Il paradiso delle trottole

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Banda Putiferio & autori vari

La bellezza dell’infanzia è di non finire. VICTOR HUGO

Miguel Ángel Martín, Gino Gavioli, Lucho Villani, Luca Enoch, Massimo Giacon, Akab, Marco Manini, Cristina Benintende, Lola Airaghi, Onofrio Catacchio, Pistrice, Otto Gabos, Davide Barzi, Danilo Loizedda, Tobin Florio

Special guests musicali: Roberto «Freak» Antoni, Daniele Sepe, Antonio Rezza e Flavia Mastrella, Mauro Ermanno Giovanardi, Ivano Marescotti, Bebo Storti, Fausto Amodei, Alessio Lega e tanti altri

Banda Putiferio & autori vari

Fumetti e illustrazioni di:

Il paradiso delle trottole

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Euro 17,50

CD musicale abbinato

Il paradiso delle trottole

STORIE

E CANZONI PER BAMBINI CRESCIUTI Prefazione di Gianfranco Manfredi Postfazione di Alberto Casiraghi


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Banda Putiferio & autori vari

Il paradiso delle trottole

Storie e canzoni per bambini cresciuti A cura di Daniele Manini


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Il paradiso delle trottole I edizione: ottobre 2010 Consulenza editoriale: Alberto Casiraghi CD registrato, mixato e masterizzato negli studi Keaton di Monza Fonico: Roberto Barbini putiferio.it | myspace.com/bandaputiferio Illustrazione di copertina: Miguel Angel Martin Illustrazione sul CD: Gino Gavioli Illustrazione Banda Putiferio: Tobin Florio (da una foto di Carlo Dulla) Grafica di copertina e impaginazione: TunuéLab Text and illustrations Copyright © 2010 Banda Putiferio/Autori vari/Tunué S.r.l. All rights reserved. Direzione editoriale: Massimiliano Clemente Tunué S.r.l. Via dei Volsci 139 – 04100 Latina – Italy tel. 0773 661760 | fax 0773 1875156 info@tunue.com | www.tunue.com ISBN-13, GS1 978-88-97165-03-3 Finito di stampare nel mese di ottobre 2010 presso: Stampa Sud S.p.A. Via P. Borsellino 7 74017 Mottola (TA) – Italy Cd stampato presso Replic S.r.l. Via A. Modigliani 9/11 20040 Usmate Velate (MI) – Italy Carta: Hello Silk + 300 g/m2 (copertina) Munken Print 1,8 115 g/m2 (interni) Il paradiso delle trottole è stampato su carta «amica delle foreste» certificata FSC


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Che Putiferio! di Gianfranco Manfredi

Il progetto della Banda Putiferio è tanto chiaro quanto raro, si potrebbe anzi dire pressoché unico, nell’attuale panorama della canzone d’autore italiana. La sua originalità parrebbe a prima vista risiedere in un bizzarro mélange tra l’attualità più stretta (le figure del lavoro precario, ad esempio, ma più in generale l’immersione nel sociale) e un’inattualità programmatica e conclamata (il punto di vista «operaio», la stessa formazione da banda popolare, la teatralità sarcastica del canto). Tuttavia l’insieme è così fuso da non risultare estraneo, ogni ascoltatore vi può avvertire echi di una tradizione anarcoide che è poi il fil rouge della più eminente canzone d’autore italiana (la scuola genovese, con De André alla testa, quella milanese alla Strehler, Fo, Jannacci, Gaber, e quella emiliana alla Guccini, Lolli), musicalmente radicata in un genere di ballad di tradizione più francese (e letteraria) che americana (e pop rock). Salta agli occhi, per la verità, una differenza sostanziale. La classica canzone d’autore, per quanto socialmente orientata, trova però la sua sintesi e la sua capacità di contagio popolare attraverso l’Amore. «Quando la sera me ne torno a casa, non ho neanche voglia di parlare...» Il disagio sociale attraversa e si esprime nel disagio della coppia e più in generale dei rapporti sentimentali. Banda Putiferio invece, nel solco della canzone più espressamente politica, pare assai poco interessata a questo cotè amoroso di cui si compiace invece di mostrare la natura desolatamente mercificata e propagandistica: «Vendo amore, universale AMoRe melenso, dolcissimo, bambinesco amore per una merendina» (canta Il Pubblicitario nel suo Sogno degli sterminati mercati). e dunque, alla fine, quale eco si può avvertire in un mix così frastornante e certo, pur nel sarcasmo e nell’umorismo corrosivo, così poco orecchiabile come si diceva una volta, in una parola consolatorio? Più che un’eco c’è a mio avviso una radice, di cui la stessa Banda Putiferio è inconsapevole, ed è proprio questo il bello perché un conto è un richiamo voluto a una tradizione, ben altro conto è una spontanea espressione di senso, non necessariamente consapevole delle sue origini storiche. Il primo è in qualche modo citazione (con il rischio di brillare alla luce riflessa dei Maestri), il secondo è sorgivo e non si propone come Altro da sé, non va in cerca di Padri Nobili con cui giustificarsi. Nondimeno questa radice, a mio avviso, c’è. e ha un nome: Aristide Bruant, il primo chansonnier anarchico della storia europea, che tutti ricordano per effigie (il ritratto con cappellaccio, mantello nero e sciarpa rossa, dedicatogli da Lautrec) o in collegamento con i fumosi locali dello Chat Noir, la storica taverna musicale di Montmartre, così esemplare nel suo mescolare umanità marginale, borghesi in cerca di trasgressione, intellettuali e semplici solitari bisognosi di bagni di folla quanto pronti a sfuggirle, magari per sostare fuori dal locale, sul marciapiede, a guardare la luna e a rischiare l’arresto per atteggiamento sospetto. Ma le canzoni di Bruant (ne ho


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appena citata una) le si ricordano meno, o non le si conoscono affatto, e vale la pena di ricordarne i fondamenti: i protagonisti sono persone del popolo, al confine tra la loro figura sociale-lavorativa e un’individualità disancorata da tutto se non da un coraggioso sogno di liberazione, coltivato nonostante la disillusione; il canto è teatrale, ma tutt’altro che edificante, perché esprime nella sua scorbutica asprezza il rifiuto del rito educato del teatro, a vantaggio del canto di strada, sul confine dell’ubriachezza (il canto à la Piaf nasce insieme al canto à la Bruant). Il canto di strada si nutre di Putiferio e rifiuta di occultarlo. Nei modi stessi del presentarsi in scena Bruant inventa la figura del cantattore (prima che cantautore) che irride alla cerimoniosità del Cantante da Palcoscenico. Bruant cammina sui tavoli e tra i bicchieri di vino, volge le spalle al pubblico, rifugge da ogni tentazione al melodico inclinando piuttosto allo sprezzante. L’interpretazione del cantattore Daniele Manini non richiama gli stereotipi del brechtiano (astratta simulazione teatrale e intellettuale del popolare), ma appunto e invece la teatralità di strada dell’invettiva frantumata che non si preoccupa di gradevolezza (né intellettuale, né sentimentale) ma esprime un atteggiamento in sé. Altro fatto sostanziale è la natura di progetto aperto del lavoro della Banda Putiferio, all’incrocio con le esperienze artistiche più diverse, e sollecitante di collaborazioni che ne ampliano costantemente il raggio. e anche questo carattere di Comune aperta, non può che richiamare la poetica di Bruant. Si chiacchiera sempre e troppo di memoria perduta, di tradizioni popolari dimenticate più ancora che tradite, sottovalutando che ciò che è sorgivo può ricrearle sua sponte, senza necessità di citarle, senza neppure necessità di consapevolezza, perché troppo spesso la consapevolezza si trasforma in Revival, in omaggio, in Sepolcro Imbiancato, ed è invece dall’inconsapevolezza creativa che si esprime tanto il vissuto attuale, quanto il patrimonio genetico. Al contempo, nella Banda Putiferio non c'è alcun ingenuo ricorso allo spontaneismo, perché un Progetto è comunque legato a un’idea e al faticoso e attento lavoro intellettuale che la materializzi in espressione, riscattandola dal rumore di fondo, dai finti entusiasmi, dai riti presunti liberatori dei concertoni, dalla saggezza mercantile del popolar-commerciale. Qui sì sono indispensabili consapevolezza e rigore e tecnica. Troppo spesso, per carenza di rigore espressivo, lo Spontaneo è eufemismo del Riciclato e del Corrivo, ascolto (da parte del pubblico) che è ri-ascolto del già udito infinite volte, infantilismo eterno che applaude al riapparire dell’oggetto scomparso. La canzone d’autore dovrebbe invece essere (e lo è stato e lo è nei suoi momenti migliori) evocazione, indicazione dell’oggetto mai o non ancora visto, l’oggetto negato, quello che la Comunicazione Ufficiale per prima, nasconde, e cioè la Società Invisibile verso cui si muovono tribù di spericolati Cacciatori (sì, le Bande Putiferio), l’oggetto presente, reale, quanto sfuggente, del loro Inseguimento.

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Indice delle canzoni e delle immagini disegnate Titoli di Testa Il dio dei sogni Insetti Putiferio Le ragioni di una zanzara Il grillo e la formicuzza Bambini cresciuti Trent’anni dopo Fui feto I bambini di via Pellegrini Ninna nanna del capitale L’infantelenco Fiabe sonore Il campanile di Curon La settimana di orfeo Ciro che vola L’uomo che comprava tutto Titoli di Coda Ciuffettino

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TIToLI DI TeSTA

Il dio dei sogni (Barbini/Ghisalberti – ed. SIAe 2010) Traccia 1 – 2’40”

Daniele Manini: trottole Roberto Barbini: audio trottole, musica Ana Maria Ghisalberti: testo Ivano Marescotti: recitazione celestiale elena Cosentino: arpa classica intensa Paolo Tini: autentico glockenspiel Caterina Rappoccio: fagotto leggiadro

Questa è una storia che voglio cantare per combattere i mostri con le nostre fanfare Presto venite prendete dei fiori e rubate le favole dai cinque colori! Ci sarà una zanzara per menestrello con un rosso vestito ed un bianco cappello poi una formica portata dal vento innamorata di un grillo assai contento Presto venite liberate il quartiere dagli strozzini di banche vampire! Il dio dei sogni ci aiuterà a saltare dal sonno alla libertà Correte qui e correte là! La fata del mare ci racconterà di un campanile che spunta nell’aria dentro una diga dove vita non è e il mago delle stelle per noi canterà il volo di un bimbo e la sua libertà Ci sarà un Putiferio che sposterà le montagne in un cielo di Marzo colorato di blu ci sarà un Putiferio in tutte le strade e madame povertà non ci sarà più

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Putiferio (Paolinelli – Moraschi) Traccia 3 – 4’00”

Daniele Manini: voce putiferio Roberto Barbini: fisarmonica eletta, violini Massimiliano Donna: batteria pestata Massimo Braga: contrabbasso archettato Gianfranco Tripodi: chitarra beat enrica Russo: voce didascalica Mauro ermanno Giovanardi: voce libera Silvana Zancolò: regia videoclip in rete Sigla finale del lungometraggio Putiferio va alla guerra (1968, Gamma Film); cantava Rita Pavone.

Putiferio va alla guerra Disegni e personaggi di Gino Gavioli tratti dal lungometraggio animato Putiferio va alla guerra, prodotto da Saba Cinematografica – Gamma Film – Rizzoli Film, realizzato da Gamma Film, produttore esecutivo Bruno Paolinelli, regia di Roberto Gavioli, scenografie di Adelchi e Paolo Piffarerio, adattamento del testo di Silverio Pisu.

Gino Gavioli Nasce e vive a Milano ed è uno dei più importanti disegnatori italiani di cartoni animati. Inizia a lavorare con Alberto Traini con alcune serie comiche (qui ricordiamo Carioca), poi inizia a disegnare per Il Corriere dei Piccoli, Il Monello e Il Giornalino. Con il fratello Roberto fonda nel 1953 la casa di produzione di cinema di animazione Gamma Film, dove produce gli storici cortometraggi pubblicitari televisivi degli anni Sessanta per «Carosello». ecco i nomi di alcuni personaggi che rimangono nella storia: Caio Gregorio, Mammut, Babbut e Figliut, Cavallo Derby, Capitan Trinchetto, Joe Galassia, Serafino spazza antennino, Taca Banda e Cimabue. Nel ‘68 lavora al film Putiferio va alla guerra, un conflitto tra formiche che anticipa di oltre trent’anni le analoghe pellicole di produzione statunitense. La Gamma Film vince la Palma d’oro per la televisione nel 1965 e numerosi premi in tutto il mondo. Dal 1976 Gavioli si dedica al fumetto e all’illustrazione, disegnando le riduzioni di favole e classici per ragazzi. Ha ricevuto centinaia di riconoscimenti e premi e ha lavorato, tra i molti, con Tiziano Sclavi, Paolo Piffarerio, Toni Pagot e Lucio Tomaz. 7 | IL PARADISo DeLLe TRoTToLe


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Le ragioni di una zanzara (Barbini/Manini/Ghisalberti – ed. SIAe 2010) Traccia 4 – 4’15”

Daniele Manini: voce vittima, testo Roberto Barbini: hammond spaziale, fisarmonica folclorica, musica e notiziari Massimiliano Donna: batteria a spazzola Massimo Braga: basso stick all’inizio, godin alla fine Gianfranco Tripodi: chitarra acquisita Ana Maria Ghisalberti: testo Isa: voce carnefice Mario Garuti: violino insistente Luciano Margorani: chitarra moscovita

Lucho Villani Lucho, a.k.a. Bombi lo Bombi, il disegnatore italiano che vanta più tentativi di pubblicazione, tutti in terza persona! Veterano di ambienti underground lontani dalla grande distribuzione, scarsissimo diplomatico, antitesi del presenzialismo, riesce a non disegnare (pur volendo) per medio-lunghi periodi grazie a una credibile copertura di contrabbassista grazie alla quale riesce a finire spesso in posti ai confini della realtà, testimone dell’improbabile. Autoproduzioni realizzate dal 1999: Lampi Grevi 1 e 2, Krakatoa A, B e C, Marziano No, Manuele Bambinello, ominotondo contro i Cristoidi. Lavori per la musica di: Roberto Angelini, Banda Putiferio. Altre produzioni: satira, storyboard, fumetti, tante illustrazioni, gavettoni e scherzi da stronzo. - bombilozombi.com - luchoboogiegraphic.blogspot.com - myspace.com/scaramanouche - myspace.com/theredwagonsbluesband IL PARADISo DeLLe TRoTToLe

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Il grillo e la formicuzza (popolare) traccia 2 – 3’36”

daniele Manini: voce formicuzza roberto Barbini: fisarmonica di paese Massimiliano donna: batteria di città Massimo Braga: contrabbasso austero Gianfranco tripodi: chitarra acustica laura Ferrari: voce grillo luciano Margorani: chitarre elettrificate

C’era un grillo in un campo di lino la formicuzza gliene chiese un filino disse il grillo «Che cosa ne vuoi fare?» «Calze e camice, mi voglio maritare» disse il grillo «lo sposo sarò io!» la formicuzza «sono contenta anch’io» larizumpalarillalero larizzumpalarillallà larizumpalarillalero larizzumpalarillallà era fissato il giorno della nozze tra pudici baci e tenere carezze andarono in chiesa per mettersi l’anello cadde il grillo! e si ruppe il cervello… la formica corse verso il mare a cercar l’unguento e il grillo medicare Quando fu là, laggiù vicino al porto venne la nuova che il grillo era già morto larizumpalarillalero larizzumpalarillallà larizumpalarillalero larizzumpalarillallà suonano le nove e aldilà del prato si sente dire che il grillo è sotterrato la formicuzza per il gran dolore prese le zampine e se le ficcò nel cuore… Quattro grillini vestiti di nero portarono il grillo sino al cimitero 17 | il paradiso delle trottole


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Quattro formiche vestite di bianco portaron la formica sino al camposanto‌ larizumpalarillalero larizzumpalarillallĂ larizumpalarillalero larizzumpalarillallĂ

Luca Enoch Grafico e illustratore milanese, lavora nel settore editoriale e pubblicitario. Nel 1992, sul numero 6 dell’Intrepido esce la breve storia Bersek. solo qualche mese dopo sulla stessa testata pubblica la serie Sprayliz, che, fin dal suo debutto ha rapidamente incontrato un notevole gradimento da parte dei lettori, tanto da guadagnarsi una collana tutta sua, edita da star Comics, e ottenere, nel 1995, il premio Fumo di China per il miglior personaggio e miglior testata. per la casa editrice Bonelli ha scritto e disegnato alcune storie di legs Weaver. Nel 1999, debutta una nuova testata semestrale, di cui enoch realizza testi e disegni, Gea, le cui avventure si concludono dopo diciotto albi, nel novembre del 2007. il progetto successivo si chiama Lilith. il paradiso delle trottole

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Trent’anni anni dopo (Braga/Barbini/Manini/antoni – ed. siae 2010) traccia 11 – 6.39

daniele Manini: testo, arrangiamenti roberto Barbini: musica, organo infinito, rumori cartoon, riprese Massimiliano donna: batteria psichedelica Massimo Braga: musica e stick Gianfranco tripodi: chitarra elettrica, risata elettrica roberto “Freak” antoni: voce essenziale, testo luciano Margorani: chitarra baloon Mario Garuti: violino di fatto

il regno di Biancaneve viene spodestato da una rivoluzione, il re impiccato e la ragazza cacciata: apre un ristorante in sardegna. i nani, dopo la crisi delle miniere, si ritrovano senza lavoro e fanno i camerieri nel suo ristorante, dove Biancaneve si rivela una negriera apostrofandoli con frasi del tipo: «Muovetevi mezze cartucce, che vi rimpiazzo quando voglio!» Cappuccetto rosso, prostituta in declino 38enne, gestisce un bordello in Germania. Nel tinello ha la pelle del lupo distesa e la testa appesa. Cappuccetto il preservativo lo fa usare ai clienti: solo rosso. uno dei suoi frequentatori più affezionati è il vecchio cacciatore, che più volte le ha chiesto la mano, ricevendo in risposta sonore risate. pollicino & alice li troviamo sposati in olanda a gestire un ricco business di droga. lui segue la vendita delle pastiglie. Nome di battaglia: littleFinger, lei i soliti allucinogeni che usava già in tenera età. Nome di battaglia: ladytrip. Barbablù ha fatto carriera in Francia: è sottosegretario agli esteri del governo. Negli anni ha sviluppato un’allergia alimentare verso la carne umana e quindi ha smesso di mangiarsi le mogli. È diventato un vegano osservante e ha spostato la sua perversione sulle figurine dei calciatori. pinocchio, dopo vent’anni da impiegato in una ditta import-export di legname a Firenze, cerca con affanno di rintracciare la Fatina per farlo tornare burattino e felice. la Bella addormentata nel bosco ha aperto un centro salute & benessere per la cura del sonno in Brianza. il suo principe, azzurro, da quando si è messo in politica, la trascura. lei si consola con i giardinieri del posto.

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peter pan vive a londra e si è messo in affari con Capitan uncino: furti con scasso in appartamenti di lusso. Campanellino, oltre a essere una utile complice, è diventata anche il loro giocattolino d’amore: in estrema sintesi se la sbattono entrambi. il pifferaio Magico, rinchiuso in un carcere belga per abusi su minori, rivangando il passato canticchia: Bambine, Bambini Il vostro destino tragico, tragico, magico, tragico, magico. Hamelìn Hamelìn Hamelìn

Massimo Giacon Nasce a padova ed è ancora vivo. protagonista fin dal 1980 del fumetto italiano, ha pubblicato su Linus, Alter, Frigidaire, Dolce Vita, Cyborg, Nova Express, Blue. attualmente lavora per XL ed è uno dei più attivi designer per alessi (lo è stato per artemide, Memphis, swatch), e persegue parallelamente una frenetica attività creativa come artista, performer e musicista. il paradiso delle trottole

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Fui feto (rezza/Mastrella/Braga/Barbini – ed. siae 2010) traccia 9 – 3’12”

daniele Manini: intenzioni & arrangiamenti roberto Barbini: fisa ritmica, musica, rumori Massimo Braga: contrabbasso, musica e chitarra acustica antonio rezza: l’io narrante e il testo paolo Milanesi: tromba medievale

Monologo tratto dallo spettacolo Io, di antonio rezza e Flavia Mastrella.

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Akab Mi interesso di segno da sempre. Forse anche da prima. la ricerca negli ultimi anni si è mischiata con la magia. Con l’occulto. Guardare dietro il sipario. d’altra parte cosa è dipingere se non riportare in questo piano dimensionale forme e creature pescate da altre dimensioni? dimensioni che ci riguardano tutti. Come sfilare un coniglio dal cilindro. stare nell’impossibile. abrakadaraba è la formula. akab il risultato. il paradiso delle trottole

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I bambini di via Pellegrini (barbini/Manini – ed. siae 2010) traccia 10 – 6’06”

daniele Manini: voce nostalgica, pollivendolo, testo roberto barbini: musica, hammond, gomme bici Massimiliano donna: batteria rotonda Massimo braga: basso acustico Gianfranco tripodi: chitarra acustica, cori acuti, anziano calabrese Mario Garuti: violino struggente

Dedicata al bambino Roberto Pozzato

biglie di vetro e soldatini muovono terra scavano fosse nei campi allagati delle case rosse bande allegre rifugi e coltelli furto con scasso gomme a brandelli brulli campetti biciclette da cross Graziella dorata rubata dal boss pozzanghere nere mondezza latente Franchino che guida senza patente sassi piatti le figurine lunghi bastoni risse al confine nelle cantine con le bambine calci e sputi sulle vestine Gatti impiccati sopra i lampioni spenti con calci da veri campioni sassate furtive contro il bidello scuola integrata coltello e righello Gioco a pallone in mezzo alla strada passa furgone portiera segnata Giochi innocenti infanzia settanta città benestante provincia brianza 37 | il paradiso delle trottole


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«Puliree Donna! Polli di lusso né! Uova Speciali, uova freschissime da bere, Puliree donna… Uova della propria giornata…» «… Pinoooooooo!» Trad. dal calabrese: «Nella via passa quel signore che vende i giornali sulla bicicletta. Nella via c’è quello che vende rotoli di carta igienica. Nella via qualcuno tira bulloni con fionde fatte coi copertoni» i sopravvissuti nei loro lettini rimangono ancora gli eterni bambini di via pellegrino pellegrini di via pellegrino pellegrini

Marco Manini architetto monzese, da sempre si occupa dei territori contigui all’arte e all’architettura senza escludere campi come il design, il fumetto, l’illustrazione e la musica. espone alla biennale dei giovani artisti dell’europa mediterranea (Valencia, 1992) e alla peggy Guggenheim Collection (Venezia, 1993). dal 2001 è responsabile del progetto breragioca nelle scuole e nella pinacoteca di brera a Milano; dal 2006 al 2009 partecipa al progetto e al coordinamento della sezione didattica su arte e design per la sezione didattica del Museo d’arte contemporanea di lissone (Mb). il paradiso delle trottole

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Ninna nanna del capitale (amodei) testo in rete su: www.ildeposito.org/archivio/canti/canto.php?id=166 traccia 12 – 3’12”

daniele Manini: voce dividendi roberto barbini: fisarmonica walzer Massimiliano donna: batteria viennese Massimo braga: basso canadese Gianfranco tripodi: chitarra in attivo Fausto amodei: musica & testo alessio lega: voce spread luciano Margorani: chitarra taeg

Cristina Benintende Vive a torino ed è un’illustratrice e fotografa. Ha lavorato nell’illustrazione, nella musica, in diversi lungometraggi animati e collabora con alcune agenzie pubblicitarie torinesi. nel 2009 è uscito, per le edizioni lo scarabeo, I tarocchi del dolce crepuscolo. nello stesso anno partecipa, con Marco bruera e con il nome bruben ad art, alla mostra permanente Common spaces nello spazio el barrio di torino. 45 | il paradiso delle trottole


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L’infantelenco (barbero/Manini – ed. siae 2010) traccia 13 – 4’23”

daniele Manini: voce, testo roberto barbini: hammond, fisa & arrangiamenti Massimiliano donna: tamburi Massimo braga: basso Gianfranco tripodi: chitarra tarantinata alberto barbero: musica & arrangiamenti luciano Margorani: chitarra elettrica aggressiva

Naranjita, naranjita porque llora, porque tengo que llorar. Anoche mi novia no me quizo saludar. Los panuelos de mi novia no se lavan con jabon, se lavan con la aguita de la sangre de mi corazon... «piccola arancia perché piangi? perché devo piangere. ieri notte la mia fidanzata non mi ha voluto salutare. i fazzoletti della mia fidanzata non si lavano con il sapone, si lavano con il sangue del mio cuore…» (Filastrocca cilena cantata da un bambino, dall’introduzione della canzone Luchin, di Victor Jara)

Uno che è sempre in bilico, l’altalena è il suo topico molto preso a sniffare flaconi di colla l’altro che suona un tamburo con cipiglio sicuro si, se ne frega, importa una sega, se poi a danzica fanno la guerra Uno che ruba la borsa con un’aria un po’ persa se lo insegui ti accorgi che corre veloce l’altro che gioca al computer, mangia salse al dispenser i compleanni molto importanti negli odorosi e grassi fast-food Uno che nasce senziente, rimane muto e paziente belga si crede essere un tubo in Giappone l’altro che ha il mitra facile, soldatino invincibile no, non si ferma, lui poi ti spara anche se fa un po’ tenerezza Uno che gioca a palla seduto nella stalla l’altro che tira un sasso sopra la testa di un fesso Uno che studia magia per andarsene via… 51 | il paradiso delle trottole


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Uno che guarda il mare niente da dichiarare un giorno diventerà poeta o bagnino l’altro che è molto vivace, alla sua mamma non piace lei lo rimbrotta, poi dopo sbotta, infine lo seda con dosi prozac Uno che già piccolino c’ha lasciato il braccino col moncherino saluta una nave lontana l’altro che piace a tanti signorotti aitanti utenti marci di carne finta, sesso flaconi in video chat Uno malato cronico nel suo lettino nostalgico l’altro nel campo estivo sputa in faccia all’arrivo Uno che duro lavora per una notte intera… Parlato l’ultimo ha esperienza, vita in abbondanza ma il suo tempo lo vuole educato in case di cura…

Lola Airaghi Vive a Monza e disegna fumetti dall’età di 5 anni. Con anna lazzarini ha fondato lo studio baloon. diverse esperienze lavorative come illustratrice e fumettista. Con sergio bonelli editore ha pubblicato diversi albi di Brendon e Legs Weaver. dal 2003 illustra i tarocchi de lo scarabeo e nel 2005 ha vinto il premio Jacovitti Cartoomics if e il premio Yellowkid. Ha pubblicato anche con Glamour associated, Glenat, edimond, Manor, Fumo di China, Hazard edizioni, rCs rizzoli, Corrierino, Corriere dei Piccoli, Il Mondo, excalibur. il paradiso delle trottole

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Il campanile di Curon (barbini/Guglielmin/Manini – ed. siae 2010) traccia 5 – 4’06”

daniele Manini: voce narrante, testo roberto barbini: fisa decisa, hammond di circostanza, musica e bolle Massimiliano donna: batteria liturgica Massimo braga: basso filante Gianfranco tripodi: chitarra elettrica stilosa, cori alpini stefano Guglielmin: testo poetico daniele sepe: sax partenopeo bebo storti: recitazione

A memoria di popolo che nulla può fare quando qualche alto interesse lo può allagare

Ci fu un paese che scomparve nel nulla una vecchia storia che lo cancellò dalla terra. «Chi squagliò il bel paesello? Chi lo tirò sotto giù?» «Chi squagliò il bel paesello? Chi lo tirò sotto giù?» rimane il campanile dal lago spunta il campanile dal lago la sua punta fora l'acqua e l'occhio di chi passa Cara Val Venosta e il lago dama benvoluta dal lago… Una diga s’ha da fare: austroungarica, fascisti, Montecatini, ma il gran merito fu della democrazia di cristiana memoria che lo seppellì: «Com’è d’oro la vallina senza i tetti di Curon!» «Com’è d’oro la vallina senza i tetti di Curon!» rimane il campanile dal lago spunta il campanile dal lago la sua punta fora l'acqua e l'occhio di chi passa Cara Val Venosta e il lago dama riverita dal lago… Gli abitanti spopolati e mal risarciti mille giornate di lavoro, pane per settemila e poi cemento come lava o melma o cosa di poco amore

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«dove sei fanciulla mia? Casa mia tu dove sei?» «dove sei fanciulla mia? Casa mia tu dove sei?» rimane il campanile dal lago spunta il campanile dal lago la sua punta fora l'acqua e l'occhio di chi passa Povera Val Venosta dama mal venduta… per un lago.

Onofrio Catacchio autore e disegnatore di fumetti, vive e lavora a bologna. dal 1987 ha scritto e disegnato in proprio Stella Rossa e Cybernauta e sceneggiato Progenie d’inferno per i disegni di andrea accardi. Ha collaborato con Carlo lucarelli alla versione a fumetti di Coliandro e con Wu Ming 2 per La ballata del Corazza. Ha disegnato episodi di Nathan Never per la sergio bonelli editore. Con Giuseppe Camuncoli ha firmato il Dark Wolverine della Marvel. Con luigi bernardi sta realizzando una storia che rilegge in chiave contemporanea il personaggio di Fantomas. Ciò che sa, lo insegna nei corsi di fumetto dell’accademia di belle arti di bologna e della scuola internazionale dei comics di reggio emilia. il suo sito è www.onofriocatacchio.com Il testo nel fumetto è stato reinterpretato dall’autore. il paradiso delle trottole

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La settimana di Orfeo (barbini/donna/Manini – ed. siae 2010) traccia 6 – 5’46”

daniele Manini: voce, delirio, testo roberto barbini: fisa ubriaca, giostra, musica Massimiliano donna: testo, batteria, percussioni Massimo braga: basso godin al cubo Gianfranco tripodi: chitarra acustica intrigante enrica russo: voce filastrocca paolo Milanesi: tromba epocale Caterina rappoccio: fagotto di circostanza

l’ora non è al suo posto la ruota della settimana si sposta e si nasconde rovistando tra i secondi lunedì, Mercoledì poi sabato, Martedì l’ora non è al suo posto, qualcosa di più vasto di una vittoria, una sconfitta… il respiro dell’anima dietro i mutamenti, lavoro, noia, lavoro, noia… l’ora è al suo posto se così fosse m’inginocchierei con un sorriso Ma l’ora non è al suo posto posso vedere il mercoledì pomeriggio frusciarmi sotto i piedi, estrarre i suoi tesori e spargerli nel recinto che contiene un universo più vasto l’ora è al suo posto, se così fosse, se così fosse, comincerei a correre e a comporre melodie «lune la fune Giove le ove e fine non avrà… Marte le scarpe Venere la cenere e fine non avrà e non avrà e non avrà!» Ma l’ora non è al suo posto l’orologio della settimana si è guastato di certo non sarò io in grado di aggiustarlo Forse sandman, o l’eremita. «per i bambini l’infanzia è senza tempo. È un presente continuo. tutto quanto si coniuga al presente.» (da Bambini nel tempo di ian Mc ewan) 63 | il paradiso delle trottole


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Francesca Protopapa (Pistrice) nata a roma, dipinge con passione da sempre e ama dare vita a piccole e fragili creature attraverso collage e disegno a tecnica mista. laurea in storia dell’arte (roma) e bts in Graphisme pao e webdesign (paris). selezionata in diversi concorsi d’illustrazione internazionali, ha pubblicato cinque libri per ragazzi e partecipato a numerose esposizioni collettive d’arte e d’illustrazione. Vive e lavora a parigi dal 2006. il paradiso delle trottole

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Ciro che vola (Monguzzi/Barbini – ed. siae 2010) traccia 7 – 6’09”

daniele Manini: voce, idea roberto Barbini: fisarmonica, bordone, musica Massimiliano donna: batteria intricata Massimo Braga: contrarchetto lorenzo Monguzzi: chitarra acustica, musica, testo, cori e kazoo Jessica lombardi: piva

a ciro camminare non gli piace, che sia sotto la pioggia o sotto il sole la strada è lunga non finisce mai, hai voglia a consumartici le suole! Hai voglia a consumartici le suole e allora ciro stacca i piedi e vola, si mette a volteggiare allegramente si siede sopra il vento a cavalcioni, si gode il panorama sottostante, si gode il panorama sottostante dalla finestra lo vede mammà: «Figlio mio bello che fai dentro il cielo? Volare non serve a un cazzo, non sei un uomo razzo, che è sta stramberia!» «Mia mamma mi vuol bene, ma è un poco contraerea…» e ciro vola via e ciro vola, vola ciro, ciro vola e va e se ne fotte della gravità, e ciro vola, vola ciro e va e ciro vola come una farfalla, si alza sull’ulivo e sulla vigna il passero lo vede e si spaventa e quando piscia bagna la campagna, e quando piscia bagna la campagna tra i pomodori, il contadino: «Uhè picciotto mi parevi una cornacchia, e piantala di giocare, e poi che voli a fare? che tanto la terra in basso sta!» «io volo da mezz’ora e me stanno già a scassà» e ciro vola via e ciro vola, vola ciro, ciro vola e va e sente addosso la diversità e ciro vola, vola ciro e va e ciro cresce e impara a stare basso, si è fatto una famiglia e tutto il resto, fa finta di sapere camminare però ogni tanto vola di nascosto, però ogni tanto vola di nascosto Neanche sua moglie lo lascia in pace:«ciruzzo bello torna in casa che fa freddo, pensa alla salute, ti pigli ‘na polmonite, che non c’hai più l’età» «amore, pure tu,mi pari ‘na zavorra, mò nun ne püosso cchiù!» e ciro vola in cima al campanile e tutti quanti corrono a vedere 71 | il paradiso delle trottole


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si affaccia e poi si sporge verso il vuoto e sotto c’è il paese spaventato e sotto c’è il paese spaventato. Giù, tra la folla, c’è chi gli grida: «Maronna bella, chillo è pazzo veramente! sta fermo lì dove sei, mò adesso saliamo noi, non fare ‘na pazzia!» «io non vi ascolto più, siete tutti contraerea!» e ciro salta giù e ciro vola, vola ciro, ciro vola e va e lì nessuno lo disturberà e ciro vola, vola ciro e va e ciro vola, vola ciro, ciro vola via lontano dalla vostra artiglieria e ciro vola, ciro vola via

Otto Gabos Vive a Bologna ed è un narratore che si racconta attraverso le parole e i disegni. Fa fumetti dal 1985 e ha fatto parte dei principali movimenti editoriali (Frigidaire, Fuego, Cyborg, Mondo Naif, Nova Express). Ha al suo attivo diversi romanzi grafici tra cui ricordiamo Tobacco con pino cacucci, Apartments, I Camminatori, Banana Football Club, Il viaggiatore distante e il recente Esperanto. il 2010 è l’anno dedicato al noir. infatti dopo una versione illustrata di Sarti Antonio scritto da loriano Macchiavelli è alle prese con un nuovo romanzo di pino cacucci. otto Gabos insegna arte del fumetto all’accademia di belle arti di Bologna. il paradiso delle trottole

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L’uomo che comprava tutto (Barbini/Manini – ed. siae 2010) traccia 8 – 3’24”

daniele Manini: testo roberto Barbini: organo di banda, musica Massimiliano donna: batteria percussiva Massimo Braga: basso saturato enrica russo: voce narrante Gianfranco tripodi: chitarra ossessiva paolo tini : vibrafono d’ingombro, percussioni, glockenspiel, vibraslap testo liberamente tratto da una filastrocca di Gianni rodari

c’era una volta un uomo che era ricco e bello, aveva una carta oro un box ed un castello era molto fortunato perché poteva comperarsi tutto quel che c’è: tredici automobili, un treno per il cane, venti nuovi immobili, tre parcheggi e due altalene. Ma un giorno un po’ piovoso all’ombra di un suo pesco si accorse che è noioso avere tutto e il resto perse pure il sonno, divenne un po’ nervoso, girava come un tonno quando si sente preso scoprì che tutto quello che aveva comperato non serviva a niente da quando era nato così lanciò lontano la sua carta orpello regalò il danaro il box ed il castello rimase in silenzio, senza più ascoltare chiunque gli dicesse che doveva comperare oggi all’ospedale, dove è ricoverato, nessun conosce più la sua storia, che peccato! Nessuno più lo cerca, ma di lui si dice che adesso sembra essere felice

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Davide Barzi Milanese, scrittore, sceneggiatore, giornalista e storico del fumetto. collabora da anni con il disegnatore oskar, con cui crea il parodistico No Name (1998, premio pierlambicchi e speciale riconoscimento per la migliore storia umoristica), e dal 2003 tavole umoristiche autoconclusive per la casa editrice belga Joker editions. G&G, spettacolo di teatro-canzone illustrato omaggio a Giorgio Gaber, è il primo («ma non l’ultimo», promettono entrambi) lavoro a fumetti disegnato per i suoi testi da sergio Gerasi. come storico del fumetto, collabora con le collane «almanacchi» (sergio Bonelli editore) e «100 anni di fumetto italiano» (Corriere della Sera/Gazzetta dello Sport). Nel 2008 pubblica, con Giovanni rigano, il libro di filastrocche gotiche illustrate Il teatrino delle bambole morte e nel 2009 è direttore artistico del festival internazionale del cinema d’animazione e del fumetto di dervio. Ha un blog all’indirizzo: davidebarzi.blogspot.com. Danilo Loizedda È nato a cagliari ed è un illustratore e disegnatore di fumetti. dopo aver fatto la scuola del fumetto di Milano e frequentato l’accademia disney, ha iniziato a lavorare per varie case editrici e agenzie pubblicitarie, come Mondadori, disney, de agostini, erickson, Mackann, coca cola italia, piemme, longmann, Halidon. attualmente vive e lavora a Milano. il paradiso delle trottole

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titoli di coda

Ciuffettino (di a. d’alessandro – musica di Mario pagano) traccia 14 – 4’19”

daniele Manini: trottole, voce ciuffettino roberto Barbini: musica e fisa sabrina sparti: voce di coda elena cosentino: arpa classica efficace caterina rappoccio: fagotto deciso Brano musicale tratto dalla seconda puntata di Le avventure di Ciuffettino

e fu così che il paradiso delle trottole finì il luogo magico, il posto unico dove il signor rascel i palloncini volati via ha ritrovato tra trottole e palloncini giocavano dei bambini enrica russo in putiferio generica confabulò Gianfranco putiferio tripodi chitarrò e mandolinò Massimo putiferio Braga bassi, contrabbassi inventò Massimiliano putiferio donna batterie, pentole e lampadari malmenò roberto Barbini in putiferio fisarmoniche e organetti tinteggiò daniele cantattore in putiferio - Manini la pensò….

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tavola di tobin Florio da una foto di carlo dulla.

le canzoni fanno parte del recital Children Solution della Banda putiferio con Gianluca Mercadante e sara rossi.

Tobin Florio Nato a londra, ha trascorso la sua infanzia nel suffolk dove ha frequentato i primi due anni di una scuola d’arte. a londra ha studiato al london college of printing. in seguito, si è laureato in comunicazione visiva presso la University of central england. Ha lavorato nel settore del web e graphic design. attualmente si dedica alla pittura e all’illustrazione. i suoi lavori sono stati esposti in innumerevoli mostre a Milano, londra e a Norwich, dove vive e lavora. Molte altre informazioni sul sito www.flozbox.com. il paradiso delle trottole

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Postfazione di alberto casiraghi

l’idea di fare un fumetto musicale mi interessa moltissimo, perché il fumetto è il mondo del silenzio. JoaNN sFar, KLEzMEr I – CoNquISTA dELL’EST

Ho pensato a lungo a cosa avrei potuto scrivere sul rapporto tra musica e fumetto per questa postfazione, più o meno da quando daniele Manini qualche tempo fa mi chiese di collaborare in qualità di esperto di fumetti a questo progetto che si è materializzato nel libro che avete tra le mani. di cose me ne sono venute in mente, altroché. per cominciare, avrei potuto iniziare citando il meraviglioso e imprescindibile album di Janis Joplin (in realtà giustamente attribuito al suo gruppo, Big Brother & the Holding company) intitolato Cheap Trills, la cui copertina è un fumetto del grande maestro dell’underground americano, robert crumb. Un esempio fulgido di meta-narrazione fumettistica applicata a un prodotto industriale, in cui si tratteggia tutto ciò che dobbiamo sapere del contenuto attraverso un uso dinamico delle vignette, disposte in modo che tutte si rivolgano verso il centro che – non casualmente – è un tondo a ricordarci cosa si cela dentro il cartone della copertina. alla fine degli anni sessanta qualcuno aveva già capito che musica e fumetti potevano anche parlarsi. certo, nella san Francisco di Hight-Hasbury probabilmente si potevano trovare le sostanze giuste che permettevano di mettere in connessione qualsiasi cosa avevi per la mente o tra le mani. e quindi, perché non presentare un disco avvalendosi del linguaggio dei comics? Quarantadue anni fa, per la precisione, che casualmente sono anche i mie anni, crumb aveva già (quasi) detto tutto sull’argomento. Ma – c’è sempre un ma – una decina di anni dopo la band più tamarra dell’universo usò un fumetto – pessimo – per spiegare perché i suoi membri dovessero togliersi le quintalate di colore con le quali erano soliti dipingersi il viso per inquietare (?) i propri spettatori. in realtà a me facevano solo ridere, anche musicalmente. sì, lo so che l’avete capito. Bravi. È che unmasked io non riesco a togliermelo dalla testa. sarà perché avevo un cugino alle medie che si beveva ogni baggianata che sfornavano i Kiss. Ma tant’è, io proprio quel disco ce l’ho stampato in fronte. a me della musica contenuta non fregava nulla, ma ero affascinato da quella copertina-fumetto di questa band improbabile che faceva di tutto per far credere di essere pura fiction, macchina di divertimento fantastica a cavallo tra differenti livelli di entertainment o almeno dalla spiccata propensione a elaborare la propria immagine e la propria percezione di sé attraverso vari media con l’ausilio di trucchetti di marketing a buon mercato. come il crearsi delle vere e proprie identità improbabili che in


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quel caso parlavano in un fumetto. potete capire che per un dodicenne cresciuto a pane e supereroi tutto questo aveva un certo fascino. Ma non conoscevo ancora crumb, appunto. sicuramente avrei potuto proseguire il mio sfoggio di cultura fumettistica toccando i Metalli Urlanti, oppure la biografia dei Beatles fatta in casa Marvel nei settanta, o ancora Billie Holiday disegnata da Munoz, gli abissi jazz di loustal, alcune sperimentazioni nostrane dei Valvoline oppure di Frigidaire, la musicalità delle metriche delle strisce di antonio rubino sul Corrierino o qualsiasi fumetto che tentasse di farci entrare di riffa o di raffa la questione musicale. ecco, potevo giocarmela facile per questa postfazione facendo l’erudito ed elencando decine di esempi simili, ma col passare dei mesi mi sono reso conto che: 1) non avevo assolutamente voglia di fare noiosi elenchi che chiunque può ricostruire con un buon uso di Google, 2) non avevo tempo di scartabellare tra i miei scatoloni per sciorinare connessioni più inedite e stimolanti tra queste due forme d’arte. Quindi, come un’epifania, mi sono imbattuto in quello che ha scritto sfar nel suo libro Klezmer (il pezzo che ho riportato all’inizio di queste divagazioni) e non c’è più stata partita. posso permettermi di dire qualcosa di più completo, sincero e profondo? Bastano poche precise parole: «il fumetto è il mondo del silenzio». sfar vuol forse dire che in un fumetto la musica non può essere percepita, ma solo immaginata per metafore e suggestioni? in effetti, è abbastanza complicato far dialogare due forme espressive così distanti, così fisicamente separate almeno più di quanto possano essere la musica con il cinema, con la poesia, con la narrativa. se dimentichiamo per un momento i dialoghi racchiusi (quasi sempre) nei baloons ci accorgiamo come i fumetti – oserei dire i fumetti meglio riusciti sul piano narrativo, espressivo, linguistico – riescano sempre a raccontarci qualcosa anche con la sola sequenza delle immagini. È come, azzarderei semplificando, vedere la tV con il volume abbassato. Voglio dire, quella sequenza di immagini di norma organizzate sulla pagina mediante la divisione per riquadri che chiamiamo vignette, ci ridà comunque un senso di narrazione, magari non del tutto a fuoco, magari incompleta, ma ad ogni modo inequivocabile. ora rialziamo il volume e rimettiamo i dialoghi: scopriamo che nei fumetti meglio riusciti essi sono complementari alla funzione narrativa della parte grafica, o meglio non dovrebbero essere né la parte dominante né la parte marginale. e questo che c’entra con l’affermazione di sfar di cui sopra? Forse nulla, ma quello che vorrei far capire è che in un fumetto è già complicato creare un’alchimia funzionale tra disegno e parola, tra narrazione scritta e disegnata, ma è praticamente impossibile arrivare a fondere il linguaggio fumettistico con quello musicale, se non attraverso l’uso di escamotage quali il tentativo di simulare la metrica di una canzone con il ritmo della scansione narrativa, oppure usando la forza espressiva del fumetto per cercare di visualizzare le suggestioni che ci possono arrivare da qualsiasi tipo di musica. Fino ad arrivare alla banalità, a volte necessaria, di inserire nelle vignette di un fumetto le note di un pentagramma. e in effetti, in ogni esempio che ho citato, la musica è un semplice argomento per una biografia o per un racconto di fiction, oppure ancora è la base per sperimentazioni poetiche che usano la musica come ispirazione, ma che non ne inglobano in qualsiasi modo l’essenza del linguaggio. Già, ma come potrebbe essere altrimenti? sicuramente Il paradiso delle trottole non mi aiuta a dare una risposta soddisfacente. pazienza. Fatto sta che il progetto il paradiso delle trottole

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della Banda putiferio è di certo coraggioso e stimolante, soprattutto per il tentativo di cercare di edificare una sovrastruttura a fumetti a un loro lavoro pensato per l’occasione, composto da canzoni che già sono di per sé delle storie, piccoli universi compiuti, all’interno delle quali non è difficile trovare una qualsiasi forma di «morale», magari eterodossa, con risvolti grotteschi e surreali, ma che comunque si ritaglia sempre un posto in primo piano nella poetica della Banda. sembra una banalità, ma la cosa più stimolante, leggendo le storie contenute in questo volume, sta nella notevole varietà di approccio al compito assegnato, che sottolinea la diversa sensibilità dei bravissimi artisti coinvolti. a onor del vero, tutto il mio discorso sulla teorica sovrapposizione dei due linguaggi, quello fumettistico e quello musicale, non ha nessuna valenza per spiegare il perché di questo libro, dato che ogni storia a fumetti in esso contenuta non assume come paradigma la musica in quanto tale, ma bensì la poetica della Banda putiferio o più semplicemente il cuore della morale contenuta in ogni canzone. Ma come dice sempre sfar: «i disegnatori come pratt, Blutch o sempé, che tentando di mettere in scena la musica, mettono il lettore sulle corde. Gli ordinano di dare la sveglia al suo immaginario poetico e di allestire mentre legge una musica silenziosa, come se i disegni che gli mettono davanti appartenessero alla scrittura musicale.» (id.) ed è questo il merito di questo progetto: dare la sveglia all’immaginario poetico degli artisti (e dei lettori) chiamati a raccolta da daniele Manini per allestire attraverso i loro disegni una musica silenziosa. a colmare il silenzio che accompagna la lettura e fare da colonna sonora ideale per tutti questi brevi fumetti ci pensa, ovviamente, la musica di casa Banda putiferio.

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Banda Putiferio & autori vari

La bellezza dell’infanzia è di non finire. VICTOR HUGO

Miguel Ángel Martín, Gino Gavioli, Lucho Villani, Luca Enoch, Massimo Giacon, Akab, Marco Manini, Cristina Benintende, Lola Airaghi, Onofrio Catacchio, Pistrice, Otto Gabos, Davide Barzi, Danilo Loizedda, Tobin Florio

Special guests musicali: Roberto «Freak» Antoni, Daniele Sepe, Antonio Rezza e Flavia Mastrella, Mauro Ermanno Giovanardi, Ivano Marescotti, Bebo Storti, Fausto Amodei, Alessio Lega e tanti altri

Banda Putiferio & autori vari

Fumetti e illustrazioni di:

Il paradiso delle trottole

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Euro 17,50

CD musicale abbinato

Il paradiso delle trottole

STORIE

E CANZONI PER BAMBINI CRESCIUTI Prefazione di Gianfranco Manfredi Postfazione di Alberto Casiraghi


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