Effetto domino, Serena Severi

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SERENA SEVERI

EFFETTO DOMINO

ZeroUnoUndici Edizioni


ZeroUnoUndici Edizioni WWW.0111edizioni.com www.quellidized.it www.facebook.com/groups/quellidized/ EFFETTO DOMINO Copyright © 2020 Zerounoundici Edizioni ISBN: 978-88-9370-376-5 Copertina: immagine Shutterstock.com


Alla creatività, la dote migliore che ci sia stata regalata



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I

Nell’appartamento di Via Mazzini, la serata era iniziata come tante. Cenetta leggera alla fine di una giornata lavorativa che di leggero non aveva avuto molto. Viola era tornata a casa verso le diciassette, dopo aver passato mattina e pomeriggio a fare valutazioni psichiatriche su pazienti più o meno gravi. Lo studio di neuropsichiatria, presso il poliambulatorio di Ravenna, la impegnava tantissimo; nonostante ciò, la ragazza aveva sempre una risorsa inaspettata di energia. Daniele era reduce dal turno sull’auto medicalizzata; aveva timbrato l’uscita alle venti e, dopo essere rientrato a casa, non aveva nessuna intenzione di mettersi a discutere. L’argomento era stato introdotto a tavola e ora continuava mentre sistemavano la cucina. «Veramente vorresti affittare un bungalow per un mese?», fece lui mentre asciugava i piatti. «A me sembra un’esagerazione e poi io non le ho le ferie a luglio…lo


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sai…». «Sì, ma potresti fare avanti e indietro… Milano Marittima Forlì, cosa vuoi che sia! Io quei chilometri li faccio quasi tutti i giorni per andare al mio studio a Ravenna; non stiamo parlando di chissà quale distanza…e poi ho già parlato con la Veri, anche Stefano farebbe come te!». «Anche Stefano non ha le ferie e farebbe avanti e indietro per tutto il mese?» ribadì Daniele un po’ perplesso. Viola era perfetta in tutto, ma quando si metteva in testa una cosa, non c’era modo di farle cambiare idea. Si erano conosciuti nel Dicembre precedente quando entrambi, a qualche giorno da Natale, si erano ritrovati a soccorrere una signora per cui purtroppo non c’era più niente da fare. Giovane neuropsichiatra e volontaria di Croce Rossa, Viola era riuscita a fare breccia nel cuore del bel dottore ritenuto da tutti lo scapolo d’oro dell’Asl. Tra loro era scoppiata una passione autentica che li aveva portati alla convivenza solo poco tempo dopo quel primo incontro. Diversissimi per carattere, riuscivano però ad andare d’amore e d’accordo. A parte quando lei si fissava con qualche pensiero strampalato.


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E questa volta le era venuta in mente l’idea di affittare un bungalow in un campeggio a Milano Marittima per tutto il mese di luglio. Per convincere il suo compagno puntava sul fatto che, con loro, ci sarebbero stati anche Stefano, maresciallo dei carabinieri, e sua moglie Veronica, per tutti loro la Veri, grandissima amica di Viola e insegnate di scuola primaria. Daniele sapeva che opporsi sarebbe stato inutile, ma provò a obiettare un altro po’. «Quando dovrò fare il turno lungo mi toccherebbe partire alle sei e tre quarti per tornare chissà a che ora; ci vuole quasi un’ora da Milano Marittima all’ospedale; devo attraversare tutta Forlì…». «Esagerato! In quarantacinque minuti ci si arriva e poi, se ti muovi in moto, potresti metterci anche molto meno! Tra l’altro, dopo aver fatto la notte, avresti due giorni interi di mare da goderti… anzi tre contando anche quello in cui smonti…». Da questo punto di vista, in effetti, lavorare come medico dell’auto medicalizzata del 118 poteva avere i suoi lati positivi. Fare i turni gli permetteva di avere giornate in cui non si sarebbe dovuto recare al lavoro. Un lavoro che, tra l’altro, lui amava profondamente e per il quale aveva studiato moltissimo in passato dedicandocisi


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anima e corpo e per cui continuava a studiare ancora adesso. Viola stava continuando imperterrita facendo l’elenco di tutte le cose positive che avrebbero potuto fare: «Tu devi pensare a questo: mangiate di pesce, aperitivi in spiaggia…dai, ti prego, ti prego, sarà bellissimo!». Aveva già deciso. «Speriamo…» si limitò a commentare il bel dottore. «Però ci pensi tu a prenotare e tutto il resto…» aggiunse poi. «Certo…e tutto il resto!» fece lei euforica, stampandogli un bacio sulla guancia. Erano gli ultimi giorni di Aprile, l’aria era frizzante, le scuole aperte e Forlì era nel solito fermento tipico di una piccola città piena di vita. Luglio sembrava ancora lontano e, per alcune settimane non si ritornò sull’argomento. Poi, una sera dopo cena, mentre erano abbracciati sul divano e guardavano la TV, Viola improvvisamente disse: «Tesoro, ho fatto». «Fatto cosa?» le chiese Daniele che al momento aveva i pensieri lontani anni luce dalle vacanze estive. «Ho prenotato… il bungalow… oggi, ho mandato una mail al campeggio e ho prenotato un bungalow per tutto luglio… stessa cosa ha fatto la Veri, siamo vicini, abbiamo già pagato la caparra!».


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«Wow» commentò Daniele senza troppo entusiasmo. Del resto, la sua idea di vacanza era ben diversa da quella che si aspettava da un soggiorno in un bungalow al mare. Si immaginava notti insonni per il caldo insopportabile, dentro una scatoletta di dieci metri quadri, tra rumori e schiamazzi di ragazzi ubriachi che sarebbero rientrati in campeggio dopo una serata in discoteca, sabbia ovunque, anche nel letto, e bambini frignanti sotto le finestre rigorosamente spalancate. Si ripromise di chiamare il suo amico Stefano per sentire da lui cosa ne pensasse di questa trovata ingegnosa da parte delle donne dal momento che, pur ritrovandosi spesso, non avevano mai affrontato il discorso. Era più che sicuro che anche lui avesse le sue stesse perplessità; conoscendo il suo caratterino poi, chissà quante robacce avrebbe detto sulla decisione presa da Veronica e Viola…e invece, fu inaspettatamente sconvolto nel sentire il parere del carabiniere. «Macché, stai scherzando? Stai tranquillo perché non è proprio come ti immagini tu! Tutti i bungalow hanno l’aria condizionata e sono veri e propri appartamentini; i servizi sono pulitissimi, forse un po’ vecchi, ma veramente puliti; le regole del campeggio sono molto rigide: dopo una certa ora non si può circolare con mezzi a motore né fare schiamazzi


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di giorno o di notte; e poi c’è la sicurezza del campeggio che gira continuamente in bicicletta per controllare che tutto sia a posto. Pensa che il cancellino che dà sulla spiaggia, viene chiuso prima che faccia buio e ci sono telecamere che vietano l’accesso ai forestieri… noi abbiamo fatto tutto il mese di luglio anche l’estate scorsa e siamo stati BENISSIMO! La sera poi, c’è un po’ di animazione se vuoi stare in campeggio, altrimenti tutti i locali di Milano Marittima sono abbastanza vicini e raggiungibili in bicicletta. Ѐ la soluzione ottimale per chi fa un mestiere come il nostro: lavori due giorni e ti rilassi al mare, due giorni e ti rilassi…vedrai che ci divertiremo!». «Speriamo…» disse di nuovo Daniele che ancora non era del tutto convinto. Quella sera stessa, nel loro appartamento di via Andrea Costa, Stefano aveva raccontato alla Veri delle perplessità che l’amico gli aveva dimostrato. «Scommetto che per Daniele sarà una piacevole sorpresa scoprire il campeggio e la sua libertà! Con il lavoro stressante che fate, staccare completamente potrà solo farvi bene! Sarà una gran bella vacanza. Per noi e per loro!». Allungando le gambe sul divano, il maresciallo non aveva potuto fare altro che dare ragione alla moglie.


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II

Qualche giorno prima della fine di Giugno, Viola tirò fuori due enormi valigie e iniziò a stiparle di costumi, vestitini, creme e parei. Riempì il garage di bibite, biscotti, litri di latte a lunga conservazione, frutta secca e sciroppata perché, secondo lei, i supermercati delle zone di mare avevano prezzi esagerati. «Viola, tutta quella roba non riusciremo mai a farla stare in macchina!». «Non sarà un problema…visto che devi tornare a Forlì per lavorare, ogni tanto ti muoverai con la mia macchina e caricherai qualcosa!». “Ma non dovevo muovermi in moto per fare prima? Si prospettano delle gran vacanze…” pensò Daniele cercando di non far trasparire troppo il suo stato d’animo. Quello che più gli sembrava strano era il fatto che l’amico carabiniere assecondasse la moglie in questa avventura senza lamentarsi continuamente come era solito fare. Da un lato, questa assenza di proteste lo rassicurava, dall’altra, lo


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spaventava in po’ lasciandolo alquanto perplesso. Non ci era abituato. Non sapeva esattamente che cosa aspettarsi. Si fece quindi coraggio e, sabato primo luglio, alle ore dodici in punto, dopo aver riposato pochissimo e passato la mattinata a preparare le ultime cose, arrivarono all’ingresso del campeggio: Viola con il Nissan Qashqai di Daniele perché, giustamente, era più capiente della sua Golf, e lui in moto, sopravvissuto a una notte impegnativa, pronto a tornare al lavoro il martedì successivo. Era riuscito a farsi assegnare il turno di notte. Lo aspettavano quindi quasi quattro interi giorni di vacanza. Su Daniele, non potrà mai essere peggio della notte appena passata! Al check-in d’ingresso, dovettero aspettare quasi venti minuti, durante i quali il dottore fece in tempo a sentire tutta la stanchezza della notte appena trascorsa al lavoro: tre emergenze l’avevano fatto girare avanti e indietro per la valle del Bidente, non permettendogli di fermarsi un attimo. Davanti a loro, allo sportello della reception, un gruppo di ragazzi era impegnato a pagare la permanenza durata qualche giorno e due camper erano già in attesa al loro arrivo. Quando arrivò il turno della coppia, la signorina con gli


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occhiali e l’aria da secchiona gli illustrò il percorso per raggiungere il bungalow assegnato che si trovava nel viale principale, non troppo lontano dal cancello di accesso alla spiaggia, vicino ai servizi e alla zona bar, ristorante e market. Del resto, l’intera area del camping non era molto grande e tutto era raggiungibile a piedi, in qualche minuto. Nei viali interni i bambini scorrazzavano liberi in bicicletta, a piedi o con il monopattino, inseguiti da nonni ansimanti, carichi di salvagenti e giocattoli, che faticavano a stargli dietro. Daniele parcheggiò la moto fuori, nella zona riservata ai clienti, e si avviò a piedi in quel dedalo di sentieri e stradelli. Davanti a lui, Viola procedeva con l’auto a passo d’uomo, come era indicato a chiare lettere dal regolamento interno. Praticamente di fronte al loro bungalow ci trovarono la macchina di Stefano e i due amici intenti a scaricare un’infinità di prodotti, valigie e borse. «Ben arrivati!» fece Stefano allargando le braccia impegnate a sorreggere due sporte. Indossava una canottiera chiara, pantaloni corti e ciabatte infradito. A Daniele non era capitato molto spesso di vedere l’amico con quell’abbigliamento estivo; semmai, quando si sentiva in libertà nell’appartamento di Forlì, indossava la sua classica e ormai famosa tuta grigia, ma la cosa più strana era il sorriso


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rilassato che lo rendeva, a dir poco, radioso. «Oggi si pranza da noi, vero Veri?» continuò il carabiniere mentre entrava nella casina. «Va beeeene!» rispose una voce proveniente da dentro l’abitacolo della macchina. «Ciao ragazzi! Ben arrivati! Che bello vedervi!» disse Veronica togliendo un grosso scatolone dall’auto. «Mi ci vorrà un po’ di tempo per abituarmi e capire come funziona qui…» disse quasi tra sé Daniele guardandosi intorno, e si diresse verso il loro bungalow. «È la prima volta per te?» chiese Veronica vedendolo spaesato. «Eh già…» rispose lui infilandosi le mani nelle tasche posteriori dei jeans. La struttura, uguale a quella di Stefano e la Veri, era decisamente graziosa; addirittura su due piani, dipinta di blu, ricordava le case norvegesi. Fuori, un piccolo porticato con un tavolo, dentro gli ambienti erano luminosi e ben puliti. Il piano terra comprendeva il salotto, la cucina e un piccolo bagno con la doccia; il piano superiore, invece, era completamente occupato da una camera da letto corredata da un grande armadio a muro. Tutti i mobili e i pavimenti erano rigorosamente chiari. «Però… devo dire che mi aspettavo tutt’altra cosa… mi


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sembra proprio carino qui…» disse parlando tra sé e sé, e si appoggiò sul materasso del letto per testarlo. «Allora?» fece Viola dal piano di sotto. «Come ti sembra?» «Cavoli, è proprio bello!» rispose Daniele scendendo le scale. «Uomo di poca fede… cosa ti avevo detto io? Guarda, per favore, se riesci a capirci qualcosa nel pannello dell’aria condizionata! Ѐ lì di fianco alla porta… intanto io porto dentro un po’ di cose» e così dicendo appoggiò due borse sul tavolo. Quando finalmente finirono di scaricare tutto dalla macchina, si resero conto che erano le tredici passate. Stefano aveva già apparecchiato il tavolo della loro veranda e li esortò a raggiungerli. La pasta alle vongole, preparata dalla Veri, risultò ottima. Dopo il primo fece la sua comparsa in tavola un’insalatina di salmone e funghi che mandò in estasi Viola. «Scusa, ma dove l’hai trovato il tempo per fare questa delizia?» chiese all’amica. «Guarda che non ci vuole poi molto» rispose la Veri. «Ho pulito i funghi, li ho affettati e spruzzati con un po’ di limone perché non diventassero neri. Poi ho lavato l’insalata e l’ho tagliata a striscioline e per finire ho fatto a listarelle il salmone. Ho mischiato il tutto e condito ben bene! Non è


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certo un piatto di alta cucina!». «Sarà, ma con me ha riscosso un gran successo!». A Daniele, inizialmente, suscitò qualche imbarazzo il fatto che tutte le persone che tornavano dal mare, passando loro davanti, gli augurassero buon appetito. Non era abituato a pranzare di fronte a tutta quella gente. Del resto, la veranda dei loro bungalow dava proprio sul viale principale; se avessero continuato a consumare i pasti lì si sarebbe dovuto adattare a questo strano modo di fare. Durante il pranzo Stefano non rimase in silenzio un secondo, organizzò il pomeriggio nei minimi particolari: dal riposino post prandiale, alla passeggiata in spiaggia, fino alla doccia prima della cena di pesce in un ristorantino in riva al mare che lui e la moglie avevano scoperto l’anno prima. Daniele ne approfittò per chiedere alcune informazioni sulla vita in campeggio: orari in cui era possibile transitare con auto e moto, funzionamento dell’accesso alla spiaggia tramite la tessera che era stata data loro al momento della registrazione, collegamento wi-fi e molto altro. Stranamente, e forse per la prima volta da quando si erano conosciuti, non parlarono di lavoro. Finito di sparecchiare, lasciarono che la Veri si occupasse di lavare i piatti e si ritirarono nei propri bungalow per riposare; la temperatura ideale all’interno della casina


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conciliò il sonno. Il riposino fu più lungo del previsto e quando alle sedici Daniele e Viola misero il naso fuori dalla loro porta, trovarono Stefano comodamente steso in una sdraio che aveva collocato vicino al tavolo della veranda. In mano aveva un fumetto che sembrava divertirlo un sacco. «Ci si abitua in fretta, vedrai… è che passa anche in fretta! Dai vieni che ti offro un caffè al bar!» disse il carabiniere alzandosi e appoggiando il giornalino sul tavolo. «La Veri sta ancora dormendo!». «Io rimango qui a sistemare un po’… così, nel caso la cosa vi interessasse…» fece Viola prendendo il posto di Stefano e fingendo di essersela presa perché l’invito non era stato rivolto anche a lei. «Comportatevi bene però, che qua ci sono un po’ troppe donnine in giro…». I due ragazzi si avviarono sul vialetto principale. «Topolino mi fa sempre rilassare!». «Come, scusa?» chiese Daniele che non aveva proprio capito a cosa l’amico si riferisse. «Topolino…» ribadì il carabiniere, «…il fumetto! Me ne sarò portato una cinquantina! Anche se la storia più bella l’ho letta quando avevo dieci anni! Era ambientata a Londra ed era stata rubata la corona della regina. Il ladro, mi ricordo che si chiamava Mercuzio, l’aveva nascosta in bella vista, tra


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falsi gioielli usati in teatro. Se vuoi nascondere qualcosa, il miglior modo è quello di metterla sotto gli occhi di tutti, diceva Topolino alla fine! Sapessi quanto è vero! Quante volte, in questi anni, mi è tornato in mente quell’episodio…». Daniele non poteva credere alle proprie orecchie: Stefano stava allegramente disquisendo su di un fumetto per bambini; ammettendo, tra l’altro, di avere imparato una grande lezione da una delle sue storie. A vederlo durante l’inverno, pignolo e noioso fino all’inverosimile, quell’inaspettato cambio di carattere rendeva la situazione quasi surreale; se l’avessero visto poi i carabinieri in forza al comando provinciale di Forlì… «Questa è la piazzetta in cui la sera si fa animazione» continuò imperterrito cambiando argomento. «La prima parte è dedicata ai bambini, poi, alcune sere ci sono spettacoli o giochi di gruppo, qualche concertino alle volte; durante l’estate vengono anche organizzate presentazioni di libri. La Veri non se ne perde uno!» spiegava Stefano. «Lì c’è la sala giochi, una sala ricreativa con una grande televisione, da quella parte si trova il market e qua il ristorante e il bar! C’è anche la lavanderia all’occorrenza! Con pochi euro puoi lavare tutto quello che vuoi! Da quest’anno la gestione del campeggio ha preso addirittura lo


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stabilimento balneare che attraversiamo per accedere alla spiaggia. Ci sono agevolazioni sulle tariffe di sdraio e ombrelloni per i clienti del camping, e ci si può anche cenare; sembra che la cucina sia ottima. Potremmo provarlo una delle prossime sere se vi va…». Alcuni ragazzini in costume e ciabatte erano seduti nei tavolini fuori dal bar, intenti a guardare i loro cellulari senza scambiarsi nemmeno una parola; Daniele sperò che il maresciallo non partisse con i lunghi commenti sulla gioventù che iniziavano sempre allo stesso modo: “quando ero giovane io” (neanche fossero passati cento anni), e provò a distrarlo per farlo parlare di altro. «Conosci tutto qui, ma è da molti anni che tu e la Veri frequentate questo campeggio?». «Molti anni? La Veri c’è praticamente cresciuta… i suoi genitori venivano d’estate con la roulotte da quando era una bambina… io e lei, saranno cinque o sei anni che ci facciamo alcuni periodi estivi. C’è chi arriva all’inizio della stagione e fa dall’apertura, a Pasqua, fino alla chiusura a metà Settembre; pensa che in diversi lasciano addirittura qui la roulotte per ritrovarla l’anno seguente. Nel nostro caso, è una buona soluzione per entrambi: lei, essendo a casa da scuola, rimane in pianta stabile per tutto il tempo che abbiamo prenotato, e io, se anche non ho le ferie, con i turni


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riesco a fare avanti e indietro senza problemi… come farai anche tu del resto!», e così dicendo aprì la porta del bar e fece entrare per primo Daniele. L’interno del locale era spazioso, una parte adibita a bar e l’altra a ristorante, separate da una serie di fioriere che nascondeva solo in parte la zona riservata alla ristorazione. L’ambiente era fresco e ben pulito. Un grande ventilatore, situato proprio sulle loro teste stava girando stanco. A Daniele non sarebbe dispiaciuto cenare anche in quel locale qualche volta; magari una bella grigliata di pesce appena pescato. Ma quando mai il pesce servito al mare d’estate è appena pescato? Pensò tra sé e sé. Al bancone una ragazza truccatissima e piuttosto in carne stava asciugando alcuni bicchieri, mentre una scollatura un po’ troppo generosa lasciava intravedere più del dovuto. Lo spettacolo, tra l’altro, non era dei migliori. «Ben arrivatiiiii!» li assalì. «Perché siete arrivati oggi vero? Non vi ho mai visti nei giorni scorsi e di solito, i bei ragazzi li vedo sempre! Io sono Samantha, come posso aiutarvi?». «Due caffè, per favore» rispose Stefano e, dal tono usato, Daniele capì subito che la ragazza non doveva stargli particolarmente simpatica. La barista iniziò ad agitare strofinaccio e bicchiere in aria come se avesse sentito chissà quale castroneria.


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«Caffè, caffè, ma qui in Romagna sapete bere solo dei caffè?» ribatté poi improvvisando una sorta di balletto. Stefano sgranò gli occhi e diventò rosso come un gallinaccio; fece per parlare, ma Daniele, che conosceva molto bene l’amico, decise di intervenire appoggiando una mano sulla spalla del carabiniere: «Due caffè signorina, due caffè vanno benissimo…». «…e due caffè siano! Ma datemi del tu, sono ancora giovane io!» sospirò la barista come se le avessero fatto un dispetto. Appena fuori dal locale Stefano iniziò a snocciolare una lunghissima litania sulla maleducazione dei giovani, sulla troppa confidenza che si prendevano, sulla mancanza di regole… Daniele ascoltò in silenzio; c’era da aspettarsi quella reazione. Adesso sì che lo riconosceva!


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III

Nel breve tragitto che separava il bar dai bungalow, fortunatamente, le noiosissime lamentele di Stefano vennero più volte interrotte dai saluti delle persone che incontrarono. Sembrava quasi che in quel campeggio si conoscessero tutti e che tutti sapessero un sacco di cose delle vite altrui. «Salve, maresciallo! Ben arrivato! Ho già avuto modo di salutare sua moglie… aspettiamo lei e la signora per un caffè! Siamo nella nostra solita piazzola» gli urlò un signore piuttosto anziano mentre si allontanava in sella alla sua bicicletta. «Signor Dallaaaara, che piacere! Ma quando siete arrivati? Mio marito la ricordava proprio l’altro giorno…» lo salutò una signora uscendo dalla veranda della sua roulotte e infilandosi le ciabatte. «Finalmente siete arrivati! Ci sono dei ragazzi vicino alla piscina che fanno una confusione incredibile…mi auguro che anche qui lei faccia rispettare le regole…». E così via…


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Chi in bicicletta, chi a piedi o in auto si fermava a salutare e scambiare due parole con Stefano e a Daniele tutta questa confidenza nei confronti dell’amico lo stupì non poco. Un signore dalla chioma piuttosto anacronistica per la sua età, disse addirittura: «Allora l’aspetto in piazzetta per ripetere il numero dell’anno scorso eh?», e ammiccò come per far intendere che doveva trattarsi di qualcosa di altamente proibito. «Il numero dell’anno scorsooo?» fece sbigottito Daniele appena il signore si fu allontanato. Non poteva credere alle sue orecchie. «No… niente… deve avermi confuso con qualcun altro…» rispose Stefano per niente convincente. Era strano come l’amico si trasformasse in vacanza, ma era anche piuttosto divertente, un lato del carattere di Stefano che Daniele conosceva pochissimo. Quei repentini cambi d’umore, però, rischiavano di rovinare l’atmosfera surreale. Di tanto in tanto incrociavano gruppi di ragazzi scatenati che andavano o tornavano dalla spiaggia. L’orario del silenzio era terminato e anche le macchine iniziavano a muoversi per entrare o uscire dal campeggio. Mentre camminavano, Stefano spiegava: «Qui stanno due pensionati di Imola; in quella piazzola c’è


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un signore che viene da Modena e, ogni anno, viene per fare le cure termali a Cervia; quello è il camper di una famiglia con due bambini tremendi… vengono da Cesena mi sembra, lui fa avanti e indietro come noi, però non so che lavoro faccia. Certo che, se avessi dei figli così pestiferi, sarei ben contento di andare a lavorare anch’io!». E avanti così, fino a quando si ritrovarono di fronte ai loro bungalow. Viola e la Veri, in costume, si stavano preparando per andare a fare una passeggiata in spiaggia. Una lunga fila di creme solari giaceva sulla tavola della veranda. «Era lungo quel caffè!» esclamò Viola appena li vide. Alla parola caffè a Stefano tornò in mente la barista parecchio esuberante e ripartì con la solita litania. “Oh Signore, speriamo che non vada avanti così per tutta la vacanza!” pensò Daniele, poi, a voce alta, più per distrarlo che per altro, chiese la prima cosa che gli passava per la testa: «Mi fai vedere dove si trova la piscina?». «Certo, certo… ragazze, ci aspettate per la passeggiata o vi raggiungiamo?». «Ci avviamo piano piano…facciamo la battigia verso Ravenna» rispose la Veri mentre si fasciava i fianchi


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indossando un grazioso pareo fuxia. Anche Viola ne indossava uno nero su un costume chiaro che metteva in risalto la sua bella carnagione scura pur non essendo ancora abbronzata. Erano proprio due belle donne e i ragazzi le avrebbero sicuramente notate sulla spiaggia, ma erano anche sveglie e poco inclini ai complimenti gratuiti. Per qualche minuto se la sarebbero cavata benissimo da sole. Anche la zona piscina era poco distante dalle loro sistemazioni ed era formata da due vasche: una, più piccola, per i bambini, alta appena una cinquantina di centimetri, e l’altra, molto più grande con una profondità di meno di due metri. Tutt’attorno erano sistemati ombrelloni e sdraio occupati dagli ospiti del campeggio. L’intera area era recintata da una rete metallica piuttosto alta entro la quale si accedeva entrando da un cancello. All’interno, la confusione era tanta. Un bagnino molto giovane, con la divisa rossa e la pelle cotta dal sole, controllava attentamente bambini e adulti; nonostante continuasse a ripetere ai più piccoli di non correre a bordo vasca, non sortiva l’effetto sperato. «Ci vuole polso ragazzo, ci vuole polso» fece un carabiniere avvicinandosi al giovane.


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«Vuole venire lei al mio posto?» rispose quello alquanto risentito. “Alé, ci risiamo” pensò Daniele, “adesso ricomincia!”, e lo portò via praticamente a forza. Uscirono dal cancellino e si diressero verso la spiaggia attraversando lo stabilimento balneare. Molti tavolini erano occupati da giovani che sorseggiavano una bibita o mangiavano un gelato; stranamente sembrava che tutti o quasi avessero dimenticato il cellulare da qualche parte. Quella visione riportò Daniele indietro nel tempo a quando cioè ragazzino, andava al mare con il fratello. La brezza che arrivava dall’Adriatico era piacevolissima e il dottore non poté non apprezzarla, mentre Stefano, profondamente contrariato, continuava a borbottare. Il suo malumore era palese. Sembrava una pentola a pressione sul punto di scoppiare. Quando faceva così era difficile farci qualsiasi ragionamento. Sulla battigia i turisti camminavano allegri entrando di tanto in tanto in acqua fino alle caviglie; i bambini correvano avanti e indietro alzando schizzi tutt’intorno. Nel momento in cui raggiunsero le ragazze, che avevano già passato il canale di divisione tra Milano Marittima e Lido di


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Savio, a Viola e Veronica bastò uno sguardo per capire che non era aria e allungarono il passo per non dover sentire la noiosissima tiritera che ormai conoscevano a memoria.


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IV

Domenica 2 Luglio La domenica scivolò via tranquilla. Stefano aveva dato il meglio di sé durante la cena del sabato rompendo a più non posso, dopodiché, la moglie doveva evidentemente aver minacciato di lasciarlo solo. Quando erano tornati in campeggio, dopo essere stati a cena nel grazioso ristorantino scelto dalla coppia, avevano accompagnato Viola e Daniele in piazzetta a vedere lo spettacolo di un prestigiatore e Veronica si era congedata dicendo all’amica: «Se non la finisce, io lo ammazzo! Se si lamenta un’altra volta, torno a casa e lo lascio qui! L’avevo avvertito, lo lascio qui!». Viola si era messa a ridere, ma dovette ammettere con se stessa che, quando ci si metteva, Stefano poteva risultare veramente pesante. Ormai loro lo conoscevano e non ci facevano più tanto caso, ma il carabiniere riusciva a esprimere il proprio disappunto per un


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argomento lagnandosi per ore e ore e facendoti inevitabilmente arrivare allo sfinimento. Forse era la sua tattica per far confessare i colpevoli… ma ragazzi! Una volta, scherzando, Veronica lo aveva soprannominato “Geremia”, rifacendosi al profeta biblico autore del Libro delle Lamentazioni. Quella sera Daniele, che di solito non mangiava molto, aveva soddisfatto la sua voglia di pesce concedendosi primo e secondo, mentre Stefano aveva esagerato divorando una quantità enorme di cibo. Naturalmente, tra un boccone e l’altro, non perdeva occasione per continuare la sua personale crociata sulla maleducazione giovanile, andando a fomentare il malumore della moglie che, di tanto in tanto, alzava gli occhi al cielo. La domenica era quindi un’altra persona: sorridente, affabile, il perfetto turista che vuol godersi la vacanza. Decisero di fare colazione, insieme, nella veranda del bungalow di Stefano; evitare accuratamente di incontrare la barista, almeno nelle prime ore della mattina, era una strategia che Daniele aveva escogitato durante la notte. Evidentemente, anche Veronica doveva aver avuto la stessa idea e la mattina, di buon’ora, si era quindi recata nella miglior pasticceria di Cervia e aveva comprato paste fresche


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per tutti. «Dovremo organizzarci per far jogging la mattina presto, magari in riva al mare. Altrimenti, in un mese, rischiamo di metter su una pancia che mai!» aveva proposto Daniele all’amico dopo averlo visto addentare il terzo bombolone alla crema. Qualche ora passata in spiaggia, un pranzo leggero a base di insalata e bresaola, la pennichella pomeridiana e un giro in bici in pineta fino a una famosa gelateria di Cervia…insomma una tranquilla giornata di mare. Seduti a un tavolo, come perfetti turisti, Stefano e Daniele avevano a lungo parlato dei pro e dei contro dei loro mestieri tanto particolari, mentre le loro compagne gironzolavano davanti alle vetrine dei negozietti entrando di tanto in tanto per fare piccoli acquisti. I carabinieri del nucleo operativo di Forlì erano reduci di una vicenda che li aveva tenuti parecchio impegnati negli ultimi mesi: una banda di ucraini aveva messo a segno una decina di furti ai danni di ville isolate, utilizzando anche la violenza nel caso in cui avessero trovato in casa persone poco disposte a collaborare. Dopo una lunga indagine, erano finalmente riusciti ad arrestare i colpevoli: tutti giovanissimi poco più che maggiorenni. Stefano si era dilungato a


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raccontare i dettagli all’amico soffermandosi sulla descrizione della situazione che li aveva portati a scoprire l’identità dei quattro. Che venissero dall’est Europa era un dettaglio che conoscevano fino dalle primissime rapine, ma era stato solo nel corso di quella che avevano archiviato come La rapina di Villa Selva, che uno dei ladri aveva chiamato per nome uno dei suoi compari. Muoviti, Anton, gli aveva detto mentre arraffavano tutti i gioielli presenti nell’abitazione. Inoltre, sulla scena degli ultimi tre furti, era stata vista sempre la stessa macchina aggirarsi nei giorni precedenti e rimanere appostata per diverse ore in una zona da cui le case in questione erano ben visibili. L’auto era una Citroen c3 blu scura o nera. Un anziano signore che passeggiava con il suo cane, ricordava i numeri presenti nella targa, ma non le lettere; ci aveva fatto caso perché, essendo un professore di storia in pensione, le cifre 789, una vicina all’altra, non potevano non richiamare alla sua memoria la data della rivoluzione francese. Incrociando tutti i dati a loro disposizione erano riusciti a risalire a un certo Anton Kovachenko, residente in un vecchio casolare nella zona di Roncadello. Alcuni appostamenti ben fatti, avevano dato i risultati sperati e i carabinieri erano riusciti ad arrestare i quattro con le mani nel sacco mentre si trovavano


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in una villa nella zona di Carpena. Daniele ascoltò attentamente il racconto dell’amico e gli fece diverse domande su tutta la vicenda che si era conclusa solo qualche giorno prima. Quando dopo diverso tempo si alzarono dal tavolino, la sua curiosità poteva dirsi appagata. Una volta tornati, prima di salutarsi per andare a fare la doccia si accordarono per la serata. Lo stabilimento balneare, adiacente al campeggio, aveva organizzato una festa a tema; il cancellino di accesso alla spiaggia sarebbe rimasto aperto fino a mezzanotte. «Cosa dite, ceniamo qui in casa e poi facciamo un giro alla festa?» chiese Stefano al resto della comitiva. «Per me va bene, però domani sera promettete di portarmi al mercatino a Gatteo Mare, okay? Non posso stare qua e non avere nemmeno un libro da leggere! Lo sai!» rispose la Veri che senza i suoi Maigret non riusciva proprio a stare. Poi rivolgendosi agli altri: «A Gatteo Mare c’è una libreria fornitissima e ha sempre delle super offerte. La proprietaria è diventata un’amica ed è veramente in gamba. Così, tutte le estati, mi sposto di qualche chilometro e faccio un gran rifornimento di libri! L’anno scorso ne ho comprati una ventina e li ho letti tutti nel mese in cui ero qui in campeggio!».


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«Ho capito, uno mangia qualsiasi tipo di alimenti in quantità industriali e legge Topolino», e indicò Stefano, «e l’altra sta attenta alla linea e divora libri gialli… che poi, voi docenti non avete anche quel bonus che potete utilizzare per comprare libri, riviste o fare corsi d’aggiornamento?» le chiese Viola. «Sì» rispose la Veri ammiccando, «ma quelli li ho già spesi tutti!». Era luglio, erano al mare, erano quasi in vacanza. Tutto sembrava perfetto. Almeno fino a quel momento. )LQH DQWHSULPD &RQWLQXD


INDICE

I ................................................................................................. 5 II .............................................................................................. 11 III............................................................................................. 22 IV ............................................................................................ 28 V .............................................................................................. 34 VI ............................................................................................ 39 VII ........................................................................................... 41 VIII .......................................................................................... 43 IX ............................................................................................ 52 X .............................................................................................. 54 XI ............................................................................................ 58 XII ........................................................................................... 67 XIII .......................................................................................... 69 XIV.......................................................................................... 77 XV ........................................................................................... 83 XVI.......................................................................................... 91 XVII ........................................................................................ 98 XVIII ..................................................................................... 100 XIX........................................................................................ 105 XX ......................................................................................... 115 XXI........................................................................................ 119 XXII ...................................................................................... 124 XXIII ..................................................................................... 129 RINGRAZIAMENTI E PRECISAZIONI ......................................... 133



AVVISO NUOVO PREMIO LETTERARIO La 0111edizioni organizza la Terza edizione del Premio ”1 Giallo x 1.000” per gialli e thriller, a partecipazione gratuita e con premio finale in denaro (scadenza 31/12/2020) www.0111edizioni.com

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