Twissst Issue #3 IT Edition

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Manuel Alves Photo : Artur Cabral @ The New Vega Studio





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IS IT NEW YORK THE NEW PARIS? 10


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Rodarte SS13


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Intervista a

Manuel Alves

alves /gonรงalves Domande di: Norberto Lopes Cabaรงo Fotografia: Artur Cabral Traduzione: Francesco Marangon

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manuel alves Nome: Manuel Alves Nacionalità: Portoghese Professione: Designer di Moda Marca: Alves/Gonçalves Target Cliente: “clientela con alto potere acquisitivo” Non esco di casa senza: “senza un buon profumo” Cosa le provoca un sorriso: “i miei cani” Non sopporto: “i locali dove non si può fumare” Una città: “Lisbona” Website: http://www.alvesgoncalves.com Collaborazioni: Disegno dei costumi del fim “Tráfico” di João Botelho Disegno dei costumi delle opere teatrali “Os Gigantes da Montanha” e “Raízes Rurais, Paixões urbanas”, con scenografia di Ricardo Pais Disegno dei costumi per il balletto “Chansons de Femmes, Compagnia di Danza Paulo Ribeiro, scenografia de Giorgio Corsetti. Disegno uniformi corporative per la Fondazione Calouste Gulbenkian e le aziende TAP, Vodafone, Galp, catena alberghiera Altis.

Riconoscimenti: Globo de Ouro “Personalidade de Moda 1998” Nominato al trofeo “Nova Gente” come miglior disegnatore di moda Premio Look Elite come miglior collezione 2009 Eletto “Homens Fora de Série 2009” dal Jornal Económico. 21


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nvitiamo manuel alves a una nuova sfida:

Essere la copertina dell’edizione di Maggio e farsi conoscere maggiormente con una conversazione rilassata sull’uomo, sul disegnatore più mediaticamente conosciuto del duo Alves/Gonçalves. Seppure con una agenda repleta, Manuel Alves ha trovato uno spazio per noi; sono le 14.30, arriva al “The New Vega Studio” fedele alla sua immagine: blazer Alves/Gonçalves, T-shirt bianca e i suoi inseparabili Diesel Viker, gli stessi che quando non sono disponibili nel mercato… una semplice telefonata fa si che lo siano in poche ore!

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Questo era il Manuel Alves che volevamo intervistare in TWISSST, l’unico, il purista, clean, effortless, genuinamente contemporano e chic! Giacché molto di questa immagine si trasferisce alle collezioni di ogni stagione, comprendere la Alves/Gonçales è conoscere la persona che sta dietro a parte di quel resultato. Potremmo parlare di Moda per ore, ascoltare parte della storia della moda per bocca di un ambasciatore del design portoghese e tutto ciò.. è una esperienza senza prezzo!

1 - Manuel Alves; disegnatore di Moda, si nasce? “Non saprei dire con certezza. So che sono nato in una zona in cui nulla avrebbe suggerito il mio interesse per la Moda, sono trasmontano, di Montalegre (Tras-Os-Montes è una zona rurale e interna ha indicato il cammino da seguire quindi, per certi aspetti, credo nel destino” 2 - Quando seppe con certezza che la Moda sarebbe stato il suo futuro professionale? “Sono sempre stato molto curioso riguardo ai colori, i modelli o i tessuti e già dai 14 anni sceglievo personalmente i miei vestiti, ero molto accurato in questo; anche se il contesto non era dei più propizi per arrivare a una presa di coscienza effetiva, è come se vi fosse qualcosa di cristallizzato in me in attesa d’essere rivelato. Fu ai 23-24 anni quando mi lanciai al sistema, quando decisi di far parte dell’industria della moda”. “Completamente! mi considero un autodidatta, in quel periodo non esistevano scuole e dovetti sviluppare le mie attitudini autonomamente per poter profesionalizzarmi; possedevo un’idea circa la struttura di un vestito e della sua volumetria; sentivo che sapevo ciò che volevo ma non ero in grado di dominare il processo per arrivare ad esso. Quando iniziai a lavorare in Moda, quando aprii il primo negozio a Oporto, nel 1978, iniziai a laottenere ciò che avevo in mente. Ho sempre avuto al capacità d’intendere un corpo e di come coprirlo con un vestito, di sapere come tagliare una manica, come realizzare una cucitura e quali possibilità un tessuto può dare rispetto ad un altro… infatti, ancor’oggi, diariamente lo continuo a fare; nell’atelier giro attorno ai manichini, ai busti, cercando soluzioni strutturali riguardo alla caduta dei capi sul corpo. 4 - Cosa la spinse a creare Alves/Gonçalves? “Il trasloco da Oporto a Lisbona. Anche se Cúmplice era stata accolta in maniera molto positiva, Oporto in quel momento, non riuniva le condizioni necessarie per poter evolvere come disegnatore. Lisbona era il sogno e la materializzazione di un nuovo progetto; la Alves/Gonçalves” mamente divertente ed eravamo completamente slegati dal sistema, l’informazione di moda era pressocchè nulla e solo ci giungeva attraverso canali indiretti come il cinema o la musica. Fu una decade di fermento culturale, di nuove estetiche che impulsavano le nostre creazioni di disegnatori di moda. Esisteva un pubblico, una nicchia di mercato direi, che comprendeva appieno ciò che creavavamo; erano buoni ricettori e ottimi clienti, capaci di acquistare qualcosa d’incomprensibile ai più; non si vendeva molto onestamente però si vendeva a clienti concreti che usavano i vestiti per puro piacere, mentre oggi…. è per ragioni completamente diversa”. 23


“Esiste un processo che J.M.G sviluppa con grande piacere nel prêt-a-porter; pensare, capi e al tracing dei modelli. Esiste tra di noi un dialogo critico profondo, dalla concezione delle collezioni alla selezione dei tessuti e in general, in processo.Esiste un obiettivo comune e facciamo di tutto per rispettarlo; sappiamo perfettamente che in essenza di uno ci sarà l’altro a tal punto che potremmo quasi intercambiarci i ruoli”. catalizzatore variabile in ogni collezione? “È giusto ciò che ci muove; segnali che la società ci va trasmettendo, ossessioni del cinema. La somma di questi interessi crea uno stereotipo estetico, il più delle volte incosciente, che parte dal discorso interrotto con la precedente collezione; una marca deve sempre esprimere una coerenza concettuale anche quando ci si svincola da una colleziil brand”.

“Prima realizziamo uno schizzo pensando già al tipo di tessuto con le potenzialità di cui abbiamo bisogno e quindi passiamo alla ricerca del tessuto perfetto per quel capo. Contiamo con fornitori capaci di offrirci un amplio spettro di possibilità, a volte però capita che non si riesca a trovare il tessuto con le caratteristiche esatte che cerchiamo; in quel caso optiamo per il tessuto che meglio si adatta al capo in concreto, sempre esigendo rigore e assoluta qualità. 9 - Più che una linea prêt-a-porter, A/G sviluppa una collezione con appunti cou“É effettivamente così, e non ho nessun inconveniente nell’affermare che il provincialismo del nostro paese fa si che non si abbia il riconoscimento adeguato. Oggi il sistema moda non permette discorsi non associati al capitale, l’industria è potentissima ed è vitale l’associazione con grandi capitali per poter impulsare una marca. Storicamente in Portogallo non vi sono stati questi processi imprenditoriali e continuano a mancare”.

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bisogna essere buoni dentro .

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“No…la couture presuppone un consumatore con alto potere acquisitivo, un consumatore cosviaggiavano a Parigi e commissionavano il proprio guardaroba in YSL o Lanvin rimanendo nella città circa due mesi per le varie prove e ritornando a casa con l’intero guardaroba per la prossima stagione.L’Alta moda è diventata eccessivamente cara, è una dinamica che quasi oltrepassa la realtà per installarsi nell’ambito del sogno; da qualsiasi punto di vista si analizzi - confezione, materiali, arti applicate, è praticare l’impraticabile. Il mondo è cambiato radicalmente, oggi è molto più pratico e questo è l’antipode dell’Alta moda; sebbene continui a fornire soluzioni, le stesse sono richieste da un gruppo estremamente ridotto di persone…. E comunque è un’idea che mi affascina profondamente. enne, le mani percorrono i tessuti con una lievità e una grazia che non si vede nel prêt-a-porter”. numero enorme di buoni disegnatori fuori, e per poter competere con loro, dobbiamo possedere un background ugualmente rilevante in Portogallo da usare come biglietto di presentazione.

“Si, il presente e il futuro devono tenere in considerazione questo aspetto. Bisogna essere pronti a un nuovo tipo di moda, non solo nella confezione ma anche e soprattutto nella commercializzazione, uno dei fattori più rilevanti nell’industria di moda attuale.

“È proprio così, l’ideale sarebbe che la gestione imprenditoriale sia separata dalla creazione artistica ma che lavorino all’unisono; la gestione dovrebbe sapere sempre ciò che il disegnatore fa, dovrebbe esserci sempre una comunicazione piena visto che è attraverso l’amministrazione ed il marketing che si creano i canali di vendita e le direttrici finanziarie che vertebrano una marca sana. Da un punto di vista gestionale avrò sicuramente fatto qualche bestialità perché non avevo una anche se comporta senza dubbio alcuni dispiaceri.Non mi piace avere degli amministratori at-

dalla creazione di A/G, che il dialogo continui? “Penso che centri la relazione con il pubblico e con i nostri clienti che sono molto fedeli ed ora pure costante e ciò favorisce il dialogo tra di noi, alla ricerca di soluzioni per questa clientela. Tutto ciò è molto salutare perché ormai le persone hanno grandi conoscenze della materia; per esempio, ho profondo rispetto della critica costruttiva. Sia a me che a Juan Manuel (Gonçalves,

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“È una donna non esibizionista, altera, formale e femminile. Il corpo è l’interprete fondamentale del capo senza essere visibile, non deve essere volgare; i vestiti lo abbracciano con una semplicità apparente anche se poi esiste una quantità importante di sfumature che dissipano questa supposta semplicità. Vi è un insieme di sovrapposizioni in vari materiali, aperture che lasAssimetrie che promuovono il movimento, corto sul davanti, lungo dietro, georgette nella parte posteriore, seta crèpe in quella anteriore. È una donna altera, formale e molto femminile, vista da una prospettiva platonica”. “Molto femminile, urbana, cosmopolita; abbiamo gonne da ballo con molto volume, lunghe, con uno stile leggermente anni ’50 ma con un processo di costruzione differente, casacche pesanti in lana e cachemire arricchite in bordati. Lavoriamo la dualità a livello di materiali, opaco/brillante, pesante/leggero; abbiamo ottenuto una dolcezza nei pantaloni che si trasformano poi in forme leggeremente maschili; un dialogo continuo perché la donna è composta di molte individualità che richiedono di diverse risposte”.

“Mi piace molto l’abbigliamento maschile, è qualcosa su cui sto pensando da tempo e si tratta di una decisione che solo attende il momento in cui mi dica a me stesso…è arrivata l’ora! Dal punto di vista dell’abbigliamento maschile il mercato è molto interessante in questo momento e ogni stilista ha una visione e un cliente “tipo” per cui lavora; mi piacerebbe che i clienti che comprano un capo Alves/Gonçalves lo facciano perché ne sentano la necessità, che piaccia e che ripetano per molto tempo. qualcosa di semplice e di eccellente qualità e di taglio contemporaneo, per esempio una camicia bianca in cotone egiziano o una maglietta basica di cotone d’ottima qualità … senza accessori.

allontanarmi da Lisbona e vivere qualche mese a New York; mi affascina la città e la semplicità degli americani nell’affrontare determinate situazioni, così easy. Non mi piacerebbe vivere lì per sempre ma credo che sarebbe un’esperienza interessante. C’è poi un progetto relazionato con la moda maschile… ma in questo momento non posso rivelare nulla più…”

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Intervistiamo Artur Cabral, il fotógrafo umanista, come lo chiamiamo nella redazione di TWISSST, per il lavoro intimista che realizza nel continente africano. Però, è più che questo; innamorato del ritratto e un maestro nel trattamento del colore, Artur Cabral ci svela il suo lato più intraprendente attraverso del suo più recente progetto, il “The New Vega Studio” a Lisbona, uno spazio funzionale e multidisciplinare che inauguriamo con la realizzaione della copertina di questa edizione, con il consacrato stilista di moda, Manuel Alves.Artur Cabral, il fotografo precedentemente archiettio, ha molto da raccontarci…

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Immagine per gentile concessione di leica

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ARTUR Intervista con

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Domande : Norberto Lopes Cabaรงo Traduzione: Francesco Marangon 33


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ntervistiamo Artur Cabral, il fotógrafo umanista, come lo chiamiamo nella redazione di TWISSST, per il lavoro intimista che realizza nel continente africano. Però, è più che questo; innamorato del ritratto e un maestro nel trattamento del colore, Artur Cabral ci svela il suo lato più intraprendente attraverso del suo più recente progetto, il “The New Vega Studio” a Lisbona, uno spazio funzionale e multidisciplinare che inauguriamo con la realizzaione della copertina di questa edizione, con il consacrato stilista di moda, Manuel Alves.

Nome : Artur Cabral Nazionalità: portoghese Professione: Fotografo e Architetto Marca: ARTURCABRAL PHOTOGRAFHER Tipo di clientela: “Di generi differenti; Editoriali di Moda, Backstage, Books Fotografici, Esposizioni, Festival di musica….. tra gli altri” Non esco di casa senza: “il cellulare” Esboça um sorriso com: “ Quello che non sopporto: “il fumo del tabacco” Una città: “Lisbona” Un libro: “uhm..non leggo molto sinceramente” Un film: “Cidade de Deus” Un disco: “Ten, di Pearl Jam” 35


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Artur Cabral è già un volto noto ai lettori di TWISSST, sua è stata infatti la copertina del numero zero di TWISSST. In questa occasione torniamo a contare con il talento di questo fotografo portoghese, non solo per realizzare la copertina con il disegnatore Manuel Alves, vamo conoscere il suo nuovo progetto, già in marcia: il The new VEGA studio, e la ragione per cui l’Africa è un elemento ricorrente nel suo lavoro e l’essenzialità, uno dei suoi pilastri. Questi erano i due punti che volevamo approfondire; quello che abbiamo appurato è stato molto di più: un tratto umanista e una purezza singolare nel lavoro di Artur Cabral - ci sbilanciamo a di Artur Cabral risulta una sintesi perfetta di emozioni; per ottenere quel tocco di essenzialità che giusta proporzione, è solamente possibile per chi ha l’Africa… nel cuore! 36


1.Quando nacque l’interesse per la fotografia?

era ormai una vera passione”. 2.Qual è il genere in cui ti senti più a proprio agio? “Il ritratto. È strano perché mi considero una persona riservata, timida, diciamo che non mi sento estremamente a mi agio nel fermare uno sconosciuto per fotografarlo; nonostante tutto, sono le persone e il ritratto in particolare che mi interessa maggiormente. È una lotta interna il cui risultato

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3. Parlaci dell’Architettura. “Fu realmente una passione, non tanto da volerlo essere fin da piccolo; allora il mio sogno in generale, ma da un punto di vista pratico; il mio interesse per la contemplazione artistica diciamo che non era rilevante. Quando feci gli esami d’accesso all’Università il risultato mi dava un’ampia possibilità di scelta, fondamentalmente l’unica area meno raccomandata erano le arti …e l’architettura era un’area che mi sarebbe servita per dimostrare a me stesso che se si desidera realmente qualcosa, con impegno e dedicazione, si sarebbe riuscito ad ottenerla. L’architettura m’attraeva perla -

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‘‘“La fotografia è immortalare un momento; possiede una capacità unica in questo senso.’’

4. Parlaci della Fotografia tico; il mio interesse era riuscire a captare le espressioni o gli attimi precisi che riuscissero a esprimere Moda. Fu, realmente, l’inizio di tutto…” 5.Tre qualità imprescindibili di un fotografo? poter vivere di questa professione oggi, è indispensabile intavolare buone relazioni e riuscire a trovare il proprio spazio per divulgare il proprio lavoro. Essere un fotografo straordinario ma essere nel contempo inaccessibile è quasi un’assurdità, la promozione e la diffusione è realizzata dal pubblico e dalla sua reazione con un determinato lavoro”. 39


6.E in un fotografo di moda? congiunto di un intero equipe di lavoro…truccatori, parrucchieri, stilismo, produzione; ragion per cui una buona sinergia è fone quindi non esiste la possibilità d’errore. Solo quando è chiaro nere la luce più opportuna e si riesce a captare quella determiE per ultimo, la sensibilità per il dettaglio; in questo ambito è un fattore condizionante e discriminante. Quest’ultima caratteristica s’intreccia con l’anteriore anche se non sono esattamente la stessa cosa; la selezione delle foto e la maestria dei grandi cui un corpo assume la posizione ottima per uno scatto..ecco la chiave di tutta la sessione”. 7.Lavori molto con il mondo della Moda, per varie edizioni hai fatto parte del guppo di fotografi invitati da ModaLisboa per ritrarre, ognuno con la propria filosofia, l’evento.Qual è la situazione della fotografia di Moda attualmente? trare e farsi spazio. A me stesso piacerebbe poter realizzare un maggior numero di lavori in questo settore ma sono convinto pure che la continuità e un curriculum sempre maggiore aiutino a aprire porte anche nel mondo della moda”. 8.Come descriveresti il lavoro di Artur Cabral Fotografia e in che cosa può risentire dell’influenza dell’architettura? “Uscii dall’università formattato per una visione molto minimalista il mio lavoro sicuramente perché ne condivido l’estetica. Includ’approccio e il mio è tendenzialmente clean seppur sempre che per me è l’essenza stessa del mio lavoro, potrebbe essere 9.La fotografia in Portogallo formazione e educazione una realtà o un mito?

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costituisce solo una base, il resto è frutto dell’intuizione. In questo campo raramente qualcosa è errato, la sperimentazione ha storia ma senza dubbio è un processo che invita alla scoperta”.


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10.Africa è... “L’Africa rappresenta le mie radici, mio padre nacque in Angola e mia madre in Mozambico; forse questa è la ragione per cui vado spesso; è qualcosa d’innato, quasi non pensato. E poi, la fovana, la gente del posto, luoghi turistici o che soltanto i locali conoscono, conoscere l’Africa vera 11.L’importanza del colore... colori fossero più puri e intensi. L’Africa è colore è questa purezza, i colori dei vestiti, l’azzurro del cielo, le albe e i tramonti, i colori della fauna e delpletamente la mia attenzione”. Ho visto reportage fotografici sull’Africa in bianco e nero davvero foto d’Africa senza colore..” 12.Un punto di riferimento nella fotografia di moda a livello nazionale ed internazionale? “A livello nazionale considero che André Brito sia stato uno dei nomi più rilevanti per molto tempo e Frederico Martins mi sembra il nome più in voga ma come fotografo in generale. Ti confesso comunque che imbattermi in un servizio fotografico senza sapere chi sia l’autore, è per me davvero stimolante e mi permette continuare a che prima o poi, impegno e dedicazione, portano al raggiungimento del resultato”. 13.Cosa apprezzi maggiormente nel tuo settore? e meno? “Riuscire a racchiudere in un ritratto qualcosa della persona fotografata, riuscire a trasmettere un’emozione che parli di lei; questo è il maggior non mi riferisco alla massificazione in sé quanto piuttosto alla falsa idea della facilità del lavoro del fotografo. Secondo me, il lavoro di un fotografo

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14.Nikon o Canon? più difusa tra il mio nucleo di relazioni, decisi d’optare per quest’ultima..era molto più facile lavorare. 15.Perché un fotografo ha più importanza di un altro? Cosa lo fa più conosciuto e popolare? “Sono varie le ragioni, ma conoscere la persona giusta al momento giusto aiuta senza dubbio in determinati ambienti; poi il talento ha tanto da dire e pure la fortuna ha la sua parte, soprattutto nel far coincidere la specializzazione di un determinato fotografo con la moda del momento a livello internazionale.’’

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16. Un errore da principiante? una foto di qualità; rapidamente ti rendi conto che un buon fotografo è capace di ottenerla anche dalle macchine “peggiori” “. 17 .Qualche consiglio per i principianti del futuro? “Fotografare molto senza pretendere di fotografare tutto.... cercare un’area in cui meglio ci si senta e centrare in essa tutta la propria attenzione ed energia”.

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18Progetti futuri che possa condividere con noi.... in attesa di alcune risposte al riguardo .. e poi vorrei continuare a esplorare l’area del ritratto, nuove forme d’illuminazione e di sperimentazione; il ritratto è una dell’espressioni della fotogra19Ci troviamo nel “The New Vega Studio”, uno studio di gestione condiviso appena inaugurato .... Com’è nato e che si può ottenere da questo nuovo spazio? avere uno spazio simile mentre una direzione condivisa permette abbracciare progetti professionali che altrimenti sarebbe molto complicato realizzare. Questo studio esisteva già anteriormente ma noi abbiamo deciso darle un tocco più contemporaneo, farlo più consono alla nostra visione e renderlo più polivamente e redditizio. Abnegra” con pareti e tetto neri e con luce più ridotta e poi una amplia area sociale e di trucco. sia nessun inconveniente”.

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I LOVE TWISSST INAUGURIAMO SEZIONE! TWISSST non sarebbe quello che è senza ognuno dei suoi lettori, amici e followers. Ne siamo perfettamente consapevoli. È arrivato il momento di contraccambiare, vogliamo dare visibilità a quanti permettono che TWISSST si faccia, ogni giorno, un poco più rilevante e conosciuta. Questo spazio è per i nostri lettori, per ciuascuno di voi! Vuoi essere parte integrante della sezione e ti stai chiedendo come, vero? È semplicissimo! Prendi il tuo cellulare e inviaci una foto originale con la frase I LOVE TWISSST all’indirizzo di posta elettronica HELLO@TWISSST.COM con il tuo nome, la tua cittá e la tua occupazione …ed è fatta! La sezione è totalmente libera e “amateur”, quanto più creativi, meglio. In questa occasione abbiamo lanciato l’idea a un gruppo di amici… e il risultato… eccolo qui Per il prossimo numero… contiamo con te!

TWISSST

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YOU!


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Miss

KRร LA Texto: Noberto Lopes Cabaรงo

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A breath of fresh air from Poland...to Peru!

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fashion designer katarzynakrolak.com 61


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Okakuejo, Etosha, National Park Photo: Artur Cabral

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Moooi

Milan =

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Salone del

Mobile 2013 Testo: Ewa Wilkos Traduzione: Giulia Chiaravallotti

= Design


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urante una frenetica settimana di metà Aprile, Milano diventa l’epicentro della creatività nell’interior design. Il fermento attorno al Salone del Mobile, la Fiera d’arredamento più importante del mondo, supera l’attenzione dedicata a una qualsiasi delle prestigiose edizioni delle sue fashion week.

È il LUOGO dove ogni designer e amanti del disegno devono 66

stare, il luogo che inspira e che traccia le mode future. Eccovi alcuni punti salienti dell’edizione di quest’anno.

“Chi ha occhio, trova quel che cerca anche a occhi chiusi”,

recitava una frase di Italo Cavino riprodotta sul muro interno del Temporary Museum for New Design. Era senza dubbio un messaggio appropriato, diretto a migliaia di compratori e visitanti che arrivarono in città per ammirare


Vitra Missoni home

Moooi le ultime proposte tanto dei mostri sacri come delle nuove leve del design. Oltre al evento principale, svoltosi negli spazi della Fiera, a Rho, ci sono stati migliaia di eventi paralleli in praticamente ogni parte della metropoli lombarda, dagli immacolati showroom di Brera alle vibranti strade dell’Area Tortona. Alcune delle esibizioni, come la nuova collezione Knoll disegnata da Rem Koolhaas ed esposta nello Spazio Prada, hanno attirato

l’interesse ben prima che cominciasse, mentre altre hanno giocato sapientemente sull’effetto sorpresa. Tale è stato il caso dell’happening organizzato dalla marca olandese Moooi “The Unexpected Welcome” che offriva agli assistenti una esperienza totale dell’universo Moooi; il cofondatore e direttore artistico Marcel Wanders ha invitato alcuni ridisegnassero per l’occasione le loro pièces dell’epoca. 67


The Wood Ceramic Furniture

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’amplio show-room in Via Savona è stato diviso in diversi “soggiorni” ognuno con un prodotto iconico come, tra gli altri, i lampadari “Set up Shade”di Wander, i divan “Cloud”, le sedie “5 O’Clock” di Nika Zupanc e “Paper Collection” di Studio Job.

tensione e sorprendente armonia.

“Here to create an environment of love, live with passion and make our most exciting dreams come true”; frase di Wanders reassume

Ricco di dettagli eccentrici, abbiamo visto esempi di imbalsamazioni e mobili a forma di animale del gruppo svedese di design Front accanto ai divertenti lampadari “Bucket” di Studio Job. Quest’ultimo è un rinomato duo di designer olandesi salito alla ribalta per la loro ironica rilettura del modernismo, della tradizione e degli oggetti d’uso comune.

perfettamente l’obiettivo della mostra - creare uno spazio sommamente personale per clienti esclusivi. Per ottenerlo, Moooi “bellissimo”) sceglie di combinare vari elementi 68

Con grandi immagini artistiche di Erwin Olaf sullo sfondo e colorati manichini di Hans Boodt preparati nel corso dell’esposizione, lo spazio da l’illusione d’essere abitato da personaggi reali.

Si oppongono strenuamente all’arredamento di massa e di bassa qualità disegnando pezzi unici per musei, gallerie e collezionisti privati.


Per lo show Moooi hanno presentato la serie “Altdeutsche” inspirata nei tradizionali mobili dipinti a mano, rivisitandoli con una decorazione “cartoon”. A metà cammino tra una presentazione e una performance, “The Unexpected Welcome” può essere considerato un perfetto e postmoderno nido d’amore, in cui stili e gusti differenti si completano l’un l’altro; agli antipodi della noia e limitazioni proprie delle soluzioni di massa stile Ikea. Quest’anno si è assistito a un viaggio dall’opulenza neo-barocca a uno stile per così dire rustico, primario e contemporaneamente, primitivo. Energici disegnatori come Olivia de Jong (Goats on Furniture), Elia Maurizi e Francesco Pepa (Teste di Legno) e Fabio Targhino hanno combinato legno con pelle, metalli, plastica e pietre per creare sgabelli, panche, armadi e scaffali. Il legno emerge come materiale chiave e fonte d’ispirazione anche per marche italiane come Cassina e Living Divani che ha presentato delle librerie realizzate con pezzi di legno. La qualità eco-friendly del legno lo rende perfetto per un design ecosostenibile e non convenzionale. Dato che al giorno d’oggi l’idea di mobili ‘di seconda mano’ fatti di scatole di cartone riciclato non sorprende, la marca italiana Riva 1920 ha cercato di portare ad un livello superiore il concetto di eco design; la loro consolle “Venice” è realizzata con vetro e pali di quercia estratti dalla Laguna veneta e tenuti assieme solo da materiali naturali. La mode eco-compatibile è stata presente pure al Salone Satellite, un evento parallelo per giovani designers, a volte provenienti da paesi così esotici (da un punto di vista del design) come la Corea o l’Egitto.

Moooi

Moooi 69


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l concept coreano Wooden Forniture Ideun ha presentato mobili e accessori per la casa, incluso orologi creati a partire da legname scartato mentre lo studio egiziano Design for Humanity ha optato per sgabelli imbottiti di Plastex, un tessuto ricavato dai sacchetti di plastica riciclata. Mentre alcuni dei disegni in legno presentati sarebbero più consoni a una casa di campagna, altri facevano riferimento alla eleganza retro degli anni ‘50 e ‘60 con le loro linee pulite e disegni geometrici. Quest’anno due classici disegni di Jean Prouvé - la sedia “Standard” e il tavolo “EM”sono stati reinterpretati da Vitra in una nuova paletta di colori e presentati nell’esposizione.

Slamp

I fan del design futuristico non sono stati delusi dalle ultime proposte nell’illuminazione. Forme astratte, materiali techno, e colori a neon hanno caratterizzato lampadari e candelabri disegnati da architetti. Lasvit, dalla Repubblica Ceca, usa il tradizionale

SDAA- Ana Zaragoza

vetro fatto a mano nella presentazione del nuovo brand Constellation; forme organiche di cristallo fuso sono state create in collaborazione con visionari del calibro di Michael Young, Ross Lovegrove e

Maurizio Galante.

La sezione Euroluce ha ospitato nuovi prodotti della Slamp, come due candelabri disegnati da Zaha Hadid. Un altro esempio, l’”Etoile” di Adriano Rachele che formava allo specchio i movimenti di un tutù da ballerina. Uno schermo con la “Candy Collection Lamps” dello Studio Fuksas ricorda più a un’installazione d’arte contemporanea piuttosto che un show-room. La profonda interconnessione tra arte, design e moda rende estremamente inspirante il dialogo che tra queste discipline si realizza costantemente.

Fuksas Studio - Candy Lamps 70


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ra tutte le marche della Moda che propongono le loro collezioni d’interni, Missoni si staglia per la sua qualità artigianale e i suoi patroni zigzaganti, da sempre il suo marchio di fabbrica.

Quest’anno l’azienda familiare ha compiuto i 60 anni d’attività con una speciale esposizione interattiva “Zigzagging, creata dal duo di artisti Carnovsky. Una serie di colorate proiezioni adornava il pavimento e le pareti dello show-room di Missoni creando nuove luci sul motivo ormai simbolo della marca. Il progetto è stato presentato appena qualche settimana prima della morte di Ottavio Missoni, il co-fondatore della La sua eredità è una prova, già evidente nel Salone, del fatto che il grande design nasce come il prodotto di amore e creatività.

Missoni Showroom 71


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CFM, Maputo Photo: Artur Cabral

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l’ opera sociale di

ARAVENA

LA DEMOCRATIZZAZIONE DELL’ARCHITETTURA Testo :Mauro Parisi

Alejandro Aravena.

Quinta Monroy, Iquique - Chile

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a sempre il lavoro dell’Architetto si è mosso, come se si trattasse di un pendolo, tra la visione “organicistica e sociale” dell’urbanista alla visione puramente artistica, a tratti autoreferenziale, dell’architetto creatore di opere uniche. Due approcci completamente divergenti. Questa volta abbiamo voluto avvicinarci al lavoro e alla personalità di un architetto contemporaneo che, sebbene giovane, sta vedendo riconosciuta in maniera sempre più internazionale, il suo lavoro, la sua analisi e soluzione di alcuni dei più sentiti problemi delle società attuali.

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St. Edward University, Johnson Hall Foto: KL Parll


A L E J A N D R O

A R AV E N A Nato 46 anni fa a Santiago de Chile ha studiato Architettura all’Università Cattolica di Santiago ed è ora professore della stessa, oltre che professore visitante in Harvard. Dal 2009 è membro del giurato del premio Pritzker y membro del Royal Institute of British Architects. La usa “opera” più importante è senza dubbio la sua impresa di architettura, Elemental, o meglio, l’idea sottostante. L’aver costruito attraverso Elemental, più di un migliaio d’appartamenti per i settori più disagiati del Cile e, nello stesso tempo, avere nel suo consiglio d’amministrazione il CEO della COPEC - l’ azienda cilena del petrolio - è una prova della capacità di questo architetto dagli occhi grigi e capelli ispidi alla Wolverine di difendere le sue idee e ottenere gli appoggi necessari per realizzarli. Ammiratore dell’architetto portoghese Souto de Moura e della sensibilità del pure portoghese Alvaro Siza, Aravena ha centrato gran parte della sua attività professionale nel poter garantire una soluzione abitativa dignitosa a quei settori della società incapaci di retorica dell’umanitarismo.

St. Edward University , Esterno Residenza Studenti. Foto: Candy Chan

Come egli stesso riconosce, la sua soluzione architettonica non rappresenta nessuna novità, soprattutto nella realtà latinoamericana, dove già negli anni ‘50 a Cuba o in Venezuela si erano of-

Le case progressive, che Aravena e il suo gruppo Elemental hanno via via costruito in Cile all’interno dei programmi sociali del governo centrale, partono dalla constatazione della necessità di trovare il miglior compromesso possibile tra le esigenze delle popolazioni ed i limitati fondi pubblici che un governo può dedicare ad un progetto concreto e, nello stesso tempo, garantire la “redditività” di queste case nel futuro per i suoi abitanti. 77


«Tutti noi, quando compriamo una casa, speriamo che aumenti il suo valore nel tempo; purtroppo però, nella maggior parte dei casi, le case popolari sembrano piuttosto delle automobili: riducono il suo valore con il tempo». La chiave era, in pratica, dedicare i fondi governativi per la costruzione di quelle parti delle abitazioni che gli assegnatari non avrebbero potuto costruire da se; sostanzialmente la struttura portante, il tetto, la cucina ed i servizi, prevedendo la possibilità che successivamente la casa potesse crescere a seconda delle necessità dei propri abitanti; e tutto ciò garantendo qualità ed eleganza nella progettazione e capacità di rivalutazione nel futuro.

le case popolari non devono concentrarsi nelle periferie delle servizi - di opportunità nell’ottica di Aravena - propria di una città, garantisca lo sviluppo futuro dei suoi abitanti e con esso, degli stessi quartieri.

Dell’architettura dice che «il suo obi quanto risolvere problemi, essendo utile alla società». Queste idee si plasmarono nel più iconico dei progetti realizzati da Elemental; le case della Quinta Monroy di Iquique; in questa città del nord del Cile nel 2003 si costruirono 100 case in una zona del centro città per un gruppo di cittadini che poterono successivamente “personalizzarle” ed espanderle secondo le proprie necessità e che si è trasformato nel simbolo di questo particolare approccio all’architettura sociale. La sua architettura è semplice, lineare, estremamente razionale; infocata nelle necessità che si pretende risolvere più che nell’estetismo artistico; dell’architettura dice che «il suo obiettivo non architetti è l’eccessiva importanza che danno allo shock che in teoria dovrebbero provocare le 78


St. Edwar University, Patio Interno Residenz a Studenti. Foto: Óscar Amos

proprie opere sulla società per cercare di nascondere la loro irrilevanza sociale. Lo stesso Aravena ha vissuto in prima persona questa sensazione quando, al termine dei suoi studi di architettura agli inizi dei ‘90, si trovò incasellato progettando per la classica clientela che richiede il loro aiuto; chalets e case esclusive, bar e negozi all’avanguardia furono i suoi primi progetti che lo portarono, disilluso, a mettere da parte l’architettura e dedicarsi alla gestione di un bar. Dovettero passare alcuni anni prima che, grazie all’Università dove studiò, potesse tornare all’attività di architetto, con l’incarico della costruzione della facoltà di Matematica con cui vinse vari premi e che fu seguita da una delle sue opere più riconosciute: le Torri Siaemesi del Dipartimenti di Investigazione Tecnologica della stessa Università Cattolica di Santiago. 79


Torri Siamesi Foto: Gustavo Manuel

cio proporzionalmente accettabile, ha permesso una costruzione imponente ma al tempo stesso non invasivo con l’ambiente circostante grazie in parte, anche, al basamento rivestito di legno su mento all’esterno che, al creare una camera d’aria ventilata, funziona da isolante termico. Il momento che segna la sua traiettoria professionale, dandole le basi teoriche per lo sviluppo dei suoi progetti urbanistici è stato senza dubbio la sua tappa a Harvard dove conobbe l’architetto libanese Harshim Sarkis che, come lui, cercava una forma di appartare gli ambienti dell’architettura sano solo a loro stessi. È a partire da lì che con la sua recentemente costituito studio - Elemental - si interesserà in progetti sociali, in primis, nel suo paese natale.

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a problemi sociali.Dopo il terribile terremoto e maremoto che nel 2010 ha colpito parte del Cile le sperimentate nella Quinta Monroy, si stanno mettendo in pratica gli studi realizzati sulla convenienza dell’uso di alberi e verde pubblico come barriera contro la forza distruttrice dei tsunami; da lì che si sta ricostruendo la città con numerosi parchi e boschi urbani e con barriere arboree in chiave di dissipatori d’energia in caso di nuovi maremoti. E mentre Elemental continua con sempre maggiori opere di ricostruzione urbana, Aravena si ha confrontato in solitario con nuovi progetti internazionali di natura completamente diversa. La reslimitati e progetti governativi a clienti particolari con aspettative completamente diverse.

to rispettato con una struttura che esternamente, per i mattoncini scelti come rivestimento e per centro della vita comunitaria della residenza. E successivamente è stata la volta di un chalet nella città cinese di nuova costruzione di Ordos e un centro per l’educazione infantile nel campus Vitra, accanto a opere di Gehry e Hadid. Però il suo interesse principale rimane sempre l’intervento sociale; dal 2008 per esempio si sta occupando quanto, piuttosto, sociale.

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THE ROOM by Joey Ho


Un mondo sottosopra: Tra eleganza e surrealismo Testo: Angelica Tinazzi

Metropoli e potenza economica d’oriente, Hong Kong diventa attrazione e intrigo per architetti e designer. L’alta densità della popolazione porta alla costruzione di spazi piccoli, inusuali alle abitudini occidentali. È proprio in questi pochi metri quadrati che l’abilità del decoratore emerge. Cercare di creare innovazione e stile diventa quindi un lavoro minuzioso di scelta di colori e linee.

Nella moderna Cina si scopre un giovane talento: l’architetto taiwanese Joey Ho. Laureato in architettura presso l’Università di Hong Kong e all’ Università Nazionale di Singapore, è stato riconosciuto nel 2008 tra i dieci migliori architetti-designer moderni del paese. Oggi è proprietario di un prestigioso studio di architettura, il “Joey Ho design Limited”, con sede ad Hong Kong, con il quale ha vinto più di 50 premi a livello internazionale

residenziale e istituzionale.

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Tra le sue creazioni nazionali più importanti troviamo: il padiglione di Hong Kong per il World Expo 2010 e l’Arthous cafè di Hangzou.

una migliore qualità di vita.

Sfruttando uno spazio sfavorevole Joey Ho riesce a creare un vero capolavoro: il ristorante “The Room”; in trenta metri quadrati crea un luogo eccentrico e lineare.

l’artista Maurits C. Escher. Classico è invece nella scelta dei colori con una predominanza di bianco, nero e rosso mentre un arredo ricercato e moderno riequilibria le sensazioni.

Ad ospitare questa creazione è l’Olimpian City Center nella penisola di Kowloon, lembo di terra che si affaccia all’isola di Hong Kong offrendo una vista unica alla inconfondibile baia della metropoli cinese e al suo skyline.

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ROBERTA GONZALEZ La grande sconosciuta. Testo: José Manuel Delgado Ortiz Traduzione: Giulia Chiaravallotti

Figlia di una delle personalità maggiormente sottovalutata dell’epoca dorata dell’arte, donna ribelle e differente al modelo imperante della sua generazione, che ricevette i complimenti dei più grandi artista; questa era Roberta. Nasce en Francia, a Parigi nel 1909. Trascorre tutta la sua vita attorniata dalla creatività. Suo padre Julio González, tra una scultura e l’altra, elogia anni realizza con ingegno e facilità; un’arte, la pittura, che non faceva parte delle sue abilità di artista. Da bambina, s’ammalò gravemente verata in un sanatorio per fanciulli. Lì si abituò alla solitudine, infatizzò il suo mondo intimista e la sua timidezza si accentuò; 5 giorni alla settimana nel sanatorio “reclusa” in una stanza e 2 giorni, con suo padre, nello studio delle meraviglie. Questa dualità trasforma Roberta in un’artista con una creatività scatenata cui poter lasciar briglia sciolta dopo giorni di reclusione.

“ Il miglior amico di mio padre era Picasso” 86


Sans Titre

L’

con i suoi 18 anni; entra in un’accademia artistica dove in poco tempo comprende che non esistono migliori maestri che gli amici del suo proprio padre. Gli anni successivi trascorsero essendo l’orgoglio del suo progenitore che in lei vedeva la realizzazione del proprio sogno incompiuto e che l’accompagnava in ogni occasione. Conobbe colui che sarà il suo futuro marito Hans Hartung, icono del informalismo e che si trasformò nel suo nuovo punto di riferimento. Como quelle donne che, sempre tra uomini, danno loro appoggio e sostegno, nonostante le loro qualità possono incluso esse-

re superiori. “Dietro un grande uomo c’è sempre una grande donna”; Roberta, artisticamente, è una di loro. Ma quali sono le sue qualità che la fanno così grande rispetto ai suoi uomini? Forse quella classe di sensibilità normalmente preclusa più tenera età, ebbe la responsabilità di due uomini sicuramente geniali ma anche complicati cui Roberta dava tutto il suo sostegno e conforto appoggiandosi in una personalità forte e positiva plasmata da esperienze di vita e dalla religione. Una donna tutto d’un pezzo si direbbe, in dubbio.


L

a sua opera è, nello stesso momento, per- terza e ultima fase. Sono già gli anni ’60; sono già trascorsi quasi 20 anni dalla morte di suo padre, appoggiare il padre e il marito più che la sua una perdita che implicò pure una maturazione propria produzione. Roberta, tra l’altro, si dedi- artistica basata sul simbolismo, seppur non rincò alla música; sfaccettatura questa, cui suo - lle sue precedenti fasi. Trova uno spazio illusorio dola a lezioni di violino; la musica riveste un ruolo fondamentale nella sua opera. Possiamo dividere la sua produzione in tre tap- nabile da suo padre che usaba il metallo como pe: nella prima rivestono grande importanza i supporto ed elemento creativo. Crea un univer- so poetico unico che si nutre della sua esperienmo contenuto, un esempio è “Senza Titolo” del za personale, dell’esperienza dei suoi familiari e 1952. La seconda tappa vede la produzione di Hans Hartung, il suo ormai ex-marito. di un gran numero di disegni di uccelli, condividendo molto probabilmente con il suo amico Brancusi, l’ammirazione verso questi animali. diretto, raggiungendo una spontaneità propria in cui il suo stile pittorico evolve a livelli di purezza che saranno l’elemento caratterizzante della

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U

n artista si deve ai suoi punti di riferimento, ai suoi mentori però l’evoluzione al proprio stile è un percorso personale. Questo stile può avvicinarsi o allontanarsi dalle proprie radici creative però sarà sempre unos stile unico visto che ciascuno “impugna il pennello” nella propria, assolutamente personale, maniera. Roberta apprese tutto ciò, ebbe la volontà di realizzare un camino personale senza per questo voler emergere, senza l’emergenza di della sua vita intese che era autoi colori vivaci e il msisticismo per rompere schemi che lei stessa aveva costruito. Nacque attorniata dalla modernità, in una famiglia totalmente votata all’arte, in cui la tolleranza, le idee progressiste sulle rivendicazioni femministe erano di casa; ciò nonostante dedicò la sua vita a esaltare e proteggere l’opera di suo padre e del suo compagno, promuovendone il loro lavoro piuttosto che il suo proprio. Lo fece per amore o forse per quel senso di dovere naturale che alcuni sentono dalla nascita e cui obbediscono nel trascorso della propria vita. Probabilmente tale ansia del dovere, della responsabilità familiare la portò ad essere attualmente quasi sconosciuta e dimenticata, conosciuta soltanto in occasione di esposizioni temporanee sull’opera del suo progenitore.Picasso commentò una volta: <<Come disegna bene questa bambina; quasi stato questo l’unico complimento indirizzatole da una persona non appartenente alla sua famiglia? Non sappiamo la risposta però tendo a credere che effettivamente così fu e, tra l’altro, è stato un ricogrande artista.

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È Pra Poncha: design, divertimento, esclusività Colori e forme della notte di Oporto Testo: Angelica Tinazzi

Il mondo della notte è sempre alla ricerca di divertimenti unici in ogni città. Colore ed esclusività notturna si trovano ai Situato nella zona di più esclusiva mondanità

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C internamente una caverna multicolore. forme naturali delle rocce. Si tratta di un di poter modellare lo spazio in funzione

ripostiglio.

della serata sono stateinstallate luci a

DENTRO É PRA PONCHA CI SI INABISSA IN MONDO PARALLELO ALLA NATURALEZZA DELLA TERRA. UN CONNUBIO DI IMMAGINAZIONE E REALTÀ.

diventa così giovane ed unica nel suo visitatori e animando il divertimento. Il design è moderno e all’avanguardia. Attraverso uno studio attento si cerca di reinterpretare il mondo naurale ed oscuro delle caverne. Una riproduzione fedele delle forme naturali contrasta con l’uso di materiali industriali e moderni. L’oscurità comune nelle caverne lascia colori dei LED.

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la personalità e l’ideologia del suo

Laureatosi all’università di Oporto e

stessa città in cui sviluppa progetti di


dalle idee comuni dell’antico concettodi progettazione degli spazi. Si rifà al mondo per sviluppare idee moderne e giovani. Nella maggior parte dei suo progetti alla natura e alla terra. Rimane però un pensatore futurista nelle

materiali moderni.

punta alla sua unicità nelle forme e nell’atmosfera. Una location giovane coinvolgimento.

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Backstage PEDRO PEDRO @ ModaLX TRUST Photo: Artur Cabral

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Serengueti National Park Photo: Artur Cabral

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Rhinocerors - Department of Theatre, York University


Il “pericolo” di vo l e r apprendere inglese … con un manuale di conversazione! Testo: Eleonora Maggioni


L

a Seconda Guerra Mondiale ha segnato uno spartiacque; in molti ambiti. Le società sopravvissute a questo avvenimento hanno dovuto reinventare nuovi codici e il teatro non fu un’eccezione. Una corrente prende piede agli inizi degli anni ’50 e tuttora rappresenta una forma di fare teatro di grande impatto; il teatro dell’assurdo.

Re muore- Natalia Lama

Nato dalla necessità di dare un nuovo impulso alla letteratura e dallo sbigottimento che le brutture della guerra avevano causato, questo nuovo teatro si erge come il tentativo di esprimere l’assurdità delle dinamiche nelle relazioni della nuova società della post-guerra. Non esistono in realtà regole concrete da seguire, nè manifesti che i drammaturghi dell’epoca Vi è peró un tentativo comune di andare oltre il teatro convenzionale, una voluta mancanza di impegno politico o sociale e un disinteresse nel descrivere la realtà quotidiana. Al contrario la vita non si puó comprendere nè spiegare, i personaggi di queste nuove opere sono esseri angosciati, persone che cercano vite, che sperano e sognano di trovare una via d’uscita che peró non arriva. Si muovono senza peró avanzare, parlano senza comunicare nè capirsi. Il linguaggio drammaturghi

sostituisce l’azione, i nuovi giocano con le parole, le

Ionesco - The Chairs - Theatre sfsu

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distorsionano e le manipolano destrutturandole L’assurdità delle frasi e delle parole accompagna i gesti dei personaggi, lasciando lo spettatore disorientato in platea al termine delle opere. Quando si pensa al teatro dell’assurdo il primo nome che viene in mente è quello di Samuel Beckett che con “Aspettando Godot” diventa il simbolo di questa nuova corrente.


Ionesco - The Chairs - Theatre sfsu

Senza nulla togliere al valore di quest’opera e alla capacità dell’autore di creare una messinscena in cui non succede nulla, ma che all’ultimo minuto, se mi fosse chiesto di dare un nome al teatro dell’assurdo mi decanterei senza alcun dubbio per la Cantatrice Calva di Eugène Ionesco; di qualche anno precedente al capolavoro beckettiano, viene messa in scena per la prima volta a Parigi nel 1950, e lascia, come spesso appare con i grandi

capolavori, la platea sgomenta ed attonita altri cinque anni e lo spettacolo viene dunque riproposto sempre a Parigi e si trasforma in un successo teatrale che continua a sorprendere lo spettatore grazie alle numerose adattazioni che ne vengono fatte. Fin da questa prima opera si riconosce il marchio di Ionesco, professore a Bucarest, il drammaturgo si avvicina al teatro per caso.

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Rhinocerors - Department of Theatre, York University

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Egli stesso racconta come nasce l’idea della trama de la Cantatrice Calva:

«Comprai un manuale di conversazione dal francese all’inglese, da principianti. Mi misi al lavoro e coscientemente copiai, per impararle a memoria, le frasi prese dal mio manuale. Rileggendole con attenzione, imparai dunque, non l’inglese, ma delle verità sorprendenti: che ci sono sette giorni nella settimana, ad esempio, cosa che

che abitavano nei dintorni di Londra, che il loro cognome era Smith, che il Sig. Smith tutto ciò; ma, non si sa mai, ci sono persone così distratte... »

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C

osí Ionesco decide di far conoscere queste verità essenziali allo spettatore, ma le disarticola, le priva di senso logico, ne fa strumento per trasformare completamente la realtà ordinaria di una coppia, gli Smiths per l’appunto, intrappolata nella

in cui la comunicazione è nulla, affogata in una tempesta di nessuna conoscenza più profonda. Gli Smiths sono appunto l’immagine stereotipata di una coppia normale, che vive in una casa normale nella periferia di Londra, resto il simbolo dell’uomo medio, e per questo la la loro storia, per lo spettatore di allora e per quello attuale. Come in tutte le sue opere lo spettatore sorride per gran parte della commedia, ride dell’incoerenza dei dialoghi, si diverte nell’assistere a qualcosa di realmente innovativo. Poco a poco peró l’atmosfera cambia, la facciata di cartapesta dei personaggi apparentemente felici si sgretola, iniziano ad apparire le prime avvisaglie della disperazione di vivere una vita priva di alcun sentimento reale. E cosí nella Cantatrice Calva l’educazione affettata delle due coppie nel salotto piccolo borghese londinese, lascia il posto nell’ultima scena all’istinto animale, i personaggi perdono il controllo. Non disquisiscono più educatamente del nulla, ma gridano, dapprima ognuno per conto suo e di seguito all’unisono, la stessa identica frase “Non è di qua, ma è di là”. stessa immagine dell’inizio, ma questa volta sono i Martins a dire le stesse battute degli Smiths. disorientato, sono forse il tratto distintivo di Ionesco, il passaggio repentino da una situazione “di normalità”, in cui lo spettatore si sente a suo agio e puó sorridere grazie all’ironia con cui viene raccontata la storia, ed il crollo della prospettiva che fa luce sulla terribile angoscia che i personaggi portano in scena. Al contrario di Beckett, Ionesco all’inizio diverte, è ironico e pungente, l’azione è veloce anche se insensata, non ci si annoia. Si ride, ci si rilassa, ci si mette comodi, ed è proprio in quell’istante, quale maestro dell’intrattenimento che è, che il drammaturgo dá un giro inaspettato agli

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e quando cala il telone ci vuole qualche secondo per ricomporsi prima di uscire dal teatro ed affrontare di nuovo la realtà cosí

Accade lo stesso con Le Sedie, in cui i preparativi di due anziani per accogliere una moltitudine di invitati invisibili (solo loro due li vedono e li ascoltano) termina nella tragica consapevolezza dell’impossibilità di conoscere le verità sul senso della vita. Infatti l’attesa e l’eccitazione della coppia per l’arrivo di colui che svelerá i segreti più reconditi dell’umanità, viene delusa dall’entrata in scena dell’oratore, il quale inizia a parlare svelando cosí… di essere sordomuto!


In Ionesco l’uomosi dibatte come una marionetta che non puó opporsi pesce fuor d’acqua, l’essere umano, che agonizza senza poter sfuggire al proprio destino.

La Cantatrice Calva - Banci Malinverno

al calare del sipario, che lascia anche in questo caso lo spettatore a fare i conti con la mancanza di risposte alle grandi domande sull’esistenza. Lo stesso nucleo narrativo si puó osserva ne La Lezione, in cui un professore si trasforma poco a poco in un assasino psicopata di studentesse ignoranti e vivaci. In un gioco di potere la ragazza si sottomette all’insegnante e ne è la prova il linguaggio, che diviene lo strumento perla dominazione. Anche nel Re Muore ció che Ionesco sottolinea è che il destino è più forte di qualsiasi cosa, anche di un Re. L’unica grandezza di fronte

di fronte alla morte, è prendere atto della limitatezza del tempo, dell’impossibilità di essere ricordati. In Ionesco l’uomo si dibatte come una marionetta che non puó opporsi a colui umano, che agonizza senza poter sfuggire al proprio destino. L’assurdo non è ridicolo e solo all’inizio puó risultare divertente. Una volta che si comprendono le dinamiche della trama, l’ironia si fa tagliente, la mancanza di armonia lascia spiazzati.

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N

el teatro di Ionesco cadono davanti a noi tutti quei principi che si erano sempre dati per scontati: la sicurezza che ci si puó comprendere attraverso il linguaggio, la sensazione che se possiamo spiegare il mondo è perchè questo esiste, la consapevolezza che vi siano sempre spiegazioni razionali per ció che viviamo. Tutta questa logica sulla quale inconsciamente basiamo le nostre esistenze si sgretola nelle opere di Ionesco per lasciare il posto al vuoto

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Rhinoceros - Helms Theatre incolmabile, alla solitudine, all’incapacità di comunicare, di avanzare, di desiderare ed essere realmente felici. Il destino crudele permea l’opera di Ionesco ed i suoi personaggi vivono e si muovono per caso, non per volontá propria.

Il pensiero del maestro dell’assurdo supera nella vita umana.

E tutto questo per una coincidenza: la casualità di voler imparare l’inglese con un manuale di conversazione!


PINK IS THE NEW BLACK MARISA GONÇALVES @HADJA MODELS ANGOLA 1 Photo: Artur Cabral

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“Nell’edizione #3 di TWISSST ci addentriamo nella molto attesa calda stagione e per questo abbiamo cercato riparo nella freschezza del mare della Costa Azzurra e ci siamo estasiati con l’intensità cromatica delle terre africane, frammenti di un continente che transpira essenzialità, captati dall’obiettivo di Artur Cabral, che a ogni click ci catapulta a un universo di sensazioni. Vi invitiamo alla scoperta di paesaggi antagonici e idillici, realtà opposte e forse parallele; è certo però - per entrambi i casi – quello che i racconti affermano, che una volta visitato risulta giusto essere l’inizio di una serie di visite. E, una volta di più ... TWISSST lo conferma

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Image courtesy of MATC

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PRINTEMPS + ÉTÉ =

CÔTE D’AZUR Testo: Rute Martins Traduzione: Francesco Maragon Foto: Lloyd Ator

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NIZZA

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Principato di

MONACO

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CANNES

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MARSIGLIA

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SS13 - DESTINATION

afr 118


rica fotografia artur cabral/Hotel Flamingo, Barra, Inhambane

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M

olte pagine si sono scritte e Molte riMangono da scrivere, il cinema e la moda si sono inspirati in molteplici occasioni; l’Africa è un mix di sensazioni, emozioni, colori e sapori. Le sue genti e i suoi paesaggi idillici rompono gli stereotipi della società attuale e, come no, tutte queste ragioni sono state più che -

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Okakuejo, Etosha, Parco Nazionale. Namibia 121


tanzania Parco Nazionale Serengueti

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Datoga, Lago Eyasi 125


Monte Meru, Arusha 126


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Massai Oldonyo, Sambu, Arusha 128


Massai Ngorongoro, Area di stoccaggio 129


naMibia Himba, Etosha, Parco Nacionale

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Okakuejo, Ethosa, Parco Nazionale 133


MozaMbico Lago de Bilene

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o 135


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Maputo 137


CFM, Maputo 138


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Spiaggia Barra, Inhambane 141


Costa del Sol, Maputo 142


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Quissico 144


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AGENDA CULTURALE Egon Schiele e il suo periodo (26 Giugno - 29 Settembre/Museo di Belle Arti, Budapest, Hungría) Dopo l’esposizione su Klimt, il Museo di Belle Arti di Budapest, ci offre “Egon Schiele and his Age”, una visione dell’opera dell’artista più riconosciuto della seguente generazione: Egon Schiele. Le 70 opere provenienti dal Museo Leopold di Vienna, la collezione più ricca al mondo su questo artista, si completeranno con disegno e pitture procedenti da altre collezioni di prestigio sparpagliate per il mondo oltre che con dipinti di Oscar Kokoschka e Carl Moll. Vienna è la capitale dell’Art Nouveau agli inizi del Novecento e le connessioni artistiche con Budapest sono molto strette e fruttifere in quel periodo; prova ne è la profonda relazione che Klimt, Schiele e gli altri artisti del momemto avevano con la capitale ungherese. I fratelli Klimt sono i re della modernità.

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Jose Manuel Delgado Ortiz, Simon Lorenzin,

Schiele, con uno stile più selvaggio e ribelle generò ammiratori entustiati e critici feroci. Schiele e sulla sua breve carriera artistica di solo 10 anni attraverso una cinquantina di opere. Il se-Lautrec, Munch, Moll o Kolo Moser. Mentre i nudi femminili di Klimt si caratterizzano per un erotismo edulcorado e velato, quelli di Schiele sono angustiati, disegnati con linee tordel tempo si interessasse alle sue opere e che fu condannato per immorale e impudico. L’esposizione presenta pure opere di altri integranti del Neukunstgruppe come Oskar y Ane Von Faistauer. Se vi trovate a Budapest, non perdetevi questa esposizione, degna di un Impero ormai estinto!


Anish Kapoor in Berlin (19 Maggio – 24 Novembre/Martin Gropius Bauhaus, Berlino, Germania) Anish Kapoor, nato a Bombay nel 1954 è ti del Regno Unito, con opere esposte nella -

sterdam. Dopo aver esposto nel Royal Academy di Londra è la volta di Berlino, eletta per la sua forte comunità artistica e per essere un centro pulsante dell’arte alternativa. Circa 3.000 m² di un intero piano del Martin delle quali appositamente créate per la esposizione. L’opera centrale s’intitola Symphony for a beloved sun: sotto un amplio lucernario, legata alle pareti e al suolo da cavi, si eleva un’enorme struttura metallica coin un disco rosso nel centro e vertendo cera come si trattase di un essere vivente. Un’opera enigmatica, come molte di Kappor che lascia che sia loro stesse a trasmettere a ogni spettatore, il proprio messaggio… e signi-

Krakow Photomonth Festival 2013 (16 Maggio – 16 Giugno/Bunkier Sztuki, Cracovia, Polonia) dei più rispettati del panorama europeo, capace di congregare non solo ai nuovi talenti emergenti ma anche i mostri sacri della fotoIl tema di questa edizione è il Fashion in senso quanto tutto ciò che si può ricollegare al conindividuo. eventi paralleli che, per un mese, trasformano aperta.

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Robert Motherwell: Early Collages (26 Maggio - 8 Settembre 2013/Peggy Guggenheim Collection, Venezia, Italia) vamente nei collages e nella decade ’40/’50. Si potranno apprezzare le origini dello stile dell’artista e il suo incontro rivelatore con la come “la più grande scoperta artistica”. vi come pure astrazioni durante gli anni ’40. valgono durante le sue prime opere lasciano il radicato nell’espressionismo astratto. L’esposizione contarà approssimativamente con 60 opere procedenti da collezioni pubbliche e private degli Stati Uniti e non solo. Il catalogo della mostra completamente illustrato offre una rivalutazione fondamentale non potete perdervela!

(19 Maggio - 15 Settembre/Ara Pacis, Roma, Italia) Curata da Lélia Wanick Salgado, moglie del famoso fotógrafo brasiliano, la mostra riunismolteplici viaggi intorno al mondo. che raccontano paesaggi umani in 5 differenti sezioni tematiche: Pianeta Sud, Africa, Il Nord, Amazzonia, Pantanal e i Santuari delle Natura. L’approccio dell’esposizione è estremamente formativa/informativa; ogni leggenda apporta infatti tutta l’informazione necessaria per localizzare i luoghi ritratti nelle immagini esposte e trova.

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Le Corbusier nel MOMA (15 Giugno - 23 Settembre 2013/MOMA, New York, USA) MoMA presenta la sua prima esposizione suul’opera di Le Corbusier comprendente le sue realizzazioni come architetto, arredatore, artista, urbanista, scrittore e fotografo. L’esposizione ci presenta dalle prime acquaresuoi viaggi formativi e i modelli dei suoi progetti a grande scala. Sono tutte le varianti che sará possibile approfondire nell’esposizione più grande mai realizzata negli Stati Uniti su questo geniale e carismatico architetto.

Alta Moda (Fino al 16 Settembre/Galleria MATE, Avda. Pedro de Osma, Lima, Peru) moda più rilevanti al mondo, ci avvicina al suo paese natale – Perú – senza abbandonare il suo ambito d’interesse. lo, questa esposizione ci presenta gli abiti tipici della regione di Cuzco, l’antica capitale Maya a 3.400 metri d’altitudine, attraverso l’obiettivo del fotografo che como pochi ha intessuto tanto il grandezza naturale altrettanti completi tradizionali in cui i dettagli e i contrasti cromatici sono la chiave di lettura. Questa esposizione è frutto di un lungo lavoro far si che fosse una perfetta fusione tra classico e moderno, di tradizione e avanguardia e rappresenta una giusta conclusione a una tappa marcata da lavori-tributi al suo paese natio, come rappresentative del Perú moderno pubblicato in Vogue Paris l’aprile scorso.

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Japonismo. La fascinazione per l’arte giapponese (14 Giugno – 15 Settembre/Caixa Forum, Barcellona, Spagna) tare di interessanti esposizioni che hanno come obiettivo l’avvicinare questo paese al grande pubblico.

quelle di Maria Fortuny a Joan Miró, passando per gli illustratori com Xaudaró e Baldrich. Nel Ottobre si potranno ammirare due eccezionali opere provenienti dal Museo Seikado Bunko e gioni accanto a un ruscello.

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a una esposizione interamente dedicata al “Ja-

Si tratta di due schermi tradizionali, pitture su carta di riso appartenenti al periodo Edo, di totale e assoluta chiusura dell’impero del Sol Le-

dell’Ottocento dedicato all’esaltazione del relativamente nuovo mondo stilistico giapponese. In Spagna, si fondò con la corrente del Modernismo ed è presente in numerose opere, da

presenza di queste due opere invitate, si esibirà una selezione de stampati giapponesi dal XVII al XIX proprie del Prado ma mai prima esposte al pubblico.

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Backstage NUNO BALTAZAR @ ModaLX TRUST 1 Photo: Artur Cabral

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