Woody allen

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ANDREA GUCCINI

3째A GRAPHIC DESIGN IED MILANO A.A. 2014/15

ARGOMENTO MONOGRAFICO PERSONALE

METODO E TEORIA DEI MASS MEDIA DOCENTE: NAZZARENO MAZZINI

WOODY ALLEN




INTRODUZIONE

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WOODY ALLEN

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GLI INIZI DALL’EDITORIA, ALLA TELEVISIONE, ALLA MUSICA, AL TEATRO, FINO AL CINEMA

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LETTERATURA

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MUSICA

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INSIDE WOODY ALLEN

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BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA

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INTRODUZIONE

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Ho visto il primo film di Woody Allen quando ero molto piccolo, andavo ancora alle elementari. Era il regista preferito di mio padre e in effetti, pensandoci ora a distanza di anni, mi rendo conto che sono due tipologie di persone molto simili. Ancora prima di cominciare le scuole medie avevo già visto Tutto quello che avreste voluto sapere sul sesso* (*ma non avete mai osato chiedere), Io e Annie, Manhattan, La rosa purpurea del Cairo, La maledizione dello scorpione di giada e Hollywood Ending. Dopo un certo periodo diciamo che non c’è stato più bisogno di mio padre che mi sollecitasse a vedere quei film, ero io che andavo a cercarli. Ovviamente vedere certi film a un’età così poco matura non era come guardarli ora: a quei tempi ridevo delle battute più semplici e non capivo tutto il mondo che c’era dietro. Qualcosa però mi hanno lasciato perché poi quei film me li sono rivisti tutti una volta, poi due volte, tre, quattro ecc.. E ogni volta capivo una battuta nuova e mi sorprendeva sempre di più, non mi annoiavano mai. Lo ammetto, sono un fissato di Woody Allen, i miei amici me lo fanno spesso notare e mi dicono che gli assomiglio: nelle nevrosi, nel modo di parlare, nei gesti e nel pessimismo cosmico. Non so se questo sia vero e nel caso lo fosse non saprei dire se sia un bene o un male (perché di certo la parte più geniale di Allen non la possiedo e l’elenco di prima era un elenco di difetti). Una cosa che mi affascinava tantissimo dei film di Woody Allen erano (e sono) le musiche: quel jazz (principalmente anni ‘20–‘30–‘40) che creava un’atmosfera pazzesca, qualcosa di romantico, allegro e che col tempo è diventato una sorta di “marchio di fabbrica”. Infatti successivamente, ricercando informazioni su di lui, scoprii che suonava in una jazz band, ma di questo ne parlerò nei prossimi capitoli. Questo si lega alla motivazione della mia scelta di fare una ricerca su Woody Allen, del perché ho deciso di parlarne come “caso mediatico”. Infatti, col tempo, oltre ad aver scoperto che è anche un musicista, ho scoperto il Woody Allen scrittore (che in realtà nasce proprio come tale), il Woody Allen fumetto e il Woody Allen televisivo (anche se è molto legato a quello scrittore).

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INTRODUZIONE

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Avevo un professore che continuava a ripeterci che tutti gli artisti o i geni della storia avevano fatto le loro grandi opere, scoperte o invenzioni prima dei 25–30 anni perché poi la creatività di ogni persona si appiattisce, scompare e si vive di rendita. Questo professore era molto persuasivo (in realtà era soprattutto provocatorio) e io ci rimasi malissimo per questa cosa; avevo già una certa età, viaggiavo per i 17 anni e mi sentivo sotto pressione, schiacciato da questa consapevolezza. Questa ansia scomparve poi quando mi resi conto che Woody Allen aveva cominciato a fare film dopo i trent’anni e che i suoi più grandi capolavori (a parer mio) li aveva fatti addirittura dopo i quaranta. Sciocchezze a parte, questo è per dire che, non solo in questa occasione ma più volte, Woody Allen mi ha fatto uscire da grandi crisi personali esistenziali, diciamo che dove non riesce ad arrivare la mia psicologa ci arriva lui. Quando mi torna in mente il fatto che prima o poi dovrò morire –e questa cosa proprio non mi va giù– facendomi entrare in periodi che vanno da un giorno a qualche settimana in cui rimango mentalmente paralizzato, la cosa migliore da fare per me rimane guardarmi qualche film ben selezionato di Allen. Non mi farà di certo diventare immortale e non mi farà superare la paura della morte ma almeno mi ci farà ridere su.

“...Era stato grandioso rivedere Annie. Mi resi conto che donna fantastica era e di quanto fosse divertente solo conoscerla. E io pensai a... A quella vecchia barzelletta, sapete... Quella con... Quella dove uno va dallo psichiatra e dice: “Dottore mio fratello è pazzo, crede di essere una gallina”, e il dottore gli dice: “perché non lo interna?” E quello risponde: “e poi a me le uova chi me le fa?”. Be’, credo che corrisponda molto a... A quello che penso io dei rapporti uo... Uomo–donna. E cioè che sono assolutamente irrazionali, ehm... E pazzi. E assurdi, e... M.. Ma credo che continuino perché la maggior parte di noi ha bisogno di uova.” (Io e Annie, 1977)

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IO E ANNIE


1977


WOODY ALLEN

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Woody Allen è un autodidatta, inizia il suo lavoro all’interno dei veri mass media falsificandone meccanismi, linguaggi, connessioni e influenze sul pubblico. Ogni sua opera (copione TV, articolo, libro, disco, film) è un successo di autenticità e stile personale perché scritto “alla maniera di”. Da sempre è in sintonia con la cultura popolare, ne solletica tutte le debolezze per trarne una critica politica della società di massa, come il suo amato massmediologo Marshall McLuhan (il quale fa, tra l’altro, un cameo nel capolavoro Io e Annie). Se il cinema per definizione è finzione, Woody Allen non può che trasformarsi in un’eccezione per il fatto che i personaggi che interpreta nei suoi film, nei suoi libri e nei suoi spettacoli, non sono personaggi immaginari, è sempre lui, parla sempre di sé stesso. La finzione la scardina lui stesso come nella scena di Io e Annie nella quale guarda due giovani attori durante un casting che stanno recitando la scena che c’è appena stata (Annie che rifiuta la proposta di matrimonio di Alvy) ma questa volta col lieto fine. Un attimo dopo, lui si giustificherà così: “Sapete come si cerchi di arrivare alla perfezione almeno nell’arte perché è talmente difficile nella vita..” (Alvy Singer interpretato da Allen in Io e Annie). Stilisticamente riprende per certi versi il muto, la comicità ebraica (Charlie Chaplin, Groucho Marx, Jerry Lewis, Mel Brooks), quella inglese (Laurel & Hardy), quella irlandese (Buster Keaton) e poi gli autori europei (Jean Renoir, Vittorio De Sica, Ingmar Bergman, Federico Fellini, Luigi Pirandello). La sua è una continua ricerca del “senso”, in una lunga serie coerente di opere, in grado di mettere in discussione quelle precedenti. Woody Allen cerca di liberare gli spettatori da tutte le seduzioni tipiche del linguaggio dei media, agendo su alcuni temi–tabù chiave fondamentali: la morte, il sesso, l’amore romantico, l’amicizia, il Sé, il cibo e la psicoanalisi. Lo scopo è quello di spazzare via tutti gli ostacoli e le distrazioni che si sovrappongono alla libertà della mente. Attraverso una rete di simboli e metafore, con immagini e parole in continua gestazione, l’umorista finisce per assumere un ruolo illuminante nei confronti del mondo.

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WOODY ALLEN

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Tutto il cinema alleniano è intriso di freudismo, sindromi, complessi, nevrosi e ricerca di sé (tema centrale in un altro dei più grandi capolavori della storia del cinema: Zelig), infatti quasi sempre i suoi personaggi vanno dallo psicologo–psichiatra. Contro la falsità dei mass media, le seduzioni dei linguaggi, delle mitologie e delle ideologie, l’autore diventa analista. Confessione dopo confessione, lo spettatore è invitato a prendere coscienza dei propri conflitti per autoemanciparsi attraverso il sogno cinematografico. Woody Allen diventa un medico che per primo ironizza su se stesso e sulla sua situazione, in quanto egli stesso vittima della sofferenza del mondo. Un “everyman” che fa l’umorista e, in quanto di origine ebraica, culturalmente predisposto a “elevarsi sopra la propria miseria, debolezza, e anche viltà o furberia del miserabile, rendendo egli stesso questa propria condizione infelice oggetto di riso” (Cesare Musatti, L’umorismo come vocazione ebraica e l’opera di Woody Allen – Editori Riuniti, 1982).

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ZELIG


1983


GLI INIZI DALL’EDITORIA, ALLA TELEVISIONE, ALLA MUSICA, AL TEATRO, FINO AL CINEMA

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Allan Stewart nasce il 1° dicembre 1935 da Martin Konigsberg e Nettea Cjerrie, famiglia ebrea di origine russo–austriaco– tedesca che sbarca a malapena il lunario. Cresce a Brooklyn nel quartiere Flatbush dove frequenta la scuola ebraica, quella pubblica e in seguito la Midwood Hight School. Tutte e tre sono pessime esperienze per il giovane Allan sia per il disinteresse nei confronti delle materie, sia per i compagni di classe che lo deridevano chiamandolo Red per via dei capelli rossi. L’obiettivo, secondo i genitori, era quello di arrivare alla laurea per diventare un bancario, farmacista, avvocato o imprenditore. Allan ha un forte interesse nella scrittura (ma non alla lettura) e a soli quindici anni spedisce gag e barzellette a Walter Winchell e Earl Wilson che firmavano rubriche umoristiche su diversi giornali. Queste piacciono, vengono pubblicate e nel giro di poco tempo arriva ad avere addirittura un agente, David O. Alber. Nasce così nel ‘52 il nome d’arte Woody Allen (trasformazione anglosassone dei suoi nomi, oppure secondo un’interpretazione paterna, derivato dall’abitudine di portare con sé la mazza da baseball, oppure ispirato al clarinettista e direttore d’orchestra Woody Herman, data la sua passione per il jazz). In questi anni conosce sia Mickey Rose (il futuro sceneggiatore di Prendi i soldi e scappa e Bananas) che Helen Rosen (che sposerà a 19 anni quando lei ne avrà 16). Nel frattempo la NBC lo inserisce nel suo staff di scrittori a 175 dollari alla settimana, il suo umorismo è ormai una miniera d’oro per molti comici e conduttori televisivi. Nel suo appartamento di Manhattan, dove si è ormai trasferito assieme a sua moglie, i due neo sposini cominciano a suonare assieme, lui il clarinetto e il sax alto e lei il pianoforte. Passano gli anni e i comici, conduttori e personaggi dello spettacolo che si fanno scrivere sketch da Woody sono sempre di più e lui arriva a guadagnare 1.700 dollari alla settimana e a lavorare ad Hollywood (ma la California, come si vedrà bene dai suoi futuri film, non è proprio un luogo adatto a lui). La grande occasione è il Your Show of Shows di Sid Caesar. Acquisisce una nomination per l’Emmy, il premio televisivo più importante in America

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GLI INIZI DALL’EDITORIA, ALLA TELEVISIONE, ALLA MUSICA, AL TEATRO, FINO AL CINEMA

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e scrive per nomi come Herb Shriner, Art Carney, Kaye Ballard, Carlon Channing e Pat Boone, collaborando addirittura con Mel Brooks e Neil Simon. I suoi nuovi agenti, che lo seguiranno per tutta la carriera (Jack Rollins e Charles H. Joffe), lo convincono a debuttare come stand–up comedian. Inizialmente non ha molto successo, lui è molto nervoso e spesso il pubblico non ride alle sue battute. Inoltre il matrimonio con Helen è ormai in frantumi e proprio in questo periodo comincia a frequentare sedute di psicoanalisi le quali diverranno poi uno degli elementi centrali delle sue opere. Nel ‘64, durante una serata al Blue Angel dove si esibiva, conosce Charles K. Feldman, il “Re Mida del cinema” e grazie a lui comincerà la sua carriera dietro (e davanti) alla macchina da presa. Il primo film a cui partecipa è Ciao, Pussicat (What’s New, Pussicat?, 1965) con Peter O’Toole e Peter Sellers. Nonostante diventi presto il più grande successo comico di tutti i tempi (circa 70 milioni di dollari di incasso), Woody rimane molto irritato per via del manipolaggio dei produttori che mettevano le mani ovunque. “Per tutto il tempo delle riprese lottavo con tutti. Odiavo tutti e tutti mi odiavano. Quando il lavoro fu finito decisi che non avrei mai più fatto un film senza averne il completo controllo”. E così fu! Infatti Woody Allen rimane uno dei pochissimi (forse l’unico) regista americano che lavora con un contratto che gli dà il totale controllo del film; proprio in America dove nell’ambiente cinematografico tutti i ruoli sono estremamente settorializzati. Intanto, la rivista New Yorker pubblica alcuni suoi testi (da mille dollari l’uno) confluiti poi nella raccolta del 1971 Getting Even (Saperla lunga). Dopo il divorzio comincia ad approfondire la sua passione per il jazz e già nel ‘63 appare nella Count Basie Orchestra in un concerto alla Carnegie Hall. Tre anni dopo sposa l’attrice e cantante Louise Lasser (il divorzio dopo soli quattro anni). Nello stesso anno riscrive i dialoghi di un film giapponese facendo un’interessante gioco di doppiaggio e trasformandolo in una delirante commedia. Esce così nelle sale Che fai, rubi? (What’s up, Tiger Lily?). Il film ha un discreto successo ma Allen fa causa al produttore

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GLI INIZI DALL’EDITORIA, ALLA TELEVISIONE, ALLA MUSICA, AL TEATRO, FINO AL CINEMA

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per aver fatto delle modifiche al suo lavoro. Gli rimane comunque l’assillo di girare un film completamente suo. Durante il soggiorno a Londra, in attesa di interpretare il Dr. Noah–Jimmy Bond in Casino Royale (007 Casino Royale, 1967), Woody ha l’occasione di scrivere la sua commedia teatrale Non bevete l’acqua (Don’t drink the water, 1966). Comincia così a occuparsi di teatro e, pur non entusiasmando i critici, la commedia resta in cartellone quasi per due anni. Nel ‘69 scrive una fantastica commedia teatrale sui suoi problemi con le donne e il suo rapporto con il cinema: Provaci ancora Sam (Play it again, Sam) e sempre di più si nota la sua personalità che ormai è diventata tipica del personaggio alleniano. Proprio in questa occasione conosce Diane Keaton, la quale interpreta Linda, moglie del suo migliore amico e della quale si innamora. “La goffaggine di Diane Keaton, una certa attitudine alla parodia e la sua bellezza nevrotica, colpiscono l’occhialuto talent–scout. I due ben presto s’innamorano.” (Elio Girlanda – Woody Allen – L’unità e Il Castoro, 1995). La commedia verrà poi portata sullo schermo da Herbert Ross nel 1972. I critici si dichiarano delusi da Woody Allen per la sua scelta di interpretare sé stesso ma probabilmente fu proprio questo a convincerlo definitivamente a iniziare finalmente la sua grande avventura cinematografica che avrà sempre più successo. Usciranno successivamente nelle sale tutti i suoi film scritti, sceneggiati, diretti e interpretati da lui, a partire da Prendi i soldi e scappa (Take the Money and Run, 1969), Il dittatore dello stato libero di Bananas (Bananas, 1971), Tutto quello che avreste voluto sapere sul sesso* (*ma non avete mai osato chiedere) (Everything You Always Wanted to Know About Sex* (*But Were Afraid to Ask), 1972) e così via, sino ad arrivare all’apice della sua opera Io e Annie (Annie Hall, 1977). Nasce così ufficialmente il Woody Allen, rispettatissimo, poliedrico e geniale operatore del cinema.

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TUTTO QUELLO CHE AVRESTE VOLUTO SAPERE SUL SESSO*

(*MA NON AVETE MAI OSATO CHIEDERE)


1972


LETTERATURA

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Ho pensato che il modo migliore per parlare del Woody Allen scrittore e dell’idea che ce ne siamo fatti in Italia (dato che il maggior successo che ha avuto nei vari media in cui ha operato, lo ha avuto in Europa) fosse quello di usare le parole di Umberto Eco. Infatti nel 1973 esce per la prima volta in Italia Saperla lunga (Getting Even, 1971) che, come avevo anticipato nel capitolo precedente, è una raccolta di tutti i testi che Woody Allen aveva scritto per il New Yorker tra il 1966 e il 1971. La versione italiana è edita Bompiani e la prefazione è di Uberto Eco che racconta questa decisione di far conoscere al pubblico italiano quello che in America era già un famoso “everyman” mentre in Italia non era ancora nessuno. “C’è stato un tempo che a conoscere Woody Allen si era in pochi. Una ristretta élite che aveva visto Take the money and run negli Stati Uniti, e che mentre si lamentava perché i distributori italiani lo avevano escluso dai nostri circuiti, segretamente godeva nel sapersi depositaria di tante delizie. E poi anche Bananas era passato sugli schermi italiani come una meteora, e lo si rintracciava in quelle sale specializzate ormai nella riesumazione dei vecchi Totò per un pubblico di logici matematici, militanti del Movimento Studentesco, urbanisti, qualche antropologo. I più saputi ricordavano di aver notato il talento comico di Woody Allen nelle sue rapide apparizioni a fianco di Peter Sellers (per cui scriveva dialoghi e gags) o in Casino Royal. Infine alcuni lo avevano seguito nella sua ultima prova cinematografica, i più provinciali a New York, alcuni in qualche cittadina californiana, e si parlava di Play it again, Sam – a memoria, perché ciascuno lo aveva visto, come gli altri suoi film, almeno due volte. In questo clima di umbratile congiura venne la scoperta di questo libro – e la decisione di pubblicarlo, ovviamente. Ma come si poteva presentare al pubblico italiano la prima prova letteraria di un attore che nessuno aveva mai visto? Se ne parò a lungo, sinché si venne alla conclusione che Getting Even, liberamente adattato come Saperla lunga, era un libro delizioso, divertente, piacevole per chiunque lo avesse letto, indipendentemente dal fatto che conoscesse Woody Allen

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LETTERATURA

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attore. Per cui la decisione fu presa: il libro andava tradotto. Con una leggera amarezza di fondo, però, sapendo che se il libro vien letto avendo presente la faccia di Woody Allen e il personaggio che ha tratteggiato nei suoi film, il divertimento è maggiore. Ma –si diceva– pazienza. Invece, per una fortunata coincidenza, mentre la traduzione veniva ultimata e il libro andava in bozze, è esploso anche da noi il successo dei film di Woody Allen. Mentre scrivo il pubblico delle prime visioni affolla le proiezioni di Provaci ancora, Sam, i distributori hanno finalmente messo in circuito Prendi i soldi e scappa e Il dittatore dello stato libero di Bananas sta riapparendo tra le seconde e terze visioni. L’idea che Allen sia un grande comico è ormai opinione comune. Si discute solo se sia grande tanto quanto, più grande o meno grande di altri grandi comici del passato, ma è in quell’ordine di grandezze che si fanno i paragoni. È giunto dunque il momento di conoscere Woody Allen scrittore umoristico: con altri mezzi, è sempre lo stesso personaggio che abbiamo conosciuto sugli schermi. Allen altro non fa che raccontare se stesso. Né si può dire che come scrittore abbia meno titoli professionali di quanto non abbia come attore, perché è proprio come scrittore che ha esordito.” (Prefazione di Uberto Eco a Saperla lunga, Woody Allen – Bompiani, 1973)

Ricercando tra l’infinità di libri che avevo in casa, ho ritrovato anche Citarsi addosso, del 1985 (prima edizione Bompiani ‘76, versione originale del ‘72) che è il secondo libro di Woody Allen. Leggendo la prefazione mi sono reso conto che parlava dell’altra sopracitata prefazione di Umberto Eco di dodici anni prima, insomma, non solo dopo quello che era stato il boom di Woody Allen in Italia ma anche dopo l’affermarsi del regista in questo paese. È interessante, secondo me, vedere come sono cambiate le cose nel giro di dodici anni, quindi ho deciso di riportare di seguito anche questo testo.

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LETTERATURA

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“Quando la casa editrice Bompiani pubblicò il primo libro di Woody Allen era il 1973. I suoi primi film erano appena arrivati in Italia e il grande pubblico non lo conosceva ancora. La prefazione di Umberto Eco citava le riunioni segrete dei suoi fans che andavano a recuperare Bananas in qualche cineteca «per un pubblico di logici matematici, militanti del Movimento studentesco, urbanisti, qualche antropologo», e la battuta, presa sul serio, fu accusata, da un giornale importante, di scellerato snobbismo. Ma questo dà un’idea della temperie, anche se già stava arrivando sugli schermi Provaci ancora, Sam (e la traduzione da Play it again, Sam, con la perdita del riferimento a Casablanca, ci dice molto sulla difficoltà, a quei tempi, di capire quel mondo). Eppure, anche se noto a pochi, Woody Allen si impose presso il pubblico e la critica come scrittore: a coloro che conoscevano i suoi film, certo, ma anche a coloro che non li avevano mai visti. Oggi Woody Allen realizza, coi suoi film, incassi da primato: una ragione di più per ripresentare Allen come scrittore comico, parodista raffinato, colto, fulminante ed esilarante. Per coloro che lo amano come attore e regista, ma anche per coloro che vogliono riconoscerlo come scrittore senza altri aggettivi: non un attore che scrive, ma un autore satirico quale egli fu agli inizi della sua carriera, e che avrebbe diritto alla nostra ammirazione e al nostro entusiasmo anche se non avesse mai girato un film.” (Dalla quarta di copertina di Citarsi addosso, Woody Allen – Bompiani, 1976)

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PROVACI ANCORA, SAM


1972


MUSICA

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Come ho già detto, Woody Allen è un grande appassionato di jazz e quasi sempre lo usa per le colonne sonore dei suoi film (principalmente jazz classico americano). Nella celebre scena di Manhattan (1979) dove c’è Isaac Davis (interpretato da Allen) steso sul divano mentre fa un elenco delle cose per le quali vale la pena vivere, oltre a Groucho Marx, Willie Mays, il secondo movimento della sinfonia di Jupiter, i film svedesi, L’educazione sentimentale di Flaubert, Marlon Brando, le “incredibili mele e pere dipinte da Cézanne”, i granchi da Sam Wo e prima di Tracy, mette proprio Frank Sinatra e Louis Armstrong (in particolare l’incisione di Potato Head Blues). Infatti, come dicevo nell’introduzione, ormai il jazz per Woody Allen è diventato un marchio di fabbrica, quando sento un pezzo jazz del periodo ‘20–’40 mi vengono sempre in mente certe scene di suoi film. L’identità che ha creato è fortissima ed estremamente riconoscibile, già me la vedo davanti: sfondo nero, “scritto e diretto da Woody Allen” in bianco, font Windsor centrato e in sottofondo le note di un sassofono o un pianoforte che mi stanno facendo entrare nell’atmosfera giusta per immergermi nel film. L’unica volta che questo non accade è in Match Point (2005), considerato dal regista, tra l’altro, uno dei suoi film più riusciti, nel quale Allen fa un’eccezione, ovvero la scelta di non utilizzare il jazz come colonna sonora, bensì l’italiano Enrico Caruso. Il risultato è un’atmosfera angosciaste, paranoide e drammatica, perfetta per quel tipo di film. 33 Un’altra cosa interessante da segnalare è il caso del compositore Irving Berlin, il quale non aveva mai concesso a nessuno, nemmeno Fellini, i diritti dei suoi brani, e che invece li concesse ad Allen. Oltre a Berlin e Armstrong, i più “quotati” nei suoi film sono Rodgers e Hammerstein, George Gershwin e le orchestre di Glenn Miller. È anche capitato che Allen stesso componesse la colonna sonora per un suo film, come per Il dormiglione (Sleeper, 1973), Amore e guerra (Love and death, 1975), Una commedia sexy in una notte di mezza estate (A Midsummer Night’s Sex Comedy, 1972), Ombre e nebbia (Shadows and Fog, 1991) e Radio days (1987).


MUSICA

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Oggi Woody Allen lo si può ancora incontrare ogni lunedì sera al Cafè Carlyn sulla 76° strada di Manhattan (fino al ‘97 al Michael’s Pub sulla 55°) dove suona il clarinetto assieme alla sua New Orleans Jazz Band. Questo è un rituale che va avanti addirittura dall’inizio degli anni ‘70. Il genere è New Orleans Jazz e fino ad oggi hanno fatto un solo album e diversi tour soprattutto in Europa dove sono più seguiti. “L’atmosfera è di quelle serie, mini tavolini rotondi su cui appoggiare un bicchiere e massima attenzione. Insomma il silenzio concentrato che si conviene agli avvenimenti. Poi arriva sul palco la “band” e Woody è insieme a loro, vestito casual, con i soliti occhiali, tiene lo sguardo strisciante e non fa entrate né gesti da divo: suonano tutti insieme appassionatamente, senza guardare in faccia nessuno, per un’oretta, raccolgono i plausi, generalmente sostanziosi e se ne vanno. Qualcuno, magari il solito italiano, chiede l’autografo e, se è serata, viene anche soddisfatto.” (woodyallenitalia.tripod.com)

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MATCH POINT


2005


INSIDE WOODY ALLEN

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Prima parlavo delle serate che faceva il giovane e promettente Allen come stand–up comedian spinto dai suoi agenti Jack Rollins e Charles H. Joffe negli anni ‘60. Ebbene il destino volle che Rollins fosse amico di Steuart Hample, un art director e fumettista americano; quest’ultimo, ritrovatosi a Manhattan per lavoro, chiese al suo amico se poteva seguirlo in qualche serata, così conobbe Woody Allen. Da subito gli piacque moltissimo ma questa ammirazione rimase congelata per una decina d’anni. Nel frattempo Allen fece carriera e cominciò a girare dei film mentre Hample si chiedeva cosa avrebbe potuto fare di nuovo, interessante e redditizio nella vita. Fu così che nel 1976 gli viene in mente di chiedere ad Allen, già famosissimo, il permesso di trasformarlo nel protagonista della sua prossima striscia di fumetti. Il regista non solo accettò, ma prese a cuore il progetto e collaborò con Hample a ogni vignetta pretendendo riunioni settimanali, mettendogli a disposizione la sua sterminata produzione di gag illuminanti e paradossalmente inventandone altre sul momento. Grazie alla celebrità del personaggio, la King Features Syndacate accettò di pubblicare il fumetto. Durante il periodo di prepubblicazione, il dipartimento di PR della King Features fece uscire comunicati stampa per annunciare ai media l’arrivo della striscia. Nacque così Inside Woody Allen, che proseguirà con successo sui quotidiani di tutti gli Stati Uniti fino al 1984. “Un fumetto che descrive l’universo geniale e schizoide di Woody Allen e offre uno sguardo mai visto prima sul regista–scrittore–musicista newyorchese. I primi dati di vendita di Inside Woody Allen erano senza precedenti; a quel tempo, era il miglior debutto di una striscia a fumetti nella storia. Prima della pubblicazione, era stato acquistato da 460 testate, mentre Peanuts aveva cominciato solo con sei. Woody, il protagonista, era lo stesso dei suoi primi film: angosciato, pieno di difetti, pauroso, insicuro, inadeguato, pessimista, urbano, single, eccitato e rifiutato dalle donne.” (La vita secondo Woody Allen, Stuart Hample – ISBN Edizioni, 2010)

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MANHATTAN


1979


BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA

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Woody Allen L’Unità / Il Castoro 1995 La vita secondo Woody Allen – Stuart Hample ISBN Edizioni 2010 Saperla lunga – Woody Allen Tascabili Bompiani 1973 (prima stampa 1966) Citarsi addosso – Woody Allen Tascabili Bompiani 1976 (prima stampa 1972) Il cinema e il suo doppio Provincia di Bologna 1982 L’umorismo e la satira De Agostini 1977 Manhattan – Woody Allen Rizzoli 1982 (prima stampa 1979) Woody Allen: elementi di passaggio – Toffetti, Morini Cineteca del Comune di Bologna Anno sconosciuto I migliori film degli anni ‘70 – Jügen Müller Taschen 2006 (prima stampa 2003) Il Mereghetti 2002 Baldini & Castoldi 2002

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BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA

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woodyallenitalia.tripod.com it.wikipedia.org/wiki/Woody_Allen www.bompiani.eu

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OMBRE E NEBBIA


1991


FONT APERCU (COLOPHON FOUNDRY) CARTA CYCLUS OFFSET BIANCA, 90G STAMPA ARTI GRAFICHE PANZERI SNC

2 FEBBRAIO 2015




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