Africa e Mediterraneo n 74

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frica e Mediterraneo

1/2011

Sommario

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Dossier Il Senegal e la diaspora senegalese

Editoriale di Sandra Federici par Victoire Axiga-Dokpo La Statue de la Renaissance africaine Il festival di Dakar nel bosco degli spiriti di Itala Vivan Il était une fois... Analisi del fumetto Le Sénégal et Léopold Sédar Senghor di Francesca Romana Paci La poesia senegalese tra ritmo e canto, tra tradizione e modernità di Cheikh Tidiane Gaye Il fenomeno hip hop. Urgenze espressive e politica di Fabrizio Guglielmini Cinema senegalese: chimera del passato o alba di un nuovo rinascimento? di Simona Cella Perché partimmo. I migranti senegalesi in Italia di Pap Khouma Scritture migranti fra Senegal e Italia di Elisabetta Bevilacqua Il Senegal fuori e dentro di Baye Ndiaye Senegalesi nei fumetti di Sandra Federici La pénu-riz par T.T. Fons par Lamine Dieme Modou Muridi senegalesi a Brescia tra marginalità e tentativi di integrazione di Anna Casella Paltrinieri L’associazionismo senegalese in Italia di Pietro Pinto Sardegna e Senegal, contaminazioni e crescita. Ricordo di Marco Colombaioni Il progetto Investir au Sénégal di Andrea Marchesini Reggiani Il modello di co-sviluppo promosso dalla Regione del Veneto di Davide Libralesso Il progetto delle quattro fondazioni in Senegal Cronologia storica del Senegal

Immigrazione

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Maternità tra desideri, vincoli e paure In margine al libro di Pap Khouma, Noi italiani neri

di Paola Lacarpia di Lorenzo Luatti

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Situazioni Bomba ad orologeria. Viaggio nei campi profughi saharawi

di Matteo Trombacco

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Mostre Iraq e Bangladesh alla 54a Biennale di Venezia

di Emanuela Termine

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Fumetto La genesi della rivoluzione egiziana raccontata da un fumetto

di Sandra Federici

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Eventi L’Africa delle Meraviglie, Mami Wata, Seconde Assise della cooperazione decentrata,

Rapporto Europeo di sviluppo 2010, Migrant Domestic Workers in Europa

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Libri Asimba Bathy et al., William Kamkwamba, Bryan Mealer, Sylvie Bredeloup, FAO

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DOSSIER

Editoriale

Stoffa ricamata in un laboratorio di sartoria creato a Dakar dalla Cooperativa Il Giardinone di Milano

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di Sandra Federici

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entre chiudiamo questo numero, dedicato al Senegal e alla sua diaspora in Italia, seguiamo le notizie di manifestazioni popolari antigovernative nelle città senegalesi. Da diversi mesi si parlava della possibilità di avere una primavera senegalese come quella dei Paesi arabi, ipotizzando il suo avvio in occasione delle elezioni presidenziali del 2012. E invece le manifestazioni sono cominciate proprio in questo giugno 2011, il mercoledì 21 e soprattutto il giovedì 22, con una giornata che molti hanno definito “storica”. I cittadini hanno manifestato contro il tentativo di modifica della Costituzione da parte del presidente Abdoulaye Wade, che voleva introdurre l’elezione del presidente al primo turno con il 25% dei suffragi e l’elezione simultanea di un vice-presidente, meccanismo che l’opposizione ha interpretato come un escamotage di Wade per fare eleggere il figlio Karim. I giovani di vari movimenti di opposizione, incoraggiati dai loro leader e da alcuni rapper, hanno protestato in maniera durissima, facendo scattare la reazione delle forze dell’ordine che hanno arrestato molti manifestanti tra cui i rapper Fou Malade, Thiat, Cap 2 Seuss e Crazy Cool. Anche in Senegal i social network hanno avuto un ruolo importante: le informazioni, i commenti, gli appelli sono circolati intensamente; alle 11 di sera del 21 giugno il video dell’arresto di Thiat e Fou Malade è stato pubblicato su Youtube e 12 ore dopo era stato visualizzato più di 95.000 volte. Il presidente ha fatto un passo indietro, ritirando la proposta, ma dopo una breve pausa le manifestazioni sono proseguite anche per protestare contro le continue interruzioni di energia elettrica, che rendono difficile non solo la vita quotidiana delle famiglie, ma anche le attività lavorative e la produzione industriale.

La tensione sociale dunque continua, così come un interessante e vivace dibattito politico, e il Senegal sarà da seguire con attenzione. Dopo avere visto la propria economia contrarsi negli anni ’90, questo Paese è stato capace di un’importante ripresa, grazie ad un programma di riforma, con il supporto della comunità internazionale. La crescita del PIL si è stabilita a oltre il 5% nel periodo 1995-2008. Le buone performance dell’economia negli ultimi anni non hanno tuttavia avuto effetti significativi sulle condizioni di vita della popolazione e i problemi sociali sono rimasti largamente irrisolti: più della metà dei Senegalesi vive ancora sotto la soglia di povertà, la disoccupazione è alta, l’accesso ai servizi rimane problematico, la disparità del livello di vita tra le popolazioni rurali e quelle urbane è elevata. Queste condizioni alimentano il sempre più esteso fenomeno della migrazione, anche clandestina, di giovani senegalesi verso l’Europa, e in particolare verso l’Italia. Questo flusso di migranti, iniziato sin dagli anni ’80, così come una cooperazione allo sviluppo praticata da decenni a livello governativo, decentrato e non governativo, hanno reso il Senegal uno dei Paesi africani storicamente più legati al nostro. Un Paese che è interessante non solo per questo, ma anche perché ha giocato un ruolo molto significativo nella storia culturale dell’Africa. Anche se il patrimonio di prestigio politico, di riflessione culturale, di influenza filosofica costruito dal presidente Senghor ha subito approfondite riletture critiche, tuttavia non si è ancora smantellato e resta un punto di riferimento. Allo stesso tempo, la città di Dakar continua a essere considerata la capitale culturale dell’Africa occidentale francofona, per la presenza di artisti, scrittori, cineasti, edi-


tori, ma anche per gli eventi culturali che la animano, in particolare la Biennale d’Arte contemporanea, un punto di riferimento per chi si occupa dell’arte contemporanea africana. Il dossier che pubblichiamo presenta alcuni approfondimenti sugli eventi socio-culturali che hanno segnato l’ultimo anno e nei quali il Senegal ha inteso interpretare un ruolo anche politico presentandosi come punto di riferimento di una visione globale e panafricana del futuro del continente e della sua proposta culturale: il Monumento al Rinascimento africano e il terzo Festival mondial des arts nègres. Queste iniziative sono approfondite e spiegate nei loro retroscena, nelle motivazioni e negli errori dagli articoli di Victoire Axiga-Dokpo e Itala Vivan. Il dossier continua con vari approfondimenti su aspetti culturali del Senegal, con interessanti visuali storiche. Un panorama del cinema senegalese, della sua importanza nel passato con l’opera dei grandi Ousmane Sembène e Djibril Diop Mambéty così come della sua difficoltà attuale, è tracciato nell’articolo di Simona Cella. La denuncia senza sconti dei rapper del movimento di protesta “Y en a marre” nei confronti della corruzione e dell’immobilismo della classe dirigente del Paese, così come la presa di posizione degli artisti hip hop nella vetrina mediatica del Forum sociale mondiale, tenutosi a Dakar nello scorso febbraio, sono raccontati da Fabrizio Guglielmini, assieme alla produzione degli artisti del neo ‘mbalax come Coumba Gawlo e Yossou Ndour. Due importanti scrittori senegalesi presenti in Italia hanno dato il loro contributo a questo dossier: Cheikh Tidiane Gaye dando una personale selezione, presentazione e traduzione dei poeti senegalesi, Pap Khouma raccontando dal punto di vista di pioniere dell’immigrazione in Italia una breve storia del movimento che ha portato decine di migliaia di giovani senegalesi a spostarsi in Italia. L’integrazione linguistico-culturale di questi nuovi cittadini, con tutte le implicazioni sull’intreccio dei rapporti personali, sulla costruzione di famiglie miste, sull’educazione dei figli, è trattata dall’etnolinguista Baye Ndiaye, presidente del Centro orientamento studi africani di Milano. Elisabetta Bevilacqua traccia una storia della presenza di scrittori senegalesi nel panorama della scrittura della migrazione in Italia, approfondendo, tra le altre, proprio l’opera di Pap Khouma, il cui libro (scritto assieme a Oreste Pivetta) Io venditore di elefanti è considerato il titolo con cui la “letteratura della migrazione” ha fatto il suo esordio in Italia. La storia del Senegal è stata a lungo, bisogna dirlo, la storia del suo rapporto con la Francia. Un rapporto a cui la figura del poeta presidente Senghor ha dato una importante connotazione letteraria, culturale e linguistica, cosa che ha portato in eredità anche una certa ambiguità. Un’ambiguità che caratterizza la storia a fumetti Le Sénégal et Léopold Sédar Senghor, creata dallo sceneggiatore francese SaintMichel, analizzata da Francesca Romana Paci, con un’attenzione speciale proprio alle implicazioni visive e linguistiche, spesso molto sottili, che possono essere ricondotte al complicato rapporto tra Paese colonizzato e madrepatria colonizzatrice. I fumetti sono un ottimo modo per capire il tessuto sociale di un Paese, per questo abbiamo pubblicato una tavola delle avventure di Goorgoorlou, l’anti-eroe creato dalla penna di T.T. Fons, probabilmente il più famoso e popolare per-

sonaggio a fumetti del Senegal, in quanto rappresenta l’uomo medio senegalese, disoccupato, alla ricerca costante di una piccola somma per la “Spesa Quotidiana”. Anche le tavole di Lamine Dieme, sulla passione dei bambini per il gioco del calcio, rappresentano una scena energica e scanzonata della vita sociale senegalese. Come abbiamo detto, il Senegal è da tempo molto legato anche all’Italia, anche perché quella presente da noi è la più grande tra le diaspore senegalesi. L’articolo di Anna Casella Paltrinieri ripercorre la presenza dei Senegalesi muridi nella provincia di Brescia, dove questa confraternita ha creato un centro per il culto che, se in passato è stato occasione di dialogo interculturale e interesse reciproco con le istituzioni locali italiane, negli ultimi anni è diventato pretesto per polemiche sulla sicurezza da parte di alcuni partiti, senza che da parte della comunità senegalese si sia riusciti a dare un’adeguata risposta. Una scheda curata da Pietro Pinto sintetizza un importante studio del centro studi Fieri sull’associazionismo senegalese, che a sua volta ripercorre tutte le principali ricerche fatte in questi anni su questo fenomeno. La cooperazione Italia-Senegal è stata caratterizzata negli ultimi anni dal progetto detto “delle 4 fondazioni”, per realizzare il quale si è stabilito un partenariato tra 4 importanti fondazioni bancarie che per la prima volta hanno messo insieme le forze per finanziare un progetto comune in due paesi (Uganda e Senegal), coinvolgendo diverse ONG italiane e associazioni di migranti senegalesi. Il programma PLASEPRI, realizzato dal Governo italiano e da quello senegalese (qui presentato da Andrea Marchesini Reggiani), propone una nuova impostazione, basata sulla promozione della piccola e media impresa e sul co-sviluppo, gli stessi principi su cui si basano le attività di cooperazione decentrata della Regione Veneto, descritte da Davide Libralesso. Infine, tra i progetti di cooperazione con il Senegal compare anche una scheda sul progetto di scambio artistico tra Sardegna e Senegal “MultimediArt”, promosso dall’associazione sarda Cherimus. Questa scheda si è purtroppo trasformata in un ricordo di Marco Colombaioni, brillante artista milanese e animatore di questo progetto, che pochi giorni fa è scomparso tragicamente, a 28 anni, nel tentativo fallito di salvare dall’annegamento uno dei giovanissimi artisti kenyani presenti in Italia nell’ambito di uno scambio tra Ravenna Festival e l’ONG Amani. Molti articoli di questo dossier hanno parole di critica nei confronti del governo senegalese, che appare in questo momento davvero in crisi di popolarità e che dovrà probabilmente affrontare dei cambiamenti che saranno pretesi dai cittadini senegalesi, tutt’altro che passivi. Effettivamente, leggendolo in questa prospettiva, questo dossier suona come un grande racconto a più voci della vitalità della società civile, del lavoro innovativo degli artisti e dei comunicatori, della solidità del tessuto sociale. Un ritratto di un popolo che continua ad avere fiducia e aspettative riguardo al proprio futuro e che, nonostante le difficoltà che farebbero cadere le braccia a chiunque, continua ad affrontare la vita e il lavoro con spirito critico e ironia, con coscienza democratica e con la consapevolezza di un forza culturale che ha radici antiche. Concludiamo comunicando che da questo numero la rivista diventa semestrale, con un comitato scientifico in parte rinnovato, mentre continua la pubblicazione di articoli e notizie su www.africaemediterraneo.it/blog.

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