"CE NE COSTA LACRIME 'ST 'AMERICA! "

Page 1

LA VITA DEI SIANESI NELLE AMERICHE

"CE NE COSTA LACRIME 'ST 'AMERICA!" ISTITUTO COMPRENSIVO SIANO PON "S.E.NT.I.E.RI" OVVERO "STRATEGIE DI EMPOWERERMENT NEL TERRITORIO PER LA SUA IMPLEMENTAZIONE E IL SUO RILANCIO A SIANO" - MODULO "DALL'EMOZIONE AL TESTO: LEZIONI DI STORYTELLING PER LA COMUNICAZIONE TURISTICA".


IL SOGNO AMERICANO DEI SIANESI

L'intera narrazione è tratta da "SIANO NEL MONDO" di Francesco Caiazza Edizioni dell'Ippogrifo

SIANO| 02


CAPITOLO 1 | L’AMERICA: UN SOGNO, UN AMORE DIFFICILE

Il sogno americano ci riporta subito alla mente un classico degli anni Trenta “America primo amore” di Mario Soldati che scriveva nel suo libro: "L'America non è soltanto una parte del mondo. L'America è uno stato d'animo, una passione. E qualunque europeo può, da un momento all'altro, ammalarsi d'America". Infatti, si sono “ammalati” d’America tanti italiani, così come tantissimi abitanti di Siano, un piccolo centro rurale della provincia di Salerno. Si andava in America non per svago. L’America era una via di fuga, la ricerca di un lavoro, il poter scappare dalla povertà, dalla miseria e molte volte anche dalla morte. La crisi agraria, l’arretratezza del Mezzogiorno, la persecuzione degli ebrei, il fascismo hanno dato ancor di più una spinta al forte esodo. -Fra il 1880 e il 1915 approdarono negli Stati Uniti quattro milioni di italiani, su 9 milioni circa di emigranti che scelsero di attraversare l'Oceano verso le Americhe. Le cifre non tengono conto del gran numero di persone che rientrò in Italia: una quota considerevole (50/60%) nel periodo 1900-1914. Circa il settanta per cento proveniva dal Meridione, anche se fra il 1876 ed il 1900 la maggior parte degli emigrati era del Nord Italia con il quarantacinque per cento composto solo da Veneto, Friuli Venezia Giulia e Piemonte.- (Tratto da http://www.emigrati.it/emigrazione/emiamerica.asp a cura di Francesco Saverio Alessio). Il primo flusso migratorio di Sianesi verso l’America risale al 1885. Si arrivava New York e a Boston per poi proseguire verso l’interno, perché preferivano un lavoro agricolo anziché quello industriale, forse dovuto alle origini di questi uomini che erano abituati a lavorare la terra. Con il passare del tempo, accanto agli agricoltori e ai braccianti si affiancarono altre attività, come l’artigianato.

SIANO| 03


I primi tempi vissuti in un territorio straniero, così lontano e diverso, furono difficili per tutti. “I nostri emigranti portavano con sé un bagaglio di cultura fatto di tradizioni, valori, credenza … che non vergognavano di manifestare sia tra le pareti domestiche che all’esterno nei rapporti sociali. Da qui la sopravvivenza della concezione patriarcale della famiglia […]. Era lui, come in patria, ad assumersi la responsabilità di sobbarcarsi qualsiasi tipo di lavoro, e spesso più di un lavoro nell’arco delle 24 ore, per assicurare alla famiglia un’esistenza agiata, […].” Difficili, soprattutto, per quelli che avevano lasciato a casa, a Siano, i loro familiari. La lontananza pesava, pesava tanto. Ma c’erano dei momenti che potevano essere ritenuti felici. “Più di un emigrante mi raccontava che nell’atto diventato rituale di porre i dollari nella busta, pregustava la felicità che provavano i suoi al momento dell’apertura della stessa e della scoperta delle preziose banconote, specie se si trattava dei tanto sospirati dollari”. Da alcune lettere inviate alle famiglie si può capire, attraverso un susseguirsi di sentimenti spesso contrastanti, le difficoltà a cui andarono incontro. Non solo commozione per aver “messo piede in America”, ma la fredda consapevolezza di vivere nell’incertezza, nella rassegnazione, nel dubbio. La rabbia, per aver dovuto lasciare gli affetti, la speranza, per un vita migliore o almeno per avere la possibilità di coltivare un futuro per sé e per la famiglia, che di lì a poco (o almeno lo speravano) avrebbero richiamato per congiungersi nuovamente. Richiamare, l’atto di richiamo. Sembra strano pronunciare queste parole. Suonano come un diktat, un’imposizione che , invece, non era altro che una “manifestazione d’amore” giuridica. Un modo legale per cercare di far arrivare dal proprio paese la moglie, i figli, un familiare, una persona cara. Rappresentava il ricongiungimento, l’inizio, insieme, di una nuova vita.

SIANO| 04


Il flusso migratorio verso l’America divenne maggiore a partire dalla seconda metà degli anni ’60. Le partenze avvenivano dai porti di Napoli, Genova e Palermo, ma c’erano anche altri emigranti che partivano dalla Germania, dal porto di Bremen o dalla Francia dal porto di Marsiglia. Questi, erano quelli che avevano già vissuto una prima emigrazione andando in altri Paesi europei ma, con il tempo, avevano maturato il desiderio di andare oltre oceano. Un po’ di numeri e percentuali per capire l’entità del fenomeno. Periodo di riferimento: 1800-1924. Dai dati, tratti dalle ricerche evidenziate da Francesco Caiazza nel suo testo, risulta che l’età media degli emigranti sianesi negli USA era di 27,6 per i maschi e 27,1 per le femmine; i coniugati 46,2 i maschi e 67,16 le femmine e riguardo al sesso, emigrava l’86% dei maschi contro il 14% delle femmine. Le località scelte dai sianesi negli Stati Uniti sono state per il 39% il Massachusetts con Boston, Everett, Somerville, Springfield, Medford e North Bellerica. Il 53,1% ha scelto New York, il 2,9& il Connecticut, l’1,7% il Maine e poi a seguire tante città o aree con percentuali inferiori all’1% (Pittsburg, Malden, Paterson, Chicago, Albany, Virginia, Ocean City, Florida, Las Vegas, Bayport, Myers, Boyarwood, Rockville e New Rochelle).

SIANO| 05


CAPITOLO 2 | STORIE DI EMIGRAZIONI

Mille storie, tutte diverse, tutte difficili, ricche di solitudine, di sacrifici, di parole dette e parole smorzate, di lacrime trattenute per non mostrare fragilità, di abbracci caldi e forti nei porti di partenza e di baci alla madre terra nei luoghi d’arrivo per una speranza nuova, per una vita diversa, per un sogno da realizzare. Dai racconti degli anziani: “[…]era sconvolgente il primo impatto visivo con gli Stati Uniti, rappresentato dalla Statua della Libertà, eretta nella baia di New York, quasi nell’atto di accogliere i nuovi aspiranti americani. Lo sbarco avveniva ad Ellis Island che era per loro la porta d’accesso al sogno americano, anche se il trattamento ad essi riservato non era del tutto ospitale. Dopo i rituali, scrupolosi controlli medico-sanitari, si passava alla verifica dei documenti d’ingresso e poi alla registrazione delle generalità che, talvolta, risultavano diverse dal vero, o per errore del funzionario dell’emigrazione , o per volontà degli emigranti di cui qualcuno, come mi riferisce un compaesano, cambiò nome per rompere i legami col passato.” Non era migliore l’ambiente della metropoli che li accoglieva. Diverse testimonianze hanno in comune le condizioni di vita di queste persone, costrette a ricoprire mansioni piuttosto umili, penose. Venivano loro riservati lavori che regolarmente non accettava la classe operaia locale. Parliamo di costruzione di ponti, strade, canali, edilizia, ferrovie ed alcuni spalavano la neve o portavano i giornali. Si lavorava nel silenzio, tenendo per sé il dolore e infatti, raccontano “[…] Quando incominciavamo a realizzare i primi guadagni e a mettere da parte i risparmi, avevamo la percezione che era valsa la pena di aver tentato la fortuna. Il lavoro sicuro, i dollari in tasca, un’abitazione propria pure se modesta, diventavano una molla a proseguire senza tentennamenti e senza rimpianti. […] Lavoravamo spesso come bestie, specialmente agli inizi, senza sosta, anche per 15-16 ore al giorno: ci si adattava a tutto.”

SIANO| 06


L’esperienza di donne e di madri. Di donne lasciate a casa ad aspettare la lettera con i dollari o la lettera che annunciava il ricongiungimento. Donne forti che raccontano un passato che ci riporta al presente, in quei continui corsi e ricorsi storici per cui sembra che il tempo si sia fermato. Donne che parlano delle costose partenze, “[…] c’era la persecuzione di fascisti per cui mio padre volle lasciare l’Italia affrontando una spesa superiore alle sue possibilità quando, sposandosi, ritenne opportuno far emigrare anche la moglie per stabilirsi definitivamente a New York. E così tre di noi, tre dei quattro figli, nascemmo in America. […] Molti furono gli ostacoli negli anni che seguirono il crollo della Borsa nel ’29.” Anni, ancora una volta, difficili ma che con tanti sacrifici furono superati. Finita la crisi, tutti si avviarono verso il progresso. Ormai gli anni ’50, quelli del boom economico, erano vicini e con la forte ripresa, i sianesi ebbero anche la possibilità di pensare ad un rientro definitivo a casa, nella terra natale o di ritornare di tanto in tanto a Siano per trovare parenti e amici. Ma quando ritornare? Era d’obbligo ritornare a casa per il 16 agosto, il giorno più importante per i sianesi. Il giorno in cui si festeggia il Santo Patrono, San Rocco. La storia di Antonio che racconta quando sua zia fece l’atto di richiamo per suo padre e poi la partenza da Napoli, il 4 settembre del 1960, per New York e poi a Boston. Anni di studio, lavoro per aiutare la famiglia e altro studio per imparare bene la lingua. Successivamente il lavoro in una pasticceria; riceveva 50 centesimi al giorno per 50/70 ore settimanali. E nel ’64 fu chiamato a fare il servizio militare e nel ’65 la destinazione fu il Vietnam. Tanti ritornarono mutilati, molti non ritornarono affatto. Antonio fu fortunato riuscì a tornare a casa sano e salvo. E lui diceva sempre che ad assisterlo era stato S. Rocco. Il Santo lo proteggeva sempre e lui si sentiva sicuro. Al rientro lavorò prima in una tipografia e poi andò a studiare in una scuola di specializzazione e riuscì ad entrare alla Borsa. Un emigrante alla Borsa di New York! Questa è stata la rivincita di Antonio che ha superato anche l’11 settembre ed oggi, sposato e con tre figli, vive felicemente a New York. SIANO| 07


Leo ha, invece, una storia ancora più lunga e tortuosa, perché cinque volte ha provato ad entrare in America e solo alla quinta, il 14 aprile del 1972 riuscì nel suo intento. Partì da Roma ed atterrò a Boston, Everett Mass. “[…] Non so se è mia personale opinione che migliaia di emigranti che hanno la mia stessa veduta hanno sofferto e vissuto il trasformarsi delle abitudini, il trasloco di un grande albero in un’altra terra per lo più forte e robusto. E lascio a voi il pensiero: l’impatto con la lingua, i costumi, il clima, il vitto, gli alloggi abusivi e via via dicendo e poi società, comunità (lotta cruda, amara, calunnie, invidia, ecc…) al lavoro che ognuno sogna, aspira ad un’indipendenza leale, semplice e realizzarsi da uomo libero […].” Ed è proprio con le parole di Leo che si conclude il nostro raccontato, guidato dalle testimonianze raccolte da Francesco Caiazzo nel suo libro “Siano nel mondo”, perché queste parole racchiudono l’essenza dell’animo del sianese d’America. “[…] nei mesi di ferie e di S. Rocco i figli e le figlie di Siano ovunque si trovano sparsi nel mondo provano una calamita invisibile e come una immensa batteria vengono a ricaricarsi e accumulare energia per rinnovarla negli anni […]. Volete bene agli emigranti perché vi vogliono bene e vi pensano sempre”.

SIANO| 08


Tante storie, tanti aneddoti abbiamo raccontato attraverso le pagine di Francesco Caiazza e tante ancora ci sarebbero da raccontare, ma è tempo di fermarci e lasciare che sia la curiosità a portarvi a visitare il nostro Paese e a conoscere di persona i sianesi. Se cercate una data per venire da noi: segnatevi il 16 agosto, S. Rocco. La nostra Comunità vi accoglierà con piacere e vi guiderà alla scoperta della “Valle dei sogni”. Gli alunni del Corso PON - Modulo Storytelling Prof.ssa Annamaria Bove Prof.ssa Emilia Busiello

SIANO| 09


Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.