Guerre Sante

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Francesco Dessolis

Questa era la situazione in Messico, quando sbarcarono Cortez e i suoi compagni. Gli spagnoli avevano la barba, e la pelle chiara. Avevano armi “miracolose” e sapevano spostarsi velocemente con i cavalli, animali che in America non si erano ancora visti. I messaggeri aztechi che riferirono all’imperatore Montezuma l’arrivo dei misteriosi stranieri, (uomini o dei?) conoscevano bene la leggenda del “Serpente Piumato”. Anche l’imperatore non poté fare a meno di domandarsi se, per caso, Cortez fosse proprio Quetzalcoatl, redivivo. Invece di combattere gli invasori, i guerrieri aztechi li scortarono fino alla città del re, Tenochtitlan… Ferdinando Cortez era sbarcato in Messico (senza neanche il permesso del viceré spagnolo) in cerca d’oro. Lungo la strada, Cortez ebbe modo di parlare con messaggeri dei popoli sottomessi dagli aztechi, che non sopportavano più di essere solo “carne da macello” e chiedevano a “Quetzalcoatl” di liberarli dalla tirannia azteca. Cortez sapeva bene di non essere un dio, ma capì subito che quella leggenda gli poteva essere molto utile. In ogni caso Quetzalcoatl poteva anche essere assimilato a Cristo. Cortez si convinse di essere l’inviato di Cristo, scelto per combattere, e redimere, quegli infedeli cannibali. Quando gli spagnoli arrivarono a Tenochtitlan, Montezuma si rese conto che Cortez e i suoi erano solo degli avventurieri, avidi d’oro. Fortunatamente erano pochi! Per liberarsene il re “regalò” a Cortez tutti gli ornamenti d’oro del suo tesoro, purché se ne andassero al più presto. Non se ne andarono! L’avidità degli spagnoli non aveva limiti, e molti erano sinceramente convinti che l’oro fosse la giusta ricompensa per il loro impegno nella diffusione della Vera Fede. Da quando gli spagnoli erano arrivati, molti messicani si erano già fatti battezzare, più o meno convinti. Un grande tempio azteco fu ripulito dalle immagini degli idoli, e trasformato dagli spagnoli in cattedrale, dove si celebrò la prima grande messa solenne a Tenochtitlan. I sacerdoti aztechi organizzarono una rivolta. La notte successiva (poi chiamata dagli spagnoli “la noche triste”) si scatenò la ribellione contro gli stranieri e i “collaborazionisti”. Lo stesso Cortez si salvò a stento. Il dominio spagnolo pareva finito prima ancora di cominciare, ma Cortez, con l’aiuto delle tribù ostili agli aztechi, riprese presto il controllo della capitale, e dell’intero Messico. Poi dalla Spagna arrivarono altri avventurieri, missionari, coloni… Oggi nella piazza principale della città che ieri era Tenochtitlan, e oggi è Città del Messico, una lapide ricorda gli avvenimenti di quegli anni, terminando con la frase:


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