Nella mente, Alessandro Perego

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NELLA MENTE

ZeroUnoUndici Edizioni

ALESSANDRO PEREGO

NELLA MENTE

Copyright © 2022 Zerounoundici Edizioni ISBN: 978-88-9370-537-0 Copertina: immagine Shutterstock.com Prima edizione Settembre 2022

ZeroUnoUndici www.facebook.com/grouWWW.0111edizioni.comEdizioniwww.quellidized.itps/quellidized/

A Christian e Alice

CAPITOLO 1

“Ancora cinque minuti. Non chiedo molto, solo altri cinque minuti… Non riesco ad aprire gli occhi. Adesso mi giro dall’altra parte e continuo a tenerli chiusi ancora per un po’. Che mal di testa… ma perché ogni mattina il risveglio deve essere sempre così traumatico? Basta cazzeggiare. È ora di dare ragione a questa merdosa sveglia. Non posso continuare ad arrivare tardi in ufficio”.

Sono queste le parole che il tenente Sanchez, da cinque anni a questa parte, si ripete ogni mattina, ossia dal giorno seguente al funerale della sua amata moglie. Nessuno ha mai amato tanto una persona, ma Sanchez sembra aver dimenticato quel sentimento così profondo. La sua mente si rifiuta di ripensare a ciò che è stato. Da cinque anni a questa parte, non fa altro che svegliarsi ogni mattina, ripetersi sempre le stesse parole e ricominciare a vivere. Come se non ci fosse mai stato un ieri. Come se non ci potrà più essere un domani. Si alza, si trascina in bagno, urina nel water schizzando piscio un po’ ovunque, si lava i denti utilizzando lo stesso spazzolino di cinque anni fa, immerge la testa sotto il getto d’acqua fredda del rubinetto, rivolge uno sguardo

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d’intesa6

al suo vecchio cane e va in cucina a prepararsi il caffè. Nel frattempo si accende una sigaretta e si siede, ancora in mutande, sul divano. Ogni volta che si guarda intorno, non capisce da dove provenga il disordine che regna in quell’appartamento, che non è più una “dimora familiare”. Sembra esserne disgustato. Si alza dal divano, apre il frigo e prende una scatoletta di cibo per cani. Scassacazzo – è così che ha chiamato il suo cane – si siede accanto ai suoi piedi e osserva una scena che vede ripetersi da quando è entrato a far parte della vita del Contenente.uncucchiaio, Sanchez versa il contenuto della scatoletta nella ciotola, e la depone in un angolo della casa. Il suo fedele amico resta immobile nella sua voyeuristica posizione e attende il suo ritorno, impaziente di ricevere la prima carezza della giornata, che per lui è il gesto che gli consente di alzarsi e finalmente raggiungere la Laciotola.caffettiera comincia a sbuffare. Trattenendo la sigaretta fra le labbra semichiuse, spegne la fiamma del gas, prende la tazza utilizzata il giorno prima per bere l’ultimo caffè della giornata – e che viene utilizzata da cinque anni a questa parte per compiere la medesima azione – e versa il caffè. Aggiunge mezzo cucchiaino di zucchero, che prende da una zuccheriera priva di coperchio, cercando di evitare di versare nella tazza una delle formiche che l’hanno eletta a loro reggia, dà una rapida mescolata e lo

7 beve tutto d’un fiato, ignorando il bruciore che l’alta temperatura del liquido gli provoca in gola. Appoggia la tazza sul bordo del lavandino, pronta per essere di nuovo utilizzata quando farà ritorno a casa, spegne la sigaretta nel lavandino, ormai intasato da centinaia di cicche bagnate, cerca un paio di pantaloni fra quelli che ricoprono il pavimento, una camicia fra quelle che sono appoggiate in disordine alle spalliere delle sedie che si trovano intorno a un tavolo – che è diventato impossibile notare per l’enorme quantità di fogli che lo ricoprono – indossa un vecchio paio di scarpe di cuoio nere, non più impermeabili all’acqua, il suo immancabile cappello a tesa larga ed esce di casa, seguito da Scassacazzo che ormai ha finito di mangiare. Ogni giorno lo stesso tragitto. Prima una breve passeggiata per raggiungere uno dei pochi spazi verdi che si trovano vicino al suo appartamento. Lascia che Scassacazzo faccia tutto ciò che deve fare, i suoi bisogni, annusare gli odori che si sono creati nella notte, coprirli con il suo piscio, quasi come se li volesse acquistare, come se quella fosse la sua moneta. Poi torna dal suo padrone, soddisfatto, pronto a iniziare una nuova giornata di lavoro.

A quel punto il tenente raggiunge la sua automobile, una vecchia Oldsmobile blu, ricca di ruggine, di sfregi e di botte. La apre, fa salire Scassacazzo sul sedile del passeggero, la mette in moto e parte, pronto a seguire un percorso che non ha più nemmeno bisogno di guardare.

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un automa, si ferma agli stop, ai semafori rossi, si accende una nuova sigaretta all’altezza del distributore di benzina, sicuro di terminarla prima di arrivare in ufficio. S’immette nella tangenziale, tira dritto per cinque chilometri, poi svolta a destra. Percorre una strada secondaria per altri due chilometri prima di arrivare di fronte alla sua stazione di polizia. Parcheggia la vecchia Oldsmobile fra le strisce che delimitano il suo parcheggio, fa scendere Scassacazzo, chiude l’automobile, getta la cicca per terra ed entra. Senza salutare nessuno, s’incammina verso il suo ufficio, quello che si trova alla fine del corridoio. Osserva la targhetta che riporta il suo nome “Tenente Sanchez”. Entra nella stanza, chiude la porta dietro di sé e si siede sulla sua poltrona. Scassacazzo raggiunge un grande cuscino, sistemato in un angolo della stanza, e si sdraia, pronto a tornare al suo sonno, interrotto per lo spuntino Hamattutino.molto

da fare il tenente Sanchez. È alle prese con un maniaco, uno di quelli che capitano una volta nella vita a un poliziotto, quando si è molto fortunati. E a lui questa fortuna è toccata. Da cinque anni a questa parte può considerarsi uno dei poliziotti più fortunati. Comincia a provare ammirazione per quel malato di mente, e ogni giorno la cosa gli procura una nuova sensazione.

Quel maniaco è diventato la sua unica ragione di vita e, forse, dentro di sé sa che nel momento in cui dovesse catturarlo, smetterebbe di vivere.

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Non è mai stato in grado di trovare il modo di incastrarlo. Il maniaco è sempre riuscito ad avere la meglio, facendolo diventare la barzelletta dell’intera stazione di polizia. Non c’è poliziotto, nemmeno fra gli ultimi arrivati, che non si burli di lui. Certo, questa gran presa per il culo non viene mai manifestata in sua presenza. Forse lui nemmeno lo sa, oppure non se ne preoccupa.

Sanchez viene subito raggiunto nel suo ufficio dall’unica persona che continua ad avere fiducia in lui: l’agente Chavez, un ottimo elemento, incorruttibile, giusto, uno che vive per il suo lavoro. È stato affiancato al tenente nella speranza che, insieme, possano venire a capo dell’intricato caso del maniaco “privo di coscienza”, com’è stato soprannominato dai media.

Quest’uomo – non può trattarsi di una donna, data la brutalità e la forza che impiega nei suoi massacri – è un tipo che non si ferma davanti a niente, incapace di provare rimorso, sia che si tratti di scrupoli di coscienza a trucidare una tranquilla famiglia, sia che si tratti di smembrare un’innocente e indifesa donna anziana.

Ogni qualvolta si pensa che abbia raggiunto il punto più basso, quello più miserevole, ricompare compiendo un omicidio ancora più brutale e senza senso. La totale mancanza di movente, l’assenza di qualsiasi nesso fra un

massacro10 e l’altro, non fa che aumentare la difficoltà del «Buongiornocaso. tenente. Buongiorno Scassacazzo» saluta Chavez, ripetendo le stesse parole di ogni mattina. Sanchez alza una mano, accennando un saluto, e Scassacazzo alza la testa, osserva per qualche secondo il poliziotto e torna al suo riposo mattutino. «Questa notte si è fatto vivo di nuovo. Una donna, trovata a pezzi in un cassonetto di un barrio. Braccia tranciate e viso sfigurato, come se fosse stato sfregato con carta Ilvetrata.»tenente non si scompone. Resta con lo sguardo rivolto verso i fogli che stava osservando. Forse dovrebbe recarsi sul luogo del delitto, fare delle indagini, osservare il corpo mutilato della vittima, ma sa che tutte queste azioni sono già state compiute con minuzia dal suo sottoposto. Ha cieca fiducia in lui, e nutre una mai dichiarata ammirazione nei suoi confronti. Era così anche lui, da giovane. Chavez gli ricorda ogni giorno ciò che era, ciò che ogni giorno cerca di dimenticare. «Sicuri che si tratti del nostro uomo?» «Sicuri. I tagli rilevati sul corpo della vittima non lasciano dubbi. Sono gli stessi ritrovati sulle altre, e c’è la sua Sanchezfirma.» capisce che sono state ritrovate tracce di urina sul corpo della donna. È questa la firma del serial killer, che si diverte a urinare sui corpi mutilati prima di abbandonarli. Purtroppo l’esame del DNA non ha mai dato alcun

riscontro con quelli dei criminali censurati presenti sul database della polizia; ed è per questo che ancora brancolano nel buio. «Ha commesso qualche errore questa volta?» «Nessun errore capo, come al solito.» Non c’è più nessuna emozione nelle loro voci. Si sono così abituati all’idea di risvegliarsi con un corpo mutilato sul quale indagare, da non ritenere più la cosa degna di qualsivoglia emotività. Si trovano nella migliore condizione possibile per indagare, distaccati, emotivamente non coinvolti, privi di rabbia, rancore o odio nei confronti del maniaco “privo di coscienza”. Vivono giorno dopo giorno, delitto dopo delitto, nella speranza di cogliere un errore, una testimonianza, magari anche una sfida. Ma il maniaco sembra agire senza alcun motivo, senza voler sfidare nessuno, sembra uccidere perché deve farlo, come si è costretti a mangiare o a «Ledormire.vaun caffè, capo?»

Una domanda che viene ripetuta alla stessa ora tutti i giorni da cinque anni a questa parte. Il tenente si alza dalla poltrona, s’incammina verso la porta, sempre seguito dal suo fido Scassacazzo. Tutti e tre escono in strada, attraversano un incrocio ed entrano nel bar che si trova di fronte alla stazione di polizia. Il barista li saluta, chiamandoli per nome, Scassacazzo incluso. Si siedono al solito tavolino, quello in fondo al locale, vicino al telefono a gettoni. Senza che debbano

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bocca, il barista porta loro un caffè e un tè. Chavez non è mai stata una persona portata agli eccessi, che questi fossero rappresentati da caffeina, nicotina, droga, alcol o donne. Lui vive di lavoro e tè. Nient’altro che questo. L’esatto opposto del suo capo. Caffeina a litri, nicotina a vagonate, alcol a volontà. Gli unici due vizi ai quali oggi non fa più ricorso sono le droghe, con le quali ha smesso da tempo, e le donne, vizio che non ha mai posseduto, così legato com’era alla moglie, e incapace d’instaurare una nuova «Pensarelazione.cheriusciremo mai a venire a capo di questo caso, tenente?» chiede, distratto, Chavez. «Non lo so» risponde quasi sovrappensiero. «Facciamo il punto della situazione.» Il punto della situazione consiste nell’elencare tutti i delitti compiuti dal maniaco. Chavez è sempre preparato a rispondere a quella richiesta. Comincia a elencare i nomi delle vittime, come sono state ritrovate, gli arti che sono stati amputati, i luoghi in cui sono state rinvenute, tutti gli elementi in loro possesso. Ben poca cosa in realtà. Solo una serie di elenchi fini a loro stessi. Ma sembra che al tenente faccia bene. Se non ci fosse Chavez a rinfrescargli la memoria ogni mattina, forse sarebbe costretto a ricordare. Ed è la cosa che più lo Ilirrita.dettagliato elenco da parte di Chavez comincia. Sanchez non lo sta nemmeno ad ascoltare, lascia che parli, che muova le sue labbra, che emetta i suoni che ritiene utili, e

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Oggi la sua vita è routine costante; la continua ripetizione degli stessi gesti, delle stesse espressioni, delle stesse parole. È a tutto questo che pensa mentre Chavez termina il suo dettagliato elenco.

«E per finire l’ultima, quella che è stata sfigurata in viso» dice l’agente, lasciando che il tono della sua voce subisca Sanchezun’inflessione.termina di sorseggiare il suo caffè. Un piacere che non è più tale, sarebbe meglio definirlo “un’irrinunciabile dipendenza”. Niente di fisico o psichico, soltanto un gesto che sente di dover ripetere ogni Chavezgiorno. lascia che continui a permanere nella sua impenetrabile solitudine. Ha imparato a convivere con il tenente, e lo rispetta più di sua madre. In cosa si è trasformata la sua vita? Ne ha perso il controllo.

continua a pensare al motivo per cui non riesce a odiare il Sonomaniaco.molte le domande che si creano nella sua mente, ma è una in particolare che non lo lascia tranquillo: che stia diventando come lui? È questa la sua vera ossessione. Percepisce di essere di fronte a un bivio, a qualcosa che potrebbe modificare per sempre la sua personalità. Sono cinque anni che non riesce più a provare niente. Qualsiasi cosa lo lascia indifferente, non prova più piacere, nemmeno a ricordare i momenti felici trascorsi con la sua defunta sposa.

ogni mattina, mentre il superiore si estranea dalla realtà, Chavez si alza e va a pagare il conto. Non ha mai ricevuto un grazie per questo gesto, ma è comunque felice di compierlo. Il tempo di una sigaretta ed escono dal bar. È ora di tornare in ufficio a lavorare, a pensare, a entrare nella mente Un’altradell’assassino.giornatapersa a rincorrere il niente. Infine, come ogni giorno, arriva anche l’ora di tornare a Ilcasa.tenente e Scassacazzo salgono in macchina, ripercorrono lo stesso tragitto che da troppo tempo a questa parte sono costretti a percorrere, entrano in casa e si sistemano ai rispettivi posti: un cuscino per Scassacazzo e il divano per Sanchez. Una bottiglia di whisky, un bicchiere e il nulla che avvolge i suoi pensieri.

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CAPITOLO 2

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La vita di Sanchez è cambiata in modo radicale da quando la moglie è morta. Aveva tutto ciò che si potesse desiderare: una splendida donna accanto a sé che lo amava. Erano la combinazione perfetta, un evento che si manifesta di rado, qualcosa che bisogna tenersi ben stretto. In verità lui faceva di tutto per nutrire la sua fortuna: non permetteva che noia e routine entrassero a far parte di quell’unione. Ogni giorno era una sorpresa, ogni momento rappresentava un istante che valesse la pena vivere. Si rendeva conto di quanto fosse stato fortunato quel giorno d’autunno, mentre se ne stava seduto nel parco a osservare i cigni che galleggiavano sull’acqua del fiume. Era un giovane agente allora, fresco di accademia, appena entrato a far parte del reparto operativo della polizia. Il lavoro rappresentava la sua unica passione, era capace di rimanere ore in ufficio, a lavorare sui casi che gli venivano affidati, ben oltre il normale orario. Sembrava che nulla fosse in grado di distogliere la sua attenzione dal lavoro. Poi è arrivata lei.

Lei era una giovane professoressa d’inglese che abitava lì vicino. Non fu difficile trovare l’intesa. Quando due persone destinate l’una all’altra s’incontrano, non è possibile che qualcosa vada per il verso sbagliato.

Ma lei era molto cagionevole di salute, e in seguito all’aggravarsi di una polmonite, morì.

Quel giorno morì anche Sanchez, incapace di riprendersi da quella mancanza che si faceva sentire in ogni oggetto di cui era piena la casa. Qualsiasi cosa gliela ricordava. Il funerale si svolse nella quasi totale indifferenza cittadina. Non erano due persone che si concedevano agli

Cominciarono a uscire insieme, a conoscersi, per quanto sembrava che entrambi sapessero tutto l’uno dell’altra. Comprarono casa, si sposarono e vissero felici.

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bastato un istante: gli è passata accanto quel giorno al parco, e ha guardato nei suoi occhi per un breve attimo. L’ha travolto, lo ha reso dipendente, lo ha incantato. All’inizio non fece niente per conoscerla, ma con il passare del tempo si accorgeva che ogni suo singolo pensiero era rivolto a lei. Così iniziò a recarsi al parco, a sedersi sulla stessa panchina a osservare i cigni, in attesa. Quando si ripresentò l’occasione e la rivide, non ebbe più dubbi: doveva conoscerla, farsi avanti, essere ciò che non era, comportarsi, per una volta nella vita, in modo impulsivo, senza ragionare sulle conseguenze, lasciandosi trasportare dalle emozioni.

Fu così che la conobbe.

Certo, il ricordo dell’uomo distrutto, incapace di reagire, di uscire dalla crisi esistenziale che l’aveva travolto, è rimasto ben vivo nelle menti dei suoi colleghi, e non passa

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Fu solo grazie all’aiuto dell’agente Chavez che uscì dalla spirale delle sue dipendenze. Quel giovane agente rappresentava ciò che lui era prima di sposarsi.

altri. Erano felici di stare insieme e questo gli bastava; nessuno li conosceva. La maggioranza li riteneva addirittura antipatici, apatici, asociali e, quasi per dispetto, nessuno si presentò al funerale. Un breve corteo composto dal tenente, i familiari più stretti e nessun altro. Maledisse quel giorno, e fu in quell’occasione che si ripromise di non pensare mai più al passato. Non ne sarebbe valsa la pena, lo avrebbe solo reso più triste e depresso di quanto fosse in quel momento. Ma per quanto si sforzasse, non poté mantenere la promessa senza l’aiuto di droghe e alcol. Quanto sarebbe stata delusa dal suo comportamento sua moglie! Ma ormai era morta, non poteva più sentire né dire niente.

Fu da lì che ricominciò la sua vita, dall’esatto momento antecedente l’incontro, da quando era preso solo dal suo lavoro, distaccato da qualsiasi cosa facesse da contorno.

Deve molto a Chavez, forse gli deve la vita, per quanto continui a non avere molto significato, diventata ripetitiva e abitudinaria. Ma è vivo! Questa è la cosa che riveste la maggiore importanza. Da vivo è sempre possibile fare qualcosa, per quanto abitudinario e ripetitivo sia.

che non debba incrociare i loro sguardi ironici, che non debba udire le loro battute di scherno, sussurrate al suo Tuttavia,passaggio.non gli importa più. Due cose adesso lo mantengono in vita: il rispetto di Chavez e il caso del serial killer. Quel caso non gli fu affidato perché qualcuno lo riteneva il migliore, anzi, i suoi superiori volevano renderlo ancora più ridicolo, dimostrare a chiunque la sua inettitudine, l’incapacità a compiere un lavoro non adatto a lui; una punizione per i suoi discutibili comportamenti passati. Una benedetta punizione… La sua rinascita. Sanchez sa che non si darà pace finché non riuscirà a catturare il maniaco “privo di coscienza”.

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per la strada solitaria e sembra sapere esattamente dove andare: è come se sentisse il richiamo del fiume. Lo raggiunge, senza fretta, camminando in modo deciso ma solenne, cadenzando passi che si susseguono regolari. Si siede su una panchina e resta in silenzio, a osservare l’acqua che scorre. Si accontenta di vedere le immagini che gli occhi trasmettono al cervello. Non vuole andare oltre, questo gli è sufficiente. Minuti interminabili scorrono nella totale immobilità del suo corpo, e se non fosse per i leggeri movimenti causati dal respiro, si penserebbe morto. Se qualcuno osasse turbare la sua quiete, subirebbe le inevitabili conseguenze. Com’è già accaduto in passato.

CAPITOLO 3

Un uomo, nascosto nel buio della sua abitazione, decide di Nessunouscire. sa chi sia, nessuno è mai riuscito a parlargli, nessuno l’ha mai visto in viso.

Vive di notte, mentre tutti gli altri se ne stanno chiusi in casa, al sicuro, al riparo da gente come lui. È pericoloso. Non ha pensieri e non prova alcun tipo di Camminaemozione.

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lui piace uscire la notte, quando nessuno può disturbarlo, per osservare il flusso dell’acqua. Ci vuole così poco per farlo felice. Non prova piacere a uccidere, per lui è una necessità, qualcosa che è costretto a fare. Non ha rimorsi, o alcun tipo di limite; è un atto come un altro, non diverso dal sedersi e osservare in modo passivo il flusso dell’acqua. Il rumore del vento, i versi d’incauti animali, la melodia dello scorrere dell’acqua, lo strusciare delle foglie; niente di tutto questo lo infastidisce. È l’intromissione di fattori estranei al paesaggio ad alterarlo. Non sopporta gli elementi fuori posto, e quando li scorge, non esita a liberarsene con qualunque mezzo a sua disposizione. Non esce mai di casa senza indossare gli abiti più eleganti che possiede. Un completo nero, scarpe di cuoio nere e un cappotto dello stesso colore. Dopo essere rimasto in contemplazione per ore di fronte al flusso dell’acqua, estrae dalla tasca del cappotto un rasoio. Lo osserva, cercando il riflesso della sua immagine sulla lama. Quando lo trova, fissa la sua immagine senza comprendere da dove provenga. Si osserva per parecchi minuti, immobile, cercando nella lama le risposte a quelle domande che non si è mai posto ad alta voce. Quando il buio comincia a rischiarare, si alza dalla panchina e, sempre con la sua regolare camminata, raggiunge la sua abitazione; entra, ricrea il buio assoluto, si spoglia e si addormenta.

Sanchez mugugna qualche verso, che solo una persona che lo conosce molto bene come Chavez può interpretare come risposta affermativa. La conversazione si esaurisce in pochi attimi. Il tenente esce di casa, sempre accompagnato da Scassacazzo, sale sulla sua Oldsmobile, accende una sigaretta e percorrere la strada che lo porta al commissariato. Apre la portiera e getta il mozzicone appena consumato sull’asfalto. Percorre il corridoio ed entra nel suo ufficio, non prima di aver osservato il suo nome sulla targhetta.

Il telefono di casa di Sanchez comincia a squillare. È un suono che fatica a riconoscere, non più abituato a ricevere Devechiamate.sforzarsi per ricordare dove si trova. Al settimo squillo alza finalmente la cornetta, senza tuttavia riuscire a pronunciare alcuna sillaba. «Tenente! Sono Chavez. Può venire in centrale subito? Ci sono grosse novità.»

CAPITOLO 4

Chavez non sta più nella pelle. Ha una notizia che potrebbe rappresentare una svolta nell’indagine. Una testimone, una cosa mai accaduta prima.

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«Questa22

Solo a seguito di un’ulteriore conferma, attraverso l’esposizione dei rispettivi distintivi, la signora si decide a lasciarli entrare. «Il cane resta fuori!» sentenzia, alzando la voce. Sanchez fa un gesto al suo fido amico, che sembra comprenderlo alla perfezione.

volta ci siamo!» esclama Chavez, eccitato, non appena lo vede. Sanchez resta in silenzio. Ha smesso da tempo di farsi dominare dalle emozioni, lascia che l’agente lo informi senza fargli alcuna domanda.

«Abbiamo ricevuto una segnalazione in centrale. Una signora ha assistito all’omicidio dell’ultima vittima. Ci conviene muoverci per andare a interrogarla.» Altro mugugno del tenente, altro assenso. Escono dalla centrale, salgono sulla macchina di Sanchez, sempre seguiti da Scassacazzo e in pochi minuti raggiungono l’abitazione della testimone. Suonano al citofono. Una signora anziana, prima di rispondere, si affaccia dalla finestra per osservare chi sia il visitatore, come se non si accontentasse di sentire solo delle Chavezvoci.si qualifica e seguono alcuni secondi di attesa. Quando la porta si apre, scorgono il viso di una donna diffidente e timorosa, che lascia il catenaccio legato alla porta come se ancora non fosse convinta dell’autenticità dei suoi visitatori.

La donna abbassa lo sguardo, perdendo molta della sua sicurezza al ricordo di quella notte. «Ho avuto una gran paura» dice in un sussurro rauco. «Se ne stava là, rannicchiato per terra. Conosco tutti in questo quartiere, e vi posso assicurare che non era di qui. Mi chiedevo cosa stesse facendo lì da solo, in piena notte. Solo quando si è rialzato ho visto che sotto di lui c’era un altro corpo. È rimasto per qualche istante in piedi, e poi se n’è andato.»

Chavez scarabocchia qualche appunto su un bloc notes. «È riuscita a vederlo in faccia?»

«No, era troppo lontano e troppo buio» scuote la testa. «Può almeno dirci quanto era alto, se era grasso, magro, che tipo di capelli aveva, che vestiti indossava?»

La maniacale disposizione degli oggetti di cui la sala trabocca, manifesta una personalità complessa, abituata alla solitudine. L’ordine e la pulizia eccessivi ne sono un’ulteriore conferma. Chavez e Sanchez si siedono uno accanto all’altro, immobili, timorosi di turbare quell’ordine perfetto.

Lei sta di fronte a loro, in una posizione di controllo. È Chavez che comincia l’interrogatorio, dopo essersi schiarito la voce: «Signora lei ha telefonato alla centrale segnalando di aver assistito all’ultimo delitto del maniaco. Cosa ha da dirci?»

La donna li fa accomodare in salotto, su un divano vecchio di almeno cinquant’anni, che racchiude in sé tutti gli odori che si sono diffusi in quella stanza nel corso degli anni.

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Risalgono in macchina, ma Chavez è deluso. Sanchez, invece, non mostra alcun tipo di emozione. Troppo

«Questo è tutto» si stringe nelle spalle, desolata. «Camminava in modo normale?»

«Cosa intende dire?»

«No, camminava senza difficoltà.»

«Era zoppo, trascinava i piedi? Ci pensi bene, qualsiasi cosa può esserci utile.»

Sanchez si alza dal divano, fa un gesto all’agente che capisce. È ora di andarsene.

La24

«È tutto quello che può dirci? Non le viene in mente niente di particolare?»

«Quello è un maniaco, potrebbe venire a farmi visita!» grida, con la voce incrinata dalla paura. Chavez scuote la testa. «Possiamo far pattugliare la zona da una volante. Nessuna protezione personale, mi Sidispiace.»avviano verso l’uscita.

donna distoglie lo sguardo e lo concentra sulle mani nodose, cercando di ricordare. «Era alto più o meno come lei, né grasso né magro. Indossava degli abiti scuri, piuttosto eleganti, direi.»

«La ringraziamo per il suo aiuto, signora» dice Chavez, riponendo penna e bloc notes nella tasca della giacca. La donna li guarda perplessa. «Ve ne andate già? E cosa ne sarà di me? Non ho diritto a protezione da parte della «Pensapolizia?»di averne bisogno?» chiede l’agente.

Sanchez è troppo stanco per replicare. Ha stravolto la sua abitudinaria vita per la prima volta da cinque anni a questa parte, e tutto per niente.

Sanchez entra nel suo ufficio e resta a osservare Scassacazzo mentre sistema con cura il cuscino prima di sdraiarcisi sopra e riprendere il suo sonno interrotto.

Comunque sia, quella testimonianza ha rappresentato una svolta nel caso: per la prima volta, il maniaco si è mostrato. Chissà che non commetta qualche altro errore.

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«Siamo al punto di partenza» sbuffa Chavez, infastidito.

abituato ad andare incontro a delusioni per lasciarsi Quellacondizionare.testimonianza non è servita a niente. Come il resto della sua vita, pensa.

Tornano alla centrale e Chavez si mette subito di gran lena a lavorare sul caso.

INDICE Capitolo 1 .................................................................................. 5 Capitolo 2 ................................................................................ 15 Capitolo 3 ................................................................................ 19 Capitolo 4 ................................................................................ 21 Capitolo 5 ................................................................................ 26 Capitolo 6 ................................................................................ 29 Capitolo 7 ................................................................................ 32 Capitolo 8 ................................................................................ 37 Capitolo 9 ................................................................................ 40 Capitolo 10 .............................................................................. 43 Capitolo 11 .............................................................................. 48 Capitolo 12 .............................................................................. 51 Capitolo 13 .............................................................................. 52 Capitolo 14 .............................................................................. 57 Capitolo 15 .............................................................................. 59 Capitolo 16 .............................................................................. 61 Capitolo 17 .............................................................................. 67 Capitolo 18 .............................................................................. 69 Capitolo 19 .............................................................................. 72 Capitolo 20 .............................................................................. 77 Capitolo 21 .............................................................................. 80 Capitolo 22 .............................................................................. 83 Capitolo 23 .............................................................................. 88 Capitolo 24 .............................................................................. 90 Capitolo 25 .............................................................................. 95 Capitolo 26 ............................................................................ 101 Capitolo 27 ............................................................................ 104

Capitolo 28 ............................................................................ 106 Capitolo 29 ............................................................................ 111 Epilogo .................................................................................. 115

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Al vincitore verrà assegnato un premio in denaro pari a 1.000,00 euro. Tutti i romanzi finalisti verranno pubblicati dalla ZeroUnoUndici Edizioni senza alcuna richiesta di contributo, come consuetudine della Casa Editrice.

AVVISO NUOVI PREMI LETTERARI

La 0111edizioni organizza la Quinta edizione del Premio ”1 Giallo x 1.000” per gialli e thriller, a partecipazione gratuita e con premio finale in denaro (scadenza 31/12/2022)

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