brindisi, Ostuni, San Vito dei Normanni e Francavilla Fontana. A Ceglie ed Ostuni sono stati avviati anche due uffici Trianet, dedicati al turismo rurale e sostenibile. L’Apt di Brindisi, grazie ad un continuo raccordo con le associazioni locali e le Pro Loco, ha stimolato le nuove forme di turismo con iniziative al sostegno del turismo “minore”, quali il cicloturismo, il turismo enogastronomico, il turismo ambientale e speleologico. www.brindisireport.it 15


PROPOSTE I ECONOMIA DEL TERRITORIO Giuseppe Abruzzo lancia una idea nata da un gruppo sorto all’interno dei due atenei che gestiscono i corsi brindisini. Per evitare altre perdite di fondi e inutili lotte fratricide.

Una Fondazione per l’universitá

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’Università a Brindisi non è più una chimera: o perlomeno, lo studio universitario è ormai una realtà consolidata nella nostra Città. L’Università di Bari e l’Università del Salento hanno da anni avviato un processo di decentramento delle loro attività didattiche nel comprensorio tra Brindisi e Mesagne. Ciò è dovuto in

logistico-produttivo), nè di definire quali Università dovrebbero investire sul territorio con sedi decentrate, nè tantomeno definire quali facoltà consolidare e quali nuovi corsi aprire. Non vogliamo indicare quali sedi utilizzare per la didattica (Cittadella, ex-Tommaseo, ex-Di Summa, Casale...). Non è nostro compito e non ne avremmo le competenze. Vogliamo

terapia (primo in Italia), promosso dall’Università degli Studi di Bari; a questo si sono aggiunti, nel corso degli anni, il diploma universitario in Infermieristica, Igiene Dentale, Tecnico di Laboratorio e Tecnico della Riabilitazione Psichiatrica, tutti corsi delle Professioni Sanitarie della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Bari. Sempre con

lo stesso ateneo, sono presenti a Brindisi, corsi di Laurea di Economia Aziendale (triennale), Amministrazione e Consulenza Aziendale (specialistica), Economia e Management delle Organizzazioni Marittime e della Logistica (specialistica), Informatica (triennale) e Progettazione e Gestione delle Attività Culturali (triennale). Sono presenti anche

parte alla necessità delle stesse Università di espandersi in un mercato ancora libero quale quello brindisino, unico capoluogo di provincia pugliese a non avere l’Università, ma anche alla lungimiranza delle ultime amministrazioni provinciali e comunali, che ne hanno ben compreso le potenzialità e ne hanno promosso lo sviluppo. Qui non vogliamo parlare per l’ennesima volta degli indubbi vantaggi per la Città (sviluppo socioeconomico, valorizzazione delle strutture pubbliche esistenti, qualificazione delle risorse umane da impiegare nell’apparato

semplicemente proporre e promuovere uno strumento, la Fondazione, diverso e integrativo rispetto a quelli sino ad oggi utilizzati (CUB, coordinamento Provincia Comune, etc.), al fine di dare vita finalmente al sogno di tanti brindisini, un sogno che possa contribuire a quel percorso di recupero della dignità già avviato negli ultimi anni e che noi quali promotori vorremmo vedere a supporto della candidatura di Brindisi a “Capitale europea della Cultura 2019”. L’Università a Brindisi è presente dal 1999. Il primo corso di studio avviato è il diploma universitario in Fisio-

“Oggi la proposta formativa sul territorio, pur interessante e variegata, risulta disorganica, poco strutturata e di non semplice fruibilità da parte dello studente. E anziché guardare alle reali esigenze del territorio, spesso è frutto del caos”

corsi di laurea gestiti dall’Università del Salento: Ingegneria Industriale (triennale), Ingegneria Aerospaziale (specialistica), Sociologia (triennale), Sociologia e Ricerca Sociale (specialistica) e Gestione delle Attività Turistiche e Culturali (specialistica). La crescita del Sistema Universitario Brindisino è accompagnata dall’introduzione di nuovi corsi di laurea triennale (Farmacia e Enogastronomia) e dall’ampliamento dell’offerta formativa post diploma e post laurea (Master di Primo e Secondo livello e corsi di Alta Formazione). Anche la Pontificia

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www.brindisireport.it “Datemi la sete, andrò a cercare una sorgente” 17


PROPOSTE I ECONOMIA DEL TERRITORIO Università Lateranense con i master in Bioetica è interessata ad aprire e sviluppare a Brindisi, dal prossimo anno accademico, corsi che saranno fruibili parte in presenza e parte in video conferenza. Su tutto questo incombe la storia (non andata a buon fine) del CUB (Consorzio Universitario Brindisino): di fatto una associazione tra Enti pubblici senza una chiara “mission” strategica e programmatica, che non ha avuto una base economica e finanziaria solida tale da garantirne la sopravvivenza e lo sviluppo. In realtà oggi la proposta formativa universitaria nel territorio, pur interessante e variegata, risulta disorganica, poco strutturata e di non semplice fruibilità da parte dello studente. Essa, anzichè essere funzione delle reali esigenze del territorio, è spesso frutto del caso connesso alla conoscenza diretta di questo o quell’amministratore di buona volontà con questo o quel professore. Non vi è una chiara e strategica sinergia con le esigenze e le potenzialità del territorio. MANTOVA DOCET Oggi forse non è più opportuno parlare di Università di Brindisi, intesa come nuova Università, in quanto la presenza storicamente e strutturalmente forte delle Università di Bari e del Salento, unita alla dimesione oggettivamente ridotta della nostra provincia (circa 400.000 abitanti), e quindi del potenziale mercato di riferimento, rende di fatto difficile il progetto di una nuova entità così strutturata. A questo bisogna aggiungere che la nuova riforma universitaria spinge ad una razionalizzazione strutturale ed economica delle sedi, delle facoltà e dei corsi universitari. Ma la stessa riforma indica una via per la realizzazione del nostro progetto: la federazione delle Università in territori che non ne hanno di proprie al fine di evitare la proliferazione di altri centri di spesa, ma che nel contempo possano meglio coordinare la formazione post-diploma. Ed il miglior strumento che si intravede per venire incontro alle diverse esigenze è quello della Fondazione Università di Brindisi: ente indipendente con soci pubblici e privati con una “mission” chiara e funzionale, con una base economica e finanzia18 TuttoBrindisi Settembre 2011

ria autosufficiente di medio-lungo periodo. Le Fondazioni universitarie sono anche ammesse (ed incentivate) dalla normativa già in atto dal 2000. L’ingresso dei privati non può che essere salutare per il progetto ed i vantaggi sono sia per il mondo universitario (supporto finanziario e logistico, accesso facilitato al mondo del lavoro e possibilità di integrazione con quest’ultimo già durante lo studio) che per l’apparato produttivo stesso (contatto diretto con le future leve operative e dirigenziali,

vantaggi fiscali, migliore visibilità ed integrazione del territorio in linea con quel nuovo modello di Codice Etico che molte realtà economiche si sono date). Esistono diversi esempi in Italia da prendere a modello per questa nostra idea e, attraverso un processo di “benchmarking”, riteniamo molto interessante l’esperienza della Fondazione Università di Mantova. Mantova è una città per molti versi che ha caratteristiche simili a Brindisi: città industriale di piccole

“La Fondazione sarebbe il miglior strumento per venire incontro alle diverse esigenze, ed è previsto dall’ultima riforma. Sarebbe un ente indipendente con soci pubblici e privati ed una mission chiara e funzionale, con una base economica e finanziaria autosufficiente di medio-lungo periodo”

dimensioni che al suo interno ha già dei poli universitari importanti e storicamente affermati (Milano, Pavia, Brescia, Bologna, etc.). Nata nel 2001, essa non è una nuova Università ma semplicemente una entità del territorio, indipendente ma non scollegata con gli Enti promotori pubblici e privati, che coordina, sviluppa e promuove le attività formative e didattiche che altre Università hanno già consolidato con successo. Tutto questo in una visione sinergica con le necessità e potenzialità che il territorio esprime. Basta una visita approfondita al sito web della Fondazione per intuirne il grande valore aggiunto (www.unimn.it) e del perchè proponiamo qualcosa di simile per Brindisi. La positiva esperienza di quanto già avvenuto con la Fondazione per il Teatro a Brindisi, seppure completamente diversa per struttura ed

obiettivi, ci dice che questo percorso è possibile. SOCI E FINALITÀ La Fondazione Università di Brindisi, riconosciuta dalla Regione Puglia, dovrebbe promuovere e gestire la crescita del Sistema universitario brindisino, favorendo iniziative didattiche e di ricerca rivolte alle attese di sviluppo e di innovazione del tessuto produttivo del territorio. I potenziali soci fondatori della Fondazione Università di Brindisi potranno essere sia pubblici che privati: la Provincia, il Comune, la Camera di Commercio, l’Autorità Portuale, la Confindustria, la Cna, etc. Le finalità della Fondazione Università di Brindisi sono quelle di: coordinare il rapporto e la collaborazione con le singole università sul territorio; promuovere un’offerta formativa mirata e articolata, vicina alle esigenze di specializzazione stimolate dal mondo produttivo, pubblico e privato, per far incontrare domanda ed offerta di attività formativa post-diploma finalizzata alla piena occupazione dei laureati; unificare e razionalizzare le segreterie e la logistica con una fruizione razionale ed efficiente delle aule, dei laboratori e dei servizi comuni quali biblioteche, mense, alloggi per gli studenti, spazi ricreativi; realizzare attività di orientamento agli studenti delle scuole superiori, e favorire una più incisiva e omogenea politica locale di diritto allo studio (residenze, borse di studio, prestiti agevolati); migliorare l’incontro tra domanda e offerta di stage aziendali nel periodo universitario attraverso la creazione di uno sportello unico informativo; realizzare il Campus di Brindisi, un unico plesso funzionale dove verranno riunite la maggior parte delle attività universitarie; essere interlocutore ed interfaccia nei confronti di altre Università che intendono proporsi sul territorio Brindisino; promuovere l’interazione con le università straniere. Quindi, una proposta pro (la federazione di Università esistenti) e non contro (Bari vs Lecce) che possa essere un beneficio per tutti i portatori di interesse: crediamo che su questa semplice ma efficace idea si possa ragionare e discutere. Giuseppe Abruzzo Università degli Studi di Bari


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STEFANO vampiri LA MONICA di mattina

È SEMPRE MEGLIO PIUTTOSTO Vi spiego perché amo Brindisi, e un po’ meno i brindisini

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i è capitato spesso di raccontare il fortissimo legame che ho con la mia città, ma in alcune occasioni la frase “io amo Brindisi” inevitabilmente finiva con quest’appendice: “E un po’ meno i brindisini...”. Proverò a chiarirne alcuni aspetti. E a proposito del titolo di quest’articolo, mi preme precisare che quell’avverbio non sarà scomposto, né si presterà a volgari giri di parole. Le parole, già... abusate con leggerezza quando sono gratis. E lo sono quasi sempre. Ma nel paese, travestito da città, in cui viviamo è più facile che rimbalzino tra i muri stretti del centro storico, che colpiscano i timpani di chi dovrebbe essere l’ultimo a sapere, o che ritornino alle labbra da cui sono state generate con un maggior carico d’odio. L’odio, già... la fonte che di parole taglienti ne produce senza sosta. E che odio, ma forse più tristezza, per quelli che usano le dita e gli eccetera eccetera per far sembrare corposo un elenco di cose, che lasciano spazio all’immaginazione altrui con “...e compagnia bella”, quelli che le loro frasi cominciano sempre col proprio pronome personale, che il loro universo di parole si snoda soltanto nella triangolazione di donne, motori e soldi, quelli che pensano alle proprie parole come coltelli da pesce, e credono che parlare non sia un gesto, un’arma, in fondo una sfida. E poi c’erano quelli che nella tonnara del Santo Patrono circondavano, come cani un gatto, la prima faccia pulita che teneva per mano una biondina. Ed erano dolori… specie per chi a 12 anni ne dimostrava 16. Brutte serate quelle, però erano tutte lì e non c’era altro, anche se poi correvano a dar man forte altri sgherri e la contesa si allargava: erano schiaffi, era possibile vederli arrivare. Non erano parole da rincorrere dove il nemico le aveva lasciate per il sol piacere di colpire, non erano da

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disinnescare. A Brindisi, a quel tempo, ci si sputava in faccia la saliva vera. Invece adesso i Lama lasciano andare un po’ di fiele con la tramontana - ché vada a colpire un po’ a casaccio -, a volte perché non fare quattro chiacchiere attorno ad un caffè sembra brutto, e spesso lo fanno senza neanche troppa cattiveria, senza grossa cognizione, e sempre senza spendere un pensiero per le conseguenze. Ma a volte il dolo c’è, e questi portano indietro la spalla e la bocca con la maestria di un pugile e lasciano partire pugni e lingue come fendenti. Adesso i ragazzi che picchiavano alle giostre ai primi di settembre, son cresciuti. Ancora capre, ma con i mocassini lucidi e la camicia abbottonata. Ignorano chi sia stato Berlinguer, però potrebbero parlare con cognizione di una “fold-equity”. Che tempi quelli in cui avevano il maglione di lana dentro i jeans e alla fine della mano l’autoradio, o i giubbotti di pelle dentro una macchina dai vetri scuri e il motore turbo. Tutte quelle cose erano bandiere, se non moniti, e non era difficile starne alla larga. Quelli di adesso invece non si riconoscono, bandiere non ne mostrano, hanno più anni e non saprebbero fare a botte nemmeno se questo gli facesse salva la vita. Però hanno lingue a sonagli che fanno capolino solo quando sei girato di spalle. Hanno un’idea di possesso della città intera, un possesso non solo materiale ma anche intellettuale e storico, e la stupida convinzione che la loro età li tenga al sicuro da ritorsioni, da rigurgiti delle stesse parole che hanno seminato come virus. E hanno poca memoria, poca conoscenza. Perché se sapessero, del vocabolario come del codice civile, capirebbero che l’usucapione non è strumento valido nel commercio, che occupare uno spazio pubblico con tavolini e sedie non ne garantisce la proprietà - garantisce invece che spuntino saggi e tuttologi come funghi che ti dicono che i leccesi e i baresi sanno cos’è la movida, come si costruisce e qual è il cemento che la tiene insieme: la collaborazione. O magari sono gli stessi bravi commercianti delle nostre province vicine che ti

dicono che qui a Brindisi la malta più in voga è l’invidia, o il pettegolezzo; e infatti qui si pontifica persino sull’eroina senza sapere che questo mostro (come la cocaina, del resto) si accompagna sempre alla magrezza e all’emaciazione - e infatti sarebbe meno ridicolo se tacciassero di anoressia. E se sapessero discernere, magari non farebbero a brandelli l’anima di un uomo parlando proprio al suo migliore amico. E invece ne ammonticchiano di parole, le affilano come quando passa l’arrotino, le stipano in grossi contenitori, come una valigia da tenere sempre accanto o da portare in viaggio. E sono tanto grandi che potrebbero contenere tutto l’armamentario che Marco Polo aveva quando partì per le Indie. Oppure sciorinano parole in un’assemblea di condominio, dove ignorano di essere ancor più invisi della persona che stanno distruggendo con il loro eloquio forbito da dottori in legge. E non colgono le parole non dette, i rigurgiti taciuti. Non sanno che più volte qualcuno non nominò la loro squadra del cuore perché la sera prima s’era persa la Coppa dei Campioni e la ferita era ancora fresca. Oppure... che ne so... quando non ascoltarono idee contro il loro amato premier unto d’olio, nonostante davanti ai loro occhi ci fosse un rosso figlio acquisito che palpitava d’odio per chi non vivrà mai un altro Piazzale Loreto. Tradire accortezze del genere, gesti ripetuti nel tempo che dopo un po’ hanno importanza solo per chi li compie - come l’assoluta normalità che avrebbero vissuto i discepoli se Gesù avesse tramutato l’acqua in vino ogni “santo” giorno -, e non considerare i silenzi come manifestazioni d’affetto, sono tutte armi che non si può credere quanto possano ferire.

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ire di vene come fossero canali fognari, solo per il gusto di farlo, senza mai un dubbio, e avere come unica prova a discarico la possibilità di rifugiarsi in un “l’ho solo sentito dire”, beh... queste non sono solo parole bensì arnesi, lingue contundenti. Piuttosto che le vipere di adesso, sono sempre meglio i ragazzi delle giostre a Piazzale Lenio Flacco che elargivano ceffoni; perché son quasi innocui rispetto a quelli di oggi che non sanno di avere tra le mani arnesi, falli, che possono ferire, oserei dire stuprare. Quindi, come dice un amico saggio che non si preoccupa di essere un po’ volgare quando questo serve a rendere per bene un’idea... piuttosto che un cazzo, è sempre meglio piuttosto! (giagia’s©). Questo rigurgito è dedicato a tutti gli amici del Jones.


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Enel Basket Brindisi 2011/12

L’Enel Basket Brindisi riparte dalla LegaDue con una squadra completamente rinnovata ed un coach di alto rango come Piero Bucchi. Quest’anno non si parte tra le favorite del campionato, ma la speranza (peraltro neanche tanto nascosta da parte del nuovo gruppo dirigente) è che il campo possa portare belle sorprese. «È una squadra senza primedonne», hanno detto in conferenza stampa sia Bucchi che il direttore sportivo Antonio Giuliani. Alla prima uscita ufficiale, al memorial Antonio Cezza di Trani, l’Enel non ha entusiasmato: contro il Barcellona Pozzo di Gotto, una delle pretendenti alla vittoria della Legadue, è apparsa ancora indietro nella preparazione e negli equilibri 22 TuttoBrindisi Settembre 2011


di gioco. Ma c’è ancora un mese di tempo per mandare a regime gli schemi e migliorare l’amalgama tra i giocatori. C’è tanta cusiorità anche per vedere all’opera l’Assi Ostuni, nel suo primo anno di Legadue. La società ha scelto coach Marcelletti e condotto una campagna acquisti in sordina, mettendo però insieme un roster che potrebbe essere molto interessante. Fischio d’inizio il 2 ottobre, con l’Enel impeganta in casa contro Imola, e Ostuni che andrà a Pistoia. Prima però ci sarà la Coppa Italia, che agli ottavi ha messo di fronte le due brindisine. I derby si svolgeranno il 21 ed il 25 settembre. www.brindisireport.it 23


ECONOMIA I INFRASTRUTTURE

L’aeroporto si rifà il look

A

distanza di poco più di quattro anni dal rifacimento della nuova aerostazione, Aeroporti di Puglia continua a puntare sul Papola Casale, che cresce non solo a suon di percentuali da record (i dati parziali di agosto parlano di una media di 7.500 passeggeri al giorno, con punte di 8.738, con un 24% di incremento), per quanto attiene il traffico passeggeri, ma anche in termini di infrastrutture. L’Aeroporto del Salento raddoppia e si espande verso il mare con quella che si prefigura come una vera e propria rivoluzione che inizierà spendendo i circa 35 milioni di euro che arriveranno con i fondi per il Sud inseriti in finanziaria, e proseguiranno, secondo l’idea ambiziosa coltivata dall’amministratore unico Domenico Di Paola e dal direttore generale Marco Franchini, di creare un aeroporto più razionale. Nuovi spazi, nuovi parcheggi sia per le auto che

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I numeri record impongono interventi radicali. L’aerostazione sarà ampliata di 10.000 metri quadrati. Nuovi parcheggi per gli aerei e per le auto, ma anche aree verdi e percorsi ciclabili. di Antonio Portolano per gli aerei, nuovi collegamenti con l’aeroscalo. Tra le opere che stanno per partire, c’è anche una zona dedicata ai passeggeri per il loro soggiorno una volta perfezionate le operazioni di imbarco. Le novità in cantiere sono tante, a partire dall’ampliamento dell’aerostazione, che crescerà di 10 mila metri quadri, dedicati alle sale d’imbarco in direzione della aree di sosta degli aeromobili. Si allargheranno di 15 mila metri quadri le aree dedicate ai parcheggi degli aerei, necessari dato il continuo aumento di traffico (sei stalli in più, praticamente il doppio), e si moltiplicheranno le aree di sosta per i passeggeri con il reperimento di altri 2.500 posti auto. Nuovi stalli per i passeggeri dei voli low cost saranno creati nel piazzale nei pres-

si della chiesa di Santa Maria del Casale. Le procedure relative alle gare d’appalto sono già in atto. Tra le opere è prevista anche la creazione di una bretella di collegamento con un nodo di scambio ferroviario: una fermata del treno sulla linea Adriatica collegato su gomma direttamente all’aeroporto. “Il sogno nel cassetto - spiega il direttore generale di Adp Marco Franchini - è quello di collegare l’aeroporto alla città ed al Seno di Ponente attraverso un percorso pedonale che conduca al Casale e quindi al centro storico. Tutto questo sarà possibile quando le trattative in corso con l’Aeronautica militare, già a buon punto, ci consentiranno di liberare l’area a ridosso della chiesa di Santa Maria del Casale, in cui creeremo

un sagrato abbattendo i vecchi residuati esistenti, ad eccezione del capannone utilizzato all’inizio del secolo per le prove motori, che sarà recuperato”. Intanto anche ad agosto l’aeroporto incassa un nuovo record di traffico: nei primi 20 giorni del mese lo scalo ha movimentato una media di circa 7.500 passeggeri al giorno con punte che in alcuni casi hanno abbondantemente superato le 8.000 unità (8.738 passeggeri il 20 agosto). Questi dati sono in linea con un andamento generale del traffico che negli ultimi due anni ha fatto balzare l’Aeroporto del Salento ai primi posti della graduatoria stilata da Aci Europe (l’organizzazione che a livello continentale rappresenta i più importanti aeroporti) per crescita percentuale del traffico. A conferma di ciò il dato parziale aggiornato al 23 agosto 2011 che registra un incremento del traffico passeggeri del 24% circa rispetto all’analogo periodo dello scorso anno, con un ancor più sensibile 42% in più dei passeggeri di linea internazionale.


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AMICI A QUATTRO ZAMPE

Storie di cani. E d’amore BELLE STORIE di Iole La Rosa

“UN CANE NON SE NE FA NIENTE DI MACCHINE costose, case grandi o vestiti firmati... Un bastone marcio per lui è sufficiente. A un cane non importa se sei ricco o povero, brillante o imbranato, intelligente o stupido... Se gli dai il tuo cuore, lui ti darà il suo. Di quante persone si può dire lo stesso? Quante persone possono farti sentire unico, puro, speciale? Quante persone possono farti sentire... straordinario?” Sono le parole conclusive di “Io e Marley”, romanzo scritto da Grogan John, che racchiudono in modo semplice ciò che un cane può riuscire a donare all’uomo in un percorso di vita vissuta insieme. La mia mente torna indietro nel tempo. Compie un viaggio lungo tredici anni. Mi ritrovo, così, in aeroporto, in trepidante attesa del piccolo batuffolo che decido di chiamare Poldo. Da quel momento la mia vita cambia: avevo creato una “famiglia”! Il mio Poldino, infatti, come un bambino appena nato, ha avuto, da subito, bisogno di tante cure. Lo nutrivo grazie ad un piccolo biberon, lo coccolavo, lo addormentavo e, in piena notte, lo tranquillizzavo perché, impaurito e nostalgico della sua mamma, piangeva disperato. Con il passare del tempo, il nostro rapporto diviene sempre più profondo, di complicità, d’amore incondizionato. Riusciva a capire il mio stato d’animo. Rientravo in casa esausta e saltava su di me annullando, come d’incanto, la stanchezza. Lo accarezzavo e lo sentivo così morbido e profumato. Potevo leggere, nei suoi occhi profondi e languidi, l’immensa felicità nel vedermi e nell’abbracciarmi, come se fossi tutto per lui. Sin dalle prime ore del mattino, metteva il suo naso sotto il mio cuscino in modo da recuperare la mia mano e conquistare la prima carezza. 26 TuttoBrindisi Settembre 2011

Dino Furioso, Francesca Fontò, Claudia Canepa, Sabina Ingrosso... sono solo alcuni dei tanti brindisini che hanno dedicato o dedicano parte della loro vita a questi amici straordinari.

Appena in piedi, cominciava a seguire tutti i movimenti in casa e in giardino… gioiva nel veder stendere la biancheria… ancora di più nel ritirarla, in un momento di distrazione! Dare cure particolari ad una pianta comportava un totale svuotamento del vaso che la conteneva! Così piedi di sedie e tavoli, finemente levigati, erano cestinati in tempi brevi perché ormai inservibili. Senza parlare di calzini, ciabatte o cuscini. Mi ritrovavo ad inseguirlo in casa o in giardino e lui, ovviamente, molto più veloce di me, si fermava, mostrandomi l’oggetto sottratto penzolante dalla bocca, girava più volte su se stesso per poi riprendere la corsa. Sapeva bene di combinare marachelle, mi fissava con i suoi occhioni, quasi a voler dire: “Scusa… ma proprio non resisto!”. In tredici anni Poldo vive con noi esperienze entusiasmanti, di gioia come di dolore, e lui, da buon saggio, steso sotto una scrivania, assiste a discussioni o ragionamenti, a danze, sbuffando o entusiasmandosi. Incuriosito dall’arrivo di due cuccioli umani, diviene il fratello maggiore, più maturo, pronto a trasformarsi in giocattolo o in cuscino, rimanendo sempre un grande giocherellone, alla

Fissa lo sguardo del tuo cane e tenta ancora di affermare che la bestia non ha un’anima. V. Hugo ricerca di risate e coccole; un compagno di giochi insostituibile! Gli anni passano ed il vecchio amico è sempre più appesantito, non saltella come una volta, non corre; il naso cambia colore, così come il suo manto. Il nostro rapporto cambia. Ci ritrovavamo spesso seduti vicini mentre leggevo un libro o ascoltavo della musica, oppure

chiacchieravo con lui esternandogli i miei pensieri, proprio come ad un vecchio amico. Alla sera, si adagiava ai miei piedi per guardare la tv in nostra compagnia! Dopo qualche anno iniziano i tentativi d’allontanamento dalla famiglia, le fughe (si dice che i nostri amici fedeli provano ad allontanarsi da casa prima della morte). Risente di un calo della vista, dell’udito, del senso dell’orientamento. Mi ritrovavo, così a girare per ore con l’auto, sotto la pioggia, sotto il sole, con il freddo o il caldo torrido cercandolo disperatamente, per ritrovarlo accucciato o a passeggio per la città! Sconsolato, saliva in macchina e tornava a casa. Da quando non è più con noi è rimasto un gran vuoto, incolmabile. Spesso, in famiglia, si parla di lui, di aneddoti che lo hanno interessato, di momenti indimenticabili e se, sfogliando un album, ritrovo una sua foto, il cuore si ferma per un attimo, rimango in silenzio ed una lacrima di nostalgia e tenerezza scivola dai miei occhi e scorre giù per il viso. Come si può usare la parola “animale domestico” parlando dei nostri teneri amici? Che sia piccolo o grande il nostro compagno di viaggio, che sia un cane, un gatto, un canarino, una tartaruga, diviene un componente effettivo della famiglia, come un fratello, come un figlio, come un vecchio saggio pronto ad ascoltarti, a consolarti, a rubarti un sorriso nei momenti bui, ad allietare le giornate, a dare tanto amore incondizionato. È così la pensa anche l’esuberante Francesca Fontò: «Io e mio marito abbiamo in casa un gatto, Duncan di 3 anni; un cane, Tequila, che abbiamo recuperato per strada durante un temporale, e due “furette” meravigliose Foxey lady e Talullah». Sono parte della famiglia e, nonostante richie-


PERSONE I AMANTI DEGLI ANIMALI

dano impegno e sacrificio, non potremmo mai immaginare la vita senza quegli esserini fantastici. L’emozione più grande è il momento del rientro a casa. Trovarli tutti in fila e dico tutti (furetti compresi) dietro la porta, è uno spettacolo senza eguali che ripaga ogni sacrificio!» Federica, invece, ci racconta il suo primo incontro con Romeo: «È stato amore a prima vista. Sono trascorsi 8 anni dal giorno del nostro incontro, avvenuto nel canile municipale. Sono stata colpita da lui immediatamente, ma so bene che è stato lui a scegliere me! Al mio Romeo, manca solo la parola! Oggi è il mio quarto fratello!». Ricche di patos le parole di Dino Furioso, che descrivono il dolore provato per la perdita di Chicca, dopo venti anni di convivenza: «Il giorno che è morta, una parte di me se n’é andata con lei; mi si è spezzato il cuore, ho provato un dolore insopportabile per una perdita difficile da accettare. Chicca riempiva di gioia le mie giornate. Ho dedicato a lei molto tempo: dalle visite continue dal veterinario, alle vaccinazioni periodiche, alle passeggiate serali nel giardino di casa, ai continui giochi che solo lei sapeva fare. Mi manca la sua presenza che alleviava problemi e pensieri di vita quotidiana. Lei era innamorata di me,

nel vero senso della parola. Era innamorata del suo padrone. Non so e non comprendo come la gente possa abbandonare un cane per andare in vacanza. È proprio vero quello che diceva Aristotele: l’uomo è l’animale più cattivo del mondo». «A marzo del 2010 i miei occhi hanno incrociato i suoi e me ne sono subito innamorata». Così inizia la storia di Sabrina Ingrosso e del suo Giulio, di 9 anni. Sabrina svolge volontariato presso il canile di Brindisi e si occupa di cani con problematiche

I cani quando amano, amano in modo costante, inalterabile, fino all’ultimo respiro. E. Von Arnim diverse. “L’ho incontrato, tra le degenze, dopo un ictus che gli aveva provocato problemi alle zampe. Mi sono presa cura di lui e dopo un mese ho deciso di adottarlo. Oggi il mio “Piccolo” è totalmente legato a me e alla mia famiglia. Credo che riconosca in me la salvezza da quel box affollato e la possibilità di poter vivere il resto dei suoi anni sereno e amato. Non sa che la fortuna è tutta mia!”. È fortunata anche Gilda ad aver incontrato, nel corso della sua esistenza, la nostra Sabrina. Ha tre pallini di piombo conficcati nei tessuti delle zampe posteriori, e questo spiega la sua man-

canza di fiducia nell’uomo! «Inizialmente è stata dura occuparmi di lei. Con il passare del tempo ha accettato il cibo dalle mie mani, le carezze, e pian piano ha iniziato a muoversi un po’ di più e a fare le scale. È soprattutto grazie all’aiuto di Giulio (il cane dal cuore grande) che ho visto Gilda scodinzolare per la prima volta; la stessa gioia che si prova nel vedere un figlio che muove i suoi primi passi. Oggi, a distanza di cinque mesi, Gilda saltella, scodinzolante, quando dobbiamo uscire per le passeggiate giornaliere e cammina felicemente al guinzaglio. Claudia Canepa, referente dei volontari della LE.P.A., con Francesca Losito, che ne è vicepresidente, da anni collabora come volontaria presso il canile municipale e cura una splendida iniziativa “Storia di un Amico a quattro zampe”, che intende collezionare storie di adozioni, raccontate dai diretti protagonisti e creare una preziosa raccolta che supporterà l’evento nazionale dell’undici settembre prossimo, che si terrà in più di 39 canili in Italia, compreso il canile comunale di Brindisi, con una serie di iniziative tendenti a sensibilizzare l’opinione pubblica sul fenomeno del randagismo, dell’abbandono e dei canili sovraffollati. Grazie alla straordinaria disponibilità di Claudia conosciamo la storia della piccola Flora e di Birba, abbandonata per strada «...presa e buttata via come un paio di scarpe vecchie...». Oggi, fortunatamente, accolta da una nuova famiglia. Ci appassioniamo alle avventure di Pit, di Leo ma anche di Otto, che dopo essere stato soccorso, in seguito ad un incidente sulla strada, ha trovato una casa e una famiglia dalla quale riceve coccole e amore. «Ciò che più addolora me e tutti i volontari, è vedere più di 900 anime chiuse nel canile, bisognose di ricevere affetto e calore umano. Ancora più doloroso è assistere alla loro morte, tra le sbarre fredde di una gabbia. Ogni decesso avvenuto nel canile ha l’effetto di una pugnalata, un dramma che rappresenta per noi una sconfitta, un momento di sconforto, un dolore che lascia il segno nel nostro cuore; è per tale motivo che desidero rievocare i nomi di amici che hanno vissuto tutta la loro vita in canile, nell’attesa che qualcuno li adottasse, e che oggi non ci sono più: Baldo, Tequila, Benedetto, Bea, Placido, Stella, Zampetta». www.brindisireport.it 27


PROVINCIA I BILANCI

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li occhi sono quelli del più giovane ristoratore di Mesagne. Giovanni Dell’Atti, trent’anni, mesagnese, da giugno proprietario dell’Osteria del Vicoletto collocata in vico dei Quiercia a due passi dalla chiesa Madre e dal parco archeologico urbano. L’immagine è quella di una cittadina che ancora lotta per affermarsi come “Città d’Arte” capace di un offerta turistica al passo con i tempi. Per questo nasce una costatazione amara dell’estate oramai alle porte: “Abbiamo lasciato i pochi turisti che sono venuti a visitarci completamente allo sbaraglio”. Giovanni ha avuto negli anni diverse esperienze nel settore dell’accoglienza turistica. È uno di quei giovani mesagnesi che hanno deciso di ritornare nel loro paese natale ed investire su se stessi. L’esperienza più importante l’ha vissuta a Bolzano, in un hotel a quattro stelle. Oggi nella sua “Osteria”propone una ristorazione curata, di qualità, che ha come punti di forza i prodotti tipici della nostra terra. Dopo i primi mesi di lavoro si dice contento per i risultati raggiunti. Ma il cruccio maggiore per lui è l’attenzione che viene posta al turismo nel nostro territorio. “Dobbiamo

MESAGNE ANCORA POCO TURISTICA Il più giovane ristoratore locale, Giovanni Dell’Atti, fa un bilancio dell’estate. E mette in evidenza alcuni punti critici: «A pranzo non apre nessuno!» ancora maturare l’idea di creare un percorso sinergico, tra pubblico e privato, che riesca a soddisfare ogni esigenza del turista che viene a Mesagne”. È questa la valutazione di un trentenne che ha avuto la possibilità di formarsi in ambienti diversi dal sud Italia. “Deve diventare la preoccupazione di ogni imprenditore del settore turistico: rimanere uniti, essere coesi per creare insieme nuove opportunità per attrarre turisti”. L’unione fa la forza sembra essere il motto vincente anche per il settore dell’accoglienza turistica. “Trattare il turista come una meteora, una stella che passa una volta e poi non torna più, non è la scelta vincente. Tutti noi dovremmo investire su ogni singolo turista che decide, anche per sbaglio, di visitare la nostra città. Sappiamo noi ristoratori più di tanti altri quanto vale il

“passa-parola”. Per questo dobbiamo continuare a trattare i clienti con i guanti bianchi, perché ognuno di loro può diventare il moltiplicatore dei nostri affari”. Che cosa lo ha turbato? “Durante buona parte dell’estate i pochi turisti che venivano a Mesagne all’ora di pranzo giravano per la città senza sapere dove andare a consumare un pasto. Non si può pensare di fare accoglienza turistica solo nelle ore serali. Se arriva qualcuno è giusto che trovi accoglienza anche durante le ore del giorno. Per diverso tempo sono stato l’unico ad aprire a pranzo, nessun altro ristoratore ha deciso di seguirmi. Questo non è il giusto modo per investire nel settore turistico”. Cosimo Saracino

SPORT

La prima traversata di nuoto a Torre Guaceto In 92 hanno percorso in acqua due chilometri e mezzo. Poi frisella-party per tutti Si è tenuta nelle bellissime acque della riserva marina la prima edizione della manifestazione “A nuoto nel Parco 2,5 km - Torre Guaceto 2011”, gara di nuoto in mare aperto che ha visto la partecipazione di ben 92 iscritti. La bella giornata di sole, la suggestiva location e l’ottima organizzazione hanno permesso ai partecipanti di trascorrere una giornata di sport e di tanto divertimento. Un successo fortemente voluto dagli organizzatori, che ha superato le aspettative della vigilia. La manifestazione, prima nel suo genere nei mari brindisini, ha permesso a tanti atleti provenienti da varie parti della Puglia ma anche da fuori regione - come un atleta ultrasettantenne proveniente da Crotone - di conoscere ed apprezzare le bellissime acque di Punta Penna Grossa, nella “zona B” della Riserva marina. La competizione ha visto il successo di Nicola Oliva (CUS Bari) e della campionessa italiana Laura Palasciano (Master40 tesserata con la società Aniene, imbattibile nelle gare in mare aperto), che hanno nuotato l’intero tragitto di 28 TuttoBrindisi Settembre 2011

2500 metri in poco più di 36 minuti, seguiti sul traguardo dagli atleti brindisini Alessio Tedesco e Antonio De Santis. Alcune barche appoggio hanno seguito gli atleti lungo tutto il percorso e all’arrivo acqua e bibite energizzanti per tutti. La partecipazione femminile è stata particolarmente consistente e di qualità: delle 29 iscritte, sette sono giunte al traguardo tra i primi venti

ottenendo tempi di tutto rispetto. Così come al femminile è stata l’ideazione dell’evento, caparbiamente voluto dall’appassionata di sport acquatici e biologa marina Elisabetta Vierucci, ottimamente coadiuvata da Livia Iannarelli. La prima traversata in mare aperto nelle acque di Brindisi è stata resa possibile anche grazie alla partecipazione della società Sottosopra di Brindisi e del Consorzio di Gestione dell’Area Marina Protetta di Torre Guaceto. A fine gara la giornata è proseguita con il “frisa party” - molto gradito dagli atleti - e con le ricche premiazioni che hanno visto la simpatica partecipazione del noto giornalista sportivo Mino Taveri. L’appuntamento, su grande richiesta, è per la prossima edizione alla quale si sta già lavorando con grande entusiasmo. Giovanni Membola


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FOOD & WINE I RISTORANTI, RICETTE E VINI

RISTORANTE SPESSITE Le buone tradizioni culinarie nel vecchio frantoio ostunese Dalla bruschetta con salsina di pomodoro e ricotta forte alle fave al tegamino con i peperoni. Passando per le orecchiette, polpette e braciole, carne alla griglia e biscotti di mandorle. DI ROMINA GIURGOLA

I

l ristorante Spessite è stato il primo ristorante di cucina tipica ad aprire, nel 1972, nel borgo antico di Ostuni. Il suo nome deriva proprio dal quartiere in cui si trova, un tempo luogo da evitare. È stato ricavato in un vecchissimo e suggestivo frantoio ad uso famigliare del ‘700. E forse per questo motivo Stefano Calò, proprietario del ristorante, vide in questo locale il luogo più appropriato per un ritorno al cibo genuino. Si inizia con delle bruschette in salsina di pomodoro con ricotta forte e origano, e poi una sfilza di antipasti della tradizione, con il trionfo delle fave al tegamino con i peperoni e del grano con sugo di pomodoro fresco. Il primo della casa prevede orecchiette o strascinati. Si tratta di un piatto che forse non attrae molto chi è abituato a mangiare a casa questo tipo di pasta, ma Stefano saprà proporvi delle varianti (alle classiche orecchiette con il sugo o con le rape) che vi lasceranno stupefatti. A noi ha suggerito le orecchiette con rape e vongole: davvero una delizia! Una volta provate, vi verrà voglia di chiedergli la ricetta per farle anche a casa. In alternativa ci sono i cicatelli con salsiccia e funghi, oppure con zucchine e gamberetti. Sempre per rimanere in tema di cucina casalinga,

A TAVOLA

Tranci di dentice con pomorini RICETTA DEL RISTORANTE OYSTER Via Dardanelli 2 (Porto turistico Marina di Brindisi) Brindisi, tel. 340.6073196. ingredienti per 4 persone: › 1.200 gr di dentice tagliato in tranci › 15 pomodori ciliegino tagliati a pezzetti › un piatto di farina › mezza cipolla piccola › 1 spicchio di aglio › un ciuffetto di prezzemolo › ½ bicchiere di vino bianco secco › olio extravergine di oliva › sale e pepe qb

a molti sembrerà strano sentirsi proporre involtini e polpette, ma una volta che li avrete assaggiati direte che ne valeva la pena. Ottimi anche gli arrosti di carne o i gamberoni alla griglia. I prezzi possono variare dai 15 ai 25 euro: e di questi tempi sono ottimi! Non a caso le recensioni del ristorante, su TripAdvisor e su altri siti specializzati, sono tutti più che positivi.

procedimento: riscaldate in padella l’olio extravergine di oliva e aggiungere la cipolla tritata e l’aglio. Infarinate i tranci di dentice e fateli rosolare su entrambi i lati, aggiungendo il vino e i pomodori. Cuocete per 5 minuti circa, spruzzando alla fine con il prezzemolo tritato. Potete servire il pesce accompagnandolo con dei crostini di pane ben caldi.

DA ABBINARE A: RISTORANTE SPESSITE Via Brancasi, 43 (Centro storico, ingresso da Porta Nuova). Ostuni Tel. 0831.302866, 338.9758612.

Vermentino Bianco Salento IGT

prodotto da Tenute Rubino, Brindisi Complesso, dotato di forte personalità, è un vino ricco e fascinoso, pulsante e dinamico, sorprendetemente espressivo e senza cedimenti, corroborato da un sublime finale mandorlato. Gradazione alcolica: 13,5%. www.brindisireport.it 31


Aziende

BEST SHOP

SPORT

Nuovo show-rom a Brindisi per Argi Sempre in Largo Concordia, ma in nuovi locali

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ovità in vista per Argimiro Lanzillotti, titolare di Argi, una delle più apprezzate boutique sartoriali della provincia (è presente nel capoluogo, ad Ostuni e Carovigno). Tra qualche giorno l’attività si sposterà di qualche metro, nel più accogliente ed ampio locale di largo Concordia

Finalmente in Piscina! Il 26 settembre iniziano i corsi presso la struttura comunale del rione Sant’Elia, affidata in gestione al Consorzio Marimisti.

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on un anno di ritardo ma finalmente si parte: il prossimo 26 settembre la piscina comunale del rione Sant’Elia a Brindisi, affidata in gestione al Consorzio Marimisti, apre le porte a tutti gli appassionati di nuoto ed a quanti in città avrebbero voluto praticare questo sport ma non hanno mai potuto

farlo a causa della carenza di strutture. Lo staff tecnico coordinato da Roberto Aluzzi sta mettendo a punto gli ultimi dettagli. Molto probabilmente la piscina, almeno in alcuni giorni della settimana, aprirà alle 6.30 del mattino, per permettere di praticare nuoto anche a chi non ha altri orari disponibili durante la giornata. Al

mattino si andrà avanti fino alle 13, poi nel pomeriggio lezioni dalle 16 alle 22.30. Tra gli istruttori figurano: Gilda Palazzo, Antonio De Giorgio, Jacopo Ziza, Vincenzo Colucci. Per ulteriori informazioni ed iscrizioni ai corsi, potete contattare i seguenti numeri telefonici: 393.9311321, 393.9306390.

2, proprio sotto il balcone che impreziosisce la piazzetta. È l’occasione per andare a vedere le novità della camiceria più apprezzata da quanti amano vestire bene ma ai giusti prezzi.

MOTORI

Da Emmeauto la nuova BMW Serie 1 Il 17 e 18 settembre la presentazione nel salone di viale Enrico Fermi, 25. Più spaziosa, più rifinita e ancor più efficiente. BMW rilancia così la Serie 1, la compatta premium bavarese che pur preservando quei geni che hanno decretato il successo del primo modello, a cominciare dall’impostazione tecnica votata al “piacere di guida” - leggi trazione posteriore - si evolve in una seconda generazione tutta nuova pronta. Il salto generazionale si esprime innanzitutto con le nuove dimensioni della carrozzeria a cinque porte: la nuova Serie 1 è lunga 4,324 metri (+8,5 cm), larga 1,765 metri (+1,7 cm) 32 TuttoBrindisi Settembre 2011

mentre il passo è aumentato a 2,69 metri (+3 cm). Altra novità introdotta con la nuova BMW Serie 1 sono due allestimenti che vanno a distinguere sia l’equipaggiamento che l’estetica della vettura. Dal nome si possono intuire facilmente le specificità: le Serie 1 Sport accentuano il carattere sportivo, con cerchi lega dal disegno specifico (16 pollici di serie, optional da 17), rifiniture nero lucido sulla carrozzeria, comprese le calotte dei retrovisori (optional). Dentro ci sono invece sedili e volante sportivo con cuciture rosse. La Serie 1 Urban si rivolge a chi preferisce gli inserti color alluminio sulla carrozzeria

e un look in generale più elegante, con cerchi in lega lucidati. I rivestimenti dell’abitacolo sono in tessuto misto pelle. Le varianti Sport e Urban si riconoscono anche dalla chiave di accensione, rispettivamente decorata di rosso o bianco. Prezzi a partire da € 24.000. Info: 0831.546686. www.emmeauto.bmw.it.


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Cartellone EVENTI › PROTAGONISTI › MOSTRE

30 Fino al

SETTEMBRE Brindisi LIBRERIA CULTURANDO Via Tarantini, 2

VIAGGIO NELLA TENDOPOLI Mostra fotografica

La mostra fotografica dal titolo “ Viaggio nella tendopoli tra Oria e Manduria” è organizzata dai fotografi brindisini Claudia Corsa, Giorgio D’Aria (sua la foto di questa pagina, intitolata “Campo profughi”) ed Ida Santoro. Il loro “reportage a tre mani” vuole testimoniare ed al tempo stesso sensibilizzare la cittadinanza circa le difficili condizioni in cui si sono trovati, in seguito alla crisi del nord Africa, i primi profughi tunisini giunti sulle nostre coste. Il tutto, attraverso attimi di disperazione,

disagio, stanchezza ma anche di gioia ed accoglienza catturati in giornate diverse a Manduria presso il centro di accoglienza per immigrati che, per far fronte all’emergenza, venne allestito nelle campagne sulla strada per Oria e che tutt’oggi si trova ancora là. L’iniziativa ha già fatto tappa a Mesagne e Torre Santa Susanna. La mostra sarà aperta al pubblico tutti i giorni dalle 17,00 alle 20,30 fino al 30 Settembre, fatta eccezione per il lunedì mattina e la domenica pomeriggio. www.brindisireport.it 35


TEMPO LIBERO I CARTELLONE

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Sabato e Domenica

Sabato e Domenica

SETTEMBRE

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CHIOSTRO DELLA CHIESA MARIA SS DELLA CROCE Francavilla Fontana

PARCO DI TORRE GUACETO

FESTIVAL “MUTANTI”

FRANCESCO TORALDO

Musica, teatro, danza, cinema

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n ecofestival a Torre Guaceto e un fuori festival tra Bari, Cisternino e Brindisi. Sono queste le tappe finali del progetto di educazione e sensibilizzazione ambientale “Chance for Change - Occasione per il cambiamento”, finanziato dall’iniziativa Azione ProvincEgiovani, promossa dall’UPI e dal Ministero della Gioventù, che vede la Provincia di Brindisi quale ente capofila e la partecipazione degli studenti delle scuole superiori del territorio. Il 17 e il 18 settembre prenderà avvio il Festival “Mutanti”, per la direzione artistica del Gruppo Mòtumus di Brindisi, nel parco di Torre Guaceto e presso il Centro Visite di Serranova (ingressi liberi ma solo su prenotazione chiamando i numeri: 0831.989885 e 331.3477311) con musica, teatro, video, danza, perfomance e cortometraggi. Una due giorni dedicata all’arte e all’ambiente in uno dei luoghi più rappresentativi della sostenibilità ambientale del nostro territorio. Nel dettaglio il programma prevede per sabato 17 settembre prima del tramonto ad Apani un Eco Happy Day-Happy hour con cocktail e prodotti biologici, dj set ambient e danza con il fuoco di Alberto Cacopardi dei Manonuda Teatro. Al tramonto, nella macchia mediterranea, andrà in scena lo spettacolo “Mutanti, eco storie di migrazioni”, scritto da Salvatore Vetrugno, dagli studenti delle scuole superiori e dagli allievi della Scuola d’Arte Drammatica della Puglia “Talia”, per la regia di Maurizio Ciccolella. La sera, nel giardino del Centro Visite “Al Gawsit” di Serranova si terranno le proiezioni di “Visioni eco dalle scuole” con una selezione dei cortometraggi dall’archivio dell’Ecologico International Film Festival. Domenica 18 settembre, il festival si aprirà, prima del tramonto, nella macchia, con “La grande foresta per grandi e bambini”, uno studio/prova aperta a cura della Compagnia Thalassia scritto da Francesco Niccolini. A seguire nel giardino del Centro Visite “Al Gawsit”

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Personale di Serranova, al tramonto, il danzatore Antonio Stella si esibirà nella performance di danza contemporanea “Tetti d’Ardesia e giù dal letto”. Dopo il tramonto, in prima nazionale, lo spettacolo “Biglietti da camere separate”, uno sguardo di Andrea Adriatico su Pier Vittorio Tondelli con Maurizio Patella e Mariano Arenella. Il Fuorifestival (info al 346.6606385 oppure inviare una e-mail a segreteria@motumus.it) si terrà invece dal 21 al 25 settembre: alle ore 18.00 del 21 settembre a Cisternino presso il Conservatorio botanico, con una ciclo passeggiata e una cena bio a cura di Pomona Onlus, Associazione Antropia, Slow Food Alto Salento e CEA di Cisternino (prenotazione obbligatoria chiamando i numeri 080.4446751 o 3208308007). Venerdì 23 settembre, presso il Colonnato del Palazzo della Provincia di Bari, sul lungomare Nazario Sauro 29, si terrà lo spettacolo teatrale “Prometeo Paladino”, un libero adattamento del Prometeo di Eschilo in chiave moderna e su tematiche ambientali, scritto da Salvatore Vetrugno e Maurizio Ciccolella per la regia di Maurizio Ciccolella. Domenica 25 settembre a Brindisi in Piazza San Giovanni al Sepolcro il Fuorifestival si concluderà con lo spettacolo “Non abbiate paura” della Compagnia Thalassia con Luigi d’Elia (ore 19.00), con la proiezione del documentario C4C relativo al progetto “Chance for Change” a cura di Contemporary Ati Addiction, con i concerti dei The Ladybugs e dei Blackspot, con l’esibizione dell’A.S.D. In punta di piedi e con lo spettacolo “Prometeo Paladino” del Gruppo Mòtumus, con Giovanni Di Lonardo, Andrea Simonetti, Francesca Danese e Fabio Saccomanno per la regia di Maurizio Ciccolella. Chance for Change è un progetto sulla sostenibilità ambientale, sui cambiamenti climatici e più in generale di educazione ambientale che ha coinvolto 26 scuole tra la provincia di Brindisi e quella di Bari.

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partire da sabato 17 settembre 2011, la Città di Francavilla Fontana in collaborazione con la galleria Colorstudio Picardi, diretta da Ottorino Picardi, presenta un’ampia personale dedicata al Maestro Francesco Toraldo, noto come “il pittore dei jazzisti”. La presentazione della personale “vedo il blu notte del mare, sento nelle vele il vento... è il jazz!” sarà a cura del direttore artistico eventi della galleria, Daniela Chionna. A chiusura della serata si terrà un con-

certo jazz con il “Toraldo Painting Jazz Quartet”, i cui elementi sono musicisti conosciuti e amati dagli appassionati jazz in molte parti del mondo: Daniele Scannapieco, sax tenore; Enzo Lanzo, batteria; Miguel Rodriguez, pianoforte; Francesco Angiuli, contrabbasso. Domenica 18 settembre alle ore 11 si terrà un cocktail presso la sede della Galleria, in via S. Francesco n. 211. Si presenteranno le opere di piccolo formato. Il curatore sarà l’esperto d’arte Cesare Corbara.

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SETTEMBRE BASTIONE DI PORTA NAPOLI Brindisi

A REGOLA D’ARTE Mostra di artigianato creativo e design

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hi lavora con le sue mani è un lavoratore, chi lavora con le sue mani e la sua testa è un artigiano, chi lavora con le sue mani, la sua testa e il suo cuore è un artista. Così diceva San Francesco d’Assisi. E le sue parole sono state prese utilizzate come slogan per questa iniziativa culturale, che rientra nell’ambito di “Città aperte 2011” la Cna (Associazione provinciale di Brindisi), in collaborazione con l’Apt di Brindisi, promuove “A regola d’arte: Mostra di artigianato creativo e design”. L’evento è finanziato dall’Unione Europea e dalla Regione Puglia. Lo spazio espositivo accompagnerà i visitatori alla scoperta di oggetti unici

nel loro genere, frutto dell’operosità, dell’estro e della bravura dei maestri artigiani (Maria Concetta Malorzo, Forger, Bkk Creazioni, Angela Potì, Studio Petraroli) in un percorso che vede la materia grezza del vetro, della ceramica, del ferro, delle pietre dure e della plastica riciclata trasformarsi e rinascere nelle fogge di monili, complementi d’arredo e manufatti destinati a dare colore e luce alla semplicità del quotidiano. La mostra, che ha preso il via il 2 settembre nella suggestiva cornice del Bastione di Porta Napoli, è aperta al pubblico ogni giorno dalle ore 17.00 alle ore 21.00.


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LIBRI: “TRACCE” DI MARCO MARTINESE

LA BRINDISINITÁ RISCOPERTA ATTRAVERSO RACCONTI, ANEDDOTI E FOTOGRAFIE Un volume in cui storia e ricordi si intrecciano mirabilmente con romantica nostalgia

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OTTOBRE PALAZZO EX CORTE D’ASSISE Brindisi ISTANTI NEL BLU: VISIONI SUBACQUEE SALENTINE Mostra fotografica

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e fotografie di Giuseppe Piccioli, realizzate nelle acque del Salento, ritraggono ambienti unici al mondo, come quello del corallo nero, oppure esemplari molto difficili da osservare sia per le dimensioni, sia per i momenti irripetibili, sia per la rarità; per questi motivi le opere esposte sono da considerarsi di eccezionale valore estetico, didattico e scientifico. A riprova di ciò è il fatto che, come molti altri lavori dell’autore, geografo presso la facoltà di Scienze Sociali, Politiche e del Territorio di Brindisi, quelli esposti sono risultati vincitori presso i più prestigiosi concorsi a tema del mondo. Alcune opere di Giuseppe Piccioli sono state richieste dal National Geographic Americano, altre sono state acquisite dal Getty Image Institute di New York e altre ancora sono state affiancate alla recente mostra su Dalì, nel Castello Aragonese di Otranto. Lo scopo della mostra è la sensibilizzazione verso l’inestimabile ricchezza del patrimonio ambientale dei mari pugliesi attraverso l’occhio di uno fra i maggiori fotografi subacquei naturalisti di Puglia. La mostra è aperta al pubblico tutti i giorni escluso il lunedì, dalle ore 9 alle 13 e dalle 16,30 alle 21, con ingresso libero.

È

una sfida scrivere con metodologia della storia locale applicata alla valorizzazione del territorio e perché no anche al turismo. Significherebbe mettere insieme un ambito puramente speculatico con obbiettivi e motivazioni più pratiche in relazione con la ridefinizione del ruolo strategico della dimensione locale in un quadro complessivo di sviluppo. In quest’ottica il primo libro di Marco Martinese (Tracce. Avi assai ca’ no ti viti cu la vagnona???, Brindisi 2011, 177 pagine, € 12,00) appare immediato ma non limitato, è come un luogo dove ritrovare certezze, di fronte alla complessità delle dinamiche globali ed europee che si impongono ai nostri giorni. La “riscoperta” di tradizioni, “confini” e microidentità può presentarsi come una prospettiva di arroccamento e di difesa, se non di fuga, rispetto alle trasformazioni generali in corso. In realtà, proprio il territorio, con le sue svariate identità è al centro dei mutamenti più profondi, che rendono necessaria una riprogettazione della sua organizzazione complessiva e del suo modo di porsi nei confronti delle realtà che gli sono esterne. I contesti più grandi si stanno sgretolando, ed in ciò il libro di Marco Martinese pone una “traccia” da seguire per non perdersi. Quel suo insieme di racconti realmente accaduti va scoperto ed esplorato attraverso esempi, differenze, variazioni e particolarità, un pezzo alla volta e un racconto dopo l’altro. In un mondo in frammenti come il nostro è proprio a questi frammenti che dobbiamo prestare attenzione. Con la sua consueta passione e con l’aiuto di fotografie rare di vari archivi privati l’autore ricorda e descrive i luoghi come i brindisini li hanno sempre percepiti e come il linguaggio, il modo di comportarsi sia proprio di una “brindisinità”. Così la Storia “vera” di Brindisi capitale del Regno del Sud, lo

sport, la politica scorrono attraverso i ricordi che proseguono per le piazze e le vie della città. Storia e ricordi si intrecciano mirabilmente con la romantica nostalgia e consapevolezza di appartenere ad una città che ha dato molto ai brindisini e che forse è ora che i brindisini restituiscano almeno in parte. Il libro non presenta né modelli codificati né tantomeno una campionatura esaustiva, ma piuttosto alcuni “casi” rappresentativi, sui quali è possibile impostare una riflessione in vista di passaggi successivi. I racconti che vivono all’interno del libro vogliono essere dei contributi all’interno di un “work in progress” attuato con un ampio e diversificato sforzo corale rappresentato da vari soggetti tutti legati ad un modo identico di appartenere alla città. Katiuscia Di Rocco Vi proponiamo due stralci del primo capitolo del libro di Martinese. BENEVENUTI A BRINDISI. Era da poco trascorso il periodo dei mondiali di calcio. Il centro, come al solito, era pieno di turisti. Nei pressi della stazione marittima era fermo un gruppo di viaggiatori di chiara origine scandinava… uno di essi, probabilmente ancora in clima mondiale, aveva ancora sul capo un appariscente imitazione di elmo vichingo. Su di esso, come da regola, spiccavano le lunghe corna… attrazione irresistibile per un ragazzo brindisino, di certo non abituato a certi ”copricapo”. Il ragazzo in motorino non gli staccava gli occhi di dosso e più gli s’avvicinava più lo fissava. Arrivato quasi faccia a faccia al soggetto in questione, con espressione seria gli esclamò: “Compa’, avi assai ca no ti viti cu la vagnona???” Avrei soltanto voluto immortalare la faccia dello sbigottito turista, e mostrarvela, mentre tutti quelli del posto gli ridevano intorno a crepapelle…

L’IMPORTANZA DI CONOSCER LE LINGUE… Anni ’80. Nel porto, come di consueto un grosso natante s’apprestava ad attraccare avvicinandosi cautamente alla banchina, un addetto portuale cominciò ad urlare ad uno dei marinai sul ponte: “Compaaa’, iatica la corda…” nell’intenzione di aiutarlo nelle operazioni di attracco. L’imbarcazione, però, non era italiana e così anche l’equipaggio così il marinaio rispose all’invito non inteso con un ovvio: “What???” A quel punto, l’operatore iniziò a scandire lo spelling integrandolo, per giunta, con la mimica dei gesti: “La cor-da, ia-ti-ca-la ca ti ttaccu…”. Nuovamente il marinaio replicò: “I don’t understand… sorry…” Dopo qualche minuto d’inutili tentativi di comunicare, l’operatore, quasi stizzito, chiese: “Do you speak English???” Il marinaio, finalmente felice di sentire una lingua comprensibile rispose con un sorriso: “Yes, Yes...!!!” E l’operatore ancora: “E iatica la corda, no…???”

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PERSONE I FRANCESCO NACCI

IL PARADISO

DIETRO L’ANGOLO

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stata una delle strutture ricettive più apprezzate dell’estate: La Sommità, boutique hotel a 5 stelle, è una dimora storica cinquecentesca, che rappresenta la punta di diamante del pregiatissimo centro storico di Ostuni. Recentemente acquisito da un imprenditore di San Vito dei Normanni, la struttura oggi è uno dei vanti della nostra terra. Un luogo luogo in cui l’ospite riscopre i cinque sensi: gli arredi, i tessuti e l’architettura trasmettono l’emozione del tatto; i profumi e le musiche dell’olfatto e l’udito; le luci e i sapori della vista e del gusto. Insomma, chi sceglie la Sommità è certo di andare incontro ad un soggiorno all’insegna della raffinatezza e dell’esclusività. Con le sue quindici eleganti camere e suites, ognuna caratterizzata da peculiarità strutturali differenti che vengono in parte espresse dal proprio nome, e con la Spa che propone programmi personalizzati che si focalizzano sul benessere, il rilassamento e la rimessa in forma fisica sia durante un breve soggiorno che durante una vacanza, il boutique hotel si propone come luogo per romantiche fughe di coppia (di un week-end, oppure di un solo giorno!). Dopo un’attenta valutazione, lo staff della Spa è in grado di consigliare i trattamenti più adatti agli ospiti, utilizzando prodotti con ingredienti ed essenze naturali (tutti i

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trattamenti benessere della Spa del Relais La Sommità si avvalgono della metodologia e dei prodotti Spa Mareminerale, frutto della ricerca Culti). Un discorso a parte merita il ristorante Cielo, con lo chef Sebastiano Lombardi, promessa della cucina italiana, che con le sue ricette regala piatti unici per un viaggio nei sapori primari della Puglia. Passato e presente si incontrano nei piatti che Sebastiano prepara con passione, unendo le ricette del passato a un gioco creativo che non dimentica i sapori e gli odori dei prodotti autentici e naturali della nostra regione. Il desiderio di unire tradizione e innovazione per una cucina contemporanea si è consolidato nel tempo, anno dopo anno, grazie alle esperienze che hanno visto lo chef in prima linea in alcuni dei più importanti ristoranti d’Italia. Dai primi passi presso la Scuola Alberghiera di Melfi al Relais Chateaux “Il Pellicano” con Antonio Guida, al “Terme Manzi Hotel” di Ischia con lo chef Nino di Costanzo, e ora al Relais La Sommità a Ostuni, dove mette la sua cucina al servizio dell’arte.

Il Relais La Sommità è un luogo incantevole che offre una ristorazio ne di altissimo livello ed un ottima spa. È il luogo ideale per una fuga romantica.

RELAIS LA SOMMITÁ Via Petrarolo 7, Centro storico di Ostuni Tel. 0831.305925 - www.lasommita.it


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MARIO LIOCE turista per casa

ANTONINO SPARTACO, IRONIA E CRUDA REALTÁ La corsa a sindaco tra “boutade” estive ed emergenze sociali

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ei giorni scorsi ho dovuto fare ricorso ai miei arrugginiti ricordi della storia di Roma per cercare un possibile legame con una notizia d’attualità giunta al mio orecchio. La voce, che tra poco citerò, mi ha inevitabilmente costretto a imbracciare qualche polveroso libro di storia per cercare di rinverdire la memoria della dinastia degli imperatori Antonini. Antonino Pio, imperatore romano dal 138 al 161, uomo onesto e oculato, fu il capostipite della dinastia che alcuni storici definiscono dei “buoni imperatori”. Per carità, tra questi c’è stata qualche carogna ma, tutto sommato, possiamo definire il periodo come “illuminato”. Però, per quanto abbia spulciato l’albero genealogico della dinastia e mi sia imbattuto in nomi del calibro di Antonino Pio, Marco Aurelio, Lucio Vero e Commodo (la carogna summenzionata), non ho trovato traccia di Antonino Spartacus. Mi rendo conto che a questo punto è necessario spiegare l’antefatto per poter distinguere tra realtà storica e spirito. Durante le mie inesistenti ferie ho deciso che un modo per riposarmi potesse essere staccare il telefono e non leggere i giornali per un paio di giorni. Questa risoluzione era incentivata dall’isteria unita alla depressione che giornalmente mi procurava leggere le decisioni del governo in materia economica: era assolutamente necessario staccare la spina per evitare ulteriori convulsioni. E così ho fatto. Al termine di questa breve pausa ristoratrice ho ricevuto la telefonata di un caro amico residente al nord, che desiderava salutarmi prima di ripartire da Brindisi. Verso la fine della piacevole chiacchierata l’ho ascoltato proferire commenti sarcastici su Brindisi e sghignazzando citare tale Antonino Spartacus. Avendo la telefonata interrotto un sonnellino pomeridiano, e comunque ignaro di quanto accaduto durante il mio pianificato black out, non ho colto subito l’ironia e, preso dai saluti, mi sono ripromesso di ragionare successiva-

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mente sulle sue parole. Grazie a Internet ho potuto ricostruire la vicenda, trovando un’intervista dell’ex sindaco Antonino sulla versione on-line della Gazzetta del Mezzogiorno in cui si identificava in Spartaco. Devo dire che la mia sorpresa, più che sulla sua decisione di candidarsi nuovamente alla carica di primo cittadino - della quale si vociferava da tempo - si è concentrata sulle trovate mediatiche del personaggio tra vecchie comparsate in mutande, inviti agli alieni e nuove immedesimazioni in personaggi storici. Per quanti sforzi di immaginazione possa fare, non riesco a trovare una qualsiasi possibile analogia tra la storia di Antonino (il politico brindisino, non l’imperatore) e quella dello schiavo-gladiatore. Tra l’altro mi permetto di consigliare ad Antonino di non affidarsi troppo alla semplicistica ricostruzione storica di Spartaco fatta nel romanzo di Howard Fast e poi trasposta nel 1960 nel film di Stanley Kubrick, mirabilmente interpretato dal grande Kirk Douglas. Contro gli stessi ordini di Spartaco, gli altri schiavi Galli e Germani si abbandonarono ad ogni sorta di violenza, saccheggio e devastazione. Anche Antonino lamenta nell’intervista di essere stato in qualche modo tradito da chi gli era vicino ma, anche se le sue colpe si limitassero a questo, la sua capacità di leadership ne uscirebbe ugualmente appannata e svilita. Con una evidente forzatura sarebbe forse possibile trovare alcuni elementi che invece hanno accomunato Antonino Pio - l’imperatore romano - e Antonino il politico: potere e consenso. Con la differenza, non irrilevante, che il primo ha usato il potere per gestire la “cosa pubblica” ottenendone consenso, mentre il secondo ha usato il consenso per gestire il potere.

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ornando a Spartaco, occorre dire che la trovata di Antonino non ha nemmeno i crismi della novità, poiché in ben altri contesti politici era stata già utilizzata. La sua figura entrò nel pensiero politico moderno con Marx, che in una lettera del 1861 a Engels definì Spartaco “un genuino rappresentante dell’antico proletariato”. E lo Spartachismo fu persino una corrente politica tedesca, chiamata così da una rivista illegale pubblicata

durante la prima guerra mondiale e portavoce dello Spartakusbund (lega di Spartaco), estrema sinistra del partito socialdemocratico che nel 1918 si trasformò nel partito comunista tedesco. Le posizioni ondivaghe che caratterizzarono il mandato di Antonino non aiutano nel ricordo ma escludo che la sua collocazione politica fosse così a sinistra. Lasciando da parte l’ironia, personalmente non credo che il reale obiettivo di Antonino sia una possibile rielezione alla carica di sindaco ma temo che questa boutade non sia altro che un modo per preparare una rentrée più defilata, e quindi più insidiosa, nei giochi di potere. La più classica e banale delle tecniche usate nella negoziazione: “sparo” alto per ottenere un obiettivo intermedio. Non ottenere la rielezione ma portare comunque un bacino di voti in grado influenzare gli equilibri sarebbe già un ottimo risultato. Specie in una città che ormai da molti anni propone i soliti professionisti del galleggiamento, maestri nel trasformare il loro peso in pressione politica.

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uttavia il problema non è la presenza di Antonino ma l’avvilente scenario politico esistente, che consente il riaffacciarsi di volti che in una realtà normale risulterebbero improponibili. Non amo la pratica comune di arrogarsi la capacità di delineare il profilo del “buon candidato”, penso tuttavia che il prossimo primo cittadino (spero in un volto nuovo) sarà obbligato a scelte coraggiose e drastiche. Le strade sono due e solo una di queste dovrà essere percorsa con energia e senza tentennamenti di sorta: diventare una città industriale o turistica. Continuare a galleggiare in un liquido gelatinoso fatto di indecisione, connivenze, interessi e incapacità può solo condurre la nostra città a esalare l’ultimo respiro. A questo punto conta poco l’età, l’appartenenza politica o l’esperienza pregressa del candidato: ciò che conta realmente è presentarsi agli elettori con un piano di sviluppo chiaro, che esprima in maniera inequivocabile quale delle due strade appena citate si intende seguire e come. Non c’è più tempo per i giochi di potere e per avvalorare questo assunto è sufficiente citare due episodi ai quali ho personalmente assistito questa estate: nel primo una madre pregava un negoziante di accettare un assegno per la piccola somma di trenta euro, e nel contempo gli chiedeva di posticiparne l’incasso di qualche mese; nel secondo un anziano si opponeva a due extra comunitari, deciso a contendergli poveri resti fatti di vestiti e suppellettili abbandonate vicino a un cassonetto della spazzatura. C’è qualcuno che pensa ci sia ancora tempo?


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