Intervista su Avvenire: "La legge sugli educatori mette ordine tra due ruoli negli stessi ambiti"

Page 1

6

A FIANCO DEI PIÙ FRAGILI

PRIMO PIANO

Sabato 23 Aprile 2016

Il provvedimento Ci vorrà la laurea per diventare educatore. Due i profili: educatore sociosanitario, per operare nei contesti medici; e sociopedagogico con specificità più educative. Ma a chi già opera verrà riconosciuta l’esperienza acquisita sul campo

L’iniziativa. Salute della donna

un “Manifesto” per promuoverla Sulla salute delle donne c’è «un profondo divario da colmare». Il richiamo del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, giunge in occasione della prima Giornata nazionale sulla salute della donna, (promossa dal Ministero della Salute su richiesta del comitato Atena Donna, costola della fondazione presieduta dal neurochirurgo Giulio Maira), che ieri ha focalizzato l’attenzione sulla strada ancora da fare. Il primo passo è però che le donne stesse siano «più consapevoli della necessità di curarsi e fa-

re prevenzione», ha affermato il ministro Beatrice Lorenzin, che ha presentato un Manifesto con dieci priorità, una sorta di “canovaccio” per le iniziative dei prossimi 5 anni. Alla Giornata ha anche aderito Scienza & Vita, che in un messaggio della sua presidente Paola Ricci Sindoni ricorda che «oggi appare impellente la necessità di ricondurre a unità la frantumazione del femminile cui stiamo assistendo». Per questo l’associazione vuole «farsi interprete di un nuovo femminismo che rimetta al centro la pienezza e la bellezza dell’essere donna» riportando in evidenza «le differenze sessuali» e ribadendo con forza che «le donne, nel perseguimento della propria piena realizzazione, non debbano rinunciare a essere anche madri».

Legge sugli educatori in arrivo Il sì della Camera a maggio La relatrice Santerini: la norma non sarà retroattiva ALESSIA GUERRIERI ROMA i affida loro il bene più prezioso, perché si occupino della loro formazione. Lavorano a contatto ogni giorno con la fragilità umana: minori, anziani, carcerati, immigrati. Hanno il difficile compito di ampliare le loro conoscenze, la scoperta del mondo e della relazione con gli altri, insomma la vita in tutta la sua pienezza. A loro, educatori socio-sanitari e pedagogisti, è dedicata la legge appena licenziata dalla commissione Cultura che fissa competenze e ruoli. L’obiettivo di fondo è che non ci si improvvisi più né l’uno né

S

l’altro. Troppe volte, infatti, la cronaca racconta di maltrattamenti in asili nido e case di cura da parte di persone che picchiano quando invece dovrebbero proteggere. Un’esigua minoranza, certo, che tuttavia mette in ombra il buon lavoro di tanti. Ecco perché di una norma per fare ordine si sentiva la necessità. Soprattutto di una legge che tentasse di mettere paletti nel percorso universitario di chi lavorerà in questi settori, specificandone ruoli e compiti. Frutto di due proposte, la n. 2656 con prima firmataria Vanna Iori (Pd) e la n. 3247 di Paola Binetti (Ap), il testo per la prima volta tenta di regolamentare la figura dell’educa-

tore, facendola uscire dall’equivoco di un doppio percorso di laurea – oggi in Italia sia la facoltà di Medicina che Scienze della formazione sfornano educatori professionali – e dall’indistinto sbocco professionale. Dopo i quattro quinti dei voti in commissione Cultura a Montecitorio due settimane fa, il testo unificato ha avuto ora i pareri di tutte le altre commissioni tranne di quella Bilancio, che «dovrebbe arrivare tra mercoledì e giovedì – spiega la relatrice Milena Santerini (Demos-Cd)–. Auspichiamo poi di riunirci in commissione per la prima settimana di maggio». Se anche in quella sede, nel recepi-

A giorni il parere della commissione Bilancio Se l’ampio consenso del primo via libera in commissione Cultura sarà confermato, si passerà direttamente in Senato. In arrivo il chiarimento nel testo che la norma non è motivo di rescissione dei contratti in essere

mento dei pareri, sarà confermato il consenso di quattro quinti si potrà saltare l’esame dell’Aula e andare direttamente al Senato. Ma i timori di una mini-rivoluzione – c’è chi da anni fa l’educatore anche senza titolo – hanno fatto venire qualche mal di pancia, dentro e fuori il Parlamento. Sia chiaro, tenta di tranquillizzare la deputata, «la norma non è retroattiva, dunque non cambia nulla per chi è già impiegato». Se non bastasse, si sta pensando a un emendamento "chiarificatore". Le altre commissioni «ci invitano a definirlo meglio e a ribadire che la norma non può essere motivo di risoluzione dei contratti».

Tra le prime novità inserite c’è l’obbligo della laurea per diventare educatore. Il quadro di riferimento è il livello di conoscenze stabilite dal Qeq, quadro europeo delle qualificazioni professionali. Da questo punto di partenza si delineeranno due profili: quello dell’educatore socio-sanitario, con il compito di operare nei contesti in cui è richiesta anche una preparazione medica, e l’altro socio-pedagogico, con specificità più educative. Dieci gli ambiti previsti dalla legge (tra cui scolastico, sociosanitario e della salute, della genitorialità e della famiglia, culturale, giudiziario; ambientale, sportivo), 14 i servizi in cui potranno operare. E a

chi lavora senza titolo universitario, la legge riconosce l’esperienza sul campo, ma prevede percorsi privilegiati per chi vorrà uniformarsi nelle competenze ai laureati. Così per chi ha 3 anni nei servizi e ha superato un concorso pubblico per educatore, basta «un corso intensivo di un anno, anche a distanza», spiega ancora Santerini, «un percorso accettabile», e l’esonero per chi ha 25 anni di servizio o oltre 50 anni di età. Obiettivo di fondo sarà «l’unificazione dei titolo» tra due ambiti oggi distinti, perciò «viene agevolata l’acquisizione dei crediti nelle università per prendere l’altro titolo». © RIPRODUZIONE RISERVATA

L’intervista/1

L’intervista/2

Binetti (Ap): va difesa la specificità socio-sanitaria

Iori (Pd): il testo mette ordine tra due ruoli negli stessi ambiti

ROMA er cercare di mettere ordine, nella «fretta» si rischia di fare più confusione, andando a sovrapporre gli ambiti di sbocco tra gli educatori socio-sanitari e socio-pedagogici. Così da «cancellare la specificità» delle due professioni e «rompere il principio di distinzione delle professioni». Paola Binetti, deputata di Ap, solleva alcuni dubbi sul testo licenziato dalla commissione Cultura di Montecitorio. Cosa non va nel ddl? Ampliare a dismisura gli ambiti per l’educatore socio-pedagogico mi lascia perplessa per più di un motivo. Come si può, già con la laurea triennale, operare in ambiti come l’immigrazione, la dispersione scolastica, le carceri, l’ambiente e i beni culturali? È impossibile avere un curriculum triennale che possa fornire una alfabetizzazione in tutti questi settori. Credo che la sovrapposizione degli sbocchi vada a discapito di un compito ben delimitato e molto delicato che è quello dell’educatore socio-sanitario. Dicendo che i laureati in Scienze della formazione possono fare tutto, viene scippata la loro specificità. Poi ancora: se si dice che tutti gli educatori possono operare anche in ambito sportivo, ambientale e dei beni culturali, che faranno allora i laureati in Scienze motorie e Belle Arti? Si rischia di creare una figura ibrida, che potendo fare tutto non sa fare nulla. L’obbligo della laurea non è garanzia di competenza? Non tutti si possono improvvisare educatori, certo. Ma ci sono qualità e competenze ol-

P

tre la laurea che con questa legge vengono messe ai margini. Pensiamo ad esempio a tutti gli asili nido delle suore, i nidi condominiali e tutte quella piccole realtà in cui la presa in carico dei bimbi è affidata alle qualità umane non necessariamente alla laurea. Queste potrebbero essere falciate. La legge prevede norme transitorie per adeguarsi. Le norme transitorie, però, non risolvono i problemi di chi in questi anni, per aiutare i tempi di conciliazione casalavoro delle donne, ha messo su piccole realtà in cui lasci tuo figlio basandoti sulle garanzie umane. Si è fatta insomma una norma dal sapore demagogico e populista, non considerando le conseguenze. La commissione Cultura ha

votato quasi all’unanimità. Non credo si siano resi conto di tutte queste implicazioni, per questo credo vada portata in Aula perché si possa approfondire l’argomento, dare un consenso informato e perché tutti si rendano conto di ciò che votiamo. Una legge sugli educatori può evitare il ripetersi di eventi di cronaca sui maltrattamenti? Non basta né una legge né la cornice formativa, l’auspicio è che si eserciti in quei contesti il giusto livello di controllo e di formazione continua del personale per cui si possa stare sereni. Il testo non lo prevede e non dice nemmeno che queste persone si debbano specializzare nella formazione con degli indirizzi per diversi ambiti. Alessia Guerrieri

Maltrattamenti.

VkVSIyMjVm9sb0Vhc3lSZWFkZXJfU2t5IyMjZC5kYWdvc3Rpbm8jIyNBdnZlbmlyZSMjIzIzLTA0LTIwMTYjIyMyMDE2LTA0LTIzVDA4OjM0OjEyWiMjI1ZFUg==

Vanna Iori

ROMA

Dicendo che i laureati in Scienze della formazione possono fare tutto, viene scippata la loro peculiarità Ci sono qualità e competenze oltre la laurea, messe ai margini

© RIPRODUZIONE RISERVATA

«Chi solleva obiezioni è una piccola minoranza, abbiamo invece ricevuto un documento delle quattro maggiori associazioni di educatori e pedagogisti a nostro sostegno»

essuna confusione di ruoli. Anche se gli ambiti occupazionali sono in parte simili, «sono i compiti a cambiare. La legge serve per mettere ordine», per mettere fine «alla possibilità che chiunque s’improvvisi educatore». La deputata Pd Vanna Iori, firmataria del ddl sugli educatori unificato con il testo di Paola Binetti, rivendica l’aver «riempito un vuoto normativo» e l’aver voluto «riqualificare il livello educativo, obbligando chi lavora in quel settore alla laurea». Il testo però non piace a tutti. Chi solleva obiezioni è una piccola minoranza, abbiamo invece ricevuto un do-

N

cumento unitario della quattro maggiori associazioni di educatori e pedagogisti a sostegno della legge. Comprendo il timore di perdere spazio, dinanzi a qualcosa di nuovo, di chi era in una posizione un po’ più avvantaggiata. Ma la realtà è che eravamo in presenza di una anomalia tutta italiana che consentiva ad una facoltà di Medicina di formare degli educatori. In più con questa legge il titolo degli educatori è riconosciuto anche nel resto d’Europa. Non c’è il rischio di togliere sbocchi occupazionali ad altre lauree? No, nei primi articoli si definisce la figura professionale dell’educatore e del pedagogista e gli ambiti in cui possono operare. Sono

A Milano e Rimini nuovi casi di violenze

uovi, inquietanti casi di maltrattamenti a carico di anziani e bambini. Stavolta tocca a Milano e Rimini fare i conti con il “lato oscuro” dell’assistenza sanitaria ed educativa, scoprendo degli aguzzini al posto dei professionisti che dovrebbero prendersi cura dei più fragili. Pugni in faccia, strattoni, botte, umiliazioni continue, compreso l’uso di contenitori di feci e urine, tirati addosso o usati come oggetto contundente. È solo una parte della lunga serie di maltrattamenti subiti dai pazienti di una struttura sanitaria per persone affette da patologie psichiatriche a Milano. La Polizia di Stato del capoluogo lombardo è intervenuta, ha arrestato in flagranza di reato un operatore sociosanitario e ne ha indagati in stato di libertà altri tre, con l’accusa di maltrattamenti e lesioni. L’indagine ha preso il via da un esposto

N

Paola Binetti

Botte e umiliazioni sui pazienti malati in una clinica del capoluogo lombardo: arrestato un operatore. In manette anche un’altra maestra d’asilo presentato verso la fine del 2014 dai responsabili della comunità, struttura convenzionata con la Asl di Milano, che segnalavano episodi di maltrattamenti a carico dei pazienti, alcuni immobilizzati a letto, altri del tutto inoffensivi. La vicenda è stata ricostruita grazie alle testimonianze dei parenti dei degenti e di un operatore che più volte all’inizio del suo turno aveva constatato lesioni sospette. Tutti elementi che hanno portato all’in-

stallazione di una serie di telecamere all’interno della struttura grazie alle quali, nei primi mesi del 2015, sono state registrate le violenze. E le telecamere sono state decisive anche per portare alla luce quello che accadeva in un asilo di Rimini. Bambini sgridati e minacciati, strattonati più volte solo perché non erano in grado di tirarsi su da soli i pantaloni oppure perché non riuscivano a raggiungere in tempo un luogo nell’aula dove l’insegnante aveva deciso di radunarli. Sono alcuni dei comportamenti di una maestra 61enne di una scuola materna arrestata sempre ieri. La donna non era nuova a questi episodi: era già stata sospesa dal servizio per 10 giorni nel 2010 proprio per la sua aggressività. Le indagini dei militari, condotte attraverso sistemi di intercettazione videoambientali, erano iniziate su segnalazio-

ne di un’altra insegnante che aveva raccontato di aver assistito in diverse occasioni a una serie di condotte violente tenute dalla collega nei confronti dei piccoli a lei affidati nella sua sezione. Tali comportamenti stavano ingenerando nei bimbi stati di ansia e terrore. Le dichiarazioni della collega hanno trovato fin da subito un riscontro nelle immagini acquisite dai carabinieri a partire dal febbraio di quest’anno, e dalle quali è emerso il comportamento della donna con i minori. I bambini venivano quotidianamente maltrattati e mortificati dalla donna: una situazione “abituale” di insostenibile disagio fisico ma soprattutto psicologico, che può, a dire del perito nominato dal pubblico ministero, causare «danni irreparabili nelle relazioni comportamentali e sul sistema cognitivo e di apprendimento di soggetti in età evolutiva» quali appunto i bimbi in questione.

settori in cui peraltro operano già, ma con la specificità del lavoro educativo. Se uno lavora in ambito sanitario, quindi, lo può fare solo limitatamente alle attività educative e relazionali. Anche se perciò gli ambiti di sbocco occupazionali sono simili, sono i compiti ad essere diversi. E chi non ha la laurea? Chi opera senza titolo e lavora da almeno tre anni, con un anno facilitato di studi anche con corsi online può conseguire la laurea. Chi ha più di 50 anni o 25 anni di esperienza non ha bisogno nemmeno del titolo universitario, perché ha accumulato esperienza che è importante tanto quanto il titolo universitario. È vero che la laurea non basta, ma educatori non ci si improvvisa. Almeno però si parta da lì. Non dico che la legge ci porrà al riparo dagli episodi di maltrattamenti che la cronaca ci racconta, ma non guasterà. Certo so che è la formazione permanente e il controllo la vera garanzia, ma la legge non aveva questo obiettivo. La preoccupa l’Aula? In commissione il testo ha avuto praticamente l’unanimità ad eccezione dell’onorevole Binetti, i pareri che stanno arrivando dalle altre commissioni sono stati votati all’unanimità. Ecco perché non mi spaventa il voto in assemblea, visto che abbiamo avuto un così ampio consenso dalle commissioni, perché tutti hanno capito che è una legge di buon senso. (A.Guer.) © RIPRODUZIONE RISERVATA


Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.