La forza delle idee - Sicurezza stradale - Prefazione di Gian Luca Galletti, ministro dell’Ambiente

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Vincenzo Borgomeo

La forza delle idee

Prefazione di Gian Luca Galletti, ministro dell’Ambiente

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La forza delle idee

La sicurezza stradale è a un bivio: il circolo virtuoso della diminuzione degli incidenti si è interrotto. Serve una svolta. Che può arrivare probabilmente da un approccio diverso al problema, andando a cercare soluzioni in nuovi settori, a partire da quello ambientale e tecnologico. Le ciliegie basse le abbiamo colte tutte. Ora dobbiamo arrampicarci sui rami più alti... Ecco 50 possibili strade per suggerire quale potrebbe essere la strategia vincente per arrivare ad avere zero morti sulle strade di Vincenzo Borgomeo

Prefazione di Gian Luca Galletti, ministro dell’Ambiente

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www.laforzadelleidee.com

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La rassegnazione è un suicidio quotidiano HonorÊ de Balzac

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PREFAZIONE La sicurezza stradale che non t’aspetti di Gian Luca Galletti*

Occuparsi di sicurezza stradale è come affrontare un lungo viaggio, in cui sembra non si arrivi mai. Abbiamo allora un dovere: non fermarci ed essere sempre in movimento alla ricerca di nuove buone idee. C’è sempre bisogno in un campo cosi complesso e delicato di conoscere, ascoltare, sperimentare soluzioni innovative in grado di ridurre il numero, ancora troppo elevato e intollerabile, di vittime innocenti della strada. Credo che il binomio ambiente - sicurezza stradale non sia cosi scontato e proprio per questo possa rappresentare un valore aggiunto, fornire cioè quella chiave di lettura nuova a un problema che è necessariamente trasversale a tutte le attività istituzionali e sociali. Il ministero dell’Ambiente sente questa responsabilità: ha dato e vuole dare tutto il supporto che, nell’ambito delle sue competenze, possa aiutare a centrare gli obiettivi stabiliti. Con l’accordo raggiunto alla Cop21 di Parigi il mondo si è avviato, seppur a diverse velocità, a una profonda rivisitazione del suo modello economico, accelerando il percorso verso la de-carbonizzazione delle attività produttive, la riduzione dell’inquinamento, il riciclo, la rigenerazione della materia e la riduzione degli sprechi di 4


risorse naturali. Per essere protagonisti di quel grande progetto globale che si chiama “economia circolare”, abbiamo bisogno innanzitutto di ridisegnare profondamente le nostre città in chiave ecocompatibile. Quel termine, spesso utilizzato e a volte abusato, di “Smart City” racchiude in sé anche molte sfide importanti di sicurezza stradale: perché parliamo di una circolazione più intelligente e attenta all’ambiente, di nuove piste ciclabili e percorsi pedonali, di car e bike sharing, di intermodalità nel trasporto pubblico e privato, dello svecchiamento del nostro parco autobus, di veicoli nuovi a basso impatto ambientale. Il governo lavora nel medio-lungo periodo e con risorse nuove proprio in questa direzione, che fa bene anche alla sicurezza. La messa su strada di veicoli nuovi e a basso impatto inquinante, tra cui quelli elettrici, può aiutarci ad esempio non solo a ridurre sensibilmente l’inquinamento, ma anche gli incidenti derivanti dall’olio sulle nostre arterie urbane ed extraurbane. L’inquinamento derivante dagli incidenti stradali ci porta a fare i conti con percentuali e criticità per nulla trascurabili: se è vero che basta un litro d’olio per inquinare una piscina olimpionica, l’inquinamento delle acque superficiali e di falda in Europa per questo problema può contaminare 50 laghi di Como, senza dimenticare le diverse tonnellate di rifiuti solidi non biodegradabili, come plastiche, vetri e metalli, che vengono dispersi nel momento del sinistro. Ce lo dice uno studio di una società leader nel ripristino stradale post-incidente, “Sicurezza e Ambiente” che riscontra, su un campione di 180.000 incidenti in cui sono intervenuti i centri operativi, uno sversamento di circa 1,5 litri di olio nel 50 per cento dei casi, di 4 litri nel 30 e di 7 litri nel restante 20. Certamente, sul tema dei veicoli ambientalmente sostenibi5


li all’impegno pubblico va sommato quello privato: negli ultimi anni, importanti case automobilistiche hanno lanciato sul mercato nuovi modelli di vetture elettriche-ibride e stanno sperimentando meccanismi finanziari per favorire il passaggio ai veicoli verdi, ma non è ancora abbastanza. Dobbiamo vincere alcune resistenze da parte del mercato e creare le condizioni perché la mobilità nelle nostre città sia più agevole, sostenibile e sicura, dotata di strumenti tecnici adeguati e in grado quindi di diffondersi maggiormente. Oggi possiamo contare, attraverso vari provvedimenti del governo, su uno sforzo di diverse decine di milioni di euro per favorire la costruzione di infrastrutture di ricarica, i progetti per il trasporto sostenibile casa-scuola e casa-lavoro, le piste ciclabili. Sulla mobilità elettrica gli obiettivi comunitari prevedono di raggiungere entro il 2020 un parco circolante di un milione e 800 mila veicoli. In questa direzione si muove il Piano Nazionale delle Infrastrutture di Ricarica, che recepisce gli standard tecnologici comunitari delle infrastrutture di ricarica e prevede la realizzazione al 2020 fino a 13.000 infrastrutture di ricarica lenta/accelerata e fino a 6.000 di ricarica veloce. Numeri che, come detto, noi vogliamo rendere ben più ambiziosi di quello che ci indica l’Europa. Le soluzioni che studiamo per una mobilità sostenibile trovano dunque, come effetto “collaterale” ma straordinariamente importante, un “contatto diretto” con la sicurezza stradale. Penso ad esempio alle norme del decalogo proposto dai ministeri dell’Ambiente e della Salute per limitare il problema smog, dove è prevista la riduzione dell’utilizzo del mezzo privato, principale fonte di traffico e inquinamento, con il conseguente potenziamento del trasporto pubblico locale: un traffico più scorrevole contiene le possibilità di incidenti. 6


E soprattutto, ricordo quella misura che, assieme alle Regioni e ai Comuni, abbiamo individuato come strategica per la riduzione dello smog nei periodi di massima emergenza: l’abbassamento di 20 km/h dei limiti di velocità nelle aree urbane. Una misura da estendere a tutto il territorio comunale, che può dare effetti molto positivi anche sul fronte della riduzione degli incidenti. E’ noto infatti che la percentuale di sinistri dovuti all’eccesso di velocità sia molto maggiore, come è ovvio, sulle strade interurbane (oltre il 17%); tuttavia, i morti negli incidenti stradali nelle strade urbane nel 2013 sono stati oltre 1.400 e dall’Istat si apprende che per velocità troppo elevata si sono registrati nel 2013 quasi 16 mila incidenti (9,5%) nelle sole strade urbane. Le buone idee insomma sono molte: vanno sviluppate e messe a sistema. Ma c’è un presupposto a tutto questo: l’educazione e la sensibilizzazione dei cittadini, specie se parliamo dei più giovani. Per questo il libro di Vincenzo Borgomeo, da sempre impegnato con lodevoli e propositive iniziative su questo fronte, assume per me un particolare significato: perché ha scelto per il suo libro le idee e i contributi degli assoluti protagonisti di questo cambiamento culturale, ovvero i ragazzi. Una nuova cultura ambientale nel Paese, che parta dall’educazione scolastica, serve a far crescere nuove generazioni di giovani in grado di recepire il rispetto dell’ambiente come una scelta istintiva, come deve essere naturale per quegli stessi ragazzi compiere le scelte più responsabili sulla strada. Abbiamo visto che tra i due temi può esserci un profondo legame, una missione comune. Per questo il libro di Borgomeo può essere definito, perché no, anche un ottimo testo di educazione ambientale. *ministro dell’Ambiente 7


INTRODUZIONE

La sicurezza stradale? Per la prima volta è a rischio: dopo anni virtuosi con incidenti, vittime e feriti in forte diminuzione, assistiamo oggi a una pericolosa inversione di tendenza. Tanto per capirci, di questo passo non solo non riusciremo a rispettare gli obiettivi imposti dalla UE, quelli legati al dimezzamento dei morti per il decennio 2011-2020, ma addirittura potremmo trovarci nella difficile situazione di dover rivedere tutta la strategia messa in campo in questa crociata sulla sicurezza stradale. Servono nuove idee, nuove iniziative, un qualcosa di rivoluzionario, così come è stata rivoluzionaria più di dieci anni fa la famosa patente a punti che - incredibile ma vero - nella storia della mobilità italiana è stato il provvedimento che ha portato la maggiore riduzione di lenzuoli bianchi stesi sull’asfalto. Un misura di sicurezza che ha fatto molto discutere ma che ha funzionato benissimo, anche se soprattutto all’inizio e poco alla fine, arrestando miseramente la sua corsa virtuosa. I numeri d’altra parte dicono che in questo decennio le vittime degli incidenti stradali si sono dimezzate e che agli italiani sono stati sottratti 85 milioni di punti. Ma a ben guardare la situazione è un po’ diversa: 8


nello stesso tempo sono state messe in piedi straordinarie misure di sicurezza (diffusione del Tutor, controllo più capillare su strada, auto più tecnologiche, arrivo degli etilometri e molto altro ancora). Senza contare la severità del nostro sistema sanzionatorio che negli ultimi anni ha visto aumentare in modo esponenziale le multe, in alcuni casi più che raddoppiate. Poi sono arrivati i problemi, legati al fatto di poter pagare per non vedersi sottrarre i punti e al meccanismo di recupero: fra corsi e premi, gli automobilisti in questi dieci anni hanno “comprato” o avuto in regalo più di 300 milioni di punti. Chi ha ragione? La patente a punti ha funzionato o no? Di certo in un Paese come il nostro dove viene elevata una contravvenzione ogni 15 secondi la patente a punti ha portato in campo un’idea geniale: il meccanismo ha affiancato e non sostituito le sanzioni già previste per le varie infrazioni, compresa la sospensione del permesso di guida. Quindi si è creato un fenomeno psicologico fortissimo che ha fatto - almeno all’inizio quando non era chiaro quanto fosse facile recuperare i punti - davvero cambiare abitudini agli italiani. L’effetto placebo della patente a punti è stato quindi fondamentale, e non è un caso che già a inizio 2003, ben prima che questo nuovo meccanismo sanzionatorio entrasse in vigore, si è registrata una forte riduzione di incidenti, morti e feriti: i tanti annunci di giornali e Tv sull’arrivo della normativa hanno avuto effetto sul comportamento degli automobilisti. L’idea di perdere punti (“che nun se sa manco ‘ndo stanno” come dice il comico Enrico Brignano in un suo celebre spettacolo proprio sul tema), la prospettiva di non poter più guidare e di rinunciare alla mobilità ha infatti terrorizzato il popolo del volante... Poi, però, la paura è passata, lasciando il compito al legislatore di trovare un nuovo sistema che potesse 9


replicare l’eccezionale esperienza della patente a punti. Fino a oggi nessuno è riuscito a trovare alternative valide ma qualcosa si muove: sarà la scatola nera il sacro Graal della sicurezza stradale? Sarà la nuova legge dell’Omicidio Stradale? Sarà l’approccio alla sicurezza stradale dal “lato ambientale”? O sarà qualche idea che ancora non conosciamo ma che è già in gestazione? Ecco, questo libro si ripropone proprio lo scopo di dare spazio alle nuove idee, partendo dalle 50 che in quest’ultimo periodo abbiamo visto nascere. Tutti e 50 i capitoli hanno un titolo con un punto interrogativo: un chiaro segno di come qui non si cerchi di dare giudizi o soluzioni ma si punti dritto a stimolare idee e suggerimenti. Chissà che fra le “lampadine” che si spera il libro farà accendere ci sia proprio l’idea in grado di arginare la guerra da 9 morti e 700 feriti al giorno che si combatte sulle nostre strade. Chissà. Vedremo. Ma se a questo punto vi state chiedendo cosa fare e se state cercando qualche idea, forse il primo obiettivo questo libro l’ha già raggiunto...

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1 Fare sistema, questa la strada maestra?

Una cosa è certa: sul fronte della sicurezza stradale c’è ancora molto da fare. E se oggi questa è una delle maggiori priorità di cui i Paesi europei devono tener conto nella definizione delle proprie agende programmatiche, il cammino è ancora in salita perché l’Europa ha rilanciato l’obiettivo per il nuovo decennio 20112020, finalizzato ad un’ulteriore riduzione del 50% del numero delle vittime sulle strade. Cosa fare? “Per raggiungere questo obiettivo - spiega Roberto Sgalla, Direttore Centrale della Polizia Stradale, Ferroviaria, delle Comunicazioni e per i Reparti Speciali della Polizia di Stato Ministero dell’Interno - occorre il concorso di tutti gli attori della sicurezza stradale, secondo un’idea vincente per la quale non è possibile ottenere risultati se non attraverso un percorso sinergico, in grado di porre a fattor comune tutte le conoscenze e le migliori prassi, sia in ambito nazionale che europeo, e in grado di definire una strategia comune, che sappia creare un nuovo Sistema della Sicurezza Stradale”. Parla proprio di un sistema integrato? “Si, un qualcosa che veda, in un’ottica di sicurezza partecipata, 11


l’operato congiunto della Polizia Stradale, delle Forze di Polizia, di tutte le Agenzie di enforcement, degli Enti e degli Organismi che si occupano delle infrastrutture e della loro gestione, come anche di tutti coloro che partecipano al percorso educativo e di comunicazione a vantaggio degli utenti della strada, con una stessa comune finalità”. Ma molto c’è da fare anche sul fronte del miglioramento dei comportamenti dei conducenti. O no? “Senz’altro: la velocità, la distrazione, il mancato rispetto della segnaletica, l’alcool, lo scarso utilizzo delle cinture di sicurezza e degli altri dispositivi di protezione, continuano ad essere considerate le principali cause di incidenti. L’esperienza ci ha insegnato come l’utilizzo di apposite tecnologie rappresenti, per le condotte aventi il carattere della generalità e sistematicità, un efficace strumento di contrasto: è questa quindi la strada che occorre perseguire per la ricerca di nuovi sistemi di controllo, di pari passo con gli adeguamenti normativi che ne consentano l’impiego”. Lei ha sempre battuto molto sul tasto della comunicazione. E’ ancora così importante? “Certo e non è un caso che continua la ricerca di sempre nuovi linguaggi per comunicare con i giovani, con la realizzazione di campagne di sicurezza che mettano al centro un dialogo convincente con gli utenti della strada come strumento strategico per educare e costruire un cittadino responsabile e consapevole che i diritti di cui gode sono sostenuti unicamente dalla buona osservanza dei corrispondenti doveri”. Rimane il problema - acuito probabilmente dalla crisi e dai tagli alle strutture - di come utilizzare meglio gli agenti. “Questo è un grande tema e una grande sfida. L’attuale congiuntura economica impone, inoltre, di rivisitare i modelli operativi 12


al fine di liberare risorse di polizia da attività ripetitive e a basso impatto sulla sicurezza stradale, attribuendo funzioni di polizia stradale a soggetti privati adeguatamente formati e abilitati, analogamente a quanto si è già realizzato in materia di gare ciclistiche, trasporti eccezionali, gestione parcheggi”. D’accordo ma poi abbiamo ancora il problema che gli stranieri sulle nostre strade spesso la fanno franca. “Un ulteriore importante fronte per l’innalzamento dei livelli di sicurezza stradale è di sicuro l’applicazione coerente e uniforme a tutti gli utenti della strada, italiani e stranieri, delle sanzioni per le infrazioni commesse nel territorio nazionale. Attualmente infatti, per la mancanza di norme e procedure adeguate in ambito comunitario e di accordi bilaterali o multilaterali in ambito extracomunitario, tali sanzioni raramente vengano riscosse, soprattutto per quelle violazioni accertate con sistemi automatici e di controllo a distanza, per le quali non avviene il fermo immediato del veicolo. Si impone, pertanto, l’approvazione di norme che intervengano sulla circolazione dei veicoli esteri”. E arriviamo all’annoso problema della carenza legislativa in materia... “Non c’è dubbio che per perseguire l’obiettivo della massima sicurezza sulle strade, occorre poi ripensare complessivamente l’assetto normativo della materia. Lo abbiamo sottolineato più volte. In tema di sicurezza stradale non è vero che le leggi ci sono e che basta applicarle. E’ solo un luogo comune... Nel nostro Paese è in corso di approvazione una legge delega per un nuovo Codice della Strada, centrato prevalentemente sul comportamento degli utenti ed improntato alla salvaguardia della sicurezza delle persone e, soprattutto, degli utenti vulnerabili. In tale ambito manca ancora, purtroppo, una normativa di riferimento europea, 13


come invece esiste in materia di veicoli e di rilascio delle patenti di guida, che contribuirebbe certo a conferire notevole impulso alla qualificazione dei conducenti”. Da questo dipende anche il problema dei pochi controlli “fisici” su strada? “Non proprio, anche se la frequenza dei controlli e l’effettiva applicazione delle norme è, infine, determinante perché si creino le condizioni per una netta riduzione del numero di morti e feriti. Tale obiettivo passa necessariamente attraverso l’armonizzazione delle tecniche di controllo e delle norme sanzionatorie nel panorama europeo, per consentire le quali sarà fondamentale la prossima attivazione di apposite banche dati per l’interscambio di informazioni relative a veicoli e conducenti”.

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2 Abbassare i limiti di velocità? Sui nuovi limiti si discute a lungo. Ma dietro la famosa crociata dei 30 orari in città ci sono tante piccole battaglie che passano silenziose. Una delle sfide più grandi, sul tema, è quella che vorrebbe imporre i 100 km/h come tetto massimo sulla A22. L’idea è uscita allo scoperto quando l’amministratore delegato di A22 Walter Pardatscher ha annunciato il progetto pilota per il miglioramento della qualità dell’aria che prevede l’introduzione del limite di 100 sul tratto autostradale della Bassa Atesina. Immediate le reazioni, fra queste, quella più violenta, è stata quella della Camera di commercio di Bolzano che ha ribadito il suo parere contrario all’introduzione di limiti di velocità aggiuntivi. Motivo? Comportano un rallentamento del traffico e creano difficoltà per l’economia. Un tale provvedimento - secondo la camera di commercio - si ripercuote sull’economia altoatesina perché limita la mobilità, provoca perdite di tempo e fa aumentare i costi. Non solo: sempre secondo i contrari a questa iniziativa, i limiti di velocità creano confusione ma non necessariamente più sicurezza tra i conducenti delle autovetture che sul tratto da Kufstein fino ad Ala-Avio, cantieri a parte, si vedono confrontati con quattro diversi limiti di velocità: 90, 100, 110 e 130. E se i sostenitori sbandierano grandi vantaggi dal punto di vista ambientale e della sicurezza stradale, chi ostacola questo progetto spiega invece che con il limite a 100 sarebbero svantaggiati tutti i veicoli di peso inferiore alle 3,5 tonnellate, quindi anche rappresentanti, piccoli veicoli per il trasporto e veicoli commerciali di imprese artigiane, per citare alcuni esempi. Una situazione non certo facile, ma è chiaro che uno dei temi sul tavolo è di sicuro la nuova “mappa” dei limiti di velocità. In città e fuori. 15


3 L’ambiente la minaccia più grande? Come inquadrare la sicurezza stradale?

Gli incidenti stradali sono da sempre in vetta a tutte le classifiche “da allarme rosso”: ma come inquadrare la piaga in quella più complessa dei rischi globali? E come gestire le priorità? In un approccio serio al problema non si può evitare di inserire il dramma delle vittime della strada in un quadro più generale. Sappiano che nel corso del 2016 si evolveranno e intensificheranno una serie di minacce, destinate a influenzare lo scenario economico e il panorama politico. L’ultima edizione del Global Risks Report, condotta in occasione del World Economic Forum in collaborazione con Marsh & McLennan e Zurich Insurance Group, ha coinvolto 750 esperti di tutto il mondo, che hanno valutato 29 diverse minacce globali, esaminando il loro impatto e la loro probabilità di verificarsi nella prossima decade. Rispetto agli anni precedenti, il panorama di rischio è più vasto e diversificato: nei primi cinque posti compaiono quattro diverse categorie (ambientale, geopolitica, sociale ed economica). Maggiore rispetto al passato è anche l’interconnessione tra i rischi e il loro raggio d’azione, per cui nel manifestarsi coinvolgono gli individui, le istituzioni e le economie nazionali, restituendo una 16


situazione decisamente più complessa da gestire. “Osservando l’analisi condotta dal World Economic Forum, è chiaro come la nostra professione sia quotidianamente chiamata a gestire rischi anche nuovi per salvaguardare la propria impresa e aiutarla a fronteggiare mercati complessi e mutevoli”, ha spiegato Alessandro De Felice, Presidente di ANRA, l’Associazione Nazionale dei Risk Manager e Responsabili Assicurazioni Aziendali. “Un perfetto paradigma per spiegare l’attività che ogni risk manager deve affrontare è la resilienza. Fra le nostre sfide vi è, infatti, proprio la costante analisi della capacità di resistenza di fronte alle minacce e cercare di recuperare lo status quo precedente all’evento emergenziale, adattandosi alla nuova condizione e trovando eventualmente modalità alternative di comportamento, di operatività e di funzionamento del business. Dai cyber attacchi alle minacce terroristiche, ai cambiamenti climatici, stiamo parlando di eventi che modificano profondamente lo scenario attuale e impongono una grande riflessione per i nuovi assetti che nel medio e lungo termine si verificheranno per le nuove condizioni geopolitiche”. In sintesi volatilità, complessità e ambiguità sono gli elementi che caratterizzano il panorama globale dei rischi oggi. Per fronteggiare efficacemente tutte le minacce, è necessario imparare a sviluppare soluzioni che si adattino a contesti mutevoli e aumentino proprio la resilienza delle organizzazioni anche di fronte a nuovi rischi. Una descrizione perfetta di quello che servirebbe per affrontare i problemi della sicurezza stradale con rinnovata energia.

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4 Sfruttare l’esempio della nuova legge sull’Omicidio stradale?

L’Omicidio stradale dopo un percorso a ostacoli è diventato legge: l’Aula del Senato ha finalmente approvato la fiducia sul famoso DDL con 149 voti favorevoli, 3 contrari e 15 astenuti. “Per Lorenzo, per Gabriele, per le vittime della strada. Per le loro famiglie. L’omicidio stradale è legge. #Finalmente”, ha scritto su Twitter Matteo Renzi. Il “finalmente” si riferiva all’iter complicato, complicatissimo di un DDL voluto all’inizio da tutti e poi ostacolato senza esclusione di colpi da più parti. Il percorso è iniziato quattro anni fa, nel frattempo sono cambiati ministri che si sono succeduti negli ultimi 4 governi e commissioni parlamentari. E la “battaglia” è andata avanti fino all’ultimo visto che perfino nella mattinata dell’approvazione definitiva il senato aveva respinto la proposta di sospensiva sul DDL chiesta dal senatore Carlo Giovanardi (Gal) che aveva definito il testo “squilibrato” e aveva chiesto il ritorno in commissione. Respinta la sospensiva, è iniziata la discussione generale. Ma il calvario dell’approvazione di questa norma non era finito: il senatore Lucio Malan (Fi) aveva chiesto nuovamente la verifica 18


del numero legale. Il presidente Pietro Grasso aveva poi verificato il conteggio e subito dopo è iniziata la discussione generale sul provvedimento. Nel frattempo il governo decide di chiedere il voto di fiducia - scatenando altre polemiche - e quindi si arriva all’approvazione. Un percorso tormentato che deve far riflettere perché nemmeno su temi così delicati come quelli della sicurezza stradale, in questo Paese, c’è unità. E non sono mancate nemmeno le polemiche... Al senatore Carlo Giovanardi, che all’annuncio della fiducia aveva urlato “vergognatevi”, il ministro per i Rapporti con il Parlamento Maria Elena Boschi aveva replicato: “Non ci vergogniamo di mettere nelle mani di un provvedimento che tutela le vittime di incidenti stradali il lavoro del governo”. Ed è stato solo l’ultimo atto di un percorso ad ostacoli. E già perché dopo il primo via libera della Camera, l’Ok del Senato il DDL sul nuovo reato di omicidio stradale era tornato di nuovo dalla Camera, in quella che è stata la quarta lettura. Un percorso lunghissimo, quasi record perché ricordiamo che l’approvazione della legge sull’omicidio stradale è arrivata dopo 4 anni dalla prima raccolta delle firme da parte delle Associazioni Lorenzo Guarnieri, ASAPS e Gabriele Borgogni. Il primo firmatario fu l’allora sindaco della città gigliata Matteo Renzi che fra l’altro - primo caso nella storia della Repubblica Italiana - parlò di sicurezza stradale nel suo discorso di insediamento. Le tre associazioni che l’hanno spinto, ideato e sostenuto (a proposito, per dovere di cronaca, il nome di “omicidio stradale” lo si deve all’Asaps) parlano oggi di “pressioni ondivaghe” per arrivare infine ad un risultato positivo grazie anche a una forte volontà del governo. “Ma oggi - hanno commentato in una storica nota congiunta As19


sociazioni Lorenzo Guarnieri, ASAPS e Gabriele Borgogni - mettiamo al bando i trionfi e ci limitiamo ad esprimere un più sobrio sentimento di viva soddisfazione per questa legge che rivoluziona totalmente il peso delle responsabilità a carico di quanti uccidono sulla strada dopo aver commesso alcune violazioni gravi, prime fra tutte gli abusi di alcol e droga. Finalmente si passa dalla certezza dell’impunità alla quasi certezza della sanzione penale, accompagnata da una revoca della patente che se non sarà ergastolo, sarà costituita comunque da un numero di anni (da 10 a 30) assolutamente dissuasivo”. Lo spirito di questa norma, va ricordato, è quello di evitare i casi di recidiva della pirateria stradale ma per capire davvero la sua efficacia bisognerà aspettare un po’. Di certo alcune novità introdotte alla fine (un esempio per tutti l’equiparazione del passaggio con il rosso alla guida contromano) fanno discutere. Ma vedremo. Di certo passa il concetto, come spiegano in coro le tre associazioni, che “l’omicidio stradale farà capire anche ai più distratti e distanti che chi causa incidenti in situazioni con elevato profilo di rischio pagherà il conto dovuto alla giustizia e che il reato di omicidio o lesioni da incidente stradale ha assunto una nuova dignità nel panorama della giustizia”.

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5 Combattere la piaga degli “incidenti su incidenti”?

“La connessione fra il mondo del ‘green’ e i problemi legati alla sicurezza stradale - spiega Angelo Cacciotti, Direttore Ricerca e Sviluppo Sicurezza e Ambiente - è stata una delle nostre prime intuizioni. Da queste considerazioni è nato il progetto di Sicurezza e Ambiente che ha come scopo principale intervenire tempestivamente per eliminare dalla sede stradale detriti e liquidi e quindi ripristinare la sicurezza della strada stessa con la reintegra delle matrici ambientali. Come? “Il progetto si è concretizzato con l’istituzione di circa seicento centri operativi distribuiti su tutto il territorio nazionale, in grado di intervenire su richiesta delle Forze dell’Ordine e mettere la strada in sicurezza nell’arco di venticinque minuti dalla chiamata”. Da dove è arrivata l’idea? “Da lontano: il lavoro istituzionalmente è stato portato avanti dalla fine del 2006 ed è stato ispirato non solo alla sicurezza dei cittadini ma anche alla tutela dell’ambiente. Dal connubio di questi due obiettivi è nato il progetto di questa società. Un progetto che 21


deriva da uno studio conoscitivo, sviluppato con cura nel tempo, che ha evidenziato con chiarezza come un notevole numero di incidenti stradali sono causati da sversamenti di liquidi o detriti sulla sede stradale a seguito di incidenti. E, clamorosamente, in molti casi l’incidente ‘indotto’ era molto più grave di quello iniziale, in alcuni casi addirittura con esiti mortali”. Può essere questa la strada per ridurre ulteriormente il numero delle vittime sulla strada in Europa, visto che nel 2010 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite e la Commissione Europea hanno proclamato un nuovo decennio, dal 2011 al 2020, di iniziative per la Sicurezza Stradale? L’obiettivo è quello di arrivare ad un ulteriore decremento della mortalità con un tasso di riduzione almeno del 5% annuo. Ce la faremo? “Dipende molto dal nostro impegno, dall’impegno di tutti. L’analisi degli incidenti ci dice con precisione che di tutti i sinistri stradali che avvengono ogni anno in Italia circa 500.000 sono quelli con sversamenti di liquidi o detriti. Le forze dell’Ordine di questi incidenti ne hanno rilevati 181.227 con morti e feriti. Quindi mettendo in relazione tra loro solo gli incidenti più gravi (181.227) con un terzo delle cause imprecisate o non ben definite, se ne deduce che circa il 5,5 % degli incidenti sono causati da un precedente incidente. E rimuovendo tempestivamente dalla strada i detriti, il numero degli sinistri gravi scende da 181.227 a 172.166, con un conseguente taglio del numero dei morti da 3.385 a 3215, pari ad una riduzione del 5,5%. Ma c’è di più, si può fare ancora molto”. Tipo? “Stiamo per lanciare una nuova scatola nera, in linea con lo spirito di Sicurezza e Ambiente, azienda che ha percorso i tempi nella ricerca e nello sviluppo di soluzioni innovative rivolte agli 22


automobilisti e alle compagnie assicurative: abbiamo ideato e realizzato lo Street Angel, dispositivo d’ingegneria digitale che registra lo stile di guida, l’eventuale crash e ogni altro elemento utile alla ricostruzione del sinistro, anche dove non è presente il segnale GPS. Scegliendo di installare lo Street Angel sulla propria vettura, gli automobilisti possono avere riduzioni sul premio assicurativo RcAuto, ma non solo: si tratta di un grande passo avanti sul fronte della sicurezza perché tutti gli interventi ‘post incidente’ avverranno di fatto in tempo reale”. Che altri dati avete raccolto in tutti questi anni di attività? “In oltre sei anni sul campione di 180.000 incidenti in cui sono intervenuti i centri operativi di Sicurezza e Ambiente, si è riscontrato che in media vi è stato uno sversamento di circa 1,5 litri nel 50% dei casi, di 4 nel 30% dei casi e di 7 litri nel restante 20%. Estrapolando questi valori sui 500.000 incidenti con sversamento stimati si può quantificare quindi la quantità di liquidi rilasciati sulla sede stradale in 1.675.000 litri. Valore questo compatibile con i dati del Ministero dell’Ambiente che ha valutato in 8 milioni di litri la quantità di liquidi inquinanti lasciati al suolo a seguito di incidente. Naturalmente nel dato fornito dal Ministero dell’Ambiente sono comprese anche quantità di liquidi non riconducibili ad incidenti tra autovetture”. Ma secondo lei è lecito considerare gli incidenti stradali uno dei più gravi problemi di inquinamento? “Assolutamente sì: facendo le dovute proporzioni questo accade in tutti i Paesi industrializzati o in fase di industrializzazione. Pertanto il mancato recupero degli oli o liquidi che derivano dagli incidenti stradali comporta un danno di grandi proporzioni sia per l’asfalto che perde la sua capacità drenante - diventando causa di altri incidenti in tempi futuri anche lontani - sia per la matrice am23


bientale. Infatti se si pensa che un solo litro di olio può inquinare un milione di litri di acqua, quantità contenuta in una vasca di 50 metri x 25 e profonda 80 cm, o in un pozzo del diametro di un metro e profondo 13 km e che i liquidi conseguenza di 500.000 incidenti possono inquinare, se non recuperati, 1.700.000.000 metri cubi di acqua (praticamente il volume pari a tre volte quello del lago Trasimeno...) si ha una idea del danno che quotidianamente deriva alle acque superficiali ed alle falde acquifere”. Di cosa va particolarmente fiero? “Direi da tanti riconoscimenti che sono arrivati - per aver salvato tante vite - da varie amministrazioni pubbliche. Ricordo ancora quella della città di Torino che, tempo fa, rivolgendosi a Sicurezza e Ambiente tramite il Corpo Polizia Municipale, testualmente scriveva: ”La sinistrosità registrata nell’ultimo triennio indica una sensibile diminuzione dell’incidentalità stradale; a tale fattore, indubbiamente positivo, può aver ragionevolmente contribuito l’apporto dato dagli interventi effettuati dai vostri centri logistici in tema di ripristino della sicurezza della piattaforma stradale a seguito di incidente”. Altre città hanno fatto lo stesso. Bello”. Va bene, ma chi paga questo? “Tutti gli interventi, sia in Italia che in tutte le nazioni Europee, sono messi in campo da Sicurezza e Ambiente senza costi per la Pubblica Amministrazione e per i cittadini: paga la compagnia di assicurazione responsabile. Non voglio stare qui a lodare l’operato di Sicurezza e Ambiente ma non si può in ogni caso evitare di sottolineare che l’azienda con la sua struttura, composta da oltre 600 centri operativi su tutto il territorio nazionale, con le sue attrezzature per il ripristino della sicurezza della strada post incidente, ha contribuito in Italia a ridurre gli incidenti stradali causati dalla presenza di liquidi e detriti sul manto stradale, a pre24


servare l’ambiente e la salute dei cittadini recuperando e smaltendo i rifiuti abbandonati al suolo. I lusinghieri risultati sono stati raggiunti grazie alla capillare presenza di Sicurezza e Ambiente su tutto il territorio nazionale e alla sinergia con pubblica amministrazione, cittadini, compagnie assicurative”. Torniamo ai numeri. “L’esperienza fatta dal 2006 ad oggi in Italia e i risultati ottenuti in termini di riduzione degli incidenti ha dimostrato la validità del progetto. Se il nostro modo di lavorare venisse “esportato” su tutto il territorio della EU28 ed integrato nelle strategie europee per la sicurezza stradale, ci sarebbe un’innegabile diminuzione della mortalità. Di quanto? Secondo le nostre stime di qualche punto superiore al 5,5%”. Addirittura? “Da uno studio preventivo è emerso che per raggiungere gli obiettivi sulla Sicurezza Stradale nell’area della UE28, è necessaria una rete di circa undicimila centri operativi in grado di intervenire sugli incidenti stradali per il ripristino della sicurezza stradale ed il reintegro delle matrici ambientali entro massimo 25 minuti dalla richiesta dell’intervento. L’investimento complessivo relativo per la realizzazione dell’intero progetto da destinare alle singole nazioni per attrezzare le rispettive reti di operatori è stata valutata in 65 milioni di euro. E considerando che gli incidenti stradali rappresentano una, se non la più importante causa di morti accidentali nella Unione Europea, e che comportano come effetto collaterale un danno inestimabile per la matrice ambientale, emerge chiaramente che l’applicazione del modello italiano su tutti gli Stati dell’Unione, porterebbe nell’arco massimo di 2 anni a ridurre la quota dei morti di circa 1800 unità e quella dei feriti di circa 100.000 unità 25


con una notevole accelerazione nel raggiungimento dell’obiettivo prefissato dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite e la Commissione Europea per il decennio 2011-2020. E non solo: questa strategia porterebbe anche a preservare l’ambiente e la salute dei cittadini recuperando e smaltendo circa 15 milioni di litri di liquidi e mille tonnellate di residui solidi, altrimenti abbandonati al suolo a seguito d’incidente. Niente male no?”.

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6 Rilanciare il settore di business Mobility Solution?

Ciò che distingue una cosiddetta “macchina moderna” da una vecchia è il famoso settore di business Mobility Solutions che in pratica racchiude sistemi di mobilità e propulsioni alternative, sistemi di sicurezza attiva e passiva, comfort e assistenza, informazione e comunicazione a bordo veicolo come car-to-car e Car2X e tecnologie, concept e servizi per l’aftermarket. Tanto per capire di cosa parliamo, basti dire che l’azienda leader del settore, la Bosch, solo grazie al settore di business Mobility Solutions fattura 33,3 miliardi di Euro l’anno, equivalenti al 68 percento dei ricavi totali Gruppo, e utilizza solo per questo circa 360.000 fra dipendenti e collaboratori... D’altra parte non è un mistero che questo settore sia quello che abbia contribuito maggiormente - con importanti innovazioni all’evoluzione dell’auto. Qualche esempio? La gestione elettronica del motore, il sistema elettronico di stabilità ESP e la tecnologia common-rail per i motori diesel per citarne solo qualcuno. La sicurezza stradale non può di certo ignorare questi numeri.

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7 Puntare sulle start up?

“Attraverso Incense Enel conferma nuovamente il proprio impegno a sostegno dell’innovazione, dell’imprenditorialità e dello sviluppo socio-economico. L’obiettivo del lavoro delle aziende del consorzio durante il periodo di incubazione è di contribuire alla formazione di soggetti in grado di realizzare soluzioni efficaci, come dimostrato dalle start-up vincitrici del primo bando, alcune delle quali stanno lavorando con Enel su progetti condivisi”. Così l’amministratore delegato di Enel, Francesco Starace, in occasione della premiazione delle 28 start-up vincitrici del secondo bando di Incense (internet cleantech enablers spark) - l’acceleratore dedicato alle aziende della clean technology sostenuto dalla commissione Ue attraverso il programma fiware. Il programma Incense è stato lanciato da Enel, Endesa, Accelerace e Fundingbox con l’obiettivo di promuovere l’innovazione e la crescita dell’occupazione tecnologica nel settore europeo dell’energia e delle tecnologie verdi. Le start-up vincitrici hanno ricevuto ciascuna un contributo a fondo perduto fino a 150mila euro, senza obbligo di partecipazione nel capitale sociale, e potranno contare sul supporto da parte delle aziende partner di incense: un pro28


gramma di incubazione di sei mesi, sezioni di training con esperti del settore, appositi workshop su programmi di finanziamento europei, supporto da parte del network delle aziende del consorzio. Inoltre le start-up avranno la possibilità di collaborare con i partner Incense alla progettazione e verifica dei propri progetti. Complessivamente il programma Incense, che conta su un budget totale di circa 8 milioni di euro stanziati dalla commissione europea, offrirà supporto a fino 42 start-up. Il secondo bando di Incense lanciato lo scorso anno ha raccolto 257 domande provenienti da tutta Europa e Israele. Le proposte provenienti da piccole e medie imprese e da imprenditori individuali sono state classificate nelle seguenti categorie: efficienza energetica e domotica, energie rinnovabili, soluzione di previsione delle rinnovabili, smart grid, accumulo di energia, soluzioni avanzate per la diagnosi e l’automazione, mobilità elettrica, sicurezza informatica e digitalizzazione energetica attraverso l’ict.

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8 Aiutare le associazioni che si occupano di sicurezza stradale?

Dopo il sostegno assicurato all’Asaps, associazione amici Polizia Stradale, Ford, attraverso il FordPartner AutoSas di Firenze, aiuta anche l’Associazione Lorenzo Guarnieri, la famosa organizzazione no profit dedicata alla promozione della cultura della responsabilità alla guida. L’Associazione Lorenzo Guarnieri porta avanti attività dedicate alla sensibilizzazione della società rispetto a comportamenti che sono spesso causa di incidenti come la guida in stato di ebbrezza o sotto l’effetto di sostanze stupefacenti. E la (bella) collaborazione si inserisce nell’ambito delle attività sociali che i FordStore portano avanti per partecipare attivamente, sul territorio, alla vita sociale della comunità e delle persone che la vivono. Ford insomma condivide così con l’Associazione Lorenzo Guarnieri la missione di collaborare alla diffusione della cultura della responsabilità, che promuove attraverso il programma di corsi gratuiti di guida responsabile Driving Skills For Life, che ha l’obiettivo di contribuire alla creazione di generazioni future di guidatori sempre più attenti ai rischi della strada.

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9 Aiutare i pedoni?

La Giunta di Milano ha approvato il sostegno alla sesta edizione del progetto “Siamo nati per camminare”, organizzato e promosso dall’associazione “Genitori Antismog”, che intende promuovere la mobilità sostenibile invitando i bambini per una settimana a raggiungere la propria scuola a piedi, in bicicletta, in monopattino o con i mezzi pubblici, senza comunque utilizzare né auto né moto. Tutti i bambini partecipanti all’iniziativa hanno potuto avvalersi in una giornata a loro scelta dell’entrata gratuita ai Musei Civici per i loro accompagnatori adulti e sono stati riconosciuti all’ingresso grazie agli speciali occhialini colorati che hanno ricevuto in virtù della loro partecipazione alla “settimana anti-smog”. Inoltre, la scuola vincitrice del progetto, cioè quella in cui si è registrata la maggiore percentuale di tragitti casa - scuola effettuati in modo sostenibile, ha avuto diritto a biglietti gratuiti per l’ingresso al Teatro della Scala e al Piccolo Teatro. Un progetto importante: sono quaranta le scuole milanesi che hanno aderito al progetto e 13.000 i bambini interessati all’iniziativa “Siamo nati per camminare”. “Coniugare il rispetto dell’ambiente con l’attenzione alla bellez31


za, passata e presente, che abita i nostri musei e i nostri teatri è un obiettivo importante per costruire una cultura della conoscenza che sappia innalzare il patrimonio cognitivo dei più giovani milanesi e creare così una consapevolezza nuova e più forte della nostra comunità”, ha spiegato l’assessore alla Cultura Filippo Del Corno.

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10 La guida autonoma porterà a “zero incidenti”?

Il 2016 segna l’inizio della “road map” di molte marche sulla strada della guida autonoma. Una delle aziende che - per prima - ha spiegato con chiarezza cosa vuole fare in futuro è stata la Nissan. L’obiettivo dichiarato è infatti arrivare a lanciare sul mercato nel 2020 un veicolo a guida totalmente autonoma. Target che verrà raggiunto appunto attraverso tre fasi. Quest’anno arriveranno subito dispositivi che in condizioni di traffico consentono al mezzo di mantenere automaticamente sia la traiettoria sia la posizione relativa rispetto agli altri veicoli. Il secondo ‘step’, previsto per il 2018, prevede l’introduzione di funzioni in grado di gestire anche le manovre di sorpasso, sempre in condizioni di traffico impegnativo. Infine, appunto, nel 2020 Nissan lancerà l’auto a guida completamente autonoma. Sul tema è arrivata anche l’ennesima conferma da parte dell’Alleanza Renault-Nissan che ha annunciato il lancio di oltre 10 veicoli a guida autonoma e connessi entro i prossimi 4 anni. E la notizia più importante è che questi veicoli, secondo gli intenti del Gruppo, saranno destinati al grande pubblico a prezzi accessibili. Mentre per ora, infatti, i veicoli in grado di guidare da soli sono 33


prototipi utilizzati principalmente per test su strada, con il progetto Renault-Nissan sembra concretizzarsi l’uso comune di queste auto-drone che saranno commercializzate in Europa, negli Usa, in Giappone e in Cina entro il 2020. L’impegno dell’Alleanza è coerente con l’obiettivo “Zero emissioni e zero incidenti mortali” che sta portando avanti da diversi anni puntando su tecnologie pulite, alimentazioni alternative eco compatibili e sistemi di sicurezza avanzati. “Centrare il duplice obiettivo ´zero emissioni-zero incidenti mortali’ rappresenta un impegno fondamentale per l’Alleanza Renault-Nissan - ha dichiarato Carlos Ghosn, presidente-direttore generale dell’Alleanza - ed è per questo motivo che stiamo sviluppando veicoli destinati al grande pubblico, equipaggiati con sistemi di guida autonoma e una connettività ottimizzata in tre continenti”. Non a caso proprio la Nissan ha recentemente realizzato una svolta nell’approccio alla sicurezza stradale, mettendo - di serie - su tutta la gamma i dispositivi salva vita. Un bel passo avanti perché per avere vantaggi da sul fronte della sicurezza stradale è necessario che tutti questi dispositivi arrivino su macchine popolari e non solo su supercar. La prima causa di incidente, a livello mondiale, è l’errore umano che, spesso unito alla velocità, trasforma un qualunque tragitto nell’ultimo viaggio. Secondo gli studi effettuati, la guida autonoma, sfruttando anche una rete di veicoli connessi tra loro e le infrastrutture, potrebbe ridurre gli incidenti mortali a numeri vicini allo zero. “Il 2016 è l’anno dell’arrivo dei primi veicoli equipaggiati con il sistema di delega parziale di guida ‘mantenimento nella corsia - spiegano dall’Alleanza - Con questa funzionalità, l’auto controlla automaticamente in totale sicurezza la sua posizione in una corsia, nel traffico autostradale. Nel 2018 i veico34


li Renault-Nissan saranno equipaggiati con il sistema di delega parziale di guida per ‘cambio di corsia’, che assicura la gestione automatica degli eventuali pericoli e consente il cambio di corsia in autostrada. Nel 2020 sarà poi lanciata la ‘modalità di gestione autonoma degli incroci’, che consentirà al veicolo di gestire i flussi di traffico in città senza l’intervento del conducente”. Un percorso per tappe che ci porterà gradualmente ad accettare un computer che guidi al posto nostro. “Inoltre - proseguono dal quartier generale Nissan - il Gruppo automobilistico anglo-francese lancerà quest’anno una nuova applicazione per telefonia mobile, che consentirà di interagire a distanza con il veicolo, seguita l’anno prossimo dal primo ‘Sistema Multimediale dell’Alleanza’, con nuove funzionalità multimediali e di navigazione, che ottimizzerà l’integrazione con gli smartphone e consentirà l’aggiornamento dei dati cartografici in tempo reale. Nel 2018, la ‘piattaforma Connettività e Internet degli Oggetti dell’Alleanza’ accoglierà il nuovo ‘Personal Assistant Virtuale’, destinato a privati ed aziende”. Insomma, possiamo dire ormai che la guida autonoma è sinonimo di sicurezza stradale. Secondo le stime delle Nazioni Unite, sono circa 1,25 milioni le persone che, ogni anno, perdono la vita in incidenti, nel 90% causati da un errore umano. “In situazioni di traffico critiche, avere il giusto supporto può contribuire a salvare vite umane” spiegano alla Bosch. Le ricerche condotte dal colosso della componentistica prevedono che una maggiore automazione possa aiutare a ridurre il tasso di incidentalità, arrivando fino ad un terzo solo in Germania. I sistemi di guida autonoma rendono la viabilità più sicura ed efficiente. Da alcuni studi statunitensi basati sulla percorrenza delle autostrade, emerge poi che una strategia di guida predittiva può ottimizzare anche le prestazioni in 35


termini di consumi fino al 39%. Anche qui, insomma, sicurezza e ambiente a braccetto...

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11 Gite sicure, gli insegnanti dovranno fare i poliziotti?

La circolare del MIUR e il Vademecum elaborato dalla Polizia Stradale delegano alcuni compiti di verifica agli accompagnatori, cioè gli insegnanti stessi. Ma Asaps e Anav spiegano i retroscena. Secondo l’associazione amici polizia stradale infatti i dirigenti e gli insegnanti hanno abbastanza ragione a lamentarsi (“Ora si devono inventare anche poliziotti per fare tutte quelle verifiche”, affermano) ma poi spiega Giordano Biserni, presidente Asaps, “Va detto che siamo del parere che ognuno debba fare (bene) il proprio mestiere. Questi prima della partenza dovranno “in maniera empirica” prestare attenzione agli pneumatici, luci e specchietti del veicolo. Durante il viaggio dovranno controllare che il conducente non consumi alcolici, non assuma sostanze stupefacenti, non fumi, non usi apparecchi radiotelefonici. Inoltre dovranno “prestare attenzione” alla velocità tenuta dal mezzo. C’è da domandarsi se agli insegnati rimarrà il tempo anche per vigilare i bambini”. “A nostro parere - concludono all’Asaps - sono necessarie le verifiche professionali alla partenza (e presso le aziende) e nei percorsi durante il viaggio per le eventuali manifeste irregolarità 37


alla guida, per questo servono agenti in divisa su strada. Ma sono sempre più rari”. Sul tema è intervenuta anche l’Anav - Associazione Nazionale Autotrasporto Viaggiatori, aderente a Confindustria - che da parte sua, plaude all’iniziativa del Miur, realizzata in collaborazione con il Ministero dell’Interno, non solo per il principio, ma anche perché è da tempo impegnata proprio sul tema della sicurezza dei viaggi d’istruzione. “Le reazioni - spiegano - suscitate dalla recente nota del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca sulle linee guida da seguire per garantire massimi standard di sicurezza del trasporto scolastico pongono l’attenzione su un tema di fondamentale importanza come la tutela degli studenti e sulla necessità che tutte le componenti interessate assicurino di fare fino in fondo la loro parte”. Con la campagna “Sicurezza 10 e lode”, con l’omonimo blog (www.sicurezza10elode.it) e con lo spot realizzato in collaborazione con la Polizia Stradale, Anav è, infatti, attiva ormai da mesi nella sensibilizzazione sul rispetto delle regole nell’organizzazione delle gite scolastiche. “L’autobus - sottolinea Nicola Biscotti, presidente Anav- come dimostrato anche da autorevoli studi internazionali, è un mezzo di trasporto collettivo confortevole, ecologico ed economico, oltre che sicuro, e quindi ben venga il controllo dello stretto rispetto delle norme vigenti in tema di sicurezza, sia per quel che riguarda le condizioni dei veicoli, sia la condotta dei conducenti. Autobus e gita scolastica sono infatti da sempre un binomio inscindibile, garanzia di crescita culturale e sociale dei nostri giovani - prosegue Biscotti - ma anche occasione di sviluppo e occupazione per un settore che fattura circa 350 milioni di euro l’anno, cui si aggiunge il relativo indotto”. 38


12 Cambiare subito le leggi per far circolare i prototipi di auto a guida autonoma?

Sembra un dettaglio ma non lo è. Affatto: affinché la guida autonoma diventi realtà, e non solo disponibile sui prototipi, occorre che ci siano le condizioni legali che lo consentano. Si tratta, infatti, di uno dei punti più difficili dell’agenda politica dei tre Paesi in cui si stanno conducendo i test. Ci sono segnali di un cambiamento imminente nella sezione della Convenzione di Vienna relativa al traffico stradale, che hanno già ottenuto l’approvazione da parte della Germania. Tali emendamenti sono entrati in vigore ad aprile 2016 e gli stati membri dovranno poi tradurli in leggi nazionali. Ciò consentirebbe la guida autonoma a condizione che il guidatore sia in grado, in qualsiasi momento, di disattivarla. Nell’ambito della legislazione sulla registrazione dei veicoli, un gruppo di lavoro informale dell’UNECE (la Commissione economica europea delle Nazioni Unite) intende proporre delle modifiche al Regolamento R.79, poiché quest’ultimo consente l’intervento di sterzatura automatica esclusivamente entro il limite di 10 km/h. Un’altra sfida è rappresentata dalla convalida delle funzioni di guida autonoma. Allo stato attuale dei fatti, è necessario condurre diversi milioni 39


di chilometri di test drive con pilota su autostrada prima di poter ottenere il consenso alla produzione. Insomma il tema è complesso, ma non tanto dal punto di vista tecnico quanto da quello burocratico. Per ora sappiamo infatti che l’auto senza pilota dovrà avere un pilota. Cioè per essere autorizzata a circolare dovrà avere a bordo un patentato. Questa l’ultima tendenza giuridica della California che sta lavorando alle regole per garantire sicurezza stradale di queste auto. Ok, di tempo ce n’è ancora (i primi modelli sono attesi sul mercato dopo il 2020 più o meno) ma per varare una legge servono anni, quindi meglio prepararsi... Non solo: in California le strade sono già impestate da questi strani prototipi: si calcola che - Google a parte - almeno altre 15 marche stiano provando prototipi di vario genere. Quindi il problema è abbastanza sentito. Basti ricordare l’ultimo caso di cronaca quando la Google car è stata fermata (ma non sono riusciti a multarla perché non c’era ovviamente nessuno al volante) perché andava troppo piano... Così in Usa mettono le mani avanti e iniziano a lavorare sulle leggi. In particolare su un regolamento preliminare che preveda l’obbligo di avere nell’abitacolo almeno una persona con la patente e un “patentino speciale” che sarà rilasciato dopo aver ricevuto un addestramento dalla casa automobilistica su come usare il veicolo. Insomma “guidare” un’auto autonoma rischia di essere più complicato del previsto. Altro che semplificazione... La strategia comunque è più sottile: si punta ad addossare la responsabilità dei guai che può combinare la macchina a qualcuno. Nella fattispecie alla persona all’interno dell’abitacolo con il patentino speciale, e non all’auto o al suo costruttore. Una follia ovviamente perché 40


nessuno si prenderà mai la responsabilità di un incidente per una macchina che non sta guidando... In ogni caso la legge - o meglio la sua bozza - prevede anche qualcosa di più intelligente, ossia che le auto a guida autonoma debbano avere obbligatoriamente volante e pedali, perché il conducente dovrà essere in grado di prendere il controllo del veicolo in caso di necessità. Quindi addio ad alcuni prototipi con abitacoli da Star Wars. Infine la bozza di legge Usa prevede anche uno stretto monitoraggio delle manovre delle auto: i costruttori saranno obbligati ad inviare rapporti mensili sulle prestazioni, i problemi e la sicurezza (compresa quella legata ai possibili cyberattacchi) delle vetture senza pilota.

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13 Puntare tutto sull’auto a guida autonoma?

Gli analisti di Frost & Sullivan sono andati giù duri: l’auto senza pilota, secondo loro, è “una questione di vita o di morte per molte aziende del settore dell’auto”. E già perché la famosa macchina che viaggia bellamente da sola imporrà talmente tante rivoluzioni da costituire un cambio epocale per il settore. Non a caso la General Motors scommette un miliardo di dollari proprio sulle auto senza guidatore che intenderà lanciare con tutta la forza dei suoi marchi, Opel compresa. Il colosso Usa ha infatti recentemente acquistato la start up Cruise, intensificando di fatto la battaglia fra Detroit e la Silicon Valley per il futuro della guida. L’annuncio arriva mentre Ford comunica la creazione della divisione Ford Smart Mobility per lo sviluppo di nuovi servizi per la mobilità... “Cruise ha affrontato le maggior difficoltà” del settore e le “ha risolte a una forte velocità - afferma il presidente di Gm, Dan Amman - Con l’alleanza con Lyft, il nostro marchio di car sharing Maven e Cruise abbiamo le componenti che ci consentiranno di definire il futuro della mobilità”. L’impatto dei nuovi modelli di business e il nuovo mondo di opportunità che stanno scuotendo il mercato sono insomma i temi 42


chiave delle novità dell’auto senza pilota: “Le automobili autonome portano con sé un insieme più ampio di sfide - spiegano gli analisti di Frost & Sullivan - perché da un lato, questi veicoli praticamente esenti da incidenti comportano poco o nessun rischio dal punto di vista delle collisioni, il che riduce drasticamente i premi di assicurazione, con un conseguente impatto diretto sulla comunità delle assicurazioni. D’altra parte, ciò comporta una nuova serie di rischi che tradizionalmente gli assicuratori non sono stati abituati ad affrontare. L’affidabilità degli algoritmi di guida, i casi d’uso non presi in considerazione dalle case automobilistiche, e la robustezza della modalità di funzionamento in caso di guasti nell’architettura del veicolo sono aspetti troppo tecnici per poter essere valutati dagli assicuratori”. Il problema insomma, come è già è emerso con prepotenza, è più assicurativo che tecnico. E non è certo un caso che le auto a guida autonoma possano circolare solo in pochissime zone. Per ora è infatti impossibile (anche per i prototipi) rispondere alla semplice domanda: in caso di incidente chi paga? “Le assicurazioni dei veicoli - spiegano gli analisti - attualmente seguono un modello incentrato sul conducente, con una certa quantità del calcolo del rischio e del premio associata a parametri legati al veicolo e al traffico. Poiché in futuro il conducente sarà relegato al livello di un passeggero, nel momento in cui il veicolo si guida da solo, anche il modello assicurativo dovrà cambiare di conseguenza. Ciò significherebbe che i conducenti non dovrebbero pagare le stesse quote del premio assicurativo che corrispondono nello scenario di oggi”. Questo significa che alla fine - se il progetto andrà in porto - i prezzi delle assicurazioni crolleranno: si stima che quando le auto a guida automa più evolute (quelle di “livello 4” come le chiamano gli ingegneri) entreranno in com43


mercio, il rischio di collisione potrà essere ridotto di circa il 70%. Il che si dovrebbe tradurre in un premio assicurativo di 300 euro l’anno (contro i 470 di media che un tipico proprietario europeo di automobile paga oggi). Vedremo. Ma anche sulla logistica le auto senza pilota avranno un impatto devastante perché, si sa, la carenza di spazio è destinata ad essere la più grande sfida da affrontare nel settore: si prevede che il futuro della logistica delle persone e dei trasporti sarà quello di fondersi. “Pensate ad un modello in cui DHL o UPS consegnano pacchi piccoli e grandi utilizzando una combinazione di veicoli di proprietà, flotta commerciale e flotta di car-sharing. È inutile dire che ciò renderebbe possibile una circolazione stradale più scorrevole che può spostare persone e merci, aumentando l’utilizzo dei posti a sedere e anche dello spazio disponibile nei bagagliai”, afferma Sarwant Singh, Senior Partner di Frost & Sullivan. Insomma il tema è complesso, ma non tanto dal punto di vista tecnico: le sfide organizzative, politiche e commerciali sono per ora le più difficili da superare.

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14 Tagliare i tempi per arrivare all’auto senza pilota?

Per accelerare il debutto dell’auto senza pilota la strada più breve sembra quella di passare per il parcheggio autonomo che sarà pronto prima della guida automatica e che consentirà di sperimentare sul campo molte tecnologie futuribili. Ne è convinta la Bosch che con il suo sistema di park assist, già in produzione e comandato a distanza tramite smartphone, è in grado di manovrare autonomamente le vetture negli spazi del parcheggio. “Per noi, il parcheggio autonomo inizia nel veicolo ma va ben oltre questo” ha commentato Hoheisel. I sensori installati nella pavimentazione riconoscono se uno spazio è occupato oppure no e passano l’informazione ad una mappa in tempo reale cui si può accedere, per esempio, via Internet. Ciò consente ai guidatori di scegliere un posto disponibile e occuparlo con l’auto. In collaborazione con Daimler, Bosch si sta poi spingendo oltre attraverso una vera rivoluzione dei sistemi di parcheggio. Il guidatore non dovrà più preoccuparsi di fermarsi e successivamente ritrovare la propria auto, perché sarà l’auto stessa a dirigersi verso un parcheggio libero e a tornare indietro con un semplice comando. Per raggiungere questo traguardo, Bosch sta sviluppando le infrastrutture ne45


cessarie, compresi sensori di presenza, telecamere e tecnologie di comunicazione.

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15 Risolvere il problema delle Apnee notturne?

Le stime parlano di oltre 17.300 incidenti stradali l’anno, con oltre 250 morti, 12.200 feriti, costi socio-sanitari per oltre 1,5 miliardi di euro: queste le conseguenze della sindrome delle apnee ostruttive del sonno (Osas), che in Italia colpisce oltre 2 milioni di persone solo nelle forme medio-gravi e che costituisce una patologia diffusa quanto il diabete, ma scarsamente diagnosticata. Per combattere il fenomeno l’Italia ha appena recepito una direttiva europea, inserendo nel decreto legge 22 dicembre 2015 il divieto di guida per chi ha apnee notturne non curate. Ma sul tema c’è ancora moto da fare perché è vero che da adesso in poi il medico, in sede di rilascio o rinnovo della patente di guida, potrà individuare facilmente i soggetti a rischio. Ma tutto parte sempre dalla consapevolezza degli automobilisti di essere in condizione di pericolo, per se e per gli altri. E per questo serve un cambiamento culturale. Tecnicamente ora chi vorrà prendere la patente dovrà compilare un questionario sulla sonnolenza diurna. A seconda dei risultati che darà, nei casi di rischio medio o alto, prima di rilasciare la patente servirà il parere della Commissione Medico Locale pre47


sente nelle Asl. I soggetti a rischio verranno quindi sottoposti a test di stimoli visivi per valutarne la reattività e, nei casi più gravi, si chiederà un certificato medico di una struttura pubblica. Ovvio che tutto questo potrebbe non bastare perché è importante che i pazienti inizino le cure per tenere sotto controllo la malattia. Le statistiche dicono che la sindrome delle apnee ostruttive del sonno colpisce soprattutto gli uomini (il 50% contro il 23% delle donne) e i soggetti sovrappeso o obesi, ma non solo. Il punto, e qui torniamo al problema “culturale” è che i soggetti che soffrono di apnee notturne spesso non ne sono consapevoli, così come non sono consapevoli della sonnolenza e dei colpi di sonno, anche diurni. Insomma, è urgente lavorare per arrivare a realizzare le famose diagnosi precoci.

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16 Accelerare l’arrivo dell’auto a guida autonoma?

Nello sviluppo della guida autonoma, Bosch, uno dei maggiori fornitori mondiali nel settore automotive, è un interlocutore privilegiato perché ha in casa tutte le tecnologie che occorrono a far camminare questa strana macchina senza pilota. Con questo s’intendono non solo sistemi di propulsione e trasmissione, freni e sterzo, ma anche sensori, sistemi di navigazione e soluzioni di connettività interne ed esterne alla vettura. “Noi sviluppiamo tutto, dai singoli componenti all’intero sistema” ha dichiarato Dirk Hoheisel, membro del Board of Management di Bosch. Non è un caso infatti che i sensori dell’azienda tedesca vadano letteralmente a ruba fra i costruttori: l’anno scorso, la casa tedesca ha raggiunto il record di vendite di oltre 50 milioni di sensori ambientali per sistemi di assistenza alla guida. E per capire l’andamento della richiesta, basti dire che nel 2014 erano raddoppiate le vendite dei sensori radar e video e che il 2015 ha seguito la stessa tendenza. Non va dimenticato il fatto che Bosch è leader di mercato in tutto il mondo per quanto riguarda i sensori radar, ideali per l’impiego nei sistemi di regolazione della distanza e della velocità (Adaptive Cruise Control, ACC), così il loro andamento della richiesta 49


è molto importante e piuttosto indicativo. Non solo: nel 2016 è previsto il traguardo di produzione di 10 milioni di sensori radar (77 GHz) a tutta prova che la marcia a tappe forzate verso l’auto a guida autonoma è già cominciata.

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17 Cambiare le regole per la patente?

Il caso della patente a punti e la ricerca, continua, di qualche novità che porti alle stessa carica innovativa in fatto di riduzione di incidenti, morti e feriti ha messo sotto i riflettori la recente normativa che, tra gli altri, prevede la depenalizzazione del reato di guida senza patente previsto dal Codice della Strada. Guidare un ciclomotore, un motoveicolo, un autoveicolo o una macchina agricola senza essere munito di patente, perché mai conseguita o perché revocata con provvedimento definitivo, non è infatti più reato ma illecito amministrativo punito con la sanzione pecuniaria di una somma variabile da 5.000 a 30.000 euro (rispetto alla sanzione penale che prevedeva un’ammenda da 2.257 a 9.032) e con il fermo amministrativo del veicolo per 3 mesi. Queste multe - pazzesche per certi versi - funzioneranno da deterrente? Non è ancora certo, manca per ora una base statistica per capire la portata del fenomeno. La stessa sanzione si applica a chi, pur avendo la patente, guida un veicolo diverso da quello che il permesso lo abilita a condurre e a chi guida con patente non rinnovata a seguito di mancato superamento della prescritta visita medica o per accertata mancanza 51


dei requisiti fisici, anche se è in attesa del formale provvedimento di revoca della patente. Per effetto del complesso meccanismo di rinvii del Codice della strada, lo stesso trattamento è riservato anche a chi ha una patente extracomunitaria scaduta di validità e continua a guidare in Italia dopo un anno dal momento in cui ha acquisito la residenza ed al titolare di una patente estera che guida in Italia nonostante abbia avuto in provvedimento di inibizione alla guida per aver commesso gravi violazioni che comportano la revoca della permesso di mettersi al volante. Insomma cambia l’approccio con questo tipo di reato. Anche perché poi va ricordato che a queste violazioni si applicano le procedure previste dal Codice della Strada. E’ consentito, perciò, pagare entro 60 giorni una somma pari a 5.000 euro. Salvo casi particolari, inoltre, si può fare il pagamento scontato del 30%, entro 5 giorni dalla contestazione del fatto. Ma non è tutto: in caso di reiterazione in un biennio di uno dei comportamenti indicati, gli illeciti continuano a mantenere la natura di reato e per essi è prevista la pena dell’arresto fino ad un anno e la confisca amministrativa del veicolo. Un effetto che sarà limitato ai fatti commessi a partire dal 6 febbraio 2016 e non troverà applicazione con riferimento a precedenti condanne per il reato di guida senza patente. Continua ad essere, invece, reato, anche alla prima violazione, la guida senza patente commessa da una persona sottoposta a misure di prevenzione. Però per effetto della depenalizzazione, tutti quelli che sono già stati condannati per il reato di guida senza patente in passato avranno la completa cancellazione degli effetti penali conseguenti. Va inoltre detto che prima la sanzione penale poteva essere sospesa dal giudice quindi spesso non veniva pagata. Ora invece no. 52


E una sanzione cosĂŹ alta probabilmente avrĂ un effetto maggiore. Vedremo. Di certo cosĂŹ si risparmiano i costi del processo penale, riservando la giustizia penale a fatti gravi.

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18 Usare di più i Social?

La Polizia punta molto sui Social Network, ritenuti strumenti fondamentali per diffondere la cultura della sicurezza e per fare prevenzione. Un esempio che dovrebbero seguire molte altre associazioni ed enti pubblici perché, soprattutto i più giovani, “vivono” qui. ‘Una vita da social’ è infatti la campagna educativa itinerante su sicurezza della rete, violazione della privacy e del copyright, social network e cyberbullismo, che ha messo in piedi la Polizia come obiettivo la sensibilizzazione dei giovani sui rischi e i pericoli che corrono quando navigano. Non a caso gli operatori della Polizia Postale, attraverso un camion di 18 metri allestito ad aula didattica multimediale, spesso sono in strada per incontrare studenti, genitori, insegnanti e confrontarsi con loro sull’utilizzo sicuro, consapevole, responsabile e critico di internet. Importante anche l’aiuto della pagina Facebook e Twitter dove vengono postate le attività svolte. Questo progetto va a braccetto con il famoso pullman Azzurro della Polizia, l’aula scolastica multimediale itinerante dove i poliziotti della Stradale spiegano attraverso un programma a base di giochi, filmati e cartoni animati per i più piccoli, le regole della sicurezza stradale. 54


Insomma, dal mondo virtuale a quello reale, per poi tornare su quello virtuale: un doppio salto mortale che potrebbe costituire davvero la svolta nella formazione culturale della sicurezza stradale dei pi첫 giovani.

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19 La frenata automatica ci salverà?

Si sa, i sistemi di assistenza alla guida giocano un ruolo sempre maggiore nella sicurezza di un’auto. In particolare, l’importanza dei sistemi di frenata di emergenza automatica e di assistenza al cambio corsia sono aumentate in modo significativo. Secondo le ultime statistiche di immatricolazione, il 20% dei quasi tre milioni di nuove vetture immatricolate in Germania è stato equipaggiato con questi sistemi, a differenza del 2013, in cui erano presenti solo su un’auto su dieci. E da questi numeri, in un crescendo virtuoso, potrebbero arrivare risultati straordinari perché la diffusione di sistemi di assistenza in maniera capillare potrebbe portare risultati pazzeschi. Si calcola che solo in Germania, potrebbero essere evitati fino al 72% di tamponamenti con danni agli occupanti se tutti i veicoli fossero equipaggiati di un sistema di frenata di emergenza. E che il sistema di assistenza al cambio corsia potrebbe prevenire fino al 28% degli incidenti. E per fortuna la valutazione del livello di sicurezza delle auto aiuta la diffusione di questi dispositivi: i sistemi di frenata di emergenza automatica, in particolare, traggono vantaggio anche dal nuovo programma di classificazione Euro NCAP. Dal 2016 se i 56


produttori di auto vorranno ricevere la valutazione a cinque stelle da parte dell’associazione dei consumatori europei dovranno dotare i loro veicoli di un sistema predittivo di protezione dei pedoni. Altrimenti nulla... E grazie ai cambiamenti nelle specifiche dei test e alla costante riduzione dei costi, un numero sempre maggiore di nuove autovetture monta sensori capaci di sorvegliare lo spazio circostante.

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20 L’auto aiuterà il guidatore se è stanco?

Non ce ne siamo accorti ma - per fortuna - nell’ultimo periodo il numero di autovetture di nuova immatricolazione dotate di sistemi di riconoscimento dei segnali stradali e di riconoscimento “anti colpo di sonno” è cresciuto di due punti percentuali rispetto al 2013. Il 6% di tutte le vetture di nuova immatricolazione acquistate lo scorso anno è capace di riconoscere alcuni segnali stradali con l’aiuto di una videocamera. Nel display compare un simbolo che indica le informazioni raccolte per aiutare i guidatori, riducendo distrazione e stress. Il sistema di riconoscimento della stanchezza è stato installato nel 25% delle autovetture immatricolate lo scorso anno. Un bel record. Il sistema fra l’altro oggi è particolarmente sofisticato perché si avvale del sensore dell’angolo di sterzata e del servosterzo elettrico per analizzare costantemente il comportamento del guidatore e individuare i tipici segnali di affaticamento. Il dispositivo registra così immediatamente le manovre brusche di piccola entità e, tenuto conto di altri fattori quali la lunghezza del viaggio e il momento della giornata, riconosce i segnali premonitori dell’affaticamento. Prima che il guidatore possa addormentarsi, il sistema lo avverte di fermarsi e fare una pausa. 58


21 Mettere i pedoni sotto la lente?

Il percorso, virtuoso, che viaggia verso la riduzione delle vittime della strada, non può di certo ignorare i pedoni e i loro comportamenti. Secondo uno studio realizzato da Ford i pedoni continuano infatti a telefonare, inviare messaggi e perfino a guardare video anche mentre attraversano la strada, perfino al di fuori dalle strisce e in prossimità di incroci privi di semafori. Il che obbliga ad affrontare il problema da un’ottica diversa: lo studio, condotto su di un campione di oltre 10.000 cittadini europei, ha evidenziato che la maggior parte degli utilizzatori di smartphone, in particolare i ragazzi tra i 18 e i 24 anni, fascia d’età in cui gli incidenti sono la prima causa di mortalità, non ne interrompe l’utilizzo quando deve attraversare la strada. Secondo le statistiche, inoltre, tra il 2003 e il 2013 hanno perso la vita, sulle strade europee, 85.525 pedoni. Oltre la metà del campione, il 57%, ammette di utilizzare lo smartphone anche mentre attraversa la strada, perfino dove il traffico pedonale non è regolato da strisce o semafori. Alla domanda a risposta multipla sulle cattive abitudini più frequenti mentre si attraversa, il campione riconosce di parlare al telefono (47%), 59


ascoltare musica (32%), scambiare messaggi (14%), navigare su Internet (9%), interagire sui social media (7%) e giocare o guardare video (3%). I numeri sono più preoccupanti nella fascia di età compresa tra i 18 e i 24 anni, dove la percentuale di chi utilizza il proprio dispositivo mentre attraversa sale all’86%. Questa “assuefazione” ha portato il 22% del campione a sfiorare un incidente o a restarne vittima. Nello specifico, parlare al telefono (68%), ascoltare musica (62%), e scambiare messaggi (34%) sono le abitudini più frequenti tra i più giovani. La maggior parte è tuttavia consapevole di quanto questo comportamento sia pericoloso, come confermato dall’Institute of Advanced Motorists inglese, che ha confermato che nel 23% degli incidenti che nel 2013 hanno coinvolto dei pedoni, quest’ultimi hanno ammesso che al momento della collisione erano distratti. Il 60% degli intervistati si sente più rassicurato dall’idea che sulle strade circolino auto a guida autonoma o comunque dotate di tecnologie di assistenza alla guida in grado di evitare gli incidenti o di ridurne in ogni caso l’entità. Tra i paesi europei, in Romania si riscontra il numero più elevato (83%) di chi ammette genericamente di usare lo smartphone mentre attraversa la strada, seguito da Italia (67%) e Spagna (65%). La Romania è anche il paese in cui si rinuncia meno a una telefonata (79%) o ad ascoltare musica (46%) al momento di attraversare, mentre la Danimarca è il paese in cui non si interrompe lo scambio di messaggi (21%). In Italia c’è il maggior numero di pedoni che non rinunciano alla navigazione Internet per attraversare (12%), a giocare (5%) e a visualizzare video (4%), mentre il primato della interazione sui social media spetta alla Turchia (10%). Cosa fare? Chi ha fatto lo studio ci mette del suo perché, di recen60


te, Ford ha adottato a bordo della propria gamma di segmento C/D una tecnologia di frenata automatica in grado di riconoscere anche la presenza dei pedoni, sia di fronte all’auto che ai lati della strada, e di prevederne spostamenti e direzioni. Il sistema di assistenza pre-collisione con riconoscimento dei pedoni (Pre-Collision Assist with Pedestrian Detection) è disponibile su Mondeo, S-MAX e Galaxy, e si avvale di un radar e di una telecamera, installati frontalmente, che grazie a un complesso database di forme ‘pedonali’ permettono all’auto di distinguere con grande precisione le persone dagli altri oggetti presenti ai bordi della strada. In caso di possibile impatto, il sistema avverte il guidatore, e in assenza di una sua reazione agli avvisi, se la collisione diventa imminente l’auto frena automaticamente. Basterà?

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22 Avvicinare i giovani alla sicurezza stradale?

Il tema è questo: a scuola ai nostri ragazzi viene insegnato di tutto ma non la cosa più semplice del mondo, ossia da quale parte guardare prima di attraversare una strada o il significato della segnaletica. Eppure le statistiche parlano chiaro e se un banco rimane vuoto per sempre nella maggior parte dei casi si tratta di un incidente stradale. Così, in un Paese come il nostro dove l’educazione stradale a scuola latita - sebbene ci sia una precisa legge che la imporrebbe - è fondamentale “fare da se”. Una bella idea l’ha messa in piedi la Ford che con il programma DSFL (Driving Skills For Life) aiuta i ragazzi a imparare a riconoscere e a prevenire le situazioni di pericolo: nel corso delle sessioni, gli istruttori di guida insegnano la teoria e le tecniche di guida responsabile per evitare le distrazioni, imparare a riconoscere tempestivamente le situazioni di pericolo, controllare il veicolo in situazioni d’emergenza, gestire gli spazi e tenere sotto controllo la velocità. In Italia, il programma Ford Driving Skills For Life è stato lanciato nel 2013 e tocca diverse città (Roma, Milano, Pavia, Napoli e Padova), coinvolgendo ogni anno in oltre 25 sessioni di training, della durata di 4 ore ognuna, più di 1.500 giovani guidatori, che 62


hanno potuto acquisire una maggiore consapevolezza sui rischi alla guida, e apprendere le manovre di gestione dell’auto in caso di emergenza. Il programma guida responsabile Driving Skills for Life arriva da lontano: è nato quasi 15 anni fa negli USA per insegnare, gratuitamente, la guida responsabile: la Casa americana ha investito 2,6 milioni di euro, tutti destinati ai giovani guidatori tra i 18 e i 24 anni. A conti fatti, l’investimento totale che Ford ha destinato negli ultimi 3 anni per portare in Europa le sessioni del DSFL ammonta a 6,7 milioni di euro, per non parlare del fatto che quest’anno il programma raggiungerà ben 11 Paesi del vecchio continente: oltre a tornare in Italia, Belgio, Francia, Germania, Inghilterra, Romania, Russia, Spagna, debutterà infatti in Danimarca, Olanda e Turchia. Ma qual è la finalità di questi corsi? Raggiungere un obiettivo tanto nobile quanto importante: aiutare i giovani guidatori a imparare a riconoscere e a prevenire le situazioni di rischio e di pericolo. Gli istruttori Ford insegnano infatti a gestire l’auto in situazioni di emergenza, a valutare correttamente gli spazi, a controllare la velocità e ad evitare le distrazioni. E non è tutto. L’edizione di quest’annoprevede anche un innovativo modulo con un focus specifico sui rischi causati dall’utilizzo del cellulare per scattare “selfie” e accedere ai social media durante la guida, pratiche pericolose ma molto diffuse. Il programma DSFL, promosso da un costruttore d’auto, dalla sua nascita ha già coinvolto più di 500.000 giovani. “Troppi ragazzi muoiono sulle strade a causa dell’inesperienza e dell’incapacità di affrontare nel modo corretto le situazioni di pericolo - ha dichiarato Jim Graham, responsabile del programma Ford DSFL - Con questo ulteriore investimento potremo trasmettere ad altri 63


5mila giovani guidatori europei i principi e le tecniche della guida responsabile�.

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23 Usare il teatro?

Fra le mille iniziative per la sicurezza stradale ce n’è una che può diventare un interessante spunto di riflessione: il musical “Lascia che…” sul tema della sicurezza stradale, nato dalla collaborazione tra Emy Club Compagnia Teatrale “I Figli delle Stelle” e Associazione Mamme Coraggio e Vittime della Strada Onlus. L’autrice e regista teatrale, Emilia Cantile, ha scritto questa originale opera partendo dalle vite spezzate di Mario Grieco, Giovanni Cecchini e Luigi Ciaramella, come le sono state raccontate dalle loro madri. Il desiderio dell’autrice è quello di raccontare i momenti più importanti e felici di questi ragazzi, lasciando in ombra la tragedia. Infatti la volontà dell’artista, e di tutti coloro che collaborano allo spettacolo, è quella di trasmettere il messaggio positivo della sicurezza sulle strade attraverso il linguaggio nuovo e coinvolgente dello spettacolo del musical, in modo che arrivi chiaro e forte soprattutto ai più giovani. Insomma una strada nuova per far passare i complessi messaggi sulla sicurezza stradale. Ma non è tutto qui: nel progetto sono stati coinvolti il cantautore Vincenzo di Puoti, alias “Senso”, autore del brano inedito che 65


è stata la colonna sonora dello spettacolo, Salvatore Maiorana, l’autore del videoclip e Corrado Capone che ha curato le coreografie della rappresentazione che è stata messa in scena presso il teatro Metropolitan di Aversa. Insomma un esempio di come possano essere coinvolte in una piccola crociata per la sicurezza stradale diverse discipline artistiche.

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24 Aumentare la visibilità degli utenti?

Il problema della visibilità dei pedoni e degli utenti deboli della viabilità è uno dei punti chiave. Certo non si può pretendere che tutti vadano in giro vestiti come dei pagliacci ma di certo qualcosa si può fare ancora. Un esempio arriva dalla Francia dove, d’ora in poi, chi viaggia in moto o scooter dovrà tenere a portata di mano un gilet, da indossare al volo in caso di sosta d’emergenza. Proprio come per i conducenti di tutte le altre classi di veicoli. Nello Stato francese l’obbligo di portare con sé un gilet retroriflettente anche per i conducenti di motoveicoli, di tricicli e quadricicli leggeri è infatti entrato da poco definitivamente in vigore, 14esima misura prevista dal ministero dell’Interno dopo la pubblicazione dei dati parziali relativi alla mortalità. Dati che nel Paese transalpino, come in Italia, hanno evidenziato un quanto mai inquietante segno “più”. “C’è da dire - spiega Giordano Biserni, presidente dell’Asaps, Associazione Sostenitori ed Amici della Polizia Stradale - che negli ultimi anni proprio i motociclisti, anche quelli italiani, hanno iniziato ad acquistare capi tecnici ad alta visibilità, capaci di renderli perfettamente visibili anche in caso di caduta. Frequenti 67


sono stati infatti gli incidenti mortali caratterizzati da una prima perdita di controllo della moto e dalla conseguente caduta di chi vi si trovava a bordo, finito poi investito ed ucciso dai veicoli in transito”. Una volta a terra - spiega ancora Biserni, si può non avere la forza, o il tempo, di rialzarsi e mettersi al riparo: “Se si è vestiti di nero, come la tradizione motociclistica d’un tempo vorrebbe, non si ha praticamente scampo”. In Francia, l’uso di questo capo tecnico è stata oggetto di molte campagne, anche da parte della FFMC, la “Federazione dei motociclisti in collera”, da sempre impegnata in battaglie per il riconoscimento dello status di categoria debole per i motard e spesso in aperta polemica con le istituzioni. Purtroppo, la multa che il codice francese prevede non è delle più salate: chi non lo porta con sé il è passibile di una sanzione amministrativa da 11 euro, mentre chi non dovesse indossarlo in caso di emergenza dovrà pagare 135 euro.

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25 Cosa fare per i centauri?

Per migliorare la situazione - drammatica - degli utenti deboli della mobilità la tecnologia e l’innovazione possono fare ancora molto. Un esempio arriva da Bmw Motorrad che ha appena presentato due interessanti idee: un casco con head-up display e nuovi fari con tecnologia laser. Partiamo dal casco, semplice quanto innovativo. Una visiera supplementare qui si posiziona davanti all’occhio del motociclista e il computer proietta i dati direttamente nel campo visivo del motociclista. “Le opzioni di visualizzazione comprendono informazioni rilevanti per la sicurezza: dati relativi alle condizioni tecniche del motociclo come ad esempio la pressione degli pneumatici, il livello dell’olio e del carburante, la velocità, la marcia selezionata, i limiti di velocità, il riconoscimento della segnaletica stradale e segnalazione di pericoli imminenti. Attraverso la futuristica comunicazione V2V (vehicle-to-vehicle), potrebbe anche essere possibile visualizzare informazioni in tempo reale, ad esempio per l’avvertimento di pericoli imminenti”, spiegano i tecnici Bmw. Inoltre, l’head-up display consente anche la visualizzazione di contenuti ideati per accrescere il comfort del conducente, ad esempio il percorso pro69


grammato con consigli di navigazione prima di iniziare il viaggio. Dunque una guida più confortevole, che in futuro potrebbe diventare anche più sicura con soluzioni nuove, ad esempio una telecamera orientata in avanti, collocata all’interno del casco, può videoregistrare tutto il viaggio. E una seconda fotocamera rivolta verso la parte posteriore potrebbe svolgere la funzione di specchietto retrovisore digitale. Questa tecnologia fra l’altro consente anche la visualizzazione di altri motociclisti in un gruppo di motocicli, permettendo al conducente di vedere dove si trovano i propri compagni in un dato momento. Il sistema funziona a batterie e ha un’autonomia di 5 ore. La seconda novità di cui parlavamo è il gruppo fari laser montato sul prototipo di scooter K 1600 GTL. La cattiva notizia è che attualmente questa tecnologia costa troppo per essere effettivamente montata su una moto di serie. Però la sperimentazione permette di sviluppare e perfezionare le tecnologie fino a renderle meno costose e trasformarle in oggetti di uso comune. I vantaggi sono tanti perché i fari laser non generano solo una luce particolarmente luminosa e pura, ma emettono anche un fascio abbagliante di ben 600 metri, il doppio rispetto ai fari tradizionali. Di conseguenza, la sicurezza di guida notturna sarebbe notevolmente aumentata, non solo per la maggiore gittata ma anche per la precisa illuminazione della strada. Inoltre, la tecnologia laser garantisce una lunga durata, grazie alla struttura compatta e robusta che non richiede manutenzione.

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26 Attaccare con forza il problema della droga al volante?

La cronaca riporta spesso incidenti apparentemente inspiegabili. Ma poi, alla fine, non è quasi mai così: tutti gli incidenti apparentemente inspiegabili alla fine degli accertamenti risultano quasi sempre spiegabili, soprattutto connessi ad automobilisti che erano al volante sotto l’effetto di stupefacenti: il numero dei controlli e soprattutto la loro efficacia sono assolutamente inadeguati. “Sì, esistono - confermano all’Asaps, associazione amici polizia stradale - e vengono già utilizzati dei precursori o narcotest che dir si voglia. Molti operatori delle varie forze di polizia, non hanno però mai avuto il piacere o la soddisfazione di averli visti di persona. Se si va a vedere bene a fondo la situazione - proseguono all’Asaps - ci si accorge che i precursori sono utilizzati qua e là in via sperimentale, che i posti di controllo con personale sanitario non servono per poter eventualmente accertare la sintomatologia che dimostri come il conducente sia sotto l’effetto “attuale” di sostanze, infatti si dovrà comunque andare oltre con gli esami presso una struttura ospedaliera. Siamo molto, molto lontani da un sistema di controllo non diciamo pervasivo, ma neppure solo più che occasionale. A nostro parere il fenomeno dei conducenti 71


assuntori di sostanze è molto più vasto di quello che ci immaginiamo, e noi ancora parliamo di precursori in via sperimentale utilizzati in qualche provincia qua e là? Ricordiamo che in Spagna nel solo 2015 la polizia ha effettuato oltre 63.000 narcotest e per il 2016 ne ha programmati almeno il doppio. Così altri paesi UE. Noi siamo invece ancora ad una sorta di sperimentazione”. Una cosa è certa: anche se oggi miracolosamente comparissero precursori infallibili con l’attuale formulazione dell’art. 187 del C.d.S. finché non verrà modificato, sarà gioco facile per i legali far evaporare in giudizio l’accusa di guida sotto l’effetto di stupefacenti. In molti stati, anche europei, la normativa che disciplina la materia non richiede la dimostrazione che il conducente del veicolo sia sotto l’effetto attuale di stupefacenti, ma è sufficiente che la polizia, con esami ovviamente adeguati, dimostri che la droga è stata assunta.

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27 Puntare sul Calcio?

Il calcio, si sa, in Italia è lo sport più seguito e regala una visibilità da record. Così la Polizia di stato, la Lega Nazionale Professionisti B e l’Associazione Lorenzo Guarnieri Onlus hanno messo in piedi la campagna “Rispetta le regole, vinci la vita” nelle sedi delle società della Lega B per promuovere fra giocatori, staff tecnici e dirigenti il valore della sicurezza stradale. L’iniziativa ha il duplice beneficio di rendere consapevoli i calciatori sul tema della violenza stradale attraverso analogie tra il campo da gioco e la strada, evidenziando quanto il rispetto delle regole porti ad un buon risultato sportivo, così come ad un comportamento di guida sicuro e di favorire, attraverso l’immagine dei calciatori stessi, un comportamento corretto sulla strada anche dei tifosi grazie ad un effetto emulazione. Troppe volte si vedono stigmatizzati comportamenti negativi di calciatori nei media, mentre si tende ad evidenziare poco gli esempi positivi che esistono nel calcio e nello sport. Tra gli obiettivi del progetto c’è anche quello di agevolare la testimonianza attiva di comportamenti positivi da parte dei calciatori e degli addetti ai lavori che, grazie al loro esempio, possono aiutare a 73


salvare molte vite. Come ha sottolineato Marcello Lippi, testimonial del progetto di educazione stradale, la metafora dello stadio con la strada è suggestiva ma con una sostanziale differenza: “Sul campo si rischia al massimo una sconfitta e non la vita”. L’ex CT campione del mondo sottolinea anche che tutti coloro che hanno avuto successo nello sport o in altri campi hanno il dovere di mettere a disposizione le proprie esperienze per suggerire il “percorso più giusto verso un futuro migliore”.

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28 Fare come gli spagnoli?

A spulciare i numeri sulla sicurezza stradale si rimane colpiti da una cosa: il numero della mortalità stradale in Spagna cala drasticamente. Nel paese iberico è stato infatti toccato il minimo storico dal 1960 quando si registrarono 1.126 decessi. Quali i motivi? Siamo andati a chiederlo all’Asaps, “cinture nere” nel maneggiare questi dati. Secondo loro il risultato vale al paese iberico la quinta piazza mondiale, a pari merito con la Danimarca e al Regno Unito, gli unici tre stati dell’UE che sono riusciti a chiudere il 2015 con un numero di vittime inferiori a quelle dell’anno precedente. Ciò significa che il tasso di mortalità spagnolo è oggi attestato a 3,6 vittime per 100mila abitanti, contro una media europea di 5,1. Per la Spagna si tratta del dodicesimo anno consecutivo di segno “meno” e ciò nonostante siano stati registrati, sulle vie interurbane, oltre 14milioni di spostamenti a lungo raggio, con un aumento annuale della mobilità pari al +4%. Gli incidenti mortali extraurbani sono stati in tutto 1.018, 34 in più rispetto al 2014 (+3%), che hanno comportato oltre all’uccisione di 1.126 persone anche il ricovero ospedaliero di 4.843 vittime, 105 in meno (-2%). “Nel 1960, quando in Spagna sono iniziati i conti, vennero regi75


strate 1.300 vittime - aggiungono all’Asaps - ma lo scenario del traffico era completamente diverso: in quell’anno, infatti, circolavano 1 milione di veicoli circa, a fronte degli oltre 31 milioni del 2015. Secondo le proiezioni dell’UE, Svezia e Olanda manterranno stabile il numero di vittime registrate nel 2014 mentre Francia, Germania, Austria Finlandia e Grecia dovrebbero avere dati in aumento”.

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29 Puntare sulle idee dei laureandi?

Approfondire lo studio del fenomeno dell’incidentalità stradale in Italia, analizzarne le cause e aumentare la comunicazione per diffondere una maggiore cultura del rispetto delle regole della strada. Con questi presupposti la Fondazione Ania ha lanciato la prima edizione del Premio tesi di laurea “Sandro Salvati” (presidente della Fondazione Ania per la Sicurezza Stradale dal 2008 al 2012, anno in cui scomparve), riservato alle tesi triennali e magistrali che hanno come argomento il tema della sicurezza stradale. Le tesi finaliste le abbiamo pubblicate sul sito di questo libro perché dai giovani, dagli studiosi e dalle università escono sempre tante idee. La Fondazione Ania ha individuato tre categorie di riferimento, che hanno portato altrettante borse di studio, ovvero “Categoria sociale, comunicativa ed umanistica”, “Categoria giuridico economica” e “Categoria tecnica e ingegneristica”. A ognuno degli studenti proclamato vincitore è stato assegnato un premio di 2.500 euro che potrà convertire nella possibilità di svolgere uno stage di sei mesi presso la Fondazione Ania (in questo periodo il vincitore riceverà un rimborso spese che non potrà superare il valore del 77


premio in denaro, previsto dal regolamento). Alla prima edizione del premio sono state ammesse le candidature di quanti hanno discusso una tesi di laurea dal primo gennaio 2011 al 31 ottobre 2015, mentre a partire dalla seconda edizione dell’iniziativa, saranno ammessi invece esclusivamente i laureati che hanno discusso una tesi nell’anno accademico in corso. Quelle che proponiamo sul sito del libro sono quindi tesi selezionate in un panorama di lavori molto ampi. E che quindi pensiamo possano dare un contributo di idee molto interessanti.

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30 Sensibilizzare gli amministratori locali?

La sicurezza stradale vive di problemi spesso legati al territorio. E quello che sta facendo l’associazione “Basta Vittime Sulla Strada Statale 106” è davvero meritorio perché non perde occasione per mettere sotto pressione gli amministratori locali. L’ultima loro idea è stata “Obiettivo rallenta”, un evento di sensibilizzazione sul tema che nella sala consiliare del Comune di Mesoraca (CZ) ha visto gli interventi della CRI , della Polizia Municipale locale, dei Carabinieri del Comando di Petilia Policastro e del presidente dell’Associazione. E poi video, mostre fotografiche sul tema della sicurezza stradale (realizzati, dall’organizzatrice Teresa Combierati, diplomata presso l’Istituto Superiore di Fotografia e Comunicazione Integrata) non hanno mancato di sottolineare svariati temi - scarsa sicurezza stradale, la mancata prudenza, le distrazioni - con l’obiettivo di approfondire quanto queste carenze possano rivelarsi fatali. Insomma, costringere le autorità locali ad affrontare il problema della sicurezza stradale può essere davvero un’idea da seguire, e “Basta Vittime Sulla Strada Statale 106”, ricorda sempre quanto la comunità di Mesoraca sia sensibile al tema. Di certo se associa79


zioni del genere nascessero in tanti altri comuni italiani sarebbe possibile sicuramente dare un apporto ancora maggiore al tema imprescindibile della sicurezza sulle nostre strade.

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31 Airbag in mezzo ai sedili?

Gli urti laterali, si sa, sono i più pericolosi. Non a caso sono allo studio nuovi protocolli di prova euro NCAP per i crash test che renderanno più severe le valutazioni che entreranno in vigore dal 2018. Per cercare di diminuire la mortalità in questi terribili sinistri è allo studio l’installazione di airbag laterali opposti, ossia che si aprono al centro dell’abitacolo. L’idea arriva dalla ZF AG, azienda leader del settore e particolarmente concentrata sulla progettazione degli airbag più futuribili. L’innovativo airbag centrale, integrato nello schienale del sedile, infatti, quando si attiva contribuisce a proteggere le zone della testa, delle spalle e del busto dei passeggeri dei sedili anteriori, determinando il gonfiaggio di un cuscino tra il conducente e l’occupante di quello anteriore. In caso di impatto sul lato del veicolo opposto al guidatore, invece, mantiene il conducente in posizione, riducendone al minimo lo spostamento laterale e contenendo il rischio di interazione con il passeggero anteriore o con le parti strutturali dell’abitacolo. “In caso di urto laterale - spiega Dirk Schultz, ZF TRW Inflatable Restraints Systems Global Engineering director - gli occupanti 81


seduti sul lato della vettura opposto a quello dell’impatto sono esposti a notevoli rischi. Nel corso di studi sugli incidenti stradali è emerso che gli impatti sul lato opposto della vettura sono causa del 30% dei decessi negli Stati Uniti e del 30% dei ferimenti gravi in Germania”. Il modulo airbag centrale comprende un generatore di gas ibrido, è realizzato con tecnologie che prevedono l’utilizzo di un cuscino integralmente tessuto oppure cucito, e può essere flessibilmente adattato agli specifici requisiti dell’interno del veicolo. Può anche essere dotato di uno speciale meccanismo di ancoraggio che, in seguito all’attivazione, contribuisce a conferire all’airbag una forma triangolare, migliorando le prestazioni di ritenuta. Insomma idee senza fine.

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32 Avere sempre a portata di mano le statistiche?

In Italia, si sa, abbiamo dati sempre vecchi sulla sicurezza stradale. Lavoriamo male e in ritardo visto che da noi i “numeri” arrivano più o meno 12 mesi dopo rispetto a quanto succede negli altri Paesi europei. In pratica a fine anno abbiamo a disposizione i dati dell’anno precedente, quindi di fatto lavoriamo con 24 mesi di ritardo. Detto questo, un piccolo miglioramento della situazione arriva dalla possibilità di avere tutti gli incidenti stradali a portata di mouse. L’Aci ha infatti lanciato un nuovo portale con i dati statistici nazionali, regionali e provinciali con la loro localizzazione sulla rete viaria principale. Il sito web, all’indirizzo www.lis.aci.it, non ha password, è aperto a tutti e regala la possibilità di effettuare la consultazione dei dati annuali con due tipologie di dati, ovvero i dati statistici degli incidenti stradali consultabili a livello di unità amministrativa (Italia, Regioni, Province); e i focus delle statistiche sulla rete viaria principale, cioè su autostrade (comprese tangenziali, raccordi, diramazioni e trafori), strade di interesse nazionale e tutte le strade regionali e provinciali precedentemente gestite dall’Anas. E’ dunque possibile effettuare la navigazione su due livelli di83


stinti: un primo livello “macroâ€? con dati aggregati riferiti a tutti gli incidenti stradali rilevati e un secondo livello, riferito alla localizzazione, che riguarda invece gli incidenti avvenuti solo su una parte della rete stradale. Le tavole consultabili e corredate di grafici riguardano tutti gli aspetti e hanno una suddivisione del numero di incidenti per tipologia di sinistro. A corredo dei dati, per ciascuna strada, sono infine calcolati incidenti per chilometro, rischio di mortalitĂ , cioè il rapporto tra tassi di mortalitĂ in differenti ambiti territoriali e molto altro ancora. Insomma un sito da studiare davvero con attenzione.

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33 Educare i più piccoli?

In un Paese dove l’educazione stradale nelle scuole sarebbe imposta da una legge mai applicata, è bene educare con progetti autonomi e privati i giovani a inventare la mobilità del futuro. Così nelle scuole italiane è arrivato il progetto “Dalla terra alla Luna” della Michelin, con l’obiettivo di stimolare la curiosità e la voglia di innovazione degli studenti per renderli protagonisti di un futuro di viaggi più sicuri e sostenibili. “Essere viaggiatori e utenti dei trasporti - spiegano gli organizzatori del progetto - non è la stessa cosa. Il viaggiatore ha maturato una vera cultura della mobilità, di cui ha ben chiare opportunità e responsabilità, ed è capace di rendersi conto che il viaggio è un sistema complesso. Maturare la cultura del “viaggiatore” vuol dire essere capace di cogliere le diverse opportunità di spostamento ed essere informato sulle innovazioni che migliorano ogni componente del sistema mobilità. Un mondo di nuove conoscenze e future opportunità professionali che si apre ai giovani. Il diritto alla mobilità va conciliato con il dovere di ridurre emissioni di gas serra, smog, inquinamento acustico, traffico e incidenti. Per farlo serve anche il pensiero sostenibile dei giovani: cioè la con85


sapevolezza che ognuno di loro può contribuire al progresso del “sistema mobilità” con i propri comportamenti e con la ricerca di nuove prospettive di miglioramento”. Ed ecco quindi la forza del progetto educativo “Dalla terra alla Luna” che offre alle scuole un sistema completo di risorse didattiche per supportare gli insegnanti nella formazione di cittadini sempre più attenti a vivere la mobilità in modo intelligente, responsabile, proiettato al futuro. In pratica 2.000 classi delle scuole elementari e medie italiane hanno ricevuto un kit didattico gratuito con una guida per il docente, ricca di spunti multidisciplinari, un magazine interattivo dedicato a studenti e famiglie e materiali per tutta la classe, tra cui le carte Michelin Italia ed Europa. Secondo i loro interessi e le priorità individuate dagli insegnanti gli studenti potranno approfondire uno o più di uno degli argomenti trattati dal progetto, che evoca i diversi scenari in cui l’uomo si sposta e i modi e gli strumenti per farlo in modo sicuro, innovativo e attento all’ambiente, raccogliendo online e nei luoghi di vita immagini e notizie, commentando news e informazioni, proponendo soluzioni creative ai piccoli problemi di mobilità quotidiana. E, alla fine, comporre creativamente un resoconto dell’originale viaggio didattico che hanno compiuto e partecipare così alla prova educativa “Tracce di Viaggio”, un concorso che premierà il migliore con un premio in linea con la filosofia del progetto: una bella biblioteca di testi sul tema del viaggio del valore di 1.000 euro e un contributo ai viaggi di istruzione o uscite didattiche del valore di 800 euro.

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34 Sanare le buche sulle strade?

Quando parliamo di sicurezza stradale non va mai dimenticato che in Italia più della metà dei sinistri avvengono proprio nei famosi “Punti Neri”, il 20% delle nostre strade. Così sotto lo slogan “Basta buche sulle strade” e con un investimento di circa 300 milioni di euro in tre anni, l’Anas avvia il suo grande progetto di manutenzione della rete di viabilità sull’intero territorio nazionale. Sulla Gazzetta Ufficiale saranno infatti pubblicate ben 53 gare d’appalto per l’affidamento in regime di accordo quadro dei lavori di manutenzione delle pavimentazioni e della segnaletica orizzontale su 25 mila chilometri di rete stradale Anas. I bandi riguardano 2 gare per un importo massimo lavori di 21 milioni di euro ciascuno e 51 gare per un importo massimo lavori di 5 milioni di euro ciascuno per un totale di 297 milioni di euro. “Grazie a questi accordi quadro, Anas potrà intervenire su tutta la propria rete in modo rapido ed efficace senza dover ogni volta attendere i tempi di espletamento di nuove gare - ha dichiarato il presidente di Anas Gianni Vittorio Armani - Questo consentirà di poter programmare gli interventi di manutenzione delle pavimentazioni e della segnaletica sulla rete, superando la logica passata 87


del rappezzo, oltre a poter intervenire tempestivamente in caso di urgenza. E’ una vera e propria rivoluzione per questo settore”. In pratica con gli accordi quadro previsti dal Codice degli Appalti vengono infatti fissate le condizioni e le prescrizioni in base alle quali affidare in appalto i lavori di manutenzione delle pavimentazioni e della segnaletica orizzontale con particolare riguardo alle prestazioni affidabili, alla durata dell’accordo quadro, al tetto di spesa entro il quale potranno essere affidate le prestazioni e alle modalità di esecuzione dei singoli contratti applicativi con i quali verrà data esecuzione all’accordo quadro. “Questa particolare procedura - aggiungono all’Anas - offre la possibilità di avviare i lavori con la massima tempestività nel momento in cui se ne manifesta la necessità e si concretizza la disponibilità del relativo finanziamento, senza dover espletare una nuova gara di appalto che richiederebbe tempi generalmente lunghi. L’economia di scala conseguibile sulle lavorazioni con l’Accordo Quadro consente inoltre risparmi di tempo e risorse nonché una maggiore efficienza complessiva nella gestione degli interventi. Tramite questi 53 accordi quadro, Anas prevede già nei primi mesi del 2016 di poter avviare tempestivamente a seguito della resa disponibilità dei finanziamenti, circa 106 interventi di manutenzione straordinaria del piano viabile compresi nel contratto di programma 2015 per complessivi circa 163 milioni di euro di importo investimento, di cui circa 130 milioni di euro di lavori”.

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35 Informazioni in auto sul parabrezza?

La corsa ai maxi schermi in auto potrebbe arrivare ad un traguardo inaspettato. Qualcosa di “grosso” davvero, ossia il parabrezza stesso della macchina... Un elemento che potrebbe diventare un elemento multimediale in grado di “rispondere” ai comandi vocali e sul quale verranno proiettate informazioni e utilità, anche attraverso la realtà aumentata. Sembra fantascienza ma alcuni prototipi del genere già funzionano a meraviglia. “Il pensiero di poter trasferire, entro il prossimo decennio, la tecnologia touch-screen in stile smartphone nell’abitacolo delle auto è davvero molto allettante e, forse, più vicina di quel che pensiamo - commentano a Carglass, azienda specializzata nella sostituzione rapida dei cristalli - perché entro il 2025 la voce diverrà il principale strumento di controllo dei ‘parabrezza Smart’. I sistemi di visori a sovraimpressione a realtà aumentata installati sui parabrezza Smart renderanno la tecnologia di attivazione vocale molto più sicura rispetto ad oggi. Gli esperti di Belron Technical, reparto ricerca e sviluppo del gruppo Belron di cui Carglass fa parte, fanno notare come il crescente utilizzo del controllo vocale incoraggerà i produttori di auto e i ricercatori che operano nel 89


settore del vetro, a sviluppare abitacoli sempre più insonorizzati”. Sì, perché comandare un veicolo con la voce richiede non solo che la tecnologia di riconoscimento vocale sia sempre più precisa e sicura, ma soprattutto che agenti esterni, come i rumori di sottofondo dovuti al motore, al traffico e agli agenti atmosferici, non vadano ad interferire con la “lettura” audio del computer. Per questo sarà fondamentale un’insonorizzazione migliore dell’abitacolo che permetta al sistema di lavorare nel modo giusto. Ed è qui che i cristalli del veicolo svolgono un ruolo fondamentale. A tal proposito, Chris Davies di Belron Technical aggiunge che “i produttori di auto ne sono consapevoli e stanno ricercando per il futuro soluzioni possibili nel campo della tecnologia e dei vetri acustici”. Per non parlare del riconoscimento gestuale e della tecnologia che sfrutta i sensori “eye-tracking” che saranno probabilmente integrati in tutti i parabrezza Smart e che avranno il compito di monitorare la prontezza di riflessi del conducente. Ma il punto rimane lo stesso: maggiori informazioni in auto distraggono o aumentano la sicurezza? Il dibattito è aperto. Apertissimo.

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36 Usare di più i pannelli variabili?

Non solo informazioni sul traffico, ma anche messaggi di sicurezza stradale. Ecco l’idea di una campagna sulla sicurezza stradale voluta dall’agenzia Roma Servizi per la Mobilità e mirata a sensibilizzare sui rischi connessi a comportamenti scorretti alla guida di un veicolo, di una moto o mentre si attraversa a piedi. Qualche esempio? Eccolo: “Sulle strade di Roma il 25% dei morti sono motociclisti”. “Incidenti: uno su tre avviene agli incroci”. “Nel 2014 a Roma 45 pedoni deceduti e 1800 feriti”. Messaggi violenti, certo, ma scelti non a caso: l’obiettivo primario è quello di indurre gli appassionati delle due ruote ad una maggiore accortezza alla guida. Per elaborare i vari messaggi vengono utilizzate informazioni aggregate a livello comunale (fonti Istat, Polizia Locale di Roma Capitale e Centro di Competenza sulla Sicurezza Stradale). Gli avvisi non sono però uguali in tutta la città: sui display i dati divulgati cambiano a seconda delle zone di ubicazione e alla fascia oraria di diffusione (notturna, mattutina, ora di punta). Così, ad esempio, in via del Foro Italico, al mattino si leggeranno dati sugli incidenti riferiti a quella strada e a quell’orario, che saranno 91


differenti da quelli che compariranno sulla tangenziale, altezza San Giovanni, magari alla sera. “Questa iniziativa - spiega il presidente e amministratore delegato di Roma Servizi per la Mobilità, Carlo Maria Medaglia - sintetizza al meglio il lavoro che ogni giorno l’azienda compie per migliorare la sicurezza sulle strade della città. Sia sul fronte della progettazione che sul versante della comunicazione. Un impegno che Roma Servizi per la Mobilità continuerà a svolgere in qualità di Ente strumentale di Roma Capitale e in strettissima collaborazione con le altre Istituzioni”.

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37 Puntare sugli autotrasportatori?

Caricare in modo adeguato e assicurare le merci in modo professionale: sono questi gli aspetti chiave per un trasporto sicuro. E, all’insegna del motto ‘Ogni incidente è uno di troppo’, i trasportatori di merci di Bolzano vogliono sensibilizzare gli artigiani dei diversi settori, garantendo in tal modo un miglioramento complessivo della sicurezza stradale. “Quando si compiono degli errori nel nostro campo, in ballo c’è molto di più del danneggiamento del carico. Nei casi estremi, il veicolo si può ribaltare o il carico può andare perduto, mettendo a rischio numerose vite umane”, ha ricordato il presidente dei Trasportatori di merci lvh Apa Confartigianato Bolzano, Elmar Morandell. “I trasportatori di merci si occupano di fissaggio dei carichi in maniera esemplare, in quanto numerosi viaggi avvengono verso Austria, Germania e Svizzera, ovvero verso Paesi nei quali sono in vigore leggi decisamente restrittive in questo ambito” ha aggiunto Morandell. In caso di errato fissaggio del carico, in tutti gli Stati europei il caricatore, il mittente, il cliente, l’autista e l’operatore economico sono a rischio sanzioni. “Proprio per questo, vogliamo fare 93


in modo che tutti gli artigiani, e in particolare i conducenti di furgoni e autocarri leggeri altoatesini, prestino attenzione a questa tematica. E’ importante che né la popolazione né l’ambiente vengano penalizzati: solo in questo modo gli artigiani contribuiranno realmente alla sicurezza e alla sostenibilità dei trasporti”, ha avvertito. La sezione di mestiere dei Trasportatori di merci lvh.apa organizza costantemente corsi d’aggiornamento nella Casa dell’artigianato e al Safety Park, dove si possono frequentare lezioni specifiche per le diverse tipologie di carico. Di concerto con la Provincia e la Camera di commercio, lo scorso anno è stata anche elaborata una lista capace di rispondere alle domande più frequenti in tema di sicurezza dei carichi. E c’è anche un film su Youtube che spiega nel dettaglio quali sono i vantaggi di un carico fissato in modo adeguato. Insomma, nulla si lascia intentato quando c’è di mezzo la sicurezza stradale.

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38 La “strada non è una giungla”, puntare tutto sui giovani?

L’educazione stradale, per essere davvero efficace, si sa che deve puntare sui giovani, sui nuovi utenti della strada. E in questo senso una bella idea arriva dall’assessorato regionale alla mobilità della Puglia che in collaborazione con l’ufficio scolastico regionale ha realizzato un progetto di educazione alla sicurezza stradale denominato “la strada non è una giungla”. “Il progetto - spiega l’assessore ai trasporti della regione Puglia, Giovanni Giannini - rivolto alle scuole secondarie di secondo grado pugliesi, è finalizzato a contribuire alla formazione di una generazione di cittadini responsabili che abbiano la conoscenza del fenomeno della sicurezza stradale e che acquisiscano la consapevolezza delle proprie capacità in funzione di specifiche situazioni ambientali. È Stato realizzato un gioco quiz-multimediale che intende educare e formare gli studenti al tema della sicurezza stradale, favorendo il senso di responsabilità individuale e stimolando una maturazione etica che possa determinare la consapevolezza di avere un ruolo attivo all’interno della società”. “Non è solo un quiz - precisa l’assessore - contenente un insieme di domande su norme da conoscere (ad esempio quelle del codice 95


della strada) ma anche uno strumento utile a favorire l’adozione di stili comportamentali che abbiano al centro il rispetto per la vita e per le persone. La piattaforma web dispone anche di una sezione “strumenti didattici”, creata appositamente per permettere ai docenti di coinvolgere i ragazzi nel fenomeno della sicurezza stradale attraverso l’utilizzo di schede di approfondimento, giochi e video”. Divertirsi imparando la cultura della sicurezza, praticamente il massimo. O no?

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39 Usare le radio?

Il potere della radio, gettonatissima in auto, è enorme. E in questo senso “M’illumino di meno”, la campagna di Caterpillar Radio2 che quest’anno è dedicata alla mobilità sostenibile può essere uno spunto molto interessante. Un’occasione per ricordare quanto sia necessario mettere in campo buone pratiche per il risparmio energetico e per una mobilità nuova. Usare il trasporto pubblico locale, bici, car sharing e controllare tutti i flussi degli spostamenti può portare a benefici enormi anche sul fronte della sicurezza stradale, e non solo su quello dell’ambiente. Quindi il ruolo delle radio può essere di grande importanza nella strategia di “fondere” insieme i due mondi. Da questo punto di vista un ruolo importantissimo lo svolge ovviamente Isoradio, storico canale Rai che fa da maxi contenitore per tutte le notizie sul traffico rese disponibili dal CCISS (Centro Coordinamento Informazioni Sicurezza Stradale): qui gli aggiornamenti su code e incidenti vanno a braccetto con il flusso continuo di news. “La nostra strategia - spiega Elena Carbonari, voce e conduttrice storica di Isoradio - è quella di informare tempestivamente chi ci ascolta minuto per minuto. Collegamenti con le 97


nostri fonti (Autostrade, Anas, Polizia stradale, Carabinieri), dal luogo dell’incidente, ci consentono di fornire in tempo reale dettagli ulteriori, previsioni ed eventuali alternative. In questo flusso non stop di notizie sul traffico, trovano spazio anche le altre tematiche che Isoradio affronta in quanto canale di pubblica utilità. In spazi appositi approfondimenti su diritti dei consumatori, giustizia, medicina, libri, cultura. E’ soprattutto nel settore trasporti e sicurezza che il canale della Rai (esistente dal 1989) risponde appieno al suo ruolo di servizio pubblico con iniziative di prevenzione ed educazione. Ogni mercoledì ad esempio una scolaresca è ospitata nei nostri studi per presentare un proprio progetto sulla sicurezza stradale, grazie ad un accordo con il ministero della Pubblica istruzione. Più volte la settimana, la Polizia stradale è presente per rispondere ai quesiti e alle curiosità degli ascoltatori; infine non mancano focus di esperti su norme, novità tecnologiche, mobilità sostenibile ed accessibilità. Numerose - conclude Carbonari - le campagne di sensibilizzazione realizzate: crash art (2 vetture “congelate” nel momento dello scontro diventano, grazie all’artista, un monumento alla sicurezza stradale), “Motivi di sicurezza”, spot realizzati da famosi doppiatori e dall’Asaps, associazione sostenitori ed amici della Polizia stradale. Non da ultimo il nostro impegno a sostegno dell’introduzione del reato di omicidio stradale”.

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40 Usare Facebook e i Focus group?

Un piano urbano per la mobilità sostenibile, frutto non solo delle esperienze di altre città, ma anche e soprattutto dei cittadini e degli stakeholders. Il comune di Ravenna avvia il progetto con la nascita del gruppo di lavoro tecnico composto dalle professionalità interne all’ente supportate dalla società sistema Susio e coordinato dal mobility manager di palazzo Merlato, Nicola Scanferla; e del tavolo di negoziazione composto da: Fiab amici della bici, Arpa, Ausl Ravenna, Cgil-Cisl-Uil, Confindustria, Fondazione Unipolis; Legambiente, Start Romagna, Campus. Il piano, spiega l’assessore alla mobilità Roberto Fagnani, è “l’atto più rilevante sulla mobilità per le ricadute che produrrà in termini sociali e ambientali. Modificare la realtà legata agli spostamenti nei prossimi anni - aggiunge - è un obiettivo ambizioso che possiamo realizzare a vantaggio e col contributo di tutti”. Ravenna, conferma la collega alla partecipazione, Valentina Morigi, intende ribaltare i “vecchi schemi su cui è stata costruita l’organizzazione attuale, all’interno della quale si consumano contraddizioni quotidiane”. Così, per esempio, il trasporto pubblico locale deve sempre più essere connesso non solo alle utenze fragili come stu99


denti, immigrati, anziani e residenti che risiedono e si muovono a ridosso della cintura urbana, ma anche con i residenti e i lavoratori che si spostano dal forese in città. Per questo piano partecipato è stato anche realizzato un questionario online che ha registrato una classifica molto interessante delle priorità: in cima il tema del trasporto pubblico, seguito dalla mobilità ciclabile, da quella dei disabili e dalla sicurezza stradale. A seguire inquinamento, adeguatezza della rete, mobilità pedonale, traffico provato, mobilità delle merci, parcheggi e ztl. Attiva c’è anche una pagina Facebook sulla quale sarà possibile seguire l’andamento dei lavori, delle attività legate alla partecipazione e lasciare suggerimenti e consigli. A margine di questo progetto si sono anche organizzati diversi incontri con la modalità del focus group con protagonisti gli over 6, le scuole, i giovani, i residenti e le attività commerciali ed economiche del centro storico, i residenti e le circoscrizioni del forese, i residenti nei lidi. Insomma, mondo virtuale e reale a braccetto, per un percorso virtuoso che fa passare i temi della sicurezza stradale dai social alla vita quotidiana.

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41 Il pedale dell’acceleratore intelligente?

Abbiamo ormai i volanti che vibrano per segnalare il superamento della carreggiata, i sedili che avvisano con piccoli movimenti se l’auto si sta spostando a destra o a sinistra e se invece la soluzione fosse nel regalare al pilota una “percezione sotto le dita del piede”, ossia un pedale dell’acceleratore intelligente che avverte i guidatori di molte cose, come ad esempio che si sta guidando contromano? L’idea è della Bosch che ha sviluppato un ausilio tecnico specifico, un pedale dell’acceleratore attivo. In pratica una lieve vibrazione comunica ai guidatori quando si trovano in situazioni potenzialmente pericolose. Ossia se si stanno avvicinando a una curva pericolosa a velocità troppo elevata o se sono contromano. Non solo: “Il pedale dell’acceleratore - spiega Stefan Seiberth, Presidente della divisione Gasoline Systems di Robert Bosch GmbH - è collegato online: così oltre ad accorgersi del fatto che i guidatori si trovano in contromano (e non è poco aggiungiamo noi...) anticipa anche possibili ingorghi sulla strada da percorrere. Inoltre il pedale dell’acceleratore può essere abbinato a una videocamera che riconosce i cartelli dei limiti di velocità. Se i 101


guidatori superano il limite di velocità, il pedale dell’acceleratore li avverte mediante una vibrazione, oppure esercita una contropressione”. E tutto questo si traduce anche in un notevole risparmio di carburante, ennesima riprova di come sicurezza stradale e ambiente possano, anzi debbano andare a braccetto. I guidatori di veicoli dotati del pedale dell’acceleratore attivo infatti impareranno facilmente ad avere un piede leggerissimo sull’acceleratore, arrivando così a ridurre fino al 7% il consumo di carburante con un conseguente calo anche delle emissioni di CO2. Non va infatti dimenticato che ad oggi l’unica indicazione a disposizione dei guidatori per cambiare marcia è sotto forma di piccole frecce sul cruscotto. Così, invece, cambia tutto perché il pedale comunica direttamente al guidatore senza bisogno di ulteriori messaggi.

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42 Aumentare la collaborazione fra stati e aziende per la guida autonoma?

Google da una parte, Apple dall’altra, in mezzo diverse case automobilistiche che cercano di realizzare l’auto a guida autonoma in modo... autonomo. Il gioco di parole è quasi dovuto perché - purtroppo - proprio quando servirebbe la massima collaborazione le strade tecnologiche si sono divise. Un ruolo importante per spezzare questa catena della poca collaborazione potrebbe però averlo la Bosch che fornisce componentistica a mezzo mondo e che ha ottenuto - caso unico - la possibilità di provare auto senza pilota in diverse nazioni. Dopo Germania e Stati Uniti, il fornitore di tecnologie e servizi ha infatti iniziato a testare questa tecnologia in Giappone. L’obiettivo iniziale di Bosch è lo sviluppo del pilota automatico, che consentirà la guida autonoma in autostrada e su strade a scorrimento veloce a partire dal 2020. “La guida a sinistra e la complessità delle condizioni del traffico fanno sì che il Giappone offra importanti spunti per lo sviluppo” ha dichiarato Dirk Hoheisel, membro del Board of Management di Bosch. E non è un caso che siano quasi 2.500 gli ingegneri Bosch impegnati in tutto il mondo nello sviluppo dei sistemi di assistenza alla guida e di gui103


da autonoma. Così come è avvenuto in Germania e negli Stati Uniti, anche il team che opera in Giappone sta conducendo dei test con prototipi automatizzati su strade pubbliche. I test drive sono condotti sulle tangenziali di Tohoku e Tomei nelle prefetture di Tochigi e Kanagawa, e nei due centri prova Bosch di Shiobara e Memanbetsu. Si tratta insomma di far lavorare in stretta collaborazione i team di Germania, Stati Uniti e Giappone che si avvale dei vantaggi e delle scoperte di colleghi tedeschi e americani impegnati in questo progetto sin dal 2011. Così dal 2013 Bosch utilizza prototipi sulla A81 in Germania e sulla Interstate 280 negli Stati Uniti. “I nostri ingegneri hanno percorso più di 10.000 chilometri di test drive senza registrare incidenti” ha dichiarato Hoheisel. I prototipi Bosch accelerano, frenano ed effettuano sorpassi se necessario e decidono da soli se occorre attivare l’indicatore di direzione per cambiare corsia a seconda del traffico. Alla base di tutto ci sono i sensori che forniscono un quadro dettagliato di ciò che circonda il veicolo. In aggiunta a questo, TomTom, partner di Bosch, fornisce mappe ad elevata risoluzione. Un computer utilizza queste informazioni per analizzare e prevedere il comportamento degli altri utenti della strada, e sulla base di ciò, prende decisioni sulla strategia di guida. Un ulteriore passo verso la fondamentale collaborazione

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43 Imporre limiti di velocità più severi?

Quello che è successo in Germania deve, necessariamente, far riflettere: dopo anni di discussioni e battaglie sulla proverbiale bellezza delle autostrade tedesche senza limiti di velocità arrivano le prime - terribili - statistiche sul tema. E i numeri non mentono mai, si sa: nei tratti autostradali dove non ci sono limiti, il tasso di mortalità è più alto del 25% rispetto a dove sui segnali di divieto è impressa la velocità massima consentita. Apriti cielo. In Germania è scoppiato il caos, al punto che gli stessi tedeschi - paladini delle autostrada senza limiti - hanno cominciato a mettere in dubbio la proverbiale certezza che “veloce non è pericoloso”, almeno sulle “autobahn”. Così nello stato di Baden-Württemberg, dove fra l’altro hanno sede Daimler e Porsche..., le autorità hanno annunciato un progetto per limitare a 120 km/h la velocità massima su alcune sezioni della A81, che collega la città di Würzburg con la città di Gottmadingen, quasi al confine con la Svizzera, vicino a Sciaffusa, e della A96, arteria che collega il confine con l’Austria, nei pressi di Lindau, alla città di Monaco di Baviera. La sperimentazione, che durerà 4 anni e che dovrà valutare gli effetti - in termini statistici - sia sul numero di 105


incidenti che sul rumore, non è stata indolore: la decisione, presa dal ministro dei trasporti del land Winfried Hermann, ha messo il governo locale ai ferri corti con Berlino, in particolare con il suo omologo amministratore federale Alexander Dobrindt il quale, in una lettera spedita alla sede del dicastero locale di Stoccarda, ha voluto ribadire che i limiti autostradali sono una responsabilità del governo centrale. Ma la sperimentazione andrà avanti e se i primi dati dimostreranno quello che gli esperti di statistica già sostengono (con maggiore velocità c’è un maggiore tasso di mortalità) allora si può star certi che in tutto il mondo diverse amministrazioni locali prenderanno sicuramente in considerazione la possibilità di abbassare ulteriormente i limiti di velocità.

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44 Puntare, a sorpresa, sul divertimento?

“Divertirsi si può, senza mettere a rischio la propria salute e la vita degli altri”: è questo il messaggio che la Regione Veneto lancia ai giovani, sponsorizzando la campagna di prevenzione ed educazione ‘Riprendiamoci il divertimento’, creata dall’associazione dei Giovani professionisti italiani e finanziata dalla Presidenza del Consiglio dei ministri. “Il nostro progetto - ha spiegato Luigi Bartone, presidente dell’associazione di promozione sociale ‘Giovani professionisti italiani’ - si rivolge ai giovani tra i 18 e i 35 anni e ha vinto il bando di gara sulla sicurezza stradale. E’ innovativo perché riguarda le nuove generazioni e associa l’utilizzo dell’alcool alla guida in modo responsabile, pensando che gli incidenti stradali sono la principale causa di morte per gli under 29. Il progetto tende ad aumentare la consapevolezza nei luoghi dove i giovani vanno a divertirsi”. “La discoteca - ha rimarcato Felice Castrignanò, responsabile del progetto - è per noi un posto positivo, per cui abbiamo scelto serate con generi musicali diversi, prendendo tutti i target di riferimento. La particolarità del progetto è quella di lanciare uno stile di vita che deve diventare proprio di tutti: ‘se bevo, non devo 107


guidare’. L’obiettivo è coinvolgere almeno 15.000 persone”. Il testimonial del progetto è la ‘iena’ Dino Giarrusso, ma è previsto il coinvolgimento anche di dj e vocalist e una campagna di comunicazione sui social e sui canali televisivi. Ai ragazzi verrà fatto provare un percorso con degli occhiali speciali per capire la percezione alterata che si ha ponendosi alla guida in stato alterato. A fine serata, inoltre, verrà distribuito, in occasione di un buffet, da alcune ragazze, gli ‘angeli del divertimento’, un questionario che consegneranno assieme ad un etilotest. “Le stragi del sabato sera - ha commentato l’assessore al Sociale e ai Giovani della Regione Veneto, Manuela Lanzarin - sono un cruccio del nostro territorio e ci pongono di fronte, come istituzioni, alla promozione di campagne che vanno nella direzione della responsabilità, della consapevolezza e dei corretti stili di vita. Sosteniamo dunque volentieri questa campagna, che è significativo sia concepita e portata avanti da giovani”.

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45 Usare i cortometraggi?

Per i giovani la comunicazione è veloce, velocissima: e se gli short message volano su iPhone e palmari di ogni genere, allora perché non usare lo stesso “linguaggio” per far passare messaggi di sicurezza stradale? Questa l’idea: cortometraggi per imparare la prudenza alla guida. È l’idea del Comune di Roma per educare gli studenti alla sicurezza stradale attraverso un concorso al quale i ragazzi si sono iscritti per partecipare poi ad una sorta di piccola notte degli Oscar. L’iniziativa si chiama ‘Keep calm and slow down’, è pensata da Roma Servizi per la Mobilità e promossa dal Campidoglio, per gli studenti degli ultimi due anni di scuola superiore, con il patrocinio dell’Aci e in collaborazione con i ministeri dell’Istruzione e dei Trasporti. Quello che si è chiesto ai ragazzi è stato quello di esprimere, attraverso il linguaggio video, il loro punto di vista sulla velocità in orario notturno (quando i tassi di incidentalità aumentano di 2-3 volte), riflettendo sui comportamenti più a rischio: guida in stato di ebbrezza, stanchezza, distrazione e guida con il telefonino, mancato rispetto dei limiti. Raggiungendo così un doppio 109


obiettivo: da una parte far vedere i messaggi ad un folto pubblico di giovani, dall’altro coinvolgerne altrettanti nella realizzazione dei corti, e quindi farli riflettere doppiamente sui pericoli degli incidenti stradali.

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46 Spegnere la maggior parte dei semafori?

Per quanto folle possa sembrare molti dei semafori dovrebbero essere spenti, con grande vantaggio per la sicurezza stradale, per l’economia e per l’ambiente. La proposta arriva da un ponderoso studio dell’Institute of Economic Affairs inglese che ha stimato addirittura che quattro semafori su cinque tra quelli presenti nelle strade del Regno Unito andrebbero spenti. Il che porterebbe ad un risparmio record di 16 miliardi di sterline all’anno (circa 21 miliardi di euro). La notizia ovviamente farà piacere a parecchi automobilisti ed è destinata a far discutere anche oltre le coste britanniche: si sa che i semafori rendono gli automobilisti impazienti, frustrati dai continui ‘stop and go’ e nevrotici, ma mai nessuno aveva provato, dati alla mano, che il giallo/rosso/verde regola-traffico non solo non serve a nulla per ridurre incidenti ma, anzi, fa perdere tempo e soldi. Per l’Iea, la proliferazione di semafori, dossi anti velocità e corsie riservate ai mezzi pubblici vista nei decenni recenti in Gran Bretagna “danneggia l’economia”. Possibile? Lo studio ritiene che un ritardo medio di due minuti per ciascun tragitto in auto si traduca in una perdita enorme di denaro per 111


l’economia britannica. Non solo, per l’Iea la maggior parte delle regolamentazioni stradali “ha anche un effetto negativo sulla sicurezza stradale e sull’ambiente”. Sulla sicurezza, poiché troppe regolamentazioni tendono a deresponsabilizzare gli automobilisti, abbassando la loro soglia di attenzione; per quanto riguarda l’ambiente, invece, i danni deriverebbero dai maggiori consumi di carburante dovuti alle continue frenate e ripartenze imposte dai semafori.

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47 Mettere in sicurezza le gite scolastiche?

Prosegue anche nel 2016, con lo scopo di intensificare in punti sensibili della rete stradale e autostradale i controlli sugli autobus l’iniziativa “Gite scolastiche in sicurezza”, nata dalla collaborazione tra la Polizia di Stato e ministero dell’Istruzione con l’intento di diffondere in modo omogeneo, su tutto il territorio nazionale, progetti già sperimentati con esito positivo in diverse province italiane, finalizzati a rendere quanto più sicuro possibile il trasporto scolastico. Nell’ambito del protocollo d’intesa firmato dal Miur e dal ministero dell’Interno sono state infatti fornite informazioni utili finalizzate all’organizzazione in sicurezza delle gite, riassunte in un vademecum elaborato dalla Polizia Stradale. Informazioni basilari sulla scelta e la regolarità delle imprese di trasporto, sull’idoneità del conducente e sulle condizioni generali dei veicoli, che, lungi dall’attribuire compiti di polizia ai dirigenti scolastici e ai docenti, intendono supportarli nelle loro responsabilità istituzionali. L’attenzione è posta alle principali norme sul trasporto collettivo mediante noleggio con conducente di autobus, con particola113


re riferimento alla condotta del conducente ed alla idoneità del veicolo. L’iniziativa si collega alla costante attenzione che la Polizia Stradale dedica al settore del trasporto professionale di persone: nel 2015, nell’ambito delle specifiche operazioni di controllo sono stati 7.017 i veicoli controllati ed 2.464 le infrazioni rilevate. Anche a livello europeo costante è l’impegno nei servizi in questo settore: in ambito “TISPOL”, il network delle Polizie Stradali Europee, nel 2015 sono state effettuate 9 operazioni congiunte, denominate “Truck & Bus”, per il controllo dei conducenti professionali di mezzi adibiti a trasporto di persone e cose, che hanno interessato tutto il territorio italiano e quello dell’Unione Europea.

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48 Lottare contro la distrazione dei cellulari?

La famosa campagna #guardaavanti, nata per sensibilizzare i giovani sull’utilizzo intelligente del cellulare promossa da Tim e Ducati va avanti a tappe forzate. L’iniziativa da inizio anno fino a oggi ha già coinvolto oltre 3mila studenti in diverse città italiane portandoli nelle principali piazze per sperimentare in prima persona l’importanza dell’attenzione alla guida coinvolgendo direttamente la cittadinanza con diverse azioni di comunicazione “attiva”. Con gli studenti, spesso i due piloti ufficiali Ducati Corse in MotoGP, Andrea Iannone e Andrea Dovizioso, e diversi testimonial. “Questa iniziativa - spiega Cristiano Habetswallner, responsabile Sponsorizzazioni TIM - è promossa proprio per spingere il tema della sicurezza stradale e del non uso del cellulare alla guida, circostanza che ci rende particolarmente orgogliosi. Un’occasione per riflettere sulle conseguenze della distrazione alla guida, che è la prima causa degli incidenti stradali in Italia. TIM, attraverso questa iniziativa, conferma ancora una volta la propria vicinanza al mondo dei giovani su tematiche di attualità e di interesse sociale”. 115


49 Migliorare la sicurezza delle due ruote?

Chi viaggia su due ruote ormai è entrato di diritto fra gli utenti deboli della strada. E a loro è dedicato il maxi progetto “Ania Campus”, l’iniziativa itinerante per la sicurezza stradale su due ruote realizzata dalla Fondazione Ania in collaborazione con la Polizia di Stato e la Federazione motociclistica italiana e promossa dal Dipartimento delle Politiche giovanili. Un tour lungo, lunghissimo: oltre un mese e mezzo di tour, tappe in 16 città italiane di 14 regioni, oltre 1.500 studenti delle scuole superiori coinvolti. Tecnologia, divertimento, formazione e informazione, questi gli ingredienti base del progetto: in ogni città sarà allestito un Campus, con un’area dedicata alla teoria e un vero e proprio circuito per le prove pratiche di guida sicura. Non solo: in ogni tappa la Polizia stradale è presente con il ‘Pullman Azzurro’ della Polizia di Stato, vera e propria aula multimediale itinerante. E la tecnologia ha un ruolo fondamentale in Ania Campus: ogni mezzo utilizzato per le esercitazioni sarà equipaggiato con una telecamera che riprenderà le manovre del conducente. E i video saranno poi utilizzati a scopo didattico, mettendo in evidenza eventuali errori o manovre non corrette. 116


Scopo dell’iniziativa è quella di intervenire a supporto di chi sceglie la libertà delle due ruote dovendo affrontare i rischi di un mezzo che rende particolarmente vulnerabili: nel solo 2014 sulle strade italiane hanno perso la vita 816 persone e oltre 55mila sono rimaste ferite, a seguito di un incidente stradale su un mezzo di questo tipo. Particolarmente critica la situazione di Roma: sempre nel 2014, un morto su 3 sulle strade della capitale era alla guida di un mezzo a due ruote, 46 vittime su un totale di 154. “Per i conducenti di moto e ciclomotori la strada continua a rappresentare un pericolo ben superiore di quanto sia per gli automobilisti - sottolinea il direttore del Servizio Polizia stradale, Giuseppe Bisogno - Se fino al 2014 il trend della incidentalità per i motociclisti è stato in graduale e costante diminuzione, nel 2015 assistiamo purtroppo ad una preoccupante inversione di tendenza. Iniziative come quella di oggi rappresentano quindi un fondamentale momento di riflessione, soprattutto per i giovani, in relazione ai rischi che si corrono sulle due ruote, sulla necessità di rispettare le regole e sull’importanza di utilizzare i sistemi di protezione”.

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50 Guerra totale ai furbi dell’assicurazione?

La piaga delle auto “fantasma” quel famoso tre milioni e mezzo (ma potrebbero essere anche 4, in Italia non sappiamo nemmeno quante sono con precisione, già questa è una notizia) di macchine che vanno in giro senza assicurazione in Italia sono sempre lì lì per essere attaccate ma poi - da una parte la mancanza dei decreti attuativi di norme già pronte, dall’altra la difficoltà di mandare in porto il nuovo codice della strada - non si riesce mai a stroncarle davvero. In Spagna però qualcosa si muove e potremmo copiare davvero alcune delle loro idee. Lì sono oltre 2 milioni i veicoli che circolano senza assicurazione obbligatoria, pari a circa il 10% del parco veicolare iberico: è questa la valutazione della DGT, la Direzione Generale del Traffico, ente interministeriale che si occupa di coordinare l’azione di contrasto alla violenza stradale nel regno di Filippo VI. Per questo è stato approntato un sistema di intercettazione dei veicoli privi di RC su tutta la rete di strade nazionali dello Stato. Si tratta, oltre che dei portali elettronici e dei varchi autostradali, anche di sistemi montati sui veicoli di servizio delle varie forze di 118


polizia, comprese le polizie a ordinamento locale che, in Spagna, espletano servizio di ugual rango rispetto alla Guardia Civil, alla Policia Nacional ed ai corpi regionali ove presenti (in Catalogna, ad esempio, ci sono i Mossos d’Esquadra). Il concetto è semplice: la mancata corresponsione dei premi assicurativi per veicoli comporta, in caso di incidente stradale, il ricorso delle persone offese al fondo di garanzia (Consorcio de Compensación de Seguros, CCS), la cui copertura viene posta a carico degli onesti, di coloro cioè in regola con le norme della circolazione, pari a circa 3 euro e mezzo per ogni polizza. Il sistema è in linea con quanto accade in Italia e nel resto d’Europa: nel nostro paese, il Fondo di Garanzia delle Vittime della Strada è stato istituito con la Legge 990/69 e si tratta di un organismo di indennizzo amministrato dalla CONSAP SPA, sotto la vigilanza del Ministero delle attività produttive, che si autofinanzia coi contributi che tutte le imprese di assicurazioni operanti in Italia sono obbligate annualmente a versare per ogni singolo contratto assicurativo concluso. Per chi sgarra, il codice spagnolo prevede un sistema sanzionatorio simile a quello dell’Italia, fino ad un massimo di 3mila euro, in funzione della categoria di veicolo e delle circostanze d’accertamento, al quale si aggiungono provvedimenti di fermo e di sequestro. Tanto per fare un esempio, circolare con un ciclomotore senza assicurazione prevede una sanzione di mille euro, che diventano 1.250 per un motoveicolo, 1.550 per un’auto e 2.880 per un veicolo commerciale, ma tali importi sono destinati ad aumentare in relazione alle circostanze. La DGT impone agli organi di polizia di versare il 50% dei proventi contravvenzionali al Fondo, per limitare il ricarico sui “contribuenti” onesti, punire simbolicamente i trasgressori e garantire sempre il massimo della copertura 119


alle vittime. Nel 2015 i veicoli “scoperti” sono stati oltre 50mila, ma lo scopo è quello di intercettarli in movimento e costringere così i furbetti ad una scelta: o pagare, e circolare, oppure rassegnarsi a lasciare il veicolo fermo. Duro contrasto alle “scoperture” assicurative anche in Spagna, ma lì i proventi al 50% vanno alle vittime della strada, in Italia vanno in decine rivoli spesso non documentabili. Disastro...

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Sommario

PREFAZIONE - di Gian Luca Galletti ________________Pag.4

INTRODUZIONE ______________________________________________Pag. 8 1______________________________________________Pag.11 Fare sistema, questa la strada maestra? 2______________________________________________Pag.15 Abbassare i limiti di velocità? 3 L’ambiente la minaccia più grande? Come inquadrare la sicurezza stradale? ______________________________________________Pag.16 4 Sfruttare l’esempio della nuova legge sull’Omicidio stradale? ______________________________________________Pag.18 5______________________________________________Pag.21 Estinguere la piaga degli “incidenti su incidenti”? 6______________________________________________Pag.27 Rilanciare il settore di business Mobility Solution? 7______________________________________________Pag.28 Puntare sulle start up? 8 Aiutare le associazioni che si occupano di sicurezza stradale? ______________________________________________Pag.30 9______________________________________________Pag.31 Aiutare i pedoni? 10 La guida autonoma porterà a “zero incidenti”? ______________________________________________Pag.33 11 Gite sicure, gli insegnanti dovranno fare i poliziotti? ______________________________________________Pag.37 121


12 Cambiare subito le leggi per far circolare i prototipi di auto a guida autonoma? ______________________________________________Pag.39 13 Puntare tutto sull’auto a guida autonoma? ______________________________________________Pag.42 14 Tagliare i tempi per arrivare all’auto senza pilota? ______________________________________________Pag.45 15 Risolvere il problema delle Apnee notturne? ______________________________________________Pag.47 16 Quali previsioni per la diffusione dell’auto a guida autonoma? ______________________________________________Pag.49 17 Nuove norme sulla patente? ______________________________________________Pag.51 18 Usare di più i Social? ______________________________________________Pag.54 19 La frenata automatica ci salverà? ______________________________________________Pag.56 20 L’auto aiuterà il guidatore è stanco? ______________________________________________Pag.58 21 Mettere i pedoni sotto la lente? ______________________________________________Pag.59 22 Avvicinare i giovani alla sicurezza stradale? ______________________________________________Pag.62 23 Usare il teatro? ______________________________________________Pag.65 24 Aumentare la visibilità degli utenti? ______________________________________________Pag.67 122


25 Cosa fare per i centauri? ______________________________________________Pag.69 Attaccare con forza il problema della droga al volante? 26 ______________________________________________Pag.71 27 Puntare sul Calcio? ______________________________________________Pag.73 28 Fare come gli spagnoli? ______________________________________________Pag.75 29 Puntare sulle idee dei laureandi? ______________________________________________Pag.77 30 Sensibilizzare gli amministratori locali? ______________________________________________Pag.79 31 Airbag in mezzo ai sedili? ______________________________________________Pag.81 32 Avere sempre a portata di mano le statistiche? ______________________________________________Pag.83 33 Educare i più piccoli? ______________________________________________Pag.85 34 Sanare le buche sulle strade? ______________________________________________Pag.87 35 Informazioni in auto sul parabrezza? ______________________________________________Pag.89 36 Usare di più i pannelli variabili? ______________________________________________Pag.91 37 Puntare sugli autotrasportatori? ______________________________________________Pag.93 38 La “strada non è una giungla”, puntare tutto sui giovani? ______________________________________________Pag.95 123


39 Usare le radio? _____________________________________________ Pag.97 40 Usare Facebook e i Focus group? _____________________________________________ Pag.99 41 Il pedale dell’acceleratore intelligente? _____________________________________________ Pag.101 42 Aumentare la collaborazione fra stati e aziende per la guida autonoma? _____________________________________________ Pag.103 43 Imporre limiti di velocità più severi? _____________________________________________ Pag.105 44 Puntare, a sorpresa, sul divertimento? _____________________________________________ Pag.107 45 Usare i cortometraggi? _____________________________________________ Pag.109 46 Spegnere la maggior parte dei semafori? _____________________________________________ Pag.111 47 Mettere in sicurezza le gite scolastiche? _____________________________________________ Pag.113 48 Lottare contro la distrazione dei cellulari? _____________________________________________ Pag.115 49 Migliorare la sicurezza delle due ruote? _____________________________________________ Pag.116 50 Guerra totale ai furbi dell’assicurazione? _____________________________________________ Pag.118

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Per dialogare con l’autore vincenzo.borgomeo@gmail.com @vikyborgomeo www.laforzadelleidee.com 126


Vincenzo Borgomeo, giornalista di Repubblica e responsabile del settore motori di Repubblica.it, ha pubblicato “L’Angelo Rosso” (EL Edizioni), dedicato alla storia e alla passione del pianeta Ferrari; “Il Traguardo.it” (Newton Compton Editori), romanzo sulle corse pirata; “L’Enciclopedia della Ferrari” (Newton Compton Editori); la collana a puntate “I miti Ferrari” (Gruppo Espresso); “I Ferri del mestiere” (Aretè Editori) sul marketing automobilistico e “13 volte”, sulla sicurezza stradale, scritto fisicamente su parti di carrozzeria di Jaguar d’epoca. Ha poi pubblicato “Le Tavole della Jaguar” un volume da collezione scritto su tavole di marmo per celebrare i 75 anni della casa di Coventry. Sua la voce Ferrari nell’“Enciclopedia Treccani”, e i volumi “101 storie sulla Ferrari che non ti hanno mai raccontato” (Newton Compton Editori) e la “Sicurezza Stradale in tasca” (Newton Compton Editori). Ha poi realizzato “Il libro nero dell’RcAuto”, volume-inchiesta da cui l’Automobile Club ha preso spunto per una proposta di legge volta ad abbattere le tariffe RcAuto. Fra le altre pubblicazioni “I viaggi di Pedro”, l’incredibile ascesa di un industriale che si è fatto dal nulla realizzando un colosso dell’informatica”, #Dakarsottocasa, primo tweet-libro sui problemi delle strade per sicurezza di chi va in moto, “Federlazio, cinque anni straordinari” e “I 50 gol più belli”, le iniziative messe in campo per vincere la guerra della sicurezza stradale. 127


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Per la pubblicazione di questo libro si ringrazia: Sicurezza e Ambiente S.p.A. Largo Ferruccio Mengaroni, 25 00133 Roma www.sicurezzaeambientespa.com

Finito di stampare nel mese di Aprile 2016 da: Errediesse Grafica 129


La sicurezza stradale è a un bivio: il circolo virtuoso della diminuzione degli incidenti si è interrotto. Serve una svolta. Che può arrivare probabilmente da un approccio diverso al problema, andando a cercare soluzioni in nuovi settori, a partire da quello ambientale e tecnologico. Le ciliegie basse le abbiamo colte tutte. Ora dobbiamo arrampicarci sui rami piÚ alti... Ecco 50 possibili strade per suggerire quale potrebbe essere la strategia vincente per arrivare ad avere zero morti sulle strade

di Vincenzo Borgomeo

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