Euskal Herria-Paese Basco Alias-Il Manifiesto

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LA DIFFICILE BATTAGLIA DEL PAESE BASCO di Giuliana Sgrena

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osa vuol dire abertzale? Una volta l’ho chiesto a una mia amica di Bilbao. «È qualcosa che ti senti dentro le viscere, che non si può spiegare: è l’appartenenza a questa terra, alla sua cultura, è la sofferenza per la repressione, è la lotta per i propri diritti». Ana ha pagato duramente questo senso di appartenenza: arrestata un giorno all’uscita dalla redazione di Egin, il giornale per il quale lavorava (chiuso dalle autorità nel 1998) e accusata di far parte dell’Eta pur non essendo mai stata una militante di organizzazioni clandestine. Durante i giorni in cui era stata trattenuta nel carcere di San Sebastian (carcerazione preventiva) era stata brutalmente torturata e quando è arrivata all’Audiencia nacional a Madrid, il tribunale speciale, era completamente tumefatta. Ana Ereño ha vinto la prima causa per tortura in Euskadi e i suoi torturatori si sono visti interrompere la carriera, almeno fino a quando, qualche anno fa, l’allora premier José Maria Aznar non gliel’ha ripristinata. In questi anni la sinistra abertzale si è molto variegata, così come il comando dell’Eta non è più monolitico. La soluzione della questione basca attraverso il dialogo resta un miraggio. All’inizio del suo governo era stata sostenuta anche da Zapatero (per la prima volta un capo di governo aveva parlato di Euskadi come di una nazione) ma poi la trattativa era stata bruscamente interrotta con la fine della tregua sancita dall’attentato all’aeroporto di Madrid rivendicato dall’Eta. La rottura è frutto di opzioni diverse. Evidentemente Zapatero deve fare i conti con molte forze contrarie al dialogo nel suo stesso governo, così come nell’Eta c’è chi non vuole rinunciare alla lotta armata e ha così rotto la tregua. Contro questa logica del tanto peggio tanto meglio però si sono ribellati anche molti prigionieri veri o presunti militanti dell’Eta, che si sono sentiti abbandonati oltre che isolati essendo dispersi in tutta la Spagna. A prendere posizione esplicitamente contro la lotta armata all’interno di Batasuna è una corrente politica che nel 2002 si è costituita in forza politica, Aralar. Le denuncia della violenza dell’Eta e l’abiura della lotta armata è quello che viene spesso chiesto al leader di Batasuna, Arnaldo Otegi, nuovamente in carcere dopo aver già scontato una condanna a quindici mesi come leader dell’organizzazione messa fuori legge. Una rottura pubblica che non gli è stata perdonata dall’ala oltranzista. Il leader abertzale più popolare di Euskadi è sempre in carcere a Madrid nonostante politici di Mara Guerrini e Guido Vidoni di portata internazionale come Jerry Adams abbiano chiesto la sua scarcerazione. Non a caso. Otegi, e altri componenti della sinistra abertzale si ispirano proprio al modello irlandese per proporre una soluzione della questione basca. Perché in Euskadi non ha funzionato? «Quel che manca in Spagna non è un Jerry Adams ma un Tony Blair», mi aveva detto Otegi, quando l’avevo intervistato nel decimo anniversario della fondazione del giornale Gara, nel gennaio 2009, durante un dibattito pubblico a San Sebastian. Dopo mesi di carcere Otegi si era anzi mantenuto ai margini della politica ma sarebbe stato l’ex dirigente dell’Eta «Antxon», che aveva contribuito al primo dialogo dell’Eta con il governo ad Algeri, vent’anni fa, a convincerlo a rimettersi in gioco per mantenere un ruolo alla sinistra abertzale altrimenti a rischio di scomparsa perché fuori legge e senza punti di riferimento, dopo che anche i tentativi di mediazione internazionale, con la partecipazione di alcuni governi europei, erano falliti. Ma perché tutti i tentativi di negoziato sono falliti e come si può tornare a trattare? «Un processo di negoziazione prima o poi ci sarà perché lo vuole la maggioranza popolare. Il negoziato però non è un obiettivo bensì un mezzo. La sinistra abertzale deve tornare a interiorizzare la volontà di vincere. Non è nata per logorarsi ma per portare questo paese alla costruzione di uno stato di sinistra», ci aveva detto Otegi. E tuttavia con un leader politico in carcere e senza una rappresentanza politica legale (la sinistra abertzale era arrivata fino al 17 per cento dei voti nel paese basco) tutto questo processo è molto più difficile. Probabilmente anche per questo, Batasuna, lo scorso 20 giugno, ha firmato un accordo «strategico» con Eusko alkartasuna, una scissione di sinistra del Partito nazionalista basco tutt’altro che rivoluzionaria, con l’obiettivo di riunire tutte le forze nazionaliste e di sinistra per la creazione di uno stato basco.

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osa hanno in comune Guevara, Evita Perón, Pancho Villa, Bolivar, Allende, Pinochet, Neruda, Dolores del Río, Iñarritu, Maurice Ravel, Ignacio de Loyola, Miguel de Unamuno, Jean Vigo, Manu Chao? Sono tutti di origine basca. Popolo di grandi sportivi ( i calciatori Bixente Lizarazu e Didier Dechampes, gli alpinisti Juanito Oiarzabal e Alberto Iñurrategi, i ciclisti Abraham Olano, Jesús Loroño, Marino Lejarreta, Miguel Indurain...) e di inventori di sport: la pelota vasca, il Soka-Tira (tiro alla fune), l'Harri Jasoketa (sollevamento di pietre) o l'aizkolari (gara di taglio di tronchi). Paese di blasonati football club (Real Sociedad di San Sebastián, l'Athletic Club di Bilbao e l'Osasuna di Pamplona, famigerata perché chiusa agli stranieri) e festival del cinema (San Sebastian, Bilbao), di cucina raffinata (Martín Berasategui a San Sebastián, Donostia, è uno dei migliori del mondo) e dagli amici eccentrici (Cossiga fu definito ufficialmente «amico del popolo basco»). Euskadi o Euskal Herria («terra abitata dai baschi» e «terra di coloro che parlano la lingua basca») è un territorio di 20.600 kmq, situato

In alto fase di gioco di una partita di pelota basca. In basso alcune scene di quotidiana repressione metropolitana

■ MINORANZE E DEMOCRAZIA ■ L’ATLANTICO SEMIPERIFERICO ■

Euskal Herria, il sud vichingo sui due versanti dei Pirenei Occidentali e composto da 7 province Araba, Bizkaia, Gipuzkoa, Nafarroa, Lapurdi, Behenafarroa, Zuberoa. Quasi 3 milioni di abitanti divisi tra stato spagnolo e francese. Madrid riconosce l'esistenza di nazionalità, ma nega loro il diritto all'autodeterminazione. Parigi, al contrario, riconosce il diritto di autodeterminazione, ma rifiuta di ammettere l'esistenza di popoli o nazioni nel territorio nel quale è in vigore. Questo, oltre a altri elementi di negazione strutturale, sociale e culturale, genera una situazione di conflitto in Euskal Herria, dove vi è una parte della popolazione che lotta per la costituzione di uno stato indipendente, aspirazione che che si scontra con il centralismo e le pretese di unità territoriale di Francia e Spagna. I Baschi hanno almeno 18.000

anni (Welles li considerava «i nativi d’Europa»), dedito a caccia, agricoltura e scambi commerciali coi vicini. Analisi del sangue hanno rilevato la presenza del fattore Rh negativo in una percentuale alta della popolazione (tra il 30 e il 35%), avvallando l'ipotesi che riconosce i baschi come un gruppo etnico a parte che discenderebbe dagli uomini di Cromagnon, che abitavano quei territori nel Paleolitico. Tracce dell'euskera, pitture rupestri (le meravigliose grotte di Lascaux) e manufatti propri, come alcuni ossi di cavallo usati come ornamenti, arrivano fino alle zone abitate ora dai catalani a sud e dagli asturiani ad est, oltrepassando i Pirenei. La lingua, l'Euskara, fa parte di un ceppo a parte, derivante forse dal Nord Africa io dal Caucaso, pur essendo preindoeuropea. I più fantasiosi la ricollegano alla lingua di Atlantide,

di cui i baschi potrebbero essere i discendenti. Fantasie o meno, è l'unica lingua europea che dalla preistoria si è conservata in parte (soprattutto sulle montagne) senza subire eccessive contaminazioni, facendosi influenzare solo parzialmente dagli iberi, dal latino, dalle lingue germaniche, dal francese e da quelle di chi tentò di sottometterli. La parlano oggi circa il 30% dei baschi. Che, nei secoli, hanno resistito con coraggio a ripetute invasioni. Atti difensivi, mai di conquista, per formare territori più o meno autonomi (Vascogna o Regno di Pamplona, poi diventato Regno di Navarra). Celebri le battaglie di Roncisvalle decantate nella Chanson de Roland. I baschi erano grandi navigatori: la Santa Maria, la caravella di Colombo era basca. Sembra infatti che conoscessero da secoli le rotte per

arrivare alle vicinanze della Terra Nova, conoscenze tramandate dai vichinghi e mantenute segrete per garantirsi l'esclusiva sulla caccia delle balene. Il cristianesimo si è affermato intorno al XIII secolo, soppiantando, mai del tutto però, una religione naturale, assimilabile ai culti pagani, dove centrale era il ruolo della donna e si adoravano dee e la madre terra. Il loro vasto universo mitico era governato dalla dea Mari e popolato da Lamiak (ninfe) e Sorginak (streghe), Jentilak (giganti) e Mairuak (costruttori dei Cromlech, i megalitici che ancora si possono ammirare nei bassi Pirenei), come da molte altre divinità combattute a lungo dall’Inquisizione. Con la lingua, ha con il tempo stratificato e definito l’identità basca un ricco patrimonio di leggende e storie orali, le tradizioni popolari, un atteggiamento originale nei confronti della natura e la struttura sociale. Ad esempio ogni cognome basco è relazionato a una casa che a sua volta è il nome del luogo nel quale è sita, la casa è dotata di una considerazione speciale, la solidarietà e l'aiuto reciproco, soprattutto tra vicini o compaesani, è una caratteristica saliente del vivere comune, la società in passato ammetteva differenze economiche, conquistate attraverso il proprio lavoro, ma non tollerava l'uso di schiavi. I baschi al di fuori del loro territorio venivano chiamati generalmente signori, senza distinzione di classe e godevano di privilegi speciali nei tribunali spagnoli, forse per il loro valore bellico. Il nazionalismo basco è nato poco dopo i grandi nazionalismi europei, quando l'autonomia amministrativa di cui questi territori avevano goduto sotto i re spagnoli (i cosiddetti fueros), è venuta meno a seguito della perdita delle guerre carliste e di una industrializzazione fulminea e fiorente che ha destabilizzato la società nel profondo, con la creazione di nuove classi sociali, privilegi intollerabili a favore dell'alta borghesia spagnola, un intenso flusso migratorio proveniente da tutta la penisola. Il nazionalismo basco inventato dai fratelli Arana Goiri, in origine xenofobo, conservatore e cattolico, è stata la miccia che ha portato alla creazione di una dottrina politica indipendentista senza precedenti, ben identificata dal suo simbolo più forte, la bandiera basca (l'Ikurriña), attraverso i simboli dello scudo di Vizkaia (fondo rosso), Dio (croce bianca) e le proprie leggi

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Il festival del cinema di San Sebastian (17-25 settembre) è solo un’occasione per raccontare qualcosa sul popolo basco, le sue lotte, la sua diversità e l’attuale boom. Per capire la centralità culturale, oggi, della cosidetta «periferia atlantica» ALIAS N. 35 - 4 SETTEMBRE 2010 (17


di Mara Guerrini e Guido Vidoni

■ PAESI BASCHI ■ IL DIFFICLE CAMMINO VERSO LA PACE ■

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Eurolaboratorio della repressione

a rappresentante e avvocatessa della sinistra indipendentista basca (Izquierda Abertzalea) Jone Goirizelaia il 14 novembre 2009 a Venezia ha lanciato un appello alla comunità internazionale per la risoluzione del conflitto basco, e presentato una proposta al governo e alle istituzioni spagnole e francesi. L’iniziativa è stata presa durante un incontro sul tema della pace e la risoluzione dei conflitti, ed ha avuto una grande importanza, sia per la dimensione internazionale dell'incontro, sia per l'apertura della sinistra indipendentista al dialogo, sulla scia della proposta fatta ad Anoeta (Gipuzkoa) nel 2004. Un analogo appello era stato lanciato in contemporanea ad Altsasua, in Navarra. Ma le istituzioni spagnole hanno risposto negativamente alla proposta, che implica l'assunzione di impegni precisi per iniziare un negoziato che porti al cessate il fuoco duraturo e definitivo da parte dell'Eta e a un riequilibrio della situazione politica e sociale nei Paesi Baschi. Secondo Madrid (Zapatero aveva aperto la via al processo di pace, poi chiusa dopo l’autobomba all’aereoporto di Madrid del dicembre 2006) non è necessario alcun dialogo perché l’unica forma plausibile di soluzione è la distruzione militare e totale dell’Eta. Madrid successivamente ha incrementato la repressione nei confronti dei promotori della proposta, del movimento giovanile indipendentista e di militanti democratici. Jone Goirizelaia, che rappresenta più partiti e organizzazioni all'interno della sinistra indipendentista basca, sostiene invece che il problema principale sta proprio nel mancato riconoscimento dell'esistenza di un conflitto che investe tutta la società, dalla basca alla spagnola, in cui è centrale il diritto all'autodeterminazione richiesta da una parte della comunità basca. Un diritto sancito dalla Carta dei Diritti dell'uomo, ma di

Askatasuna e Gestoras pro Amnistia che si battevano per i diritti dei prigionieri politici e sostenevano i loro familiari. Viene messo sotto processo l’Aek, che si offre, di insegnare l’euskera (la lingua basca) a persone di tutte le età e nazionalità. Le scuole private basche (Ikastolas) che coprono l'istruzione primaria e secondaria, vengono definite dai politici come «fabbriche di assassini e terroristi» e colpite più e più volte a livello mediatico. Viene infine messa sotto indagine l’assemblea dei sindaci e dei consiglieri comunali baschi Udalbiltza e diversi membri sono arrestati. Nel 2002 il partito della sinistra indipendentista Batasuna, con un peso elettorale che sfiora il 15%, viene messo fuori legge con la «Ley de partidos» che sanziona tutti i partiti estranei ai principi costituzionali (e quindi lottano per l’indipendenza, la dissoluzione dell’esercito o altre idee considerate come pericolose per la sicurezza e l'unità statale). Vengono chiuse decine e decine di sedi, locali e bar riconducibili a Batasuna, interi municìpi rimangono senza sindaco e senza rappresentanza, ogni lista elettorale classificata come indipendentista viene annullata. Sono circa 250 le piattaforme politiche municipali che si presentano alle elezioni, tra cui Aub e Herritaren Zerrenda, ma ogni proposta viene respinta colpendo in questa maniera una sinistra indipendentista che in molti paesi riusciva a raccogliere punte del 65% dei voti. ti e processati. Successivamente soSuccessivamente si sono aperti no chiuse l’emittente radio Egin Irradiversi processi penali contro il quotia; la rivista Ardi Beltza, specializzatidiano Gara, ancora attivo, il sindata in giornalismo investigativo (che cato nazionalista Lab ed il partito aveva portato alla luce i traffici d’arpolitico di sinistra Ehak. Oltre 250 mi e di droga della Guardia Civil) e il persone sono coinvolte in queste inquotidiano Egunkaria, l’unico interadagini e diverse sono in carcere premente in basco, apolitico e indipenventivo da oltre 4 anni e in attesa di dente, distribuito sia nella parte frangiudizio. Le associazioni basche, cese che in quella amministrata dalAmnesty International e Reporters la Spagna. Il direttore e diversi giorSans Frontière parlano di 150 casi di nalisti, arrestati, denunciano gravi tortura nel solo 2009 con uso di elettorture fisiche e psicologiche. Viene trodi, asfissia, percosse, simulazioni dichiarata illegale l’organizzazione di esecuzioni e violenze sessuali. Xaki che provvedeva all’assistenza Nell’aprile 2009 Martin Scheinin, sanitaria e giuridica ai deportati polirelatore dell'Onu per i diritti umani tici e promuoveva all’estero il diritto e la lotta al terrorismo, ha scritto alla lotta per l’autodeterminazione una relazione sull'argomento, critibasca. Viene dichiarata illegale ancando la «Legge sui partiti», la politiche l’organizzazione politica Ekin, la ca della dispersione a cui sono sottoFondazione Joxemi Zumalabe per posti prigionieri politici e non (col’attivazione dei movimenti sociali, stretti a scontare la pena di media a le organizzazioni politiche giovanili oltre 600 km dal paese d'origine e a Jarrai, Haika e Segi, e le associazioni subire altre gravi violazioni dei diritti umani), il sistema carcerario e le torture, oltre che la chiusura al dialogo e alla ricerca di soluzioni politiche e diplomatiche al conflitto da parte del governo spagnolo. Martin Scheinin ha denunciato inoltre una legislazione che vincola al terrorismo con troppa facilità pratiche che rientrano nella legalità o nei delitti comuni, innalzando notevolmente le pene alle quali gli accusati vengono quindi sottoposti: la lotta al terrorismo non può essere una scusa per restringere la libertà d'espressione o la partecipazione elettorale, perché lascia molti cittadini senza rappresentanza politica liberamente scelta. Questa esclusione può provocare l'inasprimento della violenza e la scelta dell’illegalità. Nella sua relazione, Scheinin, ricorda anche la chiusura di locali pubblici rei di aver esposto le foto di prigionieri politici. Gestori di bar e circoli (o anche singoli familiari) sono stati incarcerati, sempre con la generica e gravissima accusa di apologia del terrorismo, pur avendo queste foto un valore affettivo e umano. La situazione negli ultimi tempi si è aggravata, con l'incarcerazione di quanti hanno lavorato alla costruzione del documento presentato ad Altsasua e a Venezia e a quello di Anoeta del 2004, tra cui i maggiori leader e portavoce di Batasuna, Arnaldo Otegi, Joseba Permach e Joseba Alvarez: le proposte di pace e dialogo di Anoeta (il video si può trovare tradotto in italiano su www. talkingpeace.org), molto simili al nuovo documento di Altasasua, sono state giudicate dalla magistratura un atto di apologia del terrorismo (con relative condanne). Al relatore dell'Onu per i diritti umani, in visita in Spagna l’ autunno scorso per presentare la sua relazione, è stato vietato l’ingresso in Spagna. Alcuni ragazzi, alla fine del 2009, sono stati sequestrati da persone armate non identificate, interrogati sommariamente e senza mandato, per poi essere rilasciati dopo alcune ore senza alcuna imputazione a carico. Nello stesso periodo retate che hanno coinvolto giovani dai 18 ai 27 anni accusati di appartenere all'organizzazione giovanile politica Segi hanno portato all’arresto di 36 persone, più altre decine nei giorni sucA sinistra il leader cessivi, dopo l'irruzione nella sede della sinistra Arnaldo della Lab, uno dei maggiori sindacaOtegi; un corteo ti baschi. Una dimostrazione di forindipendentista; Plaza za inedita che mira a impedire quaNueva, a Bilbao, lunque forma di militanza politica e la band Kortatu

La sinistra indipendentista tra desiderio di dialogo, voglia di referendum, tutela della minoranze «unitaria» e repressione dei governi post-franchisti. Che rispondono ad atti terroristi sempre più disperati con la «chiusura» e perfino con la tortura

SEGUE DA PAGINA 17 storiche (la verde croce di Sant'Andrea). Proprio i Paesi Baschi hanno giocato un ruolo cruciale nell’esito della guerra civile. Unica zona, insieme alla Catalogna, dove si poteva contare sull'industria pesante e sull'approvvigionamento via mare, quando porti e fabbriche sono stati bombardati e conquistati (il bombardamento di Guernica del 1937 descritto nel quadro di Picasso, ne è la rappresentazione più celebre), la Repubblica sarà costretta alla resa definitiva in meno di due anni. Col governo autonomo in esilio negli Stati Uniti e qualsiasi opposizione eliminata, il generale Franco attuò una persecuzione fortissima, lunga quanto il regime, nei confronti di ogni ribellione e di chiunque non si dichiarasse spagnolo, portando quasi all’estinzione dell'euskara. Quella repressione portò alla nascita, nel 1958 dell’Eta, all’attentato al vice caudillo Carrero Blanco, all’intensificarsi delle azioni militari durante la cosiddetta «transizione democratica», alla cosiddetta «guerra sporca» del gruppo paramilitare dei Gal, a cavallo tra anni 70 e 80 tra la fine degli anni 70. Nel 1978 nasce Herri Batasuna (Unità Popolare), coalizione della nuova sinistra (trotskisti, maoisti, sindacalisti di base, indipendentisti, ambientalisti, femministe, organizzazioni rivoluzionarie giovanili e di solidarietà con i prigionieri politici) messo fuori legge nel 2002, dopo la «Legge sui Partiti» (Ley de Partidos).

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fatto mai applicato. L'Eta è solo una delle manifestazioni più evidenti di questa situazione, non certo l'unica. Mentre è proprio su questo - come denunciano diversi media e associazioni, nonché lo stesso portavoce di Batasuna Arnaldo Otegi, ora in carcere - che gioca il governo spagnolo per neutralizzare completamente una parte politica, quella della sinistra nazionalista basca, considerata pericolosa e destabilizzante. Vi sono altri aspetti importanti nella decifrazione di quanto sta accadendo nei Paesi Baschi e sulle cui vicende cala un sostanziale silenzio da parte della quasi totalità dei media spagnoli e stranieri. Nel 1998, con il sommario 18/98, viene stabilita dalla magistratura spagnola l'illegalità dei principali strumenti di comunicazione baschi, enti culturali e organizzazioni a forte impegno sociale legati alla sinistra indipendentista. Ciò ha

portato alla criminalizzazione di queste istituzioni, alla loro chiusura, all'incarcerazione dei loro componenti e all'apertura di diversi processi, alcuni ancora in corso. Ciò viene fatto con la gravissima accusa di appartenenza a banda armata e di sviluppare, attraverso le proprie, sedi precise strategie Eta. Ipotesi basata su una condivisione ideologica di alcuni princìpi quali la volontà di autodeterminarsi, la ricerca dell'indipendenza, la valorizzazione della cultura e della lingua basca. Vengono ipotizzate responsabilità, mai provate, in azioni violente, che gli arrestati negano. Attraverso questa ordinanza, nel 1998 viene chiuso il quotidiano Egin che vendeva quasi 250.000 copie e promuoveva un’informazione libera e alternativa. La tipografia, la sede e i fondi bancari vengono sequestrati, decine di persone lasciate senza lavoro, giornalisti e collaboratori arresta-


critica e la chiusura di ogni processo peo l'esistenza di un conflitto armadi cambiamento. Moltissime le mato, l'ultimo in Europa, e la necessità nifestazioni, anche all’estero, a favodi porvi fine attraverso una via demore degli arrestati con una partecipacratica e pacifica che coinvolga tanto zione che non si registrava da anni. l'Eta quanto i due governi in causa, Spaventa che i giovani scompaiain particolare quello di Madrid. La sino, siano sottoposti a interrogatori, nistra indipendentista sa quanto ha torture e isolamento per giorni, cobisogno dell'appoggio della comunime lamentano tutti gli arrestati, che tà internazionale e vede con estremo favore ed entusiamo una dichiarazionon si possano esprimere liberamente le proprie idee politiche senne di questo tipo, siglata da personalità e associazioni di spicco (Brian za finire in galera per anni, e che un Currin, mediatore di conflitti, la fonpaese viva uno dei peggiori momendazione Nelson Mandela, il leader ti di repressione proprio mentre del Sinn Fein Gerry Adams, 4 premi vuole andare in direzione contraria. Nobel per la pace, molti leader politiOggi sono 762 i prigionieri politici baschi, il numero più alto da 30 anni, dall’epoca della dittatura. Se chi lavora nei Paesi Baschi o è coinvolto in qualsiasi modo con l'indipendentismo, anche seguendo vie legali o non violente, viene incriminato per le proprie idee in base a congetture che lo identificano con Eta, si può comprendere come il quadro delle libertà democratiche e civili in Spagna sia fortemente compromesso. I media generalmente tollerano questa situazione e anzi la supportano forgiando l'opinione pubblica in direzione dell'incriminazione che identifica a priori ogni indipendentista come terrorista. In base a questa situazione i Paesi Baschi sono stati definiti a più voci come un laboratorio europeo della repressione. Nell'aprile del 2009 il militante etarra Jon Anza, gravemente malato, in viaggio dai Paesi Baschi francesi verso Tolosa, a bordo di un treno che non aveva fermate intermedie, è stato sequestrato e fatto sparire. Fonti giornalistiche hanno indicato come probabili autori del fatto corpi di polizia spagnoli che hanno agito indipendentemente da quelli francesi, in territorio francese. Dopo un anno di attesa il corpo di Jon Anza è stato ritrovato in un obitorio sempre in Francia, dove sono state aperte varie inchieste, ma si è ancora in attesa di una risposta ufficiale e definitiva che potrebbe non arrivare mai. Infine, l’Eta ha reso pubblica, tramite comunicati, la decisione di portare avanti la lotta per l'indipendenza e la creazione di un nuovo status sociale, affidandosi completamente alla sinistra indipendentista e alle decisioni democratiche dei cittadini baschi, ciò che presuppone una svolta senza precedenti rispetto alla sua traiettoria, la rinuncia alla lotta armata e la ricerca di una soluzione al conflitto che sia unicamente pacifica e istituzionale. La stessa sinistra indipendentista si è dichiarata disponibile ad accettare l'incarico, a creare nuove alleanze, nuovi scenari basati su un processo democratico, che potrebbe portare alla creazione di un «polo soberanista», attraverso l’alleanza di tutti i sindacati baschi (Ela, Lab e altri) e di diversi partiti come Ea, Aralar e l'area di Batasuna). Sempre in aprile di quest'anno è stata siglata la dichiarazione di Bruxelles, altro fatto senza precedenti, dove finalmente viene riconosciuta a livello euro-

ci dell'Europa comunitaria, nonché cattedratici, esponenti del mondo della cultura e delle scienze). Il 10 giugno scorso sono stati arrestati a Roma tre giovani baschi, per i quali le autorità spagnole hanno subito chiesto l'estradizione. L'accusa è quella di far parte dell'associazione illegale Segi e quindi, di riflesso, di far parte dell'Eta. Decisione importante, lo scorso 28 luglio i giudici del tribunale di Roma hanno rinviato l'udienza, spostandola a settembre, e chiesto alle autorità italiane di farsi recapitare urgentemente da quelle iberiche la documentazione originale con la quale la Corte Suprema Spagnola nel 2007 ha deciso la messa fuori legge dell’organizzazione giovanile basca Segi e soprattutto una documentazione che attesti le accuse ai tre imputati. Infatti nel ma-

teriale finora fornito alle autorità italiane da quelle di Madrid non c’è una sola prova, nemmeno un indizio che attesti la partecipazione di Zurine Gogenola Goitia, Fermin, Martinez Lakunza e Artzai Santesteban Arizkuren, ad attività delittuose o violente, o che certifichi l’adesione al movimento. Si tratta di argomentazioni, hanno fatto notare gli avvocati difensori, basate esclusivamente su una confusa elencazione di nomi, fatti ed eventi, che nulla hanno a che fare con le accuse rivolte ai tre giovani. Nei documenti che secondo Madrid giustificherebbero una condanna dai 6 ai 12 anni di galera infatti non c’è alcun riferimento a responsabilità concrete da parte dei tre imputati, che proprio consci dell’inconsistenza e della aleatorietà dell’accusa nei loro confronti hanno deciso di

denunciare in Italia la persecuzione nei loro confronti, nel giugno scorso, ponendo così fine ad un periodo di latitanza durato parecchi mesi. Da quando cioè riuscirono a sfuggire a una retata contro decine di simpatizzanti della sinistra indipendentista che si saldò con numerosi arresti. Non stupisce quindi che da anni numerose istituzioni internazionali, compresa l’Onu, raccomandino alla Spagna un cambiamento di rotta radicale. E neanche stupisce che in numerosi paesi europei la magistratura abbia rigettato, negli ultimi mesi, l’applicazione di ordini di cattura contro altri scampati alla retata del 24 novembre del 2009, per mancanza o insufficienza di elementi probatori o per la manifesta arbitrarietà delle argomentazioni giuridiche correlate agli ordini di cattura europei.

■ LINGUA, MUSICA E STRUMENTI DELLA CULTURA BASCA ■

Vecchia e nuova «onda ribelle» di Guido Vidoni

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l rapporto tra baschi, musica e lingua è sempre stato molto forte. L'euskera o euskara, la lingua basca, tra le più antiche del mondo e la più antica d'Europa tra quelle utilizzate, preindoeuropea, un autentico mistero linguistico, di natura incerta, è sopravvissuta in forma orale fino a oggi e esiste in forma scritta appena dal 1500. È un elemento fondamentale per capire la cultura di un popolo il cui nome, Euskaldun, significa «colui che parla la lingua basca», sottolineandone il legame profondo. È un idioma che ha ancora intensi rapporti con la natura (mari, montagne, boschi e fiumi...). L'euskera poi, parlato all'incirca da un quarto della popola-

zione, è stato lo strumento identitario principale, anche in epoche di estrema difficoltà come l'inquisizione, che qui è stata particolarmente violenta, e il franchismo, Le narrazioni orali, come le canzoni, per secoli sono state le uniche forme di trasmissione di lingua e cultura, vedendo fra i protagonisti i Bertsolari (letteralmente «coloro che fanno i versi»), i poeti-cantori, i bardi di Euskal Herria, provenienti da un passato lontanissimo e dalla tradizione orale che ora trovano largo spazio anche tra i media. Ci sono scuole e competi-

zioni nelle quali i bertsolari improvvisano la loro poesia-canzone su un tema che non conoscono fino al momento dell’esibizione, che può essere solitaria o una gara di botta e risposta, entrambe rette da regole molto rigorose di rima e metrica e basate su un’amplissima gamma di melodie adattate alle singole strofe. La qualità e la ricchezza della lingua, la poeticità del pezzo e la sua musicalità sono i parametri di giudizio. Spesso questi poeti-cantori sono protagonisti attivi, con i loro «bertsos» nella denuncia della repressio-

I link: www.ehlitalia.com www.ezkerabertzalea.info/doku/zutikeuskalherria-cas.pdf – la dichiarazione di Bruxelles www.gara.net – quotidiano indipendentista in spagnolo e euskera www.askatu.org movimento pro-amnistia per i prigionieri politici www.stoptortura.com movimento contro la tortura in E.H. www.euskadiroma.splinder.com blog con news aggiornate in italiano su E.H. e molti links www.behatokia.info osservatorio dei diritti umani in E.H. www.askapena.org – sito degli internazionalisti baschi con diverse notizie in italiano

ne o nell’esigere giustizia, pace e autodeterminazione. Il rapporto tra i baschi e la musica è quindi antico come la loro storia e i loro strumenti lo testimoniano: la txalaparta è uno dei più affascinanti, una specie di xilofono in legno, formato da poche e lunghe tavole, anticamente utilizzato come tam-tam dai pastori baschi per la comunicazione con le vallate vicine. Viene suonata da due persone all’unisono e i suoni prodotti dalle percussioni sulle tavole, con bastoni di legno, devono essere perfettamente sincronizzati per formare un unico suono che nasce dai due diversi prodotti dai txalaparteros. Altri strumenti della cultura popolare sono danbolin e txistu, rispettivamente un tamburo, leggermente più stretto e allungato rispetto ai conosciuti e un flauto. Normalmente vengono suonati dalla stessa persona, che regge con tre dita della mano sinistra il flauto e con la destra suona il tamburo, spesso sfilando tra le vie delle città e dei paesi in festa e accompagnando riti come l'aurresku, (danza di omaggio rituale), le processioni in costume di tipiche figure basche (gigantes e cabezudos) o i balli popolari come i solenni fandangos (danze di coppia). Altri strumenti e simboli della cultura basca sono la dultzaina (della famiglia degli oboe), il pandero (tamburello a sonagli) e la trikitixa (piccola fisarmonica diatonica di solito suonata col Pandero). La tradizione musicale basca non ha un «congelato» aspetto folkloristico, non è chiusa nella sua storia immutabile r SEGUE A PAGINA 20

I «bertsos», la txalaparta, il danbolin e il txistu... Una tradizione viva e ricchissima di danze, performer, strumenti e armonie che non si è congelata nel folklore ma irradia anche la generazione rock e la musica di combattimento ALIAS N. 35 - 4 SETTEMBRE 2010 (19


dall’alto, una partita di pelota basca; la «txalaparta», uno strumento musicale tradizionale basco; scontro di piazza con la polizia spagnola; la bandiera basca, la «ikurrina» verde bianca e rossa, creata nel 1894 dai fratelli Luis e Sabino Arana

SEGUE DA PAGINA 19 crescono e cambiano, si evolvono e sperimentano e gli strumenti tradizionali assumono ruoli impensabili che ben si sposano con sonorità apparentemente a loro aliene e contrapposte. È strano osservare in un popolo del nord stretto fra le culture e le tradizioni pastorali e peschiere, sfregiato dal vento e dalle piogge del golfo di Biscaglia, tanta voglia, tanta necessità di socialità e di festa: ogni paesino dal più piccolo alle grandi città si trasforma in un’esplosione festiva per lo meno due volte l’anno, riempiendo di colori e musica ogni angolo e via. Da oltre un secolo queste occasioni vanno ben oltre la loro radice antropologica, rispecchiando sia la repressione che la resistenza del popolo basco, dove si raccolgono fondi per i familiari dei prigionieri politici e si cambia l’aspetto di strade e muri riempiendoli di striscioni e manifesti che testimoniano l’ansia di libertà di questo popolo. E proprio in questi momenti festivi sotto gli anni del regime, i cantautori ba-

Piccola storia della grande musica basca, dalle origini all’hip hop, da Ruper Ordorika ai Kortatu. Cantautori folk, band rock radicali e drastiche, fino ai criminalizzati (da Aznar) Fermin Muguruza e S.A. 20) ALIAS N. 35 - 4 SETTEMBRE 2010

schi cantano le consegne della lotta e della loro identità in una lingua sconosciuta alla Guardia Civil presente. Durante la dittatura franchista la difesa della propria identità porta a un risveglio culturale che si riflette in tutti gli ambiti, e la musica tradizionale inizia un cammino proprio verso un rinnovamento e una crescita nelle forme e nei contenuti. Gli anni 60 regalano le pietre miliari della musica folk-cantautorale basca, allora avente come temi centrali il paesaggio, l’amore per la terra e per la propria cultura: Benito Lertxundi, Imanol, Xabier Lete e Mikel Laboa, forse il maggior cantautore basco di sempre, morto nel dicembre del 2008. DAL FOLK AL ROCK La decade successiva rappresenta un vero stacco, con la trasformazione politica del nazionalismo basco che si allontana in parte dal conservatorismo per abbracciare le teorie

guevariste e fanoniane, marxiste e rivoluzionarie. I cantautori iniziano a cambiare l’oggetto del loro cantare che verrà usato come arma in più contro l’agonizzante dittatura di Franco. Come Victor Manuel in Spagna, anche il cantautorato basco diventa portabandiera della protesta e della ribellione: storico il duo bascofrancese di Pantxoa eta Peio che rappresenta, con gli autori già menzionati, la colonna sonora del ’68 basco. La prima band che porta nuove sonorità rock in Euskal Herria sono gli Errobi, il cui primo album esce nel 1975 e da subito delinea l’impegno militante della band del paese basco francese; l’anno dopo il folk vede nascere una delle sue pietre miliari, gruppo a tutt’oggi protagonista della scena basca, gli Oskorri, che celebrano nel primo disco il poeta Gabriel Aresti. Alla fine dei 70 il rock inizia a penetrare anche nel Paese Basco peninsulare e fra i primi che lo usano nella propria lingua, citiamo Zarama, Itoiz e il solista Ruper Ordorika. ll contesto politico sociale che va delineandosi in Euskal Herria porta però rapidamente al germinare della rivolta e a cambi radicali, anche nel mondo della musica. Siamo nell'epoca della transizione che qui procede molto a rilento rispetto al resto dello stato spagnolo e dà spazio a una repressione che tocca il suo apice, così come la lotta armata dell'Eta anche se non sono solo gli etarras gli obbiettivi di una violenza istituzionale che si diversifica e si sviluppa prendendo di mira anche i militanti baschi che lottavano democraticamente in organizzazioni, movimenti e partiti alla luce del sole. È il momento del piano Zen (Zona Especial Norte) del nuovo governo socialista di Gonzales salito al potere nel 1982, con ex-generali franchisti che prendono spunto dai manuali Cia post seconda guerra mondiale per contrastare l’influenza dei partiti comunisti attraverso la di-

un giornalista del quotidiano Egin, ora fuorilegge, e da un manager di uno dei gruppi l’indomani di un grande festival contro l’adesione della Spagna alla Nato. Come è prevedibile queste nuove forme musicali vengono mal viste e aspramente criticate dai settori più tradizionalisti e rappresentano una forte rottura con la musica cantautoriale, non solo nella tipologia di genere musicale, ma anche a livello del messaggio proposto attraverso testi essenziali e provocatori. Sempre sulle colonne di Egin, inizia una forte polemica e l’accusa primaria si concentra sull’introduzione nel mondo musicalculturale basco di forme e strumenti che provengono da universi a esso estranei, come il punk o la chitarra elettrica. L'introduzione di questi nuovi elementi viene vista come un'aggressione di un certo colonialismo musicale verso una cultura che si considera repressa e combattuta. Ma man mano che si vanno affermando e moltiplicando le band della protesta, le polemiche si trasformano in consensi, le masse giovanili si ritrovano unite in una nuova identità e da «estranei culturali» questi elementi si trasformano nel motore della nuova «ola rebelde» e dell’inizio del più profondo rinnovamento della musica e della cultura basca. La maggioranza dei testi si caratterizzano per feroci critiche e denunce contro lo stato, la polizia, l’esercito, la monarchia, lo sfruttamento padronale e la chiesa alleata del regime. Gran parte di questi gruppi usano la lingua spagnola (per la diffusione nella penisola e in America Latina), altri il basco, altri ancora, come i Korsinformazione, la guerra psicologica tatu, passano, disco dopo disco, dale la creazione di gruppi di consenso la lingua di coloro che considerano intorno all’apparato repressivo statacome i propri oppressori alla propria, l’euskera. le. Apparato che dà via libera al terrorismo di stato, attuato da servizi seI componenti di questi gruppi rigreti deviati, membri delle forze di siflettono la realtà sociale del paese: curezza spagnole (Guardia Civil e Poprovengono dalle periferie industrialicia Nacional), mercenari e diversi li delle grandi città basche, da famineofascisti italiani, riparati in Spaglie interessate dalla crisi economigna durante e dopo gli anni delle ca e sociale, abitano per lo più in stragi nere, le bombe sui treni e le quartieri marginali dove la vita è inpiazze insanguinate. L’azione di quesostenibile e da cui prende forma la ribellione anti-statale e anti-istituziosti gruppi para-polizieschi dura una decade e si rende responsabile di olnale. Il Rrv è uno dei movimenti musicali più attaccati di sempre: contre 500 attentati, 38 morti e innumerevoli episodi di tortura. dannato e censurato dalla critica, Prendendo spunto dalla lotta al dalle major, da stampa e istituzioni, movimento delle Pantere Nere neè tacciato di nullità musicale, di avegli Usa, un'altra terribile arma per re posizioni politiche inaccettabili e disgregare il movimento nazionalidi utilizzare una lingua incomprensista e giovanile è la droga, con la mesbile. I gruppi del Rrv decidono allora sa in circolazione in grandi quantità di muoversi attraverso canali di prodi eroina a basso costo, in particoladuzione, promozione ed organizzazioni di concerti completamente alre nei quartieri proletari delle grandi città. Se a ciò si unisce la crisi ecoternativi: si rivolgono ai loro diretti interlocutori, giovani ribelli che hannomica dettata dalla riconversione industriale che destruttura la società basca alla base, la crescita della disoccupazione, la perdita del potere d’acquisto e l'aumento della natalità, ecco le radici da cui nasce un importante movimento musicale: il Rock Radikal Vasco (Rrv). IL ROCK RADIKAL VASCO Il Rrv nasce nei Paesi Baschi meridionali (Euskadi e Nafarroa) all’inizio degli ’80 si protrae per oltre una decade, influenza profondamente la musica di tutta la Spagna, segna l'entrata in scena del punk e alla sua uscita crea spazio per una infinità di nuovi generi e gruppi musicali. Oltre al punk vi convergono generi come lo ska, il reggae, il rock urbano e un tipo di metal embrionale, anche se la sua maggior influenza resta il punk inglese dei Sex Pistols, i Ramones e i Clash, con un gran numero di giovani che partono per Londra e tornano con gli zaini pieni di lp. La definizione di Rrv viene coniata nel 1983 da

no fatto nascere e stanno moltiplicando fanzines, etichette indipendenti, radio libere e gaztetxeak (case occupate) in ogni angolo di Euskal Herria. L’unico mezzo di comunicazione che li appoggia dopo le riserve e le polemiche iniziali, è Egin. La piattaforma politica nata nel 1978 Herri Batasuna (HB), si rende conto dell’importanza di questo movimento/non-movimento, e nel 1985 lancia la campagna «Martxa eta Borroka» (festa e lotta) che vede i meeting dell’izquierda abertzale (sinistra nazionalista) accompagnati dai gruppi Rrv ad essa più vicini, e che avevano unito la musica all'impegno politico: Kortatu, Hertzainak, Bap, Rip, Baldin Bada, La Polla Records, Barricada, Cicatriz, solo per citarne alcuni. Purtroppo, come detto, il periodo del Rrv vede l'esistenza di un'altra protagonista, l’eroina, che unita all’ignoranza e all’impreparazione entusiasta di una massa giovanile, ha conseguenze terribili. Un esempio su tutti è quello dei Cicatriz: dei 4 membri fondatori non è sopravvissuto nessuno, ma un discorso analogo vale anche per altre band, come i Rip o gli Eskorbuto, decimate dalle overdosi. Uno dei gruppi più importanti del Rrv e della musica basca in generale sono i Kortatu, i cui membri fondatori, in seguito, fonderanno fanzines, etichette indipendenti, altri gruppi musicali, studi di registrazione ed altro ancora. Una delle loro canzoni più famose è Sarri Sarri («subito, veloce»), sulla musica di Chatty Chatty dei giamaicani Toots and the Maytals con testo scritto nel 1985 dai Landa. La canzone, un’autentica celebrazione della fuga, è dedicata a Joseba Sarrionandia detto Sarri, famoso scrittore basco e militante politico, condannato per la sua appartenenza all’Eta e rinchiuso nel carcere di Martutene, a pochi km da Donostia (San Sebastian). La settimana successiva a un concerto dei Kortatu, in occasione del concerto del cantautore Imanol all’interno del carcere, il 7 luglio del 1985 Sarri e un altro prigioniero politico basco scappano nascosti negli amplificatori del gruppo. A causa di questa canzone e della sua riproposizione ancor oggi in diversi concerti, Fermin Muguruza subisce diverse denunce e una campagna di boicottaggio promosse dalla Asociación de Víctimas del Terrorismo (associazione legata ideologicamente al Partido Popoular Espanol). DAGLI ANNI 90 A OGGI Da allora molto è cambiato, la musica basca si è diversificata in generi ed espressioni musicali, ma il terremoto Rrv è ancora vivo e la stessa musica tradizionale ha trovato spazi prima negati, lasciandosi abbracciare da contaminazioni che le hanno donato nuova vita. Sembra quindi normale assistere a un concerto dove la chitarra elettrica si mescola con un cantato hip hop e si sposa con fisarmonica e tamburello basco, così come il folk melodico può incontrare elementi moderni o elettronici (Gozategi) o mescolarsi seguendo la corrente della «world music» con culture musicali delle etnie più disparate (Kepa Junkera) o unendosi, come in un folle gioco, a


ogni genere, dal jazz al metal (Tapia eta Leturia Band). Dalle ceneri dei Kortatu nasce il gruppo che segna gli anni ’90 in Euskal Herria, i Negu Gorriak, un simbolo per più di una generazione. La loro importanza travalica i confini baschi: suonano in America latina e negli Usa, percorrono tutta l’Europa e stringono forti rapporti d’amicizia con Manu Chao e i Mano Negra, con cui pubblicano nel 1991 il maxi lp Gora Herriak («viva i popoli»). In Italia la Banda Bassotti li affianca spesso e insieme danno vita nel 1993 a un tour in America Latina dove appoggiano la campagna elettorale del Flmn durante le elezioni salvadoregne post-guerriglia. Nel frattempo i Negu hanno già fondato la loro etichetta Esan Ozenki che dà visibilità alla nuova ondata di gruppi baschi, dal reggae al metal, dal punk al cantautorato, dallo ska all’hip hop, dall’hardcore al new folk, regalando una complessità musicale qualitativamente molto alta e stupefacente se si pensa alle ridotte dimensioni demografiche del Paese Basco. Parallelamente viene creata l’etichetta Gora Herriak, che pubblica gruppi di diverse nazionalità con il comune denominatore dell’anticapitalismo: dai francesi Zebda agli argentini Ttm, dai catalani Inadaptats ai cubani Garaje H. Uno dei primi titoli pubblicati, nel

questi gruppi musicali, come per le organizzazioni democratiche, quotidiani, radio, partiti e militanti baschi, la scusa è la stessa: appartenenza a banda armata o apologia del terrorismo, con le stesse prove (mancanti) e la stessa filosofia (spicciola) degli stati canaglia di bushiana memoria. Da molto prima degli anni neri del franchismo, la cultura, la lingua e le richieste di autodeterminazione dei baschi sono state soffocate nel sangue o nelle prigioni, da anni il prezzo che viene pagato da Euskal Herria è sempre più alto. Osservando la storia, l’unica certezza è che il popolo basco, in tutte le sue sfaccettature, mai si piegherà a una repressione cieca, portando avanti le sue istanze di libertà e di identità, gridando il suo diritto a esistere ed esprimersi.

1995, è l’edizione basca dello storico Avanzo de Cantiere della Banda Bassotti, che annuncia da subito la collaborazione con la romana Gridalo forte nella distribuzione discografica e nell’organizzazione di concerti. Fermin Muguruza, ex leader tanto dei Kortatu come dei Ng, continua una prolifica carriera solista collaborando con i mostri sacri della musica elettronica e del reggae gia-

maicano, toccando i 5 continenti e facendosi portabandiera di un piccolo popolo che resiste all’omologazione culturale e al capitalismo selvaggio della globalizzazione. L’autoproduzione basca continua oggi con la piattaforma MusikHerria, grazie alla quale decine di giovani gruppi trovano uno spazio notevole. Mostri sacri dell’heavy metal e del punk-rock (Su Ta Gar, Etsaiak, EH

Sukarra, S.A., M.C.D.) sono affiancati da nuove leve (Kudai, Kuraia, Lehendakaris Muertos); l’hardcore/crossover da sempre presente con gruppi come Bap o Ama Say rinasce e si rafforza con gli Anestesia, i Pilt o i Berri Txarrak. Lo ska rimane tra i generi più seguiti ed esportati con i Betagarri, gli Skunk e gli Skalariak; ma anche l’hip hop (Selektah Kolektiboa) o la dub-elettronica (Basque Electronic Diaspora e Basque Dub Foundation) si sono guadagnati ampi spazi. Il cantautorato gode di ottima salute con Anari, Jabier Muguruza, Mikel Markez per non parlare del folk presente a tutti i livelli. Da qualche anno la musica basca è sottoposta a nuovo attacco, il Pp di Aznar e la vicina «Asociación de Víctimas del Terrorismo» hanno iniziato una fortissima campagna di pressione, censura e criminalizzazione di diversi gruppi baschi (Fermin Muguruza e S.A. fra gli altri). Anche l'italiana Banda Bassotti è stata oggetto di boicottaggio e ricatti istituzionali che le hanno impedito più di un concerto nello stato spagnolo. Per

5 album imprescindibili attuali: Negu Gorriak - Borreoak baditu milaka aurpegi Berri Txarrak - Eskuak Betagarri - Betagarri Fermin Muguruza - FM 99.00 Dub Manifest E.H. Sukarra - Ura Sutan 5 album imprescindibili cantautori e folk: Mikel Laboa - Bat.Hiru Pantxoa eta Peio - 1969/1991 Kepa Junkera - Maren Benito Lertxundi - Auhen Sinfonikoa Tapia eta Leturia - 1998 5 album imprescindibili Rrv: Eskorbuto - Anti-todo Kortatu - Kortatu Hertzainak - Hertzainak La Polla Records - Revolucion R.I.P. - No te muevas + Zona Especial Norte

L'altopiano di Aralar (foto di Mara Guerrini). In basso, a destra, il cineasta Alex de la Iglesia (in concorso alla Mostra di Venezia 2010) e, a sinistra, il manifesto di un concerto dei Negu Gorriak

di Mara Guerrini

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i cinema propriamente basco si inizia a parlare nei primi anni '60, quando vengono prodotti, se si escludono alcuni comizi di partito degli anni '30, i primi documentari in euskera. Girati clandestinamente da Gotzon Elorza, in piena dittatura franchista, sono tre (Ereagatik Matxixakora, Aberia e Erburua: Gernika) e vengono censurati e distrutti per l'uso proibito della lingua, tanto che attualmente non ne esiste copia in circolazione. Bisogna, in ogni caso, ricordare Euzkadi, di Teodoro Emandorena, girato nel 1933 e forse il primo documentario in assoluto. Finanziato dal Partito Nacionalista Vasco (Pnv) è a tema paesaggistico, sportivo e politico, una sorta di illustrazione delle varie istituzioni tipiche esposte con finalità legate all'ottenimento dell'autonomia amministrativa. Da Néstor Basterretxea e Fernando Larruquert vengono diretti i documentari Pelotari (1964) e Ama Lur (Madre Terra), veri e propri inni all'identità basca che viene rappresentata attraverso paesaggi tipici e il gioco della pelota. Ama Lur, girato nel 1968, non può uscire fino al 1970 quando viene presentato al Fe-

■ IL CINEMA DEI PAESI BASCHI ■ URIBE, DE LA IGLESIA, MEDEM ■

Prima e dopo Victor Erice stival del cinema di San Sebastián, aiutato da sottoscrizioni popolari e approfittando di un momento di debolezza del regime. Se la guerra civile e gli anni della dittatura avevano impedito che si sviluppasse un cinema basco vero e proprio, come del resto quello di qualsiasi altra identità che non fosse quella spagnola e franchista,

quando il regime crolla le difficoltà non diminuiscono e boicottaggi e censure restano frequenti. El árbol de Guernika del 1975, diretto da Fernando Arrabal e con la partecipazione di Mariangela Melato, racconta crudamente la ribellione contadina basca degli anni della guerra civile, difendendo chiaramente la causa repubblicana. Viene

fatto in risposta al filogovernativo El otro árbol de Guernika di Pedro Lazaga (1969), che racconta i fatti del celebre bombardamento di Guernika da parte dell’aviazione tedesca da un punto di vista favorevole al regime e al sollevamento militare. Per questo motivo, fino al 1982 e non senza ulteriori problemi, viene proibita la rappresentazione del film in

sottoscrizioni popolari. El proceso de Burgos è un documentario che intervista i condannati a morte per l'assassinio, nel 1968, del commissario franchista e famoso torturartore Melitón Manzanas, mentre La fuga de Segovia narra la fuga di 29 prigionieri politici dal carcere di Segovia, avvenuta nel 1976 e risoltasi in tragedia, solo qualche mese prima che l'amnistia del 1977 liberasse, parzialmente, le prigioni. La mujer del ministro di Eloy de la Iglesia (1981), è una cooperazione ispano-messicana la cui trama è l’organizzazione di un falso sequestro fatto per assecondare i fini economici e politici di un ministro, che riesce a far incolpare, come da obiettivo, appositamente l’Eta dell’accaduto. Per il tutta la Spagna e quando viene persuo contenuto scomodo, il film fu messa, suscita scalpore e reazioni screditato ed ebbe una diffusione liviolente del pubblico, tra cui lanci mitata. di vernice sullo schermo di un cineEl pico (1983), dello stesso regima da parte di gruppi di ultras. sta, inserito in un momento storico Del 1979 è Operación Ogro di Gildi incertezza economica e sociale lo Pontecorvo, autore comunista da dei Paesi Baschi dei primi anni ’80, sempre politicamente impegnato, racconta la relazione problematica che racconta la vicenda del celebre tra un ragazzo che ha seri problemi attentato a Luís Carrero Blanco avdi droga e suo padre, appartenente venuto nel 1973, in seguito alla sua alla Guardia Civil, mentre El caso Alnomina a Presidente del Governo e mería (1983), del catalano Pedro Coa successore del Generale Franco sta (da non confandere con il cinedopo la sua morte. Sebbene realizasta portoghese), affronta la storia zata da uno straniero, è considerata reale di tre ragazzi che, andando a una delle pellicole di maggior qualiuna comunione che si doveva svoltà e rilievo sia dal punto di vista stogere in questa località, vengono conrico che artistico. fusi con dei terroristi e per questo Di questi stessi anni sono i primi motivo uccisi dalla Guardia Civil. film di Imanol Uribe, che ha dovuto 27 horas (1986) di Montxo Arrealizzarli senza nessun appoggio mendáriz e con Antonio Banderas, economico esterno e contando unimette ancora in primo piano la precamente sulle proprie risorse e sulle senzaa e la diffusione della droga

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La pelota vasca, la piel contra la piedra del 2003, di Julio Medem, è un documentario che ha suscitato un vero e proprio scandalo. Girato in gran segreto, a un paio di giorni dal suo esordio al Festival del cinema di San Sebastían gli vengono revocate le autorizzazioni all'utilizzo di alcune delle interviste usate, compromettendone l'apparizione. Il film esce comunque, ma gli viene a mancare l'appoggio statale necessario per la presentazione all'estero e vengono inoltre istituite delle vere e proprie campagne contro il regista, tanto che in occasione del Premi Goya del 2004 vengono distribuiti adesivi con la scritta «Eta no, Medem no». In Hay motivo, composto da una serie di corti girati da vari autori nel 2004, un manifesto contro il governo per la sua partecipazione alla guerra in Iraq, i fatti di Guantanamo e altri avvenimenti, Medem partecipa con un corto che critica l'Eta, ma anche la politica adottata dal governo a riguardo. Vi sono altre opere impotanti da citare, pietre miliari del cinema basco e sono i lungometraggi a tema storico. Il più lontano nel tempo per ambientazione è La conquista de Albania del 1983 di Alfonso Ungría, che racconta la conquista di questo territorio, avvenuta nel XIV secolo da parte del Regno di Navarra. Tale regno, in quel momento storico, comprendeva tutte le terre basche attuali ad eccezione della provincia di Álava, che era stata da poco incorporata dal Regno di Castilla da Alfonso XIII, a metà del 1300. Akelarre, di Pedro Olea, del 1983, indaga l’attività di un inquisitore religioso nella Navarra del XVI secolo e ne racconta con tinte forti brutalità e omicidi. Crónica de la guerra carlista (1872-1876), del 1988 si riferisce alla terza guerra carlista. Usando numerose scene di animazione, individua l’origine della guerra nella rivoluzione del 1868. L’autore è José María Tudor Esnal e il film presenta elementi d’originalità nell’affrontare l’argomento, un pezzo di storia che va dalla monarchia isabellina ai

senza e la diffusione della droga nella città di Donostia (San Sebastián), dove gli spari che si sentono nelle strade della città vengono percepiti come qualcosa di assolutamente normale e quotidiano da parte di un gruppo di ragazzi tossicodipendenti. La blanca paloma di Juan Miñon (1989) e Todo por la pasta (1991) di Enrique Urbizu riflettono a loro volta la problematica relazione tra polizia, criminalità e conflittualità sociale a cavallo tra gli anni ’80 e ‘90 e il tema di una società drammaticamente rotta e sconvolta dalla violenza interna. La noche más larga di José Luis García Sánchez (1991), torna indietro nel tempo raccontando le esecuzioni del 1975, a carico di alcuni militanti del Frap1 e dell’Eta, accusati di attentati e disordini, mentre Terreur d’etat au pays basque, prodotto dalla tv basca nel 2000, rievoca la prima estradizione del governo francese di membri dell’Eta e l’inizio della cosiddetta «guerra sporca» che ebbe come protagonista il Gal. Non mancano film che affrontano altri aspetti della realtà sociopolitica basca. La muerte de Mikel (1983) di Uribe, mostra la difficile condizione di un militante abertzale gay, l'isolamento e il tentativo di usare politicamente la sua morte da parte degli ex compagni di lotta e amici. Días contados (1983), ancora di Uribe, racconta la difficile storia d'amore tra una tossicomane e un giovane etarra, che mette in discussione la sua appartenenza all’organizzazione militare, ma non la lascia. Chatarra, di Félix Rotaeta (1991), racconta la storia interpretata da egli stesso, di un commissario di polizia costretto a cambiare città a seguito di un attentato che lo ha coinvolto a Bilbao. Sombras en una batalla di Mario Camus (1993), A ciegas di Daniel Caparsoro (1997) e Yoyes (1999) di Helena Taberna parlano della difficoltà che incontrano alcuni membri dell’’Eta ad uscirne e a reinserirsi nella società, pena, a volte, la morte. Entre las piernas di Manuel Gómez Pereira (1999) e Asesinato en febrero di Eterio Ortega (2001) risentono di una serie di attentati dell'Eta, il primo a Miguel Ángel Blanco, consigliere del Partido Popular nel Municipio di Ermua, il secondo al dirigente socialista Fernando Buesa e al poliziotto basco Jorge Díaz Elorza, con toni di forte denuncia. Lobo di Miguel Courtois (2004) mette in scena la storia vera di un giovane militante che, catturato dalla polizia per altri motivi, viene infiltrato nell’Eta negli anni '80, guadagnandosi una posizione di gran importanza e provocando in due anni la caduta di ben 150 attivisti e collaboratori prima di essere scoperto.

Poster di «Accion mutante», «Airbag» e «Ogro». Immagini da «Dias contados», in alto. Sotto «Arebato» e «Lo spirito dell’alveare» (a destra)

tentativi di restaurazione della monarchia assoluta, passando per la proclamazione della Prima Rebubblica. Nel 1981 Pedro Sola dirige Sabino Arana, documentario basato sulla biografia del celebre fondatore del nazionalismo basco e rievoca i tratti razzisti e xenofobi di questo movimento nei suoi primi anni di vita. In risposta a questo film, con tono critico e contro qualsiasi teoria razzista, nel 1996 Bajo Ulloa dirige Airbag, che porta sulla scena, ironicamente, un presidente del governo autonomo basco nero. Vacas, di Julio Medem (1992), è ambientato tra la fine dell’ultima guerra carlista e la guerra civile. Non un vero e proprio film a tema storico, perché intreccia storie personali all'interno di un contesto storico, offre un interessante frammento di questi periodi, rievocando consuetudini e tradizioni. Tasio (1985) di Montxo Armendáriz racconta la vita, l'infanzia e gli amori di Tasio, un giovane contadino della Navarra. Storia sulla dignità e l'orgoglio, ha come protagonista il mondo rurale che viene via via abbandonato, in favore delle grandi città e la resistenza a questo processo da parte sua e della sua famiglia. Prodotto da Elías Querejeta, ha come sfondo la dittatura franchista con le sue maniere forti, le imposizioni e le pretese di regolare le vite altrui, anche quando queste sembrano essere e sono completamente prive di senso.

FUORI I NOMI Quando si parla di cinema basco dobbiamo distinguere tra artisti baschi che hanno incentrato la loro opera sui temi più svariati o artisti, anche di nazionalità differenti, che hanno affrontato temi relazionati alle terre basche. Tra i registi baschi più conosciuti ci sono sicuramente Elías Querejeta, Imanol Uribe, Eloy de la Iglesia, Alex de la Iglesia, Julio Medem, Victor Erice, Iván Zulueta, Antonio Mercero, Javier Aguirre, Nestor Basterretxea, Montxo Armendáriz, Pedro Olea, solo per citarne alcuni. Elías Querejeta è noto al grande pubblico soprattutto come produttore, oltre che come regista e sceneggiatore. Produttore tra i vari anche del ben noto Los lunes al sol (2002), di Fernando León de Aranoa, la sua filmografia è vastissima e merita tutta di essere vista. Imanol Uribe è conosciuto principalmente per i suoi film che rap-

I classici del cinema basco e i suoi più importanti cineasti. Dalla generazione «sessantottina» e estremista di Imanol Uribe alle eccentricità concettuali di Alex de la Iglesia fino all’impegno cosmopolita di Julio Medem e Victor Erice 22) ALIAS N. 35 - 4 SETTEMBRE 2010

ne sociale, la droga, la sessualità e l'omosessualità, ispirando anche lo stesso Almodovar e trovando punti di contatto con il cinema di Pasolini e di Fassbinder. Suoi sono ad esempio, Navajeros (1980), Colegas (1982), El pico (1983) e El pico 2 (1984), importanti per aver messo in evidenza i problemi che la maggior parte delle città spagnole vivepresentano la situazione sociopolitiva negli anni Ottanta e per apparteca dei Paesi Baschi nei suoi anni, ad nere al cosiddetto cinema «quinesempio El proceso de Burgos qui», genere che racconta le vicen(1979), Fuga de Segovia (1981), La de di noti delinquenti dell'epoca muerte de Mikel (1983), Días contache hanno conseguito fama e sucdos (1994), che mettono in luce sia cesso attraverso le loro azioni illegail dramma dei prigionieri politici e li, spesso legate alla droga. Normaldella repressione, sia le contraddimente gli attori interpretano sé steszioni umane all'interno della sinisi o qualcuno che hanno conosciustra indipendentista di Herri Batasuto da vicino, ai fini di un maggior rena e dell'Eta. alismo della narrazione. Eloy de la Iglesia è stato un regiAlex de la Iglesia è noto per i sta innovativo, provocatorio e consuoi Acción mutante (1993), El día troverso, profondamente critico, de la bestia (1995), La comunidad, ma anche ironico, trattando temi Perdita Durango, Crimen Perfecto, quali la delinquenza, l'emarginazioLos crímenes de Oxford. Ironico, anarchico, satirico, irriverente, passa dalla fantascienza alla commedia nera, al thriller e il film d'azione con maestria e grandi riconoscimenti da parte del pubblico. In questi giorni è in concorso alla mostra del cinema di Venezia con il suo nuovo Balada triste de trompeta. Julio Medem nell'ambito del cinema d'autore» è il più noto a livello internazionale, assieme a Alex de la Iglesia e al più raffinato dei tre, Victor Erice, autore di soli tre lungometraggi, tutti considerati dei capovalori. Opere dallo stile personale e drammatico, queste sono El espíritu de la colmena (1973), El sur (1983) e El sol del membrillo (1992), quest'ultimo considerato, per la sua radicalità (un pittore che in tempo reale dipinge un albero) uno dei più film più belli e estremi della storia del cinema. Alumbramiento, del 2002, è un cortometraggio di 10 minuti che fa parte del progetto Ten minutes older, film collettivo dove partecipano autori del calibro di Jim Jarmush, Aki Kaurismaki, JeanLuc Godard, Bernardo Bertolucci e Wim Wenders. Iván Zulueta è conosciuto principalmente come regista e sceneggiatore del film Arrebato (1975) e per essere stato per molti anni disegnatore e cartellonista dei primi film di Almodovar e di Bunuel. Profondamente influenzato dalla pop art con la quale era venuto in contatto, i suoi cortometraggi ne sono dei perfetti manifesti. Antonio Mercero invece è soprattutto un autore televisivo. Le serie Verano Azul, Farmacia de guardia e il telefilm La cabina sono stati molto seguiti e pluripremiati, incontrando sempre il gusto del pubblico. Nei suoi film per il cinema come Las delicias de los verdes años (1976), Buenas noches señor monstruo (1982) e Planta 4˚(2003), riesce a variare con maestria dalla commedia per adulti a quella per bambini, al film drammatico. Javier Aguirre è regista, produttore, sceneggiatore e direttore della fotografia. Sperimentalista (ma a suo agio nelle produzioni commerciali) ha scritto il libro-manifesto Anticine. Tra gli anni '60 e '70 è stato considerato, dopo Vida Perra (1982), Continuum (1986) e Voz (2000) un grande dell’avanguardia.


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