Qui Brescia n.ro 191

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SPEDIZIONE IN A. P. D.L 353/2003 (CONV. IN L.27/02/2004 N.46) ART.1, COMMA 1, DCB BERGAMO IN CASO DI MANCATO RECAPITO RESTITUIRE AL MITTENTE - EDITA PERIODICI S.R.L. VIA B. BONO, 10 BERGAMO 24121 - TASSA PAGATA BG CPO

ANNO 19 - N° CENTONOVANTUNO - DICEMBRE 2023 - € 5 MARCELLO PERSICO E LUNA ROSSA PEDRALI E PATRICK JOUIN: 10 ANNI INSIEME CHAMPAGNE COMTES DE DAMPIERRE ANTONIO PANZERI: LO CONOSCEVO BENE PORSCHE PANAMERA, TERZA GENERAZIONE OVDAMATIC SEMPRE PIÙ PROTAGONISTA A2A RECUPERA IL CALORE DI ALFA ACCIAI

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IN COPERTINA Angela Lucarelli e i fratelli Riccardo ed Edoardo Baldelli


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PORTRAIT – MILANO | LAQUA BY THE LAKE


Un natale da cani! Il dopo Covid sembrava una nuova frontiera di speranza. Le nostre vite sono cambiate e ancora non sappiamo se in meglio o in peggio. Sicuramente in peggio per chi ci ha lasciato le penne, invece a noi, vaccinati, guariti e sopravvissuti, è piombato addosso un pessimismo che sarà difficile scrollarsi di dosso, come una sottile, strisciante depressione collettiva. Iniziando dai giovani, che vivono i loro migliori anni in un clima avvelenato in tutti i sensi, passando per la generazione dei boomers, delusi dal presente che doveva essere migliore del passato e invece è ancora fatto di incertezze, precarietà, crisi d’identità e guerre, arrivando agli anziani, sempre più anziani, tenuti in vita con medicine straordinarie, ma sempre più soli, emarginati e rincoglioniti a caccia dello spid, della password, del codice d’accesso, dei bonus sui pannoloni. E dopo il Covid, le guerre, la crisi energetica e la paura che possa peggiorare. Come si fa a non essere un po’ depressi nonostante le città siano inondate di luci e colori come mai visto prima. Come si fa ad entrare nello spirito del Natale, quando la terra che vide la nascita di Gesù è martoriata da una guerra in cui, come al tempo di Erode, si perpetua la strage degli innocenti. Per fortuna, contro questa depressione, il creatore ci è venuto in aiuto mettendo al nostro fianco quelli che, a ragione, sono chiamati i migliori amici degli esseri umani: i cani. Sono davvero un potente antidepressivo e il perché lo scoprite solo tenendone uno con voi. Nella nostra redazione non è una novità e qualcuno ricorderà Totò, il dobermann che per una decina d’anni ha anche tenuto una rubrica di posta canina molto seguita. Viveva al mio fianco notte e giorno creando fra noi un rapporto esclusivo. Chi voleva stare con me doveva accettare anche lui, del resto educatissimo, elegante e mai d’intralcio. Un angelo custode. Dopo la sua morte la rubrica venne sospesa ma non la presenza di cani in redazione. C’è stata Carlotta che ha lasciato il posto a Nikita e più recentemente sono arrivati Tequila, Lak e Tita. Quando ci sono tutti è un bel vedere il loro giocare tra le scrivanie rincorrendo bottiglie di plastica. Se qualcuno varca la soglia dei nostri uffici è accolto dallo scondinzolamento generale dei nostri pelosetti a caccia di coccole. Quando sono sfiniti si accucciano nei loro spazi fino a Sopra Totò e Carlotta. quando qualche rumore non li mette in allarme. Per tutti noi è diventato normale ascoltarne i Sotto da sinistra Nikita gorgheggi che spesso sono l’unico suono che si sente, oltre a quello del traffico sulla strada. otto anni, Lak due anni, All’arrivo in redazione al mattino, controlliamo la posta, sbrighiamo qualcosa di urgente e poi, un giretto al parco dei cani, sperando di trovare altri amici con cui scorazzare un po’. Dopodi- Tita di un anno e mezzo e ché tutti a lavorare. Loro fanno la guardia e noi, con telefono e computer, riprendiamo da dove Tequila di nove anni, sono i nostri nuovi collaboraavevamo lasciato la sera prima. tori in redazione e più Testi, fotografie, interviste, materiali per la stampa, bozze… la solita routine con la differenza avanti una loro rubrica che ogni tanto qualche caldo zampino ci viene a cercare per giocare un po’ o farsi grattare sui problemi del vivere in il groppone. Non lasciate i vostri amici a casa tutto il giorno, se potete, se il vostro lavoro lo città per un cane e il suo permette, portateli con voi. Loro non desiderano altro che stare con voi e saranno tanto d’aiuto per la vostra salute fisica e mentale. Nell’augurarvi un Natale da cani e coi cani, nonché umano di riferimento. un 2024 “sbarazzino“, vi rimando al primo numero del nuovo anno... aria di novità. (Vito Emilio Filì)

Nikita

Tita

Tequila Lak

Da tutta la redazione auguri di un sereno Natale e un prospero felice anno nuovo

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ANNO 19 - N° CENTONOVANTUNO - DICEMBRE 2023 - € 5 SPEDIZIONE IN A. P. D.L 353/2003 (CONV. IN L.27/02/2004 N.46) ART.1, COMMA 1, DCB BERGAMO IN CASO DI MANCATO RECAPITO RESTITUIRE AL MITTENTE - EDITA PERIODICI S.R.L. VIA B. BONO, 10 BERGAMO 24121 - TASSA PAGATA BG CPO

Siamo orgogliosi di proseguire nella BERGAMO

nostra mission di far

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conoscere

Bergamo ai Bresciani e Brescia ai bergamaschi

cover story Bergamo e brescia pag. 10 Riccardo Baldelli CEO di Ricam Group insieme al fratello edoardo

IN COPERTINA Riccardo Baldelli, CEO di Ricam Group, insieme al fratello Edoardo e Angela Lucarelli MARCELLO PERSICO E LUNA ROSSA PEDRALI E PATRICK JOUIN: 10 ANNI INSIEME CHAMPAGNE COMTES DE DAMPIERRE 1223 – 2023 HUIT SIECLES DANS L’HISTOIRE DADA ARRIGONI: NUOVO FLAGSHIP STORE FESTIVAL CITTÀ IMPRESA PER SAPERE IL FUTURO NUOVO CONCEPT STORE LODAUTO CARLA CATALANO: MODA E SOSTENIBILITÀ DA IPERAUTO TUTTI PAZZI PER XEV YOYO ANTONIO PANZERI: LO CONOSCEVO BENE CHARITY FONDAZIONE VERONESI CARRARA: TIZIANO E ARETINO A2A RECUPERA IL CALORE DI ALFA ACCIAI

PRIMA LA

SALUTE

STUDIO MEDICI ASSOCIATI BERGAMO

pag. 6 Marcello Persico racconta luna rossa

IN COPERTINA Angela Lucarelli e i fratelli Riccardo ed Edoardo Baldelli

BRESCIA

MAGAZINE

highlights in questo numero

pag. 8

pag. 14

Pedrali e patrick Jouin

Carla catalano

dieci anni insieme

PASSIONE, ARTIGIANALITÀ E SOSTENIBILITÀ NELLA MODA

pag. 16 Hermes Bianchetti, nuovo Vicedirettore Generale Vicario di Banca Valsabbina

pag. 50

pag. 52

pag. 54

pag. 56

sVALVoLATI: La

roberto e giorgio

Antonio Panzeri

Margherita Stabiumi,

chirurgia del cuore,

ariotti: Fusioni

Lo conoscevo bene...

del CdA di Alfa Acciai

un viaggio nel tempo

storie di fonderia

pag. 60

pag. 62 Mario Christian Zanardi Chargé d ‘Affaires Dampierre pour l ‘Italie

pag. 65

pag. 68

VGH Very Good Habit

El fatur è anche

save the world

catering

pag. 72

pag. 74

Pierluigi Fusco Girard, Amministratore Delegato di Marzotto Lab

with style

Fashion

pag. 70 giovanna ghilardini: Intimo giò chiude e saluta tutti

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MARCELLO PERSICO E LUNA ROSSA PEDRALI E PATRICK JOUIN: 10 ANNI INSIEME CHAMPAGNE COMTES DE DAMPIERRE ANTONIO PANZERI: LO CONOSCEVO BENE PORSCHE PANAMERA, TERZA GENERAZIONE OVDAMATIC SEMPRE PIÙ PROTAGONISTA A2A RECUPERA IL CALORE DI ALFA ACCIAI

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e angela lucarelli CMP BERGAMO

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ANNO 31 - N° TRECENTOSEI- DICEMBRE 2023 - € 5

Accademia carrara tiziano e aretino

Hiroshi Sugimoto Opera House

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pag. 76 Sandy Skoglund i monfìdi immaginari della fotografia


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PERSICO E LUNA ROSSA DA QUALCHE GIORNO SI È RICOMINCIATO A PARLARE DI COPPA AMERICA. RITORNANO LE EMOZIONI PER LA NUOVA SFIDA CHE LUNA ROSSA, INSIEME AGLI ALTRI CHALLENGERS, PORTERÀ AI DETENTORI DI NEW ZEALAND, NELLA NUOVA ERA DELLE BARCHE VOLANTI. CI ANTICIPA QUALCOSA SUL FUTURO PROSSIMO DI QUESTE REGATE E DI QUESTE IMBARCAZIONI MARCELLO PERSICO

Il futuro della vela è aeronautico. Fu Forlanini il primo a sperimentare imbarcazioni con idroali capaci di far viaggiare uno scafo sollevato sull’acqua, grazie ad una propulsione a motore; in seguito il principio è stato sfruttato per gli aliscafi. La minore resistenza all’attrito indotta dalla portanza delle ali sommerse rende lo scafo molto più veloce oltre che stabile e quasi indifferente al moto ondoso. Fatale è stato l’incontro tra le barche a vela e questa invenzione rivisitata da una tecnologia esasperata che, approdata all’America’s Cup, ha completamente stravolto il modo di costruire le barche che partecipano a quella appassionante regata. Adesso la barca non lotta più con la resistenza dell’acqua ma la sfrutta per sollevarsi su di essa, una volta che le vele gli hanno dato la velocità necessaria. E tutti abbiamo assistito allo sfrecciare nell’aria delle imbarcazioni che si sfidano sospese su quei foils, più alianti che barche. Di questa tecnologia rivoluzionaria e del mondo dell’America’s Cup, ha parlato, in una conviviale organizzata dal Rotary Club di Treviglio nel salone del Palace Hotel di Zingonia, Marcello Persico che, con le sorelle Alessandra e Claudia, ha preso le redini dell’impero industriale fondato dal padre Pierino, con stabilimenti in mezzo mondo, legato all’automotive, progetta e costruisce impianti per la produzione di stampi, ad esempio per realizzare i pannelli delle portiere delle auto. Una linea aziendale però si è sempre occupata della realizzazione di gusci in materiali compositi destinati alla nautica ed è così che…

MARCELLO PERSICO

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“Siamo stati chiamati da Raoul Gardini - racconta Persico - la prima volta per realizzare lo scafo del Moro di Venezia e in seguito, grazie all’esperienza acquisita, siamo stati scelti dal Team di Luna Rossa e con loro collaboriamo nella grande sfida dell’America’s Cup. È un ambiente che vive sulla competizione estrema e ogni team cerca di nascondere i suoi segreti fino al giorno della prima regata. Ogni aspetto viene curato all’esasperazione e, da quando sono stati adottati i foils, sono entrati in gioco una serie di fattori che ci hanno portato a modificare ogni aspetto. L’aerodinamica della coperta, ad esempio, prima considerata secondaria, oggi è fondamentale. Inoltre, è cambiato il dislocamento dei manovratori e sono state introdotte molte altre novità, come l’esclusione dell’ospite a bordo, fino a ieri appannaggio esclusivo dei facoltosi armatori e degli sponsor. È considerata la gara più antica al mondo e ha delle regole stranissime che possono essere modificate dal detentore della coppa e comunicate agli altri equipaggi anche poco tempo prima dell’inizio delle regate, trovandosi quindi in grande vantaggio. Ma il defender ha questo privilegio e gli sfidanti, sono sempre a rincorrere le ultime regole spesso modificate in corso d’opera. Si comprende come il desiderio degli sfidanti di riuscire a battere il detentore della Coppa delle Cento Ghinee sia proporzionale a questa sua ‘scorrettezza’, del resto consentita al vincitore”.

“Resta comunque in questo momento uno dei laboratori di ricerca più avanzati al mondo in tema di rivoluzione green. Con il sistema dei foil, l’efficienza delle barche è aumenta in maniera importante e, grazie alle esperienze fatte con le regate, stiamo, per esempio, realizzando un catamarano che dovrebbe coniugare questa efficienza ad un confort di altissimo livello. Per la prima volta verrà montato un sistema di semi foils in grado di far scivolare il nostro catamarano a velocità impressionanti, sollevato di 20 cm dall’acqua, per un confort di navigazione totale. Sarà dotato anche di due motori rigorosamente elettrici e un pacco batterie ricaricabili. È il futuro”.

7 ph. Sergio Nessi


Pedrali e Patrick Jouin: 10 anni insieme L’AZIENDA ITALIANA FESTEGGIA LA COLLABORAZIONE INIZIATA NEL 2013 CON LA POLTRONA ESTER

Il 2023 segna per Pedrali dieci anni di collaborazione con il designer francese di fama internazionale Patrick Jouin. Una partnership frutto del connubio tra l’espressione creativa del designer e il know how dell’azienda italiana, iniziata nel 2013 con la poltrona Ester. Nato a Nantes, in Francia, nel 1967, Patrick Jouin si diploma nel 1992 all’ENSCI - l’École Nationale Supérieure de Création Industrielle di Parigi. La sua creatività si esprime tanto nel design industriale quanto nelle arti decorative, occupando un posto importante nel panorama del design internazionale dove pochi sanno muoversi con la stessa forza e disinvoltura. Oltre a occuparsi di industrial design con il suo studio Patrick Jouin ID, si occupa anche di progetti di interior insieme a Sanjit Manku, con lo studio Jouin Manku fondato nel 2006. L’evoluzione del percorso di Patrick Jouin è stata celebrata nel 2009 da una mostra monografica al Centre Pompidou e nel 2011 con il conferimento del Compasso d’Oro ADI. È proprio in questo prestigioso contesto che sono state poste le basi della collaborazione con l’azienda. “In occasione della celebrazione del Compasso d’oro ADI a Roma, avevo incontrato Monica e Giuseppe Pedrali. Poco tempo dopo, ci siamo visti per iniziare a ragionare alla creazione di una seduta imbottita, elegante e super confortevole per il ristorante Dorchester di Alain Ducasse a Londra. Fu così che nacque Ester”. Il nome della collezione prende ispirazione proprio dal luogo per la quale è stata creata. Il designer continua: “Così, durante quella riunione con Pedrali, ho abbozzato quello che sarebbe stato, poi, il risultato finale. Loro hanno capito il mio modo di lavorare e l’hanno da subito sposato, l’ho compreso immediatamente dagli occhi di Giuseppe che, quando vede qualcosa, un progetto che gli piace, pensa subito a come verrà realizzato, alla sua costruzione. È stato davvero un bel momento. Prima è nata la poltrona, poi la sedia, lo sgabello e dopo un pouf: così l’intera collezione". 8


Dalla prima poltroncina, è poi nata una vera e propria collezione utilizzata nei migliori ristoranti stellati, in boutique di lusso ed appartamenti delle grandi metropoli del mondo. Ester rappresenta la sintesi perfetta di ergonomia, eleganza e funzionalità. Un prezioso monolito completato dalla raffinata gamba in pressofusione di alluminio, caratterizzato da forme sinuose e morbide. L’assoluto comfort di Ester è garantito da una seduta realizzata in schiumato poliuretanico con cinghie elastiche. “La bellezza non è la prima cosa a cui penso quando disegno un prodotto, in primis vi è la funzionalità, unita all’innovazione. La bellezza arriverà alla fine, quando tutto sarà ben amalgamato”.


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CARLA CATALANO 14

RISCOPERTA, PASSIONE, ARTIGIANALITÀ E SOSTENIBILITÀ. ph. Valentina Celeste


MODA E SAPORI Moda come riscoperta, passione, artigianalità e sostenibilità. Così potremmo dipingere la moda firmata Carla Catalano, la nota stilista di Bergamo cresciuta tra stoffe, aghi e fili grazie alla mamma sarta che, fin da piccola, le ha trasmesso tutta la passione ed i segreti per questa stupenda arte. Nozioni che con il tempo si sono affinate sempre più, grazie a studi nel settore e ad una esperienza presso maison che le hanno conferito tutte le capacità ed i segreti per realizzare capi di alta sartoria o da cerimonia unici e personalizzati, disegnati e realizzati su misura per ogni cliente. Ma non solo: la filosofia di Carla Catalano arriva fino alla sostenibilità, puntando al riutilizzo di abiti già esistenti che vengono completamenti trasformati per trovare una nuova vita ed uno stile moderno. Un occhio al passato per pensare al futuro che, secondo la stilista, non può che essere green. E proprio da questo ultimo aspetto Carla ha tratto spunto per dare vita, lo scorso 1 dicembre al Gala & Fashion Dinner presso lo stupendo Le Terre - Life Source di Bergamo. Una location appositamente scelta in quanto sostenibile, non solo per i materiali con i quali è stata realizzata, ma anche per la filosofia green che la anima. Qui l’executive chef Enzo Pettè, partner d’eccezione dell’evento, ha abbracciato da subito l’dea della stilista, ritrovando nel suo concetto di moda la stessa matrice dei suoi piatti, ognuno realizzato con materie prime naturali e non lavorate, toccate con mano per generare l’ispirazione giusta per piatti ricchi di gusto e raffinatezza. Un termine chiave quest’ultimo per descrivere il Gala & Fashion Dinner, durante il quale tutti gli ospiti, accolti nella sala metropolitana del ristorante, hanno potuto gustare una deliziosa cena di cinque portate, impreziosita da un vero e proprio defilé: nel corso della serata infatti le modelle hanno sfilato tra i tavoli, indossando abiti firmati Carla Catalano, realizzati con tessuti provenienti dall’alta moda. Ispirazione gli anni 40/50, ricreati grazie alle acconciature realizzate da Guglielmo Mangili e ovviamente dai meravigliosi abiti che riproponevano una belle époque in chiave moderna, impreziositi da meravigliosi gioielli, creati per l’occasione da Domus Aurea, laboratorio orafo di Brembate e partner della serata. Una collaborazione nata anche in questo caso dal comune denominatore della sostenibilità: ogni gioiello infatti è stato realizzato dalla titolare Rosy con Alberto e Gianluca utilizzando pietre lavorate naturalmente e ori preziosi provenienti da miniere sane. Un connubio speciale che ha affascinato tutti gli ospiti, spettatori di una sfilata unica. Chicca dell’evento la possibilità di inquadrare un QR posizionato al centro del tavolo con il quale poter scaricare e conservare tutti i bozzetti degli abiti indossati dalle modelle e dei preziosi gioielli abbinati.Tra i tanti invitati, amici e clienti affezionati, presenti anche Martina Pagani, modella curvy, influencer e madrina di Bergamo e Brescia Capitale della Cultura 2023 nonché Sarah Viola, famosa neuropsichiatra, specializzata in disturbi alimentari. Una presenza fortemente voluta in quanto, come ha voluto precisare la stilita “Alimentazione è sinonimo di salute non solo fisica ma anche mentale. Un aspetto oggi più che mai fondamentale. Perché piacersi è importante e la bellezza altro non è che uno stato mentale. Ecco perché quando le clienti vengono da me io cerco di interpretare il loro mood interiore, dando vita ad abiti che consentano di stare bene con se stesse”. Parole importanti che hanno fatto da eco ad una serata riuscitissima, la prima di altri appuntamenti che la stilista ha già in programma per il prossimo anno. Un anno che sarà segnato anche da altri progetti e sogni che non vi vogliamo svelare ma che senza dubbio faranno risuonare il nome Carla Catalano nel meraviglioso mondo della moda. E non solo! (V.Colleoni)


Valsabbina,

banca del territorio

A DISPETTO DELLA SEMPRE PIÙ FREQUENTE RIDUZIONE DEL NUMERO DEGLI SPORTELLI BANCARI, BANCA VALSABBINA SI CARATTERIZZA INVECE COME “BANCA DEL TERRITORIO” CON UNA FORTE PRESENZA FISICA, CONCRETO PUNTO DI RIFERIMENTO PER LA PROPRIA CLIENTELA

Banca Valsabbina è ormai un solido istituto popolare indipendente noto a livello nazionale, forte di una

rete territoriale di 71 filiali: 43 in provincia di Brescia, 8 in provincia di Verona, 3 a Milano, 2 a Monza-Brianza e 15 tra Alessandria, Asti, Bergamo, Bologna, Cesena, Mantova, Modena, Padova, Parma, Pavia, Reggio Emilia, Torino, Trento, Treviso e Vicenza. La recente apertura di una dipendenza ad Alessandria è ben rappresentativa della sua strategia di crescita e consolidamento: si prevede infatti l’apertura di altre quattro nuove filiali entro il 2025, in controtendenza rispetto al trend del settore. Se diverse analisi citano, infatti, la riduzione del numero degli sportelli e la conseguente “desertificazione bancaria”, l’istituto bresciano si caratterizza invece come “banca del territorio” con una forte presenza fisica, concreto punto di riferimento per la propria clientela. Il piano di sviluppo della Banca persegue altresì con progetti innovativi, favorendo partnership strategiche e/o acquisizioni, con aziende legate soprattutto al mondo del Fintech, cogliendo così le opportunità legate al processo di innovazione digitale in corso (anche ricorrendo ad operazioni di finanza strutturata e integrata). È recente, ad esempio, il closing dell’operazione di acquisizione di quote da Arkios Italy per salire al 78% del capitale di “Integrae Sim”, intermediario milanese specializzato nella strutturazione di operazioni di Equity Capital Market sul mercato Euronext Growth Milan (“EGM”).

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Hermes Bianchetti, nuovo Vicedirettore Generale Vicario di Banca Valsabbina

Un’altra operazione degna di nota è stata l’accordo per rilevare l’intero capitale di Prestiamoci S.p.A., piattaforma Fintech di lending a clientela privata, che opera nel settore del peer-to-peer lending. Con operazioni come queste si finalizzano importanti investimenti strategici, rafforzando la sinergia con i player leader di settore, confermando ancora una volta l’impegno di Banca Valsabbina a sostegno dell’economia reale. Sinergie commerciali ed industriali, nell’ambito di un’offerta a famiglie e PMI sempre più integrata, trasversale e completa. La caratteristica distintiva del modello di business della Banca è quindi quella di abbinare servizi tradizionali e innovazione, offrendo un servizio peculiare in cui la clientela è accolta e trattata con estrema attenzione. Solidi punti di riferimento sono assicurati dalla sua fitta rete distributiva, capace di offrire servizi personalizzati con l’intento di soddisfare nel modo migliore le esigenze finanziarie di Soci e clienti.

BRESCIA Via Venticinque Aprile, 8 Tel. 030 3723.1 info@bancavalsabbina.com www.bancavalsabbina.com 17


AL GRANDE UNA PIOGGIA DI STELLE PRESENTATA NELLA SUGGESTIVA CORNICE DEL TEATRO GRANDE DI BRESCIA LA 69^ GUIDA MICHELIN 18 34


LA SELEZIONE 2024 COMPRENDE UN TOTALE DI 1.986 RISTORANTI: DUE I NUOVI 3 STELLE, 5 I NUOVI 2 STELLE E 26 QUELLI INSIGNITI CON 1 STELLA. 13, INFINE, I LOCALI CHE HANNO RICEVUTO LA STELLA VERDE


AL GRANDE UNA PIOGGIA DI STELLE La 69^ edizione delle Guida MICHELIN è stata svelata nella suggestiva cornice del Teatro Grande di Brescia nel corso di una cerimonia eccezionale presentata da Federica Fontana alla quale hanno partecipato oltre 500 invitati tra i quali ristoratori, professionisti e studenti provenienti da tutta Italia. La selezione di ristoranti 2024 della Guida MICHELIN Italia celebra una gastronomia italiana ricchissima, piena di vitalità, promossa da molti giovani talenti e una ristorazione impegnata e sostenibile radicata in tutta la penisola. Si tratta dell’edizione dei record: la Guida MICHELIN Italia fa il bis di novità tre Stelle MICHELIN, celebra cinque nuovi ristoranti due Stelle MICHELIN, dei quali due ricevono la doppia Stella in un solo colpo, e si arricchisce di 26 ristoranti con una Stella MICHELIN In totale, la selezione di ristoranti della Guida MICHELIN Italia 2024 comprende 395 ristoranti Stellati.

4, infine, i premi speciali Michelin nella selezione italiana 2024 ai quali si aggiunge il nuovo premio ‘Passion Dessert’: MICHELIN SPECIAL AWARD YOUNG CHEF 2024 offerto da Lavazza, assegnata a Maicol Izzo, ristorante Piazzetta Milù (Castellammare di Stabia, NA); MICHELIN SPECIAL AWARD SERVIZIO DI SALA 2024 offerto da Intrecci – Alta Formazione di Sala assegnato a Federica Gatto, ristorante Cetaria (Baronissi, SA);

Tra i ristoranti che si sono visti confermare le 3 stelle - Villa Crespi Orta San Giulio (NO), Piazza Duomo ad Alba (CN), Da Vittorio a Brusaporto (BG), Le Calandre a Rubano (PD), Dal Pescatore a Canneto Sull’Oglio (MN), Osteria Francescana a Modena, Enoteca Pinchiorri a Firenze, La Pergola a Roma, Reale a Castel di Sangro (AQ), Uliassi a Senigallia (AN) ed Enrico Bartolini al MUDEC a Milano - si aggiungono due new entry: l’Atelier Moessmer Norbert Niederkofler, Brunico, (BZ) e il Quattro Passi, Nerano, Napoli, (NA). 5 new entry, invece, tra i locali insigniti con 2 stelle: Verso, chef Mario e Remo Capitaneo, Milano (MI), La Rei Natura by Michelangelo Mammoliti, Serralunga d'Alba (CN), Andrea Aprea, chef Andrea Aprea, Milano (MI), George Restaurant, chef Domenico Candela, Napoli (NA), Piazzetta Milù, chef Maicol Izzo, Castellammare di Stabia (NA). 26 nuovi ristoranti hanno brindato alla prima stella: Alici (Amalfi), Bluh Furore (Furore), Un Piano nel Cielo (Praiano), Casa Mazzucchelli (Sasso Marconi), Orma Roma (Roma), Il Marin (Genova),Vignamare (Andora), Contrada Bricconi (Oltressenda Alta), Horto (Milano), Il Fagiano (Fasano del Garda), La Coldana (Lodi), sui generis (Saronno), Cortile Spirito Santo (Siracusa), Crocifisso (Noto),Votavota (Marina di Ragusa), Il Visibilio (Castelnuovo Berardenga), La Magnolia (Forte dei Marmi), Osmosi (Montepulciano), Saporium Firenze (Firenze), Dolomieu (Madonna di Campiglio), Ada (Perugia), Elementi (Torgiano), UNE (Capodacqua), Wood (Breuil Cervinia), NIN (Brenzone sul Garda),Vite (Lancenigo). 20

MICHELIN SPECIAL AWARD CHEF MENTOR 2024 offerto da Blancpain, assegnato a Gaetano Trovato, ristorante Arnolfo (Colle di Val d’Elsa, SI); MICHELIN SPECIAL AWARD SOMMELIER 2024 offerto dal Consorzio del Vino Franciacorta, assegnato a Marzio Lee Vallio, ristorante Esplanade (Desenzano sul Garda, BS).



ECCELLENZE LOMBARDE

OVDAMATIC: sempre più protagonista

Pierpaolo Turotti presidente ed amministratore delegato di OVDAMATIC S.p.a. 22

Non ha certo bisogno di presentazioni OVDAMATIC, dinamica azienda che abbiamo già ospitato sul nostro magazine, presente sul territorio da ben 49 anni. con servizi di ristorazione automatica entrati nella vita di tutti noi. Oltre 8.000 clienti distribuiti su Brescia, Bergamo, Mantova e Cremona e prospettive di crescita per il futuro. Alla vigilia del 50° compleanno dell’azienda, fondata nel 1974, abbiamo chiesto a Pierpaolo Turotti, presidente ed amministratore delegato di OVDAMATIC S.p.a., di commentare l’andamento del dopo Covid che ha creato molti problemi al settore. Ecco cosa ci racconta: “Il 2022 è stato un anno complicato per i difficili scenari politici, economici e sociali e per le operazioni di riorganizzazione, legate alla digitalizzazione condotte da OVDAMATIC, ma è stato pure confortante avendo fatto registrare una significativa crescita economica. Abbiamo chiuso il 2022 - spiega PierpaoloTurotti - con un valore della produzione di 20,6 milioni di euro con un incremento del 13,4 % rispetto al precedente esercizio, un reddito operativo di 1,41 milioni di euro (+35,4% sul 2021) e un Ebitda di 4,28 milioni di euro (20,8%) che si è ridotto del 1.3% rispetto a quello del 2021, per l’incremento generalizzato del costo delle materie prime, dei servizi e degli altri costi aziendali, come ilpersonale, le manutenzioni, il carburante e i canoni relativi agli appalti pubblici. Nel 2022 - prosegue Turotti - l’attività della nostra Azienda si è particolarmente rivolta al mercato, che ha dato buoni segnali di ripresa; segnali che ci hanno permesso di acquisire nuovi clienti sia pubblici, attraverso la partecipazione a gare d’appalto, sia privati attraverso un’intensa attività di contatto e offerte promosse dal settore commerciale.


Ovdamatic crede nella possibilità di crescere all’interno del proprio settore, perché al centro della nostra mission aziendale c’è il Cliente che noi vogliamo soddisfare attraverso una vision attiva fatta di politica ambientale, sicurezza alimentare, responsabilità sociale, certificazioni di qualità, investimenti tecnologici, formazione dei propri collaboratori, assistenza e servizio garantito alla clientela. Ed è per migliorare il nostro servizio e fidelizzare ed acquisire nuovi clienti, che continuiamo ad investire nei nostri Progetti: Natural Point e WHP, per la promozione della salute attraverso la distribuzione di cibi salutari sui luoghi di lavoro; Ovda App per garantire oltre ai sistemi di pagamento tradizionali come la moneta e la chiavetta, anche l’acquisto tramite Smartphone; Ovda Tech, progetto per l’interconnessione 4.0 dei nostri distributori, che attraverso la telemetria ci permette di conoscere in anticipo le necessità del distributore, attraverso la diagnostica a distanza, rendendoci così autosufficienti senza dover gravare sull’organizzazione del Cliente; Progetto Ovda Green, iniziato con la Certificazione ambientale e proseguito con la raccolta differenziata dei rifiuti, un parco automezzi sempre più a metano, prodotti a Km. zero, utilizzo di prodotti certificati fabbricati con riduzione delle emissioni di CO2; il Progetto Ovda RiVending, progetto di economia circolare riconosciuto dalla Regione Lombardia, per il riciclo di bicchieri, palette e bottiglie in Pet, capace di risolvere il fine vita dei prodotti di plastica monouso”. “La maturità di un percorso imprenditoriale di quasi 50 anni ci ha indirizzato nel 2023 verso la volontà di redigere il nostro primo Bilancio di Sostenibilità, che pensiamo ci aiuterà a comunicare con metodo e trasparenza obiettivi, performance e attività relative ai tre piani della sostenibilità: economico, ambientale e sociale. All’interno di questo percorso ci stiamo predisponendo per ottenere anche la Certificazione di Genere e la Certificazione Energetica”. “Nel 2023, cogliendo l’opportunità di un’acquisizione, abbiamo costituito una nuova Società, la Quickmatic srl, con sede operativa a Liscate, con l’obbiettivo di meglio coprire i territori sulla direttrice della Brebemi ed entrare nel mercato più competitivo e sfidante d’Italia, quello di Milano”. “La strada intrapresa, che ci vede investire in nuovi mercati, nella sostenibilità ambientale e nella digitalizzazione dell’organizzazione mettendo al centro le aspettative del nostro Cliente - conclude Pierpaolo Turotti - siamo certi che rafforzerà il nostro posizionamento sul mercato, confermando OVDAMATIC un attore protagonista, affidabile e competitivo nel settore della distribuzione automatica di cibi e bevande”.

Via Bormioli, 32/34 S.Eufemia (Brescia) Tel. 030.3761270


CENTRO PORSCHE BRESCIA SI PREPARA ALL’ARRIVO DELLA...

nuova panamera ARRIVA LA TERZA GENERAZIONE DELLA PORSCHE PANAMERA, CHE SOSTITUIRÀ LA VERSIONE ATTUALE RISALENTE AL 2016. LA BERLINA SPORTIVA DI LUSSO SARÀ CARATTERIZZATA DA UNA GAMMA PIÙ AMPIA DI FUNZIONALITÀ DIGITALI, UN DESIGN FRESCO ED ESPRESSIVO E UNO SPETTRO PIÙ AMPIO TRA PRESTAZIONI DINAMICHE E COMFORT DI GUIDA. 24 24


Saottini Auto S.p.A. Via Marie Curie 17 SPORTIVA DENTRO E FUORI Nella parte anteriore una presa d’aria aggiuntiva conferisce a Nuova Panamera un aspetto ancora 39100 Bolzano

più espressivo e sportivo. Le nervature pronunciate sul cofano anteriore mettono in risalto i passaruota, fornendo anche una migliore percezione degli ingombri della carrozzeria dal posto di guida. Il Centro Porsche Brescia si prepara all’arrivo di Nuova Panamera I nuovi interni presentano l’equilibrio ideale tra elementi di controllo digitali e analogici. Gli eleArriva la terzamenti generazione della Porsche Panamera, che sostituirà la versione attuale di input e output essenziali per la guida sono posti lungo l’asse del conducente, in modo da risalente al 2016. La berlina di lusso sarà rendere la Driversportiva Experience ancora piùcaratterizzata confortevole. da una gamma più ampia di funzionalitàLadigitali, un design fresco ed espressivo e uno ha spettro più ampio trada prestanuova strumentazione digitale dietro al volante uno schermo curvo 12,6": ora anche il zioni dinamiche e comfort di guida. contagiri centrale non è più analogico, ma digitale, con una grafica ispirata alle Porsche del passato, molto accattivante oltre che leggibile. Sono rimasti "fisici" i tasti sul volante, compreso il rotore con cuiecambiare Sportiva dentro fuori modalità di guida e le relative tarature di motore, cambio, sterzo, sospensioni, suono, controlli elettronici. Anche il passeggero viene coinvolto nell’esperienza di guida, grazie ad un display opzionale da 10,9” che può visualizzare i dati sulle prestazioni del veicolo.


nuova panamera

SOSPENSIONI MAGICHE La nuova Panamera è dotata di serie di sospensioni pneumatiche a doppia camera e due valvole con Porsche Active Suspension Management (PASM). La tecnologia a due valvole separa le fasi di estensione e compressione dell'ammortizzatore e offre quindi una gamma ancora più ampia tra comfort e sportività, garantendo allo stesso tempo una maggiore stabilità della carrozzeria nelle situazioni di guida dinamica. La manovrabilità dell'auto può essere ulteriormente migliorata grazie all’asse posteriore sterzante opzionale. La vera novità è però il nuovo sistema di sospensioni attive Porsche Active Ride. Disponibile come Optional sulle Panamera E-Hybrid, è basato su una sola camera d’aria e ammortizzatori a doppia valvola con pompa elettroidraulica ed è in grado di controllare ogni ruota in maniera indipendente. In questo modo, con una guida fluida, il sistema assorbe quasi completamente le asperità stradali, mentre nelle situazioni di guida dinamiche, il sistema di sospensioni Porsche Active Ride garantisce un perfetto collegamento con la strada grazie ad una distribuzione equilibrata dei carichi sulle ruote. A macchina ferma è possibile alzare e abbassare la carrozzeria per agevolare le manovre di entrata e uscita. 26


(Panamera: consumo di carburante* nel ciclo combinato (WLTP) 10,5 – 9,6 l/100 km, emissioni di CO2* nel ciclo combinato (WLTP) 239 – 219 g/km). La Panamera 4 a trazione integrale impiega ora 4,8 secondi e raggiunge i 270 km/h (Panamera 4: consumo di carburante* nel ciclo combinato (WLTP) 11,2 – 10,1 l/100 km, emissioni di CO2* nel ciclo combinato (WLTP) 253 – 230 g/km)

PIÙ E-PERFORMANCE E MOTORI COMPLETAMENTE RINNOVATI La Panamera Turbo e-Hybrid è una ibrida plug-in con un nuovo motore a benzina V8 4.0 di cilindrata, 680 CV, 930 Nm, 3.2 secondi nello 0-100 km/h e 315 km/h di velocità massima. La capacità della batteria è ora di 25,9 kWh. Ciò consente un’autonomia elettrica equivalente fino a 91 chilometri nel ciclo combinato WLTP o 83–93 km nel ciclo urbano. Un nuovo caricabatterie AC di bordo da 11 kW riduce il tempo di ricarica presso gli appositi punti di ricarica a 2 ore e 39 minuti. Al momento del lancio saranno disponibili anche le varianti Panamera e Panamera 4. Le modifiche per aumentare la pressione, la portata di iniezione del carburante e la fasatura dell'accensione ottimizzano le prestazioni del motore turbo V6 da 2,9 litri. Ora genera 260 kW (353 CV) e 500 Nm di coppia: un aumento di 17 kW (23 CV) e 50 Nm rispetto al suo predecessore. Ciò migliora lo sprint da 0 a 100 km/h in 5,1 secondi e aumenta la velocità massima a 272 km/h.

NUOVA PORSCHE PANAMERA È PRENOTABILE GIÀ DA ORA E SARÀ DISPONIBILE NELLA PRIMA METÀ DEL 2024. SCOPRITE TUTTI I SUOI DETTAGLI AL CENTRO PORSCHE BRESCIA Via Faustinella 3, 5, 7 - Desenzano del Garda (BS) - Tel. 030 9150711 Viale Sant’Eufemia 94 - Brescia - Tel. 030 3696711 27


tutti pazzi per

LA CITY CAR ELETTRICA MADE IN CINA OTTIMA DOTAZIONE E AGILITÀ GARANTITA Per essere una minicar, la YoYo offre un comfort senza compromessi e una dotazione notevoe: è dotata di condizionatore, alzavetri elettrici, come la regolazione degli specchietti e l'apertura delle porte senza chiave; le poltrone con poggiatesta integrato sono comode e quella del guidatore si regola anche in altezza. Non manca un display centrale di 7", che funge da cruscotto; la connessione Bluetooth consente di sfruttare i telefonini (che si possono agganciare a un supporto sulla destra) e ci sono tre prese Usb. Per scegliere fra marcia avanti e indietro c'è una manopola sul tunnel centrale. Presenti ampie tasche nelle porte e un bagagliaio da 180 litri, separato dall'abitacolo. Quest'ultimo si può ampliare, reclinando in avanti lo schienale del sedile destro. La batteria, da 10,3 kWh, nel corso della prova in città, consente di coprire 156 km. Si ricarica dall'attacco nel frontale, collegandosi a una presa domestica (il cavo è di serie) o anche alle colonnine a corrente alternata (cavo optional); il tempo richiesto è di circa quattro ore per passare dal 30 al 100%. Secondo il codice della strada, la XEV YoYo è un quadriciclo pesante. Con questa definizione si intendono veicoli con meno di 15 kW di potenza e che toccano gli 80 km/h. Serve almeno la patente B1. Rispetto ai quadricicli leggeri (45 orari al massimo e guida dai 14 anni anche con patente AM) sono quindi molto più adatti a seguire il flusso del traffico anche fuori dalle zone centrali di città e paesi.

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La YoYo ha dimensioni assai compatte, buona visibilità, scatto apprezzabile e diametro di sterzata ridotto.

Lo scatto in ripresa è pronto e la presenza dell'Abs rende più tranquillizzanti le frenate, soprattutto sul bagnato. Eccellente la maneggevolezza, date le dimensioni, lo sterzo, non pesante, consente di invertire la marcia in meno di 8 metri.

Prodotta in Cina, la XEV YoYo è disponibile solo con trazione elettrica. È molto compatta, ha uno stile moderno che si fa notare per la forma a cuneo. Spiccano le grandi porte a profilo ottagonale con ampia fascia orizzontale, l'enorme parabrezza molto inclinato (molto buona la visibilità) e le luci con profilo "a C" in evidenza lungo la fiancata.

xevcars.it


Sanimax Group

UN HARLEYSTA CON UNA DOPPIA PASSIONE MASSIMO INCHINGOLO, FONDATORE DI SANIMAX GROUP, È UN IMPRENDITORE CHE SI È AFFERMATO NEL SETTORE DEL LAVAGGIO, DELL’IGIENIZZAZIONE, DELLA SANIFICAZIONE E DELLA RIGENERAZIONE COMPLETA DEGLI INTERNI DI CAMION ED AUTOVETTURE

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Massimo Inchingolo è un imprenditore che lavora da anni nel settore dell’automotive. Ha iniziato come venditore per poi, negli anni, specializzarsi prima come responsabile vendite dell’usato poi del nuovo sino a diventare direttore di concessionaria. Dodici anni fa, un po’ per l’ambizione di mettersi in proprio, un po’ per trovare nuovi stimoli, ha fondato Sanimax Group, una società specializzata nel lavaggio, nell’igienizzazione, nella sanificazione e nella rigenerazione completa degli interni di camion ed autovetture. “Prendiamo gli appalti di grossi gruppi di concessionari per il lavaggio di camion e autoveicoli (nuovo, usato o noleggio)” - ci ha raccontato Massimo. “Per ciascuna della realtà con cui collaboriamo disponiamo di una postazione interna dove alcuni componenti del mio staff si occupano della preparazione di queste vetture dalla deceratura alla targatura sino al lavaggio e all’igienizzazione degli interni. Un servizio a tutto tondo che svolgiamo da quando scendono dalla bisarca sino a quando vengono consegnati ai clienti”. Un’attività che è cresciuta nel tempo sino a raggiungere il lusinghiero traguardo di 80.000 veicoli trattati in un anno. Un lavoro che richiede competenza e professionalità ma, certamente, anche programmazione e un gruppo di risorse umane duttile e flessibile. “Sicuramente - ci ha confermato il titolare di Sanimax Group - Dobbiamo rispondere ad elevati standard qualitativi ma ho la fortuna e il privilegio di guidare una squadra di dipendenti motivati e volenterosi e ciò semplifica la programmazione di un lavoro che richiede organizzazione e flessibilità”.


Neppure durante la pandemia l’azienda di Massimo Inchingolo si è fermata. “Essendo abilitati, ci chiamavano di continuo per igienizzare uffici, locali commerciali, capannoni ed officine: non ci siamo fermati un attimo” - ci ha raccontato Massimo. Il futuro, dunque, appare radioso per questa società che, da qualche tempo nella stagione estiva, si sta affermando anche nel mondo della nautica con il servizio di lavaggio, pulizia ed igienizzazione di barche e motoscafi. Da harleysta della prima ora, infine, Massimo è riuscito a coronare un altro suo sogno professionale: aprire una birreria che potesse essere non solo un luogo di ritrovo per amici e compagni di avventura ma anche un’attività collaterale rispetto al suo core business tradizionale. Così, circa un anno e mezzo fa, ha rilevato un locale di via Veneto per aprire la birreria La Tana, un locale completamente rinnovato molto frequentato e apprezzato. “Ho deciso di aprire questo locale un po’ per hobby: con alcuni amici con cui condivido la passione per le Harley, ho pensato ad un luogo di ritrovo che potesse essere un riferimento anche per tutti i residenti del quartiere”.

SANIMAX GROUP di Massimo Inchingolo

Via Gardesana, 49/A Rezzato (BS) Tel. 380 2166875




L’AUTO. LA CINTURA. LA CHIAVE. ACCENDERE. IL GARAGE. MANOVRARE. LA STRADA. ACCELERARE. IL MESSAGGIO. LEGGERE. IL VOCALE. ASCOLTARE. LA TELEFONATA. RISPONDERE. LA MONETA. RACCOGLIERE. IL DIVERBIO. CURIOSARE. IL CANE. FRENARE. LA CANZONE. CAMBIARE. LA RADIO. SPEGNERE. IL PASSEGGERO. CHIACCHIERARE. IL PEDONE. INCHIODARE. IL NAVIGATORE. DIGITARE. LA CODA. PENSARE. IL SEMAFORO. SOSPIRARE. IL LAVORO. RIFLETTERE. LO SPECCHIO. SBIRCIARE. L’AMICO. SALUTARE. I CARTELLI. OSSERVARE. I LAVORI. IMPRECARE. L’OROLOGIO. AFFRETTARE. IL SORPASSO. ECCITARE. L’INCIDENTE. PUNTO. L’AUTO. LA CINTURA. LA CHIAVE. ACCENDERE. IL GARAGE. MANOVRARE. LA STRADA. ACCELERARE. IL MESSAGGIO. LEGGERE. IL VOCALE. ASCOLTARE. LA TELEFONATA. RISPONDERE. LA MONETA. RACCOGLIERE. IL DIVERBIO. CURIOSARE. IL CANE. FRENARE. LA CANZONE. CAMBIARE. LA RADIO. SPEGNERE. IL PASSEGGERO. CHIACCHIERARE. IL PEDONE. INCHIODARE. IL NAVIGATORE. DIGITARE. LA CODA. PENSARE. IL SEMAFORO. SOSPIRARE. IL LAVORO. RIFLETTERE. LO SPECCHIO. SBIRCIARE. L’AMICO. SALUTARE. I CARTELLI. OSSERVARE. I LAVORI. IMPRECARE. L’OROLOGIO. AFFRETTARE. IL SORPASSO. ECCITARE. L’INCIDENTE. PUNTO. L’AUTO. LA CINTURA. LA CHIAVE. ACCENDERE. IL GARAGE. MANOVRARE. LA STRADA. ACCELERARE. IL MESSAGGIO. LEGGERE. IL VOCALE. ASCOLTARE. LA TELEFONATA. RISPONDERE. LA MONETA. RACCOGLIERE. IL DIVERBIO. CURIOSARE. IL CANE. FRENARE.

QUANDO GUIDI, POCHE STORIE.


COSA È UNA BREAST UNIT La Breast Unit (BU) o Unità Multidisciplinare di Senologia, è un spazio/percorso per la presa in cura dei pazienti con tumore mammario. Viene definito fin dal primo momento un progetto terapeutico chiaro, integrato tra le varie discipline coinvolte nella diagnosi e nel trattamento, con attenzione anche agli aspetti riabilitativi e psicologici. È importante rivolgersi a una BU perché è dimostrato che le pazienti trattate per tumore mammario nell’ambito di una BU hanno il 18% in più di probabilità di guarire rispetto a donne curate da singoli specialisti. La BU si propone la presa in carico globale, con l’identificazione del miglior approccio diagnostico terapeutico basato su linee guida e dati scientifici, ma personalizzato per ogni singolo paziente. Fulcro della BU è l’incontro multidisciplinare in cui i vari specialisti valutano il singolo caso ed insieme definiscono il trattamento più adeguato per la paziente in esame. Questo permette di mettere a frutto le competenze proprie di ognuno che confrontate con quelle di specialisti diversi, portano ad una scelta ottimale. La paziente viene informata dal medico di riferimento della proposta emersa e, se concorda, verrà accompagnata in tutto il percorso. Accanto alle specialità fondamentali di radiologo, chirurgo senologo, chirurgo plastico, patologo, oncologo medico, radioterapista oncologo, medico nucleare, infermiera, data manager, vi è la disponibilità di altri specialisti, genetista, ginecologo, psiconcologo, fisiatra, fisioterapista, dietista, che intervengono quando necessari. Per le nostre pazienti è stato anche predisposto un programma diagnostico specifico per la valutazione del rischio genetico eredo- familiare. L’attività della Breast Unit è supportata da Fondazioni e da Associazioni di Volontariato che si affiancano al personale. Molto attiva è l’associazione ESA che contribuisce sia con donazioni di apparecchiature utili nelle procedure diagnostico terapeutiche sia con la costante presenza di volontarie che supportano le pazienti. ESA inoltre organizza all’interno della Breast Unit diverse attività , che aiutano le pazienti a gestire al meglio il momento della diagnosi e del trattamento.

Via Moretto 27, Brescia Tel: 338 8331976 info@esa-salutedonna.org - www.esa-salutedonna.org


Brescia Musei: Ceruti 2023

Oltre


UN TRIENNIO STRAORDINARIO TRA MOSTRE, ATTIVITÀ E PUBBLICAZIONI DEDICATE AL MAESTRO INDISCUSSO DELLA PITTURA DEL SETTECENTO, PROTAGONISTA DELL’ARTE ITALIANA E INTERNAZIONALE Comune di Brescia e Fondazione Brescia Musei hanno presentato “Ceruti2023 Oltre”: il racconto del progetto triennale di riscoperta e valorizzazione del pittore Giacomo Ceruti, nato a Milano ma vissuto e adottato dalla città di Brescia. Un percorso che si conclude con la presentazione delle nuove acquisizioni e del nuovo allestimento delle sale a lui dedicate del Museo che possiede il più importante corpus al mondo di opere dell’autore - la Pinacoteca Tosio Martinengo - e che ha visto coinvolta la Fondazione Brescia Musei per un intero triennio, dal 2021 al 2023, tra mostre, iniziative culturali e pubblicazioni. Un percorso realizzato grazie a un’attività sinergica di iniziative editoriali, nuove acquisizioni, investimenti, restauri, collaborazioni internazionali tra istituzioni culturali, incontri e contaminazioni di espressioni tra arte, editoria, danza, teatro e culminato - nell’anno in cui Brescia è stata con Bergamo Capitale italiana della Cultura - in quattro progetti espositivi: tre a Brescia e un quarto a Los Angeles, grazie alla collaborazione con J. Paul Getty Museum. Un impegno che corrisponde al rilancio di Pinacoteca Tosio Martinengo che da oggi, grazie al deposito da collezione privata de il Portarolo seduto e le Due donne accanto a un tavolo dipinte intorno al 1725 per un’ignota famiglia del patriziato bresciano, può vantare diciannove opere di Giacomo Ceruti, esposte nelle Sale del Settecento a celebrare un artista, pittore degli stracci e al tempo stesso ritrattista della nobiltà, maestro della pittura del Settecento, protagonista dell’arte italiana e internazionale. Il progetto di Brescia intorno a Ceruti è, appunto, un progetto di ampio respiro iniziato tre anni fa e che proseguirà ancora nel tempo per ribadire e indagare il legame di questo artista, protagonista del suo tempo, con la nostra città. In questi primi tre anni, quasi 280.000 persone si sono avvicinate a quello che, fino a prima dell'inizio di questa operazione culturale, era conosciuto come il Pitocchetto, ma che ora i bresciani e non solo hanno imparato a conoscere e riconoscere come Giacomo Ceruti, fra i più importanti esponenti dell'arte pittorica del Settecento italiano. Una politica culturale pensata e progettata con lungimiranza è proiettata a creare valore che va oltre l'evento in sè, la mostra in sè, e mi pare che questo progetto abbia centrato l'obiettivo.

Un’occasione speciale per ammirare la Lavandaia recentemente restaurata grazie al supporto di Rotary Club Brescia Valtenesi


L’ASPETTO MAGICO DEL REALE LA PITTURA DI GIOVANNI CUTTINI 1923 - 2012

Sabato 2 dicembre presso la Galleria di SpazioAref è stata inaugurata la mostra L’aspetto magico del reale. La pittura di Giovanni Cuttini 1923 - 2012 a cura di Luisa Cuttini e Massimo Cuttini. L’esposizione rimarrà aperta a ingresso libero fino al 14 gennaio 2024, dal giovedì alla domenica dalle 16 alle 19,30. Chiuso 31 dicembre 2023. “La pittura era la mia vera passione, il mio ‘giardino segreto’ che coltivavo in silenzio”, la sua vera necessità esistenziale. Nei suoi quadri emerge sempre una variazione cromatica, dove le sicure e rapide pennellate esprimono una immediatezza del gesto pittorico. L’originalità compositiva amplia la sua gamma di temi e soggetti che popolano le opere: dal mondo delle ballerine, ai paesaggi, alle figure familiari, tutti scorci di un mondo semplice. Ma la semplicità delle sue rappresentazioni non gli impedisce di elaborare continui rimandi alla pittura colta della prima metà del ‘900, ad esempio a quella dimensione metafisica e del Realismo magico, che però non diviene contraddizione con la visione popolare che Cuttini ha del mondo circostante. Anzi la trascendenza di tale corrente artistica solidifica le composizioni del nostro artista, le sostiene in costruzioni architettoniche grafiche e cromatiche. Così sogno e realtà possono convivere senza scontrarsi sulle tele, e la sua visione realistica emerge comunque attraverso elementi magici, “spesso confondendo i confini tra fantasia e realtà in un’atmosfera sospesa tra sogno e ricordo”, dando spazio “al senso magico presente nella vita quotidiana degli uomini e delle cose” (M. Cuttini). 54

Aref Associazione artistica e culturale Giobatta Ferrari ed Emilio Rizzi Piazza della Loggia 11/f - Brescia www.aref-brescia.it info@aref-brescia.it 030.3752369 333.3499545


GIOVANNI CUTTINI nasce a Udine nel 1923. Si trasferisce a Firenze con la famiglia e, dopo la morte del padre avvenuta nel 1928, continua gli studi in vari collegi tra l’Emilia-Romagna e il Lazio. Nel 1940 frequenta a Varignano (Sp) la Scuola di Radiotelegrafisti svolgendo il servizio militare in Marina. Dal maggio 1944 partecipa alla lotta partigiana, guidando in Emilia la Missione italo-americana Victory. Nel 1946 a Milano ottiene il diploma di geometra; nel 1950 entra nel Partito Comunista Italiano. Dopo la vincita di un concorso presso le Ferrovie dello Stato giunge a Brescia, città dove vive sino alla morte. Alla fine degli anni ‘60 lascia il suo lavoro in qualità di Sovrintendente, per dedicarsi interamente a quella che prima era una passione e che diventerà la sua nuova professione: la pittura. Il 24 aprile 1954 sposa la sua amata Gina, insegnate elementare. Frequenta l’A.A.B. dall’inizio degli anni Sessanta, entrando a far parte della cerchia degli artisti conosciuti che operano in città, partecipando a diverse mostre. Ha come maestri Gabriel Gatti,Tita Mozzoni e Oreste Rodini ed è amico di Gabriele Saleri, con cui divide lo studio a Costalunga. Nel 1998 è nominato Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana per i meriti combattentistici. Muore a Brescia il 27 novembre 2012.


LECTIO MAGISTRALIS DI MICHEL LUSSAULT GEOGRAFO E ACCADEMICO FRANCESE, PROFESSORE ORDINARIO DI GEOGRAFIA PRESSO L’ECOLE NORMALE SUPERIEURE DE LYON IN OCCASIONE DELL’INAUGURAZIONE DELL’ANNO ACCADEMICO

da Homo sapiens a Homo urbanus BERGAMO: UNA FINESTRA APERTA SUL SISTEMA-MONDO ANTROPOCENE IL MIO LAVORO DI RICERCATORE È DEDICATO A DIMOSTRARE LA SEGUENTE IPOTESI: TUTTI GLI SPAZI E TUTTE LE SOCIETÀ CONTEMPORANEE SONO ORMAI INTERESSATI E CONFIGURATI DALL'URBANIZZAZIONE GENERALIZZATA DELLA TERRA. Il filosofo Henri Lefebvre fu uno dei primi a capirlo, negli anni '60. Egli allora constata i cambiamenti delle società rurali e agricole e produce un gran numero di articoli e di interventi che saranno raccolti in una serie di libri memorabili che si collegano, si rispondono, si completano a vicenda: Il diritto alla città, Dal rurale all'urbano, La rivoluzione urbana. Tutti derivano da un postulato: “L’urbano manifesta oggi la sua enormità, sconcertante per la riflessione, l’azione e perfino l’immaginazione. Significato e fine dell'industrializzazione, la società urbana si forma ricercando sé stessa e costringe a riconsiderare la filosofia, l'arte e la scienza, che non possono evitare il confronto con questo nuovo oggetto. Ciò ci obbliga a concepire una strategia della conoscenza inseparabile dalla strategia politica.” Lefebvre comprende che l’umanità è appena entrata in una fase in cui una nuova realtà, ancora embrionale, poco a poco si diffonde gradualmente alla scala globale: “Partiremo da un’ipotesi, l’urbanizzazione completa della società. Chiameremo “società urbana” la società che risulta dall’urbanizzazione completa, oggi virtuale, domani reale. (…) Allo stesso modo, designeremo successivamente, utilizzando le parole “rivoluzione urbana”, l’insieme di trasformazioni che attraversa la società contemporanea per passare dal periodo in cui prevalgono le questioni di crescita e di industrializzazione (modello, pianificazione, programmazione) al periodo in cui la problematica urbana prevarrà in maniera decisiva, in cui la ricerca delle soluzioni e delle modalità proprie della società urbana passerà in primo piano.» 50 anni dopo la scrittura di queste righe, siamo noi esseri umani ad essere diventati molto più degli urbani che dei “terrestri”: siamo diventati degli homo urbanus. L’urbanizzazione risulta essere allo stesso tempo mondializzata e mondializzante, si manifesta ovunque e costruisce il Mondo come spazio sociale di scala terrestre. Come processo globale, l’urbanizzazione non fa che prolungare la crescita delle città industriali del XIX e dell’inizio del XX secolo. Essa cambia letteralmente la Terra e le modalità della sua umanizzazione. Questa rivoluzione urbana comincia dopo il 1950, con un’accelerazione a partire del 1980 e, senza dubbio, un’altra dopo il 2010. Essa è ancora in corso. L’urbanizzazione mondializzata e mondializzante non è più pensabile esclusivamente a partire dal solo dato statistico (sebbene il superamento della soglia della metà della popolazione della Terra considerata come urbana, all’inizio del XXI secolo, rappresenta una tappa significativa di questo processo), né si basa solo sulla semplice espansione topografica e materiale delle città: è necessaria una critica agli approcci strettamente demografici e “partizionali” – che affrontano le cose dal punto di vista delle relazioni città-campagna. Poiché l’urbanizzazione consiste essenzialmente nella sostituzione dei modi di organizzazione delle società e delle forme di vita, che furono un tempo dominanti, attraverso nuovi modi e forme di vita: quelli dell’urbano globalizzato, all’interno del quale l’economia è nuova, le strutture sociali e culturali attraversano profondi cambiamenti, le temporalità, gli spazi e le spazialità vengono sconvolti, si crea un ambiente biofisico specifico. n poche generazioni, l’Homo sapiens è infatti diventato un Homo urbanus. Il terrestre di oggi, ovunque viva, abita il Pianeta in contesto urbano. Il Mondo è un sistema di interdipendenza: tutto è in relazione. La pandemia di Covid 19 ci ha messo a confronto con un’emergenza sistemica che dimostra la forza di questa relazionalità e delle sue interdipendenze.

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L’urbanizzazione generalizzata stabilisce delle geografie che offuscano i riferimenti della geopolitica e degli immaginari spaziali che hanno a lungo dominato le analisi e posto un principio fondamentale: quello dell’adeguatezza necessaria, indispensabile, virtuosa e identificativa, tra un gruppo sociale di qualunque dimensione esso sia, le sue attività e il suo territorio di prossimità.


Lo possiamo constatare facilmente a Bergamo: il territorio di Bergamo, la Città de Bergamo, sono stati intensamente urbanizzati, cioè integrati nel processo di rivoluzione urbana. Il risultato di questo processo, che non si è concluso, è uno stravolgimento totale degli spazi di vita, anche quando pensiamo che non siano cambiati: per esempio, Città Alta, Astino... somigliano apparentemente a ciò che erano qualche generazione fa ma in realtà tutto è cambiato. Per esempio, la valorizzazione turistica del patrimonio della Città. Sullo sfondo della città visitata da turisti provenienti da tutto il mondo e delle sue mura classificate come patrimonio mondiale dell'umanità, si intravede ancora il fantasma di quella che era una volta Bergamo Alta. Bergamo è diventata un sistema urbano complesso, connesso al Sistema urbano mondiale: Bergamo è così sempre “travolta”, “superata” dalle logiche e dai movimenti dell’urbanizzazione planetaria. Ci sono luoghi di Bergamo nei quali tutto ciò si può osservare molto chiaramente, sono quelli che io chiamo degli “iperluoghi” urbani. L’Aeroporto di Orio al Serio, Oriocenter, Kilometro Rosso, Città Alta, il progetto Porta Sud Qui ciò che valorizzato è la connettività, il rapporto con l’altrove, indispensabili a sostenere il loro funzionamento. Più in generale, l’insieme del Sistema Bergamo può essere pensato come un composto complesso di linee, poli e aree. Delle linee di vita e di azione degli attori umani (individui, istituzioni, aziende, associazioni, gruppi) e non umani (perché il sistema è attraversato da non-umani viventi e non viventi). Dei poli, cioè dei luoghi nei quali queste linee si incrociano e si tessono (questa Aula Magna ne è un esempio; anche un’abitazione, anche l'aeroporto). Delle aree, cioè delle superfici abitate che sono attraversate dalle linee e trasformate da ciò che vi si deposita. Tutto ciò è in costante interdipendenza, come lo è lo stesso mondo urbano. Bergamo è stata totalmente riconfigurata dall'urbanizzazione, la sua popolazione è profondamente evoluta (così come le sue forme di vita) e questo processo è continuo. Questo nuovo “Design” non ha omogeneizzato Bergamo, ma ha piuttosto accentuato le differenze interne tra i tipi di linee, di poli e di aree. Da un lato l’urbanizzazione standardizza a scala mondiale, dall’altro essa differenzia alla scala locale.

Il rischio maggiore: la frammentazione, la dissociazione, la conflittualità. Inoltre, Bergamo, come molte altre organizzazioni urbane, è sempre più esposta agli impatti antropici sull’ambiente: ondate di caldo, siccità, minacce alla biodiversità, sconvolgimenti della variabilità meteorologica, inquinamento... Il mondo urbano è entrato oggi nell’Antropocene: sappiamo che le attività umane sono forze geologiche. Possiamo costatare che rapidamente l’abitabilità viene messa sotto pressione. Come possiamo creare una comunità di vita e di pensiero a partire da un sistema frammentato e da un’abitabilità minacciata? La tentazione di alcuni è di trovare una risposta attraverso la nostalgia delle culture passate e la volontà di ritrovare il territorio nella sua presunta integrità del passato con i suoi limiti. Altra possibilità: affrontare collettivamente le sfide sociali, economiche, politiche, ambientali e decidere di tracciare dei possibili futuri attraverso la creatività, in termini di nuovi modi di vivere. Si tratta cioè di nuovi modi di produrre, consumare, accedere ai servizi, progettare servizi, studiare, formarsi, fare ricerca, muoversi, usare il digitale, curarsi, etc… E quindi dei nuovi modi di organizzare i nostri spazi e i nostri tempi di vita condivisa, nuovi modi di concepire le nostre relazioni con il non umano. Questo è ciò che io chiamo il riorientamento Antropocene. Questo può essere fatto solo attraverso il coinvolgimento di tutti i portatori di interesse di Bergamo (istituzioni, attori privati, associazioni, abitanti). Che ruolo deve svolgere l’Università in questo processo? L'università deve essere l'orchestratrice delle sperimentazioni in materia di riorientamento. È lei che deve farsi carico di questo. Perchè? 1. Perché è aperta a tutte e tutti: è un'istituzione fondata sui saperi e sulla loro trasmissione e i saperi sono un bene comune a tutti gli abitanti. L'università non è partigiana, difende solo una causa: la causa comune degli esseri umani nella società. È una casa di tutti di cui abbiamo bisogno oggi più che mai. Università = universitas 2. Poiché essa è fondata sulla creatività intellettuale e scientifica, essa può quindi uscire dagli schemi di routine, l'innovazione è il suo principio motore. Anche rispetto agli studi legati al patrimonio storico-culturale, essa può costantemente ripensarli e spiegarli in maniera diversa, grazie all'attività di ricerca. 3. Dal momento che padroneggia i principi e le procedure della sperimentazione, essa può dunque “attrezzare” i processi di riflessione collettiva. L'Università può dunque diventare un laboratorio permanente al servizio della società bergamasca, forte della sua capacità di analizzare e comprendere adeguatamente le mutazioni del Mondo urbano-antropocene e quelle del "sistema Bergamo" e della sua capacità di lanciare delle "procedure di indagine cooperativa" in situ, anche all’interno di situazioni urbane che pongono problemi. L'università è aperta nel senso che accoglie, ma anche nel senso che non esita a uscire dalle proprie mura. Esattamente ciò che fanno i docenti di Geourbanistica e dell’Imago Mundi Lab. L’Università di Bergamo, ne sono certo, può diventare uno dei centri di riferimento per la riflessione e la sperimentazione collettiva sul divenire degli spazi di vita nell’era dell’Antropocene.


Walter Bonatti: Stati di

Grazia

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IL CAI BOLZANO PRESENTA LA MOSTRA PRODOTTA DAL MUSEO NAZIONALE DELLA MONTAGNA DI TORINO: “WALTER BONATTI. STATI DI GRAZIA – UN’AVVENTURA AI CONFINI DELL’UOMO”, A CURA DI ROBERTO MANTOVANI E ANGELO PONTA E OSPITATA ALLA GALLERIA CIVICA DI BOLZANO.

Il CAI, Club Alpino Italiano, fonda la sua nascita sulla conoscenza, l’amore, il rispetto e la preservazione della montagna, tutti concetti su cui si basa la cultura della montagna soprattutto, ma non solo, per chi ci vive e opera. È per questo che il CAI Bolzano ha deciso di ospitare questa mostra dedicata a Walter Bonatti, alpinista ed espolatore che ha saputo andare alla scoperta non solo della montagna e del mondo, ma soprattutto di se stesso, attirato dal senso di avventura e dai viaggi nell’ignoto che portano a confrontarsi con il sé. La mostra è la seconda tappa di questo importante progetto che, dopo essere stato esposto al Museo Nazionale della Montagna di Torino nel 2021, vuole rendere omaggio e far conoscere quanto più possibile la figura di Bonatti con fotografie e oggetti che mettano in evidenza quanto le sue avventure siano state senza confini. Si entra così in un percorso realmente immersivo che porta il visitatore a conoscere il protagonista e la sua storia attraverso oggetti diventati iconici, come l’attrezzatura alpinistica dei primi anni di attività; alcuni dei machete usati nel corso delle avventure nella giungla e nelle foreste; lettere e pagine tratti dai diari e dai quaderni.

FINO AL 7 GENNAIO 2024 BOLZANO, GALLERIA CIVICA

Dei veri e propri ambienti “bonattiani” dove ci si può immergere con tutti i sensi: la montagna è ovviamente la protagonista della prima sezione, con una grande installazione multimediale dedicata al Grand Capucin e basata sulle riprese appositamente realizzate con il drone dal Soccorso Alpino Piemontese e Valdostano lungo il tracciato della via Bonatti-Ghigo del 1951. Ghiacci, foreste e vulcani rivivono in tre sale che restituiscono le suggestioni di quegli ambienti. Non mancano contenuti audio e video, per rivivere con gli occhi e la voce di Bonatti alcuni suoi viaggi e interviste. «Sarebbe stato facile riempire le sale dell’esposizione facendo sfoggio della dovizia di documenti, scatti fotografici e materiali che Bonatti ha conservato. Certo, molto è stato messo in mostra. Ma non volevamo che tutto si esaurisse in un’esibizione di oggetti e di immagini, o nel ritratto di un campione del passato» - raccontano i curatori - «Perché l’interesse e l’affetto che ancora oggi circondano Walter non si spiegano solo con il valore delle scalate, il suo talento di reporter o il fascino dei suoi viaggi esplorativi: la sua lunga ricerca tocca corde profonde, le sue emozioni ci riguardano ancora, ed è attraverso queste che possiamo rileggerne l’esperienza». Il visitatore ha così un’esperienza a tutto tondo di quella che fu la vita di Walter Bonatti, nato come alpinista per giungere negli anni Sessanta all’esplorazione del mondo, per oltre trent’anni protagonista di straordinarie avventure sulle pareti più difficili delle Alpi, nei fiordi patagonici, nei deserti e nelle giungle, tra i ghiacci e nei vulcani; viaggi sempre contraddistinti dalla genuinità che ha perseguito per tutta la vita rinunciando alle innovazioni tecniche o accostandosi senza armi agli animali “feroci”, vivendo esperienze di vita quotidiana con le popolazioni indigene che ha incontrato e cercando sempre di stabilire con la natura un rapporto profondo.


giganti in ritirata Nel bel mezzo di una nuova ondata di calore che sconvolge le temperature anche sulle Alpi ritardando le prime nevicate stagionali, Greenpeace Italia e il Comitato Glaciologico Italiano (CGI) pubblicano il rapporto “Giganti in ritirata: gli effetti della crisi climatica sui ghiacciai italiani”, per lanciare un allarme sullo stato di salute di queste importanti sentinelle della crisi climatica. Lo studio è frutto di due spedizioni congiunte effettuate tra la fine di agosto e l’inizio di settembre 2023 sul Ghiacciaio dei Forni, in Alta Valtellina, nel Parco Nazionale dello Stelvio, e sul Ghiacciaio del Miage, che si trova nel versante italiano del massiccio del Monte Bianco, in Valle d’Aosta.

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NUOVO RAPPORTO DI GREENPEACE ITALIA E COMITATO GLACIOLOGICO ITALIANO: «NEL 2023 SUPERATO OGNI RECORD DI FUSIONE DEI NOSTRI GHIACCIAI A CAUSA DI ONDATE DI CALORE ESTREME»


Le misure effettuate quest’anno sul Ghiacciaio dei Forni hanno permesso di evidenziare una fusione del 15% superiore a quella registrata in media negli anni precedenti, con una perdita di 9 centimetri di spessore al giorno durante l’ondata di calore della seconda metà di agosto, quando lo zero termico è rimasto per più giorni sopra i 5.000 metri. Anche il Ghiacciaio del Miage è in forte sofferenza per le temperature sempre più estreme: dal 2008 al 2022 ha perso 100 miliardi di litri di acqua, corrispondenti a 40 mila piscine olimpioniche. Nel periodo 2018-2023 solo l'area del lago ha perso 1,1 miliardi di litri di acqua, con oltre un terzo delle perdite complessive registrato nell’ultimo anno.

NEL RAPPORTO, CHE PRENDE IN ESAME DUE DEI PIÙ ESTESI ED EMBLEMATICI GHIACCIAI ALPINI ITALIANI, SONO PUBBLICATI NUOVI DATI E CONFRONTI FOTOGRAFICI CHE MOSTRANO COME SIANO CAMBIATI I DUE GHIACCIAI DALLA FINE DELL'OTTOCENTO A OGGI.


giganti in ritirata

«Nel corso dell'ultimo secolo, i ghiacciai delle Alpi hanno subito una perdita di oltre il 50% della loro estensione, e di questa metà scomparsa circa il 70% è andato perduto negli ultimi trent’anni», commenta Valter Maggi, presidente del CGI e professore presso il Dipartimento di Scienze dell'Ambiente e della Terra dell’Università Bicocca di Milano. «Una tendenza che sembra aver subito un’accelerazione negli ultimi quindici anni: le ultime campagne glaciologiche hanno infatti confermato gli impatti delle attività umane sul sistema climatico del pianeta, con una notevole contrazione dei ghiacciai nel nostro Paese e con un massimo di ritiro delle fronti glaciali raggiunto nel 2022, chiamato non per niente l’annus horribilis dei ghiacciai». «Venivamo dall'estate terrificante del 2022 e speravamo che il 2023 avrebbe comportato una situazione migliore per i nostri ghiacciai, ma purtroppo la situazione sta solo peggiorando», aggiunge il glaciologo Claudio Smiraglia, già presidente del CGI e membro del network indipendente contro il greenwashing Voci per il clima.

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«I ghiacciai italiani che fondono sempre più rapidamente sono l’ennesima testimonianza che la crisi climatica si sta aggravando, e la riduzione delle loro riserve idriche favorirà nuovi periodi di siccità prolungata che avranno un impatto su tutti noi», dichiara Federico Spadini, campagna Clima di Greenpeace Italia. «La scienza ci dice che l’uso intensivo di petrolio, gas e carbone sta alimentando la crisi climatica.

Continuare a estrarre e bruciare combustibili fossili condannerà non solo i ghiacciai, ma tutto il pianeta e le nostre vite a degli stravolgimenti mai visti. È ora che politica, aziende e media ascoltino l’allarme della comunità scientifica invece di incoraggiare il negazionismo, abbandonando le fonti fossili e promuovendo quelle rinnovabili. La montagna ci sta parlando: a noi non resta che ascoltarla e agire».



2 POLITICANDO di Maurizio Maggioni

FINE ANNO Sarebbe troppo facile aprire il nostro articolo dicendo che siamo a fine anno e che solitamente si fanno due cose importanti: la prima è redigere un consuntivo di ciò che è successo e che abbiamo fatto, la seconda è preparare un programma attuativo per il prossimo futuro con dei proponimenti, di miglioramento certamente. Di solito è così, invece poi ci freghiamo con le nostre stesse mani, cioè facciamo il punto della situazione, ci accorgiamo che nulla è cambiato dall’anno precedente, che i problemi sono i soliti, abbiamo invertito gli addendi, ma il risultato non cambia. Allora guardiamo all’inventario, al 31.12, e progettiamo la ripresa, con programmi inattuabili perchè anche se abbiamo tutti i migliori proponimenti, ecco che qualcosa subentra sempre, più grande di noi, inappellabile.. Cosa? Il solito tran tran, la UE ci bastona con i tassi perché hanno interesse a rilanciare le banche, soprattutto tedesche vicine al fallimento, perché il Medio Oriente porta denaro a tutti e alcune migliaia di morti sono solo effetti collaterali del business generale che passa dagli armamenti alla ricerca tecnologica, al progressivo gioco del risiko per il riposizionamento internazionale di alcuni paesi belligeranti e così via. Poi abbiamo il declino della guerra in Ucraina, di cui non frega più a nessuno se non ai BRIC, paesi emergenti con una loro divisa monetaria, ma di Odessa a chi interessa?? Anche stavolta seguendo gli americani abbiamo fallito. Dai, siamo seri... Siamo un mondo di imbecilli che ancora non ha capito che ormai siamo in mano a chi dell’umanità non interessa nulla e l’impoverimento culturale politico dei nostri governanti è ormai un assunto. L’Italia comunque pare essere l’unica nazione in cui si va avanti in qualcosa, ve ne siete accorti? Dall’oblio oncologico, al riconoscimento della famiglia vecchia generazione, al salvataggio dei beni culinari contro la sintetizzazione della carne, il PNRR approvato e finanziato, i rapporti internazionali rinsaldati, un premier che parla diverse lingue ed è apprezzato da tutti, nemici compresi, un iter per cambiare le regole antiribaltone, la riforma della magistratura.... Dissertavo in chat (come si usa dire ora) con alcuni colleghi francesi, argentini, brasiliani e spagnoli, di come si vive nei nostri rispettivi paesi. Non vi dico l’invidia da parte loro riguardo la nostra sanità e la professione medica, lasciando perdere che si lamentavano che loro non possono da anni comprarsi una casa per i costi proibitivi; ma non solo, mi veniva detto che in Inghilterra è impossibile vivere, sia per il costo della vita che per

la delinquenza per strada, e che nemmeno il centro di Londra è sicuro; il collega brasiliano ha una figlia a Colonia, in Germania per un master… coprifuoco dopo le 18. Allora non stiamo proprio male noi italiani, poi noi di Bergamo e Brescia che stiamo vivendo un’apoteosi per essere la Capitale della Cultura, Bergamo quinta città più vibiile in Italia e Brescia super industrializzata e con una viabilità invidiabile. Tutto ciò lo dobbiamo alla forza produttiva di ognuno di noi, dalla voglia di emergere e di fregarsene di ciò che ci dicono i report della recessione, dei delitti contro il patrimonio e purtroppo anche contro le persone. Sempre ci sono stati e sempre ci saranno, è la società che li esprime, una volta c’era la Beata Morosini o la Beata Maria Goretti, ora purtroppo abbiamo Giulia e tutte le altre, ma il male interiore e distorto della mente è sempre esistito. Basta allo spettacolo di massa, basta all’emulazione, più fede e amicizia, più pensiero positivo e meno distruttivo. Il mondo gira ed è sempre in cambiamento, è nostro dovere migliorarlo, per noi stessi in primis e poi per i futuri abitanti del pianeta. Già 2024 anni fa se ne parlava e qualcuno poi l’ha predicato, in tutto il mondo allora conosciuto. Proprio da dove è partita questa predicazione sembra che non abbiano capito molto, chiediamoci perchè. Non dobbiamo avere paura di nulla, dobbiamo progredire di giorno in giorno, lasciandoci alle spalle il peggio e guardando al futuro in modo positivo. Personalmente lo faccio ogni giorno, quando al mio ritrovo mattutino, prima in Marianna con gli amici pensionati e poi all’Happy Salad con gli amici ordinari, pensiamo al domani, giochiamo tra noi dialetticamente, siamo bambini per mezz’ora e poi via a lavorare a produrre con il sorriso sulle labbra… Il futuro siamo noi, uomini di buona volontà… Sento la voglia di lasciar perdere quanto viene detto dalle televisioni o scritto dai giornali, tanto ci prendono in giro, tentano di manovrarci, magari ci riescono, ma noi ce ne freghiamo perchè il futuro è nostro e non vi è un’età per sognare. Chi sogna vive, ama, pensa al futuro, a crescere ad ogni età, chi borbotta e basta rimane indietro. È Natale, dicembre è un mese bellissimo, finisce l’autunno ed inizia l’inverno, però ci sono tante feste: l’Immacolata, Santa Lucia, Natale, San Silvestro. Sarà un caso ma chi Crede è più felice degli altri e noi Crediamo. Auguri a tutti, buon fine 2023 e felice 2024 Ad astra per asprera


sVALVoLATI La chirurgia del cuore, un viaggio nel tempo 50 50


Si è conclusa da pochi giorni la XXI edizione di BergamoScienza, ma fino al 22 dicembre resterà aperta al pubblico la mostra sVALVoLATI La chirurgia del cuore, un viaggio nel tempo - a cura di Alessandro Bettonagli, Francesco Maisano e Ottavio Alfieri - allestita nel Palazzo della Libertà in Piazza della Libertà e organizzata in collaborazione con l’IRCCS Ospedale San Raffaele – Gruppo San Donato. Il percorso espositivo, che celebra Bergamo e Brescia, Capitale della Cultura Italiana 2023, come centri di eccellenza nell’evoluzione delle terapie del cuore non invasive, si arricchisce di due video-testimonianze che rappresentano la ricerca e l'evoluzione tecnologica cardiochirurgica dei centri ospedalieri bergamaschi. Michele Senni, direttore del Dipartimento Cardiovascolare e dell'Unità di Cardiologia dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo e professore di malattie dell’apparato cardiovascolare all’Università Milano-Bicocca, affronta il tema dei trapianti, dell’assistenza ventricolare, dei cuori artificiali, della prevenzione e degli ultimi traguardi della cardiologia come medicina sempre più specializzata. Alfonso Agnino, responsabile di cardiochirurgia robotica all’Humanitas Gavazzeni di Bergamo, illustra le ultime frontiere della cardiochirurgia robotica adulta ed evidenzia l’impatto dell’intelligenza artificiale e della moderna tecnologia sulla formazione dei cardiochirurghi.

La mostra interattiva, ad accesso libero, dal giorno dell’inaugurazione, 29 settembre, ha totalizzato circa 2000 presenze. Il visitatore, con l’ausilio di un fonendoscopio come guida, percorre 6 ambienti diventando parte attiva di un viaggio che permette di esplorare la storia del cuore e del suo ruolo nella cultura medica a partire dagli antichi egizi per arrivare all’Ottocento. Un excursus temporale: dalla sala operatoria del 1860, il tavolone di una cucina di contadini, a quella del futuro prossimo grazie alla Realtà Aumentata. L’esperienza interattiva è arricchita anche dalle testimonianze di coloro che hanno dato un contributo fondamentale alla cardiochirurgia italiana come Lucio Parenzan il primo chirurgo ad eseguire interventi a cuore aperto. Nei mesi di novembre-dicembre l’Associazione BergamoScienza organizzerà quattro incontri al BergamoScienceCenter per approfondire alcune tematiche della mostra: la figura del cardiochirurgo Lucio Parenzan, i trapianti di cuore, la cardiochirurgia robotica e la prevenzione delle malattie cardiache.

Palazzo della Libertà - Piazza Libertà a Bergamo Dalle ore 15 alle 18; sabato, domenica e festivi dalle ore 10 alle ore 18. Prenotazione obbligatoria per scuole e gruppi.


fusioni

storie di fonderia

CANZONI E PAROLE NEL PADIGLIONE DELLA FABBRICA DEL FUTURO, PRESSO IL PARCO DELL’ACQUA A BRESCIA PER RACCONTARE L’INTEGRAZIONE DI PERSONE DIVERSE GRAZIE AL COLLANTE DELLA PASSIONE PER UN LAVORO DURO MA DI GRANDE SODDISFAZIONE NEI CAPANNONI DELLA FONDERIA ARIOTTI

foto Benigno

Loro, di fusioni se ne occupano da 113 anni. La ghisa è il loro mondo. Ogni forma sia

richiesta la si crea, dal disegno alla colata fino alla finitura. Ma il 27 novembre non ci volevano parlare di questo ma delle “fusioni” tra le persone. Quelle che si realizzano lavorando fianco a fianco pur essendo di diverse nazionalità, diverse culture e religioni. Sarà il calore delle gettate roventi, sarà di certo un modo molto “accogliente” di fare impresa che contraddistingue la Fonderia Ariotti dove hanno saputo tradurre in fatti concreti il principio di non discriminare nessuno. “In fonderia - ci dice Giorgio Ariotti - il lavoro non è leggero, serve tanta solidarietà perché ognuno è responsabile della sicurrezza dei colleghi. Quindi è normale che facendo squadra ci si conosca e, che nascano amicizie, fusioni appunto, tra culture anche molto distanti. L’azienda e il lavoro diventano il motore dell’integrazione, la possibilità di riscatto, il mezzo per raggiungere quella vita migliore che ognuno sogna. Queste fusioni ci hanno fatto venire l’idea che ognuno potesse raccontare la sua storia e che tutti i colleghi avessero modo di conoscerla.

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Quindi abbiamo realizzato le prime registrazioni e le abbiamo messe sul sito internet. In azienda lavorano italiani, rumeni, marocchini, algerini, bielorussi, senegalesi, ghanesi, indiani, peruviani e boliviani... bergamaschi e bresciani, 130 persone che difficilmente si conoscono e che in questo modo hanno conosciuto un po’ delle vite degli altri. Da lì si è pensato di mettere in scena questo breve spettacolo per valorizzare quel tipo di approccio alle vite di chi lavora al nostro fianco ed enfatizzare il ruolo fondamentale che il lavoro può avere nell’integrazione fra genti con diverse culture, religioni, tradizioni che portano ad una crescita per tutti”.

ROBERTO E GIORGIO ARIOTTI


LO CONOSCEVO BENE

ANTONIO PANZERI

EX SINDACALISTA,VOTATISSIMO ALLE ELEZIONI, TRE VOLTE AL PARLAMENTO EUROPEO NELLE FILE DEL CENTROSINISTRA E POI LO SCOPRONO CON VALIGIE DI CONTANTI E UNA VITA DA NABABBO. COSA SPINGE UN POLITICO DA SEMPRE IMPEGNATO E STIMATO A TRADIRE OGNI IDEALE OLTRE ALLA FIDUCIA DEGLI ELETTORI E ACCETTARE DENARO PER FAVORIRE GLI INTERESSI DI PAESI ARABI? LO CONOBBI QUANDO ANCORA NON ERA NESSUNO E IN FABBRICA ERO IL SUO CAPOTURNO.

Aveva fatto anche

cose

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buone

Ero molto giovane e, con l’intenzione di finanziare gli studi universitari, mi feci assumere da un’azienda di Madone per un impiego su un impianto a ciclo continuo. Il diploma di perito industriale mi consentiva di assumere l’incarico di capoturno, dopo un paio di mesi di addestramento in affiancamento ad altri capi. La mansione prevedeva responsabilità sulla continuità della produzione e sulla sua qualità ed ero affiancato nel turno da tre operai, che provvdevano alle manovre necessarie. Erano persone esperte dell’impianto in questione, adibito alla produzione di idrochinone utilizzato nell’industria degli pneumatici, e all’inizio mi furono molto vicini per trasferirmi ciò che avrei dovuto imparare. La fabbrica era la tristemente famosa Brichima, l’impianto si chiamava Catone… un inferno in terra. Rumore, fumi tossici, incidenti frequenti… un vero casino. Però, visti gli orari dei turni, mi rimaneva tempo per fare altro, la paga era molto buona anche perché comprendeva i supplementi per le notti, per le festività e qualche straordinario... Mi vennero affidati tre uomini, Gianni Battistini, Benito Fumagalli e Antonio Panzeri. I primi due fin dall’inizio non mi nascosero la loro incazzatura per le continue assenze del terzo, sempre uccel di bosco. Ebbene sì, era quell’Antonio Panzeri che nei mesi scorsi è apparso nelle cronache di tutti i paesi d’Europa e che è stato incarcerato per mesi perchè trovato pieno di soldi contanti frutto di un’operazione di corruzione pilotata dal Qatar. In quel lontano passato era “solo” il delegato sindacale. Però, per via di varie mansioni che ricopriva all’interno del sindacato come responsabile di zona, era sempre in permesso e gli altri due dovevano sobbarcarsi anche il suo lavoro.


Ogni tanto si presentava con la tutina blu pulita e stirata, con l’Unità sottobraccio, arringava gli altri sulle sue favolose trattative con il padronato e sulle lotte nelle altre fabbriche. Per lui facevo parte della categoria dei colletti bianchi, inoltre mi ero rifiutato di iscrivermi al suo sindacato e quindi ero uno della controparte. Quando si stancava di parlare con noi andava in giro per la fabbrica a bere caffè alle macchinette e a parlare con gli altri operai della fabbrica dislocati su altri impianti. Una grande parlantina, simpatico, compagnone, allegro. L’azienda chiudeva un occhio sulle sue assenze e lui li chiudeva entrambi sulle schifezze che si verificavano in quella fatiscente fabbrica. Furbo? Furbissimo, intelligente, ironico e scansafatiche. La sua ascesa nel mondo sindacale e politico è stata continua, così come il suo graduale aumeno di peso. La sua dialettica appuntita era trascinante e, nel ‘95, diventa Segretario generale della Camera del lavoro di Milano, nonchè membro della direzione nazionale dei Democratici di Sinistra. Nel 2004 si candida alle elezioni europee nella lista dell’Ulivo e viene eletto con 105.000 voti di preferenza. Mica bruscolini. Dal 2004 al 2009 presso l’Europarlamento sarà Vice presidente della commissione occupazione e affari sociali, membro della Commissione per il mercato interno e la protezione dei consumatori; membro della Delegazione per le relazioni con gli Stati Uniti; membro della Delegazione per le relazioni con il Giappone. Rieletto nel 2009 diventa presidente della Delegazione per le Relazioni con i paesi del Maghreb, membro della Commissione Affari esteri, di quella per il Mercato interno e della delegazione per le relazioni con i paesi del Sud-Est Asiatico. Nel 2014 si ricandida alle europee con il PD nella circoscrizione del Nord-Ovest e viene ancora eletto con 77.102. Panzeri, alla terza legislatura presso il Parlamento Europeo, diventa presidente della Sottocommissione per i diritti umani; membro della Conferenza dei presidenti di commissione, della Commissione per gli affari esteri, della Delegazione per le relazioni con i paesi del Maghreb e l'Unione del Maghreb arabo, della Commissione per i bilanci, della Delegazione all'Assemblea parlamentare dell'Unione per il Mediterraneo. Se fosse stato un mariuolo qualcuno avrebbe dovuto accorgersene, invece Panzeri ha goduto negli anni della stima dei colleghi che lo hanno conosciuto per il suo impegno nei lavori dell’europarlamento. Nell'aprile 2017 lascia il PD per unirsi ad Articolo 1 - Movimento Democratico e Progressista. In occasione dell'assemblea nazionale svoltasi a Roma il 3 dicembre 2017, Panzeri aderisce alla lista "Liberi e Uguali" che unisce Articolo 1, Sinistra Italiana e Possibile, sotto la guida del presidente del Senato Pietro Grasso. Nel 2019 Panzeri fonda "Fight Impunity", una ONG in difesa dei diritti umani, e da allora ne è il presidente. Il 9 dicembre 2022 Panzeri viene arrestato a Bruxelles nell'ambito di un'inchiesta delle autorità inquirenti su casi di corruzione presso il Parlamento europeo volti a favorire gli interessi qatarioti. Al contempo vengono arrestate a Bergamo la moglie Maria Colleoni, 67 anni, e la figlia Silvia, 38 anni, in base ad un mandato di arresto europeo emesso dall'autorità giudiziaria belga. Il 17 gennaio Panzeri patteggiava con la giustizia belga una pena ridotta a un anno di reclusione in cambio delle sue confessioni. Agli arresti domiciliari dal 6 aprile, il 29 settembre dello stesso anno, Panzeri torna in libertà condizionata: non potrà lasciare il Belgio e avere contatti con altri indagati. Evidentemente l’uomo politico ha un prezzo. Anche chi ha alle spalle una vita onesta, retribuito benissimo come europarlamentare, non resiste alla tentazione di possedere tanti soldi, tanti da diventare, anche lui comunista, davvero ricco, poter vivere nei grandi alberghi, magari comprarsi uno yacht, una Ferrari e fare shopping con la moglie e la figlia nelle boutique più lussuose. Come gli oligarchi russi. Mi resta una domanda? Come funziona la “compravendita” in queste situazioni? È stato lui a chiedere soldi in cambio di voti favorevoli sulle questioni che interessavano i paesi pagatori o sono stati questi ultimi ad avvicinarlo e proporgli l’affare? E in questo caso perchè hanno scelto proprio Antonio Panzeri come loro interlocutore... A saperlo. Nel frattempo lo scandalo che ha riempito i giornali di tutta Europa per settimane, è stato messo sotto il tappeto. Non se ne parla più e non se ne parlerà se non dopo le prossime elezioni europee. Panzeri è tornato libero e pare che tornerà in fabbrica... (Vito Emilio Filì)


Alfa Heat recovery

IL CALORE DI ALFA ACCIAI CEDUTO AD A2A

Chissà quanti si saranno chiesti perchè non si potesse utilizzare il vapore che fuoriusciva dalle torri di raffreddamanro dell’Alfa Acciai la cui direzione, per evitare equivoci, tiene affisso un grande cartello con la scritta VAPORE ACQUEO per rassicurare che non si tratta di una nube tossica. La buona notizia è che dalla collaborazione di A2A e Alfa Acciai quel vapore andrà ad alimentare la rete del teleriscaldamato. Elementary Watson ma evidentemente più facile a dirsi che a farsi.

un esempio da seguire

La Life Company e l’Acciaieria di San Polo hanno presentato l’avvio dell’impianto che recupera il calore dei forni e lo cede alla rete del Teleriscaldamento.Il recupero termico evita l’emissione di 10mila tonnellate di CO2 in un anno e riscalda cinquemila famiglie: un nuovo passo verso la decarbonizzazione.

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Il progetto originario, avviato nel 2021, lo “Smart Grid Pilot”, prevedeva la fattibilità del recupero del calore generato dal primo forno dell’acciaieria (e fino ad allora disperso in atmosfera) per convogliarlo nella rete di teleriscaldamento cittadina attraverso la realizzazione di una centrale di scambio termico e la posa di 1,2 chilometri di doppia tubazione tra l’azienda e la centrale A2A di Lamarmora. Ora quella sperimentazione è diventata un vero e proprio processo industriale, Alfa Heat Recovery: il recupero dell’energia termica di entrambi i forni dell’acciaieria e l’ausilio di due accumuli di acqua calda che consentono di stabilizzare e ottimizzare lo scambio termico con la rete del teleriscaldamento.


Brescia si conferma terra di innovazione e, grazie alla sinergia tra A2A e Alfa Acciai, rafforza la sua vocazione green. Con l’avvio della stagione termica 2023-2024, infatti, il Teleriscaldamento di Brescia fa un nuovo passo verso la decarbonizzazione grazie all’avvio del nuovo impianto Alfa Heat Recovery. Il calore ceduto alla rete di teleriscaldamento di Brescia da parte dell’acciaieria di San Polo cresce in modo significativo, andando a coprire il fabbisogno di calore di circa 5mila famiglie, di fatto raddoppiando le previsioni iniziali del progetto. Un esempio virtuoso di circolarità che ha importanti benefici ambientali: il recupero di calore dai cascami termici evita l’emissione in atmosfera di oltre 10mila tonnellate di CO2 l’anno.


La collaborazione con Alfa Acciai si inserisce in un percorso avviato da tempo da A2A per ridurre l’utilizzo di combustili fossili quali fonti di produzione della rete del teleriscaldamento. Brescia ha infatti sviluppato un sistema integrato, denominato Sistema Ambiente Energia, che coniuga produzione di energia elettrica, teleriscaldamento/teleraffrescamento e gestione del ciclo dei rifiuti urbani, azzerando il ricorso alla discarica. Il termoutilizzatore produce ogni anno circa il 70% dell’energia termica distribuita dalla rete di teleriscaldamento, (producendo inoltre energia elettrica pari al fabbisogno di 200.000 famiglie). Negli ultimi anni, oltre all’abbandono del carbone con 5 anni di anticipo rispetto agli obiettivi nazionali, sono stati aggiunti cascami termici industriali (Alfa Acciai, Ori Martin) e serbatoi di accumulo (presso la centrale nord e alla centrale Lamarmora) che hanno consentito di ridurre ulteriormente la restante quota di calore prodotta con il gas. Oggi la rete di teleriscaldamento di Brescia serve quasi 22mila utenti, pari a quasi 180mila appartamenti equivalenti allacciati: nel 2022 il calore ceduto alla rete è stato di 980 GWh termici e, grazie all’uso di fonti non fossili, è stata evitata l’emissione in atmosfera di 138.525 tonnellate di CO2. Il Gruppo Alfa Acciai, che fa della innovazione tecnologica e della sostenibilità nella sua declinazione ambientale, sociale ed economica, un punto centrale della propria vision, ha da sempre voluto e investito in questa sinergia consentendo di recuperare il calore dell’acciaieria. L’operazione Alfa Heat Recovery è stata perfezionata la scorsa estate con il potenziamento del recupero termico attraverso installazione di un terzo scambiatore di calore, di un quadro inverter e di una terza pompa di circolazione. Un upgrade che ha ulteriormente migliorato le prestazioni del sistema, aumentando la temperatura dell’acqua immessa in rete (in media 95° C) e ottimizzando il recupero di tutto il calore disponibile. Alfa Heat Recovery consente ora di generare calore pulito per circa 50mila MWh l’anno, coprendo il fabbisogno di circa 5mila famiglie. La zona della città servita dal sistema di recupero calore generato dall’acciaieria comprende i quartieri di San Polo e Sanpolino. Si tratta di oltre 2.700 utenze del teleriscaldamento (ogni utenza può comprendere più appartamenti, ad esempio i condomini): il calore fornito da Alfa Acciai soddisfa il 73% del fabbisogno medio di quest’area urbana. “Alfa Heat Recovery, progetto sviluppato in sinergia con il Gruppo Alfa Acciai, conferma l’impegno di A2A per la decarbonizzazione del tessuto urbano e il riutilizzo dell’energia disponibile sul territorio - ha commentato Renato Mazzoncini, AD del Gruppo A2A - Il recupero del calore è infatti uno dei pilastri dello sviluppo sostenibile che A2A sta perseguendo in tutte le sue filiere. Stiamo lavorando affinché il teleriscaldamento utilizzi sempre più il calore di scarto dei grandi impianti industriali, come le acciaierie ma anche i data center, per riscaldare e fornire acqua calda sanitaria ai nostri cittadini senza produrre ulteriore CO2. Non solo. Oggi le città generano circa il 75% delle emissioni globali di anidride carbonica e una buona fetta di queste emissioni è dovuta al riscaldamento delle abitazioni. Per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione al 2050 è dunque indispensabile agire sul patrimonio edilizio. Investire solo su serramenti e cappotti degli edifici può non bastare, oltre che essere un processo lungo e dispendioso. Bisogna agire anche decarbonizzando l’energia termica all’origine. E Brescia si conferma città-laboratorio: 50 anni fa ha avviato, prima in Italia, il teleriscaldamento, spegnendo 20mila camini. Oggi, grazie ad una rete alimentata sempre più da fonti non fossili, ha una straordinaria leva in 58 più nel percorso verso la completa decarbonizzazione”. 58

Renato Mazzoncini, Amministratore Delegato del Gruppo A2A


Margherita Stabiumi, del CdA di Alfa Acciai

“Alfa Heat Recovery rappresenta l’esempio perfetto di come le aziende del Gruppo Alfa Acciai intendono e praticano la sostenibilità - Ha spiegato Margherita Stabiumi, del CdA di Alfa Acciai –. Il progetto è stato sviluppato grazie alla sinergia con una azienda leader come A2A e al dialogo efficace con le istituzioni locali, e permette di unire sostenibilità, circolarità e simbiosi tra impresa e territorio, ottenendo effetti concreti in termini di decarbonizzazione del tessuto urbano. Il sistema di recupero e cessione del calore proietta inoltre il modello di circolarità del nostro Gruppo oltre all’ambito storicamente consolidato su cui si basa il modello produttivo elettrosiderurgico – la produzione di acciaio da riciclo del rottame – per proiettarlo verso un modello di supercircolarità, che permette recuperare anche l’energia, valorizzando il calore che altrimenti verrebbe disperso in atmosfera.” “La collaborazione tra A2A e Alfa Acciai testimonia la capacità di innovazione che da sempre caratterizza la nostra città e le nostre imprese – commenta la sindaca di Brescia Laura Castelletti -. Dopo l’Anno della Cultura, abbiamo davanti una nuova grande sfida, fare di Brescia una Capitale Verde Europea. Sappiamo che non sarà facile. Ma, per quanto ambizioso e sfidante, si tratta di un obiettivo realizzabile.Vogliamo dimostrare di avere idee, progetti ed esperienze che vanno nella direzione di una città sostenibile, attenta al futuro dell’ecosistema e alla qualità della vita dei cittadini. Per riuscirci abbiamo però bisogno del contributo di tutti, imprese comprese. Ecco perché è importante sostenere le pratiche virtuose come Alfa Heat Recovery, un ulteriore tassello nella costruzione di un teleriscaldamento decarbonizzato”.

A2A E FONDAZIONE DONIZETTI INSIEME PER IL BANCO DELL’ENERGIA A2A e Fondazione Teatro Donizetti propongono per il 22 dicembre una serata charity con un grande spettacolo per ripercorrere la storia del leggendario gruppo dei Beatles, sotto la guida di Carlo Massarini. Protagonisti The Beatbox, la tribute band più famosa dei Beatles che punta a far rivivere l'energia del gruppo, anche grazie alla strumentazione, uguale a quella originale utilizzata dai Fab Four, e agli abiti su misura confezionati dalla stessa sartoria. Al Teatro Donizetti verrà messo in scena un viaggio attraverso ricordi e scoperte più recenti, con esecuzioni fedeli a quelle originali: dai primi successi al Cavern Club di Liverpool fino ai capolavori che hanno preceduto lo scioglimento della band nel 1970. I biglietti sono in vendita sul circuito Vivaticket o direttamente alla biglietteria del Teatro Donizetti. Per info e prenotazioni: 035.4160 601/602/603. Il ricavato della vendita dei biglietti sarà interamente devoluto al Banco dell’Energia - Fondazione, creata nel 2016 da A2A e dalle sue Fondazioni - che sostiene le persone in situazioni di vulnerabilità economica e sociale, con particolare attenzione alla povertà energetica.


MINITESSILI, piccole opere dalla misura di massimo 20 centimetri per lato, di artisti internazionali selezionati tra gli oltre 4.000 dell’archivio di Miniartextil.

LA MOSTRA D’ARTE TESSILE E CONTEMPORANEA REALIZZATA PER CELEBRARE I 150 ANNI DI LINIFICIO E CANAPIFICIO NAZIONALE.

Mimmo Totaro Giunone

DE FILO

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Sono più di 3.000 le persone che, a partire dall’inaugurazione dello

scorso 20 maggio, hanno varcato i cancelli della sede di Linificio e Canapificio Nazionale, a Villa d’Almè (BG), desiderosi di immergersi nelle atmosfere dell’azienda e di ammirare le opere di artisti nazionali e internazionali esposti alla mostra DE FILO. Realizzata in occasione del 150° anniversario aziendale e allestita all’interno della sede storica, DE FILO ha presentato un’esposizione d’arte tessile e contemporanea che partendo dalla tradizione industriale italiana, passava per i linguaggi della comunicazione e approdava all’arte per raccontare anche la storia, i luoghi, i prodotti, le tecnologie e soprattutto le innovazioni sostenibili di Linificio: dai filati per i tessuti di lino e canapa alle azioni per la salvaguardia dei fondali marini (Marevivo), dalle reti naturali per packaging alimentari (L!NCREDIBLE ®) alle iniziative per tutelare la biodiversità e compensare la produzione di CO2, oltre alle attività culturali, educative e di valorizzazione del territorio. 27 opere di artisti nazionali e internazionali erano la chiave d’accesso a riflessioni e approfondimenti multidisciplinari sull’oggetto “filo”, non solo nella sua declinazione tessile, ma anche alla scoperta di forme e interpretazioni concettuali. In aggiunta alle opere site specific di Kaori Miyayama, Matteo Berra e dello street artist Moneyless, la mostra comprendeva lavori di Matthew Attard, Cristian Boffelli, Diego Dominici, Daniela Frongia, Eva e Franco Mattes, Giulia Nelli, Federica Patera e Andrea Sbra Perego, Matteo Rigamonti e Giorgio Assi, Dado Schapira, Valeria Scuteri, Mimmo Totaro e Tris.to.Quads. Completavano la proposta 9 minitessili, piccole opere dalla misura di massimo 20 centimetri per lato, di artisti internazionali selezionati tra gli oltre 4.000 dell’archivio di Miniartextil. “DE FILO è stata l’ennesima espressione della visione sostenibile del Linificio - ha sottolineato Pierluigi Fusco Girard, Amministratore Delegato dell’azienda - questa esposizione ha rappresentato una tappa in più all’interno del percorso che abbiamo avviato da alcuni anni con l’obiettivo di ampliare l’impatto della nostra azienda, certificata B Corp, sul territorio, sulla comunità e sull’ambiente, creando un legame bilaterale: l’azienda che va verso il territorio e, al contempo, il territorio che può andare verso l’azienda”.

Federica Patera e Andrea Sbra Perego Paesaggio Immaginale

Pierluigi Fusco Girard, è Amministratore Delegato di Marzotto Lab Fashion e, dal 2017, anche di Linificio e Canapificio Nazionale Società benefit, parte del Gruppo Marzotto.


CHAMPAGNE COMTES DE DAMPIERRE 1223 – 2023 OGNI ANNO IN QUESTO PERIODO HUIT SIECLES L’AMICO MARIO CHRISTIAN ZANARDI VIENE A CHE NON È FESTA SE NON SI BRINDANS L’HISTOIRE… RICORDARCI DA CON DAMPIERRE, IL SUO INCONFONDIBILE CHAMPAGNE E... CI RACCONTA UNA STORIA Otto secoli fa, durante la notte di Natale 1223, nella cattedrale di Reims, il connestabile di Champagne Guillaume de Dampierre sposa Margherita di Fiandra ed inizia così, nel cuore del medioevo, un’autentica epopea. Epopea di una stirpe di altissima nobiltà che ha attraversato tutta la lunga e travagliata storia di Francia: le bandiere di Dampierre hanno sventolato con orgoglio nelle Crociate in oriente, sotto le mura di Costantinopoli, al fianco di Giovanna d’Arco nel liberare il regno, nella difesa di Luigi XVI al suo ritorno di Varennes o nel servizio più alto e prestigioso dello Stato quale Pair de France. Epopea, infine, che giunge fino a noi con la famosa Maison de Champagne ed i suoi vini gioielli… Infatti, è nel solco di questa storia secolare, che il comte Audoin de Dampierre ha deciso di elaborare vini preziosi ed unici. Non soltanto Champagne, ma emozioni infinite da veri intenditori. Il “ficelage” tradizionale: ecco la firma autentica della Maison de Dampierre! Questo lavoro artigianale ci riporta al Settecento e simboleggia il vero lusso alla francese. “Noblesse oblige”… Per il comte Audoin, i millesimi eccezionali, per la loro rarità, dovevano essere chiusi in modo unico ed inconfondibile: con una cordicella... Il “ficeleur” utilizza uno spago di canapa impeciata. Senza alcun nodo, con grande abilità e precisione, la “ficelle” viene incrociata sul tappo e legata al collo. Tutta la lavorazione è ovviamente manuale, su circa cinquanta bottiglie all’ora, e segue una “Ordonnance Royale” del 8 marzo 1735 a firma Louis XV. Con questo atto, il Re autorizzava il trasporto dello Champagne in vetro ed indicava il metodo di chiusura delle bottiglie “avec une ficelle de chanvre poissée à trois brins nouée en croix sur le bouchon” Così, aprendo una bottiglia di Champagne Dampierre, si torna a Versailles, ai fasti della corte di Louis “le Bien-Aimé”…

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In questo ottavo centenario, vorrei anche ricordare con simpatia tutti gli amici che, in Italia, hanno partecipato, con una fedeltà più che ventennale, all’epopea Dampierre, nelle enoteche o nei wine bar, nei prestigiosi ristoranti stellati o nelle aziende leader. Ambasciate Dampierre sempre protagoniste: Osteria Mille Storie & Sapori, Sapori di Vini, Don Alfonso, Aimo & Nadia, Osteria degli Assonica, Saraceno, Castagni, Lanterna Verde, Albergo della Posta, Hotel Tambò, Valle di Trofarello, Retrobottega, Savoy, Via Paglia, Caffetteria del Bosco, Sitfa spa, Rossini della Quercia spa, Gelmini srl, Banca Galileo spa… Dott. Mario Christian Zanardi Dott. Mario Christian Zanardi Chargé d ‘Affaires Dampierre pour l ‘Italie

Grazie a tutti voi, ancora una volta, dopo ottocento anni, Natale sarà veramente Natale con Dampierre…

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NON È FESTA SE NON È DAMPIERRE.

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VGH save the world with style Valentina Visciglio

Very Good Habit vi dà il benvenuto al primo evento…. Il 20 novembre presso Wellness Cafe a Bergamo, si è tenuto con grande successo, il primo di una lunga serie di eventi finalizzati a sponsorizzare e a creare una micro economia tra privati, negozi e designer sia a livello virtuale che fisico. Le relazioni personali e i rapporti umani sono indispensabili per gli eventi, ma anche il mondo virtuale attraverso la creazione di una piattaforma composta da un social e da 2 differenti market place, uno per i commercianti e uno per i privati. Due realtà, quella del virtuale e quella dell’evento dal vivo, quindi, che si sostengono e implementano a vicenda, nell’ottica di creare un sistema che si autofinanzia e sempre al passo con i tempi. La Very good habit di VGH è quella di sostenere cause sociali presenti sul territorio di Bergamo, sostenibilità, connessione, antispreco e solidarietà sono i nostri obbiettivi. Monica Allegrini CEO di VGH ha creduto fortemente nel progetto e, pian piano, lo sta realizzando insieme al suo staff. Very Good Habit save the world with style Hanno partecipato: CN social management, MB guarnizioni, BEST STARTUP, SONIA HICHAR consulente d’immagine e stilista, VOLT Matteo Volterra (Vr) LANDI, COMUNQUE NOI, SCRIGNO KIDS, LIMON, MILLY, ROCK’N ROSE.

VGH 335 5074854 verygoodhabit instagram maverygoodhabit@gmail.com


FUOCHI DI PAGLIA di Giorgio Paglia

PDF Dicembre, tempo di feste e di serenità auspicata, ma oggi, nella ricerca di una consapevolezza nuova, parliamo di PDF, cioè di Paura Del Futuro. Nell’uomo primordiale questa emozione era ricondotta soprattutto al presente, preoccupato com’era solo di sopravvivere e di riprodursi. Le masse non erano numerose e eterogenee, il potere era circoscritto ad un ristretto comando tribale e la comunicazione avveniva esclusivamente per via orale. Poi l’uomo si è evoluto attraverso i millenni, la sua conoscenza è cresciuta unitamente alla sua intelligenza e le masse si sono aggregate in popoli che sviluppano varie tradizioni intrise di culture sfaccettate. Il potere, per essere gestito, ha richiesto sempre più risorse economiche con la necessità di eserciti forti e di religioni divisive. Così il mondo è andato avanti tra guerra e pace, tra benessere e povertà, fino a quando, qualche decennio fa, è arrivata una tecnologia diffusa e potente. Il salto quantico l’abbiamo fatto quando una rete neurale artificiale ha collegato simultaneamente miliardi di persone diffondendo una conoscenza apparentemente slegata dal potere centrale. Ma la gestione della massa non prevede un pensiero esageratamente libero: troppo pericoloso e troppo difficile da controllare. La gente deve essere inquadrata, deve pensare a lavorare, all’efficienza, alla produttività, al consumo, alla scalata sociale, così da restare in un recinto determinato per non provocare sconquassi indesiderati. Allora il potere ritorna ad essere ereditario e circoscritto. Un’elite di privilegiati che traccia le guide per il futuro, dove la ricchezza viene concentrata in pochi e dove le sue briciole vengono distribuite a moltissimi. Ma sorge un problema. Se la conoscenza e la realtà, quella vera, possono essere condivise da tutti, il sistema non funziona più, perché la menzogna non può farsi strada e di conseguenza i sudditi non si sottomettono facilmente e possono non voler rispettare anche delle regole inique. È semplice il concetto: se le greggi di pecore sapessero usare i fucili, non avrebbero bisogno di un pastore che le protegga dai lupi. Allora cosa fa il sistema? Innanzitutto prova a trasformare la realtà vera in una finta realtà virtuale, una finzione che ovviamente sia propedeutica alla gestione del potere dei pochi. Ma c’è di più: se si diffonde 66

la paura nelle masse, sarà la gente stessa a cercare un protettore salvifico. E allora la governance, qualunque essa sia, si fortifica nell’immaginario collettivo. Quindi è conveniente che la paura del futuro venga diffusa ad arte e la paura ancestrale più penetrante è di sicuro il terrore di morire. Ecco allora che appare il virus modificato in laboratorio che terrorizza ed è capace di rinchiudere tutti in casa. Ecco il cambiamento climatico che distrugge l’ambiente e sconquassa le abitudini naturali. Ecco la migrazione delle masse che sconvolge gli equilibri sociali e genera la paura del diverso. Ecco il patriarcato che uccide le donne e mette gli uni contro gli altri. Ecco un’inflazione improvvisa che taglia la capacità di acquisto e incrementa la povertà. Ecco le guerre totali capaci di distruggere intere economie e di dividere i popoli. Ovviamente questi fenomeni esistono, ma la comunicazione tendenziosa li deve enfatizzare al tal punto da renderli drammatici. Non si approfondiscono oggettivamente tutti gli aspetti con dibattiti scientifici e ragionevoli basati sul contraddittorio e su dati sperimentati, ma si urla all’eccezione allarmistica che deve sconvolgere il mondo. E, guarda caso, le cause non vengono ricercate con serietà, ma il problema viene risolto con la proposta della solita cura miracolosa che arricchisce solo qualcuno. Così la realtà viene manovrata e trasformata in un’opera teatrale drammatica, dove i registi sono sempre gli stessi e dove la paura rende la gente mansueta e perfettamente guidabile. E non arrovellatevi a ragionare più di tanto, perché ci penserà l’intelligenza artificiale a fare tutto il resto. Nonostante ciò, cercate comunque di vivere appieno il presente, senza voltarvi a cercare il passato (che non c’è più), o guardando troppo lontano verso un futuro (che non c’è ancora). Togliete da questo presente la PDF, riempitelo di curiosità per il vero sapere e conditelo con tante emozioni belle. Allora, buone feste a tutti voi. Alla prossima e in alto i cuori leggeri. Anche su: Twitter:@Fuochidipaglia Instagram:@fuochidigio


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NON SOLO IL RISTORANTE, L’HOTEL E LA DOLCERIA DI CISANO BERGAMASCO: LA FAMIGLIA COMI È UN PUNTO DI RIFERIMENTO ANCHE IN MATERIA DI BANQUETING CON UN SERVIZIO CATERING MOLTO APPREZZATO PER EVENTI PRIVATI, RICEVIMENTI NUZIALI, BATTESIMI E FESTE DI OGNI GENERE

Non solo ospitalità ed accoglienza. Fatur è un validissimo punto di riferimento anche per il vostro evento speciale. Grazie all’esperienza, alla creatività e alla fantasia dei propri collaboratori, questa storica insegna di Cisano Bergamasco si è affermata negli ultimi anni anche nel mondo del banqueting (come dimostra la collaborazione avviata con Accademia Carrara e il City Padel di Milano). Che sia il vostro giorno più bello, una ricorrenza speciale o un evento aziendale, il servizio proposto da Matteo Comi e il suo staff avrà un sapore unico, indimenticabile, capace di conquistare anche i palati più esigenti. Menù personalizzati per qualunque esigenza, arte gastronomica e passione per la cucina rappresentano la combinazione perfetta per un servizio che, avendo avuto modo di sperimentarlo per il nostro 30° anniversario, ci sentiamo assolutamente di garantirvi!

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ciao giò è stato bello INTERVISTA CON GIOVANNA GHILARDINI Valentina Colleoni

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HA CHIUSO INTIMO DI GIÒ CHE PER PIÙ DI VENT’ANNI È STATO PUNTO DI RIFERIMENTO IN CTTÀ PER L’ABBIGLIAMENTO INTIMO E I COSTUMI DA BAGNO


Lei è Giovanna Ghilardini ma tutti la conoscono come Giò o per meglio dire come la signora di “Intimo di Giò”, lo store di via Tasso, 85 che per ben ventiquattro anni ha gestito con passione, professionalità, riservando un sorriso a chiunque varcasse quella soglia…

avvisarmi che il negozio stava bruciando causa cortocircuito interno. Uno spavento incredibile nonché un danno pazzesco. Ma anche in quel caso la forza, il coraggio e il sostegno delle persone ci permisero di sistemare tutto ed un mese dopo tornammo a pieno regime”.

Giovanna, la notizia di poche settimane fa della chiusura del suo store ha colpito tutti coloro che la conoscono (e non solo)… “Ebbene sì, dopo più di vent’anni di ‘Intimo di Gio’ ho pensato fosse venuto il momento di dedicarmi un po’ di relax, cosa che con un’attività non è sempre facile fare. Inoltre era giusto riservare più attenzioni alla mia famiglia che in questo momento ha bisogno della mia presenza. Sicuramente la decisione non è stata facile ma a volte nella vita è necessario andare oltre”.

Parlando invece di moda come è cambiata in questi vent’anni? “Parlando di intimo oggi non mancano aziende sinonimo di qualità assoluta come La Perla o Paladini, per fare solo due esempi. Nella moda invece è cambiato tutto. Non solo per quanto concerne le collezioni ed i brand ma la diffusione, i canali di vendita ed il mercato in generale. Se prima le persone dovevano per forza recarsi negli store del centro per fare acquisti, oggi possono stare comodamente seduti a casa e, con un clic, comprare quello che vogliono. Ma vi dirò una cosa: se questo fenomeno, poco dopo il covid, aveva preso il sopravvento oggi la gente che ama vestirsi bene sta tornando alle vecchie abitudini perché ha capito che la qualità ed il rapporto umano valgono più di tutto”.

Ripercorrendo un pò le tappe della sua carriera quando decise di aprire Intimo di Giò? “Nella mia vita la moda ha sempre rivestito un posto importante anche se, prima di aprire il mio negozio, mi occupavo di contabilità per Nortaldent, un’azienda che si occupava di materiale per medici, dentisti ed odontoiatri. Ben ventidue anni di esperienza e soddisfazioni in questo settore ma, dentro di me, c’era sempre quella voglia di svolgere un lavoro più a contatto con le persone. E così nel 1999 un’opportunità mi si è presentata inaspettatamente: un cliente di mio marito ci chiese se volevamo subentrare nella gestione dello store della moglie che, per motivi di maternità, non poteva più continuare. Li ebbe inizio la storia di Intimo di Giò”. Come fu agli inizi? “Sicuramente entusiasmante perché oltre all’intimo decidemmo di inserire delle linee di abbigliamento molto ricercate che selezionavamo personalmente girando fiere e show room sia in Italia che a Parigi. Naturalmente non mancarono anche le difficolta: nessuno ci conosceva le aglitarsie inizi quindi la gente entrava con discrezione e quasi viste da vicino timore, per poi venire conquistata dal nostro sorriso, dalla cordialità e dalle attenzioni che riservavamo ai clienti”. Quindi se potesse tracciare un quadro di tutti questi anni di attività? “Sicuramente positivi. L’entusiasmo di svolgere questo lavoro mi spingeva sempre a riservare un sorriso per chiunque entrasse, cercando di esaudire, per quanto fosse possibile, le richieste dei clienti. E così si sono create tantissime amicizie che durano ancora oggi e che proseguiranno anche nei prossimi anni. Una cosa bellissima”. Qual è l’episodio che ricorda con maggior affetto? “Senza dubbio le sfilate organizzate in store. Fummo i primi a lanciarle. Vestivamo le modelle con i nostri abiti o costumi e loro sfilavano non solo in store ma anche al di fuori, creando curiosità e attirando tante persone, trasportate dallo show e dalla musica. Anni veramente felici! Ci sono stati ovviamente anche episodi non bellissimi: era il 2010, poche settimane prima di Natale, quando i pompieri mi chiamarono nel pieno della notte per

Quindi l’aspetto umano fa ancora la differenza? “Assolutamente sì. Entrare in un negozio e trovare una persona con il sorriso, pronta ad aiutarti nelle tue scelte non ha prezzo. Ci sono aspetti dell’essere ‘umani’ che non vanno dimenticati. Qualche giorno fa ero per strada ho incontrato una mia cliente che da poco aveva saputo della chiusura e ha mostrato tutto il suo affetto e gratitudine per tutti questi anni: mi ha fatto davvero piacere. Ecco, queste sono cose che non hanno valore e che solo un rapporto umano può creare”. Giò, un messaggio a tutte le sue clienti e ai nostri lettori… “Ringrazio tutti quanti per questi anni meravigliosi e per i ricordi indelebili che porterò per sempre dentro di me. Un grazie alle mie clienti, nella speranza che anche loro possano conservare un bel ricordo ripensando ad Intimo di Giò, un grazie ai lettori di QuiBergamo che mi hanno seguita con i servizi moda in tutti questi anni e un ringraziamento speciale anche al sindaco Gori che ha consentito a via Tasso di diventare una zona di Bergamo curata ed elegante, dove fare shopping è sempre bello. Non mi resta che aggiungere… buona vita a tutti!”.

Un caloroso abbraccio dalle redazione di qui bergamo e un ringraziamento per la fiducia che Giovanna ha riposto in noi in tanti anni di collaborazione. Ciao Giò ci mancherai!


Tiziano e Aretino

Tiziano Vecellio, Ritratto di Pietro Aretino, 1545 olio su tela. Firenze, Gallerie degli Uffizi, Galleria Palatina. 72


Numerose sono le opere di pittori, scultori e incisori che hanno consegnato all’eternità il volto di Pietro Aretino (1492 - 1556), una delle personalità più amate e contemporaneamente discusse del Cinquecento ma, nell’immaginario collettivo, la figura del letterato coincide con il ritratto eseguito dall’amico Tiziano (1488/1490 - 1576) custodito nella Galleria Palatina di Palazzo Pitti (Gallerie degli Uffizi) di Firenze, da dicembre ad aprile in prestito ad Accademia Carrara di Bergamo e al centro di un prezioso progetto espositivo. Succede nella storia dell’arte, in particolare nella storia dei ritratti, che un’opera assurga al ruolo di immagine per eccellenza, divenendo icona: per il letterato toscano non solo quell’opera è la tela della Galleria Palatina - perché chi pensa ad Aretino lo ricorda voltato di tre quarti con lo sguardo fiero, vestito di un robone di velluto color porpora, con la lunga barba, la fronte alta e la collana d’oro – ma anche in virtù dello stretto rapporto che il ritrattato ebbe con il pittore. Il progetto di Accademia Carrara parte dunque da quest’opera per approfondire una delle figure più affascinanti del Cinquecento: L'uom tre volte chiarissimo e divino / il famoso immortal Pietro Aretino, autore anticonformista, diplomatico, polemista e primo a praticare la critica d’arte così come oggi la intendiamo, proponendo al pubblico una riflessione che parte dal dipinto di Tiziano e si amplia grazie a una serie di opere che spaziano dalla grafica alla medaglistica all’editoria, tutte arti ben conosciute dallo scrittore, chiamate a celebrarlo. Inoltre, grazie alla collaborazione tra M. Cristina Rodeschini, direttore di Accademia Carrara ed Enrico Maria Dal Pozzolo, tra gli autori del catalogo, è nata l’idea di un dialogo tra il dipinto di Tiziano e Giovan Battista Moroni (1520/24 – 1578/79) come l’artista che, all’interno della collezione bergamasca, potesse relazionarsi al meglio con Vecellio, creando un efficace intreccio, nella sorprendente originalità dei rispettivi linguaggi. Aretino fu l’alfiere del «ritratto naturale», pratica in cui sia Tiziano sia Moroni raggiunsero traguardi straordinari. Così i due pittori sono proposti vicini seppur nelle loro distanze, se si considera che fu sempre lo scrittore a so- Alessandro Vittoria stenere che i ritratti dovessero raffigurare personalità di rango e non, come ebbe a dire, ‘sarti e beccai’, Medaglia di Pietro suggerimento che Moroni eluse apertamente. A cura di M. C. Rodeschini, P. Plebani e G. Zaccariotto Aretino strinse una grande amicizia con Tiziano, del quale apprezzava l’impetuoso temperamento: una Aretino 1552 circa bronzo reciproca affinità che consentì al pittore di interpretare con precisione e autorevolezza la spiccata personalità dello scrittore, solito nel frequentare gli artisti più importanti dell’epoca e influente interlocutore di esponenti del mondo politico e culturale. Tiziano celebra Aretino al vertice del suo successo personale, coniugando, in una riuscitissima sintesi, rappresentatività di status e intima conoscenza della persona ritratta e dando vita a una potente raffigurazione della ostinata volontà messa in campo dallo scrittore nel promuovere la sua figura di intellettuale attraverso un uso consapevole e anche spregiudicato della propria immagine. La mostra si propone di evocare questa vicenda accostando alla tela eseguita da Tiziano altre celebri testimonianze dell’iconografia aretiniana, come una serie di più e meno celebri medaglie di diversi artisti, che scandiscono tutto il corso della carriera del letterato e testimoniano quanto la ritrattistica sia intrinsecamente legata alle sue edizioni a stampa e utilizzata come mezzo per promuovere le pubblicazioni. A queste si aggiunge la medaglia con al rovescio la testa di falli, nata invece con lo scopo di irridere Aretino. Il Ritratto di Pietro Aretino eseguito da Tiziano nel 1545 è un’opera straordinaria sia per la qualità dell’esecuzione, esempio della sua produzione matura, potente, abbozzata nella materia pittorica, a tratti non finita, sia per la destinazione. Pietro Aretino è infatti soggetto e committente del dipinto con la precisa volontà di donarlo a Cosimo I de’ Medici al fine di ricevere la sua protezione, un’operazione di autopromozione a tutti gli effetti, certamente non comune per l’epoca. Affascinante anche il commento all’opera che Aretino scrive in una lettera a Cosimo I nel 1545: Certo [questa mia sembianza] respira, batte i polsi e muove lo spirito nel modo ch’io mi faccio in la vita; et si più fossero stati gli scudi, che glie ne ho dati invero [a Tiziano], e drappi sarieno più lucidi, morbidi e rigidi, insinuando – con tono beffardo – che il lavoro del pittore fosse proporzionato al denaro ricevuto. La mostra che la Carrara dedica alla figura di Pietro Aretino offre al pubblico un cammeo sul grande letterato del Cinquecento - scrittore, polemista, diplomatico, inventore di nuovi generi letterari, poeta disposto a trattare senza alcuna remora dei liberi costumi della società in cui visse perfettamente a suo agio - in dialogo con gli umanissimi ritratti di Giovan Battista Moroni. La poliedrica figura di Aretino è qui descritta attraverso più medium espressivi, dalla grafica, alla medaglistica, all’editoria, tutti ben conosciuti dallo scrittore e chiamati, per mano di capaci artefici, a celebrarlo e a preservarne la memoria.

Anonimo Pietro Aretino Testa di falli

Fino al 1 aprile 2024 Accademia Carrara piazza Giacomo Carrara, 82 Bergamo lacarrara.it


Il racconto della musica lirica prosegue in Accademia Carrara e da Tutta in voi la luce mia. Pittura di Storia e Melodramma, la mostra in corso dedicata all’Ottocento romantico tra pittura e melodramma: si arriva ora, grazie a Hiroshi Sugimoto e alla fotografia, fino dentro ai teatri, immaginando la magia del cinema. Non esiste in Italia un luogo senza una via, una piazza intitolata ai grandi protagonisti del melodramma, così come sono moltissime le città con teatri lirici a loro dedicati, molti di questi sono oggetto della ricerca di Hiroshi Sugimoto(Tokyo, 1948), poliedrico artista giapponese, che presenta in Accademia Carrara una selezione della serie Opera House realizzata in diverse istituzioni del nostro paese.

Hiroshi Sugimoto Opera House

A distanza di anni, Sugimoto ha ripreso l’indagine fotografica in Europa, dove, a partire dal 2013, è nata Opera House. L’attenzione dell’artista giapponese si è poi concentra sul Nord e Centro Italia in teatri di grandi città e di piccoli centri, in cui vengono montati schermi raffiguranti i grandi classici del cinema italiano – Luchino Visconti, Michelangelo Antonioni, Pier Paolo Pasolini,Vittorio De Sica, Federico Fellini – catturando l’intero film in un'unica esposizione. Lo schermo si trasforma così in una luce bianca incandescente che suggerisce una sorta di epifania. A cura di Filippo Maggia dal 4 dicembre 2023 al 25 febbraio 2024 Accademia Carrara, Ala Vitali

Fotografie in cui lo spazio fisico dei palcoscenici e il rapporto con la luce sono protagonisti Architetto, designer e fotografo, in Opera House Sugimoto condensa due delle sue più grandi passioni, il teatro e il cinema, attraverso scatti con palchi che ospitano, in molti casi, schermi bianchi, frutto della deflagrante visione dell’intero flusso di fotogrammi di una pellicola filmica. Una ricerca tra spazio, luce e immagine che ha inizio nel 1978, dapprima nei teatri americani degli anni Venti e Trenta e quelli architettonicamente più ricercati degli anni Cinquanta, per poi proseguire nei cinema all’aperto, i tradizionali drive-in, le cui immagini hanno dato origine alla serie Theathers. 74 74


Dieci le opere in mostra in Carrara, un progetto che omaggia Tutta in voi al luce mia (in corso fino al 25 febbraio 2024) dedicate a teatri con architetture tra le più innovative e affascinanti in Italia e nel mondo, realizzati da straordinari progettisti quali Andrea Palladio, Giovan Battista Aleotti, Vincenzo Scamozzi, Francesco Tadolini, Leopoldo Pollack, chiamati a soddisfare i desideri di esigenti e colti committenti. In alcune fotografie, oltre alla visione frontale del palcoscenico, del sipario aperto e dello schermo luminescente, viene offerta anche una veduta della platea e della galleria, come nel caso del Teatro di Villa Mazzacorati a Bologna, i cui ordini di palchi sono caratterizzati dalla presenza di cariatidi o, ancora, del cinquecentesco Teatro all’Antica di Sabbioneta, con il suo inconfondibile peristilio corinzio.

le tarsie viste da vicino

In Opera House è il senso del tempo a regolare il rapporto tra fotografo e soggetto, spettatore e opera. Un tempo in apparenza sospeso, annegato nel bianco dello schermo posto al centro dell’immagine, un bianco abbacinante dentro al quale si è consumata la narrazione cinematografica. Un’esplosione di luce che accende la nostra fantasia, illuminando contestualmente lo scheletro del teatro vuoto, senza pubblico. Una visione più che una rappresentazione: il flusso di fotogrammi come proiezione del tempo che scorre, dentro al quale ognuno può inventare la propria storia.

Fino al 25 febbraio 2024 Accademia Carrara piazza Giacomo Carrara, 82 Bergamo lacarrara.it


Sandy Skoglund

I MONDI IMMAGINARI DELLA FOTOGRAFIA MOSTRA A CURA DI PACI CONTEMPORARY E MARIO TREVISAN

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Sandy Skoglund

Senigallia Città della Fotografia continua il suo impegno nella promozione e valorizzazione dei grandi fotografi internazionali. La mostra è organizzata dal comune di Senigallia con il sostegno di Regione Marche, la collaborazione di Fondazione Cassa di Risparmio e Galleria Paci Contemporary.

Sandy Skoglund e Giampaolo Paci, New York

The cocktail party, 1992

I mondi immaginari della fotografia 1974 - 2023, consente di esplorare tutte le fasi della carriera di Sandy Skoglund. Dai primi passi nell’autodidattica degli anni ’70 ai grandi successi degli anni ’80, come Radioactive cats e Revenge of the goldfish, con i loro iconici animali fluorescenti, fino alle celebri opere degli anni ’90 come Atomic Love e The cocktail party, dove le installazioni diventano sempre più ricche e complesse con figure umane e statue che dialogano in silenzio. Infine Winter, l’ultima opera realizzata dall’artista, un lavoro iniziato nel 2008 e terminato nel 2018 la cui elaborazione ha richiesto anni di prove e tentativi, in cui ha sperimentato tecniche nuove e processi digitali focalizzati sull’immagine del fiocco di neve, “un ibrido di tecniche e concetti che sono stati immortalati insieme dalla macchina fotografica il 22 dicembre 2018.

Radioactive cats, 1980

In opposizione alla rapida istantanea, Winter è uno studio sulla perseveranza e la persistenza, un paesaggio artificiale che celebra le belle e spaventose qualità della stagione più fredda”, racconta Skoglund.

PALAZZO DEL DUCA DI SENIGALLIA 78

fino al 02.06.2024

Winter 2018


2 Non sempre cambiare equivale a migliorare, ma per migliorare bisogna cambiare. (Winston Churchill)

LUPUS IN FABULA

Benito Melchionna Procuratore emerito della Repubblica

A LAVINIA NIPOTE DI ANNI 17 Nella comunità più estesa mondializzata tra insolite narrazioni e interconnessa da violenza pervasiva ancora si irradia la luce limpida e benigna del tuo sorriso che offrì al genio esule di Enea l’Impero sempiterno di Roma. Orfani della grazia di Giulia abitiamo assieme parole abusate nel garbuglio di voci manovrate da attori calati sui drammi di guerre e di sguardi ombrati da lacrime feconde. Saturo di memorie a ritroso mi rimetto intanto in cammino e sogno per la tua primavera il tempo dell’amore e della pace nell’intreccio delle passioni. Possa così la tua fiorita bellezza sbrigliata di gioiosa fantasia danzare armoniosa e trasgressiva tra la grande madre terra e i pianeti che fanno corona alle costellazioni infinite nei cieli.

Lavinia Vietti, nipote dell’Autore

Mia principessa, da nonno ormai inquadrato tra i grandi anziani, mi viene il ghiribizzo di dedicare ai tuoi splendidi 17 anni di vita alcuni versi, che qui di seguito illustro un po’ come si usa a scuola. So che molti vecchi ricorrono in extremis alla ipocrita ethics washing per tentare di lavarsi la coscienza dalle malefatte di una vita; magari ingarbugliando poi le cose con il lascito di patrimoni ladronecci, che causano spesso aspri conflitti tra gli eredi. Non è questo però il mio caso. Sia perché ho sempre cercato di rimediare per quanto possibile agli errori commessi, sia perché - prima di salire al cielo e trasformarsi in farfalla anima mundi - la tua immensa nonna Wanda provvide a distribuire in modo equo tra tua madre e le sue due sorelle i limitati beni disponibili. Ora, per aiutarti a cogliere il senso di questi quattro versi, comincerò col dirti che mi è parso ovvio accostare il nome di Lavinia a quello dell’eroe virgiliano Enea. Il quale fu costretto a errare per il Mediterraneo, da sempre cuore del mondo, dopo la distruzione della mitica città di Troia (1184 a.C. ?), tra dense passioni e trucidi sgozzamenti, come narrati nell’Iliade dal sommo Omero; approdando infine nel basso Lazio accolto da Lavinia, figlia del re Latino e sua promessa sposa, per seguire il suo glorioso destino verso la fondazione di Roma. A prescindere comunque dai richiami alle nostre leggendarie radici, il sentimento che anima il mio testo poetico intende rappresentare voti e progetti di felicità per il tuo futuro nel momento di passaggio dalla fase post-adolescenziale. Senza poi ricorrere a prediche che lasciano il tempo che trovano, vorrei solo proporti di riflettere, magari assieme ai tuoi coetanei, sulla condizione esistenziale della generazione Z, che comprende i nati tra il 1997 e il 2012, e alla quale quindi appartieni a pieno titolo.

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LUPUS IN FABULA

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È risaputo che i giovani appaiono oggi depressi, probabilmente perché gli adulti - genitori e professori compresi -, andando sempre di fretta per inseguire i propri (spesso vani) interessi, li vedono senza guardarli e li sentono senza ascoltarli. Avete del resto tutti la sensazione di essere abbandonati sul precipizio del mondo, per cui vi sentite e vi dichiarate “Ultima Generazione”. Per questo avete ragioni da vendere per improvvisarvi attivisti, bollati come “eco-vandali” quando danneggiate in modo rimediabile i beni pubblici, anche se ciò vale a protestare contro il progressivo degrado del patrimonio ambientale e culturale, che sta irrimediabilmente compromettendo l’intera permanenza di vita sul pianeta. In realtà, soprattutto nelle prospettive dei più giovani, il presente e il domani devono anzitutto fare i conti con il “global stocktake” e con l’Obiettivo globale sull’adattamento al cambiamento climatico; argomento quest’ultimo assai ostico e di cui hanno discusso senza esito i quasi 200 Paesi del mondo partecipanti alla Conferenza Cop28 di Dubai nel dicembre 2023. Il guaio è che la transizione verso l’efficienza energetica sostenibile si presenta come negoziato assai controverso. Ciò perché l’abbandono dei combustili fossili, a ragione ritenuti altamente inquinanti e causa prima dell’effetto serra, non è voluto - a vantaggio delle fonti rinnovabili, energia atomica compresa - dai produttori di petrolio e compagnia cantando (USA, Cina, Russia, Emirati, Arabia Saudita…). Ho preso pertanto le mosse generali dagli effetti infausti della globalizzazione. La quale, in un mondo a portata di clic e ormai ignara dei valori spirituali e della solidarietà, ha allargato all’intera comunità umana la cultura dei parametri econometrici, che sono per definizione disumanizzanti in quanto concorrenziali e quindi conflittuali per la conquista dell’agiatezza materiale; la quale non è detto che sia adatta di per sé a favorire l’ascensore sociale, e tanto meno a realizzare quella che comunemente definiamo migliore qualità della vita. Da qui le molteplici guerre in atto nel mondo, da qui la violenza pervasiva che minaccia la sicurezza individuale e l’ordine collettivo, fino a renderci da ultimo orfani della grazia di Giulia Cecchettin, uccisa con crudeltà dall’ex fidanzato Filippo Turetta l’11 novembre 2023. Invoco allora, come ultima speme, la luce del tuo sorriso limpido e benigno perché possa rendere le lacrime, scaturite da tanto male, idonee a fecondare la pace. Quella purtroppo da sempre ritenuta impossibile, a dispetto di ogni progresso, visto che ci portiamo ancora nel Dna tracce dell’istinto belluino del nostro progenitore Caino, primo fratricida della storia per ragioni di gelosia. Auguri intanto di felice anno 2024 (e seguenti!) per te e per tutti coloro che fanno parte del tuo mondo di amore. 80

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