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U NIVERSIT La tesi? Letteratura o scienza, comunque il frutto di un lavoro di ricerca. Noi gli diamo spazio. Segnalateci le vostre a info@universitinforma.it

di Vanessa Ferrara

«Ho analizzato due epoche storiche attraverso i film di Billy Wilder» a Norma Desmond a Fedora, Billy Wilder tra Golden Age e modernità», è il titolo della tesi che Giuseppe Paternò Raddusa ha voluto discutere a conclusione del suo percorso triennale in Lettere Moderne. Un elaborato nel quale è l’irriverente contrapposizione di due diversi momenti, dei quali fu segnata la carriera di uno straordinario maestro come Billy Wilder - autore, regista e sceneggiatore di una innumerevole quantità di pellicole che determinarono la sua ascesa ad icona della cinematografia hollywoodiana - ad essere accuratamente analizzata. Quando ti sei laureato? «19 marzo 2011». Con quale votazione? «110 e lode». Come hai strutturato la tesi? «In due capitoli: il primo dedicato al crollo della Golden Age e a “Viale del Tramonto”; il secondo, invece, incentrato sul paradigma di “Fedora” e il suo insuccesso presso il grande pubblico». Quanto tempo hai impiegato nell’elaborazione della tesi? «Più o meno sei mesi». Perchè hai scelto proprio questo argomento? «La mia ricerca analizza due film all’interno della sterminata e meravigliosa filmografia del regista viennese, naturalizzato americano, Billy Wilder. Sono affascinato dal fatto che due film come “Viale del Tramonto”, girato nel 1950, e “Fedora”, uscito nelle sale 28 anni dopo, siano emblematici di due momenti diversi nel modo di intendere il cinema. Nel 1950, infatti, nonostante l’ardito flashback, quasi metafisico, “Viale del Tramonto” si impone come un caposaldo inossidabile della Golden Age di Hollywood, l’epoca dorata e ambigua dei grandi Studios, delle dive indimenticate e di film costruiti a tavolino, con sceneggiature ferree e rigore strutturale da invidia, facendo della protagonista della pellicola, Norma Desmond interpretata da Gloria Swanson, un’ex stella del muto ancora illusa di essere l’unica

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vera star sulla piazza. “Fedora”, nel 1978, approda nelle sale senza riscuotere alcun successo. La tragica vicenda di una diva, deturpata in viso da una serie di interventi chirurgici volti a mantenere intatto il suo fascino, che costringe la figlia, fino ad allora tenuta nascosta, ad assumere brutalmente la sua identità, non ha alcun tipo di presa verso il grande pubblico. I tempi sono cambiati, c’è stata la crisi economica, la guerra nel Vietnam, le contestazioni giovanili nelle università. L’Europa ha offerto ai

nuovi cineasti un modello di fare cinema d’autore più economico rispetto a quello dei grandi maestri. Il 1977 è l’anno di “Guerre Stellari”, film che registra cifre impressionanti al botteghino, segno che pubblico è interessato a nuove storie. L’anno dopo, quello di “Fedora” è purtroppo un anacronismo inascoltato, sebbene qualitativamente sublime». Una comparazione tra due epoche storiche ricondotte a un unico regista, Billy Wilder. Perchè? «Perché a differenza di altri registi, nel corso della sua lunga car-

Cittadella / In arrivo un collegamento “verde”

Alla Cittadella il collegamento tra la nuova mensa e gli alloggi universitari sarà “verde”. L’area logistica e spazi a verde dell’Ateneo di Catania, con tutto il grippo di lavoro che partecipa al progetto europeo GraBs ha infatti già redatto la perizia per l’affidamento dei lavori. Il nuovo percorso consentirà il collegamento pedonale tra l’edificio Mensa e Centro Studentesco con il Cus e l’edificio collegi universitari e biblioteca Antolini. Il collegamento in progetto - il cui costo previsto è di 56 mila euro - consentirà la fruizione di una zona di pregio del verde della città universitaria, attualmente non utilizzata. Inoltre, è previsto l’inserimento di piazzole di sosta in zone ombreggiate da arredare con tavoli e sedute. Il tutto per creare le condizioni ottimale di un percorso anche per il jogging, le camminatte ma anche momenti di studio e relex. Si tratta di un primo passo verso la riqualificazione degli spazi e del primo tratto di un collegamento pedonale e ciclabile cjhe potrà, in seguito, estendersi fino a realizzare un attraveramento lungo tutta la direttrice est-ovest.

riera ha la fortuna (o la sfortuna) di analizzare con ferocia diverse epoche storiche che si sono inevitabilmente contraddistinte per modalità differenti, come è ovvio che sia, nell’approccio alla storia, alla cultura e alla fruizione stessa dei film». Cosa distingue il cinema d’oggi da quello di ieri? «Il rapporto con il pubblico. Non è tanto un problema di sceneggiature, registi, attori. Come ieri, ci sono quelli validi e quelli meno validi. È la predisposizione del pubblico di oggi. La gente al cinema ormai si annoia, paradossalmente, anche con storie leggere. Un po’ come capitava con il teatro vent’anni fa. La commedia ridanciana è l’unico “analgesico” ad un periodo desolante come quello che stiamo vivendo. È auspicabile una distensione dei rapporti tra il cinema e i suoi spettatori, ma non credo possa essere attuabile adesso». Cosa rappresenta un regista come Wilder nella storia del cinema americano? «Billy Wilder era un uomo di cinema di rara grandezza: sceneggiatore di ferro, autore di battute memorabili, si è fatto interprete del “tempo” in maniera infallibile. È stato uno dei pochi registi della Hollywood classica a lavorare sul corpo, le sue trasformazioni e le sue connessioni con la psiche, in maniera continua e totalmente libera. Ha diretto pellicole che hanno definito alcuni generi in maniera insindacabile: il legal thriller, con “Testimone d’Accusa”; la commedia romantica, con “Sabrina”; la comicità slapstick di “A qualcuno piace caldo”, o l’intrinseco fattore paranoico presente nello splendido “L’appartamento”. E non sono che pochi titoli. Aveva il privilegio di osservare l’universo statunitense dalla sua condizione di immigrato, con una classe, uno humour che non andava mai perduto, nemmeno nei contesti narrativamente più drammatici». U i


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