Info Rionero, Novembre 2013

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Convegno Irccs Crob Società Lucana di Medicina e Chirurgia “Le malattie del fegato, dall'epatopatia all'epatocarcinoma: percorsi diagnostici, terapeutici ed assistenziali”

Si è svolto il 15 e 16 novembre presso l'Auditorium dell'Irccs Crob di Rionero il convegno “Le malattie del fegato, dall'epatopatia all'epatocarcinoma: percorsi diagnostici, terapeutici ed assistenziali”. Organizzato dall'Irccs Crob e dalla Società Lucana di Medicina e Chirurgia, il convegno è stato realizzato per promuovere un approccio multidisciplinare sulle malattie del fegato finalizzato a definire i percorsi diagnostici, terapeutici ed assistenziali per l'epatocarcinoma, che rappresenta il tumore primitivo del fegato. L'Irccs Crob in collaborazione con la Società Lucana di Medicina e Chirurgia in questo incontro ha voluto mettere in rete tutte le professionalità esistenti sul territorio che si interessano di epatologia ed elaborare, dopo una “Consensus Conference”, coordinata dal direttore sanitario dell'Irccs Crob

dott. Sergio Maria Molinari, un Percorso Diagnostico Terapeutico Assistenziale sulle epatopatie e sull’epatocarcinoma. Numerosi e qualificati sono stati gli interventi, della due giorni, di esperti, quasi tutti protagonisti della medicina lucana, invitati a creare uno scambio di esperienze al fine di concretizzare una fattiva collaborazione sul territorio a beneficio del paziente affetto da epatopatia. La dott.ssa Alba Capobianco, responsabile del Comitato Scientifico della Società Lucana di Medicina e Chirurgia, ha introdotto i lavori del convegno sulle epatopatie virali, le epatopatie steatosiche, alcoliche, autoimmuni, la cirrosi e l’epatocarcinoma. Si è inoltre discusso del ruolo delle vaccinazioni, della diagnostica, dei moderni approcci terapeutici chirurgici e farmacologici fino al trapianto di fegato. Ampio spazio è stato dato alle terapie innovative nel trattamento dell’epatocarcinoma, soprattutto farmacologiche, che hanno costituito una svolta importante nel trattamento dei tumori primitivi del fegato. Infine è stato affrontato il tema della prevenzione e del ruolo delle associazioni di volontariato per un'adeguata informazione ai cittadini e per un più immediato contatto con gruppi di pazienti a rischio.

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Irccs Crob Rionero Appalti chiari tra trasparenza e semplificazioni. La trasparenza negli appalti alla luce delle recenti disposizioni antimafia.

novembre 2013 La FIDAPA di Rionero in Vulture presenta il libro “ Venti notti per un’alba” della scrittrice lucana Michela Napolitano

Il 22 novembre si è tenuto presso l'Auditorium dell'Irccs Crob il convegno di studi dal titolo “Appalti chiari tra trasparenza e semplificazioni”. L'incontro organizzato dalla Federazione delle Associazioni Regionali degli Economi e provveditori della sanità e dall'Associazione Economi e Provveditori di Puglia e Basilicata con il patrocinio dell'Associazione Italiana Giovani Avvocati, sezione di Potenza, e dall'ordine degli avvocati di Melfi, si è posto l'obiettivo di fare il punto della situazione sul tema degli appalti pubblici alla luce delle nuove disposizioni legislative in materia di amministrazione trasparente. L'evento era rivolto agli economi, ai provveditori, agli avvocati, ma anche a tutte quelle figure professionali, private e pubbliche, impegnate nella gestione delle procedure di evidenza pubblica ed alla predisposizione dei contratti per forniture di beni e servizi.

Promuovere e valorizzare le donne lucane che si sono affermate nel campo delle Arti, delle Professioni e degli Affari, sostenendole nella realizzazione delle loro potenzialità al fine di divenire ricchezza e risorse del nostro territorio, nel contempo affrontare problematiche sociali e culturali di attualità inerenti al mondo femminile e giovanile , sono stati il filo conduttore delle attività svolte dalla FIDAPA di Rionero. Fedele a questo impegno il 14 giugno 2013, nella sala della Biblioteca “G. Fortunato”, ad un folto e partecipe pubblico è stato presentato il libro della scrittrice lucana, Michela Napolitano,” Venti notti per un’alba”, che tratta il delicato tema dell’aborto, in questo periodo alquanto sottaciuto per il prevalere di altri gravi fenomeni, (continua)

Il balcone sul cortile di Antonio Pallottino: l’ansia di nuova luce

Incontro con gli Autori "Voglia di Ricominciare" di Michele Strazza

“Se fare poesia oggi è pronunciare ancora il proprio appello alla differenza, di fronte alla universa intercambiabilità in cui è scivolato il mondo dei significati. Se fare poesia significa collocarsi nel linguaggio come colui che non si lascia annullare dalla tendenza onnivora della omologazione, pur nella consapevolezza che ciò gli costerà l’esilio dal tuo tempo. Insomma se fare poesia significa vivere la stessa crisi della ragion d’essere della poesia, ebbene Pallottino è uno scrittore che ha scelto di stare al centro stesso del problema e del tormento che la poesia vive al giorno d’oggi. La sua inattualità e la crisi della sua ragion d’essere”. E’ questo l’incipit dell’articolata prefazione che Luigi D’Amato dedica all’ultima pubblicazione poetica di Antonio Pallottino, (la quinta), dal titolo “Il balcone sul cortile” (EditricErmes, pagg. 131, 2013). (continua)

Dopo la caduta del fascismo e, soprattutto, dopo l’8 settembre, anche in Basilicata i partiti politici si riorganizzano. Rinasce la stampa libera e sui giornali di partito tengono banco i grandi temi che interesseranno la storia dell’Italia e del Mezzogiorno nel dopoguerra, dalla ricostruzione alla riforma agraria, dalla nuova forma dello Stato alla partecipazione dei ceti popolari alla democrazia. Si discute anche dei tentativi di epurazione mentre non pochi esponenti del vecchio regime trovano nuove collocazioni all’ombra della futura classe dirigente. Partiti e sindacati si strutturano, intanto, sul territorio per organizzare il consenso in vista delle prime elezioni libere per le amministrazioni comunali. Uomini dell’antifascismo, ma anche del vecchio ceto liberale, (continua)


Il balcone sul cortile di Antonio Pallottino: l’ansia di nuova luce

(dalla Prima Pagina) Non è di facile acquisizione, va detto subito: è una silloge di non semplice impatto, va approfondita, taluni versi sedimentati e ripresi. Perché non è poesia, o non è poesia soltanto. E’ un andirivieni nel trascorso di noi stessi. Nel portentoso verso di Pallottino si annusa un fondo di abisso. E’ brivido vorace e, nel contempo, risale un’ansia di luce nuova. E’ vertigine, è intrusione in un’anima che cerca e ricerca. E’ solitudine e vuoto. E’ amore e odio: condizione umana che deriva da inevitabili vicende, cui proviene quel senso di vuoto, e la poesia, solo essa, sa restituire all’autore slancio e passione nuova. Poesia che ci lascia cadere in labirintici emicicli, e per incanto ci accompagna, come un Virgilio moderno, la critica dotta quanto evoluta di Luigi d’Amato. Nelle quasi 30 pagine di prefazione, è capace di interagire con i versi (mai ampollosi e ridondanti), al punto da offrire

una raffinata ri-esposizione di essi, in un sussulto di coinvolgimento totale, che, in prosa, manifesta una ben più recondita ed approfondita conoscenza dell’autore. C’è bellezza nei versi di Pallottino, c’è assimilazione di avanguardia, riflessi emotivi; c’è il luogo delle origini: il Vulture, rivisitato come in una ascesi dell’anima; e c’è candore e saggezza; inquietudine e sovversione; canto (lirico) e disincanto (anarchia). Si avverte pure, qua e là, la sua professione (di fede) verso la filosofia, sua materia di lunghi anni di insegnamento. E poi la nostalgia raccontata al suo caro amico di sempre, Pasquale Santoro. Moti interiori che l’autore sa convogliare e contagiare ad un lettore non disattento verso quanto ci gira intorno. Echi lontani da Leopardi a Sereni, al “Discanto” di Fossati, fino ai bagliori di una coscienza nuova, perché – scrive - “…ai ritorni le derive ha negato / con l’arma Ti odio di un amore mai tradito / del vano amore di lingue mute io t’amo / così si conviene / al Cielo”. Armando Lostaglio Servizio su: www.tg7basilicata.blogspot.it Convegno su: www.youtube.com/rioneroinvulturetv

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Incontro con gli Autori "Voglia di Ricominciare" di Michele Strazza

(dalla Prima Pagina) diventano i protagonisti del nuovo corso e i congressi di partito accolgono in Basilicata i grandi leader nazionali come Togliatti. Sullo sfondo la pauperizzazione dei ceti rurali e i tumulti popolari, con gli assalti a carceri ed uffici, che spaventano la borghesia ma, al tempo stesso, pongono inquietanti interrogativi alla futura classe dirigente. Questi ed altri ancora i principali punti su cui si dipana la trama del presente lavoro che, lungi da pretese di esaustività, tenta un affondo su una convulsa fase della storia lucana mentre l’Italia Repubblicana sta nascendo non senza profonde contraddizioni che ne mineranno lo sviluppo, ponendo pesanti ipoteche al suo futuro. Servizio su: www.tg7basilicata.blogspot.it Convegno su: www.youtube.com/rioneroinvulturetv

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La FIDAPA di Rionero in Vulture presenta il libro “ Venti notti per un’alba”

(dalla Prima Pagina) ma ugualmente drammatico per le cifre raggiunte, considerato in Europa la principale causa di morte. Michela Napolitano, originaria di Abriola, vive a Calvello. Appassionata di scrittura e di poesia, fin da piccola ha espresso in versi la sua anima sensibile e passionale, le vicende personali e familiari, lo spirito di carità e di partecipazione verso i più deboli e i sofferenti. La sua poesia, come rileva la presidente Luisa Di Lucchio, richiama Giovanni Pascoli, il grande poeta delle piccole cose, di Myricae, degli affetti familiari, degli elementi della natura. La sua prima opera in prosa è stata “Un padre, sua figlia”, un diario-documento biografico in cui rievoca con struggente malinconia la figura del padre a cui era legata da un profondo affetto filiale e da cui è stata educata ai più alti valori umani e cristiani. Inserita nel filone del Movimento per la vita ha fondato l’associazione “ Voce senza confini” per affermare il diritto alla

vita ed offrire un aiuto e una speranza alle persone in difficoltà. Dirige la rivista “Una pagina per la vita” da lei fondata, che affianca il lavoro dell’Associazione nella diffusione della cultura della vita e della solidarietà. L’ultima fatica letteraria della nostra scrittrice è appunto “Venti notti per un’alba”, un racconto autobiografico in cui descrive il dramma “ di una donna e madre che si dibatte nell’atroce dilemma se dare o togliere la vita alla creatura che porta in grembo”. La presidente del Consiglio Comunale di Rionero, Maria Pinto, nel portare il saluto del Consiglio e dell’ Amministrazione ai relatori, al pubblico convenuto ed alla scrittrice, esprime il suo apprezzamento per l’opera che mette in luce il dramma interiore che ogni donna vive di fronte al problema dell’aborto. Definisce “ madre coraggio” la protagonista per la forza di aver fatto una scelta non facile nelle sue condizioni. La relatrice, preside Carmela Capobianco, asserisce che la vicenda narrata si annuncia come una tragedia, quando la donna avverte nel cuore della notte, con un forte urto allo stomaco, di essere in attesa del quarto figlio. Proprio come nelle tragedie greche il libro si sviluppa con un suo inizio, uno svolgimento ed una conclusione finale, mentre la storia inizia in medias res, in una sala di ospedale. E’ la storia di una donna che vive la drammaticità dell’ attesa del quarto figlio, delle difficoltà di portare a termine la gravidanza per motivi di salute. Da ragazza aveva assistito all’aborto di una sua compagna, ne era rimasta sconvolta ed aveva giurato a se stessa di difendere sempre e comunque la vita.

Adesso si tormenta in un groviglio di sentimenti forti e di situazioni contrastanti: la felicità di moglie e di madre di tre meravigliosi bambini, la coerenza e il rispetto dei suoi valori cristiani, la responsabilità educativa verso i figli, la sua vocazione alla vita, la situazione paradossale che vive in una stanza d’ospedale, in mezzo ad altre donne in attesa di iniziare un percorso speciale, un percorso di morte. Nella sua ampia analisi la preside Capobianco ravvisa un altro protagonista del libro:il bambino. Non è un embrione, un insieme di cellule, ma una creatura di cui si sente la vita. Michela si batte e si dibatte per questo bambino, considerando l’aborto un sacrilegio, un infanticidio. E’ l’acme della tragedia. E come nelle tragedie greche, quando le situazioni sembrano non avere soluzioni, interviene un deus ex machina a dipanare la matassa. E’ il medico anestesista della sala operatoria, dagli occhi diversi che risolve la tragedia in modo opposto alle previsioni iniziali, per cui la vicenda termina con la vittoria della vita e il prevalere della Michela adolescenziale. L’avvocato Luigi Sasso illustra i contenuti della legge 194 del 1978 comunemente ed erroneamente intesa come legge che legittima e favorisce l’aborto. Anche se il messaggio diffuso è tale non è, a suo dire, una legge abortista, infatti il titolo preciso è “ Norme per la tutela sociale della vita e interruzione volontaria della gravidanza”, e stabilisce che le strutture sanitarie,medici e personale devono aiutare la donna a fare una scelta responsabile rimuovendo i fattori che la porterebbero all’aborto. Il percorso indicato non è necessariamente a senso unico,


ma offre la possibilità di altre soluzioni, nel rispetto dell’equilibrio psico-fisico della donna. L’autrice spiega le ragioni del suo impegno a difesa della vita e della creazione dell’associazione “Voce senza confini” in seguito alla vicenda narrata nel libro, unendosi alle altre 350 associazioni che in Italia hanno salvato migliaia di bambini. Raccontare per sensibilizzare e promuovere la cultura della vita.

L’imput a scrivere il libro è derivato dalla vicenda di Eluana Englaro, allora ha sentito il bisogno di raccontare e testimoniare a favore della vita. La sua solitudine era uguale a quella del papà di Eluana, due persone accomunate dallo stesso dolore. Ad aiutare Michela è subentrata la fede che rende più sopportabili il dolore e la

sofferenza e l’animo più sereno. Alla sua formazione profondamente cristiana ,asserisce l’autrice, ha contribuito il suo ambiente familiare, semplice ed umile, povero economicamente, ma ricco di calore e di serenità. Anche il vescovo, padre Gianfranco Todisco, a conclusione degli interventi riconosce che il filo conduttore di questo dramma è la fede. Per convincere a rispettare la vita sono necessari argomenti e atti concreti . Per sconfiggere i percorsi di morte bisogna educare allo stupore della vita fin da piccoli. La vita si testimonia con piccoli gesti.

Il libro di Michela Napolitano di forte impatto emotivo contiene tutti gli elementi per comprendere a pieno qual è il senso della vita, come sconfiggere la violenza che pervade la nostra società, dal momento del concepimento fino alla morte . “ Il sacrificio e il dolore sono armi preziose per la battaglia del bene………: è grazie ad essi che, nel mezzo delle tenebre, è possibile trovare la luce della propria coscienza. Io quella luce l’ho cercata con la sviscerata passione di una madre nel cupo viaggio di quei venti giorni e venti notti. Così, grazie a Dio, ho ritrovato la mia alba”. Servizio su: www.tg7basilicata.blogspot.it Convegno su: www.youtube.com/rioneroinvulturetv

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STORIA ULTRAS… RIONERO

Rionero, come in tante altre “piazze” d’Italia, ha visto svilupparsi il fenomeno del tifo organizzato agli inizi degli anni ’80. Impossibile dimenticare, in particolare, le partite della “vecchia” serie D alle quali erano presenti centinaia di persone impegnate a sventolare bandiere bianconere e urlare spontaneamente il classico “Rione-ro”. Erano cori per così dire molto “caserecci”, seguiti da battimani che somigliavano seppur alla lontana ai classici cori “moderni”. Tutto questo presagiva la nascita del primo gruppo del tifo organizzato come Club a Rionero. La Vultur Rionero, a differenza di altre piazze lucane (escluso le già “quotate” e più note Potenza e Matera), è stata sempre la più temuta nell’ambito regionale, oltre ad essere la più anziana società lucana, insieme al Moliterno a nascere in Basilicata, nel lontano 1921! Infatti si ricordano a distanza di 40 anni incidenti in casa e le varie invasioni di campo e anche con il lancio di pistole lanciarazzi considerate ora armi improprie. Il primo striscione fu realizzato nel 1982 con la scritta “Rionero

Bianconera” dove, seppur in pochi, si cercava di essere presenti vicino ai colori bianconeri. Si ricordano ancora con piacere, in quel periodo, le trasferte a: Genzano di Lucania (con incidenti) ed a Bella, portata a termine nonostante che sulla strada dell’andata e del ritorno ci fossero ben dieci centimetri di neve! Nel novembre del 1983 apparve per la prima volta allo Stadio comunale di Rionero (oggi, “Pasquale Corona”) il primo striscione con il “teschio” Fedayn! “Numericamente non ne eravamo moltissimi – dicono ancora oggi i ragazzi di allora della gradinata rionerese – ma avevamo creato qualcosa, che per un motivo o per un’altro, ci ha fatto conoscere ed apprezzare a Rionero e fuori”. “Sono stati – sono sempre loro a sostenerlo, dopo diversi anni da quelle esperienze – i più difficoltosi, innanzitutto per l’indifferenza della gente a quei tempi, quando – agli inizi degli

anni ’80 in Basilicata -anche l’accendere torce e fumogeni era una vera e propria novità. Eravamo ancor prima che un gruppo ultras, una banda di amici che si incontrava quotidianamente…nelle ore del tempo libero, magari dopo gli impegni di studio o di lavoro. Non è che vi fossero molte alternative per la scelta del nome. In genere, il riferimento era alle ormai passate “lotte studentesche” e i nomi che circolavano con più frequenza erano quelli per così dire “classici”: “Ultras”, “Commandos”, “Brigate”, “Boys”, ecc. Noi prendemmo spunto, per quanto attiene il nome, dai famosi Fedayn Roma, gruppo che all’epoca incuteva rispetto e onore a tutti! Il primo striscione Fedayn di 4 metri fu realizzato su un balcone…. dell’abitazione di uno del gruppo. Eravamo in tutto una decina di ragazzi, più che mai indaffarati nel prepararlo”. LA PRIMA TRASFERTA “Fu compiuta a Potenza ricordano gli stessi tifosi

bianconeri – contro la Popolare Potenza (campionato di I^ Categoria). Si giocò di mattina e andammo in treno; fu una sorpresa ritrovarci in una ventina con sciarpe bianconere con la scritta “Fedayn”, interamente disegnate a mano (in quel periodo fare sciarpe in raso stampate era un privilegio di pochi…!)”. ANNI 83/87 Sono gli anni in cui la “crescita” del gruppo è evidente. Vengono stampati i primi materiali, dagli adesivi alle sciarpe, oltre alla creazione dello striscione, di oltre 15 metri, “Fedayn Rionero”. Ma sono stati anche altri gruppi, per lo più “satelliti”, e coincisi con le vittorie della Vultur, a nascere sugli spalti del “P. Corona”. Si ricordano con piacere i vari “Rionero Front”, “Ultras”, “Kaos” e “Warriors” fino ad arrivare alla “Nuova Guardia”che, nata nel 1987, portò forze per così dire “fresche” al gruppo. Furono gli anni del primo derby con il Melfi, disputato nell’83/84.


“Ci posizionammo – viene ricordato da tanti – nella parte superiore della gradinata, visto che volevamo avere una postazione tutta nostra, il cosiddetto -Settore Ultras- cosa che, a distanza di 20 anni, ci manca ancora”. In quel periodo fu fatto il primo bandierone copricurva, cucito a mano con le collette che domenicalmente si effettuavano in gradinata; fu utilizzato per il derby stracittadino di Rionero, nell’86/87 e ’87/88, con la Fortitudo San Tarcisio. “Era sentito solo da parte nostra, in quanto solo noi avevamo un seguito Ultras, da ricordare che quando giocavamo in trasferta facevamo il corteo prima di arrivare allo stadio.” Molto belle le trasferte fatte a Satriano, Baragiano, Atella, Tricarico (accolti splendidamente, nacque la prima amicizia) e Irsina. “Si, fu proprio in quest’ultima trasferta, che nacquero i primi problemi, soprattutto con chi pensava che i Fedayn fossero solo un gruppo di teppisti, diseredati, ecc. . Partimmo da Rionero con 2 autobus e un bel pò di auto; giocava la nostra Vultur. Partita senza storia sugli spalti, loro erano inesistenti (figurarsi, con uno striscione Milan Club!): Tuttavia, perdemmo la partita e di conseguenza il campionato. A fine partita, visto che eravamo in minoranza, si scagliarono contro quei pochi che in quel momento stavamo staccando gli striscioni; gli altri

stavano rientrando negli autobus…non avevano previsto però la reazione dei rioneresi! Ci fu per oltre un’ora per le strade adiacenti lo stadio di Irsina una grandissima guerriglia.” La notizia fu persino data nel corso della Domenica Sportiva. Questo capitava e capita spesso, in considerazione del fatto che quando si va in trasferta, ti ritrovi a scontrarti con le tifoserie avversarie. Colpa della mancanza della cosiddetta “mentalità ultras” e delle forze dell’ordine.

ANNI 88/93 “Ci consacrammo come uno dei gruppi più belli a livello dilettantistico, con il culmine del doppio salto dalla Promozione all’Interregionale”. Impossibile parlare di tutte le trasferte. La presenza è stata sempre “massiccia”, ovunque giocasse la Vultur, sia in ambito regionale che interregionale. Tutta da ricordare la prima festa promozione contro il Palazzo, dove si confezionarono centinaia di bandiere bianconere per un ritrovato entusiasmo che mancava da anni nel centro volturino. “Ci vedevamo quasi giornalmente per preparare striscioni e materiale che domenicalmente portavamo allo stadio: come non dimenticare la mega-colletta fatta nei nostri giardini pubblici che ci consentirono di allestire la coreografia.” Quelle di Forenza,

Bella, Grassano portarono centinaia di tifosi rioneresi; immancabile anche quella fatta nell’anno successivo agli incidenti di Irsina, dove la televisione locale “Telecento” ci definì dei “pazzi” (del resto, il rionerese è scherzosamente definito “senza sale”). Si arriva così al maggio del ’92, anno della storica promozione nel CND, attesa febbrilmente da quasi 20 anni e conquistata sulla Murese nell’ultima giornata con un seguito incredibile di ultras e tifosi.”Eravamo oltre mille persone, raggiungemmo Muro con ogni mezzo a nostra disposizione riempiendo il modesto settore concessoci!”. Qui successero incidenti prima, durante e dopo la partita, ma avevamo vinto e tutto passò in secondo piano. La festa si spostò in tutta Rionero, con manifestazioni di gioia e entusiasmo, che proseguirono anche nei giorni successivi, in tutti i quartieri. Nel ’92/93 il decennale del gruppo con festa e coreografia. Poi i due anni successivi nel CND ci hanno visti protagonisti sia in casa che in trasferta.

Ci confrontammo con realtà molto più grandi della nostra e questo fu uno stimolo per fare sempre meglio e di più. Il derby con il Melfi, le partite contro l’Avigliano e l’Altamura portarono migliaia di persone allo stadio, raggiungendo ottimi livelli corali

oltre che numerici, con coreografie che impegnarono – perché riuscissero – tutta la gradinata. Sicuramente grazie al nostro apporto costante che la Vultur si salvò in quel girone, ma nuove ombre si abbatterono sul nostro sodalizio. La dirigenza a sorpresa e nonostante le proteste di tifosi e cittadini non rinnovò l’iscrizione della squadra nel CND.

DAL ’94 Sono stati quest’ultimi gli anni obiettivamente più difficili. La mancata iscrizione al Campionato Nazionale Dilettanti ebbe un effetto dirompente: la “Vecchia Guardia” per protesta contro la società ha disertato lo stadio, lasciando tutto in mano a quei pochi che hanno cercato di portare in alto il nome di Rionero e della Vultur in Basilicata e fuori! Non sono mancate però le tantissime trasferte effettuate per lo più da gruppi di amici con stendardi “all’inglese”. Il sostegno non e’ mai venuto meno dal ’94 al ’96 (con la nascita dei Vultur Fans). Anni di contestazione quelli del ’95/96 e ’97/98 contro società che pensavano solo ai propri interessi e non al bene della gloriosa società rionerese. “Si, per intere partite abbiamo anche disertato lo stadio, non ci andava il modo con cui veniva gestita la nostra Vultur, non si poteva illudere (come spesso accade ad

inizio stagione, illudendoci con false promesse) proponendoci assurdi accordi e promozioni garantite”. Infatti per molte partite furono esposti striscioni e fatto volantinaggio di contestazione contro le varie dirigenze che si sono susseguite alla Vultur! “Poche sono state le soddisfazioni in questi anni, forse molto misere per una tifoseria molto esigente come quella di Rionero”. Nel maggio del ’98, per dare una “scossa” positiva e operativa ad un ambiente molto appiattito, alcuni dei componenti dei gloriosi Fedayn, insieme ad altri giovani, hanno fondato i Vecchi Tempi Ultras 1983. Da ricordare in questi anni le trasferte fatte negli spareggi per l’accesso al CND, e alcune partite casalinghe dove si sono ripresentati elementi della “Vecchia Guardia. “.. Siamo comunque contenti perché si e’ delineato lo zoccolo duro – dice Piero – si sono avvicinati molti ragazzi che faranno sicuramente bene e stanno ereditando la mentalità 1983…” Fonte: www.ultrasrionero1983.it

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