Why Marche n.23 esprimi un desiderio

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WHYMARCHE.COM Why Marche n.23 · Novembre-Dicembre 2014 · Bimestrale · Anno V

LUCI

NELLA NOTTE

Voci silenziose

INDOSSA I #marcheglass

Discovery MARCHE

IL PRANZO E’ SERVITO!

Esprimi un desiderio

E






capolinea.it

300 case

chi ci abita lo sa vantaggi e qualità di una casa in legno Subissati

1963-2013

PROG ETTO SU MISUR A

A NTISISMIC A E R ESIST ENZA AL FUOCO

Ogni costruzione è realizzata in base al progetto e ai desideri del cliente, lasciando massima flessibilità dal punto di vista architettonico. Una visualizzazione 3D permette di visionare un’anteprima della struttura.

La resistenza delle case in legno ai terremoti è stata più volte collaudata in Paesi ad elevato rischio sismico come America e Giappone, dove si costruisce abitualmente in legno. Inoltre, adottando una serie di accorgimenti, si può ottenere un’ottima resistenza al fuoco.

ECO LOGI A E S AL UT E La casa in legno è rispettosa dell’ambiente e delle persone che la abitano, il legno è tra i migliori materiali da costruzione naturali.

PROPRI ETÀ M ECCA NICH E Le case SUBISSATI sono realizzate interamente in legno lamellare, materiale con elevata resistenza a trazione/compressione/flessione, elasticità, basso peso specifico e di facile lavorazione con i nostri impianti a controllo numerico.

DUR A BI LITÀ La casa in legno, se ben realizzata, è una costruzione che dura secoli e ne sono riprova le tantissime costruzioni in legno sparse in tutto il mondo che ancora si conservano perfettamente integre.

ELE VATO R A PPORTO QU AL ITÀ PR EZZO La casa in legno, per il livello tecnologico offerto, i ridotti tempi di realizzazione, i costi certi ed i ridotti costi di mantenimento, si rivela decisamente superiore rispetto ad un’abitazione tradizionale.

VA NTA GGI ECONOMICI E R A PIDITÀ DI MONT A GGIO Risparmio energetico non indifferente in quanto si raggiungono valori di trasmittanza pareti e coperture inferiori a 0.19 W/mq K ed elevati valori di sfasamento da cui consegue che la casa risulta fresca d’estate e calda d’inverno, evitando inutili spese di riscaldamento e raffrescamento. Fattore non secondario la rapidità di costruzione della casa in legno: la durata media di un cantiere è di circa 90 giorni.

SUBISS ATI s.r.l. S.P. Arceviese km 16,600 – Ostra Vetere (AN), Italy Tel. 0039.071.96.42.00 – Fax 0039.071.96.50.01 www.subissati.it

PRODUTTORE QUALIFICATO PRODUTTORE QUALIFICATO TRASFORMAZIONE DEL LEGNO TRASFORMAZIONE DEL LEGNO CERTIFICATO N. 076/09-CL CERTIFICATO N. 076/09-CL RILASCIATO DAL RILASCIATO DAL MINISTERO DEI LAVORI PUBBLICI MINISTERO DEI LAVORI PUBBLICI

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PRODUTTORE QUALIFICATO PRODUTTORE QUALIFICATO TRASFORMAZIONE DELL’ACCIAIO TRASFORMAZIONE DELL’ACCIAIO CERTIFICATO N. 1263/11 CERTIFICATO N. 1263/11 RILASCIATO DAL RILASCIATO DAL MINISTERO DEI LAVORI PUBBLICI MINISTERO DEI LAVORI PUBBLICI

case subissati

ATTESTAZIONE SOA CATEGORIA OS32 CLA SS E IV OS33 CLA SS E II

SISTEMA QUALIT À CERTIFICAZIONE ISO 9001

SISTEMA DI GESTIONE AMBIENTALE CERTIFICAZIONE ISO 14001

SISTEMA DI GESTIONE SICUREZZA E SALUTE SUI LUO GHI DI LAVO RO CERTIFICAZIONE OHS A S 18001


\\\ EDITORIALE ///

GAUDENZIO TAVONI

Alla scoperta delle Marche, aspettando il nuovo anno! Sarà un numero davvero ricco quello che accompagnerà le vostre prossime festività. Andremo ancora una volta alla scoperta di luoghi e persone “un po’ fuori del comune” delle nostre belle Marche e, nel viaggio di questo fine anno, inizieremo dalla costa adriatica alla scoperta dei fari della nostra regione. Saremo, poi, alla ricerca delle meraviglie nascoste, e questa volta ci recheremo a S. Vittore delle Chiuse a Genga, per poi tornare sulla Riviera del Conero, proponendo varie offerte turistiche per chi ha problemi di disabilità. Infine, per Land of Marche, la sezione in inglese che tanto successo sta riscuotendo, saremo a Sarnano, Urbania e Sassoferrato e magnificheremo il Bostrengo, dolce tipico del Montefeltro. Il nostro tour virtuale proseguirà, poi, nel mondo degli alchimisti e templari, per i quali la nostra regione ha avuto un ruolo importante, ma le Marche saranno viste anche con altri occhi, quelli di #Marcheglass, che affidano ai social network un modo del tutto nuovo di promozione. Fari puntati anche su alcuni personaggi marchigiani, tra cui Giancarlo Basili, grande scenografo di Montefiore dell’Aso, Stefano Catini, scrittore fermano, e Malleus, compositore recanatese di Opera Totale. Si divide tra Jeddah, Il Cairo e le Marche, invece, Nadia Mohammed Abu Al Saud, imprenditrice saudita, che ci farà conoscere meglio la situazione della donna araba. Ed un occhio lo butteremo anche sulla Lega del Filo d’Oro di Osimo. In questo ultimo numero dell’anno, infine, una novità l’oroscopo di Barbanera! E allora, una buona lettura a tutti voi, con i più fervidi auguri da parte di tutta la redazione di Why Marche.

WHY MARCHE / 7


SOMM

\\\ PRIMO PIANO ///

\\\ AGORA ///

Basta pessimismo

p.10

Desiderata

I PERCORSI DI WHY MARCHE

p.16 STORIA CELATA

INCHIESTA

p.46

CAMBIARE IL LORO DESTINO ANIMA ///

14 Dal tuo punto di vista 16 Storia celata 24 Percorsi alternativi 26 Illuminano la via 28 Meraviglia nascosta 30 Per farli sorridere

8 / WHY MARCHE

MENTE ///

34 Puntare sul food 36 Attenti ai giochi! 38 Ricerca made in Marche 40 Sport è salute

p.42


MARIO \\\ PERCHE’ ///

LIBERTA’ RUBATA

N° 22 - Settembre/Ottobre 2014

www.whymarche.com

\\\ LAND OF MARCHE ///

p.50

Direttore Responsabile: Gaudenzio Tavoni

Secrets and discoveries

REDAZIONE

p.55

Caporedattrice: Eleonora Baldi e.baldi@whymarche.com Responsabile di redazione Paola Solvi p.solvi@whymarche.com Responsabile Marketing Raffaella Scortichini r.scortichini@whymarche.com

LAND OF MARCHE This is a question that we hope will become a joyful and convinced exclamation: Because it’s the Marches! Uncovering the Marches region is a journey through details and discoveries that give us a deeper understanding of the region. It’s a detailed job and one that is very stimulating. We have places that can tell stories, hold secrets and give visitors experiences that stay will stay in their eyes and hearts like few others.

Direttore Artistico Silvio Pandurini s.pandurini@whymarche.com

EUROPE

Editor Agnese Carnevali Andrea Cozzoni Paola Donatiello Alessandro Morbidelli Cinzia Pelagagge Silvia Brunori

EUROPE

The best way to answer to the question “Why Marches?” is to show you the region in the next few pages and to make you want to substitute our photographs and words with your own experiences and memories. We attempt to take you on a journey off the beaten track and beyond what you will find written in guidebooks for you to truly see, discover and taste the Marches.

ITALY

Hanno collaborato Silvana Santinelli Saverio Cinti Ghala Baghdadi

MARCHE

Traduzioni Faye Cardwell

Pesaro

MARCHE

ANCONA

Concept: Theta Edizioni

MACERATA FERMO ASCOLI PICENO

9 / WHY MARCHE - LAND OF MARCHE

SP I R I T O / / /

64 La guerra è finita 66 L’opera dell’anima 69 Un cappotto pesante 72 A pranzo con i tuoi 74 Marche da Formula1 76 I consigli di Barbanera 78 In giro per le Marche

p.81 Lasciare per provare

www.thetaedizioni.it

edizioni info@thetaedizioni.it

Casa Editrice: Theta Edizioni Srl Registrazione Tribunale di Ancona n° 15/10 del 20 Agosto 2010 Sede Legale: Via Villa Poticcio 22 60022 Castelfidardo - Ancona www.thetaedizioni.it - info@thetaedizioni.it Tel. 0731082244 Stampa: Tecnostampa: Via Le Brecce - 60025 Loreto (AN) Abbonamenti:

i precendenti episodi online su WHYMARCHE.com a partire dal numero 19

ERRATA CORRIGE: pagina 36 la dicitura corretta è “MELA rosa dei sibillini” e non “ MELA rossa dei sibillini”

abbonamenti@whymarche.com Chiuso in redazione il 17 Dicembre 2014

COPYRIGHT THETA EDIZIONI TUTTI I DIRITTI SONO RISERVATI. NESSUNA PARTE DI QUESTO MENSILE PUO’ ESSERE RIPRODOTTA CON MEZZI GRAFICI, MECCANICI, ELETTRONICI O DIGITALI. OGNI VIOLAZIONE SARA’ PERSEGUITA A NORMA DI LEGGE. per qualsiasi informazione

info@whymarche.com


di Eleonora Baldi

Visionario \ \ \ A G O R A‘ / / /

Da Montefiore dell’Aso a Shangai, passando per i grandi nomi del teatro e del cinema italiano ed arrivando fino ad Expo 2015:

la storia di Giancarlo Basili

Hai presente quando sei seduto sulle poltroncine del teatro o sei al cinema e a un certo momento ti chiedi: ‘ma come l’avranno ricostruito questo ambiente?’ oppure quando entri in uno spazio espositivo così tanto particolare da definirlo assurdo – ovviamente nella sua accezione positiva – e vorresti tanto capire ‘come gli sarà venuto in mente?’? Ecco, la risposta a queste domande possono darcele persone come Giancarlo Basili: gli scenografi, quelli che rendono realtà le idee, quelli che creano quella sorta di magia ambientale senza la quale la storia, qualsiasi storia, non sarebbe la stessa e non avrebbe lo stesso impatto.

Ciao Giancarlo. Raccontaci: come nasce la passione per la scenografia?

“Fin da ragazzo avevo passione per le arti visive. Ho frequentato l’Istituto d’Arte a Fermo e tutti i docenti mi consigliavano caldamente di proseguire il mio percorso anche nello step successivo, quello dell’università. Questo mi ha spronato ad iscrivermi all’Accademia delle Belle Arti di Bologna e poi mi sarei specializzato in scenografia…considera che erano gli anni ’70 quelli della contestazione giovanile, quelli in cui le grandi università erano spessissimo occupate. Perché te lo dico? Perché proprio per questo motivo quando non c’era la possibilità di frequentare le lezioni, me ne andavo al Teatro di Bologna, per osservare e per capire come lo scenografo lavorasse negli spazi teatrali. In quegli anni non si parlava di cinema, il teatro era l’unico punto di riferimento. Io ho avuto davvero una grandissima occasione a 19-20 anni di poter vivere e assistere alla messa in scena di questo grande teatro. Da qui mi è scattata una passione ancora più grande, perché ho

10 / WHY MARCHE

compreso a pieno qual era la funzione dello scenografo”.

Il primo amore dunque è stato il teatro…

“Ho lavorato per circa 20 anni in teatro, al fianco dei più grandi da Ronconi a Pizzi. Ho messo in scena tantissimi spettacoli sia di lirica che di prosa. Proprio in questi giorni sto tenendo un master in Cineteca a Bologna, con centinaia di studenti ai quali ho raccontato proprio questa mia esperienza. Come si può iniziare il percorso di scenografia? Io posso dire di essere stato fortunato, anche se la fortuna in buona parte siamo noi stessi a crearcela, perché dopo un po’ che mi vedeva lì ad osservare, il Direttore degli allestimenti scenici del Teatro di Bologna mi prese in simpatia. Mi disse che dato che l’università era spesso occupata e che io venivo da lontano e fare sempre avanti e dietro per me sarebbe stato pesante, quando volevo potevo andare in teatro e iniziare a capire come si muove un palcoscenico a livello scenico appunto. Fu una grande occasione perché avevo appena 19 anni e mi veniva data la possibilità di essere al centro del lavoro, potendo rubare qualche segreto ai professionisti, dai macchinisti ai registi: facevo di tutto pur di poter strappare quel che mi serviva per farmi un’idea della funzione dello scenografo. Questo mi ha permesso di conoscere

persone anche abbastanza importanti nell’ambito, le quali poi mi hanno introdotto all’interno di una struttura teatrale molto importante, quella del laboratorio di scenografia del Teatro Comunale di Bologna dove ho iniziato a lavorare come pittore scenografico iniziando a dipingere la grande illusione scenografica che allora andava molto. Ho avuto maestri straordinari, una grande scuola che mi ha permesso di imparare un mestiere che oggi sta scomparendo: realizzare le grandi scenografie e dipingere i grandi fondali, una vera e propria magia. Per un periodo il teatro chiuse ed in quel frangente aprii io stesso un laboratorio a Bologna insieme ad un mio collega: per circa 20 anni a questo atelier si sono rivolti i registi più importanti, perché noi curavamo tutto, dalla progettazione alla realizzazione. Per un anno poi sono stato anche Direttore degli allestimenti scenici del Teatro di Bologna, ma la mia volontà era quella di proseguire nella mia ricerca”.


Giancarlo Basili WHY MARCHE / 11

PHOTO CINZIA CAMELA


Ed è arrivato il cinema!

\ \ \ A G O R A‘ / / /

ANIMALI DOMESTICI - BOZZETTO PADIGLIONE ZERO EXPO 2015

“Sì, nel frattempo era arrivato a Bologna il grande cinema. Il mio primo film è stato “Chiedo Asilo” di Marco Ferreri, con Roberto Benigni come protagonista. Ho lavorato con Pupi Avati e poi con Marco Bellocchio: ecco, lui è quello che ha dato la svolta alla mia vita professionale, perché mi ha fatto capire che cosa significava essere uno scenografo per il cinema. Come ti dicevo in Accademia si parlava solo di teatro e la prima parte della mia carriera era stata fortemente incentrata sullo spazio teatrale: il lavoro dello scenografo era quello di riempire in modo logico lo spazio a disposizione, innestando cambiamenti di scena disegnati, costruiti, dipinti. Nel cinema invece si lavorava in luoghi già esistenti e il lavoro dello scenografo era riadattare quei luoghi alla storia: qualcosa di completamente diverso! Devo dire però che la grande esperienza maturata in teatro mi ha permesso di introdurmi al cinema con grande facilità. Bellocchio è un visionario, così come lo scenografo di teatro è un visionario: ecco perché lui è stato una pietra miliare nella mia carriera nel cinema. Lavorando insieme a lui ho capito quanto il cinema permettesse all’immaginazione. Mi affascinava da matti e ho capito subito che la mia indole mi stava trascinando dal teatro al cinema. Con Bellocchio ho fatto due film: “Gli occhi e la bocca” e poi “Enrico IV” con Mastroianni…lavorare a soli 30 anni con quello che era l’attore più importante di quel periodo è un ricordo indelebile!”.

Il teatro dunque è stato fondamentale per spiccare il volo nel cinema?

DAL FILM “ROMANZO DI UNA STRAGE” di M.T. Giordana, ricostruzione interno banca dopo esplosione

12 / WHY MARCHE

“Dopo tanti anni, non dico che il teatro fosse diventato routine, ma le opere si ripetevano. Quando ho capito che il cinema poteva offrirmi di più mi sono totalmente dedicato a questo ambito e sono arrivato a lavorare con Moretti, Salvatores, Amelio, Giordana. Ma senza il teatro, non avrei potuto fare tutto quello che ho fatto e soprattutto non avrei avuto la possibilità di scegliere. Io ho deciso di dedicarmi solo al grande cinema d’autore italiano, di accettare solo film ai quali tenevo davvero. Il teatro è stata una grande scuola che mi ha permesso di parlare al cinema, di lavorare con grandi autori, in film nei quali la scenografica non era solo location, ma anche creatività: un luogo diventa importante quando diventa importante una storia. Pensate per esempio a ‘Io non ho paura’ di Salvatores o ‘La sedia della felicità’ di Carlo Mazzacurati o ‘Anni felici’ di Lucchetti: pellicole come queste permettono ad uno scenografo di spaziare in tanti campi ed in tante epoche. Lo scenografo deve sempre essere preparato per qualsiasi racconto. Se il film è ambientato ai giorni nostri, si deve stare attenti a non finire nello scontato; nei grandi film storici come in ‘Cosi Ridevano’ di Gianni Amelio Leone d’Oro a Venezia, la scenografia è determinante. Ecco, lo scenografo deve avere una conoscenza, che attraversi il mondo e le epoche, deve portarsi dietro una grande cultura. La storia dell’arte e la ricerca che tanto mi avevano aiutato in teatro, ora mi davano quel qualcosa in più anche nel cinema”.


E il passo alle grandi scenografie di eventi, come quella dell’Expo di Shangai?

“In realtà io non mi sono limitato mai a fare solo cinema. Alternavo sempre cinema e teatro e contemporaneamente venivo chiamato anche a realizzare grandi e piccoli allestimenti. Istituzioni come la Triennalme di Milano mi chiamavano quando avevano dei grandi avvenimenti e volevano qualcuno in grado di raccontarli scenograficamente in un modo diverso, più visionario rispetto a quello che avrebbe potuto proporre un architetto. Anche in questo caso, ho sempre avuto la fortuna di poter scegliere: accettavo solo se l’idea mi interessava. E’ probabile che a far cadere l’attenzione sul mio lavoro, sia stata la scenografia proposta in ‘Nirvana’ di Salvatores, dove ho riadattato al racconto una grande architettura industriale. A collaborare per l’Expo di Shangai mi chiamo’ la Triennale di Milano alla quale si era rivolto l’allora commissario dell’Expo. Non avevo mai progettato un allestimento così grande, fu una sfida bellissima e loro mi hanno lasciato completamente carta bianca, mi hanno solo chiesto di realizzare qualcosa di unico, originale, visionario: l’architettura del padiglione ebbe uno straordinario successo, tanto che è ancora oggi in piedi”.

Ed arriviamo così ai giorni nostri, alla progettazione di Padiglione Zero per l’Expo 2015 di Milano!

MURO DELLA MEMORIA - BOZZETTO PADIGLIONE ZERO EXPO 2015

Nella tua carriera c’è stato anche l’insegnamento, alla Facoltà di Economia di Ancona. Come sei arrivato a fare il docente?

“Questa parentesi di insegnamento è nata in modo molto strano. Una delle collaborazioni più importanti e lunghe che ho avuto nel mondo del cinema è stata quella con la casa di produzione di Nanni Moretti. Ho progettato le scenografie di quasi tutti i suoi film, tra i quali ‘La stanza del figlio’, Palma d’oro a Cannes, girato proprio ad Ancona. Dopo aver esaminato assieme a Nanni tante città italiane, io ho consigliato Ancona: la voleva sul mare, con una particolare apertura sul porto…era perfetta! Si è aperto dunque un dialogo con la Regione Marche ed il Comune di Ancona, nella persona dell’allora Assessore Antonio Lucarini: è stato davvero una grande risorsa! Con lui nacque un sodalizio molto importante, mi portava a girare per i luoghi di Ancona che diventò il nostro set naturale. Ma la collaborazione con lui non si esaurì al film perché mi propose di realizzare una grande mostra del mio lavoro alla Mole Vanvitelliana. Mi portò a vedere lo spazio, talmente bello che me ne innamorai e creai un percorso visionario di 3.000 mq che si snodava nelle anse del cinema italiano. Fu una mostra meravigliosa tanto da essere poi proposta a San Benedetto del Tronto ed a Bologna ed oggi una parte è esposta in forma permanente a Montefiore dell’Aso, presso il Polo Museale. In nome di questo grande successo, nacque anche l’idea di inserire un corso di cinema all’interno della Facoltà di Economia e Commercio e fui contattato dal professor Renato Novelli docente presso lo stesso ateneo: all’inizio c’era un po’ di scetticismo, tanto che partimmo con pochi iscritti e arrivammo a riempire l’aula magna. E’ stata un’esperienza durata sette, otto anni e che ricordo con molto piacere”.

“Il curatore del progetto è Davide Rampello, lo stesso di Padiglione Italia e colui che era Presidente della Triennale di Milano quando mi chiamarono a collaborare per l’Expo di Shangai. Mi ha chiamato lui per progettare l’allestimento di Padiglione Zero, quello che è già diventato il fiore all’occhiello dell’Expo. Ho pensato di realizzare, nei 10.000 mq di spazio a mia disposizione, un percorso molto visionario ed importante, un percorso tematico che racconta il significato dell’Expo 2015, ‘Nutrire il Pianeta, energia per la vita’: una grande ambientazione scenografica. Forse è uno dei lavori più grandi che mi sia capitato, quasi michelangiolesco potrei dire!”.

ANIMALI DOMESTICI - BOZZETTO PADIGLIONE ZERO EXPO 2015

WHY MARCHE / 13


ANIMA ///

#Marcheglass

Le Marche come non le hai mai viste

Quanti

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punti di vista ci sono sulla stessa cosa? Di solito, tanti quanti le persone che partecipano a quel discorso, a quel dibattito. Tanti quante le personalità che appartengono a ciascuno, con le proprie sensazioni, le proprie passioni, le proprie aspettative. Quando si fa promozione turistica, è difficile riuscire ad inventarsi qualcosa che possa parlare a tutti allo stesso modo, che sappia raccontare un territorio, dando emozioni, facendo provare quelle sensazioni uniche che rendono una terra meravigliosa come le Marche un luogo in grado di incantare. E che cosa si sono inventati allora la Regione Marche insieme al Social Media Team Marche della Fondazione Marche Cinema Multimedia? Un concorso, in due fasi


differenti, che riuscisse prima a trovare un’idea originale e poi a realizzare questa idea, creando un video con una caratteristica però precisa: non uno spot da far girare sui canali classici mainstream, quelli televisivi per intenderci, ma un video destinato ad essere virale, a cavalcare le logiche dei social network e ad entrare così veramente nella quotidianità di ognuno di noi.

Farsi pubblicità in tv è sempre importante. Ma riflettiamo un attimo: quanto tempo passiamo ormai a casa davanti al televisore e quanto invece sui social network?

Un’intuizione importante dunque: puntare su un prodotto ad hoc, con logiche studiate in base all’obiettivo, cioè quello di diventare il prima possibile virale. La prima fase di questo progetto è stata avviata lo scorso anno con il concorso di idee #GiraLeMarche, indetto dalla Fondazione Marche Cinema Multimedia nella primavera 2014. Il suo scopo era appunto quello di coinvolgere giovani dai 18 ai 35 anni e invitarli a presentare la loro idea progettuale creativa e originale. Chi avesse convinto la commissione, avrebbe ricevuto in dotazione un finanziamento di 5mila euro per realizzare un video‘social’per la promozione turistica della Regione Marche. Il vincitore di #GiraLeMarche è stato il gruppo marchigiano Moveolab con il loro #marcheglass. E torniamo così al punto di partenza: quanti punti di vista differenti possono esserci? Moveolab ve ne propone uno sulle Marche che di certo non avete mai visto! Un’idea davvero originale che si rifà da un lato ad una citazione del sempiterno Marcel Proust,“Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi”, e dall’altro ad innovazioni tecnologiche legate alla realtà virtuale. Quello che ne viene fuori è un viaggio straordinario nelle Marche, davvero come nessuno di noi le hai mai viste! Musiche coinvolgenti, immagini, situazioni spiritose, approfondimenti, geolocalizzazione…il tutto girato in soggettivo, dal tuo punto di vista! I #marcheglass guidano alla scoperta dell’anima delle Marche, degli scorci più belli, dei piatti tipici, degli eventi da non perdere. In 2.39”un assaggio che fa venir voglia di godere anche di tutto il resto! Unico è stato anche il percorso di avvicinamento che ha portato al lancio del video #marcheglass del 12 dicembre. A raccontarcelo è Stefania Benatti, Direttrice della Fondazione Marche Cinema Multimedia:“Il lancio del video #marcheglass è stato anticipato nei giorni scorsi da alcuni post sui nostri vari profili social network, per creare l’attesa e per dare le istruzioni d’uso, un po’come si fa appunto quando si indossano occhiali speciali come quelli per la realtà virtuale. Trovo questo video davvero originale e penso che rivolgersi direttamente al popolo dei social possa essere una nuova chiave di promozione, e già i primi dati di condivisioni e mi piace sembrano darci ragione”.

www.facebook.com/marche.tourism

www.destinazionemarche.it WHY MARCHE / 15


Il mondo dell’esoterico e del magico; quello delle leggende che si perdono nelle pieghe della storia e che ci fanno immaginare storie dal significato potente e in grado di cambiare il corso degli eventi. Quello degli alchimisti e dei Templari. Quello insomma che ci affascina proprio perché così tanto distante dalla vita di oggi e quasi impossibile da comprendere realmente. Quando pensiamo alle Marche, difficilmente le riconduciamo a questi ambiti e a questi personaggi, ma invece la nostra terra ha avuto un ruolo importante anche per alchimisti e templari. Templari e alchimisti sono legati da un filo forte: nel Medioevo la parola alchimia veniva spesso associata all’Ordine dei Templari, perchè diversi membri dell’ordine religioso erano anche alchimisti e molti templari vennero processati e messi al rogo come eretici. Dalle coste marchigiane salpavano le navi dei Templari dirette verso la Terra Santa ed alcuni dei nomi più noti della nostra storia sono legati al mondo dell’alchimia. Abbiamo allora voluto immaginare un percorso che ci porti a scoprire quei luoghi che hanno visto protagoniste queste figure così complesse e affascinanti, tra testimonianze storiche, segni e semplici leggende!

i t s i m i h c l Tra a e h c e h c r le Ma


I PERCORSI DI WHY MARCHE

ALCHIMISTI

di Eleonora Baldi

: i r a l p m e t e i t t e p s a i t non

TEMPLARI


I PERCORSI DI WHY MARCHE ANIMA ///

Villa del Balì >> Saltara

Questa costruzione è conosciuta anche come la Dimora dei Saggi, poiché nella cripta scavata nei sotterranei e composta da quattro croci di Lorena, avevano luogo i riti d’iniziazione degli ordini cavallereschi. Tra il 1165 e il 1314 la cappella fu forse una Commenda Templare.

Chiesa di San Marco >> Fano

La chiesa di San Marco Evangelista fu Commenda dell’Ordine di Malta fino al 1926. La struttura, già insediamento di monaci Camaldolesi, fu successivamente acquistata dall’Ordine Templare verso il 1170 e quindi retta a precettoria. Dopo la dispersione dei beni del Tempio decretata da Clemente V nel 1312, la precettoria di San Marco fu affidata ai Cavalieri Ospitalieri, appunto il futuro Ordine di Malta.

Santa Casa di Loreto >> Loreto

Un ruolo fondamentale nell’arrivo della Santa Casa di Nazareth fino a Loreto, leggenda vuole che lo abbiano svolto proprio i cavalieri Templari. All’interno della chiesa c’è infatti un affresco, nella cappella ‘dei Francesi’ che illustra una scena di battaglia nella quale i Cavalieri Templari combattono contro il Saladino per la difesa di Nazareth (1187). Si suppone quindi che questi valorosi guerrieri smontarono pietra per pietra l’abitazione nella quale Maria aveva avuto l’Annunciazione e che l’abbiano trasportata così proprio fino a Loreto.

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bnc comunicazione grafica_foto paolo zitti

Terre del Conero è un progetto di filiera agroalimentare di qualità promosso da un gruppo di aziende agricole con coltivazioni e allevamenti compresi nell’area del Conero e dal Parco Naturale del Conero. Nato allo scopo di valorizzare le produzioni agricole locali e di promuovere metodi di coltivazione più rispettosi dell’ambiente, il progetto intende rafforzare il sistema di relazioni tra produttori e consumatori, garantire la provenienza e la qualità dei prodotti e favorire la permanenza delle aziende agricole sul territorio, contribuendo così al mantenimento della sua biodiversità e al suo sviluppo socio-economico complessivo. Nella convinzione che produttore e consumatore siano dunque parte di una stessa catena naturalmente sostenibile, la filiera raccoglie sotto il marchio Terre del Conero prodotti agroalimentari locali di qualità, certificati QM (Qualità garantita dalle Marche), Biologici, IGP e Doc/Docg.


I PERCORSI DI WHY MARCHE ANIMA ///

Abbazia di Santa Croce >> Sassoferrato

La chiesa di Santa Croce è ricchissima di simboli religiosi cristiani e pagani ed anche di diverse raffigurazioni di cavalieri templari incise sui capitelli delle colonne. La cosa più curiosa però è che se si sale molto in alto rispetto alla struttura ed avendone quindi una visione dall’alto, questa risulta interamente edificata seguendo la forma della croce templare, la stessa croce incisa anche su gran parte delle pareti interne ed esterne.

Chiesa di S. Ansavino >> Arcevia

La chiesetta di S. Ansavino si trova un po’ nascosta, celata all’interno di un boschetto poco fuori Arcevia. E’ un vero e proprio gioiello di architettura romanica ed apparteneva alla magione templare di Pian dell’Ospedale. All’interno e all’esterno dell’edificio, sulle pareti, si possono chiaramente notare simboli e croci templari.

Grotte di Camerano >> Camerano

Una vera e propria architettura sotterranea, fatta di grotte e cunicoli e impregnata di una storia che non potremmo mai conoscere ma che si sente ad ogni passo. Era l’ultima tappa della via lauretana, gestita sin dal XIV secolo dai Cavalieri di Malta. Percorrendo le Grotte di Camerano si cammina su quello che era il Percorso Iniziatico dei 7 Templi.

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ANIMA ///

Obelisco in Piazza Federico II >> Jesi

Di piazze del mercato in Italia ce ne sono tante, ma nessuna ha la storia di quella di Jesi: qui nacque forse il più importante alchimista della storia, Federico II di Svevia. Se vi capiterà di vistare questa piazza, potrete ritrovare una targa che ricorda la nascita dell’imperatore e soprattutto un obelisco che sta proprio a simboleggiare il legame di Federico II con il mondo dell’occulto.

Santa Maria >> Castignano

La chiesa di Santa Maria al Borgo è conosciuta anche come Chiesa dei Templari e già questo fa capire molto di quanto fosse forte il legame dei cavalieri con questo luogo. Tra i tanti simboli e segni che legano questa Chiesa ai templari, la presenza di fianco alla stessa di un ospitale, caratteristica struttura sempre presente nelle chiese appartenenti ai cavalieri del tempio. Castignano è molto orgogliosa di essere stata un punto di appoggio per i Templari, tanto da dedicare a questo ricordo la famosa festa “Templaria”, rievocazione storica che si tiene nel mese di Agosto.

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I PERCORSI DI WHY MARCHE

Santa Croce e San Giovanni >> Ascoli Piceno

San Giovanni e Santa Croce hanno una particolarità. Normalmente i Templari provvedevano a scegliere o costruire nelle città importanti due Mansioni, una fuori dalle mura ed una dentro le stesse; in questo caso invece, entrambe si trovano a ridosso delle mura, ma protette al loro interno. E’ molto probabile che la scelta di avere due insediamenti ad Ascoli Piceno fosse stata dettata dalla possibilità di comunicare agevolmente sia con la penisola balcanica che con l’Oriente.

Cattedrale di S. Leopardo e Grotte >> Osimo

Nella città di Osimo sono due i luoghi che raccontano del passaggio dei Templari. Questa cittadina fu il campo di battaglia nel 1247 dello scontro tra i Teutonici ed i ghibellini da un lato e dall’altro i guelfi appoggiati dai Templari. Nella Cattedrale di San Leopardo sono stati rinvenuti degli affreschi con una croce templare circondata da stelle rosse divise in gruppi di 3: come si sa i templari avevano una sorta di devozione verso il numero tre ed i suoi multipli. C’è anche chi sostiene che l’affresco contenga un messaggio nascosto e decriptabile solo per chi conosce il codice segreto dei Templari. Le Grotte ipogee sono a loro volta ricchissime di simboli templari e di strutture legate al sacro ordine.

Dito del Diavolo >> Colle San Marco

Se salite fino in cima a Colle San Marco e guardate nella direzione dell’eremo di San Marco, potrete vedere uno sperone di travertino: noto come il “Dito del diavolo”, credenza popolare volle che offrisse il luogo adatto a riti propiziatori di fertilità.

WHY MARCHE / 23


ANIMA ///

La cultura, intesa nel suo senso più ampio, deve essere

Turismo, per tutti La

disabilità è una condizione che nella maggior parte dei casi non può essere cambiata. Questo però non significa che persone con problematiche motorie, uditive o visive debbano rinunciare a qualcosa: basta semplicemente trovare il modo di rendere quelle cose accessibili, anche a loro. L’Associazione Riviera del Conero, molto attenta anche alla tematica sociale, propone dei percorsi studiati proprio per chi è affetto da disabilità. Grazie al QR code potrete consultare la mappa interattiva di tutti gli itinerari proposti e qui vi lasciamo qualche chicca!

DISABILITA’ MOTORIA

DISABILITA’ UDITIVA

Grazie alla presenza dell’Istituto di Riabilitazione Santo Stefano, famoso in tutta Italia e dotato di attrezzature all’avanguardia, Potenza Picena ha orientato la propria offerta turistica sulla base delle esigenze dei visitatori con disabilità. Lo sviluppo urbanistico della città ha fatto sì che le strutture e le spiagge siano prive di barriere architettoniche. E’ stato anche istituito un percorso lungo tutto il tratto costiero accessibile ovviamente anche ai disabili e protetto. Quasi tutte le chiese ed i luoghi di interesse ricadenti nel territorio dei comuni associati a Riviera del Conero, sono dotati di rampe per i disabili e quindi accessibili.

La selva di Gallignano è il luogo ideale in cui unire conoscenza e contatto con la natura. La struttura, importante centro di ricerca e conservazione della biodiversità floristica, sorge nei pressi di Gallignano, frazione di Ancona, in un’area compresa tra il Monte Conero e i fiumi Esino e Musone. All’interno dell’Orto Botanico, troverete un percorso sensoriale ideato per rispondere alle esigenze dei visitatori non vedenti e ipovedenti. Il percorso è costituito da una serie di aiuole in pietra, rialzate, per facilitare il contatto (tattile – olfattivo - gustativo) del visitatore con le piante coltivate. Ad ogni specie presente nelle aiuole è stato inoltre associato un cartellino identificativo realizzato anche in alfabeto braille, al fine di consentire la lettura delle informazioni botaniche e di quelle caratteristiche apprezzabili anche attraverso gli altri sensi. Le Grotte di Camerano ed Osimo, sono particolarmente apprezzabili, visto il silenzio che le caratterizza, anche da chi ha disabilità uditiva e risultano affascinanti sotto ogni punto di vista.

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accessibile a tutti. Anche a chi ha dei problemi di disabilità

DISABILITA’VISIVA Il Museo Omero è stato ideato proprio da una coppia di non vedenti con la passione per i viaggi. Al Museo Omero la parola d’ordine è “Vietato… non toccare”! Nato infatti con l’intento di promuovere l’integrazione culturale dei minorati alla vista, il Museo offre numerose riproduzioni di famose sculture interamente fruibili all’esplorazione tattile. Il percorso artistico si estende dalla classicità greca fino all’arte contemporanea, vantando nomi di artisti nazionali e internazionali. Al Museo Omero si può toccare quanto si trova in esposizione e usare le scale mobili per accedere alle opere di grande statura. Tutte le iniziative proposte dal museo sono gratuite per i disabili e i loro accompagnatori. Se il visitatore è non vedete o ipovedente, per lui è attivo un servizio di educazione artistica ed estetica da abbinare a un soggiorno per lui stesso e il suo accompagnatore in un hotel convenzionato, il tutto gratuitamente. Se si desiderano informazioni sul museo, sono disponibili gratuitamente depliant e alcune schede delle opere in formato audio (audiocassetta, CD, DVD), Braille o a caratteri grandi. La Selva Castelfidardo fondazione Ferretti. Per chi ama coinvolgere i sensi restando a contatto con la natura, la Fondazione Ferretti ha in serbo esperienze uniche! “SensAzioni” sintetizza in una parola le attività sensoriali che si possono svolgere presso la Fondazione Ferretti e che permetteranno di scoprire l’ambiente attraverso il coinvolgimento di sensi e azioni. Si possono effettuare percorsi sensoriali percorrendo l’area esterna del CEA Selva di Castelfidardo, oppure il primo gradone dell’oliveto biologico di proprietà della Fondazione Ferretti o ancora l’antica strada, ripristinata di recente, che permette di attraversare un tratto del perimetro del bosco. Grazie alla consulenza specifica della Lega del Filo d’Oro di Osimo e del Museo Tattile Statale Omero di Ancona è stata realizzata una mappa tattile che permetterà al visitatore di orientarsi nel territorio tra la sede della Fondazione, il bosco della Selva ed i campi agricoli a conduzione biologica, per comprendere le dimensioni e l’estensione dell’area. Inoltre, si può esplorare con il tatto un antico carro agricolo (“Biroccio”) ed altri attrezzi della civiltà contadina (antiche “bascule”). All’interno della fitta vegetazione della preistorica Selva o passeggiando tra i gradoni dello storico oliveto, si vive un’esperienza multisensoriale, non solo tattile, ma arricchita dai profumi e dai suoni naturali. Un percorso sensoriale viene poi appositamente realizzato per mettere in azione il tatto (non solo le mani ma anche le sensazioni dei materiali a piedi nudi), l’udito e l’olfatto, attraverso i “toccatoi”, gli “annusatoi” e l’ascolto di suoni naturali, come il riconoscimento del canto degli uccelli della Selva. E’ possibile anche effettuare l’analisi sensoriale dell’olio monovarietale biologico attraverso la degustazione. Le attività sensoriali vengono svolte tutto l’anno per gruppi di minimo 10 persone (esclusi glia ccompagnatori) e sono concordate in base alle esigenze dei destinatari, con particolare attenzione ai visitatori con disabilità.

www.rivieradelconero.info

Mappa interattiva dei luoghi da visitare

http://goo.gl/cDU9yC

https://www.facebook.com/rivieraconero WHY MARCHE / 25


ANIMA

Le Marche contano sette fari gestiti dal Comando di zona fari di Venezia, che si occupa

Sentinelle dell’Adriatico

I fari hanno un fascino particolare, vuoi perché, per millenni, la loro luce lontana è stata l’unico punto di riferimento per i naviganti, vuoi per la trasformazione subita nell’evoluzione tecnologica del XIX secolo, o ancora, per le opere di scrittori, pittori e registi che ne hanno fatto un luogo romantico e meditativo. PenL’entroterra della nostra sando a unè faro s’immagina regione ricchissimo di un sito isolato, affacciato sulla vastità delmedievali mare, in una natura incantata quanto piccoli borghi selvaggia; la realtà, almeno quella del nostro terridimenticati che nascondonoèarchitetture torio, in gran parteaffascidiversa da questo immaginario. nanti e scorci mozzafiato, Ma loro, i fari, restano una testimonianza del lavoro, luoghi isolati, che l’uomo, della e del rapporto tra uomo e mare. daglitecnologia anni ’50, ha deciso I fari nascono quando l’uomo, di abbandonare. È un avventurandosi in percorsi a lungo raggio, ha bisogno di evitare scogli affioranti, banchi di sabbia e fenomeno destinato ad altri pericoli in un’oscurità assoluta. In questi luoghi vengono accesi aumentare per l’inevitai primi “fari”, falò di legna accatastata che necessitano di continua bileCon mutamento sociale cura. l’avvio dei traffici commerciali nascono i primi porti e con che le varie strategie essi i primi segnalatori fissi, rudimentali strutture in legno o ferro, did’intervento portata limitata.non Nel IIIriescono secolo a.C. sorgono i due fari più noti a rimediare. pezzi dell’antichità, due Questi delle sette meraviglie del mondo: il Colosso di Rodi e il faro di Alessandria di storia che, megliod’Egitto, di nell’isola di Pharos, di fronte al porto città, da cui il nome “faro”. tantidella musei, raccontano la Fari in pietra vengono eretti dai romani in tutti i territori conquistati, nostra identità e il nostro ma con il crollo dell’impero e passato, il regresso degli scambi si torna a utilizzare segnalatori più semappartengono plici; solo con la ripresa dei commerci nel XII secolo riappaiono fari a privati che non se ne lungo le rotte delle Signorie italiane e delle potenti dinastie inglesi, curano o sono Nel stati comfrancesi e spagnole. corso dell’Ottocento i fari si diffondono prezzi da inprati, tutto il amondo conirrisori, la colonizzazione e si perfezionano grazie a investitori conl’impiego progettididi strutture più solide, nuovi combustibili e, poi, di elettrasformazione tricità, l’utilizzo di lenti dell’intero più efficaci che ne aumentano la portata. Nell’Italia venne ampliata la rete di segnalatori lungo borgo;post-unitaria presto scompagliriranno, 8000 km di coste e affidata completando lalagestione di tutti i 152 fari della penisola alla Marina Militare. loro decadenza, o cambieOggi hanno perso parte del loro ranno del tutto volto perfascino, inglobati nella struttura urbana e nel caos dei porti; inoltre tutti i fari sono ormai automatizopere di riqualificazione zati quindi è venuta meno la figura del guardiano che si occupava ancor rovinose.e, Prima della loro più manutenzione all’occorrenza, del soccorso ai navigatoquesto avvenga, ri,che così com’ è divenuta inutile la base dell’edificio, destinata all’allogvogliamo una gio del farista esuggerirvi della sua famiglia.

passeggiata tra questi gioielli, raccomandando cautela e rispetto!

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Civitanova Marche (n° 3912 e. f.)

Collocazione: campanile della chiesa del Cristo Re costruzione: 1967 elevazione: 46 m s.l.m. portata: 11 mn La torre campanaria alta 42 metri, a base circolare, ospita un piccolo fanale rosso con un’ottica a luce ritmica che in 20 secondi emette quattro lampi bianchi, due lunghi e due brevi, alternati: la “C” di Civitanova Marche nell’alfabeto Morse.

Pedaso (n° 3904 e. f.) Collocazione: a sud dell’abitato costruzione: 1887 (riedificato nel 1950 a causa dei bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale) elevazione: 51 m s.l.m. portata: 16 mn Il faro, che sorge nella zona dell’antica rocca, con la sua torre bianca troco-conica posta su un edificio a due piani, rappresenta oggi il simbolo della nuova Pedaso. Ha un’ottica fissa che emette tre lampi di luce bianca in 15 secondi.

Fano

(n° 3966 e. f.)

Collocazione: porto costruzione: 1903 elevazione: 21 m s.l.m. portata: 15 mn Il faro è costituito da una torre bianca quadrata addossata a un edificio a due piani color mattone; l’ottica ritmica emette un segnale a lampo bianco ogni 5 secondi.


di tutti i segnalamenti del medio e alto Adriatico. Vediamoli nel dettaglio da nord a sud

driatico

DI SILVIA BRUNORI

Pesaro (n° 3986 dell’elenco fari) Collocazione: parco naturale del Monte San Bartolo costruzione: 1952 elevazione: 175 m s.l.m. portata: 25 miglia nautiche L’infrastruttura, alta 25 metri, è costituita da una torre bianca tronco-conica addossata a un edificio a due piani color mattone; il faro ha un’ottica rotante con segnale luce a due lampi bianchi ogni 15 secondi.

Senigallia

(n° 3954 e. f.)

Collocazione: diga di levante costruzione: 1865 (ristrutturato nel 1950) elevazione: 17 m s.l.m. portata: 15 mn L’infrastruttura è costituita da una torre rettangolare a bande bianche e nere, su un edificio a tre piani; dispone di un’ottica fissa con un segnale a due lampi bianchi ogni 15 secondi.

Ancona (n° 3930 e. f.) Collocazione: parco del Cardeto costruzione: 1860 (vecchio faro), 1965 (nuovo) elevazione: 118 m s.l.m. portata: 25 mn Il vecchio faro, voluto da papa Pio IX, ultima opera pubblica dello stato pontificio nella zona prima dell’Unità, ha una struttura a torre cilindrica in mattoni. Da qui, nel 1904, Guglielmo Marconi riuscì a comunicare via radio con la stazione di Poldhu (Cornovaglia) distante 1750 km. Il nuovo faro è collocato a pochi metri dal vecchio; ha base quadrata, con strisce verticali bianche e grigie, e dispone di un’ottica rotante che emette quattro lampi ogni 30 secondi.

Photo: frankie57, pizzodisevo 1937, Wissam

San Benedetto del Tronto (n° 3898 e. f.) Collocazione: tra la Rotonda e il porto costruzione: 1957 elevazione: 31 m s.l.m. portata: 22 mn L’infrastruttura è costituita da una torre bianca cilindrica, con terrazza, su edificio a due piani; ha un’ottica rotante che emette due lampi di luce bianca ogni 10 secondi. WHY MARCHE / 27


ANIMA ///

SAN VITTORE DELLE CHIUSE:

MAGICHE LEGGENDE E POETICA NATURA Per chi desidera conoscere le meraviglie nascoste delle Marche, per chi anela allontanarsi dalla frenesia del mondo globale, proponiamo un itinerario in grado di condurlo ad immergersi a pieno nella propria interiorità, lasciandosi cullare dal canto della natura, travolgere dal cammino della storia, stupire da antichi racconti. La località di San Vittore delle Chiuse, frazione del Comune di Genga, racchiude in sé tutte queste possibilità, viaggiando tra leggende pagane e sacralità cristiane, restando sospesi nel tempo e nello spazio alla vista dei ritrovamenti fossili e lasciandosi, poi, avvolgere dalla natura quasi intatta che verdeggia in queste zone.

GEMMA TRA I MONTI

Sontuosa e rigogliosa è la natura che contraddistingue la Gola di Frasassi, caratterizzata dalle verdi pinete, dalle multicromatiche sfaccettature delle rocce e, in questa stagione, dai fitti boschi autunnali in cui l’intenso verde si maschera di giallo, arancione e rosso ridipingendo così l’intero scenario paesaggistico. Nell’insenatura tra i monti Valmontagnana e Frasassi si erge l’Abbazia di San Vittore delle Chiuse, racchiusa e protetta, come una gemma di valore inestimabile, dall’anfiteatro naturale delle montagne. L’atmosfera di pace, serenità e armonia è palpabile e respirabile a prima vista. Poetico è l’intreccio tra sacralità artefatta e naturale, tra umanità e divinità, tra storia e attualità. Tutto sembra immutato e sovrastato dall’indicibile potenza della creazione.

RAVE DI CLUSIS

Il nome“delle Chiuse”prende origine dal corso d’acqua che nel Medioevo era denominato“rave di Clusis”, inoltre, molto probabilmente, dal fatto che l’abbazia sia interamente circondata, chiusa, tra i monti. La natura immensa ricorda la caducità dell’uomo nel susseguirsi immancabile delle stagioni, la sua vastità maestosa rappresenta la potenza della creazione divina; pertanto il convento avvolto nell’abbraccio della sacralità ambientale, invita l’uomo a raccogliersi in meditazione e preghiera. A simboleggiare purezza e rinascita spirituale due corsi d’acqua sulfurea, il Sentino e l’Esino, che qui si incontrano filtrando agili nella profondità delle rocce calcaree. Di fatto nell’età romana proprio qui sorgeva un stazione termale della quale, fino agli anni‘30 del XX secolo, era possibile ammirare le testimonianze archeologiche.

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«E vanno gli uomini ad ammirare le vette dei monti, ed i grandi flutti del mare, ed il lungo corso dei fiumi, e l’immensità dell’Oceano, ed il volgere degli astri. E si dimenticano di se medesimi». Sant’Agostino


DI PAOLA DONATIELLO

E il naufragar m’è dolce in questo mare - Leopardi Il PERCORSO STORICO

Le origini del monastero risalgono agli ultimi anni del X secolo. Fu eretto dai Longobardi, signori rurali del luogo e fu dedicato a San Benedetto, Santa Maria e San Vittore. Per secoli il convento fu vissuto soprattutto dai benedettini dediti alla preghiera e alla lavorazione della terra, delle campagne e dei borghi limitrofi. I feudatari, invece, si riservarono il giurispatronato del complesso monastico. All’inizio del XIII secolo il convento raggiunse il periodo di maggior splendore, esercitando la sua giurisdizione su 42 chiese e su vasti beni e territori. La sua decadenza iniziò durante il governo dell’abate simoniaco e mondano Crescenzio figlio di Alberghetto I Chiavelli (1308-1348). Nel XV secolo il convento venne soppresso e aggregato al Monastero di S. Caterina di Fabriano.

MUSICALITÀ ARCHITETTONICA

Il monastero è un vero e proprio gioiello dell’architettura romanica, costruito in pietra calcarea bianca e rosata. Il geometrismo armonico della chiesa nasce dalla musicalità della sua semplice edificazione caratterizzata da una pianta a croce greca, d’influenza bizantina; nel quadrato centrale s’innalza con slancio una cupola con tiburio ottagonale. L’eleganza ritmica interna è segnata dalle quattro colonne, sormontate da capitelli cubici, che dividono il convento in nove campate sovrastate da volte a crociera. Il perimetro è adornato da cinque absidi semicircolari. Al suo esterno sulla semplice facciata paleocristiana si erge una torre cilindrica bassa ed un alto torrione quadrangolare che rendono la struttura simile ad una fortezza, pura e sicura. A destra della facciata si possono osservare i resti dell’antico monastero, oggi allestiti a museo naturalistico, speleologico e archeologico. Armonica e suggestiva nella sua immediatezza l’abbazia funge da legame tra uomo, natura e divinità. Il senso di infinità divina può essere anche letto in un simbolo evidente alla sinistra dell’altare. Si tratta di un otto che, rovesciato, diviene il simbolo dell’infinito. Le sue origini e le sue significazioni aleggiano nel mistero e conducono l’uomo a volgere lo sguardo oltre la finitezza delle cose.

Disperati per questa situazione senza possibile soluzione, abbandonarono le abitazioni e, imprecando contro la propria parentela, fuggirono sul Monte della Valle per rimanere nella selva buia. Cauti e prudenti come due capretti inseguiti, vagarono nel bosco il giorno e la notte successiva, vinti e compiaciuti dalla passione d’amore. Infine, presso un macigno, scoprirono una grotta e sembrava che tutta la valle palpitasse di allegria per la loro felicità. Sarebbero rimasti in questo luogo segreto per lungo tempo, con i loro bambini, fra le ginestre e il gregge, fino a che S. Vittore non avesse riconciliato i genitori. Una sera d’inverno, nell’ora del tramonto, la giovane, recatasi per una non precisata necessità all’interno della Grotta, svenne e riavutasi cercò di liberarsi ma, per uno strano sortilegio, acquistò le sembianze di una capra. In tutte le sporgenze nacquero caprifichi che ella dilaniò con gli zoccoli e con il muso. A voce bassa disse al giovane che una forza diabolica l’aveva ridotta in quello stato e da quel momento non parlò più scomparendo per sempre nel sotterraneo, convertita in fantasma. Il giovane, esterrefatto, ricercò la propria amata per tre giorni e per tre notti fino a che l’invase la più triste amarezza e non potendosi dare pace per l’accaduto si adirò, corse come un toro infuriato, bruciò la selva fino a che si fermò presso l’antro battendo le tempie sulla pietra. Anch’egli fu colpito da sortilegio, cambiò colore e divenne un masso disposto a guardia della grotta. Nell’aria maligna, pesante come una maledizione, sibilò il vento, sogghignarono le forze del male. In quel medesimo luogo, ogni sera, quando il sole discende dietro i monti e la valle si addormenta, una capra esce dalla fenditura e un grido lacera l’aria facendo tremare i pioppi del fiume e le querce della montagna. La Grotta dell’infinito viene per questo chiamata anche la“Grotta della Capra”». La grotta dell’infinito o grotta della Capra si trova a poca distanza dall’abbazia di San Vittore, si apre sul versante orientale del monte Vallemontagnana. Il suo nome deriva dall’andamento labirintico della cavità. Due le sali principali: la sala del guano, ricorda come un tempo questa grotta fosse soprattutto tana di volatili che ancora oggi tendono ad abitare questo luogo, e la sala del lago che si affaccia e termina su uno specchio d’acqua.

LA GROTTA DELL’INFINITO O GROTTA DELLA CAPRA

Visitando questo luogo sacro e magico è possibile godere sia della sorprendente maestosità della natura, sia delle opere umane altrettanto spettacolari, come il ponte romano sul Sentino, e la minuta torre d’epoca medioevale. Da qui, inoltre, si può già intravedere una struttura gotica, la Badia di San Vittore, luogo immerso in leggende e magie. La leggenda popolare marchigiana così narra: «Vivevano presso la Badia di San Vittore due bellissimi giovani, perdutamente innamorati. Nonostante li unisse la comunione di un grande amore, le rispettive famiglie, avversate da profonda ostilità, impedirono con ogni mezzo il loro matrimonio.

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ANIMA ///

“Dal 1964 teniamo per mano le persone sordocieche e plurimi

Lega del Filo D’Oro:

“Un filo prezioso che unisce il sordocieco con il mondo esterno”. Questo il concetto che ha ispirato il nome e l’attività della Lega del Filo d’Oro che da 50 anni è impegnata nell’ assistenza, educazione, riabilitazione e reinserimento nella famiglia e nella società di bambini, giovani e adulti sordociechi e pluriminorati psicosensoriali. Tutti noi diamo per scontato che per comunicare servano parole e immagini, ma per qualcuno non lo è. Ci sono migliaia di bambini, ragazzi e adulti che non possono né vedere né sentire. Non hanno mai visto il volto di chi li ama, non hanno mai sentito la loro voce. L’Associazione, Ente morale dal 1967 e Onlus (Organizzazione Non Lucrativa di Utilità Sociale) dal 1998, ha la propria sede nazionale nelle Marche, ad Osimo (AN), dove opera con un Centro di Riabilitazione riconosciuto dalla Regione Marche “Unità speciale per sordociechi e pluriminorati psicosensoriali”. Si avvale di personale altamente qualificato e dell’impegno di oltre 700 volontari ed è presente in sette Regioni, presso i Centri di Osimo (AN), Lesmo (MB), Modena, Molfetta (BA), Termini Imerese (PA) e nelle Sedi Territoriali di Roma e Napoli. 30 / WHY MARCHE

Il nostro intervento

Il percorso riabilitativo di una persona con disabilità sensoriali congiunte, inizia al Centro Diagnostico di Osimo. L’équipe specialistica della Lega del Filo d’Oro incontra gli utenti e le loro famiglie e attua un’approfondita analisi interdisciplinare finalizzata allo sviluppo di un programma riabilitativo individuale e personalizzato. Nei Centri dell’Associazione uno staff di pedagogisti, psicologi ed educatori professionali conduce gli interventi di riabilitazione con una verifica continua degli obiettivi previsti per ogni singola persona. La qualità dell’assistenza è garantita da un rapporto di almeno un educatore per ogni utente, ambienti progettati per facilitare la mobilità di chi non vede e non sente e tanta esperienza, professionalità e autentico affetto. Le attività dell’Ente vengono solo parzialmente finanziate da fondi pubblici, tanto che il lavoro svolto dal settore Comunicazione e Raccolta Fondi risulta di fondamentale impor-


norate per guidarle verso un futuro più sereno”

cinquant’anni di speranza Quali sono i nostri progetti

Il 50° anniversario è un evento importante, ma è solo una tappa. La Lega del Filo d’Oro ha davanti a sé un futuro ricco di nuove importanti sfide, che necessitano un sostegno significativo anche in termini economici e di donazioni. Primo fra tutti il “Progetto Linguetta” per la realizzazione di una nuova sede ad Osimo, che possa raccogliere in un unico polo di alta specializzazione tutti i servizi esistenti dislocati oggi in 15 edifici diversi. Un progetto importante ed oneroso che una volta concluso consentirà maggiori servizi per la diagnosi precoce e l’incremento dei posti disponibili presso il Centro di Riabilitazione, con la conseguente riduzione delle lunghe liste di attesa. Sono molti gli sponsor tecnici che hanno risposto all’appello e la gara di solidarietà è sempre aperta perché l’investimento è notevole e in questo periodo di congiuntura lo Stato continua a tagliare le risorse per i più deboli. Tra i progetti in corso c’è anche quello di continuare ad estendere la presenza in Italia con nuove sedi territoriali per consentire un sostegno ulteriore alle famiglie e una maggiore integrazione con il tessuto sociale, le strutture presenti e i servizi locali. A questo si aggiunge l’impegno costante per offrire a utenti e famiglie un servizio affidabile e di qualità, attraverso la formazione di operatori qualificati, lo svolgimento di attività di ricerca e sperimentazione nel campo della sordocecità e della pluriminorazione psicosensoriale e la partecipazione a progetti di studio europei. www.legadelfilodoro.it

tanza: questo promuove un’intensa azione di sensibilizzazione a livello nazionale con campagne di comunicazione ed iniziative di raccolta fondi rivolte a privati, aziende e fondazioni. Le risorse private nel loro complesso costituiscono circa il 65% delle entrate del bilancio, tra cui anche i lasciti testamentari che rappresentano una voce rilevante. Proprio grazie alla solidarietà di tanti, oltre 500mila i donatori a livello nazionale, la Lega del Filo d’Oro è riuscita ad aumentare e differenziare i suoi interventi rispondendo sempre più sul piano quantitativo e qualitativo alle esigenze della popolazione sordocieca e delle loro famiglie.

PER AIUTARE LA LEGA DEL FILO D’ORO CC POSTALE: n. 358606 intestato a Lega del Filo d’Oro Onlus BONIFICO BANCARIO: IBAN IT05K0200837498000001014852 CARTA DI CREDITO NUMERO VERDE 800.90.44.50 DONAZIONI ON LINE sul sito donazioni.legadelfilodoro.it DONAZIONI PERIODICHE con Carta di credito o Conto Corrente bancario o vai sul sito donazioni.legadelfilodoro.it

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MENTE ///

Walking with Phoenix Presentato ad Unicam l’ “Esoscheletro Phoenix”

MES spa Roma e il Prof. Homayoon Kazerooni dell’Università di Berkeley, uno dei massimi esperti mondiali nel campo della robotica applicata alla bioingegneria. Nel corso dell’evento è stato presentato l’Esoscheletro “Phoenix”, un sistema robotico assistivo volto al miglioramento della qualità della vita delle persone con disabilità motoria e/o ridotta mobilità, utilizzabile sia per uso domiciliare e quotidiano sia all’interno di ospedali e centri di riabilitazione. La progettazione del dispositivo è stata resa possibile grazie alla collaborazione tra la Scuola di Scienze e Tecnologie dell’Università di Camerino, il Dipartimento di Ingegneria Meccanica dell’Università della California, con sede a Berkeley, e l’azienda MES spa di Roma. “Siamo molto orgogliosi – ha sottolineato la prof.ssa Maria Letizia Corradini – di aver ospitato in questa occasione il prof. Kazerooni, che ci ha presentato il suo ultimo prototipo di esoscheletro, le cui principali caratteristiche sono la modularità, il costo molto contenuto, la maneggevolezza e l’estrema vestibilità da parte del paziente”.

“Walking with Phoenix” è il titolo dell’incontro che si è svolto a Camerino nel pomeriggio dello scorso 2 dicembre nella Sala degli Stemmi di Palazzo Ducale, promosso dalla Scuola di Scienze e Tecnologie in collaborazione con il Dipartimento di Ingegneria Meccanica dell’Università di Berkeley e con la MES spa di Roma. Dopo il saluto del Rettore Unicam, Prof. Flavio Corradini e della Prof.ssa Maria Letizia Corradini, docente di Automatica della Scuola di Scienze e Tecnologie, hanno preso la parola l’Ing. Carlo Piscitelli di Prof. Homayoon Kazerooni

“Abbiamo iniziato a collaborare col Prof. Kazerooni – ha proseguito la prof.ssa Corradini – a seguito di precedenti rapporti con l’azienda MES spa di Roma inerenti un progetto, svolto con il prof. Giannoni della Sezione di Matematica di Unicam, finanziato dalla Regione Lazio sugli esoscheletri. Nell’ambito di questa collaborazione il nostro gruppo di ricerca ha messo a disposizione le proprie competenze relative alla modellazione del cammino e allo sviluppo di applicazioni ICT dedicate, con l’obiettivo di specializzare il dispositivo, che al momento è generale, a specifiche tipologie di patologie fra le quali l’ictus”.

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FOOD

MENTE ///

IL E’LACHIAVE DI INGRESSO PER I MERCATI ESTERI Partiamo

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GIORGIO CATALDI PRESIDENTE DI MARCHET

dagli USA: per il secondo anno consecutivo Marchet, l’Azienda Speciale della Camera di Commercio di Ancona per l’internazionalità delle imprese, in collaborazione con la Federazione Provinciale Coldiretti di Ancona e la Confartigianato Imprese di Ancona, ha portato nel territorio anconetano due buyer dei settori wine&food, interessati ad acquistare produzioni agroalimentari di qualità. Un progetto articolato iniziato con la partecipazione di 33 imprese coinvolte nella fase di pre-selezione, a seguire un’attività formativa personalizzata per far conoscere le caratteristiche e le complessità del mercato d’oltreoceano - dando soprattutto indicazioni su best practices, aspetti amministrativi, fiscali e legali, etichettatura – per arrivare alle visite in azienda per 9 imprese, selezionate sulla base delle effettive esigenze degli stessi importatori, con la collaborazione del partner americano“ItalyPoint”. Ma perché realizzare un progetto tanto complesso? Risponde Giorgio Cataldi presidente dell’Azienda Speciale:“Il legame che unisce Italia e Stati Uniti affonda le radici nel secolo scorso, quando i primi migranti del Belpaese sbarcarono nella baia di New York, punto d’ingresso di ogni immigrato. Da allora il Made in Italy, riconosciuto grazie alla cultura italiana fatta di wine&food, ha conquistato l’intero Paese, ed è ormai simbolo di qualità da sfoggiare. E tra le produzioni di qualità amate dagli americani, un posto d’onore è riservato al vino italiano, tanto che le esportazioni verso gli Usa, nel periodo che va da gennaio ad agosto 2014, hanno superato 1 miliardo di dollari con un aumento in valore del 4,4% sull’anno precedente. E’stato un progetto complesso perchè l’incoming personalizzato ha richiesto ditte selezionate BUYER AMERICANI VISITANO UNA CANTINA AZIENDALE particolarmente adatte alle piccole imprese che sono state seguite prima, durante e dopo le visite in azienda. Questo è un modello di incoming che abbiamo messo a punto negli anni per effettuare incontri mirati tra aziende e buyer”. Ecco perché tanto interesse per il mercato USA. Nel progetto non è stato promosso solo vino, ma anche prodotti food che rispecchiano quello stile di vita italiano che tanto piace agli USA. Senza dimenticate il territorio. Sì perché ormai la promozione dei prodotti agroalimentari passa anche per la conoscenza delle bellezze territoriali che qualificano gli stessi prodotti.

www.marchet.it


È DA TRENT’ANNI CHE SIAMO NEL FUTURO Dopo gli USA, è stato il turno del mercato della Repubblica Ceca con una missione imprenditoriale a Praga: per due giorni 7 imprese del wine&food sono state impegnate in degustazioni, in un incontro con la stampa, in cooking show, in test gastronomici, in una cena con i prodotti marchigiani degustata dai buyer; tutti eventi svolti presso la scuola di cucina e le 3 Botteghe di proprietà del gruppo “La Collezione”, il più prestigioso network enogastronomico italiano della Repubblica Ceca. Le aziende hanno svolto anche incontri b2b con potenziali partner cechi ed ancora una volta la qualità dei vini, della pasta, della crescia e cascioni, dei salumi, olive ed orto conservati, dei dolci e del caffè presentati è stata apprezzata e riconosciuta. Ci sono stati i primi ordini di prova, un buon inizio, e gli sviluppi verranno seguiti anche con il supporto della Camera di Commercio italiana a Praga.

PROMOZIONE AGROALIMENTARE A PRAGA

E’on line il portale www.italianqualityexperience.it, una vetrina dell’eccellenza ideata dalle Camere di Commercio per l’EXPO 2015 con lo scopo di promuovere le imprese italiane dell’agroalimentare nel mondo. Possono registrarsi tutte le imprese locali, e quelle con più informazioni certificate verranno riconosciute come più qualificate. La piattaforma è promossa dal sistema camerale attraverso una campagna di comunicazione globale che raggiungerà più di 60 milioni di persone in tutto il mondo. Dai visibilità alla tua impresa, registrati subito! Per maggiori informazioni: www.marchet.it

Ma non solo iniziative all’estero! Anche qui sul territorio con l’incoming di buyer esteri del vino organizzato in collaborazione con l’IMT (Istituto Marchigiano di Tutela vini). L’obiettivo del progetto era realizzare un confronto tra i buyer europei del settore vitivinicolo e le aziende locali, per favorire l’inserimento di quest’ultime nel mercato internazionale. Per la selezione dei buyer da coinvolgere è stata valutata la tipologia ed i volumi di produzione delle aziende marchigiane, cosicché l’offerta potesse soddisfare pienamente la domanda: di conseguenza sono stati valutati importatori secondo le modalità di vendita nei Paesi europei soprattutto per i mercati Horeca, wine bar, ristorazione e hotel escludendo la grande distribuzione. “In questo progetto - sottolinea Giorgio Cataldi – è stata fatta una selezione dei potenziali compratori valutando il rapporto tra distanza del mercato e costo di spedizione che può, per piccoli quantitativi, incidere notevolmente sul prezzo dell’acquirente finale. Alla fine abbiamo accolto buyer provenienti da Olanda, Norvegia, Lituania, Svezia, Germania, Finlandia, Polonia, Belgio e UK”. Dopo la selezione sono stati organizzati a Jesi gli incontri di speedtasting e delle visite aziendali. “Per preparare le imprese locali agli incontri b2b – continua Cataldi – abbiamo voluto creare un momento formativo per le aziende vitivinicole, soprattutto per quelle che si aprono ora al mercato estero, così da fornire prospettive sui mercati internazionali e indicazioni utili all’approccio con i buyer. Contemporaneamente è stata offerta ai compratori stranieri una presentazione della regione Marche e del sistema vino per rappresentare la caratteristica immagine di qualità e unicità del territorio”.

www.italianqualityexperience.it

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MENTE ///

Comprare giocattoli, non è un gioco! Non lasciamoci ingannare dal prezzo: occhio alla sicurezza

La

legge definisce il giocattolo come un prodotto destinato ad essere utilizzato a fini di gioco da bambini di età inferiore a 14 anni. La normativa da rispettare nella realizzazione dei giocattoli è contenuta nella Direttiva 2009/48/CE, attuata in Italia con il D. Lgs. 54/2011. Per quanto non specificatamente previsto da dette normative si applica la Direttiva 2001/95/CE relativa alla sicurezza generale dei prodotti.

Etichettatura dei giocattoli

Sul giocattolo o sul suo imballaggio devono essere apposti, in maniera visibile, leggibile e indelebile: • la Marcatura CE di dimensione non inferiore a 5 mm. Il fabbricante appone la marcatura CE a seguito di una valutazione di conformità del giocattolo, dichiarandone la conformità a tutti i requisiti e assumendone la responsabilità. Vi è l’obbligo di apporre sempre il CE sull’imballaggio qualora quello apposto sul giocattolo non sia visibile dall’esterno dell’imballaggio stesso. • per superare la valutazione di conformità i giocattoli sono sottoposti a numerose prove, quali ad esempio: la prova strappo, del fuoco, della rottura, della tossicità, dell’unghia su etichette e decalcomanie, del rumore. • il nome e/o la denominazione commerciale e/o il marchio registrato; • l’indirizzo del fabbricante o del suo mandatario o del responsabile dell’immissione sul mercato comunitario, anche in forma abbreviata purchè di semplice ed agevole identificazione. • le avvertenze Per la sicurezza d’uso, il giocattolo deve essere corredato di avvertenze che indicano le opportune restrizioni, comprendenti almeno l’età minima o massima dell’utilizzatore e, se del caso, le abilità dell’utilizzatore, la necessità che l’utilizzo del giocattolo avvenga solamente sotto la sorveglianza di un adulto, ecc. Le avvertenze devono essere apposte almeno in lingua italiana, in modo chiaramente visibile ed essere facilmente leggibili, comprensibili ed accurate, sul giocattolo, su un’etichetta o sull’imballaggio, nonché se necessario anche sulle istruzioni per l’uso. Le istruzioni di sicurezza devono essere precedute dalla parola “Attenzione” o dalla parola “Avvertenza” o “Avvertenze”, a seconda dei casi.

Giocattoli destinati a bambini di età inferiore a 36 mesi

I giocattoli potenzialmente pericolosi per i bambini di età inferiore a 36 mesi devono recare un’avvertenza quale: «Non adatto a bambini di età inferiore a 36 mesi» oppure «Non adatto a bambini di età inferiore a tre anni» oppure un’avvertenza (vedi pittogramma a fianco). Queste avvertenze devono essere accompagnate da una breve indicazione, che può essere contenuta nelle istruzioni per l’uso, del pericolo specifico che impone tale precauzione.

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SILVANA SANTINELLI - Adiconsum Marche

Giochi di attività: devono recare l’avvertenza: «Solo per uso domestico» e debbono essere fornite istruzioni per il corretto montaggio del giocattolo. Giocattoli funzionali: devono recare l’avvertenza: «Da usare sotto la diretta sorveglianza di un adulto» ed essere corredati delle istruzioni operative e delle precauzioni cui l’utilizzatore deve attenersi. Giocattoli chimici: devono recare sull’imballaggio la seguente avvertenza: «Non adatto a bambini di età inferiore a …

anni. Da usare sotto la sorveglianza di un adulto». Sono in particolare considerati giocattoli chimici: i set per esperimenti chimici, i set di inclusione, i laboratori in miniatura di ceramica, di smaltatura o fotografia e i giocattoli analoghi che danno luogo a reazioni chimiche o ad analoghe trasformazioni della sostanza durante l’uso.

Pattini, pattini a rotelle, pattini in linea, skateboard, monopattini e biciclette giocattolo destinati ai bambini: avvertenza: «Si raccomanda di indossare un dispositivo di protezione. Non usare

nel traffico».

Imitazioni di maschere e caschi di protezione: avvertenza: «Questo giocattolo non fornisce protezione».

Contraffazione: come difendersi La produzione e commercializzazione dei prodotti contraffatti, cioè di quei prodotti che recano illegalmente un marchio identico ad uno registrato senza il consenso del titolare, è sempre più fiorente. Non è facile distinguere il giocattolo contraffatto da uno originale: infatti, può esserne a livello estetico una copia, ma è indispensabile sapere che chi mette in circolazione tali prodotti specula sulla salute dei nostri bambini e non si attiene alle norme sulla sicurezza (quali, ad es. utilizzo materiali atossici e/o prove di conformità) Per evitare di incappare nei prodotti contraffatti: 1. controllare bene il marchio CE (sfumature di colore, dimensioni del carattere di stampa e disegno del logo) in quanto è uno dei reati più comuni nel mercato dei giocattoli contraffatti; 2. attenzione al prezzo poiché normalmente è inferiore rispetto all’originale; 3. acquistare solo in punti vendita sicuri e online solo sui siti autorizzati; 4. non acquistare giocattoli anonimi, senza le indicazioni relative a chi è destinato, del produttore e dell’importatore, delle avvertenze riportate sul giocattolo, sull’imballaggio o nelle istruzioni per l’uso e senza le indicazioni del produttore e dell’importatore; 5. i giocattoli contraffatti sono normalmente privi della confezione rigida di cartone in quanto inseriti in buste di cellophane; 6. qualora ci si accorga di aver acquistato un prodotto contraffatto è opportuno segnalare il caso di contraffazione sempre anche alle Autorità preposte al controllo. Ricorda che è sempre possibile chiedere la sostituzione in caso di giocattoli non funzionanti, difettosi e attivare la garanzia di 24 mesi prevista per difetto di conformità dal Codice del Consumo. Impariamo soprattutto a riconoscere i marchi di certificazione volontari che vengono utilizzati per evidenziare la presenza di standards di qualità e di elementi distintivi: il marchio Giocattoli Sicuri e IMQ per i Giocattoli Elettrici.

www.adiconsumarche.it adiconsum.marche@gmail.com

www.facebook.com/adiconsum.marche WHY MARCHE / 37


MENTE ///

Quando una parola è così complicata solo da pronunciare...sicuramente è qualcosa di importante!

Transdifferenziazione bianco-bruno-rosa della cellula adiposa Cellula differenziata e cellula staminale

Tutte le cellule possiedono lo stesso DNA, ma la loro forma e funzione specifica dipendono da una precisa organizzazione funzionale del loro DNA che è diversa per ogni tipo cellulare. Quest’organizzazione può essere definita come uno speciale accordo tra i geni (alcuni accesi altri spenti: come i suoni di uno strumento musicale si accoppiano per formare accordi specifici) che determina la specifica morfologia e funzione. La cellula muscolare ha quindi un accordo genetico diverso dal neurone e così via. L’accordo genetico specifico per ogni tipo cellulare è raggiunto con un processo particolare definito differenziazione. La cellula differenziata o matura ha acquisito l’accordo genetico specifico responsabile della sua specifica forma e funzione. Le cellule embrionali sono tutte indifferenziate e durante lo sviluppo acquisiscono gli accordi genetici specifici e diventano differenziate. Il processo di differenziazione comporta quindi una scelta dei geni da attivare e disattivare creando gli accordi specifici. E’ generalmente accettato che una volta determinato l’accordo genetico specifico, le cellule mature svolgono esclusivamente la loro funzione sino alla fisiologica morte programmata (apoptosi) che può avvenire dopo tempi variabili da alcuni mesi (ad esempio cellule epiteliali) a molti anni (ad esempio cellule adipose).

Altro esempio di transdifferenziazione: l’adipocita rosa

Un altro tipo di transdifferenziazione avviene a livello della ghiandola mammaria. Quest’organo, al di fuori del periodo gravidanza-allattamento è composto al 90% circa da grasso bianco in cui è disperso un albero duttale ramificato che fa capo a un singolo capezzolo. Solo durante la gravidanza si sviluppa quella parte dell’organo capace di produrre e secernere il latte: alveolo. In gravidanza, mentre si formano gli alveoli, progressivamente scompare il grasso e durante l’allattamento la mammella è composta quasi esclusivamente da alveoli e dall’albero duttale ramificato che fa capo al capezzolo. Secondo i nostri dati sperimentali questa trasformazione avviene mediante il meccanismo di transdifferenziazione: le cellule del grasso si trasformano in cellule degli alveoli che producono il latte. Il termine adipocita deriva dal fatto che queste cellule contengono adipe (grasso), per cui si parla di adipociti bianchi dove il grasso assume questo colore per le caratteristiche specifiche delle cellule, di adipociti bruni dove il grasso assume questo colore per le diverse e specifiche caratteristiche. Abbiamo quindi pensato di chiamare adipociti rosa le cellule degli alveoli che producono latte perché sono assai ricche di adipe (il grasso è elemento del latte), il colore dell’organo in gravidanza è rosa e rosa è il colore simbolo del sesso specifico in cui questi fenomeni avvengono.

La transdifferenziazione bianco-bruna

Noi abbiamo scoperto che lo stato differenziato non è l’“ultima spiaggia” delle cellule mature perché, almeno alcune di esse, sono dotate di una proprietà biologica sinora sconosciuta: la capacità transdifferenziativa, cioè sono dotate di una proprietà che consente loro di modificare il proprio accordo genetico in risposta a stimoli fisiologici in modo reversibile. Questo fenomeno comporta quindi la possibilità di trasformare direttamente e reversibilmente un tipo cellulare in un altro tipo cellulare con forma e funzione completamente diversa. Nell’organo adiposo abbiamo osservato che la cellula bianca (adipocita bianco: grasso comune) può trasformarsi in cellula bruna (adipocita bruno: bruciagrassi). Questa trasformazione (transdifferenziazione) avviene sotto lo stimolo della noradrenalina che viene rilasciata dai nervi quando ci si sottopone allo stimolo del freddo (per freddo si intende la temperatura al di sotto dei 20°C circa per l’uomo).

Adipocita Bruno

?

Adipocita Rosa

Adipocita Bianco

Sviluppi applicativi della transdifferenziazione bianco-bruna

La transdifferenziazione bianco-bruna implica una riduzione del grasso bianco (dimagrimento) perché la cellula bruna brucia i grassi per produrre calore, miglioramento della glicemia (cura del diabete) perché metabolizza alte quantità di glucosio e riduce la dimensione delle cellule bianche, miglioramento dell’aterosclerosi perché depura il sangue dai grassi circolanti. Molti laboratori nel mondo stanno ora studiando la possibilità di stimolare questa transdifferenziazione bianco-bruna per curare obesità, diabete (tipo2) e aterosclerosi senza dover esporre i pazienti al freddo.

Conclusioni e prospettive

I nostri studi sono ora indirizzati a comprendere i meccanismi molecolari che permettono alle cellule di cambiare gli accordi genetici nella speranza di poter modulare i fenomeni di transdifferenzione e proporre nuove terapie per l’obesità, il diabete dell’adulto, l’ aterosclerosi e forse anche per la terapia nell’ambito della patologia oncologica mammaria.

38 / WHY MARCHE Saverio Cinti - Direttore Centro Obesità Università Politecnica delle Marche


l’almanacco del buon vivere In tutte le edicole

regala e regalati

un nuovo anno di felicità dal 1762 l’almanacco più celebre d’italia WHY MARCHE / 39


MENTE ///

Analisi del sangue approfondite per certificare la salute degli spor

Passaporto ematochimico: perché lo sport sia sempre ben-essere! Il presidente del Coni Marche Fabio Sturani: “Un passo ulteriore a tutela della salute dei giovani sportivi e per la promozione di un’attività agonistica in piena sicurezza”

Un libretto che attesti in maniera sistematica e continuativa la salute degli atleti dai 14 ai 18 anni, attraverso analisi approfondite dei valori del sangue, completamente gratuite per le famiglie: è il passaporto ematochimico. In Italia arriva per primo nelle Marche, in applicazione della Legge Regionale dello Sport e grazie alla collaborazione tra Coni Marche, Giunta e Consiglio Regionale, Asur Marche e Medicina dello Sport delle Marche, per una spesa di circa 40 mila euro. La spinta per rendere operativo il particolare screening parte da un evento drammatico. Un giovane atleta, risultato sempre idoneo alle visite mediche per la pratica sportiva, muore per cause sconosciute. Gli esami metteranno poi in evidenza che il giovane era affetto da tempo, e 40 / WHY MARCHE

senza che se ne fosse mai accorto, da leucemia. Il triste caso mette così in evidenza la necessità di controlli più specifici per i minorenni che praticano attività sportiva agonistica. Ecco da dove nasce l’idea di introdurre, come progetto sperimentale, il passaporto ematochimico. Oggi, grazie a Coni Marche e Regione, il passaporto nelle Marche è realtà. A spiegarcelo, Fabio Santelli, presidente regionale dei Medici sportivi delle Marche: “Il passaporto ematochimico riguarda esami che non vengono di solito svolti durante le visite per l’idoneità sportiva, che non comprendono gli esami del sangue. Grazie al passaporto è possibile indagare lo stato fisico dei ragazzi, tenendolo sotto controllo di anno in anno. È una modalità di controllo medico che sostituisce quello che


tivi in uno speciale libretto medico per gli atleti tra i 14 ed i 18 anni

in passato veniva fatto dal medico scolastico, figura che è stata poi soppressa, o per i ragazzi dalla visita di leva. Grazie al passaporto anno dopo anno sarà anche possibile valutare l’efficacia dello sport su determinati parametri medici del giovane, magari non proprio perfetti, sui quali lo sport può avere effetti benefici” Il piano di prevenzione è partito già da mesi in maniera sperimentale e si concluderà alla fine del mese di dicembre per questo primo anno. Coordinato dal Coni, il monitoraggio interessa per il 2014, 500 ragazzi della regione (un centinaio per provincia) di età compresa tra i 14 ed i 18 anni. Si tratta di atleti tesserati di 22 società sportive, distribuite sulle cinque province marchigiane - 4 società per Pesaro Urbino, 4 per Ancona, 4 per Macerata, 5 per Fermo e 5 per Ascoli Piceno - che hanno aderito al piano sperimentale. Diverse le discipline interessate: calcio, ginnastica, ciclismo, pallavolo, basket, vela e nuoto, rugby, atletica, arrampicata.

Ma in cosa consiste il passaporto ematochimico? Si tratta di una batteria di specifici esami del sangue e delle urine per i giovani sportivi che, con il consenso dei genitori, si sottoporranno volontariamente (la misura non è obbligatoria) allo screening. Le analisi saranno completamente gratuite per le famiglie e dovranno essere svolte presso una delle sette strutture pubbliche convenzionate della regione.

DI AGNESE CARNEVALI

Non serve l’impegnativa del medico, basta prenotarsi presso uno dei laboratori analisi aderenti al progetto. Gli esiti degli esami saranno spediti direttamente alle famiglie degli atleti. I risultati dei 500 screening saranno poi utilizzati, in maniera aggregata e del tutto anonima, anche per la redazione di un report finale che valuterà lo stato di salute complessivo della popolazione sportiva delle Marche nella fascia d’età 14-18 anni. L’indagine finale sarà svolta dall’Asur e dal Servizio Salute della Regione Marche. Il piano si aggiunge, e non si sostituisce, ai consueti accertamenti per il rilascio dell’idoneità all’attività agonistica, che resta una misura obbligatoria. Il passaporto rappresenta per il presidente del Coni Marche, Fabio Sturani, un passo avanti decisivo a tutela dei ragazzi che praticano sport. “Con il passaporto ematochimico si aggiunge un ulteriore elemento di tutela della salute dei giovani sportivi. E le Marche, in questo ambito, fanno da apripista. Nonostante i controlli sistematici e costanti già previsti dalla Medicina dello Sport, alcune patologie possono sfuggire ai consueti check up. Con il passaporto ematochimico si introduce così un’attenzione in più allo stato di salute dei nostri atleti, perché possano praticare in sicurezza l’attività agonistica. Si migliora così anche la prevenzione, aumentando la capacità di intervento nel caso si evidenzino particolari patologie. Il progetto inoltre consentirà di stilare un primo quadro complessivo dello stato di salute della nostra regione per quanto riguarda la popolazione sportiva dei ragazzi tra i 14 ed i 18 anni”.

WHY MARCHE / 41


ESPRIMI UN DESIDERIO

\\\ PRIMO PIANO ///

Chiudi gli occ cosa desidereresti?

Lo facciamo continuamente, ogni giorno, più volte al giorno. Desiderare è una di quelle facoltà che nessuno potrà mai toglierci e che ci aiuta comunque a guardare avanti, a pensare al meglio, a creare le condizioni affinchè si realizzi ciò che vogliamo

E’ senza età. Non ha estrazione sociale. Non ha colore politico. Non appartiene nè al ricco nè al povero, ma ad entrambi indistintamente. Non ha orientamento sessuale. Non è legato alle lobby nè agli interessi. Il desiderio è una delle forme più pure di pensiero, è quello che ci viene a trovare magari nei momenti più impensati, quello che scorre libero quando ci fermiamo per un secondo ad ascoltare quello che davvero vogliamo. 42 / WHY MARCHE


hi e immagina… Sempre meno tempo abbiamo per i desideri, per la fantasia, per le favole in un certo senso. Ma questo non significa che per un attimo non possiamo fermare tutto quello che stiamo facendo e concederci anche un solo minuto per pensare a cosa vorremmo: per noi, per il nostro territorio, per il nostro lavoro, per il mondo piccolo o grande attorno a noi. Perché desiderare è già accendere il motore, è già credere in qualcosa nel momento stesso in cui lo si pensa. E forse proprio in un momento storico dove facciamo fatica a intravedere nel domani raggi di sole positivi, desiderare, con forza, è necessario. E se è vero che ognuno di noi ha i suoi desideri personali, quelli che non si rivelano per paura che non si avverino, lo è anche che ci piacerebbe sapere cosa vorrebbero trovare sotto l’albero o alle porte del 2015 alcuni dei personaggi più rappresentativi delle nostre Marche. Why Marche si trasforma allora in un piccolo scrigno dei desideri, ospitando i pensieri di chi nel tempo ha già calcato le nostre pagine!

INIZIA WHY con L’accendere una lanterna... Il nostro desiderio è... riuscire ad averne uno solo, ancora da realizzare!

WHY MARCHE / 43


ESPRIMI UN DESIDERIO

\\\ PRIMO PIANO ///

#2

“Per le Marche e per i nostri territori vorrei un 2015 di ripresa, economica e sociale, con un pizzico di ottimismo per il futuro. Un 2015 all’insegna della promozione dei giovani (il nostro vero futuro), che metta davvero al centro il problema della formazione, della ricerca e dello sviluppo, continuando sulla strada dell’internazionalizzazione. Per l’Università di Macerata vorrei poter proseguire il cammino iniziato: un Ateneo sempre più specializzato, dinamico, attrattivo (confermando il forte aumento delle immatricolazioni 2014-15) internazionale e aperto al mondo, al servizio della cultura, della società e delle imprese”. Luigi Lacchè, Rettore dell’Università di Macerata “Sono entrato da poco a far parte dell’AICU – Associazione Italiana Carlo Urbani - e quindi il mio desiderio è quello di poter realizzare qualcosa di concreto per le persone più bisognose, per tutti i popoli svantaggiati che hanno bisogno di sostegno. Vorrei poter essere utile non solo grazie al lavoro dell’Associazione, ma anche mettendo a disposizione le mie competenze: sarà anche una piccola goccia ma può contribuire a migliorare la condizione di qualcuno!” Tommaso Urbani, figlio di Carlo Urbani “L’augurio per il Nuovo Anno e le Feste è di prendere ciascuno in mano la propria vita e costruirsi il futuro, forti delle radici di quello che è stato, cesellando il progetto nei dettagli con creatività, perseveranza e umiltà” Rodolfo Giampieri, Presidente Camera di Commercio di Ancona

“Una Città, secondo Italo Calvino, non ti stupisce per una delle sue sette o settantasette meraviglie ma per la capacità di dare risposta alle tue domande. Ai marchigiani e a me stesso auguro questo: di non perdere mai l’abitudine di ascoltare per poi provare a dare qualche risposta” Guido Castelli, Sindaco di Ascoli Piceno 44 / WHY MARCHE

“Alfabetizzazione e digitalizzazione di tutto il territorio della Regione Marche. Il mio desiderio è che il 2015 sia l’anno giusto per portare il nostro territorio all’avanguardia nell’utilizzo delle nuove forme di comunicazione”. Sandro Giorgetti, Social Media Team Marche

“Il primo pensiero resta sempre il lavoro. Concentriamoci di più su quello che si può fare. C’è una divisione tra chi brontola solamente e chi prova a proporre. Dobbiamo ridurre il costo dell’organizzazione pubblica, per destinare maggiori risorse per tenere aperto un asilo, una biblioteca, un centro per gli anziani. Abbiamo appena iniziato. Proseguiremo” Matteo Ricci, Sindaco di Pesaro

“Nel 2015...mi auguro e sono sicura che i cittadini di Ancona sapranno cogliere l’opportunità di costruire una visione condivisa della città, nell’ambito del Piano Strategico avviato dall’amministrazione, superando storiche frammentazioni e rivalità. E da parte nostra, permettetemi una battuta, prometto che troveremo le risorse per ‘tappare le buche’ delle strade cittadine!” Valeria Mancinelli, Sindaco di Ancona “Il mio desiderio per il 2015 è che alla nautica italiana sia finalmente riconosciuto il ruolo di importante settore dell’economia nazionale, che crea sviluppo e occupazione. E che sia finalmente percepita come la sana passione di un popolo, e non solo di pochi ricchi, che vive circondato dal mare” Leonardo Zuccaro, Marina Dorica

“Per il 2015 vorrei imparare a dare. In ogni modo o forma, in ogni campo. Dare è amare se stessi e gli altri. Dare è condividere. Ecco…vorrei questo!” Elisa Di Francisca, Campionessa Olimpica e Mondiale di fioretto

“Con la speranza che il nuovo anno porti a tutti un pettine. ‘PRESTO O TARDI (quando non te lo aspetti) TUTTI I NODI VENGONO AL PETTINE’. Buon 2015 a tutti i lettori di Why Marche, esclusi tutti coloro che pettinano le bambole” niBA

“’La creatività è senza dubbio la risorsa umana più importante. Senza creatività non ci sarebbe progresso e ripeteremmo sempre gli stessi schemi’ (Edward De Bono). Il mio desiderio? è che il 2015 sia un anno creativo!” Marcello Di Piazza, Presidente OmniaComunicazione

“Solo una profonda e solidale condivisione degli obiettivi oltre ogni interesse particolare (la tutela del meraviglioso e attrattivo paesaggio marchigiano, la valorizzazione delle nostre radici culturali, il rilancio delle eccellenti realtà produttive del territorio, una politica attenta alla salvaguardia delle fragilità sociali, una sempre maggiore apertura verso il mondo) ci permetterà di guardare al futuro con la speranza di una ripresa che restituisca fiducia e passione nell’animo della gente” Nella Brambatti, Sindaco di Fermo


“Il mio desiderio? Sogno che ogni giovane possa cercare ed avere le possibilità per realizzare i propri sogni e contribuire allo sviluppo del territorio in cui vive’” Maria Cristina Loccioni, Loccioni Group

“Che sia un anno di forza, di passione e soprattutto di SOLE!” Alice Catena CBI Europe “Il mio desiderio per l’anno che verrà è che tutto il mondo, grazie a Expo 2015, possa finalmente guardare con occhi nuovi la nostra terra scoprendone a fondo ricchezze e peculiarità. L’auspicio è quello di suscitare emozioni, di evocare suggestioni e di lasciare ricordi, affinché Macerata superi le ultime barriere rimaste e sia meritatamente riconosciuta e riconoscibile” Romano Carancini, Sindaco di Macerata

“Per prima cosa riscoprire il valore delle relazioni umane e del dialogo contro l’egoismo che genera violenza. Vorrei poi che nascessero tante produzioni cinematografiche per promuovere la nostra regione e dare lavoro a giovani marchigiani. E…il giorno di Natale voglio tornare a credere che Babbo Natale c’è e porta tanta felicità!” Stefania Benatti, Fondazione Marche Cinema Multimedia

“Per i miei desiderata solo una cosa: che il lavoro in Italia possa essere caratterizzato da una “sempre maggiore” (eufemismo) competenza ed onestà, intellettuale e morale” Chiara Saccomanno, Prometeo Energia

“Lo vorrei capace di respirare, questo territorio oggi asfissiato dalle insicurezze. Lo vorrei arricchito da una buona politica, che si curi dei più deboli e non di se stessa” Maurizio Blasi, Rai 3 Marche

“Per un Rettore, i desideri corrispondono a un impegno: quello di raccogliere i desideri dei suoi studenti aiutandoli a trasformarli in realtà. Per il Rettore di Urbino si tratta anche di rispondere alle aspettative di una città e di un territorio dei quali condivide indissolubilmente i destini. A studenti e cittadini la mia promessa di portare avanti questo impegno e a loro i miei auguri di un Felice 2015” Viliberto Stocchi, Rettore Università di Urbino “Tornare a sognare...tutti!” Carlo Mancini, ADV

“Per il 2015 auspichiamo che i consumatori effettuino le proprie scelte in maniera sempre più consapevole, privilegiando le aziende che producono rispettando la sostenibilità sociale, economica ed ambientale. Possiamo esercitare con le nostre scelte un enorme potere e orientare i consumi. Impariamo quindi a ‘votare col portafoglio’” Silvana Santinelli,Adiconsum Marche “Mi auguro che Unicam prosegua nel suo ruolo di volano per lo sviluppo del nostro territorio, anche grazie a confronti a tutto campo. Vogliamo continuare a sostenere iniziative per incentivare i nostri giovani laureati alla creazione d’impresa, individuando intelligenze e talenti, facendo emergere le potenzialità dei nostri studenti e aiutandoli nel settore dell’auto-imprenditorialità per la creazione, ad esempio, di spin off universitari e di start up innovative, il tutto a beneficio dell’economia e dello sviluppo del territorio” Flavio Corradini, Rettore Università di Camerino

“Il mio desiderio è che questa regione sappia riconvertire la sua attività industriale nella valorizzazione dei giacimenti naturali: ambiente, agricoltura e beni culturali” Gianluca Carrabs, Amministratore Unico Assam

“L’augurio che faccio è quello di far sì che le università siano messe in condizioni e sappiano svolgere per il Paese quella funzione di “motore sociale” che nel passato ha contribuito ad elevare lo stato economico e culturale dei figli rispetto a quello dei padri, permettendo così quello sviluppo socio-economico e democratico e di giustizia degli ultimi decenni. Un sistema universitario aperto e competitivo rappresenti una forza positiva, innovatrice e fondamentale per un Paese che vuole tornare a crescere.” Sauro Longhi, Rettore Università Politecnica delle Marche

“Come imprenditori, cerchiamo di essere il più concreti possibile, ormai le fantasie le abbiam messe da parte da tempo, siamo più realisti di quello che eravamo. Sappiamo cosa dobbiamo fare da imprenditori per il futuro. Quello che vorrei è che la componente istituzionale, sia locale che centrale, ci faccia di nuovo tornare la voglia ed il senso di appartenenza alla nostra città e al nostro Paese. Devono creare le condizioni ambientali per permetterci recuperare un pochino di entusiasmo!” Alberto Rossi, Presidente Frittelli Maritime Group Spa

“Pensando al 2015, mi auguro che la crescita riscontrata sul mercato estero delle esportazioni dei vini marchigiani, possa influenzare anche il mercato interno e dare il via ad una ripresa del sistema Italia, in modo che il consumo del vino sul mercato interno torni a crescere, tanto quanto le esportazioni’ Alberto Mazzoni, Direttore Istituto Marchigiano di Tutela Vini WHY MARCHE / 45


IMMIGRAZIONE CLANDESTINA

DI ALESSANDRO MORBIDELLI

Ancona,

\\\ PERCHE’ ///

tragica tappa della speranza per piccoli afgani È una notizia fresca, di quelle che tuttavia hanno la capacità di passare inosservate ai meno attenti. Gli otto afgani che lunedì 1 dicembre sono sbarcati ad Ancona nascosti nella cella frigorifera di un camion greco sono a malapena riusciti a farsi sentire dal personale di bordo del traghetto Superfast e successivamente dalla Polizia di Frontiera, bussando contro le pareti rinforzate del convoglio frigo. Sarebbero morti di freddo, se qualcuno non avesse sentito i disperati richiami provenire dall’interno del rimorchio. E poi chissà che fine avrebbero fatto. Il gomito d’Italia non è immune al fenomeno dell’immigrazione clandestina. Città portuale, punto intermedio e viario verso il nord, Ancona si trova a far fronte a un problema sommerso. Un’immigrazione capillare, frazionata in piccoli gruppi, che non ha la forza mediatica dei barconi della speranza provenienti dalle coste africane, ma che condivide con queste odissee il pericolo, la certezza di una partenza, spesso pagata a caro prezzo, e l’incertezza di un arrivo.

Sempre quest’anno, è notizia del 13 maggio, un’operazione della Polizia di Frontiera ha intercettato, a bordo del traghetto Cruise Olympia sbarcato nel capoluogo dorico, un centinaio di migranti siriani e afgani nascosti in improvvisati doppi fondi ricavati nei rimorchi dei camion provenienti dalla Grecia e dalla Bulgaria.

Notizia di ottobre è invece l’individuazione di ventuno clandestini di origini sempre siriane e afgane, sbarcati in Ancona. Il vano dove avevano trovato rifugio, ricavato in un convoglio di fusti di candeggina, era lungo dodici metri, largo uno e alto poco più di un metro e venti centimetri. Immaginiamo di viaggiare in queste condizioni. Consideriamo che molti di questi migranti sono donne e bambini. Minori, sì, spesso non accompagnati, che fuggono dal proprio paese di origine per trovarsi ad affrontare un viaggio dove la speranza principale è quella di sopravvivere. Asfissiati dalle esalazioni dei gas di scarico, schiacciati da carichi in movimento, assiderati dal freddo. Persone che viaggiano con la merce e come la merce vengono spostate e trattate, smaltite, sfruttate. Perché dietro al dramma dell’immigrazione, soprattutto quando

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parliamo di bambini non accompagnati, se ne nasconde uno altrettanto gravoso. Dal dossier 2014 di Save The Children Italia Onlus intitolato “Piccoli schiavi invisibili” emerge un seguito sconcertante al problema dell’immigrazione minorile: quello della tratta e dello sfruttamento. In Ancona, ma anche a Venezia e in Puglia, sono soprattutto piccoli immigrati afgani a sbarcare, ma la loro avventura comincia molto prima. Secondo gli operatori dei progetti di Save the Children, “i minori non accompagnati afgani sono in prevalenza di etnia Hazara e Pashtum e hanno un’età compresa tra i 15 e i 17 anni, sebbene vi siano anche bambini di età fra gli 8 e i 13 anni. La rotta più usata per giungere in Europa li vede percorrere il Pakistan, l’Iran, la


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IMMIGRAZIONE CLANDESTINA

\\\ PERCHE’ ///

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Turchia, la Grecia e l’Italia che è un paese di transito per la gran parte di loro. [...] Ma una rotta sempre più utilizzata, secondo gli operatori che incontrano quotidianamente i minori a Roma, è quella balcanica [...]. Il viaggio dall’Iran all’Italia può costare dai 4.000 ai 7.000 euro a cui si aggiungono circa altri 4.000 euro per raggiungere i paesi del Nord Europa. [...] Durante questi lunghi viaggi i minori affrontano vari pericoli: all’inizio del viaggio, in Iran, i viaggiatori vengono discriminati e spesso sono coinvolti anche in situazioni di sfruttamento lavorativo per poter ottenere le somme di denaro necessarie per continuare il viaggio. Attraverso le montagne tra l’Iran e la Turchia i minori viaggiano sui cavalli, di notte, per non farsi scoprire, sotto il controllo dei trafficanti: i minori scoperti vengono rimandati in Iran, dove i trafficanti li tengono prigionieri e chiedono dai 5.000 ai 15.000 euro alle loro famiglie per liberarli e organizzare di nuovo il viaggio. Alcuni minori hanno raccontato di torture o amputazioni subite da loro compagni di viaggio durante la prigionia. In Turchia i minori si fermano spesso per mesi, a volte anni, per lavorare e guadagnare il necessario per continuare il viaggio e ancora una volta sono coinvolti in situazioni di sfruttamento lavorativo. [...] [Una volta giunti in Italia] vi è il pericolo che i minori vengano sfruttati attraverso il coinvolgimento in attività illegali o per prestazioni sessuali. Spesso chi è sfruttato sessualmente in Italia è già stato vittima dello stesso tipo di sfruttamento in Grecia e viene anche isolato e trattato con disprezzo dai propri connazionali. [...] pochi minori accettano di essere inseriti nel sistema di protezione e accoglienza per minori. Chi opta per questa scelta è spesso stremato o ha problemi di salute, a volte sviluppati durante il viaggio, e necessita di riposare per un periodo più prolungato. Tuttavia,

anche quei minori che decidono di rimanere, devono comunque confrontarsi e scontrarsi con la pressione che arriva dai familiari che li spingono a raggiungere la meta prefissata, senza conoscere o comprendere i rischi e le violenze già subite o a cui andranno in contro nell’ultima tappa del loro viaggio.”

L’immigrazione dall’Afghanistan non differisce per toni drammatici da quella dalla Siria o dai Balcani. Si moltiplicano i chilometri, e insieme a questi i contorni frastagliati della tragedia assumono concretezza. Momenti in cui l’etica subisce una grave e irreparabile sconfitta, soprattutto quando a farne le spese sono i più piccoli, quelli che hanno avuto la sfortuna di nascere lontano dal cosiddetto “occidente civilizzato”, termine che riempie tante, troppe bocche. Quelli che hanno avuto in sorte di nascere in una zona di guerra. Gli indifesi, le vittime innocenti di una società che ci vuole diversi, distinti in buoni e cattivi, ricchi e poveri, confortabili e sacrificabili.


Ricordiamo una vicenda su tutte, quella del piccolo Alidad Rahimi, dodici anni, respinto nel 2009 proprio dopo essere sbarcato sulle sponde doriche. Alidad lasciò l’Afghanistan quando aveva nove anni, con la madre e i fratelli. Raggiunse prima l’Iran e poi, dopo tre anni, l’Italia: venne imbarcato su un’altra nave e rispedito al mittente. Dodici anni. Viaggiava solo. Come questa, che paradossalmente potremmo addirittura considerare una vicenda a lieto fine, visto che Alidad non è finito sotto le ruote di un camion come il piccolo siriano di Mestre o asfissiato dai gas di scarico, ci sono infinite altre storie. Tutte nascondono il dolore di una partenza e la speranza di un arrivo. Nel mezzo, l’incertezza e il pericolo. E Ancona non sfugge a queste regole. Una realtà più lontana da quella spesso tristemente sotto i riflettori di Lampedusa, una ulteriore declinazione tragica del fenomeno dell’immigrazione proveniente dall’est. Il doppio fondo di un camion, quando va bene, la cella frigorifera di un convoglio alimentare, nella più assurda delle ipotesi, sono momenti, passaggi intermedi di un viaggio che ha un inizio a migliaia di chilometri dalla realtà marchigiana, ma che trovano nello sbarco ad Ancona un momento fondamentale. Verso un futuro altrove, verso la speranza, ma sempre più spesso verso la tragedia.

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DI ELEONORA BALDI

\\\ PERCHE’ ///

Nadia Mohammed Abu Al Saud è una cittadina saudita, nata nel 1968, nella città di Taif

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vicino alla città santa della Mecca. Suo padre, Mohammed Saleh Abu Al Saud, è stato uno dei primi piloti di jet F-15 da combattimento dell’Arabia Saudita, generale di brigata nella Royal Saudi Air Force. La madre di Nadia, Laila, appartiene alla famiglia Khoja, una delle più importanti dell’Arabia Saudita insieme alla famiglia Abu Al Saud. La sua voglia di essere indipendente e di affermarsi, sfocia in una carriera qualificata da Biochimica/istocompatibilita’/dipartimento leucemia. Ed è la fondatrice di A2Z CELEBRATION, un’associazione di gestione eventi che ha sede in Gedda,. Nadia è l’unica donna araba ad aver ricevuto il certificato per gestire eventi. Nadia è anche tra i migliori giocatori di tennis femminile in Arabia Saudita. Attraverso le sue professioni, impegni sociali e ruoli sportivi, Nadia ha cercato di promuovere la consapevolezza nelle donne arabe e l’importanza dei loro posti nella società saudita. Ha cercato di essere la loro voce: la sua missione è quella di far capire alle donne saudite che valgono e meritano di gran lunga di “più” rispetto ai secolari ruoli che a loro sono stati attribuiti. Nadia è la madre di quattro figli (Mohammed, Mohannad, Ghala, Abdullah Baghdadi), residenti ad Ancona, con il padre Ayman Baghdadi e lei vive tra le città di Jeddah, Cairo e le Marche.


Un altro mondo. Un mondo da cambiare. Parlare con Nadia Mohammad Abu Alsaud è stato un po’ come un pugno nello stomaco. Sai ed immagini che non in tutto il mondo le donne abbiano gli stessi diritti; ma come spesso accade la realtà supera l’immaginazione

Dicono che le donne siano il sesso debole. Chiunque abbia un vero spirito di osservazione e sia dotato di oggettività sa che non è affatto così. Perché se agli uomini nel tempo tutto è stato riconosciuto come un diritto dovuto, la stessa cosa non è affatto stata per le donne: ogni centimetro di indipendenza è stato conquistato, per ogni diritto si è lottato, a volte anche per poter parlare si è dovuto combattere. Oggi noi occidentali crediamo di aver ottenuto la libertà totale di fare, di essere, di dire. Molto spesso non è così: alzi la mano chi non ha dovuto almeno una volta tirare fuori le unghie per spazzare via stupidi e retrogradi pregiudizi! Scommetto che di mani alzate non ne vedrei nessuna se chiunque legge fosse ora qui davanti ai miei occhi. Certo è però che possiamo ritenerci ‘fortunate’ perché, se non altro in apparenza e nella maggior parte dei casi, abbiamo dignità e possibilità di scegliere. Scegliere anche cose stupide, come uscire e farci un giro in macchina. Non è però così in tutto il mondo. Lo sappiamo. Ma spesso ce lo dimentichiamo e ci limitiamo magari a pubblicare sulle nostre bacheche di facebook qualche immagine forte nella Giornata Mondiale contro la Violenza sulle Donne oppure quando capita qualche caso eclatante di incontrollata violenza che sfocia nell’omicidio. Troppo facile. Di cose da fare ce ne sarebbero tante e sarebbe ora di rimboccarsi le maniche. Intanto, dando voce a chi ha vissuto realtà di un altro mondo, un mondo da cambiare il prima possibile. E che sta provando a farlo, girando per il mondo e raccontando quella realtà che non vediamo, che abbiamo sentito dire, che non possiamo immaginare fino in fondo. Ecco perché oggi diamo voce a Nadia Mohammad Abu Alsaud.

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\\\ PERCHE’ ///

Che cosa hanno in comune le donne saudite e quelle occidentali? “Immagino che la mia risposta ti sorprenderà, ma entrambe sono sottomesse dagli uomini. Certo, in maniera molto diversa e a livelli differenti, ma la cultura maschilista che pone l’uomo al centro del mondo e la donna a ruotargli intorno, ha una base comune. Il punto di vista di buona parte degli uomini è lo stesso, in Arabia come in Occidente. La differenza è che in occidente le donne hanno lottato per i loro diritti e sono riuscite per lo meno in parte ad ottenere la parità, se non altro sulla carta. In Arabia Saudita invece le donne non hanno alcuna libertà, ne’ reale ne’ipotetica. Ma le donne arabe hanno voglia di viaggiare, di conoscere, di studiare. Hanno dei sogni che non possono realizzare. Vogliono crescere ed evolversi. Ma la cultura tradizionale, basata tra l’altro su un’interpretazione non vera del Corano, le schiaccia”. Per noi è difficile immaginare che cosa significhi vivere senza libertà. Aiutaci a capire… “Tutto parte da una manipolazione della realtà: gli uomini arabi dicono di voler trattare la donna come un gioiello, dandole tutto quello di cui può aver bisogno, evitandole di lavorare, mettendole a disposizione un autista che guidi per lei, qualcuno che sia sempre li ad accompagnarla e vegliare su di lei per proteggerla. E il velo, beh, anche questa è nella loro visione una cortesia che fanno alle donne: un gioiello non può essere mostrato così a tutti, perché altrimenti qualcuno lo ruberebbe. Ecco: sono solo mistificazioni! Certo, non voglio essere ipocrita e ti dico anche che alcune donne alla fine si abituano quasi con piacere a vivere in una prigione dorata. Quelle che appartengono a famiglie ricche e facoltose, che hanno mariti importanti, che vivono in grandi palazzi e allo schioccare delle dita ottengono tutto ciò che vogliono… probabilmente non hanno neanche la voglia di lottare. Per loro può andar bene così. O per lo meno, fanno finta che vada bene così. Ma poi c’è tutto il resto dell’universo delle donne arabe, quello delle persone normali, di quelle che vivono abusi di ogni genere, di quelle che una volta ripudiate smettono di avere di che vivere e non possono trovare un lavoro per provvedere a se stesse. Quelle che ho incontrato in tutti questi anni e quelle che vorrebbero cam-

biare le cose, ma sono oppresse dalla paura”. Paura…di che cosa? “Paura di tutto. Fin da piccole vengono cresciute con l’idea di non essere padrone di nulla, di dover essere subordinate in ogni cosa agli uomini: prima è il padre, poi lo zio, poi il fratello, poi il marito. E perfino i figli. La donna non può fare niente senza il loro permesso e senza essere accompagnata. Se una ragazza ottiene una borsa di studio ma il padre o uno degli uomini di famiglia dice no, lei non può studiare. Se vuoi andare a fare la spesa, qualcuno ti deve accompagnare perché non puoi guidare. Se vuoi lavorare devi avere il permesso dell’uomo, ma comunque non sei padrona di ciò che guadagni perché tutto va all’uomo, soprattutto nella plebe. I miei figli sono stati educati in maniera diversa, ma ora che sono divorziata per esempio, per uscire dall’Arabia dovrei chiedere il permesso a mio figlio e se lui dicesse di no, non potrei. Sono cose che non si possono neanche immaginare. La forza degli uomini è nella paura: una donna che si ribella, perde qualunque cosa. Finisce in prigione, viene ripudiata e poi, quel gioiello che dicevano di voler proteggere, viene abbandonato a se stesso. Ecco, questa è la realtà nella quale viviamo. Una realtà fatta di paura, pregiudizi e abusi”. Ci puoi raccontare qualche storia? “Purtroppo ne ho ascoltate e vissute tantissime. Per fortuna non in prima persona, ma lavorando in centri di carità e assistenza per queste donne, mi sono imbattuta in tanta sofferenza e paura. Considera intanto che almeno il 40% delle donne arabe è stato violentato: un dato che dovrebbe far rabbrividire. E non ci sono pene per chi commette questi crimini, che spesso sono di matrice familiare. Gli estremisti utilizzano la religione per giustificare qualsiasi cosa, anche l’abuso. Ma il Profeta Maometto non ha mai parlato di violenze sulle donne, anzi ne aveva un gran rispetto. E’vero che si è sposato piu di una volta, ma lo ha sempre fatto per un motivo: la sua prima moglie era quella che oggi chiameremo una business woman, era una donna forte e dal gran carattere. E nel Corano dice che si, gli uomini possono prendere più di una moglie, ma devono dare ad ognuna la stessa qualità di vita: una cosa che lui

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si ringrazia per l’apporto di traduzione durante l’intervista Ghala Baghdadi, figlia di Nadia.


Un altro mondo. Un mondo da cambiare. stesso dice impossibile e quindi consiglia di non farlo. Prova però a chiederlo ad un uomo…ti dirà semplicemente‘Maometto si è sposato quattro volte, posso farlo anche io!’. Di storie da raccontarti ne ho quante vuoi. Per esempio quella di una amica che ha perso il padre. Suo fratello minore ha preso tutta l’eredità e la tiene per se’, non da nulla per il sostentamento della famiglia. Le ha concesso di andare a lavorare, ma tutti i soldi che lei guadagna se li prende lui per i suoi comodi e se prova a ribellarsi, lui le usa violenza e nessuno fa niente per lei perché lui è l’uomo e quindi lui ha il diritto su di lei. Per dirti una cosa un pochino più leggera, la prima volta che mi hanno intervistato in tv come giocatrice di tennis, ero in campo e quindi non avevo l’abaya – abbigliamento tradizionale arabo che serve a coprire la donna – ma era anche normale: stavo giocando a tennis! Bene, ho ricevuto insulti e minacce di morte per questo!”. Perché c’è questa necessità di coprire le donne? “E’una cosa insensata in realtà, che oggi però è diventata un modo per le donne di proteggersi: se vai in giro senza abaya sei esposta a critiche e violenze. Basta che tu apra le imposte della finestra di casa senza abaya per essere additata. Ma anche questo è un costrutto degli uomini e di persone in realtà stupide, per le quali conta solo l’apparenza! Io personalmente sono con l’apparenza rispettabile delle donne, ma sono contro la copertura della faccia comletamente tramite il niqab, visto che la faccia è la nostra identità. Mio padre, che invece era un uomo illuminato, non voleva che noi figlie coprissimo la faccia con il niqab. Diceva che con le facce coperte, potevamo fare tutto, nasconderci. E in effetti è proprio così: sotto quel niqab, potrebbe esserci una prostituta. Ma se io cammino per strada senza, allora sono io la prostituta! Capisci quanto è assurdo? Se ogni cosa dipende da Dio e dalla religione, bene il tuo volto è quello che ti ha donato Dio, quindi perché dovresti coprirlo? Sono dei superficiali che usano la religione per opprimere le donne. Alcune donne si coprono perché sono costrette a farlo! E perché hanno paura: la stessa che le porta a stare in silenzio, a subire senza parlare. E’ questo che dobbiamo riuscire a cambiare. Non l’idea che gli uomini arabi hanno delle donne, ma dare alle donne la forza di dire basta, di pretendere per se rispetto, di dimostrare che sono non solo alla pari, ma meglio degli uomini. Io sono una donna forte, questo non lo dico per me. Ma per tutte quelle che non trovano una via d’uscita”.

Nei tuoi viaggi nel mondo, quando parli di queste condizioni, come reagiscono le persone? “In molti ascoltano, ma in pochi si sono offerti di aiutarmi a cambiare le cose. In America, in Italia, in Europa, appena mi siedo la prima reazione è subito quella di pensare che siccome sono una donna araba, sarò poco intelligente, perché non ho viaggiato, nè conosciuto e se non sono vestita in modo tradizionale, rimangono stupiti. Quando però inizio a parlare e racconto loro quello che si vive in Arabia e dico di voler cambiare il loro punto di vista, allora tutti si bloccano, si sorprendono. Ogni volta devo portare le persone ad andare al di la dello stereotipo e non è facile!”. E nel tuo Paese invece, credi che ci sia qualche possibilità di cambiamento? “Da quando è salito al potere re Abdullah le cose stanno lentamente cambiando, anche se a livello di mentalità del popolo purtroppo il lavoro sarà molto lungo. Lui vorrebbe provare a cambiare l’idea della donna in Arabia. Per esempio il Parlamento, Majales Al Shora, è sempre stato costituito solo da uomini. Negli ultimi cinque anni si è aperto anche alle donne che oggi sono il 17% di questo organo. Il punto però è che poi nella vita di tutti i giorni, la situazione delle donne che hanno paura dei loro padri, mariti, fratelli…non è cambiata. Il movimento dovrebbe partire dal basso. E per i gesti del re di incontrare i bisogni delle donne, noi donne dobbiamo parlare, siccome la mentalità è resistente al cambiamento. E questo è quello che provo a fare io anche con azioni che possono sembrare semplici. Per esempio pubblicando sul mio profilo facebook foto senza abaya. Pensa che ci sono dei ragazzi che arrivano a ricattare le ragazzine se mandano loro foto senza velo: le minacciano di farle arrivare ai loro parenti maschi. E’per questo che io ho iniziato a caricare foto di questo tipo, per cui ho ricevuto insulti molto agressivi da tanti, anche dalla mia famiglia: si deve partire abbattendo questi muri, quelli della quotidianità. Un altro evento importante per noi donne arabe è stato quello del 26 novembre quando tre donne hanno preso le macchine dei loro uomini e sono andate in strada, guidando. Due di loro sono state fermate, la terza no ed è riuscita a pubblicare dei video su youtube. Una mia collega di ospedale, fino a qualche tempo fa veniva sempre con il burqua. Io ci parlavo dicendo che non ne aveva bisogno, stava lavorando e quello non era un vestito consono, ma rispondeva che lo doveva fare a causa della mentalità degli uomini nella sua famiglia. Lei è andata a studiare in America e adesso è tornata, e ha iniziato a venire solo con il velo ed ora è una donna libera. Ed io sono fiera di lei. Sono tutte cose che a voi possono sembrare piccole, ma lo sono ai vostri occhi perché non potete neanche immaginare cosa significhi una totale privazione della libertà”.

Il racconto di Nadia va avanti ancora per un po’ e io mi ritrovo a pensare che forse dovrebbero farci un film-documentario con le sue parole come narratrice, o almeno un libro. Perché la forza, mista a volte a rabbia e dolore, con cui mi parla è qualcosa che ti entra nelle vene. All’inizio ti limiti a scuotere il capo, poi man mano che il racconto va avanti vorresti poter fare qualcosa, perché l’indignazione ti invade. Non sarà forse molto, ma l’aver dedicato queste pagine a Nadia e alle sue parole, speriamo possa essere una prima cassa di risonanza: perché la sua non sia una voce isolata!

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LAND OF MARCHE This is a question that we hope will become a joyful and convinced exclamation: Because it’s the Marches! Uncovering the Marche region is a journey through details and discoveries that give us a deeper understanding of the region. It’s a detailed job and one that is very stimulating. We have places that can tell stories, hold secrets and give visitors experiences that stay will stay in their eyes and hearts like few others.

EUROPE EUROPE

The best way to answer to the question “Why Marche?” is to show you the region in the next few pages and to make you want to substitute our photographs and words with your own experiences and memories. We attempt to take you on a journey off the beaten track and beyond what you will find written in guidebooks for you to truly see, discover and taste the Marche.

la versione in italiano disponibile online su www.whymarche.com

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ITALY

MARCHE Pesaro ANCONA MACERATA FERMO ASCOLI PICENO


ACQUAVIVA PICENA Dominating the Sea History shows that the greatest dangers come from open spaces, those that are difficult to control, where the eye gets lost on the horizon and enemies have the perfect opportunity to attack. Being relatively close to the sea was positive for the ancient people of the Marches region thanks to the trading ties and other opportunities it offered yet it was also problematic due to the risk of attacks and invasions that were almost a daily occurrence! In order to provide defence, some of the most beautiful fortifications in history were built in this region; they have survived the test of time and still stand today reminding us of the power of what was.

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La Rocca di Acquaviva is an imposing 14th century bastion located at the heart of the town of Acquaviva Picenza in the province of Ascoli Piceno. It was built by the Acquaviva family at the beginning of the 1300s and but what we see today is the reconstruction that was carried out by Giovan Francesco Azzolino together with Florentine Baccio Pontelli in 1474 following the fort’s destruction by the people of Fermo in the same year. The fort has an irregular four-sided layout with three defence towers on the top: two of which are pentagonal, and one that is square. The particularity of this castle lies in the inconsistent form of the towers. Perhaps through playing with the construction the architects were looking to illustrate a cross-bow that shoots an arrow towards the East towards the sea - the direction from which the most dangerous attacks would arrive: perhaps it was a type of challenge?

In the fourth corner of the quadrilateral we find the keep, a circular fortified tower, which was equipped with slits from which artillery could be used. The castle can be accessed by the courtyard that is overlooked by the keep. We can also go through a corridor carved inside the walls where large cavities can be seen that were used as positions for the archers. The fortress was previously equipped with a drawbridge that no longer exists today however there is still a well in the centre of the courtyard. The local Marches architect Giuseppe Sacconi brought this amazing fortress back to life and it also now home to the Museo delle Armi Antiche, the Museum of Ancient Arms.

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SARNANO Ski, Spa and Stories of times gone by The Marches in winter: a postcard of the beauty of a region where one can really find everything and where no visitor is left feeling unhappy. Even if our region is known mainly for the velvety sandy beaches, it doesn’t mean to say that there is nothing interesting to do in winter! Of course, if the idea of traveling is to enjoy a ski-filled holiday, perhaps the Marches is not the perfect place but if the idea is to breathe in the mountain air, stroll through the streets of charming towns and, in case of snow, take advantage of the white hills. We have the perfect place for you! Sarnano is a small village in the province of Macerata with around 3400 inhabitants, many with that initial unfriendly face that is typical of people who live in the mountains but who are soon willing to open up and tell tourists and travellers stories about everything there is to know about the area. Located in the heart of the Sibillini mountains, Sarnano has the fortune of offering different options for those who pass by here, some dependent on the season, others available all year round.

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When winter is intense and the snow covers the Sibillini hills with a white veil, Sarnano is one of the main destinations for the skiers of the Marches. It is the second largest ski resort in the region with 11km of ski slopes. The area of Sarnano is made up of 2 hamlets: Sassotetto and Santa Maria Maddalena. Over the course of years, the facilities have been renovated and today skiers can take advantage of 9 ski-lifts: 1 moving walk-way, 4 ski-lifts, 2 hand-held lifts and 4 chairlifts (one 2-seater, one 3-seater) that serve the medium-difficulty slopes. In 2006, to deal with the problems caused by shortness of snow, a powerful system of artificial snow and a snow park, the Madallena Snow park, were built. Since the winter of 2007, a lighting system on the slopes has also been in place offering skiers and snow-addicts a completely different experience!

And if skiing isn’t your thing? There’s always the chance to enjoy the cultural sights and relax a bit! This small medieval village is rich in historical buildings such as the Church of San Francesco that was dedicated to the friars of Assisi, adjacent to the Palazzo Comunale. The Palazzo dei Priori, Palazzo del Popolo – today the Teatro della Vittoria -, the Palazzo del Podestà and the Church of Santa Maria di Piazza with its works of art look onto the Piazza Alta. The entire historic centre was built primarily with cooked stone making it unique and certainly giving it a distinctive character. Places to visit in Sarnano include the Pinacoteca Comunale, the Franciscan library, the Museo delle Armi Antichi e Moderne (Museum of Ancient and Modern Arms), the Museum of Hammers and that of the avifauna of the area. If after taking the historic and artistic sighs, you would like to relax a bit… the springs of San Giacomo await!

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URBANIA

The Village of the Old Hag of Epiphany

Traditions vary from country to country, each with its own figures that link history to magic, legends and memories that, in stories handed down from generation to generation, have a reason to exist. The Christmas period that culminates with the Epiphany on 6th January, is surely one of the moments in the year that has the most stories and figures that can fuel the imagination of children and give the youngest members of the family memories they will treasure for a lifetime. Who didn’t sleep with only one eye shut during the night of Christmas Eve? But the old man with the large belly and white hair is not the only person children are waiting for. There’s also the Old Hag of Epiphany, the one who comes in the night wearing her worn-out shoes leaving treats or coal to children depending on whether they’ve been an angel or a little devil.

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Here in the Marches, the Old Hag “Befana” is really at home! Where? In Urbania! The old lady with the billowing dark skirt, long apron with pockets, shawl, handkerchief or old hat on her head, worn-out slippers and many colourful patches, is the main figure of the national festival of the Befana which is held every year at Urbania between 2nd and 6th January, Games, entertainment, music, tastings and shows distract adults and children alike as they count down to the arrival of their favourite old lady who arrives astride a magic broomstick.

If Urbania is the place to visit in this period in order to take part in this unique event that is of value to the whole nation, throughout the rest of the year, Urbania still holds charm for visitors. The town was known as Casteldurante until 1636 when it changed in honour of Pope Urbano VIII. The Duomo of Urbania is of particular historical and artistic interest as it was built between the 9th and 18th centuries and was dedicated to San Cristoforo martyr. It was in fact built on the foundations of the ancient abbey of San Cristoforo del Ponte that dated back to the 8th century. A gem that shouldn’t be missed is the“Chiesa dei Morti”(church of the dead), also called the Cappella Cola, known for the phenomenon of natural mummification. Here in 1804 18 mummified bodies were discovered, each with a different story to tell! LAND OF MARCHE - WHY MARCHE / 61


A Touch of Marches sweetness

According to Italian tradition, Christmas is a time for indulging in panettone, pandoro, torrone (nougat) and all types of dried fruits. But… something typical of the region always adds a different touch to any meal! Even if the traditional Marches cuisine is not particularly extensive in terms of Christmas recipes and we, the people from the Marche, are traditionalists, nevertheless we have managed to find a recipe that could be called the treat of our festive lunches and dinners: the Bostrengo.

ring e dinner tables du never missing on th e W . ne rro To Something that is is ne ndoro and Panetto s festivities besides Pa ne from the Marche rro to of on rsi ve a go en str e Bo ll th : ca ay could ything aw we don’t throw an ! region. In our land, not waste anything to e tiv en att are s he arc M e ow th people of as it’s also kn n sweet was created is th w ho s ’ at th s Perhap clean-out) and after za”(store cupboard en red i-c sc uli “p a as rstand why! redients you’ll unde reading the list of ing

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Ingredients

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ied figs 200 g chopped dr ts nu d pe 100 g chop ge cut into peel of one oran thin strips 1 apple, sliced 100 g sugar 1 glass milk

ts. Once well er all the ingredien iner and mix togeth t greased ee sh g kin ba Take a large conta a and spread it over re xtu mi ur. Leave ho the e an tak for mixed, 5° and cook fat. Heat oven to 17 gar. su g icin th with a little goose wi g stin o cubes before du to cool and cut int

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SP I R I T O / / /

1, 8 e 15 Febbraio

Il più antico il più dolce il più bello Segnatevi in agenda o nel calendario del vostro smartphone queste tre date perché a Fano c’è uno spettacolo davvero da non perdere! Se non avete mai partecipato al Carnevale di Fano dovete assolutamente rimediare e se invece ci siete stati, beh…allora sapete perfettamente di che cosa stiamo parlando: un’esplosione di colori, musica, arte, spettacolo e fantasia con carri allegorici e mastodontiche caricature che sfilano su e giù lungo il centralissimo viale Gramsci, per concludere la parata con un ultimo giro, detto “della luminaria”, quando ormai con il buio i carri si illuminano creando spettacolari giochi di luci e colori. Ma che cosa avrà di diverso questo carnevale rispetto a tutti gli altri? Domanda legittima, spiegazione facilissima: praticamente tutto! Per prima cosa, questo evento è famoso per

E’ il Carnevale di Fano, una tradizione che porta ogni anno lungo le strade della città adriatica colori, maschere e tanto divertimento

il getto, il tradizionale lancio di dolciumi che piovono dall’alto, dagli spettacolari carri allegorici e dalle mascherate in parata lungo i viali del centro storico. Non stupitevi quindi di vedere persone con gli ombrelli aperti al contrario o girare con scatoloni e buste per raccogliere questa dolce tempesta di caramelle, cioccolatini e altre leccornie. Ma il Carnevale di Fano ha anche un altro primato, storico: è il più antico del mondo, con una tradizione di oltre 600 anni! Stando a antichi documenti, sembra che la sua prima edizione si possa datare attorno al 1347, per celebrare la pace fra due famiglie rivali della città. Sempre di derivazione storica un’altra unicità: il rogo del Pupo, detto Vulon, un fantoccio di cartapesta che nel giorno di martedì grasso viene bruciato in piazza, per portar via con sé l’inverno o, come un

tempo era credenza, le colpe degli abitanti. E ancora, la tipica Musica Arabita, stravagante banda folkloristica che accompagna le sfilate suonando gli strumenti più bizzarri e strampalati: campanacci, barattoli di latta, caffettiere, brocche, ombrelli, bottiglie e quant’altro. Nata nel 1923 era il divertimento del popolo fanese che, facendo il verso ai salotti aristocratici, si inventò la propria musica con oggetti poveri e di recupero. Ma c’è tanto altro da vivere nei giorni del Carnevale. Per esempio, le sfilate collaterali della mattina come quella del 1° febbraio, dedicata ai nonni, e a seguire quella dell’8 e del 15 con i mini-carri dei bambini e un’animazione tutta speciale. E se vi chiedessimo chi è il Sindaco di Fano, sapreste rispondere? Beh, qualsiasi risposta sarebbe sbagliata perché nel periodo del carnevale, c’è un sindaco onorario: l’anno scorso fu Silver, il “papà” di Lupo Alberto…e quest’anno? Appuntamento al 1,8, 15 febbraio per questa magia, ogni la stessa, ogni anno diversa!

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SP I R I T O / / /

La guerra Un libro è tante cose: è un pezzetto d’anima, è uno specchio in cui ci si riflette, è un caleidoscopio che ci mostra le sfumature della realtà, è un viaggio introspettivo, è il racconto della realtà filtrata dai nostri occhi.

E…per Stefano Catini?

Penso che parlare di un libro che si è scritto, sia difficile come farlo del proprio figlio. C’è un amore assoluto che lega autore e manoscritto, i personaggi – veri, inventati o ridisegnati – sembrano respirare con lo stesso respiro di chi li ha creati, ogni pagina racconta sempre almeno due storie: quella del libro stesso e quella dell’autore. Come si fa a vederlo da fuori? Ma allo stesso tempo è difficile chiedere di un libro, perché è come entrare in un giardino privato, dove hai paura di mettere i piedi fuori posto, di calpestare un pezzetto di intimità, di contaminare con le tue domande un universo di per se ed in se perfetto. Questo non accade però se è l’autore che ha voglia per primo di farti entrare in quel micromondo che ha creato, se vuole renderti partecipe, non solo delle righe che ha scritto ma anche del perché lo ha fatto, di cosa c’era dietro e sotto…di tutto insomma. Stefano Catini ci racconta il suo ‘La guerra è finita’ con l’amore dell’autore ma con l’apertura di chi vuole condividere la propria esperienza.

‘La guerra è finita’ è il titolo del tuo libro. Eppure non ci sono armi nelle tue pagine. Di che guerra parli? “Quando mi sono messo a pensare a questo libro ed al suo titolo, ho voluto qualcosa che si impregnasse dell’aria che si respira in questo momento storico. E’ un titolo evocativo perché nella nostra epoca in cui tutto è precario e tutto sembra grigio, il sentimento più forte che si ha è la voglia che questo qualcosa di negativo, diverso per ognuno ma che tutti sentiamo, finisca. Quindi possiamo dire che la guerra di cui parlo è proprio questa, quella che ci impedisce la felicità, che però spesso siamo noi stessi a non voler trovare, richiusi dentro confini che non sappiamo superare. La Guerra è finita vuole simboleggiare quel momento in cui finalmente quella situazione più o meno drammatica che si vive, finalmente finisce. I personaggi del mio libro non sono nè

buoni nè cattivi; sono persone normali, con i loro errori, sogni, storie e la loro dose di dramma. Ma tutti alla fine riescono a trovare la loro dimensione, riescono ad appagare il loro desiderio di speranza: la redenzione, a volte inaspettata, c’è per tutti. Mi piace citare questo passo per farti capire ancora di più cosa intendo: ‘Da una parte l’Occidente malato, dall’altra l’Asia malata di Occidente in mezzo io, circondato da guru, falsi maghi e prostitute del terzo millennio. E’ così che nascono questi racconti, scomodi e con il proposito di prendere in giro, ma alla fine la salvezza c’è per tutti…bizzarra stravagante e inattesa’.” E’ un libro dunque piuttosto intimista da un certo punto di vista. Quanto c’è di te, della vita che hai vissuto e di quelle che hai incontrato in questi racconti? “Questa è la domanda alla quale non posso scappare e devo dirti,

“Io sono un uomo come tutti gli altri, fatto di carne, cervello 64 / WHY MARCHE

DI ELEONORA BALDI


LA GUERRA È FINITA

La guerra è finita è il primo libro di Stefano Catini. I suoi racconti, in cui compaiono personaggi attualissimi, trattano argomenti a noi vicini: la ricerca del lavoro; i ricordi un nonno speciale; i cerchi nel sono grano reso comeconto la firma di ho riletto e…mi che neanche voglio. Sicuramente,dic’è extraterrestri arrivati in un paesino, pronti letto a sconvolgere nessuna donna avrebbe un mio molto, ma secondo me l’autobiografia tutti i suoi grotteschi abitanti; l’amore trovato e narrato libroilperché mancava di qualcosa; non va cercata nei fatti, ma nella cometecniin una favola; padre, malato e incompreso, sarà la fonte di un grande affetto; mano invisibilema chedidisegna certo nonuna di sentimento, una ca di creazione della trama. ‘La guerra le nostre poi, i viaggi inspensierata, Asia, raccontati ironia delcon cicalio, è finita’ è una sorta d’immagine dellavite. Epasseggiata e distacco per rivelarci amare verità e sogni infranti. Istandel talento di una scrittrice francese mia mente: alcuni episodi traggono tanee di avvenimenti che rimarranno nel cuore dell’autoche sente e non ragiona troppo. spunto da fatti realmente accaduti re e che avvolgeranno il lettore con atmosfere ambrate di senza oscurare l’intelligente ironia. Così ho mai buttato tutto e ho ricominche io ho poi rielaborato. odoroso incenso, Un viaggio di nozze passato dalle spiagge alla galera, con ciato, fino a quando non ho trovato Autobiografico dunque lo è non nel un epilogo spiazzante e pieno d’interrogativi; la vita di un un puzzle: senso di una totale corrispondenza giovane narratal’incastro per sopireperfetto, i dubbi e come rispondere alle moldomandequando che gli è animi sensibili si pongono, finito, nessuno più vedeinei con i fatti, ma nel metodo di teplici rapprevitabilmente. La grande voglia di capire porta Catini ad ma solo finita. Mensentazione che ho usato: sono state leogni pezzi analizzare personaggio chel’immagine incontra sulla sua strada tre scrivevo cambiava: Wojtyla mie emozione, i miei occhi, lecon mie pa- passione, grande come selasistoria migliorasse lui stesso nel li di uomini e paesaggi. Raccontare se stesrole a creare la storia. J. Allenadisegnare diceva i profiaveva lasciato il posto a Ratzinger, gli si non è mai facile; aprirsi agli altri è una battaglia cruenta. “Il mondo è il tuo caleidoscopio”; ecco, USA avevano eletto il primo presiLa guerra è finita è vitalità pura con quel pizzico d’ilarità dente di colore, il mondo moriva di io aggiungerei: un caleidoscopio che che comunica speranza.

STEFANO CATINI

LA GUERRA È FINITA

STEFANO CATINI

è finita

Scrivere è tante cose…che cos’è per te? “Vuoi che ti dica perché mi piace scrivere? Perché ti da modo di riparare sempre agli errori, almeno fino a quando il libro non è pubblicato. Mentre scrivi, puoi tornare indietro senza dover dire mi sono sbagliato o aspetta non intendevo questo. Nella vita reale invece le frasi giuste mi arrivavano quando il treno è partito, dopo che ci siamo salutati, quando la macchina ha chiuso lo sportello. Con i libri, puoi sempre riparare. Ecco, a me piace scrivere perché le idee brillanti mi arrivano troppo tardi”.

fame sotto la crisi e, da qualche parte, crea attraverso la mente una realtà Stefano Catini nasce a Pescara, nel 1975. Vive a Torchiaro, qualcuno era felice. Ecco, io volevo tangibile in proporzione al significato, borgo rimasto inalterato da secoli, dove tuttora il tempo conscio o inconscio, che diamo ai valore diverso. essere unomeccanico, di questi, si ma la felicità può ha un Perito laurea in Filosofia, a Macerata. diventare Ha conosciuto a fondo il mondo fatti. È la mente che tramite questo un problema: può orientale. essere Dopo aver in innumerevoli mansioni nel vecchioE’ pericolosa, deve essere conquistata. marchingegno crea il tuo universo, e lavorato continente, non ha mai smesso di scrivere e di insegnare la come la libertà. E questo libro alla fine la coscienza tara il caleidoscopio”. “Phisi”, una pratica simile allo yoga da lui elaborata. parla anche un po’ di questa difficoltà, E se ti chiedessi, perché hai deciso di quella di trovare la propria redendi scrivere un libro, questo libro, cosa mi risponderesti? zione, il proprio cammino per essere In copertina, illustrazione di Diletta Recchi “Si scrive per sedurre! Dopo aver felici, per poter dire che ‘La guerra è € 15,00 finita!”. scritto per un po’, mi sono fermato,

e qualcos’altro. Quel qualcos’altro mi ha sempre affascinato” WHY MARCHE / 65


SP I R I T O / / /

Opera Totale: la sinfonia dello spirito Quando musica e odori toccano l’anima, cosa succede? Per rispondere a questa domanda c’è una sola cosa da fare: partecipare ad Opera Totale. E che cos’è Opera Totale? Bella domanda. E’ un evento musicale difficile da definire, perché è qualcosa di estremamente intimo, un sommovimento dell’anima, un percorso tracciato da musica, profumi ed odori che scatena reazioni diverse in ognuno di quelli che ascoltano. Forse sarebbe corretto dire che Opera Totale è un viaggio, che lega attraverso sentieri diversi chiunque si segga nelle poltrone della sala di Villa Colloredo a Recanati e accetti di spogliarsi di preconcetti e muri protettivi. La musica di Opera Totale può avere un potere salvifico, può aiutare a dissolvere i nodi più intrecciati della propria vita ma anche preparare il terreno per qualcosa di più…per un movimento universale. Insomma, Opera Totale è molte cose, solo alcune delle quali possono essere raccontare: il resto le si può solo viverle. Ma per provare a spiegarvi cos’è, a chi ricorrere se non al deus ex machina di questo evento davvero unico?

66 / WHY MARCHE

Malleus: perché Opera Totale?

“Io ho una grande fortuna: ho una parte intuitiva ed onirica molto forte e io la ascolto, sempre. Penso che le nostre vocine, il nostro Spirito che ci parla quando riesce ad infilarsi tra un pensiero ed un altro, approfittando di un secondo di silenzio, sia la nostra più grande ricchezza. Alla mente bisogna dare poco ascolto, giusto per le cose pratiche di tutti i giorni; ma per tutto il resto, è la nostra parte spirituale che merita attenzione. Opera Totale nasce circa 20 anni fa. Negli anni ’90 ho fatto 13 concerti in tutta Italia e riscosso un grande successo sia per gli eventi che per i CD immessi sul mercato. A un certo punto però la mia voce interiore mi ha detto di fermarmi, di non bruciare questo progetto, di aspettare. Così ho bloccato tutto nel 1996: fine dei concerti, stop alla vendita dei CD. Sapevo che se il mio Spirito mi diceva una cosa, c’era un perché. E l’ho capito 18 anni dopo circa, l’anno scorso, durante le festività natalizie. Ho capito che dovevo ritirare fuori Opera Totale, che era il momento giusto. Questo come sappiamo tutti, è un periodo particolarmente negativo e non facciamo altro che sentire, leggere, vedere, situazioni catastrofiche. Al di la di dove siano le colpe, è chiaro che c’è un problema. E allora mi sono chiesto: che posso fare io per aiutare a risolvere questo problema? Lì ho capito che era il momento di ritirare fuori Opera Totale. Non serviva inventare un nuovo genere musicale, ma un nuovo e geniale modo di ascoltare la musica; non più solo per le orecchie, ma per la nostra parte interiore che in questo momento ha bisogno di essere


rafforzata, di riprendere vigore, di credere che dopo l’inferno ed il purgatorio, tornerà il paradiso. Siamo in un periodo di confusione planetaria ed io nel mio piccolo ho capito che grazie ad Opera Totale avrei potuto aiutare le persone a trovare una loro dimensione in cui si potessero vivere una giornata culturale, ma anche e soprattutto intraprendere un viaggio che alla fine avrebbe regalato loro speranza, immagini positive, fiducia. Ecco, Opera Totale è costruita per rafforzare la volontà, per accendere un cambiamento”.

Approfondiamo questo concetto di cambiamento. Opera Totale è un primo mattoncino per attivare un vero cambiamento, giusto?

“Per farti capire cosa c’è in Opera Totale torno un po’ indietro. A 20 anni fa quando ho iniziato a lavorare a questo evento-esperimento. Nel concerto, perché questo è Opera Totale, c’è un ohm. Per registrarlo ho coinvolto decine di gruppi di ricerca spirituale in tutta Italia. Ho spiegato loro che cosa mi serviva e inviato un protocollo, con le istruzioni da seguire. Si registrava a Recanati alle 9 di sera e in studio a Recanati c’era il gruppo di ricerca spirituale di Jesi, l’antenna se così possiamo dire. Quando i ragazzi iniziarono la preghiera in studio, allo stesso tempo tutti i gruppi sparsi per l’Italia stavano concentrandosi su un pensiero: quello del rafforzamento di volontà. In quell’ohm che senti dunque nel concerto, c’è non solo un suono di un gruppo ma l’energia contemporanea di tutti gli altri. Ed è per questo che quando Opera Totale finisce, le persone si sentono forti: perché l’Energia di tanti è arrivato ad ognuno. Ecco, Opera Totale vuole essere questo, un viaggio che dia la possibilità alle persone di cercare la risposta non fuori, ma dentro di noi. Se pensiamo che arrivi un salvatore a tirarci fuori da questa situazione, sbagliamo. Dobbiamo attivare un cambiamento in noi stessi, perché: MILLE PICCOLI CAMBIAMENTI DANNO INIZIO AL GRANDE CAMBIAMENTO. Bisogna tirarsi su le maniche e modificare l’aspetto vibrazionale del Pianeta, che può cambiare solo se cambia quello della singola persona”.

Che cosa accade quindi quando ci sediamo e iniziamo a vivere Opera Totale?

“Quello che accade è diverso per tutti. Perché la musica ti scava dentro e ti porta prima ad affrontare i tuoi lati oscuri, quelli che tieni con tanta energia nascosti sotto, dentro. Io paragono questa opera ad un percorso dantesco. All’inizio c’è un profondo travaglio interiore, la sensazione di essere in qualche modo prigionieri, limitati nella nostra libertà, costretti a qualcosa. Poi trasportati dalla musica e dai profumi, in silenzio e ad occhi chiusi – perché nella stanza non c’è alcuna luce se non quella di una candela e niente da vedere – si inizia un percorso di lenta risalita da questa sorta di inferi, si attraversa il purgatorio e si intravede un pezzetto di Paradiso. Quello che poi sarà chiaro nel proseguo di Opera Totale, le Vie del Cielo che sto preparando. Qui in Opera Totale il pellegrino ci mostra il suo viaggio di risalita; in le Vie del Cielo ci lascerà e continuerà a raccontarci il suo viaggio nelle dimensioni superiori: ti posso già assicurare che la sensazione di benessere e gioia sarà estasiante”.

Oltre alla musica, ciò che rende ancora più attento lo Spirito sono i profumi, gli odori, densi di potere evocativo. Come agiscono?

“Opera Totale è un insieme di musica, effetti speciali registrati direttamente da me sul campo come la pioggia ed il vento, profumi ed odori: il tutto permette un viaggio interiore, emotivamente e spiritualmente unico, qualcosa che fin’ora non era mai stato sperimentato. L’idea della parte olfattiva mi è venuta mentre stavo registrando i suoni nel bosco e i profumi che sentivo facevano parte dell’esperienza che stavo vivendo. E ho capito che dovevo introdurli in in qualche modo nella musica. La cosa difficile però non è tanto inondare la stanza con un profumo o un odore, quanto piuttosto toglierli. C’è un lavoro ingegneristico davvero importante dietro al palco. E, se per i profumi mi sono rivolto ai migliori Maestri profumieri d’Italia tra cui il Maestro Lorenzo Dante Ferro di Venezia, per gli odori mi sono attivato direttamente io. Nella mia natura di Perito Chimico, tramite un distillatore professionale, preparo con cura gli odori il sabato mattina per il sabato pomeriggio, proprio per non far perdere la parte olfattiva al concentrato. Chiaramente non utilizzando conservanti e stabilizzanti chimici che normalmente vengono messi nei profumi, l’odore fresco ha poche ore di vita, ma giusto quel tempo che a me serve, per portare al pubblico le sensazioni necessarie e molto reali per il loro viaggio”. WHY MARCHE / 67



Tutt’altro che Morbido DI Alessandro Morbidelli

Igor De Amicis è un omone grande, grosso e buono come un pezzo di pane. È commissario di Polizia Penitenziaria nel carcere di Teramo e collaboratore delle riviste giuridiche del Sole 24 Ore, nonché autore di libri per ragazzi e di racconti noir. Oggi ci fa indossare un cappotto pesante, di quelli che portano a fondo. Una storia d’amore, certo. Ma anche una storia di mare. E di male. Leggiamo la sua e aspettiamo le vostre. Speditele a: a.morbidelli@whymarche.com, 4000 battute spazi compresi.

Un lungo cappotto nero

di Igor De Amicis

Non avevo capito nulla! Non l’avevo capito perché sono stupido, o forse perché avevo paura di guardare in faccia la realtà… perché in fondo nascondersi è sempre la cosa più facile da fare. E allora dal mio muto rifugio ti guardavo felice e innamorato. Perché tu eri sempre quella che di notte mi tormentava con i suoi piedi freddi, quella che mi saltava sulla schiena per farsi portare a spasso, quella che mi mordeva e mi baciava sul collo pur sapendo che mi dava fastidio. Non avevo capito nulla! Continuavo a vivere illusioni che lentamente si sfaldavano dinanzi ai miei occhi. La rete delle mie convinzioni si faceva sempre più sottile, ma io rinnegavo qualsiasi realtà, mentre i tuoi nuovi silenzi si accompagnavano alle mie parole sempre più vuote. Parole che si susseguivano frenetiche e inutili nel tentativo di nascondere la mia paura, di scacciare quell’insicurezza che ferma il respiro, che uccide la speranza. Nella convinzione che tutto sarà inutile. Non avevo capito nulla! Cadevo nel mio vuoto di dubbi e paure. E tu muta mi fissavi con i tuoi silenzi. Gli occhi dell’amore si trasformarono in sguardi pietosi e infine in sguardi che mal celavano il tuo odio. Inutilmente ho cercato un appiglio mentre cadevo nel vuoto. Tu eri lì. Ferma. Immobile. Stanca di me e delle mie inutili incertezze, dei miei vuoti perché… e allora lo hai fatto in silenzio.

WHY MARCHE / 69


Te ne sei andata. Hai trovato chi ti poteva dare la tua sicurezza, chi ti poteva tenere stretta in una rete di vuote convinzioni, hai trovato lo scoglio cui aggrapparti nella falsa certezza di essere divenuta più forte e indipendente di prima, mentre in realtà sostituivi alle mie paure le tue incertezze. E così te ne sei andata lasciandomi alla deriva. E alla deriva io resto, più insicuro, più smarrito e più solo di prima. Non avevo capito nulla!

L’ Adriatico lo accolse sereno e pacifico.

Tutto era calmo. Il sole tramontava rosso sull’acqua, mentre le onde trasportavano sugli scogli gli ultimi bagliori di luce. La macchina rimase sul molo, parcheggiata nella piazzola con lo sportello socchiuso. Una bambina disse di aver visto un uomo con un lungo cappotto nero che camminava sulla banchina, poi si era distratta per aiutare il fratellino a rialzarsi, e quando era tornata a voltarsi quel signore non c’era più. Il cappotto bagnandosi lo aveva velocemente trascinato a fondo e lui si era lasciato andare calmo e felice. Se qualcuno mai dovesse avere a rimpiangerlo sarà comunque per poco. Un ricordo di un momento, parlando con gli amici o sfogliando un giornale. Un veloce sorriso di commiserazione prima di voltare pagina. Lui lo sa e silenzioso si abbandona a quell’ultimo abbraccio del mare. Lei forse lo piangerà. Ma non per molto. In fondo era sempre stato un debole. Un insicuro. Un uomo dai troppi perché. Lento e solitario camminava lungo quel molo. Giorno dopo giorno domandandosi mille perché, finché arrivò il giorno in cui non ebbe più risposte da darsi. Cercò di specchiarsi nelle onde, ma la spuma e gli schizzi d’acqua sugli scogli glielo impedirono. E così continuò a camminare fino alla fine del molo. E ancora più giù. Fu un tonfo sordo. Un rumore confuso fra il rifrangersi delle onde e il gracchiare dei gabbiani, mentre il sole tramontava e una bambina aiutava il fratellino a rialzarsi.

CONSIGLI DI LETTURA: “Dritto al Cuore” AA.VV. a cura di Igor De Amicis, Sira Terramano e Vincenzo Valleriani (Galaad Edizioni). Un’antologia di centoventi racconti lunghi una pagina di vari autori tra cui Carlo Lucarelli e il vostro Tutt’altro che Morbido. Piccole perle noir con uno scopo benefico: raccogliere fondi per l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma. Non lasciatevelo scappare. “Maiden Voyage” di Carboneria Letteraria, a cura di Francesca Garello (Homo Scrivens): esperimento letterario di fantascienza, diciassette autori scrivono insieme un romanzo giallo con ambientazione interstellare. Il laboratorio di scrittura Carboneria Letteraria vi invita a scoprire di più sul sito www.maidenvoyage.it e a partire insieme all’imponente e avveniristica Marie Blue, un’astronave destinata a lasciare il segno nei cuori degli appassionati del genere e non solo.

E tu, vuoi provare con un tuo racconto? Solo tre regole: Marche, noir e 4000 battute, spazi inclusi. Spediscilo a:

a.morbidelli@whymarche.com. Buona lettura!

70 / WHY MARCHE


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SP I R I T O / / /

Il pranzo di

Arriviamo alla spicciolata, col vestito buono, quello comprato e conservato nell’armadio fino ad oggi che devi ancora staccare l’etichetta, che

la camicia ha le pieghe delle scatola e i pantaloni la rigidezza tipica delle cose mai indossate. C’è il sole, Natale con la neve giusto nei film. Mia madre ha comunque insistito a mettere la pelliccia, “così tua nonna vede che ho apprezzato il regalo”. Mio padre indossa un enorme cravattone giallo sotto un abito gessato. Entriamo in casa e ci accoglie una vampa di calore e odori letali: il dopobarba scadente di mio zio, l’arrosto nel forno, le candele profumate alla vaniglia. Subito la fucilata di auguri e baci asfissianti, quelli sbavati, quelli col risucchio, quelli sgraziati e quelli svirgolati che vanno a centrare le labbra dell’altro. Mi siedo in disparte appena posso e controllo il cellulare, leggo gli auguri preconfezionati che i miei contatti facebook mi hanno destinato e lo chiudo disgustato. Mio zio, lo scapolone impenitente, il fratello di mamma, comincia a mimarmi le fattezze del suo potente membro per vantarsi delle ultime conquiste amorose (alcune squisitamente prezzolate), rinfacciandomi di avere una vita sessuale più attiva della mia. Annuisco, fingo meraviglia e abbozzo un sorriso, che lo sa tutta la famiglia che lo zio sta da quindici anni con il sarto del paese vicino. Guardo fuori dalla finestra, c’è mio cugino che fuma una sigaretta dietro il garage. Penso che a quattordici anni fumare una sigaretta il giorno di Natale con tutta la famiglia che ti guarda non è più cosa trasgressiva come lo poteva sembrare a me, d’altronde non lo sono più nemmeno i tre tatuaggi, i piercing, il ciuffo aerodinamico e i pantaloni destrutturati abbinati alle dr martens. Chissà a cosa pensa? Chissà se pensa? La risata sguaiata di mia sorella seguita dal coro ululante dei gemelli mi riportano al presente. Non capirò mai come sia potuta ingrassare così tanto negli ultimi anni, sarà colpa del parto. Il marito si è attardato in macchina con lo smartphone in mano, probabile che si stia dando appuntamento con un’allieva del corso di zumba. I gemelli, cinque anni a testa di iperattività, gridano all’unisono “giochiamo!”. Tirano fuori i loro tablet e cominciano a farmi vedere quali mosse superspeciali riescono a fare per sconfiggere il re della pozzanghera. Qualcuno grida che è pronto e tutti ci sediamo. Ognuno al suo posto, assegnato non da un’abile padrona di casa come consigliano i party planner più sofisticati, ma dalla tradizione: gli uomini da una un lato, le donne dall’altro (quello più vicino alla cucina), i bambini

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Natale

DI ANDREA COZZONI

in un tavolo a parte. Io mi trovo in mezzo, non potendo stare con gli uomini, non avendo certificato la mia virilità mettendo al mondo un marmocchio. Durante gli antipasti capto quello che posso dei discorsi che volano a tavola e fingo interesse per questo e quello distribuendo la mia (dis)attenzione in maniera equanime a tutti i convitati. Dopo la stracciatella in brodo, la galantina, l’insalata russa, il bollito, siamo finalmente al primo primo: Tagliatelle al ragù. Complimenti alla cuoca! Gridano tutti elogiando la nonna che a ottantasette anni ancora tira la pasta a mano e che evidentemente gradirebbe passare il testimone ad una delle figlie, le quali però sembrano restie ad invitare tutti gli altri a casa loro, perché poi hanno sempre da criticare e ci vogliono due giorni per ripulire tutto. Durante l’arrosto gli animi si scaldano e qualcuno azzarda un Renzi ci sta mandando in rovina a cui risponde un coro di io la prossima volta voto lega. Da quel momento non riesco più a distinguere le voci di nessuno e l’atmosfera diventa confusa, i vetri appannati e fisso i miei occhi sulle lucette ad intermittenza dell’albero di plastica di nonna. Probabile che la zia lo abbia capito e tenta di coinvolgermi nel discorso con una costina di agnello in bocca chiedendomi come va il lavoro, se è vero della crisi, che hanno licenziato un sacco di operai e che porteranno tutto in Cina. Dico che sono solo delle voci ma che ormai la delocalizzazione è incontrollabile per colpa delle politiche consumistiche dell’occidente, lei fa un altro morso e mi chiede come mai non ho la fidanzata, “ti sei fatto passare avanti da tutti”, grida mia mamma, “chissà cosa aspetti? Sapete che anche Marika è incinta? Si proprio Marika la sua ex ragazza, lo dicevano tutti che erano fatti l’uno per l’altra”. Marika, con le gonne a fiori e il caschetto scuro, ce ne avevo messo di tempo per scordarmela, dopo che le avevo detto in una sera di maggio che non ero sicuro di amarla e che forse da soli avremmo vissuto meglio, che colpi di scena di cui è capace mia madre, mi stupisce ogni volta. Il pranzo finisce e al caffè qualcuno lancia l’idea della tombola, accolta con entusiasmo immotivato da tutti gli altri. Mentre tutti urlano numeri, fanno battutacce e citano la smorfia napoletana a menadito esco di fuori dove trovo mia nonna che sta trafficando con le sue cose. La blocco, lei mi guarda con gli occhi di una che non si è mai persa troppo in chiacchiere nella vita e che di cose ne avrebbe pure da raccontare ma ha deciso che è più bello ascoltare. Le dico “Buon Natale nonna”, lei lascia il sacchetto dell’umido che aveva in mano e mi abbraccia “Grazie, pure a te! Sii sempre felice mi raccomando”.

Illustrazione di Andrea Cozzoni

WHY MARCHE / 73


SP I R I T O / / /

Le Marche….in Formula 1 Negli anni ‘90 la nostra regione ha avuto ben due piloti e una squadra corse che si sono affacciati al Mondiale Anche le Marche hanno dato il loro contributo al Mondiale di Formula 1. La massima espressione dell’automobilismo sportivo, il dorato circus a cui tutti vorrebbero prendere parte, ha avuto nei primi anni ’90 tre protagonisti della nostra regione grazie a due piloti, il pesarese Gianni Morbidelli e l’anconetano Emanuele Naspetti, e una squadra corse, l’Andrea Moda dell’imprenditore calzaturiero Andrea Sassetti, che hanno raggiunto l’ambito traguardo. Sono stati ben settanta i Gran Premi disputati da Morbidelli, sei per Naspetti, e tanta sfortuna per la compagine fermana, ma l’impresa è rimasta negli annali del panorama automobilistico internazionale.

Dopo essersi imposti nel Campionato Italiano di Formula 3, Gianni Morbidelli ed Emanuele Naspetti scalarono i gradini della competizione automobilistica, raggiungendo il traguardo a cui ogni giovane pilota vuol ambire. Il pesarese debuttò in Formula 1 nel 1990 nel Gran Premio degli Stati Uniti al volante della vettura della Scuderia Italia, a cui sono seguite ben sessantanove partecipazioni fino al 1997 con i colori Minardi, Ferrari, Footwork-Arrows e Sauber. Morbidelli fu anche collaudatore Ferrari e Jordan, mentre il suo miglior risultato fu un ottimo terzo posto nel 1995 nel Gran Premio di Australia al volante della Footwork-Arrows. Più limitata la partecipazione al Mondiale da parte di Naspetti, ma pur sempre impresa di grande rilevanza nella carriera di un pilota professionista. L’anconetano

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DI GAUDENZIO TAVONI


debuttò in Formula 1 nel Gran Premio del Belgio nel 1992 al volante della March-Ilmore, a cui seguirono altre quattro partecipazioni (Italia, Portogallo, Giappone e Australia), mentre l’anno successivo Naspetti passò alla Jordan con cui disputò un solo Gran Premio (Portogallo), con cui chiuse la sua partecipazione al Mondiale. Per l’Andrea Moda Formula, invece, tutto iniziò con l’acquisizione nel settembre 2011 da parte dell’allora 32enne Andrea Sassetti, un imprenditore fermano del settore calzaturiero, del Team Coloni, una squadra umbra che aveva preso parte a diverse edizioni del Campionato del Mondo di Formula 1. La passione per lo sport motoristico del giovane imprenditore fece il resto e, grazie ad una serie di sponsor legati alla nostra regione (I Guzzini, Teuco, Urbis, Faggiolati, Industrie Regione Marche, ecc……) la vettura denominata S 921 spinta dal propulsore 10 cilindri Judd di 3500 cc debuttò nella stagione successiva nell’ambìto circus mondiale.

Ma non fu un debutto facile. Alex Caffi ed Enrico Bertaggia, che furono i primi piloti a correre per la compagine marchigiana, non riuscirono a schierarsi per pastoie burocratiche nelle prime due gare, Sud Africa e Messico, rimandando l’esordio al successivo Gran Premio del Brasile con i nuovi piloti Roberto Moreno e Perry McCarthy. Nella stessa stagione la vettura scese in pista anche nel Gran Premio di Montecarlo, che registrò un mesto ritiro da parte di Moreno per un problema tecnico. Seguirono le trasferte di Canada e Francia, ma la fortuna non aiutò Sassetti che dovette alzare bandiera bianca nella gara di casa, a Monza, e chiudere definitivamente l’esperienza nel dorato ma difficile mondo della Formula 1. La partecipazione di una piccola squadra come l’Andrea Moda nella massima espressione dell’automobilismo da competizione rimane, comunque,un’impresa da annali, oggi impensabile e impossibile da attuare in un circus tutto dominato dal business, sponsors e grandi network. WHY MARCHE / 75


SP I R I T O / / /

DICEMBRE - GENNAIO Il proverbio Chi vuol vivere e star bene prenda il mondo come viene Un giorno accadde

1° gennaio 1914. Tony Janus inaugura la prima linea aerea regolare. Nei cieli della Florida percorre con un idrovolante,30 Km in 23 minuti. Il primo passeggero, il maggiore Pheil, pagò un biglietto di 400 dollari.

Ho sognato…

... Una montagna – 15 Al di là del desiderio di una bella vacanza tra le cime innevate, la montagna onirica rappresenta una precisa meta da raggiungere. Può infatti esprimere desiderio di elevazione spirituale, ma anche di ascesa sociale o professionale. Senza dimenticare che potrebbe anche indicare l’esistenza di un ostacolo da superare e il timore di un fallimento.

Barbanera buongustaio

Croccante alle mandorle Tempo (min.): 45 Difficoltà: Difficile Calorie per porzione: 425 INGREDIENTI (per 4 persone): 150 g di mandorle sgusciate e tostate - 200 g di zucchero - una stecca di vaniglia - olio di semi. Far imbiondire 100 g di zucchero con qualche cucchiaio d’acqua e la stecca di vaniglia; incorporarvi le mandorle intere e continuare a mescolare, a fuoco bassissimo. Quando le mandorle si saranno completamente rivestite di caramello, togliere il croccante dal fuoco e versarlo sul tavolo di marmo unto d’olio. Stenderlo dello spessore di 1 cm. con una spatola di ferro, sempre unta d’olio; con un coltello dividere il croccante in quadrati, che verranno staccati una volta induriti. 76 / WHY MARCHE


BUONE ECOPRATICHE d’Inverno Spesa oculata Per evitare inutili sprechi è indispensabile un piccolo taccuino dove annotare cosa serve. Si evita così il non strettamente necessario. Utilissimi anche gli occhiali, o una lente di ingrandimento, per leggere bene le etichette. Riciclare Non buttate via l’acqua di cottura della pasta: l’amido che si è disciolto è un ottimo sgrassante, potete usare quell’acqua per lavare le pentole. Con lo yogurt scaduto si pulisce benissimo l’ottone: basta lasciare gli oggetti in immersione per 10 minuti e poi sciacquare e lucidare con un panno morbido. Pescando qua e là! Insieme a panettone, pandoro, pinoccate, il torrone è simbolo del Natale. Varie le ipotesi sulla sua origine collocata in Cina, nel mondo arabo, o romano. Di certo è che in Italia la sua storia si lega alla città di Cremona. Qui infatti venne preparato a base di mandorle, nocciole, miele, zucchero e albume per il banchetto di nozze di Bianca Maria Visconti e Francesco Sforza il 25 ottobre del 1441. Per la festa si volle un dolce monumentale dalle fattezze del “torrazzo”, ovvero dell’altissimo campanile del duomo della città lombarda che la Visconti portò in dote.

L’oroscopo di Barbanera Ariete Si aprono le nuvole e torna a splendere il sole. Marte vi darà una potente spinta in avanti. Giove vi coccola. Contatti, appuntamenti e nuove conoscenze. Toro La situazione sta cambiando in meglio, però non è arrivato il momento di esultare. Calma e sangue freddo. Non pretendete l’impossibile. Gemelli Gli astri suggeriscono di valutare con cura le situazioni prima di prendere decisioni radicali in ogni ambito. Una questione mal risolta si ripresenterà.

Cancro Toccherà a voi essere più propositivi nel lavoro, anche se vorreste dagli altri una maggiore partecipazione. Piccole e confortanti soddisfazioni. Leone Ci sono in vista per voi entusiasmanti cambiamenti, ma ci vorrà ancora ancora un po’ di pazienza e adattabilità. Un assedio amoroso si risolve all’improvviso. Vergine Tenete sotto controllo le situazioni senza concedervi pause che possano deconcentrarvi. Il momento è decisivo. Interessi importanti in via di maturazione.

Bilancia Aprire la coppia farà bene all’amore. Abbiate il coraggio di darvi spazi di libertà e di arricchire il ménage. Progetti di ampio respiro e programmazione.

Capricorno Non siate avari con le parole e dimostrate i vostri veri sentimenti sia alla persona amata sia agli amici più cari. Positivo un rapporto professionale.

Scorpione La persona amata stuzzica la gelosia con comportamenti libertini? Cercate di non rendergli pan per focaccia. Dialogate con un parente anziano.

Acquario Il brivido delle tentazioni audaci potrebbe scatenare le reazioni del partner. Attenti a non amplificare le tensioni. Saturno toglie l’incomodo. Festeggiate!

Sagittario Dubbi, incertezze o sospetti in coppia? Gli astri suggeriscono di affrontare razionalmente un chiarimento. Idee per raggiungere ambiziosi obiettivi.

Pesci Siete piuttosto confusi riguardo alle scelte lavorative? Non fatevene un cruccio ma focalizzate gli obiettivi. Non tralasciate il divertimento che vi ricarica.

WHY MARCHE / 77


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DAL 8 dicembre AL 11 gennaio

DICEMBRE GENNAIO EVENTS DAL 25 dicembre AL 6 gennaio

Mostra nazionale dei presepi Ripe San Ginesio (MC)

25 dicembre San Severino Blues Marche Festival IX edizione Winter 2014 – 2015 Pollenza (MC)

La Via dei Presepi Acquaviva Picena (AP)

27-28 dicembre

26-28 dicembre

Mercatino dell’Antiquariato Ancona (AN)

Presepe vivente di Genga Genga (AN)

DAL 28 dicembre AL 04 gennaio Aperitivi ad Arte Rocca di Mondavio (PU)

78 / WHY MARCHE

31 dicembre

31 dicembre

Capodanno al castello Caldarola (MC)

Procession de l’anne viecchie Appignano del Tronto (AP)


MARCHE EVENTS 1 gennaio

Fino al 6 gennaio

Il gran ballo di capodanno a cura Associazione marche 800 di cingoli Recanati (MC)

Tutto un altro natale Fano (PU)

1 gennaio

1 gennaio

Concerto di Capodannno L’orchestra Sinfonica G. Rossini Fano (PU)

Romeo e Giulietta Teatro Sanzio Urbino (PU)

16-18 gennaio 2015 Madame Butterfly di Puccini Teatro Ventidio Basso Ascoli Piceno (AP)

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DAL 6 dicembre AL 18 gennaio La bella principessa Leonardo da Vinci Palazzo Ducale Urbino (PU)

1-8-15 febbraio Carnevale di fano Fano (PU)

DAL 30 gennaio AL 1 febbraio Enoliexpo Fermo (FM)

WHY MARCHE / 79


SP I R I T O / / /

CRUCI -MARCHE

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VERTICALI 1: la città del carnevale; 2: oriente; 3: Torino; 4: ne è campionessa Elisa di Francisca; 6: amica della gallina; 7: Numero Relativo; 8: l’ultima dell’alfabeto; 9: il treno della società Nuovo Trasporto Viaggiatori; 11: Virna, l’attrice jesina (iniziali); 12: i due bianchi scogli raggiungibili un tempo con il tortuoso sentiero “passo del lupo”; 14: microrganismo simile al ragno, invisibile ad occhio nudo; 19: unità di misura del tempo; 21: la città dove

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venivano incoronati i re di Francia; 22: al centro di paura; 23: Mario, il regista de “il giovane favoloso”; 24: luna senza n; 25: Cagliari; 26: la sorella di babbo; 28: il “bianco”, orgoglio delle Marche; 29: Elio che è stato Leopardi; 30: la terra per ortaggi e verdure; 32: unità di misura della resistenza elettrica; 33: purtroppo lo ha fatto il Cesano a Senigallia; 36: Cronaca senza la prima e la sesta; 39: il “del grillo” con il castello a Fabriano; 42: …con sopra e sotto la

capra; 44: Internet Veloce Ovunque; 46: nelle nostre terre viene anche coltivato nella variante nero; 48: mallo della noce moscata; 50: quel che si butta della sigaretta, fumata; 51: la prima del pentagramma; 53: panico senza fine; 54: Primo Novembre; 57: Foscolo senza pari; 59: il chiodo del golf che tiene la palla da lanciare al primo tiro in buca; 61: con due si volano; 63: Celeberrimo artista urbinate; 65: Trento; 66: Rolls-Royce; 68: primo determinativo.

O R I Z ZON TA L I 1 : L’e m b r i o n e d o p o i l terzo mese; 5: sono dor a t i q u e l l i d i Pe r g o l a ; 1 0 : D i s c o Ve r s a t i l e D i g i t a l e ; 13: anello in cui si infila un perno; 15: argilla; 16: provincia marchigiana; 17: note senza pari; 1 8 : f i n a l e d i Fe d e r i c o ; 2 0 : Ta r a n t o ; 2 2 : l o è i l m a r c h i g i a n o “ S i b i l l a” ; 2 3 : L’a n t i c a b o t t e g a amanuense di Recanati; 2 5 : c o m u n e d e l l a Va l lesina rinomato per la “ S a g r a d e l l ’ u v a” ; 2 6 : Z i a A m a l i a ; 2 7 : s i d ’o l t r a l p e ; 2 8 : e t e r o g e n e o, c o s ì i l territorio marchigiano; 29: in quello d’Italia si gareggia per la maglia r o s a ; 3 1 : e r a “c o r t e s e” quello di Dante; 33: lo è il “Lauro Rossi”; 34: lei inglese; 35: Roberto Rossellini; 37: Rischio Relat i v o ; 3 8 : O l b i a Te m p i o ; 40: Mailing List; 41: lo è i l “ fo r m a g g i o d i fo s s a” ; 43: ci scenderà Babbo N a t a l e ; 4 5 : Av a t i C r i s t o ; 47: mani al contrario; 49: Giacimenti; 50: Ritiene vero; 52: liquore ottenut o d a l l a c a n a p a , d e l l ’A z i e n d a Tr i o n f i H o n o r a t i ; 5 4 : i l Ve t t o r e l o è d e l l e Marche; 55: anche chiam a t o l a g o d i Pi e v e f a ve r a ; 5 6 : p u r e, u g u a l m e n t e ; 58: Associazione Italiana N o m a d i d e l l ’A m o re ; 6 0 : Caser ta; 61: Associazione Sposrtiva; 62: nelle s t a t i s t i c h e s p o r t i v e, R e c o r d I t a l i a n o ; 6 4 : c ’è quella baby ; 67: politico e infantile; 69: Rischia!; 7 0 : i l m o n t e s u l m a re ; 71: Germano che ha fatt o Le o p a r d i .

A CURA DI CINZIA PELAGAGGE


episodio 5 Ideato da Theta Edizioni illustrazioni di THETA EDIZIONI

Me l’avevano detto che non sarebbe stato facile, che laurearmi non era la fine, ma l’inizio e che…dopo sarebbe stato peggio! E io non ci credevo…cretino! E adesso? Che mi invento???

“Ciao…no, non è andata…senti, per favore, mi raggiungi qui al parco appena puoi?

Chiara: Oh Andrea, ho fatto il prima possibile ma ero in centro dall’altra parte e lo sai quanto ci vuole..oh, ci sei?? Andrea: Si scusa…stavo pensando a una cosa…io ho deciso!

Per quanto le avesse chiesto di fare velocemente, Chiara non era riuscita a raggiungere Andrea prima di un’ora. Lui era rimasto lì, seduto su quella panchina, in mezzo a gente che passava, bambini che giocavano, mamme che urlavano. Ma era come se fosse completamente da solo. Ed in quell’ora di solitudine e pensieri, aveva deciso…

Chiara: Hai deciso…cosa? Fammi capire…sei strano… Andrea: Non ti piacerà quello che sto per dirti…

arda ta, gu t e p s a he per Chiara faccio anc che lo noi!” r te…pe


a.... A cas

Lo sapevo amore che avresti capito…vieni stasera e mi aiuti a dirlo ai miei? Ok…a dopo!

Ti vengo a trovare, prima possibile, massimo un mese! Cerca di farti valere, almeno che serva questo sacrificio

E’ l’unico modo Chiara, lo sai…io non voglio rimanerci per sempre la. Ma il primo passo lo devo fare la…qui opportunità non me ne danno Mamma, papà…devo dirvi una cosa. Ho deciso che qui non c’è niente per me e io non voglio buttare via i miei sogni senza averci provato. L’Effetto Darwin è qualcosa di importante e io ci credo. Soldi per farmi studiare l’inglese all’estero ne avete spesi… e adesso mi saranno utili

“Andrea…fammi capire bene…che stai dicendo?”

“Te lo spiego se mi fai parlare! Ti ricordi Carlo? Quel mio amico che ha finito il liceo due anni prima di me? Finita l’università è andato in Norvegia e ha iniziato a collaborare con una multinazionale nel settore dell’Innovation Technology… è diventato un manager…l’ho chiamato e mi ha detto che ci potrebbe essere una possibilità per sviluppare la mia idea. Ma devo partire, subito!”

L’aveva detto tante volte, ma non ci aveva mai pensato seriamente…andare all’estero per costruirsi un futuro. Mentre stava per salire su quell’aereo, Andrea provava un misto di paura e orgoglio. Difficile dire cosa gli passasse per la testa con l’esattezza, ma solo una cosa aveva chiara. Se ce l’avesse fatta a sfondare col suo Effetto Darwin, lui sarebbe stato diverso: una possibilità ai ragazzi gliel’avrebbe data, senza costringerli a lasciare tutto per provare a costruirsi un domani.

to be continued...


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