Aiso magazine 2 2015

Page 1

2 / 2015 AISO - ASSOCIAZIONE ITALIANA STUDI SULLE ORIGINI - MILANO - Piazza Bertarelli, 13 - Tel. 02 617 55 79 - redazione@origini.info Newsletter trimestrale on line • Ottobre 2015 • N.ro 2 • Direttore AISO: Stefano Bertolini • Redazione: Renato Colmano, Fabrizio Fratus, Giusy Pistillo • Fax 02 612 47 896 • www.origini.info

MIGRANTI: IL VOLTO DI UNA NUOVA EUROPA? Ormai è un fatto quotidiano cui l'Europa si trova impreparata ad accogliere gente che fugge da Paesi in guerra fraticida. L'Europa non immaginava di certo questa «invasione» cui non sa offrire un'accoglienza cristiana divisa com'è da mille opinioni. Così si sprecano parole e fatti. Quale sarà il suo futuro economico, politico e religioso dell'Europa? Non è facile dirlo! (L'EUROPA IN AFFANNO! La foto ripresa da Wikimedia («blitz quotidiano» del 18.09.2015), ritrae una bambina soccorsa sull'isola di Kos, Grecia.

pag. 5/6)


IN QUESTO NUMERO PERCHÈ TANTA SOFFERENZA NEL MONDO? pag. 2 NON ESISTE LIBERTÀ SENZA VERITÀ pag. 3/4 L'EUROPA IN AFFANNO pag. 5/6 «Scuola del Sabato» LA TORRE DI BABELE (2) pag. 7/8 ADAMO ED EVA SAPEVANO CHE SAREBBE VENUTO UN NEMICO DI DIO PER TENTARLI? pag. 9 LE SCUSE DEL PAPA PER I PENTECOSTALI PERSEGUITATI pag. 10 IL MIO PRIMO TELEFONINO pag. 11 L'AUSTROLOPITECO LUCY UN NOSTRO ANTENATO? pag. 12 C'È UN LIBRO PER TUTTI pag. 13 LEGALIZZARE LA MARIJUANA: UNO SBAGLIO CHE PAGHEREMO! pag. 14/15 CORPO UMANO pag. 16/17/18 TATUARSI UN PUNTO E VIRGOLA PER DIRE CHE LA VITA VA AVANTI! pag. 18

PERCHÉ TANTA SOFFERENZA NEL MONDO? O rmai l'estate 2015 si avvia al suo termine astronomico lasciandoci tutt'altro che bei ricordi! La ricorderemo essenzialmente per la crescente migrazione di migliaia e migliaia di persone, siriani, curdi, afgani, pakistani... che scappano dai loro Paesi in stato perenne di guerre fratricide. «Perché tanta sofferenza nel mondo?» È la domanda piena di angosce che si sente sempre più spesso. Tutto questo mi fa venire in mente i tragici drammi iniziati con Auschwitz e che sembrano non finire mai. Perché Auschwitz? Auschwitz è rappresentativo della crudeltà e sete di sangue del regime nazista. Lì sono state sterminate più di 1 milione di persone! Auschwitz è il simbolo di ciò che le persone fanno ad altre persone, se ottengono una opportunità «a buon mercato». Una cosa è certa: la tendenza cronica all'egoismo e la scarsità di sani pensieri possono essere trovati in ogni essere umano. Purtroppo questa tendenza è incentivata attraverso modelli comportamentali subliminali sistematicamente divulgati, come avveniva nel periodo del nazionalsocialismo. E qualcosa di simile lo stiamo vedendo in questi «ultimi tempi». Quella era l'ideologia hitleriana; oggi è l'ideologia o religione dell'Islam che giustifica la spietatezza e la sete di sangue. E quel-

L'ETICA BIBLICA E LO SPIRITO DELLA TERRA pag. 19 DI TUTTO UN PO'

pag. 20

«Egli è stato trafitto a causa delle nostre trasgressioni, stroncato a causa delle nostre iniquità; il castigo, per cui abbiamo pace, è caduto su di lui e mediante le sue lividure noi siamo stati guariti». Isaia 53:5

lo che più impressiona è il fatto che questi jihadisti si sentono bene quando hanno ucciso il nemico qualunque esso sia all'infuori dei loro schemi mentali. Credenti o non credenti purché «non jiahidisti» non sono degni di vivere. Questa è perversione, così come avveniva nei campi di concentramento nazisti, nei gulag al tempo di Stalin da parte dell'Unione Sovietica, nei campi di sterminio cinesi e cambogiani... In Ruanda, un milione di persone sono state massacrate crudelmente nel 1994 in soli 100 giorni. Il tutto con la coscienza pulita. Veramente il male sembra abitare in quasi ogni essere umano affacciandosi quando si presentano le «buone opportunità», anche se si tratta di taroccare i certificati anti smog di milioni di automobili! Solo un profondo cambiamento del nucleo della personalità dell'uomo, è in grado di trasformare questa tendenza al Male. Solo attraverso la Bibbia possiamo avvicinarsi a Dio e con la preghiera poter così iniziare un «nuovo cammino» nell'offerta di salvezza che viene da Gesù Cristo. Ed è ciò che aiuta veramente! Non dobbiamo perdere tempo e non esitiamo un giorno in più per accettarlo! Renato Colmano

2


A

T

T

U

A

L

I

T

À

2

NON ESISTE LIBERTÀ SENZA VERITÀ La libertà è legata alla verità? Perché non riusciamo ad essere liberi? Molti collegano ancora la libertà alla condizione nella quale l’essere umano può fare tutto quello che vuole; corrisponde alla realtà? Se uno non deve rendere conto a nessuno e non è sottoposto a nessun tipo di pressione, è libero? Oppure siamo soprattutto allora in balìa dei nostri desideri e vizi come, ad esempio, durante le vacanze? Il tempo libero non è da confondere con la libertà. Chiunque può fare quello che pensa, ma presto si accorgerà che non è per nulla vero. Nella Bibbia leggiamo spesso che la libertà e la verità vanno «a braccetto». Ma come deve intendersi con precisione questa affermazione?

E

ssere liberi non significa soltanto fare quello che si vuole, ma soprattutto fare quello che si dovrebbe fare. Purtroppo molti ascoltano spesso la propria intelligenza e capacità di giudizio! Se però usassimo la nostra ragione, per valutare meglio le nostre scelte, non faremmo soltanto quello che ci pare, ma faremmo quello che reputiamo giusto e buono. Fare questo porta alla vera libertà dell’essere umano, che arricchisce la vita dandole un senso.

«Ci sono solo tipi di uomini: i giusti che si credono peccatori, e i peccatori che si credono giusti» (Blaise Pascal, 1632-1662)

In cosa consiste il nesso tra libertà e verità? Se partissimo dal presupposto che non esista un ideale coercitivo della verità, e nessuna differenza tra la verità e la bugia, allora là dove esistesse questa condizione non ci sarebbero regolamenti. Se, ad esempio, in tale situazione qualcuno venisse aggredito da un criminale e volesse reclamare giustizia, il malvivente potrebbe dire con tutto il diritto: «Quello che ho fatto tu lo trovi ingiusto, ma secondo me è proprio quello che ti sei meritato!» E così questa pretesa libertà si scontra con il principio biblico che la libertà e la verità vanno di pari passo. Ma il detto che «la verità rende liberi» ha un significato

3

«Chi preferisce la comodità alla sua libertà e al suo diritto, in ogni caso, è un povero di spirito» (Johann Pestalozzi, 1746-1827)

molto più profondo. Immaginate di condurre un colloquio con qualcuno, e che questa persona difenda un punto di vista completamente diverso. Finché si tratta di differenze «minime», non abbiamo problemi, ma appena accenniamo a qualcosa di «importante», allora scopriamo che abbiamo bisogno di una verità, secondo la quale la bugia può essere definita bugia e la violenza definita violenza. Non esiste libertà senza verità!


«Lo spirito della verità e lo spirito della libertà sono insieme i pilastri della società» (Henrik Ibsen, 1828-1906)

«Se perseverate nella mia Parola, siete veramente miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi» (Giovanni 8:31). Questa frase mette in evidenza che Gesù vuole la nostra libertà. Ma cosa bisogna tenere conto? . La libertà è sempre collegata alla verità; non possiamo essere liberi finché non facciamo altro che illuderci di qualcos'altro; . la libertà è collegata alle affermazioni di Gesù. Diventiamo liberi nel momento che confidiamo nel fatto che Egli ci possa dimostrare attraverso la sua parola, chi siamo; . la libertà cresce nella comunione con Gesù che, attraverso lo Spirito Santo, crea in noi i presupposti per questa libertà. Gesù Cristo ci fa questa offerta e ci promette una vita piena di senso, nella quale vivremo la vera libertà, che consiste nella capacità di amare Dio, noi stessi e il prossimo. L'Europa sta perdendo il senso della vera libertà e di un Dio della libertà? Attualmente in Europa stanno prendendo vita nuove forme di potere culturale e sociale. Molti vedono la causa di questo trend nel benessere sociale, che libera il singolo dalla responsabilità personale. Altri riconoscono la causa di questo sviluppo nel dramma dell’umanesimo ateo, che parte dal presupposto, che non esiste alcun dio. Se però non esiste alcun dio, non ha più alcuna importanza tutto ciò che gli esseri umani fanno nella loro vita. Perché allora non c’è in gioco più nulla di eterno, vero, giusto o significante in quanto l’uomo può fare quello che gli pare. Il Cristianesimo e l’Ebraismo hanno contribuito molto all’identità e alla storia europea.

Ma l’Europa nel frattempo ha smesso di essere fedele nei confronti del cristianesimo e dell’ebraismo, e ha iniziato a rincorrere altri dèi. In questo modo la fede nell’unico e vero Dio della Bibbia, che ci ha garantito e introdotto nella libertà, è andata persa. Dove ci porterà questa tendenza? Al momento vediamo solo le prime negative ripercussioni. Quale libertà è quella che scaturisce dal Cristianesimo? Per molte persone è difficile immaginare che la fede cristiana possa portare alla libertà. Collegano l’essere cristiani piuttosto a molti divieti e comandamenti, che vieterebbero le cose belle della vita. In effetti molti cristiani non vivendo in maniera «vera» la loro fede, ne danno un'immagine distorta. La vera fede cristiana fa agire diversamente! Già nell’Antico Testamento si parla di «liberazione». Infatti il cosiddetto «Esodo», cioè la liberazione dalla schiavitù d'Egitto, fu una pietra miliare per la storia del popolo d’Israele. L’Esodo ha anche un’enorme importanza per i cristiani, perché è simbolo dell’uscita reale dalla schiavitù del peccato, attraverso Gesù Cristo, che ci ha liberati dal peccato attraverso la sua morte sulla croce. Dio vuole la libertà delle sue creature. Ci ha creati con una libera volontà e vuole che rimaniamo liberi, non per nuocerci o farci cadere in schiavitù, ma per agire nella 4

gloria di Dio. Così Paolo parla della «gloriosa libertà dei figli di Dio» (Romani 8:21), e ai Galati scrive: «Cristo ci ha liberati perché fossimo liberi; state dunque saldi e non vi lasciate porre di nuovo sotto il giogo della schiavitù» (Galati 5:1). La concezione cristiana della libertà non si limita però solo sull’agire giustamente, ma punta sempre all'esercizio di questa libertà. «Ma, quando è venuto il compimento del tempo, Dio ha mandato suo Figlio, nato da donna, sottoposto alla legge, perché riscattasse quelli che erano sotto la legge, affinché noi ricevessimo l’adozione» (Galati 4:4). «Perché la legge dello Spirito della vita in Cristo Gesù mi ha liberato dalla legge del peccato e della morte» (Romani 8:2). Questo significa, che per un cristiano non è più la morte ad avere l’ultima parola, perché grazie a Gesù Cristo la separazione tra Dio e uomo, che si era creata attraverso la colpa dell’uomo, è stata cancellata. Per chi si affianca a Gesù sarà possibile una vita nello spirito della libertà. Dio tiene conto della libertà dell’uomo e dà a tutti la possibilità di accettarlo . Fidarsi di Lui e diventare liberi da tutte le relazioni false e distruttive dovrebbe essere il nostro obiettivo, ma solo attraverso il legame con Gesù Cristo!

Ripreso da un articolo di Werner Burkhardt ERF Guten Nachrichten, luglio 2015


A

T

T

U

A

L

I

T

À

L'EUROPA IN AFFANNO! Preludio all'adempimento profetico? Condizioni morali, politiche e sociali presagiscono la fine di un'era. Il sogno di un'Europa, panacea per molti problemi, sta lentamente svanendo con il ribollire dei sentimenti nazionalistici e con le crisi recenti economiche di Paesi come la Spagna e la Grecia per non dire dell'Italia. L'Europa sta vacillando: ha voluto un'Unione «molto» economica dimenticando che avrebbe dovuto costruire un'Europa di popoli!

È

sotto gli occhi di tutti noi quello che sta succedendo in questi ultimi mesi caratterizzati dalla forte migrazione di persone che fuggono dalle situazioni di guerra del vicino Oriente: Siria, Iraq, Turchia... L'Europa è in affanno? Sembrerebbe proprio così. I leader del Vecchio continente sono impegnati non solo a preservare l'eurozona e la stessa Unione Europea, ma anche a trovare soluzioni (che ogni giorno cambiano) a questa dirompente migrazione verso i Paesi del Nord Europa. Si preannunciano in questo modo giorni difficili per l'Europa: l'anticamera di un dissolvimento dell'Unione Europea? Per chi conosce la profezie bibliche sa già quale sarà l'evento finale. E come osservatori attenti all'evolversi del «processo» abbiamo trovato interessante la serie di volumetti che Rizzoli mette in edicola sulla «nascita dell'Europa». Collana presentata da Sergio Romano sul Corriere della Sera ((mercoledì 26 agosto 2015), dal quale riportiamo quanto ha scritto; è un flash riassuntivo della «storia» dell'Europa dal Sacro Romano Impero ad oggi.

Angela Merkel, dopo una certa renitenza sulla questione dei migranti, ha accettato di aprire le porte ai siriani in fuga, ribadendo che il diritto di asilo è un pilastro del Paese, che in questi mesi appare come la «terra promessa». Gli occhi del mondo sono sulla Germania: è forse la più grande sfida del dopoguerra. Sotto: La disperazione di Abdullah Kurdi che in una notte ha perso la moglie e i due figli Aylan e Galip, di 3 e 5 anni rispettivamente, annegati nel Mar Egeo nel tentativo di sbarcare a terra. Volevano raggiungere Vancouver (Canada) dove Abdullah ha una sorella.

«Ogni riflessione sull'identità europea corre il rischio di essere usata per fini politici. Chi parla di Europa cristiana, come accadde frequentemente durante la redazione del preambolo della Costituzione europea, nasconde spesso il desiderio di tracciare un invalicabile confine tra la cristianità e l'islam o tra la cristianità e la laicità. Chi parla di Europa giudaico-cristiana (una espressione coniata negli Stati Uniti verso la metà del Novecento) si propone probabilmente lo scopo opposto: quello di re-

5

lativizzare il ruolo delle chiese cristiane nella storia del continente. Chi mette il Sacro Romano Impero in cima all'albero genealogico europeo vuole probabilmente respingere alla periferia della «vera» Europa i Paesi che non possono rivendicare quella ascendenza. Sono definizioni sommarie che non rendono giustizia ad altri contributi. Dovremmo forse pensare che l'Andalusia e la Sicilia, pervie della dominazione araba, siano state per alcuni secoli terre prigioniere di una potenza aliena? Forse è meglio abbandonare questi criteri e affrontare il problema da un altro angolo visuale. Nell'ultima fase dell'Impero romano esistono tra le sue frontiere tre grandi gruppi nazionali: i latini, i celti e i germani. Tutti e tre hanno contribuito alla organizzazione e al rafforzamento dell'Impero nella fase della sua maggiore potenza; ma i celti e i germani hanno contribuito altresì a distruggerlo nella lunga fase del suo declino. Anche i celti e i germani, tuttavia, ne hanno subito l'influenza, conservando una sorta di nostalgia per il grande «padre» scomparso e si comportano come se nel cuore del continente esistesse un trono vacante a cui anche i «barbari» possono aspirare. L'idea d'impero sopravvive alla propria morte e la sua memoria è responsabile di molti fra i conflitti che hanno sconvolto l'Europa da Carlo Magno a Carlo V, da Filippo II a Luigi XVI e Napoleone (tralascio in questo elenco Adolf Hitler perché non era né romano né cristiano). Lo stesso può dirsi del cristianesimo. Dopo essere stato respinto e perseguitato, il cristianesimo è diventato la religione ufficiale dell'Impero. Il papa


Una scena della battaglia di Austerlitz (2 dicembre 1805) in un dipinto di Bogdan Willewald, nella quale Napoleone sbaraglia la coalizione inglese, austriaca e russa e così può dirigersi verso Vienna alla conquista dell'intera Europa. Ma anche Napoleone dovrà sottostare alla «profezia» di Daniele!

romano si fregia di un titolo imperiale, pontifex, e si attribuisce il diritto di conferire legittimità ai futuri imperatori. Le nuove comunità cristiane costruiscono i loro templi sui luoghi dove i romani adoravano le divinità imperiali. Il latino rimane per molti secoli la lingua della Chiesa cattolica e di tutti coloro a cui è assegnato il compito di trasmettere la cultura del passato. L'idea d'impero e l'autorità spirituale del pontefice sono i due maggior fattori unitari della storia d'Europa. Ma ciò che unisce può anche dividere. La corsa al trono romano di alcune fra le grandi famiglie europee e i loro scontri sul campo di battaglia creano nuove organizzazioni statali, nuovi ceti militari e amministrativi, disegnano i confini di nuove patrie. La guerra è sempre stata una straordinaria fabbrica di identità e sentimenti nazionali: unifica i vincitori nel ricordo del trionfo; unifica i perdenti nel ricordo dell'umiliazione subita, nella voglia di riscatto, nella rabbia verso i responsabili della sconfitta subita. Le stesse considerazioni valgono per la Chiesa romana. Il messaggio monoteista del cristianesimo seduce i popoli e li autorizza a considerarsi membri di una grande famiglia universale. Ma i suoi missionari lo diffondono adattando il messaggio e le liturgie ai costumi dei popoli che vogliono convertire; e contribuiscono così alla nascita delle nazioni, spesso piccole patrie regionali delimitate da storie comuni, dalla lingua e da confini naturali. Più che di un cristianesimo europeo converrebbe

parlare di una pluralità di cristianesimi che si sono spesso combattuti per affermare la propria «verità». La storia d'Europa è anche una storia di conflitti religiosi, di reciproche scomuniche, di Riforme e Controriforme, di sovrani, come Enrico VIII d'Inghilterra, che vogliono essere contemporaneamente re e papa. Anche la tolleranza e la laicità sono il prodotto delle guerre di religione. Anziché separare i popoli e spingerli a percorrere strade opposte, le guerre per l'Impero e per la fede hanno l'effetto di rendere le nazioni europee permeabili alle reciproche esperienze. La Rivoluzione francese e l'epopea napoleonica creano nuove aspirazioni ideali, nuove ambizioni nazionali, nuovi modelli costituzionali. La rivoluzione industriale comincia in Inghilterra fra il XVIII e il XIX secolo, per scendere lungo i fiumi dell'Europa continentale, contagiando dapprima il Belgio, poi gli Stati tedeschi, la Svizzera, la Francia, l'Italia, la Spagna e, agli inizi del Novecento, anche la Russia. Il concetto moderno di nazione appare in Francia, Germania, Spagna, Italia agli inizi dell'Ottocento e si diffonde come un incendio nell'intero continente. Nato dalla rivoluzione industriale e da quella urbanistica dopo il 1830, il socialismo segue lo stesso percorso. La Prima guerra mondiale crea le condizioni per la diffusione della ideologia comunista e di quella dei suoi nemici. La rivoluzione d'Ottobre a Pietrogrado, nel 1917, genera in seguito effimere «repubbliche dei consigli» a Berlino,

6

Monaco di Baviera, Budapest, e suscita speranze rivoluzionarie a Vienna, nell'Italia del «biennio rosso», nella Spagna del 1936. Anche il fascismo contagia l'Europa, conquista il potere in Italia e in Germania, crea imitatori più o meno fedeli in Inghilterra, in Francia, nel Belgio, in Spagna e in Portogallo. La Prima guerra mondiale crea un pacifismo europeo, ancora fortemente minoritario, che comincia a riflettere sul futuro del continente e sulla sua possibile unione. La Seconda guerra mondiale è percepita come una guerra civile e costringe i popoli europei a interrogarsi sulla crescente irrilevanza dei loro Stati e sull'utilità di un progetto comune. È una storia nuova. Ma anche questa grande idea, come tutte quelle che l'hanno preceduta, dalla rivoluzione mercantile del Duecento alle vicende del secolo dei Lumi, è stata possibile perché gli europei sono uniti dalla comune convinzione che le esperienze e le intuizioni di un Paese siano utilizzabili negli altri. Così come i sovrani dei regni europei amavano considerarsi cugini, anche i latini, i celti e i germani dei nostri giorni possono sentirsi legati da una sorta di rapporto di famiglia. Per questa la ragione per cui è impossibile definire l'identità europea. Il volto dell'Europa è quello che ha assunto via via nel corso della storia. L'identità europea è un cantiere aperto, dove si lavora continuamente per costruire e anche, purtroppo, per distruggere».


S

C

U

O

L

A

D

E

L

S

A

B

A

T

O

LA TORRE DI BABELE (parte 2) Da Patriarchi e Profeti (Edizioni ADV) di E.G.White. Vi proponiamo la seconda parte del capitolo 9 «LA TORRE DI BABELE»

P

er coloro che si erano opposti a Dio, questa esperienza fu molto negativa. Egli voleva che gli uomini, fondando nazioni in diverse parti della Terra, diffondessero la conoscenza della sua volontà e il messaggio della verità fosse trasmesso alle generazioni future e non vi fosse alcuna possibilità che esso venisse soffocato. Noè, il fedele predicatore di giustizia, visse trecentocinquanta anni dopo il Diluvio, Sem per cinquecento: questo permise ai loro discendenti di conoscere Dio e la storia delle sue relazioni con i loro progenitori. Ma essi non vollero né ascoltare queste straordinarie verità né conoscere tutto ciò che riguardava Dio. Con la confusione delle lingue essi furono in gran parte esclusi dal contatto con coloro che avrebbero potuto istruirli. I costruttori di Babele avevano nutrito a lungo sentimenti di rivolta contro il loro Creatore; invece di ricordare con riconoscenza la bontà che egli aveva manifestato nei confronti di Adamo e il patto misericordioso stipulato con Noè, essi si erano lamentati della sua durezza nell’allontanare Adamo e Eva dall’Eden e nel devastare il mondo con il Diluvio. Ma proprio con le loro contestazioni, che ponevano Dio al livello di un severo tiranno, essi accettavano l’autorità del più crudele dei despoti. Satana cercò di profanare i sacrifici che prefiguravano la morte del Cristo: quando la mente degli uomini fu ottenebrata dai riti pagani, egli li indusse a imitare queste offerte e a sacrificare sugli altari dei loro idoli i propri figli.

«E l'Eterno discese per vedere la città e la torre che i figli degli uomini edificavano» (Genesi 11:5)

Due delle immagini che hanno fatto il giro del mondo e che vi proponiamo sono tratte dal libro World Trade Center, i giganti che sfidavano il cielo, edito da White Star s.r.l

Quando gli uomini si allontanarono da Dio, la giustizia, l’innocenza, l’amore e, in definitiva, ogni elemento dell’immagine divina dell’uomo fu cancellato dall’oppressione, dalla violenza e dalla brutalità. Gli uomini di Babele avevano deciso di stabilire un governo indipendente da Dio. Tuttavia fra loro vi erano alcuni che manifestavano ancora la loro fede: essi vennero ingannati dalle dissimulazioni di persone malvagie, che li coinvolsero nei loro orgogliosi progetti. Per amore di questi uomini fedeli, il Signore ritardò il suo giudizio, aspettando che il tempo rivelasse le vere caratteristiche di ogni individuo. Fu solo allora che i figli di Dio lottaro7

no per ritornare sui loro passi e separarsi da chi era corrotto, ma ormai la maggior parte di loro si era unita per sfidare il cielo. Se queste persone avessero agito liberamente, esse avrebbero diffuso ancora una volta la corruzione nel mondo. La loro alleanza aveva come obiettivo la ribellione e intendeva stabilire un regno di cui l’uomo fosse il padrone esclusivo, nel completo rifiuto dell’autorità di Dio. Se questa coalizione si fosse realizzata, avrebbe avuto un potere così ampio da cancellare dalla terra la giustizia e quindi la pace, la felicità e la sicurezza. Al comandamento divino che è «santo e giusto e buono» (Romani 7:12) gli uomini si sforzarono di sostituire delle leggi che permettessero di realizzare i loro piani, dettati dall’orgoglio e dalla crudeltà. Chi temeva Dio ne invocò l’intervento. «E l’Eterno discese per vedere la città e la torre che i figlioli degli uomini edificavano» (Genesi 11:5). Fu per il suo amore nei confronti degli uomini, che egli vanificò i progetti dei costruttori della torre e fece crollare il simbolo stesso della loro sfida. Fu per pietà, che egli rese confuso il loro linguaggio, ponendo fine alla ribellione. Dio sopporta a lungo la malvagità degli uomini e offre loro molte possibilità di pentimento, ma considera anche tutti gli espedienti di cui gli uomini si servono per opporsi all’autorità della sua legge, che è santa e giusta. Talvolta, la mano invisibile che impugna lo scettro del dominio agisce per arginare la malvagità. Ciò dimostra in modo evidente che il Creatore dell’universo, colui che

«Siccome la sentenza contro una mala azione non si esegue prontamente, il cuore dei figli degli uomini è pieno della voglia di fare il male» (Ecclesiaste 8:11)


S

C

U

O

L

A

D

E

L

S

A

B

A

T

O

o Ren

LA NASCITA E DISPERSIONE DEI POPOLI SECONDO GENESI 10 e 11 Legenda

«I figli di Javan si diramarono nelle loro terre d’oltremare»; GÒMER Dan l’Europa ? (Gen 10:5) u bio

Porte di Ferro

M a r

MAGOG

JAVAN

TIRAS

M A R

Ninive

Kittim CANAAN E D I T E R R A N E O Odierno Canale di Suez

PUT

e

ARPACHSCIAD Babel

ARAM

ELAM

Èrech

S E M

Mar Morto

Ludei Anamei Leavei MISRÀIM Naftuchei Patrusei Casluchei

Chavilà Savthechà

C A M Ramà o

Nil

Per la dislocazione delle città e delle popolazioni ci siamo attenuti al SDB Commentary unitamente alla Bibbia ebraica Giuntina così come per la dizione dei nomi. Per molte dislocazioni non abbiamo un oggettivo riscontro odierno, ma è indubbio che il centro della civiltà postdiluviana trova collocazione nel bacino del Tigri e dell’Eufrate o, in termini attuali, nel Vicino Oriente (Iraq) dove al tempo di Pèleg (da palag, dividere), avviene la diffusione forzata degli uomini nelle varie parti della Terra a causa dell’ardimentoso progetto di costruire una «torre la cui cima che arrivi fino al cielo» (Gen 11:4). Con questa diffusione nascono anche gli idiomi in relazione ai vari gruppi formatisi; idiomi parlati nel corso dei tempi, e giunti sino a noi. Si riconosce come ceppo originario (Gen 11:1) la lingua semitica. Ricordiamo inoltre che con Sem riprende la linea genealogica di Abrahamo che arriverà sino a Gesù Cristo (Lc 3:23-38).

ASSCIUR MADÀI

Càlach

Scinear, il territorio della piana del Tigri e dell’Eufrate, chiamato oggi Iraq, che vide innalzarsi varie città come Ninive e Babel (Gen 10:10-12)

ri

Rèsen E uf r at

Dodanim

Eliscià

M Sidon Archei Cheth Sinei Jevusei Arvadei Emorei Tsemarei Ghirgasei Chamatei Chivei

TUVAL

Ashkenaz MÈSCHECH Rifath LUD

Ti g

Gibilterra

Togarmà

N e r o

J A F E T Tarscich ?

CHAM Capostitipi CANAAN Figli Nipoti Sidon

Sevà

CUSH Nimrod

Savthà

© colman&colman

possiede infinita saggezza, amore e verità, è il sovrano supremo del cielo e della terra: il suo potere non può essere sfidato da nessuno. Il progetto dei costruttori di Babele sfociò nella vergogna e nella sconfitta; il monumento del loro orgoglio rimase come ricordo della loro follia. Tuttavia gli uomini continuarono ad avere lo stesso atteggiamento di autosufficienza e di rifiuto della legge di Dio. Era lo stesso principio che Satana aveva tentato di affermare nel cielo, lo stesso che ispirò Caino quando presentò la sua offerta a Dio. Anche oggi vi sono dei costruttori di torri. Gli scettici costruiscono le loro teorie sulla base di quelle che ritengono le deduzioni della scienza: essi rifiutano la Parola rivelata da Dio. Ritengono di pronunciare una sentenza definitiva sulla sua autorità morale e disprezzano la sua legge, proclamando l’autonomia della ragione umana. Di conseguenza, «siccome la sentenza contro una mala azione non si esegue prontamente, il cuore dei figlioli degli uomini è pieno della voglia di fare il male» (Ecclesiaste 8:11).

In un mondo che si professa cristiano, molti abbandonano i chiari insegnamenti della Bibbia e strutturano una serie di convinzioni basate su speculazioni e favole: in questo modo, essi costruiscono la loro torre per arrampicarsi fino al cielo. Gli uomini provano ammirazione per coloro che insegnano, con argomentazioni ed eloquenza che il colpevole non morirà e che si può ottenere la salvezza anche senza ubbidire alla legge di Dio. Se coloro che si professano discepoli del Cristo accettassero quanto Dio richiede, raggiungerebbero l’unità, ma finché la saggezza umana sarà considerata superiore alla sua santa Parola, ci saranno divisioni e conflitti. L’attuale confusione di sette e filosofie in conflitto fra loro, è giustamente

«L'Eterno guarda dal cielo; Egli vede tutti i figli degli uomini: dal luogo dove dimora, osserva tutti gli abitanti della Terra» (Salmo 33:13,14)

8

indicata con il termine Babilonia che nella profezia (Apocalisse 14:8; 18:2) si applica alle chiese secolarizzate degli ultimi giorni. Molti cercano di costruirsi un paradiso personale, inseguendo ricchezze e potenza. Essi «sbeffeggiano e malvagiamente ragionano d’opprimere; parlano altezzosamente» (Salmo 73:8), calpestando i diritti umani e ignorando l’autorità divina. Queste persone presuntuose possono raggiungere un notevole potere per un certo periodo di tempo e avere successo in tutte le iniziative che intraprendono, ma alla fine raccoglieranno solo infelicità e delusione. Il tempo del giudizio di Dio è vicino. Il Signore verrà dal cielo per vedere ciò che gli uomini hanno costruito: allora la sua sovranità sarà manifestata e le opere dell’orgoglio umano saranno demolite. Si conclude così il ciclo dei capitoli dedicati alla «Creazione» tratti dal libro Patriarchi e Profeti di E.G.White. Un sentito ringraziamento alle Edizioni ADV di Firenze che ci ha permesso il loro inserimento in questa Rubrica dedicata a temi biblici.


D O M A N D E S U L L A B I B B I A

Adamo ed Eva sapevano che sarebbe venuto un nemico di Dio, per tentarli?

Nella Bibbia non troviamo dichi-

arazioni esplicite su questa domanda; abbiamo solo alcuni dettagli molto interessanti. Solo un'attenta analisi del testo biblico può fornirci indicazioni che portano in questa direzione. Terrò conto anche dell’insegnamento biblico in generale sul «nemico» di Dio.

1. Esseri celesti prima di Adamo ed Eva

La Bibbia testimonia come Dio abbia creato degli esseri celesti prima di Adamo ed Eva. Secondo Giobbe «tutti i figli di Dio esultavano» nel cielo, quando Dio creò l'universo (Giobbe 38:4-7), mentre Genesi ci fa capire che Dio creò Lucifero ancora prima di Adamo ed Eva (Genesi 3:24). E Lucifero non poteva non essere che un cherubino! «Eri un cherubino dalle ali distese, un protettore. Ti avevo stabilito, tu stavi sul monte santo di Dio, camminavi in mezzo a pietre di fuoco. Tu fosti perfetto nelle tue vie dal giorno che fosti creato, finché non si trovò in te la perversità» (Ezechiele 28:14-15). Il nemico nel giardino dell’Eden era un cherubino; era Satana (Isaia 14:1214)!

2. Le responsabilità di Adamo ed Eva

Nella Creazione è scritto che Dio diede ai nostri progenitori indicazioni concrete circa i loro compiti e le loro responsabilità. Sarebbe illogico pensare che queste indicazioni non contenessero anche informazioni sul «nemico». La prima volta che Dio parlò con loro, li benedisse e disse loro: «Siate fecondi e moltiplicatevi; riempite

la terra» (Genesi 1:28). Dovevano dominare sul resto della Creazione e nutrirsi di cose diverse dagli animali (cfr 1:29-30), ma soprattutto Dio comandò ad Adamo ed Eva di non mangiare dall’«albero della conoscenza del bene e del male», altrimenti sarebbero morti (cfr 2:17; 3:3). Queste indicazioni non contengono indicazioni sul «nemico» di Dio, ma Adamo ed Eva, come amministratori della Terra, furono resi responsabili nei confronti di Dio. Sebbene in questa raccomandazione non c’è ancora alcun indizio concreto di un «nemico», davanti al quale fare attenzione, tuttavia troviamo l’indizio sulla possibilità di morire, cioè di prendere decisioni sbagliate. Non è tutto. Dio incaricando Adamo ed Eva «perché lavorassero e custodissero [sha-mar] il giardino» (2:15) con il verbo shamar fa intendere chiaramente che dovevano anche «sorvegliare qualcosa o qualcuno». L’uso di questo verbo raccomanda ad Adamo ed Eva di essere vigili, di sorvegliare e proteggere il giardino. Da chi? Evidentemente un Dio misericordioso non poteva affidare un incarico senza aver dato loro le opportune istruzioni pr la gestione del giardino. Dio deve aver raccontato loro dell’esistenza del «nemico» (cfr. Genesi 3:24)!

Sua parola (cfr. versetto 5). Quello che Lucifero introdusse nella conversazione fu la stessa cosa che egli voleva per se stesso: «Sarò simile all’Altissimo» (Isaia 14:14). Naturalmente ora possiamo confermare la vera identità di Lucifero: infatti nel Nuovo Testamento viene chiamato «diavolo e satana» (Apocalisse 12:9). Questi dettagli sono sufficienti per avvalorare il fatto che Adamo ed Eva erano informati ed erano stati messi in guardia del pericolo.

4. Inganno nel Giardino

Un ulteriore indizio può essere utile per la risposta alla domanda. Dopo il peccato Eva tentò di difendersi, dicendo di essere stata tentata e ingannata dal serpente (Genesi 3:13). Indubbiamente fu ingannata (2 Corinzi 11:3, 1 Timoteo 2:14), ma ciò non era una giustificazione valida per il suo comportamento. Perché? Ritengo che il motivo fu che entrambi erano stati avvisati dell'«arrivo» di un nemico di Dio che li avrebbe tentati. Eva, probabilmente, si aspettava che il diavolo avesse agito in altro modo, ma lui la sorprese riuscendo ad ingannarla. Se Eva non avesse consentito alla conversazione con il «serpente», si sarebbe sicuramente salvata.

3. Ci fu un tentatore

nel Giardino

Il pericolo implicito in Genesi 2:15, viene chiarito in Genesi 3. Lucifero si mise volutamente contro la parola di Dio, colpevolizzando Adamo ed Eva (3:4). Infatti disse loro che sarebbero diventati come Dio se avessero rifiutato la 9

Angel Manuel Rodríguez è l'autore di questo intervento apparso su Adventist World, aprile 2015. Ha servito la Chiesa avventista come pastore e insegnante di teologia. Ora è in pensione, ma continua a collaborare nella Rubrica «Domande sulla Bibbia» della rivista citata.


S T O R I A D ' I T A L I A

Il Pontefice prega insieme con l'amico pastore Traettino

LE SCUSE DEL PAPA PER I PENTECOSTALI PERSEGUITATI Papa Francesco visita la comunità evangelica di Caserta: «Tra chi denunciava c'erano anche cattolici»

Cancellata la parola «setta»

di Luigi Accattoli Tre segni sono venuti dalla prima singolare visita fatta ieri dal Papa ai pentecostali di Caserta: due da Francesco, uno dal pastore ospitante. Dal Papa è venuta un'inedita richiesta di perdono per i maltrattamenti che quella comunità subì in epoca fascista ed è venuto anche l'invito a superare il termine spregiativo «setta». Dal pastore è venuto il riconoscimento della figura papale come significativa per la comunità pentecostale e «per tutto il cristianesimo». La richiesta di perdono va inquadrata nell'opera di «purificazione della memoria» che fu avviata da Paolo VI in Concilio e fu poi sviluppata dai Papi Wojtyla e Ratzinger. Ma i predecessori avevano riconosciuto i torti compiuti dai «figli della Chiesa» nei confronti delle Chiese storiche, senza estendere questo riconoscimento ai «movimenti» cristiani del risveglio, sorti negli ultimi secoli, ai quali appartengono i Pentecostali. Per i Pentecostali è stata usata fino a ieri il termine negativo di «setta»: ed è a riguardo di questa polemica che Francesco ha detto un'altra parola significativa, invitando a superarla. «Io sono la chiesa, tu sei la setta», ha esclamato, mentre giustificava a braccio la sua visita agli «evangelici». «Qualcuno sarà stupito» ha detto: «Il Papa è andato dagli evangelici, ma è andato a trovare i fratelli!». È facile intuire come questa revisione del linguaggio delle controversie abbia una rilevanza che va oltre il confine delle Chiese. Resta da vedere se abbia inteso proporre il superamento del termine «setta» per i soli pentecostali, o per quanti si richiamano al nome cristiano al di fuori delle denominazioni storiche: non l'ha chiarito, ma si può immaginare che la sua intenzione sia stata la più ampia.

Lunedì 28 luglio 2015 papa Francesco si è recato in visita alla Chiesa Evangelica della Riconciliazione per incontrare il pastore pentecostale Giovanni Traertino, suo amico dai tempi in cui entrambi vivevano a Buenos Aires. Si è trattato di incontro privato, nell'abitazione di Traertino. Con il suo vecchio amico il Pontefice si è intrattenuto per circa mezz'ora. Incontro personalissimo, al quale, però, è seguito quello con la folta comunità evangelica che per l'occasione si è radunata a Caserta e che ha accolto Bergoglio con un lungo applauso, ripetuto ancora più scrosciante dopo il discorso con il quale ha chiesto perdono. Ma dall'altare, dietro il quale campeggiava una croce costruita con due semplici assi di legno, papa Francesco ha anche parlato della necessità di «superare i confini tra le Chiese cristiane», e dello Spirito Santo che «fa la diversità nella Chiesa». Ma, ha aggiunto, «lo stesso Spirito Santo fa anche l'unità, così che la Chiesa è una nella diversità: per usare una parola bella, una diversità riconciliante. Lo Spirito Santo è armonia, armonia nella diversità». «Sulla strada dell'unità - ha detto ancora il Pontefice - ci farebbe bene

10

toccare la carne di Cristo, andare nelle periferie, dove ci sono tanti fratelli bisognosi di Dio, che hanno fame, ma non di pane, bensì fame di Dio. Non si può predicare un Vangelo intellettuale: il Vangelo è verità, amore e bellezza». Il Papa ha fatto anche un passaggio sull'argomento «setta», termine con cui spesso vengono indicati i Pentecostali, spiegando che può essere «una tentazione dire: io sono la Chiesa tu sei la setta», ma, ha aggiunto, «Gesù ha pregato per l'unità». Quindi se «qualcuno si stupisce che il Papa sia venuto a trovare gli evangelici», lui risponde: «Sono venuto a trovare i fratelli». Definito dalla sala stampa vaticana «di portata storica» per il suo altissimo valore religioso, l'incontro tra il Santo Padre e la comunità evangelica ha avuto poi un momento di fratellanza a tavola con un pranzo al quale Bergoglio ha partecipato insieme a Traertino (che prendendo la parola durante la cerimonia si era rivolto a lui chiamandolo «fratello Papa») e a un'altra settantina di pastori evangelici non solo italiani ma provenienti anche dall'Argentina, dagli Stati Uniti, da Francia, Spagna, Canada e India.


T

E

C

N

O

L

O

G

I

E

Dall'ostentazione dell'apparecchio fino all'uso comune. Genesi di un oggetto che ha cambiato la nostra vita

IL MIO PRIMO TELEFONINO

V

entanni fa, appunto, il 14 luglio 1995 a seguito di una scorporazione, nasceva Telecom Italia mobile, primo gestore telefonico nazionale di telecomunicazioni radiomobili (Tacs e Gsm). Non significa che il cellulare sia nato allora, però l'etere italiano aveva ora un gestore specifico: una specie di rivoluzione. All'epoca, trentenne, detestavo i cellulari. Soprattutto l'atteggiamento di quelli che già l'avevano. Cioè, al ristorante, si sedevano, tiravano fuori l'oggetto e le mettevano sul tavolo. Altri lo tenevano in un astuccio attaccato alla cintura, sembrava una pistola, o di fianco o dietro al coccige, tra l'altro quest'ultima posizione era un segno distintivo di alcuni pistoleri camorristi. Non so, mi sembrava tutto esagerato, ostentato, cibo e cellulare e nuove buffe e posticce prominenze del corpo. Una volta andai a cena con un amico, mi venne a prendere e lo trovai al cellulare. Continuò la conversazione fino al ristorante, a metà cena ricevette un'altra telefonata che si protrasse fino al dessert, poi, tornando in macchina, chiamò la moglie e mi salutò mentre continuava a parlare: si era nel 1996. Fu l'unica volta della mia vita che mi chiesi seriamente: dove andremo a finire? Dico subito, per evitare quelle inutili suspense narrative che oggi io, quasi cinquantenne, mi siedo al ristorante e tiro fuori il cellulare: quel gesto che mi appariva volgare vent'anni fa, ora mi sembra perfettamente naturale. Poi lo uso molto, spesso comunico con mia figlia, nell'altra stanza, via wapp, e vengono fuori conversazioni interessanti. Sì, l'oggetto mi piace, mi affascina anche per questo: ci dà la possibilità di usare un altro linguaggio; quante

0,4% la diffusione dei te-

lefonini cellulari nel mondo nel 1991

97% il numero di italiani

sopra i 16 anni che nel 2013 aveva un cellulare

56% gli italiani che utilizzano uno smartphone per collegarsi ad Internet

2,12 ore il tempo medio passato su Internet da dispositivi mobili in Italia

89% gli italiani che utiliz-

zano il loro smartphone per chiamate ed sms cose non avremmo detto o osato dire se non ci fossero i messaggi. Sì, mi piace, dunque lo uso e mi prendo i rimproveri dei miei figli che mi dicono: almeno a tavola... C'è un'altra ragione di fascinazione: il cellulare individua un aspetto Martin Cooper, il creatore del primo cellulare nel 1973, è considerato il «padre» della telefonia mobile.

specifico della produzione di oggetti nella modernità. Tanto è vero che il cellulare nasce da tre ordini di idee: la plastica, l'elettronica, il design. Se ci pensiamo un attimo è sorprendente conteggiare le persone che hanno lavorato (localmente e globalmente) per produrre il mio cellulare. A parte la plastica che deriva dal petrolio, c'è da considerare che un microchip, cioè un circuito elettronico stampato su un centimetro quadrato di silicio, è disegnato da più ditte informatiche (spesso in diverse parti del globo) e assemblato da altre e differenti ditte. Poi c'è il design e l'innovazione che è velocissima (si investe tanto in ricerca): chi comprerebbe oggi un cellulare vecchio di appena cinque anni, se non per gusto vintage? Un prodotto globale, una catena di valore molto lunga, ma funziona così e sarebbe utile studiarla per orientarci in questa complessa modernità. Però le rivoluzioni non sono pranzi di gala, e i costi ci sono. Quell'incredibile varietà di suonerie che squillano ad alto volume, l'invadenza delle conversazioni, soprattutto quelle indiscrete che ti costringono ad ascoltare, la rintracciabilità perenne, tanto che anche io, da fanatico, penso che avremmo bisogno di quindici e più minuti di privacy, per legge. Infatti, ho cominciato a spegnere il cellulare, per una o due ore e vi garantisco è un bel cambio di passo: il silenzio, la concentrazione ritrovata o il dolce far niente. Allo stesso modo vi devo confessare il piacere di riaccendere il palmare e trovare un sacco di chiamate e messaggi, la solitudine si apprezza meglio solo se sai che qualcuno ti cerca. Antonio Pascale Corrieere della Sera del 25.07.2015

11


C O N T R O I N F O R M A Z I O N E

L'Australopiteco Lucy un nostro antenato?

Caro Obama, non scherziamo... era una scimmia. Nei nostri alberi genealogici non si trovano scimmie (quadrupedi),ma solo uomini (bipedi, quindi posizione eretta)!

In visita ad Addis Abeba in delicatissima

missione diplomatica, il presidente degli Stati Uniti Barack Obama si è visto concedere il privilegio più unico che raro di ammirare i resti, datati 3,2 milioni di anni fa, dell’australopiteco «Lucy» esposti per la prima volta senz’alcuna protezione, tanto che li ha persino potuti toccare. Eccitato a mille, il capo dell’Accademia delle Scienze della California, l’etiopico Zeresenay Alemseged, che era della partita, si è prodotto in una battuta che se fosse stata fatta su altri, per esempio Nancy Pelosi o Hillary Clinton o lo stesso Obama, avrebbe tremato la Terra: «È la dimostrazione che, nella catena dell’evoluzione, siamo tutti connessi. Tutti noi, sette miliardi di esseri umani, perfino Donald Trump». Ma Alemseged sbaglia. «Lucy» con Trump non c’entra. A dirlo sono gli scienziati.

AUSTRALOPITECO = SCIMMIA DEL SUD Cominciamo dal nome. Australopithecus è latino e significa «scimmia del Sud». Nel nome scelto dagli scienziati per indicare la specie di «Lucy», Australopithecus afarensis, non vi è, coscientemente, traccia alcuna di umanità. Continuiamo con il nomignolo. Stante che il ritrovamento avvenne il 30 settembre 1974 nel villaggio di Hadar, nella valle di Awash, nella depressione etiopica di Afar, per opera di Maurice Taieb, Donald Johanson, Yve Coppens e Mary Leakey (1913-1996), proprio mentre alla radio strimpellava «Lucy in the Sky with Diamonds» dei Beatles, un inno all’Lsd, e stante che il reperto apparteneva a un essere di sesso femminile, l’australopiteco fu chiamato «Lucy». Ma è come la moda di dare nomi di cristiani agli animali domestici: farlo non li rende umani. Proseguiamo con la sostanza. Il barone Solly Zuckerman (1904-1993) e il professor Charles E.

logia evolutiva di Lipsia e allo University College di Londra, ha passato «Lucy» alla Tac e dal labirinto osseo dell’orecchio interno ha ricavato un dato: le dimensioni del canale semicircolare (legato all’equilibrio) degli Australopithecus sono quelle delle scimmie, non quello degli uomini.

Oxnard (classe 1933), due celebri anatomisti, affermano da decenni che non solo «Lucy», ma tutti gli Australopithecus sono proprio quel che dice il loro nome; scimmie, nulla a che fare con la linea che porta all’Homo sapiens. Zuckerman si concentrò sul fatto che «Lucy», diversamente da noi, era incapace di camminare in posizione eretta. Oxanard ha trovato somiglianze straordinarie tra «Lucy» e gli oranghi. Tutto sta nell’angolo formato dalle ossa della coscia e della gamba: in «Lucy» l’angolo è quello di un essere simile all’orango e alla scimmia ragno di oggi, cioè degli ottimi arrampicatori ma che non camminano affatto bipedi come gli uomini. Per di più quel che resta delle nocche di «Lucy» mostra proprio la postura scimmiesca: camminava a quattro zampe, poggiando sulle nocche come i gorilla. Due studiosi allora della George Washington University nella capitale statunitense, i paleoantropologi Brian G. Richmond (oggi allo Smithsonian Institution di Washington) e David S. Strait (oggi alla University di Albany, nello Stato di New York) lo hanno scoperto rinvenendo in «Lucy» (ma anche nei «cugini» Australopithecus anamensis) quattro caratteristiche scheletriche del radio distale (il polso) degli scimpanzé e dei gorilla, non degli uomini. Nature ne ha dato notizia nel marzo 2000. Non dimentichiamo tra l’altro che di «Lucy» resta solo il 40% dello scheletro, che tutto è frammentario e che tutti quei frammenti si mostrano in ordine sparso. Impossibile per esempio spingersi più in là di un tot nelle congetture, praticamente inutile provare a riscostruirne le fattezze. Del resto, negli anni 1990, Fred Spoor, docente di Anatomia evolutiva nel Dipartimento di Evoluzione umana dell’Istituto Max Planck di Antropo12

LE SCIMMIE SONO QUADRUPEDI, GLI UOMINI BIPEDI: L’EVOLUZIONE È IMPOSSIBILE E l’equilibrio delle «scimmie del Sud» incompatibile con la deambulazione eretta umana è confermata anche dalle analisi condotte su «Selam», un altro Australopithecus afarensis femmina scoperto nel 2000 a Dikika, in Etiopia, risalente a 3,3 milioni di anni fa e soprannominata la «bimba di Lucy». «Selam» l’ha scoperta Zeresenay Alemseged, il corifeo di Obama che ha fatto la battutaccia su Donald Trump, e dei suoi organi dell’equilibrio non adatti a camminare come un essere umano ha parlato nel 2006 Scientific American. Ovviamente questi dati vengono sbrigativamente licenziati come argomenti «creazionisti», ma è ben difficile affibbiare tale epiteto al fior di scienziati evoluzionisti come tutti quelli citati. Il fatto (non l’illazione), non ricordato a Obama è quello che delle 88 ossa rimasteci di «Lucy» una (una vertebra) appartiene a un esemplare di Theropithecus, un babbuino! Ne ha parlato in aprile il Corriere della Sera, prima lo ha fatto New Scientist, ma soprattutto ne ha discusso il simposio annuale della «Società Paleoantropologica» di San Francisco. Qui gli studiosi hanno appurato che l’enigmatica vertebra appartiene a una famiglia oggi rappresentata solamente dalla specie Theropithecus gelada, ma che all’epoca la famiglia dei Theropithecus era il cercopitecoide più diffuso nel giacimento KH-1s di Hadar in cui è stata scoperta «Lucy». Storie di scimmie, appunto. Marco Respinti La Nuova Bussola Quotidiana del 01.08.2015 Titolo originale: E no, caro Presidente Obama, austrolopiteco sarà lei! Marco Respinti (1964), è giornalista professionista, saggista e traduttore. Collabora a diverse testate giornalistiche, tra cui Libero, L’intraprendente, Il Timone e La nuova Bussola Quotidiana. Ha pubblicato Processo a Darwin (2007).


L

I

B

C'è un libro per tutti!

Titolo: L'ideologia del godimento Autori: Fabrizio Fratus e Paolo Cioni Editore: Circolo Proudhon Pagine: 132 / Prezzo: € 12,00 Formato: 14,8 x 21cm

Per ordinazioni: redazione@origini.info

R

I La pornografia dei giorni nostri non è solamente una reazione ad un complesso che per troppo tempo ha celato l’attività sessuale, ma esegue l’incarico di allontanamento ideologico morale, di espansione della violenza sessuale, di scarnificazione dell’istinto profondo dei sentimenti, delle emozioni e della sessualità, di spostamento di argomentazioni egualitarie dei sessi e dei soggetti, di traslitterazione della sessualità da momento intimo ad un vero e proprio evento pubblico, da evento di sentimenti e passioni a prodotto di mercato. La nostra società contemporanea è invasa da una quantità smisurata di film, giornali, pubblicità, illustrazioni pornografiche travestite da dovere civile e da importanti intenti scientifici per continuare una volgare speculazione economica. Negli ultimi tempi, la diffusione del porno è avanzata grazie ad Internet, la piattaforma più utilizzata da giovani e meno giovani. Internet è ormai lo strumento più impiegato in tutto il mondo per guardare e incontrare la pornografia sotto i più diversi punti di vista. La grande modernità è rappresentata dalla possibilità di poter conversare con l’altra persona, la persona dall’altra parte dello schermo del personal computer, ordinando alle figure che si mostrano sul proprio schermo di compiere attività a richiesta. La pornografia, quindi, è praticamente un lato anomalo e perverso della nostra società contemporanea che attrae e conquista il soggetto moderno, abolisce il legame con la realtà, aumenta le fantasie erotiche, diventa devianza e dipendenza nell’individualismo esasperato. È così che si arriva a depennare i diritti di libertà: libertà di essere uomo e donna, libertà di amare secondo le leggi più antiche e naturali, libertà di essere comunità. La realtà viene trasformata in una rappresentazione esposta e svestita, si traduce nell’isolamento perverso e nell’incapacità di relazionarsi e costruire legami con il prossimo. Un fenomeno che riguarda uomini e donne, eterosessuali ed omosessuali, giovani e adulti. Una problematica rilevante sul piano sociale e strumentalizzata dal potere. Questo leggerete nelle pagine scritte dal sociologo Fabrizio Fratus e da Paolo Cioni, psichiatra da sempre molto sensibile agli argomenti trattati. Vi invito alla lettura, alla riflessione e a prendere in considerazione una problematica spesso lasciata a se stessa e poco considerata, ma che merita di venire alla luce per essere risolta. Paola di Franceschi

13


G

I

O

V

A

N

I

E

S

A

L

U

T

E

Legalizzare la marijuana: uno sbaglio che pagheremo! Esistono già altre due droghe tollerate che fanno danni: sono l'alcol e la nicotina! Il fatto che l'utilizzo medico della cannabis trasmetta un messsagio «positivo» copre i molti lati negativi del suo uso e consumo.

Caro Direttore, la proposta presentata in Parlamento per la legalizzazio-

ne di coltivazione ed uso di cannabis e derivati, che ha raccolto un supporto bipartisan, suscita in me grande preoccupazione. In Italia abbiamo già due droghe legalizzate, alcol e nicotina (presente nelle sigarette, anche elettroniche), entrambe sostanze che causano dipendenza: non abbiamo bisogno di una terza visto il prezzo altissimo, in salute, che già paghiamo per le prime due. Il fumo di sigaretta costituisce il principale fattore di rischio di cancro al polmone e causa 80mila morti all'anno. Aumenta l'incidenza di tumori e malattie cardiovascolari come infarto, ictus, trombosi. Su tre fumatori, uno morirà per cause legate al fumo. Ed è solo un quadro parziale dei danni. L'alcol invece si traduce, su scala globale, in oltre 490 mila decessi all'anno per malattie epatiche, dalla cirrosi al cancro del fegato. Il carico di malattia legato ad alcol e fumo di sigaretta è assai più grande di quello causato da eroina, cocaina e simili: questo perché il loro uso legale ne comporta una grande diffusione. La proposta di legalizzazione della cannabis si basa sull'assunto che si tratti di una droga «leggera». Dal punto di vista farmacologico, però, non esiste distinzione tra droghe pesanti e leggere: entrambe causano dipendenza e hanno ricadute importanti sulla salute. Una review recente pubblicata sul New England Journal of Medicine fa il punto sui danni causati da marijuana e cannabinoidi: dipendenza, difficoltà nell'apprendimento, riduzione della memoria, compromissione della co-

ordinazione motoria, alterazione della capacità di giudizio, frustrazione nel raggiungimento degli obiettivi nello studio o nel lavoro e in famiglia, aumentato rischio di patologia psichiatrica, compromissione delle difese immunitarie polmonari. Danni tanto più gravi se l'uso inizia nell'adolescenza. È bene saperlo, ed è fondamentale farlo sapere. Da medico-immunologo, la mia preoccupazione è massima: il «tetraidrocannabinolo», uno dei principi attivi della cannabis, ha effetti profondi sul sistema immunitario. Ciò che più spaventa è che – come

La foto, tratta dal sito www.ilmeridiano, ritrae una pianta di cannabis alta ben 2 metri. La coppia di sposi che l'aveva coltivata sulla loro terrazza è stata arrestata. Ma con le pressioni politiche per la libera «commercilizzazione» il mondo delle droghe sicuramente segnerà un altra brutta svolta.

14

accaduto per alcol e fumo di sigaretta – solo a distanza di decine di anni misureremo il prezzo in salute di un aumento del consumo di cannabis associato alla legalizzazione. E a pagare saranno soprattutto i più fragili, adolescenti e fasce povere della popolazione. Preoccupante anche il fatto che l'utilizzo medico di cannabis e derivati possa trasmettere un messaggio positivo. La possibile utilità clinica della marijuana e dei suoi principi attivi – nel controllo di nausea e vomito, glaucoma, dolore cronico, infiammazione – è oggetto di studio, ma ciò non significa che queste sostanze facciano bene. Come per tutti i farmaci, è necessaria un'attenta valutazione, caso per caso, del rapporto benefici/rischi. Sulla base delle conoscenze mediche, dunque, è per lo meno auspicabile che alla proposta di liberalizzazione della cannabis – cui ribadisco di essere fortemente contrario – si associ l'obbligatorietà di un avviso sulle piantine e sui loro derivati: la marijuana danneggia gravemente la salute. Alberto Mantovani Direttore scientifico e docente Humanitas University - Corriere della Sera, 27.07.2015 La Cannabis (L., 1753) o canapa è un genere di piante angiosperme della famiglia delle Cannabaceae. Attualmente comprende un'unica specie, la Cannabis sativa, la pianta storicamente più diffusa in occidente, che a sua volta comprende diverse varietà e sottospecie. Originaria dell'Asia centrale era sacra per la gente hindu. È generalmente accettata l'ipotesi secondo cui la canapa sia giunta nelle Americhe dopo Colombo; tuttavia alcuni scienziati hanno trovato residui di cannabis, nicotina e cocaina in numerose mummie (115-1500 d.C.) scoperte in Perù. Vedere Wikipedia.


Così in Europa

Favorevole Luigi Manconi, 67 anni, senatore PD: «È la strada giusta. Nessuno muore di marijuana» Luigi Manconi, lei da sempre è stato ed è favorevole alla legalizzazione della cannabis... «Sono esattamente quaranta anni che cerchiamo di spiegare che quello vigente è un regime di liberalizzazione illegale». Ovvero? «Oggi, infatti, è possibile acquistare qualsiasi droga a qualsiasi ora del giorno e della notte in qualsiasi strada e piazza, da una rete amplissima di esercizi commerciali criminali: gli spacciatori piccoli, medi e grandi». La legalizzazione voluta dalla legge come è invece? «La legalizzazione proposta dalla legge firmata da oltre duecento parlamentari è l'esatto contrario di questo». In che senso? «Chiediamo per i derivati della cannabis lo stesso identico regime che regolamenta sostanze incomparabilmente più nocive, come alcol e tabacco». Ma allora lei vuole sostenere che la cannabis non procuri alcuno tipo di danno? Che non fa male fumarsi uno spinello? «Mai sostenuto questo in vita mia. È vero che nella storia dell'umanità nessuno è mai morto di cannabis, mentre per abuso di alcol e tabacco sono milioni i morti in tutto il mondo». E comunque lei sostiene che la cannabis sia meno nociva di sostanze come, appunto, l'alcol e il tabacco... «Non lo dico io, lo sostiene la gran parte degli scienziati. E basta consultare la ricerca condotta dall'Istituto Mario Negri: si può vedere come la dipendenza da cannabis sia estremamente minore di quella da alcol e da tabacco». Ma l'abuso di cannabis è altamente nocivo? «L'abuso di cannabis produce danni nei minori, negli adolescenti. Negli adulti questi danni non sono mai stati provati».

Quindi, se passa la proposta di legge, potremmo andare a comprare gli spinelli tranquillamente dal tabaccaio, come le sigarette? «Potremmo fare tante cose se trattiamo la cannabis come le sigarette. La prima è quella di condurre lo stesso tipo di campagna di dissuasione, che ha ridotto il numero dei consumatori di tabacco». Oggi non si possono fare queste campagne? «Non con la stessa efficacia finché il mercato rimane illegale e gestito dalla criminalità. E sappiamo bene che il proibizionismo ha il sicuro effetto di aumentare il numero dei consumatori. Cosa puntualmente avvenuta con la legge Fini-Giovanardi». Ovvero? «Basta vedere cosa è successo con la legge Fini-Giovanardi sugli stupefacenti». Cosa è successo con la legge Fini-Giovanardi? «Sono dati sotto gli occhi di tutti: la diffusione della cannabis è assai cresciuta, come ha autorevolmente affermato la Direzione nazionale antimafia».

Contrario Claudio Risè, psicologo: «Basta parlare per slogan. Le droghe fanno male e basta»

Claudio Rise, psicoterapeuta, lei ha scritto un libro intitolato «Cannabis»... «Già e a oggi è rimasto l'unico testo che continua in Italia a dar conto di statistiche sul fenomeno». Cosa vuol dire? «Che quando si parla di cannabis, i sostenitori usano molti slogan. Come per esempio: per uno spinello non è mai morto nessuno». E invece si muore per gli spinelli? «Non direttamente. Ma non si muore nemmeno di overdose di sigarette». Cosa intende dire? «Non si muore per uno spinello, ma si muore arrivando sulla strada dove portano gli spinelli. Conosco

15

tanta gente morta di droga che aveva cominciato con la cannabis». Benedetto Della Vedova, il sottosegretario che ha proposto legge sulla liberalizzazione, sostiene che con questa si può sottrarre la cannabis al mercato illegale. E che la cannabis fa meno male dell'alcol e del tabacco... «Che senso ha fare questa graduatoria dei danni?». Beh, perché l'alcol e il tabacco sono legali... «Allora diciamo: non ci sono prove che sotto i 15 anni l'alcol genera psicosi, mentre ci sono molte prove che questo succeda quando si usa la cannabis. È dannosissima per un cervello in formazione». E la questione economica? Legalizzando la cannabis si sottrae il denaro al mercato illegale. È innegabile che la cannabis si possa comprare ovunque nelle città... «Io credo che con la legalizzazione si avvantaggerebbero i grandi gruppi economici. Così è successo negli Stati Uniti: la legalizzazione della cannabis è stato uno dei fattori di sostegno alla borsa di New York. Così stanno pensando di fare da noi le multinazionali del tabacco: vogliono aggiungere cannabis ai loro prodotti». Legalizzando la cannabis, rendendola alla stessa stregua dell'alcol e del tabacco, si potrebbero fare campagne per disincentivare l'uso... «E perché non le facciamo già adesso? Anzi, meglio: perché non facciamo una bella campagna di informazione sulle conseguenze della cannabis? Fino ad ora si sono fatte soltanto campagne pro-cannabis». Cosa vuole dire? «La peggiore è stata quella di parlare di droghe leggere e di droghe pesanti. Questa differenza non c'è. Le droghe fanno male e basta. E se guardiamo gli effetti della cannabis sui minori di 15 anni ci mettiamo le mani nei capelli. Questi danni durano fino a quando il cervello non si è formato». Ovvero fino a quale età? «L'altra fascia a rischio è fino ai 18 anni. Diciamo che dopo i 21 danni non ce ne sono più e le persone sono libere di fare quello che vogliono».

Alessandra Arachi Corriere della Sera, 17.07.2015


C

O

R

TUTTI I NUMERI PER RESPIRARE! Ci si può chiedere ora come è possibile che l'evoluzione casuale possa aver portato a realizzare questi numeri precisi per la sopravvivenza. Non è possibile! È solo l'Intelligenza che c'è dietro ai sistemi biologici che ha reso possibile tutto questo.

Lcessita 'organismo per sopravvivere nedi energia e la trova con la

degradazione del glucosio con formazione finale di CO2 e acqua in presenza di ossigeno. Esistono nelle grandi arterie dei sensori, di tipo chemiorecettivo per l'ossigeno, per l'anidride carbonica e per l'idrogeno che si ottiene nei globuli rossi ematici, tramite l'enzima anidrasi carbonica che catalizza la reazione CO2 + H2O = H2 CO3 che si dissocia in H+ - HCO3; la maggior parte dell'anidride carbonica viene trasportata nel san-

P

O

U

M

gue ai polmoni sotto forma di ioni bicarbonato e idrogeno; nei polmoni, dove c'è poca anidride carbonica, lo stesso enzima catalizza la reazione opposta ricostituendo l'anidride carbonica che viene eliminata con l'espirazione. I chemiorecettori delle grandi arterie sono sensibili all'ossigeno, alla anidride carbonica e all'idrogeno. Da questi chemiorecettori partono delle fibre nervose afferenti che arrivano al centro bulbare della respirazione che analizza i dati dei chemiocettori e comanda alle fibre effettrici che vanno ai muscoli respiratori di regolare la loro funzione a seconda dei dati forniti dai chemiorecettori. Esiste quindi un meccanismo molto elevato di feedback che regola la respirazione a seconda della quantità di ossigeno e CO2 e H+ presenti nel sangue. È chiaro che questo meccanismo si deve essere creato tutto in una volta nel corso dello sviluppo della vita altrimenti l'organismo non avrebbe potuto sopravvivere ai dati sbagliati. Ma ora andiamo avanti con i numeri. Come ho già detto altre volte, gli organi della respirazione sono i bronchi che si diramano poi in alberi sempre più piccoli sino ad arrivare a milioni di alveoli polmonari circondati da una miriade di vasi capillari in cui circola il sangue e in cui avvengono gli scambi respiratori fornendo ossigeno all'organismo. L'ossigeno è contenuto nell'aria e il meccanismo principale per cui il polmone aspira aria è la contrazione del diaframma, un muscolo a forma di cupola che divide la cavità addominale dalla cavità toracica. Contraendosi espande il torace e si crea cosi' una dilatazione dei polmoni: dilatandosi gli alveoli si crea una pressione negativa negli alveoli, cioè la pressione dell'aria esterna supera la pressione dell'aria nei 16

A

N

O

polmoni e quindi nuova aria penetra nei polmoni, all'opposto di quello che avviene nel cuore che, contraendosi riduce la sua cavità creando una pressione positiva che fa entrare il sangue nelle grandi arterie e quindi in tutto l'organismo. Ma quali sono i numeri della respirazione? A riposo il corpo necessita di 250 ml di O2 al minuto per le sue necessità di base, come la respirazione, la circolazione, l'attività del fegato, del cervello e del rene ecc. Il centro respiratorio bulbare imposta il volume corrente di aria ad ogni respiro di 500 ml. Vediamo se questa impostazione è sufficiente ad assicurare al corpo 250 ml di O2 al minuto a riposo. Dei 500 ml di volume corrente ad ogni respiro 150 ml non sono coinvolti nello scambio di gas, quindi ad ogni respiro sono coinvolti nello scambio di gas solo 350 ml a respiro (500-150 = 350). A riposo il numero di respiri al minuto è 12. Quindi 350 x12 fa 4.200 ml al minuto di aria. Ma l'aria contiene solo il 21% di ossigeno, quindi la quantità di ossigeno che gli alveoli ricevono ad ogni minuto è 880 ml (420 x 0.21). Però gli alveoli non prendono tutto l'ossigeno dell'aria e lo immettono nel sangue, ma solo il 30% di tutto l'ossigeno entra nella circolazione. Quindi la quantità di ossigeno che entra nel sangue è 264 ml/minuto e questa quantità corrisponde quasi esattamente alla quantità di ossigeno che necessita al corpo al minuto! Ma in caso di sforzo muscolare e durante la digestione si ha maggiore fabbisogno di ossigeno per una maggiore necessità energetica. L'attività massima che si possa fare richiede una quantità di ossigeno al minuto di 3.500 ml. Il centro respiratorio deve essere stato in grado di sapere sin dall’inizio questi dati in modo da poter


C

O

R

consentire all'uomo di sopravvivere a tutti gli eventi che implicano maggior sforzo muscolare. Ed infatti quando c'è un maggiore sforzo muscolare entrano in azione tutti i muscoli accessori della respirazione, quelli del collo, delle spalle, dell'addome e i muscoli intercostali che vanno in aiuto al diaframma. Negli sforzi notevoli il volume di aria che possono inviare gli alveoli supera i 100 litri/minuto. Se si fanno 40 respiri/minuto la quantità di aria che si introduce ad ogni respiro è di 2.500 ml. L'aria inspirata contiene però solo il 21% di ossigeno, quindi 100 litri x 0.21 da 21.000 ml di O2/minuto consegnato agli alveoli; ma poichè viene consegnato al sangue solo il 30% di ossigeno, viene a trovarsi nel sangue ad ogni minuto 6.000 ml di O2 (21.000 x 0.3). Questa quantità di ossigeno è sufficiente per assicurare al corpo dell'uomo la sopravvivenza anche in attività molto faticose e molto pericolose come l'assalto di un predatore e ha assicurato la sopravvivenza dell'uomo primitivo. Il centro respiratorio sembra aver saputo da sempre quali erano le necessità dell'uomo e ha dato da sempre i numeri giusti per sopravvivere!

IL SISTEMA CARDIOCIRCOLATORIO E LA DISTRIBUZIONE DELL’ACQUA Il corpo umano possiede migliaia di miliardi di cellule e queste devono essere rifornite, per sopravvivere, di tutti i nutrienti necessari e soprattutto dell'acqua che è il mezzo in cui i nutrienti sono sciolti, e in particolare il glucosio, i sali minerali ed anche le proteine. Il corpo di un uomo adulto contiene circa il 60% di acqua; l'acqua è presente nel sangue che serve per

P

O

U

M

A

N

O

L'IMPORTANZA DEL FERRO ED IL SUO CONTROLLO

far galleggiare i globuli rossi e trasportarli, trasportando così anche l'emoglobina e l'ossigeno. Per capire come funziona il sistema cardiovascolare è necessario capire come è distribuita l'acqua nel corpo. I 2/3 dell'acqua presente nel corpo è presente dentro le cellule e un terzo è distribuita nel comparto extracellulare. Il 20% dell'acqua presente nel comparto extracellulare è presente nel sangue ed è chiamata plasma. L'altro 80% è presente tra le cellule e il sistema vascolare ed è chiamata acqua interstiziale. Tra l'interstizio e le cellule, tramite la membrana cellulare avviene un continuo scambio di acqua e di soluti attraverso le pompe sodio-potassio che come abbiamo detto altre volte funzionano in modo tale da far entrare potassio nella cellula e far uscire sodio accompagnando questa azione di pompa con la fuoruscita ed entrata di acqua in modo da tenere costante la quantità di acqua e soluti dentro la cellula e fuori dalla cellula, mantenendo sempre costante il rapporto di 2\3 e 1\3 tra liquido intracellulare e liquido interstiziale; questo rapporto è essenziale alla vita e un'alterazione di questo rapporto porta alla malattia e alla morte. Ma come fa il corpo a mantenere costante il rapporto tra acqua interstiziale e acqua plasmatica di 80% e 20% rispettivamente anche esso essenziale alla vita? Continua sul p. numero 17

In precedenza abbiamo visto che l’emoglobina è essenziale per il trasporto dell’ossigeno ai tessuti, ma l’emoglobina contiene una sostanza chimica chiamata eme che ha una forte affinità con il ferro, il quale a sua volta ha una forte affinità con l’ossigeno; in altre parole l’ossigeno si lega al ferro dell’emoglobina; il ferro è quindi indispensabile alla vita, senza ferro si muore. Ma come avviene il metabolismo del ferro? Questo metallo, libero e in circolazione è tossico per l’organismo e il corpo deve provvedere a legarlo a delle proteine. Questo metallo è contenuto nelle carni, nelle verdure e nei legumi e una volta arrivato alla mucosa intestinale duodenale viene ridotto a ferro ferrico e ferro ferroso per opera di una riduttasi presente nella membrana dell’orletto a spazzola delle cellule intestinali. Nella membrana di queste cellule è presente un’altra proteina chiamata ferroportina la quale si lega al ferro ++ e la trasporta dentro la cellula intestinale sino al versante vascolare della cellula dove lo cede ad un’altra proteina chiamata ferritina che ha l’incarico di trasportarlo agli organi in cui verrà utilizzato e in particolare al fegato e alle cellule emopoietiche del midollo osseo. Ivi il ferro in eccesso viene immagazzinato in un’altra proteina chiamata ferritina che funziona come deposito del ferro. A questo punto subentra il controllo della quantità di ferro dell’organismo: se nel fegato c'è molto ferro la cellula epatica secerne un ormone polipeptico chiamato epcidina che arriva nelle cellule bersaglio che sono le cellule intestinali, dove si combina con la ferroportina bloccandola e impedendo così che fuoriesca dalla cellula mettendo in


C

O

R

circolo il ferro; la cellula intestinale duodenale ha una vita breve, dopo pochi giorni muore trascinando con sé la ferroportina bloccata ed eliminando così il ferro attraverso le feci. È un meccanismo feedback positivo del controllo del ferro. La transferrina, la proteina di trasporto del ferro è secreta anch’essa dal fegato; quando cè troppo ferro il fegato diminuisce di molto la secrezione di transferrina e così meno ferro viene trasportato. Quando invece c'è poco ferro nel fegato per carenza, il fegato diminuisce la produzione di epcidina impedendo così il blocco della ferroportina e nello stesso tempo aumenta la produzione di transferrina aumentando così il trasporto del ferro. Le cellule emopoietiche del midollo osseo e in particolare le cellule che daranno luogo ai globuli rossi, posseggono nella loro membrana plasmatica molti recettori della transferrina che unendosi a quest’ultima utilizzeranno il ferro per immetterlo nella emoglobina. Anche il ferro possiede dei recettori della transferrina, quando diminuisce il ferro nel fegato aumenÈ una certa Amy Bleuel, che ha lanciato l'iniziativa di volersi tatuare con un punto e virgola per dire al mondo intero che lei ha vinto la depressione; il punto e virgola normalmente chiude un pensiero, ma lei ha voluto così come simbolo di speranza. Continuare a vivere.

P

O

U

M

tano i ricettori della transferrina, quando nel fegato c'é troppo ferro diminuiscono i ricettori della transferrina. La carenza di ferro nell’organismo può avere molte cause: o ne viene introdotto troppo poco o ne viene eliminato troppo, in genere a causa di emorragie occulte nelle feci. Si verifica all’ora l’anemia ferripriva che può portare alla debilitazione, alla debolezza e anche alla morte. Ma esiste anche un’altra malattia opposta: l’emocromatosi che è una malattia da eccesso di ferro e può condurre anch’essa alla morte e viene curata con salassi periodici. Esiste una forma ereditaria di emocromatosi che dipende dall’assen-

TATUARSI UN PUNTO E VIRGOLA PER DIRE CHE LA VITA VA AVANTI!

Dietro questa «moda» c'è un mantra ben preciso ed affascinante: «Il punto e virgola si usa quando l'autore avrebbe potuto chiudere lì la frase, e invece sceglie di non farlo. L'autore sei tu e la frase è la tua vita». Dedicato a quelli che hanno combattuto o ancora combattono contro la depressione, le mani suicide, l'autolesionismo, le dipendenze più oscure, per convincerli a una nuova partenza, 18

A

N

O

za o cattivo funzionamento della epcdina o della transferrina per dei difetti genetici. Si sono fatti degli esperimenti privando dei topi del gene della epcidina o della transferrina ed i topi sono morti in brevissimo tempo. Come si può vedere chiaramente, il metabolismo del ferro e il suo controllo è un sistema irriducibilmente complesso, se manca una sola componente del sistema l’intero sistema crolla e si ha la malattia e la morte dell’organismo. È impossibile ancora una volta che questo sistema sia sorto a poco a poco attraverso tentativi ed errori: tutti i componenti del sistema dovevano essere presenti sin dall’inizio. Tutto questo però ancora non basta affinché l’ossigeno arrivi nella quantità giusta alle cellule, non basta l’emoglobina alle dosi giuste del ferro, e l’integrità dell’apparato respiratorio, ci vuole il buon funzionamento del sistema cardiocircolatorio; lo vedremo una prossima

Articoli redatti dal Dr. Nunzio Nobile Migliore a un atto di fede, a un'affermazione di sé. È un movimento, SemicolonProject, partito silenziosamente nel 2013, che ora raccoglie fra Facebook, Instagram e Twitter milioni di follower. L'ha pensato, con un amico esperto di social network, e se lo è fatto tatuare per prima Amy Bleuel, una ragazza il cui padre si era suicidato. «Vedendo questo simbolo ci si riconosce e non ci si sente più soli» dice un'altra ragazza, Heather Parrie che da sola ha raccolto 7 milioni di lettori. Un segno sempre più diffuso sulla pelle di chi nel mondo contemporaneo ha deciso di usare il proprio corpo come se fosse una lavagna per raccontare se stesso agli altri senza mediazioni.


A

G

R

I

C

O

L

T

U

R

A

L'ETICA BIBLICA E LO SPIRITO DELLA TERRA

L'agricoltura ha dissanguato il suolo e alterato il suo stato e le sue funzioni naturali, dimenticando che bisogna seguire il ciclo della Creazione

I

n un brano meraviglioso del Levitico (è il terzo libro della Torah ebraica e della Bibbia cristiana, si occupa prevalentemente di prescrizioni religiose e sociali) si legge: «Il Signore disse ancora a Mosè sul monte Sinai: Parla agli Israeliti e riferisci loro: Quando entrerete nel paese che io vi do, la terra dovrà avere il suo sabato consacrato al Signore. Per sei anni seminerai il tuo campo e poterai la tua vigna e ne raccoglierai i frutti; ma il settimo anno sarà come Sabato, un riposo assoluto per la terra, un sabato in onore del Signore; non seminerai il tuo campo e non poterai la tua vigna. Non mieterai quello che nascerà spontaneamente dal seme caduto nella tua mietitura precedente e non vendemmierai l'uva della vigna che non avrai potata; sarà un anno di completo riposo per la terra. Ciò che la terra produrrà durante il suo riposo servirà di nutrimento a te, al tuo schiavo, alla tua schiava, al tuo bracciante e al forestiero che è presso di te; anche al tuo bestiame e agli animali che sono nel tuo paese servirà di nutrimento quanto essa produrrà». La legge ebraica, dunque, prevede ogni sette anni l'osservanza della Shmitah, l'anno sabbatico, che coincide con l'anno ebraico in corso, il 5775. Di questa «etica della terra» si è discusso in un seminario organizzato dal Keren Kayemet Le Israel al Padiglione Israele dell'Expo (7-8 luglio). La terra va rispettata, la terra segue il ciclo della Creazione: «Allora Dio, nel settimo giorno portò a termine

il lavoro che aveva fatto e cessò nel settimo giorno da ogni suo lavoro. Dio benedisse il settimo giorno e lo consacrò, perché in esso aveva cessato da ogni lavoro che egli creando aveva fatto. Queste le origini del cielo e della terra, quando vennero creati», è scritto nella Genesi. PERDITA DI BIODlVERSITÀ È curioso che si parli di riposo della terra, quando da anni, l'industrializzazione della campagna ha seguito il percorso opposto: quello dello sfruttamento intensivo. L'agricoltura ha dissanguato il suolo e alterato il suo stato e le sue funzioni naturali, determinando spesso la perdita di biodiversità, l'inquinamento delle acque, dei terreni e dell'aria. Intorno alla metà del XX secolo si è assistito a uno stravolgimento di portata rivoluzionaria della vecchia agricoltura, stimolato dai miglioramenti tecnici, dai nuovi prodotti chimici, una rivoluzione silenziosa che ha cambiato il nostro rapporto con la terra. Ricordo ancora quando si praticava 19

la rotazione delle colture. Il primo anno nel primo terreno veniva piantato il grano, nel secondo i legumi e il terzo veniva lasciato a maggese (ossia a riposo). Poi, a partire dal secondo anno si ruotava, in modo da arricchire il terreno in modo naturale e farlo riposare. All'etica biblica della terra abbiamo preferito l'etica protestante del lavoro, dove non sono più previste soste. L'autore Aldo Grasso (1948), è giornalista, critico televisivo, docente di italiano e professore ordinario di Storia del cinema. Si occupa principalmente di Storia della televisione collaborando con la RAI per trasmissioni culturali e con il Corriere della Sera. Autore di saggi e di numerosi libri dedicati al mondo della televisione. Ha ricevuto una decina di premi letterari. Questo articolo è apparso su «Sette» n.29 del 17.07.2015


DA TUTTO IL MONDO!

Namibia

LA CITTÀ FANTASMA INGHIOTTITA DAL DESERTO

Il deserto se la sta inghiottendo di nuovo. La città, una delle più sfavillanti del sud della Namibia, che fino al 1954 ha resistito al continuo abbandono dei suoi dei suoi ultimi abitanti, ora sta entrando nel novero delle città-fantasma che pullulano anche in Africa, e che oggi costituiscono una destinazione turistica. Ma i visitatori che vengono a vedere ciò che fu, resta sempre meno da osservare: la sabbia del deserto sta salendo di livello, mangiando edifici e ombre. Anche gli spettri dovranno cercare presto una nuova dimora! (A Kolmanskop avevamo dedicato un servizio in AISO magazine 2/2014).

Mondo infame

«NARCOPPICCIONE« ARRESTATO Gli agenti di un carcere in Costa Rica hanno catturato in flagranza un «narcopiccione» addestrato da un detenuto per rifornirsi di droga. Casi simili sono stati registrati negli anni scorsi in Argentina e Colombia. Gli agenti, nell'adempimento del proprio dovere, lo hanno addirittura arrestato, portandolo in uno zoo dove passerà il resto dei suoi giorni dietro le sbarre di una gabbia: aveva addosso un tubetto in cui erano nascosti ben 14 grammi di cocaina e altrettanti di marijuana!

Citazioni citabili «La povertà è come una grande luce in fondo al cuore» Rainer Maria Rilke (1875 -1926). Poeta boemo di lingua tedesca. «Longa est vita, si plena est. La vita è lunga, se è piena» Seneca (ca.4 a.C. - 65 d.C.). Filosofo spagnolo. «Lettere a Lucilio» «Il Signore non permette che il giusto soffra la fame, ma respinge insoddisfatta l'avidità degli empi» Salomone (1011 a.C. - 931 a.C.). Terzo ed ultimo re d'Israele. «Proverbi 10:3» «Il faut, autant qu'on peut, obliger tout le monde; on a souvent besoin d'un plus petit que soi. Bisogna, finché si può, usare cortesie a tutti; capita spesso di aver bisogno di qualcuno più piccolo di noi» Jean de la Fontaine (1621-1695). Scrittore e poeta francese, autore di celebri favole. «Il leone e il lupo»

Vino in veritas! RISPUNTANO LE VITI NELL'ISOLA DELL'APOCALISSE

Unioni civili

«ORA TOCCA A NOI»

È cronaca passata, ma ha lasciato il segno! Nel mese di giugno 2015 si sono svolti 6 cortei «gay pride» in altrettante città italiane ai quali hanno partecipato, secondo gli organizzatori, circa mezzo milone di persone, anche se a queste manifestazioni partecipano tanti «simpatizzanti e non». Il tutto preoccupa la persona «normale» perché questa gente è stanca di attendere: «Da qui arriva un urlo forte: per ora sarà un urlo di forza e comprensione, ma se entro quest'anno non servirà – avverte Giuliano Pisapia, sindaco di Milano – diventerà un urlo di ribellione e rabbia. Siete in ritardo, passate dalle parole ai fatti» (CdSera, 28.6.2015). Questi cortei ci ricordano l'episodio occorso a Sodoma (Genesi 19:4,5) quando «i Sodomiti, circondarono la casa chiedendo a Lot di abusare dei due angeli... ». Ci incamminiamo verso la fine di tutto? Anche la simpatica giraffa è in via d'estinzione. Secondo la Cgf (Giraffe conservation foundation) il loro numero si è ridotto del 40% (nel 1999 erano 140 mila, oggi sono 80 mila). Due delle nove sottospecie di giraffe presenti in Africa rientrano tra gli animali più minacciati al mondo: si tratta della giraffa di Rotschild (circa 1.050 esemplari in Uganda e Kenya) e di quella del Niger (meno di 300 esemplari. Una curiosità: il 40% circa delle giraffe maschio pratica rapporti omosessuali.

Animalia GIRAFFA

New York

ORA ANCHE LE BARRETTE RIPIENE DI INSETTI

Croccanti, pieni di proteine, spesso aromatizzate al cacao, grilli ed altri insetti sono da tempo offerte in alcuni negozi di raffinatezze alimentari di New York. Ora li potete trovare in comode barrette da sgranocchiare. New York, New York!

20

I monaci ortodossi di Patmos, l'isola che vide l'apostolo Giovanni prigioniero e redattore dell'Apocalisse, proprietari di un terzo dell'isola stessa hanno concluso un accordo con la Slow Food per la dimora di vitigni «Assirtyko» scomparsi da più di cinquant'anni in seguito all'abbandono delle terre. Ora, unitamente ad altre iniziative, l'isola può superare la crisi che l'attanaglia anche grazie all'agricoltura... e ai pope ortodossi!

Indonesia

SHARIA O NON SHARIA

In Indonesia, la nazione più musulmana del mondo (in termini di numeri dove il 95% della popolazione è tale), in particolare nella città di Aceh, il sindaco punta ad un'implementazione dura e pura della legge islamica per combattere l'aumento degli stupri (il 66% avvengono però nelle mura domestiche). Ma come possiamo intuire a pagarne le conseguenze sono le donne, nella maggior parte dei casi. E pensare che il sindaco è «donna»!


Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.