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Anno II n. 3

Gennaio-Marzo 2011

Trimestrale di informazione dell’Associazione Amici del Cuore della Casa di Cura Carmide - Aderente a CONACUORE - Coordinamento Nazionale Associazioni del Cuore

Lettera aperta ai nostri lettori: Una battaglia persa in partenza ? Voler fare prevenzione in questa società consumistica e piena di contraddizioni sembra proprio una battaglia perduta in partenza. Però l’Associazione “Amici del Cuore” della Casa di Cura Carmide Villa l’Ulivo, ha fra i suoi temi principali quello di fare prevenzione nel campo della patologia Cardio-vascolare e pertanto eccoci qua a battagliare. E’ stato ampiamente dimostrato che uno dei mezzi più efficaci per aiutare gli adulti è quello di coinvolgere i bambini. Pertanto noi nel 2011 sfrutteremo il Calendario del Cuore per andare nel maggior numero possibile di scuole e coinvolgere molti bambini per combattere i principali fattori di rischio. La campagna è intitolata: “Amare il nostro corpo per vivere bene” e i punti su cui interverremo sono: 1) Fumo 2) Sedentarietà 3) Alimentazione sbagliata 4) Rumore 5) Droga 6) Alcool Come vedete sono i mali della società moderna.

E dire che tutti o quasi tutti sappiamo che questi sei nemici della salute fanno male, però continuiamo a sbagliare. Non voglio affrontare il perchè continuiamo a sbagliare, questo è compito degli psicologi. Voglio invece affrontare l’argomento “cosa possiamo fare”. Io penso che il nostro ruolo può diventare molto importante. Noi abbiamo in seno all’Associazione, Cardiologi, Psicologi, Nutrizionisti, Fisiatri, Fisioterapisti e soprattutto tante, tantissime risorse umane. Mettendole assieme possiamo nel corso degli anni, come si usa dire, “lasciare una traccia”. Non dimentichiamo che ogni persona che smette di fumare per merito nostro, ogni persona che prepara un piatto in modo più semplice di quanto prevede la ricetta tradizionale, ogni persona che ruba 30-40’ alla poltrona per dedicarsi a qualsiasi tipo di attività fisica, è un piccolo seme per una società migliore e soprattutto più sana. Proprio per questo la nostra attività (meeting, giornale, libri, DVD e quant’altro) avrà un unico tema: La Prevenzione. Il vero problema sarà: saremo capaci di farci ascoltare? Un caro saluto

ANTONIO CIRCO


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Vogliamo smettere di fumare ? “Non basta volere, si deve anche fare!” Goethe Lo hanno detto e scritto in tutti i modi, hanno usato cartelloni pubblicitari e impegnato uomini dello spettacolo in campagne di prevenzione, hanno emanato leggi, posto divieti, parlato in pubblico ed in privato, se ne conoscono cause e rischi, non se ne vedono i benefici... ma, ahimé, il fumo di sigarette ancora oggi è una battaglia aperta, una sconfitta per tante persone. Insieme al diabete, all’ipertensione, al colesterolo e al soprappeso, il fumo è un fattore di rischio tradizionale, che il cardiopatico post-infartuato conosce bene; eppure, nonostante le continue sollecitazioni, abbandonare questa curiosa abitudine non risulta essere cosi semplice. In effetti, c’è il paziente saggio che, al ricordo di quella fitta al cuore, smette di fumare velocemente e senza esitare, al motto “se mi è andata bene una volta, non vuol dire mi andrà bene la seconda!!”, ma prevale ancora quello debole, che si giustifica e si consola con pensieri del tipo “non posso mangiare quello che mi piace, non posso bere caffé, devo prendere medicine… lasciatemi almeno il piacere della sigaretta”. Forse dovremmo cominciare a chiamare il fenomeno del fumo con il suo vero nome: non basta dire che quello della assunzione di nicotina è un vizio, ma bisogna ammettere che si tratta di una vera e propria dipendenza. La nicotina è una droga, tanto è vero che dal 1994 la “Associazione Americana di Psichiatria (APA)” ha classificato l’abitudine al fumo tra le malattie psichiche da dipendenza cronica e recidivante da sostanze (DSMIV). Questo non vuol dire che smettere sia impossibile. Alcuni, come si è detto, ci riescono da soli. Altri, special-

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mente dopo alcuni insuccessi, hanno bisogno di un aiuto. In questi casi ci si può affidare a dei Centri specializzati alla disassuefazione da fumo, che si impegneranno a raggiungere insieme all’utente l’obiettivo di smettere: “Ci sono riuscito”. Gli approcci a tale pratica sono di due tipi: uno medico-farmacologico e uno psico-educativo; l’integrazione tra i due interventi, sta risultando la strategia più efficace. L’intervento psicologico prevede sempre un incontro individuale rivolto a conoscere la storia personale e clinica del paziente, e la somministrazione del “Test di Fagerstrom” e del “Test motivazionale”; successivamente l’équipe decide se proseguire con il counseling individuale o con il lavoro in gruppo, il quale – è bene chiarirlo – non è un gruppo di psicoterapia, ma si occupa esclusivamente del problema fumo. Il trattamento in gruppo si sta rivelando uno strumento particolarmente efficace, sia perché il confronto della propria esperienza con quella degli altri rinforza molto la motivazione, sia perché il percorso in gruppo ha anche una funzione contenitiva, per cui ogni obiettivo, ogni tappa, ogni difficoltà o fallimento viene sempre chiarito e condiviso:

nessuno viene lasciato solo col suo bisogno. Parallelamente a ciò, il paziente cardiopatico viene preso in carico dal punto di vista medico sia per quanto riguarda le terapie specifiche, sia per impostare con lui e per guidarlo in quello che è un cambiamento del suo stile di vita sicuramente tanto radicale, quanto necessario: la riabilitazione cardiaca, infatti, è la “somma degli interventi richiesti per garantire le migliori condizioni fisiche, psicologiche e sociali”. GESSICA LA LEGGIA


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Importanza dell’esercizio fisico L’immagine sociale e la percezione di sé di una persona che ha superato i 60-65 anni hanno subìto negli ultimi tempi una profonda trasformazione. Fino a poco tempo fa questa persona veniva considerata, ed essa stessa si sentiva, avviata ad una progressiva decadenza psicofisica e ad una crescente emarginazione. Oggi la situazione è cambiata: dell’anziano si tende a valorizzare le “potenzialità attive” e la possibilità di continuare fino a età avanzata a vivere un’esistenza significativa e socialmente partecipativa. Il concetto di anziano è cambiato nel corso del tempo e non poteva essere diversamente: nel 1881 la vita media per uomini e donne era di 35 anni e solo poco più del 30% raggiungeva i 60 anni. A metà degli anni Ottanta del secolo scorso, per l’allungamento della vita media, anziani potevano essere considerati i maschi di 71 anni e oltre, le donne con 76 anni e più, con un’ulteriore speranza di vita di una decina d’anni. Oggi siamo intorno ai 74 anni per gli uomini, oltre 80 per le donne. Si vive dunque di più. Non rimane che vivere bene, anche mantenendosi attivi.

L’invecchiamento non è una malattia. La vita ha, nei processi legati al trascorrere degli anni, i limiti fisiologici della propria estensione. Ma tali limiti possono restringersi a causa di comportamenti e stili di vita non salutari fra i quali è da annoverare la sedentarietà. L’inattività fisica accelera, in modo significativo, il declino delle riserve funzionali dell’organismo e riduce notevolmente la sua capacità di adattarsi alle esigenze ambientali. Una vita sedentaria costituisce un importante fattore di rischio per la salute. E’ ormai universalmente riconosciuto che un’adeguata attività fisica è essenziale per il mantenimento della salute e per l’efficienza dell’organismo, oltre che un insostituibile strumento per prevenire l’insorgenza di molte malattie. L’età avanzata non deve costituire una giustificazione per non svolgere un’attività fisica, anzi sono proprio gli anziani quelli che maggiormente si avvantaggiano dal mantenersi attivi fisicamente: un trentenne può anche star bene facendo una vita sedentaria, mentre ciò è meno probabile per un settantenne,

molto più a rischio di sviluppare disabilità funzionali e malattie cardiocircolatorie. Nei Paesi avanzati l’inattività fisica sta diventando un problema di crescente importanza sia per la salute dei singoli cittadini di ogni età sia per le economie degli Stati, sempre più impegnati a far fronte ai costi della sanità in continuo aumento per il diffondersi di malattie croniche, molte delle quali favorite proprio dalla vita sedentaria. L’inattività è considerata oggi uno dei maggiori fattori di rischio per le principali malattie cardiovascolari, respiratorie, muscolo-scheletriche e tumorali, come pure per l’alcolismo, il diabete, gli incidenti, l’ipertensione, l’obesità. L’attività fisica rappresenta un fattore di cruciale importanza sia nella prevenzione delle più diffuse malattie, sia per il benessere fisico e psichico di ogni persona di tutte le età, sia infine per la collettività, in quanto produce una diminuzione dei costi per spese sanitarie. Benefici immediati La pratica di una regolare attività fisica anche moderata, dà risultati fin dall’inizio: • aumenta la quantità di sangue che il cuore pompa ogni volta che si contrae; • contribuisce a ridurre il sovrappeso diminuendo la percentuale del grasso corporeo a vantaggio delle masse muscolari; • diminuisce i disturbi dell’umore; • migliora la capacità respiratoria e l’ossigenazione dei tessuti; • migliora la pressione del sangue; • migliora la sensazione di benessere; • riduce i battiti del cuore sia a riposo che sotto sforzo.

ROSALBA LA MANNA

(1 - continua)

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L’ospedale ieri, oggi, domani Chi ha sperimentato la necessità di un ricovero in ospedale sa quali sensazioni più o meno angoscianti si provano quando, come lo scrivente che ha passato la vita dalla parte del medico, ci si viene a trovare dalla parte del paziente. Lo stato di malessere non è legato soltanto all’incerto della patologia, ma anche a tutta quella serie di condizionamenti che comporta il ricovero. Mi riferisco al trovarsi soli, in un ambiente che impone la convivenza con estranei anche nei momenti più intimi, con i livelli di confort che non sono quelli di casa, con lo stravolgimento degli orari e delle abitudini alimentari, nonché, con il cambiamento del ritmo sonno/sveglia (ti svegliano all’alba perché prima del cambio-turno gli infermieri devono fare i prelievi e la terapia; devi pranzare alle 12:00 e cenare alle 17:00). Questo malessere non lo avverte solo il paziente, ma anche i familiari i quali possono “visitare” il ricoverato solo in certe fasce orarie, talora dovendo lasciare la macchina abbastanza lontano, specialmente nei vecchi ospedali organizzati a padiglioni staccati senza spazi per posteggi sotto o vicino alla degenza. Poco tempo fa, il prof. Veronesi inaugurando il secondo polo dell’Istituto Europeo di Oncologia, diceva: “L’ospedale non è un carcere” sottolineando la necessità di riorganizzare il sistema sanitario creando una rete che metta al centro il paziente. Una vera rivoluzione nella logica dell’accoglienza: dagli orari di visita, alla distribuzione dei pasti, al numero di posti-letto per stanza. Già qualche anno addietro il Prof. Eolo Parodi, presidente nazionale della fondazione ENPAM (Ente Nazionale di Previdenza ed Assistenza dei Medici e degli Odontoiatri), affermava: “Se gli ospedali fossero guidati da direttori d’albergo le cose andrebbero certamente meglio”. Al medico andrebbe affiancato un manager con esperienza specifica che dovrebbe pensare al ricovero dei pazienti come veri e propri ospiti di un albergo. In verità questo modello in Italia esiste, ma solo in qualche realtà, quali l’Ospedale San Martino (Genova), il Bambin Gesù (Roma), l’Ospedale dell’Angelo (v. foto di un interno - Mestre) e l’Ospedale Madonna del Soccorso (San Benedetto del Tronto). Quindi ci sono eccezioni positive, ma purtroppo la logica prevalente è basata sull’interesse del personale sanitario e non del paziente. Principi quali la qualità dell’assistenza e l’ospi-

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talità devono diventare la norma: venire incontro alle esigenze del malato e dei suoi familiari rientra fra queste priorità. Alle persone che si spostano da una città all’altra per curarsi va garantito un adeguato sostegno logistico ed il luogo di cura deve diventare luogo di accoglienza in grado di offrire anche un alto livello di confort alberghiero. In questa nuova concezione rientra il tema dell’alimentazione durante il ricovero, con la possibilità di scelta da un menù di cibi più graditi al paziente e la flessibilità nell’orario di distribuzione dei pasti, consentendo ad esempio di cenare alle 8:00 di sera. L’ospedale, sempre secondo Veronesi, circondato da verde, parcheggi e scale mobili, non dovrebbe superare i 400 posti-letto, con camere rigorosamente singole, dotate di bagni. A dirigere “il traffico” ci vorrebbe un vero direttore d’albergo la cui parola d’ordine ai suoi dipendenti dovrebbe essere “garantire il massimo confort agli ospiti”. Qualcuno dirà... e i costi? Secondo esperti del settore diventerebbero sostenibili a patto che le ASL fossero disposte ad intervenire su quei capitoli di spesa normalmente destinati ai servizi di catering o di pulizia che talvolta raggiungono cifre veramente eccessive. Un esempio è l’Ospedale dell’Angelo di Mestre completato nel 2008 e considerato un modello di project-financing da imitare in cui tutto è stato pensato per il benessere del malato. Un altro bell’esempio del potenziamento del servizio di accoglienza è quello dell’Ospedale Madonna del Soccorso di San Benedetto del Tronto. Il progetto, intitolato “Questo ospedale è un albergo”, vede impegnati gli studenti dell’Istituto Alberghiero che si sono divisi fra l’accettazione e i vari reparti, lavorando in sinergia con gli operatori sanitari. Incontrare un viso amico, che accompagna il paziente a letto, nel suo reparto, che gli chiede cosa vuol mangiare a pranzo, può fare la differenza per una persona sofferente. Al giorno d’oggi “La soddisfazione del cliente” e “L’efficienza dei servizi” sono diventati criteri importanti attraverso i quali il cittadino valuta e sceglie. Gli esempi citati dovrebbero diventare “sistema” in tutto il nostro Paese per adeguarci a quelle nazioni che, magari con una storia ed una tradizione inferiori alle nostre, dispongono di livelli superiori di assistenza. SALVATORE MANGIAMELI


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Continua l’attività a Librino Progetto “Amico cuore” Il progetto “Amico Cuore” che si attua nel quartiere, presso i locali della Parrocchia Resurrezione del Signore, (parroco padre Santino Salamone), è ormai una splendida realtà. Molte sono le persone che si sono sottoposte agli accertamenti di prevenzione per le malattie cardiovascolari e che ne hanno

L’esperienza di Betty L’incontro con l’Ass. “Amici del Cuore” è avvenuto in maniera davvero casuale. Già da un anno in parrocchia faceva capolino un “certo cardiologo”, che, attraverso la conoscenza con Padre Santino Salamone, aveva proposto il suo sostegno professionale al popolo di Librino… aveva avuto contatti con persone cardiopatiche, ma… ecco! …La sottoscritta non aveva avuto modo di scambiare quattro chiacchiere, pur essendo in larga parte della settimana sempre presente nelle attività parrocchiali. Nell’occasione della Gita sull’Etna organizzata dall’associazione, ricevo l’invito a partecipare, e vista anche la disponibilità del mio sposo, lo abbiamo accolto! È stata un’esperienza gradevole, e, nonostante il “freddo” della giornata, il “CALORE” che emanava dai componenti dell’associazione, ha fatto sì che ci innamorassimo del loro progetto. Da quel momento, molti hanno accolto e aderito allo stesso, trovando anche giovamento e qualcuno “salvezza” da questo “intervento”, nella persona del Dott. Antonio Circo, con la sua costanza e puntualità, la serenità con cui si propone alle persone che incontra, la disponibilità verso tutti! Devo dare conferma che:

tratto benefici sia a livello di “prevenzione” che di “patologie accertate”. Ormai, grazie all’educazione Sanitaria promossa dall’Associazione “Amici del Cuore”, i cittadini di Librino sono consapevoli dei benefici di questa iniziativa. Conoscendo l’importanza del-

l’attività fisica, anche per il recupero della funzionalità del cuore, soprattutto dopo una grave malattia, si spera che al più presto si possa realizzare una palestra, grazie anche all’impegno profuso dall’Associazione “Amici del Cuore” e dalla nostra Parrocchia. SALVO LA PORTA

I nostri sponsor

DIO CI AMA, E LO DICE IN MILLE MODI… BASTA TENDERE L’ORECCHIO E APRIRE IL “CUORE” !!!

Betty

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Rubrica

Dalla parte del paziente

Questa rubrica è aperta a tutti. Ogni socio che volesse collaborare è il benvenuto, nello spirito di questo foglio che, oltre ad essere un mezzo di divulgazione, si propone di invitarci all’osservanza di alcune elementari regole di vita per la salvaguardia della nostra salute.

Questa breve cronaca sarebbe banale se non se “Nel mezzo del cammin di nostra vita…”. Nel mio caso, in effetti, si trattava quasi di tre quarti ne potesse trarre un insegnamento che conferma ma la “selva” fu forse altrettanto “oscura” in quan- e rafforza quanto ha scritto il prof. Xibilia, nelto apprendere di avere una ‘noce’ all’interno del la prima pagina del numero precedente di questo giornalino, e cioè l’importanza di non sottovalutacuore non è certo cosa da poco. Eppure, per fortuna, rimasi abbastanza sereno e re mai i nostri problemi di salute e di non accontranquillo, non so ancora se per fatalismo, incre- tentarsi di notizie e diagnosi rassicuranti senza fare dulità o per l’innato ottimismo che ci aiuta, e forse nulla per essere davvero sicuri che non ci sia nulla è provvidenziale, nei momenti difficili e più ardui da temere. della vita. L’omissione di ulteriori accertamenti avrebbe Si trattava di una diagnosi del tutto accidentale, avuto quasi sicuramente conseguenze funeste. I dovuta ad una ricerca per altra patologia. Nell’esa- mali asintomatici sono forse i peggiori: crediame radiologico il mio mo di star bene mentre medico notò un’ombra qualcosa ci cova dentro sospetta all’interno del e magari esplode all’imcuore e richiese quindi provviso, senza potervi ulteriori accertamenti Anche se il nostro giornale non ha scopi lette- più porre rimedio. Come per scoprire di cosa si rari, tutta la nostra cultura è permeata dal genio di sempre la soluzione è trattasse. Dante e quindi perché non menzionarlo sul tema una via di mezzo: eviUna prima ecocar- che ci sta tanto... a cuore? tiamo l’ipocondria ma diografia, in uno dei miIl poeta cita il nostro organo principale in tre anche e soprattutto la gliori centri ospedalieri forme: cor, cuor e cuore, soprattutto nelle acce- eccessiva faciloneria di Catania, dette risul- zioni di amore e coraggio, raramente nel semplice quando si tratta della tati negativi. Sappiamo significato anatomico. Ci limitiamo a riportare qui nostra salute. tutti che le buone noti- tutte le citazioni di cuore della Divina Commedia, Prima dell’intervenzie si credono molto più scritte nella forma completa: abbiamo messo tra to ho vissuto, com’era facilmente delle cattive parentesi quello che riteniamo sia il significato atnaturale un momento e quindi sarebbe stato tribuito al termine, nelle rispettive terzine: di tristezza e forse anfacile fermarsi a queDunque che è? Perché, perché ristai? che di paura ma sono sto punto e gioire delPerché tanta viltà nel cuore allette? stato confortato dalla lo scampato pericolo, Perché ardire e franchezza non hai? Fede. Una breve visita magari considerando il Inf. II, 121-123 (animo) in Chiesa ha rafforzato medico eccessivamente il mio coraggio. sospettoso. Quanto aspetto reale ancor ritene! Credo di essere debiDopo l’intervento è Quelli è Iason, che per cuore e per senno tore invece verso il dr. stato piacevole e comli colchi del monton privati fene. Elio Dottore che non Inf. XVIII, 85-87 (coraggio) movente, sentire l’afsi lasciò impressionafetto e la simpatia delle Noi eravam lunghesso mare ancora, re dalla smentita, né si persone che mi vogliocome gente che pensa a suo cammino, tranquillizzò, ma fece no bene. Dovremmo che va col cuore e col corpo dimora. ulteriori accertamenti. forse imparare a darci Purg. II, 10-12 (animo) Fu allora, a metà dello più spesso queste dimoscorso ottobre, che scostrazioni d’affetto, senMolti han giustizia in cuore, e tardi scocca, prì di avere una bella za aspettare momenti per non venir sanza consiglio a l’arco; noce, si fa per dire, nella particolari ed eccezioma il popol tuo l’ha in sommo de la bocca. parete interna dell’atrio Purg. VI, 130-132 (animo) nali. Mi piace affermarsinistro. Seguì un interlo anche perché questo vento al Centro Cuore “Non tener pur ad un loco la mente” per me non è stato mai Morgagni di Pedara e disse ‘l dolce Maestro, che m’avea facile. tutto si risolse per il da quella parte onde il cuore ha la gente. MARIO EMMANUELE meglio. Purg. X, 46-48 (anatomico)

Il cuore in Dante

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Rubrica

Luminari della medicina

a cura di Mario Guzzardi

Questa rubrica è riservata ai Luminari della medicina che hanno onorato la Sicilia e Catania in particolare, per nascita o per avervi esercitato la loro attività professionale. Generalmente si commemorano quelli che non ci sono più ma abbiamo voluto fare un’eccezione per il prof. Attilio Basile anche per celebrare la sua lunga e proficua vita. Oggi abbiamo l’onore di averlo ancora con noi, ultra centenario come Rita Levi Montalcini, medico-ricercatore Nobel per la medicina (1986). Attilio Basile nasce a Itala, piccolo paese della provincia di Messina il 15 gennaio 1910. A 18 anni si iscrive alla Facoltà di Medicina del suo capoluogo e nel ’34 si laurea con il massimo dei voti e diritto di pubblicazione. Successivamente consegue tre libere docenze: in Patologia generale nel ’41, in Patologia chirurgica e Propedeutica clinica nel ’43 e in Clinica chirurgica nel ’48. La sua preparazione si completa anche attraverso esperienze all’estero presso l’Università di Vienna, quale vincitore di borsa di studio (1942) e presso la clinica di Neurochirurgia dell’Università di Parigi (1947) dove si dedica soprattutto allo studio dei tumori al cervelletto. L’attività didattica inizia all’Unuversità di Messina nel ’51 e continua presso l’Università degli Studi di Catania dal primo novembre ’56 fino all’uscita fuori ruolo per raggiunti limiti d’età, il 31 ottobre 1980. Le sue esperienze internazionali gli hanno dato modo di apprezzare l’importanza di una visione a più largo raggio dei problemi clinici e lo hanno indotto a favorire l’invio all’estero dei suoi collaboratori, grazie a borse di studio e sovvenzioni di Enti, Ministeri e del CNR. Le mete sono state: gli USA, la Svezia, la Francia, il Belgio, ecc. L’attività clinica comprende la Chirurgia generale e specialistica:

cardiaca, toracica, urologica. Il 5 aprile ’72 viene eseguito a Catania il primo trapianto di rene del meridione d’Italia da una équipe chirurgica, da lui guidata.

Basile è stato Presidente della sezione italiana dell’International College of Surgeons, poi vice Presidente mondiale e quindi socio onorario; Presidente della Società italiana di Chirurgia (primo chirurgo di una Università siciliana ad aver mai ricoperto

questa prestigiosa carica) eletto il 19 ottobre ‘78, e Membro effettivo della Corte di disciplina del Ministero della Pubblica Istruzione, eletto dal Consiglio Universitario Nazionale. E’ stato anche preside della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Catania (carica che oggi è del figlio prof. Francesco); Presidente dell’Ordine dei Medici e del Lyons Club di Catania. L’anno scorso, in occasione del suo centesimo compleanno, l’Università di Catania ha edito un libro commemorativo, “Attilio Basile Maestro di Chirurgia”, che raccoglie i ricordi e le testimonianze di molti suoi allievi e riferisce alcuni tratti essenziali del suo pensiero. Ne riportiamo alcuni significativi passaggi. • Due grandi passioni sono i requisiti fondamentali e indispensabili per formarsi e dedicarsi alla chirurgia: “desiderio di conoscere e capacità di amare l’uomo”; • Dare l’esempio significa “operare”, chirurgicamente ma soprattutto costruire quello che sarà il futuro degli allievi; • “Nella mia lunga vita […] ho sempre cercato di vedere il bene e il positivo che ci sono in ogni circostanza ed in ogni rapporto”; • “Ho sempre cercato di perdonare i piccoli difetti […] , sforzandomi di valorizzare i pregi di ognuno.

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La giornata del bambino obeso a Librino

Catania nel Cuore

Trimestrale di informazione cardiologica Direttore: Antonio Circo Direttore responsabile Salvatore Vitale Comitato di redazione Antonio Circo, Mario Guzzardi, Francesco Turco, Salvatore Vitale Stampa: Tip. Francesco Lazzara Via Zurria, 46 - Catania Reg. Tribunale di Catania n.2/2010 del 05-02-2010 (Registro giornali e periodici) Editore: Ass. Amici del Cuore Onlus Presidente: Vito Cicchello Leanza della Casa di Cura “Carmide” Villa L’Ulivo Via Feudogrande, 12 95126 Catania e-mail: catania.nelcuore@virgilio.it Quote associative annuali: socio ordinario: € 20,00 socio sostenitore: € 35,00

c/c Credito Siciliano - Acicastello CT IBAN: IT-41-Y-0301926102000008012614

AIUTATECI ! DESTINATE IL 5 x 1000 E/O L’ 8 x 1000 DELL’ IRPEF ( i due meccanismi non sono alternativi ) ALL’Ass. “Amici del Cuore”

O4412240873

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“Catania nel Cuore” è distribuito gratuitamente ai soci dell’associazione, agli Istituti di cardiologia, ai medici cardiologi, e a quanti si siano particolarmente distinti nella ricerca, nella prevenzione e nella cura delle patologie cardio-vascolari. Gli articoli, le lettere, e quant’altro, inviati per la pubblicazione, non vengono restituiti. Il comitato di redazione si riserva il diritto di modificare o eseguire piccoli interventi sui testi, per uniformarli alle norme redazionali o per esigenze d’impaginazione, ma anche per garantire consistenza stilistica e uniformità editoriale. I diritti su tutto ciò che viene pubblicato appartengono a Catania nel Cuore. Riguardo alle illustrazioni, la redazione avrà cura di ottenere la relativa autorizzazione degli aventi diritto. Le foto pubblicate sono pertanto acquisite con relativo assenso scritto o verbale all’utilizzo, o fornite direttamente dagli interessati; altre, senza indicazione di copyright, si intendono di pubblico dominio e pertanto utilizzate comunque senza fini di lucro. Nel caso che gli aventi diritto siano irreperibili, si resta a disposizione per regolare eventuali spettanze.


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