Scena 78 - 4° trimestre 2014

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è tempo di leggere.

LIBRI & TEATRO DI DANIELA ARIANO

U NA CENERENTOLA ALLA FIERA Piccola indagine sull’editoria teatrale in Italia al tempo della crisi

L’8 Dicembre si è chiusa a Roma la tredicesima edizione della Fiera Nazionale della piccola e media editoria Più liBRi, Più liBERi organizzata dall’Associazione Italiana Editori (AIE). Da tredici anni a questa parte la fiera, che si svolge per quattro giorni all’interno del Palazzo dei Congressi all’Eur, è un’occasione importante per conoscere o approfondire l’attività di numerose case editrici provenienti da tutta Italia e non solo, visto che tra gli espositori presenti ci sono editori tedeschi, olandesi e svizzeri. Anche quest’anno - come molti anni a questa parte - ho intrapreso la mia lunga passeggiata per i corridoi della fiera, curiosando qua e là tra le nuove proposte – a volte davvero coraggiose – lanciate da molti giovani editori, e ho approfittato dell’occasione non solo per salutare qualche amico, ma anche per avviare una piccola indagine sullo stato dell’editoria teatrale in questo periodo di crisi. Benché la parola editoria teatrale possa sembrare una contraddizione in termini in quanto la scrittura scenica è una scrittura destinata unicamente ad approdare in teatro per essere ascoltata e osservata, tuttavia già nel Rinascimento poco dopo l’invenzione della stampa a caratteri mobili - la divulgazione dei testi di drammaturgia contemporanea si serviva della carta stampata. Scorrendo velocemente il tempo e la storia, ci si rende conto come – nonostante le difficoltà legate alla lettura di uno scritto riservato al teatro – l’editoria ha sempre avuto un ruolo fondamentale nella diffusione di quei testi che nascono copioni eternamente in fieri ma che, appena stampati, si trasformano in statiche pagine di libro. Il teatro dell’età moderna costituisce quello che oggi chiamiamo repertorio classico, ma anche gli ultimi grandi drammaturghi del ‘900 come Pinter o Mamet trovano il loro posto – sempre più ristretto – negli scaffali delle librerie. E la scrittura scenica contemporanea - quella del XXi secolo per intenderci - che fine ha fatto? Riesce a trovare un posto nell’odierno mercato editoriale? Non tenendo conto delle case editrici più grandi e conosciute che pubblicano quasi esclusivamente testi di autori classici,

tralasciando quelle che stampano esclusivamente manuali e quelle pochissime – la UBU Libri e la Titivillus per citare le più importanti – specializzate nel settore, mi interessava verificare quanto la scrittura drammaturgica fosse presente nella produzione di quei medi e piccoli editori meno imponenti ma altrettanto validi per impegno e serietà quanto le case editrici più famose. Il primo impatto è stato desolante. A parte pochissimi banchi che esponevano al massimo uno o due titoli, per il resto l’editoria teatrale pareva aver fatto la fine di Cenerentola: era fuggita senza lasciare neanche una scarpina. Così mi sono messa sulle sue tracce e ho condotto una ricerca tramite Internet scoprendo che, al di là dell’apparenza, molte case editrici presenti alla fiera possiedono nei loro cataloghi una collana dedicata al teatro contemporaneo, anche se la maggior parte di esse si è guardata bene dall’esporla. Il perché è facilmente immaginabile, ma ho preferito farmelo raccontare dai diretti interessati. Ho iniziato con le case editrici più consolidate, come la Edilazio e la Giulio Perrone Editore. La Edilazio, specializzata in pubblicazioni di carattere storico, artistico e culturale riguardanti Roma e il Lazio, da qualche anno ha inaugurato la casa editrice Edilet indirizzata al settore prettamente letterario che, oltre alle collane di narrativa, poesia e saggistica, possiede la collana “Elsinore” dedicata al teatro e alla poesia di ricerca. È proprio al direttore editoriale della Edilet, Marco onofrio, che ho posto le prime domande circa il mercato dell’editoria teatrale in Italia, e la risposta non è stata incoraggiante. La crisi economica che attanaglia il nostro paese è arrivata a condizionare negativamente anche il mercato editoriale: da venti titoli che la casa editrice pubblicava ogni anno, nel 2014 è scesa a quattro. Il teatro poi non ha proprio mercato: si vende solo durante gli spettacoli, ma pure in questo caso è complicato perché oltre al costo del libro bisogna sommare quello del biglietto. Anche altre realtà editoriali come le Edizioni dell’Asino di stampo associazionistico o come Navarra Editore, casa edi-

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