Pantere d'argento 2016

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NUMERO 20 - MARZO 2016

Pubblicazione Interna dell’Università della Terza Età del Codroipese


EDITORIALE

Nel segno della continuità

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Pubblicazione interna dell’Università della Terza Età di Codroipo Anno 21 Numero 20 Direttore Editoriale Renzo Calligaris Redazione Renzo Calligaris Walter Narduzzi Angelo Mapelli Angelo Petri Ivano Clabassi Franco Vigani e tutti quelli che anche in forma anonima ci hanno inviato un articolo Foto in copertina: Codroipo - L'attuale Piazza Garibaldi com'era durante la ritirata di Caporetto

SOMMARIO Editoriale - Nel segno della continuità . . . . . . . . . . . . 2 Vita dell'Ute . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3 - 6 Codroipo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7 -13 Bertiolo. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 14 - 15 Lestizza . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 16 - 19 Mostra capolavori dell'Ute. . . . . . . . . . . . . . . 20 - 21 Rivignano . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 22 - 31 Varie. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 32 - 33 Viaggi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 34 - 35 L'angolo della poesia. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 36

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opo il decesso del presidente Prof. Roberto Zanini, avvenuto nel febbraio del 2015, il nuovo assetto al vertice dell’Ute del Codroipese ha visto l’insediamento del suo vice il Dottor Lionello Baruzzini. Al suo posto è stata nominata alla vice presidenza la signora Valentina Carniel Bosco che ricopre anche l’incarico di presidente dell’Aifa (Associazione italiana fra anziani) e quello di segretaria dell’Ute. Direttore dei corsi è rimasto sempre il Generale Amilcare Casalotto. Dato il ruolo nell’istituzio�ne è spettato loro in quest’anno accademico intervenire per illustrare l’impegno relativo al mandato. Il loro contributo è stato ospitato nelle pagine iniziali di Pantere. Riflettori quindi puntati sull’escursione effettuata con tre pullman dai corsisti per ammirare a Milano l’Expo, la manifestazione più importante del 2015 in Italia che ha richiamato nella capitale lombarda, nel corso dei sei mesi, quasi 22 milioni di visitatori. Siamo giunti anche a cent’anni dalla grande guerra, un avvenimento che non poteva essere sottaciuto. All’inizio delle attività annuali dell’Ute, l’esperto e scrittore storico Marco Pascoli, direttore del museo della Grande Guerra di Ragogna, ha tenuto una brillante prolusione sulle battaglie svoltesi nel Medio Friuli dopo la rotta di Caporetto, con particolare riferimento alla battaglia di Codroipo. La sintesi che riportiamo è stata effettuata dallo stesso relatore che ci ha anche fornito la foto di copertina della piazza di Codroipo. Abbiamo pure riportato sul nostro numero unico un articolo della professoressa Carmela De Caro sulla situazione nei nostri paesi, con particolare riferimento alla vita degli abitanti, durante la guerra del 19151918. La professoressa De Caro, ha sviluppato un corso specifico molto seguito su tale argomento. Sono stati approfondite tematiche come le sofferenze dei civili e dei profughi, le malattie negli ospedali, le storie delle infermiere e delle portatrici. Desideriamo pure mettere in luce le iniziative promosse insieme alle associazioni del territorio e all’Amministrazione Comunale di Lestizza poste in evidenza dalla coordinatrice Perez Russo Adele. Sono aperture che accrescono la socialità e la cultura nelle nostre comunità e dimostrano la vitalità di un istituzione come l’Ute. Uno sguardo infine ai dati statistici curati, come sempre, da Angelo Mapelli. Anche se da un anno all’altro si verifica una costante rotazione degli iscritti la partecipazione è sempre in crescita. Ciò ci consente di guardare, con un certo ottimismo, al futuro. L’Ute è ormai una splendida realtà radicata saldamente nel territorio dove opera. Renzo Calligaris


VITA DELL'UTE

Conosciamo il nuovo presidente. Il dott. Lionello Baruzzini

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on delibera dell’Assemblea dei delegati dell’11 aprile 2015 l’Ute del codroipese ha nominato il nuovo Presidente dell’Associazione nella persona del dott. Lionello Baruzzini; quest’ultimo è subentrato al prof. Roberto Zanini venuto a mancare nel febbraio di un anno fa. Nella prima seduta del Consiglio Direttivo successiva all’elezione è stata nominata Vicepresidente la signora Valentina Carniel che è già da anni la segretaria dell’Associazione. Nella relazione morale riferita all’Assemblea prima dell’elezione, ha avuto modo di ricordare la figura del prof. Zanini con parole commosse e riconoscenti, sottolineandone il carattere buono, la tenacia e dedizione allo sviluppo dell’Associazione, le capacità organizzative e soprattutto la straordinaria carica di umanità. A tutti gli associati e a quanti lo hanno conosciuto mancheranno il suo sorriso sereno e gioviale e la sua costante e rassicurante presenza. A seguito del luttuoso evento l’Ute ha organizzato la raccolta di offerte da devolvere in beneficenza ad una associazione che la famiglia di Roberto ha indicato nell’Ail provinciale; la somma raccolta è stata di 332 euro integrati a

600 con l’aggiunta di offerte dell’Ute stessa e dell’Aifa del Codroipese. I “numeri” dell’Anno Accademico in corso. Iscritti totali: 1368 di cui 472 nella sezione di Codroipo, 112 di Bertiolo, 164 di Lestizza e 620 di Rivignano. Si è registrato un incremento sia in termini numerici assoluti che di “ricambio” dei discenti. Gli studi conseguiti vanno dalla licenza elementare (21%), alla licenza media (44%), a quella superiore (29%) alla laurea (6%). Il 67% sono donne, il 33% sono uomini mentre l’età media riferita a tutte le sedi è di circa 62 anni. I corsi (complessivamente oltre 170!) hanno spaziato dall’area umanistica a quella tecnico-scientifica ai laboratori di attività manuale e informatica, all’area linguistica e alle attività ludiche. Nell’insieme l’offerta didattica è stata sensibilmente ampliata con l’attivazione di oltre trenta corsi in più rispetto al precedente anno accademico I coordinatori delle sedi staccate hanno proposto nel trascorso anno accademico corsi coinvolgenti legati al territorio e all’attualità molto apprezzati dai corsisti. Altrettanto costruttive sono risultate, in tutte le nostre sedi, le collaborazioni con le Amministrazioni Comunali e le Scuole che ci hanno ospitati. Da queste pagine con spontanea gratitudine vuole ringraziare tutti i collaboratori a cominciare dai docenti di tutte le succitate aree didattiche e di ogni sede: la loro preziosa, gratuita e competente attività didattica rappresenta il fondamento culturale e formativo

della nostra Associazione. Un plauso e un particolare grazie è rivolto al personale di segreteria, ai collaboratori, ai coordinatori di sezione, e a tutti i componenti del Consiglio Direttivo; all’interno di esso alcune persone svolgono compiti particolarmente gravosi e importanti quali la gestione della tesoreria, il coordinamento della segreteria, la direzione didattica, l’individuazione e la conduzione delle uscite di studio, la complessa attività informatica e altri ancora. A tutte le persone coinvolte, senza esclusione di alcuno anche se non espressamente citato, rivolge di cuore un profondo e rispettoso attestato di stima e riconoscenza. Ringrazia altresì i componenti dell’Assemblea dei delegati e tutte le Istituzioni e Amministrazioni che, a vario titolo, aiutano la nostra Associazione a crescere e a integrarsi con i nostri territori. L’Ute inaugurerà il prossimo ottobre il proprio 30° Anno Accademico. Si prevede di ricordare tale ricorrenza in maniera adeguata promuovendo alcune iniziative in riferimento alle quali sarà data tempestiva comunicazione. Manda infine un affettuoso ringraziamento a tutti i carissimi discenti, i “ragazzi” che riempiono le aule e rendono fresca, attuale e importante l’attività dell’Associazione; la curiosità, le esperienze rappresentate, la sete di conoscenza e di socializzazione che li animano sono un formidabile stimolo per tutti consentodoci di guardare con ottimismo al futuro. Mandi

Il dott. Baruzzini, originario di S. Lorenzo di Sedegliano, è naturalista, biologo e medico. Più che studioso egli si definisce studente a vita avendo portato a termine impegnativi corsi accademici in età non propriamente verde… Per lunghi anni ha lavorato nel settore della sperimentazione agraria, in particolare nello studio della fertilità dei suoli e del controllo analitico dei residui di pesticidi. Negli ultimi 15 anni del suo impegno lavorativo si è interessato dell’affascinante e complesso mondo della biologia enologica dedicandosi alla selezione di ceppi di lievito utili nella regolazione delle fermentazioni. Ha al suo attivo una quarantina di pubblicazioni scientifiche, tecniche e divulgative. In qualità di naturalista ha pubblicato, assieme al compianto amico ing. Angelo Pittana (Agnul di Spere) quattro lavori sulla nomenclatura e la classificazione di animali e piante. È in progetto la ristampa di una di tali pubblicazioni opportunamente integrata con testi e immagini inediti. Appassionato di musica, cantore in erba da quando aveva meno di dieci anni, per anni ha suonato e cantato in complessi musicali e attualmente dirige la corale del suo paese d’origine. Come autore teatrale ha al suo attivo quattro lavori dei quali tre rappresentati numerose volte nei teatri della regione. In particolare “Sior Lello, cavaliere della terra” ispirato alla figura del codroipese Daniele Moro, è ancora nel repertorio della compagnia locale “Agnul di Spere”. Da cinque anni svolge attività medica in un reparto di medicina d’urgenza di un nosocomio regionale. È docente del corso di Scienze biologiche e naturali dall’anno accademico 1988-89.

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VITA DELL'UTE

Ampliata e rinnovata l’offerta didattica di Amilcare Casalotto

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eguendo un trend ormai consolidato, anche quest’anno si è data continuità ai progetti di ampliamento e di rinnovamento dell’offerta didattica, unitamente agli interventi tesi a migliorare la funzionalità delle aule e dei laboratori. Nel settore didattico sono stati confermati i corsi “storici”, che polarizzano l’interesse di molti frequentatori per i loro contenuti di elevato spessore o culturale o informativo e nel contempo, sono state avviate alcune lezioni su materie come “ L’antropologia delle grandi religioni”, a cura del Prof. Renato Pilutti, “Conoscere i Promessi Sposi”, tenute dalla Prof.ssa Carmela De Caro e “Io, Tu, Noi: come comunicare? “svolte dalla Sig. ra Oriana Beltramini, che sono state accolte con grande fa-

vore e hanno richiamato un nutrito numero di iscritti. Nel campo della diffusione della conoscenza delle lingue straniere, sono iniziate le lezioni di francese, russo e di conversazione di spagnolo, tenute rispettivamente dalla Prof.ssa Maddalena Girotto, dalla Sig. ra Marina Kojevnikova e dalla Sig.ra Carmen Flores. Anche il settore dei laboratori è stato ampliato, con l’apertura dei corsi: “Perline… e non solo” a cura della Sig.ra Nicoletta Morati, “Cesti in vimini” con gli insegnanti Luigino Dose e Gianni Fabbro, e “Oggettistica, decorazioni e …tanto altro” sotto la guida della Sig.ra Alberta Micelli. Corsi che hanno suscitato molto interesse ed incoraggiato molti iscritti a cimentarsi in queste attività manuali, che stimolano la creatività ed il senso del bello nei frequentatori. Per quanto riguarda, invece, le “Attività varie”, continua a crescere la partecipazione alle sedute di Burraco ed agli incontri con il ballo, grazie, rispettivamente,

al qualificato insegnamento della Sig.ra Fabiola Piffero ed al coinvolgente impegno del Sig. Bruno Gambin. Entrambi i corsi, poi, hanno avuto un contagioso effetto di amalgama sociale, che ha portato all’organizzazione di eventi ludici vissuti in allegria ed amicizia. Sono stati portati a termine, poi, numerosi e capillari interventi di manutenzione delle aule e dei laboratori eseguiti dall’infaticabile, e competente, Sig. Bruno Gambin, ben supportato da fedeli ed altrettanto bravi collaboratori, grazie ai quali si sono resi i locali più confortevoli e funzionali, ed è stata assicurata la piena efficienza degli impianti e delle apparecchiature. L’attenzione, però, è già volta al prossimo Anno Accademico con l’intendimento di ricercare nuovi argomenti da inserire nel programma, per mantenere sempre molto elevato il livello qualitativo dei corsi, nel contesto di un progressivo rinnovamento delle materie e delle attività proposte ai fre-

quentatori. È allo studio anche l’aggiornamento del software e l’incremento delle postazioni dell’aula d’informatica, per poter fare fronte alle crescenti richieste di frequenza, nonché l’ammodernamento degli ausili audio-visivi per l’insegnamento delle lingue straniere, per renderne più efficace l’apprendimento. Lo sforzo e l’impegno per organizzare e gestire tutte le attività dell’Ute del Codroipese sono notevoli, ma il lavoro è reso più agevole grazie alla generosa collaborazione assicurata da tanti bravissimi volontari, che prestano la loro qualificata ed instancabile opera a tutti i livelli: da quello direttivo-gestionale, a quello didattico, per giungere all’indispensabile componente esecutiva. È questa partecipazione la struttura portante dell’Associazione ed è il valore aggiunto che le conferisce un livello funzionale di eccellenza ed un futuro sicuramente di primo piano nel contesto dell’associazionismo del Medio Friuli.

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VITA DELL'UTE

Quest’anno parliamo di Valentina Carniel Bosco

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i sono varie persone che operano nella segreteria dell’Ute, quest’anno ci occuperemo in particolare di una di loro Valentina Carniel Bosco. Valentina, ci racconti qualcosa di te? C’è poco da dire. Dopo un periodo iniziale di 5 anni nei quali ho svolto le funzioni di impiegata, ho partecipato ad un concorso per la scuola, che ho vinto, e lì ho lavorato come insegnante alle scuole elementari per una trentina di anni. Negli ultimi anni ho anche svolto, sempre nello stesso ambito funzioni direttive. Ho potuto così vedere dall’interno tutta l’evoluzione che ha coinvolto nel bene e nel male negli ultimi trent’anni la scuola primaria. Sono sposata ed ho due figlie. Giunta in età da pensione mi sono iscritta all’Aifa “Associazione tra anziani”. Dopo l’improvvisa scomparsa del compianto Prof. Zanini, sono stata eletta presidente dell’associazione, carica che da tanti impegni, tanti oneri e pochi onori. L’Aifa comporta un grande impegno; non è facile coordinare 13 autisti volontari che trasportano persone bisognose, senza mezzi di locomozione, nelle strutture sanitarie del territorio. Tanto per dare l’idea, l’anno scorso siamo riusciti a soddisfare le richieste di 430 persone percorrendo circa 12.000 chilometri. La riorganizzazione dell’Azienda Sanitaria N. 3 poi ci ha creato grossi problemi, le distanze da percorrere e i tempi necessari sono aumentati enormemente. Vedremo come fare.

L’Aifa organizza anche altre attività, non meno importanti come: corsi di ginnastica dolce - antalgica - frequentati da 270 persone, corsi specifici di ginnastica posturale, per 30 persone con problemi al rachide; organizza soggiorni termali a Bibione ed infine una tombola natalizia il cui ricavato viene devoluto ad associazioni che assistono bambini in difficoltà. Da alcuni anni svolge le funzioni di segretaria dell’Ute, ci dice qualcosa in merito? Come segretaria mi occupo del coordinamento del tutto nel rispetto delle delibere del Consiglio e delle norme che a volte vincolano l’operatività. In particolare sono impegnata nella parte burocratica che anche nel nostro settore non è da poco. Non mancano mai domande, richieste, autorizzazioni, permessi, concessioni, rapporti con la Pubblica Amministrazione con tempi e date da rispettare, a volte in termini assolutamente tassativi. Il compianto Presidente Zanini aveva un'aspirazione: quella di trovare la formula di collegare culturalmente le due età della vita: avvicinare i giovani agli anziani, dai quuali i primi avrebbero tanto da imparare e questi ultimi tanto da dare. Condivide? Già da diversi anni, il presidente Zanini aveva favorito questo percorso; alcuni nostri docenti, in particolare di laboratori, nel corso degli anni, hanno programmato e collaborato con insegnanti della scuola primaria e media per

realizzare progetti insieme ai ragazzi. Inoltre, i partecipanti ai centri estivi, negli anni scorsi, sono stati ospiti dei nostri laboratori di ceramica, vetro e mosaico realizzando oggetti che poi rimanevano di loro proprietà. Anche con le persone più anziane che non partecipano ai corsi Ute c’è una buona collaborazione. In merito, alcuni docenti, si recano una volta alla settimana alla casa di riposto D.

Moro intrattenendo gli ospiti su tradizioni, usanze, modi di festeggiare ricorrenze e riti religiosi. Si tengono incontri in friulano rievocando terminologie andate in disuso che però i nostri anziani ricordano ancora interagendo e partecipando con entusiasmo. Grazie Valentina per questa breve intervista, grazie per esserti fatta conoscere un pochino da tutti noi.

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VITA DELL'UTE ripiegamento del grosso del Regio Esercito (vale a dire oltre 1.400.000 uomini e migliaia di pezzi d'artiglierie), in quel lontano autunno di guerra salvarono il Regio Esercito Italiano dall'annientamento. Tra di esse, particolarmente nevralgica e inaspettatamente dimenticata dalla storiografia, almeno sino alla recente opera di Paolo Gaspari La Battaglia dei Generali, fu la Battaglia del Medio Friuli, avvenuta tra il 29 e il 31 ottobre 1917 lungo l'intera fascia

pendente, Generale Eberhard von Hofacker: convergere dalla pianura a ovest di Udine verso sud, con obiettivo Latisana, per intrappolare la 3ª Armata italiana a levante del Tagliamento e costringerla alla resa per accerchiamento. Il piano, se fosse riuscito, avrebbe compromesso definitivamente la possibilità dell'esercito italiano di continuare il conflitto, oltre a impartire un letale colpo al prestigio della famiglia reale italiana, visto che la 3ª Armata

La Battaglia del Medio Friuli, 29 - 31 ottobre 1917 Marco Pascoli

(Museo della Grande Guerra di Ragogna)

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cento anni dal drammatico svolgersi della Grande Guerra, il toponimo Caporetto evoca immediatamente il concetto di rotta, disfatta, sconfitta disastrosa senza possibilità di redenzione. La realtà storica, ampiamente dimostrata, fu diversa: il ciclo operativo che sintetizziamo col termine Caporetto, innescato dall'offensiva austrogermanica Waffentreue che portò allo sfondamento italiano del fronte dell'alto Isonzo nella giornata del 24 ottobre 1917, si dimostrò caratterizzato da decine di battaglie e combattimenti avvenuti durante le varie fasi dell'avanzata imperiale e conseguente ritirata italiana. Il Friuli fu il centro del vastissimo scacchiere su cui, tra il 24 ottobre e il 9 novembre 1917, trovarono la morte circa 13.000 militari italiani e 10.000 austro-tedeschi. Proprio le battaglie di retroguardia, ingaggiate da varie aliquote contro le divisioni di punta avversarie per proteggere il

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Flambro - Mortegliano - Pozzuolo - Basiliano - Orgnano - Rivolto - Codroipo - Ponte della Delizia e abitati circostanti. Si trattò, per numero di militari coinvolti, la maggiore delle battaglie della Ritirata di Caporetto. Le forze austro - tedesche avevano occupato Udine il 28 ottobre, mentre la 3ª Armata italiana del Duca d'Aosta aveva iniziava a sganciarsi dal Carso in direzione di Latisana-Madrisio, per porsi a riparo ad ovest del Tagliamento in piena sfruttando la presenza dei ponti sul basso corso fluviale. La marcia di questa grande unità si rivelava nella bassa pianura friulana, si rivelava tuttavia minacciata dalla presenza di importanti contingenti tedeschi e austro-ungarici in movimento sul suo fianco sinistro, a nord. Il 29 ottobre, il Generale prussiano Otto von Below, comandante la 14ª armata "austro-germanica", fece proprio l'ambizioso suggerimento di un suo valido di-

stava sotto il comando di un Savoia. A partire dalla sera del 29 ottobre, con massimo slancio nella giornata del 30, ben sei divisioni tedesche e austro - ungariche attuarono la manovra, mentre l'Isonzo Armee inseguiva, invero troppo lentamente, da tergo l'armata italiana del Duca d'Aosta. Tuttavia, tra le colonne d'attacco imperiali, armate in particolare di micidiali mitragliatrici leggere, e i soldati della 3ª Armata italiana c'erano alcuni Corpi della 2ª Armata italiana e delle unità comandate specificamente di retroguardia, tra cui dei reggimenti di cavalleria. Da Mortegliano a Codroipo, gran parte di queste truppe si schierarono per affrontare i soldati tedeschi e asburgici, mentre nel pomeriggio del 30 ottobre venivano interrotti anzitempo i tre Ponti della Delizia che valicavano il Tagliamento. Ponti che, quando le mine scoppiarono, sostenevano il passaggio di soldati italiani, profughi e avanguar-

die germaniche... In quella giornata, quasi in ogni paese del Medio Friuli si ebbero degli scontri. Se a Pozzuolo del Friuli la battaglia passò quasi subito alla storia, non meno tragici furono i più sconosciuti avvenimenti occorsi all'interno di Codroipo, dove si accese una mischia furibonda in cui presero parte direttamente numerosi colonnelli e generali. Da menzionare la sorte della popolazione civile, donne anziani e bambini, la quale in parte andò profuga, in altra parte preferì rimanere, esponendosi alla dura occupazione nemica, che sarebbe durata un intero anno. Al 31 ottobre, il grosso della 3ª Armata si trovava in salvo, oltre il Tagliamento, affiancata dai superstiti della 2ª Armata. Nel Codroipese, le forze tedesche avevano catturato decine di migliaia di prigionieri italiani, centinaia di cannoni, carri, mitragliatrici, una quantità indefinita di materiali e munizionamento. Tuttavia, avevano mancato l'obiettivo strategico. Le retroguardie e le forze della 2ª Armata, spesso sacrificando se stessi, fecero da "cuscinetto" in favore degli uomini del Duca d'Aosta, che poterono così ripiegare prima oltre il maggior fiume friulano e quindi verso il Piave, dove si sarebbero rivelati determinanti ai fini della difesa italiana. Furono i fantaccini e i bersaglieri a Codroipo, Orgnano, Rivolto, Mortegliano, Bertiolo..., i granatieri a Flambro, la cavalleria e la fanteria a Pozzuolo del Friuli, con la loro resistenza, a permetterlo. Meritano il nostro ricordo.


CODROIPO

L’analisi dell’omicidio dei fidanzati di Pordenone di Franco Altan

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urante l’anno accademco 2015 - 2016, i discenti dell’Ute Codroipese del corso di criminologia e criminalistica, insieme al docente Franco Altan, oltre alle consuete materie e agomenti oggetto di studio, si sono occupati, a scopo didattico, dell’omicidio di Trifone Ragone e Teresa Costanza, occorso a Pordenone il 17 marzo 2015: un’aggressione in stile blitz, pianificata da un killer che probabilmente conosceva le vittime e il luogo della mattanza. Egli aveva fulminato la coppia con cinque proiettili in testa, esplosi a distanza ravvicinata con una pistola calibro 7,65. Tuttavia, pur avendo dimostrato un non comune sangue freddo, non aveva recuperato i bossoli ed era stato poco avveduto nello utilizzare un’arma risalente al 1930 e a rischio di inceppamento. Infine si era disfatto della vecchia semiautomatica, gettandola in un laghetto poco distante dal luogo del delitto. Per prima cosa, mettendo a frutto le conoscen-

ze acquisite in aula e sulla scorta di quanto appreso dagli organi d’informazione, sono state formulate quattro risposte ai sei interrogativi che ogni scena del crimine propone: “Quando, Dove, Che Cosa, Come, Perché e Chi”. Apparentemente non sembrava esserci un movente (un Perché), ma dopo aver analizzato virtualmente la scena ed aver provato ad effettuare “l’autopsia vittimologica” post mortem delle vittime; ovvero la ricostruzione delle loro storie dal punto di vista sociale e psicobiografico, è stata ipotizzata una motivazione passionale (gelosia, rabbia, vendetta). Nella fase successiva è stato elaborato il profilo psicologico-comportamentale dell’assassino: un maschio bianco di 25-30 anni (non escludendo a priori che potesse anche trattarsi di una donna), sociopatico e

asociale, di intelligenza media, carismatico, affascinante, bugiardo, che si annoia in fretta, che ha un bisogno costante di stimoli, che non prova emozioni ma con una forte energia sessuale. Questo killer a “organizzazione parziale”, che durante il compimento del crimine ha mantenuto il controllo della propria emotività, potrebbe avere antecedenti di violenza anche se non ufficializzati. Egli predilige lavori che richiedono abilità, abita, lavora o ha vissuto e lavorato nelle vicinanze del luogo del duplice delitto. Conosceva le vittime, vive da solo o con un partner, si sposta con una autovettura in buone condizioni, ha un padre precario e segue il caso attraverso i media. Questo profilo, che in assenza di un esame diretto della scena, degli atti relativi all’indagine e delle evi-

denze scientifiche, come si può facilmente intuire, è da considerarsi impreciso, assume comunque un certo valore didattico. Inoltre aiuta a comprendere che oggi la vittima di un crimine violento, diversamente da quanto accadeva in passato in ambito investigativo, ha un ruolo di primo piano ed è collegata al profilo dell’assassino. Vi è infatti uno stretto legame tra la personalità della vittima, il modo con cui è stata uccisa, i “segni” lasciati sul suo corpo e il modus operandi (modello comportamentale), del killer. Parafrasando il famoso “principio di interscambio” del criminologo francese Edmond Locard, è possibile affermare che, in ogni crimine efferato, spesso c’è un’interazione stretta tra l’aggressore, il corpo della vittima e la scena del crimine.

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CODROIPO

“La Grande guerra vissuta nei nostri paesi ” Carmela De Caro

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’anno di occupazione seguito a Caporetto fu una prova durissima da superare per gli abitanti delle province italiane invase, costretti a subire ogni tipo di angheria e di violazione dei diritti umani. La rabbia incontrollata con cui le armate nemiche, vinti i tentativi di contenimento da parte dei nostri reparti in ritirata, si abbatté sulle popolazioni inermi dei paesi e città, portò loro via ogni bene e superò ogni triste ricordo a memoria d’uomo. Causa la velocità degli eventi e la temerarietà delle autorità italiane sia militari sia civili, solo un quinto della popolazione riuscì a fuggire oltre le nuove linee difensive del Piave sebbene un numero certamente più elevato avesse provato ad abbandonare le proprie case per sfuggire all’occupazione. Secondo le autorità, nella provincia di Udine, i profughi furono 135.853 su un totale di 628.081 abitanti ma il numero fu sicuramente maggiore. E furono davvero in molti a dover tornare sui propri passi ma tra quelli che avevano tentato la fuga all’ultimo minuto, molti furono raggiunti dal nemico e costretti a tornare: i più trovarono già devastate le proprie case.

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Germanici, Ungheresi, Croati e Bosniaci fecero a gara nella brutalità e nella violazione di ogni senso di umanità. Le popolazioni, disorientate e atterrite dagli avvenimenti, impotenti dinanzi a uomini armati, furono vittime predestinate nella catastrofe. La maggior parte di violenze e delitti si commise durante le prime settimane dai tedeschi ma continuarono per tutto il tempo successivo, vero e proprio periodo di requisizione. Le violenze contro le donne furono numerosissime e si andò dai casi di violenza carnale accompagnata da omicidi o ferimento dei familiari che tentavano una difesa ai casi di stupro con minaccia a mano armata. Molti i casi in cui ufficiali e sottufficiali, approfittando in modo subdolo della fame della gente, condizionavano alla “ dedizione del corpo delle donne” la

consegna della farina necessaria per le famiglie affamate di queste. Il frutto di molti di tali crimini furono i numerosi innocenti nati dalla violenza degli occupanti. Il solo ospizio dei “Figli della guerra”, il San Filippo Neri di Portogruaro ne contò oltre trecento. Le popolazioni delle zone occupate che ebbero il triste primato dei soprusi e violenze furono quelle più vicine alla linea del fronte, quindi della conca di Feltre e della zona compresa tra i fiumi Livenza e Piave ove risiedette per più di un anno il grosso dell’esercito austrogermanico. Anche nelle province di Udine e Belluno le più distanti dal fronte, l’elenco delle violazioni e delitti contro le persone fu lungo. I dati raccontano che gli invasori compirono 553 uccisioni per “semplice” crudeltà e cinquantatré a seguito di stupro. Destino diverso per i profughi

che riuscirono a raggiungere i punti di raccolta da cui, caricati su lunghi convogli ferroviari, partirono per tutte le regioni italiane (esclusa la Valle d’Aosta). Costoro, giunti nei luoghi di destinazione loro assegnati, furono lungamente bloccati fuori delle stazioni delle città, raccolti e allontanati dalle popolazioni locali (bisognava nascondere alla Nazione l’entità della sconfitta…). Nelle località assegnate furono sempre sotto il controllo di carabinieri e autorità di polizia coadiuvati da militari adibiti alla distribuzione di viveri, di biancheria, all’allestimento di dormitori e ambulatori medici. L’“Alto Commissariato per i Profughi” voluto dal Ministero Degli Interni trattò certamente l’emergenza come un problema di pubblica sicurezza. Questo il teatro di analisi e approfondimenti su cui si è


codroipo mosso il corso “La Grande Guerra” anche al fine di completare le lezioni sulle cause scatenanti il primo conflitto mondiale fatte lo scorso anno accademico. L’indagine di questo nuovo anno, si è prefissa di esaminare il vissuto delle popolazioni civili, poiché la mobilitazione generale già dal 1915 annullò, di fatto, ogni differenza tra il fronte e l’interno del paese. L’analisi ha verificato ogni documentazione, la ricostruzione storica sulla ritirata e la “profuganza” (temine questo che ricaviamo dalle pagine del “Giornale di Udine”), il saccheggio e le violenze, le malattie e la fame, l’occupazione e le requisizioni, la cre-

azione di un altro organismo di sfruttamento quale La Cassa Veneta dei Prestiti. La specificità del corso ha preteso di scendere sin nel cuore del problema “Profughi” andando alla ricostruzione di famiglie fuggite dopo Caporetto e tra esse una in particolare, la famiglia Zoratti-Lenarduzzi di Rivolto-Codroipo. mai più tornata nel suo Friuli. Una storia nella storia e una storia che la storia ufficiale non riporta. Storie di povera gente, di paesi a destra e sinistra del Tagliamento, di sofferenze, di ferite mai guarite! Storie di miserie, di malattie, di reti ospedaliere e di scuole di medicina “eccellenti” come quella di San Giorgio di No-

garo voluta fortemente dal Generalissimo Cadorna! Storie di dolore, di angeli amorevoli e misericordiosi come le crocerossine. Certamente la guerra delle Crocerossine o delle Portatrici è anche una lotta di emancipazione, anche se non priva di contraddizioni. È certo che la libertà assaporata forma una donna nuova, carica di sorprendenti consapevolezze. A darcene testimonianza è la crocerossina Annie Vilanti: “Una ragazza che è chiamata a curare i feriti nel corpo e nell’anima, non può vivere nella bella e puerile ignoranza di una volta”. La tragedia della Grande Guerra portò tutti ad appartenere a un’unica realtà nella

quale si scoprì una solidarietà umana che andò oltre il conosciuto. Nacque in particolare una nuova coscienza degli italiani: essere parte di una collettività riconoscendo il valore dell’Unità Nazionale, rinforzando l’importanza del reciproco sostegno e permettendo a persone estranee tra loro di sentirsi più che fratelli. Nel momento in cui l’Italia e il Mondo stanno vivendo una crisi economica e spirituale, è bene guardare rispettosamente a uomini e donne di cento anni fa, forti e onesti, per riscoprire i loro ideali, i valori di amore per la patria e per la famiglia e il loro notevole senso etico della vita.

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CODROIPO

Conoscete l’Italia e l’Europa? di Giuseppe Scaini

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a domanda “Conosci l’Italia?” sembra retorica e quasi leggermente offensiva. Senz’altro è provocatoria. Infatti ognuno di noi, dopo una prima risposta decisamente affermativa, è stato assalito da qualche dubbio. La conosco bene? La conosco tutta? La conosco nei vari suoi aspetti? E se mi sono dimenticato? E

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se è cambiata da quando…? Meglio rivedere, ripassare, allargare, approfondire. Dunque… meglio iscriversi al corso. E così il prof. Scaini “titolare” della cattedra, ha visto crescere gli interessati di anno in anno (la trattazione è stata programmata in tre anni: l’Italia del nord, del centro, del sud; più l’attuale ultima fase: le isole e il Friuli Venezia Giulia che merita un'analisi particolare. La lezione, meglio dire la chiacchierata, parte dalla presentazione degli aspetti geografici generali e specifici, della regione in oggetto; poi si passa alla storia, alla economia, al folklore, alle curiosità. Non mancano riferimenti di tipo culturale, letterari in particolare, che prevedano anche la lettura di prose e poesie di autori significativi. Il tutto accompagnato e sottolineato da numerose diapositive magi-

stralmente preparate da Enore Cum, che il Prof. proietta sullo schermo, non senza qualche inghippo pazientemente aiutato da Daniela Tomasini a Codroipo e da Valter Pitton a Rivignano. Talvolta, prendendo lo spunto da un nome o da un dato, ci si allarga ad approfondimenti ed ampliamento che, pur essendo collegati al filone principale, mettono in luce altri aspetti sconfinando in campi diversi. Sempre restando ben calati nella realtà del mondo attuale, nazionale, regionale e locale, nel quale stiamo vivendo. Contribuiscono a dare vivacità alle nostre chiacchierate gli interventi dei corsisti che chiedono spiegazioni ed approfondimenti ed offrono le loro conoscenze in materia. E così, un pochino alla volta ma sempre di più, abbiamo “conosciuto” questa nostra Italia incredibilmente ricca di tesori

artistici e culturali, estremamente varia per realtà e tradizioni, straordinariamente bella per paesaggi e natura. Il corso ha avuto lo scopo - per adoperare una frase del Prof. - di “non saziare l’appetito” (del sapere), casomai di stuzzicarlo in maniera che ognuno di noi apra gli occhi sull’immenso patrimonio di bello che lo circonda e senta, forte, il desiderio di approfondire ed allargare la conoscenza del nostro Paese; dal mare ai monti, da Bolzano a Siracusa, da Aosta a Trieste. L’Italia è tutta bella. Bisogna solo conoscerla e farla conoscere, proteggerla ed amarla. Ah, non dimentichiamo: avete perso le chicchierate sull’Italia? Potete rifarvi. Vi resta l’Europa per i prossimi 5/10 anni accademici. Poi… vedremo. La Terra e l’universo sono piuttosto grandi.


CODROIPO

All’Ute si balla per star bene insieme di Pierina Gallina

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ettembre 2015 ha sancito il mio ingresso all’Ute, un mondo che fino ad allora conoscevo solo di nome. Ho scelto il corso di ballo perché volevo imparare i balli di gruppo, nei quali ero a livello sottozero. Fin dal primo ingresso in palestra, ho ricevuto in dono una quantità incredibile di sorrisi accoglienti e rassicuranti. La timidezza iniziale è stata smorzata dai maestri Bruno Gambin e dalla moglie Emanuela e poi dalla musica. Valzer iniziale? Va beh! proviamoci. Poi i balli di gruppo… Eroicamente cercavo di copiare quelle evoluzioni così forestiere ma, dopo alcuni tentativi di capirci qualcosa, avevo deciso di sedermi. Ma,

prima che riuscissi a farlo, una mano decisa mi stava letteralmente trainando in pista con un “Nooo, no sentati. Ven cun me. Un, doi, tre, cuatri”. Quella mano decisa era di Sandra, agile ballerina dalle scarpe rosse che incontravo per la prima volta. Dopo i suoi “avanti, a destra, a sinistra” ecco un’altra mano prendermi ed accompagnarmi nelle giravolte, e poi un’altra voce spiegarmi che “devi immaginare una croce.” Queste generose persone, allora sconosciute, mi hanno dato il coraggio di continuare ad imparare. Non da meno il maestro Gambin con le sue raccomandazioni “L’importante è imparare bene.” Al corso

ho conosciuto altre persone che, come me, erano profane del ballo. Tra “imbranati” ci intendevamo a meraviglia. Chi già conoscevo mi rassicurava “Un passo alla volta. Anch’io ho imparato piano piano”. Ora l’appuntamento del ballo del mercoledì, dalle 17.00 alle 19.00, è diventato imperdibile. Primo, perché è davvero rasserenante incontrare belle persone che sono lì per ballare, semplicemente, in buona compagnia, facendo una ginnastica corroborante e ascoltando tanta musica. Dal liscio ai balli di gruppo i passi si arricchiscono ogni volta un po’ di più e riuscire a stare in pista si trasforma in gioia e soddisfazione per me.

Della serie “Anch’io posso farcela”. Dall’eroismo dei primi, goffi, passi ora riconosco la musica e la sequenza dei movimenti. E vedo chi mi ha accolta guardarmi con soddisfazione e controllare con un sorriso le inevitabili inesattezze. Oppure dirmi “Vioditu ce ben?” Al corso di ballo ho trovato quella genuina forma di solidarietà che mi regala una gradevole forma di benessere lunga due ore ogni settimana. Evviva l’Ute, questo mondo di certo “non” a parte, e a tutti coloro che si impegnano generosamente per darle vita.

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CODROIPO

Col Burraco divertimento assicurato di Walter Narduzzi uesto per me è il secondo anno al quale partecipo al corso di Burraco organizzato dall’Ute di Codroipo e magnificamente condotto dalla bravissima nonché simpaticissima Fabiola Piffero aiutata in più di un’occasione da quel ciclone che si chiama Fabio. Un ciclone che interviene anche quando

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24, gli iscritti di quest’anno sono 36. Una crescita positiva del 50%; oeeee, dicesi e ripetesi cinquanta per cento. Tantissimo. Cos’è il Burraco? Perché piace così tanto alla gente? Innanzitutto è un gioco che si pratica con delle carte diffuse praticamente in tutte le case, quelle tipo Ramino,

le nostre chiacchiere superano un muro di Db altissimo. Un numero solo serve per capire le dimensioni di un successo che era ben difficilmente prevedibile. Gli iscritti nella passata annata scolastica erano

Scala 40. Due mazzi di carte dall’Asso al 10 più le figure del Jack, della Queen e del King noi le chiamiamo più semplicemente Fante, Cavallo e Re. Oltre a due Jocker per mazzo. Non posso spiegare qui le re-

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gole ma, si fa Burraco quando si è creata una sequenza di 7 carte o in scala dello stesso seme, oppure un insieme, sempre di 7 carte dello stesso tipo (per esempio di 3). Oltre ai jolly, abbiamo altre carte che ci aiutano nell’impresa e che sono molto simili. Sono i 2, noi le chiamiamo Pinelle. Quindi in un mazzo completo abbiamo a disposizione 4 Jolly e 8 Pinelle. In ogni gioco non può esserci più di uno di costoro. Ma ci sono anche delle eccezioni. Noi tutti, grazie all’aiuto di Fabiola e di Fabio impariamo praticamente ad ogni lezione qualcosa di nuovo. Io personalmente l’anno scorso, quando ho iniziato a giocare mi sono quasi subito trovato a mio agio. Chi ha giocato a Scala 40, oppure a Ramino, ha già una base sulla quale costruire il proprio gioco, ma ci sono anche delle controindicazioni; chi arriva dalla Sca-

la 40 stenta nel raccogliere gli scarti - cosa possibile ed utile nel Burraco - Non vede poi la Pinella mobile. Eh, mi sa che sto andando troppo sul complicato. Il segreto del Burraco ha svariate sfaccettature; l’andamento del gioco, il fattore C - fortuna - poi secondo me è fondamentale il gruppo nel quale ci si cimenta. Il gruppo degli “amici del Burraco di Codroipo” è formato da bravissime persone, estremamente disponibili e con grande affabilità personale. In linea del tutto teorica, le lezioni di Burraco si tengono nel periodo scolastico tutti i lunedì pomeriggio ma, la scuola ci lascia a disposizione la stessa sala anche il giovedì pomeriggio. Quando sarà finita la scuola andiamo in vacanza? Ma neanche per idea, Ci ritroveremo in un Bar oppure a casa di qualcuno di noi. Eh sì, si è creato proprio un bel gruppo!


CODROIPO

La passione per le piante e il verde di Angelo Petri

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oltissime persone amano il verde e le piante ed in casa, ne coltivano di tutti i tipi, di tutti i colori e di tutte le forme, soprattutto quelle tropicali che d’inverno non si possono tenere più sul balcone o sul terrazzo e dentro non c’è più posto. Chi poi ha un pezzetto di terra, non vede l’ora di riempirlo di essenze arboree di tutti i generi quasi volesse colonizzare il deserto. Chi invece opta per l’orto, pensa che avrà grosse soddisfazioni quando coglierà il frutto del suo lavoro e potrà dire: “questo l’ho fatto io”. In tutti i casi però, ci si trova talvolta di fronte a problemi insormontabili. In casa spesso le piante ingialliscono, perdono le foglie, bisogna fare attenzione quando si bagna, a non far tracimare l’acqua dai sottovasi, specialmente se sotto c’è un pavimento di legno. Poi ogni tanto si trovano strane e sconosciute bestioline che mangiano, succhiano e rodono, facendo qualche volta anche morire le nostre amatissime creature. Nel giardino, dopo l’entusiasmo

iniziale, ci assale il dubbio di aver esagerato, quando, magari dopo qualche anno, riusciamo a realizzare che quelle piccole e troppo rade piantine che avevamo messo a dimora, sono diventate dei giganti ed il nostro giardino una impenetrabile foresta, che quasi quasi ci viene spontaneo, lanciare l’urlo di Tarzan. L’orto poi, quello che forse ci può dare le maggiori soddisfazioni, è sicuramente il più impegnativo, anche per il fatto che il terreno, resta sempre almeno un metro troppo basso e la schiena, dopo ripetuti piegamenti, urla vendetta. Lavorare poi di vanga e di zappa, non migliora certo la situazione. Alla fine dopo terribili mal di schiena, ossa rotte dalla fatica, ettolitri di sudore ed un mucchio di soldi spesi per concimi e sostanze varie che il commerciante ti rifila senza fare una piega, tanto i soldi li spendi tu, alla fine dicevo, ti trovi a mangiare verdure asfittiche, parzialmente erose dalle lumache, con eccesso

di pomodori che marciscono nella cassetta, oppure con patate e cipolle che germogliano in cantina. La delusione peggiore è che dopo tante fatiche, tante ore dedicate e tanto sudore, trovi le stesse cose al mercato, a prezzi enormemente inferiori. Ma vuoi mettere la soddisfazione. A questo punto ti assale il sospetto di aver sbagliato tutto, anche se i cattivi pensieri vengono spazzati via da un sentimento di orgogliosa felicità, quando riesci almeno ad assaggiare il prodotto del tuo impegno e delle tue mani. Ti rimane però un senso di dolorosa frustrazione quando ti rendi conto delle tue incapacità e delle tue ignoranze, che vanno tuttavia, assolutamente colmate. Ed allora che fai? Ti rivolgi all’Ute, dove propongono interessantissimi corsi di giardinaggio con annessi e connessi e dove c’è pure un valente insegnante, il Prof. Ivano Clabassi, dotato di una cultura quasi enciclopedica, che sa dare, con infinita pazienza, risposte a tutte le

domande, anche le più banali che i corsisti gli pongono. Non vorrei sviolinarlo troppo, perché poi, magari, si monta la testa, ma effettivamente la sua competenza e la sua didattica, ti aprono orizzonti fumosi o sconosciuti, e ti fanno comprendere perfettamente certi processi naturali, come pure le varie tecniche colturali. Perciò, l’ora settimanale, trascorre con incredibile velocità ed è sempre troppo breve per esaurire gli argomenti del giorno, quindi, non vedi l’ora di ritornare alla lezione successiva. Il corso viene poi corredato da interessanti visite a parchi, vivai ed aziende agricole che, letteralmente sul campo, possono meglio testare ed approfondire le conoscienze acquisite. Un grazie quindi all’Ute ed in particolare al Prof. Clabassi, che con entusiasmo, dedizione e pazienza, si preoccupa di insegnare i rudimenti della sua materia, ad una classe interessata, attenta, ma un po’ ciarliera.

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BERTIOLO

Conoscenza e piacere: bilancio positivo una corsista I corsi dell’Ute a Bertiolo ci sono arrivata per caso grazie ad un amico. Volevo praticare lo yoga, quindi cercavo un corso da frequentare e parlandone con lui sono venuta a conoscenza dell’Ute di Bertiolo…e mi sono

iscritta il giorno stesso. Ho trovato cortesia e grande disponibilità. Di lì a pochi minuti, quel giorno, iniziava il corso di filosofia e subito dopo, ci sarebbe stato il corso di yoga della risata. Rosa, la coordinatrice di

sede, mi propose di fermarmi e partecipare, così accettai quasi in sordina: ero curiosa! Non avevo mai frequentato un corso di filosofia, yoga della risata non sapevo cosa fosse, e anche l’hatha yoga lo praticavo per la prima volta. È stata la scoperta di altri mondi e modi di intendere e vivere la vita. Bene, ora li frequento con entusiasmo e strada facendo, ho aggiunto anche il corso di massaggio olistico. Ho trovato nei corsi che frequento insegnanti capaci e

disponibili, anche con i corsisti è stato facile fare gruppo: non è poi così scontato… Il bilancio, se così si può dire, di questi mesi è davvero positivo ed è un piacere pensare che parte dei pomeriggi sono impegnata con l’Ute a Bertiolo. Ringrazio in primis tutti coloro che rendono possibile lo svolgimento dei corsi, gli insegnanti ed i corsisti per questi pomeriggi trascorsi a conoscere nozioni per me nuove e per il piacere di passarli assieme.

“scrittura” dell'icona (l'icona infatti non si dipinge ma si scrive, come una preghiera) è lento e molto ripetitivo, l'immagine si costruisce strato dopo strato in un percorso che porta la figura ad emergere quasi dalla tavola. È interessante vedere come ciascuno abbia un modo diverso di approcciarsi al lavoro: chi titubante, chi più dinamico, chi più calmo, chi deciso...ognuno secondo quelle che sono le proprie caratteristiche, la propria storia e la propria personalità. Ed è questa diversità individuale a manifestarsi e a rendere ogni tavola diversa dalle altre, unica.

Alla fine del corso le immagini prodotte saranno benedette durante una messa particolare, affinché possano diventare “icone” a tutti gli effetti, oggetto di devozione e preghiera. L'esperienza del corso si è rivelata per me molto positiva, avendo sperimentato con piacere un interesse crescente per il mondo dell'iconografia, delle sue regole e significati, ed anche la soddisfazione di veder realizzata un'opera così importante con le proprie mani. La speranza ora è che questo corso segni un itinerario al quale si possano unire sempre più appassionati.

Un corso per imparare a scrivere un icona di Paola Spagnolo

uando questa primavera Q la signora Rosa Fiume, coordinatrice della sezione Ute

di Bertiolo, mi contattò per chiedermi la disponibilità per un corso di iconografia ne fui subito entusiasta ma anche dubbiosa circa la fattibilità a livello pratico-organizzativo e per quanto riguarda l'interesse che un simile corso avrebbe potuto suscitare. Decidemmo di lanciare comunque la proposta e di lasciar parlare il tempo. Il seme piantato è germogliato e maturato con l'avvio del corso a ottobre con ben 10 iscritti, tutti interessati e partecipi. Essendo l'icona un'immagine de-

vozionale che segue determinati canoni e codici predefiniti, la scelta del soggetto da proporre è stata quasi obbligata: il volto di Cristo o Mandylion, che è considerato la prima “vera” icona, senza la quale nessun'altra sarebbe stata possibile. Per la realizzazione abbiamo seguito la tecnica classica della tempera all'uovo su tavola gessata. L'utilizzo di colori e materiali naturali riconduce a precisi significati simbolici, dei quali l'icona è intrisa. La tavola di legno ad esempio, simboleggia la croce di Cristo, l'uovo la Pasqua, la tela di lino il sudario, l'oro la divinità. Il processo di

Aforismi Con la crescita zero il Paese invecchia. Tra un po' avremo un pensionato a carico di ogni disoccupato. Altan L'uomo ha raccolto tutta la saggiezza dei suoi predecessori, e guardate quanto è stupido! Elias Canetti Figliolo, quanto tempo è che non ti confessi? "Saranno dieci anni...." "Ah sei venuto a costituirti..." Paolo Rossi

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BERTIOLO

Salute e benessere

di Massimiliano Perinot, naturopata el corso degli ultimi decen- teragire con le emozioni a preni, abbiamo potuto rilevare venire i disturbi che possono nella società occidentale un degenerare in patologie vere e netto aumento delle malattie proprie. Essere in sintonia con cronico-degenerative da stress se stessi significa entrare in e da invecchiamento. L’accele- contatto con quell’energia inrazione dei ritmi dovuta ai rapi- telligente che abita in noi e che di cambiamenti tecnologici ha ci rigenera istante per istante, messo in evidenza l’importan- quell’intelligenza innata, spiza e la necessità di avere una rituale, unica, che permette buona qualità della vita, intesa la realizzazione della “pianta” come vivere in un ambiente che siamo destinati ad essere. adeguato, migliorare il proprio La salute, così come anche la stile alimentare, ma anche di felicità, non è qualcosa che può ritrovare un rapporto armonico derivare dalla mente razionale, con se stessi e con le energie ma nasce appunto dalla capadella natura, di imparare ad cità nostra di attingere a quella ascoltare il proprio corpo, a in- quintessenza, a quelle forze

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che senza alcuno sforzo conducono la nostra vita, a patto di lasciarle fluire, di non ostacolarle. Dentro ognuno di noi alberga questo principio unico, frammento del principio divino, che preserva la nostra salute nella sua totalità, cioè salute intesa come equilibrio psicofisico; dentro ognuno di noi ci sono i principi guaritori, quella capacità di autoguarigione dell’organismo e l’energia creativa capace di ripristinare le disarmonie psico-fisiche. Per entrare in contatto con queste energie, con il nostro principio divino, dobbiamo smettere di

pensare, di rimuginare sulle cose, di ipotizzare, di lamentarci. Non è certo con la mente razionale che possiamo trovare i tesori nascosti dentro di noi, ma invece dobbiamo imparare ad abbandonarci a noi stessi, osservarci. Una osservazione pura di noi, senza darci alcun giudizio, una osservazione costante, istante dopo istante, giorno dopo giorno. Solo tramite questa continua osservazione di noi stessi, in assenza di giudizio, troveremo la strada che ci porta alla nostra miniera interna, là dove sono contenuti i nostri tesori. Però, per poter attuare questa osservazione, bisogna prima di tutto essere consapevoli, ben presenti a se stessi qui ed ora, perché la vita che viviamo è adesso, non era ieri o lo sarà domani; non pensiamo a cosa abbiamo fatto ieri o a cosa faremo nei prossimi giorni, ma siamo presenti e consapevoli solo ora, in questo preciso ed esatto momento, perché è solo questo l’istante che stiamo vivendo. Consapevolezza e osservazione sono il fondamento per il benessere psico-fisico.

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LESTIZZA

L'Ute di Lestizza e il territorio di Adele Russo Perez i sembra un titolo appropriato, visto lo sviluppo che ha preso il progetto di collegare sempre più la nostra attività alle iniziative esterne. Si è, quindi, ampliata la partecipazione ad avvenimenti patrocinati dall'Amministrazione Comunale, dalle “pro loco” e Associazioni operanti sul territorio. Le occasioni hanno avuto caratteri diversi: più ludiche e tradizionali le feste della “purcitade” di S.ta Maria di Sclaunicco, quella di S.Biagio patrono di Lestizza; di carattere scientifico e come educazione permanente sul territorio: le due conferenze promosse dall'Associazione MuNuS di Lestizza. Altra iniziativa: la Mostra permanente delle opere del Laboratorio Artistico, tenuto dal prof. Bruno Ventulini, allestita nella Villa Bellavitis. Lungo tutto il percorso, dall'entrata alla Biblioteca Comunale, è una gioia per tutti essere accompagnati da quadri, leggere i nomi degli autori, riconoscere persone

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e scoprirne gusto, sensibilità ed espressività diverse. Tutti i corsi hanno visto una partecipazione impegnata e un particolare consolidamento al loro interno con un aumentato numero di partecipanti. Materie, che negli anni scorsi avevano avuto un numero di partecipanti esiguo, si sono via via affermate con un aumento costante. È il caso di “Yoga della risata” tenuto dall'insegnante Rosa Fiume, il corso “Letture e Lingua” tenuto dalla prof.ssa Carla Tavano e quello di “Cultura Biblica” tenuto dalla dott.ssa Bianca Tramontin. Il Corso di “Ballo di gruppo” è tornato in programma dopo qualche anno di assenza dovuta ai molti impegni professionali dell'insegnante Ondina Visona con un seguito particolarmente numeroso. Lascio lo spazio alle opinioni dei Corsisti e Operatori culturali. Il mio più riconoscente grazie!

Occasioni e condivisioni le corsiste Ancora una volta, l'Ute è presente sul nostro territorio con le sue attività. Quest'anno, il 12 e 13 dicembre, in occasione della festa di S.ta Lucia, la pro-loco di S.ta Maria di Sclaunicco ha organizzato la “purcitade”: la tradizionale uccisione del maiale con la lavorazione delle sue carni. È una festa ancora molto sentita nei nostri paesi. In questa occasione i giovani hanno invitato i Corsi di ricamo e di pittura, allestendo con ampio spazio una mostra tutta per loro. Naturalmente, abbiamo accolto l'idea con entusiasmo. Quando abbiamo visto la sede che ci avrebbe ospitati, siamo rimaste molto contente. Infatti, avevano messo a nostra disposizione la sala più luminosa e grande dell'ex asilo. Durante le due giornate ci sono stati molti visitatori dai quali abbiamo ricevuto molti complimenti sia per la varietà dei ricami sia per il livello di esecu-

zione. Qualcuno aveva piacere di vedere il retro della lavorazione perché, come è noto, il retro perfetto è sinonimo di bravura e perfezione della ricamatrice. Anche la mostra di pittura ha suscitato molto interesse sulle diverse tecniche di realizzazione che hanno reso alcuni quadri davvero particolari. Ringraziamo la pro-loco per l'opportunità dataci e, cosa di non poca importanza, per averci rifocillate con gli appetitosissimi piatti della tradizione. È stata una bella esperienza, da ripetere!

Lestizza - I danzatori

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LESTIZZA

Bibbia il libro più antico e complesso di Bianca Tramontin ibbia: il libro più antico (semplice, difficile?) certamente complesso e profondo. • Obiettivi; • Capacità di consultazione • Ricerca e risposta ad alcuni interrogativi • Bibbia: breve presentazione La Bibbia si presenta al lettore come una grande Biblioteca, i cui 73 volumi si sono formati lungo un ampio arco di tempo che va dal X secolo a.C. a più di 50 anni dopo la risurrezione di Gesù. Non è un’opera uscita di getto dalle mani degli autori. (Molti e in contesti differenti). Il contenuto di parecchi suoi libri, prima di essere “scritto” è vita, esperienza raccontata e tramandata solo a viva voce, grazie alla straordinaria capacità di memoria degli antichi Orientali. La Bibbia si divide in due grandi parti: Antico e Nuovo Testamento. Il termine “testamento” va compreso nel senso di “alleanza”, che unisce Dio all’uomo e al suo popolo. L’Antico Testamento è scritto prevalentemente in

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ebraico, e narra le vicende del popolo d’Israele, scelto da Dio per trasmettere il suo messaggio di salvezza. Il Nuovo Testamento, scritto in greco, contiene la predicazione di Gesù (Vangeli) e degli Apostoli (Atti, Lettere, Apocalisse). Tutto L’Antico Testamento è “rivelazione” di Dio e preparazione alla venuta del Salvatore detto in ebraico Messia e in greco Cristo. Le due grandi parti della Bibbia si illuminano e spiegano a vicenda. (Dei Verbum 16). I libri dell’AT

(46) comprendono “generi diversi”: 1) Pentateuco, 2) Libri storici, 3) Libri poetici e sapienziali, 4) Libri profetici e i dodici “profeti minori”. I libri del Nuovo Testamento (27) comprendono: 1) Vangeli sinottici (Mt, Mc, Lc) e Atti, (Lc) 2)Letteratura paolina, 3) altre lettere apostoliche, 4) Letteratura giovannea. È normale, comprensibile, non solo per chi incomincia a consultare autori, libri, capitoli, versetti, note, versetti paralleli ecc.,

La Bibbia di Gutemberg

farsi tante domande a cui si può rispondere guidati a consultare gradatamente e con paziente esercizio la Bibbia. Può diventare “piacevole” e umanamente costruttivo. “Come la pioggia e la neve scendono dal cielo e non vi ritornano senza aver irrigato la terra… così sarà dalla parola uscita dalla mia bocca” (Is 55, 10-11). Negli incontri di “Cultura Biblica” (Ute 1° trimestre - martedì ore 15-16) è stato piacevole ascoltare le domande vivaci e spontanee dei partecipanti al corso ed ancor più cercare le risposte, consultando insieme i testi biblici adeguati alla domanda e dialogare in modo costruttivo con serenità. “La Bibbia è come un giardino. Vi sono fiori di ogni tipo. Rose rosse, gigli bianchi e fiori di ogni colore: c’è solo l’imbarazzo della scelta. Spetta a noi cogliere i fiori che ci paiono più belli”. (San Girolamo)

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LESTIZZA

Sii felice… ora: impara a ridere!

di Rosa Fiume - L.Y. Leader il terzo anno che anche a ma, agisce sul nostro sistema Lestizza si propone un cor- nervoso, produce un senso di so di Hasya Yoga, meglio cono- calma, aumenta l’apporto di sciuto in Italia come Yoga della ossigeno all’organismo. Risata o Laughter Yoga. Con un buon contatto oculare, Può sembrare una ripetizione, il ridere diventa contagioso e ma non ci sono parole mi- quando si ride in un gruppo, gliori per descrivere questa soprattutto se numeroso, si esperienza che davvero “può trasmette più facilmente il cambiare la vita”, e farla vive- buon umore. re meglio in maniera diversa e Con il respiro e il movimento con più ottimismo imparando che crea l’emozione, si stimopian piano ad accettare tutto la uno stato gioioso, tipico dei ciò che accade, così com’è. bambini, che diventerà sempre Lo Yoga della Risata è una par- più vero e spontaneo. ticolare attività aerobica che A Lestizza il gruppo è di “ottiserve per imparare a ridere ma qualità”, l’entusiasmo dei senza nessun motivo insie- partecipanti è coinvolgente me ad altre persone, solo per e l’energia che ne scaturisce il piacere di essere felici. La trascina tutti. respirazione profonda stimola, La meditazione della Risata è il movimento ritmico dei mu- sempre stata molto praticata in scoli addominali e del diafram- Oriente, fin dall’antichità, ma

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in India nel 1995 il medico Madan Kataria, incominciò a codificare e a strutturare questa pratica per renderla più consona alla vita odierna. In un parco pubblico, invitava le persone a ridere insieme a lui e a sua moglie Maduri, insegnante di yoga. Il loro primo gruppo era formato solo da cinque persone amiche. Oggi nel mondo si contano più di 8000 Club della Risata in cui la tecnica viene utilizzata come attività terapeutica capace di rigenerare il corpo e lo spirito di migliaia di persone, di ogni età e di ogni ceto sociale. Negli ultimi vent’anni numerose ricerche scientifiche hanno dimostrato che ridere ha un effetto benefico sul sistema immunitario e aiuta a ridurre

gli effetti negativi dello stress, agendo positivamente sul corpo e sulla mente. Questa tecnica è stata sperimentata, sviluppata e migliorata con la ricerca continua, avvalendosi di studi filosofici, apporti scientifici e medici. I campi di applicazione dello Yoga della Risata sono numerosissimi: scuole, ospedali, palestre, aziende, corsi di formazione socio-assistenziali, centri benessere, case di riposo, centri per disabili e malati di Alzheimer, ambulatori medici e pediatrici, carceri, case di accoglienza, associazioni, banche, comunità… Ovunque si può realizzare una sessione di Yoga della Risata. Sono necessari: una richiesta, la disponibilità di un leader formato, abilitato, competente e un gruppo di persone, Una tipica sessione di “Yoga della Risata” si avvale di esercizi basati sui principi yoga di respirazione profonda e rilassamento. Attraverso il canto, il riso, il gioco, il movimento libero e creativo accompagnato da musica, battito ritmico delle mani, respiro profondo, espirazioni vocali, imitazioni di gesti e movimenti molto semplici ispirati alla quotidianità del proprio vissuto, al mondo degli animali e della natura, si trascorre un’ora in cui la mente finalmente riposa ed il corpo si rilassa, permettendosi di trarne notevole e durevole beneficio. ”Quando tu ridi, tu cambi. Quando tu cambi, tutto il mondo cambia intorno a te” (M.Kataria)


LESTIZZA

Due appuntamenti di cultura sanitaria

di Ilario Marangone - Segretario APS MuNUS Lestizza Primo appuntamento ono stati due gli appunta- hanno dimostrato che le persomenti di cultura sanitaria ne anziane possono prevenire che si sono tenuti nella sala con- le malattie neurodegeneratisiliare del Comune di Lestizza e ve oltre a quelle fisiche grazie che sono stati caratterizzati da ad un quotidiano ed adeguato una copiosa presenza di pubbli- esercizio fisico abbinato ad una co; entrambi gli eventi sono sta- dieta equilibrata (ricca di frutta ti organizzati dall'Associazione e vegetali). di Promozione Sociale MuNuS Nei numerosi esempi che il Lestizza grazie alla preziosa professor di Prampero ha vocollaborazione con l’Ute del Co- luto sottoporre all'attenzione droipese sezione di Lestizza. dei presenti il filo conduttore è A suscitare l'interesse dei parte- stato il ruolo della prevenzione: cipanti è stata la professionalità chi è solito praticare un corretto e la profonda umanità dimostra- esercizio fisico si crea le condita dai relatori chiamati a trattare zioni ideali per favorire i fattori i temi delle serate coinvolgendo che rigenerano i neuroni, per il pubblico con numerose curio- mantenere un buon tono e una sità, consigli e risposte esau- efficiente elasticità muscolare rienti e puntuali. che riducono l'insorgenza del Andiamo per ordine: il primo in- cancro alla prostata, al seno e contro del 27 ottobre 2015 era al colon. incentrato sul tema "Lo stile di Nulla vieta, ha detto in chiusura vita dell'anziano per il manteni- il docente, che i pasti siano acmento di una buona salute" ed è compagnati da un "bon tajut di stato trattato dal professor Pie- vin" a testimonianza che le buotro Enrico di Prampero, docente ne abitudini alimentari non sono di fisiologia all'università degli solo caratterizzate da restriziostudi di Udine; è stata l'occa- ni o privazioni ma da un giusto sione per rimarcare come negli equilibrio delle scelte condivise ultimi anni gli studi scientifici con il proprio medico di base

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Secondo appuntamento Anche nel secondo appuntamento mirato sul "Corretto uso dei farmaci: maneggiare con cura" del 18 novembre 2015 si è respirato un clima di grande umanità e professionalità grazie alla relazione del dottor Raffaele Di Cecco medico di medicina generale, specialista in Igiene e Medicina Preventiva e specialista in Pneumologia. Si è potuto approcciare il tema dei farmaci partendo dalle definizioni di quelli "griffati" (con il brevetto non scaduto da 10 anni) e quelli "generici" o "equivalenti" con una sintetica ma efficace ricognizione sulle varie fasi della sperimentazione ultra decennale dei nuovi farmaci prima di essere commercializzati e il monitoraggio che prosegue anche successivamente, basti pensare all'aspirina che è in commercio dal 1938 ma che ancora oggi è oggetto di rilevazioni per gli effetti sull'uomo. Il dottor Di Cecco ha posto l'accento molto schiettamente sul ruolo fondamentale del medico che è l'unica figura professio-

nale autorizzata a prescrivere farmaci valutando previamente le interazioni tra di loro e i potenziali effetti avversi sul paziente; tutto questo mediante lo studio e il ripasso di quanto già appreso, approfondendo le proprie conoscenze leggendo la letteratura medica e prestando attenzione ai farmaci nuovi o innovativi; un "modus operandi" quindi in grado di fornire delle garanzie di cui solo il medico è titolare. Entrambe le serate promosse dall’associazione MuNuS di Lestizza presieduta dal dottor Alfredo Barillari hanno avuto come fattore comune la preziosa collaborazione della sezione di Lestizza dell’Università della Terza Età del Codroipese nella persona della professoressa Adele Russo Perez e del patrocinio sia del Comune di Lestizza sia dell’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri della provincia di Udine presieduto dal dottor Maurizio Rocco. Da parte dell’associazione MuNuS un sentito grazie e un arrivederci ai prossimi appuntamenti di cultura sanitaria.

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VITA DELL'UTE

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VITA DELL'UTE

I capolavori dell’Ute

Foto servizio di Walter Narduzzi

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RIVIGNANO TEOR

Un opportunità da cogliere

di Marcello Pestrin - Coordinatore Ute n anno rassicurante, sia una vera risorsa. Ma quella per i numeri che per il che a mio avviso è più imporcontenuto. Un anno che ag- tante è il creare le condizioni giunge struttura e altezza a di un salutare ricambio. Ecco, questa scuola. Ma il problema in questo allerta non poco è quello di tenerla “vivace”, il constatare che ogni anno di non farla cadere nell’abi- 120-130 persone non rintudine. Di non renderla un novano il tesseramento, ma prodotto “mordi e fuggi”. Di nello stesso tempo rassicura educare la gente a pensare a il fatto che altre 130-140 si un’opportunità da cogliere e accostano per la prima volta non necessariamente ripeti- all’Ute restituendo con gli inbile, più che a un servizio do- teressi quanto tolto. Per vari vuto. Solo così si eviterà che motivi, fine di un ciclo di stul’eccezione diventi consuetu- dio progettato - un sopragdine (anche un bel ballo alla lunga stanca). Però questo, con l’andare avanti, diventa sempre più difficile in quanto le materie sono, a parte qualche variazione, sempre le stesse. E così dev’essere. Tra le soluzioni che scorgo, una è quella di tenersi aggiornati e migliorare il sistema delle lezioni avvantaggiandoci di supporti visivi di buon effetto, un’altra è il caratterizzare momenti di impegno con altri di divertimento, conviviali o escursionistici che siano. A giungere di impegni - non ciò giova parecchio l’essere trovato quello che si cercava tra la gente, sentire e fare - il non trascurabile impeditesoro delle loro esigenze e mento dovuto agli anni, oltre i capiclasse, in questo, sono cento iscritti lasciano e al loro

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posto arriva il nuovo che sperimenta e premia il lavoro di tante ore passate a programmare. È un sistema consolidato ma, come sostenevo, che non bisogna considerare scontato. Le nostre statistiche affermano che siamo ancora in ascesa e questo, considerando il bacino d’utenza, la dice lunga sui desideri di un popolo che è soggetto al richiamo dell’imparare e del fare gruppo. Dicevo di bacino

d’utenza, ma si va ben oltre se consideriamo che sui 620 iscritti ben 130 vengono da oltre i quattro Comuni storici (oggi tre) Rivignano Teor, Var-

mo, Pocenia. Altri 22 capoluoghi sono presenti e di questi piace evidenziare, per la loro collocazione geografica, Cividale, Feletto, Gorizia, Portogruaro, Tavagnacco, Udine e perfino Mestre Venezia. Detta in questi termini viene da pensare che la strada oggi è un velluto che agevola un passo a piedi scalzi. Invece non è così perché, come dicevo, c’è sì un continuo sviluppo e un continuo ricambio, ma solo degli iscritti, mentre a organizzare sono sempre gli stessi e questo è un grosso rischio per una scuola che ha tutte le carte in regola per essere considerata necessaria. Chi conduce da oltre tre lustri, inevitabilmente esaurisce la carica iniziale e l’inventiva di cui è stato capace e, a rigor di logica, e anche perché vuol bene alla sua creatura, non può che ambire a un sano turnover. Bene, quanto si doveva dire è stato detto, ed ora tutti in vacanza fino al prossimo anno accademico, con l’augurio di ritrovarci belli pimpanti e, magari, con qualche desiderio esaudito.


RIVIGNANO TEOR

Un’opera di Nin da riscoprire

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a vita frenetica di tutti i giorni ci porta spesso a correre ed a non accorgerci che in alcuni luoghi da noi frequentati si possono ammirare dei capolavori. Se poi l'autore è una persona

di Rivignano, penso ci sia un motivo in più per farla conoscere e valorizzare. L'opera alla quale mi sto riferendo è collocata dal 2009 nella Biblioteca “Solimbergo” di Rivignano, l'autore è Giovanni

Bianchini 1904-1989 detto “Nin”. Giovanni nasce da una famiglia numerosa e umile e nell'adolescenza vivrà il dramma della prima guerra mondiale, durante la quale perderà un fratello al fronte.

Questo evento lo segnerà profondamente. Terminato il conflitto, inizierà ad intagliare il suo mausoleo, una scultura in memoria della grande guerra. Bianchini non era uno scultore di professione, seguace delle mode artistiche del periodo, ma una persona con l'abilità di sapere ideare e ricavare da un semplice pezzetto di legno, dei piccoli e perfetti soggetti da assemblare nel suo lavoro. Da sempre preciso e attento, per completare l’opera impiegherà 25 anni durante i quali, a causa del secondo conflitto, dovrà fermarsi, smontarla in diverse parti e nasconderla sotto terra. Nei primi anni 50, terminerà il suo lavoro completandolo con la costruzione di un carrozzone che gli permetterà di sistemarlo e trasportarlo in mostra in diverse fiere, arrivando a toccare alcune città tra cui Milano. Guardando attentamente il mausoleo, si nota come abbia voluto onorare attraverso esso la memoria e il sacrificio dei tantissimi giovani morti al fronte, mettendo in evidenza la figura del Milite Ignoto e gli scenari tragici dei campi di combattimento. Chi sta scrivendo, non ha avuto la fortuna di conoscerlo, ma si sente orgogliosa di poter ammirare la sua preziosa eredità. Grazie “Nin” per quello che ci hai lasciato e soprattutto per quello che con la tua abilità e umiltà hai voluto trasmetterci.

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La fotografia digitale di Marco Anzile a foto? un bel ricordo..., ma la fotografia non è solo schiacciare un bottone e sentire “clic", è di più, molto di più. Può essere arte ed è

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per questo, dotato come tutti siamo di macchine compatte, smartphone e reflex, che mi sono iscritto al corso di fotografia digitale offerto

dall'Università della Terza Età di Rivignano e condotto dall’ingegner Vincenzo Broi. Diaframma, tempo di scatto e profondità di campo, asa, iso, wb e lunghezza focale sono i termini più utilizzati e, per certi versi, incomprensibili ai nuovi arrivati, ma l’insegnante, con dedizione e semplicità, ci avvia in questa nuova conoscenza. Per la pratica, Vincenzo ci ha dato i compiti per casa, ovvero, cinque temi da “fotografare”: il sogno nel cassetto, riflessi, arte e mestieri, forme e colori della natura e tramonti, che poi il maestro ha valutato e corretto spiegandoci dove abbiamo sbagliato e come

porvi rimedio con il programma adeguato alle imperfezioni, azione impossibile fino a poco tempo fa quando bisognava sviluppare tutti gli scatti e buttare gli errori. Soldi risparmiati che si possono investire in ulteriori “attrezzi del mestiere”. Il gruppo di iscritti ha volontà di apprendere i segreti che il maestro propone e li mette in pratica ad ogni uscita fotografica. Io, personalmente, trovo questo corso molto interessante ed educativo perché apre la mente e amplifica la visione di quanto sia bello il mondo in cui viviamo e che purtroppo, in qualche modo, stiamo rovinando.

Studio approfondito del ritocco fotografico digitale di Luciano d’Alvise

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ra i tanti corsi proposti, la sezione Ute di Rivignano si è arricchita di uno studio approfondito sul ritocco fotografico digitale. Il corso conta ben sedici iscritti ed è seguito con maestria dall’insegnante Giancarlo Giavon che ha introdotto i partecipanti nella conoscenza di Gimp, un pro-

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gramma di foto ritocco molto avanzato che si può scaricare gratuitamente da Internet. Naturalmente, per chi non ha dimestichezza con il computer, si incontrano delle difficoltà, ma con l’impegno e la supervisione di Giancarlo, un po’ alla volta ci si impratichisce e i risultati gratificano

non poco. Cosa si può fare con una foto vecchia o nuova che sia? Si può squadrarla, ingrandirla, ridurla, dargli lucentezza, togliere elementi di disturbo, personalizzarla, magari aggiungendo data, luogo, una didascalia e quanto l’immaginazione permette. E, via imparando, si lavora su

parte della foto cambiando colori, sfumando, eseguendo ritocchi più o meno importanti o inserendo elementi di altre foto facendo così un vero e proprio fotomontaggio (le tre foto qui riportate sono un piccolo esempio di quanto si possa fare).


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Le sorprese geografiche della Prof. Adriana di Milena

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er noi studenti Ute la geografia suona come una parola magica ed è per questo che ci troviamo in tantissimi pronti ad ascoltare le lezioni della professoressa Adriana Del Negro. Siamo tutt'orecchi ed attenti ad ogni appuntamento e non mancano mai domande da parte nostra. Il merito di tutto è della nostra insegnante, che ci mette cuore ed anima, oltre alle bellissime

di Silvano

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di Marinella

onoscere e studiare il corpo umano, può essere paragonato ad un lungo viaggio, con infiniti punti da scoprire. Infatti, basta soffermarci ad analizzarlo nelle sue parti per notare quanto esso sia perfetto e funzionale. Il Dottor Lionello Baruzzini ci ha introdotti nell'area neurologica. Il programma di scienze è iniziato con la descrizione del sistema nervoso, proseguendo con il funzionamento del cervello. Qui abbiamo approfondito le nostre conoscenze su come

va realtà. Siamo arrivati a oltre metà corso e il lunedì quando ci incontriamo non c'è più l'incertezza delle prime lezioni ma la frenesia di accendere e iniziare ad apprendere altre nozioni.

Speriamo di continuare così fino alla fine e poterci iscrivere il prossimo anno al 2° livello. Grazie all'Ute e a tutte le persone che lavorano all'organizzazione di questa bella realtà.

agli studi eseguiti, per le possibili condizioni predisponenti le malattie neurovegetative. Nella seconda parte dell'anno, si è sviluppato l'argomento “Ginecologia”, entrando nel mondo della genetica. I corsisti hanno avuto modo di affrontare lezioni complicate per il loro contenuto, ma rese scorrevoli e sempli-

ci dalla maestria con la quale il nostro docente le espone ad ogni incontro. Un grazie di cuore al dottor Baruzzini per la sua disponibilità e professionalità nel trasmetterci la sua cultura, dimostrato dalla presenza di una classe sempre presente, attenta ed entusiasta

zionamento di questo strumento ormai usuale in tutte le case. Per noi corsisti è stato un vero ostacolo solo il pensare a come iniziare ad operare sulla tastiera e guardare il monitor. Dobbiamo quindi essere veramente grati alla disponibilità e alla pazienza del nostro insegnante sig. Luciano Petrussa che lezione dopo lezione ha saputo farci scoprire questa nuo-

Un viaggio di studio nel corpo umano C

appuntamenti. La ringraziamo con entusiasmo e ovviamente attendiamo con ansia il prossimo anno accademico per ulteriori “sorprese” geografiche.

immagini e ricerche approfondite su ogni argomento che ci espone: ci arricchisce di nozioni che parecchi di noi non conoscevano prima. Non è la classica geografia studiata in gioventù, ma va ben oltre nei dettagli e nelle spiegazioni dei vari argomenti ad ogni lezione. Abbiamo iniziato l'anno accademico con un incontro veramente tosto ed impegnativo che ci ha

Informatica 1° livello tra tastiere e monitor nche quest'anno l'Ute di Rivignano ha attivato il corso di "Informatica di 1° livello". Dopo qualche defezione iniziale il numero dei corsisti si è attestato sui 14 partecipanti, numero ideale per la capienza dell’aula e la disponibilità delle macchine. È sottinteso che tutti noi siamo alle prime armi e che quindi non è stato semplice capire il fun-

molto entusiasmati: l'importanza per la Terra di meridiani, paralleli, latitudini e longitudini. Le lezioni successive non sono state da meno e chissà cosa ci riserverà Adriana per i prossimi

è organizzato il complesso sistema che sta alla base della formazione dei pensieri e delle idee. Proseguendo poi su come e dove vengono immagazzinate le informazioni per essere richiamate dalla memoria a breve e lungo termine. Per concludere la prima parte dell'anno, ci sono state descritte malattie come Parkinson, Alzheimer, Sla, Sclerosi, con i diversi sintomi, terapie farmacologiche e decorsi di ogni singola patologia. Interessante è la parte dedicata

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Le signore dei Scus di Luigina Zanello

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uest’anno ho deciso, mi iscrivo all’Ute e così ho fatto. Scelgo informatica e inglese principianti perché di queste materie ignoro quasi tutto. Ma la mia testa, nonostante gli insegnanti si diano un gran daffare, non ne vuole sapere. Cerco di mettercela tutta e spero proprio che a fine corso qualcosa mi sia rimasto. Il discorso cambia per gli altri due corsi ai quali mi sono iscritta, Scus e Yoga, ai quali partecipo con passione e profitto. Nel corso di Scus abbiamo imparato a creare fiori e angioletti che, durante i tradizionali festeggia-

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Nozioni utili per l’adozione di animali di Marinella

menti dei Santi, abbiamo esposto in una mostra dei lavori di laboratorio molto visitata. Tante le opere esposte e tutte da ammirare e da elogiare per l’amore e la pazienza dei “giovani dentro” che le hanno realizzate. Quello che sto vivendo mi piace e ho deciso che continuerò a testimoniare con qualche riga le prossime avventure. Grazie di esistere scuola “della nostra età”, buon lavoro agli studenti e un grazie speciale agli insegnanti e, naturalmente, grazie ai signori Pestrin che si danno molto da fare.

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uando in casa arriva un animale, spesso può creare gioia ma anche scompiglio nell'ambiente famigliare. Il programma svolto quest'anno, nel corso di veterinaria dell'Ute di Rivignano, ci ha portati verso un percorso per rendere al meglio la nostra quotidianità con chi spesso diventa un componente della famiglia. La dottoressa Dilaila Meredo, coadiuvata dalla dottoressa Tatiana Michelin, durante i primi incontri hanno trattato la parte legislativa e adottiva spiegando leggi, responsabilità e tutto ciò che si deve sapere per poter effettuare adozioni responsabili. Si è proseguito poi con l'alimentazione, da gestire in base alla specie, alla taglia e

all'età dell'animale. Successivamente si è entrati nella parte medica nella quale sono state trattate prevenzione, patologie più comuni e parassitosi. Il programma è terminato con piccole nozioni, di pronto soccorso utili e molto interessanti. Per richiesta di alcuni corsisti, non si è parlato solo del cane e del gatto, ma anche di conigli, furetti, criceti ecc... A fine corso ognuno di noi ha avuto il piacere di ricevere un cd contenente tutte le informazioni apprese in classe. Sperando di ripetere questa positiva esperienza, ringraziamo le nostre docenti con l'augurio di ritrovarle il prossimo anno scolastico.


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Vino, istruzioni per l’uso: qualità e abbinamenti Un partecipante

l programma dell’Ute contempla già di per sé un’ampia offerta, ma è sempre ben accolta qualsiasi forma diversiva che infranga il ripetitivo procedere quotidiano; tra queste, in primis, visite cul-

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te invecchiato. Molto da dire sulle strutture organolettiche del primo: leggero, beverino, pure fatto bene, ma con gusti volatili, poco impegnativo e abbinabile a molti piatti. Siamo in una zona fortunata, dice

turali e conferenze estemporanee. In attesa dei fuori porta di uno o più giorni che ci aspettano più o meno a fine scuola, mercoledì 10 febbraio si è tenuto il simposio dal titolo sopracitato. Un invito accolto ben volentieri da decine di novelli sommelier. Questa non è un’istigazione al bere, afferma il relatore, l’enotecnico Alessandro Gallici, e neanche la promozione di una cantina, tanto più che, si sappia, l’alcol fa male, ma un’informazione sul come meglio interpretare un prodotto che la natura e il genio umano hanno saputo regalarci. Due vitigni, Friulano e Merlot, due zone di provenienza, Bassa e Collio, due impostazioni, vino giovane e vino amorevolmen-

Alessandro, dove col tempo si è imparato a produrre vini di pronta beva, mentre in altre parti il vino nuovo è pessimo. Se nel primo si è detto mol-

to, sul secondo ci sarebbe da scrivere libri e poesie solo per osannare il lavoro dell’uomo che ha saputo estrapolare il meglio da un semplice succo d’uva: colore carico, profumo intenso, sapore pieno e persistente, e qui entra a buon diritto il sommelier Enzo Zatti facendo risaltare l’ambrato o il rubino, la vaniglia o i frutti di bosco maturi, l’acido, il dolce, il sapido, il ribes, il legno e un’infinità di altri aromi che si possono scoprire solo in un assaggio guidato (un po’ come visitare una città sconosciuta da solo e ripeterla con una brava guida che ne riveli i siti più significativi e l’anima storica del sito). Dietro a vini si fatti, ci sta una lavorazione di non poco conto che va dal dimezzare la produzione dell’uva al curare il grappolo fino a ridurlo per permettere al sole di raggiungere tutti gli acini in modo che maturino uniformemente, dal dare

una più lunga macerazione all’uva all’affinare il vino in botti di legno e invecchiare in quelle d’acciaio. Gli abbinamenti con il cibo diventano più impegnativi e meritano un capitolo a parte. Magari la prossima volta. Gli utini sorseggiano rapiti dalle spiegazioni del professionista e dai sentori che la bocca trasmette in ogni parte del corpo. Ma niente paura, dice Alessandro, se si beve in questa maniera, assaporando in meditazione, il conto alla fine è di non più che un bicchiere e quindi il famigerato etilometro non avrà nulla da contestarci. La lezione è finita e tutti si congratulano con i relatori, augurandosi di poter ripetere questa esperienza il prossimo anno accademico.

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L’Ute tra navi, aerei e pullman un viaggiatore stato un anno ben intenso, questo 2015, un anno che ha visto gli Utini impegnati come non mai nel fare nuove conoscenze e rafforzare quelle vecchie. Marzo ci ha visti,

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viaggio toccando porti importanti intrisi di storia e visitando città esotiche, cambiando mari, fuso orario e Continente. Un gran bel vivere, quello dei croceristi, e qualcuno sta

ancora legati dalle lezioni, fare le interessanti visite di studio a Spilimbergo con il prof. Gottardo Mitri e a Pielungo con il dott. Mario Salvalaggio. In aprile affrontiamo la crociera a bordo della SMC Magnifica che, salpando da Venezia, vista incredibilmente sfilare sotto di noi da quella tribuna privilegiata che è il ponte più alto della nave, ci ha portato sul Mediterraneo Orientale a visitare Brindisi, Katakolon, Izmir, Istanbul, Dubrovnik per poi riapprodare a Venezia dopo sette magnifici giorni di

facendo un pensierino sull’utilizzo della prossima tredicesima. A bordo la parola d’ordine è: non annoiarsi mai, e qui di cose da fare ce ne sono a iosa, anzi, direi troppe, tanto che uno rischia di fare la fine dell’asino di Buridano. Due settimane e c’imbarchiamo su un aereo, destinazione Berlino. Merito di Francesca, brava accompagnatrice, della guida che ci ha condotto per quattro giorni, del gigantesco albergo in Alexanderplatz, proprio vicino alla monumentale antenna che si vede in tutte le carto-

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line, o merito della stupenda città che ci ospita, la scelta della destinazione si è rivelata ottima. Già dal primo impatto abbiamo tastato il vecchio e il nuovo che convive, ma quello che ci ha colpito di più e l’ordine, l’operosità e la vitalità di una città che è uscita da una guerra disastrosa e da un’altrettanto disastrosa dittatura. Ammettiamolo, i tedeschi sia nel bene che nel male ci mettono impegno e questa città ne è una chiara dimostrazione di quanto, volendo, si possa fare. La scuola riprende ed è subito ora di visitare Milano e l’Expo prima che chiuda i battenti. È questa un’occasione unica, almeno per i più datati. Si parte in tre pullman e si vi-

grande villaggio proiettato nel futuro che ospitava in contemporanea fino a duecentocinquanta-trecentomila persone, quanto una città come Verona o Venezia, costruita in poco tempo e, sappiamo, in altrettanto tempo sarà smantellato. Forse abbiamo un po’ del tedesco di cui sopra? Architetture ardite, viste solo nei film di fantascienza, ci hanno accolto e, tra cardo e decumano, accompagnato per tutta la giornata in una sequenza di visite mozzafiato e da bocca aperta, e alla fine lo spettacolo offerto dall’Albero della vita. Indimenticabile nella sua statura elegante, quasi sospeso sul grande bacino e attorniato dagli alti getti d’acqua che

sitano i luoghi più significativi della ricca Milano: l’elegante Duomo, la sontuosa Galleria Vittorio Emanuele II, la Scala, tempio della lirica, il Castello Sforzesco. Ma il vero piatto forte della proposta era l’Expo, un evento che ha richiamato l’attenzione dell’intero pianeta. E anche noi siamo rimasti soggiogati dalla maestosità e dalla bellezza di un

danzano sulle note di “All’alba vincerò”. Un anno irripetibile? Beh, vedremo! Per intanto si è proposta una visita di cinque giorni in Polonia, sempre su suggerimento della già citata accompagnatrice Francesca, e poi la fantasia partorirà altri itinerari di sicuro interesse. Mandi.


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La pétanque: il gioco del piede ancorato al suolo di Giovanni Paron

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na delle novità di quest'anno introdotte all'Ute è il gioco della "pétanque" (dal francese provenzale "ped tanco", cioè "piede ancorato al suolo"), insegnata da Gianni Falcomer coaudiavato da Raffaele Nascimben. Nella nostra regione questa disciplina, legata al gioco delle bocce, non è ancora molto conosciuta. Inventato negli anni '20 nella regione francese della Provenza, il gioco consiste nel formare un cerchio di circa 50 cm di diametro, in cui il giocatore deve stare fermo per giocare. Infatti, questo tipo di gioco è stato inventato dai fratelli Pitot per permettere anche al loro

amico Jules Lenoir di giocare nonostante i suoi reumatismi. Il gioco ha un'unica regola: si deve stare fermi nel cerchio finché la boccia, di dimensioni più piccole rispetto a quelle usuali, non abbia toccato il suolo. Il boccino, in precedenza, va lanciato a una distanza tra i 6 e i 10 metri. E' un gioco adatto a tutti, grandi e piccoli, e può essere praticato su qualsiasi terreno. La nostra classe, composta da 25 persone, è entusiasta di apprendere tutte le particolarità di questa disciplina. Ci auguriamo che possa, anche da noi, diffondersi come è già accaduto in Liguria, Piemonte e Lombardia.

Sicurezza incendio: che esperienza da uno che da grande farà il pompiere

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e leggi impongono una severa serie di osservanze per chi si assume il compito di soprintendere diverse associazioni che organizzano varie forme di attività e aggregazione. Il più delle volte sono leggi “interpretabili”, ma fanno tremare i polsi ai firmatari perché rischiano in proprio civilmente e penalmente. Per questo l’Ute l’anno scorso ha pensato bene di istituire un corso di Primo Soccorso e quest’anno di affiancargli quello di Sicurezza Incendio. Conta l’idea, ma parecchio giova trovare chi è disposto a insegnare che abbia i requisiti per emettere un attestato valido. Dopo aver ringraziato Elisabetta e Marco di Primo Soccorso, oggi ci è doveroso farlo con Angelo e Luca (geom. Angelo Bertoli e ing. Luca Venuti) che ci hanno preso per mano e con competenza, simpatia e pazienza ci hanno introdotto nel mondo della sicurezza e del fuoco. Il fuoco, come l’acqua, e un elemento indispensabile, ma che va conosciuto e rispettato, solo così si può godere del suo im-

pareggiabile servizio. E allora eccoci ad affrontare lezioni sulle leggi, sulle responsabilità e a chi compete cosa e quando. Alla fine delle fatiche l’esame scritto con 30 domande su quello che dovremmo avere imparato e, cessato l’allarme del primo scoglio, si accendono i lampeggianti rossi e suonano le sirene sulla prova del Fuoco. Tuta e guanti ignifughi, cappello da pompiere, estintori di vario tipo, bombole di gas incendiate, vasca che sputa fiamme come un drago e noi terrorizzati, ma sotto l’occhio esperto dei nostri “giudici”, a spegnere. Alla fine, tutti incolumi ed esaltati per l’esperienza che rimarrà a lungo nei ricordi (e magari negli incubi) di molti, i nostri insegnanti ci hanno premiato consegnandoci gli attestati di “Salute e sicurezza del lavoratore” e “Addetti antincendio per aziende a medio rischio di incendio”. Un bel risultato per tutti che non poteva finire se non con un brindisi e una pizza ricordando i momenti più “infuocati”.

continua

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Corso di “Storia della lingua del Friuli” di Orietta Muzzolini

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a non solo! Ore interessanti passate ad ascoltare il professor Gottardo Mitri, a condividere ricordi di vita passata, a scoprire episodi e fatti che riguardano il Friuli e che nessun testo di storia abbia mai riportato. È un andare indietro alle nostre origini, al perché il po-

polo friulano sia così forgiato a superare le difficoltà: tutte le invasioni, le carestie, i domini subiti nei corsi dei secoli lo hanno reso “duro” sì ma nello stesso tempo capace di affrontare gli ostacoli a testa alta. È una testimonianza che, oltre al recupero di molte tradizioni ed al ripristi-

Ecco il tedesco con il prof. Mangiacapra di Enrico Tonasso

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uest’anno all’Ute di Rivignano si è aggiunto anche il corso di Tedesco, un tassello importante che va a completare un’offerta comunque, come ogni anno, molto variegata. Il docente, che si divide fra l’Ute di Codroipo e quella di Rivignano, è il prof. Agostino Mangiacapra, che riesce a coinvolgere e a rendere partecipe la classe con la sua simpatia e la sua capaci-

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a seconda della località di provenienza ma che, come i rami di un albero, hanno in comune le stesse radici.

ritenuto opportuno avvicinarsi a questa lingua, la cui comprensione è molto importante in una Regione come la nostra. Insomma, siamo tutti molto entusiasti di questa esperienza e

ci auguriamo che nel prossimo anno accademico il corso venga riproposto, naturalmente con l’imprescindibile ausilio del prof. Mangiacapra.

Anche lui passione per la musica da vendere, ex insegnante al Conservatorio, ex maestro di Cappella, che dirige anche altri cori oltre al nostro. Perfezionista, ci fa ripetere decine di volte la stessa nota. Capta anche gli ultrasuoni e tra oltre una trentina di voci riconosce quella che ha sbagliato e con bonaria ironia la corregge. Il brano che

ci sembrava ostico pian piano diventa più facile e torniamo a casa canticchiandolo. Questo è il nostro coro, un gruppo ben affiatato che con piacere si ritrova ogni martedì per le prove, che quando fa qualche uscita il cachet è una pastasciutta e quando si organizza una pizza non manca mai la cantata finale in allegria.

tà oratoria. Disponibile al punto di trovare il modo per raddoppiare l’ora settimanale originariamente prevista: da gennaio infatti sono diventate due le ore settimanali di tedesco, che comunque passano sempre in un lampo. La classe è formata da una ventina di corsisti, fra i quali un gran numero di giovani, che soprattutto per motivi di lavoro hanno

Il nostro coro è ben affiatato T utto è iniziato quindici anni fa quando Elena, insegnante di musica, ci ha proposto di creare un coro Ute. Eravamo quattro gatte e… un gatto, ritiratosi subito perché unica voce maschile. Cantare in coro è molto più difficile che cantare da soli, le voci devono unirsi e formarne una unica; ad Elena l’arduo compito che, anno dopo anno, ha svolto fino a che problemi di lavoro l’hanno costretta a cedere il posto a Paola, pure lei insegnante di musica. Il numero dei coristi, voci maschili incluse, intanto era aumentato e i canti diventavano poliglotti. Dopo Paola, Giada, studentessa al

no dell’uso della lingua friulana, deve essere tramandata alle generazioni future, pur tenendo nella dovuta considerazione la realtà in cui stiamo vivendo. E ciò che continuamente il professor Mitri tiene a sottolineare e che noi “alunni” condividiamo pienamente. Per quanto riguarda l’aspetto linguistico stiamo imparando ad usare più correttamente la nostra bella lingua, a conoscere modi di dire dimenticati, a confrontare i vari “friulani” che ognuno di noi usa

di una corsista

conservatorio, anche lei, come le altre, con tanta passione per la musica. Ed arriviamo agli ultimi anni. Dopo tre femminucce, un maschietto ci stava, e chi ci arriva? il maestro Giovanni.


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I corsi a Varmo

Liliana Cesaratto - La Referente 'anno accademico dell'Ute di casa, ma negli anni sucdi Rivignano 2015/2016 cessivi c'è stato un interesse è stato l'ottavo anno in cui sempre maggiore sia per i si sono realizzati dei corsi corsi di Varmo che per quelli staccati nel comune di Var- di Rivignano. Siamo soddimo. Quando abbiamo avu- sfatti sempre sperando in una to l'intenzione di investire conferma per il futuro con un quest'idea su Varmo, ci sia- incremento degli allievi. mo sentiti dei pionieri alla Anche quest'anno abbiamo scoperta di terre sconosciute proposto per il lunedì pomeed inesplorate. Una vera sfida riggio il sempre più gettonato perché in questo settore non corso di Giardinaggio con il erano mai state iniziate atti- nostro docente Dott. Federico vità che avessero coinvolto la Forgiarini preparatissimo sia collettività del paese. come insegnante che come La risposta è stata inizial- cuoco (chi ha orecchie per mente timida: le adesioni da intendere...). parte dei paesi vicini erano Il giorno successivo l'ormai più alte di quelle degli iscritti veterano ma mai scontato

L

corso di Geologia con i dottori Maurizio Pivetta e Paola Tubaro che ci hanno illustrato il pianeta Terra da tutti i punti di vista e di più: un viaggio che ci ha proiettati su sentieri che non conoscevamo e che ci ha arricchito di nozioni e molteplici interessi. Il mercoledì mattina il corso di Rieducazione Stradale, gestito dall'amico Andrea Zoratto, che quest'anno ha attirato più adesioni del solito. Infine il venerdì i corsi di Alimentazione e benessere con la Dott.ssa Cristina Giusto e Yoga con l'insegnante Giuseppe Comisso: in ognuno di

questi due corsi ci sono stati più di trenta iscritti molto interessati alla salute del corpo e della mente che, come sappiamo, vivono in simbiosi. Ringraziamo l'Amministrazione Comunale di Varmo che ci mette a disposizione ogni anno gli ambienti utili allo svolgimento delle attività elencate. Un grazie agli insegnanti sempre attenti ed entusiasti di irrorarci di conoscenze senza alcun compenso e grazie al coordinatore Marcello Pestrin che insieme alla moglie Iones mantiene viva questa interessante realtà della Bassa Friulana.

vorrete ancora sposarvi, ne riparleremo. Trascorsi cinque anni, i due giovani sono ancora decisi a sposarsi, quindi si ripresentano da Dio. Il Signore, nella sua immensa saggezza, consiglia loro di attenderne ancora cinque, poi sicuramente li sposerà. Trascorsi anche i secondi cinque, la coppia è più intenzionata che mai a sposarsi e Dio celebra il loro matrimonio alla presenza delle anime più famose del Paradiso. Però, come spesso accade tra i

mortali, le due giovani anime si accorgono solo dopo pochi mesi, di non essere fatti per la vita matrimoniale e chiedono di essere ricevuti da Dio per esporre il loro problema. Signore, noi purtroppo abbiamo intenzione di divorziare! Dio fortemente dispiaciuto: Ragazzi... non potevate pensarci prima? Mi ci sono voluti dieci anni per trovare un prete qui in Paradiso, avete idea di quanto mi ci vorrà per trovare un avvocato?

5 minuti di ricreazione Sposi in Paradiso na giovane coppia, molto innamorata, muore tragicamente in un incidente stradale, la notte precedente il matrimonio. Arrivano in Paradiso dove vengono accolti da S. Pietro. Dopo aver passato un paio di settimane nel regno dei cieli, il ragazzo prende S. Pietro da parte e gli dice:- S.Pietro, io e la mia fidanzata, siamo felicissimi di essere in Paradiso, però abbiamo il grande rimpianto di non aver potuto celebrare il nostro matrimonio. Sareb-

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be possibile sposarsi qui? S. Pietro viene colto impreparato: - Veramente da quando sono qui, non ho mai sentito di coppie che si siano sposate. Lo dovete chiedere a Dio in persona. Vi fisso un appuntamento per martedì prossimo. La settimana successiva, la giovane coppietta si trova al cospetto di Dio, al quale inoltra le proprie richieste Il Signore si liscia pensieroso la folta barba e poi fa: -Facciamo una cosa... aspettate cinque anni e se fra cinque anni

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VARIE

Opere artistiche dell’Ute codroipese in Abruzzo di Bruno Ventulini l Friuli e l’Abruzzo sono due regioni che hanno molte caratteristiche in comune: l’ambiente naturale, il carattere degli abitanti, gli eventi storici, l’emigrazione… ma ciò che li ha uniti maggiormente in tempi più recenti è stata la tragedia del terremoto che si è abbattuta su entrambi i territori causando lutti e distruzioni. Nel 2009, così come accadde nel 1976 a parti invertite, i friulani sono intervenuti per portare aiuti concreti e solidarietà. Si è rafforzato così per sempre e

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sempre di più il legame Friuli - Abruzzo e Abruzzo-Friuli. In quei momenti bisognava intervenire per ridare speranza e voglia di rinascere, non c’erano più riferimenti: le case, le chiese, gli edifici pubblici erano crollati. Alcuni corsisti dell’Ute di Codroipo e della sezione di Lestizza, insieme al direttore dei corsi, sensibili al problemi del prossimo, ebbero l’idea di affidarsi ai valori fondamentali che caratterizzano la vita spirituale radicata dalla devozione verso i Santi che

erano presenti nelle chiese di ogni singolo paese. Furono così realizzati con entusiasmo e spirito di solidarietà due quadri ad olio su tavola raffiguranti Sant’Antonio abate e San Francesco, un eremita del 1.200 che visse sui monti abruzzesi. I quadri sono stati consegnati, il gesto è stato molto apprezzato. L’impegno dei corsisti però non è finito qui, infatti sono già all’opera per realizzare altri due quadri raffiguranti i Santi protettori, due martiri soldati. A questo nuovo pro-

getto si sono aggiunti anche i corsisti del laboratorio di scultura del legno che, con il loro entusiasta maestro Dario Felice, realizzeranno i due protettori San Nicandro e San Marciano. Onore vada alla generosità artistica e umana di tutti coloro che hanno realizzato e realizzeranno le immagini devozionali dei Santi abruzzesi. Altre parole di commento sarebbero inutili e ridondanti…


VARIE

L’evoluzione della comunicazione di Franco Vigani na volta scrivevamo con una penna in mano, oggi adoperiamo il computer. Una volta in occasione di un avvenimento importante potevamo conoscerlo solo attraverso la stampa, ora invece viviamo l’avvenimento in tempo reale con tutte le implicazioni sentimentali che ne derivano. È un dato di fatto che stiamo vivendo, è una rivoluzione epocale: la rivoluzione digitale. Paragonabile a quella avvenuta con la scoperta della scrittura prima, poi a quella legata all’ avvento del libro infine a quella del 1450 con l’invenzione della stampa. Sono tappe progressive che hanno contribuito alla evoluzione del comunicare e che hanno segnato in maniera profonda la cultura del loro tempo creando entusiasmo, stupore ma, al tempo stesso, anche grandi paure. Non è affatto difficile sentire oggi l’eco di quando si chiacchiera parlando dei media. “Ti fanno il lavaggio del cervello”, “Non si usa più la memoria”, “qualcuno pensa per te”, C’è solo da stare attenti perché la novità con il progresso produce sempre le medesime inquietudini. L’importante è accettarle prendendone atto e imparare a gestirle. Basta, infatti, un solo colpo d’occhio per capire le caratteristiche evolutive della rivoluzione in atto. Chi

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è cresciuto nella cultura del libro, come un certo tipo di anziani, comprende benissimo che quella ante-progresso era una cultura analitica, in cui bisognava entrare con la ragione, con i tempi più lunghi dati da una opportuna riflessione e che guardava al passato perche convinta che la memoria fosse maestra di vita. La nuova cultura digitale è al contrario rapidissima e quindi sintetica, appiattita su quello che rappresenta oggi ma anche in prospettiva futura. Possiamo constatare come nel corso di un telegiornale ti danno un resoconto che ti informa di quanto accaduto nel mondo in un batter d’occhio. Le notizie si accavallano e si superano nel breve giro di poche ore e se non fosse per qualche caso drammatico, nessuno di noi certamente ricorderebbe i fatti rappresentati il giorno se non addirittura qualche ora precedente. Possiamo affermare che la cultura digitale, che si basa e si radica nel presente, rimane fortemente interessata a colpire la parte più emotiva delle persone. Ormai i sociologi hanno cominciato a catalogare la gente per categorie mediatiche. Cioè ci sono gli “analfabeti digitali”, vale a dire quelli refrattari a qualsiasi uso della moderna strumentazione digitale; quelli, per capirci, che non

vogliono, o non sanno, neppure mandare un sms col telefono. Ci sono poi gli “immigrati digitali”, ossia quelli che tentano di entrare nei nuovi strumenti come stranieri che cercano di imparare una lingua e una cultura diversa dalla propria. Infine ci sono i “digitali nati”. Gli esperti li fanno partire da una epoca molto recente e si caratterizzano per una grandissima predisposizione a comprendere ed applicare le tecniche di funzionamento e sfruttamento del digitale, facendone un uso quasi assoluto in ogni loro relazione ed hanno una innata predisposizione alla contemporaneità, ossia alla capacità di fare più cose come ascoltare musica, fare i compiti, dare una occhiata al video, un breve passaggio su Facebook e altro ancora. E tutto questo è bene oppure è male?. Né bene né male. Come sappiamo bene, infatti, ogni cosa nuova ha i suoi vantaggi e i suoi rischi. Ma è proprio su questo tipo di progresso tecnologico che dobbiamo fermarci a riflettere. Specialmente se consideriamo che da poco siamo entrati nell’epoca del Web. Per la categoria degli “immigrati” digitali (come me) la sigla Web significa ragnatela e www. vuol dire World wide web cioè una ragnatela che avvolge tutto il mondo. Pensate un po’!... In

breve tempo siamo passati velocemente da un’epoca in cui eravamo soprattutto dei consumatori di ciò che ci offriva il digitale, a consumatori e fornitori. Perché entrando in questa “rete” è come se noi entrassimo in un grande supermercato a comprare i prodotti che sono in vendita, ma anche a fornirne dei nostri. Ma dobbiamo fare molta attenzione con i suoi pro, come anche con i tanti e diversi pericoli perche proprio sugli scaffali di questo grande magazzino digitale, possiamo trovare indicazioni buone con buoni effetti, ma anche prodotti tossici, andati a male o deleteri. Questo, infine, è il rischio che corriamo assieme a questo tanto decantato progresso digitale. Rischio che meriterebbe una analisi ben più convincente e ben più approfondita.

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VIAGGI

Expo: un successo tutto italiano di Ivano Clabassi

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no spettacolo unico, indimenticabile ed impagabile”, un’affermazione che molti di noi, forse tutti, hanno espresso a conclusione della visita dell’Expo “Esposizione universale Milano 2015” programmata nell’ambito della gita dell’Università della Terza Età del Codroipese ed effettuata nel mese di ottobre. Tre pullman di corsisti, co-

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ordinatori e docenti entusiasti che potranno dire: “c’ero anch’io”. Due giornate intense, la prima delle quali dedicata alla visita delle bellezze che caratterizzano Milano: il Duomo, simbolo della città ed il più grande complesso gotico d’Italia, costruito in marmo bianco-rosato; Piazza della Scala, che ospita “il tempio della lirica”, uno dei teatri più famosi al mondo,

con la stupenda galleria Vittorio Emanuele II ed il Castello Sforzesco, all’esterno del quale abbiamo iniziato a toccare con mano il primo luogo d’incontro di Expo 2015 e cioè l’Expo Gate, pensato come momento di ospitalità, intrattenimento ed informazione per i milanesi ed i turisti ai quali veniva presentata e spiegata questa grande manifesta-

zione mondiale. La seconda giornata è stata interamente dedicata alla visita dell’esposizione universale. Già di buon mattino ci siamo catapultati ai tornelli di entrata Expo e, con grande stupore, senza fare code, ci siamo finalmente immersi in questi cento ettari di architetture variegate e multicolori che hanno travalicato la nostra immaginazione.


VIAGGI Abbiamo iniziato ad orientarci percorrendo il Decumano (lungo 1,5 km), direttrice principale che riprendeva la struttura delle città romane e su cui si affacciavano tutti gli spazi espositivi di molti paesi (padiglioni autonomi o cluster). Lungo i 350 m. del Cardo invece ha trovato spazio l’aria espositiva italiana con in testa Palazzo Italia. È stato questo il luogo d’incontro e di accoglienza del nostro Paese con le delegazioni straniere in visita all’esposizione. Palazzo Italia ha raccontato la storia del “vivaio Italia” ed ha racchiuso l’essenza stessa delle tradizioni alimentari italiane, depositarie di una identità che vede nella dieta mediterranea uno dei cardini sociali ed economici della nostra storia ed uno dei tratti più conosciuti ed apprezzati nel mondo. Novità assoluta di questa esposizione è stata quella rappresentata da aree espositive tematiche su: riso, caffè, spezie, cacao,

frutta e legumi, cereali e tuberi. Quanti colori, sapori, profumi che si sono espansi e diffusi nell’aria,quante persone multietniche, cosmopolite e colorate nei loro vestiti tradizionali, in un viavai continuo, quante code interminabili alle entrate dei vari padiglioni, veramente una cosa grandiosa, inimmaginabile ed indescrivibile. Una sfida italiana, nata con mille dubbi, diffidenze, difficoltà di tutti i tipi ma che si è sviluppata nel miglior modo possibile con un grande successo di Paesi partecipanti, di personale coinvolto e, alla fine, anche di visitatori (oltre 20 milioni). Le parole chiave che hanno contraddistinto questa esposizione sono state: innovazione, risparmio energetico, rispetto dell’ambiente ed oculata gestione dell’acqua, risorsa imprescindibile alla quale, oggi, circa 800 milioni di persone non hanno accesso. Soltanto però la collaborazione e

la cooperazione fra i popoli permetteranno e favoriranno uno sviluppo sostenibile dell’agricoltura e risolveranno il problema della sete, della fame e del benessere comune. Si deve sottolineare infatti e ricordare molto bene che finchè ci saranno sete, fame, disparità e disuguaglianze nel mondo non ci saranno pace, fratellanza e solidarietà. Possiamo dire di aver vissuto un’esperienza unica al centro della terra e di aver fatto un fantastico percorso del cibo attraverso l’arte. Dopo anni di intenso lavoro per l’allestimento di tutti i padiglioni, i cluster e quant’altro (infrastrutture, percorsi d’acqua, verde ornamentale ecc.) dopo sei mesi di visite quotidiane, con l’ultimo spettacolo di colori, di gioco di luci e d’acqua e con musiche fantastiche dell’Albero della Vita, simbolo ed immagine di questa Expo, il 31 ottobre a mezzanotte si è definitivamente chiusa l’esposizione

2015 di Milano. Quanta nostalgia, quanta amarezza in ognuno di noi per qualcosa di bello, di grande ed interessante che ha coinvolto moltissime persone che hanno lavorato, collaborato e contribuito ad un successo del nostro Paese agli occhi di tutto il mondo. Ora è iniziato lo smantellamento di tutti i padiglioni e l’area cambierà volto, resteranno esclusivamente il Padiglione Italia, l’Albero della Vita e la Cascina Triulza. In questa zona ora nascerà il centro di ricerca “Human Technopole Italy 2040” con laboratori di oncogenomica, neurogenomica, cibonutrizione, sviluppo dei big data, software e bioinformatica, impatto socioeconomico per aprire e lanciare ponti tra la parte scientifica ed il mondo produttivo. Ed ora non resta che darci appuntamento ad Expo 2017 ad Astana in Kazakhistan.

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LETTERATURA

Tiere mari Terra madre di Gottardo Mitri ropit tal ultin numar da “Le pantere” si à vût fevelât da la tiere e dai siei prodots. Si à vût fevelât dai atacs chimics patîts da la tiere e o vin vude une esemplificazion intun menu: presut cui nitrâts (prosciutto ai nitrati), bisteche cui ormons (bistecca agli ormoni), polente ogm (polenta ogm), verduris cui velens pai insets (verdura agli insetticiti), fraulis cul plomp e tocj radioatîf (fragole al piombo e in salsa radiottiva)! Dut chest al à di fânus pensâ e di stâ plui atents ai prodots ch’o mangjìn. E se nus proferissin (offrono) prodots pôc naturâi, la colpe no je da la tiere, di dulà ch’a vegnin, ma dal om ch’al violente la nature. La Tiere e merete il rispiet ch’o vin di vê come par dutis lis maris: “Dutis dôs, la Mari e la Tiere, a son fecondis e indispensabilis par sprolungjâ il meracul de vite a ogni nivel, e a van amadis, onoradis e tratadis cul stes agrât (riconoscenza). Par dovê di ricognossince e par sielte inteligjente. Tiere come scune (culla) che nus parturìs, come Mari che nus nudrìs, come tombe che nus sapulìs. La sô difese o protezion o promozion e je une sielte universâl e nissun nol à di clamâsi fûr. E je une sielte globâl, tal sens che si à di promovi la vite in ducj i siei aspiets e moments. Un lavôr, come che si viôt, grant e esaltant, là che si à ocasion di palesâ dute la ricognossince par cheste tiere che e a

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savût nudrî il cuarp e l'anime di gjenerazions e gjenerazions di furlans. Une tiere di lassâle come un patrimoni economic, culturâl e spirituâl a lis gnovis gjenera-zions. Al semearès di fâ une regâl e invezit al è dome un acont dal grant debit che o vin ingrumât ducj, viers di cheste nestre tiere Mari.”(pre Antoni Beline - La Patrie dal Friûl) Un teolic e filosof brasilian, Leonardo Boff, al à vût fevelât dal rispiet ch’o vin di vê par la tiere: “Oggi è la Madre Terra a gridare più di ogni altro. Dobbiamo porre fine ad una economia di rapina, consumistica e votata unicamente al profitto che sta mettendo a rischio la vita stessa del pianeta. Dal momento in cui Dio si è fatto uomo-povero, l’uomo-povero diventa la misura di tutte le cose. I poveri della terra, gli indigeni gridano. Ma gridano anche l’acqua, l’aria e la terra.” Nô, oms ocidentâi, che ta la nestre suponence o crodìn di sei depositaris da la culture, dal progrès, o vin di cjapâ une lezion di un popul ch’al è stât prin tibiât (oppresso), po scancelât (si stime che a sedin stâts passe 120 milions di muarts) dai blancs, ch’a jerin jentrâts cu la fuarce da lis armis a cjase lôr: i Indians. Poben, il capo indian Seattle, da la tribù Suquamish, ch’al al à dât il non a la citât dal stât di Washington (Nordovest dai Usa) al à fat chest discors ai blancs, prin che

lu sierassin intune riserve: “Ogni particella di questa terra è sacra per il mio popolo. Ogni ago di pino lucente, ogni riva sabbiosa, ogni brandello di nebbia nei boschi oscuri … Noi siamo parte della terra e la terra è parte di noi. E quando l’ultimo uomo rosso sarà morto e il ricordo della sua tribù non sarà più che un mito, queste rive risuoneranno ancora al soffio dello spirito dei nostri morti. …La notte degli indiani promette di essere oscura… Qualche luna ancora, e non ci sarà più un solo discendente di questo popolo, un tempo possente, per onorare le tombe dei nostri morti… Uomini bianchi, il tempo del vostro declino è forse lontano, ma altrettanto certo.” Nus ven tal cjâf, ancje parcè che si fâs memorie chest an dai 100 agns ch’al è nassût padre Davide Marie Turolt, alc ch’al scrit ancje lui su la nature. Il grim da la Tiere Mari: “…L’emigrante per quanto faccia fortuna nel mondo ha un solo desiderio: di essere sepolto nella terra dove è nato; ritornare in seno alla stessa terra e la mia terra è il Friuli.” E ancjemò ta chê sorte di Stabat Mater ch’e je Io faccio amara anche la tua morte, che chi e je masse lungje e o doi dome l’incipit: Mamma, hai la bocca piena di terra. /Radici ora ramificano dagli occhi / dal cuore che ci offriva il pane in silenzio. … . Intun altri moment pa-

dre David si visave cun solêf ancje da la polente, tant che creature: La polenta mi piaceva: era profumata e calda, anch’essa creatura umana. Nel latte poi, quando c’era … aveva il sapore di miele! Come i savôrs e i profums di vuê! Ce dî? Rivìno, rivino a capî i nestris governants cetant mâl ch’o sin daûr a fâ a la nestre Mari Tiere? E lis gravissimis responabilitâts ch’o vin pai nestris fîs e nevôts? Bastie une Expo ta lis mans da lis multinazionâls dal concim e dai diserbants par platâ e justificâ un titul feeding the earth/nutrire il pianeta? O ise dome mistificazion! Cetant lontans ch’o sin dal puaret di Assisi, Francesc: “Laudato sî, mi Signore … spezialmente messèr frate Sole … per frate Vento, per sor Aqua, per frate Focu, per sora nostra matre Terra, per sora nostra Morte corporale.” Sì, ancje la muart e je une benedizion, e je une part da la Tiere Mari. Peraulis altissimis par un ben e un patrimoni che al parten a ducj i oms da la tiere e si po ben, se no sin vuarps, cjantâ: pleni sunt coeli et terra majestatis gloriae tuae! Fevelìn ai nestris fîs e nevôts da la nestre Mari Tiere, puartìnju intun parc, intun prât, intun bosc par fâur gjoldi dai maraveôs dons che la nestre Mari cussì gjenerose nus proferìs.


L'ANGOLO DELLA POESIA Pape Checo

Papa Francesco

L’Ute così com’è

Diu ti à clamât di une tiare lontane bagnade da lis lagrimis e dal sudôr di tanc’ furlans salts, onesc’, lavoradôrs. Ancje tu tu sês di chel stamp, mandât in chistu mònt tormentât par unilu da soreli jevât a soreli a mont in une imbraçade di pâs, in une sole gjenie. Tu come pari universâl tu âs a cour i dolors, lis penis, lis soferencis di ognidun dai tiei fîs. Tu dâs speranze al zovin, coragjo al pari di famèe, gjonde al frut, consolazion al vieli e al malât. Tu fasis sintî la to presince di pari al blanc e al neri, a chel che l’è mitut in bande, a chel ch’al sconte la so pene parcè che ancje tu tu ti sintis umil pecjadôr. Mane diu et mane cum Deo, pro te oramus, Pape Checo.

Dio ti ha chiamato da una terra lontana bagnata dalle lacrime e dal sudore di tanti friulani sani, onesti e lavoratori. Anche tu sei di quello stampo, mandato in questo mondo tormentato per unirlo da oriente ad occidente in una abbraccio di pace, in una sola etnia. Tu come padre universale hai a cuore i dolori, le pene, le sofferenze di ognuno dei tuoi figli. Tu dai speranza al giovane, coraggio al padre di famiglia, gioia al bambino, consolazione al vecchio e al malato. Tu fai sentire la tua presenza di padre al bianco e al nero, a quello che è messo da parte, a quello che sconta la sua pena perché anche tu ti senti umile peccatore. Mane diu et mane cum Deo, pro te oramus, Papa Francesco.

Nel mio primo anno di “frequentazione”, sono arrivata a pensare che… …“stare bene insieme”…è una bella…“lezione”!

Grazie ai “bravi” e pazienti insegnanti anche noi un giorno ...forse… diventeremo “importanti”.

Piena la testa di buon insegnamento, andremo per il mondo …a cuor contento!!!

Saremo capaci di “navigare”, sapremo lingue nuove “parlare”, perfetti nel “dipingere” e “ricamare”, ed avremo ugole d’oro per “cantare”.

Tutto merito dei “bvravissimi insegnanti” che si fanno onore senza… “contanti”!!!

Grazie di cuore a tutti e buon continuare… …perché l’Ute… è una scuola da …ammirare!!!

Pia Pilutti

Luigina Zanello

5 minuti di ricreazione Alcune amiche parlano di dieta ed infine chiedono ad una che taceva: “E tu? “Io in questi giorni ho perso ottanta chili di grasso inutile”. “Possibile?” “Sì mi sono separata da mio marito!” Carità cristiana Ho scritto ad un mio parente ricchissimo dicendogli che mi trovavo in mezzo ad una strada. E lui cosa ti ha detto? Mi ha risposto di stare attento alle macchine.

Un viaggiatore siede da solo in una scompartimento di treno e legge una rivista. Alla frontiera si apre una porta e compare un finanziere: “Alcool, sigarette, caffè? “No grazie, ne ho già la valigia piena!” “Padre”, dice il penitente al confessore, “la scorsa settimana ho fatto quindici volte l’amore con mia moglie.” “Se è stato con tua moglie, non è peccato”. “Grazie lo so, ma a qualcuno dovevo pure raccontarlo!”

Aforismi Mala tempora currunt! che tempi!” Un’amica in visita, si complimenta con la padrona di casa, per l’arredamento. - Cara, che splendido comò, di che epoca è? - Dell’epoca in cui avevamo soldi.

Un signore entra in un bar, con un cane con un piccolo semaforo sulla testa. Il barista gli chiede: “Ma che cane strano. Di che razza è?” “Non vede che è un incrocio?”

Lo scocciatore ti toglie il piacere della solitudine e non ti dà quello della compagnia. B. Croce Anche l’intellettuale a volte non capisce, non capisce però, con autorità e competenza. L. Longanesi A proposito di politica. C’è nulla da mangiare? Totò

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Rilevazioni Dati U.T.E. del Codroipese ANNO ACCADEMICO 2015/2016 a cura di Angelo Mapelli

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Stampa GiErre Codroipo


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