La felicità profuma di muffin al cioccolato, Andrea Bonso

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In uscita il 2 / /20 (15, 0 euro) Versione ebook in uscita tra fine OXJOLR e inizio DJRVWR 2020 ( ,99 euro)

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ANDREA BONSO

LA FELICITÀ PROFUMA DI MUFFIN AL CIOCCOLATO

ZeroUnoUndici Edizioni


ZeroUnoUndici Edizioni WWW.0111edizioni.com www.quellidized.it www.facebook.com/groups/quellidized/ LA FELICITÀ PROFUMA DI MUFFIN AL CIOCCOLATO Copyright © 2020 Zerounoundici Edizioni ISBN: 978-88-9370-407-6 Copertina: immagine Shutterstock.com Prima edizione Luglio 2020


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A Mauro, Annalisa e Nicola

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In ogni capitolo sono presenti tre canzoni che, a volte in modo diegetico, altre volte extradiegetico, si inseriscono nella storia come fossero in un film. Per facilitare la lettura, si consiglia di ascoltare queste canzoni che sono raccolte nella playlist di Spotify “La felicità profuma di muffin al cioccolato”.



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CAPITOLO 1

«Un caffè liscio e un cornetto alla marmellata di albicocche, per favore» chiede Giulio al barista, sorridendo un po’ come fa sempre. Ripensandoci bene, però, quella mattina non è iniziata proprio con il sorriso, e la colpa è tutta di Stefano, uno dei suoi due coinquilini, e della sua testa che pensa sempre e solo a una cosa. Purtroppo per Giulio, quella cosa non è il caffè, che Stefano si è ovviamente dimenticato di comprare, spezzando così il suo sacro rituale mattutino. Ogni giorno, infatti, dopo aver posticipato due volte la sveglia del telefono, si alza, fa colazione con fette biscottate, Nutella e una tazzona di caffè bollente, si veste e va in redazione. Dunque, a causa della dimenticanza del coinquilino, Giulio, autentico coffee addicted, è stato costretto a fare tappa al bar sotto casa, dove, nonostante non sia la sua adorata cucina, non gli dispiace ogni tanto iniziare la sua giornata. Anche perché lui ama osservare e lì ha l’imbarazzo della scelta. Si diverte, ad esempio, a calcolare il record di velocità con cui le persone bevono il caffè prima di andare in ufficio, scommettendo su chi si brucerà la lingua. Da amante dello sport, il lunedì ascolta tutti i commenti sul weekend calcistico, e non disdegna di far sapere la propria opinione. Infine, uno dei giochi che fa più spesso è quello di cercare di indovinare la vita delle persone: età, lavoro, stato sentimentale. “Circa cinquant’anni, giacca e camicia un po’ vintage, cravatta bruttina. Ha la fede, quindi è sposato, e ha un grosso zaino che sembra pieno di libri. Potrebbe essere un professore universitario” pensa Giulio mentre si mette in bocca l’ultimo pezzo di cornetto “quella signora sulla settantina, invece, più tardi andrà al mercato e comprerà qualcosa per il nipotino che, dopo la morte del marito, è la sua gioia più grande”. La mente di Giulio si lascia trasportare dalle vite di quelle persone. Lui crede fortemente che ognuno abbia qualcosa da dire, e soprattutto una storia da raccontare e finché non gliela raccontano, se la inventa. Il


8 gioco, però, non finisce al bar, ma continua anche in metropolitana, che pullula di gente e Giulio può sbizzarrirsi. A volte, succede che, AirPods nelle orecchie, si concentra su una persona e su Spotify sceglie una canzone che la rappresenta, come l’altro giorno, quando si è fissato su due ragazzi che chiacchieravano. Non sembravano fidanzati, ma si notava una forte alchimia tra loro, e per quel momento “Amici mai” di Venditti era una perfetta colonna sonora. Ma amici mai / Per chi si cerca come noi / Non è possibile / Odiarsi mai / Per chi si ama come noi/ Basta sorridere //1 Tra metropolitana e un tratto da fare a piedi, per arrivare in redazione ci mette circa venticinque minuti. Giulio è stagista nell’area web de «La Realtà», un quotidiano generalista con una discreta tiratura. Si occupa, a grandi linee, di curare il sito web del giornale, inserendo i vari articoli usciti nell’edizione cartacea e le foto. Per lui, questo rappresenta il primo passo nel mondo del giornalismo. Fin da bambino, infatti, il suo obiettivo è quello di diventare un giornalista sportivo, come il suo idolo Gianni Brera, sul quale ha anche scritto la tesi di laurea dal titolo “Gianni Brera - I cent’anni dell’uomo che ha cambiato il giornalismo italiano”. Per inseguire il suo sogno, ha lasciato la provincia per la città, l’unico posto dove potersi giocare le proprie carte, prima all’università e poi in questo tirocinio che per la prima volta l’ha fatto entrare in una realtà giornalistica. Anche se Giulio sa benissimo che per un ragazzo come lui è molto difficile riuscire a fare questa professione in Italia. Già alle superiori, i suoi professori glielo ripetevano sempre: «Sei bravo, puoi fare tutto nella vita. Perché tra tutti i lavori, proprio il giornalista?» Ma lui è sempre andato dritto per la sua strada, scegliendo una facoltà di comunicazione. Anche lì, però, invece di incoraggiamenti, si è sempre trovato di fronte a persone che, in un modo o nell’altro, cercavano di fargli cambiare idea, mettendogli davanti tutte le difficoltà del settore: «Non esiste più il giornalismo di una volta, e quello attuale giace su un binario morto. Il futuro, ormai, è il marketing.»

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Amici mai – Antonello Venditti


9 L’unico a sostenerlo era il professor Merisi, giornalista, professore universitario di Storia del Giornalismo italiano e suo relatore. Un uomo vecchio stampo, innamorato di quel giornalismo che lentamente sta scomparendo. Iniziò a scrivere giovanissimo, a metà anni Sessanta, e con il tempo lavorò per diversi quotidiani come «La Stampa», «Il Giornale» e il «Corriere della Sera», affiancando alcune tra le più grandi firme della storia italiana. Guarda con nostalgia quei tempi andati e, forse anche per questo motivo, usa ancora la sua magica Lettera 22, che in tanti considerato un pezzo di antiquariato o design, mentre per lui è lo strumento di una vita. Ogni tanto Giulio si tiene in contatto, ed è proprio grazie a lui che è riuscito a trovare lo stage in redazione. «Non hai di certo scelto un ambiente facile» gli ripete spesso «però ricordati che se metti tutto te stesso, alla fine qualcosa si muove. L’importante è non avere rimpianti quando ti guardi indietro. Hai fatto tutto quello che potevi fare? Se la risposta è sì, hai la coscienza a posto.» Con il tempo le parole del professore sono diventate un mantra e lo accompagnano in ogni fase della sua vita, non solo sotto l’aspetto lavorativo. Giulio è a «La Realtà» da ormai tre mesi. Ha iniziato poco dopo la laurea, un momento che non dimenticherà mai. Il periodo universitario non è stato facile, soprattutto all’inizio, quando si è trovato da solo in una nuova città, lontano dalla famiglia, dagli amici e dalla fidanzata di allora. Ma tra studio, tanti sacrifici e nuove amicizie, ambientarsi è stato meno complicato del previsto e, dopo lo scoglio dei primi esami, il resto è stato in discesa. Giulio deve tanto agli anni universitari: è cresciuto e ha capito tante cose. In particolare, ha imparato a guardare il mondo con altri occhi, un mondo completamente diverso da quello che aveva conosciuto in provincia. Quando lasci la casa in cui sei nato e ti sei formato, hai l’incredibile occasione di fiorire in un posto diverso, in mezzo a nuove persone, in mezzo a nuovi luoghi. Non si tratta, però, di un processo ovvio né tantomeno scontato: ripartire da zero da un’altra parte è prima di tutto una sfida contro se stessi e, successivamente, con la vita, e non è detto che ci sia il classico lieto fine: non tutti riescono ad adattarsi, inserirsi a pieno nella nuova realtà e, così, sono costretti a rinunciare e tornare indietro. Ma è sbagliato considerarla come una sconfitta:


10 ognuno reagisce in maniera diversa ai cambiamenti, c’è chi riesce ad affrontarli con coraggio e ottimismo, chi invece preferisce rimanere nella propria comfort-zone, e a questi ultimi non si può dare di certo alcuna colpa. Per Giulio, l’opzione stage era nata qualche mese prima, tra marzo e aprile. Il professor Merisi, dopo aver illustrato le correzioni al secondo capitolo della tesi, gli chiese cosa ne pensasse di fare un’esperienza in un quotidiano vero. Giulio faticava a crederci. Scriveva già articoli di sport per qualche sito web, ma non aveva mai avuto l’occasione di mettere piede in una redazione, e poterlo fare per la prima volta con uno stage in un giornale importante non gli sembrava vero. «Benissimo allora» gli comunicò il suo professore «ho parlato con un mio amico de La Realtà e ci sono buone possibilità. Ora concentrati su Gianni e sulla tesi, che poi si inizia.» Sei mesi dopo quella proposta, Giulio si sente ormai a suo agio all’interno della redazione e con i colleghi. Ha imparato in fretta le sue mansioni e il suo tutor Andrea gli dà pure qualche articolo da fare per il web. Eppure, ogni volta che entra nella sede del giornale, è come fosse la prima: la grande scritta «La Realtà», il badge con il suo nome, il portiere Antonio che lo saluta come fosse un vero giornalista… ama quei trenta secondi, lo riempiono di adrenalina. Una volta seduto alla sua postazione, il nervosismo causato dall’assenza del caffè in casa, è già dimenticato. Accende il PC, strappa la pagina del giorno passato dal calendario e tira fuori il blocco, dove appunta qualsiasi cosa. Solitamente è uno dei primi ad arrivare in ufficio, e anche quel giorno è così. Dopotutto, solo i giornalisti che si occupano del web arrivano in mattinata, gli altri, quelli che lavorano sull’edizione cartacea, prima della riunione di redazione di mezzogiorno non si vedono. Intorno a lui, appese alle pareti, alcune prime pagine storiche de «La Realtà»: quella terribile dell’11 settembre “Inferno a New York”, con la foto dell’aereo che si schianta su una delle due torri, la morte di Giovanni Paolo II salutato con un semplice e profondo “Un grande Papa”; “Sul tetto del mondo” celebra la vittoria dei Mondiali con Cannavaro che alza la coppa al cielo, Madiba tanto breve quanto d’impatto, per l’addio a Nelson Mandela, The Donald, infine, per l’elezione di Trump come nuovo presidente degli Stati Uniti. Giulio spesso si mette a osservarle per respirare un po’ di storia.


11 Poco dopo arriva Andrea, che lo saluta in maniera frettolosa e va subito nel suo ufficio. Un comportamento strano, visto che di solito il suo responsabile è una persona squisita, soprattutto con lui. Si ferma sempre a chiacchierare, gli chiede come vanno le cose e i suoi consigli, nel lavoro come nella vita di tutti i giorni, sono molto preziosi. Viaggia sulla quarantina, è sposato e ha due bambini, e da quindici anni lavora a «La Realtà», dove entrò da stagista e in poco tempo è riuscito a costruirsi un ruolo importante all’interno del giornale. Certo, una volta era più facile e lui lo ripete spesso: «Quando ho iniziato io, c’erano soldi, disponibilità e coraggio, cose che adesso, ahimè, non ci sono, in particolare in Italia.» Eppure, non fa mai mancare una parola di incoraggiamento a Giulio: «Se hai un obiettivo, devi fare qualsiasi cosa per raggiungerlo. La passione è tutto, ricordatelo.» Non era mai successo, però, che arrivasse in ufficio senza fermarsi a scambiare due chiacchiere. “Dev’essere successo qualcosa” pensa Giulio, ma non se la sente di raggiungerlo e chiedergli spiegazioni, è troppo timido in situazioni del genere. Così, mentre aspetta il ritorno del suo tutor, si mette a leggere «La Realtà» di quel giorno: un omicidio nelle Marche, un tentativo di corruzione in un comune in Liguria, gli sbarchi nel Sud Italia e le trattative tra Governo e Unione Europea. Tra una pagina e l’altra, arrivano gli altri colleghi dell’area web. La prima è Arianna. Ha pochi anni in più di Giulio, ma non arriva ai trenta. Tanto bella quanto determinata, ha un carattere di fuoco e se vuole qualcosa, sa sempre come ottenerla. Di lei colpisce immediatamente il suo sguardo, così provocante e magnetico; ma guai a guardarla troppo negli occhi o si rischia di fare una brutta fine. Per questo Gianmarco, altro collega di Giulio, la chiama Medusa. Poco più che trentenne, Gianmarco è un mix ben riuscito tra un nerd e un hacker, sia esteticamente – assomiglia a Leonard Hofstadter di “The Big Bang Theory” – che caratterialmente e, oltre a conoscere a memoria tutti i film della Marvel, è il numero uno nel campo delle nuove tecnologie. Infine, l’ultimo membro del team è Claudio, il saggio del gruppo. Supera i cinquanta e da sempre lavora nell’area web, eppure non è mai riuscito a diventarne responsabile, ma di questo non si è mai fatto un cruccio: gli piace moltissimo il suo lavoro e, pur non essendo un nativo


12 digitale, ci sguazza alla grande. È uno di quegli omaccioni simpatici, di compagnia, e per questo tutti gli vogliono bene, soprattutto Andrea, che vede in lui non solo un collega, ma anche un amico, un fratello maggiore a cui chiedere sostegno nei momenti di difficoltà. Ed è proprio Claudio a raggiungerlo nel suo ufficio subito dopo essersi tolto la giacca. Rimane con lui una decina di minuti, per poi tornare dagli altri. Giulio, che a Claudio sa di poter domandare qualsiasi cosa, non aspetta un attimo prima di chiedergli cosa sia successo al loro responsabile. «È una cosa sua e per questo ve la deve dire lui» taglia corto Claudio. Tutto questo mistero mette un po’ di agitazione a Giulio, Arianna e Gianmarco: «Ma è successo qualcosa di grave?» «No, state tranquilli, semplicemente Andrea si trova davanti a un bivio, tutto qui.» Poco dopo, Andrea appare dietro ai tre curiosi, che sussultano al suono della sua voce. «Cosa sono tutte queste chiacchiere? Dai, forza, che abbiamo un sacco di cose da fare. Arianna continua con il lavoro di ieri, vorrei i vari report entro stasera. Giammy ricordati che l’analisi va finita per giovedì e poi dobbiamo guardarla insieme per fare il keynote da presentare ai piani alti. Giulio, ci sono un po’ di articoli da inserire nel sito, ti ho appena mandato una mail con tutto quello che devi fare. Poi, quando hai finito, vieni nel mio ufficio.» Ecco, questo è l’Andrea che tutti conoscono. Deciso e gentile: un grande capo, considerato tale da tutta la sua squadra. Giulio lo ammira, e un giorno gli piacerebbe diventare come lui, non solo per le grandi capacità lavorative, ma anche per lo stile impeccabile: sempre in giacca e cravatta, elegantissimo. Quando lo vede, gli viene sempre in mente Harvey Specter di “Suits”, una delle sue serie TV preferite, e lui si sente, o almeno spera di essere un po’ come Mike Ross, il suo prediletto. Everybody wanna know how it feel / Everybody wanna see what it’s like / Baby wanna be a queen, well alright / We all deserve the finer things in this life //2

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Greenback boogie – Ima Robot


13 Nel frattempo, ecco che nella casella di posta compare una notifica: è la mail di Andrea. Giulio la apre e si mette a studiare tutto quello che deve fare per quella mattinata: pubblicare dieci articoli, creare due fotogallery e aggiornare dei pezzi già online. Si pensa che la maggior parte degli stagisti alternino ore di lavoro a ore morte, e anche Giulio prima di iniziare era dello stesso parere: «Imparerò sicuramente molto, ma ho paura di annoiarmi. Per un ragazzo di ventiquattro anni come me la noia è letale.» Invece non si può di certo lamentare: fin dal primo giorno ha sempre fatto tante cose molto diverse tra loro, e ora è totalmente autonomo, per la gioia di Andrea, che in passato non ha avuto grande fortuna con gli stagisti. Giulio è contentissimo di essere a «La Realtà» e poco importa se non si tratta di un vero lavoro, e quello che gli arriva a fine mese non è un vero stipendio ma solo un rimborso spese. Per lui la cosa veramente importante è creare un bagaglio di conoscenze, non tanto guadagnare, anche se sa bene quanto conti avere una famiglia benestante alle spalle. Fare l’università in un’altra città, vivere lontano da casa, pagare l’affitto: tutto ciò richiede un grande esborso economico, e senza papà Ettore e mamma Monica, non sarebbe possibile. Con i 500€ che prende, Giulio riesce a pagarsi un po’ di spese, ma uno dei suoi grandi obiettivi è di diventare presto indipendente, senza dover più chiedere una mano ai propri genitori, che comunque non gli hanno mai fatto mancare nulla e sono felici di vedere i suoi progressi. La mattina passa veloce, ma non si può saltare il caffè delle undici insieme ad Arianna e Gianmarco: ormai una tradizione. «Secondo me ha problemi con la moglie. Lui è sempre in redazione e lei si sarà scopata qualcuno» sentenzia Arianna, con tutto il cinismo che la contraddistingue. «Impossibile» ribatte Gianmarco «sono una splendida coppia ed escludo possa aver fatto una cosa del genere. Inoltre non mi sembra così sconvolto; se lo è e riesce a non mostrarlo, tanto di cappello!» «Beh, cosa ti aspetti, che si metta a piangere davanti a noi? O che inizi a raccontarci che la moglie si è fatta sbattere dal suo migliore amico?» Arianna non vuole cambiare idea, dopotutto la sua vita sentimentale è


14 piuttosto movimentata ed evidentemente ha già vissuto situazioni simili, da quale parte della barricata, però, non è dato sapersi. «Tu guardi troppe serie TV, cara mia» la riprende Gianmarco «se vuoi ti consiglio io qualche film.» «No, Superman, tutti gli altri man e compagnia bella li lascio a te, caro mio» lo interrompe Arianna acida «Giulio, tu che sei sotto la sua ala protettrice, che cosa pensi?» Giulio sperava di potersi bere il caffè in santa pace, e soprattutto di stare fuori da quella conversazione, ma evidentemente Arianna non era della stessa idea. «Eh, bella domanda. Sinceramente non saprei proprio, però sono ormai tre mesi che lo vedo ogni giorno e stamattina è la prima volta che non si è fermato a chiacchierare quando è arrivato. Magari ha solo tanto lavoro da fare, o semplicemente ha i propri cazzi ed è una giornata no. Credo se la possa concedere…» «Sì dai, mi hai convinto» sospira Arianna tirando nel frattempo un’occhiataccia a Gianmarco «probabilmente la moglie non si è scopata nessuno ma chissà, forse le è scappato un bacio.» E con questa battuta i tre se ne tornano in postazione. “Arianna è unica” pensa Giulio, mentre riprende posto davanti al computer. Bionda, alta, affascinante, lavora a «La Realtà» da poco più di un anno, dopo essersi brillantemente diplomata alla scuola di giornalismo. La sua passione è la moda e non ha mai nascosto il suo sogno di finire un giorno a «Vogue.» Adora la libertà e per questo ha deciso di vivere da sola, senza coinquilini: è uno spirito indomito, o fa quello che vuole lei oppure non è contenta. Non è facile lavorare insieme a lei, ma se si riesce a creare una sintonia, è una splendida collega nonché una splendida persona. Della sua vita personale, invece, si sa poco o nulla. Leggenda narra che abbia un fidanzato storico con il quale alterni periodi felici a rotture e che, durante quest’ultime, non disdegni qualche avventura. Non è il tipo di Giulio, che però ne è inevitabilmente attratto; non può essere altrimenti. «La smetti di guardarla?» le parole di Gianmarco fanno sobbalzare Giulio, che si era incantato su Arianna «tanto non te la dà, ed è meglio così. Cosa te ne fai di una che scambia Thor con Hulk?» Questo è Gianmarco, un adolescente nel corpo di un trentenne. È lì da tre anni e ammette di trovarsi bene, perché è un lavoro tranquillo nel quale può mettere in azione tutte le sue abilità. È fidanzato dalla


15 notte dei tempi con Margherita, una ragazza conosciuta sui banchi di scuola che è praticamente un lui al femminile: i loro cosplay sono meravigliosi. Per esempio una volta, ispirandosi a Shrek, si sono vestiti da Ciuchino e dal drago di cui s’innamora, e la foto di loro due conciati in quel modo è il salvaschermo del suo PC. «Non la stavo guardando, stavo solo riflettendo su quello che ha detto di Andrea. Spero davvero non sia così» si difende Giulio. «Non è così, non ti preoccupare» lo rassicura Gianmarco «la conosci, lei pensa che l’amore e il sesso c’entrino sempre e che quando sono di mezzo, le cose possano essere solo bianche o nere. Stiamo facendo delle ipotesi campate sul nulla, su una situazione che tra l’altro non ci riguarda. Quando vorrà, sarà lui a parlarcene. E ricordati che chi si fa i cazzi suoi, campa cent’anni.» «Ragazzi» li richiama Claudio da lontano «non per rovinarvi la chiacchierata, ma avete un bel po’ di cose da fare e proprio oggi non mi sembra una grande idea far arrabbiare Andrea. Fra un’ora, in pausa pranzo, potete parlare quanto volete. Ah, Giulio, appena finisci ricordati di andare nel suo ufficio.» Tra una cosa e l’altra, Giulio si era completamente dimenticato che Andrea l’aveva convocato. “Chissà perché vuole vedermi” si chiede “solitamente se mi deve dire qualcosa lo fa qui in open space, non mi ha mai chiesto di andare nel suo ufficio”. Come spesso accade in situazioni simili, inizia a pensare in negativo e a farsi mille paranoie: “Cos’ho combinato? Cazzo, sarà per la foto che ho inserito nell’articolo sull’arresto di quei cinesi a Prato. Eh, c’era poco in archivio, non potevo fare altro. Dovevo dirglielo prima di pubblicare”. A ogni passo verso l’ufficio, gli scorrono per la mente mille cose che potrebbe aver sbagliato. Non sembra uno stagista che va dal suo tutor, ma un condannato a morte che si dirige verso il patibolo. «Ciao, volevi vedermi?» esordisce Giulio dopo aver bussato alla porta. «Sì, vieni avanti» Andrea lo invita con un gesto «volevo parlarti di una cosa, una cosa che non mi è piaciuta molto…» Giulio inizia a pensare al peggio. “Lo sapevo, lo sapevo. Ecco, è finita. Giulio, per te il sogno di fare il giornalista finisce qui”.


16 «Non mi è piaciuto il fatto che dopo tre mesi non ti abbia ancora dato l’opportunità di scrivere un pezzo per l’edizione cartacea.» Giulio è distratto, non sta neanche ascoltando il suo responsabile, sta pensando a come dirà ai suoi che non lavorerà più al giornale. «Allora vuoi scrivere un pezzo che sarà pubblicato sul giornale di domani?» gli chiede Andrea. Di colpo, Giulio si riprende da quella trance apocalittica e riascolta nella sua testa la domanda di Andrea. Non gli sembra vero: lui, l’ultimo arrivato, scriverà un pezzo firmato che andrà su un quotidiano nazionale. «Sì, sì, assolutamente sì!» risponde, contenendo a stento tutta la sua gioia, anche se i suoi occhi verdi parlano al posto suo «di cosa si tratta?» «È un pezzo di sport. Domenica si tiene in città la maratona, ed è un evento molto importante. Vorrei lo presentassi, ma non voglio né un pezzo banale né noioso. Ti senti in grado di farlo?» «Certo, lo faccio molto volentieri» risponde Giulio eccitato. «Ottimo, sono quaranta righe. Lavoraci quando torni dalla pausa pranzo e appena ce l’hai pronto me lo giri. Buon lavoro.» «Farò del mio meglio, grazie mille Andrea.» Giulio esce dall’ufficio in estasi. E pensare che pochi minuti prima era entrato con la convinzione di essere a un passo dal licenziamento. Ma lui è così: ha grande fiducia in se stesso e nel futuro, ma ogni tanto la vede un po’ troppo negativa. Sa di aver questo brutto difetto, ma spesso è più forte di lui. Alle 13:00 in punto scatta la pausa pranzo e, data la grande varietà di ristoranti e bar che offre la zona, Giulio, Gianmarco e Arianna scelgono ogni giorno un posto diverso dove mangiare. Claudio, invece, che ha qualche problema di colesterolo, si porta sempre qualcosa da casa. «Andiamo all’Orto bianco, ho voglia di una buona insalata.» Arianna ha già deciso e gli altri due, non troppo in vena di entrare in una discussione che li vedrebbe perdere comunque, acconsentono. Il locale è a due passi dalla redazione, ed è un posticino molto carino. Dentro si ha davvero l’impressione di essere in un orto: ci sono piante, frutta e verdura dappertutto.


17 Dopo aver ordinato, i tre si siedono al loro solito tavolo e, finalmente lontani dall’ufficio, posso tornare sull’argomento della mattinata. È ovviamente Arianna quella che freme dalla voglia di sapere cos’è successo al capo. «Boh, rimango dell’opinione che sia cornuto, anche perché non vedo altre spiegazioni.» «Beh, se provassi a toglierti il paraocchi, magari vedresti che non tutto gira intorno alla vita di coppia e al sesso» ribatte Gianmarco, mentre osserva con particolare curiosità il suo cous cous «piuttosto, Giulio, che ti ha detto?» «Mi ha chiesto di scrivere un pezzo sulla maratona di domenica per l’edizione cartacea. Inutile dire che ho accettato… sognavo da sempre un momento così!» annuncia Giulio, intento a concentrarsi sulla Caesar salad che ha davanti per nascondere l’entusiasmo. «Beh tanta roba, era quello che volevi» si complimenta Gianmarco. «Sì, ora però fa’ del tuo meglio» gli fa eco Arianna «ma, tornando al discorso iniziale, come l’hai visto Andrea?» «Più tranquillo rispetto a quando è arrivato questa mattina, si è pure messo a scherzare» spiega Giulio «insomma, non sembrava uno che avesse appena scoperto il tradimento della moglie, se è quello che vuoi sapere.» Così, tra ipotesi, commenti e scommesse, il mistero di Andrea è stato l’argomento principe di tutto il pranzo e, al rientro in redazione, trovano proprio il loro responsabile ad attenderli. «Ragazzi, oggi verso le sei, un po’ prima di andare a casa, ci vediamo tutti nel mio ufficio che vi devo dire una cosa importante. Non c’è nulla di cui preoccuparsi, anzi. Ora tornate a lavorare e Giulio, mi raccomando, mi aspetto un grande pezzo.» Il ragazzo ha già scritto numerosi articoli per alcuni siti web, compreso quello de «La Realtà», ma mai per un quotidiano in carta e inchiostro e, si sa, le prime volte non si scordano mai. Si vede già, l’indomani, con le forbici in mano a ritagliare quella pagina che custodirà per tutta la sua vita. “Calma, però, prima bisogna scriverlo” si ripete “lo hai già fatto cento volte, cambia solo il supporto finale, non più digitale ma cartaceo. Rimani concentrato e fai del tuo meglio”.


18 Fa un profondo respiro e si mette alla ricerca delle varie informazioni prima di iniziare a scrivere e, con il passare dei minuti, il suo pezzo inizia a prendere forma: “Perché la maratona è la madre di tutte le corse? Perché racchiude in 42,195 chilometri l’apoteosi dello sport, uno sport ancora legato a quei profondi valori che il tempo non è riuscito a sciupare. La maratona è un sogno di molti runner, è un momento celebrativo di ogni olimpiade, è una corsa tra storia e leggenda”. Giulio sa che un articolo è tanto potente quanto è potente la capacità dell’incipit di agganciare l’attenzione del lettore. Per questo concentra molto tempo sull’introduzione e, se questa lo soddisfa, il resto gli viene molto più naturale. Anche stavolta la sua strategia funziona e, nel giro di due ore, il pezzo è pronto per essere inviato ad Andrea. Prima però, chiede a Gianmarco di leggerlo, per essere sicuro. «Non male» commenta il collega «l’ho letto con piacere e tieni conto che l’unica maratona che m’interessa è quella dei film de “Il Signore degli Anelli” o di “Ritorno al Futuro”.» Giulio ride e si tranquillizza: Gianmarco è un maestro nell’arte della sdrammatizzazione. Dopo pochi minuti, Andrea lo convoca nel suo ufficio. «Ho letto il pezzo ed era esattamente quello che mi aspettavo da te. L’ho già girato alla redazione sportiva e anche il caporedattore mi ha detto che è un buon articolo. Bravo!» si complimenta. Giulio è felice e l’emozione che prova in quell’istante è paragonabile a quella che provava da ragazzo quando segnava un gol. «Grazie dell’opportunità, Andrea. Le tue parole mi fanno davvero piacere.» «Sì, però ora non adagiarti sugli allori che la strada è ancora lunga e tu sei appena uscito dal cancello di casa. Testa bassa e pedalare» gli ricorda il suo capo, che nel frattempo convoca anche Arianna, Gianmarco e Claudio. «Eccoci qui. Come vi ho anticipato, devo dirvi una cosa importante e, senza troppi giri di parole, vado dritto al punto. A fine ottobre non sarò più il vostro responsabile, o meglio, a fine ottobre non lavorerò più a La Realtà.»


19 Giulio, Arianna e Gianmarco si scambiano uno sguardo misto di disperazione e stupore. «Sabato ho ricevuto un’offerta alla quale, dopo essermi preso un po’ di tempo per valutare, mi sono reso conto di non poter rifiutare. È stata una decisione dura da prendere ma, consultandomi anche con mia moglie, ho pensato che è arrivato il momento giusto per cambiare. Così ho accettato, e fra venti giorni lascerò questo giornale che per quindici anni è stata la mia casa. Se vi può interessare, non andrò in un altro quotidiano, ma sarò il Responsabile Stampa e Comunicazione di una grande azienda che ha una delle sue sedi qui in città. Si tratta, quindi, di un cambio radicale al quale, però, mi sento pronto. Ho accettato anche perché so che lascio l’area web in buone, anzi, ottime mani. Sono orgoglioso della vostra crescita e di quello che siete diventati. Probabilmente arriverà qualcuno al mio posto, ma sono sicuro che continuerete con il grande lavoro che state facendo, per il quale non smetterò mai di ringraziarvi.» Mentre i tre rimangono sotto shock, Claudio prende la parola: «Andrea, ti ho già detto prima come la penso e, credo di parlare a nome di tutti, ti meriti il meglio. Sei stato e sei un ottimo capo e siamo noi che dobbiamo ringraziare te.» «Grazie davvero» riprende Andrea «dopotutto questo è il bello della vita, non sai mai cosa può capitare, ma sta a te decidere come affrontarla. Dai ragazzi, che facce da funerale, non vi ho mica detto che mi rimangono venti giorni di vita. Le cose cambiano e solo gli sciocchi hanno paura dei cambiamenti. Voi non lo siete e vi dirò di più: questa cosa darà un’ulteriore spinta verso il raggiungimento dei vostri sogni.» È Gianmarco il primo a rispondere: «Onestamente avevamo pensato a tutto, ma non a questo. Ci dispiace, è ovvio, ma siamo contenti che tu abbia avuto questa occasione.» «Sì capo» continua Arianna «hai fatto la scelta giusta, anche se non troverai mai altri colleghi come noi.» Tocca infine a Giulio, che sembra quello più affranto dalla notizia: «Sono qui da pochissimo, ma mi hai fatto sentire fin dall’inizio parte del team. Sono stati i tre mesi più belli della mia vita.» «Ok, ok» li ferma Andrea «ora basta sennò mi fate commuovere. Quello che dovevo dirvi ve l’ho detto e, a quanto pare, l’avete presa anche piuttosto bene. Nei prossimi giorni vi spiegherò meglio, vi darò maggiori indicazioni sul futuro e, soprattutto, organizzeremo una bella


20 cena d’addio. Vi ringrazio ancora e, signora e signori, per oggi direi che è abbastanza. Andiamo a casa che è stata una giornata faticosa.» Salutati i colleghi, Giulio ancora scioccato, si mette le cuffiette e prende la via di casa. Durante il tragitto pensa e ripensa a come velocemente è cambiato il suo umore nel giro di una manciata di minuti: dalla gioia per i complimenti sul suo articolo, allo sconforto per l’addio di Andrea, la sua guida. Due emozioni tanto forti quanto diverse, ma sul momento a prevalere è la seconda e Giulio, nonostante tutto, non riesce a essere contento. È a «La Realtà» da poco tempo, eppure si è affezionato ad Andrea e lo considera un punto di riferimento. Era convinto che finché avesse lavorato al suo fianco, avrebbe avuto l’occasione di migliorare giorno dopo giorno, avvicinandosi sempre più al suo sogno. D’un tratto, però, questa sicurezza è sparita e ora deve presto realizzare che al lavoro le cose potrebbero cambiare. Nella sua mente rimbalzano mille pensieri, ma si promette che a prescindere da ciò che succederà, lui andrà avanti a testa alta, e nulla potrà fermarlo. Don’t stop me now, I’m having such a good time / I’m having a ball / Don’t stop me now / If you wanna have a good time, just give me a call / Don’t stop me now (‘cause I’m having a good time) / Don’t stop me now (yes, I’m havin’ a good time) / I don’t want to stop at all //3 *** Giulio vive ormai da tre anni in un bell’appartamento appena fuori il centro città. È molto grazioso, anche se l’arredamento è un po’ vintage e alcuni mobili stonerebbero anche nelle case delle nonnine di campagna. La sua camera è abbastanza grande, c’è un letto matrimoniale, un armadio spazioso e una scrivania, dove si mette a scrivere quando ha un po’ di tempo libero. Sulle mensole, invece, Giulio ha messo ben in vista

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Don’t stop me now - Queen


21 la pergamena di laurea e alcuni tra i suoi libri preferiti, come “Open”, l’autobiografia del tennista Andre Agassi, “Le avventure di Huckleberry Finn” di Mark Twain e “Harry Potter e il calice di fuoco”. Oltre alla sua, ci sono altre due camere, la cucina, un salotto e due bagni: è stato molto fortunato a trovare una stanza libera a quel prezzo, e ancor di più per aver trovato due ottimi coinquilini. Lorenzo ha la stessa età di Giulio, viene dal Sud Italia e lavora nelle assicurazioni, ma sostiene che, se potesse tornare indietro, farebbe il cuoco. Lui vive per la cucina, e di questo i suoi coinquilini non possono che esserne grati: quando ha tempo, infatti, si mette in testa il cappello da chef che gli hanno regalato al compleanno e sforna di tutto e di più. Con i primi, in particolare, è un fenomeno. Lorenzo non è molto alto e ha una folta barba, che cura ogni giorno con precisione chirurgica. È sempre di ottimo umore e ha una risata unica e contagiosa: quando ride, tutti ridono. L’altro coinquilino è Stefano, quello del caffè. Ha ventisei anni e lavora in un’agenzia immobiliare, dove spesso ottiene ottimi risultati per uno della sua età. È il classico belloccio che sa di esserlo: fisico palestrato, grandi occhi marroni e lunghi riccioli castani. Il suo stile di vita, invece, è un po’ alla Barney Stinson: gli piace divertirsi, fare serata e soprattutto ama le donne. Ogni settimana ne ha una diversa e a lui va bene così, dal momento che non vuole alcun tipo di relazione, e uno dei suoi cavalli di battaglia è: “Una donna è libera di ammanettarmi, ma solo quando siamo a letto”. Purtroppo, però, a causa di questa sua passione, Stefano ha la testa fra le nuvole e spesso si dimentica di fare le cose, come ad esempio comprare il caffè. Giulio e Lorenzo ormai lo conoscono bene, e sanno sempre come sfruttare a loro favore le sue dimenticanze. Appena rientrato, Giulio trova Lorenzo ai fornelli che lo accoglie: «Buonasera Dotto’, come va?» «Non lo so, sinceramente. Da una parte bene, dall’altra male» risponde. «Dopo a tavola mi racconti, anche se ti sto facendo un sugo che ti farà scordare tutte le cose brutte della vita» ribatte Lorenzo, rosso in viso per il calore che esce dalla pentola. Dopo una doccia rigenerante, Giulio ritrova un po’ di verve e soprattutto tanto appetito. «Allora, che è successo?» gli chiede Lorenzo mentre gli mette sul piatto quelli che sembrano due etti di pasta al ragù «ah, Stefano è ovviamente


22 fuori con una tipa, mi ha scritto poco fa che non torna e quindi le porzioni da tre diventano due, buon appetito.» Così Giulio, quasi nascosto dalla montagna di penne fumanti che ha davanti, si mette a raccontare a Lorenzo la sua giornata. «Cioè l’addio del tuo capo ti impedisce di essere felice per il tuo pezzo? Ma tu sei tutto scemo!» lo sgrida Lorenzo «la vita è fatta di gente che va e gente che viene, ma le cose davvero importanti sono quelle che facciamo, e tu oggi hai fatto una grandissima cosa, hai scritto un articolo. Dovresti saltare dalla gioia!» Per merito delle parole del coinquilino, o forse per il mattone di pasta che si ritrova sullo stomaco, Giulio si convince e inizia a spostare l’attenzione da Andrea al suo pezzo che domani tutti potranno leggere. «Hai ragione, per una volta voglio godermi il momento.» Dopo cena, è tempo della chiamata quotidiana ai genitori. Non passa giorno, infatti, che Giulio non telefoni ai suoi per salutarli e sapere come stanno. «Ciao mamma, oggi ho scritto il mio primo pezzo. Domani compra La Realtà e fai una cornice con l’articolo.» «Che bravo il mio ciccio bello» risponde mamma Monica «hai visto che i sacrifici pagano? Poi lo dico anche a tua sorella e alla nonna che, la conosci, ne parlerà con tutte le sue amiche appena andrà a giocare a carte.» «Bravo figliolo» papà Ettore prende il telefono per parlare «sono davvero fiero di te, passo dopo passo il traguardo si avvicina.» «Grazie papà» commenta Giulio «sono felice, anche se oggi Andrea, il mio capo, ci ha annunciato che andrà via a fine mese e non so se questo, per me, sarà un bene o un male. Sai che mi stava dando una grande mano…» «Non ti preoccupare» lo rassicura Ettore «cosa ti dico sempre?» «Resistere, resistere, resistere: andrà tutto bene» risponde Giulio. «Esatto» riprende il papà «le cose cambiano e ognuno avrà ciò che si merita, e tu ti meriti tante cose belle. Sii felice, buonanotte!» Giulio è sollevato, gli fa sempre bene parlare con i suoi genitori. Sa che, qualunque cosa accada, avrà sempre due tifosi che non smetteranno di sostenerlo.


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CAPITOLO 2

È passato ormai un mese dall’addio di Andrea. Il freddo e l’umidità hanno preso in ostaggio la città e, soprattutto nei giorni di pioggia, si respira una gran malinconia. Giulio è a lavoro, ma il suo sguardo si smarrisce fuori dalla finestra, quasi ipnotizzato dalle gocce che non vogliono proprio smettere di scendere dal cielo. È un po’ di tempo, ormai, che non riesce a concentrarsi come vorrebbe; gli manca quell’adrenalina che l’ha accompagnato fin dal suo primo giorno in redazione, e che è sparita poco dopo l’uscita di scena del suo tutor e mentore. L’assenza di Andrea si sente tantissimo, quasi quanto si sente la presenza del suo sostituto, Emanuele. Sì, perché se Giulio sta vivendo un momento di incertezza, la colpa è soprattutto del neo arrivato. Dall’inizio di novembre, Emanuele Villa è il nuovo Responsabile Area Web del giornale. Ha circa quarant’anni, è alto, magro e con una testa sproporzionata rispetto al corpo. In passato si è occupato di web in vari giornali locali, ma questa è la prima volta che si trova a capo di un team. È stato scelto dopo una serrata selezione, nella quale è riuscito ad aver la meglio su giornalisti molto più esperti, grazie a una determinazione fuori dall’ordinario. Emanuele è un rullo. Ha le idee molto chiare su ciò che vuole e su ciò che bisogna fare per migliorare sito e social e così, in pochissimo tempo, ha rivoluzionato modi, tempi e ritmi. La sua mano si è vista subito e, dopo qualche scossa di assestamento, Arianna, Giulio, Gianmarco e Claudio hanno iniziato ad adattarsi, notando con sorpresa anche alcuni miglioramenti, soprattutto sul piano organizzativo. Guardando l’aspetto prettamente professionale, quindi, non si può assolutamente discutere: è una macchina da guerra. In un posto di lavoro, però, ciò non basta per essere un vero capo, perché c’è il fattore


24 umano che gioca un ruolo chiave, e lui non ha ancora dimostrato di averlo. Mai un “Come va?”, o “Andiamo a bere qualcosa tutti assieme”. È incapace di costruire un rapporto con i propri colleghi, di cui pare non fidarsi e che considera meri esecutori dei suoi ordini, ingranaggi che devono essere costantemente oliati per ottenere il risultato finale. Straborda arroganza ed egocentrismo, pensa di essere il numero uno e nulla sembra possa fargli cambiare idea. Vive per il suo lavoro, la cosa più importante, a costo di sacrificare la propria vita privata. Ha una fidanzata, di cui è innamoratissimo ma che, come tutto il resto, viene dopo la sua professione. Ad Arianna, con tutta la sua franchezza, è bastata una parola per descriverlo al meglio: «Questo è uno stronzo.» Andrea, infatti, era tutt’altro e Giulio non ha ancora totalmente accettato il suo addio. Anche perché lui non ama i cambiamenti, non ama lasciare la strada vecchia per quella nuova, e in situazioni simili si trova spesso a disagio. È un ragazzo che ha bisogno di tempo per riflettere, capire e convincersi di poter dare il meglio di sé, anche se le cose non sono più come prima. Con il suo vecchio responsabile, però, bastò un attimo per entrare in sintonia. Giulio ricorda perfettamente il giorno del primo colloquio con Andrea. Arrivò a «La Realtà» almeno mezz’ora prima dell’appuntamento. Era agitatissimo, non sapeva cosa aspettarsi e, soprattutto, non sapeva se fosse la persona giusta per quel ruolo. Il professor Merisi lo aveva rassicurato: «Vedrai, sii te stesso e tutto andrà per il meglio» eppure, come l’ascensore che lo stava portando su in redazione, anche la sua ansia saliva. Non appena incontrò Andrea, però, le sue incertezze sparirono e si rese conto immediatamente di essere capitato nel posto giusto: le parole del suo futuro tutor, infatti, fecero scoccare qualcosa nella sua testa e, di colpo, sentì una potente scarica di energia. Fu un segnale positivo, dal quale in poco tempo nacque uno splendido rapporto di lavoro, tra un ragazzo che sognava di sbarcare il lunario e un uomo che vedeva in lui il talento e la volontà per riuscirci. Emanuele, invece, a fatica lo saluta, nonostante sia già passato un mese. Forse perché è lo stagista, o forse perché con lui ha maggior potere rispetto agli altri, ma il nuovo capo sembra aver deciso di rendergli la vita impossibile: critiche e rimproveri insensati davanti a tutti, lavori


25 inutili che gli portano via tutta la giornata, zero incoraggiamenti o complimenti. Giulio sapeva che senza Andrea sarebbe stato difficile, ma non pensava che le cose sarebbero peggiorate così tanto; se non fosse per i suoi colleghi, la sua vita lavorativa sarebbe davvero un inferno. Arianna è un fiume in piena: «Non lo sopporto più. Non gli va bene mai un cazzo di niente. No, questo non devi farlo così, no, qui ti sei dimenticata di fare quell’altro. È tutto un no, ma vaffanculo!» Si preannuncia una pausa caffè piuttosto calda. «Io non so più cosa sia giusto e cosa sia sbagliato» ironizza Giulio «ogni volta che credo di aver fatto un buon lavoro, lui me lo smonta e mi umilia. Andrea è andato via da un mese, ma sembra passato un secolo. Il problema è che non si vede alcuna luce in fondo al tunnel.» Gianmarco è rassegnato: «Ragazzi, stavolta sono d’accordo con voi. Non lo sopporto e solitamente io sono uno che cerca di farsi piacere tutti, ma lui è più forte di me. Dobbiamo farci forza, sperando che le cose migliorino con il tempo.» «Sì, ma quanto ci vorrà e, soprattutto, miglioreranno davvero?» si chiede dubbiosa Arianna «questo stronzo avrà anche il suo metodo di lavoro, il che mi va bene, ma se mi risponde ancora di merda e mi trova con la giornata storta, io non so come potrei reagire» conclude adirata. Nel frattempo li raggiunge Claudio che, come ogni venerdì, indossa un maglione colorato: questa volta è di un rosso splendente, unica pennellata di colore in una giornata a forti tinte grigie. Anche per lui non è un periodo facile: nonostante abbia offerto totale disponibilità fin dal primo giorno a Emanuele, non è ancora riuscito a sintonizzarsi sulla sua stessa frequenza. Dall’alto dei suoi cinquant’anni, però, ha già vissuto situazioni del genere e quindi sa bene quanto possa essere complicato. «Ragazzi, io vi capisco, ma non è che continuando a lamentarsi le cose cambiano. Lui ignora cosa significa essere a capo di un team e probabilmente nasconde dietro l’arroganza la paura di fallire. Dobbiamo essere noi i primi a fare un passo verso di lui, non il contrario. Lo so, richiede un grosso sforzo ma alla lunga, vedrete, porterà i frutti sperati. Promettetemi che ci proverete.»


26 Claudio sa sempre cosa dire, è come se avesse un bilancino per pesare le parole. Per questo i ragazzi gli vogliono bene e spesso lo considerano quasi uno zio. «Ci possiamo provare» risponde Giammy «ma non è affatto facile lavorare con una persona che ti considera un mediocre.» «Voi non lo siete, però, e dovete lavorare al massimo per farglielo capire.» Claudio è consapevole delle difficoltà del momento. «Noi ci impegniamo ogni giorno, lo facevamo con Andrea e, se possibile, lo stiamo facendo ancora di più con quello lì. Ma una soddisfazione, una parola di supporto, un qualcosa in questo mese non l’abbiamo ancora visto» Arianna si accende «per non parlare poi di come tratta Giulio. Solo perché è lo stagista, crede di potergli fare e dire quello che vuole. Possibile che non si renda conto che sta sbagliando?» Giulio, un po’ in imbarazzo, fa sì con la testa ma non riesce a guardare negli occhi Claudio, come se si sentisse in colpa. «Sì, ho notato questa cosa» prova a rassicurarli Claudio «e parlerò con Emanuele. Voi però non fate sciocchezze, continuate a fare il vostro lavoro e vedrete che le cose cambieranno. Ora però torniamo di là.» Nel corso del pomeriggio, Giulio si appresta a pubblicare gli articoli e le foto di CioccoExpo, la fiera sul cioccolato che si tiene in città ogni anno. Tra i tanti speciali che ha caricato sul sito de «La Realtà», questo è sicuramente uno dei più interessanti. Lui infatti è un grande amante della cioccolata, in particolare di quella fondente, e a forza di guardare immagini delle edizioni precedenti, gli viene voglia di andare. Così lo propone sulla chat dei coinquilini, ricevendo incredibilmente risposta positiva da entrambi. “E CioccoExpo sia!” esulta nella sua mente “almeno riuscirò a staccare la spina”. Neanche il tempo di pensare a tutta la cioccolata che mangerà l’indomani, che Emanuele sbuca davanti a lui, con un’aria che non promette nulla di buono. «Perché il pezzo sull’incidente in autostrada l’hai titolato in quel modo?» gli chiede con disprezzo, mentre il suo testone ciondola a destra e a sinistra in maniera irregolare. Giulio viene preso alla sprovvista, fa mente locale e cerca di difendere la propria scelta.


27 «Mi sembrava la decisione più logica, dal momento che non è successo nulla di grave. Pensavo andasse bene…» «Mi sembrava… pensavo… tu devi fare quello che ti dico io!» Emanuele alza il tono della voce, non perché è arrabbiato, ma solo per farsi sentire da tutti «il lettore deve sempre credere che sia accaduto qualcosa di grave, sennò non aprirà mai quella notizia. Non mi interessa come funzionava qui prima che arrivassi, ora sono io» sottolinea con un acuto «che decido e quindi devi seguire ciò che ti dico.» Giulio alza bandiera bianca, non ha voglia di discutere con uno che lo considera un incapace. «Sì, scusami, hai ragione. Metto a posto immediatamente e controllo se altri articoli vanno sistemati. Scusami ancora.» Emanuele se ne va con l’aria trionfante, senza dire una parola, senza fare alcun cenno. Non aveva mai provato la vera sensazione di essere al potere e ora che la vive, non vuole farne a meno: lo fa sentire invincibile, è un’ulteriore cucchiaiata di autostima nell’enorme pentolone del suo ego. Dopo la ramanzina di Emanuele, Giulio è inevitabilmente scuro in volto. Sa di non aver commesso alcun errore, anzi, adesso è ancor più convinto di aver fatto la scelta giusta. Allo stesso tempo, però, non può accettare un comportamento del genere da un individuo a cui, a quanto pare, di lui e della sua crescita poco importa. Aveva messo in preventivo, fin dai tempi della scuola, che nella sua vita avrebbe incontrato persone cattive, ma ora che è successo, si rende conto di non aver mai pensato potesse essere così difficile. Giulio non riesce a trovarsi a suo agio in questa situazione e, se le cose dovessero continuare così, potrebbe seriamente prendere in considerazione l’idea di guardarsi intorno e cercare un altro posto. «Dai, vieni con me che ti offro un caffè» Claudio mette una mano sulla spalla di Giulio e lo invita a seguirlo ai distributori automatici «quanto zucchero vuoi?» «Senza zucchero, grazie» risponde Giulio meccanicamente. «Ah, amaro come la vita» ribatte Claudio «come diceva sempre quella buon’anima di mio nonno. Tieni qui e bevilo caldo, che ti tira su.» Giulio, però, non ha proprio voglia di sorridere. «Ascolta, so benissimo che non è un momento facile e immagino cosa tu stia passando. Promettimi che non ti farai mettere i piedi in testa e


28 che non getterai la spugna. Tu vali e anche lui se ne accorgerà» riprende Claudio. «Ci proverò» gli risponde Giulio, ma non sembra troppo convinto. Fuori, intanto, ha smesso di piovere, ma il buio è già calato sulla città. Eppure Giulio non vede l’ora di uscire dalla redazione, che in quei giorni sembra più una prigione che il posto dove trasformare i suoi sogni in realtà. Appena varcata l’uscita, fa un lungo respiro e l’aria fredda gli regala un brivido che lo risveglia. “Anche questa settimana è finita e ora posso concedermi due giorni lontano da quello stronzo”. Decide di tornare a piedi, per distrarsi e godersi un po’ la città, che nel periodo natalizio dà una splendida immagine di sé. Cappello, sciarpa, cuffiette e via verso casa. Passa per il centro e i negozi addobbati gli ricordano che, seppure ci sia ancora un po’ di tempo, deve sbrigarsi per fare i regali. La piazza è un’autentica cartolina natalizia, con un albero altissimo pieno di luci. Giulio si ferma ad ammirarla, a osservare tutti i turisti intenti a immortalare la magia di quella che è la sua festa preferita. Guarda da qui le luci della città / E non capisco dove sia casa mia / Mi chiedevo se / Salto nel vuoto, vieni con me / Guarda da qui le luci della città / E mentre i taxi vanno via / Hai detto che eri solo mia / Mi chiedevo se / Vanno via tutti resti con me? //4 Appena rientrato, trova Stefano spaparanzato sul divano che gioca alla PlayStation: «Oh guarda chi si vede, ti stavo proprio aspettando. Ho voglia di farti un po’ il culo a FIFA!» «Beh, non posso non accettare, per una volta che sei a casa e non in giro con qualche modella» lo punge Giulio. «A proposito, domani a CioccoExpo non saremo solo noi tre, mi sono permesso di invitare anche Jessica, che a sua volta porterà delle amiche. Spero non sia un problema…» Dalla cucina arriva la risposta pronta di un eccitato Lorenzo: «Ovviamente no, tus amigas son nuestras amigas.»

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Luci della città - Coez


29 Giulio si mette a ridere e acconsente, magari è la volta buona che conosce qualcuna di interessante. Intanto i due iniziano a giocare alla play, mentre chef Lorenzo è alle prese con il menù della sera, che prevede polpettone con patate. A tavola Giulio racconta ai suoi coinquilini della scenata di Emanuele. «Io gli avrei tirato un cartone… o forse mi sarei già messo a cercare un altro lavoro» gli suggerisce Stefano. Lorenzo invece è più razionale: «Sapevi che non sarebbe stato facile, ma non puoi buttarti giù per colpa di un frustrato. Fatti forza, dai!» Solitamente a cena i tre si raccontano le rispettive giornate, senza paura di condividere paure e incertezze. Sono molto uniti, non sono semplici coinquilini ma veri e propri amici. «Oggi sono stato a un corso di aggiornamento, volevo spararmi» racconta Lorenzo «sei ore di spiegazioni su polizze, tassi e altre cazzate. Avrei dovuto stare attento, ma a una certa ho ceduto e ho iniziato a cazzeggiare. Non lo augurerei nemmeno al mio peggior nemico.» «Eccone un altro che dovrebbe cambiare lavoro…» gli dice sibillino Stefano. «Fenomeno, quante case hai venduto oggi?» la risposta di Lorenzo non si fa attendere. «Vendute nessuna, ma ne ho mostrate alcune a diversi possibili acquirenti. Vedrete, questo mese si festeggia» Stefano è la positività in persona. «Dici così perché pensi di venderle o perché tra gli acquirenti hai conosciuto anche delle possibili prede?» gli chiede Giulio, ironicamente. «Tutte e due» ribatte Stefano ammiccando «c’era questa tipa, vent’anni, bionda, occhi neri, bella davvero. Ovviamente ho usato una delle mie tante tecniche e alla fine mi ha dato il suo numero.» «Te l’ha dato perché è interessata a te o alla casa?» incalza Lorenzo curioso. «Preferisco non rispondere» chiosa Stefano, scatenando le risate di tutti e tre. Giulio non ama molto la movida: se deve decidere tra guardarsi un film o una serie TV e andare in discoteca, sceglie la prima opzione senza


30 nemmeno pensarci troppo. Non lo fa perché non gli piaccia ballare o stare con altre persone, ma semplicemente ritiene ci siano modi migliori per passare il weekend che chiudersi dentro a una discoteca. Stefano è tutto il contrario: serate ogni settimana, fa il PR e conosce ogni locale delle città. Lorenzo, invece, si trova nel mezzo: gli piace fare cose tranquille e stare a casa, ma non disdegna un salto in discoteca. Succede raramente, ma ogni tanto i tre fanno serata insieme e sono sempre notti memorabili. Come quella volta in cui tutti e tre sono andati all’Agorà, un locale poco fuori dal centro e frequentato soprattutto da ragazzi in Erasmus. Stefano si era fissato con una portoghese davvero molto bella, di carnagione ambrata e lunghi capelli neri. Ci provò tutto il tempo, ma lei non sembrava interessata alle sue avances e, a un certo punto, lo mandò via. La ragazza, però, aveva fatto colpo anche su Lorenzo che, dopo aver visto il fallimento del coinquilino, prese coraggio e decise di provarci. Lorenzo non è né un playboy né uno che ci sappia fare granché con le ragazze, eppure, non si sa come o perché, riuscì incredibilmente a conquistarla e a baciarla, davanti a un incredulo Stefano. Ancora oggi, Giulio non smette di ridere quando pensa alla scena. Quella sera, però, niente discoteca. L’indomani i tre sarebbero andati al CioccoExpo, e per questo Giulio e Lorenzo non hanno intenzione di fare troppo tardi. Per Stefano, invece, non esiste passare a casa il venerdì: saluta i ragazzi e se ne va. «Mi vedo con Jessica e le sue amiche, così capisco che tipe sono e se possono andare bene per voi. Prego eh!» «Che fortuna averti come coinquilino» rispondono sarcasticamente in coro gli altri due. )LQH DQWHSULPD &RQWLQXD

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INDICE

CAPITOLO 1 ................................................................................ 7 CAPITOLO 2 .............................................................................. 23 CAPITOLO 3 .............................................................................. 40 CAPITOLO 4 .............................................................................. 57 CAPITOLO 5 .............................................................................. 73 CAPITOLO 6 .............................................................................. 88 CAPITOLO 7 ............................................................................ 100 CAPITOLO 8 ............................................................................ 113 CAPITOLO 9 ............................................................................ 125 CAPITOLO 10 .......................................................................... 137 RINGRAZIAMENTI ................................................................ 149



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Al vincitore verrà assegnato un premio in denaro pari a 1.000,00 euro. Tutti i romanzi finalisti verranno pubblicati dalla ZeroUnoUndici Edizioni senza alcuna richiesta di contributo, come consuetudine della Casa Editrice.



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