Angeli in polvere

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i ringraziano gli editori: Einaudi per i testi di Naldini e Maraini (parte), Mondadori per Alesi, Magretti (parte) e Bellezza (parte), Guanda per Paris (parte), Barbabl첫 per Bellezza (parte) e Veneziani (parte).


Angeli in polvere a cura di

NOA BONETTI

EDIZIONI EUROMEDIA 93


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L'Arcan'lelo deUa poesia, François-Louis Schmied

Per l'iconografia dobbiamo assolutamente ringrazime f. Klee per aver permesso lo riproduzione di due disegni inediti del padre P. Klee. La ricerca iconografica è stata curata da Paolo Campanelli, Sara Italiani e Antonio Veneziani.


Sommario

pago 13 EROS ALESI

»

16 DARIO BELLEZZA

Cara, dolce, buona, umana O cara. O padrona morte A Elsa Morante

L.S.D. »

19 FRANCESCO DE VITIS

Non era ne vecchio, ne uomo Nel Cielo dei Diamanti

»

22 ATTILIO LOLINI

Tavor

Se entri nella notte nemica »

25 VALERIO MAGRELLI

Vola la testa Mi accarezzavo il viso

»

28 DACIA MARAINI

Questo ragazzo Ti orinerò sulle mani

»

31 NICO NALDINI

Gabriele torna a casa

Non amando più la vita »

34 RENZO PARIS

L'erba

Nella bustina venuta da Delhi »

37 GIOVANNA SICARI

Un bagliore questo si chiama Astuta rampolli consonanza


pago

40

ANTONIO VENEZIANI

Angeli in polvere Amabile sospetto

»

43

MICHELANGELO BIGLI

Schegge d'amicizia

»

49

FRANCESCO ITALIANI

Pegaso e le icone

»

51

F AERIZIO DESIDERI

È nello star sospeso il suo giudizio

»

55

SARA ITALIANI

Iconografia dell'angelo: itinerario minimo

»

59

GIANCARLO SUSANNA

Catene di immagini lampeggianti

»

63

ALBERTO AnRUZZE E

La macchina molle

»

67

GIANCARLO DE CATALDO

C'era una volta

»

69

NOA BONETTI

Nuovo attore per razza padrona

»

71

WILLIAM BURROUGHS

Storie di cuore e di cervello

»

75

ENGEL DER V ERNICHTUNG

Invito in Re minore

»

79

Bibliografia minima

»

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Note biografiche


Ogni rosa pregna di interno profumo, narra quella rosa, i segreti del Tutto. (Rumi)


Libro dei Morti (papiro di Ani)

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EROS ALESI

Cara, dolce, buona, umana Cara, dolce, buona, umana, sociale mamma morfina. Che tu solo tu dolcissima mamma morfina mi hai voluto bene come volevo. Mi hai amato tutto. lo sono frutto del tuo sangue. Che tu solo tu sei riuscita a farmi sentire sicuro. Che tu sei riuscita a darmi il quantitativo di felicità indispensabile per sopravvivere. Che tu mi hai dato una casa, un hotel, un ponte, un treno, un portone, io li ho accettati, che tu mi hai dato tutto l'universo amico. Che tu mi hai dato un ruolo sociale, che richiede e che dà. Che io a 15 anni ho accettato di vivere come essere umano «uomo» solo perché c'eri tu, che ti sei offerta a ricrearmi una seconda volta. Che tu mi hai insegnato a muovere i primi passi. Che ho imparato a dire le prime parole. Che ho provato le prime sofferenze della nuova vita. Che ho provato i primi piaceri della nuova vita. Che ho imparato a vivere come sempre ho sognato di vivere. Che ho imparato a vivere sotto le innumerevoli cure, attenzioni di mamma morfina. Che non potrò mai rinnegare il mio passato con mamma morfina. Che mi ha dato tanto. Che mi ha salvato da un suicidio o una pazzia che avevano quasi del tutto distrutto il mio salvagente. Che oggi 22-XII-1970 posso strillare ancora a me, agli altri, a tutto ciò che è forza nobile, che niente e nessuno mi ha dato quanto la mia benefattrice, adottatrice, mamma morfina. Che tu sei infinito amore infinita bontà. Che io ti lascerò soltanto quando sarò maturo per l'amica morte o quando sarò tanto sicuro delle mie forze per riuscire a stare in piedi senza le potenti vitamine di mamma morfina.

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o cara. O padrona morte o cara. O padrona morte. O serenissima morte. O invocata morte o paurosa morte. O indecifrabile morte. O strana morte. O viva la morte. O morte che è morte. Morte che mette un punto a questa saetta vibrante.

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Nave dei morti e corteo di offerenti (Paestllm)

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DARIO BELLEZZA

A Elsa Morante I ragazzi drogati, guardie del corpo dell'Assoluto, vanno per il mondo mattutino fino alla sera della loro sopravvivenza: come passerotti mangiano distrattamente tutti presi dai loro sogni d'avventura. E la sciagura che li coglie per strada e li fulmina piamente stecchiti li lascia prede delle iene umane che scrivono i loro necrologi sui giornali. Le loro dita sono piene di anelli; la loro grazia bugiarda di mentire sa che io non ho bisogno di droghe. E mi guardano come un povero reietto, un infelice, ma troppo non m'offendo. So che vanno per le vie del mondo con in bocca il sapore della polvere e del tossico: strepito vano è il loro baloccarsi bambino, orgoglio luciferino di chi si consuma, strugge come cera, ma anche cosÏ la mia voce smorta li vorrà sempre al mio capezzale.

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L.S.D. Sospiravi attendendo che facesse la sua tossica azione. Te ne stavi stupito di tanto languore in qualche sole di solo drogato. La luce nel tuo volto che io scrutavo e contavo le rughe che segnavano il tradimento: le occhiaie della mia perdizione.

o

ragazzo, caro ragazzo andiamo via in questo treno di aria dalla civiltà che ci bara; accogliamo devoti il selvaggio servaggio che è in noi, nella notte è il silenzio che ci vince e ci bacia e se tu rimani freddo è allora colpa mia, della mia bocca che non ti bacia e non riscalda le tue labbra di bracia. Ma guarda, ragazzo mio: la sera ha tutto in sé ravvoltolato. L'angoscia è perfetta e nessun 'altra può scuoterla o spossessarla. Pensa che io ti sono madre e i piccoli fratelli sono tanti piccoli uccelli col gozzo pieno di cibo e io sono loro fratello e la Stazione il Pincio o il Colosseo non ci riguardano più.

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L'Angelo con la macina (Apocalisse di Bamberga)

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FRANCESCO DE VITIS

Non era ne vecchio, ne uomo Non era ne vecchio, ne uomo aveva le fattezze di una donna agile dietro un volto senza tempo da vero dio. Non trovai le parole: in un attimo mi corsero alla mente . i fragori delle bombe e degli spari i languori della fame, la voglia di fumare parole cariche d'odio impotente che un tempo mi dicesti quand'ero forse troppo giovane per essere padre giornate di solitudine, angosce fino a quando un senso di dolore diffuso inondò tutte le cellule del mio corpo mentre aveva inizio il balletto dei Cieli O forse era solo domenica

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Nel Cielo dei Diamanti Nel Cielo dei Diamanti non ci fermammo a lungo giusto il tempo per chiedere se ti avevano vista passare magari coi cani di tua madre stretti nelle tute spaziali a sbavare (che fame hanno i cani.') dietro ossi e meccaniche di cielo

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L'Angelo col sorriso (Reims)

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ATTILIO LOLINI

Tavor Ai margini di questo deserto i giorni vorticano un vento ebbro li allaccia tutti i volti che incontri di volta in volta li sogni il mondo ancora penosamente s'inventa La vecchia luna alla silente del buio nascondiglio si fa sua dei giorni che pendono dal remoto strappo del cielo piglia quelli vissuti e buttali parole balbettate o non udite notte Pare che ad ovest tutti siano morti contempliamo la cittĂ violata con le pupille rovesciate le dita fiorite le dolci sere non scendon piĂš sale un sole goffo che pende come una luna di scena brevi giorni impietriscono

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Se entri nella notte nemica Se entri nella notte nemica t'aspetta l'insensata realtĂ se parti Vai con i giorni indietro fin dove ti perdi La vita fu questo vagabondaggio questa penosa esplorazione di margini

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TI compianto su Cristo mono (particolari), Giotto

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V ALERIO

MAGRELLI

Vola la testa Vola la testa per il vino e il fumo, è aria calda, sospesa cui mi afferro e che mi porta su. Mi sostengono i nodi, le funi legate all'involucro cavo, variopinto, vuoto leggero risonante come quelle sfere di vetro appese ai rami durante il Natale. E immagino l'albero disseccato, il suo verde morto interrotto da tanto colore intaccato.

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Mi accarezzavo il viso Mi accarezzavo il viso pensando fosse il suo e ne sentivo i tratti, i segni, i punti che guardavo ogni momento quando la guardavo. Per un attimo appena io ero lei e mi sognavo mentre pensavo a me. Dov'ero adesso? In Tibet i sacerdoti essiccano i cadaveri e con le ossa fabbricano flauti. Ma ora le mie ossa erano sue. Con chi dovrei suonare la mia nenia funebre?

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Annunc.iazione, Simone Martini

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DACIA MARAINI

Questo ragazzo questo ragazzo veste da vecchio questo ragazzo gioca al pallone con brusca leggerezza e tira in porta questo ragazzo ha la faccia aguzza e infelice questo ragazzo mangia solo prosciutto e fichi questo ragazzo ha male al ventre e vomita nei cinema per disperazione questo ragazzo paga la cena con gesti eleganti, come un signore, questo ragazzo ha le gambe lunghe questo ragazzo porta le camicie larghe questo ragazzo ha la gola bianca e trepida questo ragazzo ha mani dure e ossute questo ragazzo ride silenzioso per una felicità opaca, piena di paure, questo ragazzo è innamorato cotto di sua madre ma pure la odia con un puntiglio sfrenato questo ragazzo ha tre nei su un fianco questo ragazzo va matto per il rock duro questo ragazzo tiene le spalle curvo per timidezza e gelosia di sé questo ragazzo ha un ventre liscio trasparente questo ragazzo ha i seni biondi e leggeri questo ragazzo. è una ragazza

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Ti orinerò sulle mani

La tua bianca dentiera è ancora sul cuscino. I tuoi capelli grigi mi nuotano fra le palpebre. Se vieni domani, ti orinerà sulle mani, mio tanto amico.

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,

I, .,'

Figura femminile alata, ]acopo Bellini

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NICO NALDINI

Gabriele torna a casa La nebbia della notte si ispessì in gelo e candido ne fu il prato. A mezzogiorno un suono di campane ruppe la maiolica del cielo e una frotta di passeri impauriti ondeggiò sul culmine della casa lasciando odore di stalla. Nuova nebbia sfarinò altro gelo. Arrivò a casa verso sera con andatura vagante di poche impronte sul terreno sbagliando strada scambiando tronco per filare passero per topo. «Nascondimi anche il cuore, nebbia» con un palpito sussurrò entrando in casa «perché ho preso freddo anche là dove un altro bacio mi fu impresso. Non ho da vivere che l'inizio dopo altre nebbie mi nasconderanno dove mai più sarò».

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Non amando più la vita N on amando più la vita è difficile scrivere versi ma se hai voglia di morire ecco la novità di quella polvere strana.

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Madonna in trono col bambino e angeli (particolare), Masaccio

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RENZO PARIS

L'erba Trascorro ore di serena entranza nel fiume di un tempo nascosto e mi riposo ogni tanto sui clivi scherzando con un bambino che emette grido Iii inframezzati da canti induisti. Sei l'erba medica su cui mi rotolavo e ridevo con l'amico robusto che scansava la fatica del contadino. Sei il/ieno che un giorno in cittĂ scoprii afrodisiaco negli arcaici fumetti pornografici. Sei l'erba dei fossi che l'acqua chiacchierina appena nasconde, tutto quello che intravedo dentro il fumo appena inghiottito, il fumo che non vorremmo mai sprecato. Sei l'erba poetica di un bardo che si vergognava di amare gli uomini, cara erba marina, era da tempo che non ti tiravo a me, che non spiavo in te una giornata autunnale piena di pioggia fuori e di calore.

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Nella bustina venuta da Delhi Nella bustina venuta da Delhi la sorella in crisi di occidentalismo, senza nominarla, ha però spedito la materia nera che è servita a riconciliarci.

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San Michele Arcangelo. ~lIid

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Reni


GIOVANNA SICARI

Un bagliore questo si chiama

Un bagliore questo si chiama, dramma per fare cartocci, se sapessi è poesia lo smetterei per diario di sentenze, ho un anno per avel'e ragione, se non avessi pregiudizi per le tue braccine piegate da una sostanza estranea. SÏ, la notte è una barriera da non dire. Non confraternite, sette affiliati ma biglietti, battelli di senza barche tossi per topi defraudati. Chi sei ora, con quelle natiche esposte all'avventura dei barbari che dopo narrano le storie e ridono o piangono ma soprattutto loro lo sanno per quali conseguenze!

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Astuta rampoJli consonanza Astuta rampoLli consonanza e milizia i militi al tempo diranno magari una sillaba, una parola che ti regalò la vecchietta per farci ghirlande di fiori. Ma tu aspetti la piazza lunare per prendere siringhe e lanciarle questa è un'occupazione, magagna incompresa nella scarpa da uomo. La cornamusa cornacchia maledicente, tuona e sbatti il piede che ti hanno offeso. Fui lÏ per chiudermi: morta sono io distesa su un letto scomodo, pomposi origliano l'ossigeno che mi guadagno, che oltrepassa le buche e salta dalla finestra. Questi poliglotti si accapigliano ma parlano sempre la stessa lingua! Mangiapane di somari che ne sapete voi volete l'anima e il cuore e che io entri! Vestirmi nei vostri clan! Ma credete alle mie ossa, con gonne incrociate e gesti da squadriglia io vi sfido a duello!

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Cristo imago pietatis, Andrea ManLegna

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ANTONIO VENEZIANI

Angeli in polvere Angeli in frantumi ci fioriscono gli occhi. Sulla spiaggia deserta, interroghiamo un derelitto uccello nero. Il suo destino, febbricitante, mi fissa sinistro. Gioco crudele, questo sentimento, mi conduce su un trapezio di colori. Stupefacente miracolo avventarsi nel verde, remoto, dei frutti acerbi. Il mare, semplicemente, incerto giace in un viola malato, come la povera stagione della mia anima affannata. Anticipo la morte, per un soffio, sulle ali della brezza. Ricevo auspici, a brandelli, da un pink floyd che indurisce l'eco e rapprende il silenzio. Indietreggio. Precipito scuotendo leggermente la soglia. Le tue ciglia, larghe, mi trasformano in un cata/alco di solitudine. Ăˆ troppo presto per le cicale, troppo tardi per un bacio, seppur fuggevole. La sera indossa un velo fine e sottile, piĂš sottile del filo dell'orizzonte, arreso al sorriso di angeli in polvere. Spergiuro, il sole ha anima di paglia. Tutto è un fitto inganno.

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Amabile sospetto AmabiLe sospetto mi cogLie che i tuoi occhi siano arrossati per me. IL cuore in tasca. Dopo, i sogni sui poLpastreLLi. Parsimonioso nelle carezze e nelle paroLe mi hai reso usuraio delle tue Labbra ridenti.

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I Santi Cecilia e Valeriano incoronati dali' Angelo, Orazio Gentileschi

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MICHELANGELO BIGLI

Schegge d'amicizia

«È sorta una stella / tu sei io sono il vuoto / è sorta una stella / dolorosa come il cuore / luccicante come una lacrima / tu sibili è la morte / la stella riempie il cielo / dolorosa come una lacrima» (Georges Bataille) «Questo mondo di rugiada / non è che un mondo di rugiada. / ... E tuttavia!... » (Murasaki Shikibu)

I figlio di Dio: angeli, esistevano prima dell'uomo. Eppure, parlare di angeli, in questa risacca di secolo, è parlare di amici. Dapprima, queste creature semidivine formano la corte celeste, ma sono anche custodi dell'uomo, o di altre creature buone come: 1'acqua, il fuoco, il cielo ... Nella Grecia antica, i daimones: sono energia personificata, operano all'interno dell'umanità e agiscono come tutori dell'uomo stesso. Nella filosofia platonica, sono esseri divini che fungono da intermediari tra gli dei e l'uomo e, nel Convito, Eros è una entità volta al bene superiore dell'umanità. Ma l'angelo custode ha origini ancor più antiche, è già presente negli assiro-babilonesi. È una specie di divinità personale di ciascun uomo. Esercita la sua benèvola influenza e abbandona l'essere umano solo quando questi commette azioni riprovevoli. Dunque un vero, autentico, amico. L'angelo carico di conoscenza e potenza conduce l'uomo, 43


Riposo neUa fuga in Egitto, Caravaggio

senza forzarlo, verso la ricerca del bene, verso la conoscenza, verso la felicità, tanto da far dichiarare a Menandro: «Presso ogni uomo, alla nascita un buon demone prende posto per iniziarlo ai misteri della vita». Chi può, se non preso da momentanea follia, rifiutare un'amicizia così disinteressata e sincera? L'angelo è un amico col quale affrontare la lotta col quotidiano. Insieme possiamo vincere le difficoltà e superare gli ostacoli. E per di più, l'angelo non sfodera né superiorità, né competitività. Il resto dipende dall'uomo, dal suo grado di conoscenza e d'amore. Quella tra angelo e uomo è un'amicizia molto probabile, ma l'uomo deve abbandonare superbia e pigrizia. L'angelo infatti, da vero amico, stimola, ma non agisce per l'altro. E non servono bacchette magiche ma solo anima e poesia.

«Ed il Signore Iddio disse al serpente: Sei maledetto fra le man-

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drie e le bestie della terra» (Genesi) Gli angeli dell'iconografia cristiana, dapprima efebici ed asessuati, prendono poi forma più umana ed abiti regali, conservando come retaggio del passato solo le ali. Dal medioevo fino all'ottocento, spesso si confonde la loro funzione con la loro essenza. L'anghelos, l'inviato, il messaggero, diviene colui che annunzia alla vergine Maria la maternità di Cristo. Se escludiamo: Gli angeli del sorriso di Reims, l'angelo di spalle del Riposo nella fuga in Egitto di Caravaggio, qualche statua del Bernini e alcuni altri rarissimi casi, gli angeli degni di nota, per secoli sono quelli che annunciano la maternità divina. Descritti benissimo da R.M. Rilke: «Ho steso ora le ali, sono / nella casa modesta / immenso; quasi manca lo spazio / alla mia grande veste». Nel cristianesimo si è, ben presto, creata una contrapposizione insanabile. Da un lato gli angeli buoni (cherubini, arcangeli, vincitori del drago ... ) dall'altro lato gli angeli cattivi (satanassi, diavoli, corruttori di anime ... ). In questa contrapposizione nessuno dei due è veramente amico dell'uomo. Ambedue infatti combattono per il possesso della sua anima. L'angelo vuole portarla in paradiso, il diavolo desidera trascinarla all'inferno, ma nessuno dei due cammina, come un tempo, a fianco dell'uomo per condurlo alla conoscenza. Il cattolicesimo ha parlato spesso degli uffici dell'angelo ma ben poco della sua natura. A poco a poco, queste creature, dotate di intelligenza e di libertà, sono diventate dottrina di fede e così la loro proliferazione e forse anche la loro evoluzione si è bloccata. L'angelo, senza addentrarci in questioni teologiche, ha perso sempre più il suo ruolo di amico, ed è diventato un'entità dalla vita difficile, fino ad essere relegato nell' ambito della leggenda

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San Giovanni a Patmos (particolare), IIieronymus Bosch

o delle fantasie infantili. «Ma esso resta non di meno il nome che serra le energie vitali in un modo strettissimo e che deve venir protetto dai profani» (Walter Benjamin) E se il nostro nome segreto fosse il nostro angelo? L'amicizia va protetta dalle banalità e dalla frenesia, va tutelata dal baccano e dall'interesse. L'amicizia ha bisogno di stile, di anima, di poesia. Vorrei azzardare una digressione. Secondo un antico adagio: il nome pesa sulla personalità. È forse, anche per questa ragione, che gli Angeli dell'Annichilimento nel presentare il disco-antologia: Angeli in polvere prodotto dalla Angel e dall'Angelus Novus hanno proposto un'iconografia per lo meno inconsueta. Unire droga e angeli toglie sostanza alla droga e offre so-

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stanza agli angeli. Insomma, siamo in presenza delle orme dell'anima. Gli angeli in questo secolo non hanno goduto di molto spazio nonostante Le Elegie Duinesi di R.M. Rilke, o gli angelitrasformazione di P. Klee, o l'Angelo della Storia benjaminiano o ultimamente gli angeli necessari di M. Cacciari e gli angeli berlinesi di W. Wenders ... La modernità chiede i suoi sacrifici, uno di questi è stato l'amico-angelo. Lo spazio dell'angelo, in questa società tesa al benessere materiale, piuttosto che a quello spirituale, è davvero esiguo, ma qualche oasi per questa entità ancora esiste. Gli angeli, come il vivere, sono una sorprendente verità. L'infanzia con la sua futile innocenza angelica passa; la giovinezza viene spesso abbandonata sulle strade e lascia l'acido del rimorso o lo struggimento della nostalgia, così anche per gli angeli: dimenticati, dispersi, ridotti in polvere. E se parlare di angeli, alla fine del millennio, è parlare di amici, e se come dice il beato Egidio di Assisi: «L'Amico nessuno può meritarlo o guadagnarlo ma soltanto mettersene alla ricerca» è opportuno iniziare immediatamente questa perlustrazione. «Suoni in lontananza. / Un amico nel mattino presto / dietro il monte, / suoni di corni, / smeraldi. / Mi chiama un saluto ideale: / anime sorelle si promettono baci. / Ci unì una stella, / il suo occhio ci trovò: / Come contenuto due io, / più dunque che come contenente» (Paul KIee)

(La traduzione di G. BataijJe è di Roberto Carifi, quella di P. Klee è di Giorgio Manacorda).

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Angelo dell'Iscrizione, Gianlorenzo Bernini

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FRANCESCO ITALIANI

Pegaso e le icone

«La parola è una risonanza interiore. Questa risonanza interiore proviene in parte (forse precipuamente) dalla cosa, alla quale la parola serve da nome» (Wassily Kandinsky)

Incontrai Paolo a scuola, frequentava il secondo anno di grafica. Ero il suo insegnante di Storia della grafica. Fu un feeling immediato, come se ci conoscessimo da anni. Dopo pochissimo tempo ci ritrovammo a lavorare insieme e a discutere di Angeli, soprattutto dell' Angelus Novus di Paul Klee. Un giorno mi diede appuntamento nella giungla, voleva farmi incontrare gli Engel der Vernichtung. Per raggiungerli saltai sul metrò al centro di Roma poi infilai un autobus per l'aeroporto. Giunsi nella giungla dopo un volo che mi sembrò brevissimo. Presi una canoa. Avanzando lungo il fiume si apriva un mondo bellissimo; un enorme disegno a più mani mosso dal vento. Alberi verdi si piegavano sotto il peso di rari volatili. Una sinfonia di venti e di acque mi entrava nel cervello. Ma via via che avanzavo una sensazione di smarrimento si impossessava di me. Ero osservato. Innumerevoli presenze sapevano. Ero totalmente a disagio. E inoltre da dove veniva quella luce abbacinante? Paolo perché non aveva scelto, per questo incontro, Piazza Navona o il Caffè Greco? Finalmente mi abbandonai su una roccia comoda e dal colore pastoso. Intanto un mondo strano prendeva vita: alberi rossi, blu, azzurro ... un semplice tratto di colore. Voci cavernose si in-

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seguivano nel bosco. Sugli alberi presenze chiare. Flauti e flebili suoni di organi giungevano come l'eco d'un pozzo. Questo mondo artificiale nella sua realtà, sarebbe piaciuto a Paolo, ma lui dov'era finito? Una zampa pelosa si posò vicino a me, era enorme. Alzai gli occhi, nella luce surreale intravidi un essere enorme, era Paolo. Per ore ero, dunque, rimasto seduto sulla sua scarpa. «Sali sulla mia mano», disse e la sollevò come fosse un ascensore. Finito allivello dei suoi occhi, fui preso dal panico, non sapevo cosa dirgli, e lui non parlava. Da n si dominava la pianura nella sua interezza. Passò uno spot con le magagne e con le bellezze del mondo, era ben girato. Poi arrivò Pegaso, il cavallo alato. Intorno a lui c'era un recinto di cartapesta. Una moltitudine di persone se lo contendevano. Si erano creati vari gruppi, soprattutto due urlavano a piena gola. Erano gli utilitari e i cosmonetari. I primi volevano il cavallo senza ali, i secondi le ali senza il cavallo. C'era notevole confusione. Quando Pegaso urlò: «Voglio essere così come sono» e spiccò un breve volo. Più oltre c'erano creature che disputavano di icone, di leggi, di tracce. Eppure, quei discorsi ermetici dapprima, erano accessibili attraverso colori e suoni. Una semplice nota rimuoveva secoli di strati. Venivano alzati veli sopra la diffidenza. Dentro l'uomo sta tutto come racchiuso nell'icona, occorre solo riimpararne l'uso. La metafora diveniva nelle loro mani coerenza. Lo splendente segnava mentalmente l'inaccessibile grido del cuore. Il limite diveniva l'inaudita ricerca. Sul papiro c'era un sole dai colori abbaglianti. Cercai in cielo l'originale, era scomparso. Pegaso, bruciante esperienza del vivere, pascolava la veridicità del sogno e allora provai a sorridere sottolineando l'azzurra analogia.

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FABRIZIO DESIDERI

È nello star sospeso il suo giudizio

una dies dabit exitio, multosque per annos sustentata ruet moles et machina mundi. Nec me animi fallit quam res nova miraque menti accidat exitium coeli terraeque futurum . ... kein neuer Mensch; aber ein neuer Engel. Secondo il canone interpretativo stabilito dall' opus ultimum di Walter Benjamin, l'Angelus Novus di Paul Klee, è altrimenti nominabile come l'Angelo della storia. È in merito a quest'ultimo appellativo, allora, che bisogna interrogare la sua novitas. I suoi tratti stupiscono anzitutto per la loro capacità di esprimere stupore. La terribilità del suo aspetto nasce dal suo esser-atterrito. La novitas di quest' angelo sta nella percezione catastrofica del tempo storico che lampeggia dal suo sguardo. Nei suoi occhi la storia si specchia in una terrificante contrazione: nel katastrophikòn puro e semplice che unifica ogni accadere. Il trepido terrore di cui la terrà è repleta - e non più quello celato nelle selve, nelle forre o negli anfratti dei monti, ma il terrore nostro quotidiano - è stato risucchiato dallo sguardo dell'angelo. I suoi occhi spalancati dicono il continuo trapasso fra terrore e stupore. Pietas per i soccombenti, desiderio di costituire in integrum l'infranto si bilanciano, in questo trapasso, con la domanda di giustizia e l'impotenza a giudicare. Secondo il Midrash ha-Ne' elam al Libro di Ruth, ricordato da Gerschom Scholem in uno dei suoi studi sulla Kabbalah, a mezzanotte si leva dal paradiso il vento del Nord e

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Ecce Ancilla Domini (particolare), Dante Gabriel Rossetti

una scintilla scaturisce dal fuoco di Dio (quello della potestà del Giudizio) e colpisce sotto 1'ala 1'Arcangelo Gabriele. In quel momento, quando il grido di Gabriele sveglia tutti i galli della terra, 1'Angelo, che si annota ogni giorno le azioni degli uomini, dopo il suo «canto del gallo» celeste, prende lettura di esse. È allora che, se non fosse paralizzato dalle deformità delle dita dei suoi piedi, «egli arderebbe il mondo con la sua fiamma». La tempesta che s'impiglia nelle ali dell'Angelo della storia tenendole dispiegate come vele ricorda il vento del Nord di questo Midrash. L'impotenza a redimere rimanda all'incapacità di Giudizio. L'Angelo della storia è anche Angelo del lutto per l'Inumanità di cui vorrebbe condividere le sorti. Ha cantato inni di lode e forse attende di cantarne ancora. Al presente, però, la sua bocca non conosce canto. Forse la sua ora è proprio la mezzanotte, quando anche Dio si ricorda della «cerva che giace nella polvere», dell'esilio della Shekhinah, e versa due

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lacrime «che bruciano più di tutto il fuoco del mondo». O forse il suo tempo è piuttosto il limite stesso del tempo, l'istante: quella soglia fluttuante, in cui confiniscono il giorno e la notte. L'Angelo della storia, allora, come custode del passage tra stato di veglia e stato onirico: custode della sua epoca. Non più figura che tiene ancora insieme, in perenne fluttuazione e in perenne godimento di spazio e tempo, il corpo dell'universo (come l'Angelo di un frammento novalisiano), l'Angelus Novus è irrimediabilmente legato al Moderno. Una caduca eternità è il suo presupposto. L'anulus aeternitatis gli appare spezzato, esploso nei cataclismi del tempo. Il multiverso dell'istante in cui si frange continuamente il circolo del tempo non oscura del tutto la sua idea. Nelle catastrofi che lo secano questa ancora si rivela. I frammenti si tengono ancora in Unità di Figura. Sono frammenti di simboli: rovine simboliche. Alla luce di quest'idea l'irriducibile prospettivismo, la pluralità dei punti di vista che costituisce intimamente il tempo storico della civitas umana come un tempo radicalmente allegorico si inabissa nell'unità catastrofica che, per l'Angelo, raccoglie la storia in immagine. Nello star sospeso tra questi estremi è l'unico Giudizio dell' Angelo Nuovo. Il suo Giudizio è la capacità di trattener in immagine il Tutto-del-Tempo che precipita nell'istante; la capacità di sospendersi, di instare nella ]etztzeit. Il suo unico possibile Giudizio è già dunque nel terrore di cui il suo sguardo è imbevuto. Al suo culmine è possibile l'epochè, il puro sbigottimento può rovesciarsi in stupore autenticamente filosofico, in una attenzione del pensiero che sappia evitare qualsiasi complicità non solo con gli adoratori della storia ma anche con coloro che da essa si distraggono. Strappandosi dal pericolo che si nasconde in ogni pretesa di salvezza, pietosamente attento alle mute testimonianze dei sensa-nome, degli hollow men, degli sconfitti, degli umili, l'Angelo della storia è, con le parole di Klee, «astratto con ricordi». Il suo messaggio riguarda anche il futuro verso cui è sospinto.

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Lotta di Giacobbe con l'Angelo (particolare), Eugène Delacroix

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SARA ITALIANI

Iconografia dell'angelo: itinerario minimo Gli angeli, nati prima dell'uomo, lo hanno da sempre guidato verso il mundus imaginalis, la terra dell'angelo. Già gli Assiro-Babilonesi hanno demoni buoni e cattivi. «Ai demoni buoni appartiene anzitutto il dio personale di ciascun uomo». In questa civiltà sono presenti anche demoni buoni, con le mani alzate in atto di preghiera, considerati protettori delle cose e dei templi. Secondo Bausani, certamente uno degli studiosi più qualificati dell'argomento, nello zoroastrismo gli angeli sono: da una parte, un'incarnazione del Dio Unico e dall' altra, geni buoni preposti a presiedere gli elementi buoni della natura. Esiodo definisce le quattro categorie di esseri razionali che sono: dei, demoni, eroi, uomini. I daimones sono anime divinizzate di antenati umani passati ad una condizione di beatitudine che proteggono gli uomini, tanto da far affermare ad Eraclito: «tutto è pieno di . anime e daimones ». Nel mondo etrusco, mi riferisco soprattutto ai pittori del gruppo Vanth, si dà libero sfogo al demoniaco e al mostruoso, spesso, infatti, il defunto non è altro che un pretesto per parlare dei demoni dell'oltretomba. Dall'ebraismo biblico dove Mal' akh (1'angelo) significa inviato, al cristianesimo dove 1'anghelos è l' inviato, il passo è complesso, ma, tutto sommato, breve. Nel paleocristianesimo gli angeli sono barbuti e senza ali. L'angelo diventa, poi, oggetto di una problematica vivace complessa. Fino al IV secolo è ritratto in aspetto giovanile ed efebico.

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Solo nell' arte barocca apparirà l'angelo di tipo femminile. Soprattutto nel medioevo gli angeli non annunzianti sono pressoché inesistenti. Un posto importante occupa la scultura gotica: L'angelo del sorriso, detta anche, L'angelo di Reims. Giotto, Simone Martini, il Beato Angelico, Gerard David, Giovanni Bellini, Raffaello, Caravaggio, per citare solo qualche nome, danno ai loro angeli bellezza terrena, oro, e soprattutto vesti sacerdotali. Gli angeli del Bernini vanno: dagli eroici e virili di Ponte Sant'Angelo a quelli ermafroditi che recano il messaggio divino all'uomo (L'angelo parla ad Abacuc e quello dell' Estasi di Santa Teresa). In queste due opere lo spirituale si fonde col terreno, col quotidiano. Per alcuni secoli la sostanza dell'angelo si confonde con la sua funzione. Cosll'iconografia, ripeto, è quasi esclusivamente basata, su Annunciazioni, anche se di grande impatto e potenza. Come esempio probante, basta citare, l'Ecce ancilla domini di Dante Gabriele Rossetti. Un discorso a parte meritano le incisioni: da Durer a Doré, potenti, ma venate da una sottile grazia, e le miniature, da quelle antiche a quelle moderne, piene di colore e spiritualità. Una menzione a parte va al segno e alla potenza allegorica di William Blake. San Michele arcangelo, combattente per antonomasia del drago, è sempre maestoso e potente, dalle xilografie del 1500 fino alle pietre fintamente restaurate del giovane Gabriele CaIzetti. Imponenti e assai coinvolgenti anche le lotte tra angelo e uomo, da quelle medioevali a quelle ottocentesche, penso a E. Delacroix. Lasciate in disparte, per motivi di spazio, la componente demoniaca, l'arte popolare e soprattutto la bellissima arte !ignea, gettiamoci nel novecento, dove l'angelo, nonostante la civiltà della macchina, possiede un suo spazio specifico. Si va infatti dall'angelo-pupazzetto di C. Carrà agli angeli

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di Savinio. Angeli dai corpi tozzi e dalle ali tremendamente e sinuosamente avvolgenti. Dagli angeli passaggi e simbolo dell'ultima trasformazione, angeli-Pierrot di Paul Klee all'Angelo che non pronuncia giudizi sempre sulla linea di confine, sempre in bilico tra detto e taciuto, del grafico Francesco Italiani. Dagli angeli restaurati, nella loro elegante sensualità di F. Clerici, agli angeli demitizzati di Tano Festa. Dall'angelo evanescente di M. Ernst, agli angeli libertini di C. Rama. Dagli angeli tristi folletti di Leonor Fini, agli angeli rigorosamente in bianco e nero di Wim Wenders. E sicuramente molti angeli, in questa nota, sono rimasti nel mundus imaginalis. Insomma, sembra proprio che, in questo secolo infernale, alcuni artisti abbiano dato una risposta positiva agli interrogativi di Baudelaire. CosÏ, gli angeli conoscono: l'angoscia, la paura, il rimorso, la notte, il pianto... E da pari, però, con la conoscenza, possono condurci alla terra dell'angelo.

S. Furlani, La religione babilonese-assira, Bologna, 1961. Esiodo, Opere, Torino, 1967. E. H. Gombrich Immagini simboliche, Torino, 1970. Bianchi Bandinelli - Giuliano, Etrtlschi e italici, Milano, 1978. A. Rose, The Pre-Rapbaelites, Oxford, 1980. AA.VV., Tracce, ovvero i misteri dell'arte, Roma, 1985. W. Wenders, [[ cielo sopra Berlino, Milano, 1989.

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Cristo sulla croce con tre angeli (particolare), AJbrecht DLirer

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GIANCARLO SUSANNA

Catene di immagini lampeggianti

La radio accesa diffonde nell' ombra della mia stanza un vago chiarore, la voce di Billie Holiday scandisce con amarezza struggente le parole di Strange Fruit: «Gli alberi del Sud fanno strani frutti, sangue sulle foglie e sangue alla radice, corpi neri che dondolano alla brezza del Sud, strani frutti appesi ai pioppi». Sono versi di un poeta, Lewis Allen, ma non è più possibile scinderli dalla musica, dall'emozione profonda dell'interpretazione di Billie Holiday. Mi chiedo quanto valgano le etichette, le definizioni, le distinzioni tra poesia e canzone. Mi chiedo se abbia senso paragonare una pagina di T.S. Eliot a un blues di RobertJohnsono L'essenza del blues, del dolore o della gioia del blues, è poesia. Come ha scritto Allen Ginsberg: « ... mi venivo a trovare con qualche tipo di blues americano nel cuore senza saperlo; cantavo ma non ne riconoscevo l'importanza poetica finché non incontrai Krishna e ricordai 1'opinione di Ezra Pound secondo cui poesia e musica, canto e salmodia (e danza) erano un tutt'uno prima che venisse inventata la stampa e per molto tempo ancora». Dalla poesia spontanea del blues, in cui immagini e colori sono tratti dalla vita di tutti i giorni, e da quella più consapevole del jazz e del r&b il rock ha tratto gran parte della sua trascinante energia. Il ritmo di Tutti Frutti di Little Richard non sarebbe lo stesso senza le alliterazioni e i giochi verbali del testo, Sweet Little Sixteen di Chuck Berry non potrebbe descrivere con tanta efficacia 1'America degli anni Cinquanta senza quei versi cosl facili da ricordare. Li impari quasi senza capirli, cattu59


L'Angelo (particolare), Carlo Carrà

rata semplicemente dai suoni e dalle scansioni ritmiche: «Il rock è molto vicino al nonsense, all'effetto liberatorio del nonsense - afferma Wim Wenders - cantare fusI Like Eddie per me è qualcosa di diverso. Il rock l'ho sempre percepito come pura forma. Varie volte mi sono accorto che gli inglesi e gli americani potevano ascoltarlo senza rendersi affatto conto delle parole. E a volte ne ho provato spavento: non me lo sarei mai aspettato. C..) E quando Kamikaze e King Of the Road cantano fust Like Eddie, è sl un mezzo di comunicazione ma a livello di nonsense. Puro divertimento». Il nonsense, ma anche la capacità di sintesi dei fo1ksinger e dei bluesmen e una grande conoscenza della letteratura (da John Donne a William Shakespeare, da Arthur Rimbaud a D.H. Lawrence) confluiscono nello stile di Bob Dy60


lan, il musicista nella cui opera il confine tra poesia, colta o naive, diviene praticamente invisibile: «La mia modesta opinione - scrive uno dei più seri studiosi di musica americana, Michael Gray - è che Kenneth Patchen, Jack Kerouac e Allen Ginsberg abbiano costruito un ambiente artistico che Dylan, una ventina d'anni più tardi, ha lanciato sul mercato di massa e su una nuova generazione dando l'impressione di essere all'avanguardia. Il Dylan del 1965-1966 si muove in un ambiente preso da questi tre personaggi e dai loro contemporanei. In un certo senso tutto ciò che Dylan ha fatto è stato portado su un palco con una chitarra. La sua grandezza sta nel modo con cui l'ha fatto, nella voce coesiva e individuale con cui l'ha rappresentato e nella genialità del suo tempismo nel farlo ». Al Dylan di Highway 61 Revisited e di Blonde On Blonde (ma anche a quello di Blood On The Tracks o di Street-Legal) bisogna dunque rifarsi per comprendere meglio quello che è accaduto dopo. La sua produzione discografica della metà degli anni Sessanta è il giro di boa che segna il raggiungimento di una maturità espressiva e di una coscienza poetica che non verranno più smarrite. A Bob Dylan devono tutti qualcosa, da Leonard Cohen a Neil Young, da Joni Mitchell a Tracy Chapman, da John Lennon a Elvis Costello, e dobbiamo molto anche noi, più che mai convinti che poesia e rock non siano assolutamente in antitesi e sempre affascinati dalle «catene di immagini lampeggianti» che Ginsberg riconobbe nelle sue canzoni.

Antologia del blues, a cura di Elena Clemenrelli e Walter Mauro, Milano, 1976. Allen Ginsberg, Primi bIt/es, Milano, 1978. Wim Wenders, L'idea di partenza, Firenze, 1983. Michael Gray, Song & Dance Mali - Tbe Art o/ Bob Dylan, New York, 1981.

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Angelo tess il e, Max Ernst

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ALBERTO ABRUZZESE

La macchina molle

Per sapere come «funziona» la dwga basta andare al cinema o leggere qualche buon libro alla Robbins. Anzi la fiction ci dice molte più verità del giornalismo «ufficiale» e dei dettati giuridicopolitici. Esistono tre livelli di conoscenza. Un poliziesco che si rispetti ci insegna che la droga è necessaria per mantenere un sistema informativo illegale e sommerso; dunque essa deve essere allo stesso tempo repressa su scala generale ma liberata su scala «marginale». Un film sui potenti del capitale internazionale ci insegna che i ricchi possono servirsi in due modi della «risorsa» costituita dalla droga: o per il proprio piacere o per accrescere la propria ricchezza (o anche da «puliti» intrattenere rapporti con interlocutori «sporchi» necessari alla circolazione del denaro). Un film di spionaggio, infine, ci insegna che la droga entra nel gioco pesante della politica internazionale, governa i meccanismi descritti negli altri due livelli, quelli della polizia e dei ricchi, rilanciandoli sulle relazioni complesse tra paesi imperialisti e lande della subordinazione e della fame (dove, del resto, l'uso della droga è stato spesso lo strumento per far lavorare senza spendere o per far sopportare la vita e la disperazione) . Questo schema conoscitivo, questo panorama locale e internazionale, più o meno vero, cioè più o meno accertabile, ma indubbiamente noto, può essere visto anche trasversalmente. Ad esempio, emerge il nesso tra droga e razzismo: un razzismo che non è soltanto nel colore della pelle ma anche nelle marchiature sociali che sanzionano le differenze di classe e di ceto. Sono i poveri e gli sbandati più che i ricchi

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Ignoranza dell'età, William Blake

ed i potenti a morire per droga. E dunque la droga si presenta come arma impropria, come perfezionamento sociale e culturale dell'alcol. li fatto che i meccanismi della legge si siano organizzati sulla repressione delle droghe piuttosto che sulla morte e sulla malattia dell'alcolismo, ci dice quanto più agibile e più moderna sia la dimensione della droga per i «doppi» usi a cui è destinata. E la sua doppiezza si riflette sulla doppiezza delle leggi. Quindi tutti, andando al cinema o guardando la televisione, siamo sottoposti a due diversi registri di interpretazione e conoscenza del fenomeno della droga, quello del divertimento (apparentemente evasivo ma invece sostanzialmente veritiero) e quello dell'informazione (apparentemente obiettivo e critico ma invece molto più «mediato» o altrettanto «spettacolare»). Comunque, nell'uno e nell'altro caso sappiamo che esistono livelli più o meno alti, più o meno legittimati o sommersi, di strumentalizzazione della droga a fini che non coincidono con quelli di chi ha bisogno di droga. E va detto, per inciso, che di questo bisogno non è facile comprendere le radici, né distinguere la componente autentica, naturale, da quella indotta, innaturale. Non è facile distinguere il desiderio di droga dalla violenza della droga. Piuttosto, allora, che tornare a dire il saputo, può essere utile riflettere più a fondo sullo «strumento» droga, spiegarcene la forza nelle caratteristiche stesse del suo funzionamen-

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to. Scopriremo, credo, che la droga appare come «sublimato» di alcune dinamiche della società industriale nel suo sbocco nella civiltà post-industriale: dalla cultura delle macchine a. quella dell' elettronica, che sappiamo bene significa anche un processo di riavvicinamento al corpo del singolo individuo. Andiamo a rileggerci quanto è stato scritto sulla/alla (il prodotto più concreto e potente del processo di industrializzazione ottocentesco, quando a drogarsi, nell'occidente, erano soltanto aristocratici e artisti), quanto hanno detto sulle reazioni passionali, emotive, immaginarie, irrazionali, inconsce della folla Le Bon, Freud e poi Canetti. Il corpo dell'individuo trovandosi nell'organismo tumultuoso della massa va al di là di se stesso, perde il controllo, eccede e produce immagini o gesti che non gli appartengono e che non sono legittimati, permessi dalla legge, riconosciuti dalle convenzioni sociali. Riflettiamo ora a quanto la folla sia stata usata dal potere politico (e qualche volta lo abbia usato): la folla come accensione rapida e violenta, come momento di paura e di destabilizzazione, come «errore» da reprimere o come catastrofe da produrre. Ma con il tramonto della civiltà industriale tramonta anche la potenza delle folle: la civiltà postmetropolitana è fatta di reticoli televisivi e buchi neri. La droga subentra come sostituzione del dispositivo della folla: ha lo stesso potere dell'immaginazione, lo stesso eccesso, lo stesso rischio. È una macchina «molle» come l'elettronica, capace di innervarsi nel corpo del singolo (e legata al denaro non meno che nel passato). Il potere (una dinamica che va oltre la volontà singola e persino nazionale dandosi come sistema perverso), se gli vengono a mancare altri strumenti di controllo e di comando, recupera attraverso la droga gli stessi meccanismi (macchina, denaro, folla) con cui da sempre ha esercitato il suo dominio secondo sospensioni, ricorrenze, localizzazioni e fluttuazioni di volta in volta prescelte come «governi d'eccezione» sul «mondo civile ».

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Gruppo dj tre angeli, Paul Klee

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GIANCARLO

DE

CATALDO

C'era una volta

... c'era una volta un immenso silenzio incazzato, e, detto per inciso, durava da così tanto tempo che tutti avevano finito per non farci più caso. C'era, a nord della roba, un orizzonte freddo, e mari caldi al sud, da navigare in fratellanza. Ma, circolavano voci, infestati da terribili pirati: meglio, perciò, tenersene alla larga. Ad est, un confine, ma nessuno lo prendeva in considerazione per ovvie ragioni di natura politica. E ad ovest, niente di nuovo ... Pare che sia tutta colpa di una legge permissiva. Finiscono in galera perché hanno la strana sensazione che tutto sia lecito, anche il disperdere le proprie ceneri al vento. Se li fermiamo prima, se gli esibiamo i muscoli (che non ci fanno difetto), si asterranno. E se non sarà sufficiente, che non sporchino almeno le strade, con la caratteristica mancanza di senso civico dei disperati. Le strade dei sani, le strade a loro destinate ... Sì, sì, una legge permissiva, parto insano di una mente cheruacchiana. Visioni meravigliose, legioni di giovani che anelano al disturbo, distorsioni della mente. Come, oh, come, tutto ciò è assolutamente im-pro-dut-ti-vo! Resta il problema di Cesare. Sentite un po': per farsi, rapina due conoscenti con un coltellino. Sapete com'è, in borg~ si fa presto a sapere ... nell'angolo buio chiede loro assistenza: sapete com'è, ha così tanta paura di restare solo ... Sviene. Così finisce che i due lo riaccompagnano a casa, e lui giura: domani vi ridò tutti i soldi, son quaranta mila lire, siamo nell'8I, non è storia di oggi, i prezzi sono ancora po67


polari. Il giorno dopo, visto che Cesare è uscito a cacciare

il cielo e il padre oppone un'elegante fin de non recevoir, scatta la denuncia, e appresso la condanna: 3 anni e 8 mesi, che legge permissiva! E resta il problema di Paolo, che è napoletano, e a ventisei anni, può dire d'averne fatti, che ci crediato o no, già nove di galera. È sieropositivo, già perde i capelli, impietositi, lo mandano a casa per pochi giorni. Il ragazzetto profumato e magro tenta un'ennesima rapina, pistola giocattolo, un anno e quattro mesi, tutto sommato mite. Da dentro, è lui stesso che si rende conto: oddio ma quanto camperò? Beh, poi c'è il problema di Gioacchino. Ce l'ha anche lui il male maledetto, e la maledizione è che non si vede, ancora, è questa, pure, una condanna, un segreto di cartone, tre tentativi di suicidio. lo, proclama, sono proprio una merda? Dicono che certe cellule malate raggiungano il cervello, con danni conseguenti. Gli infondano pure speranza, non manca mai un-laico volenteroso o un credente pietoso a tenerti la mano prima del grande salto. Sugli angoli delle strade, disposti strategicamente ai quattro punti cardinali, ti occupano la visuale quei pazzi, quei fatti, quelle donnine e quei soliti manichei che proprio non riesci a cancellare dal grande libro nella normalità. Resta il problema: perché a me fanno pietà e voi volete semplicemente toglierli di mezzo?

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NOA BONETTI

N uovo attore per razza padrona

«l giornali hanno con la vita all' incirca lo stesso rapporto che le cartomanti hanno con la metafisica», ha sbandierato più volte Karl Kraus. E non si può certo dargli torto. Mai del resto, almeno dal dopoguerra, la stampa italiana ha goduto di così cattiva fama come in questi ultimi tempi. Segnali numerosi che provengono da vari meeting organizzati dagli stessi specialisti del mestiere. Dall'autoflagellazione che si è inflitta il noto opinionista Giampaolo Pansa nel suo Cartefa/se, un libro assai chiacchierato. O dall'esperto di comunicazioni di massa Toni Muzi Falcone, colui che ha osato apertamente apostrofare gli dei della carta stampata quale razza «corrotta, tendenziosa e inaffidabile ». Eh ... si, figuriamoci parlare di droga e mezzi di comunicazione. Un argomento di per se complicato, o perlomeno difficile, data l'ampiezza del problema. Eppure, della carta stampata e della tivvù, non si può certo dire che non sia ormai familiare il ritornello che siano drogate dal padrone. Ed io personalmente? Per fortuna ho una pessima memoria e, spesso, ciò che vivo diciamo che mi diventa rapidamente estraneo. Comunque, soffermandosi sull'immagine livellatrice e distorta che del cosiddetto drogato danno i mezzi di informazione, che informano ovviamente come vogliono, è innanzitutto doveroso far presente la totale mancanza di distinzione tra le droghe e le non droghe. Ossia eroina e spinello. Che non sono certo la medesima cosa. Eppure, per anni, si è andati avanti confondendo le due sostanze. Perché allora non includere l'alcool, il caffè, il tabacco ...

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Perché l'immagine del tossicodipendente risulta solo destrutturata, depressa? E l'immagine della famiglia, degli amici del tossico disastrata per forza? Vi è stato un periodo in cui i drogati erano presenti, ovunque. Non vi era pagina, non vi era trasmissione, che non avesse il proprio drogato. Un «nuovo attore». Faceva audience! Ma nessuno parlava, o parla mai, dei veri problemi creati dalla piccola criminalità legata al consumismo della droga. Del proibizionismo, che molto incentiva tale delinquenza. Troppa è la confusione che regna tra il drogato e lo spacciatore. Troppa è la negligenza nell'informare correttamente. E i drogati: è molto più comodo farli apparire dei mostri. Claude Lévi-Strauss polemizzò a lungo conJean Pau! Sartre a proposito dell'importanza ch'egli attribuiva alla Rivoluzione francese. Ebbene, io vorrei invece tanto polemizzare sul fatto che ora, sui drogati, sui tossici, si è arrivati a dare solamente delle tabelle. E il singolo, chi se ne frega, non fa più notizia. Ma io, voglio ancora sperare. Voglio ancora credere. Sì, credere. Anche se è una parola che non riesco più ad amare. Che, anzi, non mi piace per nulla. È una parola che in sé avvolge l'inganno. Eppure adesso, seppure con pessimismo, voglio credere nella costanza della ragione.

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WILLIAM BURROUGHS

Storie di cuore e di cervello

Ti ricordi la prima volta che hai fumato marijuana? «La marijuana fino al 1937 si poteva comprare nei bazar e nelle sale da biliardo, non c'erano leggi federali contro di essa. "Erba favolosa, veramente stupenda. La miglior roba che abbia mai maneggiato" mi disse un tizio. La comprai, la fumai solo saletto in camera mia. Mi fece un effetto terrificante. Sballai in modo bestiale. Che botta ragazzi! ». Una volta hai dichiarato che di alcune droghe ne andrebbe vietata persino la costruzione (vedi l'anfetamina) la pensi ancora cosl? «Certo. L'anfetamina non serve a nulla, neppure in medicina, uno specialista dell' argomento mi ha spiegato che l'anfetamina solo in rarissimi casi può essere usata a scopo terapeutico». E dell'eroina che ne pensi? «Non c'è differenza fondamentale tra morfina ed eroina. Solo che quest'ultima è qualitativamente più forte. Naturalmente l'eroina dovrebbe essere usata per scopi medici e stanno studiando la possibilità di legalizzare la fabbricazione di eroina perché è un antidolorifico più potente e meno nauseante della morfina. Se poi con questa domanda intendessi altre cose, insisto sul fatto che è un problema sanitario e non poliziesco». Un tuo amico, Peter Orlowski, mi ha detto che in un libero mercato la droga più venduta sarebbe quella che fa fare all'amore di più e meglio, tu che ne pensi? «Non credo che sarebbe cosl. Perché la droga più venduta in qualsiasi mercato è proprio quella che rende il sesso non 71


Angeli danzanti, Paul Klee

necessario e cioè l'eroina. In un mercato libero l'eroina cancellerebbe la marijuana che invece funziona bene per il sesso. Alla gente il sesso non piace, desiderano liberarsi dal sesso non coltivarlo. La vita sessuale è terribilmente insoddisfacente. Hanno accanto una moglie che li attirava trent'anni fa, è spaventoso, certo, ma è cosl. Dato che l'eroina libera da questa spinta è quello che la gente cerca. Peter si riferiva certamente ad una società libera». Il fatto che tu sia sempre stato, persino nel gruppo dei beats, un differente, in più l'omosessualità, la droga, le lotte antinucleari, l'anarchismo ti hanno aiutato o danneggiato per il successo? «Perché ho avuto successo? ». Che cosa ne pensi del denaro? «Il denaro spesso è una questione di quantità. È qualcosa che tu hai e qualcun altro non ha mentre ne avrebbe bisogno. Se qualcuno ha bisogno di soldi e non ne ha tu con questo puoi comprarlo. Di denaro oggi ce ne vuole sempre di 72


più per comprare sempre di meno e così si va globalmente svalutando. La fine del denaro arriverà quando nessuna somma di denaro comprerà più niente e saremo costretti a tornare al baratto ». Tornando alle droghe: quando lessi La scimmia sulla schiena al punto in cui il tossicomane si buca con una spilla da balia inorridii ... «Invece poi avrai visto che lo fanno un sacco di tossicodipendenti. Ti fai un buco con la spilla, metti il contagocce sopra il buco e la roba scende giù ... ». Che cosa rimane dei tuoi romanzi: Il pasto nudo, per esempio, dove lanciavi un violento grido d'allarme contro le droghe pesanti? «lI mio grido è forte e pesante quanto allora e poi per la zona letteraria non tocca a me rispondere, o no?». Ritieni che in futuro si inventeranno droghe adattate per qualsiasi cosa? «Sono già sulla buona strada. Molto presto otterranno la sintesi dell'endomorfina. È un oppiaceo creato per il corpo, trenta volte più forte della morfina; lo hanno estratto dal cervello degli animali, in particolare dai cammelli che hanno un altissimo grado di resistenza al dolore. Hanno scoperto che questa sostanza annulla il dolore, ne attenua i sintomi, pérò è ancora molto, troppo costosa». La tua vita, la tua opera, non ti sembra siano un po' troppo pervase dall'utopia? «L'utopia è la vita, amico. Un personaggio di un mio libro dice: Sono un uomo del mondo. Ci vado su e giù, avanti e indietro». (Intervista raccolta da Marco Dorner)

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Angelo vecchio, Leonor Fini

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ENGEL DER VERNICHTUNG

Invito in Re minore

«Gli uomini non si apprezzano nel bene / e si amano nel male. / Il bene è l'ipocrisia. / Il male è l'amore. / L'innocenza è l'amore del peccato» (Georges Bataille)

Un giorno fatidico ci fu presentato uno strano personaggio: «Piacere, dr. Hoffman». Ci stupl profondamente la voce calda, intrisa di un'anima ormai scomparsa. Il suo parlare lento, semplice ma al tempo stesso forbito, non solo accarezzava sensualmente i nostri pensieri, ma raggiungeva con immediatezza estrema il nostro cuore che cominciava ad aprirsi per liberare il sangue assopito. Come potevamo immaginare a quali e a quante meraviglie stavamo per assistere, e soprattutto a che sorta di operazione trasgressiva avremmo partecipato? Sul finire del XX secolo la società si era evoluta in modo tale, anche a causa di sciagurati governanti, da dare il sopravvento su tutto alla materialità. Ben presto venne messa al bando ogni forma di espressione artistica, rapidamente si estinse il pensiero libero, cosciente, individuale. All'uomo non era rimasto che il solo utilizzo del corpo come mero macchinario e la parola era diventata un ripetitore fonetico o un/armatore dogmatico. Alcuni intimi amici di Hoffman venuti a conoscenza del fatto che alcune persone nella clandestinità, oltre a comporre musica, pareva formulassero ancora pensieri liberi, ne parlarono al maestro e quel nobile signore volle assolutamente incontrarli.

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Hoffman ci spiegò i suoi intenti. Dobbiamo ammetterlo, rimanemmo colpiti dai suoi profondi ideali e soprattutto fummo toccati dalla forza e dalla sicurezza con cui li sosteneva, anche se in un primo momento ci sembrò tutto una romantica utopia. «Abbiamo torto a credere ai fatti, / non ci sono che segni. / Abbiamo torto a credere alla verità, / non ci sono che interpretazioni» (Gilles Deleuze) «Una volta risvegliati i vostri sensi, una volta acquisita la cultura necessaria, attraverso la musica, ma non solo, opererete per cercare di scavalcare l' lo cosciente e per potere raggiungere l'lo nascosto. Risvegliare l' lo sopito, ove è rinchiuso l'amore, il buon senso, l'intelligenza, la natura, la vita, l'anima ... questa è la strada». Pronunciate queste parole, Hoffman aprlla prima porta e assistemmo a un evento sconvolgente: Gesù Cristo, il Cristo che da bambini invocavamo, era Il davanti a noi, era solo, sporco, malvestito, giaceva tra cartacce e copertoni di vecchie automobili. Appena ci vide si alzò in piedi e con gesto lento e affaticato ci osservò con i suoi occhi grandi, sofferenti. Il suo volto, le sue mani, il suo corpo erano flagellati dalla malattia. I suoi occhi erano fissi nei nostri. Senza mai staccarli si infilò una mano nel petto e ne estrasse il cuore sanguinante, lo protendeva a mo' di offerta. Hoffman richiuse la porta e sul suo viso scarno sembrò scivolare per un attimo un rassicurante sorriso. L'iter aveva avuto inizio. Ci guardammo intorno: c'erano molte porte ancora da aprire e molte stanze da visitare; Hoffman riprese a parlare: «Questa è la mia stanza, ora io vi farò ritorno, voi continuerete l'esplorazione da soli, vi aiuterà a cercare e a superare paure e insicurezze la forza che ognuno di noi possiede».

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Cosll'affascinante signore entrò nella sua stanza: che era fantastica. Le pareti erano colonne di libri, il soffitto ed il pavimento erano tele dipinte. Nell' aria veleggiava una musica avvolgente che provocava: pianto, piacere, dolore, immagini, odori...

«Se le porte della percezione fossero sgombrate, / ogni cosa apparirebbe com'è, infinita» (William Blake) L'eccezionale viaggio prosegul tra danze, vento, piante, colori, sassi... , fin quando non aprimmo bramosi l'ultima porta. Alcune persone, che sul momento non fummo in grado di riconoscere, ci si presentarono innanzi mostrandoci oggetti misteriosi ed offrendoci preziosi doni. Fu istintivo familiarizzare con questi strani, disordinati, ma veramente unici, UOffilnl.

Trakl e von Ficker ci vennero incontro e furono felici di poter scambiare con noi alcune opinioni sugli angeli. Subito dopo fummo testimoni della tenera e sofferta amicizia tra Van Gogh e Gauguin che ci soffiarono un tenero bacio. Con Poe e Bosch affrontammo un discorso sulle ombre. Con Durer, Caravaggio e Baudelaire giocammo a fare le capriole. Con Mozart e Klee ci avventurammo in una lunga passeggiata tra i frutti e le bacche dei boschi di settembre. Kafka e Robespierre ci parlarono d'amore. Platone e Barthes ci raccontarono favole ... Passato un tempo infinito ci lasciammo alle spalle anche l'ultima porta. In un silenzio fatto di gioia, tornammo alle nostre occupazioni. Rientrando nell'umida cantina, scavalcando come sempre vecchi scatoloni, all'unisono urlammo: «Iter in Re minore! ».

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L'Angelo che non pronuncia giudizi, Francesco Italiani

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Bibliografia minima

AA.VV., L'allge et l'homme, Parigi, 1978 AA.VV., Génies, anges et démons, Parigi, 1971 AA.VV., Angeli e diavoli, Brescia, 1979 W. Benjamin, Angelus NOVI/s, Torino, 1964 E. Bartholer, Mystère et ministère des anges, Losanna, 1974 M. Cacciari, L'angelo necessario, Milano, 1985 I-I. Corbin, L'immagine del tempo, Milano, 1978 !sacco di Ninive, Discorsi spirituali - Capitoli della conoscenza (introduzione di P. Bertiolo), Venezia, 1978 E. H. Gombrich, immagini simboliche, Torino, 1970 J. Jimenes, El angel caido, Barcellona, 1984 F. KJee, Vita e opere di PatiI Klee, Torino, 1973 P. KJee, Poesie (inrroduzione di G. Manacorda) , Milano, 1976 Pseudo Dionigi l'Areopagita, Gerarchia celeste, Roma, 1961 R. M. Rilke, Elegie Duinesi, Torino, 1967 G. Scholem, Walter Ben;amin e il SI/O angelo, Milano, 1976.

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L'Angelo, Alberto Savinio

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N ote biografiche

EROS ALESI Nato nel 1951 e morto nel 1971 a Roma. Postumo è uscito: Frammenti.

DARIO BELLEZZA È nato nel 1944 a Roma. I suoi libri: L'innocenza, Invettive e licenze, Lettere da Sodoma, Angelo, Morte segreta, Morte di Pasolini, Colosseo, Libro d'amore, Un amore felice, erpenta.

FRANCESCO DE VITIS Nato nel 1960 a Taranto, vive a Roma. Giornalista musicale. Ha pubblicato: Bob Marley, Vasco Rossi, Rock e dintomi. È anche presente, in veste di poeta, in diverse antologie come: Poeti, folla e follia.

ATTILIO LOLINI È nato nel 1939 a Siena, ora vive nella campagna senese. Ha pubblicato: Negativo parziale, Notizia dalla necropoli, Salomè, Emily D, Marradi, Riscritture di Larkin, Morte sospesa. Dirige inoltre una raffinata casa editrice.

VALERIa MAGRELLI Nato nel 1957 a Roma. Ha pubblicato: Hylas e Philono!lS, Ora serrata retinae, Natllre e venatllre.

DACIA MARAINI Nata a Firenze, vive a Roma. Tra i suoi libri: Crudeltà all'aria aperta, Donne mie, Mangiami pure, La vacallza, L'età del malessere, Donne in glierra, Lettera a Marina, Il treno per Helsinski, Lezione d'amore, Fare teatro.

NICO NALDINI Nato nel 1929 a Casarsa, vive a Treviso. Fra le sue pubblicazioni: Seris por un fnlt, Un vento smalrito e gelltile, La cllrva di

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San Floreano, La vita e le lettere di Giacomo Leopardi, Vita di Comisso, Pasolini, una vita, De Pisis a Panama.

RENZO PARlS Nato nel 1944 a Celano, vive a Roma. Insegna francese aJ]'Unjversità eli Salerno. Ha pubblicato: La stanza, Cani sciolti, La casa in comune, Filo da torcere, Il mito del proletariato, Cronache francesi, Fuori rotta, Cattivi soggetti, Album di famiglia.

GIOVANNA SICARI Nata a Taranto, vive a Roma. Ha pubblicato: Viaggio clondestino, Porta d'ingresso, Il sigillo.

ANTONIO VENEZIANI Nato nel 1952 a Piacenza vive tra Roma e la campagna laziale. Ha pubblicato: Una questione diversa, Pratiche innominabili, Dalfondo, L'amicizia amorosa, Brown Sugar, Fototessere del delirio urbano, Torbida innocenza.

ALBERTO ABRUZZESE Nato a Roma nel 1942. Mass-medjologo, insegna all'Università dj NapoJj. Tra le sue pubblicaziom: Fornle estetiche e società di massa, Sociologia della lettera· tura, La grande scimmia, Verso una sociologia del lavoro intellettuale, Pornograffiti, Metafore dello pubblicità. Dal suo romanzo Anemia ne ha tratto un film.

MICHELANGELO BIGLI Nato nel 1%0 a Modena vive tra Roma, Parigi, New York. Tra i suoi libri dj estetica e dj critica d'arte: Paul Klee, Vision, La pittura zen (tradotto in 12 lingue).

NOA BONETTI Milanese di nascita vive a Roma. GiornaJjsta, ha coUaborato ad Oggi, l'Espresso, Penthouse, Repubbljca, Il Messaggero. Ha diretto i mensili Regione e Regione Oggi. Per la Rai Tv ha curato rubriche come: Ore Tredici, Ore Venti, Giovani e lovoro... Tra i suoi libri: Volti pettegoli, Veleno al femminile, Spuntino di mezzanotte.

WILLIAM BURROUGHS Nato nel 1914 a Saint Louis, ha trascorso parecchi anm a Tangeri e a Londra. Ora vive a New York. Tra i suoi libri: Il pasto nudo, La scimmia sullo schiena, La morbida macchina, Nova Express, Il biglietto cbe esplose, Città dello notte rossa. Neglj ultimi annj si dedka con successo anche aUa pittura.

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GIANCARLO DE CATALDO Nato nel 1956 a Taranto vive a Roma dove svolge la professione di giudice. Ha collaborato a Paese Sera e a Radio blu. Ha pubblicato: Nero come il cuore.

FABRIZIO DESIDERI Nato nel 1949 a Firenze vive a Roma. Insegna filosofia a Perugia. Tra i suoi libri: Il tempo e le forme, Linguaggio e melanconia, La filosofia tedesca...

FRANCESCO ITALIANI Nato nel 1941 a Sezze, vive tra l'omonima cirtadina e Roma. Grafico, allievo prediletto di Albe Steiner ha insegnato all' Umanitaria e all' Istituto Europeo. Vari sono i suoi saggi di argomenro artistico e grafico su riviste come: Aut-Aut, Rinascita (di cui è stato art director 15 anni), L'oeil ... I suoi manifesti più famosi restano quelli de Il Messia di Rossellini e di Teorema di Pasolini. Nel 1985 la sua mostra: Tracce, ovvero i misteri dell'arte, è stata deficitva « una pie· tra miliare nel cammino artistico ».

SARA ITALIANI È nata nel 1969 a Roma. Frequenta la facoltà di filosofia. Si occupa di teatro e collabora a tiviste come: Leadet, Futilità, Estetica...

GIANCARLO SUSANNA È nato nel 1951 a Brescia e vive a Roma, si occupa di musica a livello professionale dal 1975. Ha collaborato a: Rockstar, Fare Musica, Music, Paese Sera, Il Manifesto... e condorto progtammi radiofonici come Stereonolte e Un certo discorso per la Rai.

ENGEL DER VERNICHTUNG Nati nel 1985, per iniziativa di Federico Festuccia e Roberto Feliciangeli, dopo perfotmances in chiese sconsacrate, fabbriche abbandonate... , nel 1986 pubblicano la cassetta + booklet: L'art de la morto Più tardi entrano nel gruppo Daniele Arisi e Paolo Campanelli. Nel 1988 licenziano il vinile L'amour fOll, definito dalla critica il «disco dell'anima».

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Foo), Caro) Rama

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Su un giaciglio sfinito Il lampo oscura l'istante Mette la veste di fumo E segue il vento distante. ade Bousquet)

Desideriamo ringraziare profondamente i poeti e gli autori degli interventi per il loro contributo alla nostra ricerca.

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Finito di stampare nel febbraio 1990 presso la Tipolirografia Emmeciemme Via Frascati, 28/30 . Roma






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