Favolandia e dintorni

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FAVOLANDIA… E DINTORNI

DI CARMELA MARRAZZO



FAVOLANDIA… E DINTORNI

DI CARMELA MARRAZZO



FAVOLANDIA… …E DINTORNI Indice

introduzione recensione 1. Dina Sauro e Speedy King 2. Ipponuvolo 3. Il ragnetto 4. Un sogno…reale 5. Nicola 6. Filippina 7. Chiara 8. Gigi canguro e Mauro paguro 9. Primo amore 10. Chissà…….. 11. Per Edo 12. A Marygiò 13. Il tartarugo fumatore 14. Le nozze di Ughetto e Pallina 15. Filastrocca di Natale 16. Pucky4


17. Un amico sempre presente 18. Amici alberi 19. Il mio paese 20. Fiat voluntas deorum 21 Disavventura in tangenziale 22. Consigli per il cenone di San Silvestro 23. I gabbiani di Oiso 24. La principessa Peonia 25. Allora, vieni? 26. Per il tuo diciottesimo compleanno 27. Nemo trova casa 28. Dialogo tra il sole ed il prato 29. Orione 30. La farfalla bianca 31. Vittoria avversaria 32. La mosca 33. Mauro paguro trova l’amore 34. Un nuovo amico per Nicola


INTRODUZIONE Quando ero bambino Carmela Marrazzo era la zia dei giochi, ma soprattutto la zia dei racconti. Io stavo lì ad ascoltarla per ore, rapito da un mondo fantastico in cui mi trasportava sulle ali della sua fervida e versatile immaginazione. Anche una storia ascoltata più e più volte era in grado di affascinarmi se raccontata dalla zia Carmela, poiché con grande abilità vi aggiungeva nuovi particolari, rendendola sempre un pochino diversa dall’ultima volta. Crescendo ho smesso di ascoltare le sue storie, ma Carmela ha continuato ad immaginare ed ad inventare storie meravigliose. Lo ha fatto per far sognare i suoi figli e gli altri suoi nipotini; ma anche per dare sfogo alla sua feconda ed inesauribile fantasia. Parte di queste storie sono state raccolte in questo volumetto per essere proposte ad un pubblico che sia estraneo all’ambiente familiare. Non è un’opera di esordio, poiché Carmela ha già pubblicato una raccolta di versi intitolata “Cercami”; inoltre alcune delle storie che troverete nel presente volumetto sono già state pubblicate on-line, riscuotendo molti entusiastici apprezzamenti. Le ragioni di questo discreto successo di critica sono da ricercarsi nello stile di Carmela: semplice ma allo


stesso tempo ricercato, pieno di riferimenti culturali, letterari e mitologici che lasciano intravedere uno studio continuo alla base della sua opera, e che riesce infine ad essere originale. Gioca con le parole grazie alla sua vasta cultura, ma soprattutto grazie ad un innato talento letterario. Il risultato è una prosa ritmata da versi brevi ed irregolari, la cui lunghezza è determinata dal suono delle parole e dalle assonanze che si generano tra i versi stessi e la cui lettura scorre veloce, senza mai annoiare il lettore. Ma il motivo per cui leggerete questi racconti tutto d’un fiato è perché in essi c’è la gioia, la meraviglia, l’incanto, la curiosità, l’innocenza; ossia i sentimenti che hanno caratterizzato la nostra infanzia. Leggendo queste storie, sia che trattino di personaggi e luoghi immaginari che di situazioni e luoghi vissuti realmente, si può riuscire a vedere il mondo con gli occhi di un bambino, o meglio, si può ritornare ad essere bambini per sognare e rivedere il mondo così come lo vedevamo da fanciulli. Lasciatevi trasportare dalla fantasia di Carmela Marrazzo, lasciatevi cullare dolcemente dal ritmo dei suoi versi, essa vuole portarvi nel mondo fantastico della sua immaginazione. Un mondo in cui tutti siamo stati da bambini e che magari abbiamo dimenticato. Non per Carmela però, essa conosce ancora la strada per


arrivare in questo giardino fantastico. I suoi racconti ne tracciano il percorso e consentiranno anche a noi di rivivere l’innocenza e la meraviglia della nostra infanzia. L’affezionato nipote e primo estimatore, Raffaele Vallefuoco.

RECENSIONE La fertile fantasia di Carmela ha qui riprodotto uno splendido carosello di favole. Sono favole per bambini ma anche per quegli adulti che ancora conservano il cuore bambino. Completamente inventate o derivate da leggende antiche, la narrazione che ne fa Carmela esalta e fa rifiorire la bellezza e l'emozione talvolta anche in modo superiore al racconto originale. L'espressività delle frasi, talvolta estremamente succinte, tengono alta l'attenzione del lettore obbligandolo in tal modo a concentrarsi sull'azione ed a meglio apprezzare il contenuto. Il tutto è scritto in forma armonica e gradevole, talvolta colorita con l'aggiunta di rime e di originali disegni illustrativi e non è mai privo di un valido contributo morale.


Credo che questo libro sia un valido apporto alla crescita della cultura delle masse che mai come ora si sta degradando sempre piĂš. Per questo ringrazio Carmela riconoscendole una fattiva e grande capacitĂ di voler bene al mondo intero. Un grande ammiratore Giorgio Thieme (verdefronda)


DINA SAURO E SPEEDY KING Dina Sauro poverina più non trova il suo Saurino Era lì sull’altalena di liane che giocava con gli amici mentre lei seduta all’ombra sferruzzava una sciarpina per il vispo nipotino. Si dispera nonna Dina così pure gli amichetti che lo han visto alzarsi in volo assieme a tutta l’altalena e si accusano a vicenda di aver spinto così

forte. -Ora su, non litigatedice Dina disperata-dividiamoci e cerchiamoloAttirato dai richiami si fa avanti Speedy King di quel parco giovane guardiano. S’offre lui di trasportare la nonnina alla ricerca e in groppa al bel cavallo nonna Dina perlustra ogni angolo del parco. -E’ qui! E’ qui!-si leva una vocina sollevata e cristallina.


Sano e salvo è Saurino è atterrato senza danni proprio dentro un bel laghetto ed accorsi tutti quanti lo trovano a giocar con Cesarina dolce anatra mandarina Rinfrancata nonna Dina abbraccia stretto il suo piccino e rivolta agli amici, sì contenti ma un po’ avviliti dice saggia: -Non importa chi lo ha spinto ciò che conta è che sta bene e che vi serva di lezione-


IPPONUVOLO Ipponuvolo cercava una nuvola d’amare tutti i giorni si affacciava da quel buco nella tana Pioggia vento e nubi

nere minacciose e dispettose rovesciavano sul prato lĂŹ davanti alla sua casa acqua e grandine a cascata.


Ipponuvolo intristì non giocava neanche più. La sua mamma poverina gli spiegava che d’inverno è frequente e anche normale Bisognava aver pazienza ogni cosa ha il suo momento E accarezzava preoccupata quel figliolo capriccioso ed impaziente. Finalmente un bel mattino preceduta da una rondine che si posò sulla sua casa la primavera si annunciò. -E’ ora! E’ ora mamma!E corse fuori scalzo e col pigiamino giallo. Steso pancia all’aria la sua nuvola cercò.


La intravide un solo istante rosa e soffice e carina Poi d’improvviso il cielo si oscurò la nuvoletta gli sorrise da lontano e si allontanò di corsa all’arrivo dell’esercito dei nembi. Lampeggiò, tuonò e ipponuvolo tutto si bagnò.


IL RAGNETTO Il ragnetto piccoletto se ne andava in bicicletta a giocare nel campetto dove c'erano le ochette che nuotavano nel laghetto. Ma si ruppe la zampetta e la mamma poveretta gli mise la fascetta. Il ragnetto allor guarito zampettò tutto felice


UN SOGNO... REALE Stasera che festa nella foresta! Giulio Pitone suona il trombone sotto il lampione e Pippo Elefante balla lÏ accanto. La chitarra strimpella Ornella Gazzella mentre Raffa Giraffa la pizza s'arraffa. Lillo gorilla lancia uno strillo poi s'abbatte di botto sopra il casotto di Eliana la Rana che con Ciccio Bisonte faceva bisboccia dietro una roccia. D'un tratto Marietta scimmietta che è di vedetta suona l'allarme: "Tutti al riparo! Arriva Leonte! e se ci trova son botte da orbi!"


"MaestĂ era un sognoTorniamo al calduccio dentro la cuccia!" E il gran Ciambellano al sonno interrotto riaccompagna Leonte.


NICOLA La neve cade lenta Nicola la contempla seduto sulla moto di rosso scintillante. "Dà i vieni fuori!gli dice il cagnolino seduto sul gradinogiochiamo a nascondino!-" Non posso, ho mal di gola!piagnucola Nicola e due grossi lacrimoni gli bagnano il visino. -"E che problema c'è? Giochiamo lÏ da te!" La porta apre Nicola e fresca una valanga travolge lui e la moto. Tra scoppi di risate trascorre la giornata e quando alla sua cuccia ritorna il cagnolino Nicola sorridente fa ciao con la manina. Poi lieto e soddisfatto lui mangia la sua pappa.


FILIPPINA Filippina ricciolina corre corre sul trenino non si avvede del topino e gli schiaccia la codina. Ride e balla la monella ritenendo grande spasso aver dato al topolino questo colpo tanto basso! Quando poi vede che piange a fasciare corre lesta la codina al topo mesto. Poi gli dice risalendo sul trenino: "Va' da mamma piccolino! C'è un gran gatto sopra un fosso che mangiarti vuol in un morso!"


CHIARA Chiara la rossa gioca alla corsa inciampa in un sasso e cade nel fosso. La cercan gli amici ma sembra sparita. E' atterrata dolcemente nella tana di una Talpa. Zitta zitta quatta quatta gira intorno a tre lettini: mamma Talpa coi piccini sta schiacciando un pisolino. Prende Chiara dalla tasca caramelle e biscottini poi li poggia sul comodino in regalo ai bei piccini. Gira intorno: vede sacchi pien di noci e di castagne e due gialli pigiamini per la pappa dei talpini. Ma chi chiama? Cosa è stato? Ed in braccio alla sua mamma apre gli occhi e guarda intorno:


tutti lÏ gli amici suoi a gridar festosi in coro: "Viva Chiara! Si è svegliata!" Era stato solo un sogno. Si era dunque addormentata dentro il fosso, pancia all'aria! Torna Chiara alla sua corsa ma frugando nella tasca tira fuori una noce e una castagna.


GIGI CANGURO E MAURO PAGURO Gigi Canguro incontra un paguro stanco e asfissiato dal sole cocente. Pescato stamani da un pescatore poi messo nel cesto di acqua salata e su un carretto trasportato. Piena di buche la strada percorsa: Mauro Paguro schizza fuori dal cesto e atterra stordito e tremante su un sentiero polveroso e assolato. Il mare è lontano e l'acqua un miraggio. " Povero me! si dispera il paguro e già pensa al peggio nella landa deserta

quand'ecco compare Gigi Canguro che a salti e balzelli passeggia spedito. Si ferma di botto notando il paguro e dentro il marsupio di acqua riempito lo accoglie gentile in gran fretta. -Non devi temere!- dice al poveretto - Al mare ti porto in quattro e quattr'otto.Raggiunge la spiaggia in men che non si dica e tra le onde riversa lo sfinito paguro. Al contatto con l'acqua si rianima Mauro e un grazie di cuore lui dice al canguro agitando le chele e sorridendo felice.


PRIMO AMORE Ti cerco nel frastuono festoso di grandi e piccini tra piumini e zainetti di mille colori ed ombrelli che s'apron di scatto coprendo visetti dal naso arrossato dal freddo pungente. -Mamma son qui!mi dici arrivando di corsa e guardandomi col solito sorriso furbetto. Stavolta però c'è qualcosa di nuovo in fondo ai tuoi occhi cresciuti di colpo. Ci avviamo per mano scansando pozzanghere nel ginepraio di auto che si muovono lente e a fatica all'uscita di scuola.

Riccioli biondi ti mandano un bacio e ti sorridono a lungo fino alla svolta. Ed io fingo di non accorgermi del rossore che ti copre le guance e del sorriso senza incisivi che dai di risposta alla tua compagna di banco mentre intenerita ti accarezzo i capelli.


CHISSA’… Quando luglio infuocava i pomeriggi nel cortile sonnolento ed i panni stesi inaridivano al sole mi sedevo sul gradino più basso ad osservar le formiche fare scorte di cibo per il prossimo autunno. La tana era lì proprio accanto al gradino e vi si affollavano in tante in entrata e in uscita Raccoglievo da terra un bastoncino qualunque e trasportavo veloce quelle più lente. Restavo per ore a guardarle affannarsi per una briciola che forse non avrebbe nutrito il loro letargo;

soccorrerne una ferita o sfiancata e trascinarla a fatica in due o in tre; deviare il cammino se troppo sconnesso ricominciare ancora e ancora senza riposo e allora mettevo io stessa nel buco un po' di cibarie. Chissà com'era quel mondo lì sotto se ce n'era qualcuna a curare i feriti e ad accogliere quelle più stanche sfinite da tanto affannarsi. Chissà se la sera, tra loro, si raccontavano di quell'umana


che le stava a guardare per ore e aveva inventato quello strano trenino se mi aspettavano contente in quei pomeriggi assolati di luglio!


PER EDO

Pochi mesi e tanto bello vispo e allegro già lo vedo. Arrivò col freddo inverno pacioccone e cicciottello gioia di mamma e di papà e più ancor di nonno Nino che lo attese

speranzoso somigliasse un poco a lui. Desiderio già esaudito! Dalle prime ore di vita al momento della pappa


tutti assorda coi suoi strilli. Non c’è dubbio! ha il vocione di suo nonno già poeta e anche cantante. Il ciuffetto un po’ ribelle certamente è della mamma così pur gli occhioni belli e il sorriso birbantello. Or comincia a gorgheggiare e accompagna alla chitarra nonno Nino quando canta. Quando è l’ora della nanna lascia tutto sul più bello: un gran sbadiglio ciucciotto in bocca e si accoccola beato tra le braccia della mamma.


A MARYGIO’ Un bimbo entusiasta il tuo cuore! Un tenero monello che gioca con le nuvole e il mare seduto a riva con paletta e secchiello costruisce veloce ridenti castelli abitati da fate e regine. Marygiò Ammiraglio coraggioso della flotta di PH sempre allegra e ottimista hai sempre un sorriso per tutti. E' un po’ che sei nel porto e il tuo diario di bordo registra lo strazio del cuore e l'angoscia dell'anima smarrita. E' solo un'ondata!

Passerà la tempesta e il mare restituirà paletta e secchiello. E il tuo cuore-bambino tornerà a sorridere e tu a riempire le pagine del tuo diario di quell'allegria che fa di te "Il poeta del sorriso". Mary amica mia! Ti voglio bene!


IL TARTARUGO FUMATORE Ughetto, tartarugo perfetto aveva un solo gran difetto: fumava più di un turco. L’odore di tabacco forte e penetrante nauseava Pallina tartarughina assai carina che gli aveva detto infine: -Sarai pure perfetto

Ma più non ti sopporto! Ti lascio caro UghettoSempre solo tutto il giorno Il tartarugo fumatore si annoiava ed intristiva e fumava ancor di più. Una nuvola di fumo nera e densa l’avvolgeva annebbiandogli la mente finchè un giorno


impietosita intervenne la fatina tartaruga abitante di un boschetto. -Ughetto, Ughetto a che serve esser perfetto se affoghi tutto solo nel tabacco? Vieni, stai con me per un mesettoLo prese per mano e lo condusse con sĂŠ. All’alba si alzava Ughetto e dopo la colazione partiva per funghi assieme a Birillo cane anziano ed arzillo. Cibo sano e passeggiate, lunghe chiacchierate con gli animali del bosco aria buona e tanti impegni Ughetto scordò il


tabacco. Allo scoccare del mese mentre spaccava legna per lo spiedo ecco da lontano arriva Pallina per mano alla fatina.. Si corsero incontro felici -Che buon odore hai Ughetto! non più pelle grigia né dita gialle…. Ora si, sei proprio perfetto!” gli disse l’amata stringendolo forte. Alle nozze, che si tennero presto pateciparono la fatina, Birillo tutti gli animali del bosco che in coro gridarono: -W Pallina! W Ughetto non più fumatore, ma tartarugo perfetto!


LE NOZZE DI UGHETTO E PALLINA Nello Cammello nel deserto vagava con Lillo Gorilla, in fuga da Bello, Coccodrillo affamato. Adocchiata a tre miglia la tana di Ciccio Bisonte, amico fedele di passate bisbocce. lui dice a Lillo:- E’ la salvezza! Ancora uno sforzo e ci siamo. Dai amico mio non disperiamo!Lungo il cammino s’imbattono in Raffa Giraffa, invitata con Ornella Gazzella alle nozze di Pallina ed Ughetto non più fumatore ma Tartarugo Perfetto.

Decidono allora di recarvisi assieme. Sotto la pergola Ciccio Bisonte spilucca un grappolo d’uva ancora in compagnia di Eliana la Rana alquanto ingrassata dall’ultima volta ritratta nel gruppo. Giulio Pitone suona ancora il trombone mentre l’Ughetto sospira aspettando Pallina tra poco sua sposa per tutta la vita. Ecco che arriva Leonte scettro e corona ad officiare le nozze. Grande emozione tra tutti i presenti mentre Pallina si scambia con Ugo


la solenne promessa. Scroscia l’applauso di tutti i presenti mentre gli sposi, raggianti e confusi stringono mani e scambiano abbracci. Il banchetto si tiene all’aperto Accanto a Pallina siede l’Eliana ad Ughetto invece Leonte. Ricordano tutti i bei tempi passati ed anche gli amici assenti purtroppo Gigi Canguro e Mauro Paguro Marietta Scimmietta e Pippo Elefante Ipponuvolo e Dina Sauro chissà dove sono, che fine hanno fatto! Si apron le danze, Eliana

tentenna non sa se ballare convenga al suo stato Ciccio Bisonte le accarezza il pancino poi dice a tutti commosso e felice: -Si cari amici, aspettiamo un piccino; siamo sposi da poco più di sei mesi.Tacciono tutti, compresa la musica poi urla di gioia ed auguri sinceri, mentre Pallina si stringe ad Ughetto pensando ai loro futuri tartarughini perfetti. Scende la sera, finisce la festa. Tornano tutti alle reciproche cucce. prima però si promettono tutti


di ritrovarsi al battesimo del piccino di Ciccio ed Eliana, madrina Pallina assieme ad Ughetto. Gli amici mancanti saranno cercati e avvisati per tempo. Sospira Pallina guardando la luna, poi abbracciata al suo sposo si avvia alla tana di nuovo arredata.


FILASTROCCA DI NATALE Sull’abete c’è una stella Di colore proprio gialla che si l’accendo a tutte le ore aspettando il Redentore. In cucina c’è un alberello con palline tutte d’oro e mangiando bello bello una fetta di Pandoro il mattino di Natale ogni bambino aprirà il regalo che gli porterà Babbo Natale.


PUCKY 4 Sospeso nell'acqua, sembri osservarmi. Il tuo mondo: un cubo di vetro, una piantina, sassolini azzurri. Sembri felice, forse lo sei. Non conosci che quello… non sai di onde e compagni, di giochi comuni e di amori, nè conosci tempeste ed agguati. Un po’ di cibo al mattino, cambio d'acqua il venerdì e sguazzi leggero e beato. O mi sembra. Chissà se il mare ti manca, se ci sei nato, se ne conservi memoria e mi fissi per dirmi la tua nostalgia.


UN AMICO SEMPRE PRESENTE Giunge l’estate e con essa finisce l’attesa. Dà alla luce, Eliana la rana, una piccina tenera e bella, cui i genitori raggianti danno il nome di Ciccièlia. Eliana riposa mentre Ciccio bisonte la culla, oppure canticchia mentre Eliana l’allatta. Passano i giorni. Ciccièlia cresce amata e felice, gracchia soltanto se ha fame o è bagnata. Un giorno d’inverno, ahimè! la piccina s’ammala. Rifiuta la pappa, tossisce poi piange. Rossi i guanciotti, termometro a mille! Si dispera l’Eliana mentre Ciccio si fionda a chiamare il dottore. Incontra per strada Gigi Canguro che, malgrado la neve, procede spedito a salti e balzelli, diretto alla tana per giocar con Ciccièlia, cui porta in dono vermetti ed insetti di buon caramello. - Va’ a casa, amico mio, consola l’Eliana e la piccolina. Tornerò in un lampo assieme al dottore!La sera, mentre Ciccièlia riposa tranquilla, si intrattengono i i tre vecchi amici accanto al camino. Or che la cura produce i suoi benefici effetti, Eliana è serena e spesso sorride; un occhio alla culla l’altro al suo Ciccio, che discorre beato con Gigi Canguro, sorseggiando un vinello per l’occasione stappato. – Grazie amico mio - lui dice convinto- il tuo aiuto è


-stato davvero importante. - brindiamo alla nostra eterna amicizia‌-‌e a Ciccinèlia, finalmente quasi guarita dal suo mal di gola! - aggiunge sorridendo il canguro.


AMICI ALBERI Alberi spogli e infreddoliti nel triste e malinconico autunno. L’inverno pietoso ricopre i loro rami tremanti di neve soffice e bianca. La primavera festosa darà loro un nuovo vestito profumato e fiorito rifugio e riposo di uccelli. E d’estate carichi di frutti maturi daranno ombra e frescura nelle giornate assolate. Gli alberi amici generosi e preziosi sempre più rari nelle città soffocate dal cemento e dallo smog.


IL MIO PAESE Da sola percorrevo le sue strade assolate e solitarie nei pomeriggi d’agosto. Mi sedevo su una panchina della villa comunale ad osservare i panni stesi ad asciugare. Sembravano vele che oscillavano al vento leggero e mi invitavano a seguirle nel mare azzurro e trasparente. della mia fantasia. Il mio paese silenzioso e addormentato sembrava aspettare come me il tocco di una fata.


FIAT VOLUNTAS DEORUM Il dì che nascesti l’Olimpo fu in festa. Cassandra parlò Mercurio approvò: -Si apra per Ale La via del Tribunale!-. Al primo vagito riconobbe Vincenzo la divina sentenza: “Dei xxx si apra la dinastia!” e tutto dispose allor giovane sposo all’impero forense. Crescesti in gran fretta Or dolcebimbetta or già giovinetta ma sempre a studiare nella quieta stanzetta. -Tutta suo padre la nostra Alessandra!pensando a Cassandra e alla sua profezia diceva la zia.

L’esame di Stato Il tuo grande trionfo! Il cuore di gioia Ancor ti si gonfia. -Che faccio da grande or che son grande?chiedevi a te stessa allo specchio riflessa -Non voglio la togaPensavi con fogaCivile o penale qual altro indirizzo?... è tutto una pizza!La decisione fu presa dopo solo due mesi: -Scienze politiche farò!L’Olimpo tremò e Vincenzo amaro ingoiò. -E’ follia!-ti disse la zia che ripensava alla profezia E fosti dottore mentre in cielo si tenne il raduno solenne


di tutti i potenti. E intervenne Mercurio che ti infuse nel cuore un sì grande amore per Pretura e Magistratura che tornasti all’istante a studiar nella stanza fino a poc’anzi. E oggi è il gran giorno. Esulta l’Olimpo più ancora Vincenzo e che dir della zia? Il cerchio si chiude il Fato si compie: nel mondo compare un dottore speciale in Diritto Internazionale. Auguri Alessandra!


DISAVVENTURA IN TANGENZIALE Cornelia la peste in sella alla vespa si gode un bel fresco. Sola non è: c'è Sergio al volante e siede davanti. L'acquisto al negozio è stato uno sfizio. Che bel pigiamino ha comprato al mattino! "Giornata proficua" lei pensa melliflua. Sta già pregustando il buon pasto caldo che Sergio ha promesso di preparare lui stesso! Lo zaino a tracolla sul naso una bolla per aria i capelli... Vola Cornelia! Che dico? S'annaria!


Il botto c'è stato la ruota è scoppiata. Grida Cornelia e atterra all'istante tutta tremante in mezzo a due piante! Riprende il controllo si tocca la bolla poi passa alla conta. Il pranzo...è andato! Ché Sergio ha la spalla di brutto slogata. La vespa...è andata! Chè contro un muro si è schiantata. Piange Cornelia! Il ginocchio le duole Ma coraggio ci vuole! -Sai?...- dice a Sergio nel dargli la mano -...è salvo il pigiama!


CONSIGLI PER IL CENONE DI SAN SILVESTRO Non mangiar capitone e nemmeno zampone che ti viene il magone, ricorda che le lenticchie fan cascar le ginocchia e che struffoli e miele fan crescere i peli; lascia stare il pandoro che ti strozza il piloro, chi mangia castagne e beve champagne poi diventa una lagna. Per occhi brillanti bevi solo spumante e per denti pi첫 bianchi sgranocchia finocchi, nove acini d'uva propizian la sorte:


per sentirti leggero digiuna del tutto tanto hai la ciccia delle passate bisbocce. Ricorda che è solo la fine dell'anno non quella del "mangiâ€?, quindi non serve fare riserve come i cammelli. Mentre saluto questo 2010 che se ne va un pensiero rivolgo a voi tutti augurandovi pace e serenitĂ per i nuovo anno che arriva e per tutta la vita. Auguri a tutti.


I GABBIANI DI OISO Canta la nenia del mare mentre il vecchio pescatore comincia a narrare. -Tukadai, nobile poeta rischiò un giorno d'annegare nella baia di Oiso; salvato dalla splendida Kinu se ne innamorò perdutamente. Le chiese di sposarlo ma lei, abile e fiera tuffatrice rifiutò più e più volte le nozze d'alto rango; lontano dal suo mare non voleva stare. Disperato, Tukadai le scrisse l'addio e s'annegò nelle onde


per sempre rivederla. La giovane fanciulla stravolta da quel gesto ne ripescò il corpo e sulle amate spoglie pronunciò la sacra promessa: "Per sempre tua sarò e mai mi sposerò mio dolce samurai! Possa il tuo spirito in pace riposare." Proferito il giuramento uno stormo di gabbiani mai visti nella baia cominciò a volare in cerchio nel punto dell'annegamento. Per nove anni nel tempio dedicato a Tukadai Kinu andò a pregare finchè durante una tempesta sparì tra onde e spuma. E da quel giorno


non piÚ gabbiani nella baia ma un canto struggente si leva nell'ora del tramonto. Tace il vecchio marinaio e assorto depone le reti rammendate nella barca su cui a lettere d'oro è scritto: O Kinu San.


LA PRINCIPESSA PEONIA

Tra i fiori di loto del parco rischiarati dai raggi di luna la principessa Aya pensava alle prossime nozze imposte dal padre. Un piede in fallo sulla sponda del lago e due forti braccia a sorreggerla: bellissimo il viso del giovane samurai, di peonie dipinto il Kimono, tempestata di gemme la spada. Apparso d'incanto d'incanto sparÏ. Morente la tenera Aya, non trovò il disperato papà medicina che potesse guarirla; ma l'ancella conosceva il segreto:


-Signore, la principessa morirà se non si trova l'uomo del lagoRicerche accurate ma vane nel regno. Riapparve una sera al suono di un flauto poi di nuovo sparì lasciando al suo posto una grande peonia. Il saggio di corte così interpretò: -E' lo spirito della peonia che ha preso le sembianze di principe. E' un grande onore per te, Aya! Abbi cura di leiLa pose in un vaso accanto al suo letto, le dedicò tenere cure, riprese lei stessa vigore accanto a quel fiore che amava. Il giorno delle nozze di Aya la peonia appassì e fu trovata ancora nel vaso morta e col capo reclinato.


E fu così che Aya diventò Botan Hime: la Principessa Peonia.


ALLORA VIENI?

C’è un’isola nascosta in mezzo al mare -E dov’è la novità?E’ di eterna primavera -Banale anche questoGià… banale. Ci vado tutti i giorni Chiudo gli occhi e sono là Verdazzurro il mare che mi culla sulla riva marrone la capanna


che custodisce due aquiloni Vieni, la brezza tira li lanceremo oltre l’orizzonte. Ti aspetto qui accanto alle conchiglie le vedi da lontano sono grandi e accese ad ogni ora senza pile. -Non sarà un po’ infantile?Infantile?....già. E allora non venire…. -Ma ci stancheremo….!Non dire assurdità Nell’isola che dico c’è un’amaca biposto lì, la vedi?... sospesa a quelle palme accanto alla capanna. Ti stendi e ancora hai voglia di sognare. Allora, vieni? O ci vado ancora sola?


PER IL TUO 18mo COMPLEANNO.

Nascesti d’agosto in un giorno di fuoco Bella dal primo momento nonostante la chioma già leonina, arruffata! Un solo vagito….e fu fatta! Conquista di tutti genitori, nonni, zii e cugini senza muovere un dito. Poi dicon le donne! Gli occhioni, due spicchi di cielo, la boccuccia, una fragola rossa che atteggiavi a una smorfia di fronte alla pappa… Che fatica per mamma Antonella indovinare i tuoi gusti! I maschi si sa, son più creduloni e “abbindolare” papà Antonio fu quasi uno scherzo:


tuo servitore fedele ancor oggi che giovanissima donna ti affacci al balcone dei grandi. Di marachelle e misfatti nel corso degli anni ne hai fatti! complici i nonni, a volte le zie. Oggi il mondo ti riconosce il diritto di sceglier da sola. Non temere però, dolce Maria siam qui tutti quanti a tenderti ancora le mani tutte le volte che scivolerai come a nessuno risparmia la vita. Ti giungan gli auguri e gli abbracci di parenti ed amici Che la vita mantenga tutte le promesse di quando sei nata!


NEMO TROVA CASA

-Vado al mare!- dice Nemo e prepara lo zainetto con le fragole e albicocche Lui pedala di gran lena la stradina è insidiosa pien di buche e di cunette lo rallenta e lo affatica. Via il cappello e la maglietta! e poi pure i sandaletti‌ Giunge al mare ormai sfinito si sistema sulla riva. L’onda arriva inaspettata lo trascina in una grotta inesplorata. Perle antiche ed intoccate se ne fa una collana che attorciglia sulle pinne. Resta a lungo nella grotta poi si accoccola e addormenta. Cala lenta la marea


si risveglia in braccio alla Sirena guardiana della grotta e ignara del tesoro. Le fa dono delle perle divide fragole e albicocche -SĂŹ, resto qui, tuo inquilinorisponde lieto alla Sirena Poi agitando pinne e coda si rituffa e pesca ancora.


DIALOGO TRA IL SOLE ED IL PRATO -Ciao, sono il Sole, amico di grandi e piccini, di piante e animali, coi miei raggi ravvivo giardini a tutto il creato porto con gioia i miei doni. Anche tu ne godrai se a me t’abbandoni. Nulla esisterebbe senza di me, Re dell’universo rendo dolce l’agrume dorati gli acini d’uva e verdi i giovani pampini…-Mi scusi se l’interrompo Maestà Sono un semplice prato e con grande umiltà ospito papaveri e lombrichi Dono frescura d’estate quando si chiudono gli occhi per il troppo calore e accolgo con amore quanti scappano dai suoi raggi infuocati e si ristorano nei prati.


ORIONE

D’oro la pioggia dai lombi divini sulla pelle del toro immolato dal devoto e misero Iseo nell’orto poi ripiegata e sepolta. E nacque dal grembo della terra il bambino promesso. Splendido e forte cacciatore le nubi corona al suo capo mentre dalla montagna veniva in pianura.


Fatale, l’amore lo perse benché figlio di Dei . Compagno di caccia di Diana suscitò le ire di Apollo che tese loro il tranello crudele. La freccia scoccata credendolo preda spense per sempre l’azzurro degli occhi. Venne a riva il corpo di Orione come marmo venato di rosso trafitto alla tempia dal dardo d’argento. Pianse affranta la Dea mentre Sirio, cane fedele, ululava alle onde. Mosso a pietà da tanto dolore Giove lo pose su in cielo dove continua la caccia nei campi fioriti di stelle armato di corazza e spada d’oro e in compagnia di Sirio fedele. E Diana, al calar della sera, quando malinconica e sola ritorna, leva gli occhi al firmamento incendiato e guarda amorosa il suo bel cacciatore che le sorride accentuando il bagliore e alleviandole così la pena del cuore.


LA FARFALLA BIANCA

Una voce corre nel villaggio: nella sua casa, accanto al cimitero, dietro il tempio di Sozanij, il pazzo ma amabile Takahama è molto malato. Piange la sorella e ai presenti racconta la strana solitudine dell’uomo “Aveva diciott’anni Akiko sua promessa sposa quando morì il giorno prima delle nozze. Takahama , folle di dolore venne a stare accanto alla sua tomba e per tutta la vita ha condiviso la sua casa con il ricordo di lei.” Una bianca farfalla, apparsa d’incanto sul cuscino del morente ne veglia l’ agonia e, esalato il vecchio l’ultimo respiro,


vola via nel cimitero e scompare in una tomba vecchia di decenni ma ben curata e con tanti fiori freschi. Non era pazzo Takahama se non d’amore.


VITTORIA AVVERSARIA

Biglie rosse e verdi tra spruzzi d’acqua al sapore di cloro Seduta in tribuna gli occhi vanno dall’ultimo al primo nell’acqua che sembra un mare in tempesta. Eccolo, arriva al traguardo mi alzo in piedi ed applaudo anche se è del colore sbagliato.


LA MOSCA

Nemica di quiete la mosca! La scacci dal naso ritorna sul braccio che stizza! Ti copri le braccia lei sceglie il ginocchio ti affretti a coprirlo e riprendi il lavoro. Il tempo di scrivere una sola parola ricompare alla carica. Stavolta è la mano che scrive ad attrarla più volte. Tiri giù la manica della maglia solo un dito scoperto e le basta, non cerca di meglio! Va bene! Metterò un paio di guanti. Riprendi dal poco già scritto stavolta sicura di essere quieta la mano guantata a protegger la faccia le gambe nascoste sotto un gran plaid i capelli a coprirti le orecchie già prese d'assalto


e intronate dal molesto ronzio. Che importa se sembri una mummia? Il lavoro va fatto di fretta dopo il tempo perduto a scacciare la mosca. Tutto perfetto: non un centimetro di pelle scoperta alla mercè della mosca. Sorridi trionfante. Finalmente ha capito è sparita! Sono io la più forte! Che noia questi guanti! Li tolgo...tanto non servono più. Che bellezza nude le mani, i polpastrelli che toccano i tasti, via anche quel plaid e i capelli li lego Si lavora assai meglio senza molestie! Ed ecco....cercando la emme... di nuovo la mosca! Più agguerrita di prima ed in gran forze: si è portata un'amica! Basta!!!!!!!!!!!!!!!!!


MAURO PAGURO TROVA L’AMORE

Mauro Paguro, ritrovato il suo mare nuota veloce verso la tana. Ahimè! La conchiglia lasciata in attesa ospita ormai un nuovo inquilino che, tese due corde intorno all’attinia ha steso il bucato appena lavato. Mauro si ferma incantato a osservare una gonna nera di raso e una camicia gialla stellata. Non ci son dubbi! E’ una Pagura! -Venga, signore, non abbia timore, le mostro la casa trovata per caso proprio bella e già arredata e se vuole le offro un caffèDue occhioni azzurri alla finestra affacciati lo invitano dolci alla sua vecchia dimora. Mauro di certo non si lascia pregare afferra una rosa, rosso vermiglio fiorita lì accanto e la offre alla bella Pagura come lui innamorata all’istante. Cupido-marino, che ha scoccato due frecce sorride sornione mentre la porta della conchiglia si chiude e comincia la favola bella di Mauro e l’amata.


UN NUOVO AMICO PER NICOLA

A spasso nella foresta seguito da Birillo, cane anziano e arzillo amico fedele dei suoi quattro anni Nicola riccetto incontra Saurino Dinosauro piccino che ha marinato l’asilo. -Stiamo alla larga!- gli dice Birillo -di sicuro è affamato e in cerca di cibo-Non avere timore- risponde Nicolasono certo che cerca invece amici di giochi. Detto fatto gli tira il pallone Saurino rilancia a Birillo e tra colpi di testa e di piede urla di gioia e risate esultanti trascorre il mattino.


Stanchi e felici i tre nuovi amici si siedono all’ombra di un faggio frondoso e dividono il pasto che ha portato Nicola . -Vedi, Birillo? Non bisogna mai aver pregiudiziesclama Nicola addentando una mela e sorridendo felice al suo nuovo amico.



Edizione 2013




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