Il Centro n°56 - Febbraio 2012

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Anno 6 numero 2 (56) - Mensile gratuito iscritto al Registro della Stampa presso il Tribunale di Torre Annunziata. Iscrizione n.10 del 9 dicembre 2008 - Contatti: tel. 331.74.88.453; e-mail: info@giornaleilcentro.com ; sito: www.giornaleilcentro.wordpress.com

il Prossima edizione: 25 Marzo 2012

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MUORE ‘ON CICCIO UN VUOTO A TRINITÀ

Fabbraio 2012

CHI CI SALVERà?

CHIUSI I BATTENTI DI CLINICA “S. MICHELE”

RITROVARE L’ORGOGLIO DI ESSERE MARITTIMI


26 febbraio 2012

Copertina: Da Sinistra: Adriano Celentano, Mirijana Dragičević e Gabriel Antinori

Editoriale “Profeti inattesi” di Costanza Martina Vitale

Cronaca & Interviste 5

Il sermone di don Adriano Celentano Le critiche del molleggiato ai giornali religiosi di Costanza Martina Vitale «Ho visto il sole roteare e una sagoma» Federica Savarese all’incontro con la veggente di Francesco Bevacqua Chiuso il nosocomio restano i ricordi Con la clinica San Michele va via un pezzo di Piano di Biagio Verdicchio Presente e attivo, esempio di vita cristiana Ci lascia lo storico campanaro di Trinità di Ginmario Russo La neve: un “miracolo” di bianco vestito Le indimenticabili nevicate della Penisola di Cecilia Santovito

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Rubriche

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All’altare per sposare una virtù Rubrica di diritto canonico «Per me era perito agrario ma nascondeva la sua identità» Il caso concreto di Damiano ed Elvira di Manuela Abbate La pratica delle incoronazioni Rubrica sulla devozione mariana di Nino Cuomo Teoria e pratica.

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Spettacolo & Società Nuovo giallo in abiti sacri Analisi di una fiction che è piaciuta alla Chiesa di Iole Filosa Il vanto della marineria carottese La storia millenaria dei naviganti di Piano di Adriana Ciampa Jr. Alba onlus per la raccolta farmaco I risultati dell’operazione solidarietà di Costanza Martina Vitale In scena per sostenere “Il Pellicano” Un evento di musica e beneficenza di Mariella Nica “Tre pecore viziose” a Carnevale I triniteatranti in scena per la Parrocchia di Amalia Gargiulo Gas e luce: una reazione esplosiva Rubrica di approfondimento scientifico di Marino Russo e Fabio Vollaro L’@genda del Centro Gli appuntamenti del mese e gli orari delle messe Oggi cucino per ... “Il Centro”. Girelle alla nutella Rubrica di ricette culinarie di Adalberto Koepke

Sport 24

Verso Londra, la magia dei cinque cerchi Campioni carottesi alla manifestazione di Francesco Bevacqua

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Addio Olimpiadi, sacrificio sportivo La fine di un sogno per Roma di Francesco Bevacqua

“Il Centro” cerca collaboratori Requisiti necessari:

serietà, puntualità, fantasia, propositività e tanta voglia di imparare e crescere nel lavoro di gruppo!

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Editoriale

PROFETI INATTESI

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er questo pungente mese di febbraio i nostri lettori dovranno perdonare un eccesso: una copertina un po’ provocatoria, poco territoriale ma molto sentita, che fa il verso alle megalomanie giornalistiche e agli strascichi dell’epoca dittatoriale che ci portiamo ancora addosso. “Chi ci salverà?” È la domanda escatologica che un giornale religioso, di fede cristiana, non dovrebbe mai porsi o alla quale, certo, non dovrebbe prospettare un trittico così singolare: Adriano Celentano, Mirijana Dragičević e Gabriel Antinori, tre personaggi che si pongono in maniera, ognuno di essi, molto differente verso il fattore “Chiesa”. Tutti e tre, però, i cui fenomeni abbiamo analizzato all’interno di questo numero, contribuiscono a ricreare il quadro dello smarrimento umano di fronte ad una sorta di apocalisse da terzo millennio che ci trova, evidentemente, impreparati. Come dei mendicanti di una fede più salda e di una guida più sicura, di una corrente che ci spinga verso l’orizzonte mentre siamo in balia delle onde della vita, siamo in perenne attesa che il vagare diventi, per noi, una scelta e non un’inevitabile condizione. In tutto questo confuso scenario mondiale e nazionale in cui il serio si mischia, a volte malamente, con il faceto e il sacro col profano, ritornano alla mente le parole del

di Costanza Martina Vitale Santo Ignazio di Loyola che nelle sue “Costituzioni della Compagnia del Gesù” prescrisse «di affidarsi, perinde ac cadaver, alla Provvidenza, rinnegando con cieca obbedienza ogni parere e giudizio personale in contrario». Parole queste sicuramente un po’ urticanti oggigiorno, se non vengono reinterpretate alla luce di una rinnovata identità cristiana: la fede cioè, è l’unica cosa che possa metterci realmente al riparo dai fenomeni, nel senso più etimologico del termine, cioè dalle “apparizioni” momentanee di cui i nostri occhi godono come delle lucciole in un bosco notturno, con buffo senso di euforia e di finale insoddisfazione. Il continuo appellarsi, di volta in volta, a nuove e fantomatiche figure profetiche, più o meno riconosciute e condivise, sia nel mondo religioso che nel mondo politico o artistico, non può e non deve rappresentare il nostro stato perenne, se non vogliamo rischiare di perderci il vero discorso messianico che ognuno di noi può ritrovare poi, liberamente, nella qualità della fede che gli è più congeniale e che i cristiani cattolici riconoscono nel Vangelo. Perciò continuiamo ad ascoltare tutti, come San Francesco ascoltava ogni suono della natura intorno a sè, ma rimanendo ben saldi nella nostra intima certezza. Solo così possiamo prendere per i capelli un mondo che oscilla troppo velocemente tra gli spauracchi di inattesi profeti. Direttore responsabile: Costanza Martina Vitale Caporedattore centrale: Iole Filosa Caporedattore pagina sportiva: Francesco Bevacqua

Anno 6 numero 2 (56) Mensile iscritto al Registro della Stampa presso il Tribunale di Torre Annunziata. Iscrizione n.10 del 9 dicembre 2008 Editore: società cooperativa AKMÁIOS a r.l. Contatti: recapito telefonico redazione 331.74.88.453; recapito telefonico redazione sportiva 340.64.11.806 mail: redazione_ilcentro@yahoo.it info@giornaleilcentro.com ufficiostampa@giornaleilcentro.com Il nostro blog www.giornaleilcentro.wordpress.com Cercaci anche su facebook: “Il Centro Giornale”

Hanno scritto su questo numero: Manuela Abbate, Francesco Bevacqua, Adriana Ciampa Jr., Nino Cuomo, Iole Filosa, Amalia Gargiulo, Adalberto Koepke, Mariella Nica, Gianmario Russo, Marino Russo, Cecilia Santovito, Biagio Verdicchio, Costanza Martina Vitale, Fabio Vollaro Hanno collaborato: Ciro Bastone, Antonella Coppola, Federica Pane, Biagio Passaro, Katia Veniro, Raffaele Veniero Impaginazione e grafica: Iole Filosa Questo numero è stato chiuso martedì 19 febbraio 2012 Il prossimo numero uscirà il 25 marzo 2012 Sede legale: AKMÁIOS a.r.l. Viale Nizza n.47 Sorrento Stampa: Bevacqua, 2° traversa Bagnulo n.13 Piano di Sorrento


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Spettacolo/1. Grande successo per la fiction italiana “Il Tredicesimo Apostolo”

INTRIGHI E MISTERI IN ABITI SACRI

Monsignor Vincenzo Paglia: «Tv e cinema hanno un linguaggio straordinario. Importante che si parli dell’oltre con intelligenza» di Iole Filosa

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n pochi al sibilante nome di Alexis Sweet rizzeranno le orecchie collocandolo al posto giusto mentalmente, eppure quest’uomo, regista inglese ormai romano di adozione, allievo di Steven Spielberg, è entrato nelle case italiane da quasi dieci anni. L’ultima visita il 7 febbraio 2012, quando è andata in onda la puntata conclusiva de “Il tredicesimo apostolo - Il prescelto” che tanto successo - una media di 5.000.000 di telespettatori a sera - e tanto rumore, ha suscitato tra il grande pubblico. E non solo. La fiction si muove nel labirinto delle dicotomie: paranormale e razionale, bene e male, e, soprattutto, Chiesa e scienza. La trama, giusto per intenderci, nella sua linea generale è più semplice di quel che sembra, ma gli sviluppi e gli episodi si intrecciano vertiginosamente mischiando il mistero, l’irrisolto e gli effetti speciali degni di un fantasy/ mistery. Protagonista è Padre Gabriel Antinori, gesuita docente di teologia al servizio della Congregazione della verità, un organo ecclesiale che si occupa di verificare la genuinità di eventi fuori dall’ordinario e presunti miracoli. Ad affiancarlo in questa ricerca c’è la psicoterapeuta e scrittrice Claudia Munari dalla quale è immediatamente affascinato; il suo miglior amico Padre Alonso che gli fornisce informazioni segrete sottobanco; Padre Isaia collega invidioso e candidato, come Gabriel, ad entrare nella Congregazione inizialmente guidata da Monsignor Antinori, zio del protagonista, uomo di Chiesa pieno di sconvolgenti segreti. Mentre tutti cercano di fare luce sugli eventi sottoposti all’attenzione della Congregazione - c’è chi lievita sul letto, chi parla la lingua del demonio e incendia ciò che guarda, chi rimane incinta ma è vergine, chi vede fantasmi di persone defunte o chi, dipingendo, decreta la morte delle persone - si scopre che anche Padre Gabriel ha un potere soprannaturale non

da poco: riesce a portare i morti in vita. Da qui entrano in scena i cattivi: una setta segreta dove tutti hanno capacità straordinarie e seguono un antivangelo, l’introvabile copia rivisitata del “Candelaio” di Giordano Bruno, che, guarda caso, vede in Gabriel il nuovo messia e la realizzazione di un’antica profezia. Va da sé che questa felice intuizione di Pietro Valsecchi, proprietario, insieme alla moglie Camilla Nesbitt, della casa di produzione Taodue, calata in un contesto storico perfetto e valorizzata da attori adatti più che mai (Claudio Gioè, Claudia Pandolfi, Yorgo Voyagis, Stefano Pesce, Luigi Diberti, Tommaso Ragno), sia diventata presto un caso mediatico che, a sorpresa, ha incontrato anche il consenso della Chiesa. La serie, pur calcando il filone del “giallo in abiti sacri” non ha certo lo stesso spirito di “Don Matteo” o “Che Dio ci aiuti”, eppure già dalle prime messe in onda fu Monsignor Vincenzo Paglia, dal 2000 vescovo di Terni-NarniAmelia e cofondatore della Comunità di Sant’Egidio, ad esprimere il suo apprezzamento: «In una società che ci abitua a ripiegarci su noi stessi o a dare un primato assoluto a ciò che è materiale, è facile che esploda anche il bisogno di un “oltre”. In verità l’andare oltre se stessi è congenito al cristianesimo e alla stessa dimensione umana. Quell’oltre è la ragione dell’esistenza e anche la sostanza della felicità. Da soli, senza l’oltre, si sta male». E continua nello specifico dicendo: «Tv e cinema hanno un linguaggio straordinario, sono un ottimo strumento di comunicazione. Riescono a dire cose che non si possono esprimere in altri modi. È molto importante che si parli di questo tema con intelligenza. Altrimenti si è portati a essere creduloni e ad accettare qualsiasi notizia miracolistica».

Pietro Valsecchi: «Durante le riprese in una villa dove si dice giri il fantasma di un cardinale, siamo rimasti inspiegabilmente chiusi dentro una stanza dopo che qualcuno ha visto un’ombra. C’è stata poi un’interferenza di una strada sagoma in un video»

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Opinioni. Il Molleggiato a Sanremo: grandi pause, poca sostanza e molte critiche

IL SERMONE DI DON ADRIANO CELENTANO

L’attacco ai giornali cristiani e la rettifica alla finalissima. Ma non è facile portare la Parola nuova nel mondo di Costanza Martina Vitale

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a 62° edizione del Festival della canzone occupa di politica lo fa in difesa di un’Italia civile. Mio italiana si apre con un’ansia da prestazione, padre è abbonato da trent’anni». oltre che da presentazione, non da poco. Scarsa Alché il cantante rettifica nella serata finale che i giornali inventiva in capo al duo Luca e Paolo che andrebbero, sottolinea “andrebbero” chiusi, a meno che avevano il compito di far ingranare la marcia a Sanremo, non avessero lui, sì Celentano, o uno come lui, nelle vesti sciatalgia per la nuova co-conduttrice figurante moldava di direttore editoriale. e secondo incarico per Gianni Morandi, il quale si Dunque una provocazione la sua, un appello a reimpostare dimostra poco idoneo alla conduzione di un evento che, secondo la sua personale idea il taglio dei due giornali sebbene l’indecifrabile Ivanka stenti a crederci, rimane religiosi, a leggere e scrivere della realtà d’oggi secondo comunque il più atteso, chiacchierato e importante evento il metro della vita di Cristo, a creare parallelismi tra il della televisione nostrana. Vangelo e il mondo attuale. Se così fosse, quella del Talmente ansiogeno quest’evento, da lasciare a gola secca Molleggiato sarebbe una riflessione assolutamente un Morandi che sembra trovarsi, quasi inconsapevolmente, apprezzabile. Non vogliamo credere che volesse davvero a calcarne di nuovo il palcoscenico. Ma l’eterno ragazzo che i cristiani e gli organi di stampa cristiana parlassero della televisione italiana non è l’unico ad esser rimasto a gola solo del Paradiso, senza occuparsi degli affari di tutti secca di fronte ad una platea più imbizzarrita del solito, in i giorni, che scrivessero un giornale senza riscontri cui l’Ariston è apparso spesso come un ricco mercato rionale tangibili, che fossero degli anacronisti, distanti dalle dove il pubblico era contagiato da uno strano virus da social storie degli ultimi e di chi quotidianamente si adopera network: mostrava approvazione e disapprovazione agli per quegli ultimi di cui lui stesso parla. Non sarebbe il artisti che man mano si esibivano, anche commentandoli, Celentano delle canzoni, non sarebbe il Celentano che ha proprio come succede sulla home di facebook (solo con, in collaborato scrivendo proprio su “Famiglia Cristiana”, più, un chiassoso sonoro). Dicevamo, Morandi non è stato ma si trasformerebbe in quel Celentano che tutti hanno il solo ad accusare il nervosismo. criticato: colui che con un pubblico Dopo di lui abbiamo assistito alla più di sedici milioni di spettatori e un lunga e lacunosa predica mai sentita cachet da 300.000 euro puntasse coram populi: un infinito soliloquio a fare di quei cinquanta minuti (pur con comparse studiate e pause senza blocchi pubblicitari solo un congenite) con tanto di vuoti di campo minato pronto ad esplodere, memoria e balbettii dell’ormai non per creargli il sempre piacevole più giovane ragazzo della via Gluck. rimbalzo mediatico. Cinquanta minuti senza stacchi Di certo aveva addosso una pubblicitari per dire quattro concetti grande responsabilità e una grande di scarso peso rivoluzionario e opportunità che avrebbe potuto cantare ben sette canzoni. sfruttare meglio, portando realmente Apre e chiude sulla Chiesa Adriano a galla delle problematiche taciute, Celentano. E comincia così «I magari meno scontate e meno preti e i frati - dice - non arrivano piene di quei silenzi imbarazzanti a parlare agli ultimi come invece fa che forse volevano conferire una Don Gallo, che - continua - giornali profondità maggiore alle sue parole come “Famiglia Cristiana” e ma che, inevitabilmente, creavano “Avvenire” criticano e, per questo dei baratri pesanti che dovevano La copertina di “Famiglia Cristiana del 12 febbraio 2012 nonché per la loro incapacità di fare da ponte tra delle riflessioni un parlare del Paradiso, tali giornali andrebbero chiusi» po’ disconnesse fatte di poca sostanza e molta ovvietà. (leggi la recensione del libro “Così in terra come in Però non è facile eguagliare nè avvicinarsi a quel cielo” di Don Gallo sull’edizione di marzo 2010 de “Il rivoluzionario che duemila anni fa riuscì a portare davvero Centro”). E qui le risposte dei sindacati dei giornalisti, la Parola nuova nel mondo. E se Celentano ha abusato della direttrice della Rai e persino di Michele Santoro del suo potere mediatico, di certo ha errato e, come lui (che lo stesso Adriano aveva difeso attaccando la Rai) il stesso ci ha insegnato bacchettando parte del clero pigro e quale scrive: «Famiglia cristiana è bellissima. Quando si arroccato, anche i predicatori possono sbagliare.


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«È importante che l’argomento venga dibattuto, per evitare i due opposti: fideismo o razionalismo. Il mistero accomuna tutti. Norberto Bobbio asseriva: “Il credente e il non credente si ritrovano insieme sulla soglia del mistero, dell’oltre”». Nell’intervista rilasciata a “Tv Sorrisi e Canzoni” il vescovo ammette anche che la fiction è ben strutturata e anche a questo deve il suo meritato successo, e dà spunto per riflettere sulla sottovalutata presenza del male nel mondo che può essere esorcizzata solo astenendosi dall’egoismo, riportando Cristo al centro della vita, favorendo la pace tra le nazioni e le religioni e risvegliando la fede. «è tempo che i sacerdoti diventino fontane di amore capaci di dissetare i cuori» dice e in questo individua la morale della serie dove il Tredicesimo apostolo, Padre Gabriel, è chiamato a dover salvare la Chiesa.

A sinistra monsignor Vincenzo Paglia, vescovo di Terni-Narni-Amelia Ha celebrato i funerali dell’ex Presidente della Repubblica Scalfaro

Nel libro “La luce del mondo”, quello dove il tedesco Peter Seewald intervista Benedetto XVI entrando nella storia dei pochissimi incontri papali privati con i giornalisti finalizzati ad una pubblicazione, il Pontefice racconta di guardare ogni tanto la televisione insieme ai suoi collaboratori e di prediligere, oltre ai notiziari, i film che trattano di Chiesa, vite dei santi e figure particolari della storia di Gesù. Chissà se seduto sulla sua poltroncina bianca abbia seguito anche lui i casi misteriosi prospettati in televisione dalla fiction, ridacchiando magari o anticipando il finale ad ogni episodio ai malcapitati compagni di visione. A questa ironica e affettuosa immagine si affianca però una parte dell’opinione pubblica che vede la Chiesa realmente a conoscenza di nozioni, fenomeni ed eventi fuori dalla norma. Tralasciando le ipotesi più poliziesche che prevederebbero un vero e proprio corpo di agenti scelti tra i migliori servizi segreti del mondo, una serie di eminenze grigie armate con il compito di uccidersi anche a vicenda pur di mantenere il segreto sulle proprie identità e sulle informazioni acquisite, a parte tutto questo, c’è chi sostiene che i fenomeni paranormali siano evidente testimonianza dell’Aldilà. E non sono voci di corridoio o deliri del fattucchiere di turno a dirlo, ma Padre Ulderico Pasquale Magni, sacerdote e scienziato, ma anche epistemologo, scrittore, filosofo, poeta e teologo. È nato nel 1912 e ha dedicato la sua vita

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allo studio, alla fede e alla fenomenologia di confine, predicando indisturbato le sue teorie, tra libri e convegni, fino all’anno scorso quando, all’età di 99 anni, è morto. «Volendo approfondire questi temi prima di tutto dal punto di vista scientifico - ha raccontato in un’intervista rilasciata a Roberto Allegri - ho studiato la fisica teorica, la fisica quantistica, la fisica di Einstein ed è stato attraverso gli scienziati del Novecento e la rivoluzione del “senza filo” di Marconi che ho avuto le prove della presenza, in questo nostro mondo fisico, dell’Aldilà». Padre Magni fa riferimento in particolare ad episodi di psicofonia e telepatia. Sostiene cioè che emissioni di suoni apparentemente soprannaturali, grazie al fenomeno della trasmissione illimitata dei fotoni nel tempo e nello spazio, trovano una loro spiegazione scientifica. Discorso diverso ma ugualmente sperimentato con la trasmissione del pensiero: «Io posso affermare che un modo per comunicare con l’Aldilà esiste ed è stato sperimentato anche da me. Ho fatto diverse esperienze di trasmissione del pensiero. In un’occasione ho trasmesso almeno venti comandi mentali e tutti sono stati eseguiti tanto da trovare, in una sala di settanta individui, la persona, la giacca, la tasca, il pacchetto di sigarette in cui avevo messo uno spillo. Ditemi se questo è spiegabile con il caso. Analogamente ho capito che la registrazione delle voci dall’Aldilà, non era tanto da strapazzare o disprezzare, come facevano e fanno in tanti, ma che era una cosa seria. Ho partecipato anche ai fenomeni di Grosseto dove, attraverso una radio, avvengono lunghi discorsi con entità trapassate. Ma, certo, nella mia lunga esperienza, ho anche incontrato tante fenomenologie che non erano serie, che erano delle bufale. E sono queste che creano dubbi, avversioni, condanne». Parole queste che, dette da un uomo di Chiesa, lasciano almeno dei punti interrogativi.

Padre Ulderico Pasquale Magni in una foto di Nicola Allegri

Che si parli di presenze, sensazioni, suggestioni o invenzioni, il dato certo è che il mistero opera un’irresistibile attrazione nella mente umana. E, dando una rapida scorsa sopratutto agli ultimi anni, c’è sicuramente una maggiore ricerca e un prepotente bisogno di discutere del mistero per eccellenza: la presenza di Dio. Così facendo si scoprirà che mistero e Verità non sono poi così lontani. E che nel marasma delle rivelazioni quella della Verità rimane, sempre e comunque, la più rivoluzionaria.


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Testimonianze. Federica Savarese incontra la veggente Mirjana Dragicevic

«HO VISTO IL SOLE ROTEARE E UNA SAGOMA»

«Questi segni possono rafforzare la fede dei fedeli ma i veri destinatari dei messaggi della Madonna sono coloro che non credono» di Francesco Bevacqua

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primi numeri degli ultimi tre anni de “Il Centro” sono legati da un filo conduttore robusto, che rievoca una piccola cittadina serba illuminata dalla presenza concreta della Vergine Maria: Medjugorje. Nel febbraio 2010 fu il vaticanista Paolo Rodari a parlarci di un particolare vissuto nelle vicinanze, al Palavesuvio di Ponticelli, grazie alla presenza della veggente Mirjana Dragicevic Soldo, una delle sei persone che ricevono periodicamente, con cadenza mensile, visioni e messaggi della Madre di Cristo, che ha ricevuto allora le parole divine davanti a diecimila persone. Nel febbraio del 2011 è stato invece Paolo Brosio, il celebre giornalista e scrittore, autore di bestsellers sull’esperienza di fede legata alla Madonna, a raccontarci la sua particolare conversione avvenuta proprio sulla strada di Medjugorje, dalla quale continua da qualche anno a riportare notizie e storie di speranza. Nello stesso numero un profondo e tempestivo reportage di Nico Celentano dalla collina di Podbrdo, sull’esperienza personale vissuta accanto ai tanti fedeli che ogni anno cercano la serenità “tra le braccia” di Maria, ha aperto gli occhi dei lettori sulla grandezza dei doni che la fede può portare agli uomini. Per leggere l’intervista al vaticanista Paolo Rodari richiedi alla redazione il numero di febbraio 2010 (n.32) Nello stesso numero trovi: - intervista alla badessa Annamaria Canopi - intervista al vincitore del World Press Photo 2010, Pietro Masturzo - la tradizione delle quarantore di adorazione a Mortora e Trinità

Per leggere l’intervista al giornalista Paolo Brosio richiedi alla redazione il numero di gennaio 2011 (n.43) Nello stesso numero trovi: - approfondimento sul giornalismo religioso con Marco Iasevoli - la lettera di Monsignor Arturo Aiello a Don Domenico Cassandro nei giorni della lotta contro il cancro - gli estratti dal libro “Luce del mondo” con l’intervista di Peter Seewald a Benedetto XVI

In questo nuovo numero, dopo la notizia della rinnovata presenza della veggente Mirjana a Ponticelli dello scorso 2 febbraio, torniamo a parlare delle apparizioni di Medjugorje attraverso la testimonianza di Federica Savarese, una ragazza ventenne di Sorrento che ha partecipato all’incontro spinta dalla curiosità e, insieme con la madre e le sorelle, ha raccolto il messaggio della Soldo che recita stavolta: «Dovete essere perfetti nell’agire cristiano per diventare faro di tutte le anime smarrite nelle tenebre, che ancora non conoscono l’amore di Dio». Si tratta di una testimonianza sorprendente, che rivela anche un retroscena particolare e, come se ce ne fosse ancora bisogno, aumenta il desiderio di conoscere cosa si cela davvero dietro le apparizioni, i miracoli, le conversioni e semplicemente quali siano i tratti del disegno divino in cui riponiamo le nostre vite. Accade senza dubbio qualcosa di grande ed inspiegabile, che gli scettici e la scienza minimizzano e non riescono a spiegare. Con il racconto di Federica noi de “Il Centro” vi rendiamo partecipi di questo mistero, con poche parole che sicuramente inviteranno ognuno ad intensificare la preghiera e ad accorgersi ogni giorno della presenza di Dio tra di noi. segue a pagina

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► Cosa ti ha spinto a partecipare all’incontro di Ponticelli con la veggente Mirjana? La curiosità. Sono una ragazza molto razionale per cui pur ascoltando testimonianze religiose non ho mai veramente creduto ad esse. ► Quali sono state le tue sensazioni al momento dell’apparizione alla veggente? Ero un po’ spaventata perché nel momento in cui il sacerdote ci ha invitato al silenzio affinché Myriana potesse dialogare con la Vergine ho sentito levarsi dalla folla delle urla mostruose che inveivano con parolacce contro la Vergine. ► Ti sei confrontata con qualcuno dei presenti dopo l’apparizione? Sì, mi sono confrontata con molte persone lì presenti al Palazzetto, in particolare con le mie sorelle anch’esse piuttosto incredule e alla loro prima esperienza di fede. ► Qual era prima della tua esperienza la tua opinione sulle apparizioni di Medjugorje? Prima di quel momento pensavo che soltanto in un luogo sacro come Medjugorje potessero accadere certi fenomeni. Dopo quest’esperienza invece la mia fede si è rafforzata e ho

- 24 giugno 1981: prima apparizione - Più di 50 milioni di visitatori fino ad oggi, di cui la maggior parte di nazionalità italiana

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capito che la Vergine è sempre presente,ovunque noi siamo. ► C’è un caso soprannaturale che ti ha particolarmente colpito? Sì, proprio a questo mi riferivo nella domanda precedente. All’uscita dal palazzetto io e le mie sorelle abbiamo assistito ad un evento straordinario. Attratta dalla folla di gente che, guardando il cielo, urlava di felicità abbiamo alzato a nostra volta gli occhi al cielo e abbiamo visto il sole che ruotava ripetutamente cambiando colore. E cosa ancor più strana è che lo si poteva guardare senza accecarsi. Sembrava dovesse concludersi così quella giornata quando improvvisamente a distanza di pochi minuti dall’evento appena descritto, è apparsa nel cielo la sagoma della Madonna che posava su una nuvola e sembrava vegliasse sulla folla. ► Credi che la fede debba essere alimentata da episodi come quello di Ponticelli? Credo che la vera fede non abbia bisogno di segni come questi, tuttavia questi servono a rafforzare la fede di chi già crede ma sopratutto servono ad avvicinare chi ancora non conosce l’amore di Dio. Myriana ha più volte sottolineato che i veri destinatari dei messaggi della Madonna di ogni due del mese siano coloro che ancora non credono.

- 25 mila messaggi comunicati dai veggenti ai fedeli - grazie ai visitatori la cittadina conta un giro di 500 milioni di dollari ogni anno

Se hai vissuto esperienze forti, se sei di ritorno da un ritiro spirituale, se vuoi condividere il tuo percorso di fede, invia la tua testimonianza all’indirizzo e-mail info@giornaleilcentro.com oppure contatta la redazione al numero di telefono 331.74.88.453 e richiedi un incontro


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Cronaca. Porte sbarrate per la Clinica “San Michele” e la città non sarà più la stessa

CHIUSO IL NOSOCOMIO RESTANO I RICORDI

L’ultimo ad avere il luogo di nascita a Piano di Sorrento è il piccolo Vincenzo Corcione di tre chili e mezzo di Biagio Verdicchio

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a notizia della chiusura dello storico nosocomio carottese, la “Clinica San Michele” ha fatto riaffiorare nella mia mente un mare di ricordi. La sera stessa della notizia guardavo distrattamente in tv l’intervista rilasciata da Josefa Idem, la plurimedagliata atleta, a Fabio Fazio. Quando le viene chiesto quale significato dà al termine “patria”, avendo gareggiato per 32 anni dapprima con la casacca della Germania Ovest e poi con quella dell’Italia, risponde serafica: «Patria per me sono quei luoghi, quei posti del quotidiano, che riconosco e dove sto meglio con me stessa». Dimentichiamo spesso il peso della memoria che un luogo ci da. è una cosa che c’è in Cicerone e in Quintiliano, c’è nella retorica antica, in Tommaso d’Aquino e c’è nei grandi mnemonisti del Quattro e Cinquecento. La tecnica è abbastanza semplice: si prende un luogo fisico e si memorizzano, in modo completo e assoluto, i “luoghi” della memoria. Su questi luoghi si collocano delle immagini. I luoghi sono come la carta, le immagini come la scrittura. I luoghi sono fissi e non li posso più cambiare. In questo caso l’arte della memoria consiste nel collocare le immagini nei luoghi. Così, il cittadino carottese, neppure troppo anziano, ricorda Piazza delle Rose, col monumento ai caduti (la “piazza dei cannoni”, per via dei due cannoni in pietra che sormontavano le grosse lapidi), o la posizione di certi negozi “storici”, con i loro personaggi tipici, oggi sopraffatti dalle grosse catene e scomparsi del tutto. Se l’ambiente mi è molto familiare, ripercorrendo i luoghi, io rivedo una dopo l’altra le immagini. Queste immagini sono tali, per associazione o per contrasto, da richiamare la cosa che devo ricordare. Una cosa abbastanza complicata, se uno ci

pensa, ancora più quando alcuni luoghi diventano “immagini” perché portate alla memoria da altri. Ripenso così ai racconti sulla mia nascita che ancora oggi i miei genitori fanno, sulla corsa notturna di mio padre alla guida per accompagnare mia madre, in preda alle doglie. La cinquecento rossa, il freddo pungente (14 gennaio), le ore di travaglio e quel pesantissimo pupetto (io, 3 chili e otto), e la stanzetta al terzo piano della Clinica San Michele. Può un ospedale essere luogo della memoria? Per un carottese, lo è. Come sarebbe stata Piano di Sorrento senza il suo vecchio ospedale? Che immagine avremmo della nostra città, delle nostre vite, delle nostre storie che tutti abbiamo vissuto se lungo Via Carlo Amalfi non ci fosse stata quella piccola e quiete struttura di tre piani, anonima, come dovrebbe essere un luogo che accoglie l’umanità provata dal dolore e dalla malattia. Difficile rispondere a questa domanda perché il nosocomio nel cuore della città, a due passi dalla Basilica di San Michele Arcangelo, patrono della città, lungo quella via che si riempie di fedeli e visitatori per l’uscita della processione del giovedì santo, è stato per oltre trent’anni patrimonio indissolubile del popolo carottese. Tante le persone che vi hanno lavorato, tante le figure chiave che andrebbero ricordate. Tutto finito. Non importa saperne le ragioni, che vanno lette altrove, una struttura che era diventata appendice di una più grande con sede principale a Pompei. Così ci restano i ricordi. Resteranno di sicuro anche a Vincenzo Corcione che pesa 3 chili e mezzo ed è già speciale. è l’ultimo bambino nato nella Clinica e sarà l’ultimo ad avere sulla carta d’identità l’indicazione: nato a Piano di Sorrento.

foto di Francesco Bevacqua


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Trinità. Muore lo storico campanaro Francesco Russo detto ‘on Ciccio

PRESENTE E ATTIVO, ESEMPIO DI VITA CRISTIANA

Aveva 13 anni quando fu attirato dal fascino di quest’arte e 83 quando suonò per l’ultima volta la sua mitica “romanella” di Gianmario Russo

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’è un posto vuoto nella comunità di Trinità ma non nei nostri cuori. Il 3 febbraio scorso è volato al cielo, per godere della vita eterna, Francesco Russo, detto ‘on Ciccio. Nell’esprimere il loro cordoglio molti hanno detto: «Con la sua dipartita, si chiude un significativo pezzo di storia della parrocchia di Trinità». Eh sì, infatti Ciccio ha vissuto nella sua comunità da protagonista, elargendo con tanta generosità le sue energie ed il suo costante impegno. Sempre presente alla Celebrazione Eucaristica domenicale, sempre in gran fermento per offrire il suo contributo alla preparazione delle più importanti feste liturgiche, sempre pronto a correre ad innalzare la sua lode al Signore attraverso le campane di Trinità che le sue mani e la sua forza hanno fatto vibrare in un suono melodioso per settant’anni. Aveva 13 anni, infatti, quando fu attirato dal fascino di questa nostra antica arte ed 83 quando suonò per l’ultima volta la sua mitica “romanella”. Insieme ad Antonio Cappiello , Antonio Russo e Pasquale Gargiulo, fu un vero maestro di campane: essi infervorarono e tramandarono a molte generazioni di giovani trinitensi la passione e l’orgoglio di suonare a mano le campane. Anche se il suo temperamento era severo ed impetuoso amava molto i suoi “allievi” campanari. Infatti ad un campanaro piccolo di statura, costruì uno“scannetiello”per farlo arrivare al batacchio. Ha trasmesso anche a me, suo nipote, questo amore e sono stato molto emozionato ma fortemente onorato ed orgoglioso di aver potuto suonare insieme a lui, anche se per breve tempo. Egli diceva che, per suonare le campane, occorrono passione, volontà ma soprattutto forza. E di forza, grazie a Dio, nonno Ciccio ne ha avuta tanta, fisica ma soprattutto morale! Il suo percorso terreno è stato un luminoso esempio di dedizione al lavoro, alla famiglia, al servizio della “sua chiesa”che, possiamo dire, è stata la sua casa, che ha difeso strenuamente anche dal saccheggiamento dei ladri. La sua esistenza, a volte silenziosa ma sempre così attiva, è una vera testimonianza di vita cristiana, vissuta nella semplicità, nell’umiltà, nell’operosità. Con un sorriso si è addormentato nel Signore e noi, ora, così lo pensiamo e lo ricorderemo per sempre, certi che è beato vicino a Gesù e che lo allieta con la sua “romanella”.


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Storia. Da Sorrento a Castellammare, la migliore formazione per gli aspiranti naviganti

IL VANTO DELLA MARINERIA CAROTTESE

Le navi della Marina di Cassano dichiarate prima classe nel 1859. Dopo l’Unità d’Italia ci fu un calo dello sviluppo. L’ultimo bastimento: il San Michele del 1947 di Adriana Ciampa Jr.

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l 13 gennaio, all’isola del della Penisola sorrentina come un Giglio, la nave “Costa centro attivissimo di costruzioni Concordia” dopo un brusco navali. Le comunicazioni si urto con lo scoglio della svolgevano principalmente “Scola minore”, dovuto ad una via mare, pertanto ogni centro deviazione di rotta, subisce uno urbano della penisola sviluppò squarcio di circa 70 metri. Inutile nella sua marina cantieri navali dissimulare sulle cause varie ed con tutti i mestieri dell’indotto, eventuali, di fatto, la nave in quella al punto da rendere tali attività fatale serata è naufragata e ora principale fonte di vita e di giace inerme adagiata sugli scogli ricchezza per la popolazione. dell’Isola del Giglio. Da quel «Alla fine del XVIII secolo giorno l’intera Penisola sorrentina le comunità costiere del golfo è sotto i riflettori di tutti i mass di Napoli e dintorni erano media mondiali. Accanimento intensamente dedite alle attività mediatico. Non si può definire marinare, sull’onda della in alcun altro modo l’attenzione generale ripresa degli scambi maniacale con cui i giornalisti nel Mediterraneo. Gli esponenti stanno affrontando la “tragedia più in vista della borghesia dei Concordia”. Un incidente sta centri marittimi situati nella offuscando quella che è stata la costiera sorrentina, avevano millenaria tradizione marinaresca conseguito successi nella sorrentina, che è puntualmente navigazione commerciale, grazie messa in discussione, che viene alle solide e capaci imbarcazioni dimenticata. costruite nei cantieri di Marina Poche altre nazioni vantano, D’Aequa, Marina d’Alimuri infatti, una tradizione tanto e Marina di Cassano» (Biagio forte in ambito marittimo, che è Passaro, storico economico stata già testimoniata in periodo della navigazione della greco-romano, al punto da marina mercantile e membro rendere decisiva la presenza di dell’Associazione di studi navi ed equipaggi sorrentini per ricerche e documentazione l’assedio di Siracusa (212 a.C.), sulla marineria della Penisola nella seconda guerra punica sorrentina). (218-202 a.C.). La costruzione Nella “Descrizione geografica L’albero di manovra del Nino Bixio con gli allievi in attesa dell’ordine “Saluto alla voce” di navi adatte anche alla lunga e politica delle Sicilie” (1786) tratta dal libro “Il piano di Sorrento e la sua marineria” navigazione ci viene testimoniata Giuseppe Maria Galanti, a partire dal III secolo a.C. da Polibio e Teodoro infatti, scriveva che la marineria mercantile del Regno era Siculo, confermata poi dai prestigiosi successi marittimi concentrata tra Napoli, Ischia, Procida, Torre del Greco, successivamente ottenuti nel Medioevo. Infatti, la bravura Castellamare, Sorrento, Vico Equense, Conca e Vietri. dei marinai sorrentini si è segnalata nell’842, in una «A rilanciare la marina mercantile napoletana è Carlo di battaglia navale contro i Saraceni nelle acque di Ischia Borbone nel 1740-1741, che diede inizio a uno sviluppo e soprattutto nell’889, quando sconfisse, nello stretto molto lento. Il futuro e la qualità di questa marineria furono di Capri, l’indiscussa potenza marittima di Amalfi, al poi assicurati da due iniziative successive del governo culmine del suo prestigio. borbonico. L’istituzione di una scuola nautica nell’area L’arte marinara sorrentina conferma la sua notorietà sorrentina nel 1770, poi riorganizzata nel 1784, che fu anche nei secoli successivi, infatti, il grande geografo da modello a quelle di tutto il regno per la formazione arabo El-Idrisi nel XII secolo, descrive, nel suo libro di ufficiali tecnicamente preparati alla navigazione “Lo svago per chi ama conoscere le regioni”, le spiagge oceanica. segue a pagina

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alla pace dei mari garantita dal naval power britannico, i cantieri di marina di Cassano e di Alimuri costruivano E la creazione del cantiere navale militare a da 3 a 5 bastimenti all’anno, dopo il 1880 arrivarono Castellamare di Stabia nel 1783, fondato da John a costruirne 1 all’anno. Nel 1899 fu varato l’ultimo Acton». Dopo quegli anni, a cavallo del secolo, si forma bastimento a Meta, la goletta a palo “Emilia”, mentre nella Marina di Cassano si continuò a un giovane metese: «Ferdinando costruire, ma molto più raramente, fino Scarpati, uno dei più grandi scienziati e al varo dell’ultimo bastimento, San dei più intrepidi navigatori d’oceani del Michele, nell’anno 1947. L’attività dei secolo scorso» (quotidiano napoletano cantieri dal 1880 va in crisi, infatti, dai Roma, 24 agosto 1932). «Fu professore primi decenni del ‘900 la cantieristica di Nautica alla Scuola di Meta e autore in legno della Penisola sorrentina si del “Trattato di navigazione teorico dedicò esclusivamente, tranne rari casi, pratico”, testo che fu adottato da tutti i al naviglio minore: in questo periodo corsi nautici del regno, e delle “Tavole ci fu il tramonto delle navi di legno logaritmiche Scarpati” nelle quali e della propulsione eolica» (Biagio sono illustrati i metodi per il calcolo Passaro). Tuttavia a questo lento della longitudine e latitudine, col decadimento della cantieristica, va sestante e la trigonometria, permettendo affiancato invece la fama ed il prestigio la navigazione oceanica. Fino al 1810 che i naviganti sorrentini ottennero circa, infatti, le navigazioni avvenivano con il passare degli anni, soprattutto prevalentemente nel Mediterraneo, grazie alla solida formazione ottenuta. con la tecnica del piccolo o grande Ritratto di Ferdinando Scarpati cabotaggio, che presupponevano una tratto dal Libro “Ferdinando Scarpati Con il decreto n.1514 del 1863 si al Museo Correale di Terranova” stabilì, infatti, che le scuole nautiche conoscenza approfondita delle coste». di Mario Russo in collaborazione con l’Associazione di studi ricerchi di Meta e Carotto, fossero sostituite (Biagio Passaro). e documentazione sulla marineria con la “scuola nautica e di costruzione Parallelamente allo sviluppo della della Penisola sorrentina navale di Carotto”, elevata poi nel scienza nautica, i cantieri navali sorrentini conobbero un accelerato sviluppo in particolar 1866 ad “Istituto nautico con l’intestazione di Regio modo tra il 1820 fino al 1870/1880, da una statistica istituto di Marina Mercantile di Piano di Sorrento”. riportata dagli annali civili, si rileva, infatti, che nel 1838 si L’istituto garantiva una preparazione quinquennale ed un diploma che permetteva di era arrivati a varare 216 bastimenti accedere direttamente all’esame di nella Marina di Cassano e 198 patente presso la capitaneria. Nel nella Marina di Alimuri, le cui 1887 diventerà “Regio Istituto navi furono riconosciute prima nautico” e nel 1883 sarà poi classe già prima dell’unità d’Italia intitolato all’eroe garibaldino e nel 1859, dal “Bureau veritas”, ardimentoso marinaio Nino Bixio, il registro navale pubblicato a capitano egli stesso. Parigi. «Tuttavia l’unificazione Sono migliaia i naviganti che si italiana produsse effetti di sono formati in questo istituto e segno opposto sulla marina che, grazie alla loro competenza e al mercantile da un lato la flotta loro valore, hanno portato a livello velica sorrentina vide rafforzato internazionale la fama della nostra il ruolo acquisito nel commercio marineria. Vanno ricordati inoltre marittimo internazionale durante tutti gli intraprendenti armatori l’età borbonica». Infatti, Piano e sorrentini che hanno fatto la storia Meta, con le loro marine furono non solo della marineria nazionale, considerati i maggiori centri velici ma mondiale, dall’Ottocento fino del mezzogiorno, come ricorda ai giorni nostri. A tutt’oggi il nostro lo storico Lamberto Cardogna conterraneo Gianluigi Aponte è il (1734/1860). «Mentre dall’altro proprietario di una delle più grandi fu compromesso da un ulteriore ed importanti flotte mercantili e sviluppo dell’armamento a vapore. Fotografia del Comandante Nino Bixio donata passeggeri al mondo, la MSC. Infatti, già dal 1880 la media dei all’Istituto nautico dalla famiglia Bixio. Genova 17 ottobre 1895. Tratta dal libro «L’aspetto più interessante di tutti bastimenti varati annualmente “Il Piano di Sorrento e la sua marineria” i naviganti sorrentini non è solo diminuì fortemente: se a partire a cura di Mario Astarita e Agostino Aversa Edizioni Marotta la preparazione, indubbiamente dalla Restaurazione (1815), grazie segue da pagina

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Il cantiere navale di Marina di Cassano negli anni Settanta dell’Ottocento. Tratta dal libro “Piano di Sorrento città comunità territorio” segue dalla pagina precedente

molto elevata ed al pari di quella genovese, ma il carattere e la cultura dell’ambiente della marineria sorrentina. Sono persone che riconoscono che il mare va temuto, affatto spavalde ma fortemente tenaci e resistenti alla fatica» (Biagio Passaro). Un popolo di arditi navigatori, impavidi e tenaci, fortemente legati ai valori e rispettosi dei codici fino al sacrificio della loro stessa vita, come testimoniano le numerose medaglie al merito ricevute dai naviganti sorrentini anche durante i periodi di guerra. Tra le innumerevoli testimonianze va rilevata quella del nostromo Raffaele Veniero, padre di uno dei più giovani e brillanti comandanti della flotta di navi da crociere italiana che in più di 40 anni di navigazione ha vissuto la realtà marittima, legata purtroppo anche ad esperienze drammatiche. Correva l’anno 1947 quando la nave “Luana” diretta a Venezia per scaricare i minerali caricati a Manfredonia, a bordo della quale il signor Raffaele compiva il suo primo imbarco da mozzo, si trovò al centro di un campo minato. Alle ore 18:00 la nave urta disgraziatamente una mina. La nave, di circa 2700 tonnellate, affondò immediatamente, soprattutto a causa del peso dei minerali e della longevità (60 anni). La salvezza dei sopravvissuti fu dovuta esclusivamente alla prontezza con la quale si tuffarono in acqua, poiché la nave s’inabissò in pochi secondi, non lasciando neanche il tempo agli sventurati di indossare i giubbotti di salvataggio. Dei 22 membri dell’equipaggio solo 7 riuscirono a buttarsi in acqua e dei 7 se ne salvarono solo 3. Solo dopo 36 ore furono recuperati da un peschereccio e condotti a Pola. Questa è solo una delle tante pagine che fanno la storia della marineria sorrentina e che, soprattutto, l’hanno resa tale. Inevitabile ricordare a tale proposito il naufragio della nave “Marina D’Aequa” nel 1981, nel quale sono morti tutti i membri dell’equipaggio, circa 30, tutti nostri conterranei. La navigazione durante il secolo scorso era particolarmente difficile, le condizioni igienicosanitarie erano pessime, mentre quelle di sicurezza erano

assolutamente approssimative. Le razioni dell’equipaggio erano misere, al punto da condurne alla fame i membri, che viaggiavano fino a 3-4 anni ininterrotti in mare. Una realtà con la quale migliaia e migliaia di sorrentini si sono trovati a convivere, in virtù di valori talmente radicati da ignorare e sopportare queste condizioni. È questo il vero valore aggiunto di cui sono dotati i nostri concittadini e la nostra tradizione, è lo spirito marinaresco che ogni anno si rinnova, rafforzandosi con il ricordare le tante, troppe, vite sacrificate in mare. Questa è la nostra storia, una storia che non lascia spazio a nient’altro che al coraggio, l’intraprendenza ed il sacrificio di tanta gente vissuta e morta per il mare!

Pescatore di Marina Grande (Alinari) 1890 tratta dal libro “Memorie di Sorrento” di Alessandro Fiorentino edizione Electa Napoli


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el numero odierno ci occuperemo dell’error di cui al can. 1097 § 2, ossia dell’errore su di una qualità della persona. Mentre l’error in persona (can. 1097 § 1) è errore sostanziale poiché ricade sulla stessa persona di uno dei nubenti, incidendo inevitabilmente su di un elemento essenziale del patto matrimoniale, l’errore su di una qualità della persona è errore accidentale e come tale non rende nullo il Matrimonio. L’errore su di una qualità delle persona generalmente rimane nell’ambito della sfera intellettiva non trovando ingresso nella sfera volitiva e di conseguenza non determinando la volontà ad agire; normalmente il consenso del nubente è rivolto direttamente alla comparte ed indirettamente, ossia secondariamente, ad una determinata qualità che si desidera nell’altra persona proprio per questo motivo tale tipo di errore non ha la forza di rendere nullo il Matrimonio. Tuttavia al legislatore canonico non poteva sfuggire il fatto che, nell’ambito della singola realtà personale, nonché dell’autonomia contrattuale - non bisogna, infatti, dimenticare che il Matrimonio nella realtà giuridica è definito e considerato contratto, sebbene si tratti di un contratto sui generis -

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Parola d’avvocato. Il sacramento del Mat

ALL’ALTARE PER SP

L’errore sulla qualità della persona comporta principalmente intesa l’agente può trasformare un elemento oggettivamente accidentale in un elemento soggettivamente essenziale. Cosicché se, da una parte, come regola generale si statuisce che l’errore su di una qualità della persona, anche se desse causa al contratto, non renderebbe nullo il patto matrimoniale, da un’altra parte si ritiene che il consenso di uno dei nubenti sia affetto da un vizio comportante la nullità del vincolo qualora una qualità personale sia direttamente e principalmente intesa. Spieghiamo l’espressione “error in qualitate directe et principaliter intenta”. Il primo elemento da sottolineare è che la qualità desiderata deve essere attinente all’altro nubente, cioè alla sua propria persona, pertanto non hanno alcun peso le qualità inerenti ad altre persone, anche se intimamente legate al nubente stesso (ad esempio la madre e/o il

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Mese

«per me era PERITO AGRARIO ma nascondeva la sua identità» Lei, Elvira: «Mi ha mentito sulla sua condizione economica» Lui, Damiano: «Mio padre mi ha intestato l'azienda prima del matrimonio» Il Turno Rotale: «I coniugi hanno solo una mentalità e un’educazione molto diverse»

Durante le ferie estive Elvira, maestra di scuola materna conobbe Damiano che era agricoltore. I due giovani divennero subito amici e cominciarono a frequentarsi cosicché a poco a poco si innamorarono reciprocamente. Dopo circa tre anni di fidanzamento, trascorso in modo sereno e pacifico, Elvira e Damiano celebrarono il Matrimonio con rito concordatario. Il giorno delle nozze trascorse lieto e solenne, ma già dal viaggio di nozze i coniugi cominciarono a litigare a causa del lavoro dell’uomo, della sua condizione economica e della necessità di una nuova casa.

Ritornati a casa, Damiano tornò a dedicarsi al suo lavoro nei campi mentre Elvira, che nel frattempo era rimasta incinta, si lamentava del fatto che il marito la trascurasse cosicché, trascorsi appena due mesi dal Matrimonio, Elvira lasciò il marito e tornò a casa dai suoi genitori. Poco dopo Elvira adì il competente Tribunale civile affinché fosse pronunciata la separazione tra i coniugi e dopo pochi mesi presentò richiesta al competente Tribunale ecclesiastico regionale affinché fosse dichiarata la nullità del suo Matrimonio con Damiano per dolo perpetrato dal convenuto. Ritualmente espletata l’istruttoria, dopo la pubblicazione degli atti, il patrono dell’attrice chiese ed ottenne che fosse aggiunto un nuovo capo di nullità ossia l’errore da parte dell’attrice su di una qualità della persona. Il Tribunale di prima istanza emise sentenza affermativa solo relativamente al capo dell’errore. A seguito dell’appello interposta dal Difensore del Vincolo la causa fu trasmessa, per il secondo grado di giudizio, al Tribunale della Rota Romana, che ha giudicato solo sul capo dell’errore poiché il patrono dell’attrice non ha appellato la decisione negativa rispetto al dolo.


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trimonio visto dal punto di vista della legge

POSARE UNA VIRTÚ

la nullità del vincolo solo se direttamente e di Manuela Abbate* padre), né hanno peso circostanze, che dipendono dalla volontà della comparte, ma che alla stessa sono esterne (ad esempio l’accettare una notevole eredità). Altro elemento da sottolineare è che per rendere nullo il matrimonio si richiede che la volontà del nubente si diriga direttamente alla qualità e solo indirettamente e subordinatamente alla comparte; la qualità, cioè, deve entrare nel consenso matrimoniale cosicché difettando tale qualità viene meno il consenso stesso. In questo caso la qualità diviene soggettivamente un elemento del tutto essenziale senza il quale il nubente non avrebbe mai celebrato quel determinato matrimonio. L’avverbio “direttamente” sta ad indicare che la qualità è l’oggetto immediato dell’atto di volontà e non semplicemente un oggetto mediato o generico, ossia un quid pluris che il nubente desidera nell’altra persona; Il turno rotale, dopo aver disposto un supplemento di istruttoria, giunse a riformare la decisione di primo grado che aveva affermato «Elvira non aveva sposato Damiano, ma l’immagine che se n’era fatta […] L’errore di Elvira consiste nel non aver capito con necessaria sufficienza in qual mondo era inserito Damiano». I Giudici rotali appuntano la loro attenzione su alcuni particolari emersi nell’intera istruttoria (sia quella espletata in primo grado sia il supplemento di istruttoria fatto in Rota). In primo luogo i giudici notano che Elvira già prima del Matrimonio conosceva il modo di vivere di Damiano, in particolare il fatto che egli fosse agricoltore e che appartenesse al mondo rurale; la stessa attrice dichiara che lei e Damiano avevano avuto modo di poter parlare cosicché lei aveva potuto «valutare il tipo di persona, il suo lavoro, la famiglia, la sua convinzione religiosa, il suo livello culturale, i suoi interessi e la sua situazione economica […] Così man mano che imparavo a conoscerlo mi innamorai di lui». Inoltre i giudici del turno annotano che l’attrice nelle sue dichiarazioni non indica nessuna precisa qualità, ma parla genericamente della condizione economica di Damiano, della sua situazione culturale, di assenza di presunte qualità morali e sociali, affermando che si era sentita ingannata perché lui non era stato sincero sulla proprietà della azienda agricola di famiglia (lui le avrebbe detto che l’azienda era sua, mentre in realtà era del padre); sul suo conto in banca (Damiano avrebbe detto di essere economicamente autosufficiente, mentre il conto in banca era dell’azienda agricola); sul suo titolo di studio (le avrebbe detto di essere perito agrario, mentre in realtà aveva conseguito il diploma di terzo anno per la specializzazione di zootecnica e frutticultura); nonchè sulla possibilità di avere una casa tutta loro. Orbene, pur comprendendo l’amarezza di Elvira che

inoltre l’avverbio “principalmente” indica che la volontà del nubente si dirige in primo luogo verso la qualità desiderata e solo successivamente verso la persona, ossia utilizzando un concetto elaborato dalla giurisprudenza rotale la qualità è voluta prae persona cosicché questa è considerata come accessoria alla qualità voluta. Facciamo un esempio al fine di comprendere l’inversione che viene operata in questo vizio del consenso. Una cosa è pensare: «Voglio sposare Tizio che ritengo essere ricco», cosa ben diversa è pensare: «Voglio sposare un uomo ricco che ritengo essere Tizio». Nel primo caso la volontà si dirige verso la persona e la ricchezza finisce con l’essere una qualità accidentale alla persona stessa per cui il Matrimonio è valido; nel secondo caso invece la volontà del nubente si dirige direttamente alla qualità per cui è del tutto indifferente l’altra persona per cui potrebbe essere Tizio, ma anche Caio o Sempronio, l’importante è che sia ricco! Interrompiamo qui la nostra piccola spiegazione dei principi di diritto, che continueremo nel prossimo appuntamento, per immergerci nella valutazione di un caso concreto. *Avvocato, diplomata in Diritto Canonico, studentessa dello Studium Rotae dichiara «Ho sposato veramente una persona completamente diversa che dopo le nozze ha cambiato radicalmente il suo comportamento» i giudici sottolineano che in realtà nel caso di specie si tratta più di aspettative deluse, che non di errore su di una qualità. Peraltro, molte delle cose dette dall’attrice risultano contraddette da documenti esibiti dal convenuto dai quali risulta che l’azienda agricola fu intestata a Damiano da suo padre prima del Matrimonio; che il convenuto era economicamente benestante; che non aveva mai dichiarato di essere perito agrario e che l’acquisto di una nuova casa fu rimandato di comune accordo tra gli sposi. D’altro canto dagli atti di causa risulta anche evidente che Damiano non si è nemmeno reso colpevole di aver trascurato la moglie e ciò ancor più considerato che la convivenza coniugale durò solo due mesi. Tutte queste cose inducono i giudici anche a dubitare della credibilità della stessa attrice. Tutto ciò rilevato i giudici notano come in realtà il vero motivo di naufragio dell’unione matrimoniale siano state la mentalità molto diversa tra le parti in causa e l’educazione rigida di Elvira che le hanno impedito di adattarsi alla vita che conduceva il marito. Ciò è confermato anche dalla madre di Elvira che dichiara: «Il titolo di studio; la posizione economica e tutta una serie di questi episodi hanno provocato la decisione di Elvira di andarsene via di casa». Dagli atti di causa risulta evidente, a parere del Turno rotale, che Elvira commise un errore di valutazione relativamente alle difficoltà che sarebbero potute sorgere tra i coniugi provenienti da due ambiti sociali molto differenti, ma non un errore su di una qualità direttamente e principalmente voluta comportante la nullità del vincolo matrimoniale.

Manuela Abbate


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Eventi. Memorabile la fioccata della notte tra il 12 e il 13 Febbraio 2012

LA NEVE: UN “MIRACOLO” DI BIANCO VESTITO

Episodi così si rammentano nel ‘52 e in alcune foto scattate in via delle Rose nel 1966 di Cecilia Santovito

Febbraio febbraietto, corto e maledetto”. Mai come quest’anno, questo proverbio sembra il più adatto a sintetizzare ciò che climaticamente è accaduto un po’ in lungo e largo per tutta l’Italia. Il detto popolare, infatti fa riferimento al fatto che, il mese di febbraio, il più corto del calendario, è non solo l’ultimo mese d’inverno, ma spesso proprio il più freddo, e per questo “maledetto”. E questo febbraio 2012 in realtà di sorprese metereologiche ce ne ha riservate diverse, anche per noi che in Penisola Sorrentina al massimo siamo stati interessati negli scorsi anni da episodi di intenso freddo. La neve infatti, che nelle prime due settimane di febbraio, ha ricoperto l’Italia intera è arrivata anche da noi la notte tra il 12 e il 13 febbraio, imbiancando per diversi centimetri d’altezza, i profili rocciosi della nostra Penisola. Di episodi così se ne contano davvero pochissimi, c’è chi ricorda un evento analogo sempre

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alla vigilia di Sant’Antonino del 1952 o mostra foto di una Via delle Rose bianchissima nel 1966. Inconsueto dunque lo scenario al risveglio, lunedì mattina, le alture che circondano i nostri paesi, completamente imbiancati e non solo, le strade, anche quelle del centro cittadino, ricoperte da neve-ghiaccio che, ammettiamolo, al di là delle oggettive difficoltà che questo fenomeno inusuale ha inevitabilmente portato con sé, ha un po’ affascinato tutti, grandi e piccini. In pochissime ore, grazie anche alla tecnologia super presente con l’uso dei più diffusi social network, sono rimbalzate in rete centinaia di scatti, da quelli professionali a quelli amatoriali, ognuno a suo modo ha immortalato questo evento, ciascuno dall’angolazione della propria finestra, e per i più “fortunati” (non solo i più piccini), magari c’è stata la possibilità di farsi ritrarre intenti a fare il tanto sognato pupazzo di neve, dinanzi alla porta di casa.

La saggezza popolare in materia metereologica

in dall’antichità, il mese di febbraio è stato considerato un mese di passaggio, lo spartiacque tra gli ultimi freddi d’inverno e i primi tiepidi segni di primavera. Febbraio, essendo il mese più corto dell’anno, dovrebbe scorrere via, quasi inosservato, eppure l’antica saggezza popolare, legata al mondo contadino e dei lavori agricoli, ha sempre tenuto massimo rispetto per questo mese, facendo molta attenzione al tempo di questo periodo, che risulta poi essere sempre determinante per i mesi successivi. Da qui si comprende bene il perché dei numerosi detti popolari legati a questo mese, che ritroviamo un po’ sparsi in tutt’ Italia. Il primo più conosciuto nelle zone del centro e sud Italia, è legato alla festività religiosa della Candelora che ricorre il 2 febbraio, e che recita così:“Quando vien la Candelora dell’inverno semo fora, ma se piove o tira vento de l’inverno semo dentro”. Già gli antichi usavano questo giorno, considerandolo un giorno di svolta, per fare previsioni sull’andamento della restante parte dell’inverno e dell’inizio della primavera, “Cannelora, ’state dinto, vierno fora”, ad indicare cioè la fine dell’inverno e l’approssimarsi del bel tempo, prima con la primavera e poi con l’estate, speravano infatti, che febbraio chiudesse la stagione invernale con le sue gelate, perché se fossero poi arrivate in marzo, avrebbero provocato seri danni alle colture. La conferma di ciò, la riceviamo da questi vari detti, che i modi diversi dicono più o meno la stessa cosa: “La neve di Febbraio riempie il granaio”, “Febbraio umido, buona annata”, “Chi vuole un buon erbaio, semini in Febbraio”, “Febbraio nevoso, estate gioioso”. Infine tra i detti popolari legati al mese di febbraio, non vanno dimenticati quelli di “casa nostra”, quelli noti in Penisola Sorrentina: “San Catiello ‘o sole ‘o Castiello, San Biase ‘o sole pe case, Sant’Antonino ‘o sole pe marine” In effetti le ricorrenze di questi tre santi cadono a distanza di poco l’una dall’altra, il 19 gennaio San Catello patrono di Castellammare, il 3 febbraio San Biagio, e il 14 febbraio Sant’Antonino patrono di Sorrento, tutte nei giorni di passaggio, quasi sempre i più freddi dell’anno, i cosiddetti “giorni della merla”. C.S.


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Tradizioni.Tracce artistiche e storiche di devozione mariana in Penisola Sorrentina

LA PRATICA DELLE INCORONAZIONI

Le immagini della Madonna dallo Scrajo a Punta Campanella scelte per vetustà, grande devozione e miracolosità di Nino Cuomo

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’affermazione che nella Penisola Sorrentina la devozione mariana sia particolarmente sviluppata è provata da molte testimonianze che affondano le loro radici nei secoli. Fra queste la prima è l’esistenza, dallo Scrajo alla Punta della Campanella, di ben nove immagini della Madre di Dio, “incoronate”. La “incoronazione” di un’immagine mariana, pittura o scultura, su tela o su parete, di legno o di metallo, si ottiene attraverso un regolare processo che si conclude con un decreto del Capitolo Vaticano di San Pietro. E a tale decreto si giunge, per effetto dell’iniziativa del Conte Alessandro Sforza di Piacenza, grande devoto di Maria Santissima, il quale dispose di gran parte dei suoi per costituire uno speciale legato per onorare quelle immagini della Madonna che potessero presentare tre requisiti: la vetustà, cioè potessero dimostrare una databile antichità di manifattura, la grande devozione accertabile attraverso apposite indagini storiche ed eventualmente anche documentata ed, infine, la miracolosità che doveva essere oggetto di regolari “processetti” da verificare innanzi ad una particolare commissione nominata dall’Ordinario vescovile. Il patrimonio del Conte doveva essere amministrato perché, con le sue rendite, si potessero acquistare le corone d’oro, per la Vergine e per il Bambino, con cui procedere all’incoronazione. Purtroppo, dopo due guerre mondiali e dopo una consistente svalutazione del denaro (anche le monete hanno subito vari cambiamenti anche in considerazione che la costituzione del patrimonio è avvenuta all’epoca dell’esistenza dello Stato Pontificio) le rendite derivanti dai beni costituiti non sono più sufficienti all’acquisto delle “corone”, per cui i richiedenti per avere l’ambito privilegio devono provvedere a proprie spese alla dotazione. • Il primo decreto di “incoronazione” fu emesso il 20 agosto 1747 in favore della statua di Santa Maria del Lauro oggetto della venerazione del popolo di Meta, legata alla tradizione del suo ritrovamento, particolare protettrice principale della gente di mare che, in Meta (all’epoca ancora parte di Sorrento), rappresentava - e lo rappresenta ancora - la maggiore occupazione dei cittadini metesi. La cerimonia si svolse il 2 giugno 1748 ed il Capitolo Vaticano delegò l’Arcivescovo di Sorrento, Monsignor Ludovico Agnello Anastasio. • Dopo 25 anni, il 26 settembre 1773, a Piano di Sorrento, nella parrocchia della SS. Trinità, fu il quadro raffigurante l’immagine della Madonna del Rosario, olio su legno, sito nella particolare cappella realizzata

40 anni prima, a ricevere, ancora dall’Arcivescovo di Sorrento, Monsignor Silvestro Pepe, sempre per delega e con l’assistenza dei vescovi di Scala e di Vico Equense. Si tratta di un quadro che, nel 1571, quando fu istituita da Pio V la festa del Santo Rosario, secondo la tradizione, era nell’antica Abbazia di S.Pietro a Cermenna. In onore di questo privilegio, nel 1966, sulla parte esterna della chiesa parrocchiale della SS.Trinità, fu posto un grandioso mosaico. • Fu anche la città di Vico Equense, nella frazione di Seiano, ad ottenere questo privilegio. Erano trascorsi poco più di cento anni, quando il vescovo della medesima città, Monsignor Paolino Pace, incoronò un affresco della Madonna delle Grazie, dalla devozione popolare chiamata Santa Aria Vecchia, per distinguerla da un’altra immagine dell’Assunta sita in una cappella locale edificata allorché quella più antica franò e prima che la popolazione ne effettuò la ricostruzione.

Corone d’oro destinate all’incoronazione di quadri

Il 12 agosto 1804 (alcuni anni fa ne fu celebrato il bicentenario) toccò a Massa Lubrense ricevere l’incoronazione di un’immagine mariana nel suo territorio. Alla Marina della Lobra esisteva un tempio dedicato ad una divinità pagana, semi dirupo, sul quale venne edificato una chiesa cristiana dedicata alla Madre di Dio, appellata S. Maria della Lobra (derivata dalla stessa Città “Lubrense”, da Delubrum, tempio per sacrifici). L’istanza per il riconoscimento fu promossa dai Frati Minori che gestivano la chiesa e la cerimonia fu presenziata da quello che fu l’ultimo Vescovo di Massa Lubrense, Monsignor Angelo Vassallo. • Proseguendo nell’elencazione delle immagini marine incoronate, la quinta fu la Madonna del Carmine, olio su legno, nella chiesa, fuori la porta orientale di segue a pagina

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Volontariato. I risultati dell’operazione solidarietà dell’11 febbraio 2012

ALBA ONLUS PER LA RACCOLTA DEL FARMACO

Donati 74 medicinali per la cooperativa sociale “Essere” che gestisce le comunità alloggio di Meta di Sorrento di Costanza Martina Vitale

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’11 Febbraio 2012 si è conclusa con successo la XII edizione della Giornata nazionale di raccolta del farmaco promossa dalla Fondazione Banco Farmaceutico Onlus sotto l’alto patronato della Presidenza della Repubblica. In questa giornata, come ogni anno, nelle principali farmacie del territorio nazionale sono stati presenti migliaia di volontari, muniti di apposita pettorina e regolamento, che hanno esposto ai clienti le ragioni e le modalità di questa iniziativa dichiarando l’ente territoriale a cui ogni singola farmacia avrebbe corrisposto tutti i farmaci donati. L’Associazione Alba Onlus, coerentemente con le sue finalità di assistenza socio sanitaria oltre che di

tutela dell’ambiente e beneficenza, ha aderito con gioia all’iniziativa per il secondo anno di seguito mettendo a disposizione tre dei propri volontari presso la farmacia “Limone” di Sorrento che ringraziamo, insieme ai suoi clienti, per la gentilezza e per la collaborazione dimostrataci. La raccolta è stata positiva: 74 farmaci non soggetti a prescrizione medica (nello specifico 14 antipiretici per bambini, 5 antisettici per la gola, 2 antistaminici orali, 7 antitosse, 9 decongestionanti nasali, 7 disinfettanti, 13 antinfiammatori orali, 1 antinfluenzale e 16 antipiretici adulti) che la farmacia ha raccolto ad ogni acquisto e consegnato direttamente alla cooperativa sociale “Essere”, la quale lavora con le Comunità alloggio “Ariel” e “Primavera” di Meta di Sorrento che ospitano ragazzi dai 5 ai 17 anni. Un risultato soddisfacente, prova di una generosità che non va in crisi.

Per sostenere l’associazione, diventare socio, collaborare e/o proporre iniziative: e-mail info@albaonlus.org cellulare 3389566931 sito web www.albaonlus.org 17

Annunziata di Silvestro Buono nella cappella di via Angri a Sant’Agnello e l’11 agosto 1946 (quasi Sorrento, verso il Piano, nell’antica cappella dei Santi duecento anni dopo la prima incoronazione) Monsignor Martiri sorrentini, giustiziati durante la persecuzione Carlo Serena - anch’egli Arcivescovo di Sorrento - pose dell’imperatore Diocleziano. La cerimonia si svolse l’11 le corone sulle immagini dell’affresco nella chiesa di luglio 1880 e fu presieduta da Monsignor Giuseppe de S.Maria di Casarlano, collina orientale di Sorrento. Bisogno, Canonico dell’Arcibasilica Vaticana. • La chiesetta della penultima incoronazione è data nel • Il Comune di Piano di Sorrento, che nel 1808 aveva XV secolo a pianta quadrata sviluppata in epoca diversa ottenuto l’autonomia amministrativa, ebbe lo stesso per effetto di una donazione di Goffredo Acampora fu privilegio per altre due immagini, site nella parrocchia Gabriele del 26 ottobre 1917. di Mortora con la statua di S. Maria di Galatea (25 • L’ultimo privilegio dell’incoronazione, il primo settembre 1881) e nel centro storico della città, con il con onere a carico dei devoti per le due corone auree, quadro della Madonna di Rosella (10 giugno 1888), così fu merito del parroco Monsignor Luigi Fiorentino detta dal nome della devota che lo deteneva, dando il nome il quale curò personalmente la registrazione delle anche al rione ed al ponte che pone in comunicazione con testimonianze miracolose e la pratica del riconoscimento Meta. del privilegio. Gli ultimi due riconoscimenti sono datati nello scorso Ma, per dimostrare la devozione mariana dell’intera • secolo, il ventesimo. Il 17 agosto 1919 Monsignor Penisola Sorrentina e dei vari centri cittadini esistono anche Giuseppe Giustiniani incoronò il quadro della SS. testimonianze di devozione ed interventi miracolosi. segue da pagina


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Spettacolo/2. Peppe Servillo e i Solis string quarter in “Spassiunatamente”

IN SCENA PER SOSTENERE “IL PELLICANO”

L’evento di beneficenza per garantire il servizio gratuito di tele-soccorso e l’assistenza a malati e anziani di Mariella Nica

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eppe Servillo e il Solis string quartet in concerto con “Spassiunatamente”, venerdì 9 marzo 2012 ore 21.00 al Teatro delle Rose di Piano di Sorrento. L’evento è promosso e organizzato dall’Associazione culturaleMusicale Eta Beta, con il patrocinio della Citta di Piano di Sorrento, in collaborazione con il Marianiello Jazz Caffè, la locale sede dell’Ascom, l’Hotel Cristina di Sorrento, ed è un’occasione importante per sostenere le attività della Cooperativa sociale “Il Pellicano”. Con questo concerto, omaggio straordinario alla cultura e alla canzone napoletana, l’Associazione Eta Beta, che opera in penisola sorrentina dal 1994, dà inizio in modo ideale alla quarta edizione di Progetti d’Autore, concerti-tributo alla musica cantautoriale curati da Franco Maresca. Infatti, dopo quelle omaggio a Fabrizio de Andrè, Rino Gaetano, Domenico Modugno, Rock Progressive italiano, Progetti d’Autore dedicherà una delle due serate della prossima edizione estiva al movimento musicale napoletano degli anni ‘70, il cosiddetto Naple’s Power. “Spassiunatamente” è un’esecuzione di capolavori rivisitati in modo raffinato dall’arte interpretativa di Peppe Servillo che alterna interventi di lettura al canto, accompagnati dagli arrangiamenti magistrali degli archi del Solis string quartet che nello spettacolo presenta anche propri brani originali. Questo nuovo progetto musicale sta avendo in tutta Italia un enorme successo di critica e pubblico ed è in fase di registrazione il cd che uscirà tra pochi mesi. L’Associazione culturale Eta Beta ha voluto fortemente questo evento di solidarietà a sostegno della Cooperativa Sociale “Il Pellicano”, l’associazione di volontari che dal 1981 guidata da Giuseppe Staiano, è impegnata quotidianamente e gratuitamente nell’importante gestione del servizio di tele-soccorso e offre assistenza domiciliare ad anziani e malati bisognosi. L’iniziativa è un modo per dire grazie a chi da oltre 30 anni garantisce sul nostro territorio una presenza solidale e di supporto agli enti locali nella gestione dei bisogni delle persone in difficoltà. è anche un modo per ricordare un amico che ci ha lasciati troppo in fretta, un socio speciale di Eta Beta, una colonna portante de “Il Pellicano”, Salvatore Iaccarino. E allora “Spassiunatamente”, il concerto straordinario di Peppe Servillo e del Solis string quartet sarà un grande evento di musica e solidarietà, un’occasione d’incontro a sostegno di un servizio sociale da difendere, essenziale per la nostra collettività.

Con l’edizione del mese di Gennaio è terminata la rubrica religiosa che commentava le tre parti principali del testo del Sinodo diocesano, “Parola annunciata, Parola celebrata, Parola testimoniata” curata da Fabio Vollaro e don Tonino Minieri. Il testo si compone di altre parti, disponibili online, che comprendono documenti, atti, testimonianze e normative: sul sito web della Diocesi di Sorrento-Castellammare di Stabia http://www.diocesisorrentocmare.it è disponibile tutto il materiale, scaricabile gratuitamente.


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Spettacolo/3. I triniteatranti rivisitano l’esilarante testo di Eduardo Scarpetta

“TRE PECORE VIZIOSE” A CARNEVALE

Parte del ricavato andrà a favore delle opere della parrocchia della Ss. Trinità. Don Marino De Rosa: «Una performance impeccabile». di Amalia Gargiulo

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eppure sia solo alla terza stagione, la compagnia dei “Triniteatranti” può senz’altro affermare di aver dato principio ad una nuova, piacevole e fruttuosa tradizione. Come già lo scorso anno, per i giorni del Carnevale, i nostri intraprendenti e volenterosi attori hanno messo in scena una commedia del repertorio comico napoletano. Questa volta si sono cimentati in un famoso testo di Eduardo Scarpetta: “Tre pecore viziose” scritto nel 1881,ma reso spassosamente attuale e frizzante dall’inventiva sia dei due registi, Annamaria Costagliola e Luigi Russo, sia dalla fantasiosa e sempre più esperta verve degli attori. Le recite si sono susseguite da sabato 18 a martedì 21 febbraio con grande affluenza di pubblico per tutte le quattro serate. La trama ci propone le “gesta” di tre Casanova da strapazzo (le tre pecore viziose del titolo) che cercano un po’ di gloria fuori dalle mura domestiche e lontano dal regime carcerario delle proprie donne, mogli, sorelle o figlie che siano. Il testo è già molto ricco di situazioni ingarbugliate e battute comiche ma, in più, la compagnia ha aggiunto delle trovate assolutamente esilaranti, dalla ouverture

canzonettistica della insuperabile debuttante Teresina Russo (nel personaggio di Bettina), al parrucchino indimenticabile di Camillo Pacchione (Peppe Russo), ai capelli di Ferdinando Precipizio (Gianfranco Russo) ritinti tra il I e il II atto, all’ aspetto becero e pesantemente “imbottito” della terribile Donna Beatrice Pacchione (Annarita Sabatino). Troppo lungo sarebbe citare tutto e tutti, basti dire che l’impegno è stato corale. Ciascuno dei nostri generosi attori ha dato il massimo, provando e riprovando con umiltà e sacrificio. Il risultato, secondo l’acuto giudizio del Parroco di Trinità, Don Marino De Rosa, è stato «impeccabile»: quale maggior garanzia dunque di grazia oltre che di successo? Senza strafare, con le armi innocue della buona volontà e dell’amicizia, essi hanno costruito insieme, giorno dopo giorno, una rappresentazione all’insegna della genuinità. Il loro generoso e disinteressato impegno servirà a finanziare, almeno in parte, le attività benefiche della Parrocchia. Divertire divertendosi è senz’altro un ottimo modo di comunicare e di costruire: «Se sei saggio, ridi» scriveva Marziale. I “Triniteatranti” hanno scoperto questa profonda seppur semplice verità e sono dunque divenuti molto saggi.


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GAS E LUCE: UNA REAZIONE ESPLOSIVA Cosa accade quando accendiamo una luce durante una fuga di gas e perché succede? Questo articolo è un approfondimento per allievi di istituti tecnici navali e industriali, ma anche per tutti coloro che vogliono premunirsi contro i rischi legati alle fughe di gas.

L’altro giorno, in treno, udii due persone che stavano discutendo animatamente su un evento successo a Napoli qualche mese fa, riguardo un’esplosione causata da una presunta fuga di gas in un appartamento. La conclusione delle due persone fu molto precisa: secondo loro sarebbe stata la lampadina che, riscaldandosi troppo dopo essere stata lasciata accesa dal proprietario dell’appartamento intento a rincasare, avrebbe innescato l’accensione dell’intera massa gassosa con le relative conseguenze catastrofiche. Sorrisi dinnanzi a tanta convinzione e non intervenni; poteva essere un’ipotesi plausibile, certo, ma in realtà è solo una credenza da inficiare”. La materia ha tre stati di aggregazione: solido, liquido e aeriforme. Lo stato solido è caratterizzato da un volume proprio e una forma propria, quello liquido ha volume proprio e forma impropria (assume infatti la forma di ciò che lo contiene) e quello aeriforme ha volume e forma impropri. Il gas è definito come un aeriforme che si trova a temperatura superiore della sua temperatura critica1. Ogni aeriforme, così come ogni gas, è costituito da molecole (o atomi o più in generale particelle) che sono libere di muoversi nell’ambiente circostante, dunque tendono ad assumere la forma di ciò che li contiene ed a occupare tutto lo spazio a loro disposizione.

di Marino Russo e Fabio Vollaro

Quest’ultima condizione è molto importante, perché ci fa capire che le molecole di gas sono in grado di infiltrarsi nei più piccoli interstizi, in qualsiasi fessura e ovunque non vi sia tenuta stagna. Un gas combustibile (quindi infiammabile) miscelandosi all’aria, è in grado di formare una miscela accendibile ed esplosiva, innescabile da una minima scintilla. Basta che combustibile (gas) e comburente (aria) abbiano un rapporto di miscelazione compreso nei limiti di infiammabilità: in altre parole basta una concentrazione di gas tale da creare con l’aria il “composto” infiammabile. Il problema nasce quando la miscela di gas e aria viene a contatto con una scintilla, generata da un interruttore della corrente2. In generale gli interruttori assolvono il duplice compito di realizzare le aperture e le chiusure di servizio e le aperture di protezione. In particolare l’interruttore può essere previsto: a) Per la sola manovra in servizio normale, cioè per aprire o chiudere il circuito3 con valori di tensione e corrente normali; b) Per la sola protezione del circuito contro le anormalità, come le sovraccorrenti4; c) Per la manovra e per la protezione insieme. segue a pagina

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NOTE

1) temperatura critica: Temperatura al di sopra della quale un componente allo stato aeriforme non può esser liquefatto per compressione. (sappiamo infatti che un vapore, se portato ad una certa pressione, passa allo stato liquido). 2) corrente: La corrente elettrica è un qualsiasi moto ordinato di cariche elettriche, definito operativamente come la quantità di carica elettrica che attraversa una determinata superficie nell’unità di tempo. L’intensità di corrente elettrica, indicata usualmente col simbolo I, è assunta come grandezza fondamentale nel sistema internazionale (SI) e si misura in Ampere [A], e da essa si ricava l’unità di misura di carica elettrica, il coulomb, che corrisponde alla carica elettrica trasportata da una corrente di un ampere nell’unità di tempo. 3) circuito: è un percorso in cui circola una corrente elettrica causata dalla differenza di potenziale esistente tra gli estremi del circuito stesso. Esso consta in: un generatore, uno o più utilizzatori, un filo conduttore e un interruttore. 4) sovraccorrenti: valori di corrente superiori a quello di normale funzionamento. Fanno parte di questa classe le correnti di sovraccarico e quelle di corto circuito.


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Nel primo caso l’interruttore è scelto in funzione dei valori di corrente e di tensione che si possono avere sulla linea nel normale esercizio. Negli altri casi l’interruttore deve funzionare in condizioni più gravose ed è scelto in funzione della corrente massima di corto circuito che si può avere nel punto di istallazione. Quando l’interruttore è chiuso, gli elettrodi mobili sono tenuti a contatto con quelli fissi mediante un’opportuna pressione detta pressione di contatto, per assicurare una buona aderenza delle superfici e per avere la massima sezione di passaggio per la corrente. All’apertura dell’interruttore si hanno i seguenti fenomeni: a) La pressione di contatto diminuisce e si annulla con conseguente diminuzione della superficie di contatto, comportando un aumento della resistenza5. Ciò provoca un elevato riscaldamento locale per effetto Joule6, capace perfino di fondere e vaporizzare il metallo degli elettrodi b) Si ha emissione di elettroni da parte degli elettrodi riscaldati (emissione termoionica). c) Si ha ionizzazione7 dell’aria in vicinanza degli elettrodi. d) A causa dell’elevata temperatura locale si crea in vicinanza degli elettrodi un ambiente conduttore e contemporaneamente si ha l’allontanamento progressivo degli stessi; se la tensione tra di essi è sufficiente (bastano alcune decine di volt) si innesca un arco nel mezzo isolante (l’aria), diventato conduttore per i motivi visti. e) L’arco mantiene la continuità del circuito, il calore da esso prodotto mantiene conduttrice l’aria tra gli elettrodi, e se ciò si prolunga, l’interruttore viene danneggiato senza che, nonostante la sua apertura, si riesca ad interrompere il circuito. L’arco voltaico, non è però un fenomeno estremo, bensì è comunissimo e si verifica ogni qualvolta che si spegne o si accende l’interruttore di casa, manifestandosi come una scarica repentina e luminosa ben visibile ad un attento osservatore che schiacci lo switch dell’interruttore con una certa decisione. È un fenomeno dovuto alla rottura dielet-

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trica: si ha quando un materiale, che in condizioni ordinarie è dielettrico, cessa di essere isolante perché sottoposto ad un campo elettrico sufficientemente elevato. In genere la rottura dielettrica è seguita da una scarica che percorre il materiale (scarica disruptiva) e può anche danneggiarlo irreparabilmente. Fortunatamente, funzionando la nostra rete di distribuzione elettrica in corrente alternata, è evidente che la corrente e l’arco si annullano spontaneamente ogni semiperiodo della sinusoide che rappresenta l’andamento della corrente nel tempo; il problema consiste semplicemente nell’impedire che l’arco si inneschi di nuovo nel semiperiodo successivo, aumentando la rapidità di allontanamento dei due elettrodi nell’istante in cui la corrente è praticamente nulla. Poco si può intervenire su tali circostanze che sono naturali, e che l’uomo con alcune tecnologie cerca di controllare. Se infatti, malauguratamente, anche una massa piccolissima di gas infiammabile o combustibile entrasse in contatto con la scarica elettrica suddetta ,questo innescherà una reazione esplosiva tanto grave tanto quanto è grande il volume di gas che reagisce; in alcuni casi i gas, che per definizione tendono ad occupare tutto lo spazio al loro disposizione, occupano il volume di un appartamento, una casa… il lettore provi gli stesso ad immaginare le conseguenze. Concludendo, è la scarica che si forma tra i due elettrodi di un interruttore a provocare tutti quegli eventi perniciosi che sentiamo alla tv, anziché un utente luce (come una lampadina) che impiegherebbe molto più tempo a riscaldarsi e che comunque, data la sua costituzione, non riuscirebbe lo stesso ad dar inizio alla reazione esplosiva. L’improvviso e violento rilascio di energia è caratteristico infatti delle detonazioni, generate da gas che ha formato con l’aria una miscela esplosiva: produzione di gas ad altissima temperatura e pressione che espandono istantaneamente e creano un’onda d’urto, che si propaga dal punto in cui si verifica l’innesco in tutto l’ambiente circostante, nel giro di pochi attimi. La foto nella pagina precedente è di Federica Pane

NOTE

5) resistenza: La resistenza elettrica è una grandezza fisica scalare che misura la tendenza di un conduttore ad opporsi al passaggio di una corrente elettrica, quando sottoposto ad una tensione E; tale grandezza si misura in Ohm [Ω]. La relazione che lega resistenza, tensione e intensità di corrente è la seguente, nota anche come prima legge di Ohm: R = E / I

Questa opposizione suddetta dipende dal materiale con cui è realizzato, dalle sue dimensioni e dalla sua temperatura. Da qui trae origine la seconda legge di Ohm: R = ρ l/s Dove ρ (rò) è la resistività ovvero la misura della capacità del materiale di opporsi al fluire in esso della corrente elettrica (indipendentemente dalle sue dimensioni e dalla sua forma), misurata in Ω∙m; l è la lunghezza del filo conduttore misurata in metri; s è la sezione del filo conduttore misurata per uniformità dimensionale in metri quadri. 6) effetto Joule: In fisica, l’effetto Joule, anche detto effetto termico o legge di Joule, è un fenomeno per cui un conduttore attraversato da una corrente elettrica disperde energia sotto forma di calore in funzione dell’intensità della corrente elettrica che lo attraversa. In termini matematici si può scrivere la prima legge di Joule: P=V∙I

Dove: P è la potenza dissipata misurata in Watt [W]; V è la tensione ai capi del circuito; I è l’intensità di corrente. 7) ionizzazione: come tale di un atomo o di un gruppo atomico si intende l’acquisto o la perdita da parte sua di uno o più elettroni periferici in modo che esso non risulta più elettricamente neutro, ma negativo o positivi. Nell’aria ionizzata si hanno perciò cariche elettriche libere, per cui non risulta più isolante.


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Come comportarsi in caso di...

Fuga di gas Tratto da materiale informativo fornito dal Corpo Nazionale Vigili del Fuoco

Se sentite odore di gas: 1)

Non accendete fiamme libere (candele, fiammiferi..) o oggetti che provochino scintille (interruttori, telefoni cellulari..)

2) Se possibile, chiudete il rubinetto del gas, o arrestate

la mandata della bombola; chiudete il rubinetto vicino al contatore.

3)

Arieggiate il più possibile l’ambiente, in modo da far fuoriuscire il gas e far entrare aria fresca. In caso si tratti di metano, dato che la sua densità è inferiore all’aria, favorire l’areazione aprendo finestre e fessure posizionate nella parte superiore della stanza; nel caso si tratti di GPL, favorire l’areazione, aprendo balconi e porte, poiché il GPL fuoriesce attraverso tutte le fessure che si trovano al livello del pavimento.

4) Se la fuga è molto consistente, se la situazione è ancora

pericolosa, o se non riuscite ad attuare gli interventi necessari, abbandonare il locale e chiamare i soccorsi (115 numero di emergenza vigili del fuoco).

Per prevenire: 1) Per quanto possibile, tenere le bombole del gas all’esterno dell’abitazione, protette dai raggi solari.

2) Sostituire periodicamente il tubo di gomma (GPL) o metallico (metano), per garantirne l’efficiente tenuta.

3) Non depositare le bombole del gas in seminterrati o

scantinati (il GPL ha densità doppia a quella dell’aria, quindi tende a stratificare sul pavimento).

4)

Chiudere il rubinetto di regolazione della bombola quando non si è in casa.

5) Controllare sempre la situazione quando si hanno pentole sul fuoco.

6)

Quando si accende il fornello, accendere prima il fiammifero (o fiamma pilota) e poi aprire il rubinetto del gas.

7) Non inclinare le bombole del gas. 8) Metano e GPL non sono gas tossici, ma sono asfissianti:

durante la combustione bruciano l’ossigeno e producono anidride carbonica, emessi semplicemente in ambiente, rendono l’aria irrespirabile.

con la collaborazione dell’ex Comandante dei Vigili del Fuoco, Ciro Bastone

In caso di incendio (GPL): Uno degli interventi da realizzare tempestivamente è l’interruzione dell’erogazione di gas, sia che si tratti di utenze servite da un unico serbatoio comune, sia di piccole utenze con bombola autonoma. Per farlo è consigliabile munirsi di un panno bagnato per proteggere il braccio.

1)

Arieggiare il più possibile l’ambiente, in modo da far evacuare i fumi.

2)

Evitare che la bombola o il serbatoio si surriscaldino eccessivamente (pericolo di esplosione), raffreddandoli con getti d’acqua; utilizzare gli estintori (per gli impianti a GPL, devono esser forniti estintori a polveri).

3)

Messe in atto le operazioni di primo intervento, chiamare i vigili del fuoco e il personale specializzato.

Ti appassionano o stai studiando materie scientifiche? Vuoi sapere come funzionano nel dettaglio gli oggetti che usi quotidianamente Scrivi un’e-mail all’indirizzo info@giornaleilcentro.com e indica quale approfondimento ti piacerebbe leggere, ti accontenteremo nelle prossime edizioni. Nel frattempo ti ricordiamo che nelle precedenti edizioni della rubrica “Teoria e Pratica” sono stati trattati: - la caffettiera moka (ottobre 2011) - la fermentazione da mosto a vino (novembre 2011) - energia e lavoro (dicembre 2011) - la stufetta elettrica e il riscaldamento (gennaio 2012)


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Sport/1. Imprese e curiosità tra sport e mito: i protagonisti delle gare mondiali

Verso Londra: la magia dei cinque cerchi

Piano di Sorrento può sperare nella presenza dei suoi campioni alla manifestazione di Francesco Bevacqua

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giochi olimpici di Londra che si svolgeranno in agosto saranno i trentesimi dell’era moderna, 116 anni dopo la prima edizioni organizzata da Atene e ben 104 anni dopo la prima organizzazione, nel 1908, da parte della capitale inglese. Londra ha ospitato la manifestazione sportiva più bella ed importante del pianeta anche nel 1948; avrebbero dovuto svolgersi in Inghilterra anche i giochi del ‘44, ma vennero annullati a causa della guerra mondiale in corso. Con questa organizzazione quindi la città della regina Elisabetta diventa l’unica ad aver ospitato tre edizioni. Piano di Sorrento attende con trepidazione di calarsi nell’atmosfera magica delle Olimpiadi, che quest’anno potrebbero riservare sorprese speciali dopo le grandi prestazioni di Andrea Rolla nel nuoto e di Monica de Gennaro nel volley, rispettivamente campione europeo in Polonia e campionessa mondiale in Giappone. Saranno tante le storie da raccontare, le imprese da commentare e per cui trepidare davanti al televisore, senza dover rischiare levatacce come nella scorsa edizione di Pechino, quando le migliori medaglie d’oro abbiamo dovuto celebrarle nel cuore della notte. Nessuna manifestazione amplifica la prestazione di un atleta come i giochi olimpici: ogni gesto diventa mito, ogni sconfitta trasuda onore. Quanti ricordi epici in 116 anni di storia: indimenticabile l’epilogo della maratona

proprio a Londra 1908, quando Dorando Pietri attraversò per primo il traguardo ma sorretto dai giudici e venne squalificato. La prima ed unica medaglia d’oro nel calcio per l’Italia arrivò grazie ai gol di Annibale Frossi, uno dei rarissimi calciatori a giocare con gli occhiali; impossibile dimenticare i piedi scalzi di Abebe Bikila nella maratona a Roma ‘60 e il tabellone che nel ‘76 giudicò con un 1.00 la prova di Nadia Comaneci perché il computer non era programmato per il massimo dei voti, 100. Sono passate alla storia le prestazioni dei fratelli Abbagnale nel canottaggio e di Fabio Casartelli, ciclista oro nel ‘92 e poi scomparso al Tour de France tre anni dopo, così come gli esercizi perfetti di Juri Chechi nel ‘96 e di Igor Cassina nel 2004, che ha addirittura coniato un movimento chiamato con il suo nome, nella ginnastica. Sempre nella ginnastica, gli annali ci raccontano la storia di George Eyser, statunitense che vinse alle parallele nel 1904 seppur con una gamba di legno! Chissà se nel nuoto verrà battuto il record di medaglie di Michael Phelps, che a sua volta aveva frantumato il bottino di sette ori di Mark Spitz. Manca ancora qualche mese, ma l’attesa è già snervante: speriamo di godere di un grande spettacolo e di poter raccontare in queste pagine molte medaglie e di ospitare qualche oro come accaduto con Stefano Baldini, vincitore della maratona ad Atene 2004.


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Sport/2. Mario Monti ha decretato il 14 febbraio la fine del sogno Roma 2020

Addio Olimpiadi: sacrificio sportivo

Un progetto troppo costoso e ambizioso per un’Italia incapace di sognare

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e Olimpiadi del 2020 non verranno organizzate da Roma, come deciso dal Presidente del Consiglio Mario Monti nel giorno dedicato agli innamorati. Evidentemente non agli innamorati di sport, privati quantomeno della speranza di vedere in Italia la più bella e grande manifestazione sportiva almeno per i prossimi dodici anni. Come giudicare la decisione del Governo? Indubbiamente in senso positivo, se si rimane ancorati al realismo che mostra un’Italia incapace di valorizzare i talenti, priva di strutture adeguate e zeppa di opere incompiute, cattedrali nel deserto e ormai assuefatta all’idea del magna-magna ogniqualvolta si parli di grandi opere. Troppo fresche le delusioni delle cattive organizzazioni di manifestazioni sportive come quella del mondiale Italia ‘90, un enorme spreco di denaro pubblico esemplificato dal Delle Alpi di Torino, una struttura francamente orribile la cui esistenza è durata solo 18 anni per far poi spazio allo Juventus Stadium; come quella delle Olimpiadi invernali di Torino 2006, grande e splendida festa fine a se stessa; come quella dei mondiali di nuoto del 2009 proprio a Roma, finita nei tribunali per questioni legate alla costruzione delle opere oggi inutilizzate. Troppo forte la paura di finire come la Grecia, ormai al collasso dopo la disastrosa riuscita dell’Olimpiade del 2004 ad Atene,

e come Londra, che ha visto lievitare di qualche miliardo di sterline il costo dei giochi del prossimo agosto rispetto alle cifre inizialmente stabilite. I fatti danno ragione a Monti, è innegabile, possiamo vedere gli esempi di tali sprechi anche in Penisola Sorrentina. Come è innegabile che non avremmo mai ottenuto il beneplacito del CIO con concorrenti come Doha e Tokyo. Eppure, a mio parere, il presidente Monti ha sbagliato. Roma e l’Italia avrebbero dovuto prendersi la responsabilità di porre un obiettivo ambizioso, costoso sì, ma non eccessivamente, considerato che il 70% delle strutture per le Olimpiadi sarebbe stato solo da rimodernare e non da costruire ex novo e che la spesa non sarebbe stata affrontata prima di due anni, che le previsioni parlavano di un aumento significativo del PIL e che sarebbero stati creati numerosi posto di lavoro, senza contare la grande opportunità delle Paralimpiadi, un evento da valorizzare al massimo. Monti e l’Italia tutta avrebbero dovuto accettare la sfida per sconfiggere una buona volta corruzione, mazzette e sprechi e dare prova di un paese realmente cambiato in meglio, non solo a parole, non solo grazie ai sacrifici del ceto medio basso costretto a pagar cara la benzina, a sentirsi dire che il posto di lavoro fisso è monotono e a di-sperare in una pensione buona per pagarcisi il funerale. Una piccola quanto semplice considerazione personale: se avessi potuto scegliere, avrei preferito che i miei soldi finissero nella realizzazione di una Olimpiade piuttosto che nelle tasche di un Adriano Celentano qualsiasi che si intasca 750.000 euro di denaro pubblico per proferire qualche sentenza senza senso sul palco di Sanremo, piuttosto che nelle tasche di politici incapaci quanto disonesti che comprano case e palazzine rubando milioni di euro dagli odiosi finanziamenti ai partiti, piuttosto che nell’acquisto di supersonici aerei da guerra. Pura demagogia? Forse sì, ma l’idea che ancora una volta sia stata sprecata un’importante occasione per il vero cambiamento e per il positivo sviluppo, al di là dell’evento sportivo in sé, è molto forte.

di Francesco Bevacqua


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L’@genda del Centro

Per segnalare i tuoi appuntamenti nella prossima edizione invia la una e-mail entro il 18 marzo 2012 all’indirizzo ufficiostampa@giornaleilcentro.com

♦ Per la rassegna Internet cineforum promossa dal Circolo Endas onlus e dal Gran Caffè Marianiello con il patrocinio della Città di Piano di Sorrento: - Mercoledì 7 marzo presso il Centro culturale comunale, Via delle Rose, alle ore 19.00 avrà luogo l’incontro con Alessandra Menelao, sul tema “Il mobbing e lo stalking” intervistata dal direttore artistico Antonio Volpe. A seguire verrà proiettato “Mi piace lavorare”, un film di Francesca Comencini. Drammatico. Durata 89 minuti. Italia 2004. ♦ Per la rassegna a ingresso libero Cine Gran Caffè Marianiello (Piazza Cota, Piano di Sorrento) organizzata dal Circolo Endas Penisola sorrentina onlus e dalla città di Piano di Sorrento: - Giovedì 15 marzo ore 20.00 proiezione di “20 sigarette”, un film di Aureliano Amadei. Drammatico. Durata 94 minuti. Italia 2010 ♦ Il Comune di Piano di Sorrento presenta un progetto di educazione naturalistica per favorire la diffusione di una maggiore e più corretta conoscenza del territorio. Il progetto è così articolato I MODULO: ragazzi dai 10 ai 14 anni - dal 1 al 29 marzo 2012 ore 17.30 - 19.30 II MODULO: giovani dai 15 ai 19 anni - dal 2 al 30 aprile 2012 ore 17.30 - 19.30 III MODULO: adulti dai 20 ai 50 anni - dal 3 al 31 maggio 2012 ore 17.30 - 19.30 IV MODULO: adulti over 50 anni - dal 4 al 30 giugno 2012 ore 17.30 - 19.30 La partecipazione è gratuita Per iscriversi è necessario contattare il Comune di Piano di Sorrento Ufficio Cultura, Dottor. Carlo Pepe, tel 081.534.44.54 - 081.534.44.40 settore3@comune.pianodisorrento.na.it oppure il naturalista responsabile del progetto Dottor. Ferdinando Fontanella tel 333.37.98.707 - pianonatura@libero.it

Gli orari delle celebrazioni eucaristiche Sorrento • Cattedrale - Corso Italia Tel. 081.878.22.48. Celebrazioni alle ore 8.30 - 11.00 12.15 - 19.00 • Chiesa del Carmine - Piazza Tasso, 158 - Tel. 081.878.14.16 Celebrazioni alle ore 9.30 - 10.45 11.45 - 19.00 Sant’Agnello • Parrocchia di S.Prisco e S.Agnello Piazza S. Agnello - Tel. 081.878.38.17 Celebrazioni alle ore 7.30 - 9.00 - 10.30 - 12.00 - 19.00 • Comunità conventuale dei Padri Cappuccini Corso Crawford - Tel. 081 8781475 Celebrazioni feriali alle ore 07.30 - ore 19.00 in primavera ed estate; ore 18.00 in autunno e in inverno Celebrazioni festive alle ore 09.00 - 11.00 - 19.00 in primavera ed estate; ore 18.00 in autunno ed inverno Recita del S. Rosario alle ore 17.30 ora solare Piano di Sorrento • Basilica di San Michele Arcangelo Via S. Michele - Tel. 081.878.60.09 Celebrazioni domenicali alle ore 7.00 - 8.30 (congrega)10.00 - 11.15 - 18,00 (ora solare) 19.00 (ora legale)

Celebrazioni feriali alle ore 7.50 - 9.00 (casa di riposo) • Parrocchia della Ss. Trinità Via Gennaro Maresca - Tel. 081.808.34.84. www.parrocchiadellasantissimatrinita.it Celebrazioni ore 7.30 (congrega) - ore 9.00 - ore 11.00 - ore 11.15 (cappella di S.Pietro) - ore 18.00 (ora solare) - ore 19.00 (ora legale) • Parrocchia di Mortora -Via Mortora - 081.5321961 Celebrazioni domenicali alle ore 7.30 (congrega) - 9.30 11.00 - 19.00 (ora legale) Meta • Basilica Santa Maria del Lauro Piazza Santa Maria del Lauro - Tel. 081.878.80.50 Celebrazioni alle ore 8.30 - 10.15 - 11.45 - 19.00 Vico Equense • Parrocchia S. Ciro e S. Giovanni Via San Ciro, 13 Tel. 081.879.81.69 Celebrazioni alle ore 8.00 - 10.00 - 11.30 - 19.00 Pompei • Santuario Beata Vergine di Pompei Piazza B. Longo - Tel. 081.857.73.79 Celebrazioni alle ore 6.00 - 7.00 - 8.00 - 9.00 (in altre lingue solo per gruppi) - 10.00 - 11.00 (messa solenne) - 13.00 16.00 - 17.00 - 19.00 - 20.00


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CENTRO

26 febbraio 2012

Oggi cucino per

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GIRELLE ALLA NUTELLA

a cura di Adalberto Koepke

Questo mese per la nostra rubrica di cucina l’esperta casalinga Maria Coppola ci ha voluto raccontare come nasce la sua fantasiosa ricetta delle girelle con la nutella, svelandoci anche che è un dolce che prepara sin da quando era fanciulla quando sua nonna per la festa di compleanno organizzò dei dolcetti simili preparati con gli ingredienti disponibili al momento. In principio non era possibile prepararli con la nutella e quindi in quell’occasione li preparò con la marmellata. La signora Maria oggi, quando pensa a come col tempo la ricetta è stata perfezionata e poi rinnovata, ne va orgogliosa perché la vede come un ricollegamento con la fantasiosa inventiva della nonna. Ci ha anche raccontato che la sostituzione della marmellata con la nutella nasce anch’essa da una festa dove a mancare era proprio la marmellata e la sostituì con la nutella. è un dolce conosciuto e semplice da realizzare, ma la storia che c’è dietro ad esso ne fa, per la signora Maria, un dolce che racchiude momenti felici della propria vita. ingredienti (per 4 persone):

Per la pasta frolla: 3 uova, 250 gr. di margarina, mezzo chilo di farina, 250 gr. di zucchero, 1 pizzico di bicarbonato, un cucchiaio di miele. In un secondo momento servirà poi la nutella.

PREPARAZIONE:

Amalgamare zucchero e burro, una volta amalgamati formare un cerchio e inserirvi dentro le uova, la farina, il miele e il bicarbonato e amalgamare il tutto nuovamente. Quando il composto sarà ben miscelato, inserire nel frigorifero e lasciarlo riposare per un’ora. Passata l’ora va stesa la pasta frolla che andrà ricoperta con la nutella, avvolgere il tutto e una volta pronto tagliare la “frusta” creata e dividerla tagliandola in vari semicerchi. Preparati, i dolcetti vanno inseriti nel forno e vanno fatti cuocere a 180°. Una volta cotti non rimane che aggiungere una bella spolverata di zucchero e il dolce è servito.

Consigli verdi

Con l’arrivo del freddo che ha invaso tutta la regione, la rubrica “Consigli Verdi” va in letargo per un po’ e vi aspetta in primavera con una novità: inviateci le vostre domande su ortaggi, piante da frutto e fiori all’indirizzo e-mail

info@giornaleilcentro.com allegando, in caso di infestazione, una foto in alta qualità risolutiva. Parleremo del problema risolvendo tutti i vostri dubbi. Arrivederci!



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