Fabio Celoni e i misteri di Dylan Dog

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FABIO CELONI E I MISTERI DI

DYLAN DOG


Con il patrocinio di

FABIO CELONI E I MISTERI DI

DYLAN DOG

PROVINCIA DI LATINA

Con il contributo di Mostra a cura di Tunué. Editori dell’immaginario Latina Centro commerciale «Latina Fiori» 10 – 15 aprile 2007 Testi in catalogo: Adriana Coppe Interventi: Mauro Marcheselli, Paola Barbato, Bruno Enna, Tito Faraci Immagine di copertina: Fabio Celoni Progetto grafico: Carlo Piscicelli ISBN-13/EAN 978-88-89613-26-9 Copyright per le immagini © Fabio Celoni © Sergio Bonelli Editore © Disney Tunué Srl Via degli Ernici 30 04100 Latina www.tunue.com info@tunue.com Stampa e legatura: Arti Grafiche del Liri Srl Via Napoli 85 03036 Isola del Liri (FR) Italy Ringraziamenti I ringraziamenti dell’Autrice per la compilazione del Catalogo vanno innanzitutto agli autori che hanno gentilmente collaborato con i loro contributi: Mauro Marcheselli, Paola Barbato, Bruno Enna e Tito Faraci. Vorrei poi ringraziare Fabio Celoni, per la sua disponibilità e per le informazioni tecniche, e Francesco Savino, per la sua consulenza sul mondo di Dylan Dog.

Con il sostegno di Antica Littoria - Eden Spring Energie Nuove - Gioca e Crea Ka.ba. Comunications - Latina Oggi Scuola del fumetto di Latina - Radio Luna


PREFAZIONE di Mauro Marcheselli 1

• Dylan Dog grottesco, china realizzata per la copertina di un numero della rivista Scuola di fumetto

Sono convinto che i disneyani avrebbero tante buone ragioni per odiarmi. Sono io, infatti, che ho arruolato Fabio Celoni nello staff di Dylan Dog, scippando al fumetto umoristico uno dei suoi più straordinari interpreti. Qualche anno fa avevo visto una sua storia, su testi di Tito Faraci, inserita in un volume dedicato alle avventure noir di Topolino2 ed ero rimasto molto colpito dallo stile di quell’illustratore (a me allora sconosciuto) che andava oltre i «confini stilistici» del genere. Il mio «quinto senso e mezzo» mi suggerì che con un segno così forte e personale (direi quasi reazionario), quel disegnatore non doveva avere vita facile in Disney. Chiesi notizie a Tito, il quale mi rivelò che, guarda caso, Celoni era interessato a tentare la strada del fumetto realistico. Su mia richiesta ci mise in contatto e dopo un breve colloquio (in pasticceria) feci fare le prove a Fabio per Dylan Dog. Andarono bene al primo colpo e ricevettero la benedizione di Decio Canzio3 e Sergio Bonelli.4

Così, nel giro di una settimana, Fabio ebbe in mano la sua prima sceneggiatura dell’«indagatore dell’incubo» (I quattro elementi, su testi di Peppe De Nardo5). Era il 7 novembre 2000. Da allora Fabio ne ha fatta di strada (sicuramente molta più di quella che riesce a percorrere con la sua Fiat Bravo, diabolico mezzo che sembra avere un conto aperto con lui…): ha dato il meglio di sé nelle copertine di Brad Barron,6 vinto premi vari, scritto libri di esoterismo e fotografia e, ultimamente, si è dedicato pure alla sceneggiatura, e devo ammettere che la storia di Dylan Dog che ha scritto e che sta finendo di disegnare sarà una bella sorpresa per tutti. Certo, in questi anni di collaborazione qualche divergenza d’opinione, qualche contrasto, tra noi c’è stato: vi assicuro che lavorare con un perfezionista, maniaco, testardo, pignolo e privo di autocritica non è facile per nessuno, approfitto quindi di questa occasione per ringraziarlo della pazienza che ha sempre avuto nei miei confronti…

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Mauro Marcheselli, curatore editoriale di Dylan Dog, è nato a Melara, in provincia di Rovigo, il 19 ottobre 1953. Prima di diventare redattore della Sergio Bonelli Editore, ha collaborato con l’Anaf e con riviste del settore quali Orient Express, Pilot e Comic Art. Ha scritto diversi soggetti per Dylan Dog, tra i quali Johnny Freak (n. 81, giugno 1993) e Finché morte non vi separi (n. 121, ottobre 1996), due storie molto amate dai fan. 2

Tito Faraci, Topolino Noir, Torino, Einaudi, 2000.

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Già sceneggiatore (Il Piccolo Ranger, Tex, Zagor), è ora Direttore generale della Sergio Bonelli Editore.

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Imprenditore a capo della Sergio Bonelli Editore, la più importante casa editrice italiana di fumetti. Nato a Milano il 2 dicembre 1932, è conosciuto anche come Guido Nolitta, suo pseudonimo da scrittore. Egli è infatti il creatore di personaggi di successo quali Mister No e Zagor, tra gli altri, e prolifico sceneggiatore (sue sono per esempio ben sessanta storie di Tex).

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Dylan Dog n. 197, febbraio 2003.

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Serie di diciotto numeri della Sergio Bonelli Editore, maggio 2005 – ottobre 2006.

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INTRODUZIONE

• Copertina di Alla fiera dei mostri (Tunué), disegno finale a tempera e acrilico prima dell’elaborazione (particolare)

Ancora una volta, a Latina arriva il fumetto. Seguendo una tradizione cominciata da qualche anno, anche nel 2007 il mondo dei fumetti è protagonista di una esposizione nella città. La mostra Fabio Celoni e i misteri di Dylan Dog si inserisce infatti nella manifestazione «Made in china», voluta dalla Tunuè, giovane casa editrice di Latina, che si occupa proprio della pubblicazione di volumi a fumetti e saggi di approfondimento riguardanti questo universo. «Made in china» vuole portare il pubblico a incontrarsi con il fumetto e il suo mondo esponendo opere originali di autori importanti e pubblicazioni prestigiose, per far toccare a tutti con mano il lavoro e l’arte che si cela dietro i personaggi di carta. Ogni edizione è dedicata a un genere narrativo diverso, e nelle passate edizioni ha ospitato il «giallo», con opere di Marco Foderà,7 disegnatore di Nick Raider, l’«avventura», messa in mostra grazie alle tavole di Mister No create da Roberto Diso,8 e il «mistero», quello colorato di Monster Allergy, serie prodotta dalla Walt Disney Company e dalla Red Whale, della quale sono state esposte più di trenta tavole originali.9 Quest’anno il genere trattato è di nuovo il mistero, ma dalle atmosfere allegre e vivaci della serie della Disney, si è passati a un mistero più «realistico» nel senso stilistico e narrativo del termine. E sarebbe meglio parlare di un mistero contaminato dall’horror (horror-mystery), rappresentato da quello che è il suo più celebre esponente nell’ambito del fumetto italiano: Dylan Dog. Famosa serie della Sergio Bonelli Editore, nata nel 1986 dalla penna di Tiziano Sclavi, questa testata è sulla cresta dell’on7

da da ormai più di vent’anni: Dylan è il suo protagonista, un indagatore alquanto poco convenzionale che indaga su casi misteriosi e insoliti. L’autore che viene presentato è Fabio Celoni, uno dei rappresentanti di punta del fumetto italiano contemporaneo, nonché uno dei migliori interpreti di questo personaggio. Autore umoristico e realistico, Celoni ha disegnato con enorme successo sia per la Disney che per la Bonelli (tra i numerosi riconoscimenti che gli sono stati conferiti nel corso della sua carriera ricordiamo il premio «Fumo di China» 2003 come miglior disegnatore umoristico italiano; il premio «Goose egg nugget award» 2005, consegnato da Roy Disney per il suo contributo artistico al genere dei paperi; il premio «U Giancu» 2006 per entrambe le categorie di miglior disegnatore italiano umoristico e realistico). Le opere in mostra rappresentano una selezione di tavole scelte tra quelle che compongono le tre storie disegnate da Fabio Celoni per Dylan Dog e già pubblicate dalla Bonelli (una quarta è in uscita alla fine di aprile). Queste tavole sono rappresentative tanto del mondo cupo e misterioso di Dylan, quanto dell’arte di Celoni, che modella gli spazi delle vignette con il nero profondo delle sue ombre. Oltre alle quaranta tavole originali di Dylan Dog, sono in mostra altri lavori di Celoni, sempre sul tema horrormistero, che rappresentano una piccola porzione della produzione dell’autore, e al tempo stesso dimostrano la versatilità del disegno a china! Sono presentate così alcune tavole di Brad Barron, altro personaggio Bonelli (di cui Celoni è stato creatore grafico e curatore delle copertine), e vari disegni della produzione personale dell’autore.

Marco Foderà e il giallo, Latina, Foyer del teatro Gabriele D’Annunzio, dal 27 al 29 febbraio 2004. Roberto Diso e l’avventura, Latina, Circolo culturale «Aspasia», dal 19 al 20 marzo 2005. 9 Monster Allergy. I mille colori del mistero, Latina, Centro commerciale «Latina Fiori», dal 3 al 9 aprile 2006. 8

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il fumetto e l’horror

• Demone, tecnica mista (particolare)

Zombi, serial killer, freaks, alieni mostruosi e tanto altro fanno parte di quella fetta dell’immaginario collettivo che noi chiamiamo «horror». E Dylan Dog, l’«indagatore dell’incubo», si è trovato nel corso della sua lunga carriera a fare i conti con tutte le disparate forme dell’orrore conosciute e sconosciute. L’horror è sempre esistito, come la paura dal-

la quale deriva. Con vari nomi, nascosto sotto diverse forme, non è difficile ritrovarlo nel substrato culturale di ogni civiltà: nei secoli si sono susseguite leggende di fantasmi che infestano castelli abbandonati, o storie di uomini mostruosi nati sotto il segno di una maledizione sussurrata da una strega, nascosti per anni nella cantina di una famiglia insospettabile.


• Gatto mammone (particolare)

Le storie «spaventose» sono un modo per esorcizzare l’orrore che può colpirci tutti i giorni, nel quotidiano. I fatti di cronaca che grondano sangue dai telegiornali non a caso fanno appassionare, anche morbosamente, migliaia di massaie per settimane: sono un mezzo per ricordarci cosa può accadere nell’appartamento di fianco al nostro. La letteratura prima, e il cinema poi, si sono nutriti della voglia di paura che c’è in ognuno di noi, hanno proposto storie create apposta per stuzzicare la nostra innata curiosità per il lato oscuro della mente umana, per quello che può nascondersi nell’ombra creata dalla luce della nostra coscienza. Sarebbe ovviamente troppo lungo in questa sede occuparsi di come l’horror si sia espresso ed evoluto nei secoli, passando per le suggestioni dei racconti tramandati oralmente, e poi resi imperituri dalla letteratura, per poi approdare nelle più nuove forme d’arte del cinema, del fumetto e del videogioco.10 E anche solo parlare dello sviluppo del genere nella cosiddetta «letteratura disegnata» è impossibile nel poco spazio a disposizione. È tuttavia d’obbligo citare alcune pietre miliari, che hanno fatto la storia del fumetto di genere. Come per il cinema, anche le prime uscite di storie horror a fumetti erano trasposizioni di opere letterarie famose, come per esempio i fumetti Il Gobbo di Notre-Dame, ispirato a Notre-Dame de Paris di Victor Hugo, o sceneggiature ispirate a tali opere, come una 10

serie basata sul Frankenstein di Mary Shelley ma ambientata a New York nel xx secolo (entrambe disegnate da Dick Briefer, nel 1936-’40). Autori del calibro di E.A. Poe e H.P. Lovecraft sono stati saccheggiati a man bassa dal fumetto, e hanno ispirato capolavori di disegnatori quali Dino Battaglia11 e Alberto Breccia.12 Il Italia, in particolar modo, il fumetto horror è stato storicamente veicolato da riviste contenitori, prima fra tutte Horror13 rivista diretta da Alfredo Castelli insieme a Pier Carpi, che dal 1969 pubblicò vari adattamenti letterari, ma anche da Il mago,14 dove comparve per esempio la trasposizione de I miti di Cthulhu di Lovecraft disegnata da Breccia, L’Eternauta15 e altre, che proponevano a scadenze prefissate nelle edicole fumetti di tutti i generi, fra cui erano spesso inserite storie «spaventose». Più recentemente, dedicate invece completamente al genere, erano Mostri (per la quale lavorò un giovanissimo Fabio Celoni) e Splatter (che videro la luce dopo la nascita di Dylan Dog), entrambe edite dalla Acme Edizioni di Silver (il creatore di Lupo Alberto): queste ultime, in particolare, furono chiuse in seguito a delle rabbiose polemiche elevate dai mass media contro i fumetti horror che, secondo alcuni, potevano istigare nel giovane pubblico violenza e altri comportamenti insani (sic!). Anche Dylan Dog fu coinvolto nella discussione, e uscì addirittura un episodio (Caccia alle streghe, Dylan Dog n. 69, giugno 1992), in cui Sclavi denunciava la censura e la criminalizzazione di un certo genere di fumetti.

Per un eventuale approfondimento critico si consigliano: David J. Skal, The monster show. Storia e cultura dell’horror, Milano, Baldini e Castoldi, 1998; Fabrizio Foni, Alla fiera dei mostri. Racconti pulp, orrori e arcane fantasticherie nelle riviste italiane 1899-1932, Latina, Tunué, 2007. 11 Che ha trasposto, per esempio, i racconti di Poe La caduta della Casa degli Usher, Hop-frog e altri, raccolti poi nel volume Totentanz (Milano, Milano Libri Edizioni, 1972). 12 Breccia ha disegnato, tra gli altri racconti di Poe, Il cuore rivelatore (Alter Linus, n. 9, 1975), William Wilson (Alter Alter, n. 9, 1980)), e di Lovecraft I miti di Cthulhu (ultima edizione, Bologna, Comma 22, 2003). 13 Milano, Gino Sansoni Editore, dal n. 1, dicembre 1969, al n. 31 ottobre 1972. 14 Rivista della Mondadori diretta, tra gli altri, da Mario Spagnol e da Fruttero e Lucentini. Terminò le pubblicazioni con il n. 105 del dicembre 1980. Tornò in edicola, diretta da Nino Cannata per l’editore Publimilano, da marzo a luglio del 1983 per soli cinque numeri. 15 Rivista edita dalla Comic Art (Roma) e diretta, tra gli altri, da Oreste del Buono. Uscita dall’ottobre 1980 (n. 0), all’agosto 1995 (n. 148).


DYLAN DOG

Piani paralleli di esistenza, presenze aliene che vivono nel nostro mondo, demoni nascosti nelle menti umane, pronti a uscirne rievocati da suggestioni… Bastano a volte atmosfere evocative per aprire nell’animo del lettore l’accesso al baratro nero presente in ognuno, per attingerne poi le paure ivi sepolte. In fondo anche George Orwell, in 198416 ci avvisa che per ognuno di noi c’è una «stanza 101», dove è celato il terrore più grande, quello al quale sfuggiamo anche incosciamente, per il quale il nostro pensiero razionale viene a bloccarsi, la nostra reazione è totalmente istintiva, la paura è più grande dei nostri pensieri, li sommerge. C’è qualcuno che con la paura invece è abituato a convivere, e che anzi di questa paura, degli incubi, del mistero, ne ha fatto un mestiere. Stiamo parlando di Dylan Dog. Dylan Dog, l’«indagatore dell’incubo», è ormai diventato un’icona del fumetto italiano, e possiamo dire che dopo più di vent’anni dalla sua prima uscita nelle edicole,17 è entrato di diritto nel

costume e nell’immaginario collettivo. Con oltre un milione di copie mensili tra inediti e ristampe, si piazza tra i più grandi successi editoriali italiani di tutti i tempi, e grazie pure alla sua partecipazione a varie campagne sociali (un esempio recente è la campagna europea di promozione della lettura «Beccàti a leggere», del 2005), anche chi non ha mai letto un fumetto in vita sua ha sentito parlare di Dylan Dog, testimonianza di quanto sia diffusa la sua immagine ovunque. Creazione della mente e cibo per l’anima, il fumetto è anche, più prosaicamente, un prodotto di mercato, e questa serie della Sergio Bonelli Editore è in questo senso anche un esempio di come la creazione di un prodotto di qualità venga poi premiata dalle vendite. Dopo il successo presso il grande pubblico, la consacrazione definitiva è arrivata da Umberto Eco, illustre scrittore e semiologo italiano noto in tutto il mondo sia per i suoi romanzi sia per i suoi saggi, che ha dichiarato: «Posso leggere la Bibbia, Omero e Dylan Dog per giorni e giorni... ».18

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1984, Secker & Warburg, 1949 (tr. it. 1984, Milano, Mondadori, 1950). L’alba dei morti viventi, testi di Tiziano Sclavi e disegni di Angelo Stano, ottobre 1986. 18 Umberto Eco Dixit: Dylan Dog? Una striscia di culto, di A. Mezzena Lona. Articolo apparso su Il Piccolo, 19 novembre 1998. Ma Umberto Eco ha dedicato a questo personaggio anche un saggio, nel libro collettivo Dylan Dog: indocili sentimenti, arcane paure (Milano, Euresis Edizioni, 1998), in forma di intervista a Tiziano Sclavi. 17

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fabio celoni e le sue opere in mostra

•Tarocco (acquerello)

Fabio Celoni, il poliedrico autore del quale presentiamo alcune opere in questa mostra, è nato a Sesto San Giovanni (Milano) il 23 settembre 1971. Dedito praticamente da sempre alla sua passione – il disegno – ha accumulato negli anni di lavoro una grandissima mole di materiale. Come scritto nell’introduzione a questo catalogo, le opere in mostra sono solo un «estratto» di quella che è la produzione dell’autore nel campo horror-grottesco. Abbiamo incentrato la nostra attenzione sulla parte di materiale riguardante Dylan Dog, allargandoci ad altre opere che hanno attinenza con il genere. Ma l’arte di Fabio Celoni spazia quasi in tutti i campi del disegno, dall’illustrazione ai fumetti. Inoltre, egli riesce dove quasi tutti i disegnatori falliscono, e cioè adattare il suo segno sia allo stile realistico (quello degli albi Bonelli, per intenderci), sia a quello umoristico (Disney, per esempio) ed essere in entrambi un maestro riconosciuto. La sua formazione inizia quando, giovanissimo, decide di non iscriversi a una delle scuole superiori convenzionali, ma di inseguire il suo sogno di diventare fumettista iscrivendosi invece alla Scuola del fumetto di Milano, una delle pochissime esistenti allora in Italia, e ancora oggi una delle più prestigiose, insieme a quella di Roma.

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INTERVISTA A FABIO CELONI

•Grothesque (china)

È faticoso per te seguire le disposizioni di una sceneggiatura? Quanto aggiungi «di tuo» alle storie che disegni? Faccio una premessa: un fumetto non è l’incontro tra una mente e una mano, ma quello tra due cuori, due anime. Entrambi i narratori, sceneggiatore e disegnatore, mirano a un unico scopo: raccontare la stessa storia nel modo migliore possibile. Certamente, divergenze possono essercene, ognuno vede le cose in un modo differente... per fortuna. Ma spesso queste diversità si rivelano arricchimenti. Un disegnatore può interpretare una sceneggiatura seguendo la traccia di chi ne ha scritto i contorni, ma movendosi in una direzione magari non immaginata in partenza dall’altro. Migliore o peggiore, questo è un altro discorso. La tavola finita vive di vita propria, è un’entità a sé, fatta di testo e immagine. Credo dunque che per me «sia faticoso» come per chiunque altro, né più né meno. Gli arricchimenti, ciò che un disegnatore può aggiungere al testo, non devono considerarsi soltanto come una sovrabbondanza di elementi non descritti dallo sceneggiatore (che anzi potrebbero rivelarsi una limitazione di leggibilità) ma come un’osservazione differente della stessa scena, una sua diversa interpretazione.

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Hai disegnato una storia della quale hai scritto anche soggetto e sceneggiatura: questo fa di te uno dei rari «autori completi» di Dylan Dog (un altro è stato Carlo Ambrosini). Ce ne parli? Come è nata la tua storia? Il tuo tratto ha risentito del fatto che questa fosse la «tua storia»? Ancora non posso rivelare molto di questa storia, ma posso dire che il soggetto, anzi l’idea di base da cui si è poi sviluppato, è nata dall’osservazione di una scena che tutti noi possiamo vedere, molto banale all’apparenza… Credo che il meraviglio so si celi nel quotidiano, e si mostri appena gli si dia un’opportunità per farlo, fatta di un po’ di tempo innanzitutto. Ecco, da questa semplice scena si dipana una sto ria molto complessa e articolata, che sembra prendere una direzione completamente aliena a ciò che l’ha fatta nascere. Per quanto riguarda la parte grafica, le ho dedicato la stessa cura e attenzione che dedico a tutti gli altri miei lavori, cioè davvero molta. Che io sia riuscito a comunicare qualcosa, questo dovranno dirlo i lettori… come sempre.




Dylan Dog n. 221, Il tocco del diavolo – Tavola n. 49

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Dylan Dog Speciale n. 17, La fortezza del demone – Tavola n. 40


Dylan Dog Speciale n. 17, La fortezza del demone – Tavola n. 22

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