Anteprima - Idraulica 2E

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Seconda edizione

Michele Mossa Antonio Felice Petrillo
Idraulica

Indice generale

Prefazione XIII I contenuti e l’impostazione XIII Gli strumenti per l’apprendimento XV Come è organizzato questo libro XVI Un po’ di storia della meccanica dei fluidi XVIII Gli autori XIX Introduzione all’idraulica 1 1.1 Generalità sui fluidi 1 1.2 Concetto di fluido come continuo 2 1.3 Dimensioni, unità di misura e grandezze fondamentali e derivate 4 1.4 Tensioni in un fluido 6 1.4.1 Teorema del tetraedro di Cauchy 7 1.4.2 Considerazioni sul teorema del tetraedro di Cauchy 9 1.4.3 Equilibrio alla rotazione del tetraedro di Cauchy 10 1.4.4 Corollario del teorema del tetraedro di Cauchy per sistema isotropo 11 ▸ Principio di Pascal 11 1.5 Comprimibilità, densità ed espansione termica 12 ▸ Espressione della pressione in funzione della profondità 14 ▸ Esempio 16 ▸ Una curiosità 17 1.6 Tensione superficiale 18 ▸ Cosa succede alle particelle di fluido all’interfaccia 18 ▸ Una considerazione 21 ▸ Una precisazione 25 ▸ Formule semplificate per la risalita capillare 28 ▸ Esempio 29 1.7 Viscosità 29 ▸ Principio dell’omogeneità dimensionale e dimensioni della viscosità 32 ▸ Esempio 33 ▸ Osservazione 35 1.8 Altre proprietà dei fluidi 38 A proposito di... tensione superficiale 40 Esercizi risolti 41 Esercizi proposti 41 Bibliografia 42 Statica dei fluidi 43 2.1 Equazione indefinita della statica dei fluidi 43 ▸ Una curiosità 44 ▸ Orientamenti dei vettori delle pressioni nei fluidi 44 ▸ Che relazione sussiste tra le pressioni p e pʹ? 45 ▸ Che valore può avere f? 46 ▸ I piani isobarici e i piani equipotenziali sono anche isocori 48 2.2 Equazione globale della statica dei fluidi 48 ▸ Fisicamente che cosa rappresenta l’equazione globale dell’equilibrio statico? 50 ▸ Che cosa rappresentano i termini G e P? 50 2.3 Legge di Stevino e considerazioni sulle pressioni 51 1 2
© 978-88-08-99977-1 Indice generale VI ▸ Chi dà la pressione in A e B? 53 ▸ Perché si preferisce usare la pressione relativa piuttosto che la pressione assoluta? 54 2.4 Sulla distribuzione delle pressioni 55 ▸ Che cosa significa fisicamente avere pressioni relative negative e qual è il valore limite delle pressioni relative negative? 57 ▸ Che succede alla pressione nei punti E e D? 57 ▸ Note conclusive 58 ▸ Come si può descrivere la formula p = c h? 58 2.5 Espressione della pressione 58 2.6 Spinte su superfici piane 60 ▸ Il centro di spinta C ha profondità maggiore o uguale a quella del baricentro della piastra piana G, ovvero xC ≥ x0 64 ▸ Proprietà del momento centrifugo 64 ▸ Esempio di calcolo del centro di spinta 64 ▸ Caso particolare 67 2.7 Spinte su superfici curve 67 ▸ È sempre possibile rappresentare le tre spinte Sx Sy e Sz con un unico vettore S e un unico centro di spinta? 68 ▸ I vettori P1, G e, dunque, S sono facilmente calcolabili? 71 2.8 Galleggiamento 72 ▸ Osservazione 73 ▸ Esempio 75 2.9 Paradosso idrostatico 77 ▸ Botte di Pascal 78 2.10 Misurazione della pressione 78 ▸ Osservazione sui liquidi manometrici a elevato peso specifico 80 ▸ Osservazione su liquidi manometrici e relative disposizioni dei manometri differenziali a U 83 2.11 Fluidi di piccolo peso specifico 84 2.12 Formula di Mariotte 87 2.13 Equilibrio relativo 88 ▸ La forza centrifuga ammette funzione potenziale? 92 A proposito di... elevate pressioni 97 Esercizi risolti 97 Esercizi proposti 100 Bibliografia 104 Cinematica dei fluidi 105 3.1 Regimi di moto 105 ▸ Quando iniziarono i primi studi sul flusso turbolento nei tubi? 107 ▸ Osservazione 108 3.2 Velocità e accelerazione 109 ▸ Esempi di misure lagrangiane ed euleriane 110 3.3 Visualizzazione di un campo di moto 111 3.4 Tubi di flusso 113 3.5 Tipi di moto 115 3.6 Confronto tra regimi e tipi di moto 116 ▸ Come si può ricavare la componente di velocità di trasporto nel caso di moto turbolento? 118 3.7 Ancora sui tipi di moto e deformazione degli elementi fluidi 119 3.8 Vorticità, rotazionalità e flussi circolari 122 3.9 Equazione indefinita di continuità 123 ▸ Significato fisico dell’equazione di continuità. Lavoisier ed Einstein 123 ▸ Principio di conservazione della massa e teorema di trasporto di Reynolds 124 ▸ Come si spiega fisicamente la precedente affermazione? 126 ▸ Esempio 128 ▸ Esempio 128 3.10 Equazione globale di continuità per volumi di controllo fissi nello spazio 129 ▸ Volumi di controllo in movimento 131 ▸ Esempio 132 3
Indice generale © 978-88-08-99977-1 VII 3.11 Equazione di continuità applicata alle correnti 133 A proposito di... vortici 135 Esercizi risolti 136 Esercizi proposti 137 Bibliografia 138 Dinamica dei fluidi 139 4.1 Equazione indefinita del moto 139 4.2 Legge di viscosità di Stokes 142 ▸ Pressione termodinamica e sforzi normali 145 4.3 Equazione di Eulero e di Navier Stokes 146 4.4 Tipiche condizioni al contorno dei flussi 149 4.5 Equazione globale dell’equilibrio dinamico 149 ▸ Equazione globale del momento della quantità di moto 152 4.6 Coefficiente di ragguaglio della quantità di moto 153 4.7 Teorema di Bernoulli 154 4.8 Distribuzione della pressione e correnti gradualmente variate 156 4.9 Significato geometrico ed energetico del teorema di Bernoulli 157 4.10 Teorema di Bernoulli per flussi irrotazionali 159 ▸ Conclusioni 160 4.11 Processi di efflusso 160 ▸ Come si può variare la portata? 164 ▸ Distribuzione della pressione nella sezione contratta di un getto effluente da parete verticale 166 4.12 Altre applicazioni del teorema di Bernoulli 169 ▸ Modello del tubo di Pitot 170 4.13 Estensione al moto vario e ai fluidi comprimibili del teorema di Bernoulli 171 4.14 Estensione alle correnti del teorema di Bernoulli e potenza di una corrente 171 ▸ Quanto può valere il coefficiente della potenza cinetica e in che relazione si pone rispetto al coefficiente di ragguaglio del flusso della quantità di moto di Boussinesq? 173 4.15 Alcune applicazioni delle estensioni del teorema di Bernoulli ai moti vari e alle correnti 174 ▸ Esigenza della taratura e norme di unificazione 178 4.16 Estensione ai fluidi reali 181 4.17 Scambio di energia tra una corrente e una macchina 184 4.18 Applicazioni 186 A proposito di... spinte dinamiche 196 Esercizi risolti 196 Esercizi proposti 210 Bibliografia 210 Analisi dimensionale e similitudine 211 5.1 Principio dell’omogeneità dimensionale 211 5.2 Alcune classiche equazioni dell’ingegneria 214 5.3 Teorema P 214 ▸ Osservazioni e commenti. Vantaggi delle formulazioni adimensionali 217 5.4 Tipici numeri indici nell’idraulica 219 ▸ Una curiosità 220 5.5 Analisi dimensionale nella modellistica fisica 221 5.6 Similitudine e autosimilitudine 228 A proposito di... modelli e onde 230 4 5
© 978-88-08-99977-1 Indice generale VIII Esercizi risolti 231 Esercizi proposti 231 Bibliografia 231 Correnti in pressione 233 6.1 Condizioni di ingresso in condotta 233 6.2 Azione di trascinamento di una corrente 235 ▸ Raggio idraulico, diametro idraulico e numero di Reynolds 237 ▸ Osservazione 238 6.3 Indice di resistenza 238 6.4 Analisi del moto laminare in condotti cilindrici con sezioni di vario tipo 238 6.4.1 Moto in condotto a sezione circolare 239 6.4.2 Moto fra facce piane parallele 241 ▸ Fattore di forma 242 6.4.3 Moto in condotti a sezione anulare 243 6.4.4 Moto in condotto a sezione ellittica 244 6.4.5 Moto in condotto a sezione triangolare equilatera 245 6.4.6 Moto in condotto a sezione rettangolare 246 6.4.7 Metodo delle differenze finite 248 ▸ Diagrammi quantitativi di velocità e resistenze al moto in condotti di sezione retta anulare in condizioni di moto laminare 250 ▸ Applicazione del metodo delle differenze finite per la soluzione dell’equazione di Poisson 251 6.5 Indice di resistenza nel moto laminare 252 6.6 Cenni sulla turbolenza 252 6.7 Grandezze cinematiche caratteristiche di un moto turbolento 253 6.8 Equazioni meccaniche del moto medio 255 ▸ Ma come si spiegano fisicamente le tensioni di Reynolds? 256 ▸ Bilancio tra incognite ed equazioni del moto medio turbolento 257 6.9 Moto medio turbolento in un condotto a sezione circolare 257 6.10 Diagrammi di velocità nel moto turbolento medio: possibili vie di studio 261 6.10.1 Teoria del trasporto della quantità di moto 261 6.10.2 Teoria del trasporto della vorticità 262 ▸ Pensiero di Enrico Marchi sui vari indirizzi di studio sulla turbolenza 262 6.11 Viscosità turbolenta e lunghezza di mescolamento 262 6.12 Concetto e calcolo della scala della turbolenza 264 6.13 Natura composita dello strato limite turbolento 265 6.14 Distribuzioni di velocità medie in fluidi incomprimibili su superfici lisce 269 6.14.1 Substrato viscoso 269 6.14.2 Zona completamente turbolenta della regione interna 269 6.14.3 Zona di transizione (strato buffer) della regione interna 270 6.14.4 Regione esterna 271 6.14.5 Espressione del profilo di velocità secondo Coles 271 6.15 Distribuzioni di velocità medie in flussi turbolenti incomprimibili su superfici scabre con gradiente nullo di pressione 273 ▸ Scabrezza 273 6.16 Distribuzioni di velocità medie in flussi turbolenti incomprimibili in condotti cilindrici circolari lisci 276 6.17 Distribuzioni di velocità medie in flussi turbolenti incomprimibili in condotti cilindrici circolari scabri 278 6.17.1 Moto assolutamente turbolento 278 6.17.2 Moto turbolento di transizione 278 6.18 Contributo di Marchi alla determinazione delle leggi di distribuzione della velocità nello strato esterno nei condotti chiusi e aperti 279 6

in cui un tratto della condotta sia al di sopra della linea piezometrica relativa e in corrispondenza del punto di massimo viene installato uno sfiato libero

6.29.3

in cui un tratto della condotta sia al di sopra della linea piezometrica relativa e della linea dei carichi idrostatici relativi

6.29.4 Caso in cui un tratto della condotta sia al di sopra della linea piezometrica relativa e della linea dei carichi idrostatici relativi e si volesse installare uno sfiato in corrispondenza del punto di massimo 336

6.29.5 Caso in cui un tratto della condotta superi di un valore maggiore di patm/c la retta congiungente le quote piezometriche dei nodi di monte e di valle 336

6.29.6 Caso in cui un tratto della condotta superi di un valore maggiore di patm/c la retta congiungente le quote piezometriche dei nodi di monte e di valle e in corrispondenza del massimo di quello stesso tratto della condotta ci sia uno sfiato 338

6.29.7 Caso in cui un tratto della condotta superi di un valore maggiore di patm/c la retta congiungente le quote piezometriche dei nodi di monte e di valle e la linea dei carichi idrostatici relativi 338

6.29.8 Caso in cui un tratto della condotta superi di un valore maggiore di patm/c la retta congiungente le quote piezometriche dei nodi di monte e di valle e in corrispondenza del massimo di quello stesso tratto della condotta ci fosse uno sfiato che supera la linea dei carichi idrostatici relativi 339

6.29.9 Caso in cui un tratto della condotta superi la linea dei carichi idrostatici assoluti

6.30 Reti chiuse

di progetto

Indice generale © 978-88-08-99977-1 IX 6.19 Leggi di resistenza nei condotti in presenza di moto turbolento: caso dei condotti circolari 281 6.20 Formule pratiche 285 6.21 Reimpostazione teorica delle leggi di velocità per condotti di sezione non circolare 286 6.22 Reimpostazione teorica delle leggi di resistenza nei condotti di sezione non circolare 288 ▸ Generalizzazione al caso del moto laminare 290 6.23 Caso di condotto a sezione trasversale anulare concentrica 290 6.24 Perdite di carico localizzate 296 ▸ Peso delle perdite di carico localizzate nelle lunghe condotte 296 6.25 Problemi delle lunghe condotte 302 ▸ Un approfondimento 303 ▸ Esempio di un progetto di una condotta di sezione circolare in regime di moto laminare 304 ▸ Verifica di una condotta in moto laminare 306 ▸ Esempio di problema di progetto con applicazione della legge di Darcy e del coefficiente di scabrezza secondo Bazin 306 6.25.1 Condotte in serie e in parallelo 309 ▸ Continuazione dell’esercizio precedente, utilizzando i diametri commerciali 315 6.26 Condotta con diametro costante con erogazione uniforme lungo il percorso 316 6.27 Condotta con impianto di sollevamento 319 6.28 Problemi di progetto delle reti aperte 322 ▸ Criterio di economia del Marzolo 324 ▸ Esercizio 325 6.29 Possibili tracciati altimetrici delle condotte 329 ▸ Osservazione 329 ▸ Come evidenziare la linea piezometrica relativa e la linea piezometrica assoluta 329 ▸ Linea dei carichi idrostatici relativi 330 6.29.1 Caso in cui un tratto della condotta sia al di sopra della linea piezometrica relativa 331 ▸ Sfiati e scarichi 332
Caso
333
6.29.2
334
Caso
339
340
342
342
6.30.1 Problemi
6.30.2 Problemi di verifica
© 978-88-08-99977-1 Indice generale X 6.30.3 Modalità di progettazione di una rete chiusa 342 ▸ Esempio. Problema di verifica col metodo di Cross 346 A proposito di... la prima volta che l’acqua arrivò in città 348 Esercizi risolti 348 Esercizi proposti 358 Bibliografia 358 Moto vario delle correnti in pressione 361 7.1 Esempi di moto vario 362 7.1.1 Caso in cui non è presente una superficie libera ed è lecito considerare il liquido incomprimibile e la condotta indeformabile 364 7.1.2 Caso in cui non è presente una superficie libera, è necessario considerare le proprietà elastiche del liquido e del condotto e si possono trascurare le resistenze al moto 364 7.1.3 Caso in cui è presente una superficie libera, è lecito trascurare le proprietà elastiche del liquido e della condotta ed è necessario considerare le resistenze al moto 364 7.2 Moto vario di un liquido elastico in condotto deformabile 365 7.3 Manovre istantanee all’otturatore 367 ▸ Un cenno sull’eventualità che la sottopressione possa dar luogo a fenomeni di cavitazione 372 7.4 Celerità della perturbazione 373 7.4.1 Condotta indeformabile 373 7.4.2 Condotta deformabile 374 7.5 Equazioni del moto vario nelle condotte in pressione 376 ▸ Formula di Michaud 379 7.6 Estensione del moto vario al caso di discontinuità nelle condotte 381 ▸ Esempio 383 7.7 Oscillazioni di massa 385 A proposito di... tecniche di protezione dal colpo di ariete 388 Esercizi risolti 389 Esercizi proposti 390 Bibliografia 390 Moti a potenziale 391 8.1 Moti a potenziale 391 ▸ Osservazione 392 ▸ Osservazione 392 8.2 Moti bidimensionali e la funzione di corrente 392 ▸ Conclusione 393 ▸ Osservazione 395 8.3 Risoluzione dei moti a potenziale 395 A proposito di... apparato di Hele-Shaw 407 Esercizi risolti 407 Esercizi proposti 409 Bibliografia 409 Moto attorno ai corpi 411 9.1 Teoria dello strato limite 411 9.2 Flusso su una lastra piana 413 9.3 Parametri dello strato limite 417 9.4 Stima dell’integrale di von Kármán 418 9.5 Equazioni dello strato limite 419 9.6 Strato limite con gradiente di pressione 424 9.7 Forze agenti sui corpi investiti da flussi 428 9.8 Forza di resistenza 430 7 8 9
Indice generale © 978-88-08-99977-1 XI 9.9 Forza di portanza 438 A proposito di... flussi esterni ai corpi 444 Esercizi risolti 445 Esercizi proposti 449 Bibliografia 449 Moti di filtrazione 451 10.1 Legge di Darcy 453 10.2 Determinazione della permeabilità in laboratorio 454 10.3 Regimi dei moti di filtrazione 456 10.4 Rete di filtrazione 456 ▸ Esempi di costruzione di una rete di flusso. Caso di un flusso attraverso una diga in terra 458 ▸ Esempi di costruzione di una rete di flusso. Infiltrazione sotto una palancola 459 10.5 Casi di emungimento da falde 459 ▸ Osservazione 463 A proposito di... pozzo di San Patrizio 464 Esercizi risolti 465 Esercizi proposti 467 Bibliografia 467 Correnti a superficie libera 469 11.1 Classificazione dei moti a pelo libero 469 11.2 Classificazione dei moti nei canali 472 ▸ Alcune prime riflessioni sul moto vario nei canali 472 11.3 Leggi di resistenza per i canali e caso del moto uniforme 474 11.4 Verifica e progetto. Scala di deflusso 477 ▸ Valutazione dell’errore per il mancato uso del coefficiente di forma nella formula di Gauckler-Strickler 477 ▸ Esercizio 480 11.5 Energia specifica valutata rispetto al fondo della sezione del canale 480 11.6 Alvei a debole e forte pendenza 484 11.7 Carattere cinematico di una corrente: velocità delle onde di superficie 485 11.8 Moto gradualmente variato 490 ▸ Caso di una sezione rettangolare larga 491 11.9 Tracciamento dei profili di corrente gradualmente variata 492 ▸ Regole per il tracciamento qualitativo dei profili di corrente gradualmente variata 499 11.10 Il risalto idraulico 500 ▸ Concetto e calcolo della spinta totale 503 ▸ Riduzione della pendenza del fondo di un alveo da i > ic a i < ic 505 11.11 Tracciamento del profilo di moto gradualmente variato per integrazione numerica 509 11.12 Esempi applicativi 509 11.12.1 Passaggio attraverso una paratoia piana 509 11.12.2 Cambiamento della scabrezza 512 11.12.3 Passaggio di una corrente su una soglia di fondo 513 11.12.4 Passaggio tra le pile di un ponte 516 11.12.5 Profili con gradini discendenti 518 11.12.6 Profili con gradini ascendenti 521 11.13 Cenni sul trasporto dei sedimenti 523 A proposito di... alluvioni 527 10 11
© 978-88-08-99977-1 Indice generale XII Esercizi risolti 528 Esercizi proposti 533 Bibliografia 533 Appendice A Proprietà fisiche dei fluidi 535 Appendice B Alcune nozioni di algebra e geometria analitica e delle masse 539 B.1 Elementi di calcolo tensoriale 539 Somma tra vettori 541 Prodotto di un vettore per uno scalare 541 Prodotto scalare 541 Prodotto vettoriale 541 Operatori vettoriali 541 B.2 Passaggio tra sistemi di coordinate 542 Passaggio da un sistema di coordinate cartesiano a un altro sistema di coordinate cartesiano ruotato rispetto al primo 542 Coordinate cilindriche 544 Coordinate polari 545 Coordinate sferiche 546 B.3 Relazioni notevoli relative all’operatore d 546 Campo vettoriale 546 Gradiente df 547 Divergenza d a 547 Rotore # d a 547 Laplaciano 2 d f 547 Laplaciano di un vettore 2 d a 548 Altre relazioni notevoli 548 B.4 I principali teoremi del calcolo integro-differenziale 548 Teorema di Stokes o della circuitazione 548 Teorema di Gauss-Green o della divergenza 549 Altri teoremi 549 B.5 Elementi di geometria delle masse 550 Teorema di Huygens-Steiner 551 B.6 Variazione dei momenti per rotazioni degli assi di riferimento 552 Appendice c Teorema del trasporto di Reynolds 553 C.1 Sistema chiuso e volume di controllo 553 C.2 Il teorema del trasporto di Reynolds 554 C.3 Volume di controllo fisso e flusso unidimensionale 555 Caso di flusso unidimensionale 557 C.4 Volume di controllo fisso 557 C.5 Volume di controllo in moto a velocità costante 558 C.6 Volume di controllo di forma costante in moto a velocità variabile 559 C.7 Volume di controllo deformabile e in moto 559 Caso di volume di controllo deformabile 560 Legame tra il teorema del trasporto di Reynolds e la regola di derivazione sostanziale 560 Appendice d Equazione globale del momento della quantità di moto 561 D.1 Momento intorno a un polo 562 Indice analitico 565

Prefazione

I contenuti e l’impostazione

La meccanica dei fluidi è una branca della fisica che studia i fluidi sia in movimento (fluidodinamica) che in quiete (statica dei fluidi). Lo stato di quiete dei fluidi può essere considerato un caso particolare della dinamica dei fluidi, quando velocità e accelerazioni sono costantemente nulle. La meccanica dei fluidi, generalmente, è nota come idraulica quando è riferita allo studio di fluidi debolmente comprimibili, come i liquidi e gli aeriformi a bassa velocità; altrimenti è nota come gasdinamica. Da quanto scritto e considerato il titolo di questo libro, si deduce che esso è principalmente orientato allo studio dei fluidi debolmente comprimibili, confinati, esterni a corpi o in presenza di una superficie libera. Il libro è di supporto per gli studenti di ingegneria che devono affrontare lo studio dell’idraulica, disciplina notoriamente impegnativa, formativa e caratterizzante per molti corsi di laurea, come l’ingegneria civile e ambientale, ma anche l’ingegneria meccanica e altri ancora, quando l’organizzazione della materia è particolarmente indirizzata allo studio dei fluidi poco comprimibili. L’obiettivo principale dell’opera è di fornire agli studenti di ingegneria le nozioni basilari dell’idraulica, non solo da un punto di vista teorico, ma anche applicativo, come è indubbiamente richiesto a un futuro ingegnere. Per quanto particolarmente indirizzato agli studenti universitari, il testo è una sicura guida e promemoria per i professionisti: ingegneri, geologi e tutti coloro che, nell’ambito della propria professione, riscontrassero l’esigenza di conoscere le leggi e le applicazioni proprie dell’idraulica. Per la corretta lettura del testo il lettore deve possedere le nozioni di analisi matematica, algebra, geometria analitica, geometria delle masse e fisica, ossia di quei corsi che notoriamente anticipano lo studio dell’idraulica. Un’apposita appendice del testo ripropone in sintesi alcuni concetti basilari.

Il testo affronta argomenti che sono stati suddivisi in undici capitoli. Nel Capitolo1 vengono illustrati i principi di base dell’idraulica. Le leggi teoriche e i principi fondamentali della statica, della cinematica e della dinamica dei fluidi vengono affrontati nel Capitolo 2 per la statica dei fluidi, nel Capitolo3 per la cinematica dei fluidi e nel Capitolo 4 per la dinamica dei fluidi

Il Capitolo5 ha lo scopo di fornire i fondamenti della modellistica fisica idraulica Vengono trattati i principi dell’analisi dimensionale e delle similitudini geometrica, cinematica e dinamica, con l’introduzione dei numeri indice.

I capitoli successivi hanno lo scopo di fornire le nozioni tipiche del moto permanente, laminare e turbolento, e il moto vario nelle condotte in pressione. In particolare, il Capitolo 6 e il Capitolo7 trattano il moto permanente e il moto vario delle correnti in pressione, rispettivamente.

Ai fini dello studio dei flussi con un campo di velocità irrotazionale, il Capitolo8 tratta i moti a potenziale. Il Capitolo9 fornisce dei cenni sui flussi di fluidi incomprimibili attorno a corpi.

I moti di filtrazione, caratterizzati dal movimento lento di un liquido attraverso un sistema permeabile, vengono presentati nel Capitolo10.

Infine, il Capitolo11 del testo presenta le nozioni del moto uniforme, del moto permanente e della propagazione delle piccole perturbazioni nei canali a pelo libero

Il testo dispone anche di appendici. In particolare, le AppendiciA e B sono dedicate, rispettivamente, alle proprietà dei fluidi e alle nozioni di base dell’algebra e della geometria analitica e delle masse, la cui conoscenza è fondamentale per la corretta comprensione dei contenuti del testo. Interessanti approfondimenti sono contenuti nelle AppendiciC e D dedicate al teorema del trasporto di Reynolds e all’equazione globale del momento della quantità di moto, rispettivamente.

Ciascun capitolo e appendice è arricchito da molte figure (circa 600 in totale), che vengono riproposte durante la dimostrazione dei teoremi, seguendo lo sviluppo degli stessi, e durante lo svolgimento degli esercizi proposti. Si ritiene che l’elevato numero di immagini, diagrammi e foto possa favorire l’apprendimento di chi studia.

Questo manuale offre una modalità di presentazione degli argomenti certamente al passo con le più recenti pubblicazioni e i più recenti mezzi utilizzati nell’ambito della didattica universitaria, sviluppando gli argomenti in modo comprensivo, in molti casi con una procedura passo-passo e, come detto, sempre con l’ausilio di numerose figure ed esempi applicativi.

Tuttavia, gli autori hanno voluto salvaguardare alcuni aspetti propri dell’approccio classico dell’idraulica italiana, la quale è una disciplina ben consolidata nel nostro Paese e un fiore all’occhiello nell’ambito dei corsi di ingegneria a livello internazionale. Pertanto, accanto a nuovi strumenti per l’apprendimento e a un modo nuovo di presentazione degli argomenti, auspicabilmente più efficace, nel testo si utilizzano simboli, definizioni, concetti e formule della classica idraulica italiana, non sempre presenti nei libri di origine anglosassone. Per esempio, vengono proposti gli approcci alla progettazione dei condotti sia con le formule empiriche, ancora di ampio utilizzo nell’ingegneria idraulica italiana per il moto assolutamente turbolento, sia con la più recente formula di Colebrook-White; le formule di economia per le reti aperte e per la progettazione dei condotti con un impianto di sollevamento vengono proposte anche per i casi particolari, anch’essi classici nell’idraulica italiana, della formulazione di Francesco Marzolo e di Bresse, rispettivamente; si presentano diverse applicazioni nell’ambito dei tracciati altimetrici dei condotti in pressione e dei profili di moto gradualmente variato nei canali, per i quali, accanto alla più generale equazione differenziale, si presenta anche quella basata sull’ipotesi di Bresse (1860). Analogamente, molte dimostrazioni, come quella dell’equazione di continuità, vengono condotte con la metodologia classica dell’idraulica italiana, presentando, tuttavia, anche il teorema del trasporto di Reynolds come metodo alternativo. Infine, si sottolinea la presenza di un capitolo sull’argomento del moto vario delle condotte in pressione, non sempre presente in alcuni testi, ma ritenuto giustamente fondamentale in molti corsi di idraulica tenuti presso i corsi di laurea in ingegneria delle università italiane.

A distanza di circa dieci anni dalla pubblicazione della prima edizione, questa seconda edizione è stata ampliata, riveduta e corretta. In particolare, ora il libro contiene tre nuovi capitoli, ossia quello sui moti a potenziale, quello sui flussi esterni ai corpi e quello sulle acque sotterranee. Inoltre, nel Capitolo11 sulle correnti a superficie libera è stato inserito un paragrafo, nel quale, ancorché in modo sintetico, sono riportati dei cenni sul trasporto solido.

La seconda edizione riporta anche tutte le soluzioni degli esercizi proposti, utilizzando anche il ComputableDocumentFormat (CDF), messo a disposizione gratuitamente da Wolfram.

In accordo con la casa editrice, la nuova edizione esce anche in ebook, in modo da essere al passo con i tempi e consentire la lettura del testo anche a coloro che preferiscono questo formato.

Gli autori sperano di avere raggiunto l’obiettivo di aver realizzato un libro, ma anche un sistema multimediale, formato da codici CDF e filmati, che possa accompagnare gli studenti di Ingegneria o di altri corsi di laurea nel loro percorso formativo, sollecitando il loro interesse e amore nei confronti della materia. Cosa analoga si spera di avere raggiunto

© 978-88-08-99977-1 XIV Prefazione

con i professionisti che trovassero nel testo una ragione di approfondimento delle loro conoscenze.

La seconda edizione tiene anche conto delle correzioni che si sono rese necessarie rispetto alla prima. Gli autori desiderano ringraziare l’editore per il lavoro svolto. Certo, come sempre, il giudizio finale spetta a coloro che leggeranno il libro, con i quali gli autori si scusano per eventuali e inevitabili errori o inesattezze, ringraziandoli fin da ora per la cortesia che vorranno avere segnalandoli, al fine della redazione di una errata corrige.

Gli strumenti per l’apprendimento

Il testo presenta una trattazione matematica dei vari problemi dell’idraulica, seguiti sempre da una serie di applicazioni, molte delle quali già svolte. Nella consapevolezza dell’importanza delle immagini nell’idraulica, il testo riporta molte figure, diagrammi e foto. A tal riguardo gli autori hanno messo a frutto un’esperienza acquisita attraverso la IAHRMedia Library (la biblioteca multimediale della InternationalAssociationforHydro-Environment EngineeringandResearch ), una risorsa web, per la diffusione di filmati, foto e strumenti didattici nel campo della meccanica dei fluidi e, in generale, dell’ingegneria a essa legata. L’importanza delle immagini nella meccanica dei fluidi ha origini anche più antiche, come si evince dalla pubblicazione nel CatalogofMotionPicturesofResearch-Data inFluidMechanicsandHeatTransfer,JournalofFluidsEngineering (Transactions of the ASME, pp. 151-155, 1976.), il FluidMechanicsCommittee dell’ASME (l’AmericanSocietyof MechanicalEngineering) realizzò un catalogo di filmati promosso attraverso la Engineering SocietiesLibrary

In ogni capitolo del libro sono presenti dei richiami a lato (spesso con immagini e specifici simboli) che portano immediatamente l’attenzione di chi legge su quanto cercato. L’utilizzo dei suddetti richiami e la presenza di diverse pagine di approfondimento, spesso impostate con la logica della domanda e risposta, consentono un più facile autoapprendimento. Il testo si presenta in una forma mista (carta, ebook + materiale online), come attualmente si preferisce per i testi universitari.

All’indirizzo universita.zanichelli.it/mossa2e sono disponibili i file delle soluzioni di tutti gli esercizi proposti nel libro e di altri ancora, utilizzando una modalità interattiva, che consente il cambiamento dei dati di input, e il formato ComputableDocumentFormat (CDF). Tale formato, ideato dal gruppo Wolfram (quelli del programma Mathematica®) è forse l’unico tentativo esistente e funzionante di un formato di visualizzazione del file che permetta un certo tipo di interazione con l’utente. Particolarmente adatto nella rappresentazione di grafici e funzioni, e più in generale di argomenti scientifici, ha trovato applicazione anche in altri campi. I file sono eseguibili con il player gratuito scaricabile dall’apposito sito della Wolfram (www.wolfram.com/player/). Per maggiori dettagli si può consultare il sito www.wolfram.com.

All’indirizzo universita.zanichelli.it/mossa2e sono inoltre disponibili i link a filmati di meccanica dei fluidi presenti nel succitato sito di IAHRMediaLibrary. I filmati sono in lingua inglese e ciò, certamente, aiuterà gli studenti nella comprensione dei termini tecnici in questa lingua. In ogni caso vengono messi a disposizione dei file che riportano la traduzione in italiano dell’intero parlato di ciascun video e una breve descrizione dei filmati stessi, oltre che l’indicazione dei capitoli del libro più attinenti ai filmati.

Il sito web della casa editrice è utile anche per i docenti, che potranno scaricare e utilizzare le immagini presenti nel testo per preparare le proprie presentazioni didattiche. Inoltre, sempre nel sito del libro, sono disponibili alcuni esercizi supplementari, per la cui soluzione è necessario risolvere dei sistemi di equazioni, talvolta anche non lineari.

© 978-88-08-99977-1 XV Prefazione

Come è organizzato questo libro

Il testo è ricco di apparati che movimentano la presentazione e che favoriscono la lettura e la focalizzazione di argomenti e contenuti specifici.

Evidenziazioni nel testo con richiami a lato.

Approfondimenti evidenziati dal fondo colorato (osservazioni, esempi, approfondimenti, curiosità ecc.).

Alla fine di ogni capitolo è presente un’ampia sezione di esercizi interamente risolti...

© 978-88-08-99977-1 ■ Come è organizzato questo libro XVI

… e una sezione di esercizi proposti con soluzioni online.

La parte teorica di ogni capitolo si chiude con una fotografia e il racconto di un aspetto particolare legato all’argomento principale.

CAPITOLO ■ Come è organizzato questo libro © 978-88-08-99977-1 XVII

Moti di filtrazione 10

“Ut Bibat Populus”

(Papa Clemente VII incaricò Benvenuto Cellini di coniare una moneta in onore della costruzione del pozzo di San Patrizio a Orvieto. Su di essa è incisa la frase “Ut Bibat Populus”, ossia “perché la gente beva”, ed è raffigurato Mosè che con un bastone trafigge una roccia, dalla quale sgorga l’acqua di fronte agli ebrei in fuga, mentre uno di essi vi attinge con una conchiglia. Questa preziosa moneta è oggi conservata nei Musei Vaticani)

I motidifiltrazione sono caratterizzati dal movimento lento di un liquido attraverso un sistema permeabile, poroso, generalmente costituito in natura da formazioni alluvionali di sabbia o ghiaia, che si produce anche sotto l’azione di piccole differenze di carico. Un accettabile modello di mezzo poroso può essere caratterizzato dalle seguenti definizioni e caratteristiche:

• una regione dello spazio occupata da un sistema multifase eterogeneo, costituito dalle fasi fluida e solida, con la presenza anche di vuoti;

• al fine di garantire il flusso del fluido all’interno dei pori del mezzo è necessario che questi ultimi costituiscano un sistema interconnesso; la porzione di dominio interessata da tali connessioni viene definita come spazio poroso effettivo, non escludendosi la possibilità della presenza di pori ciechi nei quali il flusso è assente.

In base alla granulometria, utilizzando la classificazione dell’American Society for Testing and Materials International, si distinguono i seguenti terreni in funzione del diametro d delle particelle:

{, Argilla mm d 0002 < &

,, ,, ,, Limo

mm mm mm Fine Medio Grosso 0002 0006 0006 002 0020 06 & ' ' ' Z [ \ ] ] ] ] ] ] ] ]

,, ,, ,, Sabbia mm mm mm Fine Media Grossa

0060 2 0206 0620 & ' ' '

Z [ \ ] ] ] ] ] ] ] ]

,, , Ghiaia mm mm mm Fine Media Grossa 2060 60 20 2060 & ' ' '

Quando il moto di filtrazione avviene attraverso sistemi permeabili a granulometria minuta, può essere assimilato al moto in un fascio di capillari, le cui pareti sono costituite dagli elementi in corrispondenza dei quali il liquido è fermo per aderenza. Proprio per le suddette dimensioni capillari, di norma, il moto è laminare e, dunque, dipendente dalla viscosità del liquido.

Lo studio del moto di filtrazione non avviene con riferimento all’effettiva velocità del liquido nei singoli punti, bensì considerando la velocità media di filtrazione, definita come rapporto tra la portata che defluisce attraverso una determinata sezione del com-

Velocità media di filtrazione ➔

*

plesso filtrante e l’area della sezione stessa. Il moto di filtrazione è quello che caratterizza il movimento dell’acqua nel terreno e negli strati permeabili sotterranei. Nella trattazione che segue si escludono i moti dell’acqua nelle fenditure delle rocce fortemente fratturate o nelle formazioni calcaree di tipo carsico attraverso le quali il moto avviene generalmente in regime turbolento.

L’acqua può presentarsi nel terreno in vari stati, ossia:

• sotto forma di vapore, contenuto nell’aria che riempie i pori;

• allo stato igroscopico, ossia come un microfilm attaccato alle particelle di terreno;

• allo stato di acqua pellicolare che avvolge le particelle di terreno con un film non più spesso del campo di azione delle forze molecolari;

• allo stato di acqua capillare che riempie in alto i pori e le fessure più piccole ed è soggetta alle forze capillari (tensione superficiale) predominanti sulla forza di gravità;

• allo stato gravitazionale, quando si muove per effetto della gravità preponderante sulle forze molecolari.

Se uno strato di ghiaie o di sabbie poggiasse su uno strato impermeabile di roccia o di argilla, si creerebbe una formazione nella quale si raccoglie e si muove l’acqua che si infiltra in profondità dagli strati superficiali del terreno. Tale formazione è nota come falda acquifera.

Le falde rappresentano una delle più importanti forme di regolazione naturale delle risorse idriche, in quanto costituiscono delle riserve sotterranee, che si ricaricano durante la stagione piovosa e forniscono acqua nei periodi di siccità. In relazione alla morfologia e, di conseguenza, al comportamento idraulico, le falde acquifere si distinguono in due categorie: falde freatiche e falde artesiane

Le falde sono freatiche quando sono interamente contenute in uno strato permeabile, il quale poggia su uno strato impermeabile (Figura 10.1). L’acqua che si infiltra nel terreno si raccoglie e scorre nella parte inferiore dell’acquifero occupandolo parzialmente (falda freatica). Sulla superficie superiore della zona satura, superficie freatica, l’acqua si trova a pressione atmosferica e il moto avviene a pelo libero. La superficie freatica è anche una superficie piezometrica. Infatti, se si introducesse un piezometro nell’acquifero o vi si realizzasse un pozzo (si veda il pozzo a della Figura 10.1), l’acqua al suo interno raggiungerebbe la quota della superficie freatica in quel punto.

Quando invece l’acqua si infiltra e si muove in uno strato permeabile confinato tra due strati impermeabili, occupandolo interamente, la falda si dice artesiana. Abbandonata la zona di ricarica, la zona cioè dove l’acqua che alimenta la falda si infiltra dalla superficie del terreno, spesso costituita da una falda freatica, l’acqua si trova a una pressione maggiore di quella atmosferica e si muove con modalità analoghe a quelle di un moto in pressione. In questo caso, se si introducesse un piezometro nell’acquifero, l’acqua risalirebbe nel tubo fino alla quota corrispondente al livello piezometrico in quel punto (si veda il pozzo  b della Figura 10.1), in analogia a quanto avviene per le condotte in pressione. Se la quota piezometrica nel punto di perforazione superasse la quota del terreno, l’acqua salirebbe oltre il piano di campagna uscendo naturalmente dalla falda (pozzo c della Figura 10.1). La superficie piezometrica è individuata dalla quota piezometrica in ogni punto della falda.

Strato impermeabile

Strato impermeabile

Pozzo freatico

Pozzo artesiano

FALDA FREATICA

FALDAFREATICA

FALDA ARTESIANA

© 978-88-08-99977-1 CAPITOLO 10 ■ Moti di filtrazione 452
Figura 10.1 Rappresentazione schematica di una falda freatica e di una falda artesiana. Falda freatica e artesiana
➔ a b

10.1 Legge di Darcy

L’applicazione diretta dell’equazione di Navier-Stokes, ancorché in forma semplificata, è estremamente complessa per i moti di filtrazione, poiché le porzioni di fluido, muovendosi lungo gli spazi interstiziali irregolari lasciati liberi dai terreni, percorrono traiettorie molto tortuose. Di conseguenza le velocità del fluido risultano molto variabili nello spazio. Tra l’altro una descrizione così dettagliata del campo di moto, da un punto di vista tecnico, spesso non è tanto utile, in quanto di solito si è interessati alle portate volumetriche delle varie sezioni analizzate, a prescindere dai reali spazi vuoti. Per tale ragione, negli studi sui moti di filtrazione, anziché alla velocità reale V r, si fa riferimento alla cosiddetta velocità apparente V, data dal rapporto tra la portata in una sezione infinitesima di area dA e l’area stessa, la quale, evidentemente, è in parte occlusa dai grani di terreno. Indicando con n s la porosità areale del terreno definita come

nA A V n V s p r s & == (10.1)

avendo indicato con A p l’area dei pori con A l’area totale del mezzo.

Come visto nel Capitolo 4, per un fluido incomprimibile in moto permanente, lungo una traiettoria, vale l’estensione dell’equazione di Bernoulli alle correnti di fluidi reali (4.246), che per i moti di filtrazione tiene conto anche della perdita di energia dovuta alle resistenze viscose dentro i meati, ovvero in ciascuno dei piccoli o microscopici canalicoli esistenti in seno ai terreni, dalla distribuzione e dimensione dei quali dipende la porosità. Sicché, considerati due punti, A e B, di un tubo di flusso, la (4.246) può essere scritta come segue

dove con V/n s si indica la velocità reale riferita al flusso nei soli vuoti del terreno e ΔH rappresenta la perdita di energia per unità di peso sulla distanza Δs fra i punti A e B. Il rapporto

d d lim JsH s H s 0 D D =-=" D (10.3)

rappresenta la perdita di energia per unità di peso e per unità di percorso, nota anche come gradiente idraulico. Nella maggior parte dei moti di filtrazione l’altezza cinetica / Vgn 2 s 2 2 a è trascurabile rispetto agli altri termini della (10.2). Pertanto, il carico totale H di ogni punto coincide con la quota piezometrica h, ossia

Hhzp == + c (10.4)

Fra il 1852 e il 1855 Henry Darcy studiò, relativamente ai terreni sabbiosi, il legame esistente fra la velocità di filtrazione e il gradiente idraulico giungendo alla semplice relazione

d d VkJksh == - (10.5)

Tale relazione, studiata inizialmente su terreni sabbiosi, fu estesa successivamente ad altri mezzi porosi. Per comprenderne il significato si consideri lo schema della Figura 10.2, in cui è rappresentato un cilindro pieno di terreno in cui filtra acqua.

Gradiente idraulico

CAPITOLO 10 ■ Moti di filtrazione © 978-88-08-99977-1 453
Figura 10.2 Apparato cilindrico per la filtrazione dell’acqua.
z p gn V z p gn V H 22 A A A B B B ss 2 2 2 2 D ++ =+ ++ c a c a
(10.2)
➔ Δ s A B Δh hB hA zA pA γ pB γ z B
= 0
z

Legge di Darcy ➔

Si ha quanto segue

hzp AA A =+ c

hzp BB B =+ c (10.6)

Infatti, come già detto, per queste tipologie di campi di moto, le altezze cinetiche sono piccole rispetto ai carichi piezometrici. Pertanto, la perdita di carico tra le sezioni A e B è data da

hhhAB D =- (10.7)

e il gradiente idraulico medio è dato da

Jsh m D D =- (10.8)

Per Δs " 0 si definisce il gradiente idraulico come segue

d d Jsh =- (10.9)

il quale può ritenersi costante nell’ipotesi di uniformità del terreno e della portata filtrante in esso. In particolare, dunque, la legge di Darcy stabilisce il legame fra la velocità V e J, o, analogamente, fra la portata Q e J, come segue

d d QkAlhkAJ =- = (10.10)

Permeabilità ➔

Permeametri ➔

Permeametri a carico costante ➔

dove k è ora una costante che ha le dimensioni di una velocità e prende il nome coefficiente di filtrazione o permeabilità del mezzo filtrante e A è l’area della sezione trasversale dell’apparato cilindrico della Figura 10.2.

10.2 Determinazione della permeabilità in laboratorio

Per determinare il coefficiente di permeabilità k possono essere eseguite prove sia in sito sia in laboratorio. Entrambe queste metodologie presentano delle difficoltà che influiscono sul risultato che si ottiene. In particolare, per le prove in laboratorio la difficoltà maggiore è quella di ottenere un provino di terreno che sia il più possibile indisturbato, cioè che durante il trasporto non abbia subito delle variazioni che possono influenzare sensibilmente i risultati.

Gli strumenti che consentono la determinazione del coefficiente di permeabilità in laboratorio sono detti permeametri. I permeametri sono costituiti da dispositivi che consentono l’inserimento del campione di terreno da analizzare in un cilindro nel quale sia possibile far defluire acqua. Essenzialmente, si distinguono due differenti tipi di permeametri, ossia

• il permeametro a carico costante, per terreni ad alta permeabilità;

• il permeametro a carico variabile, per terreni a bassa permeabilità.

Il permeametro a carico costante (si veda la Figura 10.3) prevede il mantenimento di un livello costante d’acqua (ossia, un carico costante) al di sopra del campione di terreno. Ciò può essere ottenuto versando una portata di acqua maggiore rispetto a quella che riesce a filtrare il terreno e dotando la vasca di monte di un dispositivo di troppo pieno.

Quest'ultimo garantisce che la portata immessa in eccesso rispetto a quella che filtra per il terreno non modifichi il carico di monte. Un analogo scarico di troppo pieno garantisce che anche il carico della vasca di valle sia costante. Pertanto, la prefissata differenza di carico tra monte e valle rimane costante durante le prove.

© 978-88-08-99977-1 CAPITOLO 10 ■ Moti di filtrazione 454
Figura 10.3 Permeametro a carico costante.
Δ h A l

Indicando con l la lunghezza del campione cilindrico di terreno, in cui l’acqua filtra, l’equazione (10.10) può essere scritta come segue

QtWkAlh D D == (10.11)

in cui W è il volume di acqua raccolto a valle dopo un intervallo di tempo Δt della sperimentazione, Δh è la differenza di carico applicata e A è l’area della sezione trasversale del cilindro. Dalla (10.11) si ha la seguente espressione del coefficiente di permeabilità

Wl

kAht

DD = (10.12)

Il permeametro a carico variabile (si veda la Figura 10.4) prevede che il campione di terreno sia collegato inferiormente a un piccolo tubo a U di sezione a, contenente acqua fino a un certo livello h0, rispetto al colmo dell’acqua posta nella parte superiore del campione cilindrico (dove è posto un sistema di troppo pieno per mantenere il livello costante). Durante la prova si valuta il tempo impiegato dall’acqua nel tubo manometrico a U a raggiungere il livello h1 < h0. Pertanto, all’inizio della prova la differenza di carico che insiste sul campione di terreno è h0, mentre alla fine della prova sarà h1. La velocità di abbassamento del livello nel tubo è data da

d d Vth =- (10.13)

Pertanto, osservando che il segno negativo al secondo membro della (10.13) rende positiva la velocità, essendo negativa la derivata dh/dt, la portata in ingresso nel campione è data da

d d Qath =- (10.14)

la quale, per la legge di Darcy, è anche esprimibile come segue

()

d d QathkJAklht A =- == (10.15)

avendo indicato con h(t) la differenza di carico, variabile nel tempo, la quale, come già detto, varierà tra un massimo uguale ad h0 e un minimo uguale a h1

Dalla (10.15) si ricava

d d ahhklAtt h h t t 0 1 0 1 -=## (10.16)

ossia

() ln kAtt al h h 10 1 0 = - (10.17)

avendo indicato con t0 l’istante di tempo il cui il carico è h0 e con t1 quello in cui il livello è h1

Permeametri a carico variabile ➔

CAPITOLO 10 ■ Moti di filtrazione © 978-88-08-99977-1 455
Figura 10.4 Permeametro a carico variabile.
l A a Δh h 0 h 1

10.3 Regimi dei moti di filtrazione

Al fine della definizione dei possibili regimi di moto, si rende necessario introdurre il numero di Reynolds basato sulle dimensioni delle particelle solide del terreno, ossia

Re Vd d = n t (10.18)

avendo indicato con d il diametro caratteristico degli elementi costituenti il mezzo poroso. Per i moti di filtrazione, i regimi di moto sono quindi definiti in base al valore assunto dal numero di Reynolds di grano, avendosi

1 < Red ≤ 10 reg ime di moto laminare

10 < Red ≤ 200 reg ime di moto di transizione

Red > 200 reg ime di moto turbolento Di fatto, la legge di Darcy è definita per un regime di moto laminare, in quanto le velocità di filtrazione che si incontrano usualmente sono relativamente molto piccole. A titolo di esempio, si consideri che in una sabbia grossolana le velocità di filtrazione sono, di solito, dell’ordine di frazioni di mm/s. Pertanto, il moto nei meati è prevalentemente laminare con numeri di Red molto bassi. Come è noto, da quanto detto nei precedenti capitoli, ciò significa che gli sforzi sono di natura viscosa, mancando quelli turbolenti.

Si osserva che, per come è stata ottenuta, ancorché la legge di Darcy (10.5) sia in forma differenziale, essa non descrive il valore di velocità nel singolo poro, rappresentando, piuttosto, una sorta di valore statistico macroscopico equivalente nelle equazioni del moto di Navier-Stokes per le filtrazioni. Le suddette motivazioni consentono di trattare i moti di filtrazione alla stregua di quelli a potenziale, osservando, da quanto riportato nel Capitolo 8, che può essere definita la seguente funzione di potenziale di velocità

khkzp=-=- + { c bl (10.19)

per la quale è valida la (8.3). Come visto nel Capitolo 8, è anche possibile definire la funzione di corrente ψ. Da un punto di vista storico, la legge di Darcy è stata inizialmente ottenuta in condizioni di flusso monodimensionale e mezzo omogeneo e isotropo. Tuttavia, essa può comunque essere ritenuta valida anche nello spazio tridimensionale eterogeneo anisotropo. Nella Tabella 10.1 vengono riportati dei tipici intervalli di valore del coefficiente di permeabilità k dei terreni.

Tabella 10.1 Ordini di grandezza del coefficiente di permeabilità k di alcuni terreni.

10.4 Rete di filtrazione

Per quanto osservato nel paragrafo precedente, dunque, anche per i moti di filtrazione è possibile tracciare un reticolo di linee di flusso ed equipotenziali. Nel Capitolo 8 sui moti a potenziale si è osservato che ogni regione tra due linee di corrente adiacenti è un tubo di flusso. Nel seguito si mostrerà un esempio per il caso di un moto di filtrazione all’interno di un sistema omogeneo, isotropo e completamente saturo, ossia in cui i pori sono com-

© 978-88-08-99977-1 CAPITOLO 10 ■ Moti di filtrazione 456
Tipo di terreno k [m/s] Ghiaia pulita 10−2 – 1 Sabbia pulita, sabbia e ghiaia 10−5 – 10−2 Sabbia molto fine 10−6 – 10−4 Limo e sabbia argillosa 10−9 – 10−5 Limo 10−8 – 10−6 Argilla omogenea sottofalda < 10−9 Argilla sovraconsolidata fessurata 10−8 – 10−4 Roccia non fessurata 10−12 – 10−10
Regimi di moto ➔

pletamente pieni di acqua. Si farà riferimento alle condizioni di moto permanente piano, osservando che possono esserci due possibili tipi di condizioni al contorno: 1) confini impermeabili, 2) confini a carico costante (il caso particolare è quello di superfici libere con valore nullo della pressione relativa).

È opportuno operare come segue:

• le linee equipotenziali di equazione φ = costante vengono scelte in modo che la differenza di potenziale tra due linee contigue sia costante;

• le linee di corrente di equazione ψ = costante vengono anch’esse tracciate in modo che sia costante la differenza dei valori tra due linee di corrente contigue. Ciò assicura che la portata per unità di larghezza (dimensione ortogonale al piano del moto) Δq tra coppie di linee di corrente contigue sia costante, ossia che si abbia quanto segue

costante iiq 2132 1 }}}} }} } DD - =-= =- == = + (10.20)

Pertanto, facendo riferimento alla Figura 10.5 considerando, nella rete costruita, due generici rettangoli, come ABCD e EFGH della suddetta figura, si ha per il rettangolo ABCD

DD D D D == { (10.21)

qVnsn 11 1 1

e per il rettangolo EFGH

DD D D D == { (10.22)

qVnsn 22 2 2

Uguagliando la (10.21) con la (10.22) si ha

tantan s n s n 1 1 1 2 2 2 12 & D D D D == == aa aa (10.23)

Avendo applicato le condizioni per cui Δφ è costante e Δψ = Δq è costante, tutti i rettangoli elementari che formano la rete di flusso sono simili tra loro. Inoltre, se si disegnasse per un campo di moto piano in un mezzo poroso una rete a maglie quadrate (ossia Δni = Δsi) di linee di flusso ed equipotenziali, si otterrebbe la rappresentazione più eloquente della distribuzione delle velocità nell’intero dominio. Infatti, poiché k e Δh sono costanti, la velocità di filtrazione V = −kΔh/Δs è ovunque inversamente proporzionale alla lunghezza Δs del lato del quadrato. Ciò consente di avere delle immediate informazioni dei valori relativi delle velocità nel reticolo.

Poiché in ogni quadrato la portata massica dell’acqua ρΔq (sempre per unità di larghezza) defluisce con una riduzione del carico piezometrico uguale a Δh, la perdita di energia nell’unità di tempo per ogni quadrato è data da ρgΔqΔh = ρgkΔh2, che si riconosce essere un valore costante per quanto ipotizzato in precedenza. Pertanto, è possibile concludere che i quadrati sono equivalenti, nel senso che, ai fini di un confronto della dissipazione di energia in diverse regioni parziali di un dominio di flusso, conta solo il numero dei quadrati interessati. Per esempio, assumendo una permeabilità costante, il flusso nel piccolo dominio 1, 2, 3, 4 (Figura 10.6) è caratterizzato da una perdita di carico uguale a quella del flusso attraverso il dominio GKLM.

CAPITOLO 10 ■ Moti di filtrazione © 978-88-08-99977-1 457
Figura 10.5 Costruzione della rete di flusso.
A B D C E F H G φ1 φ2 φ3 φ4 ψ1 ψ2 ψ3 ψ4 dq dq α1 α2 Δn2 Δs2 Δs1 Δn1

Flusso in una diga in terra

EsEmpi di costruzionE di una rEtE di flusso. caso di un flusso attravErso una diga in tErra

Si faccia riferimento alla Figura 10.6, in cui si suppone che il flusso sia all’interno della diga in terra. La differenza di potenziale totale è data da

φn − φ1 = kH (10.24) in cui H è la differenza tra il livello di ritenuta della diga e quello del dreno al piede di valle della diga. Questa differenza H è suddivisa in n − 1parti uguali (essendo n il numero delle linee equipotenziali), in maniera tale che si possa scrivere quanto segue

D =-=-= =- =- {{ {{ {{ { (10.25)

1 nn 21 32 1 f

n kH

Per tracciare la rete di flusso si considerano le seguenti condizioni al contorno.

Linee equipotenziali. La linea spezzata FBC, che delimita il lato monte ABC della diga, è proprio la prima linea equipotenziale φ1 = costante, in quanto per ogni punto di questa linea si ha che z + p/γ è costante e φ = −k(z + p/γ). Analogo ragionamento può essere ripetuto per la linea PR, a valle del corpo diga, la quale è a monte del volume di ghiaia che contiene il cunicolo di raccolta e allontanamento dei drenaggi, e per la quale si ha φn  = costante.

Linee di corrente. È possibile individuare immediatamente una linea di corrente, che è proprio la linea DE, la quale separa la massa di terra permeabile dallo strato impermeabile. Infatti, nelle immediate vicinanze di questa linea l’acqua deve fluire parallelamente a essa. Successivamente si disegna la rete per tentativi e ottimizzazioni successive. Si divida la differenza dei livelli H in n − 1 parti uguali, delimitate dunque da n punti equidistanti, disegnando, altresì, delle linee orizzontali passanti per i suddetti punti di suddivisione. Tali linee taglieranno la linea di corrente superiore nei punti F, G, H, J, …, P da cui partono le linee equipotenziali a ventaglio. Ora si prosegue per tentativi, cercando di suddividere la superficie compresa tra la linea di corrente superiore (che non è nota a priori), la linea di corrente posta sul terreno impermeabile e i tratti FBC e PR in (n − 1)b rettangoli simili. Questi rettangoli sono caratterizzati dall’avere l’angolo α della Figura 10.6 costante.

In conclusione, nella Figura 10.6 vengono tracciate b + 1 linee di corrente (come già detto, tale è anche la linea orizzontale al fondo), sicché si ottengono b tubi di flusso nell’ambito di ciascuno dei quali defluisce una portata per unità di larghezza (dimensione, quest'ultima, ortogonale al piano della figura), uguale a Δq. Pertanto, per ogni maglia i-esima del reticolo della Figura 10.6, considerando tutte le precedenti considerazioni, si ha

tan qbqVn n kH s n n kH 11 ii i i DD D D == ==a (10.26)

da cui si ricava che

tan qbnkH 1 =a (10.27)

Figura 10.6 Flusso attraverso un corpo diga omogeneo.

© 978-88-08-99977-1 CAPITOLO 10 ■ Moti di filtrazione 458
➔ A F G BC H J K M L R3 4 P DE X H 1 2 φ4 φ3 φ2 α α H n−1

EsEmpi di costruzionE di una rEtE di flusso. infiltrazionE sotto una palancola

Si faccia riferimento alla Figura 10.7. Per tracciare la rete di flusso si considerano le seguenti condizioni al contorno.

• Le altezze d’acqua a sinistra e a destra della palancola determinano una differenza di carico per cui la differenza di potenziale è data da φn − φ1 =  kΔH. La superficie del terreno sia a sinistra che a destra della palancola rappresentano le linee equipotenziali φ1 e φn. Le linee di corrente dovranno essere ortogonali a esse.

• Le superfici AB e BC delle due parti della palancola danno luogo nel piano del disegno a una linea di corrente, come anche lo strato impermeabile che, in questo esempio viene ipotizzato a profondità infinita.

Se disegnassimo b + 1 linee di corrente si avrebbero b tubi di corrente all’interno di ciascuno dei quali passerà una portata Δq (per unità di larghezza, ossia della dimensione ortogonale al piano del disegno). Nel caso della Figura 10.7 si hanno b + 1 = 5 linee di corrente e n = 9 linee equipotenziali. Inoltre, si è provveduto a costruire una rete a maglie quadrate (ossia Δni = Δsi). Nell’ipotesi che k = 0,0001 m/s, ΔH = 4 m, e, facendo riferimento alla Figura 10.7, si ha

, , sm m qbqVn n kH s n n kH 11 91 000014 000005 ii i i 3 DD D D D D == ==== (10.28) da cui si ricava che

,, sm m qbq 40 000050 0002 3 D == = (10.29)

10.5 Casi di emungimento da falde

Caso di trincea (flusso bidimensionale di falda freatica)

Si consideri il caso di un flusso bidimensionale in direzione di una trincea. Si assuma, inoltre, che il terreno impermeabile di fondo costituisca un piano orizzontale (Figura 10.8).

La portata d’acqua per unità di larghezza (che, ovviamente, equivale alla portata nell’ipotesi che la dimensione ortogonale al piano della Figura 10.8 sia unitaria) è data da

ddqVzkJzkJy yy 00 == = ## (10.30)

Ricordando che il significato geometrico di J è quello della pendenza della linea piezometrica, ossia J = tan θ = dy/dx, si ha

d d tan qkykyx y == i (10.31)

Campo di moto piano di una trincea in falda freatica

CAPITOLO 10 ■ Moti di filtrazione © 978-88-08-99977-1 459
Flusso sotto una palancola ➔
2 3 φ φn − 1 n − 2 x φ B ψ = 0 12 3 t φn Δ h h1 h2 φ1 AC n + 1) 2
Figura 10.7 Schema del flusso sotto una palancola.

Superficie di trapelazione

➔ Flusso radiale per pozzo in falda freatica

Utilizzando le condizioni al contorno per cui per x = x1 si ha y = y1 e per x = x2 si ha y = y2, si ha

() yyk q xx 2 2 2 1 2 21 -= - (10.32)

Si evidenzia che, come mostrato nella Figura 10.8, le esperienza di campo hanno dimostrato che il livello d'acqua in trincea h c è minore di h0, essendo h0 il livello della linea piezometrica in corrispondenza della trincea. Esiste, dunque, un tratto di parete compreso tra i livelli h0 e h c lungo il quale l’acqua sbocca dalla falda nell’atmosfera, colando lungo la parete per un tratto noto come superficie di trapelazione. Pertanto, ancorché la linea piezometrica abbia un andamento parabolico, il risultato ottenuto è solo approssimato in prossimità della trincea.

Caso del pozzo (flusso radiale)

Facendo riferimento alla Figura 10.9, per il caso di flusso radiale per attingimento da falda freatica con superficie impermeabile al fondo, la portata Q è data dall’espressione

d d

QxyVxykJxyk x y 22 2 == = rr r (10.33)

avendo ipotizzato che il pozzo giunge fino allo strato impermeabile. Separando le variabili, si ha

d d yyk Q x x 2 = r (10.34)

anche in questo caso, utilizzando le condizioni al contorno per cui per x =  x1 si ha y =  y1 e per x = x2 si ha y = y2, si ha

ln

yyk Q x x 2 2 1 2 1 2 -= r (10.35)

In particolare, se per le condizioni al contorno, si scegliesse da una parte y2 e dall’altra h0, ossia l’altezza della falda per x = r, essendo r il raggio del pozzo cilindrico, si avrebbe

ln yhk Q r x 2 2 0 2 2 -= r (10.36)

Anche in questo caso si rileva la presenza della superficie di trapelazione. Nella Figura 10.9 con R si indica la distanza radiale a partire dalla quale si può ritenere che il livello della falda sia quello indisturbato, ossia in assenza di emungimento dal pozzo. Tale raggio è noto come raggio di depressione

© 978-88-08-99977-1 CAPITOLO 10 ■ Moti di filtrazione 460
Figura 10.9 Falda freatica bidimensionale per attingimento da pozzo circolare con superficie impermeabile al fondo. Figura 10.8 Falda freatica bidimensionale per trincea.
y1 y2 z θ H hc h0 L x1 x2 V z y h0 hc 2r H x R θ

Pozzo o trincea in una falda artesiana

Nel caso in cui il terreno permeabile di spessore a (detta anche potenza della falda) sia

compreso tra due strati impermeabili e la linea piezometrica è al di sopra dello strato permeabile (ossia con tutti i punti a quota y > a), si ha il caso di una falda artesiana, di cui, ora, si analizzerà l’emungimento da pozzo. In questo caso, facendo riferimento alla Figura 10.10, la portata è data da

Flusso radiale per pozzo in falda artesiana ➔

QxaVxakJxak x y 22 2 == = rr r (10.37)

Separando le variabili, si ha

d d

d d yak Q x x 2 = r (10.38)

Pertanto, integrando tra x2 e x1 della Figura 10.10, si ha

ln yyka Q x x 2 21 1 2 -= r (10.39)

Prendendo y1 = h0 e x1 = r, si ha

ln yhka Q r x 2 20 2 -= r (10.40)

Se invece di un pozzo, si trattasse il caso di una trincea artesiana, si può far riferimento sempre alla Figura 10.10, ipotizzando che lo schema si riferisca a una sezione che si riproduca uguale a sé stessa nella direzione ortogonale al piano del disegno. In questo caso, il valore della portata per unità di larghezza è dato da

d d qaVakJakx y == = (10.41)

Separando le variabili si ha

dd yka q x = (10.42)

ossia

() yyka q xx 21 21 -= - (10.43)

Emungimento da trincea di una falda freatica con strato impermeabile inclinato

Si faccia riferimento alla Figura 10.11. Nel caso in analisi si ha che

() d d tantan Jix y == += + ba i (10.44)

Pertanto, si ha

d d VkJkix y == + bl (10.45)

Flusso piano per trincea in falda artesiana ➔

Flusso piano per trincea in falda freatica con strato impermeabile inclinato ➔

Figura 10.10 Falda artesiana per attingimento da pozzo circolare.

Figura 10.11 Falda freatica con emungimento da trincea con strato impermeabile inclinato.

CAPITOLO 10 ■ Moti di filtrazione © 978-88-08-99977-1 461
y1 y2 a h0 2r x1 x2 α β y x + x hc h0 q

Intrusione salina nelle falde costiere ➔

da cui si ottiene che la portata per unità di larghezza è data da

d d d d qVykixyykiykx y y == += + bl (10.46)

Separando le variabili, si ha

d d xkqkiy yy = - (10.47)

ossia d xkqkiy yy = - # (10.48)

L’integrazione della (10.48) porta al seguente risultato

ln xkikqqiky ikyC 22 =--+ c ^h m (10.49)

dove C è una costante di integrazione che può essere ottenuta osservando che per x = 0 si ha y = h0. Pertanto, si ottiene

ln ixik q qiky qikh hy 0 0 =+- (10.50)

Anche in questo caso si rileva la presenza della superficie di trapelazione.

Intrusione salina nelle falde costiere

Un’interessante applicazione dell’idrostatica è quella che permette di interpretare in maniera semplice, anche se di prima approssimazione, il tanto attuale e discusso fenomeno dell’intrusione marina negli acquiferi costieri. Per semplicità si faccia riferimento a una falda freatica, che scarichi a mare lungo la linea di costa, sostenuta da uno strato profondo impermeabile. Il fenomeno è rappresentato dallo schema della Figura 10.12. Il caso è quello di una zona litoranea in corrispondenza della quale la parte superficiale della crosta terrestre è formata da uno strato di terreno permeabile (ghiaie, sabbie), che può estendersi anche al disotto del fondo marino a formare un unico acquifero. Se non vi fosse acqua dolce proveniente dall’entroterra, l’acqua del mare si espanderebbe anche sotto la superficie emersa, creando una falda di acqua salata avente come livello di superficie quello del mare. Di norma, però, le acque meteoriche che si infiltrano nel terreno formano nello strato permeabile una falda di acqua dolce, che, sotto l’azione del gradiente idraulico, ovvero della cadente J, si muove verso la costa e sbocca in mare. In prossimità della costa l’acqua dolce, ossia con un peso specifico minore di quello dell'acqua salata, galleggia sull’acqua salata del mare. Pertanto, si forma il cuneo salino delimitato dall’interfaccia su cui poggia e si muove l’acqua dolce. In realtà l’interfaccia non è così netta come quella che si produce tra due liquidi non miscibili; si tratta più propriamente di una zona di transizione, dove acqua dolce e acqua salata si mescolano tra loro in proporzioni diverse, formando uno strato di acqua salmastra di spessore e concentrazione variabili.

Come mostra lo schema della Figura 10.12, l’acqua della falda si muove verso il mare con traiettorie convergenti e di conseguenza con velocità crescente all’avvicinarsi alla sezione di sbocco. Ciò produce un progressivo aumento della cadente e un incurvamento crescente della superficie freatica e dell’interfaccia salina. In questo caso, per la presenza di componenti verticali del moto, le pressioni non rispettano rigorosamente la legge idrostatica,

Interfaccia salina

Livello freatico

Acqua dolce FALDA

Piede del cuneo

Linea di costa

Cuneo salino

Acqua salata

STRATO IMPERMEABILE

© 978-88-08-99977-1 CAPITOLO 10 ■ Moti di filtrazione 462
Figura 10.12 Schema del fenomeno dell’intrusione marina in una falda freatica costiera.
MARE

venendo meno la condizione di filetti rettilinei e paralleli tra loro, e se ne discostano in misura crescente con l’avvicinarsi allo sbocco in mare.

Tuttavia, tenuto conto della modesta entità delle variazioni della cadente e della gradualità con cui si incurva l’interfaccia salina, a una certa distanza dalla sezione di sbocco si può assumere con buona approssimazione che le traiettorie siano sensibilmente orizzontali (ossia che si instauri un moto gradualmente variato) e che, di conseguenza, la pressione nell’acquifero vari con legge idrostatica.

Si ammetta inoltre che:

• lo spessore dell’interfaccia tra acqua dolce e salata sia piccolo rispetto alla profondità in gioco;

• non vi sia moto dell’acqua salata.

Sotto queste condizioni e con riferimento alla Figura 10.13, si consideri un qualunque punto A sulla linea dell’interfaccia salina. In esso la pressione prodotta dalla colonna di acqua dolce di altezza H +  h deve essere in equilibrio con la sottopressione prodotta dall’acqua salata alla profondità H, avendo indicato con h la quota sul livello del mare della superficie dell’acqua dolce in corrispondenza di A e con H la profondità sotto il livello del mare del punto in analisi. Dunque, si ha quanto segue

Hγs = (H + h)γd (10.51)

avendo indicato con γs  = gρs e γd = gρd i pesi specifici dell’acqua salata e dell’acqua dolce, essendo ρs e ρd le densità dell’acqua salata e dolce, rispettivamente. Si osserva che la densità dell’acqua dolce può essere assunta uguale a 1000 kg/m3, mentre quella dell’acqua di mare dipende ovviamente dal mare stesso, ma è sempre maggiore di quella dell’acqua dolce. Sviluppando la relazione precedente si ottiene

HhGh sd d == cc c (10.52) dove

G sd d =cc c (10.53)

è il cosiddetto coefficiente di Ghyben-Herzberg.

Per un valore medio della densità dell’acqua di mare di 1025 kg/m3 si ottiene G = 40.

ossErvazionE

Per esempio, nell’ipotesi che la quota della superficie dell’acqua in un pozzo freatico prossimo alla costa sia a h = 2 m sul livello del mare, si può stimare che l’interfaccia si trovi a circa H = 80 m sotto il livello del mare, ossia a H +  h = 82 m dalla superficie dell’acqua del pozzo. In realtà il fenomeno è assai più complesso di come appare dall’approccio di Ghyben e Herzberg per molte ragioni, principalmente legate alla dinamica dell’interfaccia, spesso di notevole spessore. Tuttavia, il risultato ottenuto è di utilità, perché con estrema semplicità permette di dare una valutazione dell’ordine di grandezza del fenomeno dell’intrusione marina attraverso osservazioni non complesse. Il modello semplice descritto serve come strumento orientativo anche per falde in pressione.

Coefficiente di Ghyben-Herzberg ➔

Livello freatico Acqua

CAPITOLO 10 ■ Moti di filtrazione © 978-88-08-99977-1 463
Figura 10.13 Equilibrio idrostatico dell’interfaccia salina di un acquifero freatico costiero.
dolce Acqua salata H H A h

Effetti degli emungimenti

L’estensione del cuneo salino può variare naturalmente in relazione ai fenomeni idrologici e idrogeologici. Per esempio, una forte e prolungata diminuzione delle precipitazioni produce un progressivo abbassamento della superficie piezometrica delle falde con conseguente maggiore penetrazione del cuneo salino e un innalzamento dell’interfaccia tra acqua dolce e salata. A sua volta il movimento dell’interfaccia contribuisce a favorire la miscelazione tra acqua dolce e acqua salata, ad aumentare la potenza dello strato salino e a diffondere l’inquinamento da acqua salata anche ai livelli meno profondi della falda di acqua dolce.

D’altro canto, è inevitabile che emungimenti di acqua dolce in modo massiccio e disordinato incrementino la penetrazione dell’acqua salata negli acquiferi. In una falda in assenza di prelievi tutta l’acqua di ricarica (dovuta, per esempio alle piogge) defluisce a mare. Apparentemente questa quantità può essere prelevata senza danno per la falda, se le modalità di prelievo fossero corrette. Infatti, se il prelievo fosse ben distribuito su tutta l’estensione della falda, si produrrebbe un abbassamento della superficie piezometrica, che causerebbe una maggiore penetrazione del cuneo salino nella parte inferiore dell’acquifero, ma senza pregiudizio per la qualità dell’acqua emunta. In caso contrario, ossia se si creasse un fronte di prelievo nell’entroterra, che sottraesse alla falda tutta la portata in movimento verso il mare (come schematizzato nella Figura 10.14), dalla zona di emungimento fino alla costa si interromperebbe il moto dell’acqua dolce e si produrrebbe progressivamente una traslazione del cuneo salino verso il fronte di emungimento. Ovviamente, ciò porterebbe alla contaminazione salina dell’acqua emunta dai pozzi.

A proposito di... pozzo di San Patrizio

La foto mostra il pozzo di San Patrizio a Orvieto. Fu costruito da Antonio da Sangallo il Giovane a Orvieto, tra il 1527 e il 1537, per volere del papa Clemente VII, reduce dal Sacco di Roma e desideroso di tutelarsi nell’eventualità che la città in cui si era ritirato fosse assediata. L’accesso al pozzo, capolavoro di ingegneria, è garantito da due rampe elicoidali a senso unico, completamente autonome e servite da due diverse porte, che consentivano di trasportare con i muli l’acqua estratta senza ostacolarsi. Il pozzo è profondo 54 metri, ha forma cilindrica a base circolare con diametro di 13 metri ed è stato realizzato scavando nel tufo dell’altopiano su cui sorge Orvieto.

(Fonte: Antichitera/wikimedia.org, CC BY-SA 3.0)

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Figura 10.14 Avanzamento del cuneo salino prodotto dal prelievo lungo un fronte di emungimento.
freatico
Acqua salata Livello
Acqua dolce MARE

Esercizi risolti

R10.1 Si valuti la variazione tra il livello statico e dinamico in un pozzo freatico e si analizzi la dipendenza della portata emunta dalle variabili in gioco.

Risoluzione

In assenza di emungimento il livello dell’acqua nel pozzo, cosiddetto livello statico, è uguale a quello circostante della falda. Quando si inizia a pompare ed emungere acqua, il livello di quest’ultima nel pozzo e nell’intorno di esso si abbassa progressivamente. Se la portata fosse costante il dislivello si stabilizza a una quota che dipende dalla portata stessa. Il livello raggiunto nel pozzo prende il nome di livello dinamico, mentre si definisce cono di depressione il volume di terreno abbandonato dall’acqua di falda in seguito all’emungimento e limitato inferiormente dalla superficie piezometrica, la cui depressione genera la cadente necessaria per produrre il moto.

Esaminiamo il caso schematizzato nella Figura R10.1 di un pozzo cilindrico verticale di diametro D, che si intesti nello strato impermeabile orizzontale di una falda omogenea di estensione infinita, cioè che possa alimentare il pozzo senza limitazioni. L’acqua entra nel pozzo soltanto attraverso la parete cilindrica, considerata completamente permeabile. In teoria il processo si sviluppa in moto vario, asintotico nel tempo, ma in pratica si può assumere che dopo un periodo relativamente breve di emungimento a portata Q costante si raggiunga la condizione di moto permanente, a partire dalla quale anche il livello del pozzo HP si mantiene costante.

Terreno

Livello statico

Livello dinamico

Strato impermeabile

considerare che a una distanza r = R sufficientemente grande, a cui si dà il nome di raggio di depressione, h = H.

Ponendo nella precedente equazione h =  H, ossia facendo riferimento all’altezza del livello indisturbato della falda, si ottiene la seguente equazione

HHk Q D R2 P 2 =+ r

ln

Se, come avviene generalmente, la portata di emungimento è costante, lo è anche il secondo addendo sotto radice e la precedente equazione può essere scritta come segue

HHC P 2 2 =+

ovvero

HHC P 2 =-

Pertanto

HHHHC P 2 D =-=- -

dove l’abbassamento dinamico Δ non può ovviamente superare lo spessore della falda indisturbata, ossia Δ ≤ H.

Esplicitando l'equazione precedentemente ottenuta rispetto a Q, si ricava la curva caratteristica del pozzo freatico, ovvero l’equazione della portata in funzione dell’abbassamento dinamico

ln

R D Q dr r D/2

Cono di depressione

H P Δ h H d h

SEZIONE

Q D R kHH2 P 2 2 =r ^h

la quale, poiché ()() HHHHHH PPP 2 2 -= +- , H − HP = Δ e H + HP = 2H − Δ, diviene

Q D R kH2 2 DD =r ^h

ln

Dalla precedente equazione si desume che la curva caratteristica Q in funzione di Δ è un arco di parabola e che la portata è ovviamente influenzata anche dal livello statico H R10.2 Si valuti la variazione tra il livello statico e dinamico in un pozzo artesiano e si analizzi la dipendenza della portata emunta dalle variabili in gioco.

PIANTA

Figura R10.1 Sezione e pianta del flusso di emungimento da un pozzo freatico fondato su uno strato impermeabile.

L’avvicinamento dell’acqua al pozzo avviene attraverso superfici cilindriche concentriche di altezza h e raggio r progressivamente decrescenti. Poiché, per la condizione di continuità, ciascun cilindro è attraversato dalla medesima portata Q, la velocità del flusso di acqua aumenta al diminuire della distanza dal pozzo.

Considerando la (10.36), ponendo h0 =  HP, y2 =  h, x2 =  r e r = D/2 si ha

ln hHk Q D r2 P 2 =+ r

dove h è la quota della superficie freatica a distanza r dall’asse del pozzo, rilevabile in campo tramite un piezometro o un pozzo spia. Secondo la precedente relazione il cono di depressione ha andamento asintotico rispetto alla superficie freatica della falda indisturbata (Figura R10.1), ma in pratica si può

Risoluzione

Come visto, un pozzo di definisce artesiano quando attinge da una falda artesiana. In assenza di emungimento il livello dell’acqua nel pozzo, cosiddetto livello statico, raggiunge la quota della superficie piezometrica indisturbata della falda in quel punto. In altre parole, il pozzo funziona come un piezometro.

Anche in questo caso se si estraesse una portata costante, il livello nel pozzo calerebbe progressivamente con velocità decrescente fino a stabilizzarsi alla quota corrispondente al livello dinamico HP. Nell’intorno del pozzo la superficie piezometrica si abbassa e assume la forma di un conoide di rotazione, cosiddetto cono di depressione, avente come asintoto il piano piezometrico della falda indisturbata.

Con riferimento alla Figura R10.2 esaminiamo il caso di un pozzo cilindrico verticale di diametro D, che attraversi tutto lo spessore s, cosiddetta potenza, di una falda omogenea di estensione infinita, fino a intestarsi nello strato impermeabile di base (cosiddetto letto della falda), e la cui parete sia permeabile in corrispondenza dell’acquifero. L’acqua entra nel pozzo soltanto dalla superficie laterale. Il moto avviene con traiettorie radiali orizzontali convergenti verso il pozzo e il valore della velocità

CAPITOLO 10 ■ Moti di filtrazione © 978-88-08-99977-1 465

di filtrazione è costante sulle superfici cilindriche concentriche al pozzo, che sono anche superfici equipotenziali.

flusso sia omogeneo e caratterizzato da un coefficiente di permeabilità k = 2,0 ∙ 10−5 m/s.

Risoluzione

Facendo riferimento alla Figura R10.3, si assume come quota z = 0, rispetto alla quale valutare le altezze piezometriche, quella del terreno impermeabile di fondo. Pertanto, si ha che

zA =  z a  =  zb =  z c  =  z e  =  z f =  z B = 11 m, mentre la quota piezometrica dei punti A e B è data rispettivamente da hA = 19 m e hB = 12 m.

Sia H la quota piezometrica sul letto impermeabile della falda indisturbata, coincidente col livello statico nel pozzo e HP il livello dinamico che si stabilisce nel pozzo a seguito dell’emungimento a portata costante Q. Tutti le superfici cilindriche concentriche al pozzo sono attraversate dalla medesima portata Q, con velocità di filtrazione V crescenti al ridursi, con la distanza r dal pozzo, della superficie permeata di area 2πrs. Indicando con h la quota piezometrica del cilindro di raggio r, per la (10.40) si ha

ln hHsk Q D r 2 2 P =+ r

Se fosse possibile misurare la quota piezometrica h con un piezometro o con un altro pozzo (cosiddetto pozzo spia) a distanza r dall’asse del pozzo in analisi (Figura R10.2), la precedente equazione consentirebbe di stimare la permeabilità media k della falda nell’intorno del pozzo stesso.

Come nel caso precedente il cono di depressione ha andamento asintotico rispetto alla superficie piezometrica della falda indisturbata, ma in pratica si può considerare che h si stabilizzi su un valore H a una distanza r = R sufficientemente grande, a cui si dà il nome di raggio di depressione. Dalla precedente equazione si ricava la curva caratteristica del pozzo artesiano:

() ln Q D r skhH2 2 P =r

che per r = R e h = H assume la forma

Q D R skHH D R sk 2 2 2 2 P D =- = rr

() ln ln

L’equazione ottenuta indica che Q varia linearmente con Δ e che la portata non dipende dalla profondità della falda, ma dallo spessore s dell’acquifero. È appena il caso di osservare che nella realtà le falde non sono orizzontali, infinite, omogenee e di spessore costante. Pertanto, le relazioni e le analisi ottenute servono come primo approccio per la comprensione dei fenomeni da analizzare. Dunque, nelle pratiche applicazioni si deve sempre verificare che le relazioni ottenute siano applicabili ai casi in esame, tenendo conto delle varie approssimazioni.

R10.3 Si consideri la briglia in calcestruzzo che sbarra un corso d’acqua. Calcolare le pressioni interstiziali agenti al di sotto della briglia, dovute al moto di filtrazione stazionario instauratosi nel terreno a causa della differenza di carico piezometrico tra monte e valle. Inoltre, si valuti la portata totale di filtrazione Q, supponendo che il terreno interessato dal

Nella Figura R10.3 vengono riportate le linee di flusso ed equipotenziali, costruite facendo in modo che il rapporto dei lati dei quadrangoli sia approssimativamente costante. Facendo riferimento alle indicazioni del Paragrafo 10.4, si osserva che, nella costruzione riportata nella figura, le linee di flusso sono b + 1 = 4 (che comprendono, ovviamente, anche le due linee orizzontali superiore e inferiore alla falda, ossia la AB e la linea del fondo impermeabile). Dunque, i tubi di flusso sono b = 3, mentre le linee equipotenziali sono n = 8 (comprendendo, ovviamente, quelle orizzontali, ossia quella passante per A e alla sinistra dello stesso punto A e quella passante per B e alla destra dello stesso punto B), le quali vanno a ripartire il campo di moto in n − 1 = 7 parti. Pertanto, si ha che la perdita di carico tra due linee equipotenziali contigue è data da

m h n hh 17 1912 1 AB ===

Per cui, per esempio, il carico che compete alla linea equipotenziale che comprende il punto c è

m hh 7 3 7193 16 A c =-=- =

in cui si ha, in particolare, che

Pa hzppp 11 9800 1649000 cc cc c & =+ =+ == c

In modo analogo si possono calcolare le pressioni agenti al di sotto degli altri punti della briglia, ottenendo, pertanto, la distribuzione delle pressioni e, dunque, delle sottospinte. Il valore della portata che viaggia in ciascun tubo di flusso è, invece, fornito dalla seguente equazione valida per ogni maglia i-esima del reticolo

qbqV n kH s n n kH n 1 1 1

DD D D == == ===-

i i i i 5 5 3

81 20 101912 12 010

,( ) , sm m

Da cui si ottiene il valore complessivo della portata, somma di quelle dei tre tubi di flusso, come segue

,, sm m hm l qqb 20 10 36 010 216 55 3 D == ==

8 m

11 m

hA

19

Figura R10.3 Schema della briglia con indicazioni delle altezze e della rete di flusso.

© 978-88-08-99977-1 CAPITOLO 10 ■ Moti di filtrazione 466
h H Δ R r H p s D
Figura R10.2 Pozzo artesiano passante per l’intero spessore della falda.
b cd e f
= 0
hB x a
z
AB 1 m

Esercizi proposti

P10.1 Si determini la portata che viene emunta da un pozzo freatico cilindrico circolare ad asse verticale, ipotizzando un coefficiente di permeabilità k = 2,0 ∙ 10−4 m/s, ipotizzando che il diametro sia di 0,5 m, il raggio del livello indisturbato di H = 10 m sia di 550 volte il diametro e che Δ = 0,7 m.

P10.2 Si determini la portata che viene emunta da un pozzo artesiano cilindrico circolare ad asse verticale, ipotizzando un coefficiente di permeabilità k = 2,0 ∙ 10−5 m/s, ipotizzan-

Bibliografia

Citrini D., Noseda G., Idraulica, CEA, Milano, 1975

Ghetti A., Idraulica, II ed., Edizioni Libreria Cortina, Padova, 1996

Colombo P., Colleselli F., Elementidigeotecnica, III ed., Zanichelli, 2004

do che la potenza s = 1 m, il diametro sia di 0,6 m, il raggio del livello indisturbato di H = 12 m sia di 600 volte il diametro e che Δ = 0,6 m.

P10.3 Si determini la portata per unità di larghezza da una trincea artesiana, assumendo un coefficiente di permeabilità k = 3,0 ∙ 10 −4 m/s, altezza del livello in falda di 1 m, altezza della linea piezometrica y 2 = 2 m a distanza x 2 = 10 m e potenza di 0,5 m.

Ippolito F., Nicotera P., Lucini P., Civita M., De Riso R., Geologia tecnica, V ed., Isedi - De Agostino, 1993

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La citazione, la riproduzione e il riassunto, se fatti con mezzi digitali, sono consentiti (art. 70 bis legge sul diritto d’autore), limitatamente a brani o parti di opera, a) esclusivamente per finalità illustrative a uso didattico, nei limiti di quanto giustificato dallo scopo non commerciale perseguito. (La finalità illustrativa si consegue con esempi, chiarimenti, commenti, spiegazioni, domande, nel corso di una lezione); b) sotto la responsabilità di un istituto di istruzione, nei suoi locali o in altro luogo o in un ambiente elettronico sicuro, accessibili solo al personale docente di tale istituto e agli alunni o studenti iscritti al corso di studi in cui le parti di opere sono utilizzate; c) a condizione che, per i materiali educativi, non siano disponibili sul mercato licenze volontarie che autorizzano tali usi.

Zanichelli offre al mercato due tipi di licenze di durata limitata all’anno accademico in cui le licenze sono concesse:

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L’autorizzazione è strettamente riservata all’istituto educativo licenziatario e non è trasferibile in alcun modo e a qualsiasi titolo.

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Soluzioni degli esercizi e altri svolgimenti di compiti assegnati

Le soluzioni degli esercizi, compresi i passaggi che portano ai risultati e gli altri svolgimenti di compiti assegnati, sono tutelate dalla legge sul diritto d’autore in quanto elaborazioni di esercizi a loro volta considerati opere creative tutelate, e pertanto non possono essere diffuse, comunicate a terzi e/o utilizzate economicamente, se non a fini esclusivi di attività didattica.

Diritto di TDM

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Realizzazione editoriale: Epitesto, Milano

Copertina: - progetto grafico: Falcinelli & Co., Roma

- realizzazione: Sara Travella/GALLINE A POIS, Milano

- immagine di copertina: © filo/iStockphoto

Prima edizione italiana: ottobre 2013

Seconda edizione italiana: maggio 2024

Ristampa: prima tiratura

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2025 2026 2027 2028

Realizzare un libro è un’operazione complessa, che richiede numerosi controlli: sul testo, sulle immagini e sulle relazioni che si stabiliscono tra essi. L’esperienza suggerisce che praticamente impossibile pubblicare un libro privo di errori. Saremo quindi grati ai lettori che vorranno segnalarceli.

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Idraulica

Seconda edizione

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La seconda edizione di Idraulica offre tutte le nozioni di base della disciplina necessarie a chi studia Ingegneria, integrando la trattazione matematica con applicazioni ed esercizi risolti. Gli undici capitoli di cui si compone affrontano statica, cinematica e dinamica dei fluidi, modellistica fisica idraulica, moto permanente e vario delle condotte in pressione e, introdotti in questa seconda edizione, moti a potenziale, moti esterni ai corpi, moti di filtrazione e cenni di trasporto solido nelle correnti a pelo libero. Le oltre 600 figure a colori che accompagnano la dimostrazione dei teoremi e lo svolgimento degli esercizi sono fondamentali per l’apprendimento, così come i frequenti approfondimenti (osservazioni, esempi, curiosità), gli esercizi risolti alla fine di ogni capitolo e gli esercizi proposti, le cui soluzioni sono disponibili in formato digitale, insieme a esercizi supplementari e video

Le quattro Appendici sono dedicate, rispettivamente, alle proprietà dei fluidi, alle nozioni di base di algebra e geometria delle masse, indispensabili per affrontare questa disciplina, al teorema del trasporto di Reynolds e all’equazione globale del momento della quantità di moto.

Gli autori hanno voluto salvaguardare alcuni aspetti propri dell’approccio classico dell’idraulica italiana, ben consolidati a livello internazionale, rendendo l’opera anche un testo di riferimento per chi esercita un’attività professionale in un ambito ingegneristico, geologico o di altro tipo, che richieda di conoscere leggi e casi pratici dell’idraulica.

Michele Mossa è professore ordinario di Idraulica presso il Politecnico di Bari e presidente del Comitato Tecnico Internazionale dell’Ecoidraulica dell’IAHR (The International Association for Hydro-Environment Engineering and Research).

Antonio Felice Petrillo è stato professore ordinario di Idraulica al Politecnico di Bari, dove ha ricoperto anche i ruoli di direttore del Dipartimento di Ingegneria delle acque e responsabile scientifico del Laboratorio di Ingegneria Costiera (LIC).

MOSSA"PETRILLO*IDRAULICA 2ED(CEALUMKQ IS BN 978 -88- 08 - 99977-1

9 788808999771 5 6 7 8 9 0 1 2 3 (64L)
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