W.A.VE.12 numero zero

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10 2002, 11 2006). “3+2”, 2.000 30 1 2 2 6 3 2/3 2002 2012 400 800 200 2007 30 8 112 3 13 44.000 600.000, 2.000 2007 2008 2010 2011 2011 330.000 11.589

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anni sono passati dal prima edizione sperimentale dei workshop estivi della Facoltà di Architettura (detti anche “laboratori intensivi” voluti dall’allora preside Carlo Magnani e supportati, per ben edizioni, da Giancarlo Carnevale che gli è succeduto dal Nata per mettere a punto nuove modalità didattiche per l’allora “nuovo ordinamento”, noto oggi come nel corso di due lustri la formula dei workshop si è andata perfezionando, raggiungendo la quota di circa studenti frequentanti provenienti da tutto il triennio della Facoltà di Scienze dell’architettura con l’aggiunta di piccoli gruppi di allievi stranieri di università convenzionate. laboratori occupano tutto il “campus” dell’Iuav a Santa Marta (l’ex Cotonificio e i Magazzini Ligabue) e sono diretti da o docenti, coadiuvati da o più tutor. Questi seminari fanno ormai parte dell’offerta formativa, danno diritto a crediti e durano settimane (le prime del mese di luglio). Almeno dei laboratori sono affidati a professori “esterni”, provenienti non solo da altre scuole italiane, ma anche dall’estero e i corsi, in molti casi, sono svolti in lingua inglese. L’elenco dei protagonisti che si alternano tra il e il (compreso) ammonta a circa docenti e a tutor. Per citare solo alcuni tra i nomi più rappresentativi di una schiera composta non solo da accademici, ma anche da personalità di spicco del panorama internazionale, ricordiamo alcune figure di maestri “storici” come Yona Friedman, Ricardo Porro, Joseph Rykwert, Paolo Soleri, Elias Zenghelis, gli Archizoom. Prestigiosi docenti italiani compaiono sulla scena contemporaneamente a moltissime guest star straniere. I workshop rappresentano davvero una grande avventura collettiva che, al di là dei sorprendenti esiti didattici, ha anche il pregio della continuità della documentazione del lavoro svolto: un “lussuoso” volume di oltre pagine a colori (Marsilio Edizioni) illustra ampiamente i risultati raggiunti. E non solo… Dal all’interno dei workshop (coordinati da Esther Giani), l’allora neo preside Giancarlo Carnevale inserisce una sperimentazione ulteriore non indispensabile (ma rivelatasi utile), quasi una sfida all’interno di una formula didattica che dovrebbe occuparsi fondamentalmente del progetto: la redazione di un quotidiano che deve poter determinare un’ulteriore apertura verso l’esterno. pagine al giorno in formato A3, per complessive pagine da riempire in settimane (ancora una volta i protagonisti sono gli studenti), divise in numeri (l’ultimo è doppio), che ingoiano un minimo di battute al giorno per un totale complessivo di più di da ordinare, da mescolare a immagini accattivanti, insomma… da comporre sperimentando una differente sindrome da prestazione progettuale: quella di separare e riunire, di montare e smontare continuamente, di decidere modalità di stesura e di impaginazione. Un quotidiano stampato in copie e distribuito ogni giorno nelle aule per aggiornare docenti e studenti dell’operato degli altri “laboratori intensivi”, attraverso interviste, sintesi di lezioni ex cathedra, di dibattiti e conferenze, per fornire una “istantanea” del complesso e articolato universo dei workshop. La prima edizione del giornale del è stata opera di Sergio Polano, che riuniva in sé il ruolo di docente, direttore scientifico e capo redattore di uno sparuto gruppo di studenti della Facoltà di Architettura “aspiranti giornalisti”, coadiuvato da Enrico Camplani per l’immagine grafica, guida e mentore di allievi del Corso di laurea in Arti e Design, che sperimentavano impaginazioni, decidevano format, corpi e caratteri tipografici. Dal lo staff redazionale si è ampliato: fermo restando Enrico Camplani alla redazione grafica, la sottoscritta – coadiuvata da Massimiliano Botti – subentra a Sergio Polano, e al quotidiano si affianca un blog diretto da Massimiliano Ciammaichella. Una formazione che permane quasi inalterata fino a oggi. Nel la testata si denomina «W.A.VE.», acronimo di “Workshop, architettura, Venezia”. Nel Leonardo Sonnoli (che peraltro accoglie la notizia della vincita del “Compasso d’oro” proprio ai primi di luglio) subentra a Enrico Camplani e contribuisce all’escalation mediatica degli strumenti di informazione con una vera e propria rivoluzione della veste grafica del quotidiano, liberando la composizione da gabbie rigide, studiando meticolosamente le variazioni cromatiche, l’allineamento dei testi, gli effetti emotivi generati dalle foto. La copertina vera e propria figura in “quarta”. Ma la principale sorpresa del consiste nello sviluppo del blog, vero e proprio protagonista della rete, con visite alla conclusione dei workshop e con un picco di visite in un solo giorno: uno tra i siti web più “cliccati” dell’anno. Fuori dai confini dell’università questo mezzo informatico è diventato il grande ritratto di un lavoro collettivo che quest’anno si prefigge l’obiettivo del mezzo milione di fan del click.

DIAMO I NUMERI MARINA MONTUORI


EDITORIALE PROGETTI CORSARI. VELE AL VENTO GIANCARLO CARNEVALE

Cioè – alla lettera – fatti in corsa, in fretta senza pause ponderose o stazioni di sosta che consentano riflessioni e collimazioni. Corsaro, da Pasolini in poi, è diventato il sinonimo di osservazione apparentemente casuale, in realtà arguta e rivelatrice. I progetti dei workshop, gli esercizi progettuali che i nostri studenti affrontano in queste tre settimane hanno il carattere della irregolarità, della non convenzionalità, sono al di fuori delle regole ordinarie, seguono rotte differenti, tempi diversi, metodi eterogenei. Sono, appunto, progetti corsari, che attraversano rapidamente, in direzioni imprevedibili, il percorso formativo più compassato, programmato ed illustrato nel nostro Manifesto degli Studi. Vogliamo proprio che sia così: fu una strategia culturale studiata e sperimentata sin dall’inizio – (siamo giunti ormai all’undicesima edizione) – una specie di sfida. Mettemmo in gioco una porzione significativa della didattica del triennio Clasa, dedicandola a questo tipo di pratica. La convinzione, poi confermata nel tempo, era che i nostri studenti potevano benissimo affrontare questo shock salutare: incontrare, semel in anno, un corso che imponesse tempi repentini di progetto, immergendosi in un’atmosfera convulsa e insolita, con compagni di lavoro nuovi, con docenti sconosciuti, spesso esprimendosi in lingue diverse. Una immersione in un’atmosfera inquieta, con modelli pedagogici inusuali, accettando la condizione della estemporaneità trafelata, delle responsabilità condivise, della competizione. Tre esperienze nell’arco dei tre anni, occasioni per incontrare frammenti di culture diverse, per conoscere personaggi che esprimono maniere di intendere l’architettura differenti, a volte estranee alle tradizioni della nostra Scuola. Sono progetti, quelli sviluppati nelle nove settimane dei W.A.VE. (3 settimane x 3 anni), che lasciano il segno nella formazione degli studenti, che restano impressi come ricordi, come esperienze di vita, che producono modificazioni, anche profonde, veri e propri scarti, nell’apprendistato disciplinare di questi primi anni. Molte volte ci sono state espresse riserve, esse riguardavano, in sostanza, i rischi cui venivano esposti, nella fase iniziale della formazione, i nostri studenti, dovendo affrontare modalità impulsive di progetto. Altre critiche

riguardavano l’assenza di un “indirizzo culturale”, la con-presenza di architetti e docenti appartenenti ad orientamenti disciplinari diversi. Il tempo – parametro principe si diceva una volta – ha ridimensionato queste ansietà, anzi: il tempo ha dimostrato che proprio questi presunti limiti sono i veri punti di forza dei W.A.VE. Infatti i nostri studenti che partecipano ai programmi Erasmus, hanno iniziato ad essere più disinvolti nel confrontarsi con i coetanei di altre nazioni. Riceviamo, dai colleghi delle scuole che li ospitano, complimenti e osservazioni ammirate sulla attitudine progettuale dei ragazzi Iuav, laddove, qualche anno prima, venivamo informati delle esitazioni che emergevano quando dalla fase analitica i nostri studenti dovevano passare alla espressione progettuale. Cosa dire sulla mancanza di una linea? Abbiamo già da tempo, da troppo tempo, scritto e detto quel che pensavamo della “scolastica”, della impostazione dogmatica o anche soltanto dei Maestri o sedicenti tali. Un Maestro non si compiace della imitazione che i suoi allievi fanno del proprio modo di pensare e progettare, non crede di essere nel giusto. Un Maestro esercita il dubbio, lo insegna, si sposta inquieto perché ricerca e spinge i suoi allievi ad allontanarsi, a seguire ciascuno le proprie rotte. Un Maestro non sa che farsene della compagnia adorante di adepti clonati, si irrita di fronte agli ambigui ossequi della garbata riproduzione di stile. Se è un Maestro, altrimenti si fa della catechesi. Infine, certo, vi sono dei fondamenti disciplinari da tutelare, da difendere, il principio della Firmitas, quello della Utilitas, innanzitutto. A quello ci pensiamo durante tutto il resto del percorso formativo, ma che vi sia ormai una radicata tradizione che propone, con grande sforzo e con grande successo, questi workshop estivi, credo debba essere riconosciuto come uno dei grandi esperimenti (riusciti) della nostra Facoltà. Che poi i nostri studenti si misurino con le strategie del progetto corsaro non è certo un male, anzi, anticipa in qualche misura ciò che li attende, quando dovranno partecipare a cimenti internazionali o affrontare esperienze professionali. Il Progetto si muove in fretta, è inquieto perché, ogni volta, rischia: non vi sono regole certe per produrre una buona architettura, ma ogni buona architettura ci trasmette regole certe.

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ALVAREZ AMIRANTE AYMONINO BERTAGNIN VENEZIA, GIUDECCA, ISOLA DI SAN BIAGIO SEEKING REFUGE TUTOR: ANDREA GUAZZERI, MARTA ROY COLLABORATORI: NICOLA PLACELLA, TIJN VAN DE WIJDEVEN

VENEZIA, PIAZZALE ROMA, AREA “MARSILIO” SOTTOSOPRA TUTOR: ORFINA FATIGATO, MARIA LUNA NOBILE, GIUSEPPE PARITÀ

VENEZIA LIDO, PIAZZA ALBERONI NUOVA CENTRALITÀ URBANA TUTOR: ROBERTA BARTOLONE, GIUSEPPE CALDAROLA, ELISABETTA LUPO

GRONDA LAGUNARE VENEZIANA PASSO CAMPALTO: LA NUOVA PORTA DEL PARCO DELLA LAGUNA NORD TUTOR: MARTINO DOIMO, MARTA MINGUZZI COLLABORATORE: ALICE COVATTA

In un pianeta di più di sei miliardi di abitanti, circa duecentoquaranta milioni di persone si spostano a causa di conflitti armati, persecuzioni di natura politica o religiosa, razzismo, povertà o – più semplicemente – in cerca di una vita migliore. La detenzione preventiva è la tipica risposta adottata dai governi nei confronti di chi chiede asilo politico e dei migranti irregolari. L’Italia, un paese caratterizzato da una lunga storia di emigrazione, è diventata uno stato di confine dell’Unione Europea, ricevendo decine di migliaia di migranti ogni anno. Lampedusa è divenuta, di recente, tristemente nota come punto di passaggio forzato per chi dal Terzo Mondo voglia entrare in Europa. Gli eventi accaduti nell’isola hanno provato come i paesi ospitanti spesso non siano preparati per affrontare e risolvere il problema. Quindi, come reagiremmo se Lampedusa muovesse verso Venezia, città fondata – secondo la leggenda – da popolazioni in fuga dalle invasioni barbariche di Germani e Unni? Il nostro intento è di trovare nuove tipologie architettoniche per una fetta “invisibile” ma crescente della società contemporanea. L’area di intervento è l’isola (artificiale) di San Biagio, a ovest di Sacca Fisola, alla quale è unita solo da un ponte. Tra il 1973 e il 1985 la presenza di un inceneritore, ora demolito, le aveva affibbiato il soprannome di “isola della spazzatura”. L’origine, la sua funzione, il sarcastico soprannome hanno reso questo sito alieno alle dinamiche veneziane. Formalmente parte della città ma separato da essa, sembra possedere quel tanto di ambiguità e straniamento che spesso sono le vere caratteristiche della condizione del migrante. Non il tipico contesto veneziano, quindi, bensì un luogo in cui l’architettura è chiamata a confrontarsi con un tema aspro ma ricco di potenzialità.

Alle spalle di piazzale Roma, tra il ponte della Libertà e la rampa San Basilio, affacciata sul canale Santa Chiara, l’area “Marsilio” è una striscia di terra triangolare allungata: il people mover che collega piazzale Roma con il Tronchetto la attraversa a qualche metro da terra nei pressi del vertice più stretto. L’area “Marsilio” oggi è un frammento inconsistente di un sistema infrastrutturale importante: per restituirle un significato dovremo metterla “sottosopra”. Oggi è un “retro”: noi dovremo trasformarla in un “nodo”, in uno spazio attraente. Oggi vivono i suoi bordi: noi dovremo ridare senso ai suoi spazi interni. Oggi la vivono pochissimi “abitanti” e la sorvolano molti “passeggeri”: noi dovremo rendere interessante lo starci dentro. Lavoreremo sotto i “muri” della rampa e del ponte; sotto il people mover; dentro e sopra i suoi spazi interni. Privilegeremo l’osservazione diretta, dovremo capire come la vivono gli abitanti, come l’attraversano i passanti. Ci confronteremo con chi ne ha pensato la trasformazione. Non parleremo di “analisi” ma di descrizione. E della capacità di leggere la struttura complessiva dell’area, la consistenza e la posizione dei suoi spazi significativi. Ne immagineremo la trasformazione, ri-usando ciò che è possibile ma anche sottraendo e aggiungendo. E non parleremo di “scala” del progetto: ci muoveremo tra le dimensioni multiple dell’area, tra misura della città e del dettaglio di architettura.

L’area si trova all’estremità meridionale dell’isola del Lido, nel nucleo urbano degli Alberoni. È un quadrato di circa cinquanta metri di lato, in un punto di cerniera tra l’approdo dalla laguna e la spiaggia affacciata sull’Adriatico. Inoltre essa è situata sul tracciato che dall’abitato porta alla darsena interna e al Golf Club del Lido e vicinissimo alla Bocca di Malamocco, principale accesso delle navi mercantili all’area industriale di Porto Marghera attraverso il Canale dei Petroli. La Bocca di Malamocco è inoltre l’accesso mediano alla laguna di Venezia, su cui si trovano gli ottagoni difensivi realizzati dalla Serenissima a partire dal XVI secolo e i vecchi forti austriaci e dove sono in corso i cantieri del MOSE. Il programma prevede la realizzazione di uno spazio pubblico con attività commerciali e ricreative, abitazioni sociali e parcheggi per circa 4.000 mc, in un’area caratterizzata dalla totale mancanza di attrezzature di servizio pubbliche e private. Tuttavia l’intento di far diventare il progetto della piazza il nuovo motore urbano dell’area, necessita di una visione complessiva che si estenda oltre il confine del lotto, segnalandone la presenza sia verso la laguna che verso le grandi strutture della Bocca di Malamocco. In questo senso il progetto può misurarsi con l’intorno sotto diversi aspetti: da quello percettivo a quello narrativo, passando per quello temporale (cronologico e atmosferico) e attraversando temi spaziali e condizioni ambientali molto diverse. Uno dei motivi di riflessione, cui dovrà essere data efficace risposta progettuale, riguarda le diverse modalità d’uso stagionale dei luoghi, programmando interventi implementabili a seconda dell’occorrenza, attuabili (e modificabili) in una previsione di breve e lungo periodo.

Passo Campalto è una delle tre vie d’acqua che congiungono la terraferma alla laguna ed è l’unico punto della gronda lagunare nel quale Mestre abbia mantenuto un affaccio sull’acqua. Questo lembo di terra è attualmente occupato da impianti tecnologici, da un cantiere per yacht e da una darsena. La variante per l’area significativa di Campalto e il PAT promuovono una riqualificazione paesaggistica e ambientale attraverso una sua riconversione funzionale. L’obiettivo del workshop è creare una nuova porta d’accesso al Parco della Laguna nord, valorizzando la relazione tra terra e acqua e permettendo la fruizione di aree oggi intercluse, grazie al ridisegno degli affacci sulla darsena e verso la laguna e alla valorizzazione dei percorsi ciclo-pedonali. Tra le funzioni da insediare nell’area sono ipotizzabili: un edificio d’accoglienza per i visitatori del parco, un parcheggio e un ponte di collegamento, un approdo del trasporto acqueo, torrette lungo il canale dell’Osellino e nelle barene, ecc. L’approccio ecologico che dovrebbe sottendere l’intero progetto prevederà un uso estensivo della ciclo-pedonalità nell’area del parco. Il criterio unificante dei diversi interventi dovrebbe essere quello di “prendersi cura” molto concretamente del luogo, per riqualificarlo con interventi realmente “fattibili”, di modesta entità e – alcuni – dal carattere temporaneo, con l’uso di materiali sostenibili come legno, terra cruda, ferro, e in alcuni casi riciclati.

LAURA ÁLVAREZ (Madrid, 1977), ha studiato architettura in Spagna a Valladolid e alla Escuela Técnica Superior de Arquitectura di Barcellona e in Germania presso la TUHH di Amburgo. Nel 2008 ha fondato ad Amsterdam Laura Álvarez Architecture, dopo avere lavorato con i noti studi internazionali Mecanoo, SeARCH, Benthem Crouwel e Ferrater. Durante questo periodo di intense collaborazioni ha partecipato, in qualità di architetto progettista, a interventi pubblici di grande scala, come il nuovo Palazzo di giustizia di Cordoba. Il suo lavoro è stato premiato con numerosi riconoscimenti tra i quali: il primo premio al concorso internazionale per la nuova Facoltà di Architettura di Delft “Building for Bouwkunde”, il primo premio al concorso sull’housing organizzato da Heijmans Vastgoed en Woningbouw “Customize me!”, il secondo premio per un Centro culturale in Spagna. Recentemente ha vinto lo “European 40 under 40 Award” promosso dall’Istituto Europeo di Architettura. (www.lauraalvarez.eu)

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ROBERTA AMIRANTE (Napoli, 1958) si è laureata nel 1983 con Renato de Fusco. Ha conseguito il dottorato di ricerca in Composizione architettonica presso l’Università Iuav di Venezia nel 1990. Ricercatore nel 1993, professore associato nel 2000, è professore ordinario di Composizione architettonica e urbana dal 2003 presso la Facoltà di Architettura dell’Università di Napoli “Federico II”. Tra il 1989 e il 2007 è stata tra gli organizzatori dei seminari internazionali Napoli architettura e città che, sotto la guida di Uberto Siola, nel mese di settembre riunivano a Napoli studenti e docenti provenienti da tutti i paesi del mondo. È stata direttore della Scuola di specializzazione in Progettazione architettonica e urbana dal 2001 al 2004. Dal 2004 fa parte del comitato scientifico di EURAU, “Giornate Internazionali della Ricerca architettonica e Urbana”, giunte alla sesta edizione: a settembre 2012 si terranno a Oporto, dopo Marsiglia, Lille, Bruxelles, Madrid, Napoli. Con Fabrizio Spirito ha contribuito a costruire il Corso di laurea magistrale a ciclo unico in Architettura di cui è presidente dal 2005; fa parte del collegio del dottorato in Progettazione urbana e urbanistica e del Gruppo Esperti Valutatori dell’ANVUR. Lavora sull’architettura della città contemporanea, mettendo in discussione le logiche tradizionali dell’analisi urbana a favore di un procedimento sintetico fondato sulla descrizione.

ALDO AYMONINO (Roma, 1953) dal 1984 è Guest Critic per le Università di Waterloo e Carleton (Canada), Washington State e Cornell (New York). Dal 1986 al 2000 insegna alla Facoltà di Architettura di Pescara. Dal 2000 è professore ordinario presso l’Università Iuav di Venezia. È attualmente Visiting Professor alla Waterloo School of Architecture, alla Toronto University e presso la Cornell University. Sue ricerche didattiche e progettuali sono state oggetto di pubblicazioni in Italia e all’estero. Ha scritto i libri Funzione e simbolo nell’architettura di Louis Kahn (1992), Spazi pubblici contemporanei: Architettura a Volume Zero con Valerio Paolo Mosco (2006) e Architettura a Zero Cubatura (2007). Ha tenuto conferenze sul suo lavoro in diverse università italiane e straniere. È stato invitato a partecipare alla Biennale di Venezia, alla Triennale di Milano e, dal RIBA di Londra, alla mostra Architecture on the Horizon. Ha ottenuto riconoscimenti in concorsi nazionali e internazionali. È consulente del Consorzio Venezia Nuova per la realizzazione delle opere a terra del MOSE.

MAURO BERTAGNIN, architetto e urbanista, si è laureato allo IUAV nel 1974 con Giancarlo De Carlo. Professore ordinario di Design e progettazione tecnologica dell’architettura, presiede il Corso di laurea in Scienze dell’architettura dell’Università di Udine. È consulente dell’UNESCO-WHC per l’architettura islamica e la conservazione delle città in terra cruda. Negli anni Ottanta partecipa al programma di cooperazione con la Facoltà di Architettura di Algeri-EPAU e studia l’architettura di terra del Sahara. Nel 1985 aderisce al gruppo CRATerre. Nel 1990 è insignito dell’Habitat Scroll of Honour dell’UNCHS-Habitat. Dal 2007 è consigliere scientifico del World Heritage Earthen Architecture Programme dell’UNESCO. È autore del piano di conservazione della città di Timbuktu (Mali), del progetto di salvaguardia delle mura della città di Ghadames (Libia), dei progetti di conservazione del patrimonio monastico buddista dei villaggi di Kanji e Skurbuchen in Ladakh (India), di un progetto pilota per la salvaguardia dell’architettura in terra del Gurage (Etiopia). Nel periodo 1995-2005, in qualità di Visiting Lecturer and Design Critic, ha svolto attività didattica e di ricerca presso l’Aga Khan Program of Islamic Architecture del MIT e la Graduate School of Design dell’Harvard University. Dal 2010 lavora al piano di conservazione di New Gourna (Egitto), insediamento realizzato da Hassan Fathy.


BRAGHIERI BRICOLO

CAO

CARNEVALE

VENEZIA, SAN FRANCESCO DELLA VIGNA, EX GASOMETRI L’ARCHITETTURA DELLA RAPPRESENTAZIONE TUTOR: CHRISTIAN CASADEI, MARTINA D’ALESSANDRO COLLABORATORE: ALBERTO FRANCHINI

VENEZIA LIDO, MALAMOCCO L’EMERGENZA DELL’ORDINARIO TUTOR: UGO ROSSI COLLABORATORI: GIANCARLO BONATO, FRANCESCA FALSARELLA, SIMONE SALA

VENEZIA PORTO MARGHERA, AREA EX ALLUMINIFICIO SAVA NUOVO CAMPUS PER L’IUAV TUTOR: GIUSEPPE FOTI, MAURIZIO TEMPERA

VENEZIA LIDO IL GIARDINO DEI PASSI (LIDENSI) PERDUTI TUTOR: ELENA GIACOMELLO

L’area, nel Sestiere di Castello, si connota per i suoi episodi monumentali e per le diverse costruzioni che, nei secoli, hanno generato un mix eccezionale tra architettura storica e industriale. Il tema di progetto si fonderà sulla ricerca di una positiva integrazione tra le diverse fabbriche, non pensata come completamento dell’opera del Sansovino ma come contrapposizione degli elementi per esaltarne gli specifici valori. È proprio grazie al fronteggiarsi di architetture così differenti tra loro per età, funzione e valenza storica, che pensiamo di lavorare affrontando un tema che è proprio della città lagunare: l’Architettura della Rappresentazione. Venezia è una città che, per le sue contraddizioni costruite, è elemento eccezionale nella storia urbana. Pensare di realizzare oggi a Castello, a lato del chiostro maggiore del convento di San Francesco della Vigna di fronte alla facciata palladiana, due gasometri di quindici metri di altezza, sembrerebbe pura follia. Eppure ci sono e rappresentano una parte nobilissima di quella architettura industriale che, dalla metà dell’Ottocento, ha segnato gran parte delle capitali europee e di cui troviamo testimonianza nei dipinti di De Chirico e Sironi. Pensiamo che questi esempi possano essere spunto di riflessione per un progetto in cui l’integrazione tra architettura rinascimentale e industriale restituisca il paradigma della città di Venezia e della sua immagine progressiva.

Se siete certi di aver risposte, se siete assertori del valore risolutivo dell’ideaforma, se amate il grande gesto, se guardando le opere delle archistar siete mossi da fremito emulativo, se seguite le tendenze e ambite un giorno a crearle, vi consiglio di passare oltre. A Malamocco tutto l’armamentario modaiolo è inutile. Qui si parlerà di sostanza. Dovrete ripartire dalle domande, vi interrogherete sui fondamenti delle fondamenta, considererete l’area in fondo a piazza delle Erbe come un presidio del dubbio. Dovrete imparare dal luogo e dai bambini, tornerete al fatto fisico, alla percezione; cercherete l’emozione della costruzione che diventa poesia, imparerete a disegnare l’architettura attorno ai gesti, inseguirete la narrativa dell’edificare giocando con la sorpresa e le aspettative e i significati dello spazio, vi eserciterete nell’arte della composizione e – se tutto va bene – genererete quella vena di mistero che governa l’atmosfera di ogni vera architettura. Avrete a disposizione 3.500 mq e un programma per la realizzazione di piccoli volumi (3.000 mc) e nuovi spazi pubblici connessi al centro abitato, innescando meccanismi di rivitalizzazione che coinvolgano anche i recenti interventi sulla darsena, oggetto di un acceso dibattito. Lavorerete ai margini di un centro storico sospeso tra la pacata bellezza del passato e un futuro tutto da definire, dimostrando la veridicità dell’affermazione di Mahler: «La tradizione è la salvaguardia del fuoco, non l’adorazione della cenere».

Il tema del workshop è il campus universitario o, se preferite, l’abitazione collettiva. Ma al tempo stesso Venezia, o meglio, Porto Marghera nelle vicinanze di Fusina, ci offre un’occasione molto suggestiva: il recupero di un edificio industriale dismesso (l’ex alluminificio Sava) rettilineo e incredibilmente lungo (circa 500 metri), a sezione pressoché costante. Possiamo così associare la progettazione delle residenze universitarie alla riconversione industriale, sviluppando un tema tipico della tradizione architettonica inserito in un quadro di problematiche attuali come il riciclo dell’esistente, il risparmio del suolo e la tanto conclamata sostenibilità ambientale. Gli studenti dovranno trasformare l’edificio, i volumi annessi e gli spazi aperti compresi nell’area in un campus dell’Università Iuav, costruendo nel costruito. Verranno fornite indicazioni non tanto quantitative (il numero di camere, alloggi e servizi deriveranno da una saggia organizzazione funzionale) quanto concettuali. Redigeremo un master plan e costruiremo il modello dell’edificio esistente in scala 1:100 (per oltre cinque metri di lunghezza). Gli studenti lavoreranno in gruppi sulle attrezzature collettive e sugli spazi aperti e, in team più ristretti, sui diversi “segmenti” dell’edificio. Con il passare dei giorni prenderanno forma i disegni e il “plastico scheletro” si completerà. Tutte le fasi del workshop saranno registrate e montate in un video.

Il tema riguarda una vicenda che ha innescato molte polemiche: la mancata edificazione del Palazzo del Cinema al Lido di Venezia. Interrotti i lavori e con un contenzioso in atto tra impresa e Comune, laddove avrebbe dovuto sorgere una parte del nuovo edificio permane uno scavo molto esteso (circa un ettaro), di profondità modesta (circa tre metri), lungo quasi duecento metri, adiacente al lungomare Marconi e in aderenza con l’edificio del Casinò. Durante i lavori di sterro sono venuti alla luce i resti di un forte austriaco. È necessario dare un destino a questo sito: la proposta che il workshop è chiamato a delineare riguarda un giardino (segreto) dei passi perduti che, appena sotto il piano della strada, possa ricostituire uno spazio pubblico occasione di incontro, ristoro, intrattenimento. Le dimensioni dello scavo suggeriscono la realizzazione di una piazza che, stranamente, manca al Lido. Le funzioni possono articolarsi in modi diversi: percorsi ombreggiati, giardino d’inverno, solarium, piccola arena, spazi mercatali, specchi d’acqua, prati, ma anche alberi e pergolati, luoghi di ristoro, uffici… Vorremmo proporre uno spazio civile, un luogo funzionale al Festival del Cinema ma anche, e soprattutto, al servizio di una popolosa comunità in attesa di una soluzione decorosa e adeguata alla bellezza del posto. Il rimodellamento di un cantiere interrotto può e deve diventare occasione di riscatto progettuale.

GIANNI BRAGHIERI (Villa d’Adda, 1945) dal 1987 è professore ordinario di Architettura e composizione architettonica alla Facoltà di Ingegneria dell’Università di Palermo. Nel 1991 si trasferisce al Politecnico di Milano e nel 1996 alla Facoltà di Ingegneria dell’Università di Bologna. Nel 1987 e nel 1993 è Visiting Professor all’Ecole Polytecnique Fédérale de Lausanne; nel 1990 e nel 1993 alla Syracuse University of Florence; nel 1997 alla Princeton University. Nel 1999 fonda a Cesena la nuova Facoltà di Architettura dell’ateneo di Bologna, di cui è stato preside fino al 2005. La sua attività di progettista inizia nel 1971 vincendo il concorso per il nuovo cimitero di Modena con Aldo Rossi, assieme al quale intraprende una lunga collaborazione fino al 1986. In questi anni molti sono i progetti e le realizzazioni tra cui: la casa dello studente di Trieste (1974), il palazzo della Regione di Trieste (1974), il Centro direzionale di Firenze (1977), la casa nel Tiergarten a Berlino (1983/86), la casa di abitazione in Kochstrasse a Berlino (1983/88), il Centro Torri a Parma (1985/88), le case di via Zoagli a Milano (1985/91). Ha esposto i suoi lavori alla Biennale di Venezia e alla Triennale di Milano. Nel 2007 una monografia sulla sua attività progettuale e di ricerca diventa occasione per numerose esposizioni personali a Ravenna, Napoli, Palermo, Cesena, Firenze e al Museo nazionale di Villa Pisani a Stra (Venezia).

FILIPPO BRICOLO (Verona, 1970) si laurea all’Università Iuav di Venezia, dove consegue il dottorato di ricerca in Composizione architettonica. Attualmente insegna progettazione architettonica presso l’Università di Parma. Dal 1997 lavora nel campo della museografia, come assistente di Arrigo Rudi e in seguito svolgendo attività di ricerca e progettando numerosi allestimenti. Nel 2003 ha fondato lo studio Bricolo-Falsarella Associati. I progetti realizzati hanno ricevuto importanti premi e menzioni dedicati ai giovani architetti italiani. Le sue opere sono state pubblicate su molte riviste italiane. Al museo di Castelvecchio di Verona ha allestito le mostre: Pietro Consagra. Necessità del colore. Sculture e dipinti 19642000; Stile di caccia. Luigi Caccia Dominioni: Case e Cose da Abitare e Paolo Farinati 15241606. Dipinti, incisioni e disegni per l’architettura. In occasione del Festival dell’architettura di Parma, ha curato e allestito la mostra Il paesaggio della memoria. Edvard Ravnikar, Bogdan Bogdanovi: luoghi e architetture celebrative nel territorio della ex Jugoslavia. Nel 2010, con Alba di Lieto, pubblica per Marsilio il libro Allestire nel museo. Trenta mostre a Castelvecchio. Con lo studio Bricolo-Falsarella Associati sta realizzando il progetto per la nuova morgue e il giardino memoriale dell’ospedale di Borgo Roma a Verona.

UMBERTO CAO (Roma, 1945) si è laureato in Architettura nel 1969 a Roma. Dal 1984 al 1992 è stato ricercatore universitario in Composizione architettonica, dal 1992 al 1999 professore associato, dal 2000 professore ordinario in Composizione architettonica e urbana. Ha insegnato fino al 1994 a Catania, dal 1994 a oggi è docente presso la Scuola di Architettura e Design dell’Università di Camerino, di cui è direttore dal 2009. Ha sviluppato ricerche e progetti sui temi dell’insediamento residenziale e del suo rapporto con le periferie, della composizione architettonica e urbana, dell’architettura delle infrastrutture. È stato membro del comitato di direzione della rivista «Gomorra, territori e culture della metropoli contemporanea» e direttore della rivista di dipartimento «Spazioricerca». Ha diretto tra il 1998 e il 2003 un ciclo di seminari sulle trasformazioni della città contemporanea presso la Facoltà di Architettura di Ascoli. Ha svolto un’intensa attività di progettazione realizzando importanti complessi residenziali nella periferia romana, un insediamento industriale a Napoli e una piazza/parco a Roma, risultato del concorso “Centopiazze” vinto nel 1996; più recentemente per l’Università di Camerino il Polo informatico (premio “Monitor 2004” della “Casa dell’Architettura” di Roma) e il Dipartimento di Farmacologia. Ha partecipato a diversi concorsi di progettazione e numerose sono le pubblicazioni dei suoi progetti.

GIANCARLO CARNEVALE (Napoli, 1942) si laurea in Architettura nel 1969. Svolge attività didattica e di ricerca presso le Facoltà di Architettura di Pescara, Napoli, Venezia, Palermo. È professore ordinario di Composizione architettonica presso la Facoltà di Architettura dell’Università Iuav di Venezia. Fino al 2003 ha ricoperto la carica di direttore del Corso di laurea in Scienze dell’architettura, è stato direttore del Dipartimento di Progettazione architettonica fino al 2006, anno in cui è stato eletto preside della Facoltà di Architettura, con riconferma nel 2009. Insegna Composizione al primo anno di studi e coordina un’unità di ricerca in Sostenibilità legata alle questioni delle aree dismesse. Si occupa, in particolare, dei problemi legati alla trasmissione della conoscenza disciplinare. Ha preso parte al comitato direttivo di «Aura», collabora con «Op. Cit.», «Modo» e con altre riviste. Ha curato gli «Annali della Architettura Italiana Contemporanea» 1986-87 e 1988-89 ed è responsabile di collana per la Officina Edizioni. È autore di varie monografie, tra le quali: Caro studente ti scrivo, Dieci progetti illustrati, Occasioni di architettura, architetture di occasione, Litanie e griffonages, Rivista di Porto Marghera, viste e sviste, SinTesi per un futuro possibile di Porto Marghera, Aree dismesse, A regola d’arte, e di molti articoli. Ha partecipato a numerosi concorsi ed esposizioni nazionali e internazionali.

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CIAMMAICHELLA/ CORVALÁN CECCHETTO CHUN/ MONTUORI/ DE MATTEIS SONNOLI VENEZIA, SAN FRANCESCO DELLA VIGNA, EX GASOMETRI CAMMINARE SULL’ACQUA TUTOR: CURZIO PENTIMALLI COLLABORATORE: MICHEL CARLANA

VENEZIA, GIUDECCA, ISOLA DI SAN BIAGIO NUOVE CENTRALITÀ PER NUOVE SINERGIE TUTOR: CLAUDIA FARAONE, VALERIA LEONI, CLAUDIA MARCON COLLABORATORI: JAEIN LEE, ANDREA SARDENA

W.A.VE. IL QUOTIDIANO E IL BLOG DEI WORKSHOP 2012 TUTOR: BARBARA ANGI, MASSIMILIANO BOTTI, STEFANIA CATINELLA, ANNA SACCANI COLLABORATORI: MONICA PASTORE, ANNA SILVESTRI

VENEZIA, FORTE DI SANT’ANDREA PRIMA LEZIONE TUTOR: MARCO BALLARIN COLLABORATORI: SIMONE CADAMURO, ANDREA PARISI, MARÍA GLORIA GUTIÉRREZ, NICOLÁS BERGER, MARIA FERNANDA MARTINO, MARÍA GONZÁLEZ SPANGENBERG

Camminare sull’acqua è il tema che la Venezia delle “origini” ha dovuto affrontare: passare da un corpo galleggiante a una barena melmosa dove si cammina immersi fino alle ginocchia. Operazione prioritaria è stato solidificare il “basamento” disegnando così la morfologia della città. Le aree dove avviene l’interscambio tra acqua e terra sono determinanti per la genesi di Venezia e per le sue trasformazioni. L’area dell’ex gasometro a S. Francesco della Vigna è strategica per il futuro della città: è contigua al campo con la storica chiesa di S. Francesco e si affaccia sulla Laguna nord. Un’area “di bordo” dove un tempo si insediavano conventi immersi nel verde e dove ancora oggi ne rimangono tracce e atmosfera. Tutto potrà cambiare con l’arrivo della nuova metropolitana che da Tessera raggiungerà la città insulare. Di fatto un radicale capovolgimento della situazione attuale: gran parte dei flussi che oggi intasano il nodo stazione dei treni/Piazzale Roma potranno infatti spostarsi qui generando attività commerciali, culturali e di intrattenimento sociale. Sarà necessario realizzare l’uscita dall’acqua e organizzare un efficiente luogo di interscambio, un’opportunità per accogliere e istruire il viaggiatore. Un destino simile è accaduto un secolo fa nell’area di Santa Lucia: da marginale, con la costruzione del ponte ferroviario e automobilistico si è trasformata nel motore della complessa macchina dei trasporti insulari.

La riqualificazione urbana è tra i maggiori focus d’interesse attuali nel campo delle trasformazioni della città. Il recupero di aree che hanno terminato la loro funzione o non rispondono più alle esigenze odierne, rappresenta un’opportunità per sviluppare temi di progetto innovativi. L’isola di San Biagio è artificiale: fu realizzata tra il 1930 e 1950 in seguito all’accumulo delle immondizie come discarica. È prossima alla Giudecca e ha ospitato l’ex inceneritore. La vicina isola di Sacca Fisola ha una vocazione residenziale popolare, a sud di quest’ultima si trovano un centro sportivo, una piscina, un bar-ristorante e strutture tecnologiche. La dimensione complessiva dell’area è di 49.600 mq, il volume degli edifici da progettare di 10.000 mc, da occupare con servizi attinenti alle strutture sportive e a supporto della darsena e di 17.000 mc da destinare a servizi e uffici. Il tema riguarderà il disegno del layout generale dell’isola, il progetto di nuovi spazi pubblici, di servizi e attività per il tempo libero, in relazione con i pregi ambientali dei contesti lagunare e veneziano, per individuare strategie e dispositivi di progetto in grado di offrire qualità e fruibilità degli spazi collettivi, ma soprattutto di rendere l’isola più connessa con la Giudecca, con la città di Venezia e con il resto delle isole.

Ogni anno la Facoltà di Architettura di Venezia propone tre settimane di intensi laboratori progettuali agli studenti di architettura. W.A.VE. è un workshop a sua volta: dà il nome al giornale che, quotidianamente, racconta tutti gli altri workshop con i loro protagonisti e al blog che si aggiorna in tempo reale sugli eventi, mettendo in rete approfondimenti, video, foto, disegni, interviste, commenti. Gli ambiti di lavoro sono quattro, caratterizzati da differenti competenze necessarie: redazione dei testi: richiede facilità di scrittura, padronanza della lingua italiana, attitudine alla comunicazione; redazione grafica: richiede spiccate attitudini alla composizione grafica per collaborare alla costruzione e redazione della nuova veste del quotidiano; redazione del blog: richiede la capacità di produrre e pubblicare riprese video, elaborazione di immagini e testi, gestione del giornale online; fotografia e illustrazione: richiede competenza nell’utilizzo degli strumenti del disegno, della fotografia e della documentazione su supporti digitali.

In viaggio attraverso terre lontane e città sconosciute, a volte succede di trovarsi davanti a un’isola su cui sventola un’enorme bandiera e si ha la certezza che non sia stata posta lì per caso. Si direbbe che è uno di quei posti dove non succede nulla, ma una volta sopra il torrione si scopre che è da lì che si domina tutto l’intorno. In genere, è lì che iniziano i racconti, la trasformazione del territorio e delle città, è da lì che si costruisce e si pensa per la prima volta l’architettura. Lì dove la terra incontra l’acqua, a Venezia l’acqua è la sua terra. Il forte di Sant’Andrea racchiude in sé il concetto classico della prima lezione di progetto: ubicazione e accesso, ingresso nella laguna o uscita sull’Adriatico, due scale diverse, dalla natura all’artificio, dal paesaggio ai suoi particolari.

ALBERTO CECCHETTO nasce nel 1949 a Venezia, città dove si laurea in Architettura e lavora. Dal 1976 è docente di Progettazione urbana presso lo IUAV. Dal 1980 insegna, tiene conferenze e laboratori di progettazione in varie sedi universitarie italiane, europee e negli USA. Con scritti e ricerche esplora i temi della complessità urbana e l’inserimento delle architetture nel paesaggio. Tra i progetti sono da ricordare: le Cantine di Mezzocorona, la Mensa universitaria di Trento, gli uffici Thetis e la nuova sede CNR all’Arsenale di Venezia. l’hotel “Lido Palace” a Riva del Garda (Tn). In corso di realizzazione sono: il Centro socio-culturale di Arco (Tn), la palestra polifunzionale a Pieve di Soligo (Tv), il Centro direzionale “Vega2” a Marghera (Ve), il progetto di inserimento architettonico e ambientale per il MOSE alla bocca di porto di Malamocco, il piano di recupero dell’ex Ospedale al Mare al Lido (Ve) e il “Luxury Wine Resort” a Bibbona (Li). Ha redatto piani e progetti urbani per varie città italiane. Ha vinto diversi concorsi nazionali e internazionali e numerosi suoi lavori sono stati pubblicati. Nel 1989 ha ricevuto il Premio internazionale di architettura “Andrea Palladio”, nel 2008 la Menzione speciale del Premio Piccinato, nel 2010 lo Us Award. Ha esposto alle Biennali di Architettura di Amsterdam, di Buenos Aires, delle Canarie, di Venezia (realizzando per quest’ultima il padiglione “Città d’acqua”).

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JINYOUNG CHUN (Seoul, 1960) è professore di progettazione presso la Myongji University di Seoul (Corea) e coordinatore dell’accordo bilaterale tra l’Università Iuav di Venezia e il suo ateneo. Dopo essersi laureato presso la Hanyang University collabora con SAC International Architects. Si trasferisce in Italia per approfondire, presso l’Università di Roma “La Sapienza”, le sue conoscenze di progettazione in contesti storici. Nel 1998 torna in Corea come socio di SAC e nel 2001 diviene professore alla Myongji University. Dal 2004 partecipa ai Workshop dell’Iuav. Il suo impegno didattico e di ricerca si rivolge all’interpretazione delle diversità culturali nelle città storiche in trasformazione. MILENA DE MATTEIS (Lecce, 1977) nel 2002 si laurea in Architettura presso l’Università degli Studi “Roma Tre” dove consegue, nel 2007, il dottorato di ricerca in Progetto urbano sostenibile. Svolge attività didattica e di ricerca presso l’Università Iuav di Venezia ed è responsabile scientifico della ricerca FIRB 2008 Living Urban-Scape. Nel 2008 è stata assegnista della ricerca Housing e qualità dell’abitare presso l’Iuav. Dal 2003 collabora con l’Università “Roma Tre” e l’Iuav nell’ambito di attività di ricerca, congressuali e didattiche. È Visiting Professor presso università italiane ed europee. Al suo attivo conta diverse pubblicazioni.

MASSIMILIANO CIAMMAICHELLA (Roma, 1973) si laurea in architettura all’Iuav (1998). È dottore di ricerca in Rappresentazione e Rilievo dell’Architettura e dell’Ambiente presso l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza” (2003); è ricercatore confermato in Disegno presso l’Iuav. Partecipa a progetti di ricerca e convegni nazionali e internazionali. Dal 2008 è responsabile scientifico del blog dei Ws estivi dell’Iuav. MARINA MONTUORI (Milano, 1945) si laurea in architettura a Napoli (1970). Dal 1984 vive e lavora a Venezia. È professore ordinario presso il Corso di Laurea a ciclo unico in Ingegneria Edile-Architettura della Facoltà di Ingegneria di Brescia. Insegna dal 1984 all’Iuav. Suoi scritti e progetti sono oggetto di numerose pubblicazioni. Dirige dal 2000 la collana “Occasioni di architettura” di Officina Edizioni e dal 2008 è responsabile scientifico del giornale dei Ws estivi dell’Iuav. LEONARDO SONNOLI (Trieste, 1962) diplomato all’ISIA di Urbino è partner dello studio Tassinari/ Vetta. Dal 2000 è membro dell’AGI, Alliance Graphique Internationale, della quale è l’attuale presidente italiano. Insegna alla Facoltà di Design e Arti dell’Iuav e all’ISIA di Urbino. Scrive per il domenicale de “Il Sole 24 Ore” e doppiozero.com. Nel 2011 vince il “Compasso d’oro”.

JAVIER CORVALÁN (Asuncion, Paraguay, 1962) si forma presso la Facoltà di Scienze e tecnologie dell’Universidad Catolica de Asuncion laureandosi in Architettura nel 1987. Viaggia a Roma dove frequenta il corso post-graduate Recupero dei Centri Urbani alla Facoltà di Architettura dell’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”. È Visiting Professor presso l’Escola da Cidade di San Paolo e l’Uniritter di Porto Alegre (Brasile); la Facoltà di Architettura UBA, la Scuola di Architettura UTDT a Buenos Aires (Argentina) e l’Università Iuav di Venezia. Attualmente svolge attività didattica come docente di Progettazione architettonica presso la Facoltà di Architettura dell’Universidad Nacional de Asuncion nell’ambito del “TALLER E” (del quale è co-fondatore) e come titolare della cattedra di Tesi presso la Facoltà di Scienze e tecnologie dell’Universidad Catolica de Asuncion. Dal 1990 conduce un’intensa attività professionale nell’ambito della quale, autonomamente in collaborazione con altri studi, si è aggiudicato importanti concorsi per la realizzazione di progetti nel settore pubblico e privato tra cui: il teatro sperimentale “Manzana de la Riviera”, il teatro municipale di Asuncion e il Centro culturale dell’Ambasciata spagnola in Paraguay “Juan de Salazar”. Nel 2000 riceve il premio di Architettura Contemporanea e fonda il “Laboratorio de Arquitectura” che svolge attualmente la sua attività nella città di Luque (Paraguay). È stato due volte finalista della Biennale Iberoamericana di Architettura (2002 e 2004).


DESIDERI GALLO

HOEHMANN/ VERDUGO

KONSTANTINIDOU

VENEZIA, PIAZZALE ROMA, AREA “MARSILIO” PROGETTI IN CONTROTENDENZA TUTOR: ELISABETTA AVALLONE, GIULIO FORTE, ANDREA SCIOLARI

VENEZIA PORTO MARGHERA, AREA EX ALLUMINIFICIO SAVA SE IL RICICLO È UN PROGETTO DI ARCHITETTURA TUTOR: GIORGIA DE MICHIEL, ANDREA PASTRELLO

MURANO, SACCA SAN MATTIA MURANO URBAN PARK COLLABORATORI: ALESSANDRO BEGGIAO, ESTEFANIA RODERO VILLA

VENEZIA, SAN FRANCESCO DELLA VIGNA REINTERPRETATION OF SPACE AND CONVERSION TO RESIDENTIAL AREA TUTOR: MICHAIL GEORGIOU COLLABORATORI: THERESA KWOK, STEFANO TORNIERI

Il progetto del workshop vuole porsi in controtendenza rispetto all’architettura internazionale, connotata da una sempre maggiore autoreferenzialità e sempre meno interessata al confronto con la città e il territorio; rispetto a un’Architettura Solipsista (solum se ipsum) intesa come sommatoria non integrata di singolari presenze; rispetto ai modi di trasformazione dell’ambiente urbano, sempre più tendente a una sorta di gigantesca Fiera dell’Architettura. Il progetto sarà l’occasione per rilanciare la disciplina della composizione urbana che non possiamo permetterci di far evaporare, pena la scomparsa di qualsiasi interesse nei confronti del contesto. Anni di dibattito sulla trasformazione della stessa idea di città hanno prodotto un fin troppo pletorico sdoganamento della città diffusa, della non-identità e della non-integrazione come valori. Al contrario sembra oggi urgente superare sia la fase delle provocazioni iniziali sia quella della propensione alla penultima moda: il rischio di continuare a compiacersi di non-luoghi, iperluoghi, sprawl urbano rischia oggi di produrre solo alterità. Sono maturi i tempi per il rilancio di quella specificità della scuola italiana che è sempre stata la capacità di alimentare il progetto attraverso la comprensione e la riflessione sul contesto, che non vuol dire necessariamente Storia, Memoria, Archeologia ma, più concretamente, quella densità materiale e immateriale che connota il nostro territorio.

È noto che il “recupero” delle costruzioni e delle aree obsolete rappresenta oggi uno dei temi di grande attualità. Tuttavia la coincidenza del “riuso” con la “qualità” non è scontata. La qualità del progetto nell’architettura dipende in primo luogo dall’appropriatezza delle forme e degli spazi alla loro ragion d’essere. È evidente che un manufatto o uno spazio industriale rispondono a pratiche produttive e a tecniche costruttive proprie e che la loro riappropriazione a nuovi usi deve passare attraverso scelte compositive. Partiremo da un manufatto – l’ex alluminificio Sava – caratterizzato da una struttura architettonicamente importante, originale, ora colonizzato unicamente da una vegetazione che ha portato al di sotto delle sue capriate in acciaio la spontaneità e la vitalità del mondo naturale. Date le sue misure e caratteristiche, interpretando il manufatto come un’enorme galleria/ loggiato che può contenere e ospitare al proprio interno altri eventi, esso fungerà per noi da invaso per la costruzione di un nuovo paesaggio abitato. Porremo in sequenza diversi passaggi: la conoscenza e comprensione profonda del manufatto, l’approfondimento culturale della nozione di “riciclo”, la precisazione delle intenzioni in ordine ai valori plastici, materici e cromatici dei corpi e delle superfici da recuperare e di quelle di progetto, la costruzione e autoanalisi critica, in corso d’opera, dell’attività sperimentale di progettazione.

Oggetto del corso è la creazione di un parco urbano nella zona nord dell’isola di Murano, a Sacca San Mattia. Si tratta di un’area di trentuno ettari che attualmente è utilizzata come discarica di materiali edilizi o scarti della lavorazione del vetro. Il progetto dovrà prendere in considerazione la scala della Laguna, intesa come sistema urbano. Si tratterà di recuperare un paesaggio capace di combinare interessi globali e necessità locali in un nuova ambientazione, lontana dall’immagine di Venezia come meta del turismo di massa. Si dovrà lavorare tenendo presente la difficoltà di progettare su un’area così estesa, apparentemente senza elementi caratterizzanti ma con grandi potenzialità. L’obiettivo del workshop è porsi più domande possibili, per poter elaborare risposte progettuali libere da schemi predefiniti, eventualmente anche in contrapposizione con il programma stabilito dal corso. Si metterà a punto un master plan, inteso come strategia per delineare le azioni di programmazione finalizzate all’ottenimento di un risultato. Per dare importanza a ogni progetto, si procederà identificando il master plan con un motto o slogan. Ogni slogan costituirà un elemento base: un oggetto architettonico generatore importante per l’intero complesso.

Il workshop lavorerà sul tema della progettazione in luoghi fortemente connotati dal punto di vista storico. L’integrazione di storia e necessità funzionali contemporanee, include le nozioni di interpretazione del sito e di correlazione tra il progetto di architettura e il suo intorno, naturale ed edificato. Venezia e il suo peculiare carattere influiscono molto sulle possibili espressioni architettoniche dei nuovi edifici; le funzioni e le loro relazioni con il contesto giocano un ruolo altrettanto significativo. L’integrazione pone quindi problemi complessi: dovremo cercare una strada per connettere passato e presente, non attraverso l’imitazione ma grazie allo sviluppo di relazioni dialettiche con il sito. L’architettura contemporanea deve rispondere a necessità nuove, così come dovrebbe rispettare la morfologia dei luoghi, sapendo che una riuscita integrazione non dipende solo dall’adeguarsi alle “regole” e che un collegamento diretto tra passato e presente non esiste. La riuscita del progetto è al contrario relativa alla qualità della proposta architettonica. Il laboratorio sarà diviso in due parti: la prima verterà sul processo di comprensione e analisi dell’area; la seconda sull’elaborazione del progetto. Ricordando che il nostro scopo è la salvaguardia dell’eredità architettonica del passato, senza dimenticare tuttavia che il luogo in cui si opera è vivo e vitale. Il workshop si terrà in lingua inglese.

PAOLO DESIDERI (Roma, 1953) si è laureato presso la Facoltà di Architettura dell’Università degli Studi di Roma “La Sapienza” nel 1980. Dal 1982 svolge la sua attività professionale in collaborazione con Maria Laura Arlotti, Michele Beccu, Filippo Raimondo con i quali ha fondato lo studio ABDR Architetti Associati. Dal 1985 è docente di ruolo presso la Facoltà di Architettura di Pescara e dal 2007 presso la Facoltà di Architettura dell’Università “Roma Tre”, dove è titolare della cattedra di Progettazione architettonica e urbana. È stato Visiting Professor e Visiting Critic presso numerose scuole di Architettura europee e nord americane. Ha rivestito cariche istituzionali ed è autore di testi critico-teorici sulle discipline della progettazione architettonica e urbana. I suoi progetti sono stati oggetto di varie pubblicazioni e mostre in Italia e all’estero. Tra le più recenti opere realizzate o in costruzione si segnalano: il Teatro classico per opera e balletto ad Astana (Kazakistan, 2010); il Parco della Musica e della Cultura e il nuovo Auditorium di Firenze, (concorso internazionale, primo premio, 2008); il nuovo Villaggio olimpico di Chieti per i Giochi del Mediterraneo (2009); la nuova stazione per l’Alta Velocità di Roma Tiburtina (concorso internazionale, primo premio, 2002); lo Europe Embankment Project di San Pietroburgo (Russia, concorso internazionale, primo premio, 2010).

ANTONELLA GALLO (1963), architetto, professore associato, insegna Composizione architettonica e urbana presso l’Università Iuav di Venezia dove si laurea in Architettura nel 1990. Dal 1990 al 1993 è redattore della rivista «Phalaris». Nel 1996 consegue il titolo di dottore di ricerca in Composizione architettonica. Dal 1999 al 2001 insegna alla Facoltà di Architettura di Trieste e dal 2000 al 2003 alla Facoltà di Architettura dell’Iuav. Dal 2003 al 2006, presso il Dipartimento di Progettazione architettonica, partecipa a ricerche sui temi della riqualificazione urbana e si occupa dell’architettura del Moderno nei paesi dell’America Latina. Nel 2004, nell’ambito della IX Mostra di Architettura della Biennale di Venezia, con Luciano Semerani e Giovanni Marras, ha curato la mostra Lina Bo Bardi Architetto alla Galleria di Arte Moderna a Ca’ Pesaro di Venezia e, nel 2006, la sua riedizione al MASP (Museo di Arte di San Paolo del Brasile). Le ricerche condotte in questo campo sono documentate in numerose pubblicazioni. È responsabile dell’Unità di ricerca Iuav sulle Tecniche innovative di progettazione e costruzione dell’housing e della ricerca Gusci da abitare finanziata dal FSE. Membro dal 2003 del Collegio dei docenti del Dottorato di ricerca in Composizione architettonica ne ha proposto un primo bilancio con la mostra e la pubblicazione Tecniche di analisi e di composizione (Il Poligrafo, Padova 2011).

JORGE HOEHMANN, laureato alla Facoltà di Architettura dell’Universidad Mayor di Santiago (Cile), è fondatore e direttore dello studio Hoehmann Architects, con il quale ha sviluppato progetti di edilizia sociale in collaborazione con Cristian Fernandez Cox. È attualmente impegnato nello sviluppo di modelli abitativi per la ricostruzione dopo il terremoto che ha devastato tre regioni del Cile. Docente in diversi workshop di progettazione, i cui studenti hanno vinto più di quindici premi nazionali e internazionali, nel 2011 è stato nominato direttore della Scuola di Architettura dell’Universidad Mayor di Santiago del Cile. GONZALO VERDUGO (Santiago, Cile, 1970), ha studiato architettura all’Universidad Mayor di Santiago dove si è laureato nel 1996. Dal 2003 è docente presso la Facoltà di Architettura nella sede di Temuco dell’Universidad Mayor. Ha lavorato nella regione di Araucania (sud del Cile) di concerto con l’etnia Mapuche, per lo sviluppo di progetti di architettura eco-sostenibile. Nel 1997 ha fondato lo studio Arkimaster Ltd., che ha al suo attivo la realizzazione di diversi complessi residenziali e numerosi interventi tra cui la riserva biologica privata di Huilo Huilo, gli hotel “Marina del Fuy” e “Magic Mountain” a Panguipulli (Cile). Ha lavorato come capo-progetto nell’ambito del programma denominato “Public Space Urban Downtown Renewal” di Temuco, per la realizzazione di interventi di edilizia sociale.

ELENA KOSTANTINIDOU (Nicosia, Cipro, 1967) nel 1991 si è laureata all’Università Tecnica di Atene, dove nel 2004 ha conseguito il master in Architettura, design, spazio e cultura. Dal 2000 è Lecturer alla Scuola di architettura NTUA, presso il Laboratorio di Forme e ordini architettonici del Dipartimento di Disegno architettonico. È stata Visiting Professor presso numerose università straniere. I suoi interessi didattici si focalizzano sul progetto contemporano in rapporto alla tradizione architettonica. Il suo insegnamento verte sui temi dell’eredità architettonica e dei nuovi interventi in contesti storici. I suoi progetti, frutto di una lunga esperienza professionale, includono complessi residenziali, edifici direzionali, hotel, progetti per aree costiere, di interior design, restauri, ecc. Ha partecipato a numerosi programmi relativi alla conservazione delle città antiche, alla protezione e al recupero di siti archeologici, alla ricostruzione di aree colpite da cataclismi naturali. Ha svolto ricerche sul riutilizzo e la riconfigurazione di edifici esistenti, con la messa a punto di nuovi programmi funzionali. Le sue pubblicazioni trattano dell’insegnamento del progetto di architettura, delle metodologie di recupero delle tradizioni e identità culturali, della reinterpretazione dei linguaggi nei contesti storici. Ha partecipato a numerosi seminari internazionali, a conferenze e concorsi, ottenendo diversi riconoscimenti.

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KRUK BAK ARQUITECTOS VENEZIA LIDO, MALAMOCCO NUOVA CENTRALITÀ PER MALAMOCCO UNA PIAZZA CON EDIFICIO ATTREZZATO TUTOR: ALBERTO COLLET

VENEZIA, FORTE DI SANT’ANDREA MODULO INSEDIATIVO TUTOR: MARINO CHIARAMONTE, GIULIO ZANNIER

VENEZIA PORTO MARGHERA, AREA DEI PILI RIQUALIFICAZIONE URBANA, INFRASTRUTTURE, PAESAGGIO TUTOR: ANDREA GROPPELLO, EMANUEL LANCERINI, MORIA MURSUT

VENEZIA, IUAV “CINQUANTA E NON LI DEVE DIMOSTRARE” TUTOR: ALESSANDRO BASSO, GIOVANNA SALGARELLO COLLABORATORI: VALENTINA ANGELONE, ALEXANDRA CASTRO, PAOLO DEMO, MARIO FERNANDEZ FORCADA, GIULIANO FERRARESE, STEFANO GASPARINI, FILIPPO MARAGOTTO, NICOLA NATALI, GIOVANNI NICOLA ROCA, GIACOMO TOMASINI, PIERO SIEGA, LIA TAMANINI

Il tema del workshop consiste nel progetto di una piccola piazza pubblica e di un edificio polifunzionale, destinati a impostare nuove gerarchie spaziali per l’area di Malamocco (Lido di Venezia) allo scopo di individuare, per questi luoghi periferici, una nuova centralità. L’esercizio, relativamente semplice da un punto di vista meramente funzionale, permetterà di riflettere e lavorare sul carattere eminentemente fisico dell’architettura: si farà in modo che gli alunni si interroghino, attraverso lo studio di esempi e riferimenti, sull’idea in base alla quale la forma dell’architettura è in stretta relazione con la tecnologia che renderà possibile la sua effettiva realizzazione. Ogni progetto del laboratorio, fin dal momento della sua ideazione, dovrà porre come sua propria base concettuale uno specifico tipo di fisicità dei materiali, cercando di sviluppare un disegno internamente coerente che eviti allo studente di cadere in un eccesso di formalismi capricciosi. Il programma d’uso prevede la realizzazione dello spazio pubblico e di un edificio che comprenda una sala polifunzionale in grado di ospitare esibizioni artistiche, riunioni di quartiere o spettacoli (800 mq circa); un ristorante (200 mq); un piccolo ufficio amministrativo per il decentramento municipale (50 mq); servizi pubblici e depositi (60 mq). Altre eventuali funzioni potranno essere proposte da parte degli allievi; la superficie edificata non potrà comunque superare i 1.300 mq. «Quando inizio, la mia prima idea per costruire è secondo un materiale. Credo che l’architettura sia questo. Non ha nulla a che fare con il foglio, non ha nulla a che vedere con le forme. Riguarda lo spazio e il materiale» (Peter Zumthor, discorso di accettazione del Pritzker Prize, 2009).

Il workshop propone di progettare un modulo insediativo di servizi – percorso ciclo-pedonale, snack-bar, gabinetti pubblici, belvedere, parcheggio-biciclette, verde – in un’area dell’Idroscalo S. Andrea, nell’isola delle Vignole, a Venezia. Situata di fronte alla bocca di porto del Lido, tra le isole della Certosa e di Sant’Erasmo, è occupata da terreni agricoli, case e una zona militare ospitante la caserma dei Lagunari ed edifici fuori uso, tra cui il Forte S. Andrea (del Sanmicheli). La parte occidentale dell’isola è utilizzata anche per il tempo libero, in virtù di caratteristiche idonee all’agriturismo e alla nautica. La prospettiva della dismissione di aree ed edifici che ricadono nella zona militare sembra offrire la possibilità di interventi nei settori ricettivo, dei servizi e della nautica da diporto. In tale prospettiva si ipotizza un intervento pubblico inteso a realizzare il modulo insediativo di servizi quale atto limitato e determinato del processo di ri-uso dell’Idroscalo. Gli studenti potranno contare su due schemi-guida in alternativa per l’impostazione e lo sviluppo dei loro progetti. I progetti dovranno essere sviluppati all’interno della “rete” dei rapporti mentale/corporale, immaginario/reale, globale/glocale, aperto/chiuso, rigido/flessibile, im-materiale/materiale, dis-continuo/ continuo, non-trasparente/trasparente.

L’area studio individuata per il workshop può rappresentare l’occasione per posare lo sguardo su un ambito urbano “abbandonato” la cui attuale conformazione si presenta come l’esito di occupazioni di spazio casuali e prive di orizzonti di senso capaci di confrontarsi con nuove configurazioni urbane.L’esercizio di progetto affronterà il confronto con materiali tendenzialmente “ostili” come il parcheggio, il terminal, le infrastrutture per verificare le possibilità di riconfigurare un luogo limite collocato fra terra e acqua.

“Cinquanta e non li deve dimostrare” propone una riflessione sul percorso che lo IUAV (prima Istituto, poi Facoltà e ora Università) ha compiuto in mezzo secolo, al fine di trovare elementi permanenti sui quali poggiare la costruzione di un futuro a oggi nebuloso e culturalmente debole. Questo workshop affronta il tema del ruolo dei maestri di una comunità scientifica, attraverso l’esame del loro operare nella realtà. Non è un percorso nostalgico ma il tentativo di comprendere valori e metodi che il futuro di questa comunità dovrà definire, per non ridurre l’università a una macchina organizzativa che non riesce a trasmettere contenuti disciplinari e modi di essere nella società. Ragionare sui progetti dei maestri (Carlo Aymonino, Giancarlo De Carlo, Ignazio Gardella, Vittorio Gregotti, Gianugo Polesello, Aldo Rossi, Giuseppe Samonà, Carlo Scarpa, Gino Valle) diventa così esercizio di formazione. I progetti che saranno oggetto di riflessione da parte degli studenti riguarderanno temi che hanno visto i nostri maiores confrontarsi con Venezia. Gli studenti saranno chiamati a comprendere e riflettere rappresentando ogni progetto preso in considerazione in modo tematico rispetto alle questioni del suo rapporto con il luogo, della coerenza con il percorso scientifico/disciplinare dell’autore, ecc. Si proverà a rappresentare una Venezia possibile: per cogliere le nostre radici, per tornare a essere osservati con attenzione dall’esterno.

BAK ARQUITECTOS è stato fondato nel 2000 a Buenos Aires in Argentina ed è formato dagli architetti María Victoria Besonías (Madrid, 1947), Guillermo de Almeida (Buenos Aires, 1945) e Luciano Kruk (Buenos Aires, 1974). Lo studio ha ricevuto diversi riconoscimenti per la sua attività progettuale, tra i quali: il primo premio della Biennale di Architettura, Urbanistica, Ricerca e Teoria di Buenos Aires (2009), il Gran Premio della Biennale CPAU/SCA (2006), il primo premio “Architettura Giovane” (2005). I progetti elaborati da BAK Arquitectos, tra i quali la “Casa sulla spiaggia”, la “Casa Mare azzurro” e la “Casa di cemento” sono stati oggetto di numerose pubblicazioni e di esposizioni internazionali a Buenos Aires, Mar del Plata, Quito, Venezia (Biennale di Architettura, 2008). Attualmente è in corso di preparazione un volume monografico sui lavori dello studio. I tre soci affiancano alla progettazione un’intensa attività didattica presso l’Università di Buenos Aires e sono stati invitati come relatori in numerosi convegni e cicli di conferenze in Brasile, Messico e Argentina. (www.bakarquitectos.com.ar)

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LOVERO MAGNANI MERLINI

PASQUALE LOVERO (Molfetta, 1943) è professore ordinario di Composizione architettonica e urbana presso l’Università Iuav di Venezia. Nell’ambito accademico svolge attività di insegnamento e di ricerca scientifica. Esplica l’attività didattica nel laboratorio di Progettazione architettonica e urbana 3C del Clasa, e nel Laboratorio di laurea 3L: nel primo tratta di temi effettuali, legati al territorio veneto; nel secondo propone un programma sia per la laurea in Architettura (Vecchio Ordinamento), sia per quella magistrale in Architettura per la Città, trattando degli interventi nelle aree di bordo (dismesse) di Venezia e di Copenhagen. Esplica l’attività di ricerca alternando indagini di livello progettuale ad approfondimenti di livello teorico storico-critico e partecipando a seminari e convegni. Nell’attività professionale ha elaborato numerosi progetti di concorso. Svolge inoltre un’articolata attività pubblicistica, estrinsecatasi in relazioni e saggi a riscontro di studi, seminari e interventi. Ha partecipato ai Workshop estivi internazionali dell’Iuav nel 2007 e nel 2010. Tra le ultime pubblicazioni ricordiamo: La progettazione critica. Un tipo di procedimento progettuale, Cafoscarina, Venezia 2008; Grandi stazioni e piccole stazioni. Una falsa alternativa?, Atti del seminario omonimo, (a cura di P. Lovero), Iuav/Dpa, Venezia 2008; Inventariare per rilanciare (eventualmente), in AA. VV., L’architettura e le sue declinazioni, (a cura di F. Labelli, S. Marini), Ipertesto Edizioni, Verona 2008.

CARLO MAGNANI è professore ordinario di Composizione architettonica e urbana presso l’Università Iuav di Venezia. È stato preside della Facoltà di Architettura di Venezia dal 2001 al 2006 e rettore dell’Università Iuav dal 2006 al 2009; attualmente è coordinatore del Dottorato di Composizione architettonica dell’Iuav e presidente di Uniscape, “European Network of Universities for the implementation of the European Landscape Convention”. Magnani è membro del comitato scientifico della Biennale di Architettura, Arte, Paesaggio delle Isole Canarie e presidente della giuria e del comitato organizzativo del Premio di architettura “Città di Oderzo”. Ha partecipato a ricerche universitarie, mostre di architettura, seminari internazionali e svolge l’attività professionale sia singolarmente che in forma associata.

PAOLO MERLINI (1942), professore associato di Composizione architettonica e urbana presso l’Università Iuav di Venezia, è membro del comitato scientifico dell’Università di Rovigo e responsabile dei rapporti internazionali con le Scuole Superiori di Architettura di Pamplona, Valencia e Barcellona. Tiene lezioni e conferenze presso università straniere e centri di cultura italiani ed esteri. Ha partecipato a convegni nazionali e internazionali sui temi del progetto architettonico, del disegno urbano, della pianificazione, dell’ambiente, dei centri storici. Si occupa di ricerche sui temi della residenza e del recupero delle periferie urbane, come responsabile di seminari di progettazione e tesi di laurea. Partecipa a concorsi con significativi riconoscimenti. Ha pubblicato contributi e volumi sui temi dell’analisi urbana, sull’architettura dei luoghi collettivi della città, su Venezia, Berlino e Pamplona, tra i quali: Teoria e progetto per un nuovo sistema costruttivo in pannelli di legno, Ipertesto edizioni, Verona 2008; Chioggia: rinnovare la periferia, Il Poligrafo, Padova 2004; Pamplona: progettare il margine, Il Poligrafo, Padova 2004; Ricomporre i segni in Paesaggi contemporanei, Edicomedizioni, Monfalcone 2000. Ha impostato il suo lavoro tecnico, didattico e progettuale sui problemi del progetto urbano e architettonico con pubblicazioni sulla lettura del luogo in rapporto alle questioni progettuali.


NAVARRA NESBEITT OKADA REICHER VENEZIA PORTO MARGHERA, AREA EX ALLUMINIFICIO SAVA ARCHITETTURE GREZZE AVANZATE TUTOR: MARIA GIACOMA MARINO, ANTONIO RIZZO

VENEZIA, SAN FRANCESCO DELLA VIGNA, EX GASOMETRI CAMERE DI LUCE. LIGHT INTERVENTIONS IN URBAN ROOMS TUTOR: ALESSIO BORTOT, GABRIELLA LIVA

VENEZIA, SAN FRANCESCO DELLA VIGNA, EX GASOMETRI RQMR – RE-QUALIFICATION OF MODERN RUINS TUTOR: MATTEO DARIO PAOLUCCI

VENEZIA, SANT’ELENA, AREA ACTV PLANNING A SCENARIO FOR SUSTAINABLE SOCIAL HOUSING TUTOR: PAÏVI KATAIKKO

«Nel V secolo, è comunque ben segnato il carattere eccezionale, polemicamente dissacrante, ai limiti dell’empietà, del gesto dei physiologoi che sezionano il cadavere dell’animale per vedervi quanto la sua forma esteriore non può dire.» (Mario Vegetti, Il coltello e lo stilo. Le origini della scienza occidentale, Milano 1996). Il termine “anatomia” significa incidere, tagliare, sezionare, disseccare o dissezionare. Il workshop vuole sperimentare queste metodiche dissettorie nella pratica dell’architettura prestando particolare attenzione alle sezioni tomografiche. Per tomografia si intende la tecnica spettroscopica mirata alla rappresentazione del corpo umano o di campioni, in contrapposizione alla radiografia convenzionale, che dispone sulla superficie bidimensionale della lastra tutto lo spessore del corpo o dell’oggetto. Sfruttando principi di geometria proiettiva, tutti i piani al di sopra e al di sotto dello strato d’interesse vengono eliminati. Le sezioni tomografiche lavorano per sequenze e accostamenti esplorando le pieghe della geografia e degli insediamenti. La sovrapposizione su un unico piano permette di scoprire nodi e intersezioni tra strati lontani. Il dissezionamento genera distacco e separazione liberando il campo a nuove relazioni che vengono sperimentate attraverso un certo grado di astrazione. A partire dall’area Sava a Porto Marghera il workshop cercherà di utilizzare sistematicamente la pratica delle sezioni tomografiche per sviluppare un progetto di architettura.

Nel corso del workshop creeremo delle Camere di luce. La luce è una forza urbana generatrice, capace di trasformare materia e luoghi. Venezia vive la sua quotidianità in Stanze urbane, Campi e Campielli cresciuti nel tempo con occasionali addizioni. Queste hanno portato in dote ai luoghi fisici spazi per un caffè, per l’arte, per la musica, lo studio, il semplice stare. Un intervento con la luce può essere un’altra occasionale addizione, un gesto minimo ma profondo che rende evidenti le qualità della luminosità veneziana. Sul confine nord del Sestiere di Castello gli ex gasometri fronteggiano la laguna; ciò che resta di loro deve rimanere, essere rimosso o re-interpretato? E qui, qual è la Stanza? Quali edifici costituiscono i suoi margini? La Stanza, una volta individuata, diverrà il nucleo della nuova stazione della metropolitana sub-lagunare; nel sito si compirà così una progressione dalla città all’acqua, e (in questo caso) sotto l’acqua. Utilizzeremo materiali minimi (la luce e la sua eterea sostanza), per animare uno spazio senza riempirlo, lasciandolo libero di respirare. Lavoreremo in gruppi con modelli e fotografie, documentando la qualità della mutevole luce del giorno, medium che rifugge le previsioni, le simulazioni (digitali). Infine, la mostra dei lavori produrrà un analogo: il risultato del nostro esplorare – i disegni, i modelli, le foto – sarà esposto a comporre una Camera di luce. Il workshop si terrà in inglese.

A Venezia sono molti i luoghi che possiedono un grande potenziale per la città. Alcuni sono considerati intoccabili, altri sono stati modificati dopo lunghi dibattiti pubblici. Uno dei siti più interessanti è quello degli ex gasometri, vicino alla chiesa di San Francesco della Vigna. È una rovina industriale del XX secolo, costituita da due enormi “tamburi” cilindrici: molti progetti sono stati sviluppati nel tempo per la modifica di questi spazi, ma senza esito. L’obiettivo della nostra ricerca è la formulazione di un set di proposte, realistiche e fattibili, per questo luogo: proposte che verranno presentate alla municipalità veneziana come contributo al dibattito sulla trasformazione della città. Ciò che ci si attende è una visione innovativa per delle strutture di uso pubblico che possano riqualificare, rivalutare e rivitalizzare il sito e il suo intorno. In breve: in che modo potremo trasformare delle rovine in una viva eredità per Venezia? Gli studenti verranno divisi in gruppi. Nella prima settimana ospiteremo rappresentanti del Comune di Venezia, che ci illustreranno i motivi per i quali i progetti elaborati nel corso degli anni non sono stati realizzati. Produrremo quindi uno studio approfondito del luogo e discuteremo il programma funzionale, basandoci su quanto osservato e compreso. Durante la seconda settimana produrremo degli schemi. Ogni gruppo si concentrerà su di una specifica area nel sito e inizierà a progettare le strutture previste. Nella settimana conclusiva le metteremo a punto e avrà luogo un jury, da parte della pubblica amministrazione veneziana, che valuterà i risultati del nostro lavoro.

Il modo migliore per iniziare un progetto è esplorare il sito e interagire con esso. La percezione del luogo e la comprensione profonda delle sue peculiarità sono le condizioni-base per ogni percorso progettuale. Ci sono molte informazioni da raccogliere e rendere visibili: inizieremo questo progetto di disegno urbano prendendo familiarità con il luogo e individuando i suoi differenti elementi-chiave: il costruito (tipologia, architettura, densità, ecc.); gli spazi aperti e il paesaggio; le infrastrutture; l’atmosfera. Lavoreremo anche con un’analisi del tipo SWOT per rilevare le fragilità e le opportunità insite nell’area di indagine. Sulla base dell’analisi discuteremo i futuri scenari mettendo a punto uno structure plan, con il quale definiremo gli spazi aperti e i nuovi edifici, lavorando con le tre dimensioni e costruendo modelli. I modelli saranno il medium per testare gli effetti dello structure plan durante l’intero processo. Il master plan trasferirà il contenuto dello structure plan e le conclusioni cui si è arrivati, rendendo evidente il disegno degli spazi aperti e pubblici, degli edifici, delle infrastrutture, dei bordi d’acqua. In aggiunta a questo conterrà anche lo sviluppo, attraverso le diverse fasi, dell’intero progetto, senza tralasciare annotazioni sul carattere e l’atmosfera degli spazi che si andranno a disegnare. Le funzioni previste sono: l’housing sociale, strutture a servizio della residenza, il verde attrezzato. La superficie totale sarà di circa 144.200 mq e il volume di circa 115.500 mc.

MARCO NAVARRA (Caltagirone, 1963) è professore associato e insegna nella Facoltà di Architettura di Siracusa. Nel 2000 fonda lo studio NOWA (NavarraOfficeWalkingArchitecture) che lavora su un’idea di architettura estrema praticata nel suo grado zero. Nel 2002 pubblica il libro In walkabout city. Il paesaggio riscritto. Un parco lineare tra Caltagirone e Piazza Armerina. Nel 2003 il parco lineare è finalista al Premio “Mies van der Rohe”e vince la Medaglia d’oro per l’opera prima per l’architettura italiana della Triennale di Milano. Espone alla IX Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia (2004). Nel 2006 partecipa al seminario internazionale Learning from cities della X Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia con la ricerca Repairing Cities. È finalista con il giardino-arena allo European Prize for Urban Public Space a Barcellona ed è vincitore del Premio Gubbio dell’ANCSA. Nel 2008 è invitato nel Padiglione Italiano della XI Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia ed è tra i trenta finalisti del BSI Swiss Architectural Award. Nel 2010 espone nel Padiglione Italiano della Biennale di Venezia e, per la Fondazione Claudio Buziol di Venezia, cura con Luca Emanueli e Mario Lupano la mostra e il libro Lo-Fi Architecture. Architecture as curatorial practice. (www.studionowa.com)

BENJAMIN KEITH NESBEITT ha studiato architettura presso la University of Illinois, dove ha in seguito tenuto dei corsi di progettazione, inoltre è stato esaminatore presso la Yale University e l’Università dell’Oregon. Nel 1993 ha vinto lo University Thesis Award e lo AIA Central Illinois Award all’Università dell’Illinois di UrbanaChampaign. I suoi studi includono un anno a Parigi e alcuni grand tour attraverso l’Europa. Ha studiato con Henry Plummer e Thom Mayne e ha svolto seminari sperimentali di progettazione con Herman Hertzberger. È socio dello studio Will Bruder+Partners Ltd. La sua attività professionale include progetti realizzati dallo studio o in collaborazione con altri atelier, e master plan elaborati da team di grandi dimensioni. Con lo studio ha vinto numerosi concorsi a invito. Attualmente cura alcuni progetti in Medio-oriente. Avendo fatto esperienza in diversi contesti culturali ritiene indispensabile, nell’affrontare un qualsiasi tema architettonico, entrare in relazione con il panorama sociale e fisico in cui il progetto è calato. Con oltre venti anni di esperienza nella professione architettonica, nell’insegnamento e nella costruzione, Ben Nesbeitt ha curato progetti residenziali, per strutture civiche o universitarie negli Stati Uniti e all’estero. La sua conoscenza dei sistemi costruttivi, del processo progettuale, la sua volontà di definizione del dettaglio, caratterizzano ogni fase del suo lavoro. I suoi progetti sono stati oggetto di pubblicazioni e mostre.

SATOSHI OKADA (Hyogo, Giappone, 1962) si laurea presso la GSAPP (Graduate School of Architecture, Planning and Preservation) della Columbia University, dove è stato ricercatore con Kenneth Frampton. Ha conseguito il PhD presso la Waseda University (1993). è professore associato presso la Graduate School of Architecture dell’Università di Chiba dove è docente di Progettazione architettonica e teoria; insegna anche presso la Toyota Foundation e presso la United States-Japan Foundation. Nel 1995 ha fondato a Tokyo lo studio Satoshi Okada Inc. Architects. Ha ricevuto tra numerosi premi il “Dedalo Minosse” (Assoarchitetti, Italia, 2006), l’International Architecture Award (SalonPress, Russia, 2006); l’International Architecture Award (The Chicago Athenaeum, USA, 2007, 2008 e 2010), e il Design for Asia Award (Hong Kong Design Centre, 2009, 2010). I suoi lavori sono stati oggetto di numerose pubblicazioni internazionali. Ha tenuto conferenze in diverse università in Giappone e all’estero. I suoi progetti più recenti sono il museo della fotografia a Varsavia e una villa a Budapest. Il suo lavoro è pubblicato in Italia nel volume monografico Satoshi Okada (Electa, Milano 2009), con un’introduzione di Francesco Dal Co.

CHRISTA REICHER (Neuerburg, Germania, 1960), architetto e urbanista, si laurea presso la Technical University di Aachen/RWTH e lo ETH di Zurigo. Dal 1998 al 2002 insegna Urban design alla Facoltà di Architettura dell’Applied University di Bochum, e, dal 2008 al 2010, è docente di Urban design and Land use planning presso la TU Dortmund University. Fonda nel 1993 ad Aachen lo studio RHA Reicher Haase architects + planners, la cui attività si concentra nella pianificazione e nel disegno urbano. I suoi progetti (tra i quali: il concorso internazionale per un master plan per l’Università di Aachen del 2008, il concorso internazionale per il Clinic Development a Berna in Svizzera del 2010; il master plan per lo sviluppo della regione di Aachen/Maastricht/Lüttich del 2004) e i suoi studi (tra cui la pianificazione dell’ex distretto minerario della Ruhr) sono stati pubblicati su numerose riviste internazionali di settore. Ha tenuto un gran numero di conferenze sul tema della pianificazione urbana. È membro di numerosi organismi di controllo (il Federal Institute for Research on Building, Urban Affairs and Spatial Development, l’International Society of City and Regional Planners, l’AULa, il consiglio dell’Ordres des architectes et des ingenieurs del Lussemburgo, l’Akademie für Städtebau und Landesplanung, lo Europan Germany).

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TRAME ETB STUDIO

SPADONI TAORMINA TESSARI

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VENEZIA, SANTA MARTA, EX MAGAZZINI FRIGORIFERI RETHINKING IL TEATRO DEL MONDO TUTOR: NICOLA BEDIN, ANDREA CASTELLANI, CHIARA CAVALIERI

VENEZIA DI ACQUA E ARIA: L’ISOLA DEL TRONCHETTO TUTOR: ILARIA GIANNETTI

VENEZIA, SAN FRANCESCO DELLA VIGNA RELAZIONI MULTIPLE TUTOR: GERMAN DE PRO LOZANO, NICOLA DI PIETRO COLLABORATORE: LUCA MAGAGNI

MURANO, SACCA SAN MATTIA COSTRUIRE IN LAGUNA TUTOR: DAVIDE MATTIGHELLO COLLABORATORI: ENRICO DELLA PIETÀ, NICOLÒ GNAN, ILARIA MAINARDI

È l’acqua a costituire il principale elemento di fascino di Venezia, a dare senso alla sua esistenza. Quando si cammina per le sue calli è difficile avvertire se ci si trova al di sopra o a lato dell’acqua; e proprio questo rende la città sottilmente instabile, come se il suo suolo fosse un artificio. Alcune architetture effimere come i teatri fluttuanti, il Bucintoro o – forse per ultimo – il Teatro del Mondo di Aldo Rossi, si sono trasformate in territori storici. Trascorsi ormai tre decenni dalla sua realizzazione, questo workshop intende assumere la macchina rossiana come suggestione per pensare un luogo che è spazio di incontro, spettacolo e produzione culturale di un università come l’Iuav. Questo piccolo teatro, che molti di noi hanno conosciuto solo tramite fotografie e disegni, sembra appartenere a una Venezia irreale: avrebbe potuto non essere mai esistito ma forse proprio per questo aveva incontrato il suo vero luogo, se è vero che a Venezia l’acqua si confonde con il suolo. Osservando l’area di progetto, ci rendiamo conto che essa si trova ai margini dell’isola. Sono bordi che necessitano dell’acqua per venire riqualificati. Per attualizzare la domanda della Biennale del 1979-1980, alla luce del tema proponiamo una struttura “anfibia” in cui la caratteristica peculiare deve essere la capacità di connettersi all’area da rigenerare e di partecipare al suo processo di recupero.

Se immaginiamo un brano di periferia urbana, uno qualsiasi di quelli che hanno fallito nella propria funzione sociale e produttiva, difficilmente penseremmo all’isola del Tronchetto: eppure essa costituisce una parte significativa e non risolta del fronte di Venezia. Su questo si interroga il workshop: su come l’architettura possa definire qualcosa che, non appartenendo a una tradizione abitativa, con essa si misura, a distanza, senza diretti coinvolgimenti, senza possibilità di mimesi o di proiezioni anche indirette. Vivendo della stessa acqua, della stessa aria, non della stessa forma. Il periferico Tronchetto ammette che vi si possano fare case e, con esse, servizi e parco attrezzato; la nuova sistemazione dovrà definire le relazioni tra gli edifici esistenti sull’isola commentandone la presenza, poi le relazioni tra essi e gli approdi già previsti, quindi tessere nuovi percorsi al suolo, forse ulteriori passaggi sull’acqua. Si dovrà, soprattutto, proiettare l’immagine del Tronchetto oltre se stessa, rinnovata figura di Venezia verso la terraferma, confermarne l’appartenenza al sistema territoriale. Per lavorare con l’acqua e l’aria, inizieremo il nostro studio per sezioni trasversali dell’isola; arriveremo quindi alle piante e ai fronti, alle vedute e ai modelli, costruendo così un modo di procedere che appartiene al luogo, che ha origine dalla sua conoscenza e che si svela nella specificità dei nostri strumenti.

FRANCISCO SPADONI si laurea nel 1984 presso la FAU-PUC C/Brasil; consegue il Master (1997) e il PhD (2004) alla Facoltà di Architettura e Urbanistica dell’Università di San Paolo (FAU-USP). Frequenta il CEAA in Teorie dell’Architettura presso l’Ecole d’Architecture de Paris Villemin (1988-1990). Come studente Erasmus frequenta l’Architectural Association a Londra e l’Università di Roma “La Sapienza” (1989). Architetto e docente alla FAU-USP, è coordinatore del corso post-laurea in Progetto. Ha lavorato come architetto presso lo studio di Kenzo Tange a Parigi (1988-1989), città dove in seguito ha aperto un suo studio. Al ritorno in Brasile fonda a San Paolo lo studio Spadoni AA (1996), che elabora progetti a diverse scale di intervento: architettura, urbanistica e design del prodotto. Ha vinto diversi premi dell’Instituto de Arquitetos do Brasil: per la biblioteca “Licée Pasteur” di San Paolo (1997); per la Série Internet Sesc (2002 e 2004). Nel 2004 ha conseguito il premio “Carlos Barjas Milan” per il Campus Makenzie Sp. È stato finalista al WAF-World Architecture Festival a Barcellona con il Pavilhão Hundai (2010). Ha inoltre vinto il primo premio per la biblioteca del “Licée Pasteur” (1997), per il Parque Tancredo Neves di Vitória (Brasile, 2006) e per il Porto Olimpico di Rio de Janeiro (2011). Ha svolto conferenze ed è Visiting Professor presso varie istituzioni in Brasile e all’estero. Il suo lavoro è pubblicato in numerose riviste di settore.

FRANCESCO TAORMINA (Palermo, 1953) si è laureato in Architettura a Palermo nel 1976 e ha conseguito il dottorato di ricerca in Composizione architettonica allo IUAV di Venezia nel 1987. Dopo l’apprendistato nello studio di Giuseppe e Alberto Samonà, ha insegnato nelle Facoltà di Architettura di Palermo e Ferrara, è stato ricercatore e dal 2002 è professore associato di Composizione architettonica e urbana all’Università di Roma “Tor Vergata”. Ha rivolto da anni l’attività didattica e di ricerca alla comprensione delle relazioni che l’architettura stabilisce con i contesti urbani e territoriali, tra le questioni d’uso degli spazi e il linguaggio espressivo delle tecniche. Presente con impegno nel dibattito teorico, è autore di numerosi articoli e saggi e fa parte del comitato scientifico della rivista «Anfione e Zeto». All’attività di ricerca contribuisce l’esperienza progettuale, con la realizzazione, tra l’altro, del sistema degli spazi pubblici di Pollina e con significativi riconoscimenti nei concorsi: ha vinto il primo premio di “Europan 3” (1993), il primo premio ai concorsi per la riqualificazione delle cave del Parco delle Madonie (2008) e del Porto Piccolo di Siracusa (2009) e per il Parco della Cultura di Monreale (2008-2010). I progetti sono documentati da numerose pubblicazioni su riviste nazionali ed estere e sono stati esposti in importanti mostre internazionali. (http://ec2.it/francescotaormina)

Il workshop sarà un’occasione per riflettere sull’architettura come disciplina in grado di porre in relazione mondi diversi, come arte della mediazione, del continuo cambio di rotta. Questa ricerca si può sintetizzare in alcuni punti: Regola ed Eccezione (il pentagramma della disciplina e la necessità del sogno); Tempo e Persistenza (il respiro dell’architettura e il senso del luogo); Contestualità e Astrazione (architettura come pre-esistenza); Intonazione (architettura come ricerca della tonalità); Sfumato (architettura come paesaggio). Ci si concentrerà in particolare su due momenti che riteniamo strategici: l’ideazione astratta e la ricerca della tonalità. L’idea astratta rappresenta la struttura concettuale propria del fare architettura, la tonalità è il momento della ricerca di un dialogo, assonante o stridente rispetto al luogo. Questi due ambiti di riflessione stimoleranno una progettazione attenta ai meccanismi concettuali ed emozionali del fare architettura. L’area di studio è a San Francesco della Vigna, affacciata sulla laguna nord, nei pressi dell’ospedale civile. Comprende le officine e gli impianti dismessi utilizzati per la distribuzione del gas. Si prevede la riconversione dell’area a uso residenziale e per spazi pubblici. Il tema di progetto sarà indagato nei suoi diversi “mondi”: quello del quartiere e delle relazioni minute con l’intorno, quello dello spazio a vocazione pubblica, quello paesaggistico e immaginifico.

Sacca San Mattia è un’isola artificiale di proprietà del Demanio, luogo di discarica dei materiali dell’attività edilizia e degli scarti della produzione del vetro di Murano. Molte isole della laguna di Venezia hanno questa formazione, ma il loro confinamento derivava da un programma urbanistico che la città attuava per la sua espansione. A San Mattia non è così. Murano è da decenni un luogo in crisi economica e in calo demografico, e le attenzioni e gli investimenti che il Comune di Venezia si appresta a fare nell’isola servono a difenderne l’occupazione, relativa al distretto del vetro, e a dotare il sistema insediativo delle attrezzature e dei servizi necessari al suo mantenimento. Ha una dimensione di oltre trenta ettari, (pari a un quarto dell’insieme delle isole muranesi), costituisce per l’ambito urbano di Murano un fuori scala che non potrà mai essere ricondotto a un normale processo di urbanizzazione e di espansione del tessuto insediativo. Le questioni che vogliamo porre alla base del progetto, in conseguenza alla natura del luogo, alla sua dimensione e scala, riguardano i seguenti temi: l’accessibilità acquea, la ricettività nautica, le aree verdi produttive, la ricettività abitativa, l’ospitalità. Sul fondo stanno le questioni più complesse che l’ambito pone e che riguardano il costruire in laguna, a ridosso di un sistema insediativo, quello di Murano, altrettanto articolato e caratterizzato di quello veneziano.

ALESSANDRO TESSARI (1980) e MATTEO BANDIERA (1981) fondano lo studio ETB nel 2008 con sede a Siviglia e Treviso, dedicandosi alla ricerca progettuale attraverso la partecipazione a concorsi internazionali. Lo studio ETB è particolarmente interessato all’interazione tra l’idea astratta dell’architettura e la sua tonalità. Idea astratta come ordine autonomo dell’architettura, capace di stabilire regole semplici e comprensibili alla società, un pentagramma elementare dentro al quale sviluppare il progetto. Tonalità come capacità dell’architettura di trovare la giusta intonazione con i luoghi, una “seconda spontaneità” nel radicamento al suolo, una disponibilità a creare un discorso singolare con il paesaggio, nel quale confondersi. I progetti di ETB sono stati pubblicati nelle principali riviste di architettura europee e hanno ricevuto diversi riconoscimenti tra i quali il primo premio per il progetto del Museo archeologico di Punta Umbria in Spagna e per il centro multifunzionale di Sappada in Italia. Lo studio ETB ha sostenuto lectures nelle principali università di architettura tra le quali l’Accademia di Mendrisio, l’ETSAM di Madrid e l’Iuav di Venezia e in diversi istituti culturali in Europa. Lo studio è stato selezionato nell’ambito di numerosi premi tra i quali l’Agatv 2010 e il Nib 2011, premio ai dieci studi europei di architettura, paesaggio e urbanistica under 40.

UMBERTO TRAME nasce a Venezia, dove nel 1974 si laurea in Architettura. Dopo alcuni anni di attività nel campo della pianificazione territoriale, alla fine degli anni Settanta indirizza i propri studi e il proprio lavoro al progetto architettonico e al recupero degli edifici e delle aree di impianto storico, progettando piani per i centri storici e realizzando importanti opere pubbliche. Di recente è impegnato nel riordino del sistema dell’accoglienza di alcuni siti archeologici della Libia mediterranea. Presente a convegni e seminari ha diretto e pubblicato studi sulla storia della città. Ha organizzato e curato numerose mostre di architettura. Nel 1990 ha vinto il premio IN/ARCH per il Friuli Venezia Giulia. Nel 2001 ha ideato la rivista internazionale di architettura «OP-Opera e Progetto» di cui è direttore scientifico. Dal 2003, in relazione ai progetti di piano per le città di Verona e Padova, ha ripreso a lavorare sugli ambiti di scala territoriale approfondendo il valore delle indicazioni strutturali dei piani e della morfologia urbana, come momenti autonomi e originali nel determinare strategie insediative e carattere dei luoghi. In questa prospettiva si collocano gli studi e i progetti per le aree metropolitane e sul sistema della logistica regionale e nazionale, e gli studi e i progetti sui porti e gli interporti. È docente di Composizione architettonica e urbana presso l’Università Iuav di Venezia.


VENEZIA WILMOTTE VENEZIA, SANTA MARTA, EX MAGAZZINI FRIGORIFERI CLUB HOUSE DELL’IUAV TUTOR: MATTIA MARZARO, ANDREA PETRECCA

VENEZIA, SAN FRANCESCO DELLA VIGNA, EX GASOMETRI LUOGHI DI AGGREGAZIONE TUTOR: BORINA ANDRIEU

L’area porta su di sé la memoria di un importante progetto di ampliamento del complesso di Santa Marta, esito di un concorso internazionale, non realizzato. È pertanto un’area segnata da un destino mancato, in attesa di un risarcimento. L’area vive nella luce straordinaria del Canale della Giudecca, situazione influente sulle strategie e sulle scelte progettuali. La condizione del margine sarà movente per mettere in opera quelle “idee accessorie” suscitate dall’ambiente circostante. Il tema, non solo occasione per un workshop estivo, riveste carattere di urgente necessità, considerata l’attuale vita comunitaria che si svolge – precariamente – negli spazi al chiuso e all’aperto di Santa Marta. Si richiederà pertanto agli studenti partecipanti di coniugare il programma funzionale con le eccezionali qualità ambientali: far vivere nella luce mutevole del canale, in una situazione di malinconia del margine, gli spazi di un’intensa vita comunitaria. Il programma prevede: ambienti per il tempo libero (bar-ristorante, sala soggiorno, biblioteca e sala di lettura); ambienti per eventi organizzati dagli studenti (sala per incontri e dibattiti); foresteria per ospiti invitati dagli studenti (camere da letto e ambienti di studio e soggiorno); un ufficio per il coordinamento delle attività; ambienti di servizio e deposito. Per i principali ambienti sopra elencati sarà prevista un’estensione all’aperto con terrazze e piccoli giardini.

Il luogo del progetto è un sito industriale dismesso caratterizzato dalla presenza di due gasometri, nei pressi della chiesa di San Francesco della Vigna. Il sito ormai privo della funzione originaria rappresenta una sacca industriale persistente nel tessuto storico della città. Il contrasto tra i manufatti industriali e la chiesa è rafforzato dalla presenza del giardino che conferisce al sito un’eccezionale drammaticità. Per iniziare, gli studenti visiteranno e analizzeranno l’area secondo i seguenti criteri: analisi del contesto (costruito, vegetazione, acqua, circolazone e accesso, le viste), tipo di quartiere, tipologia dei manufatti industriali, atmosfera del sito, individuazione dei caratteri identitari (forma, materiali, luce...). Si prevede di realizzare un albergo con circa cento camere di pregio, molto confortevoli, ma compatte, per privilegiare lo sviluppo degli spazi comuni intesi come luogo di aggregazione unico e atipico, simile a un giardino segreto e misterioso, capace di trasmettere l’atmosfera speciale di Venezia: uno spazio pedonale, permeabile, in grado di connettere il Campo di San Francesco e il canale delle Fondamenta Nuove. Il metodo di lavoro proposto sarà lo stesso che caratterizza quotidianamente le esperienze progettuali della Fondazione Wilmotte, la cui missione consiste nella promozione dell’architettura contemporanea, nel valorizzare il patrimonio edilizio esistente utilizzando materiali e tecniche attuali, pretendendo la stessa qualità sia per il nuovo che per l’antico.

FRANCESCO VENEZIA (Lauro, 1944) si laurea nel 1970 presso la Facoltà di Architettura di Napoli. Nel 1971 inizia la propria attività, sia professionale che didattica (è assistente di Pica Ciamarra), nel capoluogo campano. Dal 1986 è ordinario di Composizione architettonica e attualmente insegna presso l’Università Iuav di Venezia. Nel 1980 partecipa al laboratorio di progettazione “Belice ’80”. A questo primo approccio e al successivo Museo di Gibellina «hanno fatto seguito progetti e realizzazioni […] che provano l’intima affinità intellettuale che [Venezia] ha maturato per l’ambiente dell’isola mediterranea». Nel 1988 il Museo di Gibellina è stato selezionato per lo European Architecture Award “Mies van der Rohe”. Molti autori hanno riscontrato nelle sue opere una costante attenzione per la dimensione temporale dell’architettura. «Il senso del tempo pare essere la forza che modella la [sua] architettura» (Francesco Dal Co). Una forma di astrazione che si determina attraverso sottili “strumenti”: quelli percepibili dell’alternanza di luci e ombre che ri-disegnano le sue costruzioni, la successione anulare di più “ere costruttrici”, «l’architettura come risultato di opere di scavo» (Francesco Dal Co). O quelli meno percepibili, come l’utilizzo di soluzioni compositive che si riferiscono a «quanto di segreto, di sottaciuto, inespressivo vi è nell’esperienza» dell’architettura del passato, qualsiasi essa sia.

JEAN MICHEL WILMOTTE (Soissons, Francia, 1948) ha studiato interior design presso la Camondo, a Parigi. Ha conseguito la laurea in Architettura nel 1993. Architetto, urbanista e designer, nel 1975 ha fondato lo studio di architettura Wilmotte & Associés S.A. dove attualmente lavorano centonovantasette tecnici, provenienti da quaranta paesi diversi e cura progetti in circa venti paesi in tutto il mondo. Ha quattro sedi: a Parigi con succursali a Sophia-Antipolis, Londra, Torino, Seoul e Doha ed è suddiviso in cinque settori-chiave: architettura, interni, museografia, pianificazione urbana e design. L’attenzione ai dettagli caratterizza tutte le scale di intervento attraverso una ricerca costante della qualità dei materiali e al rispetto dell’ambiente. Secondo un’inchiesta della rivista «Building Design», Wilmotte & Associés S.A. è uno dei cento più prestigiosi studi di architettura del mondo. Dal 2005 la Fondation Wilmotte, mirando a supportare i talenti della contemporaneità grazie al W Award, aiuta e incoraggia i giovani architetti. A tutt’oggi è entrata in contatto con più di quattromilacinquecento futuri professionisti. (www.wilmotte.com; www.fondation-entreprisewilmotte.fr)

Lunedì 2 luglio 2012 W.A.VE. Workshop di Architettura Venezia numero 0 Supplemento a Iuav giornale dell’università Registro stampa n. 1391 Tribunale di Venezia a cura del servizio comunicazione comesta@iuav.it ISSN 2038-7814 Direttore Amerigo Restucci Responsabili scientifici Massimiliano Ciammaichella Marina Montuori Leonardo Sonnoli Direzione redazione testi e immagini Marina Montuori Direzione blog/multimedia Massimiliano Ciammaichella Direzione redazione grafica Leonardo Sonnoli Tutor Barbara Angi Massimiliano Botti Stefania Catinella Anna Saccani Collaboratori Monica Pastore Anna Silvestri Laboratorio interfacoltà nell’ambito dei workshop estivi a.a. 2011-12 online http://farworkshop.wordpress.com e-mail wave12@iuav.it Tutor di coordinamento Cristian Faccio Elisa Romano Gargarella Serena Piccoli Paolo Ruaro Eleonora Samaritan Coordinamento generale Esther Giani Stampa Grafiche Veneziane, Venezia

Progetto grafico W.A.VE. 2012 Leonardo Sonnoli - Tassinari/Vetta, con Irene Bacchi (identità visiva), con Monica Pastore, Anna Saccani, Anna Silvestri (quotidiano)

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ATELIER

W.A.VE. — Workshop di Architettura Venezia anno VI lunedì 2 luglio 2012 supplemento a Iuav giornale dell’università

COTONIFICIO SANTA MARTA piano terra A1 Konstantinidou A2 Tessari ETB Studio B Nesbeitt C Okada D Wilmotte E Cecchetto F Braghieri G Lovero I Corvalán con il patrocinio di

piano primo L1 Spadoni L2 Venezia M1 Desideri M2 Amirante N1 Trame N2 Hoehmann/Verdugo O1 Reicher O2 Carnevale

CONFERENZE BINATE/ TWIN LECTURES MAGAZZINI LIGABUE/ EDIFICIO 6

AUDITORIUM SANTA MARTA 3–12 luglio, ore 17:00

piano terra 0.1-0.3 Bertagnin 0.2-0.4 Gallo 0.5-0.7 Navarra 0.8-0.10 Cao

URBAN REGENERATION/2 Anche quest’anno si conferma l’attenzione per il territorio e la sinergia con le istituzioni: il Comune di Venezia e la Facoltà di Architettura hanno individuato i temi di questa edizione dei workshop estivi. Durante le conferenze binate le esperienze di Urban Regeneration di alcuni docenti saranno messe a confronto. Moderatore: Giancarlo Carnevale.

piano primo 1.1-1.3 Alvarez 1.2-1.4 Chun/De Matteis 1.5-1.6 Redazione W.A.VE. 1.7-1.9 Taormina 1.8 Magnani piano secondo 2.2 Bricolo 2.3 Kruk BAK Arquitectos 2.4 Merlini 2.5 Aymonino

3 luglio 4 luglio 5 luglio 6 luglio 9 luglio 10 luglio 11 luglio 12 luglio

Desideri/Wilmotte Amirante/Cao Taormina/Venezia BAK Arquitectos/Alvarez Braghieri/Magnani Corvalán/Nesbeitt Aymonino/Reicher Carnevale/Hoehmann–Verdugo

AVVISI PARTECIPAZIONE NESSUN WORKSHOP DEVE SUPERARE IL NUMERO DI 70 ALLIEVI. PER RAGIONI DI SICUREZZA, LOGISTICHE (AMPIEZZA DELLE AULE E NUMERO DI TAVOLI), DIDATTICHE (ORE DEDICATE A CIASCUN GRUPPO). NON CI SARANNO DEROGHE. REGISTRAZIONE Le liste definitive (cartacee) dei partecipanti ad ogni workshop andranno consegnate mercoledì 4 luglio ai tutor del coordinamento. SERVIZI Nei corridoi di ciascuna sede sono stati attrezzati contenitori appositi per la raccolta differenziata (carta, plastica, ecc.) e per i materiali di scarto dei plastici. Utilizzateli! All’esterno di ciascuna

sede è stato attrezzato un luogo apposito per eventuali operazioni di verniciatura spray (anche per la colla!) dei modelli o parti di esso. PULIZIE Nelle aule: tutto ciò che sarà lasciato per terra e sulle sedie sarà gettato. Usare i sacchetti neri forniti per un eccesso di rifiuti. Lasciarli legati in aula per lo smaltimento. Nei corridoi: tutto ciò che sarà lasciato per terra, sui tavoli e sulle sedie sarà gettato. Dalla III settimana a ciascun workshop sarà fornito una scopa e una paletta per una pulizia autonoma dell’aula, soprattutto per il giorno della mostra finale! STAMPE La facoltà mette a disposizione di ciascun workshop un budget per le stampe finali della mostra. Quest’anno, a causa della vicinanza con le

tesi di laurea, abbiamo identificato due centri. I workshop che si svolgono nella sede del Cotonificio potranno stampare (solo) presso il centro che si trova al piano terra dell’ex Convento delle Terese. I workshop che si svolgono nella sede dei Magazzini Ligabue potranno stampare (solo) presso il centro Bluestarsystem che si trova in f.ta dei Cereri (giù dal ponte di legno verso le Carceri). Dal 9 luglio i docenti e/o tutor potranno ritirare il foglio di credito nominale dallo staff del coordinamento. Si ricorda che questo contributo è inteso per la mostra finale e che potrà essere spendibile fino a venerdì 20, ore 10:00. PLASTICI A partire da mercoledì 11 luglio ciascun docente e/o tutor potrà far ritirare i fogli di carton-legno e carton-sandwich messi a disposizione presso

l’aula mostre (I piano ex Cotonificio) dalle ore 10:00. Si ricorda che rappresentanti della prossima Biennale di Architettura faranno parte del Jury e che in questa occasione selezioneranno un massimo di 40 plastici con le seguenti caratteristiche: total white e le cui dimensioni non superino i 50x50x50 cm. Si ricorda inoltre che questa dotazione è intesa per la mostra finale ed è solo un contributo; sarà discrezione di ciascun workshop concordare con i partecipanti le modalità di contenuto ed allestimento della mostra finale. TUTOR DI COORDINAMENTO I tutor di coordinamento saranno reperibili nella sede di Santa Marta, presso l’aula mostre Gino Valle (II piano) e presso l’ufficio tecnico (I piano) e, ai Magazzini Ligabue, presso la portineria. Per contatti: workshop12.far@iuav.it.


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