Wait! Talenti e avanguardie creative - n. 26

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N. 26 09 10-11/20


Editoriale

“Leggo per legittima difesa� Woody Allen


ti sei scotchato? malph.it


Ora Concept watch. Disegnato dal designer greco Alexandros Stasinopoluos. Le ore, i minuti e le date sono indicate su dei piccoli metri simili a quelli da sarta, che scorrono grazie al movimento di piccolissime carrucole. www.ale.gr WeSC Headphones Maraca retro Premium blue. www.wesc.com

The Vers iPhone Case, realizzato intagliando un vero pezzo di legno massello. Pezzi unici con una propria personalitĂ . versaudio.com

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F/W 09/10 COLLECTION


Smartphone Giorgio Armani Samsung. Eleganza italiana e tecnologia koreana per questo cellulare che accontenta proprio tutti: chi cerca le prestazioni, e chi vuole lo stile. www.samsung.it

Pure Sensia. SarĂ commercializzata per la fine dell'anno la prima radiosveglia digitale wifi compatibile con facebook e twitter per essere connessi sempre, anche appena svegli. www.pure.com

La perfetta via di congiunzione fra un telefono cellulare e una fotocamera. E che fotocamera. Questo nuovo Samsung SCHW880 è dotato di un'obbiettivo da 12 MegaPixel con zoom ottico 3x. Per ora destinato solo al mercato koreano. www.samsung.it

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Si chiama Music Chocolate ed è una splendida cassa imbottita realizzata dallo studio milanese Michi Jung. Perfetta per il vostro Ipod. michijung.com

Tavolo e panca Smooth & Smoothie, realizzate a mano dal designer francese Florent Degourc.

Per la prima volta il famoso “camo” di Bape colonizza un oggetto di arredamento. Eames Plastic Side Chair di Vitra. www.babe.com

Taccuino The Notebook Corporation, dove annotare nomi, indirizzi,pensieri o attaccare foto e immortalare ricordi. Ognuno è dedicato e riservato ad una diversa categoria: artisti, giornalisti, fashionisti, art directors, accademici, comunisti, avvocati, premi Nobel, ecc. In vendita ad 8.99 euro l'uno. Scegliete il vostro.

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www.archiegrand.com


Dal genio creativo di Michael Leon , giĂ fondatore di Commonwealth Stacks e designer per, fra gli altri, Stussy, DC, Arkitip e Nike SB, questi Skulls sono prodotti e numerati uno ad uno. In vendita a 250 dollari l'uno e giĂ esauriti prima di poter essere acqistati. Mettetevi in lista. michaelleonstudio.com

Seduta dalle inconfondibili forme femminili. Dello studio di design russo Tsesler & Voichenko www.tsesler.com

Si chiama Cipria e nasce dal genio creativo dei designer Ferando e Humberto Campana per Edra.Disponibile anche in ecopelliccia nera e multicolor. www.edra.com

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MICHELA RIBA ...e il suo Paf Movimento Intervista di Annalisa Varesi

Wait! è dalla parte dei giovani, lo sapete. Quando ci ha contattato Michela Riba, giovane artista cuneese, invitandoci a dare un'occhiata ai suoi lavori, non ce lo siamo fatto dire due volte. E ci sono piaciuti talmente tanto che abbiamo deciso di fare due chiacchiere con lei, per conoscere meglio questo vero vulcano di talento, idee e voglia di vivere. Chi è Michela Riba? E' una "Paf Artista", in realtà, quando si parla d'arte è chiamata anche Ezekiela. Confonde così le sue due personalità... La timidezza di Michela Riba con la stravaganza di Ezekiela (un po' dannista) per creare il suo mondo parallelo il “Paf Movimento”: un movimento artistico tutto suo fatto di colori mischiati sulla tela e una forte passione per Klimt, Beardsley, l'Art Nouveau, la fotografia di moda, e l'ammirazione per gli iperrealisti e la tecnica della grande arte caravaggesca...

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Così, nel 2004 ho avuto la mia "vocazione".Non credo comunque di sapere bene come definirmi. Un giorno Angelo Mistrangelo ha scritto di me: "Michela Riba espone una serie di lavori che raccontano la sua visione e interpretazione dell’ esistenza e dell’ esistente, la volonta di esprimere quell’ analisi intorno alla propria sensibilità,alle inquietudini quotidiane,alla condizione femminile. La Riba affida alle tele l’ essenza di un discorso in cui la raffigurazione si muove dalla pittura al fumetto rivisitato, dall’ introspezione alla poetica dell’ immagine fissata nella memoria come in un fotogramma. Misteriosa e simbolica,la sua donna appartiene a questo nostro tempo quanto mai complesso." Parlaci dei tuoi lavori. Come li descriveresti? Oserei prima lasciare questa citazione: "Il più grande ostacolo alla comprensione di un'opera d'arte è quello di voler capire." Così solitamente rispondo: "Tra mistico fantastico e realta' come in una favola surreale i 2 più grandi temi dell’ arte astratto e figurativo si incontrano in una ricerca artistica e una grande passione per la moda la fotografia e il glamour alla base di tutto far parlare gli occhi, lo specchio dell’ anima e render cosi vivo il quadro. Toni vividi note intense di colori nuance imperative di bianco e nero creano giustapposizioni grafiche tutto racchiuso dall’ eleganza cercare di andare avanti in questa realtà nella quale tutti ci rinchiudiamo sognando un 13




qualcosa che solo tu spettatore puoi vedere scrivi la storia del mio quadro ed io artista ne saro incantata perchè sarò riuscita a riscuotere in te sensazioni ed emozioni facendo parlare del mio quadro". I miei lavori sono tutti olio su tela, con una forte carica di passione per l'arte e una ricerca per qualcosa di totalmente mio che possa distinguermi dalla massa. O per lo meno ci provo a farla risultare tale... Non bado molto ad un progetto, inizio da un'immagine e ci gioco direttamente sulla tela, fantasticando. La tua ispirazione (se esiste)? Ti direi solo due parole: l'universo femminile. Soggetto privilegiato delle tue opere è infatti "la donna". E' una scelta casuale? E i volti, i corpi ritratti sono reali o frutto della tua fantasia? Sarà che il corpo femminile è così sensuale e dolce da dipingere, sarà che sono una donna, sarà che nelle pose che dipingo mi ci vedo una donna... Alla fine mi ritrovo sempre di fronte ad una immagine femminile. Ma non escudo che un giorno possa esserci un'evoluzione differente. La soddisfazione più grossa che ti sei tolta fin'ora con il tuo lavoro? E quella che ancora ti manca? La soddisfazione più grande è sicuramente quando gli altri chiedono dei miei dipinti, li ammirano e parlano della mia arte. E' stupendo... L'interesse del pubblico è la conferma più grande. Poi devo ammettere che la manifestazione "Made in Turin", a Palazzo Birago è stata davvero emozionante. E arrivare in finale a "Io espongo" lo è stato ugualmente,

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per non parlare della semifinale su Arte Mondadori 2009, dove siamo solo in sette, sono sicuramente degli ottimi successi. Mi manca solo la vincita di un premio. Io ci credo e continuo a provarci... Chi vivrĂ vedrĂ ! Se ti diciamo "WAIT!" cosa ci rispondi? Mi immagino la scena di voi che mi dite "Wait!", io mi giro e rimango un attimo con un punto di domanda sulla testa, come nei manga. Poi sorrido e rispondo: "Grandi ragazzi!" www.michelariba.blogspot.com




MALPH-ILOSOPHY intervista di Marco Bianchi Luca Gregorio, lo stilista che si cela dietro il marchio Malph, è un amico. Quasi un fratello. Lo conobbi, quando ancora ragazzino, volantinava accompagnato da graziose fanciulle in C.so di Porta Tcinese a Milano. Allora, già allora, ci credeva tantissimo, anche quando stampava il suo logo a casa, con la pressa a caldo, su felpe della Fruit Of The Loom... Oggi Luca, ne ha fatta di strada, ed è, con il suo prodotto semplice ma soprendente, efficace e di qualità...uno degli ‘enfant prodige’ dello streetwear italiano. Era ora di intevistarlo. Quando nasce la storia di Malph e perchè questo nome? Nel 2004 ho vissuto alle Hawaii e facevo una sorta di scuola dove avrei dovuto imparare inglese e surf. Un giorno un'onda di 3m mi frattura una spalla e mi costringe a rimanere a casa immobile e depresso, fino a quando un giorno vedo la puntata di Happy Days con Ralph Malph che, a differenza di Fonzie e di Ricky Cunningam, mi ha colpito di piu' per il suo modo di fare fuori dagli schemi. Da allora, tornato in italia nell'inesperienza piu' totale del settore moda, ho cominciato a fare teeshirt e felpe. NB: comunque tu Marco poi testimoniare il mio inizio, no? Parliamo del brand. ‘Felperia di ricerca lucida, brillante’. Così ti definisci. Cosa vuol dire? La forza di Malph e' la ricerca e l'applicazione su felpa dei materiali piu' incredibili come scotch da pacchi, pezzi di divani o pattini da ghiaccio, prato sintetico, sacchi della pattuniera, zanzariere, 1000 bolle antiurto, rete stradali, etc.. L'ispirazione e' la vita comune, quotidiana: le idee vengono girando per magazzini o supermercati, cantieri, industrie, case di amici, mercatini. Niente di Malph e' uguale agli altri. Malph e' la naturale inclinazione in un mondo troppo dritto e standard...Per questo anche il logo e' leggermente storto!

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Chi è Luca Gregorio, quanti anni ha, da dove viene e dove vuole andare? Sono un milanese adottato per amore dalla splendida Pavia. Non


ho mai studiato grafica o moda, e soprattutto non mi sarei mai immaginato di fare un lavoro del genere. Non posso nascondere la mia eta': chi conosce bene Malph sa che identifico le collezioni con il numero dei miei anni. Per i 30 anni abbiamo pensato di stamparlo grosso prendendo in giro il filone dei numeri universitari, ma con lo stile dello scotch da pacchi, il cuore pulsante di Malph da qualche stagione. Anche il tema del riciclo, è oggi molto sentito e importante. Fare business e stile con scarti di produzione è qualcosa di fantastico. Io penso subito alla storia dei fratelli Freitag e delle loro borse riciclate coi teloni del camion. A te come è venuta l'idea? Freitag e Momaboma per me sono avanti un bel po'. L'idea del riciclo nasce sempre da 2 esigenze ben distinte: la prima, in linea con le possibilita' economiche del brand e' quella di usare materiali facilmente riconoscibili, reperibili quasi a costo zero e talmente particolari da dare un valore aggiunto al capo stesso; la seconda e' quella di partecipare, anche se in minima parte, alla causa del riutilizzo e della salvaguardia del pianeta. Qualche anticipazione sulla prossima estate: abbiamo usato il materiale dei gommoni da mare, alcuni magazine erotici anni '60 e tanti pezzi di scotch! Ora una sviolinata. Come fanno i tuoi capi ad avere dei tessuti così morbidi? Io raramente ho toccate felpe di questa qualità. A volte sem-


bra cachemire... Una felpa Malph deve avere buone idee, ottime vestibilita' e deve essere bella da toccarsi e da farsi toccare! Il logo Malph. E' onnipresente. Eppure, un cosa che, potrebbe sembrare scontata, banale elemento tipico ma trito e ritrito all'interno dello streetwear è diventato il tuo punto di forza e qualcosa di molto originale. Mi riferisco soprattuto alla continua reinterpreatazione del logo, con materiali particolari...


La cosa e' voluta. Niente faccine, animaletti, cuoricini e quant'altro legati al logo. Giochiamo con la scritta Malph e tutte le sue infinite declinazioni con materiali inusuali per passare il concetto di una felperia sofisticatamente basica. In quanti punti vendita si trova il prodotto oggi in Italia? 150 punti vendita in italia con una distribuzione molto alta ed esclusiva. Alcuni esempi: Luisa Via Roma a Firenze, Sugar ad Arezzo, Nugnes a Trani, Barberia a Mestre, Jack a Torino, Spinnaker a Genova, Ragnetti ad Ancona, Mister Gal a Bologna e un certo SuperFly a Pavia... Un consiglio a qualche giovane stilista che vuole lanciare il suo marchio? Fallo e non mollare! Quante volte hai pensato di lasciare, e quante volte hai trovato la forza di andare avanti? Sara' banale ma c'e' da premettere che questo e' un settore difficile. Per me mollare vorrebbe dire non solo rinunciare a un lavoro ma anche a un sogno, a un progetto di vita. Idee ed evoluzione del prodotto 'Malph'? Vedremo altri prodotti? Parlo di accessori, calzature, camicie ecc.. Malph e' fermo sostenitore del concetto di specializzazione: continuiamo con quello che abbiamo sempre fatto e sappiamo fare meglio, le felpe. L'evoluzione della specie e' la donna! Con l'inverno 010/011 infatti inseriamo pochi pezzi da donna ragionati, innovativi. Un'idea di felperia da donna differente, poco 23


schematica, per nulla "dipendente" dal concetto maschile che spesso fa da padrone nel settore dello sport&street wear. Nota bene: il piumino e' una interessante eccezione che conferma la regola... A proposito di piumini... mi è piaciuto tantissimo il tuo nuovo piumino, con maniche staccabili in 2 punti, che si può trasformare in gilet smanicato... E mi ha fatto capire che il brand stava diventando importante. Non tutti sono in grando di pensare e produrre un prodotto così complesso. Sia dal punto di vista stilistico che proprio della produzione... Un’ unica semplice idea: un piumino interattivo. Giocando con le zip nel sotto manica e ad altezza della mezza manica puoi avere 3 utilizzi in 1. Piumino intero, smanicato o 1/2 manicato.L'idea assomiglia a quella attuale del colletto della polo Malph portabile in 3 differenti posizioni, ricordi? I colori del piumino sono semplici ma efficaci: blu e nero con zip panna. Per l'inverno prossimo pensiamo a nuovi colorazioni del nylon e a sviluppare in modo rivoluzionario il buon-vecchio concetto della risvoltabilita'. Quante ore della tua giornata occupa Malph? Difficile, quasi impossibile da definire: devo conteggiare anche quando lavoro con la fantasia mentre dormo, mangio o faccio sport? Quante persone lavorano dietro Malph? Come avrai notato parlo di Malph sempre al plurale: pur facendo tutto da solo, sono monitorato da persone a me molto vicine anche a livello personale. Lo sento davvero come un team. Come gestisci il 'product placing’? Se posso di persona: adoro entrare nei negozi e respirare l'aria che c'è all'interno, conoscere i propetari, i buyer e gli assistenti alle vendita: tutti loro possono darti qualcosa se nasce l'atmosfera giusta. Gran parte delle idee mi vengono nei negozi. Ad oggi Malph copre quasi tutto il territorio nazionale con 8 rappresentanti.

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Malph si espanderà all'estero? Sto buttando qualche seme in Europa: vediamo che succede.




THE USELESS WOODEN TOYS Intervista di Gabriele Medico

Riccardo Terzi e Gilberto Girardi in arte USELESS WOODEN TOYS parlano del loro nuovo lavoro Fuckin Business e non solo. Come nasce il nome Useless Wooden Toys? Il nome nasce dopo un anno che collaboravamo insieme. A differenza di molti dj che utilizzano le plug-in, noi ci siamo concentrati piu' sulla ricerca di synth vintage e suoni analogici e una particolarità di questi Synth è proprio il legno come bordatura... In più ci siamo ricordati di un vecchio video di skater che avevamo visto dal titolo appunto USELESS WOODEN TOYS e ci è piaciuta l'idea di scimmiottare l'utilizzo usa e getta delle macchine. Con il nuovo disco, Fuckin' Business sembra che abbiate perso un po' quell'ironia dei primi dischi. E’ cosi' o è solo un’ impressione? A differennza di Dancegum, che presentava degli aspetti piu' autoironici grazie anche all'utilizzo dei testi in lingua italiana,con questo EP abbiamo voluto

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provare a dare un venatura piu' seria con sonorità piu' forti e con meno utilizzo di campioni. Con questo non abbiamo perso del tutto la nostra ironia tanto è vero che il prossimo disco che uscirà, “Bomba”, realizzato con un rapper italiano, ha uno stile molto piu' simile a quelli precendenti, quindi siamo aperti a tutte le strade. Come cataloghereste i vostri Ep in un negozio musicale? “Dance Gum” potrebbe finire nello scaffale Pop data la struttura dei pezzi e i cantati mentre “Fuckin' Business” per le sue sonorità lo vedremmo bene nello scaffale Electro indie. I Soulwax dicono “2 Many Dj's”. Secondo voi è veramente cosi' oggi? Ci sono troppi Dj? E’ diventato un mestiere alla portata di tutti? No, non credo sia cosi', noi nasciamo come produttori e questo è ben diverso da fare solamente i dj set. Se pensi ai 2 big italiani di questo genere, Crookers e Bloody Beetroots, noti che i loro dj set differenziano dalle loro produzioni e quello che gli ha dato il loro maggior successo sono sicuramente i lavori in studio, derivati da quello che è il loro rispettivo background musicale. Il tuo bagaglio musicale è fondamentale, senza di quello non riesci neanche a creare un tuo suono, una tua identità. Gli anni passati a comprare vinili e ad ascoltare musica alla fine ti formano e senza questo non basta Traktor e degli Mp3 comprati su Beatport a fare di te un dj. Gli ultimi 3 dischi che avete apprezzato? Sicuramente Duck Sauce (Armand Van Helden + A-Track), l'ultimo disco degli Air (Love 2) eil nuovo Ep di Riva Starr - I Was Drunk Cosa c'e nel vostro futuro? La cosa che accadrà a breve sarà l'uscita del video di Fuckin' Business, successivamente uscirà il secondo Ep che si chiamerà Bomba. Poi abbiamo preso contatto con due rapper stranieri via web e magari da questa collaborazione uscirà fuori qualcosa di nuovo. Conclusioni o saluti? Un saluto solo ai ragazzi de La Valigetta ( Allo e Coojo) con i quali si è

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instaurato un ottimo rapporto di stima e rispetto, con i quali, dopo alcuni sacrifici, si stanno raccogliendo le prime soddisfazioni di questo progetto!



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Scott Matthew “There is an ocean...”

Burial/Fout Tet “Moth/Wolf Cub”

Delicato, struggente, armonioso: il cantautore australiano conferma appieno le ottime impressioni dell'esordio. E qualcosa in più. Voto: 7 M. L.

Cosa accade quando due geni indiscussi si ritrovano a lavorare sullo stesso progetto? Risparmiatemi la retorica e ascoltate queste due gemme. Voto: 7 M. L.

Uochi Toki “Libro audio”

Ólafur Arnalds “Found songs”

Pearl Jam “Backspacer”

Secondo capolavoro in successione per Napo e Rico. Che bisogno c'è di girarci attorno? I diretti interessati non apprezzerebbero. Voto: 8 M. L.

Il concept? Comporre e condividere online un pezzo al giorno, per una settimana. Il risultato? In una parola: emozionante. Voto: 7 M. L.

Istruzioni per l'uso: acquistare 'Vitalogy', gustarlo dal primo all'ultimo secondo, e far finta che 'Backspacer' sia solo un brutto sogno. Voto: 5 M. L.

The Pains Of Being Pure At Heart “S/T” Una gemma indiepop/shoegaze direttamente dalla Grande Mela. Dieci, piccole meraviglie per cuori infranti. Voto: 7,5 M. L.




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Cassius - YSTC (Reset!'Trouble'RMX)

Riva Starr - I Was Drunk feat Noze

Duck Sauce Anyway

L' inconfodibile sound FUNKETTONE colpisce ancora nel segno. C’è un’ impronta molto personale al brano su questo remix e quel tocco ritmico che gli spalanca le porte del dancefloor. Voto: 7 G. M.

L'Italiano ormai londinese acquisito ci stupisce tutti con un Ep fuori da ogni schema. Sonorità etniche, tribali, electro si fondono in un mix che apprezzerebbe anche Kusturica. Capolavoro! Voto: 8 G.M.

Amrand Van Helden con A-Track presentano il loro progetto che ti farà venire voglia del pantalone a zampa!!! Un disco favoloso anche per i non amanti del genere. Voto: 9 G.M.

Bloody Beetroots Romborama

Muse The Resistance

Tantissime collaborazione per un album eclettico che non delude affatto le aspettative. Voto: 8 G. M.

Non è Showbiz o Origin of Symmetry ma tutto sommato lo si ascolta piacevolmente. Voto: 6 G. M.

Robbie Williams Reality Killed the Video Star Dopo la caccia agli alieni Robbie torna con un album dalle influenze electro graffianti con accenni agli anni 80. Stupisce. Voto: 7 G. M.


RECENSIONI - news & cult Massimo Volume - Bologna Nov. cult 2008 (2009, Mescal) Ci sarà qualcuno che se lo starà chiedendo. Qualcuno che si starà chiedendo se questo fosse un disco necessario. Qualcuno che starà dicendo che, in fondo, si tratta semplicemente di un live. Ci sarà qualcuno, qualcuno ci sarà di certo. Qualcuno c'è sempre. Qualcuno che storce il naso, che non riesce a seguire il discorso. Perché si tratta proprio di questo; si tratta di un discorso. Un discorso interrotto sette anni fa, un discorso ripreso, magnificamente, nell'estate del 2008. Un discorso che trova, in questo modo, la sua naturale congiunzione tra passato e futuro. Un discorso che passa, indiscutibilmente, da qui. Dai lunghi mesi durante i quali le parole e la musica dei Massimo Volume hanno ricominciato a viaggiare. Hanno ricominciato a tuonare. Hanno ricominciato a echeggiare, da Milano a Catania. Da Urbino a Salerno. Da Bruxelles a Bologna. Bologna, la loro città. Bologna, la notte dell'11 Ottobre – recita uno dei loro brani più conosciuti. Un'altra notte bolognese segnerà per sempre la carriera di Emidio Clementi, Egle Sommacal e Vittoria Burattini: il 7 novembre 2008, data in cui è stato registrato, in un'unica session e senza alcuna sovra-incisione, Bologna Nov. 2008, dinanzi ai mille spettatori dell'Estragon che d'ora in avanti diverranno migliaia. O forse più. Perché chiunque abbia amato questa band, chiunque abbia presenziato ad un loro concerto, chiunque abbia percepito il peso del loro ritorno sulle scene non potrà fare a meno di ascoltare le undici tracce che compongono quest'album. Undici tracce, selezionate tra oltre venti per cogliere al meglio l'essenza di un anno trascorso sui palchi di tutta Italia, di una carriera che cerca la propria sintesi attraverso quaranta minuti, e poco più. Attraverso una gemma che, finalmente, potrà essere ascoltata e riascoltata nella veste che le compete: Esercito di Santi. Attraverso alcuni tra i capitoli più emozionanti della discografia di uno dei gruppi italiani più seminali della storia. Attraverso un nuovo inizio, una nuova vita, un nuovo compagno di viaggio (Stefano Pilia), una nuova consapevolezza. E la stessa vecchia poesia che, come il buon vino, col tempo, raggiunge la perfezione. Ha poco senso perdersi in giudizi, perché sì: questo disco era necessario. MICHELE LEONARDI

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Japandroids - Post-Nothing (2009, Polyvinyl) Mettiamo subito le cose in chiaro: i Japandroids non inventano proprio un cazzo. Cercatori d'oro, feticisti dell'innovazione, seguaci incalliti dell'etichetta intellettuale sono avvisati. Ma insomma, li avete visti bene? Vi siete concentrati un minimo sul loro nome? Avete dato uno sguardo al titolo dell'album? “Post-niente”; come dire: amico, noi ci stiamo solo divertendo. Questi due sono un po' matti. Questi due non hanno tutte le rotelle al loro post(o). Questi due non si prendono mica sul serio. E menomale! La ricerca della felicità, per Brian King e David Prowse, si interrompe davanti ad una chitarra e una batteria. Tutto qui. Post-niente: ci basta questo, via dai coglioni e lasciateci suonare in pace. Il messaggio, in parole spicciole, recita proprio così. E si sente. Post-Nothing è esattamente il disco che ogni garage rocker che si rispetti vorrebbe lasciare nel proprio stereo ad oltranza durante l'estate: un concentrato di potenza, velocità e qualità purissima. Già dal primo ascolto, The Boys Are Leaving Town si piazza in testa come una bomba ad orologeria pronta a scoppiare in qualsiasi momento: in quattro minuti, il biglietto da visita dell'opera è bell'e servito. Poi, è il momento di Young Hearts Spark Fire, il brano più celebre del lotto, il manifesto del disco in sé, con il suo motto incalzante e perfetto: “I don't wanna worry about dying! I Just wanna worry about those sunshine girls!”. Il turno di Wet Hair è, semplicemente, il punto di non ritorno, la sintesi assoluta di questi trentacinque minuti di sana, lucidissima follia in fuzz. Dopo Rockers East Vancouver, i toni si incattiviscono con Heart Sweats, lasciando intravedere le tinte cupe che, poco dopo, troveranno conferma in Crazy / Forever, il pezzo più atipico, alienante ed oscuro dell'album. Ci pensa Sovereignty a riassestare la situazione, con la rapidità cui eravamo stati abituati ed il solito, coinvolgente refrain da canticchiare, canticchiare e canticchiare ad ogni singolo ascolto: “It's raining in Vancouver, but I don't give a fuck! Cause I'm far from home tonight!”. Con I Quit Girls, il duo canadese mette il punto esclamativo sul loro primo LP in studio all'insegna dell'essenziale, grazie ad una traccia scarna, acida, bruciante: “She wears white / six days a week / she was just one of those girls / and if you're lucky / on the seventh day / she'll wear nothing”. Come precedentemente annunciato, “Post-Nothing” non è certamente uno di quei dischi che cambiano la storia della musica: d'accordo. Ma il bello è – e lo si percepisce in ogni nota – che non ne ha mai avuto l'intenzione. Perciò in culo gli annali, in culo le classifiche, in culo valutazioni e stelline, in culo generi e sotto-generi, in culo critici e in culo adulatori. La musica dei Japandroids non ha bisogno di essere compresa; va semplicemente ascoltata a tutto volume. Come l'estate. Come la vita. MICHELE LEONARDI new

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Red House Painters - Down Colorful new Hill (1992, 4AD) C’è un letto, abbandonato. Quante volte. Quante volte, quel letto, che in realtà dovrebbe essere nulla, se non fautore di sollievo, è stato il solo testimone di una disperazione silenziosa, di una morte lenta. E sembra così delicata, a pensarci, sembra così delicata la morte, in quei momenti, così dolce. Ma forse è soltanto un trucco. Un mero trucco del silenzio. C’è qualcosa, fra quelle coperte. Qualcosa che pesa troppo, un pensiero, un ricordo. C’è attesa. La chitarra passeggia una melodia di velluto, che adagio ci accompagna lungo la collina, inizia 24. Down Colorful Hill, esordio dei Red House Painters datato 1992, è un inno alla disillusione, una preghiera flebile che si spegne fra le sue stesse braccia. Sei canzoni, all’insegna di una magia che sul finire del secolo molti lavori targati 4AD hanno regalato, di una lentezza ancor più lacerante di quella dei Codeine, e di un caldo, tenue intimismo: un quadro variegato nel quale s’insinuano Cocteau Twins, Lisa Germano, Nick Drake, Smiths. Gli strumenti sembrano quasi respirare, sono un eco lontano, un grido che ha già trovato, dentro sé, la sua naturale repressione, la voce di Mark Kozelek proviene da altrove, è la voce di ciò che è stato, una voce che non c’è. Eppure gravano, questi passi, come impronte lasciate sulla neve dell’inverno del cuore. E anche il sole, ormai, ha smesso di battere. Anche il sole si è già arreso, arreso da un pezzo. E il cuore, il cuore rimane lì, solo a tormentarsi, e affliggersi, il cuore piange un amore che non trova pace, un’esistenza che da soli vale nulla: ascoltando Medicine Bottle il senso di vuoto si fa oblio, più che mai senza bagliore, o appiglio alcuno. Down Colorful Hill pare l’incedere di una delicatissima marcia funebre, nel cimitero della solitudine: undici minuti di un’eterna speranza che non ha mai futuro, quasi si desidera “sbarazzarsi del proprio amore” per poi poter prendere definitivo commiato dalla vita. Se Japanese To English altalena toni sommessi a fievole luci, quasi fossero piccole lucciole a sera, Lord Kill The Pain dona nuovamente fiato lungo un’invocazione dalle tinte folkeggianti. La struggente Michael, infine, lamenta il ricordo di un amico scomparso, e dona interminabili momenti di commozione sin dalle prime note e parole: “Michael, where are you now?”. Forse, finito il disco, rimarrete immobili per un po’, in silenzio. Il torpore vi avvolgerà completamente, e con lo sguardo sospeso chissà dove, negli sterminati spazi della mente e del cuore, vi ritroverete ancora lungo la collina. Vi siederete un attimo, senza proferire parola. E resterete lì. Resterete lì, a contemplarla nella sua immensità e nel suo eterno splendore. MICHELE LEONARDI

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RECENSIONI - Talenti Emergenti Kumar Solarium - DiD, 2009 Non frequento il genere del quale i DiD sono alfieri. Non frequento luoghi assordanti, ossessivi, strabilianti e stupefacenti, ma è indubbio. Che questo Kumar Solarium è sorprendentemente moderno, pur se decisamente di nicchia; tra l’altro molto bello il nome scelto per l’album, decisamente meglio di DiD. Accidenti, ma non potrebbero invertire? Cosa aspettarsi da questo disco? Del gran rumore, ossessive basi elettroniche e drum machine impeccabili (saranno tedesche?); una bel cantato e chitarre elettriche usate al posto giusto, al momento giusto. L’ascolto, e i ritorni di ascolto, mi sorprendono: mi viene l’angosciante dubbio di non essere nel Belpaese: salgo a Tokio su un treno monorotaia, attraverso l’Asia tunnel dopo tunnel a velocità folle, tra matrici numeriche e paesaggio al tungsteno, dalla steppa all’Olanda, un viaggio che mi conduce nella caverna del mio animale guida. Respirate, un’esplosione di menta fresca, rinfrescante e audibile almeno oltre il sette. Poi ognuno deciderà per sé. ENRICO MAURO

Calvino - Vegetable G 2009 L’inizio è sconcertante, stavo già lanciando il Mac Book nel dirupo… per fortuna al secondo otto le cose cambiano: non tranquillizza la scelta musicale di codesti vegetali, pare che suonino delle filastrocche con il basso che “pompa”… d’altra parte in un disco dedicato a Calvino (Italo)… ci stanno le filastrocche e ci stanno anche gli scompensi, le sorprese, i mutamenti, i colpi di scena e ci stanno i rumori astrali di aggeggi e diavolerie elettroniche… ecco una eco dei Pixies di Trompe le Monde: geniale. Mi pare che offrano una buona miscela tra passato e presente: non so se sarà questo l’album del crack, ma mi pare che le potenzialità ci siano proprio tutte. Con un’ulteriore altra certezza: l’Italia è inevitabilmente troppo piccola, troppo piccolina, per costoro. O la nicchia o l’estero… non so, se gli Arctic Monkeys fossero stati italiani, avrebbero avuto il successo che hanno? Vedi i Giardini di Mirò… Voto in audibilità 8, in attesa che qualcosa cambi. See, seeee… ENRICO MAURO

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La quarta dimensione – Luca Olivieri 2008 Né allo spazio, né al tempo, né a questo disco, ma la quarta dimensione che nessun ben sa cosa e dove sia. Il disco di Luca Olivieri indaga territori inconsueti, ma non inediti, poiché già Brian Eno ha scoperto, se non battezzato questi panorami. Certo, qui troviamo una commistione molto Europea, meridionale e latina, un’aria struggente da balera padana, o da tangueros argentini: lunfardo parlato a denti stretti, in nebbiosi porti padani. Quale sia il posto giusto di questa musica non lo so dire… è triste e struggente, evoca spiriti dai corpi ormai decomposti, non ha un filo di voce e tende a un sottile suicidio elettronico completamente privo di dolore. Desensibilizzato: ottima colonna sonora per un film, un video, un racconto o un funerale. Non il mio, però, preferirei qualcosa di più ritmato… e pasticcini e champagne. 6,5 e due Atto di dolore (Mi pento e mi dolgo mio signore...). ENRICO MAURO Summertime Blue – Alessandro Hellmann + Nestor Band, 2009 Mi trovo nelle peste a recensire questo disco. Al suo interno contiene due brani premiati, uno con il premio Fabrizio De André al miglior autore (il brano è Le tue mani), l’altro con il premio Augusto Daolio e Premio Guido Gozzano al miglior testo (e la canzone in questione è A mia madre). Posso solo dire castronerie… e allora, che dire? A pelle, il disco è piacevole. Ben scritto, ben suonato, ben impacchettato, ben premiato, ben fatto: ma io ho già la collezione di De André, e preferisco ascoltare lui. Ecco, forse il suo limite è l’eccessiva, fantastica per certi versi, somiglianza (verosimiglianza) con quelli che sono le radici per nulla celate. Per un dieci manca a mio giudizio un tocco di maledizione, nei temi o nei fatti, un po’ di cattiveria, un po’ di furia iconoclasta, qualcosa che risvegli le coscienze e non solo auguri una buona notte, serena e con una camomilla sul comodino. La rivoluzione da qualche parte dovrà pure iniziare o no. 7+. ENRICO MAURO All the Different Deaths and Rebirths – Nicker Hill Orchestra 2008 Quando a me dicono “orchestra”, io penso a un grande insieme di musici, vestiti come pinguini e con strumenti che manco so che cosa sono. Un complesso numeroso, complesso appunto, che suona a fiato e a corda e a percussione e a quando d’altro senza cavi elettrici. Al massimo della roba jazz… Boh… questi sono solo quattro, dove sta l’orchestra? Ma non possiamo dare alle cose il loro nome? Cinque pezzi di album, per un totale di quaranta3 minuti, due da dieci, una da otto e due da sette. Lo stile è quello dei Mogwai, degli Slint di un low-fi disturbato a tratti, bianco e anglo sassone (non so se protestante, anzi un po’ sedato): se piace il genere, pur senza picchi di originalità, meritano l’ascolto. Di certo non riempiranno per dieci concerti di fila l’Arena di Verona ballando sul mondo… un caso lampante di musica giusta nel posto sbagliato? Per adepti, parenti e sognatori illusi. Sette meno di audibilità scoscesa. ENRICO MAURO

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SHIVER di Meggie Stiefvater - Rizzoli Stephenie Meyer con Twilight ha riscritto la storia del romanzo vampiresco giovanile. I suoi Best Seller hanno avuto un successo planetario. In tanti sull’onda dell’entusiasmo hanno cercato di cavalcare la moda scatenata dalla Meyer senza però riuscire nemmeno ad avvicinarsi alla sua popolarità. Meggie Stiefvater ci prova con Shiver romanzo fantastico dove amore e fantasia si intrecciano in una storia originale e di sicuro impatto. Grace da sempre osserva i lupi nel bosco accanto a casa sua e uno in particolare con degli affascinanti e penetranti occhi gialli diventa il “suo” lupo. Il precipitare, inesorabile, degli eventi, la porteranno ai confini di quella che crede realtà, in una storia d'amore sfuggente e coinvolgente. La Stiefvater reinterpreta la figura del licantropo a suo modo in una sorta di maledizione forse peggiore di qualla tradizionale. Un amore che ha poco tempo per sbocciare e troppo per rischiare di finire per sempre. PIERPAOLO BIRONI LA VITA CHE VOLEVO di Lorenzo Licalzi - Rizzoli Avete davvero ottenuto ciò che volevate dalla vita? Questa domanda se la deve essere posta anche l’autore prima di scrivere questo romanzo. Una serie di storie che si intrecciano, di momenti e attimi vissuti che potevano portare le vite dei personaggi in una direzione ed invece le hanno portate in altre. Tanto tempo a farsi governare dalla paura di rischiare in alcune scelte invece di affrontarle e vivere un mondo completamente diverso. Licalzi ritorna in libreria con il suo solito humor e la sua grande vena narrativa confermandosi uno degli autori italiani più originali e stimati. Un libro adatto sia a chi crede nel destino sia a chi non ci crede e che alla fine porterà tutti alla fatidica domanda: “E’ davvero questa la vita che volevo? PIERPAOLO BIRONI SAPER PERDER di David Trueba - Feltrinelli A quasi dieci anni dallo splendido “Quattro amici”, lo spagnolo David Trueba ritorna con un nuovo romanzo altrettanto riuscito, “Saper perdere”. Tre i protagonisti: Leandro, Lorenzo e Sylvia, rispettivamente nonno, figlio e nipote, con la capitale iberica a fare da sfondo ai loro desideri e alle loro quotidiane sofferenze. A uscirne malconci sono soprattutto i personaggi maschili, totalmente pervasi da un opprimente senso di inconcludenza. L’incapacità di affrontare una realtà che poco alla volta finisce per sgretolarsi inesorabilmente costringe Leandro a cercare in una prostituta nigeriana ciò che l’anziana moglie morente non è più in grado di offrirgli, dilapidando così buona parte del patrimonio familiare. Suo figlio Lorenzo, dopo il fallimento nel lavoro e il divorzio dalla moglie Pilar, finirà addirittura per macchiarsi dell’omicidio dell’ex socio in affari, Paco. Tutto questo per il desiderio di conquistare ciò che si vorrebbe essere e sfuggire a quella sconfitta segreta che ciascuno di noi si porta dentro. A rischiarare questo quadro di umanissima miseria è la nipote Sylvia, con le sue tipiche ingenuità da sedicenne nell’affrontare una relazione all’apparenza impossibile con il ventenne Ariel Burano, giovane stella del calcio, bello, ricco e famoso. Da leggere. MATTEO GARLASCHI


SOUTH PARK E LA FILOSOFIA. A cura di Robert Arp. ISBN Edizioni “Che cosa ha a che fare la filosofia con le flatulenze? E’ accettabile ridicolizzare, in un colpo solo, islam ed ebraismo, Scientology e Chiesa cattolica, gay e animalisti? E’ giusto che un cartone animato usi espressioni come «Fotti-zio», «Leccami le palle», «Porca trota», «Figlio di sultana», «Cazzarola»? Oppure sono proprio prodotti come South Park a essere causa del declino del mondo occidentale?” Questo ci chiede Robert Arp, curatore di questo “South Park e la filosofia” nell'incipit del saggio. Perchè diciamocelo, di South Park possiamo dire davvero tutto, ma associarlo alla filosofia sembra il classico “passo più lungo della gamba”. Eppure ci sarebbe molto su cui interrogarsi. Perchè e come persone equilibrate e per bene riescono non indignarsi di fronte ad un'infermiera con un feto attaccato alla testa, o a ridere di gusto ogni volta che lo sfortunato Kenny muore (e succede tutti gli episodi)? Cosa scatenano in noi le vicende dei piccoli Stan, Kyle, Cartman e Kenny? I loro creatori sono dei geni, o dei pazzi squilibrati? Domande, domande e ancora domane. E a cosa servirebbe la filosofia se non a farci interrogare e a darci risposte? Ecco dunque questi ventidue brevi saggi filosofici, rigorosi e spassosissimi, che interpretano il nostro presente attraverso lo sguardo politically uncorrect, blasfemo e al tempo stesso geniale dei personaggi di uno dei programmi televisivi più di successo e più censurati del nostro tempo. Gustateveli uno per uno. ANNALISA VARESI

Dal blog alla carta stampata. Un passo difficile, ma ormai obbligato per alcuni siti web che, negli ultimi anni, sono diventati dei veri e propri fenomeni popolari, focus di tendenze e stili, sempre al passo con la realtà di un mondo come quello del fashion in continuo e frenetico movimento: Parlo di “The Sartorialist” e di “WhoWhatWear”. Il primo vero capostipite dello streetstyle, cioè della ricerca delle nuove tendenze letteralmente “nella strada”, fra la gente, con il solo ausilio di una reflex, il secondo catalizzatore dei dettami della moda “made in hollywood”, attento a non lasciarsi sfuggire nemmeno il più piccolo accessorio, sempre a cavallo fra fashion e gossip. Entrambi oggi si concedono il lusso di pubblicare un libro, due guide diverse nelle attitudini ma entrambe da sfogliare e risfogliare, vademecum preziosi del fashion nell'internet era. 41 Acquistabili su amazon.com.


WRATH ARCANE BIG LABELS ARE FUCKED Diciamolo subito. Uno dei nostri brand preferiti. Il motto mette subito le cose in chiaro: BIG LABELS ARE FUCKED. Insomma le ‘major’ della moda ora, con l’arrivo di WRATH ARCANE sono fottute. Un urlo di guerra decisamente cattivo ma anche molto ironico. Duri e puri da Cleveland- Ohio. Come vedete non amano molto i colori (ci sono quasi solo i toni del nero e del grigio antracite), ma danno tutto nei tagli, nei materiali preziosi, insomma THE PRODUCT FIRST. Tutto orgogliosamente Made in USA. Come dicevo, c’è molta ironia nel loro motto, perchè sanno benissimo di essere un piccolo brand, con una piccola ma accurata distribuzione. Lo scorso anno, raccontano sul loro blog, la crisi americana li mandò quasi con le gambe all’aria perchè molti dei negozi dove dovevano consegnare chiusero i battenti e altri furono impossibilitati a ritirare la merce che Wrath Arcane aveva già prodotto. Ma nonostante tutto, continuano a produrre in USA, e non ne vogliono sapere di spostarsi, per sostenere la piccola manifattura artigianale locale. Un prodotto che amiamo, per il cuore con cui è fatto, la passione, la cura nei dettagli. Senza compromessi. Uno stile decisamente dark-rock per chi ama brand come Rick Owens e compagnia bella. MARCO BIANCHI

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Maglione con mostrine e fodera interna scozzese Andy Richardson

T-shirt Italia Independent e Borsalino in pelle

Occhiali Super modello Luciano

Martine Rose Padded Circle Shirt

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Chiodo in panno Pharmacy Industry

Sopra bomber Acne, sotto giubbotto reversibile con interno in pelo Madson Discount

Giacca tre bottoni Andy Richardson

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Felpa Madson Discount

Felpa coi guanti Byg Bang

Monoty Clothes: felpa sunglasses battle, la “borsa� tracolla, portafogli in pvc - nuova serie

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Anello Obey

Betsey Jonson Hearts Tights

T-shirt Hellz Bellz

Chi non si accontenta e cerca sempre qualcosa di ricercato e soprattutto unico, non potrà lasciarsi scappare queste tees realizzate da Gap con la colaborazione della disegnatrice, fotografa e stylist francese Garance Doré. Le t-shirts ritraggono acune delle sue illustrazioni più famose e sono realizzate in una serie superlimitata di 69 pezzi ciascuna, in vendita da pochi giorni in esclusiva da Colette, a Parigi. Certo, 69 per grafica sono davvero poche, soprattutto in considerazione della popolarità della Doré. Non resta che sperare che Gap cambi idea e decida di produrne di più. www.garancedore.com

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Felpa coi guanti Byg Bang

Maxi-tee Christopher Keane for Topshop Stivaletti borchiati a mano Frye

Cheap Monday Tight Lace Denim


Maison Martin Margiela

Mark Ronson x Gucci

Sneakers in pelle con inserti in feltro Balenciaga

Android Homme

Golden Goose


Puma Suede nella silouette originale del 1978

Nike Blazer Vintage

Reebok Pump x Colette 20째anniversario con tomaia in felpa

Adidas Samba x Stone Island

Nike Dunk Woman Hi Skinny Vichy

Supra TK Society


Clarks 60’ anniversario Limited Edition Harry’s Tweed

Clarks 60’ anniversario Limited Edition - English Flag

Paul Smith

Volta Footwear modello in suede

Stussy x Doctor Marten’s

Opening Ceremony



BRAND REVIEWS - NEW, HOT & FRESH GOURMET. Come dice il nome, un marchio da palati fini. Il brand è americano ma sono fatte in italia con materiali premium e inserite in negozi top. Queste scarpe si ispirano alle Nike (notare le air di alcuni modelli), in particolare alle Jordan, dando loro tuttavia un ‘twist’ esclusivo, essenziale, prezioso. www.gourmetinyourface.com MARCO BIANCHI

ATELIER LA DURANCE. Un denim ‘raw’...duro, puro e vergine. Importato dal Giapppone e lavorato in un piccolo laboratorio in Provenza. Questo jeans francese è curato nei minimi dettagli, ha un etichetta in pelle marrone con una scritta dorata ed elegante. Il portachiavi attaccato al jeans contiente tutto il set (ago, filo, bottoni) per una pronta autonoma riparazione. Un cult, esclusivo, per appassionati. www.atelierladurance.com MARCO BIANCHI

STRIIPE. C’è chi pensa (e chi spera) in un nuovo fenomeno stile Kawasaki. D’altronde anche queste scarpe vengono dalla Danimarca. Hanno un prezzo concorrenziale (80 euro circa), strizzano l’occhio al trend delle hi-top e hanno dettagli colorati che le rendono senz’altro particolari e ammiccanti alla teen-generation. Sarà boom? Chi vivrà vedrà. www.striipe.dk MARCO BIANCHI

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55DSL: “10.55 LIMITED EDITION TEES THE MAGAZINE SERIES” Davvero bella questa idea di 55DSL. Parlo dello spin-off 10.55, un progetto che da spazio ad artisti e grafici di tutto il mondo, invitati ad esprimere la propria creatività nella creazione di vere t-shirt opere d'arte. Un prodotto ovviamente e volutamente di nicchia, ed infatti ogni t-shirt è prodotta in soli 1055 pezzi e distribuita in selezionati store 55DSL in tutto il mondo. Il progetto è partito con una sola linea di tees da uomo, ma è stato un tale successo da convincere 55DSL a creare anche una linea da donna, ed a progettare periodicamente serie tematiche particolari. Ed è una di queste serie che vi mostriamo: la “Magazine Serie”. Vi dicono nulla “WAD”, “Nylon”, “Vapors” o “Lodown Magazine”? Sono solo alcune delle illustri testate che hanno “prestato” i propri grafici e il proprio nome per questo progetto. Una riuscitissima unione di moda e cultura. Chapeau.www.55dsl.com

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ART & EXIBITIONS NEW YORK Moma TIM BURTON: RETROSPECTIVE Dal 22 Novembre 2009 al 26 Aprile 2010 Questa importante retrospettiva della carriera di Tim Burton (1958), costituita da una galleria espositiva e una serie di film, considera la carriera di Burton come regista, produttore, scrittore e artista concettuale di live-action e film d'animazione, non dimenticando il suo lavoro come scrittore di fantascienza, fotografo e illustratore. Seguendo la corrente della sua immaginazione visiva dai disegni della sua prima infanzia fino ai lavori della maturità, la mostra presenta opere d'arte nate durante la creazione e la produzione dei suoi film, e mette in evidenza una serie di progetti non realizzati e mai visti prima. Disegni, storyboard, pupazzi, costumi, oggetti di scena, stampe e immagini digitali, modellini e sketchbook, per raccontare il mondo geniale, poetico e orrorifico di un uomo visionario che ha saputo reinventare un genere, come nessuno capace di risvegliare l'immaginazione ed esorcizzare gli incubi di ognunoi di noi. BOLOGNA Galleria Forni ROTELLA AMERICAN DREAMS Dal 10 Ottobre al12 Novembre 2009 Alla sua seconda tappa, dopo New York, la mostra accoglie nelle sale della Galleria Forni, una selezione consistente delle opere esposte nella più antica galleria americana, la Knoedler Gallery fondata a New York nel 1846, in occasione di un'importante retrospettiva recentemente conclusasi e ampiamente recensita da autorevoli testate come il New York Times e Flash Art International. Autore ormai storicizzato e di indubbia fama internazionale, Mimmo Rotella è ormai riconosciuto in Italia e all'estero come il maestro del décollage. Il corpo centrale della mostra proveniente da New York è inoltre arricchito da una selezione di lavori che, grazie alla collaborazione della Fondazione Mimmo Rotella e della Galleria Tega di Milano, ne valorizzano i contenuti completando la poliedrica natura artistica di un uomo che ha fortemente segnato il corso della storia dell'arte del nostro '900. ROMA Mondo Bizzarro Gallery NATURAL BEAUTY Dal 17 Ottobre al 3 Dicembre 2009 Alcuni fra i maggiori esponenti del movimento pop surrealista americano tornano alla Mondo Bizzarro Gallery di Roma, nella mostra collettiva “Natural Beauty”. Dal 17 ottobre saranno presentate le opere originali di diversi artisti di spicco della più vitale scena artistica americana. I contenuti e gli stili delle opere esposte sono quanto mai eterogenei: c’è la pittura ispirata alla grafica anni ’50 di Shag, le grottesche sculture e i diorami di Elizabeth McGrath, la pittura mortifera e inquietante di Chris Mars, le creature ironiche e fantastiche dei quadri di Scott Musgrove la grafica retrò di Gary Taxali, l’universo delicato e macabro di Jessica Joslin (che realizza scuture fatte di ossa, ottone e vetro), i ritratti stravolti diBob Dob, fino alla pittura fanta-onirica di Nathan Ota e Yoko Tanaka.

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In my secret life - Voci su tela dal mondo della musica e dello spettacolo. Dal 24 settembre al 22 novembre 2009. Forte di Bard Il Forte di Bard ospita un’originale ed inedita esposizione: “In my secret life, voci su tela dal mondo della musica e dello spettacolo”. La mostra raccoglie le opere realizzate da oltre settanta artisti italiani ed internazionali molto noti al grande pubblico: da Leonard Cohen a Frank Zappa, da Tiziano Ferro a Giorgia, da Francesco Renga a Laura Pausini. Musicisti e cantanti di grande fama cui si affiancano personaggi del mondo della cultura e dello spettacolo come il giornalista tv Vincenzo Mollica, lo scrittore Giorgio Faletti, il premio Nobel Dario Fo, l’autore di fumetti Milo Manara. Si tratta di disegni e dipinti attraverso i quali gli artisti svelano lati inespressi della loro personalità, rendendo ancora più speciale il legame con il pubblico che da sempre li segue con affetto. Il progetto nasce da un’idea del giornalista e presidente della commissione Sanremo Lab Massimo Cotto, che ha raccolto negli anni le creazioni per allestire questa mostra unica nel suo genere: sottofondi musicali selezionati insieme a giochi di quinte particolari accompagnano il pubblico lungo l'intero percorso. Rispondendo alle finalità benefiche con cui sono state realizzate le opere esposte il ricavato della vendita del catalogo e della t-shirt “In my secret life”, cui si aggiungeranno le offerte spontanee del pubblico, verrano devoluti in beneficenza.

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NEW ENERGIE DONNA, Via Marconi 77 74023 Grottaglie (TA) TORINO PINK NOISE, via Somalia 6, 10127 Torino SPAZIO 211, via Cigna 211, 10154 Torino STICKY FINGERS , via delle Orfane 24 D, 10100 TRIO, via Po 3, 10100 Torino TRIO, via Bonelli 11, 10100 Torino YOU YOU SHOP, p.zza vittorio Veneto 12/F, 10123 Torino TRENTO KOSMOS DELUXE, Vicolo del Vo' 38100 Trento

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