IMMIGRAZIONE CLANDESTINA: CAUSE, POLITICHE E POSSIBILI SOLUZIONI

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IMMIGRAZIONE CLANDESTINA: CAUSE, POLITICHE E POSSIBILI SOLUZIONI


Background

L’immigrazione clandestina ha subito una forte accelerazione negli ultimi tre anni, assumendo proporzioni sempre più drammatiche. Tale fenomeno non può considerarsi passeggera o di breve durata a causa delle dinamiche geopolitiche nelle aree limitrofi (soprattutto Medio Oriente, Nord Africa, Sahel, Corno d’Africa) legate alle sfide per la sicurezza, l’instabilità regionale, il deterioramento dei diritti economici, sociali e ambiente, la povertà, la disoccupazione, il cambiamento climatico, ecc. Questa crisi, oltre ad essere oramai insostenibile per l’Unione Europea, può seriamente compromettere i pilastri su cui poggia l’intero sistema comunitario (ad esempio, la libera circolazione dei beni e delle persone) e la solidarietà tra gli Stati membri. Da diversi mesi, la questione migratoria è l’argomento più discusso in sede europea e non, generando tutta una serie di proposte che, ad oggi si possono definire tutt’altro che efficaci. Oltre alla chiusura delle frontiere di alcuni stati, le misure sinora adottate dall’Unione Europea, prevedono la stipula di accordi con paesi terzi e conseguente stanziamento di ingenti risorse finanziare per tenere sotto controllo i flussi ed impedirne l’ingresso in Europa. Questa politica può rivelarsi producente nel breve periodo ma non risulta essere sostenibile per il lungo periodo. Nel dibattito europeo sulla migrazione nel Mediterraneo, c’è un elemento di analisi che fino all’ultimo periodo continuava ad essere ignorato, ovvero le cause della fuga. Mancava un qualsiasi ragionamento su ciò che avviene e, di conseguenza, ciò che si può fare nei singoli paesi da cui provengono la maggior parte degli immigrati clandestini che sbarcano ogni anno sulle coste europee, illegalmente. Il seguente paper cerca di fare il punto sulla situazione immigratoria proveniente dal continente africano, cercando di illustrare le iniziative e politiche europee fino ad ora intraprese al fine di trovarne i limiti e proporre ulteriori possibili soluzioni.


Cause immigrazione clandestina e politiche europee

Per comprendere le cause di tali flussi è necessario fare un breve focus sui paesi di provenienza. Il numero dei migranti sbarcati dal 1 gennaio 2015 al 27 ottobre 2015 sono stati 153.842. Stando ai numeri del Viminale, i flussi provengono in maggioranza dall’Eritrea (37.495), seguita da Nigeria (19.205), Somalia (10.722), Sudan (8.653), Siria (7.194), Gambia (6.738), Mali (5.107), Bangladesh (5.038), Senegal (5.018) e Ghana (3.887). In paesi come Eritrea, Somalia, Sudan la fuga è legata alla stabilità interna e a ragioni di natura politica: dittatura, assenza di governo e guerra civile che producono inevitabilmente crisi umanitarie. Per quanto riguarda gli altri stati, l’immigrazione è più di natura economica. In effetti, in paesi come la Nigeria, il Gambia (che ha anche un regime dittatoriale), il Senegal ed il Ghana ad incentivare una parte di popolazione ad immigrare sono la mancanza di opportunità di lavoro, la povertà e la corruzione. I migranti lasciano i loro paesi per una serie di motivi, fra cui conflitti, instabilità politica ed economica, violazioni dei diritti umani e povertà. Di conseguenza, al fine di ridurre i flussi migratori, da diversi anni l’UE si adopera per contribuire a creare pace, stabilità e sviluppo economico. Dal punto di vista politico, poiché la questione migratoria riguarda diversi attori europei ed extra, qualunque proposta per scongiurarla dovrebbe prevedere una condivisione delle responsabilità da parte di tutte le entità coinvolte. L’immigrazione clandestina non è solo un problema europeo ma anche africano dal momento che l’emorragia causata dalla partenza di una manodopera attiva è un fattore molto preoccupante per i governi stessi. Questo ha fatto sì che fosse necessario coinvolgere direttamente gli Stati africani direttamente implicati e le organizzazioni regionali per trovare una soluzione comune. L’Unione Europea è sempre stata consapevole dell’esigenza di interloquire direttamente con i suoi partner per far fronte all’allarmante fenomeno dei flussi sregolati. Infatti, La migrazione costituisce un aspetto importante delle relazioni generali UE-Africa. Dal 2005 l’approccio globale in materia di migrazione e mobilità (GAMM) offre il quadro per le relazioni dell’UE con i paesi terzi nei settori della migrazione e dell’asilo. Aggiornato nel maggio 2012, integra la politica estera e di cooperazione allo sviluppo dell’UE.


Cause immigrazione clandestina e politiche europee

Sulla base del GAMM, sono stati avviati vari processi di cooperazione tra l’UE e i paesi africani a diversi livelli:

Continentale;

Regionale;

Processo di Rabat, che riunisce gli Stati membri e le istituzioni dell’UE, alcuni paesi

dell’Africa settentrionale, occidentale e centrale e la Comunità economica degli Stati

dell’Africa occidentale (ECOWAS);

Processo di Khartoum che riunisce i paesi e le istituzioni dell’UE, alcuni paesi dell’Af

rica settentrionale e orientale (Eritrea, Etiopia, Somalia, Sud Sudan, Sudan, Gibuti,

Kenya, Egitto e Tunisia) e la Commissione dell’Unione africana;

Bilaterale (attraverso i partenariati per la mobilità e altri strumenti)

Il vertice di La Valletta sulla migrazione è parte integrante di tale sforzo, poiché ha riunito l’UE e i paesi africani per lavorare in uno spirito di partenariato e giungere a soluzioni comuni alle sfide reciproche. L’obiettivo è stato quello di basarsi sulle attività e sui quadri di cooperazione esistenti, concentrandosi su cinque punti specifici. Parallelamente, avendo l’immigrazione africana una natura prevalentemente economica, si è cercato di agire sulle cause che la generano (povertà e assenza di servizi) tenendo in mente che gli sforzi, in un’ottica di sviluppo, devono partire necessariamente dalla creazione di alcune condizioni di base, ossia l’accesso della popolazione alle infrastrutture e servizi che tutelino il diritto all’istruzione alla salute, all’accesso all’energia e all’acqua e ad uno sviluppo economico sostenibile. In merito, gran parte degli osservatori internazionali e degli operatori economico-finanziari interessati al continente africano concordano nell’individuare nel gap infrastrutturale uno dei più preoccupanti ostacoli allo sviluppo economico-commerciale dell’Africa. Nonostante negli ultimi anni siano stati fatti sensibili passi in avanti per migliorare la dotazione infrastrutturale del continente, con numerosi progetti in fase di progettazione o di attuazione, la situazione rimane critica sia a livello di singoli stati, sia in ambito regionale.


Cause immigrazione clandestina e politiche europee

Partendo dal presupposto che aiutando le persone dove si trovano, alleviandone le sofferenze e migliorandone le condizioni di vita, si riducono gli incentivi ad affrontare viaggi pericolosi per terra e per mare, l’Unione Europea stanzia diversi fondi per finanziare progetti in molti paesi di origine e di transito dei migranti. La cooperazione allo sviluppo e l’aiuto umanitario dell’UE svolgono un ruolo importante nell’affrontare le sfide mondiali e i fattori che inducono alla migrazione. Il 26 maggio 2015 il Consiglio ha ribadito la necessità di intensificare i lavori sulle connessioni tra migrazione e sviluppo e ha invitato la Commissione europea e il SEAE a lavorare su misure concrete. In ottobre i ministri dell’UE hanno convenuto di rafforzare la cooperazione allo sviluppo con i paesi terzi per affrontare le sfide comuni cui sono oggi confrontati l’Europa e i suoi paesi partner. Attualmente la Commissione europea sta lavorando alla preparazione di azioni di sviluppo volte ad attuare la parte dell’agenda europea sulla migrazione centrata sulle risposte alla dimensione esterna della crisi. In questo processo rientra l’istituzione di un fondo fiduciario di emergenza dell’UE per la stabilità e la lotta contro le cause profonde della migrazione irregolare e del fenomeno degli sfollati in Africa. Il fondo consentirà di finanziare progetti volti a creare opportunità di occupazione e a sostenere i servizi di base per le popolazioni locali.


Flussi migratori

numero di migranti nel 2015

Eritrea

Sudan

Mali

Nigeria

Siria

Senegal

Somalia

Gambia

Ghana

37.495 19.205 10.722

8.653 7.194 6.738

5.107 5.018 3.887


Flussi migratori

Eritrea (5,4 milioni di abitanti) 37.000 migranti

Fondo Europeo per lo sviluppo 2014-2020: â‚Ź

200 milioni

Somalia (10 milioni di abitanti)

10.700 migranti

Fondo Europeo per lo sviluppo 2014-2020: â‚Ź

286 milioni


Flussi migratori

Nigeria (170 milioni di abitanti)

20.000 migranti

Fondo Europeo per lo sviluppo 2014-2020: â‚Ź

512 milioni

Ghana (27 milioni di abitanti)

3.900 migranti

Fondo Europeo per lo sviluppo 2014-2020: â‚Ź

323 milioni


Flussi migratori

Senegal (12,5 milioni di abitanti)

5.000 migranti

Fondo Europeo per lo sviluppo 2014-2020: €

347 milioni

Gambia (1,7 milioni di abitanti)

6.700 migranti

Fondo Europeo per lo sviluppo 2014-2020: €

33 milioni

Mali (16 milioni di abitanti)

5.000 migranti

Fondo Europeo per lo sviluppo 2014-2020: €

615 milioni


Flussi migratori

Sudan (31 milioni di abitanti)

8.700 migranti

Fondo Europeo per lo sviluppo 2014-2020: â‚Ź

250 milioni

R. Centrafricana (5 milioni di abitanti)

2.000 migranti

Fondo Europeo per lo sviluppo 2014-2020: â‚Ź

230 milioni


Flussi migratori

R. D. del Congo (80 milioni di abitanti)

3.000 migranti

Fondo Europeo per lo sviluppo 2014-2020: â‚Ź

200 milioni

Burundi (10 milioni di abitanti)

1.200 migranti

Fondo Europeo per lo sviluppo 2014-2020: â‚Ź

286 milioni


Conclusioni e Proposte

Dalla breve analisi di sopra si possono fare 3 osservazioni:

La crisi migratoria è un fenomeno reale che in grado di compromettere la stessa unità dell’Eu

ropa, rischiando di far crollare tutto il sistema;

L’Unione Europea ha preso sul serio la questione immigratoria e questo si evince dalle poli-

tiche adottate e dagli strumenti creati per farvi fronte;

Se, nonostante l’attiva cooperazione con altri attori ed i fondi stanziati i flussi non si arrestano

ed il problema sussiste, si sta sbagliando approccio o si sta omettendo qualche cosa

di rilevante.

Dal punto di vista politico, l’Unione Europea ha adottato tutta una serie di politiche e strumenti per facilitare l’interazione e la cooperazione con gli stati africani al fine di trovare una soluzione al problema. La maggior parte delle misure in questione prevede un’iniezione di ingenti somme di denaro a questi governi perché possano creare le condizioni favorevoli per lo sviluppo economico e adottare tutte le misure necessarie per disincentivare i giovani ad intraprendere l’illegale e rischioso viaggio. Perché una qualsiasi politica possa produrre i risultati attesi è necessario, prima di tutto, stabilire gli obiettivi da perseguire e poi che le parti coinvolte abbiano interesse che questo avvenga. Gli stati africani hanno realmente interesse nel fermare i flussi migratori? L’Unione Europea si è dotato di uno strumento che controlli l’operato dei suoi partner? È abbastanza esigente con i suoi partner Africani? I governi africani coinvolti, oltre ad avanzare richieste, dovrebbero iniziare ad affrontare in modo onesto e responsabile questa tragedia che colpisce soprattutto le loro giovani popolazioni. Allo stesso modo, l’UE dovrebbe vincolare la concessione di fondi al perseguimento di determinati obiettivi pre-stabiliti. Sotto il profilo economico e pratico, è stato stabilito che per impedire a masse di giovani di lasciare la propria terra verso l’ignoto, bisogna creare le condizioni che li incentivano a rimanere, ossia possibilità professionali e decenti condizioni di vita.


Conclusioni e Proposte

Diventa, quindi, prioritario promuovere lo sviluppo socio-economico, in particolare attraverso la creazione di opportunità di lavoro, soprattutto per i giovani di ambo i sessi, nello specifico:

Migliorare le opportunità di lavoro e di attività che generano entrate nelle regioni di origine

e di transito dei migranti, anche attraverso investimenti pubblici e privati a favore dell’agri

coltura e dell’economia rurale di sviluppo;

Rafforzare l’assistenza ai giovani nell’acquisire competenze rilevanti per il mercato del lavoro

attraverso l’istruzione, la formazione professionale, l’accesso alle tecnologie digitali, garanten

do nel contempo le pari opportunità per i giovani sia di sesso maschile che femminile;

Creare nuove opportunità economiche per i giovani attraverso iniziative incentrate su misure

mirate a creare posti di lavoro e opportunità di lavoro e stimolare l’imprenditoria e su program

mi in collaborazione con la società civile per promuovere la partecipazione dei giovani nella

sfera pubblica;

Sviluppare reti tra istituzioni universitarie europee e africane per la formazione professionale

dei giovani per far sì che corrisponda alle esigenze del mercato del lavoro;

Aumentare il sostegno alle piccole e medie imprese (PMI) nel settore formale e informale,

attraverso l’accesso ai finanziamenti e micro-prestiti nonché lo scambio di buone pratiche con

le imprese europee consolidate.

Quanto illustrato nelle pagine precedenti mostra che l’UE ha messo a disposizione di alcuni governi africani importanti risorse per la realizzazione di importanti progetti che possano creare le condizioni ideali per lo sviluppo e la rivitalizzazione del tessuto economico. Nel fare questo però, l’Unione Europea non ha mai accennato al coinvolgimento delle imprese europee (in dotazione di know-how e tecnologie ed bisognosi di penetrare nuovi mercati) nella realizzazione di importanti progetti infrastrutturali e non. Eppure un partenariato gagnant gagnant anche sotto il profilo economico tra Africa ed Europa per scongiurare la questione migratoria è possibile.


Conclusioni e Proposte

In effetti, nel contesto competitivo attuale, che non investe solo i singoli attori economici, ma tutto il Sistema- Paese degli Stati europei, il tradizionale modello di produrre ed esportare non è più sufficiente a reggere la sfida del mercato globale. L’apertura internazionale costituisce un importante volano di una crescita economica per le imprese europee. Tuttavia, soprattutto in Africa, sussistono una serie di fattori politici ma soprattutto finanziarie che rendono complessa la scelta per le imprese di internazionalizzarsi. Se coinvolte, le imprese europee potranno generare guadagno e portare il capitale, la tecnologia e l’esperienza, con delle ricadute positive sulla propria produzione e sulla propria economia nazionale. Inoltre, essi contribuiranno a sviluppare le imprese locali attraverso la fornitura di servizi. Inoltre, la presenza delle imprese europee potrà favorire la nascita e la crescita dell’imprenditoria locale, che avrà la possibilità di svilupparsi e di apprendere molto dalle società straniere che interverranno nel territorio. Utilizzare parte dei fondi destinati alla cooperazione allo sviluppo per rispondere meglio alle esigenze delle imprese nazionali impegnate a fronteggiare la crescente pressione competitiva sui mercati esteri (da parte di Cina, India; Brasile e America) costituisce una valida soluzione da prendere in considerazione. Si può sostenere il processo di sviluppo in alcuni stati africani sostenendo anche le proprie imprese ad entrare nel mercato africano e ad ottenere delle concessioni. Ovviamente, oltre alla cooperazione economica e per la sicurezza, l’UE dovrebbe rivedere anche la sua rigida politica in materia d’immigrazione e della concessione dei visti dal momento che non è pensabile riuscire a disincentivare gli africani ad entrare in Europa illegalmente se non si concede loro la possibilità di farlo in modo legale. Infine, è di fondamentale rilevanza che l’UE si impegni ulteriormente nell’attività diplomatica per mobilitare gli sforzi regionali per trovare concrete soluzioni ai conflitti in atto, assumendo così un ruolo di guida nei processi di peace-making.


Strumenti Finanziari

L’Unione europea ha già istituito fondi e gli strumenti finanziari per sostenere la regione sub - sahariana ad affrontare le crescenti sfide quali la pressione demografica, lo stress ambientale, la povertà estrema, le tensioni interne, la debolezza istituzionale, le deboli infrastrutture sociali ed economiche, l’insufficiente capacità di reazione alle crisi alimentari, che in alcuni luoghi hanno portato ad aperti conflitti, dislocamenti, criminalità

Cifre chiave – aiuto Bilancio della cooperazione esterna dell’UE per il periodo 2014-2020:

96,8 miliardi di EUR

344 milioni di EUR destinati alla migrazione

845 Milioni per il programma Pan Africano

European Development Fund 2014-2020

Eritrea: 200 Milioni EUR Efficienza energetica: 175.000.000 EUR

Capacity building: 20.000.000 EUR

Assistenza tecnica: 5.000.000 EUR

Nigeria: 512 Milioni EUR

Sanità, nutrizione: 240.ooo EUR Energia: 150.000 EUR

Applicazione del diritto, Governance e democrazia: 90.000 EUR

Misure in favore della società civile: 15.000 EUR

Misure di supporto: 17.000 EUR

Somalia: 286 Milioni EUR

Governance e costruzione della pace: 100.000.0000 EUR

Sicurezza alimentare: 86.000.000 EUR

Education:60.000.000 EUR

Società Civile: 14.000.000 EUR

Altre misure di supporto: 26.000.000 EUR


Strumenti Finanziari

Sudan: 250 Milioni EUR

Gambia: 33 Milioni EUR

Agricoltura per la crescita economica e la sicurezza alimentare: 28.000.000 EUR

Exit Strategy per settore dei trasporti: 3.000.000 EUR

Misure di supporto per la programmazione e la preparazione di azioni: 1.000.000 EUR

Supporto all’Ufficio Nazionale per le Autorizzazioni: 1.000.000 EUR

Mali: 615 Milioni EUR

Governance: 280.000.000 EUR

Sviluppo rurale e sicurezza alimentare: 100.000.000 EUR

Istruzione: 100.000.000 EUR

Trasporto stradale e infrastrutture: 100.000.000 EUR

Altre misure di supporto: 25.000.000 EUR

Senegal: 347 Milioni EUR

Governance: 20.000.000 EUR

Agricoltura e sicurezza alimentare: 105.000.000 EUR

Acque e sanitation: 65.000.000 EUR

Società civile: 5.000.000 EUR

Altre attività di supporto: 5.000.000 EUR

Seconda parte 2018-2020: 147.000.000 EUR

Ghana: 323 Milioni EUR Governace: 75.000.000 EUR

Agricoltura: 160.000.000 EUR

Lavoro e protezione sociale: 75.000.000 EUR

Società civile: 9.000.000 EUR

Altre misure di supporto: 4.000.000 EUR

Rep. Centro Africana: 230 Milioni EUR


Strumenti Finanziari

Rep. Democratica del Congo: 620 Milioni EUR

Sanità, riabilitazione e sviluppo: 150.000.000 EUR

Ambiente e agricoltura sostenibile: 130.000.000 EUR

Rafforzamento governance e lo stato di diritto: 160.000.000 EUR

Riabilitazione rete nazionale: 150.000.000

Burundi: 432 Milioni EUR

Sviluppo rurale sostenibile per la nutrizione: 80.000.000 EUR

Sanità: 87.000.000 EUR

State Building Contract:143.000.000 EUR

Energia sostenibile: 105.000.000 EUR

Supporto alla società civile: 17.000.000 EUR

Fondo fiduciario di emergenza per la stabilità e per affrontare le cause profonde della migrazione illegale in Africa: 1.9 bilioni EUR


Camera di Commercio Italafrica Centrale Milano Corso Sempione, 32/B - 20154 Tel: +39 02 36683102 - Fax: +39 02 36693874 Bruxelles 1040 Rue Belliard, 20 Tel: +32 25372400 - Fax: +32 2537430 Altre Sedi: Roma Napoli Kinshasa Pointe Noire Kigali www.italafricacentrale.com info@italafricacentrale.com


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