Tango, Andrea Buccianti

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ANDREA BUCCIANTI

TANGO

ZeroUnoUndici Edizioni


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TANGO Copyright © 2022 Zerounoundici Edizioni ISBN: 978-88-9370-531-8 Copertina: immagine proposta dall’Autore Prima edizione Febbraio 2022

I personaggi della storia sono il frutto della fantasia dell’autore. Anche gli avvenimenti storici sono resi funzionali alla narrazione. Sono numerose le fonti storiche a cui si è attinto per la cornice del racconto, per cui è impossibile citarle tutte.


Un ringraziamento a Sandra che non mi ha fatto pesare le lunghe ore a lei sottratte per la documentazione e la redazione del mio racconto.



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CAPITOLO UNO

A bordo del piroscafo Principe di Udine, in rotta per Buenos Aires, 10 Ottobre 1921 ore 11.00 L’ormai ex colonnello dei Reali Carabinieri Andrea Uberti, passeggiava sul ponte della prima classe, inspirando a pieni polmoni la brezza marina. La partenza verso un ignoto futuro in Argentina, era stata l’unica via possibile per mettere una pietra sopra al suo angoscioso passato. Da quando la giovane moglie era stata assassinata la prima notte di nozze, la sua vita era precipitata in un tunnel di angosce e rimpianti. L’assassino voleva uccidere lui. Agata, che gli aveva fatto scudo col corpo salvandogli la vita, era stata una vittima collaterale. Non per questo Andrea si era sentito meno in colpa. Aveva onorato il suo ruolo di colonnello dei carabinieri nei servizi di spionaggio militare fino alla fine della guerra, vendicando la morte della moglie, ma poi non aveva più trovato dentro di sé la forza per continuare la vita di prima. Sperava che cambiare ambiente avrebbe potuto dargli uno scopo nella vita, anche se non sapeva ancora quale. Quindi si era dimesso dai carabinieri, aveva alienato tutte le sue proprietà e si era imbarcato per l’Argentina, tagliandosi tutti i ponti alle spalle. Del resto non gli erano rimasti parenti stretti in Italia. La liquidazione dell’esercito più la pensione e la vendita di tutte le sue proprietà lo rendevano un uomo agiato se non ricco. L’Argentina lo aveva da sempre attirato, quindi tanto valeva cominciare da lì. La passeggiata lo portò all’ora di pranzo. Condivideva il tavolo con la simpatica famiglia di Enrique Mosconi, il prototipo dell’emigrato italiano di seconda generazione. Era un ingegnere militare, arguto e brillante, direttore dell’arsenale della marina Esteban de Luca a Buenos Aires. Con la famiglia erano di ritorno da un viaggio in Italia, per visitare i parenti milanesi del padre, Enrico Mosconi, costruttore di ferrovie, emigrato in argentina nel 1873. Andrea, nei mesi precedenti alla partenza si era buttato a corpo morto


6 nello studio dello spagnolo. Aveva preso anche lezioni da una simpatica signora che aveva sposato un italiano, e Mosconi gli dava la possibilità di mettere in pratica quanto aveva imparato. Comprendeva benissimo quanto gli veniva detto, aveva solo qualche difficoltà a rendere in uno spagnolo corretto le sfumature dei suoi pensieri ma stava facendo rapidi progressi. A bordo del piroscafo Principe di Udine, in rotta per Buenos Aires, 10 Ottobre 1921 ore 20.00 Dopo il riposino pomeridiano e l’immancabile passeggiata sul ponte esposto alla brezza marina, Andrea era in cabina a ultimare i preparativi per la cena, quando il moto lineare si trasformò in una brusca poggiata verso sinistra. Dopo pochi minuti la nave si arrestò. Poi tutto tacque. Andrea terminò di vestirsi con calma e uscì sul ponte passeggeri. La nave era ferma, cullata dal mare, il silenzio rotto solo dal brontolio dei motori e la sera squarciata dalla luce delle lampade che frugavano il mare. Si stavano calando delle scialuppe armate dai soli marinai. L’origine del trambusto non poteva che essere legata alla presenza di un uomo disperso a mare. I passeggeri si erano affollati sulle balaustre scrutando il mare alla ricerca del naufrago. Il razionale Andrea aveva già compreso che non c’era niente da fare. Se l’uomo non era stato afferrato dalla turbolenza delle potenti eliche e maciullato, ora che l’allarme fosse dato e la nave tornata all’incirca sullo stesso luogo dell’incidente, le possibilità di ritrovarlo erano pressoché nulle. La nave era in pieno oceano atlantico, quindi correnti e marosi avrebbero trascinato il naufrago chissà dove in breve tempo. Gli steward invitarono gli eccitati passeggeri a recarsi cena, che le ricerche erano compito dell’equipaggio. Di più, la folla sul ponte era di ostacolo alle ricerche. Naturalmente la cena era dominata dal brusio dei passeggeri eccitati da quella brusca interruzione alla routine della navigazione. Enrique, solitamente gioviale era distratto e taciturno. «Perdonatemi signor Uberti.» Andrea aveva declinato il titolo di colonnello fin dall’inizio, era una fase della sua vita oramai chiusa «Sono preoccupato. Qualcuno potrebbe ricordarsi che sono un ingegnere sì, ma anche un generale, e dopo il capitano sono la massima autorità a bordo.» Poi, per non turbare la famiglia, tentò d’impostare una decente conversazione.


7 La previsione si rivelò esatta e, finito il pranzo, si materializzò un ufficiale che accompagnò Mosconi dal capitano. Con grande sorpresa di Andrea, di lì a poco, lo stesso ufficiale lo pregò di raggiungere il capitano e il generale nella sala riunioni. Andrea non sapeva cosa aspettarsi da quella riunione. Il comandante Simone Giuli lo fece accomodare e presentò il commissario di bordo, Marco Esposito e il secondo ufficiale. Poi dette la parola a Enrique. «Probabilmente signor Uberti vi chiederete perché siete qui.» «Infatti, sono piuttosto stupito.» «Vengo subito al dunque. Un passeggero o meglio una passeggera perché di donna si tratta, a quanto pare si è gettata in acqua. Sono in corso le ricerche ma oramai disperiamo di trovarla. Ogni ora che passa diminuisce le possibilità di trovarla. Si tratta della signora Sofia Fernandez Bruno. Ora a voi il nome potrà non dirvi niente ma sia la famiglia della signora, Fernandez, che la famiglia del marito, Bruno, in Argentina sono famiglie che contano. I Bruno hanno enormi possedimenti terrieri e migliaia e migliaia di capi di bestiame, mentre la famiglia Fernandez, oltre agli allevamenti, possiede anche un’importante impresa di costruzioni ed ha un notevole peso politico.» Andrea avvertì la sgradevole sensazione data dalla consapevolezza che lui era lì per uno scopo ben preciso. «Il marito afferma che erano alla balaustra del ponte di belvedere, chiacchierando tranquillamente, quando la donna inaspettatamente è salita sulla balaustra che circonda il ponte e si è gettata a mare. A quell’ora il ponte era deserto, quindi non ci sono testimoni. Il marito afferma che è stato troppo sorpreso per fermarla e che è stato un gesto assurdo e imprevedibile. La signora a suo dire non aveva alcun motivo al mondo per farlo. Tornavano da un felice viaggio di nozze in Italia. Insomma si tratta di una vicenda dai lati oscuri, che deve essere chiarita.» «Capisco ma io non vedo come...» «Lei deve ancora conoscere il nostro paese, non può capire. Sono due famiglie ricche e influenti ma, come le dicevo, la famiglia della signora Fernandez ha anche un peso politico non indifferente, con membri della famiglia in parlamento, nei ministeri e negli alti gradi dell’esercito. In più la loro impresa, la Fernandez Costruccìon ha in corso numerosi appalti governativi. Se davvero la signora non aveva motivi per


8 suicidarsi, i lati oscuri di questa vicenda devono essere chiariti prima del ritorno in patria. Altrimenti saremo oggetto di attacchi furibondi. Nessuno di noi a bordo ha le competenze necessarie per condurre un indagini...» «Se è questo che volete da me, non è opportuno che io sia coinvolto in questo terribile evento. Per dirla schiettamente, il mio passato da carabiniere è oramai morto e sepolto.» Andrea capiva solo allora di quanto fosse stato inopportuno raccontare a Enrique del suo passato. Avrebbe dovuto dire che era un avvocato. Di legge ne sapeva assai. Enrique non si smontò di fronte alla scortese risposta. «Signor Uberti voi siete l’unico a bordo che può condurre delle indagini adeguate. Ve ne prego...». Intervenne il capitano. «Se è una questione di compenso, telegraferò immediatamente alla famiglia Fernandez per perorare la sua assunzione come investigatore privato, il compenso non sarà un problema, lo deciderà lei. Vorranno una spiegazione plausibile di questa tragedia e delle indagini indipendenti approfondite.» «Non è una questione di denaro e la mia risposta rimane no.» «Signor Uberti voi siete l’unico a bordo che può condurre delle indagini adeguate. Vi scongiuro. Vedetela per cortesia in questo modo. Se non risolviamo il caso, ci sarà un grande discredito sulla nostra compagnia, una compagnia italiana, che aiuta molti emigranti a rifarsi una vita in America. È vero che non avete più il vostro ruolo, ma sono sicuro che non vorrete negare una mano al vostro paese. In fondo i carabinieri sono come i dottori, se c’è un’urgenza grave, non possono tirarsi indietro, pur in pensione che siano.» «Signori, non vorrei sembrare scortese...» Uberti fece l’atto di alzarsi, ma Enrique calò l’asso di briscola. «Vogliate almeno rendere giustizia a una povera ragazza, perita durante il viaggio di nozze in circostanze oscure.» Con quello l’avevano definitivamente incastrato. Il ricordo di Agata, trucidata in sua vece la prima notte di nozze, ritornò prepotente e comprese che non poteva esimersi d’ investigare sulla morte della povera Sofia. Sospirando fece un cenno di assenso.


9 Sala riunioni del piroscafo Principe di Udine, in rotta per Buenos Aires, 11 Ottobre 1921 ore 05.00 Le prime ore della notte erano le ore più ingrate per gli investigatori. Le menti anelano riposo, non congetture o interrogatori, ma erano anche le ore immediatamente successive al delitto e Andrea sapeva che non andavano sprecate. Andrea aveva preso possesso della sala riunioni per procedere con gli interrogatori assistito da Enrique, che fungeva anche da testimonio. Di comune accordo con il capitano, avevano deciso di perlustrare la zona fino al mattino successivo, dopodiché la povera Sofia era da considerarsi persa e la navigazione doveva riprendere. Un SOS telegrafico era stato lanciato alle navi in zona, un vero pro forma. In pieno atlantico, senza salvagente, nessuno poteva sopravvivere più di qualche ora, nella più ottimistica delle previsioni. Il primo a essere interrogato era stato, per forza di cose, il marito, Juan Bruno. Si trovarono di fronte a un uomo completamente stralunato e affranto, innamorato della moglie, che da indiziato primo, venne presto de rubricato da Andrea a testimone reticente. Andrea aveva maturato una grande esperienza sul campo, avendo lavorato nello spionaggio e controspionaggio in tempo di guerra, e aveva una grande abilità sia nel condurre gli interrogatori, sia nell’individuare le menzogne. Quelle che Juan Bruno aveva servito loro, erano mezze verità. Era sicuramente vero che la moglie era serena e innamorata e non aveva alcun motivo per fare quello che poi aveva fatto. Era sicuramente vero che non era stato lui a spingerla in mare. Un uomo innamorato si riconosce ed era assai probabile che, come affermava, non avesse alcun movente per assassinare la moglie. Era indubitabile che, se l’una non aveva alcun motivo per uccidersi e l’altro non aveva alcun motivo per uccidere, qualcun altro aveva spinto la povera Sofia di là dalla balaustra e, per qualche motivo, Juan Bruno non aveva potuto o voluto fermarlo, anzi lo copriva. Non avendo prove tangibili del coinvolgimento di Juan Bruno nel delitto, non restava che annotare le sue dichiarazioni e cercare altrove qualche elemento che potesse smascherare le sue menzogne. Sia i camerieri che i compagni di tavolo della coppia, confermarono che i due fino a quella mattina erano sereni, felici e innamorati. Nessuno


10 aveva potuto assistere alla tragedia. A quell’ora i passeggeri erano occupati nei preparativi per la cena, come pure i camerieri e gli steward, mentre i membri dell’equipaggio erano impegnati nel passaggio di consegne per il turno delle otto di sera. Qualcun altro a bordo, aveva ucciso Sofia e solo il marito poteva sapere chi fosse. Ma non avrebbe parlato, non almeno senza che loro avessero qualche elemento per confutare la sua estraneità alla morte della moglie. Nel frattempo era quasi mattino e Andrea era esausto. «Caro Enrique siamo a un punto morto, perdonami per il gioco delle parole. La poveretta non è stata trovata e a breve la nave riprenderà la sua rotta. Noi abbiamo bisogno di un po’ di riposo e della mente lucida per farci venire in mente qualche buona idea che ci guidi nelle indagini.» «Sono anch’io esausto, ma fermare le indagini, sia pur di qualche ora, è un lusso che non ci possiamo permettere. Sono le prime ore...» «Che sono le più fruttifere per scoprire l’assassino. Lo so bene Enrique, ma le indagini proseguiranno. Siamo anche in una condizione particolare, se c’è un assassino a bordo, non potrà in alcun modo sfuggirci, quindi qualche ora non farà alcuna differenza. Il commissario di bordo nel frattempo, ci farà avere l’elenco dei viaggiatori di prima classe. Controlleremo per prima cosa l’età, mi è difficile pensare a un ottantenne che spinge agilmente una donna giovane fuoribordo. Partiremo dai passeggeri di nazionalità argentina. È da verificare anche se hanno dei domestici imbarcati. Che cosa ne dici?» Enrique sorrise. «Vedi bene che ho fatto bene a pensare a te per condurre le indagini.» Andrea sorrise mestamente allargando le braccia. «D’accordo allora aggiorniamoci a quando avremo tutte queste informazioni. Non sono più quello di una volta, se non mi sdraio entro i prossimi cinque minuti potrei svenire.» Nell’ultimo attimo di lucidità prima di addormentarsi, Andrea comprese che i suoi piani per un futuro da agiato e tranquillo signore in Argentina, stavano diventando via via più remoti. Sofia Fernandez non riusciva a capire. Un attimo prima era alla balaustra del piroscafo Principe di Udine assieme a Juan, e adesso era sola, con un terribile freddo addosso e circondata da un blu intenso. Non riusciva a muoversi e la mente era torpida come se fosse colma di quel blu che la permeava e annichiliva tutto. Perché Juan non era più


11 con lei... Perché... All’improvviso con gli ultimi sussulti della sua coscienza sempre più lontana comprese. Era morta, non avrebbe mai più rivisto Juan né avrebbe avuto una tomba. La sua tomba era lì nell’oceano infinito. Il suo assassino sarebbe rimasto impunito. Si sbagliava.


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CAPITOLO DUE

Sala riunioni del piroscafo Principe di Udine, in rotta per Buenos Aires, 11 Ottobre 1921 ore 13.00 Il domestico di Juan Bruno fissava terrorizzato Andrea. Gustavo Rossi sapeva troppo bene che quando qualcosa di grave accadeva ai padroni, per i servi non andava mai bene. Andrea era certo che, nonostante i suoi dinieghi, qualcosa sapeva. «Gustavo, non abbiamo tempo da perdere. Se sai qualcosa è il momento di dirla.» «Giuro che non è avvenuto niente d’insolito fra i padroni che facesse presagire questa tragedia.» «Non ti ho chiesto se è successo qualcosa fra i tuoi padroni. Ti ho chiesto se è avvenuto qualcosa d’insolito prima della tragedia. Qualsiasi cosa.» «Nossignore.» «Menti. Qualcosa deve essere accaduto.» «Nossignore.» Andrea sotto lo sguardo allibito di Enrique, agguantò per la collottola Gustavo, e torcendo la giacca iniziò a strangolarlo. Enrique si sentì in dovere d’intervenire. «Non potete...» «Se questo cane non parla lo butto a mare.» Gustavo era diventato paonazzo. Alzò una mano. Andrea mollò la presa. L’uomo prese fiato. «Protesto contro questo trattamento.» Andrea fece l’atto di agguantarlo di nuovo. Gustavo alzò le mani in segno di resa. La sua espressione diceva che aveva fatto il possibile per proteggere i segreti del suo padrone come doveroso per un servo fedele, ma di fronte alla violenza aveva dovuto cedere. Andrea ripugnava quei metodi ma fornire un alibi a Gustavo per parlare era esattamente il suo scopo. «Vi dirò tutto. Una cosa strana in effetti c’è stata. Il padrone stamani era sul ponte di passeggiata, e mentre fumava tranquillamente il sigaro, è stato avvicinato da un uomo. Ho potuto vederlo perché stavo chiacchierando poco più in là con la cameriera di donna Sofia, Laura


13 Molina. Con il vento e il rumore della nave non ho capito quello che dicevano, eravamo troppo lontani, però era una discussione seria, non parlavano del più e del meno.» «Dall’atteggiamento sembravano amici o piuttosto conoscenti?» «Amici proprio no, direi piuttosto conoscenti.» «Dopo quella discussione come ti è sembrato il padrone?» «Completamente cambiato, serio, scontroso, agitato e preoccupato.» «Sai il nome dell’uomo?» «Nossignore. Posso solo descriverlo, sono sicuro non faticherete a trovarlo. Era un uomo ben più alto del padrone, robusto e sicuro di sé, si capiva da come si atteggiava e camminava. Non l’ho visto bene in faccia, era voltato verso il padrone. Era ben vestito ma senza eleganza. Sicuramente è un passeggero che ha accesso alla prima classe, forse un servitore, non aveva l’aria di essere un signore. Probabilmente era solo un ignorante che aveva fatto i soldi. Di più non so signore, lo giuro.» «Va bene, per ora puoi andare.» Non appena Gustavo lasciò la cabina, Enrique lo guardò con aria severa. «Non mi piacciono i suoi metodi, non sono accettabili.» «Mi scuso sinceramente, non piacciono neanche a me, ma andava scosso altrimenti non saremmo arrivati a niente. Adesso dobbiamo trovare quell’uomo, ho una mezza idea di come fare. Ma prima chiamiamo la cameriera di Sofia, Laura Molina.» Enrique assentì dismettendo l’aria accigliata. Laura Molina, nonostante portasse sul viso le tracce della terribile notte che aveva passato, era una bella ragazza, alta e naturalmente elegante. Messa a confronto con la testimonianza di Gustavo rossi non poté che confermare aggiungendo un dettaglio. Lei era riuscita a carpire qualche parola della conversazione dell’uomo che aveva avvicinato Juan Bruno. Giusto qualche parola come il nome della sua padrona, pentire e qualcosa di simile ad appuntamento o tormento. Andrea si rivolse a Enrique. «Se mi lascia un’oretta di tempo, ho qualche verifica da fare.» «Certamente, ne approfitto per prendere un caffè con mia moglie. Quando ha finito mi faccia pure chiamare.»


14 Sala del telegrafo del piroscafo Principe di Udine, in rotta per Buenos Aires, 11 Ottobre 1921 ore 15.00 Andrea aveva chiesto a Mario Negri, il telegrafista, la copia dei telegrammi in entrata e uscita del 10 e 11 Ottobre. Seduto sulla poltroncina girevole dell’altro telegrafista, ci mise un paio d’ore per farli passare tutti. Due telegrammi spediti da un certo Fernando Acosta avevano attratto la sua attenzione. Tutti erano stati indirizzati alla stessa persona, Benedicto Acosta di Buenos Aires, con ogni probabilità un parente. Il primo “Navigazione regolare come da programma - stop – Piacevole conversazione con potenziale cliente” connesso al secondo “Ripresa navigazione dopo fermo per uomo a mare - stop - passeggero non ritrovato - stop” davano da pensare. Perché mai un passeggero qualsiasi avrebbe dovuto mandare dei telegrammi, pagati a caro prezzo, relativi alla navigazione della Principe di Udine e alla conversazione con un potenziale cliente? Perché poi era tanto urgente per lui comunicare che un passeggero era disperso in mare e non era stato ritrovato? Le ore perse per il tentativo di recuperare il passeggero disperso, sarebbero state facilmente recuperate nel corso della navigazione, con nessun danno dei programmi dei passeggeri all’arrivo in Argentina. Perché tanta premura? Doveva saperne di più su questo signore. «Grazie Mario. Può annunciare la mia visita al commissario di bordo, per cortesia?» «Certo signore, provvedo subito.» Roberto Esposito era un uomo corpulento e gioviale, sulla cinquantina. «Commissario ho bisogno di saperne di più su di un certo Fernando Acosta, passeggero di prima classe. Ho degli indizi molto labili che lo legano al suicidio di Sofia Fernandez, che in realtà potrebbe essere un omicidio. Può aiutarmi?» Roberto sorrise. «In realtà non potrei, i dati dei passeggeri sono riservati e non possono essere divulgati ad altri passeggeri. Lei è un uomo intelligente, avrà già capito che non potrei significa che in vece lo farò. Altrimenti avrei detto non posso.» «La ringrazio di cuore.» Roberto andò a un classificatore e tornò con una cartelletta azzurra. «Dunque Fernando Acosta, di anni trenta cinque, ha preso lo stesso viaggio di andata e ritorno nelle stesse date dei coniugi Bruno.» Sorrise ad Andrea «Sapevo che me lo avreste chiesto per cui mi sono


15 premurato di controllare. Il biglietto è stato acquistato da una società di Buenos Aires, il Crèdito Hipotecario de Buenos Aires. Vi prevengo signor Uberti, una società di prestiti che acquista un biglietto su un transatlantico di prima classe suona strano, molto strano.» «Forse lei può illuminarmi sulle attività di una società di credito ipotecario, io non ne ho la più pallida idea.» Roberto Esposito assentì. «Sono responsabile anche della gestione finanziaria della nave, quindi qualcosa ne so. È una società che eroga prestiti, di solito garantiti da una ipoteca sui beni immobili dei richiedenti, ma non solo. Possono garantirsi la restituzione anche ipotecando i beni delle società, come i macchinari o addirittura le quote azionarie.» «Alla luce di ciò, i telegrammi che ha inviato l’Acosta sono ancora più strani. Roberto, ho bisogno prima di tutto della conferma del cameriere di Juan Bruno e della cameriera di Sofia Fernandez che l’uomo che hanno visto discutere animatamente con Juan Bruno è quel tale, Fernando Acosta. Come potremmo fare?» «Mi lasci pensare...Facciamo venire nel mio ufficio i due camerieri, poi faccio convocare Fernando Acosta con una scusa qualsiasi. Lui entra nell’ufficio, cado dalle nuvole, fingo un errore e lo liquido. Intanto loro lo identificano.» «Gran bella idea, facciamolo subito per cortesia.» Fernando Acosta era un uomo alto e prestante. I lineamenti e le movenze erano rozzi e tracotanti poco consoni ai vestiti eleganti che indossava. Pareva un buttafuori che avesse preso a prestito i vestiti del padrone per una festa elegante. Era visibilmente irritato dalla convocazione erronea e se ne andò sbattendo la porta senza salutare. Non fece caso ai due in camerieri in un angolo della cabina. Entrambi lo riconobbero senza esitazioni. Adesso Andrea lo aveva in pugno. Andrea li ringraziò e, congedandoli li pregò di rimanere a disposizione. Fu un Andrea molto soddisfatto quello che andò a cercare Enrique Mosconi per aggiornarlo sulla svolta delle indagini. Sala riunioni del piroscafo Principe di Udine, in rotta per Buenos Aires, 11 Ottobre 1921 ore 17.00 Enrique Mosconi, Roberto Esposito e Andrea tennero sulla graticola Juan Bruno sotto i loro sguardi indagatori per cinque minuti buoni, prima che Andrea rompesse il silenzio.


16 «Lei conosce il signor Fernando Acosta?» «Non so chi sia questo signore.» Prima menzogna. «Mente. Il suo cameriere e quello della signora Sofia affermano che vi siete incontrati ieri mattina sul ponte di passeggiata e avete discusso animatamente. Sono certi che nella conversazione è stata nominata sua moglie.» «Non ricordo di questo incontro e sono sicuro di non conoscere questo signor Acosta, sarà stata una discussione con un passeggero qualsiasi per un’inezia.» Seconda menzogna. «Entrambi affermano che sembravate conoscere la persona. Fernando Acosta ha inoltre inviato dei messaggi telegrafici sospetti in coincidenza di quest’incontro e dopo la morte di vostra moglie.» «Pure coincidenze. Saranno stati messaggi normali che voi avete travisato.» «Siete un cliente di questo Acosta?» «Vi ripeto non lo conosco neppure.» «Noi siamo i vostri migliori alleati, dovete confidarvi. Altri sono i vostri nemici.» «Non ho nemici io.» Terza menzogna. «Ma li avrete. Scenderete da questa nave con l’alone di chi ha assassinato la propria moglie. La famiglia Fernandez è molto potente, non ve lo perdonerà. Se vi va bene sarete condannato e passerete il resto della vostra in prigione. Se vi va male sarete assolto e qualcuno vi farà la pelle non appena rilasciato.» Juan Bruno si afflosciò. «Non sono stato io.» «Questo ve lo concedo ma dovrete provarmelo.» «Come potrei?» «Dicendomi la verità. Solo questo può salvarvi dal discredito e dall’arresto.» Bruno boccheggiò come un pesce fuor d’acqua, poi parlò con un filo di voce. «Vi dirò tutto.» «Vi ascolto.» «Non posso dire di conoscere Fernando Acosta, ne ignoravo perfino l’esistenza fino a due giorni fa. Conosco bene però la sua società, il Crèdito Hipotecario de Buenos Aires. La mia famiglia, dopo aver esaurito le linee di credito bancarie, vi ha fatto ricorso e adesso siamo pesantemente indebitati con questa società. Fernando mi ha detto di essere uno dei figli del presidente, Benedicto Acosta. Purtroppo


17 abbiamo imparato a conoscerli, sono gente senza scrupoli, ai limiti della legalità. In pratica sono degli usurai, e sospetto che abbiano dei contatti con la malavita.» Intervenne Enrique. «Stento a crederlo, la vostra famiglia gode di grande credito.» «È solo una facciata, in realtà il crollo della domanda a causa della guerra, una serie di investimenti sbagliati, dissolutezze ed eventi avversi ci ha ridotto sul lastrico. Il mio matrimonio era l’ultima ancora di salvezza. Grazie al prestigio e alla solidità economica dei Fernandez speravamo di rimetterci piano piano in sesto. Ora capite perché mai avrei ucciso mia moglie, avrei perso tutto. Naturalmente non era opportuno parlare della mia situazione con i miei futuri suoceri prima del matrimonio. Volevo almeno aspettare il ritorno dal nostro viaggio di nozze. Capite anche bene perché quando ieri mattina Fernando Acosta si è presentato e mi ha chiesto di farmi trovare con mia moglie in un angolo del ponte di belvedere prima di cena, non ho potuto fare altro che accettare. Anche se non comprendevo il motivo per cui voleva che mia moglie fosse presente. Ero angosciato, non ne sarebbe venuto niente di buono, ma non avevo scelta.» «Le ha detto la ragione per la quale voleva vedere sua moglie?» «L’ho chiesto ma non mi ha degnato di una risposta. Voi non potete capire lo stato d’animo di un uomo in mano agli strozzini. È terribile. Vorrebbe mandarli al diavolo e denunciarli ma non può, è completamente asservito alla loro volontà. Giuro che mai avrei pensato che volesse farle del male. Credevo volesse fare delle pressioni su di lei per convincere la sua famiglia a onorare i nostri debiti.» «Cosa è successo poi?» Juan si prese la testa fra le mani. «Non ho trovato il coraggio di parlarne a mia moglie, forse se l’avessi fatto sarebbe cambiato tutto. L’ho portata al luogo dell’appuntamento con una scusa. Mia moglie non l’ha visto arrivare, era di spalle. È arrivato deciso, ha preso mia moglie per la vita e l’ha scaraventata in mare. Lo avete visto, è un uomo possente, è stato un attimo. In pochi passi ha raggiunto le scale ed è sparito. Sono rimasto annichilito. Giuro che mai pensavo che le avrebbe fatto del male.» «Ha detto qualcosa?» «Niente. Volevo telegrafare la notizia alle nostre famiglie ma non ne ho avuto ancora il coraggio. Poi ho pensato che ci avrebbe pensato il capitano.» Roberto Esposito assentì. «Ho pensato anche di buttarmi a mare a mia volta ma non ho avuto la forza di farlo. Sono un vigliacco.»


18 Andrea lo guardò quasi con affetto. «Non siete un vigliacco, siete una brava persona di fronte a un evento al quale non eravate preparato e che non avete potuto controllare. Credete a me di fronte a simili manigoldi le brave persone sono inermi. Il commissario vi accompagnerà dal medico di bordo che vi darà qualcosa per calmare i vostri nervi. In queste condizioni potreste compiere qualche scelleratezza.» Al ritorno del commissario Andrea riprese in mano i fili dell’inchiesta. «Per cortesia commissario, fate venire qui Fernando Acosta. Vi consiglio di andare accompagnato da almeno un paio di marinai robusti e armati, quell’uomo è pericoloso.» Sala riunioni del piroscafo Principe di Udine, in rotta per Buenos Aires, 11 Ottobre 1921 ore 19.00 Fernando Acosta, stretto fra il nostromo i cui muscoli esercitati da anni di predominio sulla bassa forza straripavano dal camiciotto e un altrettanto robusto carpentiere, sembrava meno imponente. Non aveva perso però nulla della sua tracotanza. Ridurre a miti consigli i tracotanti era uno degli uffici che Andrea praticava con maggiore efficacia. Dopo le presentazioni, Fernando partì all’attacco. «Protesto verso questo trattamento riservato a un gentiluomo. Non avete alcun diritto di trascinarmi qui come un criminale senza alcun mandato della magistratura. E per che cosa poi?» Andrea rispose parlando lentamente, con qualche difficoltà a organizzare grammaticalmente le frasi più difficili. Il suo spagnolo era ancora da perfezionare, ma si faceva intendere. «Siete accusato di aver ucciso la signora Sofia Fernandez gettandola a mare.» «Siete diventati tutti matti? Non so niente di questa storia. Appena saremo arrivati a Buenos Aires, ne parlerò con il mio avvocato e passerete dei brutti guai. Adesso se non vi dispiace...» Fece l’atto di alzarsi ma, a un cenno di Andrea, la possente mano del nostromo agguantò il polso di Acosta in una stretta ferrea costringendolo a sedersi. La costituzione dei due era simile, ma anni di lavoro manuale e risse avevano dato al nostromo un predominio fisico straripante. «È un’accusa infamante e assurda. Nessuno di voi rappresenta l’autorità inquirente, non avete nessuna autorità di trattenermi né di


19 interrogarmi.» Andrea sorrise. «Certo che l’abbiamo, in mare il capitano è un pubblico ufficiale e il generale Enrique rappresenta la polizia. Hanno avuto la gentilezza e il potere d’incaricarmi delle indagini quindi voi avete il dovere di rispondermi.» «Andate a quel paese.» «Prima prendete atto che qui non avete a che fare con un’esile fanciulla ma con gente decisa a farvi del male se opporrete resistenza e meglio è. Per il vostro bene. Abbiamo la testimonianza del marito, Juan Bruno che vi inchioda. Non è questo il punto.» «No? Qual è il punto allora?» «Il punto è che ora ci direte perché l’avete uccisa e chi sono i mandanti.» «Siete pazzo. Io non ho ucciso nessuno e quand’anche fosse, non vi dirò niente.» «Voi invece ci direte tutto. Se non lo fate, siete un uomo morto. Solo mettendovi sotto la protezione della polizia potete sperare di salvarvi. La famiglia Bruno è una famiglia in disgrazia quindi avete giustamente valutato che non costituisce un problema. Non avete considerato la famiglia Fernandez.» «Non capisco che cosa volete dire. Se anche fosse e dessero ascolto alle vostre fandonie, non hanno alcun interesse a scatenare una guerra che potrebbero perdere. A loro interessano il potere e i loro interessi, una figlia è sacrificabile.» «Di questo non ne sarei troppo sicuro, è appunto i loro interessi che siete andato a toccare. Altrimenti perché uccidere la figlia? Credetemi, nessuno avrà a cuore la vostra difesa, vi hanno mandato allo sbaraglio. Se è sacrificabile una figlia, figuriamoci se non è sacrificabile un figlio illegittimo come voi. Abbiamo fatto qualche telegramma. Voi portate il nome Acosta ma non siete un vero Acosta. Siete un figlio illegittimo che è stato riconosciuto solo alla morte della moglie di Carlos Acosta, vostro padre. I vostri fratellastri di sicuro non hanno gradito l’irruzione sulla scena di un altro pretendente all’eredità. Per questo siete stato scelto. Il compito era troppo delicato per poterlo affidare a un esterno, ma troppo rischioso per poterlo affidare a un vero membro della famiglia. Voi eravate perfetto per il compito che vi si richiedeva. Qualsiasi cosa vi abbiano promesso i vostri fratelli è falsa. Noi siamo la vostra assicurazione sulla vita.» L’espressione di Acosta era tormentata.


20 «Non vi credo. Cosa avete da offrire? Voi siete uno straniero.» Andrea fece un cenno a Enrique. «Io sono un pubblico ufficiale argentino, io posso promettere. Avete commesso un delitto atroce e immotivato ma, se parlerete e vi redimerete, prometto che farò il possibile, a suo tempo, per convincere i giudici a mitigare la vostra pena. Di più non posso fare, sarebbe irrealistico prometterlo. Dico a suo tempo, perché abbiamo una proposta da farvi. D’altra parte, non collaborando siete un uomo morto, questo lo avete capito anche da voi.» «Forse avete ragione. Comincio a capirlo anche io. Volevo accreditarmi nella mia nuova famiglia, ma in realtà quei serpenti mi hanno teso una trappola. Uccidendo Sofia Fernandez, avremmo avuto due vantaggi in un sol colpo. Mandare un avvertimento alla famiglia di Juan Bruno. È vero noi sottobanco siamo usurai. Non possiamo tollerare che i nostri debitori non onorino gli impegni. Non interessa come rientrano nel debito. Vendano pure le case in cui abitano, prostituiscano le mogli e le figlie, l’importante è che a un certo punto onorino i debiti. Avevano promesso che avrebbero cominciato a ripagarli con il matrimonio del figlio con una rampolla dei Fernandez ma non è successo. Abbiamo aspettato la fine del viaggio di nozze, poi un messaggio forte e chiaro andava mandato. Anche ai Fernandez, così capiranno che faranno meglio a essere garante del debito dei Bruno.» «Perché Sofia e non Juan?» «C’erano molte ragioni. Primo erano i Fernandez che dovevano allargare i cordoni della borsa in favore dei Bruno, l’omicidio doveva essere una minaccia, altrimenti rischiavamo che facessero finta di niente. Secondo perché a quanto ne so, abbiamo qualche affaruccio in sospeso con i Fernandez...» «Quali affari?» «Roba di appalti, non chiedete a me i dettagli, io non so tutto. Ho il nome ma non sono addentro a tutti gli affari degli Acosta. In ogni caso, il debitore va strozzato ma non ucciso. Uccidendo un Bruno avremmo indisposto la famiglia e comunque non erano loro a dovere garantire il debito. Soprattutto se non avesse funzionato, eravamo sempre in tempo a farlo in un secondo tempo. Terzo era un delitto facile. Un conto è uccidere una fanciulla fragile indifesa, un conto uccidere un uomo armato sulla difensiva. Quarto era una mossa inattesa, quinto...» Andrea fermò quell’orribile elenco.


21 «Va bene, va bene. Abbiamo capito. Adesso vi diremo cosa dovete fare.» «Non capisco.» «È molto semplice. Voi dovrete collaborare con noi, siete solo una pedina del gioco e noi vogliamo le prove per arrivare ai mandanti.» «Scordatevelo.» Enrique intervenne. «Allora non abbiamo più niente da dirci. Sarete trattenuto in stato di arresto a bordo fino all’arrivo a Buenos Aires. All’arrivo, sarete incriminato e, in attesa del processo, trasferito in carcere. Niente trattamenti di favore. Finirete in una cella comune.» Acosta ghignò. «Non ne ho bisogno. Come potete ben vedere posso difendermi da solo.» «I Fernandez hanno le conoscenze necessarie per farvi finire in una cella comune ma non qualsiasi, hanno parenti anche in magistratura, dove vi assicuro che venderete cara la pelle. Siete grande e grosso ma di fronte a un gruppo di belve assetate di sangue, allenate alla violenza e alla lotta di strada non durerete molto. Vi faranno a pezzi lentamente, nell’indifferenza delle guardie.» «Lo faranno in qualsiasi caso.» «Non se collaborerete e arriviamo ai mandanti. Sono loro che interessano a noi ma anche alla famiglia Fernandez. Voi siete solo un fante in una guerra fra generali. Non avete niente da perdere, è la vostra unica chance di portare a casa la pelle. Dopodiché, comunque dovrete saldare il conto con la giustizia, ma avrete una pena più mite in virtù della vostra collaborazione e soprattutto non avrete la famiglia Fernandez che vuole la vostra vita. Altri salderanno il conto in sospeso e placheranno la loro sete di vendetta.» «Che cosa volete da me?» Enrique fece un cenno ad Andrea. Era lui l’esperto di operazioni di quel tipo, ed era stato anche lui a proporre quella soluzione. «Vogliamo capirne di più sui veri mandanti e vogliamo prenderli tutti. All’arrivo a Buenos Aires, voi vi comporterete esattamente come se tutto fosse andato liscio, nessun problema, nessun sospetto. Per tutti si è trattato di un suicidio inspiegabile. Avete svolto un compito difficile in modo impeccabile, la fiducia in voi aumenterà e ne approfitterete per indagare sugli affari loschi della vostra famiglia, e su chi gli ruota intorno. I mandanti sono lì e ancora liberi di agire a danno sia dei Fernandez che dei Bruno. Dobbiamo prevenire le loro mosse.»


22 «Se si accorgono che faccio il doppio gioco sono un uomo morto.» «Voi farete in modo che ciò non accada e riferirete a noi, anzi a me personalmente. Nessuno potrà collegarmi alla polizia, nessuno mi conosce a Buenos Aires.» «Appunto, chi mi assicura che, una volta arrivati, non venga comunque acchiappato dalla polizia e buttato in una cella comune in pasto alle belve? Chi siete voi per garantirmi ciò?» Andrea gli lanciò un telegramma. «Sono stato appena assunto, dalla famiglia Fernandez dietro suggerimento del direttore Enrique Mosconi, per indagare sull’uccisione della figlia, con pieni poteri. Come ben potete ben immaginare, nessun poliziotto si metterebbe contro di loro.» «Ci sono un sacco di cose che…» «Abbiamo una crociera per mettere a punto il piano.» Andrea rifletteva mestamente, che era ritornato alle indagini e alle operazioni sotto copertura, ancora prima che il viaggio transatlantico finisse. Era il suo destino, su questo non c’erano dubbi. Non avrebbe potuto lasciare impunito l’assassinio di una giovane e incolpevole moglie in viaggio di nozze.


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CAPITOLO TRE

Buenos Aires - Zona Portuaria - Terminales Rio de La Plata -19 Ottobre 1921 ore 18.00 Finalmente era arrivato a Buenos Aires. Per natura Andrea era calmo e riflessivo, raramente preda alle emozioni, ma l’arrivo in quella che sarebbe stata la sua nuova patria non lo lasciò indifferente. Salutò la gentile famiglia Mosconi, promettendo che si sarebbe mantenuto in contatto. Enrique gli disse di non preoccuparsi, il senatore Esteban Fernandez, il nuovo cliente, lo avrebbe aiutato nei primi passi in Argentina. In effetti, all’arrivo della nave, Andrea aveva trovato ad attenderlo un’auto mandata dal senatore, che lo aveva accompagnato all’hotel Plaza, dove gli avevano riservato una stanza per le notti e le spese a piè di lista che avrebbe ritenute necessarie. L’hotel era abbastanza vicino alla zona portuaria, comunque Andrea ebbe modo di ammirare grandi viali animati da un traffico intenso ma ordinato. Vide anche parchi curati e negozi di ogni tipo. Si era immaginato un mondo più rustico e meno elegante, si trattò di una bella sorpresa. Lo splendido hotel e l’ottima cena completarono il quadro positivo. Andrea era però un po’ stralunato. Non soffriva il mar di mare ma il passaggio dal ponte oscillante della nave alla terraferma non era stato indolore. Si buttò nel confortevole letto, rimandando all’indomani la scoperta di Buenos Aires. Buenos Aires - Palacio del Congreso de la Naciòn Argentina, 20 Ottobre 1921 ore 11 Il tragitto fra l’hotel e il Palacio del Congreso de la Naciòn Argentina, confermò ad Andrea la buona impressione della città avuta la sera precedente. Era una città moderna, con ampie vie trafficate ma non intasate.


24 Il grande palazzo, in stile greco-romano, era caratterizzato dalla sua enorme cupola. Un grande parco fronteggiava il palazzo. L'entrata principale, chiamata Entrada de honor, sull'Avenida Entre Ríos, era decorata da sei colonne in stile corinzio che sostenevano un frontone triangolare. Il portale era sostenuto da due cariatidi di marmo. Il frontone triangolare aveva ai suoi lati due sculture di leoni alati, mentre sulla sommità spiccava lo scudo con lo stemma nazionale. Sopra al frontone si elevava una piattaforma, dove era sistemata una quadriga di bronzo, simbolo del trionfo della Repubblica. La cupola aveva un rivestimento di rame che, con il passare degli anni aveva assunto un colorito verdastro. Un palazzo imponente e opulento. Dopo un attento esame dei suoi documenti, un valletto introdusse Andrea nello studio del senatore Esteban Fernandez. Era un uomo alto e dai lineamenti eleganti, che trasudava potere e ricchezza da ogni poro della pelle. Aveva fissato quell’incontro con Andrea via telegrafo per l’indomani dell’arrivo della Principe di Udine nel porto di Buenos Aires. Era stato il senatore a convocarlo, quindi era lui che doveva aprire le danze. E fu lui a entrare nel vivo dopo i convenevoli. Il senatore si fece raccontare nei dettagli, gli avvenimenti della nave e le conclusioni dell’inchiesta. «A scanso di equivoci, voi mi servite, quindi devo avere cura di voi. Enrique Mosconi mi ha parlato benissimo di voi, quindi ho in voi la massima fiducia. Veniamo al dunque. L’assassinio di mia figlia non può rimanere impunito. Ho una scarsa fiducia nella polizia ma soprattutto, m’interessa poco chi ha compiuto materialmente questo delitto, anche se sono ammirato dalla rapidità con cui lo avete scoperto. Quello che pretendo è di conoscerne le ragioni e i mandanti di chi ha voluto la morte di una giovane innocente. Nonostante ciò non apprezzo il fatto che quel Fernando Acosta non marcisca in galera in attesa di giudizio.» «Molto logico ed è anche il mio desiderio. Anch’io avrei preferito arrestarlo ma ciò avrebbe compromesso la possibilità di arrivare ai mandanti. C’è un altro motivo. Se costoro stanno tramando nei vostri confronti, avere un qualcuno all’interno dell’organizzazione è vitale per prevenire altre azioni scellerate.» Il senatore assentì. «Comprendo le vostre motivazioni che razionalmente condivido. Dovete anche comprendere il cuore di un padre ferito.» «Non temete però, egli a tempo debito sconterà la sua pena. Non credo che vostra figlia Sofia fosse il vero bersaglio dell’assassino, quanto la


25 vostra famiglia. Se non arriviamo ai mandanti, altri della vostra famiglia rischiano la vita, quindi per il momento dovrete riporre i vostri giusti desideri di vendetta.» «Lo farò, nell’interesse delle indagini.» «Grazie senatore. Vi confesso che svolgere un’attività investigativa non era nelle mie intenzioni, una volta in Argentina. Questo delitto ha cambiato tutto. La mia giovane moglie è stata uccisa la prima notte di nozze, da spregevoli individui che volevano eliminarmi dai giochi, quindi capisco il vostro dolore, e non ho potuto esimermi dall’aiutarvi.» «Dunque siete l’uomo giusto signor Uberti. Enrique Mosconi, che ho avuto modo di conoscere e del quale ho grande stima, vi ha raccomandato per condurre le indagini in virtù del vostro passato nei carabinieri. Diciamo che siete capitato nel momento giusto. Avrete massima libertà ma dovrete riferire solo a me. Sono io che vi ho assoldato e penso di poter godere di questo privilegio.» «Certamente, la ringrazio ancora per la fiducia.» «Anzitutto sistemiamo le questioni pratiche. L’hotel è di vostro gradimento?» «Non avrei potuto desiderare di meglio senatore. La ringrazio di cuore.» «Ottimo. Visto che avete deciso di stabilirvi in Argentina, avrete bisogno di una sistemazione più stabile. Nel pomeriggio vi manderò un autista e un agente immobiliare di fiducia che vi aiuteranno a scegliere un appartamento di vostro gradimento.» «Grazie infinite.» «Per contro non avrete limitazioni di spesa. Siete appena arrivato, quindi mi sono permesso di aprire un conto al Crèdito de la Nacion Argentina a vostro nome, su cui è stato versato un anticipo di diecimila pesos che mi sconterete dalle prime fatture. Uscito di qua, l’autista vi accompagnerà in banca per completare le formalità. Potrete prelevare contanti e avere un carnet di assegni.» «Grazie ancora, ho con me delle lettere di credito in cui ho convertito i miei averi, le depositerò sul conto al Crèdito de la Nacion Argentina ma richiederanno del tempo per essere accreditate». «Per i vostri servigi e quelli dei vostri futuri collaboratori, nonché le spese, mi manderete il conto a ogni fine mese. Vi metterete d’accordo con i miei avvocati per redigere un regolare contratto di collaborazione. Se come credo vi dimostrerete all’altezza, la nostra collaborazione


26 potrà essere estesa anche ad altri servigi d’investigazione e protezione. Al momento non ho nessuno che possa svolgere professionalmente questo compito, ho solo dei semplici guardiani, autisti e portieri. Non avrei mai pensato di averne bisogno.» «Infatti temo senatore che sia la vostra famiglia che i vostri beni siano in pericolo. Si tratta di gente senza scrupoli.» Il senatore fece un cenno di assenso. «Pagherò quanto mi chiedete, sono sicuro che saranno conti alti ma ragionevoli. Naturalmente vi lascerò un po’ di tempo per valutare l’entità dei vostri compensi, non avete idea del costo della vita in Argentina e delle rimunerazioni professionali.» «Avete brillantemente risolto tutti i miei problemi logistici, adesso avrei alcune domande da porvi. La prima è in quale contesto mi muovo?» «È questo il punto. Le vostre credenziali sono perfette ma il punto debole è che siete appena arrivato nel nostro paese, quindi non avete la conoscenza del territorio e i contatti necessari. A questo si può porre rimedio abbastanza facilmente. Per i miei affari mi appoggio a uno studio legale, Yago Sosa y Asociados. Domattina uno dei giovani di studio verrà a prendervi in albergo per farvi da guida.» «Che rapporti devo avere con la polizia?» «Per quanto riguarda la polizia, credo che sia meglio ne stiate alla larga per quanto possibile, anche perché il delitto è stato de rubricato a suicidio, quindi in pratica non ci sono indagini in corso. Se volete un contatto, potrete rivolgervi all’ inspector Duardo Lopez, è giovane ma sveglio. Sarebbe anche una spalla perfetta per voi se volesse lasciare la polizia.» «La domanda adesso è: chi può volervi del male?» «Purtroppo molti. La nostra famiglia ha molto potere, sia economico che politico, nonostante il paese attraversi un momento complicato. Il nostro presidente Hipòlito Yrgoyen, è un radicale che sta impostando una politica avversa alle forze produttive del paese. Sono state emanate leggi rurali contro il latifondo, definita una giornata lavorativa di sole otto ore, impostate nazionalizzazioni, tutto questo potrebbe portare il paese in rovina, ma anche alla modernizzazione di cui ha bisogno. Viene definito un autocrate, che agisce senza coinvolgere il parlamento, grazie al fatto che la nostra è una repubblica presidenziale, in cui le camere hanno un potere molto limitato. Nella camera dei Dipuitados, l’Union Civica Radical ha quarantacinque seggi contro i settanta


27 dell’opposizione, al senato è ancora peggio, ha solo quattro seggi contro trenta. Uno dei quattro seggi è il mio. Nonostante ciò noi siamo politici ma anche imprenditori e nella nostra famiglia ci sono direttori nei ministeri come pure generali. In altre parole la nostra famiglia sarà sempre a fianco del governo, qualsiasi esso sia.» «La ringrazio del quadro generale, ma vorrei capire meglio chi potrebbe volervi così male da uccidere un membro della vostra famiglia. Fernando Acosta, del Crèdito Hipotecario de Buenos Aires è l’autore materiale del delitto. Afferma che era il delitto era un ultimatum per la famiglia Bruno affinché rientrassero dei loro debiti. Sinceramente non gli credo più di tanto.» «E fate bene. Quei maledetti usurai non si metterebbero mai contro una famiglia come la nostra semplicemente per mandarci un messaggio. Soprattutto non per interposta persona. Voglio dire se volevano minacciare i Bruno, non avrebbero ucciso Sofia. Dietro c’è qualcun altro.» «Sospettate di qualcuno?» «Sospettare? Certo. Per questo la raccomandazione di Mosconi di avervi al mio fianco, visto il vostro curriculum, è arrivata nel momento più opportuno. Come sapete Enrique Mosconi è il direttore dell’arsenale militare Esteban De Luca. Ha progettato degli imponenti lavori di ampliamento e ristrutturazione di quella struttura che oramai è fatiscente. Ha l’appoggio pieno del governo che, in questo momento vede di buon occhio un grande appalto che impiegherebbe migliaia di lavoratori. La nostra famiglia ha un’impresa edilizia, probabilmente la più grande del paese, e per gli appalti più importanti ci appoggiamo a uno studio di ingegneri e architetti prestigioso. Insomma siamo molto qualificati, forse i migliori del paese, quindi abbiamo partecipato all’appalto. La prego di non pensare che Enrique Mosconi ci favorisca in alcun modo. La sua presenza a bordo della Principe di Udine era del tutto casuale.» «Ne sono sicuro, ho conosciuto Enrique Mosconi e non è certo persona corruttibile.» «Torniamo a noi. All’appalto hanno partecipato numerosi concorrenti ma, alla fine delle analisi preliminari, sono rimaste solo la nostra ditta e un’altro concorrente, la Natal Molina e soci, la seconda impresa edilizia del paese. Potrebbero avere delle connessioni finanziarie con gli Acosta.»


28 «Non credo che la concorrenza per vincere un appalto sia un movente per uccidere. Soprattutto dovremo provare una connessione fra la Natal Molina e Fernando Acosta.» «Certo, è solo una traccia che le do, è compito suo verificarla. Consideri però che non è l’unico appalto in ballo e che parliamo di appalti milionari, che possono cambiare la vita delle persone e delle società. Una volta eliminati noi, Natal Molina avrebbe campo libero. C’è però qualcosa di più concreto delle semplici congetture. Che cosa ne sa della Mano Negra?» «Qualcosa ne so. Immagino che sia una filiazione della Mano Nera americana. Derivava dall'abitudine degli estorsori di inviare alle loro vittime lettere minatorie firmate con l'impronta di una mano nera, accompagnate da minacce di morte, di sfregi e danneggiamenti. È un’associazione a delinquere formata da emigrati siciliani, calabresi, pugliesi e napoletani. Anche il cantante Enrico Caruso e il trasformista Leopoldo Fregoli, durante le loro tournée americane, hanno subito le minacce ed estorsioni dagli affiliati alla Mano Nera. In America è stata combattuta e la polizia ha conseguito dei successi ma è ancora lungi dall’essere debellata.» «La situazione a Buenos Aires è simile, con la differenza che la nostra polizia non si avvicina per efficienza neppure lontanamente alla polizia americana.» Aprì un cassetto e porse ad Andrea un foglio di carta spiegazzato. Lo scritto invitava la Fernandez Costruccìon a ritirarsi dalla gara di appalto per le opere dell’arsenale militare Esteban De Luca. Se non l’avesse fatto, minacciava i membri della famiglia di morte e la società di danneggiamenti e distruzioni. La firma era una rozza mano nera. «È arrivata un qualche mese fa, all’inizio della procedura per la gara di appalto. Naturalmente non ho fatto niente del genere e non gli ho dato alcun peso, quasi me ne ero dimenticato ma, dopo quanto è successo...» «Vi comprendo e trovo le vostre preoccupazioni giustificate. Adesso che ho il quadro più completo della situazione, vi anticipo che non posso garantire la vostra sicurezza da solo. Quella d’infiltrare Fernando Acosta ci dà un certo vantaggio, ma ho bisogno di qualcuno fidato su cui possa contare per sorvegliare le vostre proprietà e indagare su chi vi vuole male.» Il senatore Fernandez con un cenno della mano interruppe Andrea. Porse ad Andrea un secondo foglio sempre a firma della Mano Nera. Andrea gli dette un’occhiata. Questo era più perentorio, diceva


29 che se la società Fernandez non si fosse immediatamente ritirata da tutti gli appalti in cui era ancora in gara, altre morti avrebbero seguito quella di Sofia. «Questo messaggio quando vi è arrivato?» «Tre giorni fa Ora comprendete la mia premura per assicurarmi i vostri servigi. Capite anche perché ho accettato ob torto collo di lasciare in libertà per ora questo mascalzone. Devo stroncare tutta l’organizzazione.» «È stato anche il mio ragionamento senatore. Però mi sarà necessario qualche giorno per organizzare un servizio di protezione efficace.» «Come vi ho detto, avete carta bianca e spese illimitate. Come potete immaginare, se perdiamo gli appalti, il danno economico sarebbe devastante. Ricordatevi, nei vostri primi passi, che non si tratta di un impegno a breve termine. Le nostre attività, che sono numerose e diversificate, hanno e avranno bisogno di un servizio di sicurezza e investigazione adeguato e spero che voi possiate essere la persona più adatta. Come potete immaginare, a Buenos Aires è difficile trovare persone qualificate in questo campo. Se vi dimostrerete affidabile nei nostri confronti, sarebbe una pubblicità enorme e altre imprese vi cercheranno per un servizio di sicurezza efficiente. Per le persone da assumere però non posso esservi di aiuto, non è il mio campo.» «Grazie eccellenza, un passo alla volta. Eccellenza, a questo punto, bisogna affrettare i tempi. Direi di anticipare l’appuntamento il giovane dello studio Yago Sosa y Asociados a oggi a pranzo e, se fosse possibile, vorrei vedere l’inspector Duardo Lopez a cena. Oltretutto vederci fuori degli uffici della polizia, potrebbe avere i suoi vantaggi. Gentilmente potreste farmi avere i due appuntamenti? Non voglio farvi fare da segretario, da domani mi creerò la mia rete di contatti e non vi disturberò più. Sono sicuro che a un vostro invito nessuno si sottrae.» Esteban sorrise. «Con grande piacere. Dirò alla segretaria di prenotarvi una saletta riservata al Plaza sia a pranzo sia a cena, così non sarete disturbati. Le raccomando solo di tenermi aggiornato sugli sviluppi delle sue indagini.» «Non mancherò. Nel frattempo senatore le raccomando la massima attenzione nei suoi movimenti e in quelli della sua famiglia. Mai stare in solitudine, mai accettare inviti da persone non ben conosciute, mai muoversi di notte, e in caso di pericolo avvertire immediatamente la


30 polizia.» «Ho già preso queste precauzioni, ma vi prego di fare presto. Non sono minacce peregrine.» «Farò il possibile, arrivederci senatore.» «Arrivederci signor Uberti e buona fortuna.» Buenos Aires - Saletta riservata del ristorante dell’Hotel Plaza, 20 Ottobre 1921 ore 13.30 Con Cristobal Silva, il giovane dello studio Yago Sosa y Asociados, Andrea si trovò subito a suo agio. Cristobal aveva ordinato per entrambi piatti di pesce tipici argentini, considerando la lunga navigazione con dieta carnivora di Andrea. Arrivarono una meravigliosa cheviche de calamares y camarones, seguita da un pescado alla parrilla, accompagnati da un ottimo chardonnay di Miguel Torres. «Caro avvocato Silva, sono completamente a digiuno del sistema giudiziario argentino. Non pretendo di colmare le mie lacune in un’ora, ma un inquadramento generale mi sarebbe utile.» Il giovane sorrise. «La struttura del sistema è di stampo europeo, con il collegio giudicante, la procura che gestisce l’accusa, l’avvocatura della difesa e la giuria. Il processo consente il ricorso in appello e in ultima istanza alla Corte Suprema de Justicia de la Nación Argentina Corte Suprema dell'Argentina. Quello che invece ci contraddistingue è l’inefficienza e in alcuni casi la corruzione del sistema.» «Purtroppo anche l’Italia non è da meno. Può dirmi qualcosa della polizia?» «Vale un po’ lo stesso discorso, nel senso che in teoria è ben strutturata ma è in molti casi inefficiente e talvolta corrotta. D’altronde un ispettore guadagna meno di trecento pesos al mese, un agente poco più di duecento, quindi c’è da aspettarsi un certo lassismo e corruzione. Per farle un paragone, noi non vedremo il conto del pranzo di oggi, sarà rimesso direttamente alla Fernandez Costruccìon, ma direi che spenderemo attorno ai sessanta o settanta pesos.» «Questo dice molte cose.» «Come in tutti i campi, nella polizia si possono trovare delle menti eccelse ma la media non è molto alta.» «Il mio assillo è, in questo momento, mettere assieme una squadra di


31 investigatori che possano aiutarmi nella protezione della famiglia Fernandez e della loro famiglia. Non è compito che posso assolvere da solo.» «Fossi in voi partirei dall’inspector Duardo Lopez. È un giovane brillante, ma non essendo raccomandato ha poche prospettive di carriera, nella polizia scalpita. Forse un impegno a lungo termine nel privato potrebbe allettarlo se la paga è buona. Naturalmente deve convincerlo.» «Certo. Altri suggerimenti?» «Può chiedere a Duardo Lopez se conosce colleghi affidabili e disposti a lavorare nel settore privato. Lei ha bisogno di personale addestrato, deve dare il via alle indagini immediatamente, quindi la polizia è un buon bacino da cui pescare. Avrà bisogno anche di una segretaria che tenga anche l’amministrazione e l’archivio. Se le interessa ho in mente qualcuno che fa al caso suo. Invece per tutte le questioni legali ma anche contabili, inevitabilmente legate al suo lavoro, può rivolgersi al nostro studio e nella fattispecie a me. Naturalmente se il caso richiede maggiore esperienza e sagacia di quanta io ne possa mettere in campo, coinvolgerò i soci anziani.» «Per la segretaria non ci avevo pensato ma ha ragione. Se ne ha una sottomano fidata, me la mandi pure. Ho bisogno di un altro suggerimento. Nel pomeriggio un agente immobiliare mi accompagnerà a vedere alcuni appartamenti che potrei affittare. Non ho alcuna idea dei quartieri di Buenos Aires. Avete qualche suggerimento sulla migliore sistemazione?» Cristobal rifletté giusto un attimo. «Il quartiere Palermo è senza dubbio il mio preferito. Perdonatemi ma le voci corrono e so che non avete famiglia. Nonostante ciò, vi suggerisco di prendere comunque in considerazione un appartamento molto grande. Possibilmente con due entrate. Gli appartamenti più grandi sono già suddivisi in una zona giorno che potrete adibire a ufficio, una zona notte che potrete riservare a voi, e in una zona per la servitù.» «Avete perfettamente ragione. Tra l’altro avrò anche bisogno di un paio di persone per la servitù. A chi mi potrei rivolgere per la ricerca delle persone adatte?» «Potete chiedere al giovane dell’agenzia che vi accompagnerà per scegliere la casa, Giorgio Fontana, che è nato in Argentina ma la sua famiglia, che gestisce l’agenzia, è di origini italiane. Quindi parla un


32 italiano passabile. Si occuperà anche di tutta la burocrazia, compreso il vostro visto e di qualsiasi cosa possiate avere bisogno.» «Grazie molte, è una manna dal cielo.» «Il senatore Fernandez ha anche incaricato il nostro studio di provvedere alle questioni economiche della vostra collaborazione, affinché foste libero di dedicarvi alle vostre indagini. Entro domani vi sottoporremo un regolare contratto di collaborazione, che comprende la paga oraria per i vari servizi che fornirete. Intendo per voi, e tutte le varie professionalità, i vostri investigatori, gli agenti, le segretarie e così via. Per gli investigatori che assumerete, ho preso a riferimento il modello degli avvocati che lavorano per il mio studio. Grosso modo è il doppio di quanto prende un ispettore di polizia. La vostra paga oraria è commisurata a quella dei nostri soci anziani.» «Mi sembra una proposta generosa.» «Per le segretarie, agenti e altri ruoli sono le tariffe di mercato, nella fascia alta. Tutte le spese extra in cui incorrete saranno rimesse in toto al nostro studio che provvederà a onorarle.» «Mi siete di aiuto, non ho la più pallida idea del costo della vita e delle rimunerazioni in Argentina.» «Immaginavamo che avreste questo problema per questo, visto che abbiamo urgenza e voi non conoscete i prezzi e l’uso in argentina, per questo mi sono permesso di mettere nero su bianco un prezziario nel contratto. Il vostro curriculum è impeccabile ma dovete considerare che la nostra è una grande prova di fiducia che dovrete confermare sul campo. Se fra qualche tempo quando avrete piena contezza del costo della vita e dei servizi in argentina vorrete rivedere il contratto, siamo a disposizione. Dovete considerare di dare come d’uso, ai vostri collaboratori uno stipendio fisso e di rimettere a noi, i costi orari del vostro personale, secondo contratto. Lì sarà il vostro guadagno.» Sorrise «È il modello degli studi legale e vi assicuro che non ve n’è uno in difficoltà.» «Mi sembra molto giusto.» Andrea comprese che, invece della vita spensierata archiviando il passato che aveva in mente venendo in Argentina, ancora prima di mettervi piede, era stato stritolato dalla macchina del delitto e della violenza che non si ferma mai. Partire mettendosi contro interessi forti e la Mano Negra, non era esattamente una via in discesa. Del resto ognuno ha il proprio destino e la propria missione della vita, pensare di sfuggirvi è assurdo. )LQH DQWHSULPD &RQWLQXD


INDICE

Capitolo Uno ................................................................................. 5 Capitolo Due ............................................................................... 12 Capitolo Tre ................................................................................ 23 Capitolo Quattro.......................................................................... 33 Capitolo Cinque .......................................................................... 43 Capitolo Sei................................................................................. 61 Capitolo Sette .............................................................................. 83 Capitolo Otto............................................................................. 106 Capitolo Nove ........................................................................... 118 Capitolo Dieci ........................................................................... 141 Epilogo ...................................................................................... 159



AVVISO NUOVI PREMI LETTERARI La 0111edizioni organizza la Quinta edizione del Premio ”1 Giallo x 1.000” per gialli e thriller, a partecipazione gratuita e con premio finale in denaro (scadenza 31/12/2022) www.0111edizioni.com

Al vincitore verrà assegnato un premio in denaro pari a 1.000,00 euro. Tutti i romanzi finalisti verranno pubblicati dalla ZeroUnoUndici Edizioni senza alcuna richiesta di contributo, come consuetudine della Casa Editrice.


AVVISO NUOVI PREMI LETTERARI La 0111edizioni organizza la Prima edizione del Premio ”1 Romanzo x 500”” per romanzi di narrativa (tutti i generi di narrativa non contemplati dal concorso per gialli), a partecipazione gratuita e con premio finale in denaro (scadenza 30/6/2022) www.0111edizioni.com

Al vincitore verrà assegnato un premio in denaro pari a 500,00 euro. Tutti i romanzi finalisti verranno pubblicati dalla ZeroUnoUndici Edizioni senza alcuna richiesta di contributo, come consuetudine della Casa Editrice.


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