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I GIOVANI E LA NUOVA EUROPA

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iugno 2014 è stato un mese importantissimo per la Macroregione Adriatico – Ionica. Il 17, infatti, è stata approvata da parte della Commissione Europea la Comunicazione sulla strategia dell'Unione europea Eusair unitamente al Piano di Azione e di Lavoro, che sono stati poi presentati il 24 giugno al Consiglio Affari Generali a Lussemburgo. Il 26, appena 11 giorni dopo, è stato approvato solennemente, all'unanimità, nella sede del Parlamento europeo a Bruxelles, il parere sulla strategia Ue per la Macroregione, di cui il presidente della Regione Marche e dell'Intergruppo adriatico ionico del Comitato delle Regioni, Gian Mario Spacca, è stato relatore. L’ultimo atto formale è fissato in agenda per il 24 ottobre 2014 quando il Consiglio europeo sancirà, definitivamente, l’operatività della Macroregione. Tutto questo accade alla vigilia del semestre italiano di presidenza dell'Ue che, com’è noto, partirà il 1 luglio 2014 e in tempo per inserire la Strategia all’interno del periodo finanziario 2014 - 2020. Si tratta, per tutti i territori coinvolti, di un'opportunità per affrontare insieme nodi comuni che spaziano dalla tutela ambientale allo sviluppo delle reti energetiche e infrastrutturali, ma soprattutto per lavorare al complessivo rilancio economico della regione. La Macroregione, infatti, è uno strumento comunitario nato meno di 5 anni fa, con il primo esperimento nel Mar Baltico prima e nel Danubio poi, allo scopo di favorire la partecipazione al processo decisionale non solo degli Stati, ma anche di Regioni, enti locali, società civile, in aree circoscritte dello spazio europeo. Terza Macroregione quella Adriatico – Ionica, ma prima per coinvolgimento di Paesi extra - Ue comprende quattro Stati membri (Grecia, Italia, Slovenia e Croazia) e quattro Paesi non unionali, tutti appartenenti all’area balcanica: Albania, Bosnia-Erzegovina, Montenegro, Serbia. In Italia le regioni interessate sono Friuli Venezia Giulia, Veneto, Emilia Romagna, Marche, Umbria, Abruzzo, Molise, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia, Lombardia e Trentino Alto Adige. Le Marche hanno giocato un ruolo fondamentale nel realizzare quanto sopra espresso ed è un fatto che proprio nella città di Ancona si sono svolti i Giochi della Macroregione Adriatico – Ionica che hanno coinvolto i ragazzi provenienti dall’Italia, dalla Serbia, dalla Croazia, dall’Albania, dalla Slovenia, dal Montenegro, dalla Bosnia Erzegovina e dalla Grecia. La città di Ancona, da anni protagonista del processo d’integrazione e di cooperazione tra i Paesi che si affacciano sulle sponde dell’Adriatico e dello Ionico (ospita, infatti, la Segreteria permanente per l’iniziativa Adriatico Ionica, oltre ai Fora delle Città, delle Camere di commercio e delle Università), nei tre giorni della manifestazione ha rappresentato il palcoscenico ideale e simbolico della volontà di unire i destini di questi popoli. Un grande evento sportivo organizzato come una micro Olimpiade, perché solo dalle nuove generazioni si può partire se vogliamo realizzare quello che le istituzioni, in questo mese di giugno stanno formalizzando. Gabriele Costantini

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.Editoriale

Adriaeco - Adriatic Economy Observer

Adriaeco Adriatic Economy Observer · n. 32 Anno VI · Maggio/Giugno 2014 Registrazione Tribunale di Ancona n°26/07 del Registro Periodici del 22 dicembre 2007 Iscrizione al ROC · numero 16575 Direttore responsabile Gabriele Costantini direttore@adriaeco.eu Editore · Gabbiano-Srl · Via Cingoli, 20/A · 60128 Ancona · T. 071.9989979 Redazione · Via Cingoli, 20/A · 60128 Ancona · T. 071.9989979 info@adriaeco.eu - www.adriaeco.eu Redazione Zadar · Trg Kneza Višeslava 6/g 23000 Zadar Tel. 00385 - 23778833 Hanno collaborato:

Silvia Badon, Sofia Beradi, Mafalda Bruno, Pierluigi Bonora, Giuseppe Canducci, Pietro Ceccarelli, Gabriele Costantini, Ilaria Ferlito, Luigi Gagliardi, Andrea Gamberi, Giulia Jorini, Virginia Lupi, Leone di San Marco Ufficio grafico · Clizia Pavani, grafica@adriaeco.eu Ufficio commerciale · marketing@adriaeco.eu Segreteria · segreteria@adriaeco.eu Stampa · Poligrafica Bellomo · Via V. Diomede Gabrielli, 10 · Ancona www.poligraficabellomo.it Poste Italiane s.p.a - spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 N. 46) art.1 comma 1 - Commerciale Business Ancona n. 45/2008. Distribuzione: in abbonamento postale 6 edizioni Euro 15,00. Per informazioni: 071.9989979 Versamento a mezzo bonifico bancario c/o IW Bank Iban IT 77 V 03165 01600 000011771732 Chiuso in redazione: 16/06/2014

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Sommario EDITORIALE I giovani e la nuova Europa

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MACROREGIONE ADRIATICO IONICA Welcome on board! Macroregione Adriatico Ionica: opportunità per i paesi del sud dell’Europa Youth Games 2014: un altro passo verso la Macroregione

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ALLUVIONE SENIGALLIA Sindaco di Senigallia Mangialardi: azione e reazione

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PORTI & PORTUALITÀ p. 16 AP di Ancona, Rodolfo Giampieri: dragaggi opere fondamentali L’Ap di Ancona nel Progetto MEDNET Eurosped: la domiciliazione doganale AP di Ravenna: una nuova portualità italiana INTERMODADRIA: integrazione di trasporto e logistica

Rodolfo Giampieri commissario dellʼAutorità Portuale di Ancona; presidente Camera di Commercio di Ancona, Presidente del Forum delle Camere di Commercio dell'Adriatico e dello Ionico

AGROALIMENTARE p. 28 Vinitaly: la porta d’accesso per i mercati internazionali IMT: tutela e promozione del Vigneto Marche Alla scoperta del vino Made in Marche Malaspina: sconfiggere le agro-piraterie con una politica vincente L’ASSAM si riconferma ente efficace e virtuoso Progettazione EU ASSAM in corso di gestione nel 2013 COOPERAZIONE Grande successo per Crescere nella Cooperazione

Gian Mario Spacca presidente Regione Marche

Galliano Di Marco Presidente Autorità Portuale di Ravenna

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ANIASA p. 36 L’auto a noleggio cresce nonostante le criticità economiche Car sharing: auto, drivers e città del futuro FLASH DALLA MACROREGIONE p. 42 Calabria · Sicilia · Basilicata · Puglia · Molise · Abruzzo Umbria · Repubblica di San Marino · Emilia Romagna · Veneto Lombardia · Trentino Alto Adige · FVG · Slovenia · Croazia Serbia · Bosnia Herzegovina · Montenegro · Albania · Grecia AVVISO AI NAVIGANTI Il giro di boa

Gianluca Carrabs Amministratore Unico Assam

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Bruno Fiorelli presidente Fmbcc

Bruno Fiorelli presidente Fmbcc

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Fabrizio Ruggiero, Presidente Aniasa


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WELCOME ON BOARD! La Commissione Europea approva la Strategia per la Macroregione Adriatico Ionica e il Piano d’azione definito dopo le consultazioni con gli stakeholders

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l 16 giugno 2014 è una data destinata a segnare la storia dell’unione europea odierna e futura. La Commissione europea, in quella data, ha lanciato ufficialmente una nuova strategia dell’UE per la regione adriatica e ionica sotto forma di una comunicazione e di un piano d'azione per aiutare i suoi 70 milioni di cittadini a trarre vantaggio da una più stretta cooperazione in settori come la promozione dell'economia marittima, la protezione dell'ambiente marino, il completamento dei collegamenti nel settore dei trasporti e dell’energia e la promozione del turismo sostenibile. La strategia offrirà inoltre ai candidati e candidati potenziali all'adesione una preziosa opportunità di collaborare con gli Stati membri, in particolare contribuendo all'integrazione dei Balcani occidentali nell'Unione europea. Si tratta della prima "strategia macroregionale dell’UE" con un numero così elevato di paesi extraunionali (Albania, Bosnia-Erzegovina, Montenegro e Serbia) che hanno collaborato con Stati membri dell'UE (Croazia, Grecia, Italia e Slovenia). In Italia le regioni interessate sono Friuli Venezia Giulia, Veneto, Emilia Romagna, Marche, Umbria, Abruzzo, Molise, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia, Lombardia, Trentino Alto Adige. “Una data storica, la Macroregione oggi è realtà”, ha detto il presidente della Regione Marche e presidente dell’Intergruppo adriatico ionico del Comitato delle Regioni d’Europa, nonché uno dei più infaticabili sostenitori della strategia, Gian Mario Spacca. Ad illustrare a Bruxelles la Comunicazione della Commissione e i contenuti del Piano d’azione e di lavoro, sono stati il commissario Ue alle Politiche regionali Johannes Hahn e la collega Maria Damanaki. Johannes Hahn, Commissario responsabile per la Politica regionale, ha dichiarato: "Lavorare assieme per affrontare sfide comuni e promuovere le potenzialità condivise è una scelta estremamente logica. Quella adriatico-ionica sarà la terza strategia macroregionale europea. C'è un insegnamento che i paesi partecipanti dovrebbero trarre dalle strategie del Mar Baltico e del Danubio: l'importanza di concentrarsi su poche priorità con una forte leadership politica per incidere davvero. Inoltre, in una regione che in anni recenti ha visto alcuni dei più gravi conflitti in Europa, la strategia per la regione adriatico-ionica, con la cooperazione tra paesi dell'UE e paesi limitrofi extra UE, potrebbe svolgere un ruolo importante per aiutare l'integrazione dei Balcani occidentali nell'Unione europea". La collega Maria Damanaki, Commissaria responsabile per gli Affari marittimi e la pesca, ha affermato: "Le sfide marittime che affrontiamo nella regione adriatica e ionica non sono specifiche a un singolo paese: sfruttamento eccessivo della pesca, inquinamento, congestione del traffico, collegamenti di trasporto e turismo stagionale: il solo modo sensato di affrontare tali questioni è con l'unità e la coerenza. Dal momento che esiste un potenziale di crescita in molti di questi settori, il piano d'azione per la macroregione adriatico-ionica può contribuire a far uscire la regione dalla crisi e rimetterne in carreggiata l'economia”. “L’Europa – ha aggiunto Spacca – lancia ufficialmente la strategia macroregionale, approvando Comunicazione, Piano d’azione e Piano di lavoro. Con questo atto e con la successiva, finale approvazione da parte del Consiglio europeo prevista il prossimo 24 ottobre, la Macroregione che abbiamo voluto con tanta determinazione, sarà il riferimento di gran parte delle politiche di crescita e di sicurezza della nostra comunità nel prossimo futuro. La Commissione ha approvato anche il Piano d’azione contenente i progetti con cui sostenere concretamente la strategia. Il documento è il frutto di un intenso lavoro svolto dalla comunità adriatica e ionica, dalle città, Università, Camere di Commercio e Istituzioni territoriali che hanno trovato a Bruxelles, nel Comitato delle regioni, il luogo per dare forza al loro progetto. Il semestre di Presidenza italiana della Ue – conclude – sarà caratterizzato dall’avvio della prima strategia macroregionale che impegna gran parte del territorio

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Gian Mario Spacca presidente Giunta Regionale delle Marche e presidente dellʼIntergruppo adriatico ionico del Comitato delle Regioni dʼEuropa

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nazionale”. Il Piano d’azione è suddiviso in 4 pilastri fondamentali ciascuno dei quali è coordinato da una coppia di paesi (uno Stato membro dell'UE e un paese non UE) e,all’interno dello stesso, sono stati indicati alcuni progetti da avviare, anche se, il Piano d’azione è aperto e quindi suscettibile di modifiche e aggiustamenti: Grecia e Montenegro Marine and Maritime Growth/Blue Growth: • Adriatic Ionian cloud “come possibile progetto” e come obiettivo per il 2020 in vista della creazione di una banca dati macroregionale; • Regolari valutazioni degli stock per la gestione di una pesca sostenibile; • Ricerca di un approccio congiunto alla pianificazione dello spazio marittimo regionale tramite la pianificazione dello spazio marittimo adriatico-ionico (ADRIPLAN). Italia e Serbia sul tema Connecting the Region; • Miglioramento del sistema di comunicazione obbligatoria delle navi nell’Adriatico (ADRIREP); • Miglioramento dell'accessibilità delle zone costiere e delle isole vicine; • Rimozione degli ostacoli agli investimenti transfrontalieri nelle reti energetiche. Slovenia e Bosnia-Erzegovina sulla Environmental quality • Scambio delle pratiche ottimali tra le autorità di gestione tramite la rete di aree protette dell’Adriatico (AdriaPAN); • Sulla base del progetto CleanSea ulteriore sviluppo di

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misure per una gestione efficace sotto il profilo dei costi e di opzioni strategiche per mantenere puliti, sani e produttivi i mari europei. Croazia e Albania sul Sustainable Tourism • Facilitazione dell'accesso ai finanziamenti per le start-up nel settore del turismo; • l’inserimento del brand Adriatico Ionico e della strategia di comunicazione del branding per i prodotti e servizi relativi al turismo; • La valorizzazione dei prodotti agroalimentari e la loro trasformazione. Vi sono inoltre gli aspetti trasversali: il capacity building e research, innovation and PMI. La mitigazione dei cambiamenti climatici e l'adattamento agli stessi, nonché la gestione del rischio di catastrofi, sono principi orizzontali che sottendono tutti e quattro i pilastri. Tra i progetti proposti, ma non ancora inseriti nel Piano, la realizzazione di un’alta scuola di formazione adriatico ionica sul modello dell’Ena francese e il tema benessere dei cittadini-diritto alla salute (i riferimenti all’argomento salute inseriti nel piano riguardano l’ecoturismo, il turismo senior e il turismo del benessere). Il primo mattone per la costruzione di una nuova Europa, più forte e integrata, soprattutto nell’area del versante SudEst e del Mediterraneo, è stato posto. Ora sarà compito dei cittadini, studenti, giovani e l’intera società civile approfittare delle enormi opportunità e ricadute positive che la Strategia per la Macreoregine Adraitico Ionica può avere sul territorio interessato.

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MACROREGIONE ADRIATICO IONICA: OPPORTUNITÀ PER I PAESI DEL SUD DELL’EUROPA Tema centrale la sfida posta dalla costruzione della Macroregione Adriatico ionica per i paesi membri e per quelli che ancora non fanno parte dell’Ue

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i sono svolti a Corfù, in Grecia, dal 10 al 12 giugno i lavori della quattordicesima edizione del Forum delle Camere di Commercio dell’Adriatico e dello Ionio. Una location che si inserisce nel periodo di Presidenza Greca dell'Unione Europea a cui seguirà il semestre italiano durante il quale verrà definitivamente riconosciuta la Macroregione Adriatico Ionica. Il Piano d’Azione rappresenterà la struttura portante della nuova Macroregione e un punto di riferimento per l’attuazione delle politiche di coesione in quest’area che vede operare insieme paesi membri dell’Unione Europea, candidati e potenziali candidati a entrarvi: peculiarità unica di questa Macroregione. Nel piano d’azione viene citato il Forum AIC (insieme anche alle altre reti operanti in Adriatico), il brand ADRION e anche il Gruppo sulla progettazione Europea. I documenti riprendono le posizioni emerse durante il Forum – ha sottolineato il Presidente Rodolfo Giampieri. Gli enti camerali si sono impegnati nel realizzare un programma di attività comuni da cui emergano azioni concrete, progetti cantierabili e subito spendibili su cui concentrare gli sforzi per partecipare ai diversi bandi europei”. Tema ricorrente è stato quello dell’urgenza di lavorare insieme per rilanciare le economie dei territori in un’ottica di sostenibilità puntando sulle filiere economiche, sull’attrattività turistica e sull’internazionalizzazione delle imprese e dei distretti. Tutti processi che, in un momento così delicato, in cui gli analisti evidenziano uno scenario di non-crescita per effetto della crisi, diventano un’occasione da non perdere per avvalorare la necessità degli strumenti europei, il loro corretto utilizzo e la loro diffusione, opportunità determinanti per facilitare le possibili strade della ripresa economica e sociale. “È indispensabile – ha sottolineato Rodolfo Giampieri presidente del Forum al suo primo anno di mandato – cogliere l’opportunità della Macroregione come uno strumento per migliorare le sinergie non solo interne al sistema camerale, ma tra tutti gli attori pubblici e privati dei territori coinvolti, in modo da strutturare al meglio progetti operativi ed immediatamente esecutivi che sappiano tempestivamente e coerentemente intercettare i nuovi e diversi strumenti finanziari che andranno a ricadere su quest’area per mano dell’Unione Europea a partire dall’attuale programmazione 2014-2020. Questa la sfida, per il quale anche il Forum continuerà a fare la sua parte e a dare il proprio contributo, proprio a partire da questa edizione annuale di Corfù, pensata e voluta proprio al fine di intrecciare il proprio percorso il più possibile con le dinamiche di pianificazione dello sviluppo che la nuova Macroregione porterà”.

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Il Tavolo dellʼimprenditoria femminile

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Il tavolo dei relatori. Da sinistra: Spyridon Andriotis - Nicolas, presidente Autorità Portuale di Corfù; George P. Chondrogiannis, Presidente Camera di Commercio di Corfù, Rodolfo Giampieri, Presidente Forum AIC

Al meeting hanno partecipato George P. Chondrogiannis, Presidente Camera di Commercio di Corfù, Stefanos Komninos, Segretario Generale Ministero del Commercio, Spiridon Spirou, Presidente Regione Ionica, Spyridon Andriotis - Nicolas, Presidente Autorità Portuale di Corfù. Di grande importanza è stata la presenza di Joanna Mouliou, DG Regio della Commissione Europea che ha sottolineato l’ottima collaborazione sviluppata dal Forum AIC e dal Comitato delle Regioni con la Commissione per lo sviluppo della strategia macroregionale. “Tantissime consultazioni – ha detto durante il suo intervento - hanno visto la partecipazione sia dei paesi membri UE che quelli extra UE dell’area macroregionale. In particolare tutte le Camere di Commercio del Forum collaborano per lo sviluppo dell’area migliorando la competitività e la connettività, la crescita delle imprese e per la creazione di posti di lavoro. Politiche che si svilupperanno seguendo i 4 pilastri macroregionali: blue economy, sviluppo delle reti e delle infrastrutture, ambiente e turismo sostenibile”. “Il turismo – ha evidenziato la Mouliou – per quest’area è molto importante: il settore nel confronto dei dati tra i paesi dell’area è pari al 10% del pil, pertanto l’intuizione del Forum AIC di creare il marchio ombrello Adrion è stata una scelta non solo lungimirante, ma anche strategica”. Sono stati circa 200 i partecipanti ai tavoli di lavoro tematici su turismo e ambiente, agricoltura, imprenditoria femminile, pesca e trasporti. Per ognuno dei tavoli, alla fine dei lavori sono stati stilati dei documenti conclusivi, che impegnano i partecipanti al raggiungimento di obiettivi strategici. Il tavolo del turismo, con i suoi 80 partecipanti - delegati delle Camere di Commercio provenienti dai sette paesi del Forum, dalle istituzioni europee, dalle imprese e dalle associazioni di settore - ha assunto l’impegno di definire e proporre progettualità condivise, mettendo insieme competenze che hanno portato a condividere un’unica destinazione turistica, identificabile attraverso il brand Adrion. Era proprio questo l’auspicio della DG Regio in vista del riconoscimento della Macroregione Adriatico Ionica e i risultati del tavolo di lavoro sul turismo hanno colto in pieno le aspettative.

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Il Tavolo dellʼagricoltura

Il logo ombrello Adrion, per la promozione del turismo dell’area macroregionale, ha l’opportunità di divenire quel mosaico di identità culturale che unisce i paesi che si affacciano sulle sponde dei mari Adriatico e Ionico. “Occorre dare forza e identità alla comunità adriatica – ha affermato Rodolfo Giampieri, presidente del Forum – anche dal punto di vista turistico-culturale e proprio il 2014 ci offre un’occasione unica per rilanciare il futuro di quest’area, primo passo di una più ampia strategia mediterranea. La coincidenza temporale tra l’avvio della nuova programmazione dei fondi europei e l’auspicato riconoscimento della Macroregione Adriatico Ionica richiedono a tutti gli attori locali e dunque anche alle Camere di Commercio, uno sforzo congiunto verso azioni mirate, a sostegno del sistema economico-imprenditoriale e ad alto valore aggiunto per lo sviluppo e la coesione sociale della Macroregione in un’ottica sempre più europea ed internazionale”. Il prossimo passo del Tavolo Turismo sarà la proposta di una politica di branding da condividere con tutti i Ministeri del Turismo, Enti di promozione turistica dei Paesi dell’Area affinché Piani annuali di promozione turistica e Piani Operativi Regionali contengano un riferimento alla politica di branding unitaria sul modello Adrion. E’ stato inoltre avviato un portale on line per la promo commer-

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Il Tavolo del turismo

cializzazione di prodotti turistici tematici in collaborazione con gli operatori dell’area Al centro dei lavori del tavolo sull’agricoltura c’è stato il progetto per la promozione e valorizzazione della dieta mediterranea che vede coinvolti produttori, ristoratori, enti pubblici e consumatori finali. Oltre al riconoscimento dell’Unesco quale patrimonio culturale, è stato raggiunto l’obiettivo della firma del protocollo per sostenere il progetto MedDiet, sui valori nutrizionali e culturali della dieta mediterranea, nell'area della Macroregione Adriatico Ionica, nella convinzione che "we are what we eat". Al tavolo dell’imprenditoria femminile, le imprenditrici hanno presentato i sistemi locali di tutela e valorizzazione dell’economia al femminile evidenziando come le donne nelle economie dei Balcani stiano crescendo e lavorando, chiedendo un riconoscimento ufficiale da parte dell’UE. Il tavolo della pesca ha fatto segnare diversi passi avanti nella direzione della sostenibilità delle produzioni valutandone il riconoscimento attraverso un marchio unico che identifichi sostenibilità e area di provenienza. Trasporti marittimi, intermodalità e le reti energetiche sono stati al centro degli interventi del tavolo dei trasporti. Il lavoro dei prossimi mesi riguarderà pertanto la progettazione europea, dove i funzionari camerali dei vari paesi si sono impegnati a collaborare insieme sui fondi strutturali europei. Presenti ai lavori anche l’ambasciatore Fabio Pigliapoco Segretario Generale dell’Iniziativa Adriatico Ionica, il console d’Italia a Corfù, Giancarlo Bringiotti, l’assessore del comune di Ancona Ida Simonella, Patrizia Cafrande, Commissario Straordinario della Provincia di Ancona, Fausto Pugnaloni, della rete delle università Uniadrion. Da sottolineare inoltre i saluti portati ai partecipanti al Forum dal vice ministro greco ai Beni culturali Angela Gherecu.

Rodolfo Giampieri ricorda Jadranka Radovanić, Presidente della Camera dell'Economia di Spalato in Crozia, fondatrice nel 2001 del Forum delle Camere di Commercio dell'Adriatico e dello Ionio insieme alla Camera di Commercio di Ancona con l'allora presidente Augusto Bocchini. La Radovanić è stata presidente del Forum fino al 2013 quando la carica passò a Rodolfo Giampieri, presidente della Camera di Commercio di Ancona. “La notizia della perdita mi ha raggiunto proprio al rientro dal Forum svoltosi a Corfù dove i lavori si sono realizzati con la consueta partecipazione da parte di tutte gli enti camerali dell'area, ma quest'anno Jadranka per la prima volta è stata assente. Lei che con la sua forza personale, dopo i conflitti in ex Jugoslavia era riuscita a immaginare una via di uscita a quella tragedia vedendo nella cooperazione internazionale lo strumento reale e concreto per riallacciare i rapporti tra le popolazioni che si affacciano sui due mari. Lei che con il suo impegno ha messo insieme tante donne imprenditrici dalla Croazia alla Grecia, dall'Albania alla Slovenia vendendo nell'impresa rosa la via per l'emancipazione di tutte quelle giovani donne. Il profondo legame di amicizia e rispetto che ci univa ci ha visti condividere tanti progetti e tanti sogni per la costruzione della macroregione che abbiamo sempre inteso come veicolo di pace, crescita, sviluppo e occupazione, sempre nel rispetto delle istanze delle piccole e medie imprese anche nei confronti delle istituzioni europee. Nel suo ricordo continueremo a lavorare per la costruzione di quella comunità economica e sociale macroregionale che lei era riuscita a immaginare già tanti anni fa”. Il segretario generale Michele De Vita, la segreteria del Forum delle Camere di Commercio con sede ad Ancona e l'ente camerale tutto si unisce al messaggio di cordoglio e affetto per Jadranka Radovanić.

Segreteria organizzativa Forum delle Camere di Commercio dell’Adriatico e dello Ionio, presso la Camera di Commercio di Ancona, Piazza XXIV Maggio, 1 - 60124 Ancona, Italy - Tel: +39 071 5898249 +39 071 5898266 Fax: +39 071 5898255 - www.forumaic.org - segreteria.forum@an.camcom.it

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YOUTH GAMES 2014: UN ALTRO PASSO VERSO LA MACROREGIONE La tre giorni di sport ha portato al centro della strategia macroregionale i giovani, i cittadini che costruiranno il futuro dell’Europa

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a kermesse sportiva che si è svolta ad Ancona dal 6 all’8 giungo ha portato, nel capoluogo marchigiano, oltre 700 giovani provenienti dagli 8 paesi interessati dalla strategia per la Macroregione Adriatico Ionica. Preludio all’inizio dei giochi è stato il convegno, che si è tenuto al ridotto del Teatro delle Muse dal titolo “La sfida dei giovani sul podio della Macroregione Adriatico Ionica”.

Il Governatore della Regione Marche Gian Mario Spacca insieme ai giovani

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Il presidente della Regione Marche, Gian Mario Spacca, ha iniziato così il suo intervento: “I giochi sportivi ospitati ad Ancona rappresentano un’anteprima della strategia europea per la Macroregione Adriatico Ionica (Eusair) che sarà approvata durante la presidenza italiana dell’Unione europea nel prossimo mese di ottobre. L’entusiasmo e la passione dei ragazzi rafforzeranno i rapporti di amicizia e collaborazione tra le comunità adriatiche – ha continuato, poi, il presidente Spacca. La Macroregione nascerà non solo per effetto di documenti formali perfezionati negli anni, ma per la volontà dei soggetti che, nel corso del tempo, hanno costituito solide reti di collaborazione a ogni livello, contribuendo a superare anche lo scetticismo di alcune autorità europee. All’incontro hanno partecipato anche Nassos Sofos (DG Politica regionale e urbana della Commissione europea), il presidente della Regione Abruzzo, Luciano D’Alfonso, il sindaco di Ancona, Valeria Mancinelli, Hrvoje Akrap (assessore allo Sport del Comune di Spalato e rappresentante delle delegazioni estere), Fabio Pigliapoco (Iai), Rodolfo Giampieri (presidente Forum Camere di commercio adriatico ioniche), Michele Brisighelli (Forum delle città), Andrea Guidotti (assessore Sport Comune di Ancona), Fabio Sturani (presidente Coni Marche). Terminato il convegno, i giovani, insieme alle autorità, si sono ritrovati nella centrale Piazza Cavour da dove è partita la sfilata che ha raggiunto l’Arco di Traiano, monumento simbolo all’interno dell’area storica dello scalo dorico, dove è avvenuta la cerimonia ufficiale di apertura dei giochi. Visibilmente emozionati il Sindaco di Ancona e il presidente Spacca, hanno salutato tutti i giovani che l’indomani avrebbero iniziato le competizioni sportive, ponendo l’accento su come la loro nutrita presenza rappresentasse, da sola, una grande vittoria per la cooperazione e solidarietà tra i popoli della Macroregione Adriatico Ionica. Nonostante i timori della vigilia, legati alla difficoltà organizzativa di un evento mai sperimentato prima nella città di Ancona, la tre giorni di sport si è conclusa, senza particolari difficoltà, la sera dell’8 giugno con le premiazioni, sempre a Piazza Cavour divenuta simbolo d’integrazione e aggregazione per tutti i giovani. “Una grande festa per l'intera città. Che ha dimostrato - ha detto Valeria Mancinelli - che Ancona è pronta a uno scatto d'orgoglio e che è possibile lavorare in sinergia". Molto soddisfatto anche Gian Mario Spacca, sempre presente a ogni momento dei Giochi che nell’intervento di chiusura ha ricordato come "La Macroregione Adriatico - Ionica, di cui si parla da 5 anni tra scetticismi vari sarà sancita ufficialmente entro ottobre, ma per noi è già comin-

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ciata ad Ancona. E i giovani ne sono stati i precursori". Dal punto di vista sportivo i Giochi sono stati dominati dall'Italia, che ha vinto 18 ori sui 36 totali assegnati, precedendo la Croazia con 6 e la Serbia con 5. L'Italia ha dominato nel volley, sia in campo femminile sia maschile, ha fatto incetta di titoli anche nella scherma individuale e a squadre. Nel basket femminile la squadra italiana ha preceduto Croazia e Serbia, mentre tra i ragazzi la Croazia si è imposta a fil di sirena sul Montenegro. Molto elevati qualitativamente i tornei di pallanuoto: nel maschile Serbia davanti a Italia e Montenegro; nel femminile successo italiano sulla Croazia. Nel calcio, durante la finale al Dorico, la Croazia ha battuto l'Italia per 3 a 0. Nel taekwondo l'unico oro greco davanti a Bosnia Erzegovina ed Albania. Nella vela l'equipaggio maschile di Ancona ha vinto tutte le regate, mentre nel femminile si è imposta la Serbia. Nella pallamano successo della Croazia sulla Serbia e Montenegro; nella ginnastica si è imposta la squadra italiana e nell'individuale oro per il croato Duje e pari merito fra l'italiana Ruffini e la croata Posic. Nel tennis dominio serbo: con la Lazerevic e la Kovacevic. Nell'atletica, dove il montenegrino Letic ha vinto i 100 metri con un ottimo tempo, da segnalare i successi dei dorici Simone Barontini, Manuela Borghetti, Alessandra Tavoni e Diego Stecconi e della staffetta 4x100 femminile azzurra. Nel tiro con l'arco oro e argento per Camilla Forlani e Alessandro Montagnoli e per la squadra mista italiana. Di là dai risultati sportivi, l’iniziativa ha messo in luce il grande valore d’integrazione che può avere lo sport. Lo sport quindi come ponte, sopra l’Adriatico, un mare che unisce i territori che bagna e che ritorna a essere centrale nelle relazioni internazionali, proprio a ridosso del riconoscimento della Macroregione Adriatico Ionica. Durante gli Youth Games, lo sport ha visto i ragazzi confrontarsi con sano agonismo ma sempre nel rispetto dell’avversario, ma soprattutto sono stati un primo passo per far parlare insieme quelli che saranno i cittadini di domani di questa costituenda Macroregione Adriatico Ionica. Luigi Gagliardi

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Macroregione

Le autorità riunite sotto lʼArco di Traiano per lʼapertura ufficiale dei giochi

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AZIONE E REAZIONE Alluvione di Senigallia: un evento calamitoso violento e straordinario, 3 persone decedute, 200 milioni di danni, ma la comunità ha saputo reagire dando il meglio di se stessa e l’asse istituzionale ha funzionato. Approvato dal Consiglio dei Ministri lo stato di emergenza

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l 3 maggio 2014 sarà una data che la città di Senigallia ricorderà per gli anni a venire. Un evento, quello dell’alluvione, che ha scosso profondamente le coscienze della cittadinanza, che ha causato moltissimi danni a una parte di questa e, non da ultimo, ha determinato tre decessi. Una tragedia che solo chi ha visto con i propri occhi è riuscito a comprendere a pieno. Anche gli stessi media nazionali, forse perché l’evento calamitoso è stato circostanziato su un’area relativamente ristretta, hanno poco percepito l’enormità della cosa.

foto di Mirko Silvestrini

foto di Mirko Silvestrini

Nonostante quanto sopra espresso, vi è, però, da rimarcare una cosa: nei momenti di grande difficoltà la società civile riesce a dare il meglio di se. Dimostrazione di questo si evince dai tantissimi volontari, giovani e meno giovani, che hanno aiutato, nei giorni successivi il 3 maggio, la popolazione del senigalliese. Anche l’asse istituzionale del territorio ha lavorato bene (Comune, Provincia, Regione, Prefettura, Dipartimento Regionale di Protezione Civile, Vigili del Fuoco, Polizia di Stato, Polizia Stradale, XIV Reparto Mobile, Carabinieri, Guardia di Finanza, con il relativo reparto sommozzatori, Corpo Forestale dello Stato, Polizia Municipale, Capitaneria di Porto, Asur, Caritas, Croce Rossa, il Comune di Montemarciano) e con forza, già dalle prime ore, ha fatto “quadrato” sulla città marchigiana. Infine, dal Governo Italiano, che con il suo Primo Ministro Renzi era presente sul luogo già nella giornata del 4 maggio e che è riuscito a rispettare quanto dichiarato in quelle ore, infatti il Consiglio dei Ministri ha approvato il decreto con il quale è stato dichiarato lo stato d'emergenza a seguito dell'alluvione che ha colpito Senigallia. Sindaco Mangialardi cosa è successo il 3 maggio a Senigallia? “Un giorno terribile per la nostra comunità. Il mio pensiero va alle famiglie dei 3 scomparsi, ai cittadini che hanno perso tutto e alle attività produttive piegate dai danni, un dolore che non mi abbandonerà mai. E' stato un evento straordinario e imprevedibile perché nessuno si poteva aspettare che

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Maurizio Mangialardi Sindaco di Senigallia cedesse un ampio fronte dell'argine del Misa e che 600 metri cubi al secondo uscissero con forza e violenza tali da raggiungere quasi due metri a Borgo Bicchia, così come in molte aree della città. Mai si era verificato che l'esondazione interessasse la zona oggi maggiormente colpita e dobbiamo, nella tragedia, dirci fortunati perché avremmo potuto piangere centinaia di morti. Abbiamo fatto tutto quello che andava fatto in quelle condizioni, cioè secondo le previsioni del Piano di assetto idrogeologico che prevedeva una zona a rischio R4 ben diversa da quella interessata dall’esondazione”. Evento straordinario, ma anche una reazione straordinaria da parte della città… “Assolutamente sì e da parte di tutti. Ho visto con i miei occhi centinaia di giovani presentarsi come volontari per alleviare il disagio dei cittadini colpiti. Senza dimenticare tutte le istituzioni del territorio, civili e militari. Siamo riusciti nel giro di qualche settimana a far ripartire una città devastata e prepararla per la stagione estiva in corso”. A quanto ammontano i danni? “200 milioni di euro considerando i beni mobili, immobili sia pubblici sia privati e, naturalmente, le attività produttive. 1300 le famiglie che hanno perso tutto. Tengo a precisare che la Regione Marche si è subito adoperata per far fronte a questa emergenza con diverse misure sia di aiuto immediato sia di programmazione a venire. L’ultima è stata quella di estendere la durata fino al 2016 del Fondo di Garanzia regionale istituito nel 2006 proprio per aiutare le imprese danneggiate da calamità naturali. Le imprese danneggiate potranno contare su un sostegno indiretto di circa 2 milioni di euro, per fronteggiare la situazione di emergenza, ricostituire scorte e ripristinare l’agibilità dei siti produttivi, commerciali e alberghieri”. Ed è di queste ore la notizia che Il Consiglio dei Ministri ha approvato il decreto con il quale è dichiarato lo stato d'emergenza… “Il presidente del Consiglio Renzi è una persona seria ed eravamo sicuri che lui e tutti i Ministri venuti in città a costatare personalmente la situazione mantenessero gli impegni presi. Noi abbiamo fatto la nostra parte presentando tutta la documentazione necessaria e ora è arrivato il riconoscimento di tanti sforzi profusi. Lo stato di emergenza apre ora la strada a tutta una serie di provvedimenti che potremo attuare per aiutare immediatamente imprese e famiglie come, ad esempio, il rinvio della tassazione e i pagamenti dell'Iva”. Gabriele Costantini

www.comune.senigallia.an.it

. Alluvione Senigallia


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DRAGAGGI OPERE FONDAMENTALI Le semplificazioni burocratiche delle opere sono fondamentali per efficientare la competitività degli scali nazionali

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n intervento mirato e preciso quello del Commissario dell'Autorità Portuale di Ancona Rodolfo Giampieri al convegno promosso da ANGOPI dedicato allo “Sviluppo della Macroregione Adriatico – Ionica, dai porti un modello per l’Europa”. Giampieri, appena rientrato da Corfù dove aveva incontrato il neo presidente dell’Autorità Portuale dell'isola Spyridon Anclriotis e con cui aveva discusso, sempre in chiave macroregionale, delle opportunità di cooperazione tra i porti del medio e basso Adriatico, ha incentrato il suo intervento sull’annosa questione concernente i dragaggi negli scali. “Va da sé – ha dichiarato Giampieri – che le infrastrutture in generale e i porti in particolare sono elemento sostanziale della strategia macroregionale. È noto, infatti, che uno dei 4 pilastri che fondano la strategia, il n. 2, è dedicato ai trasporti. Ora poter pensare di organizzare una linea d’interventi finanziati condivisi sui porti, non può che essere di buon auspicio. Ritengo anche fondamentale una cosa: la mancanza di ulteriori sovrastrutture burocratiche e amministrative che rallentino lo sviluppo di tali progettualità. Ricordo, infatti, che la strategia macroregionale avrà una struttura estremamente leggera e snella e che tutte le proposte proverranno dal “basso”. I porti italiani hanno diverse criticità, una di queste, molto tangibile è quella dei dragaggi. Ci troviamo oggi di fronte alla necessità, per questioni note, di raggiungere e mantenere la profondità dei fondali previsti dai piani in vigore, il tutto in un’ottica di compatibilità e totale rispetto dell’ambiente. Mi chiedo come sia possibile farlo, dato che per eseguire interventi del genere, sono coinvolti tanti, troppi uffici, con norme e ordinamenti interni che, spesso, si contraddicono. Le documentazioni prevedono una produzione di materiale cartaceo impressionante: una vera e propria situazione kafkiana. È assolutamente necessario uscire da questa spirale burocratica che ingessa le attività dei porti. Una palude normativa che mina dall’interno l’efficienza e la competitività degli scali nazionali. Questi interventi sono attesi da molto, troppo tempo, da imprese e operatori che lavorano nei nostri porti e che, all’atto pratico, producono ricchezza, occupazione e sviluppo sul territorio. Una semplificazione è quindi indispensabile se vogliamo portare a sintesi quelle che sono le questioni inerenti la tutela dell’ambiente e le esigenze dei porti, passando per un concetto: i lavori di approfondimento dei fondali devono passare dalla logica dell'emergenza a quella della programmazione”. Gabriele Costantini

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Rodolfo Giampieri Commissario Autorità Portuale di Ancona

www.autoritaportuale.ancona.it

.Porti & portualità


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L’AP DI ANCONA NEL PROGETTO MEDNET

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na delle attività previste dal progetto, che include ben 10 nazioni tra cui Italia, Croazia, Slovenia, Albania, Grecia Spagna e Francia, riguarda lo studio delle pratiche esistenti in ambito mediterraneo per lo snellimento delle procedure doganali per il transito delle merci nei porti comunitari ed extra Ue (Albania), al fine di proporre percorsi di miglioramento delle pratiche e dei sistemi informatici in uso. Un altro obiettivo che si pone il progetto Mednet è l’individuazione delle barriere amministrative che rallentano l’efficienza delle operazioni portuali, per poter proporre le buone pratiche da adottare nell’area del Mediterraneo, grazie ad approcci comuni. In particolare, l’Autorità Portuale di Ancona proseguirà

Obiettivo del progetto è il miglioramento e la semplificazione delle procedure doganali e autorizzative per le merci e le navi in arrivo e in partenza nei porti UE

la sperimentazione di un Port Community System che consenta di semplificare gli adempimenti amministrativi degli operatori portuali, raccogliere i dati statistici relativi alle attività portuali e facilitare lo sviluppo di corridoi doganali dedicati. Inoltre, il Port Community System sarà predisposto per rafforzare ulteriormente l’integrazione con lo Sportello Unico Doganale, strumento sviluppato dall’Agenzia delle Dogane ed entrato in servizio nel porto di Ancona a febbraio 2014, che permette di superare la frammentazione del processo di sdoganamento, il quale può richiedere oltre alla dichiarazione doganale fino a 68 differenti documenti, nella grande maggioranza dei casi rilasciati su carta, e comportare l’attesa dell’esito dei controlli esercitati da 18 diversi enti.


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LA DOMICILIAZIONE DOGANALE Cad, la nuova azienda del gruppo Eurosped propone alle imprese d’import/export un servizio unico e innovativo

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ondata trent’anni fa Eurosped è oggi un vero e proprio gruppo che opera nel settore dei servizi doganali, svolgendo la propria attività in tutta la provincia di Ancona con particolare riguardo al Porto, Interporto e Aeroporto. L’azienda fornisce, con la massima competenza, una vasta gamma di servizi, puntando sempre all'innovazione per dare al cliente sempre il meglio in campo doganale offrendo velocità nell'esecuzione e professionalità.

Parlando con il fondatore, Mario Pierangeli, si comprende subito il motivo del successo dell’azienda: “La nostra organizzazione è al servizio delle aziende che esportano e importano beni e mette a disposizione dei clienti la massima professionalità, affidabilità e innovazione”. Nello specifico quali sono le attività che svolgono le diverse aziende del gruppo? “Ci occupiamo del comparto del commercio estero e tutto ciò che riguarda l'aspetto professionale, le operazioni doganali, intrastat, consulenza tecnica doganale, contenzioso doganale. Ci differenziamo, quindi, dalle case di spedizione che si occupano quasi esclusivamente di pianificare la raccolta e l’invio delle merci in forma organizzata”. Qual è il servizio più innovativo che proponete? “Alle aziende che si occupano di estero stiano proponendo un innovativo servizio per il quale abbiamo creato il Centro Assistenza Doganale. Questa nuova azienda si occupa di servizi doganali ad alta specializzazione e offre il servizio di domiciliazione doganale grazie all’abilitazione concessa dall’Agenzia delle Dogane. La nostra azienda è iscritta al n. 110 dell'elenco nazionale CAD e siamo stati il primo Centro di Assistenza Doganale

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(C.A.D.) ad Ancona, che può eseguire operazioni doganali direttamente presso lo stabilimento dell'esportatore in procedura di domiciliazione”. Quali sono i vantaggi per i clienti? “Per tutti gli operatori economici che eseguono esportazioni, siano esse effettuate con camion, container o anche una piccola partita di merce, tutte queste partono dalla ditta già sdoganate e sigillate e arrivano direttamente a destinazione senza subire altri interventi. Inoltre, all’impresa esportatrice rimane da subito la bolla doganale export, senza dover aspettare settimane o, in alcuni casi, mesi! Si ha quindi la certezza dell'operazione doganale senza correre il rischio che il trasportatore faccia arrivare all'estero la merce priva delle operazioni doganali o lasci una fattura di esportazione non imponibile Iva priva della relativa bolla doganale. All'importazione l'operatore riceve direttamente le merci presso il proprio stabilimento, senza soste presso le dogane o i magazzini delle case di spedizione sdoganando gli articoli direttamente al proprio magazzino. Un altro fondamentale vantaggio è la certezza del costo. Quest’ultimo, infatti, è preventivamente concordato tra le parti senza alcuna sorpresa per l’operatore”. Buone notizie dunque per le aziende che operano con l’estero che possono avere garantiti maggiori servizi svolti con grande rapidità e professionalità e, fattore da non sottovalutare, con costi minori e certi.

www.eurosped-ancona.it

.Porti & portualità


Gabbiano Editoria e Comunicazione

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UNA NUOVA PORTUALITÀ ITALIANA Riformare e semplificare. Le Autorità Portuali dovranno trasformarsi in aziende che ragionino con logiche di mercato

Galliano Di Marco presidente Autorità Portuale di Ravenna

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l presidente dell’Autorità Portuale di Ravenna, Galliano Di Marco, è intervenuto al convegno nazionale Angopi “Lo sviluppo della Macroregione Adriatico – Ionica: dai porti un modello di sviluppo” proponendo alla platea una sua interessante riflessione su una radicale riforma della portualità italiana. “Va bene “riformare” – ha dichiarato Di Marco – il settore della portualità, ma nelle varie ipotesi sino a oggi prese in esame, non intravedo una soluzione alle vere emergenze della portualità italiana. Sicuramente potrà giovare la riduzione delle Autorità Portuali, ma quello che serve davvero, oggi, è altro. Servono efficienza e tempi certi di movimentazione delle merci perché posso investire nel potenziamento infrastrutturale dello scalo, ma sarà tutto inutile se non sarò competitivo anche nei servizi”. Quali sono a suo avviso le priorità? “Bisogna, assolutamente, semplificare le procedure di legge in materia di dragaggi, perché queste stanno “bloccando” quasi tutti i porti italiani, e mettere in atto un’efficace politica delle reti di collegamento, in particolare dell’intermodalità ferroviaria per essere competitivi in Europa”. Si parla molto di autonomia finanziaria delle Autorità Portuali qual è la sua idea a tal proposito? “E’ necessario al più presto concedere alle Autorità Portuali una vera autonomia amministrativa, prima ancora che finanziaria. Un’autonomia che passa non tanto e non solo attraverso la redistribuzione dell’IVA, quanto attraverso una trasformazione delle Autorità Portuali stesse in aziende che operano a mercato, più vicine alle logiche di gestione del privato che del pubblico. In ultimo serve che il Governo si riappropri del proprio ruolo centrale di coordinamento e decisione delle strategie del settore. Solo ai progetti davvero validi devono essere destinate le sempre minori risorse pubbliche disponibili. E, nella valutazione complessiva dell’efficacia di tali progetti, bisogna recuperare il metro della valutazione del rapporto tra i costi e i benefici che il territorio può trarre dalla realizzazione del progetto stesso, in termini ambientali, occupazionali e di crescita industriale”. G. C.

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www.port.ravenna.it

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UOMO E LAVORO AL CENTRO DELLA POLITICA EUROPEA Rimettere l’uomo e il lavoro al centro della politica in Europa poiché la zavorra del Pil italiano non è certo la competitività dell’industria, ma il crollo della domanda interna la cui responsabilità va cercata, tanto in Italia quanto in Europa, in un’interpretazione dogmatica dell’austerity. Il fatturato interno dell’industria manifatturiera italiana ha perso il 15,9% rispetto al 2008, contro lo 0,3% della Germania e a fronte di una crescita del 4,6% in Francia. Mentre sui mercati esteri per dinamica del fatturato industriale abbiamo addirittura battuto la Germania: +16,5% contro +11,6%. Occorre rilanciare la domanda interna attraverso: politiche di flexicurity nel mondo del lavoro e politiche Keynesiane negli investimenti pubblici. Quanto questo possa pesare si evince da alcune slide presentate dal presidente dell’Autorità Portuale di Ravenna Galliano Di Marco che, di seguito, pubblichiamo.

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Nicola Paradiso direttore generale Interporto Marche Spa

INTERMODADRIA: INTEGRAZIONE DI TRASPORTO E LOGISTICA Proseguono le attività del progetto IPA con partner Interporto Marche

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er il trasporto merci il sistema produttivo delle Marche sceglie per oltre il 95% la gomma, relegando all’1% quello su ferro e a circa il 2,5% quello via mare.Cifre che indicano chiaramente come sia necessario un cambio di passo verso l’intermodalità posto che, tra l’altro, la UE ha indicato che entro il 2030 il 30% delle merci viaggi con modalità diverse (più sostenibili) dal tutto gomma. Offrire agli operatori economici infrastrutture idonee a modificare nel senso della sostenibilità il sistema dei trasporti è la mission di Interporto Marche, società pubblico/privata - partecipata per il 62,72% dalla Regione Marche - costituita per realizzare l’Interporto e avviare l’intermodalità nel territorio di riferimento, ovvero Marche ed Umbria. Esteso su una superficie di 54 ettari già urbanizzati, la Società ha programmato investimenti in opere infrastrutturali, impianti ed immobili per 130 milioni di euro di cui 52 milioni già realizzati. Sono attualmente in corso i lavori di realizzazione della stazione ferroviaria “Jesi-Interporto” che consentirà l’instradamento diretto dei treni merci lungo la linea Orte-Falconara. In questo quadro rientra a pieno titolo il progetto Intermodadria (ottobre 2012 - febbraio 2015), nell’ambito del Programma di cooperazione transfrontaliera IPA Adriatic CBC, il cui capofila è la Regione Marche. Il progetto ha per obiettivo il miglioramento e l’integrazione del trasporto marittimo a corto raggio nelle catene logistiche che includono i porti e retroporti del mare Adriatico che si caratterizzano per differenti livelli di accessibilità alle infrastrutture di trasporto nell’entroterra. Strutturato in cinque linee di attività, il progetto ha l’Interporto Marche fra i suoi 11 soggetti partner. La Società, pur partecipando a tutte le azioni, si è concentrata su quella dedicata alle misure di sostegno all’intermodalità (WP 5) ed ha già prodotto risultati concreti. “Si tratta di analizzare i colli di bottiglia sul nostro territorio e di proporre soluzioni di trasporto intermodale”, spiega il presidente dell’Interporto Marche, Roberto Pesaresi. Uno dei colli di bottiglia è legato

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alla costruenda stazione ferroviaria: “Abbiamo studiato un collegamento con 3 treni a settimana tra l’interporto di Jesi ed il terminal intermodale di Milano-Melzo, per dare risposte concrete ed efficienti al sistema produttivo di Marche e Umbria, con l’opportunità di far proseguire via treno le merci verso i principali hub europei”, dettaglia Nicola Paradiso, direttore generale della Società. “Il collegamento con l'hub di Milano-Melzo è divenuto un case study approfondito anche nell'ambito dei meeting di progetto alla presenza di tutti i partners”. A favorire il decollo di tale collegamento, il bando regionale del luglio scorso. Esso mette a disposizione 500mila euro per nuovi o aggiuntivi servizi intermodali, prevedendo l’erogazione di 45 euro per ogni UTI trasportata via treno da o per le Marche e 65 euro nel caso l’origine o la destinazione del trasporto sia l’Interporto della Marche o il porto di Ancona. Un reticolo logistico complesso, quello in cui è inserito l’Interporto delle Marche, con 4 collegamenti ferroviari stabili con altrettanti hub logistici nazionali: un treno settimanale con carta e derivati arriva a Jesi dal porto di Livorno, dove si sbarca materiale proveniente dal Sud America; un treno settimanale con la Puglia per il trasporto di acqua minerale alla GDO; un collegamento settimanale con l’acciaieria di Terni; ad essi si aggiunge il citato collegamento con l’hub di Milano-Melzo. L'interporto è una risorsa di questo territorio (Marche e Umbria) che crede nell’integrazione tra il sistema dell'industria ed il sistema dei trasporti e della logistica al fine di aumentare la capacità competitiva delle imprese in un'ottica di sostenibilità economica ed ambientale. “Nel 2014 l’obiettivo è consolidare e intensificare i collegamenti esistenti avviandone nuovi – sottolinea Paradiso. Prosegue, inoltre, il progetto di connessione coi principali hub logistici europei, primo fra tutti il porto di Rotterdam, il più grande d’Europa”. “L’infrastrutturazione del territorio - evidenzia il presidente Pesaresi - non è di per sé sufficiente per raggiungere risultati in termini di incremento di traffico. Occorre lavorare sul modello gestionale e di integrazione dei servizi, coinvolgendo altre infrastrutture, operatori ed enti, per vincere la sfida competitiva con i concorrenti europei”. “Le decisioni del Parlamento Europeo – ha aggiunto - individuano nell'Interporto delle Marche uno dei nodi" Rail-Road Terminal (RRT)" del Core Network Comunitario con vocazione allo sviluppo dell'intermodalità”. Il provvedimento consente il collegamento delle Marche con il Corridoio Helsinki-La Valletta tramite la diramazione ferroviaria linea Bologna-Ancona. Si tratta di un importante riconoscimento che avvalora la strategicità dell'infrastruttura. In Italia sono 14 i terminali strategici riconosciuti all'interno della rete RRT-Ten-T, dei quali i più prossimi sono: Bologna a nord, Pomezia a ovest, Bari a sud. “Del resto la mission di Interporto Marche è proprio quella ''mettere in rete'' il territorio con altri mercati creando valore e competitività per le produzioni locali”. In tal senso logistica e sistema industriale diventano un unicum, elementi strutturalmente connessi tra loro, al servizio della crescita sostenibile.

The project is co-funded by the European Union, Instrument for Pre-Accession Assistance

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UNA PIATTAFORMA LOGISTICA PER LE MERCI AEREE Infrastrutture e Macroregione Adriatico Ionica: interporto e aeroporto, in una visione integrata, possono diventare la Piattaforma Logistica della Macroregione

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ncona è considerata la “Capitale della Macroregione Adriatico Ionica”. L’Interporto delle Marche e l’Aeroporto delle Marche costituiscono due importanti infrastrutture che, se fino ad oggi erano da considerarsi al servizio della sola Regione Marche e la loro denominazione lo mette bene in evidenza, hanno oggi un territorio di riferimento molto più vasto per il quale possono diventare, in una visione integrata, la Piattaforma Logistica della Macroregione. LE

DINAMICHE DEL TRASPORTO AEREO A LIVELLO MONDIALE E LA SITUAZIONE IN ITALIA

Molti sono gli studi fatti sull’argomento; tutti concordi nel prevedere un grande sviluppo di questa modalità di trasporto che vedrebbe triplicata la sua consistenza nei prossimi due decenni nei quali gli aeroporti di tutto il mondo si trasformeranno in importanti centri di logistica integrata terra-aria. Il trasporto delle merci in Italia è invece caratterizzato dalla supremazia del trasporto su gomma. Laddove il trasporto avviene per via aerea, sul lungo raggio, le merci italiane percorrono su strada una parte rilevante del loro viaggio prima di raggiungere i grandi aeroporti nazionali ma soprattutto quelli europei. Ben 1.400.000 tonnellate di merci (dati del 2012), originanti o destinate in Italia, utilizzano oggi gli aeroporti UE sulle rotte intercontinentali. Le imprese del medio e basso Adriatico lato Italia, tutte appartenenti alla macroregione, fanno viaggiare ogni anno circa 73.000 tonnellate di merci aeree sulle rotte intercontinentali utilizzando i grandi aeroporti italiani e UE, data l’assenza di servizi di logistica aerea in questa vasta aerea. LA PIATTAFORMA LOGISTICA

DELLA

MACROREGIONE ADRIATICO IONICA

La ridottissima distanza che intercorre tra l’aeroporto e l’interporto, quest’ultimo connesso con la rete ferroviaria ed entrambi collocati nel crocevia nord-sud (A14) ed est-ovest (SS76), possono costituire, se uniformati dalla stessa visione strategica, un nodo logistico che non trova confronti significativi in Italia. L’aeroporto e l’interporto “uniti” possono pertanto avere un vantaggio competitivo in grado di creare valore per il territorio, e quanto più saranno “uniti” tanto più valore potranno determinare. L’INTERPORTO

E L’AEROPORTO OGGI

L’Interporto delle Marche costituisce una piattaforma di logistica integrata “ferro-gomma”. La presenza della rete ferroviaria consente, infatti, questo tipo di intermodalità. L’Aeroporto delle Marche costituisce, escludendo il traffico passeggeri, un sistema intermodale “gomma-aria” dovuto alla presenza dei maggiori corrieri espressi che operano sull’aeroporto e di un attività cargo prevista nel nuovo piano industriale di Aerdorica, società di gestione dello scalo. La presenza della modalità “gomma” in entrambe le strutture lascia supporre, se non una ridondanza di attività e di competenze, certamente una buona opportunità di sviluppo associata ad un contenimento di costi e di investimenti. Avere inoltre la Regione Marche quale azionista di riferimento comune, dovrebbe agevolare la loro convergenza di visioni. Esiste tuttavia il rischio di una futura conflittualità tra le due strutture dovuta alla presenza nell’aeroporto dei magazzini di carico e scarico delle merci aeree dei courrier DHL, FedEx ed UPS. L’espansione delle attività

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di questi ultimi, in una visione di macroregione e in una condizione di post crisi economica, potrebbe far sì che questi ultimi possano avere la necessità di disporre di infrastrutture di maggiore volume e con vie di accesso veloci e facilmente praticabili. L’Interporto è in grado di soddisfare entrambe le condizioni mentre l’aeroporto non potrebbe essere altrettanto competitivo. Il suo sistema viario di accesso mal si addice, infatti, al traffico pesante se non regolamentato in termini di orario. Il passaggio frequente di tali mezzi causerebbero la congestione dell’area antistante le aerostazioni passeggeri e dei parcheggi. Analoga situazione verrebbe a determinarsi nello sviluppo dell’attività cargo nell’aeroporto prevista a piano. Il trasferimento all’interporto di DHL, FedEX, UPS e altri, farebbe però perdere ad Aerdorica ricavi importanti provenienti dalla locazione dei manufatti logistici. Lo spostamento delle merci dall’interporto all’aeroporto, e viceversa, potrebbe passare attraverso il “corridoio doganale” già attivo e attraverso un nuovo varco di accesso all’area aeroportuale da realizzare in una posizione più consona. AEROPORTO

ED INTERPORTO UNITI DA UN MODELLO SINERGICO

Non è però così facile costruire un modello sinergico tra le due strutture. I tempi e i costi di realizzazione delle infrastrutture di stoccaggio delle merci privilegerebbero infatti l’area dell’interporto in quanto decisamente inferiori rispetto a quelli nell’area aeroportuale dove le normative prevedono specifiche realizzative e certificazioni più complesse. Ciò determinerebbe una ripartizione dei proventi complessivi dell’attività cargo più a vantaggio dell’interporto che dell’aeroporto che vedrebbe ricavi nei soli diritti di scalo. A questa difficoltà se ne aggiungono altre quali una programmazione operativa da condividere, un management diversificato, la difficoltà di condivisione delle informazioni ed un allungamento della filiera di produzione del servizio. Si tratta di un modello che propone è vero dei miglioramenti, ma con livelli di integrazione difficili e con marginalità ridotte perché ripartite tra i due soggetti. AERDORICA

ED INTERPORTO DELLE

MARCHE

UNITI NELLA STESSA RAGIONE SOCIALE

Questo modello è l’unico in grado di creare valore perché riduce l’ammontare degli investimenti, garantisce il contenimento dei costi di gestione e ottimizza la manodopera. Un modello che potrà anche attrarre l’attenzione degli investitori nazionali ed esteri proponendo un volume d’affari più consistente prodotto da un unico soggetto societario. Una NEWCO (il cambio di denominazione è necessario) che nasce dalla fusione di Aerdorica e dallo spin off delle attività commerciali e di handling dell’Interporto. Quest’ultimo rimarrebbe quale società pubblica con una missione infrastrutturale, di rappresentanza nei progetti internazionali, di regolamentazione e di controllo nell’area di pertinenza. Si verrebbe a realizzare un ruolo paritetico a quello che svolge l’ENAC sull’aeroporto con una perfetta simmetria nella catena di comando e controllo.

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MOLTI

VERREBBERO AD ESSERE I PUNTI DI FORZA DELLA FUSIO-

NE SOCIETARIA:

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Un unico management e un’unica pianificazione strategica e operativa Apertura di un consistente new business sul trasporto merci per via aerea Unico interlocutore con gli agenti di spedizioni internazionali e con i vettori di qualsiasi modalità Offerta più ampia di servizi di intermodalità integrata sul territorio Ottimizzazione dell’affluenza delle merci in un unico sito operativo Capacità di attrazione delle merci aeree via rete ferroviaria con possibili accordi con gli altri interporti della macroregione e non solo Unico sistema informativo aziendale Ricavi iscritti a bilancio di un unico soggetto societario Eliminazione delle inefficienze e migliore ripartizione dei costi generali Un unico azionista di riferimento Apertura ai capitali degli investitori.

Un modello in grado di proporre una intermodalità gomma-ferro-aria e di fornire una risposta univoca a tutte le esigenze di mobilità nella macroregione sia di persone sia di merci. Un modello in grado di mantenere nella macroregione una quota del PIL prodotto dalle imprese locali; quota che oggi viene ceduta alle grandi infrastrutture ed alle grandi società di servizi logistici fuori dalla Macroregione Adriatico Ionica e addirittura fuori dall’Italia. Carlo Pietrosanti Coordinatore progetti Federmanager

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www.adriaeco.eu

.Piattaforma Logistica Marche


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VINITALY: LA PORTA D’ACCESSO PER I MERCATI INTERNAZIONALI Il palcoscenico del marketing enologico conta 155 mila presenze per la sua 48a edizione

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alorizzare la cultura del vino e presentare al mercato le aziende emergenti sono gli obiettivi di Vinitaly. Un programma convegnistico con cadenza annuale che affronta temi legati alla domanda e offerta del mercato internazionale del vino: il punto d’incontro tra produttore e acquirente. L’eccellenza del vino, si sa, rimane uno dei comparti più floridi anche in uno scenario economico difficile come l’odierno. Per l’Italia del vino, l’export non è più solo un’opportunità di crescita, bensì una strada obbligata da percorrere. Quasi la metà della produzione italiana finisce, infatti, all’estero: secondo i dati Ismea - Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare, nel 2013 le spedizioni sono di 20,3 milioni di ettolitri. Grazie all’export, che supera il record storico di 5 miliardi di euro nel 2013, il sistemavino realizza la metà dei 10-11 miliardi di euro di fatturato delle cantine del Belpaese. Anche nel 2014, il Vinitaly, iniziativa di Veronafiere, si conferma ottima vetrina per accedere all’internazionalizzazione del prodotto enologico, forte leva economica della penisola. Garanzia di ciò, il numero sempre crescente di adesioni da parte degli addetti ai lavori e non: in 4 giorni di manifestazione la 48^ edizione di Vinitaly conta complessivamente 155mila presenze con un aumento dei buyer esteri del 36% sul totale. Ente fieristico internazionale dal 1977, questa fiera è attiva anche all’estero dal 1998. L’internazionalità è rilanciata dalla scelta di andare a Shanghai, in Cina, con il China Wine, un’esperienza positiva che si ripeterà gli anni seguenti. L’atto di nascita ufficiale del Salone Internazionale del vino e dei distillati risale però al 1967 quando, nel palazzo della Gran Guardia - centro storico di Verona - si svolgono le Giornate del Vino Italiano. Vinitaly si estende per oltre 95 000 m²: raccoglie produttori, importatori, distributori, ristoratori, tecnici, giornalisti e opinion leaders provenienti da tutto il mondo. Ogni anno ospita oltre 50 degustazioni tematiche di vini italiani e stranieri e propone analisi di mercato condotte dagli Osservatori interni di Vinitaly “Studi&Ricerche”. Partendo dall'analisi della dinamica del commercio internazionale di vino degli ultimi anni, si fotografa l'evoluzione delle quote di mercato italiane e dei suoi principali concorrenti nei tradizionali paesi acquirenti quali Stati Uniti, Regno Unito e Germania, nei nuovi big spender Cina e Russia e nei mercati dell'Europa dell'Est, comunitari e non, che esprimono ora le maggiori potenzialità di crescita, dati confermati anche da Ismea. Oltre alle aree espositive dedicate ai produttori di vino, il salone si compone di workshop, buyers club e aree espositive speciali per promuovere quanto di buono offre il Made in Italy enologico. Si organizzano concorsi e premi internazionali: il Concorso Enologico Internazionale, International Packaging Competition, il Premio Internazionale Vinitaly e l’International Wine and Spirit Competition. Sinonimo del vino Made in Italy nel mondo, con Vinitaly in the world, Veronafiere organizza eventi B2B e B2C nei principali mercati internazionali. Dedica uno spazio alle tante diversità che contraddistinguono le regioni italiane e che le rendono uniche al mondo con L’Italia del Vinitaly. Armi efficaci ed efficienti queste, da impugnare per aggredire al meglio il mercato. In contemporanea si tengono Sol - Salone Internazionale dell’Olio d’Oliva Extravergine di Qualità, Agrifood Club - Rassegna dell’Agroalimentare di Qualità ed Enolitech - Salone Internazionale delle Tecniche per la Viticultura, l’Enologia e delle Tecnologie Olivicole e Olearie. “L’Outlook di Vinitaly ora e wine2wine a dicembre - afferma Giovanni Mantovani, direttore generale di Veronafiere - sono i nuovi tasselli che aggiungiamo a Vinitaly, inteso come piattaforma di servizi alle imprese vitivinicole italiane che prima ascolta i propri clienti e poi li accompagna sui mercati internazionali”. Giulia Jorini

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www.vinitaly.com - www.veronafiere.it

Giovanni Mantovani direttore generale di Veronafiere

.Agroalimentare


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IMT: TUTELA E PROMOZIONE DEL VIGNETO MARCHE Alberto Mazzoni svela i segreti del Wine Kit e dei mercati internazionali del vino marchigiano

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ttivo dal 1999, IMT - Istituto marchigiano di tutela vini - è un consorzio che gestisce la quasi totalità della produzione vitivinicola regionale. 850 aziende associate tra le province di Ancona, Macerata e Pesaro-Urbino. L’istituto rappresenta la sintesi del 45% della superficie vitata regionale con oltre 800 ettari e il 90% dell'export complessivo. Diretto operativamente da Alberto Mazzoni e presieduto da Gianfranco Garofoli, IMT racconta la storia dei vini marchigiani passando per la riconoscibilità del prodotto.

La battaglia di tutela e sensibilizzazione - sul fronte qualità e certificazione - che combattono oggi, vede, come antagonista, il famigerato wine kit. Sciroppi e ‘polverine’ che “riproducono” in 4 settimane i grandi vini del mondo al costo circa, di 1 euro a bottiglia. Null’altro è se non una bevanda idroalcolica, senza polifenoli e senza aromi, linguaggio tecnico che evidenzia l’assenza di profumo e aroma. Distinguere il vero dal falso è possibile. Lo dimostra l’IMT, precursore in una degustazione comparata tra vero e falso Verdicchio dei “Castelli Canadesi”, completa di analisi del prodotto. In sede Vinitaly e insieme al prof. Natale Giuseppe Frega dell’Università Politecnica delle Marche hanno ricostruito l’identikit del composto chimico proveniente soprattutto da Usa, Canada e Gran Bretagna. Quali pericoli corriamo? “Non c’è pericolo per la nostra salute - spiega Alberto Mazzoni, direttore dell’IMT - ma non c’è neanche quell’emozione visiva, olfattiva e gustativa che solo un grande vino, quale il Verdicchio, forte di tipicità territoriale, può suscitare. Volendo guardare il bicchiere mezzo pieno, il fenomeno dell’imitazione testimonia il primato della qualità enologica e la costante richiesta. Tutti parlano dei kit ma nessuno si è mai preso la briga di comprarlo e analizzarlo scientificamente. Con questa iniziativa abbiamo voluto denunciare una mistificazione che ci sottrae sostanziose porzioni di mercato e che, oltretutto, presenta un prodotto lontanissimo dal nostro Verdicchio, vino inimitabile e indissolubilmente legato al territorio d’origine”. Come possiamo difenderci? “A livello europeo siamo coperti dalle denominazioni d’origine. A livello internazionale invece, non c’è una legge di riferimento a garanzia del produttore e del consumatore finale. Urge quindi, intervenire repentinamente con mirate strategie di promozione”. Per creare domanda occorre almeno il 51% della produzione. IMT, quale consorzio collettore, aggrega aziende marchigiane di varie dimensioni. Una realtà moderna in cui la pluralità delle denominazioni e dei territori è il vero punto di forza: è sempre per addizione e mai per sottrazione che negli anni il consorzio si è fatto grande, senza nascondere che la maturità raggiunta ha dovuto e deve fare sintesi dei mille caratteri di chi ha volontariamente aderito al progetto. “Una regione - continua Mazzoni - fatta di produzioni di nicchia, ma anche di grandi realtà che hanno saputo far leva sull’export, investendo fortemente in promozione. Unicità e carattere contraddistinguono vini ormai sempre più apprezzati oltreoceano. Secondo i dati Ismea, quasi la metà della produzione italiana finisce, infatti, all’estero. Le Marche si piazzano con un export che va oltre il 60%, dato importantissimo perché l’export è e sarà ossigeno vitale per la sopravvivenza delle nostre aziende vitivinicole. La politica vincente

. www.imtdoc.it

Agroalimentare

che ha fatto affermare il consorzio è stata quella di far convivere piccole, medie e grandi aziende all’interno della stessa struttura, consapevoli che la promozione del brand Marche è e sarà un successo per tutti”. Quali sono i mercati internazionali di riferimento? “Gli investimenti IMT coinvolgono tutto il tessuto vitivinicolo regionale del mercato: le buone performance dei nostri vini all’estero - commenta il direttore - sono trascinate dal boom del Verdicchio con il +46,1% in valore e sono state confermate dalla presenza al Vinitaly, di buyer esteri, provenienti da tutto il mondo, a partire dai mercati di maggiore respiro per le nostre produzioni: Usa, Giappone, Scandinavia, Germania, Olanda. E’ altrettanto rinfrancante il segnale che arriva sul versante nazionale dagli operatori dell’Horeca alla Gdo, dalle enoteche alla normal trade, e dalle molte persone che si sono avvicinate al vino da poco e che hanno sentito parlare della nostra terra e della nostra qualità. Per il prossimo futuro, nuove frontiere da conquistare sono Brasile, Emirati Arabi, Lettonia, Lituania, Estonia. Il mercato russo sì, ma presenta ancora problematiche legate alle dogane. In testa a tutti, la Cina, un paese dove il consumatore è disposto a spendere oltre 200 euro per una bottiglia di Conero Riserva DOCG. Tanto da spingere l’unica organizzazione di produttori della regione a stringere joint venture nel Paese del Dragone. In India siamo precursori alla distribuzione diretta”. Tutto ciò grazie al tam tam mediatico realizzato soprattutto da IMT, che ha fatto centro. La carta vincente giocata diversi anni fa è stata puntare sulle identità vinicole autoctone. Nell'elenco regionale delle varietà di vite idonee alla produzione sono ben 52 i vitigni, di cui 30 assolutamente identificati con il territorio. Anche sotto questo profilo l'IMT può dirsi moderno nel senso di contemporaneo alle richieste del mercato e funzionale ai parametri di consumo. Che cosa consiglia a chi vorrà cimentarsi in questa mirabile arte? “La chiave di volta per promuovere il brand Marche - termina Mazzoni - è certamente agevolare il rinnovo delle aziende e quindi il ricambio generazionale. Il giovane ha a disposizione tutti gli strumenti necessari per aggredire al meglio il mercato enologico: conoscenza della lingua, curiosità e voglia d’innovazione”. Giulia Jorini

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Alberto Mazzoni direttore IMT (Istituto marchigiano di tutela vini)


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ALLA SCOPERTA DEL VINO MADE IN MARCHE Il calice della regione si distingue come sinonimo di territorio e salute

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arietà autoctone dalla forte identità territoriale valorizzate anche dall’interessante rapporto qualità-prezzo. Una vitis vinifera che occupa esclusivamente versanti collinari essendo così, una produzione di eccellente qualità. Un paesaggio che esprime la naturale vocazione sia dell’ambiente pedoclimatico, sia delle radicate tradizioni e tipicità contadine. Queste sono le peculiarità delle Marche enologiche.

Visitando questa regione si scopre una poliedrica proposta vitivinicola ricca di straordinaria biodiversità per natura e fisionomia. Un comparto all’avanguardia e di tutto rispetto che nulla ha da invidiare ad altre regioni. L’elisir di lunga vita della regione con più centenari d’Europa: lo svela un’indagine condotta su vino e longevità da Gabriele Micozzi, docente dell’Università Politecnica delle Marche e commissionata dall’IMT, Istituto marchigiano di tutela vini. Con 14.190 aziende e oltre 1 milione di ettolitri prodotti, il vigneto Marche vanta 17.453 ettari totali. Il 60% della superficie vitata è dedicata a DOCG - vini a Denominazione di Origine Controllata e Garantita e DOC - vini a Denominazione di Origine Controllata (dati Istat, Censimento Agricoltura 2010). Il 19% al biologico. 5 i vini certificati DOCG. Eccellenza indiscussa, bianco più premiato dalle guide italiane 2014, ambasciatore autoctono delle Marche nel mondo è certamente il Verdicchio, massima espressione enologica della regione, vino duttile e potenziale per produrre, perfetto da abbinare ai prodotti offerti dal mare. Inconfondibile nella personalità e sorprendente nella versatilità. Castelli di Jesi Verdicchio Riserva e Verdicchio di Matelica Riserva - prodotti nelle assolate colline dello Jesino e nella sinclinale camerte sono sottoposti a un invecchiamento minimo di 18 mesi (di cui almeno 6 in bottiglia per il primo). Quella marchigiana è una produzione che privilegia i bianchi, ma di certo non si fa mancare la bacca nera. Fanno parlare di sé il montepulciano e il sangiovese, vitigni-base per la produzione rispettivamente della DOCG Conero - miglior vino rosso

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marchigiano tipico dell’intero territorio comunale di Ancona, Offagna, Camerano, Sirolo, Numana e parte dei comuni di Castelfidardo e Osimo - e del Rosso Piceno Superiore. Nella sottozona Focara dei Colli Pesaresi la qualità è tenuta alta dal Pinot nero. Anche Offida riceve la DOCG con le sue Passerina, Pecorino e Rosso. La zona di produzione di riferimento del rosso ricade su 19 comuni della provincia di Ascoli Piceno. Quella del bianco è leggermente più vasta e copre 25 comuni, alcuni dei quali in provincia di Fermo. Un capitolo a parte va dedicato alla produzione delle bollicine, primato mondiale delle Marche. Il nostro è un territorio ricco di vitigni autoctoni particolarmente adatti a sostenere le stressanti lavorazioni richieste per la spumantizzazione. Qui non s’improvvisa ma si produce da sempre, addirittura prima del noto Dom Perignon, tradizione francese risalente al 1670. Testimonianza di ciò, una pubblicazione del 1622 del medico fabrianese Scacchi: una descrizione dettagliata della tecnica di rifermentazione del vino in bottiglia, nient’altro che l’attuale “Metodo Classico”. Una su tutte e unica nel suo genere è la DOCG Vernaccia di Serrapetrona, sparkling rosso amabile o dolce. Più lunga la lista dei vini regionali classificati DOC: Bianchello del Metauro, Colli Maceratesi, Colli Pesaresi, Esino, Falerio, I Terreni di Sanseverino, Lacrima di Morro d’Alba - chicca enologica prodotta con maestria in un fazzoletto di terra in provincia di Ancona - Pergola, Rosso Conero, Rosso Piceno, San Ginesio, Serrapetrona, Terre di Offida, Verdicchio dei Castelli di Jesi, Verdicchio di Matelica. Come se non bastasse, abbiamo gli IGT Marche - vini a Indicazione Geografica Tipica - utilizzati dai vitivinicoltori per elevare la qualità dei propri prodotti e diminuire i regionali vini da tavola. Colori vivaci, profumi intensi e complessi, gusti equilibrati, persistenti, fini, strutturati e armonici: queste le Marche nei suoi vini di pregio, irripetibili altrove. Giulia Jorini

.Agroalimentare


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MALASPINA: SCONFIGGERE LE AGRO-PIRATERIE CON UNA POLITICA VINCENTE Difesa e sostegno all’agricoltura enologica quale comparto in continua crescita per la nostra regione

Tutela dei marchi di qualità, accordi bilaterali e azioni promozionali sono le strade da percorrere per salvaguardare la produzione enologica nazionale, soggetta a numerosi tentativi di agro-piraterie e a ripetute contraffazioni alimentari". Interviene cosi l’assessore regionale all’agricoltura, Maura Malaspina, a Verona, durante l’incontro promosso dalla regione Marche al Vinitaly. Un fenomeno questo, che si ripete ogni qual volta ci sia in ballo un prodotto di alta qualità, testimoniato da un marchio comunitario e riconosciuto a livello internazionale. Nel caso delle Marche coinvolge niente meno che il nostro tradizionale e pregiatissimo Verdicchio. “Nel 2013 - spiega l’assessore - i dati dell’export italiano indicano il superamento della quota 33,4 miliardi di euro. Il mercato del falso agroalimentare si stima ne valga 60 miliardi di euro l’anno, quasi il doppio. Almeno 20 milioni di bottiglie di pseudo vino realizzate attraverso le ‘polverine’ e, per il Verdicchio - 17 milioni di export nel 2013 - s’ipotizzano imitazioni per circa 30 milioni di euro, un export di 8,5 milioni di bottiglie”. Dati confermati durante il Vinitaly edizione 2014, dall’IMT - Istituto marchigiano di tutela vini - che ha affrontato il fenomeno della contraffazione su base scientifica, coinvolgendo l’Università Politecnica delle Marche. “Ci stiamo muovendo con vere e proprie campagne informative, risultato di precise analisi. L’obiettivo è tutelare l’intero patrimonio vitivinicolo regionale, produttori e consumatori, svelando tutti i segreti dei “kit” per realizzare i più noti vini italiani con composti chimici”. Uno scenario preoccupante, quello dell’italian sounding e delle contraffazioni, per il quale la Malaspina individua due possibili soluzioni: le normative europee quando possiamo far valere la tutela sui marchi DOC e DOCG, accordi bilaterali e azioni promozionali fuori dall’Unione europea - il 60% dell’export

. www.regione.marche.it

Agroalimentare

del Verdicchio va negli Stati Uniti - facendo leva sulle distinzioni fra Verdicchio e falsi. “Per valorizzare l’agricoltura vitivinicola e portarla ai vertici del successo - continua la Malaspina - abbiamo lavorato duro e costantemente. Altrettanto faremo per difenderla dal mercato della contraffazione alimentare”. La Regione Marche ha, infatti, puntato sulla qualità e internazionalizzazione dei propri vini favorendo l’aggregazione attraverso i consorzi IMT e Vini Piceni. I risultati positivi dell’export dei vini marchigiani sono merito di una vincente attività promozionale legata agli investimenti, circa 12,5 milioni di euro, tra Ocm - Organizzazione comune di mercato - vino e Psr - Piano di sviluppo rurale - di una riconosciuta qualità e versatilità dell’offerta, in termini di varietà autoctone e di rapporto qualità prezzo. “Una strategia pianificata, quella dei mercati internazionali, che rafforzeremo nel prossimo futuro. Una buona politica che consente l’affermazione dei nostri vini all’estero e l’occupazione di molti giovani - precisamente +25% in 3 anni che tornano alla terra, investono nel rinnovo dei vigneti, puntano sul biologico e soprattutto fanno innovazione”. Un driver decisivo per l’intero settore e per la crescita del reddito delle nostre Marche, piccole per dimensioni ma grandi nell’offerta di qualità. “Nel mondo del vino - termina l’assessore all’agricoltura - ogni regione ha una punta di diamante: la nostra è senza ombra di dubbio il Verdicchio, plurale nella doppia accezione di Jesi e Matelica. Ma esistono anche perle come il Conero Riserva DOCG, la Lacrima di Morro d'Alba, la Vernaccia di Serrapetrona, il Bianchello del Metauro, Pergola e i Colli Maceratesi. Serve partire per le Marche, per capire fino in fondo ciò che può restare in bocca dopo aver bevuto”. Giulia Jorini

Maura Malaspina assessore allʼagricoltura Regione Marche

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L’ASSAM SI RICONFERMA ENTE EFFICACE E VIRTUOSO Dall’analisi sull’attività del 2013, l’agenzia agroalimentare delle Marche vanta un bilancio invidiabile

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l consuntivo 2013 dell’ASSAM - Agenzia servizi settore agroalimentare della Regione Marche è più che soddisfacente sia sotto il profilo economico-patrimoniale che sotto quello dell’efficacia delle azioni attuate. A fronte di un risultato di gestione che si chiude in sostanziale equilibrio, si rileva un miglioramento del reddito operativo che passa dai circa 147.000 del 2012 a circa 538.000 euro e, un aumento del valore della produzione del 4,8% che passa dai circa 5.000.000 euro ai 5.250.000 del 2013.

Numeri che sintetizzano le significative performance dei nuclei operativi di cui è composto l’ASSAM. Il Servizio Agrometeo ha assicurato il monitoraggio meteorologico del territorio regionale con 72 stazioni, il rilievo agrofenologico con 243 siti ed epidemiologico con 307 siti delle colture agrarie. Il Notiziario settimanale, personalizzato su base provinciale (oltre 3.100 utenti), e il sito Web (128.000 visite) sono stati strumenti utili per fornire alle imprese agricole le indicazioni per la corretta gestione agronomica delle colture nel rispetto dei disciplinari di produzione e difesa integrata, delle norme di Buona Pratica Agricola e dei criteri di Gestione Obbligatoria della Condizionalità. Il Centro operativo dell’Autorità di Controllo e Tracciabilità, ha gestito 31 filiere agroalimentari garantendo il flusso delle informazioni legate alle organizzazioni coinvolte (1.552). Per la certificazione, si sono svolte attività su 2.725 organizzazioni, eseguito 392 ispezioni per il controllo delle denominazioni d’Origine, per le Indicazioni Geografiche protette (138) e 254 per il marchio regionale QM - Qualità Garantita dalle Marche. Il Servizio fitosanitario ha emanato oltre 1.100 provvedimenti d’autorizzazione, iscrizione, revoca, misure fitosanitarie, certificati import export, svolto 4.277 analisi di laboratorio su 1.500 campioni di materiali vegetali, ha compiuto 6.700 indagini per la lotta al Punteruolo Rosso delle palme e controllato 214 vivai. Il Centro operativo “Qualità delle Produzioni” ha fornito 309.637 determinazioni e analizzato 54.846 campioni. Il Centro operativo di monitoraggio, collaudo e trasferimento dell’innovazione ha recuperato e conservato oltre 300 varietà e biotipi di 6 specie frutticole autoctone in 3 campi di conservazione, ha presentato 350 oli monovarietali alla 10° Rassegna nazionale e realizzato 1 corso e concorso di potatura per 60 partecipanti. Il Centro operativo di Tutela e Valorizzazione del Territorio, attraverso i vivai, ha venduto 169.833 piante forestali e 15.206 piante tartufigene tra S. Angelo in Vado, Amandola, Pollenza e Senigallia. Formazione e aggiornamento sono proseguiti nel settore olivicolo e frutticolo con un corso per assaggiatori di olio con 20 partecipanti. Sono stati inoltre realizzati 4 corsi sul benessere animale con 85 partecipanti, il 2° corso dedicato all’agricoltura sociale con 22 partecipanti e il 1° corso sulla tartuficoltura e gestione delle tartufaie coltivate con 20 partecipanti. Inoltre, è stata realizzata un’azione divulgativa nell’ambito del biologico - Cattedra ambulante del biologico - con 22 incontri realizzati in collaborazione con comuni, scuole, associazioni e GAS. Giulia Jorini

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Gianluca Carrabs Amministratore Unico dellʼAssam

www.assam.marche.it

.Agroalimentare


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PROGETTAZIONE EU ASSAM IN CORSO DI GESTIONE NEL 2013 L’agenzia accede ai fondi comunitari per una maggiore autonomia finanziaria dal bilancio regionale

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a rinnovata capacità dell’ASSAM di intercettare e accedere ai fondi comunitari per la concretizzazione dei propri compiti, vede operativi ben 3 progetti dal 2013. Il primo finanziato dal Programma di Cooperazione Territoriale INTERREG IVC è il progetto Locfood che nasce dalla cooperazione tra Regione Marche, il capofila del progetto, la Contea del Nordland (Norvegia) e dal coinvolgimento di 13 partner altamente qualificati, provenienti da 9 Paesi Europei.

Partendo dal ruolo cruciale delle autorità regionali e locali a sostegno del settore alimentare, il progetto mira al miglioramento delle politiche e strategie nelle aree rurali per le PMI del settore alimentare, rafforzando l’imprenditoria, lo sviluppo economico e la competitività stessa. Con un’analisi puntuale delle esperienze del settore alimentare nelle aree rurali dei Paesi target di progetto, Locfood prevede un intenso scambio di knowhow: l’individuazione di best practices trasferibili in termini di politiche e strategie e la redazione di un Manuale di Buone Prassi. Il target group del progetto è rappresentato da decisori politici, funzionari, istituzioni locali e regionali, operatori dell’agro-alimentare, attori del settore turistico e consumatori. La gestione del progetto è stata affidata all’ASSAM dal Servizio Ambiente e Agricoltura della stessa Regione. Un altro progetto è Wellfood, cofinanziato dal Programma di cooperazione IPA Adriatico CBC 20072013 e promosso dalla provincia di Forlì Cesena che coinvolge 10 partner provenienti da 7 Paesi dell’Area Adriatica. I partner regionali sono il Servizio Ambiente e Agricoltura della Regione Marche in collaborazione con ASSAM e la Camera di Commercio di Macerata, coordinatrice delle attività di comunicazione. Finalità del progetto è rafforzare la capacità d’innovazione del settore agro-alimentare, favorendo i legami tra centri di ricerca e innovazione, consumatori, produttori. Wellfood mira a: rafforzare il trasferimento di conoscenza in materia, qualità e sicurezza alimentare con una rete transnazionale Adrifood Cluster - che promuove lo sviluppo sostenibile, il trasferimento di know-how attraverso imprese, ricerca, consumatori e istituzioni; trasferire l’innovazione e disseminare know-how sulle nuove tecnologie del settore alimentare; promuovere la consapevolezza del consumatore circa l’innovazione e le nuove tecnologie per alimenti sani e sicuri; valorizzare le eccellenze territoriali e il concetto di benessere legato a un’alimentazione di

. www.assam.marche.it

Agroalimentare

qualità. Il terzo progetto è Ecosea, cofinanziato dal Programma IPA CBC 2007-2013, è promosso dalla Regione Veneto e vede partecipanti 10 partner dell’Area Adriatica, tra cui Regione Marche con il supporto di ASSAM. Obiettivo del progetto è lo sviluppo, la protezione e la valorizzazione dell’ambiente marino e costiero con un approccio innovativo alla gestione coordinata dell’attività ittica - a livello istituzionale e di policy - e un aumento diretto della biodiversità marina – attraverso azioni pilota. Migliorerà quindi la qualità dell’ambiente marino, rafforzando lo sviluppo sostenibile e la competitività delle comunità costiere dipendenti dalla pesca. Un progetto che risponde chiaramente agli effetti negativi connessi alle attività ittiche e dell’acquacoltura. Come effetto correlato, ECOSEA rafforzerà la difesa del patrimonio culturale che caratterizza il settore ittico dell’Adriatico, generando effetti positivi anche sulla promozione del turismo sostenibile, meno legato alla stagionalità. Giulia Jorini

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GRANDE SUCCESSO PER CRESCERE NELLA COOPERAZIONE Il progetto, arrivato all’VIII edizione, ha visto la partecipazione di più di 1.300 alunni degli istituti scolastici della Regione Marche

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rande entusiasmo martedì 3 Giugno al Teatro delle Muse di Ancona per la cerimonia conclusiva del progetto Crescere nella Cooperazione alla quale hanno partecipato più di 1.300 alunni degli istituti scolastici della Regione Marche. Il progetto è sostenuto - per gli aspetti economici - dalla Federazione Marchigiana Banche di Credito Cooperativo e da Fondosviluppo e vede il coinvolgimento di Confcooperative Marche, della Regione Marche, dell’Università degli Studi di Urbino, dell’Ufficio Scolastico Regionale e di tutte le Banche di Credito Cooperativo Marchigiane.

Bruno Fiorelli presidente Fmbcc

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La manifestazione si è aperta con i saluti del presidente della Federazione Marchigiana Banche di Credito Cooperativo, Bruno Fiorelli, della responsabile didattica del progetto, Bianca Maria Ventura e dell’Assessore all’istruzione Marco Luchetti. Subito dopo, spazio ai veri protagonisti dell’iniziativa – gli alunni degli istituti scolastici - che hanno avuto la possibilità di salire sul palco e di raccontare al pubblico l’attività svolta dalla propria Associazione Cooperativa Scolastica (ACS). Tutte le ACS hanno ricevuto un contributo in denaro da parte delle Banche di Credito Cooperativo delle Marche mentre per alcune di esse, particolarmente meritevoli, sarà organizzato un incontro presso la Federazione Italiana delle BCC e Confcooperative Marche nel corso del quale gli alunni potranno presentare il lavoro svolto. Il progetto “Crescere nella cooperazione” è nato, nelle Marche, nell’anno scolastico 2006/2007 con l’obiettivo di realizzare un modello marchigiano di sviluppo dell’educazione cooperativa che attraverso la costituzione delle Associazioni Cooperative Scolastiche (ACS) si prefigge di favorire l’integrazione e lo scambio tra scuola e territorio, potenziare la dimensione della solidarietà e dell’imprenditorialità, ma, soprattutto, di valorizzare la cultura della cooperazione tra i giovani e all’interno del mondo scolastico. Nel progetto “Crescere nella cooperazione” soggetti della scuola e dell’extra scuola operano congiuntamente per sviluppare negli studenti impegno civico ed etico attraverso la sperimentazione d’imprese cooperative scolastiche. L’idea di cooperazione, con la quale docenti e alunni entrano in contatto, riguarda non solo un modello di sviluppo economico, ma anche un modo concreto di gestire la relazione e la responsabilità personale. La didattica ordinaria s’intreccia con la vita dell’ACS e, dunque, privilegia metodologie attive e cooperative. Nel tempo il progetto è cresciuto in termini numerici e di entusiasmo: dalla prima edizione, alla quale hanno aderito 6 Istituzioni scolastiche con circa 400 alunni, si è passati, quest’anno, al coinvolgimento di 26 istituti scolastici con 1.300 alunni e circa 100 professori. Al termine della manifestazione è stato dato l’arrivederci alla 9a edizione del progetto.

www.fmbcc.bcc.it

.Cooperazione


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Lʼassessore regionale allʼistruzione Marco Luchetti

IL MODELLO COOPERATIVO È VINCENTE “La Regione Marche è vicina a questo evento e apprezza molto l’attività svolta in questi anni dalla Federazione Marchigiana Banche di Credito Cooperativo in tal senso – ha dichiarato l’assessore Regionale all’istruzione Marco Luchetti – e educare le giovani generazioni alla cooperazione ha in sé una molteplicità di valori. Uno storico che ci ricorda quanto questo mondo sia stato importante per lo sviluppo economico del nostro territorio e, come, ancora oggi il modello cooperativo sia vincente e, se vogliamo, tendenzialmente anticiclico rispetto la difficilissima congiuntura economica del Paese. Ritengo, inoltre, che eventi di questo genere riescano a proporre un approccio positivo e propositivo agli alunni, presentando una didattica che comunichi un’idea giusta e vincente per gli studenti: uno stare uniti che possa essere, in un futuro prossimo, un lavorare insieme. E’ un fatto, d’altronde, che negli anni sempre più istituti e docenti si avvicinino all’iniziativa e che a oggi siano coinvolti istituti di ogni grado”. Giulia Jorini

La responsabile didattica del progetto professoressa Bianca Maria Ventura

LA CULTURA COOPERATIVA È UN’OPPORTUNITÀ PER MIGLIORARE E INNOVARE LA DIDATTICA Giunto alla sua 8^ edizione, il progetto Crescere nella cooperazione registra un incremento quanti - qualitativo e presenta un’articolazione sempre più complessa che nell’anno scolastico 2013-2014 ha coinvolto, nel territorio marchigiano, tutti i segmenti di scolarità, dalla primaria alla secondaria di secondo grado. La ragione della sua tenuta nel tempo, nonché del suo continuo arricchimento, risiede soprattutto nel solido fondamento pedagogico - didattico cui sono ispirate le azioni cooperative e didattiche che lo sostanziano e che, per le classi della scuola primaria e secondaria di primo grado, confluiscono nella costituzione di un’Associazione Cooperativa Scolastica (ACS) ad opera degli alunni. In qualità di alunni soci, bambini e ragazzi vivono da protagonisti un’avventura che li sfida sul piano degli apprendimenti disciplinari, della relazione con l’extrascuola e dell’impegno imprenditoriale. L’apparato teoretico di riferimento del progetto è la cultura cooperativa, fondata sui principi di solidarietà, democrazia, partecipazione attiva, aiuto reciproco, assunzione di responsabilità personale e collettiva. Esso si concretizza nella didattica costruttivista, fortemente centrata sul “fare”, di tipo cooperativo ed inclusivo. La sfida più audace in questa direzione è rappresentata dall’intreccio costante e dal reciproco arricchimento tra attività imprenditoriali e attività finalizzate agli apprendimenti disciplinari, nella comune prospettiva della crescita personale e sociale degli alunni. Ad accogliere questa sfida, fin dalla prima edizione del progetto, sono stati e sono soprattutto gli insegnanti che ogni anno interpretano la partecipazione al progetto come un’opportunità per migliorare e innovare la loro didattica quotidiana. In ciò sono costantemente sostenuti dalla formazione che, nel corso dell’8^ edizione, si è realizzata in sette moduli dedicati ai temi della progettazione educativa e didattica, della valutazione, della documentazione, del rapporto tra etica ed economia nell’ambito della logica cooperativa, delle procedure specifiche per la realizzazione dell’ACS, e delle strategie didattiche del cooperative learning e dell’inclusione, con particolare attenzione all’individualizzazione e personalizzazione dei percorsi educativi. Il rapporto costante con i docenti stimola la continua introduzione di piccole modifiche e grandi sfide per rispondere più concretamente alle esigenze della scuola. L’edizione 2013-2014, ad esempio, ha introdotto nel corso dell’anno il Cooperpuzzle, un gioco cooperativo in cui gli alunni-soci della scuola primaria hanno sperimentato il rapporto tra competizione e cooperazione attraverso una gara da cui tutti i partecipanti sono usciti in qualche modo vincitori. Al fine di sostenere gli insegnanti – preoccupati sempre dallo svolgimento dei programmi disciplinari – il gioco ha avuto, come oggetto, contenuti di Storia, Matematica, Scienze, Cultura generale, Sport, Scrittura creativa, affrontati tutti, sia in fase di apprendimento, sia in fase di gara, con metodo cooperativo. La risposta delle scuole, sia in quest’occasione, sia in fase finale, ha messo in luce un diffuso equilibrio tra creatività e rigore metodologico e grande entusiasmo da parte di tutti i soggetti coinvolti. Bianca Maria Ventura

Cooperazione

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L’AUTO A NOLEGGIO CRESCE NONOSTANTE LE CRITICITÀ ECONOMICHE 13° Rapporto ANIASA: settore del noleggio veicoli e proposta per il riordino della tassazione sulle auto aziendali

Fabrizio Ruggiero, Presidente Aniasa

Nel 2013 e nei primi mesi dell’anno in corso il settore delle flotte aziendali a noleggio e del rent-a-car è tornato a crescere, nonostante la miope stretta fiscale, la crisi dell’automotive, i poco efficaci incentivi per i veicoli a basse emissioni, l’aumento incontrollato dei premi assicurativi e la piaga dei furti d’auto”.

E’ questa la fotografia scattata da ANIASA - Associazione Nazionale Industria dell’Autonoleggio e Servizi Automobilistici di Confindustria nel corso dell’Assemblea Pubblica (Milano, maggio 2014) che ha visto la presentazione della tredicesima edizione del Rapporto annuale sullo stato di salute del comparto. Noleggio a breve e lungo termine nel 2013 e 2014 Dopo un 2013 in cui il giro d’affari del settore del noleggio veicoli a breve e lungo termine ha superato la soglia dei 5 miliardi di euro con un parco circolante di 668.000 veicoli e le sole immatricolazioni in sofferenza (-8,4%, dalle 256.418 del 2012 alle 234.712 unità), nei primi tre mesi del 2014 gli indicatori mostrano segnali incoraggianti: aumenta nuovamente il fatturato (+2,5%), resta stabile la flotta circolante, mentre tornano a crescere le immatricolazioni di veicoli (+6.000 unità) che sostengono un mercato auto, ancora in difficoltà e ad aprile raggiungono il traguardo del 22,6% d’incidenza sull’intero immatricolato (su dieci auto nuove, oltre due sono a noleggio). I dati positivi di fatturato e flotta confermano la capacità del settore di garantire, anche nella fase più acuta della crisi, una stabilità dei costi, funzionando da supporto strategico per l’industria del turismo, da “sostegno finanziario” alle aziende in crisi di liquidità e sempre alle prese con il cronico ritardo dei pagamenti da parte della PA e da strumento di spending review per le flotte pubbliche.

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I dati concernenti i primi tre mesi dell’anno confermano l’andamento positivo del noleggio a breve termine già evidenziato nel corso dell’intero 2013, con un giro d’affari in crescita dell’1,3% rispetto allo stesso trimestre dello scorso anno e con indicatori positivi, in particolare per quanto riguarda i giorni di noleggio (+1,1%) e il numero di noleggi (+1,6%). A trainare la crescita del giro d’affari sono, soprattutto, i noleggi registrati presso i desk aeroportuali che compensano il leggero calo subito dal business nei centri cittadini. Dopo la contrazione del 2013, ripartono anche le immatricolazioni (+14%), che crescono di oltre 3.300 unità. Anche i primi i dati trimestrali del noleggio a lungo termine certificano la positiva situazione del comparto, con un giro d’affari che continua a registrare aumenti in linea con i dodici mesi precedenti (+2,7%). L’inizio del 2014 è comunque caratterizzato da una discreta ripresa delle immatricolazioni (+5,6%), dovuta essenzialmente al rinnovo di contratti precedentemente oggetto di proroghe (la durata media è arrivata a 47 mesi) e con una stabilità complessiva del portafoglio clienti (65.000 aziende clienti e 2.500 PA). Eppure lo scenario di riferimento per il settore è tutt’altro che roseo, con il mercato dell’auto protagonista di un trend depressivo (-48,1% rispetto ai livelli pre-crisi) che lo ha riportato sugli standard di metà anni ’70. Senza contare i poco efficaci incentivi alle vetture a basse emissioni ripartiti ieri (lo scorso anno su 50 mln a disposizione ne sono rimasti inutilizzati 32 mln di euro e anche quest’anno sono in pratica escluse le auto aziendali), il lievitare incontrollato dei premi assicurativi (+100% negli ultimi 3 anni) e la piaga dei furti d’auto (cresciuti in un anno del 30%). Proposta per il riordino della tassazione sulle auto aziendali Dal 2011 al 2013 l’effetto congiunto degli aumenti dell’imposizione fiscale (IPT, PRA, Assicurazioni, Tasse regionali) e l’ulteriore miope compressione della deducibilità dei costi delle auto aziendali (ridotta dal 40% al 20%) ha contribuito a determinare una perdita di 114.000 immatricolazioni di nuove auto aziendali e ha comportato minori entrate complessive per l’Erario pari a 588 milioni di euro, tra tasse ed emolumenti vari. L’impatto della stretta fiscale è stato pesante specialmente per le aziende italiane: su una vettura aziendale media (valore 30.000 euro) il valore di detrazioni e deduzioni fiscali in Italia oggi ammonta a 5.697 , quasi un quinto di quanto riescono a “scaricare” le

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aziende tedesche e spagnole e circa un quarto di Francia e Gran Bretagna. “Le manovre tributarie degli ultimi 36 mesi hanno finito per aumentare oltre misura la tassazione sull’auto, frenando il mercato del noleggio e raggiungendo, peraltro, risultati di gettito opposti agli obiettivi iniziali”, dichiara Fabrizio Ruggiero, Presidente ANIASA, “Auspichiamo che il nuovo Esecutivo, con il supporto tecnico di tutta la filiera, riesca a mettere in campo interventi lungimiranti e in controtendenza, in grado di rilanciare l’economia, supportare i consumi d’imprese e cittadini e contestualmente di rimpinguare le casse dello stato“. A tal riguardo ANIASA propone l’immediato ripristino della normativa sulla fiscalità dell’auto aziendale ante-Fornero, riportando la deducibilità dal 20% al 40%. Secondo le stime elaborate dall’Associazione, infatti, tale intervento in favore delle aziende italiane produrrebbe uno dei seguenti possibili due scenari: il primo, “prudenziale”, con 20.000 immatricolazioni in più per il solo settore del noleggio e un secondo, positivo, con ben 47.000 nuove vetture in più. In entrambe i casi, tale crescita delle immatricolazioni produrrebbe un beneficio per l’Erario netto addizionale (già scontato delle minori entrate dovute alla maggiore deducibilità) rispettivamente di 45 milioni (per le 20mila immatricolazioni) e 107 milioni di euro (per le 47.000). Senza contare che un allineamento ai parametri europei, sempre presi negli ultimi anni come paradigma assoluto di riferimento per la nostra economia, garantirebbe maggiore competitività alle aziende italiane, libererebbe risorse per investimenti, dando ossigeno anche al mercato dell’auto con vetture più giovani, ecologiche e sicure.

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CAR SHARING: AUTO, DRIVERS E CITTÀ DEL FUTURO Le nuove generazioni sono tre volte più interessate al servizio di mobilità rispetto al “prodotto” automobile

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ra privati e aziende cresce la percezione del ruolo chiave del car sharing nella mobilità del futuro. Le armi vincenti: l’economicità, la flessibilità e la semplicità d’accesso. Dall’integrazione tra servizi di noleggio e car sharing un’opportunità per la smart mobility cittadina, aziendale e turistica.

In collaborazione con ANIASA, Deloitte ha illustrato i risultati di uno studio sulle nuove forme di smart mobility: “Noleggio e car sharing al centro dello sviluppo della smart mobility cittadina, aziendale e turistica”. La ricerca, condotta nei primi mesi del 2014, analizza il contesto statunitense e quello italiano (con un campione complessivo di quasi 3.000 unità), gli atteggiamenti di cittadini, aziende del settore del noleggio veicoli e fleet manager - gestori di flotte aziendali. L’obiettivo è misurare il livello di conoscenza e interesse per il car sharing e per le nuove forme di mobilità cittadina, prevedere i trend del futuro e comprendere le opportunità di partnership e integrazioni tra l’offerta di noleggio veicoli e quella di car sharing. Le opinioni studiate coinvolgono tre generazioni: la “Y” - compresa tra i 14-32 anni, la “X” - 33-49 anni e i “baby boomers” - 50-70 anni. L’elevato costo di acquisto del bene, le spese di mantenimento (in primis assicurazione), manutenzione e quelle riguardanti il carburante spingono le nuove generazioni a non comprare più l’auto. Tali concause determinando un crescente interesse per i mezzi pubblici e per le nuove soluzioni di smart mobility, decisamente meno onerose. Nonostante tutto, oggi l’auto di proprietà resta il mezzo di trasporto preferito, il 75% ne possiede una (3 su 4 intervistati). Un panorama, comunque, in rapida evoluzione, anche nel nostro Paese. Il 63% del campione si dichiara favorevole all’utilizzo di mezzi di trasporto “alternativi”, mentre nei prossimi 5 anni si stima che crescerà del 15% l’utilizzo di nuove forme di mobilità per spostamenti di routine. La “generazione Y” è particolarmente interessata ai modelli di trasporto alternativi se affidabili (57% del campione). In Italia il 28% utilizzerebbe volentieri servizi di car sharing, se disponibili nella propria città (la percentuale sale al 42% negli USA) e ancor meglio se supportati e gestibili attraverso le nuove tecnologie: il 46,8% dei più giovani, infatti, utilizzerebbe applicazioni dal tablet o smartphone per pianificare i propri percorsi. L’approdo in Italia di nuovi operatori, soprattutto a Milano e Roma, aumenta la conoscenza del car sharing: il 64% dei clienti finali è informato e interessato, il 28% ha già utilizzato il servizio, l’83% ritiene che avrà effetti importanti sulla mobilità cittadina. Oltre l’88% degli operatori del settore del noleggio veicoli dichiara di essere molto informato e interessato al car sharing, mentre il 60% ritiene che avrà un ruolo chiave nello scenario della mobility. La formula vincente del car sharing è indubbiamente l’economicità, accessibilità, flessibilità del servizio. I valori medi più elevati delle risposte sono registrati dalle voci “semplicità ed efficienza nella prenotazione” (4,39), “convenienza economica” (4,3) e “possibilità di usufruire di specifiche tariffe convenzionate” (3,92). Le nuove generazioni sono tre volte più interessate al servizio di mobilità rispetto al “prodotto” automobile. Tra gli aspetti essenziali della gestione del servizio, la libertà di riconsegna del veicolo ottiene il maggiore gradimento (4,2 in media). Scarsa rilevanza è attribuita dagli intervistati al contributo alla riduzione delle emissioni di CO2 e alla possibilità di scegliere il modello preferito di vettura. Lo studio si sofferma anche su due nuove forme di mobilità cittadina, in fase di graduale diffusione e attrattive per il cliente finale. Il car pooling, la condivisione dell’auto per un determinato percorso con il fine principale di ridurre i costi del trasporto: fleet manager e società di noleggio mostrano un lieve interesse, rispettivamente il 23% e il 30% dichiara che lo utilizzerà nei prossimi 6 mesi. La

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percentuale sale al 60% tra i clienti finali. Il “peer to peer” è invece il processo con cui un proprietario di un’auto mette il proprio veicolo a disposizione degli altri, in affitto per brevi periodi. Riscuote un gradimento inferiore, però è valutata dal 39% della “generazione Y” come forma di mobilità attrattiva. Nell’offerta di car sharing, il coinvolgimento/partnership con un operatore del renting è ritenuto un punto di forza del servizio dal 54% dei clienti finali, 60% delle società di noleggio e 81% dei fleet manager. I dati raccolti nella ricerca evidenziano come iI car sharing sia percepito da utenti e aziende quale opportunità per un’offerta integrata di servizi in grado di rispondere alle diverse esigenze di mobilità: il 90% dei gestori di flotte si dichiara interessato a un’offerta di noleggio integrata con pacchetti di servizi, l’80% delle società di noleggio lo considera un partner per offrire servizi integrati di mobilità, mentre il 70% dei clienti finali è interessato a un’offerta che integri le due formule. “I risultati dell’indagine sono stati davvero interessanti dichiara Marco Martina, Partner Deloitte ed esperto Automotive - emerge in maniera significativa una nuova esigenza di mobilità e un forte e crescente interesse nel servizio di car sharing, ritenuto d’importanza anche maggiore rispetto al “prodotto” auto, soprattutto nelle gene-

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razioni più giovani. Il car sharing inoltre non deve essere visto come un’alternativa ai servizi di noleggio, ma piuttosto come un’opportunità per un’offerta integrata tra le due tipologie di servizio: sempre più ritagliata sulle esigenze dei clienti in modo da massimizzare la cosiddetta “customer experience”. Sarà pertanto necessario che le società di noleggio ripensino il proprio modello di business per cogliere queste nuove opportunità derivanti dal contesto in continua e rapida evoluzione”. “I dati della ricerca condotta con Deloitte, insieme alla sostanziale tenuta del settore del noleggio veicoli nell’attuale contesto negativo dell’automotive e al rapido sviluppo del car sharing registrato a Roma e Milano negli ultimi mesi - conclude Fabrizio Ruggiero, Presidente di ANIASA - sono la chiara testimonianza del cambiamento in atto nei modelli di distribuzione e utilizzo del bene auto e di mobilità più in generale. Si procede, anche grazie al supporto e alla diffusione delle nuove tecnologie, verso una sempre maggiore integrazione tra le diverse forme di mobilità che rispondano alle esigenze di spostamento private o professionali con soluzioni su misura e sempre più evolute. Le nuove generazioni sono oggi meno propense al possesso dell’auto, ma mantengono un forte interesse per il tema mobilità”. Giulia Jorini

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CALABRIA: CONFINDUSTRIA PREOCCUPATA PER SPESA FONDI POR

La riunione del Comitato di Sorveglianza del POR Calabria ha aumentato la preoccupazione del sistema confindustriale calabrese circa le difficoltà di realizzazione della spesa entro i termini di scadenza previsti per dicembre 2015. È questa la preoccupazione che Confindustria Calabria manifesta in una nota stampa. Di là degli impegni di spesa che "coprirebbero" la dotazione finanziaria del programma, secondo Confindustria, la spesa effettiva è però appena sopra il 40%. Questo significa che in 18 mesi la Regione dovrà spendere oltre 1 miliardo e 100 milioni di euro, quasi il 60% del valore dell'intero programma. C'è molta apprensione nelle dichiarazioni del presidente regionale Giuseppe Speziali e dei presidenti territoriali, Natale Mazzuca, Andrea Cuzzocrea, Daniele Rossi, Antonio Gentile e Michele Lucente. Dover spendere oltre la metà del programma in appena un anno e mezzo quando nei precedenti 6 anni si è speso pochissimo non fa stare tranquilli gli industriali e obbliga l’associazione a mettere in atto tutte le azioni necessarie a che la Calabria non rischi di perdere risorse alla fine del ciclo di programmazione 2007/2013. Da più tempo e in più sedi gli industriali avevano manifestato la necessità di dare una "scossa" per invertire una rotta che, aldilà di ogni altra considerazione, sembrava portare la Calabria sull'orlo di un possibile e significativo disimpegno delle risorse comunitarie. La riduzione della dotazione finanziaria del POR FESR di oltre un terzo di quella iniziale ha prodotto, in automatico, un elevamento percentuale dei livelli di spesa che, però, continua a non essere soddisfacente.

Tra le province italiane con i salari reali più alti le meridionali sono ben sei. Prima in assoluto, Ragusa. Il dato sorprendente emerge da uno studio condotto dall’Università Bocconi, l’Istituto universitario europeo e Università di Berkeley. La ricerca mettere a fuoco le disuguaglianze di salari, redditi e consumi nelle diverse zone d'Italia. Lo studio ha analizzato i salari medi alla luce del reale costo della vita, che cambia nelle diverse zone d'Italia, e quindi dell'effettivo potere d'acquisto degli stipendi. Ne viene fuori il quadro di un'Italia capovolta. Per fare un esempio, un cassiere di banca ragusano con cinque anni di anzianità ha uno stipendio del 7,5% inferiore al suo collega milanese. Se però si tiene conto del differente costo della vita, allora scopriamo che la sua busta paga è più alta del 27,3%. E non è ancora tutto, perché per avere il medesimo potere d’acquisto del cassiere di Ragusa, il bancario di Milano dovrebbe guadagnare addirittura il 70% in più. Nel settore pubblico, poi, le differenze a favore dei dipendenti meridionali sono ancora più evidenti. Il salario nominale di un insegnante di scuola elementare con i soliti cinque anni di anzianità è, infatti, uguale in tutte le regioni italiane: 1.305 euro al mese. Una retribuzione che però in base al diverso indice dei prezzi al consumo nelle due città equivale a 1.051 euro reali a Milano e 1.549 a Ragusa. Con una differenza abissale a vantaggio della città siciliana: 47%. Per pareggiare il potere d’acquisto dell’insegnante ragusano il maestro milanese dovrebbe avere uno stipendio più pesante dell’83%.

BASILICATA: 2013 IN CALO MA IL TREND RALLENTA

SICILIA: STIPENDI MIGLIORI D’ITALIA

La “caduta economica” della Basilicata è proseguita anche nel 2013, allungando quindi il periodo di crisi, ma i ritmi sono meno marcati rispetto all’anno precedente: il Pil regionale viaggia ancora con il segno meno – ma il trend è inferiore (-3,2% del 2013 contro il -3,5% del 2012) – così come la produzione industriale (-7,7% rispetto ai dodici mesi precedenti), che vive il sesto anno di contrazione in tutti i settori. È questo il quadro dell’economia lucana dipinto nel rapporto “L’economia della Basilicata” della Banca d’Italia, illustrato a Potenza da Giancarlo Fasano. Per il 2014, però, ci si attende un miglioramento del quadro congiunturale che dovrebbe beneficiare della ripresa produttiva dell’automotive. Male anche il settore delle costruzioni, che paga l’immobilismo del mercato e degli investimenti pubblici, mentre si salva anche per il 2013 il turismo, che in Basilicata porta ancora un aumento di arrivi e presenze. In calo anche l’estrazione di greggio, comunque lo sfruttamento dei giacimenti ha favorito un aumento degli addetti all’industria e ai servizi nei comuni interessati dalle estrazioni. Rallenta anche il valore aggiunto dei servizi nel 2013 (-2,1%), così come la spesa per i beni durevoli delle famiglie lucane (-8,5%). Anche il mercato del lavoro non si è salvato dal trend della fase recessiva: rispetto al 2012 l’occupazione è diminuita del 2,6% così come nel settore del credito, i prestiti ai lucani che si sono ridotti del 2,9%.

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PUGLIA: L’ECONOMIA REGGE MA NON BASTA

"I dati sull'economia pugliese, pur nella drammaticità della situazione generale in Italia, dimostrano che questa è una regione che tiene e, in alcuni casi, meglio di tutti". L’ha spiegato l’assessore regionale alle politiche per il lavoro e personale, Leo Caroli. L’assessore ha chiarito che si rileva uno scenario di tenuta complessiva del sistema Puglia, pur in presenza di crescenti criticità settoriali e occupazionali. L’attività regionale ha messo in atto impulsi e rimedi per affrontare la questione occupazionale, le politiche di sviluppo e quelle di contenimento della crisi. C'è un modello pugliese di risposta alla crisi. Infatti, la Puglia ha saputo tenere insieme politiche di sviluppo economico e formazione, intrecciando politiche attive a quelle passive e dello sviluppo economico. Purtroppo gli effetti di questo intreccio non si producono tutti in maniera immediata e se per alcuni ci vogliono mesi per altri addirittura anni. C'è bisogno di altro. Caroli ha concluso il suo intervento invitando tutti a sedersi intorno ad un tavolo, superando gli schieramenti politici, per individuare i punti di maggiore criticità per trovare insieme le migliori soluzioni alla situazione.

Leo Caroli assessore regionale alle politiche per il lavoro e personale

Per il Molise nuove e numerose opportunità nei settori del turismo, della pesca e della valorizzazione di tutto ciò che è legato al mare: le ha elencate a Bruxelles, dopo il via libera della Commissione europea alla strategia e al piano d’azione della Macroregione Adriatico-Ionica, il presidente della Regione Molise e dell’Euroregione Adriatico-Ionica, Paolo di Laura Frattura. Per il presidente Frattura il via libera Ue rappresenta il riconoscimento che mancava in ambito europeo di un partenariato stabile già esistente nell’area. “Con i partner dell’Euroregione Adriatico-Ionica – ha spiegato il governatore – al comitato esecutivo abbiamo fatto il punto sulla comunicazione della Commissione europea e sui piani d’azione locali”. Importante è dunque puntare adesso su progetti concreti. “Un’ipotesi ora al vaglio – ha anticipato Frattura da Bruxelles – è quella di un’infrastruttura di collegamento con Albania e Montenegro, la connessione potrebbe portare energia, fibra e anche acqua. Un collegamento di questo tipo risolverebbe un loro problema e costituirebbe un’opportunità per noi: da loro l’acqua si riversa in eccesso a valle del Lago di Scutari e provoca inondazioni. Noi potremmo stoccarla nelle dighe del Molise – ha concluso il presidente – con un aumento della portata e dei serbatoi per le regioni limitrofe”.

ABRUZZO: NEL 2014 CREDITO IN RIPRESA

Italo Lupo CNA Abruzzo

MOLISE: TURISMO, PESCA E VALORIZZAZIONE DEL MARE

Paolo di Laura Frattura Presidente Regione Molise e dellʼEuroregione Adriatico-Ionica

In fondo al tunnel s’intravvedono timidi segnali di ripresa per il credito alle imprese. Li fotografa l'analisi condotta per la CNA regionale da Aldo Ronci, su dati di Bankitalia. Nel primo trimestre del 2014, sono stati, infatti, 307 i milioni di euro in più erogati al sistema produttivo, rispetto alla fine dell'anno precedente. Lo studio fa inoltre notare come la performance positiva ottenuta dalle imprese compensi, se possibile con gli interessi, l'ulteriore restrizione dei cordoni della borsa manifestata verso le famiglie. Quest’ultime, infatti, registrano un saldo negativo di 54 milioni di euro. In termini percentuali, il buon risultato ottenuto dalle imprese, si traduce in un incremento medio del 2,03%, contro un aumento medio nazionale dell'1,90%. Sul piano territoriale, la riapertura dei rubinetti da parte delle banche presenta un andamento molto contraddittorio tra le quattro province. Dopo anni di "vacche magre" e di record negativi, è proprio il territorio più industrializzato della regione, in altre parole il chietino, a beneficiare dell'aumento più rilevante (+190 milioni di euro; +4,08%), con altre due province (Teramo e L'Aquila) capaci di segnare andamenti positivi rilevanti (+87; +50). Pecora nera della classifica è il pescarese con un calo di 20 milioni di euro. Una positiva conferma, in linea del resto con i mesi precedenti, l'andamento di depositi e risparmio postale, che hanno registrato, sempre nei primi tre mesi dell'anno un incremento di 67 milioni di euro.

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UMBRIA: MACROREGIONE OPPORTUNITÀ PER METTERE IN MOTO L’ECONOMIA

“Con l’approvazione del Piano d’azione della Commissione europea per la costituzione della Macroregione Adriatico-Ionica, si apre per l’Umbria una prospettiva di sviluppo, di crescita e di riposizionamento politico, istituzionale ed economico che il nostro territorio non può lasciarsi sfuggire”. Queste le parole del presidente dell’Assemblea legislativa dell’Umbria, Eros Brega, a commento della notizia, giunta da Bruxelles, e che apre uno scenario nuovo per lo sviluppo di Umbria e Marche. «L'iniziativa della Commissione europea - spiega il presidente Brega - offre al nostro territorio l’opportunità di rimettere in moto l’economia, di uscire dalla crisi e di rivestire un ruolo da protagonista. Forte della sua posizione baricentrica e alla sua permeabilità con i territori limitrofi, l’Umbria dovrà saper sfruttare l’occasione per assumere una posizione strategica nell’ambito di questa riorganizzazione. Si schiudono quindi per il nostro territorio termina Brega - le prospettive di costituire il volano d’importanti iniziative economiche, sociali e infrastrutturali. Un treno che l’Umbria non può perdere».

Eros Brega presidente Assemblea legislativa dellʼUmbria

Un’ora e mezza di faccia a faccia col presidente dell’Emilia-Romagna, Vasco Errani, con l’obiettivo di rilanciare il patto di collaborazione siglato un anno fa. A rappresentare il Titano c’erano i segretari di Stato per gli Affari esteri, il Territorio e gli Affari interni, cioè rispettivamente Pasquale Valentini, Antonella Mularoni e Gian Carlo Venturini. “Abbiamo affrontato alcune urgenze che ci vedono necessariamente in collaborazione – ha detto Valentini al termine dell’incontro con Errani – e in cima alla lista delle priorità c’è l’aeroporto di Miramare, cui noi teniamo moltissimo”. La novità è che tutti vogliono la stessa cosa, cioè che sia un aeroporto che possa funzionare in sinergia tra la Repubblica di San Marino, la Regione Emilia-Romagna e Rimini. Si tratta in questo momento di mettere insieme tutte le risorse e tutte le opportunità perché questo possa accadere, ma si è parlato anche di traffico e viabilità, tema che verrà però riproposto in maniera più specifica in un successivo incontro. Mularoni, a proposto dell’ipotesi di ripristinare un collegamento ferroviario con San Marino, resta più che cauta: “Tutte le ipotesi sono sul tavolo, per carità. Ma oggi sia l’Italia che San Marino devono fare anche i conti economici e quindi valuteremo la proposta che possa essere la migliore sia dal punto di vista del risultato ottenuto ma anche di compatibilità con le risorse disponibili”.

EMILIA ROMAGNA: PRIMA PER CAPACITÀ DI SPESA FONDI EUROPEI POR FESR

SAN MARINO: SUMMIT CON ERRANI SU AEROPORTO RIMINI

Pasquale Valentini Segretario di Stato per gli Affari esteri

L’Emilia-Romagna è la prima Regione in Italia per capacità di utilizzo dei fondi europei Por Fesr 2007-2013 e in ulteriore miglioramento rispetto alla stessa annualità del programma precedente. Lo conferma, a Bologna, il Dipartimento per lo Sviluppo e la Coesione economica del Ministero dello Sviluppo economico durante il Comitato di sorveglianza del Por Fesr (Programma operativo regionale, Fondo europeo di sviluppo regionale), che ha coinvolto i rappresentanti dell’Unione europea, del ministero, della Regione Emilia-Romagna, delle province, delle associazioni di categoria e dell’università della regione. “Per l’Emilia-Romagna, che già nelle precedenti rilevazioni figurava nelle prime posizioni, a livello nazionale, per capacità di utilizzo dei fondi Ue - sottolinea l’assessore regionale alle Attività produttive Luciano Vecchi - un ulteriore conferma della capacità, qualitativa e quantitativa, d’impiego delle risorse europee per programmi di sviluppo e d’innovazione. Al contempo, occorre guardare al futuro. La programmazione per il 2014-2020 richiederà una governance innovativa, in modo da coordinare e rendere convergenti le diverse politiche regionali con i vari strumenti europei e condividerle con gli attori rilevanti di ciascun sistema. Proprio su questa capacità d’integrazione e di sinergie tra politiche regionali, strategia delle imprese e attivismo dei diversi territori si misurerà l’efficacia di questa strategia su cui si baseranno le politiche di sviluppo regionali dei prossimi anni”.

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VENETO: SERBIA OBIETTIVO INTERNAZIONALIZZARE

Romano Artoni Deputy Regional Manager per il Nord Est di UniCredit

Implementare i già cospicui flussi di business tra le imprese venete e la Serbia e sfruttare le opportunità derivanti dalla posizione strategica del paese balcanico e dalle sue dinamiche di crescita economica. Con questi obiettivi molto concreti UniCredit, Confindustria Padova, Unindustria Treviso e Confindustria Vicenza hanno organizzato a Padova un Forum Serbia che ha coinvolto oltre 70 imprenditori veneti interessati ad avviare o consolidare la propria attività sul mercato serbo. I lavori si sono svolti prima in assise e poi con incontri B2B con i singoli imprenditori hanno approfondito le opportunità di business in Serbia e il contesto operativo per le imprese italiane. “La Serbia si configura per le nostre imprese come una delle principali porte di accesso verso l’Europa orientale, un’area che esprime una domanda intensa di beni e servizi del Made in Italy – spiega Romano Artoni, Deputy Regional Manager per il Nord Est di UniCredit -. Con il Forum di oggi continua quindi l’impegno di UniCredit nel processo d’internazionalizzazione delle imprese del territorio. Il nostro obiettivo è aprire una “finestra” su un Paese che ha potenzialità di sbocco dei nostri prodotti più qualificati. La Serbia è un paese strategico anche come ‘testa di ponte’ per un mercato dalle dimensioni importanti come quello russo e quello turco ed è ulteriormente attrattivo per la rilevante crescita della domanda interna”.

Standard & Poor's ha comunicato la riconferma della propria valutazione di 'BBB' con outlook negativo sul credito del Comune di Milano. Il giudizio espresso da S&P si basa su una "posizione di liquidità molto solida e una sana gestione". L'agenzia ha riferito che il rating riflette quello a lungo termine sull'Italia, pari anch'esso a tripla 'B' con prospettive negative. Soddisfatto l'assessore lombardo all'Economia, Massimo Garavaglia, che ha definito la decisione di S&P di confermare per la Regione Lombardia il giudizio di rating attribuito in dicembre "un risultato molto soddisfacente". In una nota, Gravaglia ha sottolineato: "Vengono ancora una volta riconosciute la solidità e l'efficienza della Regione". "Il rating - si chiarisce sempre nella nota - riflette purtroppo quello attribuito alla Repubblica Italiana, poichè la metodologia di S&P non consente, al momento, agli enti locali italiani di poter avere rating superiore alla Repubblica, non godendo di sufficiente autonomia finanziaria". Infine, la nota di Palazzo Lombardia, afferma che la liquidità viene valutata come 'molto positiva' e rispetto al report di dicembre si calcola in più il 'liquidity ratio' (rapporto fra giacenza di cassa libera e servizio del debito con scadenza nei prossimi 12 mesi) che è pari a 12,3 volte le rate per mutui e prestiti scadenti. Si tratta del valore più alto tra enti locali e regionali valutati da S&P, allo stesso livello della Regione Friuli, che è a Statuto speciale.

TRENTINO ALTO ADIGE: ALL’EXPO 2015

Manfred Schweigkofler, coordinatore per lʼAlto Adige allʼExpo

LOMBARDIA: S&P CONFERMA RATING BBB

L’intero “budget” a disposizione è pari a un milione di euro. Intanto la Provincia di Bolzano, nella sua ultima seduta, ha deliberato a bilancio 2014 un finanziamento di 460 mila euro per la partecipazione dell’Alto Adige all’Expo 2015 che si terrà a Milano, dal primo maggio al 31 ottobre. A fine agosto sarà scelto il vincitore del concorso d’idee per la presentazione dell’Alto Adige. Uno spazio di 80 metri quadrati all’aperto, all’interno del padiglione Italia. “Siamo per conto nostro e ai partecipanti al concorso abbiamo dato alcune linee guida che vanno dalla cultura ai prodotti, dall’architettura alpina alle tecnologie innovative”, afferma Manfred Schweigkofler, coordinatore per l’Alto Adige all’Expo, già direttore della Fondazione Teatro comunale a Bolzano. Sarà comunque la Provincia di Bolzano a parteciapre, mentre il Trentino avrà comunque un suo spazio e il Tirolo sarà all’interno del padiglione austriaco. Insieme al finanziamento è stata modificata anche la convenzione tra Palazzo Widmann e l’Eos (organizzazione export Alto Adige della Camera di commercio). Quest’ultimo ente è il responsabile dell’organizzazione e dell’allestimento della presentazione altoatesina all’esposizione universale di concerto con le agenzie provinciali Smg, Bls e Tis. Le forme di partecipazione, gli allestimenti e le iniziative per presentare le eccellenze altoatesine sono state approfondite in uno specifico gruppo di lavoro con il coinvolgimento del mondo economico locale.

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FRIULI VENEZIA GIULIA: AMGA ENTRA IN HERA

Hera spa ha stipulato il 25/06/2014 l’atto di fusione per l'incorporazione di Amga – Azienda Multiservizi. L’efficacia civilistica della Fusione è stata fissata a decorrere dal 1° luglio 2014. Da tale data le operazioni di Amga – Azienda Multiservizi S.p.A. saranno imputate al bilancio di Hera S.p.A. e decorreranno anche gli effetti fiscali della fusione. “L’atto di fusione stipulato oggi conclude positivamente il percorso d’integrazione di Amga all’interno del Gruppo Hera, iniziato a settembre 2013”, spiega Tomaso Tommasi di Vignano, Presidente Hera. “In questi mesi abbiamo potuto approfondire la solidità di un progetto industriale che certamente porterà benefici al territorio di Udine e più in generale alla regione Friuli Venezia Giulia. Dal primo luglio, AcegasAps, conseguentemente al perfezionamento dell’operazione, muterà la propria denominazione in AcegasApsAmga e costituirà un polo industriale in grado di sfruttare piattaforme tecnologiche e know how sviluppati dal Gruppo Hera a favore di un servizio in grado di offrire ai clienti standard di efficienza ed efficacia ancora più alti, anche in prospettiva delle prossime gare gas”.

Tomaso Tommasi di Vignano Presidente Hera

Il percorso delle privatizzazioni in Slovenia sembra vivere un percorso particolarmente accidentato e che potrebbe durare anche più del previsto. Il governo di Lubiana avrebbe chiesto all'Unione europea una proroga dei termini fissati per terminare il processo di privatizzazione previsto, ma la risposta di Bruxelles non si è fatta attendere e, come ci si aspettava, è stata negativa. Gli accordi con le banche e con la Commissione, così come i termini temporali rimarranno invariati. La Slovenia avrebbe bisogno di più tempo sia per la privatizzazione della NKBM, che per sviluppare una strategia per la bad bank e per metabolizzare le raccomandazioni inviate da Bruxelles, proprio di recente. Oltre alle privatizzazioni, infatti, Lubiana è stata invitata a compiere al più presto una serie di riforme che riguardano in particolare: il settore delle finanze pubbliche, la ristrutturazione bancaria e aziendale, la questione del salario minimo, il sistema pensionistico e la lotta alla corruzione. I termini fissati dalla Commissione Europea sono perentori: la NKBM dovrà, infatti, essere privatizzata entro la fine del 2014 e l'anno successivo andrà fatto lo stesso per l’Abanka. Sono previste a breve delle riunioni, proprio a Bruxelles, tra i ministri delle Finanze degli Stati membri, in cui la questione slovena e le richieste di Lubiana, saranno sicuramente argomento di discussione.

CROAZIA: STAGIONE TURISTICA RECORD?

Darko Lorencin ministro del Turismo

SLOVENIA: NO DELL’UE ALLA PROROGA SULLE PRIVATIZZAZIONI

proporrà dal 5 marzo e per 80 giorni nel cuore di Berlino, per presentare il suo territorio, le sue occasioni culturali e di svago, la sua enogastronomia. E’ la prima volta che una regione italiana si trasferisce in maniera così prolungata nella capitIl ministro del turismo Darko Lorencin legge positivamente e con grande soddisfazione, le previsioni sugli arrivi di turisti che anche quest'estate sceglieranno i 1.700 chilometri di costa balneabile, oltre alle centinaia d’isolette che costellano il versante orientale dell'Adriatico. Il movimento turistico porterà nelle casse dello stato una pioggia di denaro. Dopotutto il ministro del Turismo può sfoggiare i grandiosi risultati ottenuti lo scorso anno: 2 milioni di viaggiatori hanno deciso di trascorrere le vacanze in Croazia e il bottino finale ha superato i 7,2 miliardi di euro. È del tutto legittimo, dunque, che Lorencin speri di ricavare da questa stagione turistica almeno 7,5 miliardi, bissando, anzi andando oltre la stagione record del 2008. Del resto il turismo, com'è ben noto, rappresenta la colonna portante dell'accidentata economia croata: l'unico settore che nel 2013 non ha chiuso in rosso, macinando invece profitti stellari. Come segnalava il "Financial Times" lo scorso luglio, infatti, le acque cristalline e il sole cocente sono il "vero motore economico" della Croazia. Il ministro ha rilevato, inoltre, che l'aumento previsto della tassa di soggiorno, molto voluta da Bruxelles e di cui ancora non si conosce l’effettiva entità, non influenzerà la competitività del turismo della Croazia.

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BALCANI: 50 MILIONI DI EURO PER COOPERAZIONE TRANSFRONTALIERA

L'Unione europea stanzierà nei prossimi 6 anni 50 milioni di euro per la cooperazione transfrontaliera tra la Croazia, la Bosnia e il Montenegro: lo si legge in una nota stampa diffusa in seguito dell'incontro dei gruppi di lavoro dei tre paesi tenutosi alle Bocche di Cattaro, in Montenegro. Il viceministro degli Esteri bosniaco, Amer Kapetanovic, ha affermato che "i progetti comuni hanno una grande attualità" e che "la protezione contro gli incendi integrata tra i tre paesi, assieme al monitoraggio delle frontiere, collegamenti stradali e valorizzazione di eredità culturale come rappresentano necessità comuni". Kapetanovic ha inoltre detto che "il monitoraggio dei confini e la lotta al traffico di esseri umani rappresentano una questione che può essere risolta soltanto in modo congiunto". Per il viceministro degli Esteri croato Zeljko Kupresak, le priorità sono "il mercato di lavoro, la tutela dell'ambiente, il turismo e la valorizzazione delle ricchezze culturali".

L’aiuto dell’Unione europea e un impegno nelle riforme potranno consentire alla Serbia di uscire rafforzata dalle sfide che deve affrontare. Sono queste le dichiarazioni del capo della delegazione europea a Belgrado, Michael Davenport, nel corso del Summit economico aperto oggi nella capitale serba. Bruxelles si sta concentrando sulle questioni riguardanti la crescita economica dei paesi candidati, quindi lavorerà sistematicamente con gli stati su argomenti quali quello macroeconomico, l’ambiente imprenditoriale, le materie sociali e i diritti dei lavoratori. “Esiste un collegamento diretto – ha osservato Davenport – fra il lavoro che la Serbia cerca di fare sui capitoli 23 e 24 dei negoziati di adesione, la crescita economica e la creazione di posti di lavoro”. Il capo delegazione Ue Michael Davenport è intervenuto nell’ambito dei due giorni del Summit economico che si tiene a Belgrado. L’evento riunisce i rappresentanti delle istituzioni politiche ed economiche del paese, e fra i temi affrontati vi sono quelli riguardanti le conseguenze delle alluvioni di maggio, le riforme e la ripresa economica. Il summit conta 400 partecipanti, fra i quali il ministro serbo degli Esteri Ivica Dacic, il ministro della Pubblica amministrazione Kori Udovicki, il ministro delle Finanze Lazar Krstic, quello dell’Integrazione europea Jadranka Joksimovic.

BOSNIA – HERZEGOVINA: L’UE SOSTIENE LA LOTTA AL CRIMINE ORGANIZZATO

Ruggero Corrias ambasciatore d'Italia a Sarajevo

SERBIA: SOSTEGNO DI BRUXELLES A BELGRADO NELLE SFIDE DEL FUTURO

Michael Davenport capo della delegazione europea a Belgrado

La collaborazione tra Italia e Bosnia Erzegovina nella lotta al crimine organizzato, alla corruzione e al traffico di esseri umani sarà un tema centrale della presidenza italiana dell’Unione Europea: l’ha detto l'ambasciatore italiano a Sarajevo, Ruggero Corrias, in seguito a un incontro con i capi di tre agenzie di polizia bosniache. "Proseguiremo i progetti avviati, anche con organizzazioni internazionali come lo Iom e ne lanceremo nuovi, contando sul supporto e l’indipendenza della magistratura e delle agenzie di polizia bosniache”, ha detto Corrias, come riportato da una nota dell’ambasciata. All'incontro hanno preso parte il direttore dell'Agenzia statale per le investigazioni e la protezione (Sipa), Goran Zubac, il capo del direttorato per il coordinamento delle forze di polizia, Mirsad Vilic, e il direttore della Polizia di frontiera, Zoran Galic. Nel corso dell'incontro, cui hanno preso parte anche gli addetti di polizia residenti a Sarajevo dei principali partner europei, sono stati affrontati i temi attuali della cooperazione tra Europa e Bosnia nei settori della lotta al crimine organizzato, alla corruzione e al traffico di esseri umani. Da parte italiana sono state illustrate le priorità della presidenza Ue, anche in tali campi, con particolare riferimento ai progetti europei in corso e a quelli che saranno lanciati nel settore della lotta al traffico degli esseri umani nella regione balcanica con l’Organizzazione mondiale delle migrazioni.

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MONTENEGRO: UFFICIALE L’INGRESSO IN PAYPAL

Gli utenti del Montenegro da fine giugno possono registrare via Internet ordini di pagamento con PayPal, il sistema di sicurezza più noto nel mondo. La notizia arrivi direttamente da Dejan Abazovi , direttore del settore di Information Technology (IT) presso la Banca centrale del Montenegro. Ora che il servizio è disponibile, i clienti che hanno accesso a Internet e una carta di credito con cui è possibile scambiare su Internet, saranno in grado di registrare gli ordini PayPal. Questo senza dubbio é un evento eccezionale per il Montenegro, perché rappresenta un grande passo in avanti nello sviluppo della società dell'informazione in Montenegro. L'introduzione di PayPal come sistema per i pagamenti elettronici è molto importante per i cittadini, ma rappresenta anche una possibilità per gli imprenditori di sfruttare tutte le possibilità del commercio elettronico attraverso Internet. Occorre tuttavia precisare che, per il momento, PayPal offre solo la possibilità di inviare denaro e le transazioni dirette tra gli utenti saranno abilitate solo fra qualche tempo.

Dopo oltre cinque anni di attesa, l’Albania può finalmente festeggiare: il Consiglio Ue ha dato il via libera alla concessione dello status di paese candidato all’adesione. Dopo la conferma attesa per venerdì da parte dei capi di stato e di governo dei Ventotto, che dovrebbe essere una formalità, l’Albania si unirà al gruppo di paesi già composto da Serbia, Montenegro, Turchia ed ex Repubblica jugoslava di Macedonia (Fyrom). La luce verde dell’Ue è stata in dubbio fino all’ultimo ma poi sono cadute le resistenze anche di quei paesi – fra cui Germania, Regno Unito e Francia – che sino all’ultimo avevano lasciato gli albanesi con il fiato sospeso. Il Consiglio Affari generali ha approvato la raccomandazione della Commissione europea sulla concessione dello status, sottolineando allo stesso tempo che l’Albania deve “intensificare” i propri sforzi per portare avanti le riforme. I rappresentanti dei ventotto Paesi membri hanno chiesto in particolare alle autorità del paese di compiere passi avanti nella riforma della pubblica amministrazione e del sistema giudiziario, nella lotta contro la corruzione e la criminalità organizzata, nella protezione dei diritti umani e nell’attuazione di politiche anti-discriminazione. Tirana è anche invitata a ridurre la pressione migratoria diretta nell’Ue, assicurando la risoluzione del problema delle richieste d’asilo “infondate” presentate nei paesi membri da parte di cittadini albanesi.

GRECIA: LA CINA PUNTA SUL PIREO

ALBANIA: CONCESSO LO STATUS DI PAESE CANDIDATO ALL’ADESIONE

La visita in Grecia del vice premier cinese Li Keqiang é andata molto di là di un normale scambio di cortesie e di promesse. La Cina prevede per la Grecia una forte ripresa e vuole governarla economicamente rafforzando la propria penetrazione nei mercati europei attraverso ferrovie, porti e aeroporti. Prima tappa è stata il porto del Pireo, il principale scalo navale greco a sud di Atene, che rappresenta anche il cuore di questo viaggio e una sintesi delle ambizioni di Pechino di rendere il paese "la porta d'ingresso della Cina per l'Europa". "L'80% del commercio della Cina con l'Europa ha detto - Li Keqiang - nasce in riva al mare la nostra ambizione è di far diventare il Pireo uno dei porti più competitivi nel mondo attraverso il rafforzamento degli investimenti". Il primo ministro greco Antonis Samaras, ha detto di condividere il progetto di trasformare il Pireo in un nodo logistico tra l'Europa e il Medio Oriente. Una strategia vitale per Atene, che punta a recuperare competitività dopo una spirale di recessione durata sei anni e iniziata con la crisi del debito sovrano. Il paese adesso prevede il lento inizio della ripresa con una crescita del Pil che si prevede dello 0,6% nel 2014, che però finora si basa essenzialmente sul turismo, e dunque deve trovare altre fonti di crescita.

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IL GIRO DI BOA Siamo a metà del 2014 e molti sono gli avvenimenti che si stanno susseguendo e influenzeranno lo sviluppo economico e sociale dell’Europa per i prossimi anni

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l primo luglio, ma effettivamente il due dello stesso mese, l’Italia avvierà il semestre di presidenza del Consiglio dell’Unione europea, in altre parole l'istituzione che riunisce i governi dei singoli Stati membri. L’intento sarà di ripartire dal patto di “stabilità e crescita” sottoscritto con gli altri Paesi. Ma il vero obiettivo sarà il sostegno alla crescita e l’elasticità dei vincoli economici, in considerazione del fatto che le politiche di austerità, imposte dai Paesi “nordici”, non ha portato giovamento allo sviluppo, ma solo contrasto dell’emorragia economica creata dalla crisi.

Nello stesso semestre di presidenza, nel mese di ottobre, ci sarà il definitivo riconoscimento della Strategia Europea per la Macroregione Adriatico Ionica da parte del Consiglio Europeo. Un traguardo che darà l’opportunità di perseguire programmi di sviluppo condivisi per combattere la marginalizzazione economica che tutti i Paesi della regione stanno vivendo. Certo il rischio potrebbe essere che, proprio la Strategia possa rallentare il processo d’ingresso nell’Unione di alcuni stati, proprio giacché fanno parte della Macroregione. D’altra parte, però, il processo di allargamento sta procedendo in particolare nei confronti della Serbia (con l’apertura dei negoziati) e l’Albania (con il riconoscimento dello status di paese candidato). La questione centrale per l'Eusair è se riuscirà davvero ad agire come volano delle iniziative politiche transnazionali nella regione. Il principale ostacolo a questo riguardo, è rappresentato dai tre veti posti da Bruxelles alle macroregioni ovvero: niente normative né istituzioni o risorse aggiuntive. Evidentemente questa scelta peserà non poco sul loro sviluppo e va bilanciata con una forte iniziativa politica dei territori interessati anche solo per far convergere verso l'attuazione della strategia i programmi europei già esistenti (i fondi strutturali, gli Esi, gli Ipa ecc). E' importante evitare che la Macroregione costituisca solo uno strumento per facilitare l'incontro e lo scambio tra classi dirigenti politiche e amministrative. Anzi come si dice spesso, la sussidiarietà deve essere centrale nelle scelte e nelle politiche macroregionali. Allora, oltre alla classe dirigente e politica, occorrerà dare sempre più voce alla società civile e soprattutto ai giovani che saranno i cittadini europei del futuro. E per fare questo occorre concentrarsi sulla comunicazione che deve essere rivolta a queste classi di cittadini. Una comunicazione che deve utilizzare i mezzi più vicini alle loro abitudini e che deve portare queste classi sociali a partecipare dal basso ai momenti decisionali della Strategia convinti dell’efficacia e dell’efficienza della stessa. Leone di San Marco

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