Gli assassini non vanno in vacanza, Lucrezia Riberi

Page 1


In uscita il /1/20 (1 ,50 euro) Versione ebook in uscita tra fine gennaio H ILQH IHEEUDLR 2020 ( ,99 euro)

AVVISO Questa è un’anteprima che propone la prima parte dell’opera (circa il 20% del totale) in lettura gratuita. La conversione automatica di ISUU a volte altera l’impaginazione originale del testo, quindi vi preghiamo di considerare eventuali irregolarità come standard in relazione alla pubblicazione dell’anteprima su questo portale. La versione ufficiale sarà priva di queste anomalie.


LUCREZIA RIBERI

GLI ASSASSINI NON VANNO IN VACANZA

ZeroUnoUndici Edizioni


ZeroUnoUndici Edizioni WWW.0111edizioni.com www.quellidized.it www.facebook.com/groups/quellidized/ GLI ASSASSINI NON VANNO IN VACANZA Copyright © 2020 Zerounoundici Edizioni ISBN: 978-88-9370-365-9 Copertina: immagine di Luca Di Marcoberardino


A Luca, il primo ad aver creduto in me. Alla mia famiglia.



5

PROLOGO

Nella sala di casa sua, Carlos camminava inquieto avanti e indietro. Alzava continuamente gli occhi al soffitto e con la mano destra si dava alcuni colpetti in testa. «Non riesco ancora a capacitarmi di essere stato così stupido!» diceva ad alta voce. «Avevo tutti gli indizi sotto al naso e stavo per essere imbrogliato. Ah, che razza di idiota! Io che credevo di essere il migliore e che mi vantavo di non sbagliare mai, accidenti!». Dalla stanza accanto, Rosina poteva udirlo chiaramente. Aveva già tentato di consolarlo e di calmarlo, ma le sue parole, anziché dargli sollievo, lo avevano fatto infuriare maggiormente. Quindi decise di lasciarlo solo e di non toccare più l’argomento. Proprio in quel momento, Carlos la raggiunse in cucina e si sedette. Aveva i ricci capelli neri scompigliati e il volto stanco.


6

Rosina, intenta a contemplare l’interno del frigorifero e tendando di stemperare l’aria pesante che si era creata fra loro, gli domandò: «Cosa vuoi per cena?». «E tu pensi che io abbia fame?» borbottò Carlos, infastidito da quella domanda così insulsa in quel momento. Rosina non replicò. Quante volte aveva sentito quella frase per poi vederlo mangiare come un lupo! Lo conosceva e sapeva che lo stress non gli chiudeva affatto lo stomaco, anzi lo rendeva ancora più affamato. Decise di avvicinarsi al marito e gli disse: «Non capisco assolutamente questo tuo atteggiamento. Ti comporti come se non fossi riuscito a risolvere il caso, invece l’hai fatto egregiamente, oltretutto scavalcando, come ogni volta, anche il Capitano Corso. Quindi, smettila di lamentarti e ritorna a essere una persona normale!». Carlos osservò la moglie e si rese conto che aveva pienamente ragione. Si alzò, la raggiunse e l’abbracciò, baciandola appassionatamente.


7

CAPITOLO I

New Delhi, India «Papà! Ti prego! Cerca di capirmi!» lo supplicò Sofia, che nel frattempo si era seduta e aveva appoggiato i gomiti sulla massiccia scrivania, giungendo le mani in segno di preghiera. I lunghi capelli rossi, come sempre legati in una treccia laterale, contrastavano con i suoi bellissimi occhi verdi, in quel momento colmi di lacrime, e con il volto a chiazze, che appariva ancora più rosso a causa delle numerose lentiggini. Augusto non riuscì a soffermare lo sguardo più di un secondo sul viso paonazzo della figlia. Non l’aveva mai vista in quello stato. Fino a quel momento, Sofia, o meglio, la sua Sofia non gli aveva mai procurato una sola preoccupazione. A differenza delle figlie dei suoi colleghi, lei era sempre stata perfetta: obbediva ai suoi ordini senza protestare. Dopo un profondo sospiro, si appoggiò con entrambe le mani sulla


8

stessa scrivania, di fronte a lei. Prese coraggio e, con lo sguardo sempre basso, iniziò a dire: «Ma…». «Papà!» lo interruppe immediatamente lei, con la voce rotta dal pianto. «Ti ho sempre dato ascolto e non mi sono mai sottratta ai miei doveri. Cerca di capirmi: Kabir e io ci amiamo! Il nostro è un amore sincero e forte. Io lo sposerò, con o senza il tuo permesso! Però, perché dobbiamo rovinare il nostro rapporto? Non c’è alcun motivo! Mi hai sempre detto che il tuo unico scopo era vedermi felice. Ecco, adesso lo sono!». Era vero: il loro legame era stato bellissimo per ventott’anni. “Dov’è la figlia che ho allevato?” rifletteva Augusto “Dov’è la figlia che a ogni mia parola annuiva ed eseguiva i miei ordini? Forse devo solo accettare il fatto che sia cresciuta…” Alzò la testa e, incrociando lo sguardo di Sofia, si rese conto che il volto della sua piccola era sparito e aveva preso il suo posto quello di una donna. «Sofia… Sofia…» sospirò, cercando le parole giuste. «Non voglio perderti, questo lo sai, vero? Cerco solamente di proteggerti e di metterti in guardia. Tu sei una ragazza così sensibile, generosa e non riesci a vedere il male che ti circonda. Pensi che tutti siano buoni, ma purtroppo non è così! Quel ragazzo vuole solamente ottenere i tuoi soldi e il


9

permesso di cittadinanza! Lo vedi la vita che fa adesso? È un semplice commesso! Questo matrimonio rappresenta per lui un grosso cambiamento!» sbottò, infuriato. Augusto sapeva che, prima o poi, la sua piccola avrebbe avuto un fidanzato, ma aveva sperato che scegliesse un bravo giovane, magari il figlio di qualche suo collega. Invece doveva aspettarselo che scegliesse un ragazzo in difficoltà. Tipico del suo carattere da “crocerossina”! Ma ciò che lo faceva infuriare maggiormente era che lei volesse già sposarlo. Lo aveva conosciuto e frequentato solo da sei mesi! Adesso che il lavoro del padre in India era terminato, sarebbero dovuti tornare in Italia e, in realtà, il matrimonio era finalizzato a far ottenere la cittadinanza a Kabir! Augusto aveva tentato invano di convincerla a frequentarlo a distanza e si era addirittura proposto di pagare a entrambi tutti i biglietti aerei necessari. Nulla da fare. Sofia si opponeva al fatto di doversi divedere anche un solo minuto da Kabir. La figlia scosse il capo: non c’era modo di far cambiare idea al padre. Per la prima volta nella sua vita avrebbe dovuto scegliere di opporsi all’uomo che aveva amato fino a quel momento. «D’accordo» disse, con voce risoluta, mentre si asciugava le lacrime. «Ho capito. È tutto inutile. Ti informerò sulla data


10

delle nozze, sperando che per quel giorno avrai cambiato idea». Anche Sofia non si riconobbe e non riusciva quasi a capacitarsi per la forza e per il coraggio che le avevano permesso di parlare in quel modo a suo padre. Augusto sussultò. Comprese di aver perso il controllo su sua figlia. Avrebbe voluto opporsi, ma sapeva che un tale atteggiamento avrebbe fatto apparire agli occhi di Sofia quella relazione ancora più interessante. Non voleva e, soprattutto, non doveva diventare l’antagonista, l’orco cattivo delle favole che cerca, con tutte le forze, di divedere i due amanti e finisce per unirli. Solo il tempo avrebbe potuto dare una risposta e lui sarebbe dovuto rimanere nell’ombra a osservare e ad aiutare la sua piccola e indifesa Sofia, quando i suoi pronostici si sarebbero avverati, perché su questo non nutriva alcun dubbio: Kabir era un impostore. «Aspetta» richiamò Sofia, che stava uscendo dallo studio. «Dimmi» gli disse lei, voltandosi appena e continuando a tenere stretta la maniglia della porta leggermente scostata. «Non mi opporrò a questo matrimonio…». Quelle parole uscirono dalla sua bocca serrata con grandissima fatica. Per Augusto, abituato ad averla sempre vinta e a non essere mai contradetto, si trattava di uno sforzo


11

enorme. Si sentì umiliato, ma, dopo l’ennesimo sospiro, aggiunse: «A una condizione, però!». Sofia chiuse la porta e si lanciò nelle braccia del padre: non desiderava altro. «Sì, sì papà! Farò tutto quello che vuoi!». «Tu e Kabir dovrete firmare un contratto prematrimoniale: per la separazione dei beni e per le condizioni in caso di divorzio» si affrettò a spiegarle, abbracciandola a sua volta. Sofia non aveva dubbi: Kabir sarebbe stato sicuramente d’accordo, perché loro si amavano alla follia. Soldi e divorzio? Non contavano nulla nella loro relazione, dal momento che si sarebbero amati per sempre e non si sarebbero mai divisi. Sofia aveva dato appuntamento a Kabir, quella sera stessa, per comunicargli la buona notizia. Nel tragitto le si proiettarono nella mente, come un film, i sei mesi della loro relazione. Aveva accompagnato il padre, per motivi di lavoro, a Nuova Delhi. Augusto era un famoso ingegnere e, per questo motivo, era costretto a trasferirsi, per lunghi periodi, nelle grandi città di tutto il mondo. Si erano stabiliti in un


12

bellissimo appartamento in pieno centro e, rimanendo spesso sola in casa, aveva preso l’abitudine di trascorrere i pomeriggi a fare compere, sia per se stessa che per le sue amiche, per quando sarebbe tornata in Italia. Era stato così che, casualmente, aveva notato, dietro una vetrina, un bellissimo ragazzo intento a sistemare alcuni scaffali. Si trattava di un negozio che vendeva kolhapur chappals, i tipici calzari indiani. Non sapeva come comportarsi né tanto meno come avvicinarlo, dal momento che era la prima volta in cui un ragazzo le faceva venire le farfalle nello stomaco e, per di più, si trattava di uno sconosciuto. Quegli occhi neri come il carbone, quei capelli scurissimi tirati all’indietro, quei baffetti sottili che contornavano le sue labbra carnose e quella levigata pelle bronzea, facevano sussultare il suo cuore. Dapprima si era limitata a passare più volte davanti al negozio e a osservarlo, poi, quando aveva trovato il coraggio, era entrata e aveva iniziato a parlare con lui. Le era sembrato tutto così naturale e spontaneo. Quindi, con qualsiasi tipo di scusa, ogni pomeriggio si presentava in negozio, nel quale rimaneva anche per un’ora intera. Il commesso, grazie al gran numero di turisti che doveva servire, parlava fluentemente l’inglese e discretamente l’italiano. A ogni loro incontro, lui accarezzava l’intera figura di Sofia con lo sguardo, mentre lei, imbarazzata, non


13

osava osservarlo a lungo e si limitava a lanciargli occhiatine fugaci. Dopo alcune settimane, Kabir le aveva dato appuntamento all’ora della chiusura e, nel locale completamente vuoto, si era dichiarato. Lei, languidamente, aveva ceduto e, fra le sue braccia, si era abbandonata a un lunghissimo e appassionato bacio. Dopo quel primo bacio, Sofia era letteralmente impazzita per il suo innamorato. Era tutto come aveva sempre sognato. Aveva trascorso anni a leggere romanzi rosa e a guardare film romantici, con la speranza che, prima o poi, anche lei sarebbe riuscita a incontrare il vero amore, l’amore con la A maiuscola, l’amore che non fa dormire la notte e che toglie l’appetito. Se solo suo padre avesse reagito diversamente, allora sì avrebbe potuto essere la donna più felice al mondo! “Devo capirlo. Il mio papà non ha nessun altro all’infuori di me. Sono sicura che non appena darà una possibilità a Kabir e lo conoscerà, comprenderà di aver sbagliato il suo giudizio” pensò, mentre attendeva il suo innamorato nel solito ristorante, dove erano diventati clienti fissi. Eccolo! La sua mente si svuotò dalle preoccupazioni riguardanti il padre e si riempì di felicità.


14

«Amore mio!» gli disse, quando il cameriere si allontanò con l’ordinazione, «Volevo aspettare il dolce per darti una notizia meravigliosa, ma non resisto più!». Kabir le fece cenno di parlare. Le teneva strette entrambe le mani e la guardava dritta negli occhi. «Abbiamo il benestare di mio padre: possiamo sposarci!». «È una notizia bellissima! Non ci posso credere! Ma ne sei proprio sicura?» rispose lui, sporgendosi verso di lei e baciandola. «Sì! Sono al settimo cielo! Non vedo l’ora! Ha posto un’unica condizione, ma sono sicura che non sarà un problema. Vuole che tu firmi un contratto prematrimoniale» concluse Sofia, euforica. Kabir si rabbuiò in volto, si scostò e si rimise a sedere. «Cosa succede?» gli domandò lei, che non aveva previsto nemmeno l’evenienza di una reazione simile. «Non capisco come tu possa essere d’accordo con lui! Tuo padre dovrebbe accettarmi e fidarsi di me. Questa condizione dimostra che lui crede che io ti sposi per altri motivi, per i tuoi soldi!» sbottò Kabir, infuriato. «Ma…» esitò Sofia. «Ma io mi fido di te ed è questo che conta! Non ti devi preoccupare di quel pezzo di carta: ciò che è mio, sarà tuo. Te lo giuro! Dimostreremo a mio padre che ha torto».


15

Poi, vedendo che quelle parole non avevano sortito l’effetto desiderato, aggiunse: «Noi ci amiamo e l’importante è che possiamo sposarci e stare insieme per sempre, non è vero?». Kabir annuì, mantenendo la stessa espressione cupa. «Scusami, non vorrei che interpretassi la mia reazione nel modo sbagliato. Ti amo e sono felicissimo di poterti sposare. Avrei, però, desiderato tantissimo essere accolto da tuo padre diversamente. Lascerò la mia terra e la mia famiglia per trasferirmi in un Paese in cui non conosco nessuno. Capisci perché speravo che tuo padre mi accogliesse calorosamente, come ti hanno accolto i miei? E poi sono stufo di essere giudicato solo per le mie umili origini!». Certo, Sofia lo capiva: non c’era una sola cosa su cui non fosse d’accordo con lui. Quelle parole le fecero tornare in mente il giorno in cui Kabir le aveva presentato la sua famiglia. Era un caldo pomeriggio, come tanti altri. Loro due, sul motorino malconcio di lui, in giro per le vie caotiche e rumorose della città. Solo ripensare a quel momento le fece sentire il corpo percorso da brividi incontrollabili, brividi di gioia mista ad ansia. Il fatto che lui avesse voluto portarla a casa significava che la loro relazione era ufficialmente seria. Kabir era più teso di lei: si vergognava perché la sua famiglia viveva in una piccola e povera casa, mentre Sofia


16

aveva sempre vissuto nell’agiatezza e in abitazioni lussuose. Lei per rassicurarlo gli aveva detto: «Non mi interessano le tue origini. Quante volte te lo devo ripetere?». «Lo so, spero solo che tu non cambi idea…». «Come potrei farlo? Ti amo e voglio sposarti! Non potrei mai vivere un minuto senza te! Sei prezioso e bello come…». Si era interrotta all’improvviso. Non voleva usare un paragone banale, si doveva concentrare per trovare la similitudine che meglio rendesse l’idea. «Come un fiore di loto!». «In che senso?» le aveva chiesto lui. «Il fiore di loto, nonostante nasca in mezzo al fango, grazie alle sue radici forti e lunghe riesce a mantenere la sua bellezza e la sua purezza intatte». Per lei, Kabir era puro, bello e prezioso. Non c’era paragone migliore che quello del fiore di loto. Lui le aveva rivolto il suo bel sorriso, l’aveva baciata e si era, quindi, deciso a farla entrare in casa. C’era un’unica stanza, con i muri di un colore indefinito, scrostati a causa dell’umidità. Grazie a un tendone era stata divisa in zona giorno e zona notte. Le due lampade a olio,


17

appese a una trave a vista, seppur accese, erano talmente impolverate e piccole che illuminavano poco la stanza, che presentava un’unica piccola finestra. La luce diffusa e il gioco di ombre creavano un’atmosfera stranamente accogliente, come un caldo bozzolo che la avvolgeva e la faceva sentire al sicuro. Sebbene la camera fosse molto povera, tutto era sistemato con cura e precisione: un pentolino (usato per qualsiasi cottura) era appeso al muro, sopra a un fuocherello, due strofinacci erano stati accuratamente piegati sopra a un grande catino che fungeva da lavabo, quattro seggioline piuttosto insicure, ognuna diversa dall’altra, erano infilate sotto a un tavolo scrostato e i quattro lettini, uno accanto all’altro, erano stati rifatti da poco. Persisteva ancora nell’aria un intenso aroma di spezie. I genitori di Kabir non parlavano né inglese né italiano, per cui il loro incontro fu un susseguirsi di gesti, sorrisi e silenzi. Liji, la madre, una piccola donnetta bruna, corpulenta e con le braccia tatuate con l’hennè, non smetteva di stringere Sofia, di sorriderle e di dirle “grazie”, l’unica parola che aveva imparato per l’occasione. L’aveva fatta accomodare sulla sedia migliore: la sola con il cuscino imbottito, generalmente utilizzata dal capo famiglia. Robin, il padre, era costretto a letto, per via di una grave malattia cardiaca, e si alzava raramente, solo nelle occasioni importanti, proprio


18

come quella. Anch’egli la accolse con lo stesso calore della moglie. Sofia non capiva il motivo di tutta quella riconoscenza e Kabir le spiegò che, nelle famiglie indiane, non c’è cosa più importante di vedere i propri figli sposati. L’unica persona della famiglia con cui si era sentita a disagio era stata Mira, la sorella. Era una donna bellissima: occhi e capelli scuri come la notte, lineamenti dolci e sensuali. Per tutta la durata della sua visita, non aveva detto granché. Si era avvicinata, aveva fatto un giro intorno a lei e si era complimentata con Kabir per l’ottima scelta. Poi, si era seduta in un angolo continuando a osservarla, come se stesse mentalmente annotando tutto ciò che non gradiva. Kabir aveva rivolto alla fidanzata uno sguardo imbarazzato e aveva alzato le spalle. Sofia sapeva che i due fratelli avevano, fin da piccoli, un rapporto molto stretto, quindi attribuì quell’atteggiamento alla gelosia. Probabilmente Mira era arrabbiata perché lei rappresentava la loro separazione. L’arrivo del cameriere con le pietanze la riportò alla realtà. Cercò in tutti i modi di far cambiare umore a Kabir, ma, nonostante i suoi sforzi, quella notizia lo aveva turbato. «Ne voglio parlare con mia sorella» le disse, dopo averla lasciata davanti al portone del palazzo dove risiedeva.


19

“Con sua sorella?” domandò Sofia a se stessa, non osando farlo direttamente a lui, “Lei cosa c’entra nella nostra relazione?” Storse il naso. Non le piaceva quell’intromissione continua, ma se questo avrebbe tranquillizzato Kabir, non poteva impedirglielo. Aveva così paura di perderlo! Kabir riprese: «Sai che mia sorella e io abbiamo un rapporto speciale. Te l’ho già spiegato: mio padre si è ammalato molti anni fa e siamo stati noi a prenderci cura, come potevamo, di nostra madre e della casa. Lei ha sempre saputo consigliarmi su ciò che era meglio per me: ho bisogno di avere anche il suo parere». “Dubito che sarà d’accordo!” pensò Sofia e, più insicura che mai, prima che lui partisse, si affrettò a dirgli: «Kabir, aspetta! Ho avuto un’idea! Sai che io gestisco l’amministrazione dell’attività di mio padre? Bene. Tu lavorerai con me, diventerai legalmente mio socio, ti cederò metà delle mie quote». «Non è una brutta idea. Così mi sentirei molto più accettato!» le rispose, allontanandosi sul motorino malconcio. La ragazza si sentiva un po’ più rincuorata. Forse, grazie a quell’ultima illuminazione improvvisa, non l’avrebbe perso. Ah, che pensiero terribile! Perdere Kabir! Che incubo! Non


20

sarebbe riuscita a vivere un solo istante senza di lui: doveva fare qualsiasi cosa pur di tenerselo stretto. Era decisa. Se il giorno dopo lui le avesse detto che non accettava quella condizione, sarebbe tornata da suo padre ancora più agguerrita. Per tutto il giorno seguente, Sofia evitò di proposito il padre. Era certa che lui non aspettasse altro che domandarle come Kabir avesse reagito a quella notizia e che avrebbe interpretato il suo atteggiamento nel modo sbagliato. Riusciva perfino a immaginarlo, con la sua faccia soddisfatta, mentre le diceva: «Te l’avevo detto! Kabir vuole solo i tuoi soldi! Ecco perché non ha preso bene la notizia. Se ti amasse davvero non avrebbe reagito così!». Ne era sicura: suo padre le avrebbe certamente parlato in quel modo, e lei non voleva dargli quella soddisfazione! “Perché non riesce a capire che per Kabir non è semplice lasciare la sua casa?” pensò, nella penombra della sua camera da letto. Augusto era un uomo testardo e difficilmente ammetteva di sbagliare. “Solo il tempo potrà fargli capire ciò che io vedo già chiaramente” si rincuorò.


21

Poi, le venne in mente che, il giorno prima, suo padre le aveva detto la stessa frase. Quanto erano simili! Non solo nell’aspetto, entrambi capelli rosso rame e occhi verdi, ma anche nel carattere. Prima di incontrare Kabir non sarebbe stata in grado di prendere alcuna decisione senza l’approvazione del padre e doveva ammettere che un po’ le mancava quel loro rapporto complice. Negli ultimi mesi, lei si era dedicata esclusivamente alla sua relazione, trascurando il padre. Sapeva che doveva crearsi una vita propria e che non avrebbe potuto rimanere la bambina di papà per sempre. Era stato difficile, ma grazie ai sapienti consigli di Kabir ci era riuscita. In lui aveva trovato una nuova guida. Inoltre, le ricordava suo padre: entrambi avevano un carattere forte sul quale lei poteva contare. Nel pomeriggio Kabir era libero. Sofia aveva indossato l’abitino preferito dal ragazzo. Era semplicissimo: in cotone bianco, rifinito con piccoli ricami a forma di fiorellino. Si era seduta su un muretto e non riusciva a smettere di dondolare le gambe. Era tesa e nervosa. Quando lui le si avvicinò, lei non gli diede nemmeno il tempo di salutarla e gli chiese: «Allora? Ne hai discusso con Mira?». Non era riuscita a trattenersi ed era andata dritta al sodo. Era pallida in viso e la fronte era madida di sudore.


22

Kabir sorrise e appoggiò le sue mani scure sulle sue gambe bianche. «Mi ha fatto ragionare: mi ha fatto capire il punto di vista di tuo padre. Possiamo organizzare il matrimonio». Sofia rimase un istante immobile, come pietrificata. Non riusciva a credere che fosse stato così semplice: era fatta! Con le mani gli prese il volto, lo avvicinò al suo e lo baciò. Il mese successivo, quello di giugno, fu frenetico e stancante. Sofia e Kabir, giunti a Savona insieme ad Augusto, si erano immersi nei preparativi del matrimonio. E, se già un matrimonio ‘normale’ è impegnativo, un matrimonio misto è complicatissimo. Dovettero compilare infiniti moduli di colori e di forme differenti! Parve a entrambi di essere entrati in un tunnel senza via d’uscita. Augusto se ne stava, a fatica, in disparte. Avrebbe voluto aiutare la figlia, ma l’orgoglio glielo impediva. Nonostante lo stress, le corse, i ritardi e gli intoppi, il 15 luglio 2016 Sofia e Kabir, più innamorati che mai, convolarono a nozze. Augusto, accompagnando la figlia lungo la navata della chiesa, era commosso. Ricordava quando Aurora, la madre di Sofia, lo aveva raggiunto all’altare. Un maledetto incidente automobilistico gliel’aveva portata via ventitré anni prima, quando la loro piccola aveva appena cinque anni.


23

“Cosa avrebbe detto mia moglie? Cosa avrebbe consigliato a nostra figlia?” si domandava, procedendo lentamente verso Kabir, vestito di una perfezione quasi incredibile. In cuor suo lo sapeva. Ma non voleva accettarlo! Aurora era il ‘poliziotto buono’, mentre lui quello ‘cattivo’. Sarebbero stati due genitori perfetti, proprio perché si compensavano l’un l’altra. Invece, il destino crudele si era preso Aurora e lui, da solo, non riusciva a sopperire a quella mancanza. Ebbe appena il tempo di voltarsi verso la figlia che lei si staccò dal suo braccio e raggiunse il prete. Allora, si fece da parte. Gli occhi verdi di Sofia e quelli identici del padre erano colmi di lacrime, ma per motivi diversi. La famiglia di Kabir non aveva potuto partecipare alla cerimonia perché, purtroppo, la malattia del padre era improvvisamente peggiorata. “Finalmente sono la signora Kapoor!” si disse Sofia, soddisfatta. Poi si voltò verso suo marito. Era seduto accanto a lei e guardava attraverso il finestrino dell’aereo: direzione Messico.


24

Kabir contraccambiò il suo sguardo, la baciò in fronte e continuò ad ammirare il paesaggio che, per via dell’altezza, pareva il disegno di un pittore. Sofia ebbe un’esitazione. Tutto stava andando bene, troppo bene. Temeva di dover pagare una fortuna così grossa con una sfortuna altrettanto grande. «Non cambierà mai nulla fra noi, vero?» gli chiese, cercando in lui una rassicurazione. «Certo! Perché qualcosa dovrebbe andare storto? Devi smetterla di essere così insicura e pessimista…» rispose Kabir, distratto. «Già, hai ragione. Come sempre sono io a sbagliare». ),1( $17(35,0$ &RQWLQXD


INDICE

PROLOGO ................................................................................ 5 CAPITOLO I ............................................................................ 7 CAPITOLO II ......................................................................... 25 CAPITOLO III ........................................................................ 42 CAPITOLO IV........................................................................ 57 CAPITOLO V ......................................................................... 68 CAPITOLO VI........................................................................ 85 CAPITOLO VII .................................................................... 104 CAPITOLO VIII ................................................................... 111 CAPITOLO IX...................................................................... 121 RINGRAZIAMENTI ............................................................ 135


Â


AVVISO NUOVO PREMIO LETTERARIO La 0111edizioni organizza la Terza edizione del Premio ”1 Giallo x 1.000” per gialli e thriller, a partecipazione gratuita e con premio finale in denaro (scadenza 31/12/2020) www.0111edizioni.com

Al vincitore verrà assegnato un premio in denaro pari a 1.000,00 euro. Tutti i romanzi finalisti verranno pubblicati dalla ZeroUnoUndici Edizioni senza alcuna richiesta di contributo, come consuetudine della Casa Editrice.


Â


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.