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SKYPE INTERVIEW / La giovane scrittrice catanese esordisce in libreria con Una vita (quasi) normale. Anzi due. Un blog divenuto libro, esperimento di un nuovo genere: una ironica sit-com scritta per essere letta on line di Gianluca Reale i intitola Una vita (quasi) normale. Anzi due (Albatros, pp 226). È il romanzo d'esordio di Eva Ricciuti, catanese, classe 1977. Un romanzo “cresciuto” sul web, nell’omonimo blog aperto da Eva che ha così inaugurato una nuovo genere: la web-com, ovvero sitcom per il web. Storia ambientata a Catania, una famigliatribù, protagonisti due giovani: Ilaria e Simone. Un romanzo ironico e divertente che ha appena vinto il premio Circe. Lei, Eva, si sente «molto fortunata per quello che mi sta capitando». Universitinforma l’ha intervistata via Skype. Ecco la nostra chiacchierata. U: Un romanzo, una sit com o una web com? Ci spieghi? Eva: Il racconto è nato come web-com, cioè come sit-com riportata su web. Pubblicavo a puntate la storia su un blog, un’idea che mi è venuta in mente un po’ guardando ai romanzi d’appendice e un po’ alle sit-com americane. Così ho “inventato” questo genere. U: Il blog si chiamava come il libro, giusto? E: Esatto. Ma il 2 a numero U: E come andava? Era seguito? Li hai messi tutti nel libro? E: Il blog è andato bene. Calcola che erano i primi anni di sviluppo dei social network e quasi tutti erano come diari. Il mio usciva un po’ dal gruppo. Postavo gli episodi settimanalmente. A metà settimana mettevo degli intermezzi, giochi, U: Dove hai creato il blog? E: Blogspot U: Ti chiedevo se tutti i post li hai trasferiti nel libro o se hai fatto una selezione. E: Tutti nel libro, ovviamente. Anche se il racconto è nato prima, completo. Poi l’ho pubblicato sul web, una sorta di autoproduzione antesignana. Anzi, dato che in realtà gli episodi erano intervallati da 7 giorni e il tempo era troppo considerata la volubilità dei lettori /blogger, tra una pubblicazione e l’atra ho inserito dei post che chiamavo “tra un episodio e l'altro”, una sorta di controcanto alle vicende narrate, tipo un dietro le quinte. E questi intermezzi li ho inseriti anche nel libro. E adesso sono diventati “tra un capitolo e l'altro”. U: backstage narrativi. E: Eatto. O anche considerazioni, sogni, incubi, confessionali dei personaggi. U: Come t’è venuta l’idea di lanciarti in questo progetto web-

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Eva Ricciuti «La mia web-com ambientata

a Catania» letterario? E: No, in realtà il racconto è nato come esercizio di scrittura creativa ad un corso di scrittura creativa, poi mi sono resa conto che faceva ridere e che i miei compagni di corso aspettavano le settimane per sapere come procedeva la vicenda, U: Dov’era il corso? E: A Roma. Quando ero a Catania scrivevo per lo più poesie, fumetti, abbozzi di sceneggiature mai andate oltre le prime pagine. Avevo una grande creatività senza forma e dunque ho pensato di dare una disciplina a tutte queste idee e ho seguito questo corso, un laboratorio settimanale in cui un insegnate ci dava suggerimenti su come organizzare le nostre idee. Facevamo molta improvvisazione, scrittura a tema in 15 minuti, era stimolante. U: Dicci un po’ dei personaggi, del plot. Com’è nata la storia?

E: Beh, intanto la prima idea è stata quella di ambientare la vicenda a Catania, un po’ per nostalgia, un po’ perché era la realtà che più mi sentivo dentro. Poi è nata Ilaria, la protagonista femminile, e visto che la vicenda era ambientata a Catania lei doveva esser catanese nsiccu. U: Ci sono riferimenti a esperienze personali nella trama o nei personaggi? E: No. Nel senso che nessuno dei personaggi o nessuna delle vicende di cui racconto sono reali. Però è ovvio che scrivendo io, un po’ del mio modo di essere traspare. Il gusto per l’ironia, alcune riflessioni, forse l’unica cosa che è realmente autobiografica è la presenza della grande famiglia-tribù di Ilaria. Ma penso che faccia parte dell’essere siciliani in generale. U: Ci hai messo di tutto in questa tribù siciliana: nonne, pretendenti che non sono degli adoni, persino una coppia gay. È la Sicilia di oggi?

E: È il mondo di oggi. In Sicilia come altrove. Il mio intento era narrare una storia universale al sapore di Catania. Non una storia tipicamente catanese. U: A un certo punto il successo bussa improvvisamente alla porta di Simone... E: Sì. Ilaria è la classica figlia di famiglia quasi 30enne che ancora coltiva il sogno di quando era adolescente: diventare hostess. Una 15enne nel corpo di una 30enne che non sa prendere decisioni e che ad ogni difficoltà fugge. Simone è un ragazzo estremamente brillante e sensibile, ma si trova a convivere con dei mostri di ambizione: i colleghi agenti immobiliari. Simone è uno preciso. Se fa una cosa deve assolutamente essere il migliore e nel suo lavoro lo diventa perdendo la propria identità. Con Ilaria si conoscono di vista, continuano a incrociarsi e a litigare, non si sopportano e tra gli incontri scontri succede di tutto. U: In sostanza hai forse inventato un genere, la web-com, hai anche usato uno stile narrativo appropriato. Ti hanno influenzato altre letture? O nasci dal grande pentolone creativo digitale di Internet? E: Ho sempre letto tanto e di tutto, ma il mio punto di riferimento è Pennac. Hai presente quel narrare ironico e paradossale, quelle storie ai limiti dell’assurdo eppure credibilissime? Ecco io aspiro a quello. Ovviamente il fatto di trasportare su web un racconto mi ha influenzata nella scrittura. U: hai dovuto trovare un linguaggio narrativo appropriato al mezzo... Però una bella sperimentazione, anche avvincente. E: Doveva essere un narrare svelto, brillante, discorsivo e sempre in bilico tra il detto e il non detto per creare l’aspettativa. Poi la struttura ad episodi si è rivelata l’ideale. Conclusi e concatenati, come quando guardi Friends in tv: anche se perdi una puntata alla successiva capisci perfettamente. Gli episodi finiscono sempre con un punto interrogativo su come proseguirà. U: Hai già pronta qualche altra idea nel cassetto? (o in un nuovo blog?) E: Subito dopo il primo blog, ne ho creato un secondo che adesso è diventato un romanzo in cerca di editore. Si chiama L’e-donnista e racconta di un dongiovanni ai tempi della new technology. U i


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