TrentinoMese Marzo 2012

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Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB Trento. Contiene i.p.

anno XXI n. 253

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marzo 2013 9 771724 550829

ISSN 1724-5508

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appuntamenti, incontri e attualità trentina

un caffè a casa di...

marco bernardi A colloquio con il regista che, dal 1980, dirige il teatro di Bolzano. “Tra due anni lascio, con un bilancio positivo. Me ne vado, mentre il mio paese non riconosce più la cultura come elemento centrale e fondante”. E ci racconta di von Kleist, del Milan, di Corto Maltese e del bilinguismo

don Dante clauser si è congedato dalla vita terrena nel giorno in cui Benedetto XVI si è dimesso da Papa Salvatore La Rocca Com’era dirigere la squadra mobile di Trento negli anni ‘70

Anche l’acqua è un prodotto di eccellenza della nostra provincia. da quattro sorgenti, di cui tre operative, sgorgano tre marchi tra i più apprezzati e venduti in europa

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ring di Pino Loperfido

di Tiziana Tomasini

perfidie

a mali estremi L’abominevole, maledetta (e cara) consegna delle pagelle

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uori dall’aula il gruppo nutrito dei genitori aspetta con trepidazione la consegna delle schede di valutazione, le vecchie “pagelle”. C’è chi dialoga apparentemente sereno, chi passeggia nervosamente su e giù per il corridoio meditando soluzioni e punizioni, chi scrive messaggi al telefonino. Al segnale delle maestre, tutti dentro, in classe. Seduti sulle piccole sedie lillipuziane, con le ginocchia che toccano i banchi, attendiamo il nostro destino; anzi, il destino dei nostri figli sintetizzato in voti. Mentre l’insegnante distribuisce il temuto foglio, lo stomaco è in subbuglio, le mani sono leggermente sudate, la gola è secca. Deglutisco e cerco di calmarmi, in fondo, in fondo sono bravi bambini e si sono impegnati per tutto il quadrimestre; certo il loro tallone d’Achille, il punto debole o nota dolente, che dir si voglia, è sicuramente il comportamento, la “condotta” dei tempi che furono: giochi molto fisici, esuberanza nel relazionarsi con gli altri e quell’istintiva allergia ad assimilare le regole. “La maestra ha detto che sarei da ottimo se solo fossi un po’ più calmo!” mi dice il medio baldanzoso. “Ok, quindi distinto”, penso tra me e me. Con mano tremante leggo le valutazioni e penso, facendo un rapido calcolo, a quante volte – avendo tre figli – dovrò ancora sottopormi a questa tortura, a questo agrodolce rituale delle pagelle che carica di ansia il genitore di ogni generazione, anche il più corrazzato. Due schede di valutazione all’anno moltiplicate per tre, fanno sei pagelle per un’infinità di anni di scuola dell’obbligo e di scuole superiori. Praticamente un incubo. Per non pensare al lavoro sommerso che coinvolge full time anche noi genitori: “Mamma, mi aiuti a fare la ricerca?” “Ma come si fa ‘sta cornicetta?” “Cosa vuol dire?” “Rifacciamo il compito che ho fatto un pasticcio?” “Per domani devo portare una scheda libro!” “Mi interroghi che domani ho la verifica?” Ricevuta la pagella, tutti fuori col foglio in mano, rossi in viso per l’emozione ed il calore dei locali; c’è chi si lamenta, chi confronta, chi va via soddisfatto. E loro, i figli, a casa ad aspettare il premio o la predica, i complimenti e la ramanzina. “Com’è andata?” “Fa vedere!” Il piccolo di casa, il “primino”, guarda estasiato la sua prima scheda e se la legge sillabando; il medio assapora i successi e pensa a come migliorare ancora; quella del grande (seconda media) non è ancora arrivata. Tiro un sospiro di sollievo. Ci penserò domani. Spero di sopravvivere.

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Il gioco d’azzardo? è proibito. Anzi, no... È autorizzato. da bisca italia

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er dare un’idea di come lo Stato sia in buoni rapporti con l’industria del gioco basti dire che si tratta dell’unica attività con una tassazione inversamente proporzionale al fatturato. Più fatturi, meno tasse paghi. Altro che scaglioni Irpef... Insomma, oramai a scadenze regolari, ci tocca parlare di questo cancro sociale che risponde al nome di “Gioco di Stato”. Sì, dai, Gratta&Vinci, scommesse, lotti istantanei, ecc. Quelle robe lì, insomma. Qualche settimana fa, nel piacentino, una madre di tre figli ha ucciso la propria anziana madre e, dopo averle sottratto una collanina, vendutola, è andata a giocare al videopoker. A tanto siamo arrivati. Al punto che in nome di questo gioco maledetto si arriva ormai a giustificare anche la morte di una persona. La signora, infatti, ha negato a lungo prima di crollare davanti agli inquirenti. Beninteso senza mentire, perché lei era veramente convinta di essere innocente, perché i soldi di quella collanina le servivano per una causa assoluta e primaria: il gioco. Una distorsione cognitiva che va ad aggiungersi ad altre tipiche del giocatore incallito. Ad esempio, la cosiddetta “Fallacia di Montecarlo” che si verifica quando il giocatore pensa di avere una maggiore possibilità di successo dopo una lunga serie di perdite (della serie: “Ho perso troppo, adesso ho diritto a una vincita”). Altra distorsione è quella conosciuta come “Effetto Macbeth” e sta ad indicare l’autoassoluzione di cui è capace un giocatore dipendente (“Lo sto facendo a fin di bene”, “Se vinco darò metà in beneficienza”, “Non lo dico a mia moglie, perché lei non potrebbe capire. Quando avrò vinto, capirà”). Il proliferare del gioco d’azzardo è causato essenzialmente da due motivi. Anzitutto, abbiamo uno Stato che non può più fare a meno delle decine di miliardi che arrivano dalle società concessionarie. E poi, a differenza della dipendenza da droga e alcol, quella da gioco non mostra nessuna evidenza fisica. Cioè, se vi capitasse di incontrare un giocatore, al di là forse di un po’ di occhiaie, non vi darebbe nessun motivo per identificarlo come tale. È questa la fregatura. E di gente così, per le strade delle nostre città, ce n’è sempre di più. Uomini e donne, normali all’apparenza, che girano i locali in attesa dell’evento che gli cambi la vita per sempre. Purtroppo, con la complicità dello Stato, non si sono ancora accorti che ognuno può, in ogni momento, cambiare la propria vita, senza bisogno di cadere in una delle molte trappole tese dal Ministero delle Finanze.


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ring di Carlo Martinelli

di Paolo Chiesa

alla carlona sermone anti-successo di un ex calciatore di successo

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n questo scombiccherato Paese, dove il sospetto e la dietrologia sono ormai diventate la regola aurea – al fianco dell’invidia e del rancore, brutti compagni di viaggio di troppi italiani –, uno trova persino prudente premettere che di Roberto Baggio calciatore non si può che conservare imperitura ed affettuosa memoria. Come giocava lui – non importa la maglia indossata: dal Vicenza al Brescia passando per casacche solo apparentemente più importanti –, non giocava nessuno. Punto e basta. Proprio questa sconfinata considerazione del calciatore Baggio ci porta a qualche considerazione sul Baggio visto poche settimane fa al festival di Sanremo, ospite d’onore della coppia Fazio & Litizzetto. Sì, riconosciuto l’impegno filantropico e sociale del Baggio buddista (lui sta con la versione Soka Gakkai, assai in auge tra i vip d’occidente), vale la pena aggiungere qualche considerazione – alla carlona, ovvio – alla lezione impartita ai giovani da Baggio con la lettura di un suo appello (una quindicina di milioni gli spettatori, pare). Perché va tutto bene, ovvio: l’invito a lottare, ogni giorno e poi la riflessione su cinque parole: passione, gioia, coraggio, successo e sacrificio. “Per vent’anni – ha detto – ho fatto il calciatore. Questo certamente non mi rende un maestro di vita ma ora mi piacerebbe occuparmi dei giovani, così preziosi e insostituibili. So che i giovani non amano i consigli, anch’io ero così. Io però, senza arroganza, qualche consiglio lo vorrei dare. Vorrei invitare i giovani a riflettere su queste parole”. E sono tutte parole belle, condivisibili, compreso il finalone: “Oggi ho solo qualche capello bianco in più e tante vecchie cicatrici. Ma i miei sogni sono sempre gli stessi. Coloro che fanno sforzi continui sono sempre pieni di speranza. Abbracciate i vostri sogni e inseguiteli. Gli eroi quotidiani sono quelli che danno sempre il massimo nella vita”. Bene, benissimo. Però, ce lo vogliamo dire? Chi oggi ha più di cinquant’anni e ha dunque frequentato gli oratori, non ha incontrato il prete di turno che, parola più, parola meno, gli ha sempre detto le stesse cose? Davvero occorre il timbro del vip buddista per proporre parole di buon senso? E il pur lodevole impegno di Baggio per aiutare i diseredati del Perù non è forse lo stesso di centinaia e centinaia di missionari, volontari, suore, laici ed atei, cattolici e protestanti, che una mano a chi ha bisogno la danno e basta? Eppoi, scusate, ma qualcosa stride quando si invita a diffidare del successo affidando il sermone di turno a chi è stato baciato dal successo... 10

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civiltà trentina

Ecco UNA COSA CHE FUNZIONA: IL CERTIFICATO INPS

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i tante cose che in Italia (e quindi anche in Trentino) non vanno o non vanno come dovrebbero, vorrei parlare una volta tanto di una situazione che invece funziona che è un piacere. Vi ricordate la trafila che si doveva compiere fino a qualche anno fa per comunicare all’INPS e al datore di lavoro di essere ammalati? Funzionava così: si andava dal dottore che decideva se e per quanti giorni lo stato di malattia comportava l’assenza dal lavoro. Il medico compilava il certificato apposito in duplice copia: una per l’INPS e una per il datore di lavoro. La prima cosa da fare, di solito, era telefonare sul posto di lavoro e comunicare quanto sopra. Poi si doveva fare arrivare nell’ufficio INPS più vicino la copia del certificato di competenza (entro 24 ore sennò si rischiava di perdere la copertura della malattia). Ovviamente: 1) L’ufficio INPS aveva i suoi orari e se, usciti dal dottore, l’ufficio era chiuso ci si doveva andare il giorno dopo o spedirlo via posta (sperando che non fosse chiuso anche l’ufficio postale). 2) In caso di impossibilità negli spostamenti (malattia debilitante o fratture varie), ci si doveva fare accompagnare o chiedere a qualcuno consegnasse il modulo. Quindi: spostamenti, spedizioni di lettere in posta (con coda relativa) o spostamenti di persone terze e di veicoli con investimento di tempo e di denaro. Stessa trafila per la copia del cerificato che si doveva consegnare al datore di lavoro. Una bella seccatura. Ora, per fortuna, dopo una iniziale partenza “elettorale” finta, celebrata dall’allora ministro della Pubblica Amministrazione e Innovazione, Renato Brunetta (finta perché lui nel 2010 la dava per cosa fatta, mentre in realtà mancavano i pc e le linee internet negli ufici), ora dicevo, dal 2011 c’è l’invio telematico dei certificati suddetti. In pratica il dottore invia in tempo reale all’INPS tramite internet il certificato di malattia e l’INPS lo gira in automatico al datore di lavoro. Tu esci dall’ambulatorio e già è stato tutto fatto, senza portare, consegnare, spedire, consumare tempo e benzina. L’unico impegno che rimane è quello di telefonare al datore di lavoro per preannunciare quanto sopra (ma può bastare anche una mail). Comodo, vero? Un’iniziativa che Brunetta considerava solo punitiva verso i lavoratori, che secondo lui si dichiaravano malati senza esserlo, è diventata una comodità sia per gli uffici che (Oh, rabbia! Renato...) per i lavoratori.


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ring di Francesca Negri

colpo di tacco il bello del pancione

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redo sia stato il primo libro che ho comprato dopo aver scoperto di aspettare un bambino: si intitola Il bello del pancione ed è pubblicato in Italia da Piemme e scritto da un’americana, Kaz Cooke. Al di là che l’abbia trovato assolutamente banale (ma in internet c’è anche chi lo definisce “disgustoso, volgare, banale, da invasate, …”) e tutt’altro che divertente, ero stata ovviamente attirata dal titolo perché a due mesi di gestazione volevo capire cosa mai ci potesse essere di così bello nel pancione, a parte il suo contenuto, ovvero un figlio. Il libro non me lo ha fatto capire, ma ora che sono approdata al settimo mese vi posso dire che – quantomeno per la mia personalissima esperienza – nel pancione c’è davvero poco di bello, se non il divertirsi a vedere il proprio addome che diventa tondo come un mappamondo. Per il resto, ovviamente, sarebbe ingannevole nei confronti delle future mamme dire che è bello sentirsi lievitare come una balenottera tanto da fare fatica ad allacciarsi le scarpe; guardarsi allo specchio e vedere, nonostante il costante esercizio fisico, quella maledetta ritenzione idrica che gonfia caviglie, glutei e cosce; aprire il guardaroba e non avere più niente da mettersi; andare a fare shopping e non trovare niente da comperare perché non vi piacete con niente; scoprire che le vostre scarpine di Gucci comperate a inizio stagione non vi vanno più bene perché i piedi si sono gonfiati di una taglia; avere sonno e non poter dormire perché devi assolutamente portare a termine un lavoro; sentirvi dire che quando dormite russate (e non lo avete mai fatto!) per via del progesterone e di non so cos’altro; avere nausee per mesi seguite dall’acidità (io fortunatamente non ne sono stata affetta, ma immagino cosa voglia dire…). Personalmente, non trovo nemmeno poi tanto divertente dover ribaltare casa per fare spazio alla cameretta del pupo, passare i fine settimana a visionare lettini, fasciatoi, passeggini, carte da parati, tappeti, pupazzetti: potessi chiudere gli occhi e avere già tutto a posto, sistemato a casa, sarei più contenta. Ho scoperto di non essere l’unica a vivere queste sensazioni, molte altre conoscenti di lavoro hanno vissuto così la loro gravidanza. Che non è vissuta male, badate bene: siamo tutte serene, felici, consapevoli di quello che stiamo facendo e per questo pazienti. I chili di troppo non sono un dramma, si perderanno. Le nausee passeranno. Smetteremo di russare e ci rimetteremo le scarpe da Cenerentola. Ma, nonostante questo, non possiamo non ridere – o sorridere – quando ci dicono: «Hai un viso splendente… Eh sì, le donne incinte hanno sempre un’espressione bellissima e una pelle fantastica…». Ecco,

ring il fatto è che io – e molte altre – ci sentivamo carine e solari anche da non incinta. Poi, ci si mette la gente. Per la maggioranza della quale non ha più importanza quello che fai nella vita, adesso conta solo che stai aspettando un bambino. Le domande, quando incontri qualcuno, ruotano tutte attorno alla gravidanza (come stai, nausee, quando partorisci, sai già che sesso è, come lo chiamerete, ho visto la nonna, è al settimo cielo…). Poi ci sono quelli che, nonostante a sette mesi si veda che la pancia non è di quelle da misono-strafogata-di-cotechini-a-Natale-chissenefrega, ma è evidentemente una pancia da gestante, dopo che ti hanno avvistata per strada, al ristorante, al cinema o a un evento, alzano la cornetta e chiamano i tuoi per dire che ti hanno vista lì o là, e accidenti, però, come ti hanno trovata ingrassata… “Per forza, è incinta”, risponderanno i parenti. Ma alle invidiose malelingue non importerà, continueranno a sparlare della tua “tondità” a più non posso. Il peggio, però, è questo. Preparatevi se state pensando di avere un figlio. Incontrerete molte donne e altrettanti uomini che vi diranno «Eh, vedrai come ti cambia la vita… Mica potrai più fare quello che facevi prima». E ve lo diranno con un’espressione rassegnata e sofferente, ma anche un po’ sadica (secondo me perché non vedono l’ora di avere qualcun’altro nel club, con cui lagnarsi). E se voi siete donne libere e indipendenti, che amate la vostra vita e il vostro lavoro, ne soffrirete. Ma, niente panico. Il segreto sta tutto nell’organizzarsi e nel farsi scivolare via con un sorriso quel perfido terrorismo psicologico che in molti si divertono a fare. Si può fare tutto, certamente in modo diverso da prima, ma basta volerlo. L’importante è che tutto vada per il meglio, che siate tranquille e che voi e il vostro bimbo stiate bene e in salute. Per il resto, la vostra vita ovviamente non sarà più come prima: sarà molto più ricca, incasinata e divertente.

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ring di Fiorenzo Degasperi

scempi ed esempi Una nuova frontiera contro la cementificazione: “montagnizzare” la città

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questo punto scoprirono trenta o quaranta mulini a vento, che si trovano in quella campagna, e non appena don Chisciotte li vide, disse al suo scudiero: “La fortuna va incamminando le nostre cose meglio di quanto potremmo desiderarlo, perché guarda lì, amico Sancio Panza, che ci si mostrano trenta e più smisurati giganti, con i quali ho intenzione di azzuffarmi e di ucciderli tutti, così con le loro spoglie cominceremo a arricchirci, che questa è buona guerra, ed è fare un servizio a Dio togliere questa mala semenza dalla faccia della terra”». (Miguel de Cervantes, Don Chisciotte della Mancia, Vol. I, p. 80). Le fantasie di don Chisciotte sono le stesse della scrittura: parole al vento caldo della Mancia. Le parole non scalfiscono minimamente l’incessante urbanizzazione della montagna, la distruzione quotidiana dei valori e dei delicati equilibri che hanno

retto l’universo dell’uomo per secoli. Le parole diventano montagne di frasi spazzate incessantemente dai venti: i più si sono dimenticati perfino i loro nomi, Zefiro, Borea, il loro padre Eolo, diventati föhn (dal latino favonius, da favére, far crescere) o i lacustri Ora, Pelèr, Ponal, Balinot, ecc. E allora proponiamo una nuova strategia. Assecondando il vecchio detto – se Maometto non va alla montagna, la montagna va da Maometto (d’altronde è tempo che si mescolino le parole e i pensieri d’oriente con quelle dure e refrattarie delle nostre valli) –, se non riusciamo a 12

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ring far rallentare (utopico dire “fermare”) la colonizzazione della montagna e della campagna, allora, per piccoli passi, cerchiamo di “montagnizzare” la città. Lo hanno già fatto da diversi anni diverse specie animali, dai rapaci alle volpi, dagli scoiattoli ai serpenti, dai caprioli che si avventurano nei giardini della periferia ai cervi che scorrazzano tra Aldeno e Belvedere, oppure scendono dal Cimirlo sbirciando curiosi e famelici i giardini tardo rinascimentali delle ville di Povo, Villazzano e Cortesano. Cerchiamo di farlo anche noi. Come? Bolzano, città assai attenta all’armonia tra paesaggio culturale e paesaggio naturale, ha fatto un passo in più rispetto alla creazione di aiuole, giardini, passeggiate, ecc. Ha iniziato ad installare una serie di cartelli lignei che indicano i chilometri e i tempi di percorrenza a piedi ai luoghi “turistici” della città. Palo di legno circolare, tabella di legno rettangolare a punta. Come quelle in uso alla SAT/Cai e all’Alpenverein. Anzi, di queste hanno mantenuto i colori bianco e rosso. Vedere questi segnali vicini a quelli in ferro fa un bell’effetto. Un tocco d’umanità, di naturalità: invitano l’ospite a camminare invece che ad affannarsi ad utilizzare l’auto. E noi facciamo un passo in più: seguiamo questi segnali alla ricerca dei luoghi storici e artistici con lo zaino in spalle, scarponi ai piedi, magari con i bastoncini che fendono l’aria dandoci il ritmo, che fan così bene a noi cardiopatici (fan circolare il sangue aiutando a “pulire” le nostre arterie), macchina fotografica a tracolla. Come fossimo in montagna, ogni tanto ci fermiamo per ammirare un ercker o una decorazione, un palazzo o un castello, indifferenti se blocchiamo o ostacoliamo la fiumana consumista che ondeggia tra un negozio e l’altro, catturata in una spirale senza inizio e senza fine. Scattiamo una foto, prendiamo un appunto, schizziamo un disegno affinché la memoria compia in seguito il proprio lavoro. Ci sediamo per riposare su uno scalino, estraendo dallo zaino la borraccia (contro la disidratazione estiva e invernale). Il concetto di tempo cambia, quello di spazio anche. La città è un bosco dove scoprire i segni dell’uomo e della natura: proviamo ad imitare l’allocco che dorme sopra il grosso ramo del pino che si eleva dalle rive del Talvera, cercando di fargli aprire quegli occhioni così enormi. Aiutiamo una lumaca ad attraversare la strada: ha dimenticato che la campagna che circonda Castel Mareccio ad un certo punto finisce su di una strada asfaltata percorsa dalle auto. A Bolzano sono abituati a vedere “escursionisti” abbigliati da montagna, con scarponi ai piedi, zaino sulle spalle, avventurarsi nei negozi, nei gasthof: sono i consumatori più esigenti, quelli più attenti alla qualità, disposti a spendere pur di far star bene la mente e lo stomaco. Se si trasferissero a Trento usi e costumi della “montagnizzazione”, cosa succederebbe? Proviamoci, è una possibilità per fermare il cammino della mentalità urbanizzatrice. All’inizio saremo da soli, poi, piano piano, saremo in tre, quattro, cinque, ecc. Piccoli cambiamenti, esili variazioni che possono migliorare la nostra vita e arricchire lo sguardo.


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Diretto da: Paolo Curcu [ paolo@trentinomese.it ]

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In redazione: Pino Loperfido, Cristina Pocher Hanno collaborato a questo numero: Paolo Chiesa, Silvia Conotter, Giorgio Dal Bosco, Lara Deflorian, Fiorenzo Degasperi, Fabio De Santi, Alberto Folgheraiter, Renzo Francescotti, Carlo Martinelli, Francesca Negri, Patrizia Niccolini, Tiziana Tomasini Grafica: Fabio Monauni Redazione: Via Ghiaie 15 38122 Trento Tel. 0461/362155 Fax 0461/362170 Editrice: Curcu & Genovese Associati S.r.l. Via Ghiaie 15 - 38122 Trento Tel. 0461.362122 Fax 0461.362150 Concessionaria Pubblicità: Südtiroler Studio S.r.l. Trento - Via Ghiaie 15 Tel. 0461.934494 Fax 0461.935706 studiotn@bazar.it Direzione pubblicità: Rosario Genovese Bolzano - Via Bari, 15 Tel. 0471.914776 Fax 0471.930743 Direzione pubblicità: Giuseppe Genovese Stampa: Alcione - Trento Registrazione Tribunale di Trento n. 536 - 4 aprile 1987

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7 commenti

Attualità 14

Chiare, fresche e dolci acque trentine

20 Marco bernardi 24 Il prete degli ultimi 26 L’arturo in ghingheri 28 Salvatore la rocca

32 Una vita in valigia 36 Sotto la tonaca le scarpe da corsa 38 renzo francescotTi 42 Tecnologia sociale 44 Amedeo marchetti 47 Speciale verde

58 Zumba che ti passa!

Panorama

63 Dolomiti ski jazz 64 Renzo arbore 66 Balletto di marsiglia 68 Giorgia barberi 72 Giorgio panariello 74 Negrita - Elio e le storie tese 76 Il ‘900 di camilla (cederna) 81 Far finta di essere gaber

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82 Mostre 86 appuntamenti del mese

Scoop&news

97 Exporiva caccia pesca ambiente 97 Gilberto moreletti 98 Sul tapis roulant della rai 99 ferrari all’aeroporto di roma 100 Gli editori trentini per medolla 101 “Biblis imago” per ricordare

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Chiare, fresche e dolci acque. Trentine All’ospedale di Trento servono acqua non trentina. Eppure abbiamo tre fonti di acqua purissima che in molti ci invidiano ma che la promozione turistica trentina non sfrutta abbastanza. L’occasione mancata di NON PROMUOVERE IL TERRITORIO TRENTINO ATTRaVERSO I PROPRI PRODOTTI DI SORGENTE è generata da un equivoco secondo il quale l’acqua non sarebbe un prodotto tipico. Dipende...

di Pino Loperfido

L’

articolo parla di acqua, eppure partiamo direttamente dal... petrolio. Già, proprio così, e il perché è subito svelato, così come il collegamento tra i due elementi: per produrre un chilogrammo di PET occorrono circa 1,2 chilogrammi di petrolio. La familiare abbreviazione si riferisce a quella particolare materia plastica, appartenente alla famiglia dei poliesteri, utilizzata per il commercio dell’acqua. 16

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trentinoattualità

SO

RO

LO VET PER UN AMBIENTE

P

ULITO

Questo lo sappiamo. Quello che invece non sospettavamo è il notevole impatto ambientale che può avere la produzione dell’acqua in bottiglia di plastica, a cui va sommato l’inquinamento derivante dall’eventuale trasporto (si calcola che per il trasporto dell’acqua ogni italiano in media produce ben 23 kg di CO2 all’anno!). Insomma, per qualcuno quella delle acque minerali in bottiglia è solo un’ode al consumismo più irrazionale, considerato anche il prezzo che per alcune marche arriva a superare l’euro a bottiglia; eppure con 196 litri a testa, gli italiani sono primi in Europa e al terzo posto nel mondo (!), dietro Arabia Saudita e Messico. Dopotutto, con oltre 700 sorgenti, il nostro Paese rappresenta oggi, il primo produttore al mondo di acqua minerale, e scusate se è poco.

sivamente – alla produzione. Non solo. Girando in alcuni luoghi pubblici, come gli ospedali, siamo costretti a constatare come l’acqua ivi servita provenga dalle fonti lucane o da uno stabilimento in provincia di Lecco, anziché da Levico Terme o dalla Val di Sole. Parliamo di quelle stesse istituzioni che sovente tuonano nei confronti di quei produttori che non applicano il chilometro zero alla propria filiera. Insomma, non fosse per l’indiscussa capacità di una nota casa spumantistica, per la lungimirante opera di un imprenditore bresciano e per l’ottimo lavoro di

una multinazionale l’acqua trentina non si sarebbe riscoperta eccezionale veicolo di promozione territoriale, in barba al silenzio istituzionale. Oggi le bottiglie con il marchio di Surgiva, Levico o Pejo sono presenti nei più rinomati ristoranti d’Europa e “parlano” del Trentino. Non è difficile vedersi servire una bottiglia di Surgiva a Parigi; eppure i degenti dell’ospedale Santa Chiara si attaccano a bottigliette in plastica di più oscura e inspiegabile provenienza. Dunque, un fenomeno strano quello legato alle acque trentine, regolato da dinamiche di non facile interpretazio-

L’acqua, prodotto tipico Trentino fa rima con vino, è vero, ma anche ad acqua siamo messi molto meglio di tante altre regioni italiane. Vantiamo la presenza di quattro sorgenti (Fontealta, Levico Casara, Pejo Fonte Alpina e Surgiva) che nascono in un territorio magnifico, che in tanti ci invidiano. Peccato però che il “prodotto acqua” venga tenuto in così poca considerazione dal marketing istituzionale. L’acqua, infatti, in barba ad una purezza unica e a caratteristiche organolettiche di altissimo livello, non viene nemmeno ritenuta un “prodotto tipico”. Non ha, cioè, la fortuna dei formaggi, delle trote, dei salumi, del latte, sebbene proprio l’acqua ne concorra – dove più, dove meno inci17

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trentinoattualità ne. Anche perché, se ci pensiamo un attimo, essendo la culla delle più belle montagne del Pianeta, il Trentino è la vera patria dell’acqua, eppure conta solo quattro sorgenti, di cui solo tre operative. Questo quando in altre zone d’Italia, assistiamo ad un ipersfruttamento di fonti, per certi versi discutibili, considerati i valori organolettici. ACQUA DELLA SPINA O acqua in bottiglia: QUESTO IL DILEMMA Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, così, d’impulso, acqua del rubinetto e acqua imbottigliata non sono in concorrenza. Si tratta solo di un uso fatto in contesti e momenti diversi. Al ristorante, ad esempio, oppure quando si è lontani da casa, in viaggio o in vacanza in zone dove la purezza dell’acqua trentina se la sognano, è facile che uno scelga la bottiglia. A casa viene naturale infilare il bicchiere sotto alla spina. In ogni caso, i trattamenti risananti e di disinfezione che vengono attuati per garantire l’assoluta potabilità di quest’ultima, spesso ne alterano il gusto. L’acqua minerale, invece, viene imbottigliata direttamente alla sorgente, luogo incontaminato, in contenitori sicuri e igienici. Certo ha un costo, ma non si tratta di cifre proibitive per poter disporre di un prodotto sano, genuino e certificato. ACQUA, SPECCHIO DI UN TERRITORIO Il 7 novembre scorso, i consiglieri della Lega Nord Trentino hanno presentato un’interrogazione (n.5350/XIV) all’Assessore provinciale alla Salute, proprio sulle acque minerali trentine, sul perché non vengano usate come prodotto di comunicazione e marketing del Trentino. Domanda legittima, specie in epoca di crisi come l’attuale. Persiste cioè il pericolo – si legge nel documento – che le aziende di produzione possano presto o tardi cadere in mano a speculatori, anziché sviluppatori di business e di immagine territoriale. Un rischio che, a insaputa di tutti, stiamo probabilmente correndo. Eppure non sarebbe questa grande fatica mettere attorno a un tavolo i pochi produttori trentini per costruire un’importantissima sinergia per condividere un progetto provinciale che veda proprio nell’acqua trentina un sistema di comunicazione turistico-ambientale del Trentino. L’interrogazione della Lega Nord è ancora in attesa di una risposta... 18

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Acque trentine (e non) a confronto

C

hi da bambino – annoiato, durante un pranzo o una cena con i grandi – non si è divertito a curiosare tra le voci dell’etichetta di una bottiglia di acqua? Tutti quei nomi strani, la firma di un luminare. E poi le risate nel leggere il nome di quella componente chimica (stronzio) che assomiglia così tanto a una parolaccia? Cerchiamo di capirci un po’ di più sulla composizione delle acque minerali, mettendo a confronto i tre marchi trentini e spiegando il significato delle voci. Abbiamo pensato di aggiungere un noto marchio nazionale tanto per farci un’idea della qualità assoluta dei nostri prodotti. LEVICO

SURGIVA

Pejo

ferrarelle

Residuo Fisso (mg/l) (Quantità di sostanza solida perfettamente secca che rimane dopo aver fatto evaporare in una capsula di platino, previamente tarata, una quantità nota di acqua precedentemente filtrata)

36,00

41,00

94,7

1.290

SODIO (mg/l) (Un’acqua con un basso contenuto di sodio aiuta a espellere i liquidi in eccesso e le tossine)

1,000 1,2

0,001 1,6

2,1

50

CALCIO (mg/l) (Inportante per la formazione delle ossa, specie nei bambini. Tuttavia non deve superare i 100 mg/l)

7,23

6,80

19,3

360

BICARBONATI (mg/l) (Un’acqua con un buon numero di bicarbonati facilita i processi digestivi)

15,00

21,00

54,9

1.342

NITRATI (mg/l) (La bassa presenza dei nitrati documenta il grado di purezza della fonte)

1,20

5,20

2,90

5,00

PH (mg/l) (Indica il grado di acidità dell’acqua)

6,55

6,90

6,90

6,10

LEVICO casara: IL VETRO È DI RIGORE Ma vediamole nel dettaglio, le nostre tre sorelle (per FonteAlta di Roncegno è arrivata da poco la concessione), a cominciare da Levicoacque. Per Mauro Franzoni, che appartiene alla famiglia di imprenditori bresciani che nel 2005 ha rilevato l’azienda, l’acqua non è un

prodotto tipico in quanto non si può considerare un prodotto; nessun intervento umano, infatti, interviene tra la fonte e la bottiglia. È espressione diretta del territorio e della sua integrità. Non c’è, cioè, bisogno di dimostrare nulla. Che sia tipica se lo porta scritto dentro, non si corre nessun pericolo di millanteria. Acqua LEVICO sgorga da una fonte cen-


trentinoattualità tenaria dell’Alta Val­sugana, a oltre 1600 metri sul livello del mare: l’ubicazio­ne della fonte, il favorevole clima del Trentino, la presen­za di numerose foreste di co­nifere nei dintorni e la natura incontaminata, le conferiscono caratteristiche uniche di leg­gerezza, purezza e gusto. Im­bottigliata direttamente alla fonte, Levico mantiene intatte, fino alla tavola, le sue proprietà, frutto della bassissima concentrazione di minerali inorganici. Con soli 36 milligrammi per litro, infatti, Levico è indicata nelle diete iposodiche, nell’alimentazione degli ipertesi e in quella di neonati e bambini. Altra filosofia di Levicoacque è l’uso esclusivo del vetro; una scelta convinta, anzi più una cultura che una scelta, che incontra i favori della ristorazione di livello medio-alto. Encomiabile, peraltro il lavoro che l’azienda di Franzoni sta facendo in questi anni nella valorizzazione del patrimonio territoriale, dal punto di vista culturale, storico ed economico. Su tutti, i forti investimenti per il ripristino eco-compatibile e di alto valore estetico di una struttura storica fortemente radicata nel territorio, le migliorie dei processi produttivi e sulla sostenibilità. Se a ciò aggiungiamo anche il rispetto dell’equilibrio idrogeologico e l’attenzione dimostrata nell’assunzione di risorse locali – a cominciare dall’investitura dell’ingegnere trentino Alberto Chini, nominato

Curiosità

LE CASE DELL’ACQUA

Sono la versione moderna delle fontane di una volta. Chioschi installati in punti strategici dei centri abitati, dove si può spillare, a un prezzo politico, l’acqua potabile. Info: www. casadellacqua.com

Km zero e dintorni

Si parla tanto di incentivare prodotti a chilometro zero per limitare le emissioni di CO2, ma anche per ridurre il già congestionato traffico del trasporto merci. Eppure se diamo una scorsa all’elenco che segue, ci accorgeremo di quanto ci costa in termini di inquinamento ogni singola etichetta che andiamo ad acquistare al supermercato. L’acqua fa bene all’organismo, ma in alcuni casi fa molto meno bene all’ambiente. Raccogliere acqua da una sorgente siciliana o campana, trasportarla e venderla in Trentino è certamente paradossale e poco sensato. Certo, ognuno spende i propri soldi come vuole. Paradosso nel paradosso è che nei comuni limitrofi ad alcune sorgenti (ad es. Ferrarelle) l’acqua potabile è molto scarsa al punto da venire spesso razionata.

Marchio

Località

Distanza da Trento

Acqua Vera 1

Agrigento

1522

Lilia

Rionero in Vulture (Pz)

846

Gaudianello

Melfi (Pz)

844

Ferrarelle

Riardo (Ce)

736

Lete

Pratella (Ce)

741

Fiuggi

Fiuggi (Fr)

650

Sangemini

San Gemini (Fr)

641

S. Anna

Vinadio (Cn)

496

Rocchetta

Gualdo Tadino (Pg)

478

Uliveto

Vicopisano (Pi)

367

Panna

Scarperia (Fi)

302

Norda

Norda di Primaluna (Lc)

235

S. Pellegrino

S. Pellegrino Terme (Bg)

207

Vitasnella

Darfo Boario Terme (Bs)

192

Levissima

Cepina Valdisotto (So)

154

Dolomia

Cimolais (Pn)

144

Sanbenedetto

Scorzé (Ve)

129

Acqua Vera 2

San Giorgio In Bosco (Pd)

110

Pejo Fonte Alpi

Cogolo Peio (Tn)

80

Norda

Valli del Pasubio (Vi)

66

Surgiva

Carisolo (Tn)

62

Levico Casara

Levico Terme (Tn)

24

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trentinoattualità

FARDELLO D’ACQUA

Il Sabatini Coletti così recita: “Involto di una certa consistenza da portarsi generalmente sulle spalle”. Sì, insomma, quel telo che, dopo aver messo tutti i propri miseri averi all’interno, veniva annodata in modo incrociato e il vagabondo si appoggiava sulla spalla. Pochi sanno che con il termine fardello si indica anche quella confezione da sei bottiglie.

di recente responsabile di stabilimento –, possiamo senz’altro levare tanto di cappello all’azienda valsuganotta. Oggi l’acqua che esce dagli stabilimenti di Levico Terme si avvale di un’immagine molto alla moda. Le etichette sono state ridisegnate, così come sono state ideati nuovi formati (25 cl 50 cl, 75 cl, 100 cl) di grande appeal soprattutto per la ristorazione e per l’hotellerie. SURGIVA: ELEGANZA E LEGGEREZZA Bottiglia dalla forma accattivante, etichetta dalla grafica raffinata. E poi l’acqua, proveniente dal Parco Naturale Adamello Brenta. Un mix virtuoso ed irresistibile quello proposto da Surgiva, marchio della F.lli Lunelli SpA, per intenderci il gruppo aziendale della storica casa spumantistica Ferrari. Alessandro Lunelli è il consigliere delegato alla produzione: “Surgiva è indissolubilmente legata al territorio Trentino, e in particolare alla Val Rendena e ai comuni di Carisolo, Giustino e Pinzolo che ne ospitano la sorgente. Un legame talmente forte, al punto che ogni bottiglia reca in etichetta sia il nome del Trentino sia il marchio del Parco. Siamo impegnati in diversi progetti per la salvaguardia dell’inestimabile patrimonio naturale di queste montagne”. Per Lunelli, l’acqua potabile è un bene di prima necessità e in quanto tale deve es20

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sere tutelato e se necessario sostenuto in maniera opportuna dalle istituzioni, in modo da rendere possibile la totale accessibilità e la migliore fruizione da parte dei cittadini. Riguardo l’acqua minerale, invece, richiede particolare attenzione la tutela della fonte che deve trovarsi in un ambiente incontaminato, e proprio qui le istituzioni possono affiancare l’azienda nella salvaguardia della purezza di questa risorsa. E poi, naturalmente, essendo presente sulle tavole dei migliori ristoranti del mondo, facendosi così di fatto ambasciatore del Trentino, meriterebbe almeno la stessa attenzione che le Istituzioni riservano al vino, ai formaggi e alle altre cosiddette eccellenza enogastronomiche del territorio. Nessun dubbio, ovviamente, riguardo all’uso del vetro: unico veicolo che preserva al cento per cento le qualità organolettiche dell’acqua. Quali garanzie di qualità fornisce Surgiva ai suoi clienti? “Grazie alla sua leggerezza naturale – dice Lunelli – è ideale per chi è attento alla salute e all’organismo. È infatti un’acqua con un basso quantitativo di sali minerali, indicata per le diete povere di sodio e, visto il ridottissimo contenuto di nitrati, è indicata anche per la prima infanzia. Proprio per le sue caratteristiche l’Associazione Italiana Sommelier l’ha scelta come sua acqua ufficiale, ideale per accompagnare la degustazione di vini e valorizzare i sapori dei cibi.” Per una precisa scelta aziendale, Surgiva viene venduta nel solo canale della ristorazione. In pochissimo tempo si

è imposta grazie alla sua straordinaria leggerezza e alla sua bottiglia distintiva ed elegante, al punto da entrare nella “Carta delle Acque” di alcuni tra i più importanti locali del mondo. PEJO, la più amata dai trentini (e non solo) Corre l’anno 1941, quando a Padova viene costituita la società Idropejo S.p.A., che nove anni dopo viene trasferita a Peio. Dal primo gennaio 1999 entra a far parte della Sanpellegrino S.p.A. , ovvero del Gruppo Nestlè, che incorpora anche i marchi Acqua Vera e S. Bernardo. La particolarità di Acqua PEJO “Fonte Alpina” –, oltre al fatto di essere la più venduta in Trentino – è che sgorga a 1400 metri nella omonima Valle. Precisamente a Pejo Fonti, una delle località più suggestive del Parco Nazionale dello Stelvio. Quest’acqua, grazie al lento e costante scorrimento nel suo lungo percorso sotterraneo, ai processi di filtrazione e alle molteplici reazioni chimiche con le rocce cristalline “madri”, assume le medesime peculiari caratteristiche mineralogiche delle unità geologiche che contraddistinguono il territorio. L’acqua minerale naturale Pejo si caratterizza quindi per la presenza sia di solfati, calcio e magnesio riferibili alla dissoluzione delle rocce sia di silicati riconducibili alle rocce cristalline. I vertici dell’azienda ci riferiscono che anche per loro l’acqua minerale è un prodotto tipico da tutelare e valorizzare in quanto espressione della ricchezza naturale dei territori italiani. Si tratta di un patrimonio di eccezionale

Le più vendute del 2012

1) PEJO 2) BRIO”BLU” - BRIO “ROSSA” - ROCCHETTA - ULIVETO 3) LEVICO ACQUE 4) PANNA 5) SAN BENEDETTO 6) FERRARELLE-BOARIO-VITASNELLA 7) SANT’ANNA 8) VERA 9) LEVISSIMA 10) S. PELLEGRINO 11) SANGEMINI-FABIA 12) FIUGGI 13) NORDA

Fonte GDO Trentino. Dati estrapolati.

La parola


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importanza che il Gruppo Sanpellegrino è da sempre impegnato a salvaguardare per renderlo disponibile e di qualità per le generazioni presenti e future. Vetro sì, vetro no. A Cogolo di Peio si fanno alcuni distinguo, anche in funzione della praticità e della funzionalità che il cliente spesso richiede alla bottiglia di acqua. Le bottiglie utilizzate per Acqua Pejo sono sia in plastica che in vetro, a seconda del canale di mercato di destinazione. Nei ristoranti ed hotel viene privilegiato il vetro che dona maggiore eleganza alle tavole, mentre per il consumo a casa e nei bar viene preferita la praticità del pet, una plastica molto leggera, infrangibile e riciclabile al 100%. E le garanzie di qualità? Beh, viene un

po’ da sorridere, se pensiamo ai luoghi da cui proviene questa risorsa. Acqua “della spina” e imbottigliata sono due risorse che, pur soddisfacendo il medesimo bisogno di dissetare, sono caratterizzate da qualità e peculiarità diverse. Le acque minerali devono, per legge, provenire da falde o giacimenti sotterranei, essere imbottigliate pure all’origine e soprattutto non subire trattamenti. Ciò che le contraddistingue è inoltre la costanza nel tempo delle loro caratteristiche essenziali che possono avere effetti favorevoli sulla salute umana. Sta al consumatore scegliere liberamente l’acqua preferita, in base al personale gusto e alla propria inclinazione. Il Gruppo Sanpellegrino è impegnato da anni nella realizzazione di importanti progetti di promozione e valorizzazione di questi luoghi e a supporto delle comunità locali . IL CASO: DALLA PRODUZIONE AL teleriscaldamento Lo stabilimento di Cogolo di Peio rappresenta un esempio concreto di come la virtuosa collaborazione tra azienda e territorio possa portare allo sviluppo di progetti di cui possono beneficiare tutti i cittadini. Infatti, oltre ad essere rifornito per il 100% con energia elettrica acquistata proveniente da fonti rinnovabili, dal novembre 2009 si è dotato di una caldaia a biomassa che consente di produrre energia termica. Questa tecnologia consente quindi a Sanpellegrino di supportare il territorio nei processi di smaltimento delle grandi

quantità di legno di scarto, dando vita ad un efficace sistema impresa - territorio. In questo modo è stata inoltre creata una filiera corta in collaborazione con il Comune di Pejo e il Parco Nazionale dello Stelvio: le distanze coperte dai trasporti non supereranno i 40 km, garantendo un approvvigionamento del sito in equilibrio con l’ambiente. La riqualificazione energetica dello stabilimento di Cogolo di Pejo fa parte di un piano più ampio che prevede l’allacciamento dei centri abitati del Comune alla centrale termica del sito produttivo attraverso reti di teleriscaldamento: il vapore prodotto dalla caldaia dello stabilimento sarà così utilizzato anche per riscaldare le abitazioni, potendo contribuire concretamente alla tutela ambientale. Attualmente, è già partita la prima fase che vede collegati con teleriscaldamento alla centrale termica dello stabilimento tutti gli edifici pubblici (Comune, polo scolastico, biblioteca…) del Comune di Pejo; una seconda fase, permetterà l’allacciamento a tutte le utenze private del Paese. Ben vengano ciuighe e mortandele, ma non dimentichiamo l’acqua Questo è quanto, e non ci sembra poco. Ben vengano le sagre della ciuiga, le feste della patata, della mortandella, del radicchio; passino l’attenzione permanente e martellante su vino trentino e su Trentodoc, ma ci venga fatto il favore di cominciare a puntare i riflettori promozionale anche sulla nostra acqua ■ trentina. Se lo merita.

RENZO Maria GROSSELLI comitato famigliari degli emigrati Fiemmesi a rodi di

e

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trentinoattualità di Carlo Martinelli e Paolo Curcu

un caffè a casa di...

la “stabile” vita di marco bernardi A colloquio con il regista che, dal 1980, dirige il teatro di bolzano. “Tra due anni lascio, con un bilancio positivo. Me ne vado, mentre il mio paese non riconosce più la cultura come elemento centrale e fondante”. E ci racconta di von Kleist, del milan, di corto maltese e del bilinguismo

I

l caffè a casa di Marco Bernardi – nel cuore di Bolzano, un luminoso appartamento assai asburgico nell’architettura – ha il profumo della carta dei tanti libri che vi trovano spazio e quello delle ottime scaglie di cioccolato che accompagnano il caffè medesimo. Soprattutto, ha il profumo di una pas22

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sione antica, quella del teatro, divenuta professione e ragione di vita. Perché la carta di identità di Marco Bernardi (Trento, 8 luglio 1955, per l’anagrafe) parla di “regista e direttore di teatro”, giustappunto. E di teatro si parla, per cominciare. Lo si capisce mille miglia lontano che il sacro

fuoco della creazione e della scoperta non lo lascia neanche per un istante. Ed eccolo, a progettare, ad anticipare. “La mia prossima regia sarà quella de “La brocca rotta” di von Kleist, è la sua unica commedia ed è considerata la più bella dell’intera storia del teatro tedesco”. Sorride, Marco Bernardi: “E


trentinoattualità

Il libro che sta leggendo? “Un inquieto batter d’ali” di Anna Maria Carpi, la storia della vita di Heinrich von Kleist. Un modo per prepararmi al prossimo allestimento, che sarà appunto una commedia di von Kleist, “La brocca rotta” e un modo, anche, per ribadire la bontà del sistema bibliotecario trentino: è lì che ho attinto, ancora una volta, per trovare questo libro. In verità, parlare di un solo libro mi sembra persino riduttivo. Gli ultimi viaggi in treno li ho passati in compagnia di Corneille e Goldoni. Le letture non finiscono mai, per fortuna”. Il piatto preferito? “Le polpette di carne come le fa mia moglie, Patrizia, nel giorno del mio compleanno. Accompagnate da una bottiglia di Sassicaia, in riva al lago di Caldonazzo”. Il film del cuore? “Sentieri selvaggi” di John Ford, con John Wayne protagonista. Cantante, compositore o gruppo preferito? Nirvana Se non avesse fatto quello che ha fatto, cosa avrebbe voluto fare? “Il regista cinematografico. Oppure scrivere storie”. La cosa che le fa più paura? “La morte”. Il suo sogno ricorrente? “È un incubo, quello di dover rifare l’esame di maturità”. non so quanti sanno che il primo regista in assoluto di quest’opera è stato un certo Goethe, a Weimar…”. Beh, la compagnia è più che buona, verrebbe da dire. “La mia vita, professionale e non solo, vive da tempo sull’asse tra Trento e Bolzano, fatto salvo un lavoro che mi porta per forza di cose in tanti teatri, di tante città. Beh, abbiamo la fortuna di vivere, noi trentini e altoatesini, in città che ci viziano, dove c’è di tutto. Se penso a mio padre, alla sua grande passione culturale, penso ad un dottore che chiudeva l’ambulatorio in anticipo,

Con Maurizio Scaparro

due ore prima, per poter essere in teatro a Milano alla sera e poi, al mattino dopo, di nuovo al lavoro, di nuovo in ambulatorio, a Trento”. Non c’è già più una scaletta, non v’è certo un copione in questa chiacchierata. Spunta la moglie di Marco Bernardi, l’attrice Patrizia Milani. Si parla del loro figlio, Luca, che studia lettere a Milano e che sta lavorando ad una tesi di laurea che indaga sulle tracce di Leopardi nella poesia di Zanzotto. E si parla di Marco Bernardi, ovvio. Degli anni Settanta,

del liceo scientifico Galilei, a Trento. La passione teatrale di papà Gios ha già contagiato il figlio. “Nel 1972 – ricorda – passai le vacanze di Natale a Bolzano per assistere alle prove dell’”Amleto”. L’anno dopo chiesi il permesso al preside, Nunzio Carmeni, già allora una sorta di complice per le mie scorribande culturali. Ebbi infatti l’occasione di diventare assistente alla regia, a Bolzano, di Maurizio Scaparro. Ricordo ancora la commedia: “Stefano Pelloni detto il Passatore”. Ecco, è iniziato tutto lì e

1989. Da sinistra, Margarethe von Trotta, Carola Stagnaro, Patrizia Milani, Marco Bernardi

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trentinoattualità quarant’anni dopo sono ancora a teatro”. Con Scaparro ci fu poi l’avventura del Teatro Popolare di Roma e, sul finire degli anni Settanta, un’altra tappa miliare: il Carnevale di Venezia. “Ci prendevano per matti ed invece portammo in piazza migliaia e migliaia di persone, al punto che dovette intervenire la protezione civile per portare un po’ di cibo: le dispense di bar e ristoranti erano state letteralmente svuotate”. Eppoi, Bolzano. La svolta che ha segnato per sempre la vita di Marco Bernardi ed anche, a ben guardare, i destini culturali della città altoatesina. Nel 1980 il Teatro Stabile di Bolzano vive un momento di profonda crisi, di grande difficoltà. C’è un commissario liquidatore, Carlo Corazzola e le nubi all’orizzonte sono fosche. Nasce in quel momento la scommessa che all’epoca sembrò una sorta di follia: puntare su quel giovane, Marco Bernardi. “Forse si sono detti: lui costa poco, provare non costa nulla”. Così a 25 anni eccolo assumere la direzione dello Stabile. Trentatre anni dopo lo Stabile di Bolzano è riconosciuto come uno dei più importanti d’Italia. “Con una caratteristica inconfondibile: la promozione della drammaturgia contemporanea da una parte e di una drammaturgia del territorio dall’altra, per contribuire alla costruzione di una memoria collettiva della comunità italiana dell’Alto Adige”. Tra due anni, stop. “Il destino era quello di legarmi così fortemente con questa regione, evidentemente. Passioni forti hanno fatto sì che questo legame non si spezzasse. Il palcoscenico è stato ed è la mia vita, c’è stata anche la tentazione – al di là delle collaborazioni e delle direzioni che mi hanno visto presente a Los Angeles come a Francoforte, a Roma come a Seoul – di pensare ad un

Con Giorgio Gaber

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Teatro Stabile che si allungasse fino a Trento. Ma giusto così, a ben guardare. Lascio nel giugno del 2015, è già nero su bianco e lascio con un bilancio positivo”. E qui fa capolino la passione civile di Marco Bernardi, la stessa che abbiamo imparato a ritrovare in tanti suoi allestimenti, in molte sue regie. “Lascio un teatro sano e me ne andrò in un momento in cui non voglio essere confuso con questa nuova idea di Paese, nel mio Paese che non riconosce più la cultura come elemento centrale e fondante. Si sta imponendo una diversa visione dei teatri stabili ed oggi certo non sarebbero più possibili allestimenti alla Strehler. E d’altronde, mi chiedo: oggi il pubblico sarebbe in grado di capirli, quegli allestimenti? E poi, non esiste più nemmeno il pubblico, semmai ci sono “i” pubblici. Si dirà, ed è vero,

che sono aumentati gli spettatori, ma lo zoccolo duro di chi a teatro ci va preparato, riguarda un terzo di chi paga il biglietto. Ho avuto questa percezione, netta, portando in scena due volte, a distanza di otto anni, la stessa commedia, “La cortigiana” dell’Aretino, a Roma. La prima volta il pubblico capiva la lingua, la seconda volta molto meno. Anche di fronte ad un gigante come Skakespeare è palpabile un certo degrado del pubblico nella capacità di decodificare il linguaggio. Così il risultato, per il teatro italiano, è quello di un minor approfondimento, dell’amplificazione di ogni segno, della proposta di spettacoli brevi: non è più sopportabile l’idea di un allestimento di tre ore. E in Germania, non a caso, esiste una corrente di registi che teorizza la versione “pocket” delle commedie. Così puoi vederti “Le


trentinoattualità

1981. Marco Bernardi e John Cassavetes alla presentazione romana di “Coltelli” dello stesso Cassavetes

troiane” di Euripide in un’ora e venti, se vuoi. E’ così: le cose cambiano, bisogna osservare, stare dietro le quinte, provare, modificare”. Ma se, ed è indubbio, Marco Bernardi ha dato molto a Bolzano, cosa ha dato Bolzano a Marco Bernardi? “Non ho dubbi: il bilinguismo è una ricchezza e così l’ho percepito, nel 1980, quando è iniziata questa avventura. Certo, poi, nel bene e nel male, diventa anche una

Tra le sue passioni, anche i fumetti: Hugo Pratt e il suo Corto Maltese

abitudine, una normalità. Però intanto diventi un uomo di confine ed è una condizione curiosa. I tedeschi hanno sempre caldo, gli italiani sempre freddo. Eppoi a volte gli italiani a Bolzano mi sembrano come gli indiani nei film western e io ho sempre tifato per gli indiani… Sì, sono affezionato a questa comunità perdente, a questa specie in via di estinzione, come potresti mai abbandonarli? Eppure è una comunità giovane, 90 anni appena, contrassegnata - a differenza del Trentino – dalla mancanza del dialetto, ed è un buco terribile. Qui al massimo c’è quello che chiamo “il bolzanota”, una lingua tutta bolzanina”. Poi il Marco Bernardi che è stato assistente di Scaparro ricorda quello che è stato, fino alla prematura morte, il suo assistente, Antonio Caldonazzi e cita chi, oggi, con la passione che è ancora requisito indispensabile per stare dalle parti di un palcoscenico, è il suo attuale assistente: Andrea Brandalise. Tira aria di famiglia, adesso. E quella di Marco Bernardi – lo sanno bene i lettori di “Trentino mese” che nello scorso numero hanno viaggiato in compagnia del padre di Marco, il dottor Gios – è famiglia ricca di storie, interessi, eccellenze. “Mi piace ricordare il nonno Carlo, pittore, grande lettore di Jack London. Sono certo che la passione per le storie dentro di me è cresciuta anche grazie a lui. E poi il cugino, Marcello

Bernardi, uno dei più grandi pediatri italiani. Da quanti e quante volte mi sono sentito dire che il suo libro più celebre, Il nuovo bambino, edito da Milano libri, è stato lettura obbligata?” È la figura del maestro, quella che si affaccia. Una figura cara, importante, nella formazione di Marco Bernardi: tanto in famiglia quanto nella professione, talché i maestri, nel suo caso, rispondono al nome di Maurizio Scaparro, appunto o di Giorgio Strehler. Basta. Penseresti di fermarti qui. Tra i copioni letti e quelli da leggere, la complicità con la moglie Patrizia, che è una delle più importanti attrici italiane e quella scadenza del 2015 che suona anche come una sorta di traguardo d’eccellenza. Però, giacché il traguardo rimanda allo sport, ecco il Marco Bernardi che non ti aspetti. Sportivo, eccome. L’appuntamento immancabile con tre ore di tennis alla settimana, lo sci come grande passione (e al sabato è il turno dello snowboard), il windsurf. Il Marco Bernardi tifoso. Milan, tendenza Gianni Rivera (“dalla prima elementare”). Poi, i fumetti: su tutti Hugo Pratt e il suo Corto Maltese, le annate di “Linus”. “Tutto parte del mio eclettismo, nel quale potrei anche metterci il racconto – che forse è meglio non fare – di qualche alba raggiunta proprio qui, a Bolzano, in compagnia di Carmelo Bene”. Ma il futuro di Marco Bernardi sarà a Trento o a Bolzano? “Mi sento uomo di questa regione, a partire da quello che considero un rapporto fondamentale, quello con il dialetto. Così i miei panni linguistici li sciacquo, ogni estate, in riva al lago di Caldonazzo. Ci passo un mese ed è un modo davvero gratitificante di fare un salto indietro nel tempo. Tornando alla domanda: qui, tanto in Alto Adige che in Trentino, il welfare è realizzato. Uno come me, che l’Italia l’ha conosciuta per bene, il confronto lo fa, inevitabilmente. Teniamocela ben stretta, questa nostra realtà”. Si chiude. Un consiglio per un giovane che voglia avvicinarsi al magico mondo del palcoscenico? “Andare a vedere un testo classico, fatto bene, curato, intelligente. Poi non temere di avvicinarsi a nuovi testi, come quelli che lo Stabile assicura con autori come Fausto Paradivino scegliendo di raccontare la realtà in presa diretta, usando proprio il linguaggio del teatro. Perché il buon teatro è come un buon film o come un buon libro: e dunque capace di raccontare la grande storia degli uomini”. ■ 25

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trentinoattualità

don Dante Clauser

Il prete degli ultimi di Alberto Folgheraiter

don Dante clauser si è congedato dalla vita terrena nel giorno in cui Benedetto XVI si è dimesso da Papa. L’uno, un evento atteso; l’altro un gesto tanto clamoroso da lasciare sgomenti credenti e non...

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e è vero che i poveri non hanno paura della morte perché tanto non hanno nulla da perdere, don Dante Clauser amava la vita. Figlio di una cultura che aveva fatto della “Paura di Dio” l’asse portante di una “predicazione oppressiva”, il prete dei poveri (trentini ma non solo) diceva di non avere paura di Dio, se “Dio è quel bambino che Maria allattava sulla paglia di Betlemme, o quel ragazzino al quale Maria faceva fare pipì nell’angolo; o quell’uomo Gesù che mangiava e beveva coi pubblicani e coi peccatori e si lasciava lavare i piedi dalla lacrime di una prostituta; se Dio è l’uomo crocifisso che prometteva il Paradiso al terrorista crocifisso con lui”. Ecco, se Dio è tutto questo, diceva, “non ho paura di Dio, e così non ho più paura della morte”. Lo scriveva venticinque anni fa sul monte Nebo dove Mosè, dopo aver visto da lontano la terra promessa, si era 26

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“spento nelle braccia di Dio”. Per un’imprevedibile coincidenza, don Dante si è congedato dalla vita terrena nel giorno in cui a Roma (lunedì 11 febbraio), Benedetto XVI si è dimesso da Papa. L’uno, un evento atteso; l’altro un gesto tanto clamoroso da lasciare sgomenti credenti e non. Eppure, l’indomani, sulla stampa locale i due accadimenti erano entrambi in prima pagina quasi a significare che il prete degli ultimi era considerato il primo, al pari del pontefice romano che si faceva piccolo e annunciava la sua scomparsa agli occhi del mondo per la sera del 28 febbraio. *** Il nome in un participio: Dante. “Nomen omen”, avrebbero sentenziato i latini, stando a significare che “il nome è un presagio”. Si credeva, infatti, che nel nome fosse rinchiusa l’anima, l’agire futuro della persona che lo portava.


trentinoattualità Adesso che don Dante è morto (alla veneranda età di 89 anni) si può dire che la comunità degli uomini è più povera. Un tempo, alla morte di un Papa, si mormorava: “Morto un Papa se ne fa un altro”. Nell’anno di grazia 2013 non c’è più bisogno che muoia, bastano le dimissioni. Tra qualche settimana eleggeranno un altro Papa. Sarà un cardinale del Terzo mon-

do, magari dalla pelle scura?, come profetizzava nel XII secolo il monaco irlandese Malachia. Ultimo Papa della storia, magari col nome di “Pietro romano”? Sia come sarà, faranno un altro papa. Ma non potranno fare un altro don Dante. Unico e irripetibile, come tutti gli uomini che ha incontrato e guardato negli occhi e ai quali ha anticipato ■ il sorriso di Dio.

Photo Gianni Zotta

Sul comodino, nella stanzetta che occupava nel sottotetto del “Punto d’incontro” di via Travai, sono rimasti la Bibbia e il Corano. Hanno detto di lui: “Un prete e un uomo che ha reso il Trentino migliore” (Alberto Pacher, presidente della Provincia); “La sua non è stata un’opera di supplenza di un prete o della Chiesa trentina. È stata un’azione importante condivisa fin dall’inizio dalla politica” (Alessandro Andreatta, sindaco di Trento); “Don Dante era speciale da tutti i punti di vista, lo abbiamo visto e trovato sempre con i più deboli” (Aboulkeir Breigheche, iman della comunità islamica trentina).

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Dante Clauser è stato per davvero l’uomo del dare, il prete degli ultimi e dei “barboni”, il paladino degli scarti dell’umanità. Un prete di frontiera che ha rotto i confini, che non ha guardato alle religioni e alla fede professata dai suoi interlocutori, non si è interessato dell’etnica o della razza. Ha guardato negli occhi gli uomini, i crocifissi della Storia, e in ognuno di loro ha visto Gesù Cristo. È stato il rappresentante di quella Chiesa idealizzata nel dopoconcilio come l’unica strada nella quale incontrare gli uomini per accompagnarli verso Dio. “L’opzione preferenziale dei poveri” (Puebla, 1979), che dovrebbe far parte della sostanza stessa del cristianesimo, connotò la sua lunga quanto intensa attività pastorale. Raramente fu condivisa. Spesso, anzi, fu osteggiata proprio dai suoi stessi confratelli che vedevano in don Dante più che il prete lo scandalo. “Accoglie barboni e prostitute, siede a tavola con loro, li ospita sotto il suo tetto”. Lo dicevano di Gesù Cristo, figurarsi se non potevano additare, stralunati, un povero prete che era nato “borghese” (come diceva di se stesso), aveva gustato il piccolo potere della tonaca coi bottoni rossi da “arciprete” e che, un giorno del 1977, aveva lasciato con stupore dei benpensanti la parrocchia di San Pietro a Trento per finire “missionario” tra i “barboni”. Già Gregorio Magno, nel VI secolo, aveva ammonito: “Quando diamo ai poveri ciò che è loro necessario, non diamo del nostro ma restituiamo qualcosa che appartiene loro. Più che un’opera di misericordia è un’azione di giustizia”. Avesse cercato gli applausi, Dante Clauser avrebbe fatto un altro mestiere. Del resto non gli mancavano l’intelligenza e il senso dell’ironia che è il sale della vita.

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di Giorgio Dal Bosco

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el fisico con i suoi sessantaquattro anni é invecchiato, ma di poco. Anzi, per quanto riguarda i malanni alla gamba è ringiovanito, anche perché, da quando è alla casa di riposo di Nomi – e lo è da oltre dieci anni -, Arturo, il mitico Arturo, il clochard più amato dai trentini, è pure pulitissimo, sempre ben rasato, vestito bene. Nello spirito, invece, è sempre lo stesso: sguardo mansueto, parlata gorgogliante, qualche sigaretta, forse ancora qualche mezzo bicchiere di vino, ma sporadico. Adesso non può più vivere, come faceva quando era libero qui in città, alla giornata. O, più precisamente, non può più vivere alla mezza giornata, ché un comune mortale, al suo ritmo e al suo stile di vita di allora, ci avrebbe lasciato le penne nel giro di poche ore. Ha una marcia in più, davvero, Arturo. Anche nella casa di riposo sa farsi voler bene tanto quanto o forse più degli altri ospiti. Gli vogliono bene tanto quanto glielo hanno voluto i trentini quando qui in città ciondolava per le strade bofonchiando lamentele verso

l’arturo, in ghingheri vita nova di un ex clochard di Trento. arturo caumo vive in ricovero a Nomi una vita serena, ma con la nostalgia delle panchine e di don Dante Clauser

non si sa chi o chiedendoti una sigaretta. Ricordiamo quando ha compiuto i sessant’anni. Quel giorno le infermiere della casa di riposo organizzarono una festa con tanto di torta con la scritta “Sessanta, auguri”, e bel concertino di un ospite che suonò la fisarmonica.

Ma Arturo, in quel momento, non era felice. Seduto a capo tavola – una lunga fratina attorno alla quale sedevano su sedie a rotelle i compagni ospiti certo molto più vecchi di lui e non vispi – guardava fisso nel vuoto e quando le infermiere, dopo aver distribuito a tutti una

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fetta di torta, hanno intonato il classico “tanti auguri a te…” Arturo ha fatto un sorriso che sapeva soltanto di buona educazione ma non di buonumore. Quello sguardo triste e rassegnato ci aveva ricondotti al ricordo di molti anni fa quando andammo a fargli visita dopo un anno di vita a Nomi. Ci aveva mostrato la sua stanzetta linda e ordinata con appeso alla parete un quadretto della copertina che venti anni prima gli avevamo dedicato – era Natale – su questa stessa rivista. Ci aveva orgogliosamente offerto il caffè nella stanza del ristoro dentro la casa di riposo, ci aveva spiegato la sua giornata tipo: risveglio, pulizia del corpo, colazione, distribuzione ai colleghi ospiti della posta, talvolta una libera uscita di

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trentinoattualità un paio d’ore nel paesino di Nomi condizionata ad un rientro sobrio, pranzo bagnato da un mezzo bicchiere di vino, la sigaretta in giardino, eccetera. Tutto bene, ci pregò di scrivere i suoi ringraziamenti a tutti i suoi benefattori, alle infermiere, alla direzione della casa di riposo, ma, “ma – ci sussurrò con la sua tipica voce aspra – mi mancano tanto le panchine di Trento, Paolo Cavagnoli, don Dante Clauser, el Tulio Angeli de Comezadura, el me compagn de strada”. Ha ricordato e ringraziato la sua madre adottiva, la signora Tullia della Regnana, morta, al cui funerale è arrivato un pochino in ritardo. Quando è entrato in chiesa per la messa funebre il mormorio dei pateravegloria per la defunta si è affievolito e sui volti dei presenti è apparso uno sguardo di commozione. “Tut bel qua, i m’ha quasi guarì del tut la gamba – ha ripetuto – ma me manca la libertà …” E, dicendo questo, si è imbarazzato nel timore di non mostrare pieno apprezzamento – cosa che invece ha fatto e sta facendo – per le cure che gli vengono date. Ricordiamo ancora, sempre il giorno del suo compleanno, quando, presenti le infermiere, ci disse che vorrebbe tanto incontrare ancora una volta gli infermieri e le infermiere del

Santa Chiara che tante volte lo hanno soccorso. Gli si inumidirono gli occhi a quei ricordi tanto da smettere di parlare e perfino Maria, l’infermiera che gli tiene un braccio sulle spalle, volge lo sguardo fuori dalla finestra per celare la sua commozione. Ce lo ricordiamo venti anni fa, quando in un gelido mattino di dicembre lo intervistammo su una panchina di piazza Dante. Aveva addosso un giaccone tatuato di sbreghi e macchie d’unto. Aveva un solo dente e la sua bocca era impastata di un tozzo di pane e di freddo. Temeva di morire de “doia”, ma non era capace di smettere di fare quella vita da un giaciglio di fortuna ad un altro, rifiutando i rifugi caldi della Bonomelli o del Punto d’Incontro. Lui era “drogato” di libertà, non altro. Titolammo quel ritratto con un ossimoro quanto mai azzeccato: “Arturo, prigioniero della libertà”. Era Natale e i trentini apprezzarono molto il nostro gesto di mettere in copertina questo uomo sulla cui trasandatezza (non altro) intellettuale o ingenuità che fosse, alcuni (pochi, pochissimi) molto tempo prima, quando era un ventenne, specularono. Adesso abbiamo voluto dedicargli ancora attenzione. Un po’ perché è stato un in-

discusso personaggio della città e un po’ per rispondere a quei concittadini che, non si sa mica perché e percome, continuano a darlo per

morto. No, Arturo è vivo, sta bene. Si è disintossicato da quella “invincibile” sete di libertà. È vivo, ma probabilmente non è felice. ■

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trentinoattualità di Silvia Conotter

tutto un altro mondo Con Francesco Moser, venuto a denunciare un furto, che si portò la bici anche dentro gli uffici della questura

Sotto la parrucca... l’elenco dei ricchi (da rapire) Salvatore La Rocca racconta com’era dirigere la squadra mobile di Trento, tra indagini calligrafiche, prostitute che si facevano giustizia da sole e reperibilità 24 ore su 24, anche al circolo polare artico. E quella volta che catturò (per caso) Graziano Mesina...

“E

ffettuavamo le indagini con la testa e con le gambe. Non avevamo telefonini da intercettare, né videocamere da utilizzare. Allora non esisteva la prova del DNA e alla scientifica si potevano sviluppare solo foto in bianco e nero. L’identificazione delle impronte digitali? Si usava, però bisognava inviarle a Roma per il 30

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confronto e non era un meccanismo agile. A quei tempi la capacità intuitiva dell’uomo veniva sfruttata al massimo: per avere informazioni parlavamo con i tassisti, con gli uscieri degli alberghi, camminavamo in continuazione”. Così Salvatore La Rocca - classe 1941, nato a Bressanone - racconta com’era la vita dei poliziotti negli anni Settanta.


trentinoattualità Laureato in Legge, cominciò la sua carriera a 28 anni vincendo un concorso da commissario. Si è occupato per la maggior parte di attività di polizia giudiziaria, principalmente nella squadra mobile: prima in subordine, poi per 15 anni - dal ‘71 all’86 - a capo della stessa. Promosso primo dirigente, diventò quindi vice questore vicario per andare in pensione nel 1999. Dottore La Rocca, com’era Trento quando lei entrò in Polizia? Tranquilla, qualche furto in appartamento e poco più. Ricordo però che chi era vittima di un furto di bicicletta veniva in questura anche quattro o cinque volte a chiedere se l’avessimo trovata. Molto è cambiato nei primi anni Settanta, quando è arrivata la droga e in particolar modo l’eroina. Cominciarono così i furti nelle auto e gli scippi di chi doveva procurarsi i soldi per una dose. Alcune tossiche invece iniziarono a prostituirsi. Quali erano le zone più malfamate? I parchi pubblici, ma la stessa piazza Pasi - in pieno centro storico - era frequentata da personaggi poco raccomandabili. Allora la legge era molto severa, tant’è che veniva punito parimenti sia il consumatore che lo spacciatore. Solo più tardi si è compreso che il cliente era una vittima. Richiedevano il nostro intervento anche i presidi degli istituti superiori, segnalando resti di hashish o gocce di sangue in bagno. Una situazione piuttosto pesante.

Che atmosfera si respirava invece in questura? Bella, passavamo moltissimo tempo tra colleghi. Si dava a tutti del “tu”. Lavoravamo di notte, al freddo, magari stesi in un fienile per un appostamento. Nei primi anni Settanta non esisteva praticamente neanche il giorno di riposo, né gli straordinari. Si lavorava sempre. Come effettuavate le indagini? Si facevano pedinamenti, appostamenti, un lavoro di controllo materiale del territorio. La squadra mobile era una struttura molto agile, composta da circa 18 ragazzi in gran parte giovani e motivati: lavorare lì significava non avere orari ed essere animati da passione, professionalità, intelligenza e fiuto. Camminavamo moltissimo, sempre a contatto con i cittadini. Praticamente eravate un po’ tutti poliziotti di quartiere. Sì. Quando sono arrivato alla mobile avevamo in dotazione un’unica Fiat 1100 R blu scura, con non so quanti chilometri sul tachimetro. Ci si muoveva su bici personali, per carità - che risultavano comodissime visto che erano silenziose ed entravano facilmente nei vicoli. La burocrazia allora era ancora prevalente, con archivi cartacei enormi e faldoni pieni di polvere che non perdevano mai la loro utilità. Come si compilavano i rapporti? Scrivevamo con la Olivetti, inserendo la carta carbone: dovevamo fare rapporto

Con Renato Balestra che portò alla questura la Coppa del Mondo per club vinta dal Milan nel 1992

a tanti indirizzi tant’è che a volte erano necessari anche 7 o 8 fogli. Ricordo i colleghi premere i tasti con forza per riuscire in questa difficile impresa. Non c’era il telefax, ma la telescrivente, ed effettuavamo le copie dei documenti con il ciclostilo, che sporcava mani e vestiti in maniera impressionante. Tutto viaggiava via posta ordinaria e si giravano anche le buste per riutilizzarle. Non c’era personale civile e quelle poche persone che ci venivano prestate dal commissariato del governo venivano destinate all’archivio: ricordo che indossavano dei manicotti o dei grembiuli neri per proteggersi dalla polvere. Qual è invece il cambiamento più evidente rispetto ad ora nell’abbigliamento? Ricordo i giubbotti anti-proiettile pesantissimi in dotazione agli uomini delle volanti: facevano sudare molto ed era faticoso tenerli addosso. Esisteva la prostituzione a Trento? Sì, collegata spesso allo spaccio di droga. Donne trentine che si aiutavano a vicenda ed erano note al nostro ufficio, visto che di notte erano solo le prostitute e i poliziotti a rimanere svegli. Quando arrivava qualche loro “collega” da Verona, Bolzano o Treviso, veniva vissuta come concorrente. Veniva quindi subito individuata e trascinata fin sulla porta della questura. Allora esisteva la legge del foglio di via obbligatorio per chi esercitava un’attività contraria alla morale pubblica e non risiedeva a Trento: si usava al 90% per le prostitute. Rapine? Qualcuna, ma la più impressionante è stata quella del settembre 1977 alla Banca Nazionale del Lavoro i cui persero la vita il nostro maresciallo Francesco Massarelli e due rapinatori. Un fatto sanguinoso che scosse molto la città, non si era mai vista una banda così organizzata. Alle tre del pomeriggio cinque uomini si misero in fila all’ingresso posteriore dell’istituto assieme ai dipendenti che rientravano dalla pausa pranzo, dopodiché si fecero portare nel caveau. Qualcuno riuscì a dare l’allarme e noi accorremmo immediatamente. Quando il maresciallo si trovò di fronte ai rapinatori che stavano caricando il bottino in macchina eroicamente tentò di fermarli, ma venne colpito da un proiettile in fronte. Anche due di loro persero la vita nel conflitto a fuoco, mentre gli altri vennero arrestati pochi giorni dopo. Ricorda anche dei sequestri? Uno solo, di un bambino di otto anni 31

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trentinoattualità

Salvatore La Rocca allo stadio in servizio d’ordine pubblico con un sovrintendente e un’ispettore donna

nell’ottobre del 1974. Riuscimmo a far liberare presto il piccolo, facendo sentire ai rapitori la pressione delle ricerche delle forze dell’ordine e poi individuammo anche i responsabili grazie ad un’indagine grafologica: confrontammo la firma sui documenti consegnati per avere il passaporto con quella rilasciata per il noleggio della macchina utilizzata per effettuare il sequestro. Così li incastrammo. E poi c’è la storia dell’arresto di Graziano Mesina. Siamo riusciti a riportare a casa la pelle intatta solo per caso. Non sapevamo che avevamo a che fare con quell’individuo, altrimenti si sarebbero precipitate qui le questure di Milano e Roma con un centinaio di uomini. Invece la mattina del 17 marzo 1977, con soli otto uomini, ci siamo recati in una casa a Caldonazzo dove ci avevano segnalato strani movimenti. Bussammo alla porta e l’uomo che ci aprì disse di essere solo, nonostante ci fossero molte stoviglie da lavare. Mi insospettii subito e una forma di pecorino sulla tavola catturò la mia attenzione. Procedemmo quindi con la perquisizione e ad un certo punto spuntò un mitra, segno che stavano proteggendo qualcuno di importante. Furono minuti interminabili. Urlammo loro di arrendersi e i banditi lo fecero, convinti di essere braccati da chissà quale task force e comunque certi di 32

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poter poi evadere dal carcere. In quella stanza trovammo un arsenale: armi e bombe a mano che ci avrebbero fatti a brandelli. Quando capì che si trattava del famoso bandito evaso da poco? Nella fretta di farlo entrare in macchina la sua parrucca rimase impigliata tra le dita di un poliziotto. Lo riconoscemmo subito. Lui ci ringraziò per non aver sparato un colpo: era un delinquente “professionale”, non un pazzo come quelli di oggi. Era venuto in Trentino per sequestrare qualche miliardario e infatti sotto la retina della parrucca nascondeva un ritaglio di giornale locale con la classifica dei più ricchi. Come venne preso invece l’arrivo delle donne in questura? Negli anni Sessanta c’erano stati i primi concorsi destinati a loro, però venivano poi collocate solo nell’ufficio di “polizia femminile”, che si occupava di prevenzione e repressione di reati nell’ambito della morale, delle donne e dei minori. Con la smilitarizzazione avvenuta nel 1981, ebbero il via libera per ricoprire ogni posto e grado: oggi, infatti, nella questura di Trento il 50% di funzionari sono donne. Alcune mogli erano un po’ preoccupate per questo cambiamento, in realtà per la mobile l’ingresso di due ispettori donna fu molto utile e proficuo. Ad esempio, durante gli appostamenti gli uomini venivano facilmente identifi-

cati come forze dell’ordine, mentre le coppie miste passavano più inosservate. Prima del loro arrivo avevamo anche tentato di indossare delle parrucche per confondere le acque, ma non funzionava più di tanto. Come si faceva senza telefonino? Si entrava al bar o nelle hall degli alberghi sempre con i gettoni in tasca, poi nel 1974 è stato istituito il 113 e potevamo comunicare facilmente da ogni cabina. Discorso diverso era per la reperibilità: al cinema cercavo di sedermi sempre nelle ultime file, avvertendo la maschera del posto in cui mi trovavo, mentre in piscina rimanevo più o meno sempre nello stesso punto nel caso mi dovessero avvertire di qualche emergenza. Con il tempo però mi sono stancato di venir raggiunto ovunque, magari chiamato per microfono, e ho cercato di impostare la mia vita in un altro modo. Capisco fosse comodo avere sempre lo stesso referente, ma ricordo di essere stato cercato anche al circolo polare artico - dove ero in ferie - per l’arrivo di Giovanni Paolo II in Trentino. Sono stati impegnativi gli anni dei cortei e degli scioperi? Sì, eravamo visti come il braccio armato del potere. Io per andare a casa attraversavo piazza Italia e spesso qualcuno minacciava: “Ti faremo fare la fine di Pinelli o Calabresi”. I poliziotti erano spesso oggetto di sputi e per timore gli uomini venivano in ufficio in borghese per poi cambiarsi. Oggi invece i cittadini vorrebbero un presidio permanente, allora se due poliziotti passeggiavano in centro in divisa si diceva che la città era militarizzata e si urlava: “Via la polizia!”. Come era il suo rapporto con i giornalisti? Corretto, di fiducia. Ai miei tempi le foto dei pregiudicati non potevano essere pubblicate sui giornali, oggi è più uno show, io ho fatto in tempo a scappare. Ricordo ancora una giovane Concetta Mattei che veniva ad intervistarmi con il registratore a nastro Geloso, uno strumento grande e grosso. Veniva catturata solo la voce, in televisione per fortuna non sono mai apparso. Le è dispiaciuto andare in pensione? Il mio vero grande dispiacere fu lasciare la mobile. Dopo tanti anni passati lì chiedevo ai miei uomini, scherzando, se non fossero stufi di avere sempre lo stesso capo. Quando divenni vice questore vicario e passai ai piani superiori, pieni di burocrazia, capii presto che quello non ■ era più il mio ambiente



Una vita in valigia

di Alberto Folgheraiter

Dopo cinquant’anni di vita randagia come commerciante ambulante, SiLvano Pace si è messo l’anima… in pace e ha chiuso l’attività. I tempi sono cambiati e le abitudini pure. I giovani vanno nei centri commerciali. Resta il fascino di un mestiere e di una tradizione secolare della gente tesina 34

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trentinoattualità Foto Gianni Zotta (Villaggi dei Camini Spenti - Curcu & Genovese)

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ilvano Pace, 68 anni, arrivò da Cinte Tesino per una delle ultime visite alle famiglie della Montagna. L’ultimo “kromer”, il superstite venditore ambulante del Tesino, entro l’autunno avrebbe attaccato cappello e mestiere al chiodo di casa”. Così, tra le pagine del fortunato volume “I villaggi dai camini spenti” (Curcu&Genovese), un frammento di una piccola storia personale. Era la primavera del 2011. In verità Silvano Pace ha tirato in lungo ancora un anno, forse perché “il mestiere più bello del mondo” non voleva lasciarsi “pensionare”. E poi come fai a staccare la spina del tutto, rischi… l’infarto per inedia. Adesso, e dopo cinquant’anni di atti-

vità, il Silvano ha davvero finito la sua intensa attività di commerciante girovago. Anche perché a settant’anni vanno in pensione persino i magistrati. “Ho cominciato a fare l’ambulante nel 1966”, raccontò il Pace (lo chiamavano così, per cognome, come usa in Valsugana e nel Tesino). “Fino al Duemila mi sono difeso bene. Ma come va fòra i vèci, i giovani non li vedi più. Il nostro mestiere è stato distrutto dai centri commerciali e dai cinesi. Uno come mi no l’è pù ammesso dalla gioventù”. Aveva ancora un buon numero di clienti, soprattutto nelle valli del Friuli e nelle Giudicarie trentine. Compiva tre o quattro trasferte la primavera, altrettante l’autunno. Col suo furgone, carico di

valigie e di scatole di cartone, era in grado di fornire un corredo completo: dalla culla alla tomba. Nell’aprile del 2011, quando lo incontrammo ai Masi di Roncegno, bussò alla porta dell’Adele Boschele, al maso Scàli. La donna aveva novant’anni ma, a parte un problema alle gambe, era sveglia come una ragazzina. No, quel giorno non le serviva nulla, neanche un grembiule. Che andasse al piano di sopra, dove c’era la nuora. Lei, probabilmente, avrebbe gradito fare acquisti. Qui ricordavano ancora la Zelia e la Fredolina che fino a non molti anni prima arrivavano, con uno smisurato fagotto nero sulle spalle, a proporre la loro mercanzia. Un mestiere che è passato agli extracomunitari di colore, sulle spiagge o lungo i litorali frequentati dai turisti. “Non sono mai andato col fagotto – disse il Silvano – del resto gli ambulanti del Tesino sono stati i primi ad avere le vetture. Quando arrivò la Topolino fu subito attrezzata per il commercio ambulante”. Quel giorno, per il Silvano, non ci fu commercio. Pace, mormorò. E non sapevi se ripeteva il suo cognome o era un sospiro di rassegnazione. Ormai erano rimasti in pochi nel maso che, fino a quarant’anni prima, aveva visto frotte di ragazzini. Allora non c’era ancora la strada. Soltanto sentieri, per le slitte e il “cavallo di S. Antonio”. A scuola, i bambini andavano a S. Brigida, ma c’era un edificio scolastico anche per i masi del Monte di Mezzo. La scuola a Monte di Mezzo, già attiva nel 1819, fu chiusa nel 1974. Erano rimasti solo 13 alunni. Furono aggregati al Centro Scolastico di Roncegno. Stessa sorte per la scuola di S. Brigida, avviata nel 1730 quando il comune di Roncegno stipulò un contratto con don Bortolo Struffi perché tenesse “scuola 35

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trentinoattualità

per li putelli”. Il costo sarebbe gravato sulle famiglie (“La conveniente mercede da essiger dalli genitori de medesimi”). La scuola S. Brigida fu chiusa alla fine dell’anno scolastico 1968-1969. Da 22 alunni, l’anno seguente si sarebbe passati a 14. La decisione di trasferirli a Roncegno fu contrastata a lungo dai genitori dei bambini dei Montibelleri i quali, per alcune settimane, rifiutarono di mandare i loro figli a scuola. Poi la protesta rientrò. Nel 2011 scolari e studenti erano poco più di una decina. Scendevano al polo scolastico di Roncegno con un pullmino. Sospirò l’Adele: “Me ricordo ancora de quando andavo a scuola, ottant’anni fa. E’ passato tanto tempo ma mi la ricordo sempre la me maestra. La era de Pavia. La carità che la g’ha fato en giro e brava che la era…”. Intanto il Silvano aveva riposto nelle valigie calze e canottiere, mutande e fazzoletti, pronto a salire le scale dalla nuora dell’Adele. I vecchi non avevano più voglia di rinnovare corredo e vestiario. A ogni funerale la campana suonava a morto anche per un mestiere che aveva portato il negozio e le mercerie di casa in casa. Certo, qualche maso riapriva 36

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con nuovi inquilini, giovani coppie venute dalla città. Ma a costoro il commerciante girovago pareva più che altro un residuato di altre epoche, un mestiere senza storia. Senza futuro, probabilmente, senza storia no. “Ala Roza no ghè pu nessuni” disse la Severina. “Ai Fràineri, pochi. Dipende da maso a maso. Ai Stràleri ghe solo do veciòti che gà otanta ani anca quei, e ‘na coppia de sposi che fiòi no i ghe nà-no”. Il maso più popolato era quello dei Montibelleri. L’ultimo grappolo di case ancora abitate, mano a mano che si saliva di quota, quelle dei Fràineri. Vi vivevano quattordici persone di otto famiglie. Che mercato vuoi che ci fosse per un commerciante senza negozio se non le valigie nel furgone e il fiatone a fare le scale? Oltre i mille metri di altitudine non c’era più nessuno. Benché in pensione dal Duemila, Silvano Pace ha chiuso ufficialmente l’attività il 21 dicembre 2012. Per non avere ripensamenti, ha venduto il furgone a uno di Strigno che traffica coi “piccoli frutti”. Le valigie sono stipate nel garage di casa, a Cinte Tesino. Alcune an-

dranno alle figlie, le altre “fin che vivo restano lì”. In autunno, prima di dire “basta, ho finito per sempre” ha fatto un ultimo giro. È passato di casa in casa, nei masi e nei paesi. Confessa: “Ho avuto una soddisfazione enorme perché ho visto quanto ben che i ma volesto. E ho fatto anche buoni affari”. Arriva marzo. Gli altri anni, dopo la pausa invernale, riprendeva “il giro”. “Basta, basta”, dice, scrutando l’orizzonte e gli occhi si bagnano di commo■ zione.


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uando lo abbiamo contattato, il suo telefono cellulare risultava spento. Ci ha richiamati poco dopo, “…perché quando dico Messa, lo spengo…” È davvero un personaggio, don Franco Torresani, parroco super impegnato dell’altopiano della Predaia – uno dei gioielli paesaggistici della valle di Non – con ben quattro parrocchie da seguire e la passione della corsa in montagna nelle vene. “E’ da una vita che faccio sport… da bambini organizzavamo le olimpiadi in campagna, tra i pomari, con tanto di salto in lungo e corse cronometrate

Sotto la tonaca, le scarpe da corsa Un parroco, una tuta, un paio di scarpe e la passione per la corsa in montagna. Tanti titoli, innumerevoli podi e primi posti, molte soddisfazioni. Tra una messa e un funerale, tra una salita ed un allenamento, don Franco Torresani ci racconta le sue molteplici attività… lata di luoghi e date, un impressionante curriculum che ha come punto di partenza i mitici Giochi della Gioventù, simbolo delle competizioni sportive per generazioni. Certo, anche il dna la dice lunga! L’amore per la salite viene di fatto tramandato dallo zio maresciallo dell’esercito, per il quale, i sentieri del Brenta, erano più familiare delle vie del paese. Ne è passato di tempo, ma – sportivamente parlando – pare che il tempo per don Franco non sia assolutamente un problema; nonostante veleggi intorno ai 51 (con qualche immancabile infor-

tra le cassette di mele!..” Nella canonica di Coredo, dalla terrazza della mansarda affacciata su tutti i nostri gioielli dolomitici che si riescono ad abbracciare in un solo sguardo, il parroco indica sicuro cime e passi, vallate e catene. Rigorosamente in tuta della società di atletica per la quale è tesserato, racconta con costante entusiasmo delle sue prime competizioni e degli ultimi e più recenti successi: una carrel38

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tunio nel palmares) è ancora super presente nel circuito, e non intende cedere il testimone, anzi. Una delle sue grandi soddisfazioni è sbaragliare al traguardo gli atleti più giovani, a riprova delle strepitose condizioni fisiche. E da uomo di spirito a tutto tondo qual è, non manca naturalmente in Torresani lo spirito della competizione: il gusto di misurare i tempi, di giocare sul filo del risultato migliore, di battere questo o quel record, di infrangere pronostici e previsioni è una delle sue grandi motivazioni. Certo l’agonismo va incanalato nel modo giusto, secondo una

visione di filosofia sportiva e fondamentalmente cristiana: il vincitore riconosce la capacità degli avversari, sa bene che la prossima volta potrebbe essere lui al posto loro. Come a dire, il rispetto della persona sempre e comunque. Ma come riesce a far conciliare competizioni sportive e attività religiosa? Don Franco spiega che si tratta semplicemente di selezionare le gare più importanti, dando magari la precedenza a quelle infrasettimanali, per gli indiscutibili impegni della domenica… Tuttavia, se il luogo di gara è facilmente raggiungibile, anche nel fine settimana sale in macchina e parte… Racconta che spesso arriva sul “fil di lana”, a pochi secondi dal via! Allora scende dal veicolo e parte, di corsa, tralasciando riscaldamento e quant’altro. “Ma il bello della corsa è proprio questo… basta andare!” sottolinea sorridendo. Gli è anche successo di arrivare dopo la partenza o di dover rinunciare per officiare qualche celebrazione “imprevista”, come ad esempio un funerale. Certo la missione principale


trentinoattualità

della sua vita è il sacerdozio, non si discute… a conferma di questo, la mancata partecipazione all’ultima “Ciaspolada”, che è saltata per qualche intoppo organizzativo nella sostituzione a dir messa. Ma don Franco non se ne rammarica più di tanto… ci sono tante altre competizioni a cui partecipare e poi si capisce che la corsa in piano non lo soddisfa quanto la salita! Tuttavia lo sport praticato non è assolutamente da considerare slegato alla religione ed al suo mandato: il parroco corridore spiega che mentre corre riflette, pensa e si rischiara le idee; in definitiva sostiene che l’attività fisica sia estremamente produttiva per la preghiera stessa e per il lavoro impegnativo che affronta ogni giorno nelle sue parrocchie. Sì, ma quando trova il tempo per allenarsi? Don Franco si allena tutti i giorni, ma difficilmente ha orari fissi: si può esercitare alle cinque del mattino come in pausa pranzo; spesso corre a tarda sera o di notte, secondo quanto i suoi impegni gli consentono di fare… Tuttavia non se la-

menta, anzi. Correre di notte per lui significa conoscere il territorio e offrire, diciamo così, un servizio di vigilanza alla comunità; più di una volta ha segnalato una luce dimenticata accesa in una sede comunale o qualche disguido tecnico da sottoporre a revisione. Insomma un factotum dalle mille sfaccettature, una persona su cui contare… Una delle sue mete preferite è il Santuario di San Romedio: tutti quei gradini percorsi così, in un fiato. Ma i suoi parrocchiani cosa ne pensano? C’è qualcuno che non approva questa sua passione terrena? Don Franco conta su un consenso generale, anche perché “la gente vede che non faccio mai mancar niente, anzi vedono un servizio migliore con tutto questo sport!” Anni addietro ricorda qualche malumore per la sua passione da parte delle alte sfere ecclesiastiche, ma oggi le cose sembrano andare meglio. Spiega che l’Italia, da questo punto di vista, è ancora leggermente arretrata rispetto ad altri paesi europei e che all’estero è normale amministrazione vedere un vescovo che corre o un prete che fa sport… A riprova del fatto di essere veramente tra la gente, il fatto che molti parrocchiani amano confidarsi con lui anche in situazioni non formali: “Tanto” – dice sorridendo – “sanno che sono muto come una tomba!” Don Franco è anche un buon esempio per i giovani dell’oratorio: in un mondo in cui si vuole tutto subito e senza far fatica, lo sport consente una sana crescita fisica e spirituale, educa a conquistare traguardi tappa dopo tappa ed offre sempre una possibilità a chi sbaglia o a chi non si è impegnato… “Nella vita ci sono tante difficoltà, bisogna imparare ad affrontarle, non ci sono santi che tengano…” E se lo dice lui, che di santi se ne inten■ de…

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on si spegne il fuoco/ che ti scorre nelle vene/ e tiene acceso il mio/ a tratti assopito/ nella cenere degli anni”. Sembrano parole di gratitudine rivolte al proprio maestro, quelle contenute nella poesia di Giuliana Bazzanella, presente ogni anno al corso che Renzo Francescotti conduce a Villa S. Ignazio, dal 1999. “Giuliana è la veterana del corso” – spiega il noto poeta trentino mentre recita i versi che l’”allieva” ha composto per l’edizione 2012 dedicata al tema del fuoco – al quale partecipano anche persone che desiderano approfondire la materia pur non avendo mai scritto nulla. Altri, invece, hanno delle poesie nel cassetto e alcuni hanno già pubblicato”. C’è, in ogni caso, un elemento che accomuna i partecipanti: la possibilità di scoprire quello

poesia, radice sempre viva Incontriamo Renzo Francescotti che racconta come “allena” la creatività dei partecipanti al suo corso, e il mistero del silenzio e delle emozioni che si traducono in poesia che il poeta definisce “il nucleo di creatività” nascosto in ognuno. Il Corso di Poesia, il cui tema verrà svelato solo alla vigilia degli ultimi quattro incontri, dedicati alle “esercitazioni poetiche”, è iniziato il 4 febbraio e si snoderà attraverso 16 tappe, durante le quali Francescotti ospiterà a Villa S. Ignazio i poeti “convocati” quest’anno: l’antico poeta persiano Omar Kayyam e il

grande poeta francese che chiude il Medioevo Francois Villon; il poeta moderno spagnolo Rafael Alberti e i tre poeti italiani Guido Gozzano, Antonia Pozzi e Giovanni Giudici. Nelle parole del poeta trentino il senso di un’esperienza che registra sempre unanime apprezzamento ed è ormai giunta alla 15˚ edizione. Quali sono le finalità di un’iniziativa unica nel suo

genere nel panorama locale? Il filo conduttore di ogni edizione è sempre stato il desiderio di approfondire lo studio della poesia per imparare a “leggere” i versi e penetrare così il significato in essi racchiuso. Si tratta di un lavoro di scomposizione e analisi di parti distinte che poi vengono ricomposte e ciò permette ai frequentanti di capire meglio il contenuto

Parlare il dialetto? Una marcia in più

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na cavalcata storico-linguistica dentro il dialetto trentino” è quella che Renzo Francescotti ripropone con il secondo volume del suo “dialetto in forma”, in uscita a metà marzo per le edizioni Curcu& Genovese, dedicato alla lingua madre della nostra terra. Una parlata spesso soppiantata dalla lingua italiana ma ancora capace di conservare e restituire intatta l’identità di un popolo. Il noto poeta trentino - apprezzato per la sua poliedricità anche a livello nazionale dove è considerato uno dei maggiori poeti dialettali italiani - torna a offrire una profonda riflessione sulla storia linguistica del dialetto trentino e, chi già lo ha conosciuto attraverso la rubrica ospitata dal quotidiano Adige, ritroverà in questa raccolta lo stesso spirito e lo stesso sguardo poetico, gentile e a volte ironico, con il quale Francescotti descrive la realtà montana e contadina della quale il dialetto è sempre stato voce privilegiata. Tale dimensione, infatti, rappresenta l’humus ambientale nel quale la nostra parlata originaria ha affondato le sue radici, maturando un vocabolario e una forza comunicativa che non ha eguali per efficacia e capacità di unire civiltà ed epoche diverse. Il poeta trentino si fa così interprete appassionato di una “voglia di dialetto” radicata in profondità, espressione autentica

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del rapporto con la terra trentina e con origini linguistiche che rischiano di inaridirsi sempre più in un tempo in cui tutto scorre veloce senza lasciare quasi traccia, e caratterizzato da una contrazione del linguaggio che ne determina, inevitabilmente, l’impoverimento. (Basti pensare ai 140 caratteri di twitter, che implicano capacità di sintesi ma sono il luogo in cui il pensiero si limita a “cinguettare”). Quello di Francescotti non vuole, tuttavia, essere un recupero conservativo, ma il tentativo - riuscito - di intercettare il mondo sorprendentemente vivo del nostro dialetto, facendo riscoprire ai lettori l’anima popolare di questa lingua, che nella sua scrittura assume forma di narrazione poetica e umoristica, sempre brillante, mai monotona. Una lettura che dà forma anche al nostro vissuto, come ricorda il titolo del volume con un gioco di parole, ed è, al tempo stesso strumento di comunicazione e conoscenza che ci introduce nel mondo delle parole usate dai nostri genitori e dai nostri nonni. In ogni termine, dunque, risuona una storia che mantiene la sua attualità e permette di riscoprire una dimensione più intima e familiare. Un viaggio in uno scrigno prezioso che non rimane chiuso, ma svela la musicalità di suoni che altrimenti rischiano di andare perduti.


trentinoattualità della poesia presa in esame. Come è strutturato il corso? Nella prima fase, compiamo un viaggio nel tempo e nello spazio: “invitiamo” sei poeti che possono appartenere sia ad un’epoca lontana sia al presente – senza dimenticare i poeti dialettali – e a mondi molto lontani dal nostro. Negli ultimi anni ci siamo occupati dei poeti inglesi romantici, ma anche di poesia cinese e giapponese. Gli ultimi quattro incontri, invece, sono dedicati a esercitazioni di versificazione su un tema preciso. Come si pone nei confronti dei suoi “allievi”? Mi considero un “allenatore” che insegna a conoscere la poesia, e c’è molta soddisfazione quando i corsisti rileggono un testo e sentono di comprendere meglio cosa si cela in esso oppure quando scoprono di avere una vocazione poetica. In una società in cui tutto corre veloce, la poesia è tempo dedicato al pensiero: quanto conta il silenzio? I giovani di oggi passano

da un’esperienza all’altra con molta velocità: prevale il “mordi e fuggi” che però non lascia alcuna traccia. Le nostre giornate sono dominate da un sottofondo continuo fatto di rumori che intossicano i nostri sensi. Il ruolo della poesia è quello di recuperare tempo per imparare ad abitarlo. Essa ci ricorda che è necessario fare il vuoto dentro di noi per sentire la parola avvolta nel silenzio e riscoprire le voci della natura. E come ci si può educare a riconoscere la bellezza della poesia? La grazia di una ballerina sulle punte non ci deve far dimenticare che la sua abilità è frutto di anni di allenamento ed esercizi. La naturalezza del gesto convive con la tensione dei muscoli che le permettono di mantenere la posizione. Questo vale anche per la poesia: occorrono studio e preparazione, non si può improvvisare. La poesia è un “miracolo” che appare se ci si dedica con costanza e passione all’esercizio. Cesare Rinaldi, poeta ita-

Dedicare un libro al dialetto significa, perciò, avere a cuore un patrimonio storico e culturale che va conosciuto e rispettato, evitare un uso residuale che lo riduce ad una sorta di slang appiattito su poche solite espressioni, ma soprattutto mantenere in vita, insieme alle parole, anche una cosa, una situazione, un tipo di lavoro, un modo di vivere. Senza correre il rischio di diluire la propria identità e così uniformarsi a modi di pensare, e quindi di parlare, non necessariamente migliori o più evoluti. È ancora in forma allora il dialetto trentino? Se è vero che la maggior parte della popolazione lo parla e lo capisce - e ciò vale anche per le giovani generazioni, soprattutto nelle valli - occorre ricordare che dietro i termini dialettali vi sono tradizioni, tracce di evoluzioni sociali, cultura, mondi, modi di comunicare che ci aiutano a comprendere meglio la nostra storia e come si è formata la nostra identità. La curiosità per l’origine delle parole e della nostra lingua troverà perciò soddisfazione nel viaggio che Francescotti offre ai lettori, aprendo il percorso anche a nuovi itinerari grazie al confronto che potrà nascere non solo con la lingua nazionale ma anche con lingue e culture diverse. “Chi ostenta la puzza sotto il naso nei riguardi delle letterature dialettali - avverte il poeta trentino - non è solo uno sprovveduto, ma anche un autolesionista: non sa o non vuole sapere che conoscere il dialetto significa saper

liano del 600, considerava la poesia “dispensiera di lampi al cieco mondo” mentre per Odisseas Elitis, poeta greco del 900, essa è l’”inconsolabile consolatrice del mondo”. È d’accordo? La missione del poeta è sempre stata quella di rivelare l’esistenza di una realtà più profonda e misteriosa, rispetto alla quale il mondo non è sensibile. Io credo che la vera poesia - e l’arte in generale - contenga in sé una componente di disperazione poiché conviviamo con il senso di precarietà e della morte. Tuttavia, quando la poesia riesce a esprimere la sofferenza, in qualche modo siamo consolati perché per un momento abbiamo respirato una bellezza che fa dimenticare il dolore. La poesia allora è simile alla radice nascosta sotto terra, che, pur invisibile e assediata dai vermi, manda sapori buoni al mondo, come leggiamo in “Ero fiore, sono diventato radice”. Questa poesia fu composta da Miklos Radno-

ti (1909-1944) nel lager in cui era stato deportato dai nazisti e venne trovata nella tasca dell’impermeabile con il quale il poeta ungherese ebreo fu sepolto dopo essere stato ucciso con un colpo di pistola alla nuca. Essa mantiene inalterata la sua forza per ricordarci l’umanità di cui siamo fatti proprio nel luogo in cui è stata annientata. Così, anche la voce del poeta conserva nel tempo la capacità di risvegliare i nostri “sensi assopiti”, e alimenta un fuoco generoso che scorre nelle vene/ e tiene acceso il mio. La radice della poesia nutre il mondo con sapori buoni, sapori dolci. Ci sembra questo l’augurio più adatto per accompagnare il percorso dei nuovi aspiranti “poeti” che si concluderà il 27 maggio con il recital delle poesie composte dai corsisti, pubblicate in un libriccino in “25 copie numerate a mano”, traccia visibile della cura per la parola suscitata dall’incontro con i poeti “convocati”, un fiore che sboccia ad ogni primavera dopo il disgelo invernale. ■

parlare meglio la lingua, possedere una lingua in più, una marcia in più...”. Dunque, un percorso che arricchisce e, nelle intenzioni dell’autore, potrà divertire chi accetta di cavalcare insieme a lui in un mondo che ci ha consegnato un pensiero talmente ricco di sfumature da lasciare una traccia che non poteva essere ignorata. Con questo libro, Renzo Francescotti ci consegna una “guida” che mostra come riconoscerla e apprezzarla, mentre la poesia e la leggerezza della narrazione ci riportano a riscoprire un’appartenenza di cui essere orgogliosi.

Renzo Francescotti, Il dialetto in-Forma 2, Una cavalcata storico-linguistica dentro il dialetto trentino, Curcu&Genovese, Trento, 2013.

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a Fondazione Bruno Kessler, l’ente di ricerca della Provincia Autonoma di Trento, ha un’Unità che si chiama ICT4G. La sigla sta per “Information and Communication Technologies for Good”, che si può tradurre in “Informatica per lo Sviluppo Sociale ed Economico”. Ci lavora un’equipe, guidata dal responsabile Adolfo Villafiorita, composta da dieci giovani ricercatori. Alcuni sono italiani e altri vengono da varie parti del mondo: Etiopia, Iraq, Paraguay. Alcuni di loro sono studenti. L’obiettivo dell’Unità ICT4G è, come dice la sigla, la promozione dello sviluppo sociale ed economico attraverso l’uso delle nuove tecnologie. Il suo ambito di intervento non è solo quello delle nazioni economicamente sviluppate ma, e forse di

più, quello dei paesi in via di sviluppo. Adolfo Villafiorita ci spiega come le due cose possano coincidere: “la nostra società ha un bisogno crescente di misurare il proprio sviluppo non solo come profitto, ma anche in termini di uguglianza, di supporto alla comunità, 44

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tecnologia sociale brinG-the-food è un’app per smartphone che mette in contatto chi possiede eccedenze di cibo e chi non ne ha la disponibilità. Quando l’Informatica si adopera per lo sviluppo sociale ed economico. Alla fondazione Fbk

L’equipe dell’unità ict4g con volontari e studenti in occasione del Random Hacks of Kindness

di mitigazione delle esternalità per contribuire a lasciare un mondo migliore alle future generazioni”. Ma cos’è di preciso questa “esternalità”? Wikipedia ci viene in aiuto: si tratta “dell’effetto di un’attività che ricade verso soggetti che non hanno avuto alcun ruolo decisionale nell’attività stessa”. Parliamo quindi di iniziative che possono avere risvolti positivi per tutti. Torniamo nello specifico dell’Unità ICT4G. Le nuove tecnologie possono e dovrebbero avere un ruolo significativo nel rendere questo processo di collaborazione più efficiente e più trasparente. Sentiamo ancora Villafiorita: “l’Unità sta sviluppando e sperimentando soluzioni per favorire lo sviluppo attraverso una collaborazione sociale, cioè una forma di lavoro in cui contributi piccoli e coordinati dati da parte di un gran nu-

mero di persone, consente di avviare un grande cambiamento”. Questo approccio è definito “bottom-up” e punta a capire quali strumenti e quali processi sono più efficaci nel favorire interazioni con l’aiuto delle nuove tecnologie. È all’interno di questo ragionamento che è nato il progetto “BringTheFood”. Cos’è Bring-The-Food Le statistiche riportano che in un anno, in Italia, ogni persona spreca circa 149 chilogrammi di cibo. Sembra una notizia paradossale in un periodo di instabilità economica, nel quale si sentono spesso le storie di persone e famiglie che non riescono a trovare i soldi per vivere diginitosamente. Infatti ci sono spesso iniziative di raccolta di cibo da destinare a persone che non ne hanno: basti pensare al successo delle annuali col-

lette alimentari. La realtà è ancora più assurda perché delle ricerche parlano anche di ristoranti, mense e supermercati che per vari motivi a volte si trovano a dovere buttare cibo in eccedenza. È in questa situazione che si posiziona “BringTheFood”, il progetto nato all’interno dell’Unità ICTG4 della Fondazione Bruno Kessler. Il progetto, che tradotto significa “Porta il Cibo!”, semplifica il processo delle donazioni di alimenti, aiutando le associazioni di volontari e i privati a ridistribuire gli eccessi di cibo, garantendo il suo utilizzo a persone in stato di bisogno e consentendo un uso più efficiente ed efficace di questa preziosa risorsa. Cos’ha studiato l’Unità ICTG4 per questo scopo? Sentiamo il reponsabile Adolfo Villafiorita: “Dal punto di

Adolfo Villafiorita


trentinoattualità

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a ricerca e la tecnologia al servizio dei bisogni delle persone. Ecco cos’è BringTheFood. Per chi volesse saperne di più sull’applicazione e sulle modalità di donare cibo il sito è questo: www.fbk.eu/it/ bring_the_food vista applicativo, anche per “BringTheFood” le attività dell’Unità sono focalizzate su applicazioni web e mobile per promuovere una più efficiente ripartizione delle risorse e promuovere comportamenti virtuosi per imitazione”. “BringTheFood” è dun que è un’applicazione per smartphone che mette in contatto chi possiede eccedenze di cibo e chi non ne ha la disponibilità. I donatori possono pubblicare un’offerta specificando il numero di porzioni disponibili e la scadenza, mentre le strutture caritative possono visualizzare le offerte

disponibili su una mappa e prenotarle in tempo reale, per poi organizzare il ritiro direttamente con il donatore. Geniale, vero? Tanto per toglierci finalmente di torno l’odiosa consuetudine di buttare il cibo. E non è finita, perché l’applicazione utilizza un sistema di reputazione mediante feedback per garantire la qualità delle donazioni. In pratica, si può capire se chi mette a disposizione il cibo lo fa correttamente e qual è la qualità del cibo stesso. L’uso di di questo sistema sta prendendo piede, e non solo da noi. “In Trentino – dice ancora Villafiorita – c’è il Banco Alimentare, una delle associazioni che recuperano le eccedenze alimentari e le ridistribuiscono gratuitamente agli enti caritativi, che sta sperimentando l’uso di “BringTheFood”. Lo stesso sta succedendo in altre parti d’Italia e anche all’estero, dove si sta iniziando a usare in Belgio e in Israele e sembra che anche altri paesi europei e internazionali siano interessati”.

Le altre iniziative dell’Unità ICT4G In Trentino, ICT4G è anche il promotore di “Random Hacks of Kindness”, una maratona di programmazione durante la quale dei volontari contribuiscono allo sviluppo di software con applicazioni in ambito sociale. La “hackathon” è così uno strumento utile per avere un impatto positivo sulla società e, allo stesso tempo, favorire la formazione degli studenti. Un’altra linea di sviluppo dell’Unità ICT4G è focalizzata sugli strumenti che permettono ai cittadini di decentrare i processi di valutazione degli appalti. “In questo modo si possono respon-

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sabilizzare sia i cittadini nel chiedere migliori servizi, sia i governi nel fornirli” ci spiega il responsabile. In quest’ottica rientrano le attività in collaborazione con il Living Lab di Maputo in Mozambico e la Banca mondiale. Un’altra iniziativa dell’Unità è quella che prevede la diffusione della “capacità di costruzione” e della “consapevolezza”, entrambi strumenti per favorire lo sviluppo. “Per questi motivi” prosegue Villafiorita, “l’Unità promuove una Scuola Estiva in Mozambico, durante la quale, per un mese dei volontari insegnano a studenti delle Università Mozambicane aspetti relativi allo sviluppo di applicazioni mobile e web”. ■

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olbeno è il piccolo paese delle Giudicarie, alle porte di Tione, di Amedeo Marchetti (anche se in realtà è nato nell’ospedale di Tione nel 1959). A Bolbeno Marchetti vive con la sua famiglia, facendo il pittore, ma anche guadagnandosi la pagnotta realizzando piccoli lavori artigianali in collaborazione con la sorella. Il sabato e la domenica Amedeo va però ad Arco, nella sua bottega artistica lungo il Corso, a qualche metro dalla Galleria il Transito, vetrina dei corsi delle “Arti Visive”, diretti da quell’eccezionale scultore che è Renato Ischia, di cui è amico. Quei corsi di pittura e scultura sono stati frequentati per alcuni anni anche da Amedeo. Sin da ragazzo ha avuto la passione per la pittura, esordendo con successo di pubblico e una segnalazione a 22 anni, nel 1981. Da allora ha esposto in Trentino (a Tione, Ponte Arche, Rango di Bleggio, Pinzolo, Condino); fuori provincia, a Bologna, Rimini, Parma, Torino, Asiago; all’estero in Slovenia e Francia. Al Museo di Vico, cittadina a venti chilometri da Parigi, così come al Museo dei naïfs di Bages, nei Pirenei Francesi, una sua opera fa parte della

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un abile cocktail di malinconie AMEDEO MARCHETTI dipinge di notte. I suoi sono spesso paesaggi notturni, pregni di note soffertamente personali collezione permanente dei musei. Ha anche vinto premi significativi: nel 2002, la “Lucia d’oro”, primo premio alla 32ma edizione internazionale di Varenna, sul lago di Como. Nel 2003, ultimò il secondo di due murales a Tossicia, in provincia di Teramo. Ma che pittore è il nostro Amedeo? I non molti che hanno scritto di lui – tra cui, su un catalogo pubblicato per la mostra presentata a Tione nel 2012 dal Centro Studi Judicaria, Pierluigi Menapace, Graziano Riccadonna, Alessandro Togni – parlano di lui come di un pittore “naïve”. D’altro canto, tra pittori delle arti naïves questo artista è stato più volte esposto, a cominciare dal famoso Museo di Luzzara,

ideato dal grande Cesare Zavattini. Ma davvero Marchetti può essere definito un pittore naïf? È quello che cercherò di chiarire. Diciamo che il pittore che possiamo definire autenticamente naïve, ovvero ingenuo, è una rara anomalia, sempre più improbabile o impossibile da fiorire nella nostra epoca dominata, ingorgata, letteralmente travolta da ogni tipo di immagine. Il naïf vero dovrebbe essere analfabeta o semianalfabeta come lo sono stati, ad esempio, i nostri Ligabue e Ghizzardi, al riparo dagli impatti della cultura ufficiale. Altrimenti rimaniamo in un costante equivoco, con troppi cosiddetti naïf che lo sono solo per scelta intellettuale o per opportunità di mer-

cato. Meno adesso che nel passato, per la verità, quando i pittori “ingenui” erano di moda; mentre ora, con la scomparsa del “grande protettore” Zavattini, il Museo Naives di Luzzara a lui dedicato risulta tristemente chiuso. Alcune componenti che sono allo stesso tempo tecniche, contenutistiche, istintive, psichiche accomunano i naives autentici: per esempio la loro pittura ignora la prospettiva o dipinge prospettive “ubriache”; gli “ingenui” ignorano la pittura ideologica; non fanno mai citazioni di altri artisti (non li conoscono o non gliene frega niente); risultano impermeabili ad ogni regola razionale, ad ogni moda ad ogni gruppo, ad ogni “ismo”. Personalmente, utilizzando questi e altri parametri, ho impiegato una ventina d’anni a togliere l’etichetta di “naïf” al trentino Carlo Sartori (prima lo definivano tutti così; adesso,se uno lo facesse, passerebbe da sprovveduto). Così come ho impiegato molti anni e un faticoso impegno nel levare questa etichetta a Marco Berlanda, definendolo quello che è uno straordinario artista “selvaggio”. Un’altra caratteristica, se vogliamo minore, dei naives è quella che essi generalmente non si preoccupano di mettere il titolo alle loro opere (lasciano in genere che li mettano gli altri: i critici, gli studiosi, i galleristi). E il nostro Marchetti? Lui invece ama i titoli, spesso “fluvia-


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li”, inserendovi a volte delle rime, con un gusto che non è ingenuo ma, al contrario, letterario. Ad esempio, in un olio su tela del 2004: “All’alba delle sei c’è una festa che non vuole la fine e un sole birichino che non vuole mattino”. Soffermiamoci un poco sulle componenti di questa tela, per spremerne al massimo i succhi. In primo piano una giovane donna, dall’aspetto popolano, dal vestitino estivo, dal volto precocemente invecchiato su una poltrona di velluto rosso, pesante, barocca, una ragazza rannicchiata in un angolo per lasciare posto il più possibile posto a un corvo. A fianco un gabbia vuota con lo sportellino aperto, da cui un volatile è uscito, ma non volando, camminando (se ne vedono infatti le peste sulla neve). Sullo sfondo una villetta veneta neoclassica, “palladiana”. Il tutto in una rappresentazione invernale notturno- blu (Amedeo dipinge di notte, e i suoi sono spesso paesaggi notturni): un paesaggio spiazzante, surreale (dove mai s’è è vista una ragazza seduta in mezzo alla neve in un vestituccio estivo scollato, su una lussuosa poltrona, una ragazza che lascia il più possibile posto a un corvo, un uccello che non è volato via dalla gabbia ma ha camminato sino a una poltrona? Che senso ha tutto questo? Che cosa rappresentano il corvo, la poltrona e tutto il resto? Nel corvo si potrebbe cogliere un rimando alla famosa poesia di Edgar Allan Poe o ad

altri contesti letterari. Non di una tela naïf dunque si tratta, ma di un quadro inquietante, surreale. Se poi hai qualche dimestichezza con la pittura ci puoi cogliere tante suggestioni e più o meni volute citazioni: il blu ricorda quello di Verdini e a sua volta rimanda al periodo blu picassiano; il volto femminile ricorda quelli di donne precocemente invecchiate di Guido Polo o di Annamaria Rossi Zen; l’uccello ricorda quelli che Sartori introduce in tanti quadri; la villetta “palladiana” è addirittura un logo nella pittura di Gianni Longinotti, il pittore recentemente scomparso che Amedeo ben conosceva perché aveva la sua casa-museo nel borgo medievale di Canale di Tenno, molto vicino ad Arco. Con tutte queste somiglianze con altri pittori, con altre pitture, dove sta Amedeo Marchetti? Ebbene, qui è la sorpresa. La sua pittura non ci appare come un montaggio abile e furbesco di altre pitture, ma come qualcosa di soffertamente personale: anche se si potesse parlare di “cocktail”, di un cocktail dal timbro comunque originale si tratterebbe. Sono autenticamente suoi, di Amedeo, la malinconia notturna dei suoi personaggi; il senso degli abbandoni oggettivati dai violoncelli o dalle biciclette abbandonate; le partenze emblematizzate dalle valigie davanti a casa; le atmosfere di solitudine e mistero in cui tutto è quietamente immerso, come in un acquario. ■

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a bella stagione è ormai alle porte. Nelle giornate di marzo, caratterizzate da un clima decisamente meno rigido e dal sole che scalda con maggior intensità, conviene ripensare alla ciclica rinascita del verde, organizzando con metodo gli angoli di natura di cui disponiamo. Per quanti non possano godere di ampi spazi da dedicare alle coltivazioni di fiori e frutti, consigliamo di curare balconi e davanzali con le tipiche fioriture stagionali; quanti invece hanno la fortuna di avere un giardino od un orto possono pianificare gli interventi per questa nuova primavera, anche alla luce di attuali tendenze, di piacevoli fragranze e di ritrovate combinazioni. Partendo dal presupposto che circondarsi di verde contribuisce in larga parte al nostro benessere, è certo che prendersi cura di piante ed affini è un’attività sana e gratificante per il corpo e soprattutto per lo spirito: è un ottimo e rilassante impegno per alleggerire i carichi importanti dei consueti doveri lavorativi; inoltre i risultati risultano essere altamente appaganti e soddisfacenti. Chi non ammira estasiato questo o quel davanzale piacevolmente decorato di macchie fiorite dai mille colori? Quanto cambia una terrazza arredata di verde, con rampicanti e piante ornamentali? Come si riesce a trasformare un giardino in un’ordinata esplosione di fiori e piante?

Le possibilità di creare qualcosa di unico e speciale esistono concretamente: ogni realtà può venire gradevolmente trasformata in una piccola oasi di natura, con semplici accorgimenti e costanza nella manutenzione. Prendersi cura del verde, quindi, non ha nessuna controindicazione e nessun effetto indesiderato, anche per i più piccoli. Av-

Il primo metodo di intervento è senza dubbio la pulizia delle aree destinate a nuova semina, per disporre il terreno nelle condizioni ottimali di lavorazione vicinare bambini e ragazzi alle sane attività di giardinaggio contribuisce ad arricchire il patrimonio delle conoscenze e contemporaneamente ad educare al rispetto dell’ambiente. Progetto “orto” È giunto il momento di risvegliare l’orto, assecondando i primi tepori primaverili. È arrivata l’ora di gettare le basi per avere produzioni sane e abbondanti. Il primo metodo di intervento è senza dubbio la pulizia delle aree destinate a nuova semina, per disporre il terreno nelle condizioni ottimali di lavorazione. Conviene quindi procedere con la rimozione dei detriti vegetali ancora presenti, andando ad eliminare non solo le


trentinoattualità parti superficiali ma anche gli apparati radicali. Per l’eliminazione dei materiali, è possibile provvedere a due fondamentali tipi di destinazione: la combustione (sempre con i dovuti accorgimenti, possibilmente su una lamiera sollevata dal terreno precedentemente ben irrigato) ed il compostaggio (solo se residui sani e non marci). Dopo questa prima ed importante operazione, in attesa di intervenire a semina, si deve aver cura di ripristinare il sistema di scolo, per consentire all’acqua piovana di non stagnare in ruscellamenti nocivi. Tali primari interventi sono da compiere per ogni tipo di orto, dal più grande al più piccolo, dall’ampia metratura al cosiddetto “fazzoletto” casalingo. Spinaci,melanzane, pomodori, zucchini, fagioli, carote, piselli, patate e cavolfiori sono forse gli ortaggi più coltivati. Verificata la fertilità del terreno, si può procedere a semina, facendo attenzione alle fasi lunari: esistono calendari precisi e dettagliati su cosa seminare ed in quale momento, risalenti alle

solide tradizioni contadine. Generalmente le potature si effettuano in fase di luna calante, le semine in fase di luna crescente. Nell’ambito dello spazio dedicato alla coltivazione, va senz’altro ritagliato un angolo per l’eliminazione dell’organico, nonché un limitrofo vano per riporre gli attrezzi da lavoro e quanto necessario per l’irrigazione, manuale o programmata. Nella scelta delle varietà da porre a semina, non vanno dimenticate le piante aromatiche – per arricchire i sapori della cucina – e quelle ornamentali; la gamma è infinita, si possono selezionare le varietà che più si prediligono e che ben si intonano al contesto ambientale, per risultati gradevoli alla vista e di sicuro effetto ornamentale.

gione invernale alla stagione primaverile. Sono piante molto resistenti e si distinguono per dare una nota decisa di colore ai nostri balconi già sul finire del freddo. Posizionate in modo adeguato e con poche cure di manutenzione, queste simpatiche piantine restano fiorite fino a primavera inoltrata. Le primule, che ormai è possibile acquistare un po’ ovunque, necessitano di adeguato trapianto non appena giungono nelle nostre abitazioni, a garanzia di una sicura sopravvivenza. Ma come si fa? Qual è il metodo

più efficace d’intervento? Al momento della messa a dimora, si deve scegliere una cassetta con larghezza e profondità di almeno venticinque centimetri. I fori di drenaggio vanno accuratamente coperti utilizzando cocci ridotti a piccoli pezzi; sul fondo va steso uno strato di argilla, con la funzione di isolante. La cassetta va riempita fino a tre centimetri dal bordo con terriccio composto da un mix di torba terriccio universale e sabbia, in proporzioni equilibrate. Con una paletta si procede quindi alle sistemazione

Le primule sul davanzale Le primule sono piccole piantine perenni della famiglia delle Primulacee, dai fiori molto colorati; sono tra le prime specie a sbocciare e rappresentano simbolicamente l’atteso passaggio dalla sta-

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delle piantine all’interno della cassetta, facendo attenzione a comprimere il composto intorno alle radici e innaffiando abbondantemente. Naturalmente l’annaffiatura deve essere regolare e continua, in modo che il terriccio sia sempre umido; periodicamente si deve aggiungere del concime liquido specifico, sciolto nell’acqua. Vanno tolte le foglie morte o ingiallite, nonché i fiori appassiti. In estate le piantine di primula vanno conservate in luogo fresco, (ad una temperatura compresa tra 10° - 16°C), in posizione luminosa ma protetta dai raggi diretti del sole. In autunno si può ricominciare a concimare.

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Voglia di gardening La voglia crescente di avere a disposizione uno spazio verde è testimoniata dai numeri elevati di partecipazione alle fiere ed alle mostre tematiche. Pare che il desiderio italiano ed europeo di disporre di angoli verdi sia un’istintiva risposta ai tempi di crisi: una vita più sana, più genuina e vissuta all’aria aperta, contribuisca a far ritrovare ed apprezzare i valori essenziali della vita. I saloni del gardening offrono attualmente una panoramica vastissima ed articolata, per tutte le esigenze e le metrature. Si presentano agli appassionati del genere nuove tendenze e produzioni: si va dai mobili da esterno di alta qualità alle ultimissime soluzioni per il giardinaggio tradizionale e l’orticoltura; dalle tecniche avanzate ai macchinari dell’immediato futuro. La novità rilevante consiste nel fatto che tutti – ma proprio tutti – possono avere un giardino personale: ogni spazio domestico può essere considerato idoneo alla creazione di uno angolo verde. Questo desiderio si traduce in realtà e si esprime ottimamente anche su un terrazzo, su un balcone, nell’angolo del soggiorno; non solo: le so-

luzioni più originali sfruttano tutti gli spazi e si realizzano in nuove fantasie che si sviluppano in senso orizzontale, in verticale, persino pensile e ciondolante. Lo spazio fisico non è più un problema; ogni appassionato di natura può arricchire con il verde quanto ha a disposizione. Luogo di benessere e relax, il giardino è anche interpretabile come luogo di meditazione e di pace, secondo i principi delle filosofie orientali. Un angolo di verde rappresenta una via di fuga dalla realtà quotidiana e diventa, in taluni casi, una sorta di terapia. Il giardino su misura, definito dagli esperti del settore “urban farm”, è interpretabile in mille modi diversi: nel green

Tutti possono avere un giardino personale: ogni spazio domestico può essere considerato idoneo alla creazione di uno angolo verde di casa si riesce a ritrovare il tempo di leggere un libro, si ritrova la piacevole sensazione di assaporare attimi di tranquillità, si possono ospitare gli amici e trascorrere momenti conviviali in un luogo di tendenza. Curiosando tra le recentissime linee guida del settore, scopriamo che la scelta esotica è decisamente “out”, a favore di piante e fiori autoctoni, nel più ampio rispetto dell’habitat e del contesto di vita. In definitiva, è sempre più condivisa la volontà di assecondare climi e terreni del nostro ambiente naturale. Da non dimenticare una delle risorse primarie per la crescita del verde casalingo, l’acqua. Quello che viene considerato il più grande patrimonio dell’umanità, va gestito con parsimonia ed oculatezza, attraverso una progettazione attenta a sfruttare e calibrare al


trentinoattualità

Il giardino dei fiori recisi Uno dei grandi sogni degli amanti del verde è quello di riuscire a realizzare splendidi mazzi di fiori recisi. Pare che oggi, con la dovuta pratica e con una minima spesa, si possa riuscire a realizzare proprio questa importante ambizione, coltivando direttamente la materia prima. Del resto, a ben considerare, nelle nostre vite non mancano le occasioni per donare o ricevere fiori: compleanni, ricorrenze, festività, eventi pubblici e momenti intimi; in queste circostanze, i fiori rappresentano i sentimenti e creano relazioni positive. Un tempo, le residenze signorili destinavano ampie parti del giardino alla coltivazioni di fiori, per poi abbellire gli ambienti interni; attualmente, chi possiede un giardino, può – in egual maniera – stabilire una zona precisa destinata alle piante da taglio. Anche in spazi di verde ridotti, con attenta progettazione, si possono mescolare

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piante adatte per i mazzi; per evitare l’antiestetico effetto creato da vuoti, si consiglia la scelta di varietà con fioritura che si protrae per diversi mesi. Il luogo giusto per tale progetto verde deve innanzitutto ricevere pieno sole; parallelamente va considerato il terreno, preparato all’uso e ben drenato. Nel momento in cui le piante si trovano a pochi centimetri di altezza, si provvede a distribuire in modo uniforme uno strato di paglia specifica o foglie, per evitare la crescita di erbacce indesiderate e per mantenere la giusta umidità del suolo. In fase di piena produzione, occorre somministrare dosi regolari di concime, per arricchire l’alimentazione dei vegetali. Non da ultimo, è indispensabile controllare la presenza di ospiti indesiderati (come ad esempio gli afidi) ed eventualmente provvedere rapidamente all’eliminazione con metodi biologici o con antiparassitari chimici. La scelta di quali varietà piantare è naturalmente illimitata; certo bisogna fare attenzione al ritmo delle stagioni; per i mazzi

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n un libro come questo, che si propone di illustrare i fiori pi belli delle Alpi Italiane, è opportuno chiarire fin da subito un paio di questioni preliminari. E cioè: in base a cosa un fiore può essere definito più pagine 276 bello di un altro? E sopratformato: cm. 28x28 tutto, i fiori brutti esistono? Euro 39,00 In effetti, non stato facile e nemmeno indolore scegliere i rappresentanti più belli della flora alpina. In primo luogo perché le Alpi sono un autentico concentrato di biodiversità vegetale: infatti, vi crescono più o meno 4500 specie diverse, ripartite in un migliaio circa di generi diversi. In secondo luogo perché ci vuole un certo coraggio per definire brutto un fiore, dato che tutti i fiori, anche quelli pi piccoli o meno vistosi, se osservati da vicino e con attenzione, possono svelare forme, sfumature, striature ed altri particolari davvero sorprendenti e piacevoli. Senza scordare che, indipendentemente dal loro aspetto esteriore, tutti i fiori ma proprio tutti! hanno molte cose belle e interessanti da raccontare, dai significati dei loro nomi latini e volgari agli intrecci con la mitologia e le leggende popolari, dai pi svariati utilizzi da parte delluomo ai loro particolari adattamenti ecologici, e tanto altro ancora. Nelle migliori librerie o su www.curcuegenovese.it

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di primavera/estate gli esperti del settore consigliano anemone giapponese, garofano, limonio, margherita, rosa, viburno e nigella. Attrezzatura necessaria, anzi indispensabile La potatura non può e non deve essere un problema: basta acquistare la cesoie potatrici di ultima generazione, che permettono di distribuire la forza esercitata dalle dita in maniera uniforme. Esistono cesoie per ogni specifico utilizzo, dalla semplice pulitura dei fiori fino alle più complesse potature per arbusti e piccoli alberi. Una delle ultimissime del settore giardinaggio è la serra gonfiabile, che si gonfia (e naturalmente si sgonfia) come un canotto. Collocabile ovunque, trova spazio dal salotto al balcone e si rivela essere una pratica soluzione per non rinunciare alla gioia di circondarsi di piante, anche in situazioni di superfici abitative estremamente ridotte e limitate. Riporre gli attrezzi per il giardinaggio può costituire davvero un problema; tuttavia esistono sul mercato funzionali strutture a baule, in grado di contenere quanto necessario e riparando dal freddo e dall’umidità quanto occorre per il garden. I bauli e le cassapanche idonee all’uso sono costruite in resina, plastica e vetroresina, per una

conservazione ottimale del materiale. In ambito di irrigazione, il mercato offre oggi ampia ed articolata disponibilità di strutture e modelli, che tengono naturalmente conto delle reali necessità di innaffiatura, con molto riguardo anche al risparmio di risorse ed al rispetto ambientale. Secondo questa logica, molteplici sono i sistemi dotati di timer e regolazioni programmate, per una resa interpretabile nell’ottica dell’ottimizzazione dei risultati. Anche il compostaggio oggi non è più un problema: alle più datate strutture molto ingombranti, pesanti ed invasive, si vanno attualmente ad utilizzare contenitori di facile montaggio e smontaggio, anche senza attrezzi. Le operazioni di riempimento sono rese sempre più snelle ed agevoli grazie ad aperture parziali e facilitate, che evitano anche la spiacevole fuoriuscita di cattivi odori. Un simbolo della primavera: l’ortensia Sotto il termine di ortensia si racchiudono circa ottanta specie tra arbusti e rampicanti, originarie dalla Cina. La varietà più coltivata (Hydrangea macrophilla) è quella che tutti conosciamo ed amiamo, caratterizzata da grosse infiorescenze a forma di globo e dai colori diversi che sfumano dal bianco al rosa, dal rosso


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all’azzurro. Considerato il loro sviluppo, queste piante sono idonee alla coltivazione in vaso come a quella in piena terra. Per una crescita regolare ed ordinata, la specie va potata secondo precisi criteri ed a seconda della tipica specificità: potature sbagliate possono seriamente compromettere la fioritura. La varietà sopra menzionata deve essere potata in questo periodo dell’anno, seguendo precisi passaggi operativi. I rami più vecchi vanno eliminati alla base per dare vigore al cespuglio; tali rami sono facilmente riconoscibili per il loro colore molro scuro, quasi nero. Si procede quindi alla rimozione dei fiori secchi, avendo cura di tagliare sopra l’ultima coppia di gemme, quelle che poi saranno i fiori della stagione successiva. Quanti possiedono nel loro giardino questa bella pianta ornamentale, devono provvedere – qualora siano coltivate da oltre dieci anni – ad una potatura ancor più radicale, eliminando i fusti più vecchi fino al livello del suolo. La motivazione è duplice e facilmente intuibile: ne deriva il ringiovanimento della pianta e l’illuminazione delle parti più interne. Crescere in serra Anche le piccole strutture da terrazza richiedono costante impegno e puntuale manutenzione, in modo che tutto funzioni secondo quanto 56

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progettato. Esistono regole dalle quali non si può prescindere, sia per mantenere un ambiente interno sano e idoneo alla vita delle piante, sia per assicurare crescita e integrità delle specie vegetali. Una delle prime attenzioni riguarda l’esposizione: la serra deve essere collocata in pieno sole per questione di temperature e di illuminazione. Per fare in modo che la luce solare venga sfruttata al massimo, la superficie della serra deve essere pulita e disinfettata periodicamente, sia all’interno che all’esterno. Ne deriva che è buona consuetudine evitare di appoggiare alle pareti arredi ed oggetti di vario genere, per non compromettere i risultati di crescita. Ogni quindici giorni si deve inoltre provvedere alla rotazione dei vasi di un quarto di giro, per favorire un’esposizione completa e uniforme delle piante. Attenzione al rischio di sovraffollamento: nelle serre, specialmente in quelle più piccole, si tende a riempire ogni minimo spazio. Se troppo ravvicinate, il rischio è che la vegetazione sia compromessa e sovrapposta; il contatto con il vetro poi può essere deleterio, perché il contatto con le superfici causa con facilità ustioni, ingiallimenti e necrosi. Esiste inoltre una precisa gerarchia di collocazione: a livello del terreno vanno posizionati i vasi più grandi; quelli di dimensioni ridotte si sistema-


trentinoattualità no preferibilmente su scale o mesole regolabili in altezza; al centro si posano i vasi con le piante ad alberello, con la chioma slanciata verso l’alto. La serra deve essere dotata

Una delle prime attenzioni riguarda l’esposizione: la serra deve essere collocata in pieno sole per questione di temperature e di illuminazione anche di un termostato, per verificarne la temperatura; se posizionata in luogo molto soleggiato, non si rende necessario un riscaldamento supplementare rispetto a quello solare; se le condizioni esterne sono particolarmente rigide, conviene far uso di candele a lunga durata, avendo cura di isolare l’ambiente con materiale plastico. Aiuole annuali e perenni Sottolineato che è questo il periodo ottimale per scegliere le varietà preferite ed effettuare le semine, si può progettare la crescita di molte qualità floreali, incluse quelle di difficile reperibilità. La

struttura portante dell’aiuola modello – sia essa annuale o perenne – prevede la collocazione di arbusti piacevolmente colorati, come ad esempio l’eucalipto: le sue foglie azzurrine ben si intonano al viburno, che in primavera fiorisce regalando grosse e voluminose infiorescenze ed in autunno si trasformano piacevolmente in bacche di color rosso vivo. Per la bordura, conviene puntare sul classico: la rosa a cespuglio e le sue varie declinazioni, per risultati di sicuro effetto e di lunga durata. Analizzando l’intero e complesso panorama della floricoltura, si possono individuare specie ideali per un progetto annuale - come calendula, campanula, cosmos, nicotiana, viola del pensiero, petunia, girasole – e varietà perfette per obiettivi più a lungo termine, come achillea, campanula, coreopsis, delphinium, digitale, echinacea, heuchera, lupino, papavero, salvia sclarea, veronica. Per fornire qualche caratteristica specifica, si può aggiungere che la rosa sboccia ininterrottamente durante tutta la bella stagione; fiore robusto, può avere diverse dimensioni; le varietà più piccole sono facili da coltivare e si rendono ideali per formare siepi e bordure, con effetti ottici strepitosi. Altro immancabile elemento decorativo risulta essere l’edera: pianta molto comune, cresce ovunque in zone non troppo soleggiate; resiste al freddo e le sue note foglie verde scuro con venature di color argento, arricchiscono in maniera rilevante a decorare aiuole e giardini. Il viburno è una pianta estremamente ornamentale, che in primavera si presenta con fiori bianchi e profumati – dalla caratteristica crescita a ombrello – ed in autunno si rinnova con frutti carnosi a grappolo, che riescono a resistere anche alla stagione ■ invernale.

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Una casa efficiente fa bene all’ambiente migliorare l’efficienza energetica delle nostre abitazioni ci viene imposto dalla nostra coscienza ecologica ed ambientale. Per vivere meglio, risparmiando cassonetto. Per garantire una riduzione dei consumi, è importante scegliere la finestra più appropriata. COME SCEGLIERE LE FINESTRE Per una scelta efficace e consapevole è necessario conoscere i parametri che determinano la qualità di un infisso. Talvolta un semplice vetro camera non basta ad assicurare un isolamento termico adeguato. Il parametro principale per valutare la qualità di un infisso si chiama trasmittanza termica. Questo coefficiente, espresso con l’unità di misura Uw indica la quantità di calore che attraversa una superficie quando tra due ambienti diversi, come l’interno e l’esterno di un edificio, si ha una differenza di temperatura. Quanto più basso è questo valore, tan-

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a fanno Jennifer Lopez e Kirstie Alley, Jackie Chan e Victoria Beckham; la fanno anche i membri delle forze armate statunitensi, per scaricare lo stress. Un fenomeno dai grandi numeri. Stiamo parlando di quel mix esplosivo che assembla una miscellanea di stili di ballo, tanto colore e soprattutto allegria, con una colonna sonora a dir poco travolgente. Questo definisce in sintesi la nuova ondata del fitness, la “Zumba”, che recentemente ha travolto anche la città di Trento. A trasmettere carica ed entusiasmo ed a raccontarci il grande successo della zumba nel capoluogo e dintorni è una delle istruttrici di zumbafitness, Katia Baldessari. L’inizio di questa danza aerobica – che plasma hip-hop, samba, soca, salsa, merengue, mambo, arti marziali, danza del ventre, tango, flamenco, cha cha cha ed altro ancora – ha, come sovente accade, la connotazione della casualità. Pare infatti che nel 1986 un istruttore colombiano di aerobica, Beto Perez, dimenticate a casa le cassette musicali per la consueta lezione, abbia preso la decisione di fare comunque

ZUMBA CHE TI PASSA! Un’onomatopea che suona di dinamismo, di sapori LATINO-AMERICANI, di movimenti plastici. Grazie alla passione per il fitness e all’istinto per le novità di alcune titolate danzatrici di Trento, la zumba sta letteralmente spopolando anche nel capoluogo... l’allenamento previsto, improvvisando e legando i passi dell’aerobica alla musica latino-americana. Il contrattempo di un giorno si trasforma così in un incredibile boom del movimento, che oggi vanta consenso planetario. Gli echi del nuovo trend del fitness giungono a Trento nel 2011, quando una/due palestre provano a proporre il genere, che inizialmente però non sembra sfondare. Il vero input arriva da un team di consolidate danzatrici, che sull’onda di una folgorante esperienza a Miami, propongono la zumba nella sua completezza, con quella ca-

rica di positività e di allegria che la contraddistingue. La prima serata dimostrativa si trasforma in evento e da quel momento in poi la zumba esplode, con adesioni e numeri davvero importanti. Il segreto di tanto inaspettato successo? Semplice. Si tratta di allenamento cardiovascolare su base musicale coinvolgente, con coreografie semplici, adatto a tutti e indicato per ogni fascia d’età. Lo svolgimento delle coreografie sulla musica afro-caraibica gioca naturalmente un ruolo fondamentale, trasformando l’esercizio fisico in spontaneo desiderio di movi-

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mento. Non solo: il generale beneficio che ne deriva – e parlando di dispendio calorico, siamo sulle 900/1000 calorie consumate per lezione – è supportato da una peculiare filosofia di pensiero, che promuove la spensieratezza dei momenti piacevoli. Non si tratta del classico corso di palestra, che talvolta diventa sinonimo di pura fatica e che spesso ci si impone di frequentare più per abitudine che per inclinazione (magari anche a denti stretti), quanto piuttosto di una parentesi gioiosa e dinamica, che pone il sorriso al primo posto. Anche l’abbigliamento ri-

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sponde perfettamente allo stile complessivo della zumba: al bando le tristi ed impersonali tute nere e via libera al colore, carico di sfumature e ricco di toni caldi, a ricordare le origini suadenti ed allegre di questo specialissimo fitness. E se la regola numero uno è divertirsi, la seconda è modellare il fisico: Katia garantisce che già dopo due/tre settimane si possono vedere i risultati! Ma chi frequenta i corsi? Dallo studente all’infermiera, dall’avvocato all’impiegata, dal disoccupato al barista. Tante persone “normali” bramose di evadere dalla monotonia, morivate dal desiderio di fare movimento e provare allo stesso tempo gioia ed allegria. E poi ci sono tante mamme, spinte dalla voglia di rimettersi in forma e contemporaneamente desiderose di trovare una temporanea via di fuga dalle impegnative routine familiari. Gli uomini,inizialmente pochissimi, si stanno muovendo e mostrano di cominciare, gradualmente, ad apprezzare. Con l’espressione “diversamente giovani” Katia sottolinea che la zumba è anche per gli anziani; a dimostrazione dell’illimitata potenzialità di frequenza, l’età di chi frequenta i suoi corsi va

dai 15 ai 65 anni. E proprio per assecondare ogni tipo di richiesta, la zumba si declina in più forme: esistono la “gold” (una versione più morbida, pensata e calibrata per la terza età), la “sentao” (variante che prevede l’utilizzo della sedia, a mo’ di attrezzo ginnico) la “toning” (da eseguire con speciali pesi, che ricordano le maracas) e perfino quella acquatica, l’”aquazumba”. In ogni caso, il consiglio per chi vuole avvicinarsi alla zumba (“Attenzione, crea dipendenza!” dice Katia sorridendo) è naturalmente quello di verificare sempre l’idoneità degli istruttori; sulla scia del boom, molti si propongono senza averne i requisiti. Per non sbagliare, conviene raccogliere e riferimenti su www.zumbatrento.it. L’impegno del gruppo si concretizza anche nella frequenza di corsi extraterritoriali: le ultimissime attenzioni puntano ad un importante evento che si terrà a breve in quel di Marilleva, in val di Sole: si tratta di un quotato masterclass che vedrà la partecipazione di Tanja Gottardo, per gli addetti ai lavori nota presenter internazionale. Tenetevi liberi e accorrete numerosi: al primo “Weeeepppaaaa!” si comincia. ■

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enessere. Una parola ormai abusata in questi tempi. Se ne parla tanto ma viverlo è tutt’altra cosa: molti sono gli elementi da conoscere ed applicare per ottenere il benessere generale. Ci si muove in modalità fai da te ma come si può raggiungere l’equilibrio? Chi ha fondato l’Associazione Club Energy si è posto questa domanda già due anni fa: abbiamo intervistato la presidente, Elisa Larentis. “Mi sono resa conto che benessere era qualcosa di più del non avere nulla di cui lamentarsi. Per me è uno stato profondo di salute, energia, creatività, ed entusiasmo. Ottenerlo significa avere consapevolezza di molti ambiti della propria vita: alimentazione, attività fisica, gestione delle emozioni, stile di vita, finanza e relazioni. Con un gruppo affiatato di persone abbiamo dato il via all’ambizioso progetto di

CLUB ENERGY: BENESSERE SUL TERRITORIO UN LABORATORIO CREATIVO per migliorare alimentazione, attività fisica, gestione delle emozioni, stile di vita, ecc. Club Energy: far si che tante persone potessero mettersi in gioco e intraprendere un viaggio all’insegna dello star bene sentendosi più felici e realizzate”. L’associazione Club Energy organizza diverse iniziative per il benessere e il tempo libero: Zumba® Fitness, yoga, make up, massaggio, fotografia, cucina e cake design, intelligenza emotiva, giochi formativi sulla libertà finanziaria e molto al-

tro. Il motto è “assieme per il tuo benessere”: la filosofia è quella di coinvolgere le persone in un’ambiente piacevole, positivo ed energico. Club Energy non è solo un punto di riferimento per il tempo libero ma anche un’opportunità lavorativa. È, infatti, una realtà composta da un team giovane e motivato che si sta sviluppando in Trentino: un laboratorio creativo che sta permettendo a tante

Lo staff di Club Energy

persone talentuose, di età diverse, di mettersi in gioco e coniugare le proprie passioni con il lavoro. Una buona notizia e una risposta concreta a cui abbiamo voluto dedicare spazio in tempi in cui la parola crisi sembra offuscare ogni possibilità. ■

A LEVICO RITORNA EXPO VALSUGANA LAGHI LAGORAI

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enti mila metri di superficie per la “quattro giorni” di fine aprile. Già un centinaio gli espositori iscritti. La macchina organizzativa di BSI Fiere sta lavorando a pieno ritmo per la prossima edizione di “Expo Valsugana Laghi Lagorai”, che si terrà dal 25 al 28 aprile e che conta ormai ogni anno 30 mila affezionati visitatori. Tante le novità che caratterizzeranno l’Expo 2013, importante vetrina per il territorio ed il tessuto economico locale, a partire dalla conferma della location sulle rive del lago di Levico. Sarà il Palalevico, il vero cuore della manifrestazione, la struttura in gestione a Bsi Fiere dal 2011 e che risponde in maniera più adeguata all’evento con i suoi 20 mila metri quadrati di superficie, di cui 3500 coperti”. Al centro congressi, che ospiterà l’area dedicata all’artigianato trentino, si somma infatti la zona verde del lungolago: cornice di gran effetto per Trentino Cavalli, la rassegna delle razze equine che proporrà anche gare ad ostacoli, spettacoli ed esibizioni anche serali. Proprio lì sarà realizzata una scenografica arena di 1500 metri quadrati, un centinaio di box a disposizione dei cavalli in mostra ed una tribuna con 800 posti a sedere.

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Gia un centinaio, invece, gli espositori iscritti all’Expo, che troveranno collocazione anche sotto le tensostrutture e nelle casette in legno all’esterno del Palalevico, per un totale di circa 4mila metri quadrati di fiera. Molte le aziende che hanno seguito l’Expo nello spostamento a Levico e molte le new entry dell’Alta Valsugana che hanno sposato questo nuovo progetto. Oltre ai settori fieristici tradizionali presenti (serramenti, mobili, scale, complementi d’arredo, pavimenti, rivestimenti, elettronica, macchine operatrici, autovetture, artigianato, servizi, sicurezza ed impiantistica), sarà dato ampio spazio al tema della bioedilizia e del risparmio energetico: dalle fonti rinnovabili ai materiali naturali isolanti, dai sistemi costruttivi rispettosi dell’ambiente ai componenti biocompatibili. Sarà dato uno spazio importante anche al Biologico trentino, piccoli produttori e artigiani che operano in questo settore si proporranno attraverso un percorso con casette in legno e spazi appositi. In riva al lago anche la zona ristoro con i prodotti del territorio, per un evento a 360 gradi che soddisferà le esigenze di tutti. Una rassegna ricca di contenuti, insomma, che sottolinea l’inizio di un nuovo capitolo “eventi” in Valsugana.




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l Dolomiti Ski Jazz la musica sale in alto, letteralmente, coi palcoscenici dei concerti diurni posti direttamente sulle piste da sci, per un connubio mozzafiato tra l’emozione dei ritmi afroamericani e quella della discesa libera. La sera, invece, le star della scena internazionale si esibiscono nei teatri della valle. Nove rifugi in alta quota: anche quest’anno il Dolomiti Ski Jazz porterà il suo pubblico sulle piste da sci del comprensorio dolomitico. I concerti diurni del festival, tutti a ingresso gratuito, si terranno infatti come da tradizione nei principali luoghi di ritrovo frequentati dagli sciatori tra una discesa e l’altra. Un coinvolgente programma che spazia dal jazz al blues, dal funk al rock accompagnerà il sibilare degli sci sulla neve ghiacciata. Quest’anno i concerti di Dolomiti Ski Jazz toccheranno il rifugio Doss dei Laresi all’Alpe Cermis, lo Zischgalm e il Ganischgeralm di Pampeago, il rifugio Passo Feudo e la baita Gardonè dello Ski Center Latemar (Predazzo), lo chalet Valbona all’Alpe Lusia, il Platzl di Obereggen, il Maso dello Speck di Daiano. Dopo molti anni di assenza, il festival tor-

il Jazz, la neve, le dolomiti Sedici concerti ad alta gradazione emotiva serviti sullo sfondo dei maestosi paesaggi delle Dolomiti dal 9 al 17 marzo in Val di Fiemme

info APT Val di Fiemme: tel. 0462.241111 0462.341419 monica.deflorian@visitfiemme.it Dolomiti Ski Jazz: www.dolomitiskijazz.com info@dolomitiskijazz.com na anche in uno dei rifugi con la più bella visuale sulle vette alpine circostanti, il Ciamp de le Strie di Bellamonte. Saranno dunque questi meravigliosi scenari a ospitare le esibizioni di band provenienti da tutto il mondo: dai sorprendenti JuiceBox, band statunitense che propone

un funky-rock ad altissimo voltaggio (il 13 e il 14 marzo), al quartetto proveniente dalla Repubblica Ceca della cantante Eva Emingerova, che rispolvererà la grande tradizione della jazz song (il 15). Dall’Inghilterra arriverà invece il visionario e graffiante London Project del chitarrista Luca Boscagin (il 12). Jazz nelle più varie declinazioni sarà servito poi dai gruppi italiani: dai ritmi tradizionali e coinvolgenti del quintetto Alma Swing (il 16) all’omaggio ai grooves organistici di Larry Young proposti dal quartetto di Roberto Gorgazzini (il 9), dal quartetto Lifetime del batterista Mauro Beggio (il 10) a due gruppi che rap-

presentano la frontiera nordica del jazz italiano: l’Inside Straight Quartet, con i fiati di Markus e Ivan Moser (l’11), e lo Squartet, con il trombettista Berni Brugger (il 17). Agli artisti di maggiore prestigio del programma di Dolomiti Ski Jazz saranno riservati i concerti serali nei teatri della Val di Fiemme, gli unici a pagamento. Al sassofonista statunitense Kenny Garrett, il nome di maggiore spicco in cartellone, sarà affidata la serata inaugurare del festival a Cavalese (9 marzo). L’altro grande ospite del festival sarà il pianista Kevin Hays, il cui raffinato trio si esibirà al Teatro di Ziano di Fiemme (il 13). Il quartetto Living Coltrane del sassofonista Stefano ‘Cocco’ Cantini porterà sulle Dolomiti un’autorevole rappresentanza del jazz italiano (Predazzo, il 16). Le notti del Dolomiti Ski Jazz saranno poi animate da vari appuntamenti a ingresso gratuito nei locali della Val di Fiemme, nei quali si terranno tra l’altro numerose jam session: al B’art di Predazzo (10 marzo), al La Grenz di Moena (il 12), al Winebar dell’Hotel Bellavista di Cavalese (il 14). Uno speciale appuntamento serale sarà poi quello con il trio Best Blues Power del chitarrista e cantante Maurizio Bestetti (Moena, La Grenz, il 15): mitico bluesman italiano capace di performance esplosive, che presenterà il suo nuovo Cd The Walkin’ Man. ■ 65

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di Fabio De Santi

renzo arbore & band lo showman pugliese, con la sua Orchestra Italiana, sarà in concerto venerdì 22 marzo al PalaRotari di Mezzocorona per la rassegna di “Trentino In Musica”

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accontare di Enzo Arbore significa scavare nella storia della radio, della televisione, della musica e del costume italiano. La radio è quella di programmi mitici per Radio2 come Bandiera gialla o Alto gradimento e il picco-

lo schermo è quello prima in bianco nero di “Speciale per voi “e poi quello più o meno colorato de “L’altra domenica”, “Tagli ritagli e frattaglie” e ancora di “Telepatria international”, “Quelli della notte” e “Indietro tutta”. La musica ci porta invece

a parlare della sua grande passione per il clarinetto e di canzoni come “Smorza ‘e lights” e “Il clarinetto”, senza dimenticare un altro tormentone come “Cacao meravigliao”. Tutto questo e tanto altro c’è scritto dietro il nome di Renzo Arbore che

con la sua Orchestra Italiana sarà in concerto venerdì 22 marzo al PalaRotari di Mezzocorona per la rassegna di “Trentino In Musica”. Sono quasi vent’anni che lo showman italiano più conosciuto nel mondo gira ininterrottamente con la sua

La Belle Époque ai CONCERTI DELLA DOMENICA

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i chiude con gli ultimi due eventi in cartellone la trentesimaedizione dalla rassegna “I Concerti della Domenica” che prosegue nell’alveo della passione del suo fondatore Giuseppe Mazzeo. La sala della Filarmonica di Trento, domenica 3 marzo, alle 10, ospiterà il concerto del duo formato da Alberto Frugoni (tromba) e Irene Frigo (pianoforte) in “Vibrazioni Consonanti”. Fra le musiche del programma di sala anche brani di Pennequin, Debussy, Bozza, Wagner, Arban, Hohne e Gershwin. Alberto Frugoni si è diplomato giovanissimo presso il Conservatorio di Giovanni Gnocchi Musica di Brescia, vincendo e Chiara Opalio il primo concorso d’orchestra appena diciottenne e iniziando la sua carriera artistica presso l’orchestra de “I Pomeriggi Musicali” di Milano. Attualmente si dedica soprattutto all’attività cameristica in duo con organo, in trio, quartetto, quintetto ed in tutte le formazioni musicali il cui organico preveda l’utilizzo della tromba. Irene Frigo, ha iniziato giovanissima lo studio del pianoforte affermando da subito le sue straordinarie atti-

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tudini. Il Duo ha recentemente registrato il CD “Vibrazioni Consonanti” per la casa discografica “Velut Luna” con un programma di musica francese originale per questo organico; tale CD è stato recensito da riviste specializzate del settore con commenti lusinghieri sull’interpretazione e la qualità del suono e dell’incisione. Ultimo evento quello di domenica 10 marzo questa volta con il duo composto da Giovanni Gnocchi (violoncello) e Chiara Opalio (pianoforte) in “La Belle Époque”. In questa occasione le musiche saranno di Busoni, Piernè, Boulanger, Debussy e Casella. Il Duo violoncello e pianoforte ha preso vita in occasione dei concerti organizzati dall’Accademia Pianistica di Imola durante l’estate del 2009. Giovanni Gnocchi e Chiara Opalio hanno dato vita ad uno stretto sodalizio artistico oltre che umano che li porta alla continua ricerca musicale, di espressione e di comunicazione con il pubblico, e alla ricerca di modi sempre nuovi di presentare le grandi opere cameristiche.


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Orchestra, da un’estremità all’altra, dagli Stati Uniti alla Cina, dal Messico al Canada con innumerevoli concerti acclamatissimi ovunque, in un clima da record. In questi anni Arbore – facendo presa sul pubblico di qualsiasi latitudine – ha ottenuto tantissimi premi e riconoscimenti, quantità di spettatori, cifre da “capogiro” che hanno premiato lo spirito assolutamente travolgente e contagioso dell’artista. Il nuovo spettacolo sarà ancora grande show (dalle canzoni napoletane ai grandi successi televisivi a quelle sonorità che Arbore chiama le canzoni della memoria) con escursioni verso le musiche del sud del mondo. Il concerto inizierà con alcuni “ispirati omaggi” al repertorio partenopeo e proseguirà con un ricordo a Totò (con il montaggio degli sketch tratti dai suoi film e l’immancabile «Malafemmena»), a Murolo, con alcune “chicche” tratte dal repertorio, e naturalmente a Napoli (con le immagini dei siti paesaggistici più suggestivi). In scaletta non mancheranno anche un “saluto” alla grande Gabriella Ferri (con la celebre «Dove Sta Za

Zà») e all’indimenticato Nino Manfredi (ricordato con il brano «Tanto pe’ cantà»). Arbore ha fondato, quasi vent’anni fa, «L’Orchestra Italiana» per valorizzare e rilanciare da noi e all’estero l’immagine e lo spirito di una Italia unita attraverso la musica e in particolare attraverso la canzone napoletana classica. In questa ottica, Renzo Arbore e L’Orchestra Italiana approdano, accolti sempre con un entusiasmo senza pari, in molti dei più prestigiosi teatri d’Italia e del resto del mondo e addirittura in questi ultimi anni sembrerebbe essersi rafforzato il ruolo per così dire “istituzionale” dell’Orchestra Italiana con Arbore ormai diffusamente riconosciuto come autentico “ambasciatore” della musica e della cultura “italiana” nel mondo. Insieme a Renzo Arbore un orchestra composta da quindici grandi solisti e specialisti del proprio strumento e fra questi vanno anche citati Salvatore Esposito al mandolino, Nicola Cantatore alla chitarra elettrica e acustica e Gegè Telesforo, congas, percussioni e voce, da anni ■ al suo fianco.

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a stagione della danza prosegue il 12 marzo al Sociale di Trento con la messa in scena di un’altra opera nota: Orfeo e Euridice. Creata per 16 danzatori del Balletto di Marsiglia dall’architetto-coreografo, nonché direttore artistico dello stesso Ballet National de Marseille, Frédéric Flamand, questa versione ha visto il suo felice debutto lo scorso anno. Fino ad oggi sono state realizzate ben 20 opere dell’Orfeo e Euridice, in cui Orfeo, impazzito dal dolore e non riuscendo a con-

BALLETTO DI MARSIGLIA il 12 marzo, al teatro Sociale di Trento, la messa in scena di Orfeo e Euridice, opera per 16 danzatori dal coreografo e architetto Frédéric Flamand cepire la propria vita senza la sua sposa, decide di scendere negli inferi per cercare di strapparla dal regno dei morti. La vicenda narra che gli fu poi concesso di ricondurre Euridice nel regno dei vivi a condizione che durante il viaggio verso la terra precedesse la sua sposa e non si voltasse a guardarla fino a quando non fossero giunti alla luce del sole. Una tragedia, questa, sul non vedere e nell’indagare

i miti dell’antichità, Flamand pone una riflessione sulle forze che costituiscono la natura umana, sulle manifestazioni del desiderio, sull’eterno combattimento tra il bene e il male e sulle ambiguità e sull’importanza dello sguardo nella società occidentale. Il mito si rivela così atemporale e, nello specifico, il mito orfico ci rimanda da un lato alle prove, ai dolori, alle lotte e alle gioie che fanno parte

inganni del gioco d’azzardo in mostra

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al 15 marzo al 18 aprile a Trento la mostra interattiva che svela gli inganni del gioco d’azzardo, già aperte le iscrizioni per scuole e gruppi Il gioco d’azzardo patologico è in costante ascesa in tutti i settori di popolazione; secondo gli ultimi dati a disposizione si stimano, con riferimento alla sola provincia di Trento, un numero di 7.284 soggetti dipendenti da gioco (o di rischio moderato) e altrettanti soggetti a rischio basso nella fascia d’età 15/64 anni. Il 2 maggio dell’anno scorso è stata sottoscritta l’Alleanza per la tutela e la responsabilità condivisa nel contrasto e nella prevenzione del gioco d’azzardo patologico. Nato dalla collaborazione tra l’Amministrazione comunale e l’Associazione Auto mutuo aiuto (Ama), il documento è

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stato condiviso da enti pubblici, soggetti economici e realtà a carattere sociale, preoccupati, per motivi diversi, dal diffondersi del gioco d’azzardo e accomunati dall’interesse a promuovere azioni coordinate per la prevenzione, cura e riabilitazione delle dipendenze da gioco. Da questa sfida nasce l’idea di portare a Trento la mostra interattiva Fate il nostro gioco, curata dal matematico e dal fisico torinesi Paolo Canova e Diego Rizzuto. Fate il nostro gioco sarà ospitata presso la sede della Fondazione Caritro in via Calepina, con orario di apertura dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 13 e dalle 14.30 alle 18, sabato, domenica e festivi dalle 10 alle 19. È prevista inoltre un’apertura serale settimanale dalle 20 alle 22. L’ingresso è gratuito e aperto a tutta la popolazione.

del quotidiano di ogni uomo, dall’altro a un periodo di mediatizzazione e virtualizzazione come quello che stiamo vivendo. Il voltarsi indietro di Orfeo si presenta quindi come una metafora della nostra visione di fronte alle immagini onnipresenti, false e mediatiche che si annullano nella nostra società non appena si presentano. Affidandosi per la musica a Gluck e al suo Orphée et Eurydice (versione di Berlioz), che si colloca temporalmente tra l’Orfeo di Monteverdi e l’esilarante Orfeo all’Inferno di Offenbach, Flamand realizza una metafora danzata dello sguardo, coadiuvato dal celebre artista belga Hans Op de Beeck autore della scenografia, delle immagini e dei costumi dello spettacolo. Per quanto concerne la compagnia del Ballet National de Marseille, fa parte delle grandi compagnie di fama internazionale ed è indissolubilmente legata al nome di Roland Petit, suo fondatore che l’ha brillantemente diretta per 26 anni. Dal 2004 la direzione generale della compagnia monegasca e dell’École Nationale Supérieure de Danse è assegnata a Frédéric Flamand, il quale ha portato queste istituzioni verso una concerta apertura e un’innovazione che vede in primis l’intreccio e l’integrazione di varie discipline artistiche, quali l’architettura, le arti plastiche e le arti visive. ■


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lasse 1974, danzatrice e coreografa trentina, Giorgia ci ha raccontato il suo percorso professionale che l’ha portata a stabilirsi, anche per ragioni affettive, a Londra. “Ho sempre voluto danzare e quand’ero piccola passavo i sabati sera davanti alla tv a fare la spaccata, mentre guardavo Heather Parisi esibirsi nello show di Fantastico 4”. Così Giorgia Barberi ha iniziato a studiare danza presso il Centro Studio Coreografico di Mori, suo paese natale, all’età di otto anni, sotto la guida di Maria Grazia Torbol (insegnante particolarmente amata anche da tanti altri artisti trentini come Francesca Manfrini, Marino Carlini, ecc….). “Devo molto a lei, poiché mi ha trasmesso

Con Brian May e Roger Taylor dei Queen, alla premiazionie con ‘Olivier Award’ per miglior musical We will rock you

piccola grande giorgia INTERVISTA A GIORGIA BARBERI, danzatrice e coreografa trentina, trapiantata a londra, dall’irresistibile percorso artistico la disciplina e mi ha insegnato ad essere forte in una realtà, come quella della danza, molto dura. Ad esempio, ben presto ho dovuto fare i conti con la mia altezza che non mi ha permesso di lavorare molto in televisione, dove sono richieste gambe lunghe. Ma questo non mi ha fermata”. A 16 anni si è trasferita a Milano per frequentare la SPID (Scuola Professionale Italiana Danza) e per diplomarsi come ballerina professionista e insegnante di danza. Contemporaneamente ha studiato alla scuola California Dance, sempre a Milano, dove ha conosciuto Brian & Garrison. “Quando mi sono trovata circondata da persone che facevano i danzatori di professione, ho capito che

il mio sogno si stava concretizzando e che ce l’avrei fatta anch’io”. Dopo essersi diplomata si è trasferita a Roma, dove ha iniziato a frequentare lo IALS, una scuola di danza per professionisti, facendo lezioni con Mauro Mosconi, Mauro Astolfi, Steve La

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Chance e Marco Garofalo. In queste città ha così iniziato a lavorare come ballerina in teatro (Arianna tour, Ambra tour, Il principe del lago, Il telefono,…) e in televisione (Big!, Colombo ’92, Non è la rai, Gelato al limone, Fantastica italiana). Come spesso accade, la grande svolta per Giorgia Barberi è avvenuta casualmente: “Nel 1996 sono andata a Düsseldorf a trovare degli amici e là ho fatto il provino per Grease. In Italia le possibilità stavano scarseggiando, c’era poco lavoro, mentre in Germania, oltre a poter ballare in prestigiosi spettacoli, ho avuto la possibilità d’iniziare a coreografare. Là ho conosciuto anche Arlene Phillips (coreografa, regista, talent scout, presentatrice tv, ecc... inglese, ndr) creatrice, tra gli altri, di spettacoli come Starlight Express e La febbre del sabato sera, in cui io stessa ho lavorato. Una volta, parlando con Arlene le ho detto che mi sarebbe piaciuto


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Con Robert De Niro, uno dei produttori di We will rock you

spostarmi a Londra”. E così è dal 2000 che Giorgia Barberi vive e lavora stabilmente nella capitale londinese. “Da anni ormai lavoro con Arlene Philips, che mi ha dato la possibilità di lavorare con lei come assistente coreografa e poi come coreografa associata in musical come We will rock you e Flashdance. A Londra ho iniziato con We will rock you, nel quale e per il quale ci lavoro da 10 anni, preparando i diversi allestimenti che poi debuttano in giro per tutto il mondo”. Professionalmente l’evoluzione di Giorgia Barberi l’ha vista crescere e passare da ballerina a prima ballerina e poi da capo balletto a coreografa residente. È stata inoltre interprete di registrazioni dal vivo delle canzoni di vari musical e ha lavorato con Arlene Phillips alla realizzazione del libro e dvd Dance to the musical. “Ripensando ai lavori a cui sono particolarmente legata, ricordo con un pizzico di nostalgia a quando in Germania mi esibivo come ballerina, poiché tornavo a casa la sera tranquilla e avevo il mio stipendio fisso. A Londra le responsabilità sono aumentate, anche se rimarrò per sempre piacevolmente legata a We will rock you. Grazie a questo show ho conosciuto infatti mio marito Michael, cantan-

te e ballerino nel musical, con il quale ho avuto una bimba, Mya, e anche lei all’età di cinque anni si sta scoprendo ballerina provetta. Pensando invece all’esperienza italiana, i lavori importanti sono stati quelli televisivi, che mi hanno fatto conoscere coreografi come Marco Garofalo, Mauro Mosconi e Brian & Garrison.” Ora Giorgia Barberi si occupa di selezionare i ballerini con la consapevolezza delle difficoltà che comportano tali scelte. Attualmente il suo lavoro è stabile. Sta preparando la tournée di We will rock you che per sei mesi girerà l’Europa, per poi andare in Australia, a Dubai e un po’ in tutto il mondo. Nello specifico si sta occupando dei ballerini e di tutta la loro preparazione per lo spettacolo. Pensando all’Italia e al Trentino dice: “Mi mancano tanto la famiglia, i miei amici, il modo di pensare italiano in termini di unità familiare e il fatto di poter dire ‹‹domenica vado a mangiare da mia mamma!››”. Ma questo non ha fermato la sua voglia di lavorare nel mondo dello spettacolo. “Quando si è giovani si è desiderosi di andare fuori casa, di fare tante esperienze. Io mi reputo fortunata per tutto ciò che ho avuto la possibilità di fare, grazie ai sacrifici e al supporto della mia famiglia. La bravura c’è in tanti, ma la fortuna non c’è per tutti, soprattutto perché oggi c’è meno lavoro”. E ancora a proposito della fortuna, Giorgia Barberi sostiene di come “per tanti ballerini alla fine della carriera è necessario smettere. Io invece sono riuscita a fare la transizione, il passaggio da ballerina a coreografa, e a rimanere in questo mondo, occupandomi di cose creative che comportano tante responsabilità, ma che mi piacciono e mi danno immense soddisfazioni”. Nel caso di quest’artista trentina, si può proprio dire che “la fortuna aiuta gli audaci”. ■

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di Fabio De Santi

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n’occasione imperdibile per salutare la formazione cameristica più illustre al mondo, impegnata in Italia in quella che si preannuncia come l’ultima tournée del complesso prima di un più che meritato ritiro. È quella proposta, venerdì 8 marzo, dalla Stagione 2013 della Società Filarmonica di Trento con il concerto del “Quartetto di Tokio”. Fondato nel 1969 alla Juilliard School of Music, il Quartetto di Tokyo si forma in realtà nella Scuola di Musica Toho di Tokyo, dove i membri fondatori vennero profondamente influenzati dal Professor Hideo Saito. Con oltre cento concerti ogni anni, il Quartetto si è esibito nelle principali sale concertistiche di tutto il mondo, partecipando a numerosi programmi radiofonici e televisivi, incidendo oltre quaranta Cd. Formato da Martin Beaver e Kikuei Ikeda (violino), Kazuhide Isomura (viola) e Clive Greensmith (violoncello), ha collaborato con un vasto numero di importanti artisti e compositori dal pianoforte di Louis Lortie all’oboe di Eugene Isotov sino al violoncello di David Watkin. Il Quartetto di Tokyo si esibisce sul “Quartetto

Musica per palati fini Il Quartetto di Tokio e la Kremerata Baltica sono i protagonisti dei concerti dell’8 e del 19 marzo alla sala filarmonica di via verdi a Trento. Da non perdere

Paganini”, un gruppo di preziosi strumenti Stradivari che prendono il nome dal leggendario Niccolò Paganini che li suonò nel diciannovesimo secolo.

Martedì 19 marzo, protagonisti saranno invece i musicisti della “Kremerata Baltica”: colpo grosso della Filarmonica che è riuscita incredibilmente a concordare

la presenza della Kremerata Baltica e di Mikhail Pletnev a Trento all’inizio e in pieno perfezionamento della loro tournée, in una “tre giorni residenziale” che si concluderà proprio con questo concerto. Pletnev è un artista il cui genio come pianista, direttore d’orchestra e compositore incanta e stupisce il pubblico di tutto il mondo. Sia al pianoforte sia sul podio, Pletnev è riconosciuto come uno dei migliori artisti del nostro tempo. La Kremerata Baltica è stato il regalo che Gidon Kremer ha voluto farsi in occasione del suo cinquantesimo compleanno: un modo per trasmettere la sua esperienza ai giovani colleghi provenienti dall’area baltica, regione in cui è stato promotore e ispiratore della ■ cultura musicale.

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di Fabio De Santi

«È

tutto nuovo rispetto ai soliti show. Se si dovesse descrivere mediante percentuali, diremmo che c’è dentro il 70% di Giorgio e il 30% di Panariello. È un ritratto di quello che sono diventato dopo cinquant’anni di vita, un uomo che ha riflettuto su tutto quello che lo circonda

In mezz@voi GIORGIO PANARIELLO sbarca A TRENTO mercoledì 20 MARZO con un irresistibile one man show, in cui torna a “dipingere” la società italiana con personaggi vecchi e nuovi e ha voglia di raccontarlo attraverso monologhi e personaggi». Così Giorgio Panariello in una recente intervista ha delinato le forme del suo nuovo spettacolo “In mezz@ voi” che porterà all’Auditorium S.Chiara il 20 marzo.

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Uno show in cui l’eclettico showman riporta in scena la sua fantasia dopo il grande successo del one man show di Canale 5 “Panariello Non Esiste” (che ha registrato una media di 5.500.000 spettatori).

Attore e autore, istrionico e imprevedibile, Giorgio Panariello torna a “dipingere” la realtà con personaggi vecchi e nuovi, per raccontare con la sua amabile ironia vizi, capricci e peccati della nostra Italia. L’attualità e la quotidianità


trentinopanorama

saranno ancora protagoniste dei suoi monologhi esilaranti, ritratti brillanti del nostro tempo in cui ognuno potrà ritrovare un po’ di se stesso e ridere, sorridere e riflettere. Tante le maschere che come sempre il comico toscano propone nei suoi spettacoli dall’uomo un po’ romantico e poetico che si scopre esodato; c’è il Pulcino Pio, vera star del 2012, che da personaggio virtuale Panariello trasforma in personaggio reale; quindi, l’indiscusso protagonista di Cinquanta sfumature di grigio, Cristian Grey che il comico ovviamente propone e disegna tutto alla sua maniera. Il tutto senza

dimenticare i suoi personaggi ormai classici, da Mario il bagnino e Simone, al Il Pierre del Kitikaka di Orbetello e Merigo, fino a Lello Splendor e Sirvano. Un titolo come “In mezz@voi” rimanda con la chiocciolina al mondo di Internet che per Panariello è una rececente, o quasi, scoperta: «Prima per parlare con la gente bisognava incontrarla, adesso non esistono più barriere – ha raccontato l’artista toscano. – Mi sono reso conto, ahimè un po’ tardi, che dovevo adeguarmi alle nuove tecnologie. Così anch’io ho aperto la mia pagina su Facebook e Twitter. Il web, se sfruttato bene può

avere i suoi vantaggi. Se lo usi per informare il mondo che stai andando al mare piuttosto che in montagna diventa inutile, ma se lo usi bene può essere una risorsa. Attraverso i social network ho chiesto alla gente quale poteva essere il manifesto adatto al mio nuovo show e ho anche indetto le “primarie” dei personaggi di Panariello per far scegliere loro quelli da inserire in scaletta. Alla fine ne viene fuori uno spettacolo fatto per la gente, con la gente». Anche “In mezz@voi” sarà dunque una bella occasione per entrare nel mondo di un comico come Giorgio Panariello, nato a Firenze ma versiliese d’adozione, diventato uno degli artisti della risata più amati dal pubblico italiano. Grazie alla grandissima carica espressiva l’artista riesce a passare con grande disinvoltura attraverso tutti i mezzi di comunicazione dello spettacolo, il teatro, la televisione ed il cinema, riuscendo a manifestare in ogni contesto il suo talento a presa rapida, in virtù di quel

trasformismo del quale è maestro. Il tutto con quel modo di far ridere, pungente si e a volte giustamente cattivello, ma mai volgare o sopra le righe. ■

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www.negrita.com

“A

lla base c’è la voglia di recuperare pezzi che non suonavamo da molto tempo, ritornando all’essenza della loro freschezza compositiva, con un’interpretazione acustica e a volte semi-acustica, ma con arrangiamenti totalmente nuovi e colori che non avevamo mai usato”. Così Pau, vocalist e anima della band, ha tratteggiato le motivazioni che hanno spinto i Negrita a proporsi in concerto in una dimensione (quasi) acustica, con arrangiamenti e atmosfere particolari, per un’avventura per loro inedita. Le vesti della band toscana sono infatti quelle del “Negrita Unplugged Tour 2013” che li sta vedendo protagonisti nel principali teatri italiani. Fra questi ci

negrita! suoneranno a trento venerdì 8 marzo per la stagione di Musica d’Autore, nell’evento organizzato dal Centro Servizi Culturali S. Chiara insieme a Fiabamusic sarà anche l’Auditorium di Trento dove i Negrita suoneranno venerdì 8 marzo per la stagione di Musica d’Autore nell’evento organizzato dal Centro Servizi Culturali S. Chiara insieme a Fiabamusic. “Dopo la lunga attività live ed il successo degli ultimi tour avevamo comunque ancora una grande voglia di suonare e di comunicare – hanno spiegato i Negrita – e così abbia-

mo voluto subito rimetterci in gioco per stimolare noi stessi e il nostro pubblico proponendo uno show completamente diverso dai precedenti”. Ciò che attende i fan dei Negrita sarà quindi uno spettacolo diverso, a partire dalla formazione – pensata apposta per questo tour – e dagli strumenti utilizzati, a definire atmosfere inedite, per una scaletta che attinge a tutto il

ELIO E LE STORIE TESE a levico terme

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ono tornati alla loro maniera sul palco del Festival di Sanremo con due canzoni come Dannati forever, dai toni zappiani, e La canzone monotona, costruita su una sola nota, un do, e adesso si apprestano a scorrazzare su e giù per la Penisola con il loro nuovo tour. Stiamo parlando di Elio e Le Storie Tese fra i protagonisti sul palco dell’Ariston dove sono tornati a distanza di diciassette anni da quella “La terra dei cachi” rimasta un vero e proprio must della loro produzione. E fra le prime tappe del tour della band meneghina ci sarà il concerto del 23 marzo all’Auditorium del centro termale nell’appuntamento organizzato da Fiabamusic e Piattaforma. Dello show che Elio e soci hanno pensato per il nuovo set non è in realtà trapelato granché, anche se alcuni rumors attorno alla band guidata da Stefano Belisari, in arte Elio, parlano infatti della possibile pubblicazione di un nuovo album, probabilmente di brani inediti, proprio dopo la partecipazione al Festival.

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Un disco di inediti che i fan di questa cult band, giusto sottolinearlo, attendono dal 2008 anno di uscita di “Studentessi”. Fra i brani presenti in scaletta ci sarà di sicuro il brano “Sta Arrivando La Fine Del Mondo”, che Elio e soci avevano registrato in omaggio alla fallace profezia dei Maya Una canzone che la band ha delineato con queste parole: «Giunti quasi a sessant’anni vogliamo rimetterci in gioco, brindare con la vita, emozionando. Torniamo a Sanremo, ma stavolta per arrivare quarti. Intanto, proponiamo un brano importante che non sarà la fine del mondo, ma che dice alla fine del mondo che è la fine del mondo». Il brano in Maya style ha anche una precisa collocazione, come ha raccontato proprio Elio: “Essendo che l’inizio della canzone è ambientata dal parrucchiere, la seguente riflessione è doverosa: non si è mai capito perché il parrucchiere ti gira intorno tenendo il minimo con la forbice. Ossia, taglia un ciuffetto e poi – zic zac zic zac – continua a tagliare nell’aria, come fosse un tic”.

repertorio della band: pezzi da tempo non suonati dal vivo, cavalli di battaglia sempre richiesti ad ogni apparizione, oltre ai brani dell’ultimo album “Dannato Vivere”. Insieme a Pau sul palco ci saranno anche Drigo, al basso, Mac alla chitarra, Guglielmo Ridolfo Gagliano “Ghando” e tastiere e violoncello. Menzione speciale merita il batterista e percussionista Cristiano “Cris” Dalla Pellegrina musicista di Trento che da diversi anni ormai è diventato un membro effettivo della band. Dopo le sue esperienze con gli Extrema e con Biagio Antonacci, Dalla Pellegrina ha incrociato il suo percorso artistico con i Negrita trovandosi subito in sintonia con il rock della band. Per questo tour i Negrita hanno studiato una set di oltre due ore che lascia intravedere una nuova dimensione, matura e consolidata. Nell’arco di oltre vent’anni anni di carriera, i Negrita sono stati capaci di realizzare 8 dischi in studio, svariate raccolte, colonne sonore per il cinema; di vendere centinaia di migliaia di dischi, di esibirsi in tutto il mondo, senza mai tralasciare il loro impegno nel sociale. ■

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di Fabio De Santi

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al 6 al 10 marzo, presso lo Spazio Off, Trento Spettacoli presenta “Camilla Cederna. Il mio Novecento” con Maura Pettorruso. È la storia della giornalista Cederna, amata ed odiata, diventata famosa per essersi schierata contro il commissario Calabresi dopo la strage di Piazza Fontana e la morte di Pinelli. L’8 marzo al teatro Portland di Via Papiria la Compagnia Dionisi di Milano mette in scena “Serate bastarde” di e con Renata Ciaravino, Carmen Pellegrinelli e Silvia Gallarano. Uno spettacolo per raccontare le nostre paure ad ampio raggio. Sempre allo Spazio Off il 13 marzo il Teatro Bresi di Padova propone “Arbeit” con Anna Tringali. È la storia di Nicoletta, una ragazza di provincia che ha il coraggio di dire no e di difendere la propria dignità in un quotidiano difficile. Dal 14 al 17 marzo per la Stagione di Prosa all’Auditorium è di scena “Art” di Yasmina Reza con Il Nuovo Teatro di Napoli. Protagonista

il ’900 di camilla Sarà maura pettorruso a raccontare la storia della cederna, diventata famosa per essersi schierata contro il commissario Calabresi Alessandro Haber. Regia di Gianni Carluccio. Una commedia che utilizza l’arte per sondare i rapporti di amicizia: una tela completamente bianca può risvegliare verità, bugie ed incertezze. Dal 21 al 24 marzo al Teatro Sociale, Franco Branciaroli si calerà nel ruolo di “Servo di scena” di Ronald Harwood. L’opera, di cui curerà anche la regia, affronta con tono ironico le rocambolesche vicende di

una precaria compagnia di provincia. Sarà un servo di scena a raccontare i retroscena di questi gruppi coraggiosi capaci di sopravvivere ad ogni difficoltà pur di mantenere vivo il fascino del teatro. Il 22 marzo alla sede Portland Roberto Abbiati di Milano è l’interprete di “Riccardo l’Infermo” che con Francesco Niccolini si è ispirato “molto liberamente” al “Riccardo III” di Shakespeare. Nel mondo

dei clown tutto è concesso, anche “saltare” da Londra alla Brianza, dall’inglese al dialetto delle campagne lombarde. Dal 25 al 26 marzo al Teatro Cuminetti La Compagnia Marta Cuscunà-Centrale Fies propone “La semplicità ingannata”, una satira per attrice e pupazze sul lusso di esser donne. Poco si sa di alcuni tentativi di emancipazione femminile avvenuti nel 500. Marta Cuscunà dà voce ad alcune giovani donne del periodo, che rivedicarono la libertà di pensiero e di critica. Mercoledì 27 a Spazio Off è di scena “Lamleto” di e con Marco Bianchini: una riflessione sull’uomo moderno, partendo dall’analisi del testo di Shakespeare. ■

su www.trentinomese.it il meglio dell’underground

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l meglio della scena indipendente italiana condensato in un’unica compilation in free download. È questa l’iniziativa proposta da TrentinoMese insieme all’agenzia di promozione musicale e management Lunatik, uno dei punti di riferimento per il rock italiano. Sul sito del nostro giornale www.trentinomese.it si troverà un apposito link, mediante il quale si potranno scaricare gratuitamente e legalmente i singoli di alcuni artisti emergenti promosso appunto da Lunatik. Sei i brani presenti sulla prima compilation che ognuno potrà scaricare e poi ascoltare per scoprire i diversi lati del rock tricolore emergente. Lunatik segue infatti diverse etichette indipendenti come nel caso de La Tempesta Dischi. Che ha nel suo rooster artisti noti come Il Teatro degli Orrori, Tre Allegri

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Ragazzi Morti, Zen Circus, Aucan e Le luci della centrale elettrica ma anche diverse altre. Fra queste la Rare Noise Records, nota label inglese che si muove in ambito jazz/elettronica/dub e la Seahorse Recordings di Paolo Messere. Tra i brani della compilation, quelli dei The Rock’n’roll Kamikaze dall’album “All Kind of People”, Walter Marocchi Mala Herba dal disco “Alischni”, Giuliano Clerico dal cd “La diva del cinemino” e quelli tratti dai nuovi dischi di due gruppi come i Blue Purple Bees “Daily Home Reflections” e dei Suez “Illusion of Growth” . Particolare attenzione merita un gruppo come i Norticanta che da alcuni anni si muovere proprio sulla scena musicale trentina. Sulla compilation si potrà trovare infatti il brano “Criogenesi” tratto dal loro nuovo cd “Tra l’incudine e l’aurora boreale”. Per i Noriticanta band formata da Alberto Frapporti, Sara Giovinazzi: voce, Mirko Marconi, Cristiano Fadanelli: basso e Alessio Bolfelli, questo disco di cui vi diamo anticipazione nella compilation che trovate su Trentinomese arriva dopo due EP pubblicati nel 2007 e nel 2011


trentinomese

L

a salute e il benessere sono troppo importanti per un essere umano; un’importanza basilare che giustifica ampiamente l’ipotesi di rivolgersi ad un Centro Clinico come quello di cui ci accingiamo a scrivere. Costituito solo un anno fa, composto da Ornella Festi, direttore amministrativo, Andrea Gardumi, legale rappresentante, dr. Millo Achille Beltrame, direttore sanitario, il Centro Clinico Multispecialistico Chirmedica di Rovereto è già un’importante realtà del panorama medico del Trentino e del Nord Est. “Il Centro nasce dalla volontà di fornire servizi e salute ai cittadini, a parziale completamento dei consueti servizi dell’Azienda Sanitaria”, afferma Andrea Gardumi. Scorrendo la lista dei luminari che prestano la propria opera presso il Centro roveretano, si capisce come la struttura punti innanzitutto alla qualità delle prestazioni ambulatoriali, diretta alla piena soddisfazione dei pazienti. All’elevato livello qualitativo si affianca, inoltre, una gamma molto ampia di tipologie di prestazioni. A conferma di come il Centro di Piazza Leoni sappia offrire ai pazienti un servizio non solo efficace, ma completo,

INFORMAZIONE PUBBLICITARIA

Info Centro Clinico Multispecialistico Chirmedica Piazza A. Leoni, 22 (ampio parcheggio) 38068 Rovereto Tel. e Fax 0464.013084/5 Tel. 0464.422917 info@centroclinico.eu

la salute al centro il Centro Clinico Multispecialistico Chirmedica di Rovereto è già un’importante realtà Nel panorama della cura e della prevenzione medica del Trentino e del Nord Est

Da destra, Ornella Festi, il dr. Millo Achille Beltrame e Andrea Gardumi

basti dire che accoglie al suo interno un ambulatorio con quattro medici di base (dr. Bortot, dr. Buffatto, dr. Poletto e dr. Rocchetti) e una pediatra, la dott.ssa Teresa Viscomi, nonchè il Laboratorio di Analisi Druso, convenzionato Usl. “L’attività del nostro Centro la potremmo definire dinamica – aggiunge Gardumi – in quanto è nostra intenzione organizzare periodicamente seminari di aggiornamento e di formazione, oltre ad una serie di interessanti attività e incontri informativi per il pubblico”. Ma vediamoli, allora nel dettaglio, i nomi dei medici specialisti che operano da Chirmedica. Anzitutto, il già citato dott. Millo Achille Beltrame, otorinolaringoiatra, la dott.ssa Alessia Goldoni, ginecologa, il dott. Luigi Davi e il dott. Franco Leonardelli Sicher, oculisti, il dott. Fran-

co De Berardinis, gastroenterologo, il dott. Mauro De Iorio specialista in ecografia ed ecocolordoppler, il prof Claudio Eccher, chirurgo generale, il dott. Giovanni Maurizio Patrassi, ematologo, il dott. Paolo Perego, psichiatra, la dott.ssa Cristina Trovato, dermatologa, il dott. Clemente Zorzetto, chirurgo estetico, la dott.ssa Chiara Abbadessa, logopedista, la

dott.ssa Maddalena Bazzoli e Manuela Boni psicologhe, la dott.ssa Michela Berteotti Dietista. Medicine alternative come Agopuntura e Omeopatia. Lo studio dentistico e odontostomatologico è diretto dal dott. Martino Fumarola che con la sua equipe copre qualsiasi tipo di prestazione odontoiatrica. Insomma, le prestigiose collaborazioni elencate fanno di Chirmedica un Centro medico di altissima qualità a cui i cittadini di qualsiasi età e ceto sociale possono tranquillamente affidare la tutela, la prevenzione e la cura della propria salute e il livello del proprio benessere fisico e psicologico, con il normale costo di una prestazione professionale, ma con i tempi di attesa di un centro clinico moderno, attrezzato e pronto a rispondere alle ■ esigenze di chiunque.

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Simone Cristicchi

di Fabio De Santi

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l 2 marzo, al Teatro alla Cartiera di Rovereto, è di scena L’uomo della sabbia- capriccio alla maniera di Hoffmann, con Emilia Romagna Teatro diretta da Gianni Farina. Un capriccio che si presenta come un labirinto, un gioco di scatole cinesi in cui perdersi. La sfida è quella di accendere una lanterna magica capace di apparizioni e dissolvenze. Giovedì 7 marzo Ferdinando Bruni ed Alejandro Bruni Ocana sono gli interpreti di “Rosso” di John Logan. Un testo che negli Stati Uniti è

Ottavia Piccolo

Il racconto della guerra Simone Cristicchi alle prese con le Storie di 14 piccoli eroi: di bombardamenti, fame, madri coraggiose, prigionieri... diventato un caso teatrale, premiato con 6 Tony Award nel 2010. La pièce è ispirata alla biografia del pittore americano Mark Rothko, maestro dell’espressionismo astratto. Il 14 marzo è la volta di “L’arte del dubbio” dal libro di Gianrico Carofiglio. Sarannno in palcoscenico Ottavia Piccolo e Vittorio Viviani, diretti da Sergio Fantoni. I due attori si caleranno in più

ruoli, utilizzando un teatrino di fiera di paese che ricorda il teatro cabaret brechtiano. Il 16 marzo, Sara Bonaventura, Jacopo Braca e Claudio Cirri sono i protagonisti di “L’origine della specie, parte seconda” da Charles Darwin, scritto da Daniele Villa. Nel continuum spaziotemporale le condizioni della nascita coincidono con quelle della morte. L’origine è indi-

viduale, unica e irripetibile. Il 20 marzo, per il teatro civile, Simone Cristicchi presenta il suo monologo “Mio nonno è morto in guerra: voci, canzoni, memorie della seconda guerra mondiale”. Storie di 14 piccoli eroi: di bombardamenti, fame, madri coraggiose, prigionieri in Africa, lotta partigiana. Un album di voci, per non dimenticare. Il 27 marzo, sempre per il teatro civile è di scena Pro Patria di e con Ascanio Celestini. L’attore festeggia, a modo suo, l’Unità d’Italia, partendo dalla Repubblica Romana fino ai problemi dei ■ giorni nostri.

La Pasticceria Bronzetti, propone una vasta gamma di dolcissime specialità artigianali realizzate con materie prime altamente selezionate per offrivi solo il meglio dell’arte pasticcera italiana... Un mondo di golosità per i vostri momenti più dolci!

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FLORAlpina Ogni anno sulle nostre montagne va in scena lo stesso, meraviglioso spettacolo: migliaia di fiori diversi in migliaia di diverse combinazioni. Per la Natura è soltanto una strategia riproduttiva, per noi è soprattutto un regalo che – immancabile e imperdibile – la dea Flora dispensa con generosità. Fiori enormi o minuscoli, solitari o in distese infinite, quasi domestici o di ambienti “impossibili”… Fiori mitici e magici, divini e diabolici, benefici o velenosi… Fiori sublimi, da vedere, da conoscere, da amare.

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rosegue la rassegna “Specchi Riflessi” al Teatro Valle dei Laghi con tre nuovi appuntamenti in programma nel mese di marzo. Sabato 2, protagonista a Vezzano (TN) sarà Lucio Gardin in “Si slancian nel ciel”, uno spettacolo imperdibile che propone il film «Una nuova vita» ed un monologo comico dell’artista con l’intento di celebrare la montagna. La serata intende essere un’operazione culturale attraverso un linguaggio immediato (a tratti poetico, altre volte didattico, ma sempre ironico e accattivante come l’arte permette), senza perdere di vista l’obiettivo della promozione della montagna. Lo scopo è far riflettere sui cambiamenti ambientali e sociali, e sulla consapevolezza della necessità di arrestare un percorso di perdita di memoria. Segue il ritorno di Loredana Cont, che il 16 marzo (h.20.45) proporrà il suo singolo omaggio al gentil sesso con il suo spettacolo “Don(n)e˝, spettacolo in cui dà vita a tre figure femminili, che nel corso della storia si sono distinte per tenacia e forza: Anita Garibaldi, la Madonna e la sorella di Dante. Tre donne che demoliscono e ricostruiscono a modo loro le vicende del passato, che diventano donne di tutti i giorni che, tralasciando le immagini stereotipate tramandate dalla tradizione, si riappropriano del proprio ruolo di moglie, mamma e sorella. A calare il sipario sulla rassegna 2012/13 della rassegna sabato 23 marzo (ore 20,45) sarà Michele Comite, che salirà sul palco con la consapevolezza che nessuno potrà mai più “essere Gaber”, ma semplicemente per raccon-

far finta di essere gaber Michele Comite, Lucio Gardin, Loredana Cont sono i protagonisti di tre imperdibili appuntamenti della rassegna “Specchi Riflessi” tare un uomo, un artista, di verità rara. Quella verità scomoda e provocatoria. Leggeva la realtà partendo dalle sfumature. Leggeva le contraddizioni, (della società, della politica, dei partiti e dei movimenti) plasmandosele in faccia per liberarle in un recitalcanto senza eguali. Nasce

da questi presupposti “Far finta di essere Gaber”, il nuovo recital – non il solito concerto, omaggio all’indimenticato artista. Prosegue inoltre la rassegna di “teatro famiglie”: Ormai un classico della letteratura per ragazzi, “Cipì manuale di volo” dà appuntamento

domenica 3 marzo per raccontare la storia di due amiche che insieme si divertono a vivere le avventure scritte nei libri. In particolare quella di Cipì, piccolo passero nato sullo spigolo di un tetto insieme a due fratellini. Segue domenica 17 marzo l’appuntamento con i burattini di Luciano Gottardi e i fiati solisti dell’Orchestra Haydn in “L’apprendista stregone”, concerto per famiglie che riprende la partitura de L’Apprenti Sorcier (L’apprendista stregone) di Paul Dukas. ■

FREEDOM GOSPEL CHOIR

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arà quella del 9 marzo alla Chiesa di San Martino a Trento la data del debutto ufficiale, in un concerto aperto al pubblico, del Fredom Gospel Choir, dietro il cui nome si cela una nuova realtà del mondo corale trentino tutto dedicata all’affascinante dimensione della musica gospel. Sono più di trenta oggi i componenti, che vogliono creare atmosfere calde e piene di significato per cercare di trasmettere il più possibile quel senso di libertà tipico della musica gospel. “La nostra “missione”– ha raccontato proprio Magda Massimini – è quella di cercare di portare gioia e serenità nell’animo di chi ci ascolta e questa voglia di dare è un intento che ci sprona a impegnarci tutti per raggiungere questo scopo. Sappiamo che la musica e il canto sono parte della vita, un nostro orgoglio è di avere come amici sostenitori i ragazzi della Comunità di San Patrignano che ci hanno regalato tanto nel nostro concerto di debutto, e che ci hanno fatto capire che siamo sulla giusta strada per raggiungere il

nostro obiettivo, e che mettendoci in gioco e impegnandoci possiamo dare un senso vero alla nostra vita”. L’attuale organico del Freedom Gospel Choir è composto da 11 soprani, 9 contralti, 5 tenori, 6 bassi, non solo trentini visto che nella formazione ci sono anche uno studente universitario di Mantova insieme a componenti provenienti da Teramo, dalla Romania e dall’Eritrea.

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trentinomostre

con la fotografia un salto nel passato

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sservare un affresco, scrutarlo in profondità, carpirne i segreti perché lì, in quella superficie apparentemente piatta in realtà senza

tempo e spazio, vivono i segni della vita quotidiana, le illusioni e le speranze, i sogni e la morte di un popolo. E il famoso “Ciclo

dei Mesi” del maestro

boemo Venceslao, vero e proprio capolavoro del gotico internazionale, dipinto sulle pareti della Torre d’Aquila, è un vero e proprio libro a cielo aperto dove vi si possono leggere influenze e contaminazioni, storie e leggende, metodi agricoli e invenzioni urbanistiche, mode e abbigliamenti aristocratici e vestiti funzionali del volgo. Ma, come in tutte le opere, c’è sempre qualche cosa che ci sfugge, che perdiamo. Allora, in questo caso,

ci aiuta moltissimo le opere fotografiche di Elena

Munerati che per anni ha fotografato, tra le tante

cose della sua attività strettamente collegata al mondo dell’arte passata e presente, questo ciclo pittorico dedicato ai Mesi. La mostra già di per se porta un titolo intrigante: “Il

nome della rosa”, al che ci

apre scenari dall’indubbio fascino sul mondo del passato, di quel passato che va sotto il nome, nonostante le dispute cronologiche, di medioevo, lì dove tempo sacro

ANITA ANIBALDI A TORRE MIRANA

N

ella sala di Torre Mirana nel Municipio di Trento, dall’8 al 17 marzo, sarà aperta la mostra di pittura di Anita Anibaldi dal titolo “Con occhi di donna”. Sarà presente l’assessore comunale alla Cultura Lucia Maestri. La Mostra sarà presentata da Renzo Francescotti, autore della monografia che sarà presentata al pubblico in contemporanea all’inaugurazione. Anita Anibaldi è un personaggio eclettico: autrice in prosa e in poesia oltreché pittrice, ha pubblicato libri di poesia e di fiabe, illustrandole essa stessa; ha vinto premi di pittura e di poesia, è presidente della Commissione urbanistica della su Circoscrizione. Quella di Torre Mirana è un’antologica che copre alcuni decenni di attività artistica con tele, acquerelli e opere grafiche. Come spiega Francescotti nella sua monografia la Anibaldi è un talento naturale che ha dato il meglio di sé soprattutto in una serie di grafiche di notevole efficacia, che indagano i cambiamenti di costume con elegante ironia. Notevole per la sua raffinatezza anche il ciclo che la pittrice dedica alla corrida. Negli acquerelli in cui sono raffigurati paesaggi, ritratti, figure di donne e bambini la Anibaldi , accanto alla magistrale capacità grafica, rivela anche un sicuro gusto del colore. Benché la Anibali abbia esposto in numerose mostre, questa di Torre Mirana è decisamente la sua esposizione è più importante, che darà modo di scoprire questa eclettica artista al pubblico trentino più vasto.

e tempo profano era un tutt’uno. La suggestiva sala del Castello del Buonconsiglio ubicata in Castelvecchio accoglie queste opere fotografiche aiutandoci a penetrare l’atmosfera del sapiente maestro Venceslao. Lo scatto poi, ingrandito rispetto all’originale, ci cattura, evidenziando i variegati aspetti del ricco linguaggio espressivo. La grandezza ci permette di impossessarci di particolari altrimenti dimenticati, situazioni paesaggistiche che sfuggono perché laterali rispetto alle prospettive usuali. Rifiutando il confortevole approdo al digitale e tralasciando l’insieme pittorico come fosse scontato, la fotografa conduce senza esitazione verso l’essenza di forme e colori, inseguendo il pittore boemo fin dentro 84

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trentinomostre il cuore dell’immagine. E l’esito del percorso di ricerca risulta per molti versi inaspettato perché induce a cogliere un’immagine più vivida e immediata dell’arte di Venceslao, in apparente contrasto con alcuni toni convenzionali della rappresentazione di paesaggi naturali e personaggi, sottoposti addirittura, nel Mese di Aprile, al gioco di una “prospettiva rovesciata” che, a scapito dei contadini in primo piano, ingrandisce la nobiltà sullo sfondo. Nel celebre “Ciclo dei Mesi” lo sguardo del visitatore è del resto colpito da una sorprendente moltitudine di immagini e di sollecitazioni, dovute alla cultura e sensibilità dell’artista boemo Venceslao che, attorno al 1400, operò su commissione del principe vescovo Giorgio di Liechtenstein. Nell’armonica raffigurazione della vita agiata di corte e dell’umile lavoro nei campi, la pittura è infatti pervasa da un’incalzante rappresentazione di minuti dettagli che, attingendo all’esperienza enciclopedica medioevale, offrono un esemplare manifesto dell’epoca. Animate da vivaci contrasti cromatici e scandite dallo scorrere dei mesi, le scene sono costellate da un fitto ricamo di particolari che non lasciano quasi tregua all’occhio, incalzato da continui richiami e repentini passaggi dal punto di vista dei temi, delle dimensioni e dei colori. La vastità e, al tempo stesso, la precisione degli affreschi, permettono al visitatore solo un dominio apparente sulla totalità del racconto, tanto più che l’illusorio affacciarsi alla loggia, ripartita da colonnine tortili, conduce in una sorta di realtà “aumentata”, priva di confini. Le personali visioni del Ciclo dei Mesi proposte dal lavoro di Elena Munerati, al di là dello stretto valore documentario che esse assumono, sono cariche di una spiccata sensibilità e poetica che rimandano alle riflessioni di Walter Benjamin sull’aura e sul complesso rapporto fra la realtà, la sua percezione e riproducibilità attraverso “l’occhio meccanico” della fotografia. La mostra chiude il 17 aprile, orari: 9.30-17, chiuso il lunedì. Info: 0461233770.

Aldeno Mostre E non sono bestie ma uomini, Maria... Apertura: da mercoledì 13 a mercoledì 27 marzo. Parrocchia San Modesto. Mostra fotografica..

Arco Mostre Sguardigardesani Apertura: fino a venerdì 22 marzo 2013. Galleria Segantini. Riflessione sul paesaggio contemporaneo. Ore 10-18. Lunedì chiuso. Info: www.gardatrentino.it.

Borgo Valsugana Mostre ANNALISA LENZI TRA DUE MONDI Apertura: da sabato 9 a domenica 24 marzo. Spazio Klien. Nella mostra si potrà scoprire il percorso artistico di Lenzi, partendo dalle opere in pietra legate al suo inizio, passando per quadri surrealisti, foto d’epoca con l’aggiunta di personaggi o presenze inusuali dipinte in olio o acrilico, sculture, per poi arrivare all’ultima installazione visivo-sonora “Gli altri noi” nata dal progetto “Dialoghi”. Un viaggio tra due mondi, tra il reale e il surreale, che rapirà lo spettatore e lo accompagnerà in un esperienza inaspettata, ricca di spunti e rimandi che lo faranno riflettere e tornare nella dimensione reale con quel qualcosa in più. Info: info@annalisalenzi.com; Cell. 340.4984358; www.annalisalenzi.com.

Caldonazzo Mostre Videro e credettero. La bellezza e la gioia di essere cristiani Apertura: da mercoledì 6 a lunedì 11 marzo. Casa della Cultura ex caseificio viale della Stazione. Orario: da lunedì a venerdì 10 12 / 16 19; sabato e domenica 10 12 / 14 19. Visite guidate per gruppi e scolaresche anche in orari diversi, su prenotazione. Ingresso libero. Info: www.nitidastella.it.

Cavalese Mostre Gino Bellante Apertura: da mercoledì 26 dicembre 2012 a sabato 30 marzo 2013. Centro Arte Contemporanea (Piazzetta Rizzoli, 1). Mostra a cura di Elio Vanzo e Luigi Trentin. La mostra presenterà in sintesi il percorso di Gino Bellante nella alternanza delle sue fasi temporali e stilistiche, con alcuni momenti dedicati all’opera grafica ed al ritratto, in modo da offrire una panoramica il più possibile completa della sua vita ed opera estremamente apprezzata ma finora mai raccolta

in un unico caratterizzante evento espositivo. Mostre Le scritte dei pastori. Tre secoli di graffitismo rupestre fiemmese in prospettiva etnoarcheologica Apertura: fino a domenica 31 marzo 2013. Palazzo della Magnifica Comunità di Fiemme. Per tutta la durata dell’esposizione saranno proposte visite guidate. Info: www.mcfiemme.eu; palazzo@ mcfiemme.eu.

Cles Mostre Dalle malghe a palazzo Apertura: da domenica 17 marzo a mercoledì 3 aprile. Sale Palazzo Assessorile. Esposizione personale dei tre vincitori della terza edizione del concorso “Art&Malga”. Orario di apertura: da martedì a venerdì 15-18; sabato e domenica 10-12/15-18. Chiuso il lunedì. Info: Apt Val di Non tel. 0463.830133; info@visitvaldinon.it.

Lavis Mostre marionette a palazzo! Apertura: da sabato 16 febbraio a domenica 10 marzo. Palazzo de Maffei. Mostra di marionette dell’800. Orari mostra: feriali 15-18 festivi e prefestivi ore 10-12/15-18. Visite guidate per gruppi e scolaresche su appuntamento. Info: Comune Lavis 0461.248140.

Nago Torbole Mostre Tutaonana Zanzibari! I mille sguardi di un pezzo d’Africa Apertura: da sabato 2 a domenica 24 marzo. Forte Superiore. Racconti fotografici dall’esperienza di volontariato con WHY Onlus. Orario: 14.30-18.30. Lunedì chiuso. Info: www.gardatrentino.it.

Nogaredo Mostre dentro il fuori che è dentro Apertura: da venerdì 15 febbraio a domenica 10 marzo. Distilleria Marzadro. All’interno di “Sintonizzando arte e design”, mostra collettiva a più rami dell’arte che da anni si svolge alla Distilleria Marzadro, l’arch. Luca Valentini presenterà alcuni dei suoi lavori di progettazione eseguiti in passato e alcune intuizioni del lavoro che sta sviluppando. Orario: venerdì 14.30-18.30; sabato 1012.30/14.30-18.30; domenica 1018.30. Ingresso gratuito. Per visite fuori orario tel. 0464.304555.

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trentinomostre Pergine Valsugana Mostre gilberto moreletti alle porte della vita Apertura: da venerdì 15 a domenica 24 marzo. Sala Esposizioni. Teatro Comunale, Piazza Garibaldi, 5H. Mostra personale di pittura. Orario di apertura: tutti i giorni 9.30-12.30/15.30-19.

Riva del Garda Fiere Expo RIVA CACCIA PESCA AMBIENTE Apertura: da sabato 23 a domenica 24 marzo. Quartiere fieristico. Appuntamento per gli amanti della pesca mosca e spinning e per gli appassionati della caccia alpina e di selezione. Info: Ingarda Trentino 0464.554444.

Mostre Intrecci - L’ordito della memoria, la trama del futuro Apertura: da sabato 2 a lunedì 25 marzo. Galleria Civica G. Craffonara. Maglieria, tappeti, ricami fatti a mano dalle donne delle cooperative “Maria Auxiliadora” in Perù e Bolivia. Ingresso gratuito. Orari: giovedi-venerdi h. 16-19 / sabatodomenica h. 10-19. Info: www. gardatrentino.it. Mostre Pinacoteca: Testimonianze figurative tra il XIV e il XIX secolo Apertura: da venerdì 22 marzo a domenica 3 novembre. Museo “La Rocca” - Archeologia dell’Alto Garda. Storia: il lago, gli uomini, i tempi. Mostra permanente. Mostre La fascinazione: irresistibile tentazione Apertura: da sabato 30 marzo a martedì 16 aprile. Galleria Craffonara. Mostra collettiva a tema. Rassegna di artisti appartenenti all’Associazione Amici dell’Arte che si cimentano con la suggestiva tematica della Fascinazione. L’obiettivo è quello di rispondere ad alcune domande: quali sono oggi le tentazioni irresistibili? Quali sono i tranelli posti dai desideri delle passioni? I soldi? La politica? Una donna? Un interessante viaggio nella società di oggi. Vengono presentate opere di pittura, scultura e grafica. Orario: 10.30-14 / 15-19. Info: www.gardatrentino. it; www.amicidellarteriva.it.

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Mostre Velambiente Apertura: da martedì 5 marzo a venerdì 28 giugno. Villino Campi. Mostra che propone una chiave di lettura diversa della vela: non solo un bellissimo sport, ma anche un’occasione per essere attenti e rispettosi nei confronti dell’ambiente. Corner interattivi e multimediali, grazie ai quali è possibile ascoltare i rumori del lago, le narrazioni del mastro velaio e del maestro d’ascia, conoscere come le sorgenti sonore antropiche possono interferire sull’ecosistema subacqueo, scoprire gli ultimi ritrovati in fatto di efficienza energetica e l’evoluzione della tecnica costruttiva, toccando con mano i materiali principali di cui è composta un’imbarcazione a vela. Info: www.gardatrentino.it. Ore 10-15.30.

Rovereto Mostre PASUBIO 1915-1918 Apertura: fino a venerdì 1 novembre 2013. Castello. Orario: dal martedì alla domenica ore 10-18. Info: www.trentinograndeguerra.it; www.museodellaguerra.it. Mostre La magnifica ossessione Apertura: fino a domenica 6 ottobre 2013. Mart. Il Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto celebra i suoi primi dieci anni di vita attraverso una mostra che ridisegna la relazione delle sue collezioni con il pubblico, riflette sul proprio patrimonio e intraprende un modo inedito di osservarlo. Info: www.mart.tn.it. Mostre Progetto Cibo La forma del gusto Apertura: da sabato 9 febbraio a domenica 2 giugno. Mart. Il percorso espositivo, suddiviso per aree tematiche, si apre presentando l’architettura di cibi “anonimi” che nella loro sofisticata e precisa costruzione sono dei veri e propri progetti. Attorno a un alimento così basilare e onnipresente come il pane, o a pietanze molto connotate geograficamente come il sushi o lo strudel, si celano spesso disegni progettuali frutto di un accorto compromesso tra immagine, gusto e produzione. Info: www.mart.trento.it.

Spazio event art

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opo la pausa invernale, lo Spazio Event Art di Pergine ha ripreso la propria attività, sempre intesa a promuovere l’arte secondo il proprio ideale di indipendenza e ampia visione della realtà contemporanea. Nel suo primo anno di attività, Spazio Event Art ha presentato 20 mostre d’arte, in genere sempre abbinate a una serata speciale dove si sono potute apprezzare proiezioni di video o esibizioni singolari. Oltre alle esposizioni reali, l’associazione propone tramite il proprio sito www.spazioeventart.com una galleria virtuale permanente in continuo accrescimento che attualmente comprende oltre 200 artisti, includendo anche quelli che hanno partecipato alle precedenti esperienze dello staff, soprattutto la gestione del Centro Culturale Casa Tani a Rovereto, dal 2009 al 2011. La manifestazione più importante organizzata nello scorso anno dal gruppo di artisti è stata certamente “La settimana del contemporaneo”, inserita n e l c i r c u i to d e gli eventi promossi da AMACI (l’associazione dei musei d’ar te moderna italiani), con il patrocinio del Comune di Pergine e dell’archivio ADAC del MART di Rovereto. Visti i lusinghieri risultati qualitativi e la sua dimensione nazionale, c’è l’intenzione di farne un appuntamento fisso annuale, In febbraio c’è già stata la prima proposta di questo 2013, “Full Time”, una esposizione molto ricca e sfaccettata sul piano dei linguaggi e delle tecniche e ben sintonizzata agli ideali dell’associazione. Dal 2 al 15 marzo verrà proposta la mostra internazionale Donne&donne, con una gran varietà di lavori, non solo pittura e scultura ma anche lavori in feltro, oggettistica in materiali riciclati, fotografia ed altro. Da segnalare per l’inaugurazione (ore 18) la performance di Carlotta Castelletti e una mini sfilata di moda dell’atelier sartoriale Oratis. È poi prevista una seconda serata speciale il giorno 8 marzo. Alle 20.30 si potrà infatti godere di un’esibizione di danza del gruppo Spazio Dinamico a piedi nudi nel feltro (Lucia Amato, Linda Manuela Nerbo e Miriam Zarbo Merlino). Per i mesi successivi, se qualcuno volesse partecipare o contribuire con proprie idee personali, si avranno vari eventi tematici, tra i quali “La terra è il mondo” e “Il sole”. I temi dati alle mostre sono sempre pensati non solo come stimolo creativo per gli artisti, ma hanno anche la precisa volontà di esibire ai visitatori visioni ed emozioni dalla lettura chiara e un preciso senso caratteristico. Informazioni: claudiotn50@gmail.com T. 347.4005481


trentinomostre Mostre Rudolf Steiner L’alchimia del quotidiano Apertura: fino a domenica 2 giugno. Mart. A cura di Mateo Kries. Il Mart presenta, in anteprima per l’Italia una grande retrospettiva realizzata dal Vitra Design Museum di Weil am Rhein. Curata da Mateo Kries, questa mostra rivela il genio creativo di Steiner, filosofo e pensatore con una singolare e variegata produzione artistica. Info: www.mart.trento.it.

San Michele all’Adige Mostre Note di colore e segno Apertura: 8 marzo. Sala Polifunzionale. Mostra di Volker Belz, Carmen Santagiuliana, Michela Rigotti. Ore 20.

Trento Fiere Mostra dell’agricoltura 9 e 10 marzo. Dove: Trento Fiere Spa - Via Briamasco 2 - Trento Orario: 8-19. Ingresso: € 1,50. Mercati LA CASOLARA 2013 9 e 10 marzo. Fiera delle migliori produzioni di formaggio organizzata da Trento Fiere S.p.A.. Mostre Fate il nostro gioco Fondazione Caritro in via Calepina dal 15 marzo al 18 aprile, con orario di apertura dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 13 e dalle 14.30 alle 18, sabato, domenica e festivi dalle 10 alle 19. È prevista inoltre un’apertura serale settimanale dalle 20 alle 22. L’ingresso è gratuito e aperto a tutta la popolazione. Mostre AirMail Apertura: fino a domenica 3 marzo 2013. Museo dell’Aeronautica Gianni Caproni - Via Lidorno, 3. Mostra di dipinti dell’artista Giorgio Ramella per il ventennale del Museo Caproni. Info: www.mtsn.tn.it.

di culto. Info: Museo Diocesano Tridentino Tel. 0461-234419; info@museodiocesanotridentino.it. Mostre IL NOME DELLA ROSA: TORRE AQUILA NEGLI SCATTI DI ELENA MUNERATI Apertura: fino a mercoledì 17 aprile 2013. Castello del Buonconsiglio. Fotografie che raccontano il celebre affresco del Ciclo dei Mesi. Orario: 9.30-17, tutti i giorni tranne il lunedì. Info: Tel. 0461.233770; info@buonconsiglio.it; www.buonconsiglio.it. Mostre I SILENZI DELLA NEVE Apertura: fino a domenica 3 marzo 2013. Torre Vanga, Piazza della Portèla, 1. Mostra curata da Alberto Groff. Quaranta immagini offriranno una visione insolita della neve, carica di poesia e di suggestione, e un’opportunità culturale in più per i turisti della stagione invernale trentina, dagli sciatori ai visitatori dei mercatini natalizi, ai partecipanti dei Mondiali di Sci Nordico Fiemme 2013. Orario: 1018. Chiuso il lunedì, il 25 dicembre e il 1° gennaio. Ingresso gratuito. Info: sopr.storicoartisti@provincia. tn.it; tel. 0461.492101-499388. Mostre Neve Apertura: fino a domenica 30 giugno. Gallerie Piedicastello. Questa mostra orafa nasce da un’idea di Fiorenzo Scartezzini. La neve vuole essere il filo conduttore delle creazioni artigiane per la ricorrenza delle festività di Natale, per un omaggio alle innevate montagne trentine e per un richiamo ai Campionati Mondiali di Sci Nordico che si terranno nella vicina Val di Fiemme. Info: informazioni@apt. trento.it; www.apt.trento.it. Mostre TAYLOR MCLIMENS Apertura: fino a venerdì 15 marzo. Studio d’Arte Raffaelli, Palazzo Wolkenstein. Giovane Pittura Contemporanea. Info: www.studioraffaelli.com.

Mostre Ski Past. Storie nordiche in Fiemme e nel mondo Apertura: fino a domenica 30 giugno 2013. Museo Le Gallerie - Piedicastello. Storia di una valle e della magnifica comunità di Fiemme, delle origini nordiche dello sci, dell’età dell’esplorazione e dell’evoluzione tecnica delle specialità nordiche. Info: Le Gallerie Tel. 0461.230482; info@museostorico.it.

Mostre Andata e ritorno: dal 1907 a oggi: un viaggio nella storia dei trasporti in Trentino Apertura: fino a domenica 7 aprile. Piedicastello - Le Gallerie. Mostra che racconterà la lunga storia dei trasporti in Trentino. Orario: Da martedì a domenica, ore 9.00-18.00. Ingresso libero. Info: Tel. 0461.1747000; info@museostorico.it.

Mostre Un Vescovo, il suo tesoro Apertura: fino a domenica 7 aprile 2013. Museo Diocesano Tridentino - Piazza Duomo 18. La mostra, organizzata in occasione dell’ottavo centenario dalla fondazione della Cattedrale di Trento, intende focalizzare l’attenzione su Federico Vanga, ispiratore del nuovo edificio

Mostre FOGAROLLI: WHITE Apertura: fino a sabato 30 marzo. Galleria Arte Boccanera - Via Milano, 128/130. In mostra la sezione di ricerca lost identities che ha meritato il panorama internazionale di Kassel. Orario: dal martedì al sabato 10-13 / 16-19. Info: Tel. 0461.984206; Cell. 340.5747013; info@arteboccanera. com; www.arteboccanera.com.

Mostre NUDO S/COPERTA DELL’ANIMA VISIONI E LETTURE Apertura: fino a sabato 16 marzo. Palazzo Trentini. Via Manci, 27. Interpretazioni di otto creativi indipendenti.: Gabriella Bais: ceramica raku; Nicola Cozzio: sculture in legno; Gigi Giovanazzi: sculture in gesso; Luigina Lorenzi: pitture; Werner Kofler: sculture; Marcello Pola: terrecotte dipinte ad ingobbio; Fabio Seppi: pitture con tecnica mista; Stefano Tovazzi: fotografie. Orario: lunedì-venerdì 10-18; sabato 10-12. Mostre Videro e credettero. La bellezza e la gioia di essere cristiani Apertura: da lunedì 25 febbraio a martedì 5 marzo. Sala di rappresentanza Regione Trentino Alto Adige piazza Dante. Orari: da lunedì a sabato 9-12.30, 14.30 19. Visite guidate per gruppi e scolaresche anche in orari diversi, su prenotazione. Ingresso libero. Info: www.ccilmosaico.it. Mostre rosanna presacco Friuli: solchi di memoria Apertura: da martedì 26 febbraio a martedì 5 marzo. Sala Thun presso Torre Mirana. Orario: 10-12 / 16-19. Mostre Là dove il sole è caldo e si ricomincia a credere nel buon Dio Apertura: fino a sabato 13 aprile. Galleria Antichità Gasperetti. Mostra con una collezione di disegni di Trento di Iras Baldessari. Orario: 10-12/16-19. Domenica e lunedì chiuso. Info: tel. e fax 0461.987133; info@artmando.it. Mostre Esposizione collettiva di maestri trentini Apertura: da venerdì 1 a venerdì 15 marzo. Galleria d’arte “Il ritrovo degli artisti” - Via Endrici, 17. Orario d’apertura: dal lunedì al sabato (festivi esclusi), dalle ore 10 alle 12 e dalle 16 alle 19. Info: 334.1028483. Mostre DONNE&DONNE Apertura: da sabato 2 a venerdì 15 marzo. Mostra internazionale, con con una gran varietà di lavori, non solo pittura e scultura ma anche lavori in feltro, oggettistica in materiali riciclati, fotografia ed altro. Info: www.spazioeventart.com. Mostre DIALOGO EVOCAZIONI IN PITTURA Apertura: da lunedì 4 a giovedì 14 marzo. Studio d’Arte Andromeda - Via Malpaga, 17. Mostra a cura di Carolina Bortolotti e Isabella Merler. Orario: lun-ven 16-19.30; sabato 10-12/16-19.30. Info: www. studioandromeda.net.

Mostre CON OCCHI DI DONNA ANITA ANIBALDI Apertura: da venerdì 8 a domenica 17 marzo. Sala Thun, di Torre Mirana - Via Belenzani, 3. Opere di grafica e pittura. Orario feriale e festivo: 10-12/17-21. Mostre rifugi in divenire Apertura: da giovedì 21 a giovedì 28 marzo. Palazzo della Regione, Piazza Dante. Si tratta di tre mostre strettamente collegate tra loro e che assieme riescono a fare il punto sulla situazione dell’edilizia d’alta quota. La prima mostra “Rifugi alpini ieri e oggi” illustra l’evoluzione storica dei rifugi che costellano le Alpi dalla Francia alla Slovenia. La seconda mostra presenterà il concorso bandito nella Provincia di Bolzano nel 2012 per la ristrutturazione dei 3 rifugi: Ponte di Ghiaccio, Vittorio Veneto al Sasso Nero e Pio XI. La terza, intitolata “Abitare minimo nelle Alpi”,presenta i progetti vincitori del concorso internazionale di idee bandito nel 2012 in Valle Camonica per la progettazione di un bivacco. Info: Tel. 0461 493175; www. accademiamontagna.tn.it. Mostre forma mentis Apertura: da giovedì 21 a giovedì 28 marzo. Torre Mirana. Via Belenzani. Apertura: tutti i giorni feriali 10-12/16-19. Mostre RMX - federico lanaro Apertura: da giovedì 28 marzo a venerdì 31 maggio. Studio d’Arte Raffaelli. Palazzo Wolkenstein. Mostra personale a cura di Valerio Dehò. Il titolo si ispira alla musica elettronica, in cui pezzi originali vengono mixati per creare sonorità nuove ed accostamenti inaspettati. Orario: lunedì - venerdì 10-13/16-19.30; sabato 10.-12.30/16.30-19. Info: Tel. 0461.982595; studioraffaelli@ tin.it; www.studioraffaelli.com..

Villa Lagarina Mostre Labirinti - sculture di Osvaldo Bruschetti Apertura: fino a domenica 31 marzo. Osvaldo Bruschetti ci regala, accanto alle emozioni astratte, delle opere figurative che stupiscono. Non si tratta di lavori recenti; al contrario, sono gessi inediti che hanno aspettato in studio per alcuni decenni, confinati alla fruizione privata. Mostre MONDIALI IN FIEMME Apertura: fino a lunedì 1 aprile. Villa Flora. Nuovo percorso espositivo temporaneo che racconta la storia dei Mondiali di sci nordico che si sono tenuti in val di Fiemme nel 1991 e nel 2003, provando a raccogliere testimonianze, immagini e oggetti relativi all’edizione 2013. Orario: Tutti i giorni, ore 15-19. Ingresso libero. Info: www.fondazione.museostorico.it

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trentinoappuntamenti

Aria di primavera in teatro e sui palchi

A

rrivano Renzo

Arbore

e Giorgio Panariello

in Trentino; lo showman pugliese, con la sua Orchestra Italiana, sarà in concerto venerdì 22

marzo al PalaRotari di Mezzocorona per la rassegna di “Trentino In Musica”.

Giorgio Panariello sbarca a Trento mercoledì

20 marzo con un irresistibile one man show, in cui torna a “dipingere” la società italiana con personaggi vecchi e nuovi. Passando alla musica classica, si chiude con gli ultimi due

eventi in cartellone la trentesima edizione dalla rassegna “I Concerti della Domenica” che prosegue nell’alveo della passione del suo fondatore Giuseppe Mazzeo. La sala della Filarmonica di Trento, domenica 3 marzo, alle 10, ospiterà il concerto del duo formato da Alberto Frugoni (tromba) e Irene Frigo (pianoforte) in “Vibrazioni

Camilla Cederna

D

al 1945 al ‘55, Camilla Cederna è redattrice nel settimanale L’Europeo. Dal ‘58 all’’81 diventa inviata per L’espresso, dove è pure titolare di una famosa rubrica di fatti di costume, “Il lato debole”. Negli anni ‘90 collabora con la rivista Panorama. Dopo la strage di Piazza Fontana, pubblicò un’inchiesta sulla morte dell’anarchico Giuseppe Pinelli, fermato per accertamenti nell’ambito dell’inchiesta e morto precipitando da una finestra di un ufficio della Questura milanese mentre si concludeva il terzo giorno di interrogatorio. Nel 1971 fu la principale ispiratrice della lettera aperta pubblicata sul settimanale L’Espresso contro il commissario Luigi Calabresi e i magistrati che, secondo la giornalista, non lo avevano tutelato durante l’inchiesta sul caso Pinelli. Quando, pochi mesi dopo, Calabresi fu freddato di fronte alla sua abitazione, la giornalista si trovò al centro di dure contestazioni iniziate con il commento accusatorio del prefetto Libero Mazza ai giornalisti radunati, tra cui la stessa Cederna, all’ospedale San Carlo mentre all’interno veniva composto il cadavere del commissario. Nel 1991, Vittorio Sgarbi affermò: “Camilla Cederna è stata quasi la mandante dell’omicidio Calabresi perché ha scritto un libro contro di lui, incriminandolo come se fosse stato l’assassino del famoso anarchico Pinelli”. Successivamente la Cederna chiese ed ottenne un risarcimento danni per cento milioni di lire. Muore a Milano nel 1997.

Consonanti”. Il Quartetto di Tokio e la Kremerata

Baltica sono

A Levico Terme, dopo i “fasti” del Festival di Sanremo, arrivano Elio

e le Storie Tese, in concerto il 23

marzo all’Auditorium del centro termale.

i protagonisti dei

Per il teatro, dal 6 al 10 marzo, presso lo Spazio Off,

concerti dell’8 e del

Trento Spettacoli presenta “Camilla Cederna. Il mio

19 marzo alla sala filarmonica di via

Novecento” con Maura

della giornalista Camilla

Pettorruso. È la storia Cederna, amata ed

verdi a Trento. Da non

odiata, diventata famosa per essersi schierata contro il

perdere.

commissario Calabresi dopo la strage di Piazza Fontana e la

Per Dolomiti

Ski Jazz,

Sedici concerti ad

morte di Pinelli.

Michele Comite, Lucio

Gardin, Loredana Cont sono

i protagonisti di tre imperdibili appuntamenti della

alta gradazione emotiva serviti sullo sfondo dei maestosi

rassegna “Specchi Riflessi”, proposta dalla Fondazione Aida

paesaggi delle Dolomiti dal 9 al 17 marzo in Val di Fiemme.

- Teatro Valle dei Laghi.

Musica rock e dintorni: i Negrita suoneranno a trento venerdì 8 marzo per la stagione di Musica d’Autore,

nell’evento organizzato dal Centro Servizi Culturali S. Chiara insieme a Fiabamusic. 88

tmmarzo

Infine, per la danza il 12 marzo, al teatro Sociale di Trento, la messa in scena, da parte del Balletto di Marsiglia, di

“Orfeo e Euridice”, opera per 16 danzatori dal coreografo e architetto Frédéric Flamand.


trentinoappuntamenti

Cultura Presentazione libro Trento. Ore 17. Sala dell’Associazione Culturale “Antonio Rosmini” - Via Dordi n. 8. Presentazione del libro di Remo Concati: “Alcide De Gasperi: partecipare alla ricostruzione dl mondo” ed. Rubbettino. Intervengono con l’autore: Maria Garbari, Maria Romana De Gasperi e Beppe Zorzi. Info: www. associazrosminitrento.it. Cultura Presentazione libro Trento. Ore 18. Associazione Hortus Artieri. Carlo Martinelli presenta il libro di Riccardo Fox: “Il palazzo del diavolo” edito da Curcu&Genovese. Teatro HEDDA GABLER Trento. Ore 20.30. Teatro Auditorium. Con Manuela Mandracchia. Regia Antonio Calenda. Imperniato su un carattere non comune di donna moderna, Hedda Gabler avvince gli spettatori per la sua intensa teatralità. Simbolo umano della bellezza e della forza che si corrompono nell’inutilità del loro impeto vano verso la vita, la figura di Hedda si innalza, enigmatica nel suo tormento, al di sopra della piatta realtà che la circonda. Altera e affascinante, intransigente e contraddittoria, Hedda Gabler è una delle più problematiche e seduttive figure femminili create dal genio di Henrik Iibsen, un autore che, scavando nell’inconscio, racconta attraverso il suo teatro inquietudini di assoluta attualità. Info: n. verde 800.013952; www. centrosantachiara.it. Teatro PU’ BUSIE CHE POESIE Fondo. Ore 21. Cinema Teatro Parrocchiale. Commedia di e con Loredana Cont. Info: www.visitvaldinon.it o Comune di Sarnonico tel. 0463.831263. Teatro UOMINI SULL’ORLO DI UNA CRISI DI NERVI Rovereto. Ore 20.45. Auditorium Fausto Melotti. Commedia di Alessandro Capone e Rosario Galli, con l’”Estravagario Teatro” di Verona. Per Sipario d’Oro 2013. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it.

sciotto. Con la Compagnia “Strapaes” di S. Giacomo di Laives. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it.

La soluzione per i Vostri rifiuti di cantiere!

Teatro IL BERRETTO A SONAGLI Volano. Ore 20.45. Teatro “Concordia”. Commedia di Luigi Pirandello. Con la Compagnia dell’Eclissi di Salerno. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it.

2 sabato Cultura Presentazione libro Nogaredo. Ore 20.30. Piazza Lodron. Presentazione libro: “Tre punti di rosso - L’affascinante e misconosciuta vita di Alfonsina Gonzaga Madruzzo” di Luisa Gretter Adamoli. Ed. Curcu&Genovese. Introduce: Erminia Parisi. Presenta: Antonella Bragagna. Intervengono: Patrizia Vaccari al violino, Chiara Zandonai alla tastiera e Maddalena Baldo al flauto traverso.

Curcu & Genovese Associati S.r.l. - Südtiroler Studio S.r.l. - riproduzione vietata

1 venerdì

Cultura Conferenza Arco. Ore 20.30. Palazzo Panni. Dedicato alla Donna: “Il corpo negato: alla ricerca della vita istintiva del femminile”. Info: www.gardatrentino.it/events. Teatro HEDDA GABLER Trento. Ore 21. Teatro Auditorium. Con Manuela Mandracchia. Regia Antonio Calenda. Imperniato su un carattere non comune di donna moderna, Hedda Gabler avvince gli spettatori per la sua intensa teatralità. Simbolo umano della bellezza e della forza che si corrompono nell’inutilità del loro impeto vano verso la vita, la figura di Hedda si innalza, enigmatica nel suo tormento, al di sopra della piatta realtà che la circonda. Altera e affascinante, intransigente e contraddittoria, Hedda Gabler è una delle più problematiche e seduttive figure femminili create dal genio di Henrik Iibsen, un autore che, scavando nell’inconscio, racconta attraverso il suo teatro inquietudini di assoluta attualità. Info: n. verde 800.013952; www. centrosantachiara.it.

Teatro BEGHE, BASI E BACCALÁ Brentonico. Ore 20.45. Teatro “Monte Baldo”. Da “L’eredità dela pora Sunta” di Loredana Cont - trad. in dialetto veronese di Igino dalle Vedove con il Teatro dell’Attorchio di Cavaion Veronese. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it.

Teatro O patria mia... Leopardi e l’Italia Vezzano. Ore 20.45. Teatro Valle dei Laghi. Corrado Augias porterà in scena un testo che ci offrirà un ritratto sorprendente di un artista senza tempo, del suo rapporto con l’Italia, con la vita, con gli amori. Il senso forte di un’immaginazione che fu per molti anni la sua sola vera realtà. Per la rassegna “Specchi Riflessi”. Info: www.teatrovalledeilaghi.it.

Teatro ‘NAVOCATO DEL FORO Pomarolo. Ore 20.45. Auditorium Comunale. Commedia di Lina Li-

Teatro PU’ BUSIE CHE POESIE Grigno. Ore 20.45. Teatro Parrocchiale Tezze di Grigno. Comme-

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trentinoappuntamenti dia di e con Loredana Cont. Info: www.trentinospettacoli.it. Teatro InfInIte o sfInIte? Miracoli delle donne d’oggi Pergine Valsugana. Ore 20.45. Teatro Don Bosco. Commedia di e con Emanuela Grimalda e Paola Minaccioni. Regia di Michael Margotta. Con la Compagnia Leart’/Rossini srl. Info: www.trentinospettacoli.it. Teatro VA TUT BEN... BASTA CHE I PAGA Albiano. Ore 20.45. Teatro parrocchiale. Rappresentazione teatrale in dialetto trentino del testo di Loredana Cont presentato dalla Filodrammatica Filo Nave San Rocco. Ingresso a pagamento. Info: Comune di Albiano Tel. 0461.689623. Teatro CHI GRATA E CHI VINCE Segonzano. Ore 20.45. Teatro comunale di Stedro. All’interno della Rassegna Teatrale 2013 rap-

presentazione teatrale in dialetto trentino del testo di Silvana Carlin presentato dalla filodrammatica ACS Punto 3 di Canale di Pergine. Info Grazia Benedetti 327.1669921. Teatro CASA DI BAMBOLA Lizzana. Ore 20.45. Teatro “S. Floriano”. Commedia di Henrik Ibsen. Con la Compagnia dell’Eclissi di Salerno. Per Sipario d’Oro 2013. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro EL CIACOLON IMPRUDENTE... ovvero il contrattempo” Avio. Ore 20.45. Teatro. Commedia di Carlo Goldoni. Con la Compagnia “La Barcaccia” di Verona. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro AMOR E BATICOR Serravalle. Ore 20.45. Teatro. Commedia di Loredana Cont, con l’Associazione Culturale “Le Voci di dentro” di Mezzolombardo. Info:

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Orario: lunedì-venerdì 8.30-12.30/14.30-18.30

Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it. Teatro SINCERAMENTE BUGIARDI Mori. Ore 20.45. Teatro Sociale. Commedia di Alan Ayckbourn Trad. di Luigi Lunari. Con Nautilus Cantiere Teatrale di Vicenza. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it. Teatro EN DI’ TORNAR A TRENT Pedersano. Ore 20.45. Teatro. Commedia di Massimo Gasperi. Con la Filodrammatica “Prove de Teatro” di Calliano. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro LA LUPA Malé. Ore 21. Teatro Comunale. Commedia di Giovanni Verga. Con la Compagnia “GAD Città di Trento”. Per la 21ª Rassegna “Teatrando 2013”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro LIOLÀ Zambana. Ore 20.45. Teatro. Commedia di Pirandello - traduzione in dialetto trentino di Camillo Caresia. Con la Filo “S. Martino” di Fornace. Per la 9ª rassegna di commedie in dialetto trentino. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro LA PALLA AL PIEDE Ravina. Ore 20.45. Teatro “Demattè”. Commedia di Georges Feydeau. Con la Filodrammatica di Civezzano. Per la Rassegna Teatrale “Ravina a Teatro”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it. Teatro LE PREOCUPAZION DE DON PARIDE Cognola. Ore 20.45. Teatro. Commedia di Ernesto Paternoster. Con il Gruppo Teatrale Rumo. Per la 27ª Rassegna “Argentario 2013”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it.

La primavera del Rinascimento L’esposizione si apre con una suggestiva panoramica attorno alla riscoperta dell’Antico, attraverso esempi illustri della “rinascita” fra Due e Trecento, con opere di Nicola e Giovanni Pisano, Arnolfo, Giotto, Tino di Camaino e dei loro successori, che assimilano anche la ricchezza espressiva del Gotico, in particolare di origine francese (Sezione 1: L’eredità dei padri). FIRENZE Palazzo Strozzi Dal 23 marzo al 18 agosto 2013 Orari: tutti i giorni 9.00-20.00 Giovedì 9.00-23.00

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Novecento - Arte e vita in Italia tra le due guerre La mostra comprende quasi un trentennio. Dalla fine del primo decennio del ‘900 alla seconda guerra mondiale. Ma il fuoco è sugli anni ‘20 e ‘30. L’esposizione consente di mettere in luce tutte le tendenze, i movimenti, le avanguardie, i protagonisti, i temi, procedendo non secondo una sequenza cronologica, ma per polarità dominanti.

FORLì Musei San Domenico Dal 2 febbraio al 16 giugno 2013

Teatro EL BELO EL BRUTO EL CATIVO Levico Terme. Ore 20.45. Teatro. Commedia con la Filolevico di Levico Terme. Per la XI Rassegna Teatrale “Franco & Daniela”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it. Teatro TOMBOLA E TOMBOLON Castel Tesino. Ore 20.30. Teatro. Commedia di Antonia Dalpiaz. Con la Filodrammatica di Viarago. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it. Teatro ROBE DA NO CREDER Molveno. Ore 20.30. Teatro. Commedia di Emilio Luigi Motta. Con

la Compagnia “S. Siro” di Lasino. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro QUELLO... BUONANIMA Riva del Garda. Ore 20.45. Oratorio San Alessandro. Commedia di Ugo Palmerini. Info: www.gardatrentino.it/events. Teatro Si slancian nel ciel Vezzano. Ore 20.45. Teatro Valle dei Laghi. Uno spettacolo imperdibile che propone il film «Una nuova vita» ed un monologo comico di dell’artista con l’intento di celebrare la montagna. La serata intende essere un’operazione culturale attraverso un linguaggio immediato (a tratti poetico, altre volte didattico, ma sempre ironico e accattivante come l’arte permette), senza perdere di vista l’obiettivo della promozione della montagna. Lo scopo è far riflettere sui cambiamenti ambientali e sociali, e sulla consapevolezza della necessità di arrestare un percorso di perdita di memoria. Info: www.teatrovalledeilaghi.it.

3 domenica Cultura Divinità bestiali Trento. Ore 11. Castello del Buonconsiglio. Un mondo dove umano e animale si incontrano e si fondono: è il pantheon dell’antico Egitto, popolato da una miriade di divinità. Nelle numerose statuette conservate nella collezione del museo si ritrovano le loro sembianze animali e umane, che rimandano a culti, credenze e miti dell’affascinante “terra dei faraoni”. Info: www. buonconsiglio.it. Musica I CONCERTI DELLA DOMENICA Trento. Ore 10.30. Sala della Filarmonica. Via Verdi, 30. Alberto Frugoni (tromba) e Irene Frigo (pianoforte) presentano il concerto Vibrazioni Consonanti, un programma di musica francese da poco uscito per la casa discografica “Velut Luna”. Info: Tel. 0461.884286; www. trentocultura.it; Tel. 0461.985244; www.filarmonica-trento.it. Teatro HEDDA GABLER Trento. Ore 16. Teatro Auditorium. Con Manuela Mandracchia. Regia Antonio Calenda. Imperniato su un carattere non comune di donna moderna, Hedda Gabler avvince gli spettatori per la sua intensa teatralità. Simbolo umano della bellezza e della forza che si corrompono nell’inutilità del loro impeto vano verso la vita, la figura di Hedda si innalza, enigmatica nel suo tormento, al di sopra della piatta realtà che la circonda. Altera e affascinante, intransigente e contraddittoria, Hedda Gabler è una delle più problematiche e


trentinoappuntamenti seduttive figure femminili create dal genio di Henrik Iibsen, un autore che, scavando nell’inconscio, racconta attraverso il suo teatro inquietudini di assoluta attualità. Info: n. verde 800.013952; www. centrosantachiara.it. Teatro C’era due volte un piede Lavis. Ore 15.30 e 17. Auditorium. Per la rassegna “Tutti a teatro”. Spettacolo di figura con la compagnia Veronica Gonzales (Argentina) I piedi di Veronica sono speciali... con piccole modifiche diventano buffi personaggi capaci di farci vivere le loro storie, storie ricche di umorismo, fantasia e poesia... I biglietti sono prenotabili telefonicamente presso il comune di Lavis negli orari di ufficio (0461.248140) e posti in vendita il giorno della rappresentazione a partire dalle 14.30 direttamente alla cassa dell’Auditorium di Lavis al costo di 3 euro. Teatro Un amore di Swann Riva del Garda. Ore 21. Palazzo dei Congressi. Commedia di Marcel Proust - traduzione di Giovanni Raboni, con Sandro Lombardi, Elena Ghiaurov, Iaia Forte. Regia di Federico Tiezzi. Con la Compagnia Lombardi - Tiezzi. Info: www. trentinospettacoli.it. Teatro VA TU BEN, BASTA CHE I PAGA! Trento. Ore 16. Teatro S. Marco di Trento. Commedia di Loredana Cont con la Filo “S. Rocco” di Nave S. Rocco. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro NON SPARATE SUL POSTINO Zivignago. Ore 17.30. Teatro. Commedia di Derek Benfield, con il Gruppo Culturale “Zivignago ‘87” di Pergine. Per la Rassegna Teatrale “Zivignago sera in ... prosa”.Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it. Teatro ragazzi STORIA DI UNA SIRENETTA Nago Torbole. Ore 16.30. Casa della Comunità. Teatro a Gonfie Vele. Info: www.gardatrentino. it/events.

5 martedì Cultura Incontro Trento. Ore 16.45. Via Dordi, 8. “...che idea, morire di marzo!” - a 34 anni dall’assassinio di Fausto e Jajo. Conduce Marzia Todero con Mario Caparelli e l’intervento di Maria Jaja Iannucci parente e amici di Milano. Info: Società Dante Alighieri Tel. 0461.239994.

sce tra scuola, casa e un grande bosco. Va a scuola a piedi, corre, non vuole aspettare: vuole crescere e diventare un cacciatore, come suo nonno. Il nonno invece gli insegna la lentezza, la scoperta del bosco e delle sue regole, di un mondo che si sta estinguendo, ma che – per chi lo sa guardare con pazienza – è immensamente più bello di quello che stiamo costruendo. Dopo Storia d’amore e alberi Francesco Niccolini e Luigi D’Elia raccontano un altro angolo dimenticato di mondo, dove gli alberi scompaiono e, con essi, anche chi li abita: uomini e lupi. Info: n. verde 800.013952; www.centrosantachiara.it.

6 mercoledì Teatro RIMBaMBand sHoW Tesero. Ore 21. Teatro Comunale. Commedia scritta e diretta da Raffaello Tullo, con la partecipazione del gruppo musicale Rimbamband. Info: www.trentinospettacoli.it. Teatro LA GRANDE FORESTA Trento. Ore 8.45 e 11.00. Teatro Teatro Sociale. Info: n. verde 800.013952; www.centrosantachiara.it.

7 giovedì Teatro Il sol ci ha dato alla testa Mezzolombardo. Ore 21. Teatro S. Pietro. Scritto e diretto da Raffaello Tullo. Con la partecipazione del gruppo musicale Rimbamband. Info: www.trentinospettacoli.it. Teatro Rosso Rovereto. Ore 20.30. Auditorium Fausto Melotti. Commedia di John Logan, con Ferdinando Bruni e Alejandro Bruni Oca.a. Regia di Francesco Frongia. Con il Teatro dell’Elfo. Info: www.trentinospettacoli.it.

8 venerdì Cultura Presentazione libro Rovereto. Libreria BluLibri. Presentazione del libro di Riccardo Fox: “Il palazzo del diavolo” edito da Curcu&Genovese.

Teatro LA GRANDE FORESTA Trento. Ore 8.45 e 11.00. Teatro Teatro Sociale. In un piccolo paese senza nome un bambino cre-

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trentinoappuntamenti Cultura Conferenza Arco. Ore 17. Monastero Serve di Maria. Dedicato alla Donna: “Madri del concilio” Ventitrè donne al Vaticano II. Info: www.gardatrentino.it/events. Cultura Sylvia Plath: i diari Trento. Ore 21. Centro Teatro del Comune di Trento Politiche Giovanili. Viale degli Olmi, 24 - zona San Bartolomeo. Ingresso libero. Info: 0461.934888 - 346.6248901. Cultura Anatomia femminile San Michele all’Adige. Ore 20.30. Sala Polifunzionale del Comune. Il corpo racconta la vita. Letture a cura del gruppo letterario In-Pagina. Musica Musica negrita in concerto Trento. Ore 21. Teatro Auditorium. I Negrita presenteranno per la prima volta nella loro carriere un tour teatrale acustico. Info: www. ticketone.it. Musica Stagione 2013 Filarmonica di Trento Trento. Ore 20.45. Sala Filarmonica, Via Verdi. Concerto con il Quartetto di Tokio: Martin Beaver,violino; Kikuei Ikeda,violino; Kazuhide Isomura,viola; Clive Greensmith,violoncello su musiche di J. Haydn, A. Webern, F. Schubert. Info: Società Filarmonica, tel. 0461 985244, www. filarmonica-trento.it.

Teatro SERATE BASTARDE Trento. Ore 21. Teatro Portland. Commedia di e con Renata Ciaravino, Carmen Pellegrinelli e Silvia Gallerano. Con la Compagnia Dionisi (Milano). Info: www.teatroportland.it. Teatro Il sol ci ha dato alla testa Ledro. Ore 21. Centro Culturale Locca di Concei. Scritto e diretto da Raffaello Tullo. Con la partecipazione del gruppo musicale Rimbamband. Info: www.trentinospettacoli.it. Teatro avete mai provato ad essere donne? Borgo Valsugana. Ore 20.45. Teatro del Centro Scolastico. Commedia di Gabriele Biancardi, con Maura Pettorruso e i musicisti della compagnia: Laura Novembre voce; Gabriele Biancardi batteria; Paolo Cristofolini pianoforte; Alberto Masella contrabbasso; Luca Rubertelli sax. Regia di Gabriele Biancardi e Laura Novembre. Con Il Punto Gezz. Info: www.trentinospettacoli.it. Teatro XANAX Rovereto. Ore 20.45. Auditorium Fausto Melotti. Commedia di Angelo Longoni con Claet di Ancona. Per Sipario d’Oro 2013. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it.

gnia “Piccolo Teatro Pineta” di Pineta di Laives. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro RUMORI FUORI SCENA Volano. Ore 20.45. Teatro “Concordia”. Commedia di Michael Frayn. Con la Filodrammatica “Amicizia” di Romeno. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it.

9 sabato

Teatro NINA, NO FAR LA STUPIDA Brentonico. Ore 20.45. Teatro “Monte Baldo”. Commedia di Arturo Rossato e Gian Capo. Con La Barcaccia di Verona. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it.

Musica Concerto Rovereto. Ore 20.45. Sala Filarmonica, Corso Rosmini 78. Concerto Quartetto Prometeo: Giulio Rovighi e Aldo Campagnari violini, Massimo Piva viola, Francesco Dillon violoncello, G. F. Ghedini, L. van Beethoven, A. Dvorak. Info: Tel. 0464.435255, www.filarmonicarovereto.it.

Teatro FINCHé MORTE NON CI SEPARI Pomarolo. Ore 20.45. Auditorium Comunale. Commedia di Sergio Marolla. Con la Compa-

Musica Freedom Gospel Choir Trento. Chiesa di S. Martino. Concerto aperto al pubblico. Info: 377.4610400 o infofreedomgc@ gmail.com. Teatro questa sera cose turche brentonico. Ore 21. Teatro Monte Baldo. Testi di Giorgio Centamore, collaborazione ai testi e interpretazione di Rossana Carretto, Pia Engleberth, Alessandra Sarno. Regia di Enzo Iachetti. Con Mente Comica S.a.s. Info: www.trentinospettacoli.it.

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Teatro PARIGI VAL BENE UNA VASCA Mezzocorona. Ore 20.45. Teatro “S. Gottardo”. Commedia di Andrea Oldani - traduzione in dialetto trentino di Ernesto Paternoster, con la Filodrammatica “La Sortiva” di Denno. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it.

Teatro EN MATRIMONI DE MATI Rumo. Ore 20.45. Auditorium “Marcena”. Commedia di Roberto Fera adattamento di Lorena Pangrazzi, con la Filodrammatica di Dimaro. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro LEONIA È IN RITARDO Coredo. Ore 20.30. Teatro “Dolomiti”. Commedia di Georges Feydeau, con il Gruppo Teatrale Giovani di Roncegno. Per 4 Risate a Teatro - Rassegna Teatrale 2013. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro PRIMA PAGINA Lizzana. Ore 20.45. Teatro “S. Floriano”.Tratto dal Film di Billy Wilder - di Ben Hecht e Charles Mac Arthur, con Nautilus Cantiere Teatrale diVicenza. Per Sipario d’Oro 2013. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro IL LETTO OVALE Avio. Ore 20.45. Teatro. Commedia di Ray Cooney e John Roy Chapman, con la Compagnia del Geco di Verona. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro EN DI’ TORNAR A TRENT Serravalle. Ore 20.45. Teatro. Commedia di Massimo Gasperi, con la Filodrammatica “Prove de Teatro” di Calliano. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro LE BETONEGHE Mori. Ore 20.45. Teatro Sociale. Commedia di Giovanni Giusto e Givanna Digito. Con il Teatro dei Pazzi di San Donà di Piave. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it. Teatro SAL E PEVAR Castellano. Ore 20.45. Teatro. Commedia di Alfredo Pitter. Con


trentinoappuntamenti l’Associazione Teatrale “Dolomiti” di S. Lorenzo in Banale. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it. Teatro LA VALIS DE CARTON OlleValsugana. Ore 20.45. Teatro Oratorio “San D. Savio”. Commedia di Antonia Dalpiaz. Con la Filo “Bastia” di Preore. Per la Rassegna Teatrale Dialettale 2013. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it. Teatro MIS MAS CHE RAFANAS Lavis. Ore 21. Teatro Auditorium. Commedia di Nicoletta Parrotta. Con la Filodrammatica “Nicola Parrotta” di Lavis. Per l’8ª edizione della Rassegna Teatrale “Ricordando Nicola”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro NELLO SPAZIO... MA CHE STRAZIO! Cognola. Ore 20.45. Teatro. Commedia di Marcello Voltolini. Con la Compagnia “Filogamar” di Cognola. Per la 27ª Rassegna “Argentario 2013”.Info: Co.F.As.Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro QUELLO... BUONANIMA Levico Terme. Ore 20.45. Teatro. Commedia di Ugo Palmerini. Con

la Compagnia “Argento Vivo” di Cognola. Per la XI Rassegna Teatrale “Franco & Daniela”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it. Teatro NON SPARATE SUL POSTINO Predazzo. Ore 20.45. Auditorium “Casa della Gioventù”. Commedia di Derek Benfield (Traduzione Mariateresa Petruzzi). Con il Circolo Culturale Teatrale “Quei doi trei” di Piscine di Sover. Per la XVI Edizione della Rassegna Teatrale “Chi è di scena?” 2013. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro E ALORA MI VAGO AL GRANDE FRATELLO Dro. Ore 20.45. Teatro “S. Pietro”. Commedia di Gabriele Bernardi. Con la Filodrammatica “Nino Berti” di Rovereto. Per la 6ª Edizione di “Primavera a Teatro”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it. Teatro VA TUT BEN BASTA CHE I PAGA!!! Trambileno. Ore 20.45. Teatro di Moscheri. Commedia di Loredana Cont. Con la Filo “S. Rocco” di Nave S. Rocco. Info: Co.F.As.

Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro TOMBOLA E TOMBOLON Vigo di Ton. Ore 20.30. Teatro di Moscheri. Commedia di Antonia Dalpiaz Con la Filodrammatica di Viarago. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it.

10 domenica Cultura giornata del benessere Nanno. Dalle 10 alle 19. Piazza San Biagio c/o ex bar. Con l’Associazione A.S.D. Cielo e Terra che propone massaggio, trattamenti olistici, corretta nutrizione. Inoltre erbe della salute, l’Essenza del Bosco, coltivazione piante officinali, lavorazione, vendita prodotti di Mary Della Grazia. Info: www.visitvaldinon.it o danilo.nanno@infinito.it. Cultura Fragili metamorfosi Trento. Ore 11. Castello del Buonconsiglio. Delicati tocchi di pennello “sotto vetro”, cromie luminose e brillanti narrano storie classiche di curiose metamorfosi e giocose divinità. In museo sono conservate alcune di queste originali opere a tema mitologico, dipinte “a rovescio” su vetro, impiegate

a partire dal Settecento per decorare raffinati stipi. Info: www. buonconsiglio.it. Musica I CONCERTI DELLA DOMENICA Trento. Ore 10.30. Sala della Filarmonica. Via Verdi, 30. La Belle Époque è il titolo del concerto che chiude la rassegna, offerto da Giovanni Gnocchi al violoncello e Chiara Opalio al pianoforte, che propone brani che spaziano da F. Busoni a C. Debussy e A. Casella. Info: Tel. 0461.884286; www. trentocultura.it; Tel. 0461.985244; www.filarmonica-trento.it. Musica DOLOMITI SKI JAZZ 2013 - Daniele Malvisi Quartet Cavalese. Ore 12. Rifugio Doss dei Laresi - Alpe Cermis. Daniele Malvisi (sassofono tenore), Giovanni Conversano (chitarra), Gianmarco Scaglia (contrabbasso), Paolo Corsi (batteria). Info: Apt Val di Fiemme tel. 0462.241111; www. dolomitiskijazz.com; info@dolomitiskijazz.com. Musica DOLOMITI SKI JAZZ 2013 - Patrizia Laquidara “Il Canto dell’Anguana” Cavalese. Ore 21. Teatro Comunale. Patrizia Laquidara (voce, he-

RivenditE autorizzatE Biglietti, Concerti, Spettacolo, Sport & Cultura

Trento – Via Ghiaie 15 Tel. 0461 362111 – annunci@bazar.it

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Orario: lunedì-venerdì 8.30-12.30/14.30-18.30

GIORGIO PANARIELLO

FRANCESCO DE GREGORI

EROS RAMAZZOTTI

Prosegue il successo di “Dannato Vivere” e dei Negrita. Dopo aver affrontato palasport sold-out e un infuocato tour estivo, la rock band si esibirà per la prima volta in assoluto nei teatri italiani. Trenta concerti su e giù per lo stivale, in cui i Negrita eseguiranno non soltanto i classici cavalli di battaglia e quelli dell’ultimo album “Dannato Vivere”, ma anche brani che da anni non vengono eseguiti dal vivo, il tutto riarrangiato e rivisitato in chiave teatrale per regalare uno spettacolo inedito e dal sound rinnovato, in una situazione intima e raccolta.

Attore e autore, istrionico e imprevedibile, Giorgio Panariello torna a “dipingere” la realtà con personaggi vecchi e nuovi, per raccontare con la sua amabile ironia vizi, capricci e peccati della nostra Italia. L’attualità e la quotidianità saranno ancora protagoniste dei suoi monologhi esilaranti, ritratti brillanti del nostro tempo in cui ognuno potrà ritrovare un po’ di se stesso e ridere, sorridere e riflettere.

Il nuovo tour 2013 lo porterà da un estremo all’altro della penisola, e comunque sempre Sulla strada, perché è dal contatto diretto con il pubblico, nei teatri ed auditorium, che De Gregori trae la sua forza e la sua ispirazione.

Non si arresta il successo del nuovo attesissimo tour di Eros Ramazzotti, “NOI World Tour 2013”, che porterà Eros nei palazzi dello sport delle principali città italiane ed europee. Dall’annuncio del tour lo scorso novembre ad oggi, Live Nation Italia ha annunciato raddoppi per le città di Torino, Caserta, Monaco, Bruxelles, Zurigo e Verona, e addirittura portato a quattro gli appuntamenti nel capoluogo lombardo.

TRENTO Teatro Auditorium Santa Chiara venerdì 8 marzo 2013 ore 21.00

TRENTO Teatro Auditorium Santa Chiara mercoledì 20 marzo 2013 ore 21.00

trento Teatro Auditorium Santa Chiara lunedì 8 aprile 2013 ore 21.00

Negrita

Verona Arena mercoledì 11 settembre e venerdì 13 settembre 2013 ore 21.00

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trentinoappuntamenti licon voice e kaoss pad, recitazione), Maria Vicentini (violino e viola), Thomas Sinigaglia (fisarmonica e campioni, cori), Giancarlo Bianchetti (chitarra classica e acustica), Davide Garattoni (basso acustico, cori), Luca Nardon (percussioni e oggetti, cori), Nelide Bandello (batteria e percussioni, cori). Info: Apt Val di Fiemme tel. 0462.241111; www.dolomitiskijazz.com; info@ dolomitiskijazz.com. Teatro GlI UoMInI PRefeRIsCono le tonte Pinzolo. Ore 21. Teatro Paladolomiti. Commedia di Giulia Ricciardi con Beatrice Fazi, Barbara Foria, Giulia Ricciardi e la partecipazione straordinaria di Bruno Cabrerizo. Regia di Marco Simeoli. Con Mente Comica S.a.s. Info: www. trentinospettacoli.it. Teatro LA TV DEI TONI MARCI Trento. Ore 16. Teatro S. Marco di Trento. Commedia di e con “I Toni Marci” di Trento. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro NELLO SPAZIO... MA CHE STRAZIO! Cognola. Ore 20.45. Teatro. Commedia di Marcello Voltolini. Con la Compagnia “Filogamar” di Cognola. Per la 27ª Rassegna “Argentario 2013”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro ragazzi SPAZIO AI PICCOLI: LO SCHIACCIANOCI Faver. Ore 16. Molin de Portegnach. Spettacolo di e con Nicola Pazzocco liberamente tratto dallo “Schiaccianoci e il re dei topi”. Realtà e fantasia, giocattoli che diventano valorosi combattenti e incubi che fioriscono in splendidi sogni: tutto si mescola in questo spettacolo che incanta e diverte grandi e piccini. Info: Sorgente ‘90 328.1344805, info@sorgente90.it; www.sorgente90.org. Teatro ragazzi mic circ fratilor Drena. Ore 16.30. Sala Polivalente. Teatro a Gonfie Vele. Info: www.gardatrentino.it/events.

11 lunedì Musica DOLOMITI SKI JAZZ 2013 Marzia Neri Quintet Predazzo. Ore 14.30. Rifugio Platzl - Obereggen Ski Center Latemar. Marzia Neri (voce), Daniele Malvisi (sax tenore), Giovanni Conversano (chitarra), Gianmarco Scaglia (contrabbasso), Paolo Corsi (batteria). Info: Apt Val di Fiemme tel. 0462.241111; www. dolomitiskijazz.com; info@dolomitiskijazz.com.

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Musica DOLOMITI SKI JAZZ 2013 Trentino Jazz Ensemble “Canti della Montagna Jazz remix” Moena. Ore 21. Aula Magna Polo Scolastico. Emilio Galante (flauto, ottavino, live electronics), Fiorenzo Zeni (sax tenore e soprano),Giuliano Cramerotti (chitarra elettrica), Enrico Merlin (chitara elettrica, laptop), Stefano Colpi (contrabbasso), Filip Milenkovic (batteria). Info: Apt Val di Fiemme tel. 0462.241111; www. dolomitiskijazz.com; info@dolomitiskijazz.com.

12 martedì Cultura Incontro Trento. Ore 16.45. Via Dordi, 8. “Giulia, la bella eretica - Alfonsina, la colonnella vedova” - due Gonzaga a confronto. Conversazione di Luciana Grillo Laino e Luisa Gretter Adamoli. Info: Società Dante Alighieri Tel. 0461.239994. Danza ORPHEE ET EURYDICE Trento. Ore 20.30. Teatro Sociale. Il Ballet National de Marseille riceve il sostegno da Ville de Marseille, Ministère de la Culture et de la Communication, Conseil Régional Provence-Alpes-Côte-D’azur Coreografo e architetto, Frédéric Flamand indaga da sempre il rapporto corpo/ambiente circostante. Per la sua ultima creazione realizzata per il Ballet National de Marseille che dirige da più di un lustro ha pensato al mito antico di Orfeo per una riflessione sulle forze costitutive della natura umana, sulla manifestazione dei desideri, l’ambiguità e l’importanza dello sguardo nella società occidentale. Affidandosi a Gluck e al suo Orphée et Eurydice (versione di Hector Berlioz), Flamand realizza una metafora danzata dello sguardo - coadiuvato dal celebre artista belga Hans Op de Beeck autore della scenografia, delle immagini e dei costumi dello spettacolo - che auspica possa, al pari di quello di Orfeo, ˝tornare indietro˝ per non piegarsi a una visione mediatica e falsata del nostro destino. Info: www.centrosantachiara.it. Musica DOLOMITI SKI JAZZ 2013 Romina Capitani “Isola Jazz Quartet” Predazzo. Ore 12. Rifugio Passo Feudo - Ski Center Latemar. Romina Capitani (voce), Luigi Di Chiappari (pianoforte), Giacomo Rossi (contrabbasso), Andrea Brogi (batteria). Info: Apt Val di Fiemme tel. 0462.241111; www. dolomitiskijazz.com; info@dolomitiskijazz.com.

Musica DOLOMITI SKI JAZZ 2013 Jam Session Moena. Ore 21.30. Club La Grenz. Info: Apt Val di Fiemme tel. 0462.241111; www.dolomitiskijazz. com; info@dolomitiskijazz.com.

13 mercoledì Musica DOLOMITI SKI JAZZ 2013 - Francesco Mazzù “Jazzmood Trio” Bellamonte. Ore 12. Baita La Morea - Ski Area Alpe Lusia. Francesco Mazzù (chitarra), Paolo Ielo (contrabbasso), Bruno Milasi (batteria). Info: Apt Val di Fiemme tel. 0462.241111; www.dolomitiskijazz. com; info@dolomitiskijazz.com. Musica DOLOMITI SKI JAZZ 2013 - Contemporaneo Immaginario: Marco Tamburini, Three Lower Colours, Vertere String Quartet Tesero. Ore 21. Teatro Comunale. Three Lower Colours: Marco Tamburini (tromba/live electronics), Stefano Onorati (pianoforte/tastiere/live electronics), Stefano Paolini (batteria/live electronics). Vertere String quartet: Giuseppe Amatulli (violino), Rita Paglionico (violino), Domenico Mastro (viola), Giovanna Buccarella (violoncello). Info: Apt Val di Fiemme tel. 0462.241111; www.dolomitiskijazz.com; info@ dolomitiskijazz.com.

14 giovedì Musica DOLOMITI SKI JAZZ 2013 Maurizio Bestetti Trio Predazzo. Ore 12. Rifugio Zischgalm - Pampeago Ski Center Latemar. Maurizio Bestetti (voce, chitarra), Michael Loesch (organo Hammond), Enrico Tommasini (batteria). Info: Apt Val di Fiemme tel. 0462.241111; www. dolomitiskijazz.com; info@dolomitiskijazz.com. Teatro l’aVaRo In BlUes Cavalese. Ore 21. Teatro Comunale. Commedia di Ketti Grunchi - liberamente tratto da “L’Avaro” di Molière con Marco Artusi, Evarossella Biolo, Matteo Cremon, Davide Dolores, Gianluigi (Igi) Meggiorin, Beatrice Niero. Regia di Ketti Grunchi. Con La Piccionaia I Carrara - Teatro Stabile di Innovazione. Info: www.trentinospettacoli.it. Teatro l’aRte del dUBBIo Rovereto. Ore 20.30. Auditorium Fausto Melotti. Commedia tratta dal libro di Gianrico Carofiglio, versione teatrale di Stefano Massini con Ottavia Piccolo e Vittorio Viviani. Regia di Sergio Fantoni. Con La Contemporanea. Info: www.trentinospettacoli.it.

Teatro art Teatro. Ore 20.30. Teatro Auditorium. Commedia di Yasmina Reza. Regia di Giampiero Solari. Con Alessandro Haber, Alessio Boni, Gigio Alberti. Scene di Gianni Carluccio. Con il Nuovo Teatro Napoli. La commedia, in apparenza una satira sul tema dell’arte contemporanea, diventa la finestra per entrare nel meccanismo dei rapporti fra tre amici di vecchia data. Uno di loro, assecondando la propria passione per la pittura, ha acquistato un dipinto (un quadro completamente bianco) intorno al quale si svilupperà il dibattito. Le reazioni, forse esagerate, degli altri due amici sono guidate dalla passione e dall’abitudine di una vita a creare alleanze. Il testo esplora la profondità e la complessità dell’amicizia e tutto accade, forse inconsapevolmente, dentro quel quadro bianco: le discussioni appassionate, le verità, le bugie, le insicurezze. Info: www.trentinospettacoli.it.

15 venerdì Cultura INCONTRI CON L’AUTORE: ROBERTA DAPUNT, POETESSA E SCRITTRICE Faver. Ore 20.30. Molin de Portegnach. Serata letteraria dedicata alla poetessa e scrittrice della Val Badia Roberta Dapunt. Ingresso libero. Info: Sorgente ‘90 328.1344805, info@sorgente90. it; www.sorgente90.org. Teatro art Teatro. Ore 20.30. Teatro Auditorium. Commedia di Yasmina Reza. Regia di Giampiero Solari. Con Alessandro Haber, Alessio Boni, Gigio Alberti. Scene di Gianni Carluccio. Con il Nuovo Teatro Napoli. Info: www.trentinospettacoli.it. Teatro IL FEUDATARIO Rovereto. Ore 20.45. Auditorium Fausto Melotti. Commedia di Carlo Goldoni La Barcaccia di Verona. Per Sipario d’Oro 2013. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro ODIO SBIANCHEZAR Brentonico. Ore 20.45. Teatro “Monte Baldo”. Commedia di Luciano Zendron. Con la Filodrammatica “I Rusteghi” di Avio. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it. Teatro I LOVE SHOPPING... una splendida mania Volano. Ore 20.45. Teatro “Concordia”.Commedia di Roberto Marafante. Con la Compagnia di Lizzana. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it.


trentinoappuntamenti 16 sabato Cultura Presentazione libro Levico. Ore 17. Biblioteca. Presentazione del libro di Riccardo Fox: “Il palazzo del diavolo” edito da Curcu&Genovese. Presentatore: Luciano Decarli. Musica Concerto Rovereto. Ore 16. Sala Filarmonica, Corso Rosmini 78. Concerto Ensemble primi fiati dell’Orchestra Haydn, Luciano Gottardi burattini su musiche di P. Dukas. Info: Tel. 0464.435255, www.filarmonicarovereto.it. Teatro art Teatro. Ore 21. Teatro Auditorium. Commedia di Yasmina Reza. Regia di Giampiero Solari. Con Alessandro Haber, Alessio Boni, Gigio Alberti. Scene di Gianni Carluccio. Con il Nuovo Teatro Napoli. Info: www.trentinospettacoli.it. Teatro Il VIaGGIo dell’UtoPIa - dedicato a quelli che non sono mai arrivati Aldeno. Ore 20.45. Teatro Comunale. Spettacolo coral-teatrale del Coro Altreterre. Drammaturgia e regia di Rocco Sestito con Giovanni Oieni, il gruppo musicale Lacio Drom e i coristi Altreterre. Info: www.trentinospettacoli.it. Teatro BENIAMINO CIOPETA APPALTATOR Albiano. Ore 20.30. Teatro parrocchiale. Rappresentazione teatrale in dialetto trentino del testo di Artemio Giovagnoni, adattato in dialetto da Carlo Giacomoni, presentato dalla Filodrammatica Filo Concordia di Povo. Info: Comune di Albiano 0461.689623. Teatro GLI INGANNATI Lizzana. Ore 20.45. Teatro “S. Floriano”.Degli Accademici Intronati di Siena - adattamento di Luigi Lunari. Con la Compagnia “GAD - Città di Trento”. Per Sipario d’Oro 2013. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro I LOVE SHOPPING una splendida mania Avio. Ore 20.45. Teatro. Commedia di Roberto Marafante, con la Compagnia di Lizzana. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it. Teatro MEIO TARDI CHE MAI Ala. Ore 20.45. Teatro “Sartori”. Commedia di Loredana Cont, con la Filodrammatica “Tra ‘na roba e l’altra” di Cavrasto. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it.

Teatro LIOLÁ Mori. Ore 20.45. Teatro Sociale. Commedia di Luigi Pirandello trad. in dialetto trentino di Camillo Caresia. Con la Filo “S. Martino” di Fornace. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro CELULARI DELA MALORA Trambileno. Ore 20.45. Auditorium Comunale “Moscheri”. Commedia di Gloria Gabrielli. Con la Filodrammatica Giovanile di Panchià. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro LA VALIS DE CARTON Pedersano. Ore 20.45. Teatro. Commedia di Antonia Dalpiaz. Con la Filo “Bastia” di Preore. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro PARIGI VAL BENE UNA VASCA Malé. Ore 21. Teatro Comunale. Commedia di Andrea Oldani - trad. in dialetto trentino di Ernesto Paternoster. Con la Filo “La Sortiva” di Denno. Per la 21ª Rassegna “Teatrando 2013”.Info: Co.F.As.Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro ME SON DESMISSIA’ EN PARADIS Zambana. Ore 20.45. Teatro. Commedia di Camillo Vittici. Con l’Associazione “Teatro a Zambana” di Zambana. Per la 9ª rassegna di commedie in dialetto trentino. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro LA PARONA DEL VAPOR Ravina. Ore 20.45. Teatro “Demattè”. Commedia di Silvio Castelli. Con la Filo “Segosta ‘90” di Bedollo. Per la Rassegna Teatrale “Ravina a Teatro”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro PURGA & CIOCCOLATO Levico Terme. Ore 20.45. Teatro. Commedia di Giancarlo Pardini. Con la Filodrammatica di Telve. Per la XI Rassegna Teatrale “Franco & Daniela”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro VA TUT BEN BASTA CHE I PAGA!!! Valfloriana. Ore 20.45. Teatro. Commedia di Loredana Cont. Con la Filo “S. Rocco” di Nave S. Rocco. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro SEGRETI, BOSIE E SCONDIROLE CastelloTesino. Ore 20.30. Teatro. Commedia di Alberto Maria Betta.

Maestri trentini

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a nuova sede de “Il ritrovo degli artisti” propone un’esposizione di opere scelte di maestri trentini (fino al 15 marzo. Info: 334 1028483). Come si sa, dare una definizione di arte trentina risulta molto difficile, in quanto non esiste una scuola d’arte trentina come è stato invece per la pittura veneziana o per la pittura macchiaiola toscana. Molti artisti trentini hanno in comune comunque soggetti che richiamano la propria terra natale e stilisticamente si possono notare assonanze o affinità che creano un humus culturale. I nomi degli artisti proposti sono: Marco Bertoldi, Bruno Colorio, Nerio Fontana, Ennio Lovati, Renato Pancheri, Othmar Winkler, Remo Wolf. Con questa collettiva l’agenzia d’arte “Il ritrovo degli artisti” vuole suggerire anche l’inizio di un centro culturale che potrebbe divenire in prospettiva anche un’associazione artistica. A questa esposizione seguiranno altre collettive personali, la cui finalità principale sarà quella di costruire un dialogo fra gli artisti trentini, gli appassionati d’arte e anche artisti di diversa provenienza. Per quanto, come dichiarava George Braque: “In arte vale solo ciò che non si può dire con le parole”, è ugualmente vero che il dialogo e quindi la parola a volte possono determinare una diversa scelta di immagini o di possibilità espressive da parte degli artisti stessi. Con il dialogo c’è il rischio di restare influenzati dagli interlocutori, ma, nella nostra epoca come anche in passato, è un rischio che si deve assolutamente correre.

“Forma Mentis” Esporrà sotto questo titolo, in una mostra curata da Aldo Pancheri, a Torre Mirana di Trento dal 21 al 28 marzo. Stiamo parlando di Paolo Tomio, artista che si avvale delle nuove tecnologie informatiche, per proporci una propria visione che risulta del tutto personale ed esprime un mondo coloratissimo di forme morbide e rarefatte. Nelle opere esposte, tutte recenti, possiamo rilevare una diversità compositiva: in alcune possiamo rintracciare delle costruzioni fantasmatiche con contrasto di linee ortogonali e curve, tanto che potrebbe anche ricordare le città futuriste di Sant’Elia. In tutte le altre creazioni, anche se non c’è un vero e proprio iato fra questi due diversi aspetti, le forme morbide che le compongono trasmettono una sensualità avvolgente, anche perché partecipe di una pittura tonale, o, in altre opere, basata su toni complementari.

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trentinoappuntamenti Con la Filo “Arcobaleno” di Arco. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro ROBE DA NO CREDER Martignano. Ore 20.30. Teatro. Commedia di Emilio Luigi Motta. Con la Compagnia “S. Siro” di Lasino. Info: Co.F.As.Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro TOMBOLA E TOMBOLON Vigo Cavedine. Ore 20.30. Teatro. Commedia di Antonia Dalpiaz Con la Filodrammatica di Viarago. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro Don(n)e Vezzano. Ore 20.45. Teatro Valle dei Laghi. Loredana Cont proporrà il suo singolo omaggio al gentil sesso con il suo spettacolo in cui dà vita a tre figure femminili, che nel corso della storia si sono distinte per tenacia e forza: Anita Garibaldi, la Madonna e la sorella di Dante. Tre donne che demoliscono e ricostruiscono a modo loro le vicende del passato, che diventano donne di tutti i giorni che, tralasciando le immagini stereotipate tramandate dalla tradizione, si riappropriano del proprio ruolo di moglie, mamma e sorella. Info: www.teatrovalledeilaghi.it.

17 domenica Cultura Mostruose tentazioni Vigo di Ton. Ore 11. Castel Thun. Apparizioni di esseri ibridi e spaventosi, incarnazioni diaboliche ed eccentriche mutazioni sono il tema affascinante delle tentazioni di sant’Antonio Abate, che il manierista alsaziano Hilarius Dietterlin riunisce in una piccola e raffinata tavola, fitta di significati da scoprire. Info: www.buonconsiglio.it. Teatro art Teatro. Ore 16. Teatro Auditorium. Commedia di Yasmina Reza. Regia di Giampiero Solari. Con Alessandro Haber, Alessio Boni, Gigio Alberti. Scene di Gianni Carluccio. Con il Nuovo Teatro Napoli. Info: www.trentinospettacoli.it. Teatro NELLO SPAZIO... MA CHE STRAZIO Trento. Ore 16. Teatro S. Marco di Trento. Tratto da “Nello spazio senza dazio” di Marcello Voltolini con la Compagnia “Filogamar” di Cognola. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it.

18 lunedì Cultura Presentazione libro Martignano. Ore 20.30. Presentazione libro di Luciano Grillo: “Costruire letteratura con mani di

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donna - Scrittrici italiane del 900 e oltre” ed. Curcu&Genovese.

19 martedì Cultura Incontro Trento. Ore 16.45. Via Dordi, 8. “Giuseppe Verdi a 200 anni dalla nascita” - a cura di Giuseppe Caliari. Info: Società Dante Alighieri Tel. 0461.239994. Musica Stagione 2013 Filarmonica di Trento Trento. Ore 20.45. Sala Filarmonica. Kremerata Baltica con Mikhail Pletnev, pianoforte su musiche di J.S. Bach J. Haydn, R. Schumann. Info: Società Filarmonica Tel. 0461.985244; www.filarmonica-trento.it.

20 mercoledì Cultura GIORGIO PANARIELLO Trento. Ore 21. Auditorium S. Chiara. Show in cui l’eclettico showman riporta in scena la sua fantasia dopo il grande successo del one man show di Canale 5 “Panariello Non Esiste”. Info: www.ticketone.it oppure vendita biglietti presso la redazione di Trentinomese - Via Ghiaie, 15 - Trento. Teatro CIRCHIO LUME Trento. Ore 10. Teatro Cuminetti. Spettacolo di teatrodanza ai confini del clown. Tre sbiaditi clown, in un circo delirante e divertente, si giocano tutto per conquistare il centro dell’attenzione. Da uno sguardo sui meccanismi che l’uomo mette in atto per farsi amare‚ per essere al centro dell’attenzione‚ si entra con leggerezza e distacco nei drammi di ognuno di noi‚ svelando i pretesti e le menzogne create dalla vittima incompresa. Una scrittura non narrativa‚ che utilizza un linguaggio sempre in bilico tra il tragico e il grottesco‚ un po’ caricato e clownesco. Un circo delirante e divertente‚ che gioca con intelligenza sul filo di un’idiozia dichiarata‚ conclamata e devastante. Un pastiche arguto e folle‚ spinto al parossismo. Info: www.centrosantachiara.it. Teatro LA TV DEI TONI MARCI Imer. Ore 20.45. Municipio. Commedia di e con “I Toni Marci” di Trento. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www. cofas.it.

21 giovedì Cultura Conferenza Trento. Ore 20.30. Palazzo Geremia, Sala Falconetto. Conferenza dal titolo: “Sesso, Soldi, Successo per le donne”.Introduce Luciano Grillo Laino, Presidente del Consiglio delle Donne del Comune di Trento.

IL RITORNO DI IVAN DALBOSCO

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ualche mese fa ho avuto modo di parlare positivamente di una mostra di acquerelli di IVAN DALBOSCO. Oggi, passando casualmente al Centro Culturale Le Mura di Trento, ho trovato in mostra una nuova serie di acquerelli dello stesso artista. Non mi avevano preavvisato, per cui la sorpresa è stata doppia: rivedere Dalbosco, e, soprattutto, poter notare che, in poco tempo è riuscito a rafforzare la sua capacità artistica. I soggetti, i più vari, vanno dai paesaggi, alle vedute di Trento, alle nature morte, ai ritratti. La tavolozza si è arricchita di colori, tutti ben stesi, con decisione e , nello stesso tempo, con delicatezza, ove occorre. Soggetti ben inquadrati e messi in mostra nel modo giusto. Giocando sul titolo di un film di Batman, Il ritorno del Cavaliere Oscuro, potrei dire IL RITORNO DEL PITTORE CHIARO. Gli acquerelli sono, infatti, piacevoli, gioiosi, luminosi. A questo punto mi fermo, per lasciare ai visitatori il piacere di confermare quanto ho fin qui scritto. La mostra è visibile, fino a metà marzo, nella sede del Circolo Culturale Le Mura, di Trento, in via Dietro le Mura B n.4, nel Salone Patton e Pedron. Ingresso gratuito dal martedì al sabato compresi. Fabio Oss

Musica Concerto Rovereto. Ore 20.45. Sala Filarmonica, Corso Rosmini 78. Concerto con Renato Samuelli chitarra su musiche di M.Giuliani, M. Castelnuovo-Tedesco, A. Barrios, N. Straffelini, M.M. Ponce. Info: Tel. 0464.435255, www.filarmonicarovereto.it.

storia di una di queste compagnie eroiche e del suo vecchio capocomico ormai al tramonto. Omaggio all’Inghilterra e a Shakespeare, lo spettacolo è soprattutto un inno al teatro, alla sua capacità di sopravvivere anche in tempi difficili. Info: www.trentinospettacoli.it.

Teatro QUI CIttÀ dI M. Mezzolombardo. Ore 21. Teatro S. Pietro. Commedia di Piero Colaprico. Con Arianna Scommegna. Regia di Serena Sinigaglia. Con la Compagnia ATIR di Milano. Info: www.trentinospettacoli.it.

Cultura Convegno Trento. Sala della Cooperazione Trentina di via Segantini. “Rifugi in divenire: architettura, funzioni e ambiente. Esperienze alpine a confronto”. Info: Tel. 0461 493175; www.accademiamontagna.tn.it.

Teatro servo dI scena Trento. Ore 20.30. Teatro Sociale. Commedia di Ronald Harwood. Traduzione di Masolino D’Amico, con Lisa Galantini, Melania Giglio, Daniele Griggio, Giorgio Lanza, Valentina Violo. Regia di Franco Branciaroli. Con CTB Teatro Stabile di Brescia/Teatro de Gli Incamminati. È un tributo appassionato al teatro e alla sua gente. Scritto in un linguaggio affascinante, tipico dello stile della commedia inglese, affronta con tono ironico le rocambolesche vicende di una precaria compagnia di provincia, che si dipanano tra camerini e palcoscenico, quale sublime metafora della vita del teatro di ogni tempo. Servo di scena racconta la

Musica RENZO ARBORE IN CONCERTO Mezzocorona. PalaRotari. Concerto con l’Orchestra Italiana: evento memorabile, presentato per la prima volta in regione. Per la rassegna di “Trentino In Musica”.

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trentinoappuntamenti Teatro RICCARDO L’INFERMO Trento. Ore 21. Teatro Portland. Molto, ma molto liberamente ispirato al “Riccardo III” di William Shakespeare; drammaturgia Francesco Niccolini e Roberto Abbiati. Idee, musiche e suggerimenti di Bano Ferrari e Carlo Pastori. Con Roberto Abbiati (Milano). Info: www.teatroportland.it. Teatro servo dI scena Trento. Ore 20.30. Teatro Sociale. Commedia di Ronald Harwood. Traduzione di Masolino D’Amico, con Lisa Galantini, Melania Giglio, Daniele Griggio, Giorgio Lanza, Valentina Violo. Regia di Franco Branciaroli. Con CTB Teatro Stabile di Brescia/Teatro de Gli Incamminati. Info: www.trentinospettacoli.it. Teatro NUGOLE...RESPIRI DE ANCOI Faver. Ore 21. Molin de Portegnach. Spettacolo di e con Diaolin, Martino Nicolodi, tromba e Robert Metterrutzner, digeridoo, per una storia fatta non solo di parole che sanno di antico, ma parlano dei nostri giorni, una storia fatta di suoni per disegnare il nostro mattino. Info Sorgente ‘90 328.1344805; info@sorgente90.it; www.sorgente90.org.

23 sabato Cultura Convegno Trento. Sala della Cooperazione Trentina di via Segantini. “Rifugi in divenire: architettura, funzioni e ambiente. Esperienze alpine a confronto”. Info: Tel. 0461 493175; www.accademiamontagna.tn.it. Musica elio e le storie tese Levico Terme. Ore 21. PalaLevico. Il gruppo milanese presenterà i brani “Dannati forever” e “La canzone mononota”. Info: www. ticketone.it oppure vendita biglietti presso la redazione di Trentinomese - Via Ghiaie, 15 - Trento. Teatro servo dI scena Trento. Ore 21. Teatro Sociale. Commedia di Ronald Harwood. Traduzione di Masolino D’Amico, con Lisa Galantini, Melania Giglio, Daniele Griggio, Giorgio Lanza, Valentina Violo. Regia di Franco Branciaroli. Con CTB Teatro Stabile di Brescia/Teatro de Gli Incamminati. Info: www.trentinospettacoli.it. Teatro don CHIsCIotte Tione di Trento. Ore 21. Teatro Comunale. Commedia di Bolek Polivka, con Valerio Buongiorno, Carlo Rossi, Piero Lenardon. Regia di Carlo Rossi. Con il Teatro de Gli Incamminati. Info: www. trentinospettacoli.it.

Teatro PU’ BUSIE CHE POESIE Segonzano. Ore 20.45. Teatro comunale di Stedro. All’interno della RassegnaTeatrale 2013 rappresentazione teatrale in dialetto trentino di e con Loredana Cont. Info: Grazia Benedetti 327.1669921. Teatro ODIO SBIANCHEZAR Mezzocorona. Ore 20.45. Teatro “S. Gottardo”.Commedia di Luciano Zendron, con la Filodrammatica “I Rusteghi” di Avio. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro LA BAITA DEGLI SPETTRI Coredo. Ore 20.30. Teatro “Dolomiti”. Commedia di Lillo e Greg, con la Filodrammatica di Ora. Per 4 Risate a Teatro - Rassegna Teatrale 2013. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro LIOLà OlleValsugana. Ore 20.45. Teatro Oratorio “San D. Savio”. Commedia di Luigi Pirandello - adattam. dialettale di Camillo Caresia. Per la Rassegna Teatrale Dialettale 2013. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro spettacolo di cabaret Levico Terme. Ore 20.45. Teatro. Spettacolo di e con Supermario (Mario Cagol). Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www. cofas.it. Teatro FUM’N TEI OCI Predazzo. Ore 20.45. Auditorium “Casa della Gioventù”. Commedia di Romano Faele - adattamento dialettale di Carlo Giacomoni. Con la Filo “Concordia ‘74” di Povo. Per la XVI Edizione della Rassegna Teatrale “Chi è di scena?” 2013. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it. Teatro E ALORA MI VAGO AL GRANDE FRATELLO Mezzolombardo. Ore 21. Teatro “S. Pietro”. Commedia di Flavio Demattè. Con il Gruppo Filodrammatico di Vigo di Ton. Per la Rassegna Teatrale “Comedie a Mezombart” 2013. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro NELLO SPAZIO... MA CHE STRAZIO! Dro. Ore 20.45. Teatro “S. Pietro”. Spettacolo tratto da “Nello spazio senza dazio” di Marcello Voltolini. Con la Compagnia “Filogamar” di Cognola. Per la 6ª Edizione di “Primavera a Teatro”.Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it.

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trentinoappuntamenti Teatro PARIGI VAL BENE UNA VASCA Rumo. Ore 20.30. Teatro. Commedia di Andrea Oldani - trad. in dialetto trentino di Ernesto Paternoster. Con la Filo “La Sortiva” di Denno. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it. Teatro Far finta di essere Gaber Vezzano. Ore 20.45. Teatro Valle dei Laghi. Michele Comite, che salirà sul palco con la consapevolezza che nessuno potrà mai più “essere Gaber”, ma semplicemente per raccontare un uomo, un artista, di verità rara. Quella verità scomoda e provocatoria. Info: www.teatrovalledeilaghi.it.

24 domenica Teatro servo dI scena Trento. Ore 16. Teatro Sociale. Commedia di Ronald Harwood. Traduzione di Masolino D’Amico, con Lisa Galantini, Melania Giglio, Daniele Griggio, Giorgio Lanza, Valentina Violo. Regia di Franco Branciaroli. Con CTB Teatro Stabile di Brescia/Teatro de Gli Incamminati. Info: www.trentinospettacoli.it. Teatro IL MAGO DI OZ Rovereto. Ore 16.30. Auditorium Fausto Melotti. Commedia di Michele Pandini “LupusinFabula” di Volano, Compagnia di Lizzana e Coro Notemagia. Spettacolo fuori concorso. Per Sipario d’Oro 2013. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@cofas.it; www.cofas.it.

Teatro BEVIAMOCI UNA TAZZA DI THE-ATRO Rovereto. Ore 20.30. Auditorium Fausto Melotti. One man show con Lucio Gardin. Serata delle Premiazioni - Spettacolo fuori concorso. Per Sipario d’Oro 2013. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; info@ cofas.it; www.cofas.it.

25 lunedì Teatro sPaRla Con Me Tesero. Ore 21. Teatro Comunale. Commedia di e con Dario Vergassola. Con la Compagnia Remi in barca. Info: www.trentinospettacoli.it. Teatro LA SEMPLICITà INGANNATA Trento. Ore 20.30. Teatro B. Cuminetti. Testo ironico e provocatorio, racconta l’incontro tra Francesca Romani e Nilde Iotti, accomunate da una vita passata al fianco di due protagonisti della politica italiana del dopoguerra: Alcide Degasperi e Palmiro Togliatti. Il dialogo, incalzante e a volte sprezzante, permette una disincantata riflessione sul potere, come arma di soffocamento dei più elementari e puri sentimenti umani. Le due solitudini femminili, l’una schiva e l’altra militante e appassionata, gridano con toni diversi, ma misurati e fieri, la loro insofferenza al destino di comprimarie a cui sono costrette, ricordando in questo grandi figure mitologiche classiche. Info: www. centrosantachiara.it.

26 martedì Cultura Incontro Trento. Ore 16.45. Via Dordi, 8. “Stars and bears” - e altri romanzi brevi di Alberto Lembo. A cura dell’Associazione “Il Furore ei Libri” - Presenta Maria Luisa Mora. Info: Società Dante Alighieri Tel. 0461.239994. Teatro LA SEMPLICITà INGANNATA Trento. Ore 20.30. Teatro B. Cuminetti. Testo ironico e provocatorio, racconta l’incontro tra Francesca Romani e Nilde Iotti, accomunate da una vita passata al fianco di due protagonisti della politica italiana del dopoguerra: Alcide Degasperi e Palmiro Togliatti. Il dialogo, incalzante e a volte sprezzante, permette una disincantata riflessione sul potere, come arma di soffocamento dei più elementari e puri sentimenti umani. Le due solitudini femminili, l’una schiva e l’altra militante e appassionata, gridano con toni diversi, ma misurati e fieri, la loro insofferenza al destino di comprimarie a cui sono costrette, ricordando in questo grandi figure mitologiche classiche. Info: www. centrosantachiara.it.

27 mercoledì Cultura divinnosiola 2013 Valle dei Laghi. Una serie di eventi e spettacoli unici ed esclusivi, di carattere culturale ed enogastronomico, vi aspettano nella Valle dei Laghi. La Valle mette in mostra i suoi gioielli: l’eccellenza dei suoi vini,

ma anche le sue tradizioni, la sua cultura, il suo patrimonio naturale e paesaggistico, la storia della sua gente. DiVinNosiola è la kermesse dedicata al patrimonio culturale e naturale della Valle dei Laghi, una valle per eventi d’incanto. Fino al 14 aprile 2013. Info: +39 0461 216000/864400; www.apt.trento.it.

28 giovedì Musica Concerto Rovereto. Ore 20.45. Sala Filarmonica, Corso Rosmini 78. Concerto con Aldo Campagnari violino, Mari Fujino pianoforte su musiche di F. Schubert, L. van Beethoven, F.Busoni. Info: Tel. 0464.435255, www.filarmonicarovereto.it. Musica Pippo Pollina - Sueden Trento. Teatro S. Marco. iI cantautore siciliano stavolta porta con sé due amici- artisti tedeschi, Werner Schmidbauer e Martin Kälberer. Questo trio di musicistie ha dato vita al progetto e all’album che portano il nome di “Süden: un cd pubblicato lo scorso mese di giugno che sta avendo un riscontro folgorante nella lunga tournèe europea.

31 domenica Folklore Pasqua danzante Sarnonico. Ore 21. Centro sportivo. Ballo liscio, balli di gruppo e latini fino a tarda notte. Info e prenotazione tavoli: Bruno cell. 340.5634870. Organizza “Anaunia Team Dance”.

Marcella Giuri - Rade Ljubišic´

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Gilberto Moreletti espone a pergine 8° EXPORIVA CACCIA PESCA AMBIENTE 2013

al Teatro Comunale in Piazza Garibaldi dal 15 al 24 marzo

SABATO 23 e DOMENICA 24 Marzo al Quartiere fieristico di Riva

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ottava edizione di EXPORIVA CACCIA PESCA AMBIENTE, in programma sabato 23 e domenica 24 marzo 2013 nel quartiere fieristico di Riva del Garda è ormai un punto di riferimento fortemente consolidato per gli appassionati di caccia alpina e caccia di selezione provenienti da tutta Italia e, per gli amanti della pesca, in particolare mosca e spinning, con 12.800 visitatori e 216 espositori nel 2012. A rendere unico l’evento è l’indovinato mix tra offerte commerciali, momenti culturali, occasioni di svago e vero proprio show. Un condensato di esperienze ed emozioni che coinvolge gli appassionati e le loro famiglie creando le migliori condizioni affinché anche gli espositori siano soddisfatti. Una formula vincente che anche quest’anno verrà riproposta con ulteriori novità. In fiera, pescatori e cacciatori troveranno, come sempre, produttori di armi, negozi di attrezzatura per tutte le discipline di pesca, ottiche, armerie, abbigliamento tecnico ed accessori per caccia e pesca, artigiani e coltellinai, agenzie venatorie e organizzatori di pescasafari. Ci sarà spazio per la tradizione, il folklore venatorio e il tiro a segno. Per gli amanti della pesca, nelle due grandi vasche di lancio mosca e spinning sarà possibile testare i materiali in vendita e i maestri costruttori di artificiali si esibiranno in dimostrazioni per il pubblico. È confermata, grazie alla collaborazione con l’Associazione Cacciatori Trentini, una mostra con più di 2.000 trofei e un ricchissimo concorso fotografico-naturalistico, con più di 700 immagini che verranno premiate direttamente in fiera, domenica 24 marzo alle ore 11. L’8^ ExpoRiva Caccia Pesca Ambiente vi aspetta sabato 23 e domenica 24 marzo 2013 nel quartiere fieristico di Riva del Garda, programma completo sul sito www.exporivacacciapescambiente.it

ilberto Moreletti espone a Pergine Valsugana presso la Sala Esposizioni del Teatro Comunale in Piazza Garibaldi dal 15 al 24 marzo. La sua arte densa di atmosfere e carica di significati profondi è unica e difficilmente codificabile. I suoi lavori celano un potente alfabeto artistico segreto e prezioso assimilato attraverso frequentazioni artistiche, matrici che vengono da lontano e che risentono delle avanguardie del ‘900: informale, astrattismo, naturalismo, immaginario fantastico. Denominazioni queste che sono servite per semplificare e codificare gli artisti. In Moreletti la natura con le sue manifestazioni si fonde nell’intima espressione dell’animo; luci, colori e ombre si mescolano a rappresentare e toccare la profondità del sentire umano. Tracciati grafici e stesure cromatiche si sovrappongono, cancellano e alimentano forme in continua evoluzione inglobando carte e cartoni incollati dando la luce a personaggi e paesaggi mentali dove cromie vaporizzate e lievi coprono figure potenti ed intricate. L’artista coglie l’emozione, poi attende paziente la sua evoluzione, la scava e la porta alla luce in tutta la sua complessità. Un lavoro profondo anche fisico, che non finisce mai, che non deve finire mai, solo così orizzonti percorsi da bellezza e sensibilità avranno modo di emergere in tutta la loro pienezza e immensità.

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sfumature del Pinot al mas de la fam Sul tapis roulant di rai regione Tante le proposte: da Bertolino a Ulivieri, passando da FameLab

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ndiamo a vedere cosa propone per il mese di marzo, “TAPIS ROULANT” in onda domenica 3 marzo (alle 9.45 circa su RAI3). Anzitutto, “Aspettando Famelab”: in attesa delle eliminatorie di FameLab, ecco un happy hour scientifico organizzato a Povo presso FBK. Un microfono, 3 minuti e l’abilità comunicativa sono gli ingredienti della sfida tra ricercatori per ricercatori, impegnati a presentare un tema scientifico a scelta. Quindi si passa alle “Bollicine”. Gli inglesi furono i primi, poi i francesi lo perfezionarono e gli italiani ne hanno fatto una versione fedele… parliamo delle bollicine, di quel vino che seduce le feste e non solo e che regala a chi lo beve, piacevoli sensazioni. In Trentino, con denominazione “Trento DOC”, vengono prodotti spumanti di qualità e in alcuni casi si produce un nettare familiare sorprendente. Per “Incontri ravvicinati”, il mondo della psichiatria italiana di comunità presenta ancora oggi luci e ombre: spesso utenti e familiari ricevono risposte parziali e frammentate. Come si può intervenire per migliorare la qualità dei servizi e favorire la partecipazione di chi ne usufruisce? Una sorprendente risposta a questa domanda arriva dal servizio di salute mentale di Trento con l’esperienza degli UFE (Utenti e Familiari Esperti) che operano in tutte le aree del Servizio. Questo documentario ne racconta gli obiettivi e le attività. Nella puntata di domenica 17 marzo, si parte da “Conosci Fbk?”. Nella prima puntata si parlerà di sicurezza sugli sci. Il progetto SicurskiWEB sviluppato da FBK in collaborazione con la Polizia di Stato e le stazioni sciistiche di Pampeago e Pinzolo, ha lo scopo di aumentare la sicurezza degli sciatori senza comprometterne il divertimento. Il sistema si basa su una raccolta dati in tempo reale, tramite telefonini dotati di GPS in uso agli operatori della sicurezza, per tracciare una mappa di rischio sulla quale vengono decise le strategie di intervento. Nella puntata saranno svelati i particolari e le possibili future applicazioni di tale tecnologia. La terza trasmissione di marzo, domenica 31 marzo. Ancora “Famelab” che torna a Trento, per il secondo anno consecutivo, la competizione internazionale per giovani ricercatori con il pallino della divulgazione. Organizzato per la prima volta in Italia nel 2012, il talent show non ha mancato di divertire

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Si è chiuso un evento ricco di spunti e riflessioni

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he sia oggetto di forti critiche o, al contrario, difeso a spada tratta, una cosa è certa: il Pinot Grigio – almeno in Trentino – fa discutere, sempre con toni accesi, suscita reazioni e prese di posizione nette, anche se non sempre o non del tutto consapevoli delle implicazioni ad esso sottese. Dopo aver scatenato centinaia di commenti al post apparso sulle pagine di trentiniwine.info all’inizio di dicembre 2012, il Pinot Grigio ha raggiunto livelli inediti di coinvolgimento di pubblico durante la serata organizzata venerdì 8 febbraio da Luca Boscheri nel suo ristorante Mas dela Fam di Ravina. “Tutte le sfumature del (Pinot) Grigio” è stato un evento ricco di spunti e riflessioni, ideato con lo scopo di ragionare in maniera costruttiva su una delle questioni centrali per il Trentino, ovvero il rapporto fra vino e territorio, senza la pretesa di offrire ricette e soluzioni, ma piuttosto cercando di capire se e in quale modo un vino – in questo caso il Pinot Grigio – possa essere un descrittore della cultura e del territorio trentino. Anche il format insolito e intrigante, che alternava il momento del dibattito a quello della degustazione “alla cieca” condivisa e giocosa, impeccabilmente diretta dal sommelier Marco Larentis, si prestava a stimolare l’intervento e la riflessione dei partecipanti. Tra questi vi era un gran numero di addetti ai lavori, produttori, enotecnici, responsabili di realtà cooperative e giornalisti, ma anche semplici appassionati. e appassionare sia il pubblico che la giuria – composta questa da esperti provenienti dal mondo scientifico e della comunicazione e impegnata a selezionare il partecipante più creativo e efficace nello spiegare un concetto scientifico, in soli tre minuti , usando unicamente le parole e qualche oggetto. Le selezioni locali si svolgeranno il 15 marzo alle ore 16 presso il Teatro Cuminetti a Trento. I due vincitori della fase locale parteciperanno a una Masterclass che si svolgerà a Perugia dal 12 al 14 aprile, durante la quale potranno approfondire gli elementi base della comunicazione della scienza e prepararsi alla finale nazionale che si svolgerà il 3 maggio a Perugia. Per la serie musicisti trentini realizzata da Ugo Slomp, va in onda un ritratto di Nicola Ulivieri, il cantante nato ad Arco, che è entrato ormai a pieno titolo nel “gotha” internazionale dell’opera lirica.

Nicola Ulivieri


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Tra berio e verdi, due geni un solo cuore Aperto all’Aeroporto di Fiumicino un nuovo Ferrari Spazio Bollicine

la serata evento del Conservatorio “Bonporti”

Nello scalo romano si brinda all’arte di vivere italiana con un menu curato da uno chef stellato

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un luogo raffinato ed elegante ma allo stesso tempo accogliente e trendy, il Ferrari Spazio Bollicine che ha da poco aperto i battenti all’Aeroporto Leonardo da Vinci di Fiumicino. Un luogo in grado di trasformare una pausa di viaggio in un momento speciale, un’esperienza nel buono e nel bello dell’Italia, dove degustare, in un ambiente che è espressione del migliore design italiano, le bollicine Ferrari accompagnate da piatti leggeri, fatti con materie prime di altissima qualità e rappresentativi della tradizione gastronomica del nostro Paese. Il locale, nato dalla partnership con MyChef Emotion, la nuova divisione di MyChef dedicata ad iniziative di particolare pregio, si iscrive nel più ampio progetto delle Cantine Ferrari, leader in Italia nella produzione di Metodo Classico, di creare una serie di luoghi dove sperimentare modi nuovi di vivere il Trentodoc. Luoghi in cui le bollicine diventano protagoniste e si propongono come abbinamento moderno ai sapori della tavola italiana. Questa nuova apertura si affianca al primo Spazio Bollicine, aperto nella piazzetta di Madonna di Campiglio, a quello di Napoli nella storica piazza dei Martiri e a quello che si affaccia sull’esclusiva piazzetta di Porto Cervo. Dal punto di vista enologico, a fianco di un’ampia selezione di Ferrari Trentodoc - con la degustazione al bicchiere di tutte le etichette della casa che si spinge

randi applausi, il 19 febbraio, per la serata evento del Conservatorio “Bonporti” in un Teatro Sociale tutto esaurito. È piaciuto al pubblico della città il nuovo progetto che univa la musica al teatro nel nome di Verdi e di Berio, scelto per l’inaugurazione dell’anno accademico del conservatorio. Lo spettacolo si costruiva sull’intreccio tra parola e musica, su quel “gesto drammaturgico” che accomunava gli interessi di entrambi questi autori, «due grandi artisti che vivevano del teatro e dei linguaggi teatrali e musicali insieme» - come ha spiegato la direttrice, Simonetta Bungaro, nel saluto istituzionale all’inizio della serata. Tutti i diversi momenti della serata hanno regalato nuovi spunti musicali attraverso i diversi protagonisti chiamati sul palcoscenico del Teatro Sociale raggiungendo anche territori apparentemente lontani dalla musica classica. Così è stato per “Just Happened Verdi”, applauditissima performance dell’Ensemble del Biennio Jazz. Per finire con un magnifico trombonista quasi clown, Michele Lomuto, protagonista di una Sequenza V di Luciano Berio che molti ricorderanno a lungo. fino a grandi millesimati. “Nato in alcune delle piazzette più prestigiose d’Italia, il Ferrari Spazio Bollicine arriva per la prima volta in un contesto aeroportuale con un concept innovativo”, commenta Matteo Lunelli, Presidente delle Cantine Ferrari. “Questo è un passo importante perché può costituire un modello per creare nel mondo altri locali all’insegna di quell’arte di vivere italiana di cui Ferrari è espressione”. La richiesta di Sergio Castelli, Amministratore Delegato di MyChef, di portare questa formula in aeroporto è stata accolta con grande entusiasmo da Matteo Lunelli. Dall’intesa immediata è nato un rapporto di stretta collaborazione, che unisce l’esperienza di MyChef, leader nella ristorazione aeroportuale italiana, a quella delle Cantine Ferrari e dello chef Alfio Ghezzi. Si è così arricchita ulteriormente l’offerta di Aeroporti di Roma con una proposta di ristorazione di alto livello, distintiva per immagine e contenuti. Il Ferrari Spazio Bollicine si trova al Terminal 1, area B, in corrispondenza del gate 8. 101

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DONAZIONE A MEDOLLA dagli editori trentini Mille volumi alla biblioteca del comune emiliano terremotato

Da sx: Romano Roversi, l’assessore all’ambiente di Medolla Patrizia Sgarbi, il Capo Gabinetto dell’Assessorato alle attività culturali della PAT Michele Bortoli, il direttore di U.C.T. Sergio Bernardi, il sindaco di Medolla Filippo Molinari, il dirigente del servizio attività culturali della PAT Claudio Martinelli

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opo il terremoto in Emilia del 20 e 29 maggio 2012 le Edizioni U.C.T. di Trento e gli editori dell’Associazione Editori Trentini, con il coinvolgimento dell’Assessorato alle attività culturali della Provincia autonoma di Trento, hanno voluto donare al Comune di Medolla, in provincia di Modena, oltre un migliaio di volumi per arricchire l’attuale biblioteca comunale, seriamente danneggiata dal sisma. La biblioteca rappresenta una foresta piena di possibilità di attingere e portare informazione e comunicazione: in sostanza un luogo dove avvengono incontri, confronti, dibattiti, scambi per creare la cultura dal basso e per far ripartire la vita. La cultura, e solo la cultura, attraverso gli scambi interculturali, i confronti tra etnie e religioni diverse, ci permetterà, non solo di superare la crisi, ma anche favorire uno sviluppo creativo e produttivo. Sabato 2 febbraio sono partiti destinazione Medolla, il gruppo culturale di U.C.T. (Sergio Bernardi, Marianna Calovi, Rudi Concer, Lidia Saija), Michele Bortoli, Capo Gabinetto dell’assessore Franco Panizza, Claudio Martinelli, dirigente del Servizio Attività Culturali e Valentina Bortolamedi, della segreteria dell’Assessorato alle attività culturali. Ad accoglierli il sindaco di Medolla, Filippo Molinari, il vicesindaco, Giuseppe Ganzerli, l’assessore all’ambiente, Patrizia Sgarbi, l’assessore alla cultura e la bibliotecaria negli uffici comunali che sono ancora dislocati nei container. Dopo i saluti ufficiali e la calorosa accoglienza, la delegazione trentina ha visitato la nuova biblioteca comunale, inaugurata il 26 gennaio dopo un intervento di restauro. In contrasto con il grigiore della giornata e con le macerie ancora visibili, i colori 102

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Mariotto nuovo segretario dellE ACLI nazionali Il trentino eletto nel corso dell’ultimo Consiglio nazionale

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ichele Mariotto, 44 anni di Trento, è il nuovo segretario generale delle Acli nazionali. Laureato in Economia presso l’Università trentina, Mariotto ha consolidato negli anni diverse esperienze professionali e competenze manageriali nella gestione di imprese del terzo settore. Attivo da molti anni all’interno delle Acli trentine dove ricopre numerosi ruoli di responsabilità, è dirigente della società Acli Servizi, collegata al Caf Acli di Trento. Dal 2004 a oggi ha ricoperto diversi incarichi presso le Acli nazionali fra i quali quello di direttore generale e Vice presidente delegato del Caf Acli e di Consigliere nazionale Acli. Per una scelta di attenzione nei confronti del territorio e per rimarcare un legame di responsabilità con le origini, agli impegni romani Mariotto alternerà quelli trentini mantenendo l’attuale responsabilità amministrativa in favore del Caf e delle Acli trentine. Grande soddisfazione è stata espressa dalla presidenza del movimento trentino ed in particolare dal Presidente Arrigo Dalfovo. vivaci di una biblioteca portata a nuova vita. Nel paese di Medolla sono evidenti le ferite ancora aperte provocate da un terremoto che ha reso inagibili molte case ed edifici, costringendo le persone a vivere fuori casa, e ha danneggiato seriamente i locali del Comune, il campanile, la chiesa e il cimitero. Un brindisi, preceduto dal discorso di ringraziamento del sindaco, pieno di gratitudine per la donazione, ha concluso la giornata, ricca di umanità e preziosa occasione di incontro. Le case editrici trentine che hanno collaborato all’iniziativa sono: Artimedia Giovannini, Curcu&Genovese, Centro Documentazione Luserna, Editrice Saturnia, Emanuela Zandonai, Erickson, Esperia, Fondazione Museo Storico del Trentino, Gruppo editoriale Tangram, Il Margine, Keller editore, Panorama, Reverdito Luigi, Temi, Innocenti Luciano, Osiride, Assessorato alla cultura della PAT. Aver donato i libri, contribuendo a migliorare la qualità della vita delle persone che sono state colpite da questa calamità, ha fatto sentire tutti più utili, meno impotenti. A completamento della donazione, saranno consegnati altri volumi che alcuni musei e altre case editrici del Trentino hanno deciso di devolvere. Questi, quindi, si sommeranno ai quarantadue scatoloni pieni di libri che sono già stati portati nella giornata del 2 febbraio.


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La storia della vitE in un libro “corale” da oggi l’album te lo fa Biblis Imago Un innovativo e conveniente servizio web per creare fotoalbum

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icordate quelle belle serate passate in famiglia a sfogliare l’album dei ricordi? Era un momento magico che oggi la velocità ha quasi cancellato dal nostro modo di vivere. Oggi scattiamo fotografie, le postiamo sui social e le dimentichiamo nel giro di qualche secondo e di un paio di “Mi piace”. È da questa constatazione che nasce Biblis Imago, un nuovo modo di realizzare album fotografici, ordinandoli via web e ricevendoli comodamente a casa propria. Nessuna complicazione, opzioni superflue o costi nascosti. Soltanto le tue foto in pratici 1 album per condividere con chi vuoi i tuoi momenti più belli. Biblis Imago dà finalmente la possibilità di sfogliare le proprie foto senza doverle cercare nel computer tra mille altre. E poi gli album Biblis Imago sono pratici e divertenti, ti aiutano a organizzare i tuoi ricordi con semplicità: una o più foto per pagina, anche sulla copertina e sul retro. I prodotti Biblis Imago sono degli oggetti diversi dal solito album. Stampati su resistente cartoncino, sono rilegati con un dorso di un centimetro o maggiore. Disponili sulla libreria di casa, creano un bellissimo effetto biblioteca, con titoli facilmente leggibili. Biblis Imago può tornare molto utile quando vogliamo immortalare un evento importante. O per regalare ai nonni un ricordo dei primi passi del loro nipotino, o per ringraziare i tuoi amici per i bei momenti passati insieme nell’ultimo viaggio, gli album Biblis Imago sono la soluzione giusta, facile e conveniente. I costi? Sono molto contenuti e ecoconvenienti, basta dare un’occhiata al praticissimo sito www.biblis.it per accertarsene.

“Storia regionale della vite e del vino in Italia. Il Trentino“

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on è assolutamente azzardato dire che il Trentino è, da tempi immemorabili, una terra enologica. Una terra che respira ancor oggi il senso antico della coltivazione, dei commerci, degli scambi. Un respiro mescolato alla precisione e alla conformazione orografica di un habitat alpino che ancor oggi funge da cerniera tra il mondo nordico e quello mediterraneo. E il mondo enologico di una terra, la nostra, respira l’atavico senso antico dei commerci e degli scambi con l’Enotria, la terra del vino. Un respiro mescolato alla precisione e alla conformazione orografica di un habitat alpino che ancor oggi funge da cerniera tra il mondo nordico e quello mediterraneo. Questo mondo genera l’intelligenza funzionale di creare terrazzamenti, ritagliare appezzamenti, dissodare i terreni giusti per far crescere le uve in claves, “allevate” a filari e potate basse, oppure lasciate libere di crescere senza sostegni vivi, le maiores. Due metodi di coltivazione che nel corso dei secoli diedero vita alla pergola trentina in cui l’uva veniva raccolta con strumenti creati appositamente, trasportata, pigiata e incantinata in luoghi oscuri frequentati da mille storie e leggende, raccontate e poi sussurrate tra chi si ritrova periodicamente per assaggiare il vino novello. Ora questa storia è diventata, grazie all’Accademia italiana della Vite e del Vino in collaborazione con la Fondazione Edmund Mach, un libro corale – 22 sono i capitoli di approfondimento – dal titolo “Storia regionale della vite e del vino in Italia – Trentino”, con una ricco apparato iconografico e fotografico. Vi troviamo interventi che vanno dall’archeologia alla storia, dalle scienze della terra ai proverbi e modi di dire legati al vino, dalla medicina curativa alla ricerca dei vitigni scomparsi, curati da Gianni Ciurletti, Franco Marzatico, Gianni Marcadella, Andrea Leonardi, Attilio Scienza e Francesco Spagnolli, ecc. Un viaggio tra tradizione e innovazione, tra storia e attualità, tra spumanti, vino santo, grappa e acquavite. Tutti con la loro storia, umana, tecnica, scientifica, gastronomica.

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trentinolibreria

il libro del mese La bicicletta corre. Da oltre cento anni Il nuovo libro di diego nart con le fotografie di remo mosna

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erra di grande tradizione per lo sport del pedale, il Trentino ciclistico dell’ultimo quarto di secolo viene raccontato nel volume “Cento anni in bicicletta… e la storia continua” di Diego Nart e Remo Mosna. Il primo è un giornalista. Il secondo è uno dei più noti fotoreporter sportivi. Il volume, come suggerisce il titolo, è la continuazione di un altro libro: “Cento anni in bicicletta” di Ottone Bill Cestari. La storia è salita nuovamente in sella e ha coperto il tratto di strada che, idealmente, unisce la seconda metà degli anni Ottanta ai giorni nostri. Merito di questo impegno editoriale è aver colmato questo vuoto e aver dato visibilità alle tante speranze in bicicletta che, vittoria dopo vittoria, … e la storia continua sono diventati campioni celebrati e hanno contribuito a creare una tradizione invidiabile. Tre i segmenti del libro. Il primo: l’intervista con Giuseppe Zoccante (il “padre” di questa idea editoriale), presidente per ventiquattro anni del Comitato Trentino della Federazione Ciclistica Italiana (oggi presidente onorario). Il secondo, “Scatti fotografici di scatti in bicicletta”, ripercorre con testi e immagini gli episodi principali dello sport delle due ruote dal 1984 al 2012 dei ciclisti trentini sulle strade trentine (e non solo). Il terzo: la parte statistica curata dal giornalista Gino Micheli. Il libro può essere richiesto presso il Comitato Trentino della Federciclismo oppure contattando il Club Ciclistico Francesco Moser. Diego Nart

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remo mosNa

Tornano a grande richiesta “I racconti dell’anima”, volume di novelle di umberto cristiano, uscito per la prima volta nel 1997... Abbiamo incontrato l’autore

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l viaggio dell’Anima è un percorso di scoperta e crescita che si può giocosamente esplicitare nel racconto. È quello che si propone di fare con le proprie storie Umberto Cristiano (insegnante, autore di vari testi teatrali di successo e, recentemente, del volume umoristico “Trentini: guida ai migliori difetti ed alle peggiori virtù. Ed. Sonda) che già da lungo tempo si occupa di ricerca sul racconto e di tecniche dello stesso. “Il problema principale – ci ha riferito l’autore – è esprimere attraverso il mezzo della scrittura ciò che nasce, per sua stessa definizione, per poter essere riferito solo oralmente. In letteratura il termine racconto in realtà è sinonimo di testo breve, ma i racconti veri e propri sono rarissimi. Per limitarci agli autori italiani l’esempio più brillante sono i brevi capitoli con cui si esprimeva Guareschi; oggi qualche campione di questo lo possiamo trovare in qualche pagina di Camilleri, di Abate, di Andrea Vitali e di pochi altri, anche se talvolta ho l’impressione che l’uso della “forma racconto” sia in molti casi involontaria. Per millenni il racconto ha fatto parte del quotidiano dell’Umanità: era veicolo di cultura e conoscenza, aveva valenze sociali e religiose. Non si può inoltre non riconoscere al racconto l’importanza quale veicolo di “memorie”. Miti, leggende, persino alcune grandi epopee del passato, sono nati ben prima della scrittura e solo grazie al tramandare fra generazioni sono arrivati fino a noi. Nell’antichità nel bacino Mediterraneo e nel Vicino Oriente il racconto veniva pubblicamente fatto durante le cerimonie religiose (l’uso della rima e del canto ne facilitano una memorizzazione precisa) ma anche usato quale “veicolo di saggezza” poiché utilizzato dai “maestri” (Aristotele, ma ancor più Socrate per esempio). Senza scordare le parabole, veri racconti nel racconto, anche se nei millenni (purtroppo!) a noi sono arrivati solo i contenuti e non la forma.


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La straordinaria avventura di Bernardina Floriani (1603-1673), figlia di un povero pittore di Rovereto, bambina gracile e donna «trafitta dai dolori», perseguitata dalla Santa Inquisizione e poi fondatrice di monasteri e mistica (con le stigmate) venerata dai poveri e dai patrizia Belli potenti del tempo. Figlia di tante lacrime Sullo sfondo della terribile peste «manzoniana» del Seicento un racconto avvincente: infanzia vita il margine e morte della «beata Giovanna», una donna scomoda, che parlava con Dio e curava gli uomini. Patrizia Belli, giornalista e scrittice, ha esordito nel 2006 con il romanzo Vaniglia. Il racconto Figlia di tante lacrime ha vinto il Premio Gelmi di Caporiacco 2011 per i testi inediti. i piccoli margini

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La straordinaria avventura di Bernardina Floriani (1603-1673), figlia di un povero pittore di Rovereto, bambina gracile e donna «trafitta dai dolori», perseguitata dalla Santa Inquisizione e poi fondatrice di monasteri e mistica (con le stigmate) venerata dai poveri e dai potenti del tempo. Sullo sfondo della terribile peste «manzoniana» del Seicento un racconto avvincente: infanzia, vita e morte della «beata Giovanna», una donna scomoda, che parlava con Dio e curava gli uomini.

Domenico Camosso L’ultimo di El Alamein Biografia di un soldato Edizioni del Faro

Vittorino Mason Il libro delle Cenge 56 Vie Orizzontali nelle Dolomiti Panorama

Questo libro ripercorre la vita del comandante Camosso che il 6 novembre 1942 ricevette con i propri uomini l’onore delle armi da parte di quei reparti britannici che erano stati più volte respinti dai folgorini nei diversi attacchi portati sullo schieramento meridionale di El Alamein. Sono tratteggiati dal figlio Domenico gli episodi che lo portarono dapprima a combattere sul Carso durante il primo sanguinoso conflitto mondiale, la sua carriera militare fra le due guerre, e infine la sua azione di comando in Africa Settentrionale. La narrazione continua poi con la prigionia e il dopoguerra, fino al ritiro dalla vita attiva che coincise però anche con un impegno politico e sociale. Viene tratteggiata l’esistenza di un uomo di grande dirittura morale, il cui ardimento è testimoniato dalle onorificenze e dalle promozioni ottenute sui diversi fronti.

Perché un libro sulle cenge? Perché una guida sull’argomento specifico mancava, ma soprattutto perché l’alpinismo orizzontale, l’andare di traverso, può far vivere incredibili avventure ed emozioni quanto quello verticale. Linee aeree orizzontali, a volte continue, che cingono, fasciano una montagna come un solco della fronte, altre discontinue che vanno ad interrompersi nel vuoto, magari in piena parete. 56 itinerari con livelli di difficoltà diversi, da quelli semplici a quelli più impegnativi. Alla scoperta delle Dolomiti Orientali anche attraverso le mirabili foto di questi luoghi nascosti, ma che con un po’ di mestiere, coraggio ed esperienza, trovi spesso facilmente percorribili.

Ci sono studiosi che si occupano di ricercare, a livello di comunità ristretta, le tematiche dei racconti dei nostri più prossimi antenati. Vengono così prodotti dei lavori meritevoli che contengono le storie narrate nei vari “filò” dai nostri bisnonni, spesso con introduzioni che cercano di ambientare le situazioni narrative. (A tal proposito è interessante trovare le stesse storie raccontate dal Nord Africa alla Scandinavia, con il semplice cambio del nome dei personaggi). È pleonastico constatare come il diffondersi della stampa prima e quello di radio e televisione in seguito, abbiano fatto scomparire l’uso comune e familiare che la narrazione ha rivestito per migliaia di anni. Quello su cui è pressoché impossibile indagare sono gli stili della narrazione, sui quali si possono fare varie supposizioni, ma non avere delle certezze. Ecco: credo questa sia una grandissima perdita culturale per quella parte “civilizzata” di umanità alla quale apparteniamo. Possiamo trovare forse delle similitudini studiando i racconti di popolazioni meno moderne, ma certo non è a stessa cosa: sarebbe come fare ricerche sul leone se si estinguesse la tigre. Eppure gli stili narrativi dovevano essere estremamente importanti, per veicolare informazioni e cultura ed anche variabili a seconda dei momenti e degli scopi del racconto. Quello che ritengo invece cambiasse poco era lo stile in rapporto all’uditorio: credo in ogni caso il narratore partisse dall’idea di dovere essere lui ad avere il dovere di farsi capire. La forma e la terminologia quindi dovevano essere necessariamente

semplici. Ecco perché un vero racconto, ancora oggi, non può mancare di essere almeno un po’ “naive”! Nei miei racconti presenti nel volume, solo una piccolissima parte di quelli da me ideati in molti anni, ho cercato di usare più gli stili narrativi che quelli della scrittura: ecco allora l’importanza della punteggiatura, degli incisi, della spaziatura grafica tra periodi o paragrafi… Ecco l’uso dell’onomatopea od il ripetersi di parole o di frasi… L’uso del “come…” per aiutare la visualizzazione, il cambio di ritmo narrativo. Il riferimento a figure archetipiche… Ultima cosa, non meno importante, l’assenza di rilettura e correzione (se non quella strettamente ortografica): già nel momento in cui un racconto da orale diviene scritto si compie una tragica metamorfosi… se inoltre non si scrive tutto “di getto” e pure si torna indietro a modificare qualcosa, allora si è semplicemente prodotto un testo breve: magari gradevole, ma non un racconto. Per me anche l’ambientazione spazio/temporale dei miei racconti è molto importante: evito però di renderla precisa, anzi! In un certo qual modo il medioevo è dominante, ma preferisco sia l’ascoltatore/lettore ad immaginare le vicende dove e quando meglio preferisce.

Umberto Cristiano I racconti dell’anima

Curcu & Genovese (Euro 15,00, pagine 224)

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trentinofotoromanzo di Carlo Martinelli

NONES, LA RIVOLUZIONE DEL ’68 SULLA NEVE

E

ra Giorgio Fattori, uno dei più grandi giornalisti italiani del dopoguerra, l’inviato de “La Stampa” alle Olimpiadi invernali di Grenoble, nel 1968. E fu lui a firmare, in prima pagina, il memorabile articolo che raccontò agli italiani - era l’8 febbraio - quel che di incredibile era successo, poche ore prima. Un italiano per la prima volta sul podio più alto dello sci di fondo. Rileggere quell’articolo è oggi emozione doppia. Perché il Sessantotto sulla neve aveva il volto del trentino Franco Nones e perché proprio in queste settimane i mondiali della val di Fiemme raccontano, ancora una volta, di una disciplina magica.“Per la prima volta nella storia delle Olimpiadi, il campione di una gara di fondo non è uno sciatore nordico o sovietico, ma un giovanotto di ventisette anni nato a Castel di Fiemme, provincia di Trento, di professione vice brigadiere di Finanza”. Così Giorgio Fattori - che dieci anni

dopo Gianni Agnelli avrebbe voluto proprio alla direzione de “La Stampa” - iniziò quel resoconto. E aggiunse: “Quella di oggi non è stata solo la più grande giornata nella vita di Franco Nones, medaglia d’oro dei 30 chilometri, ma una data storica per lo sport della neve. Le gare di fondo sono nate nelle pianure del Nord Europa: sugli stretti sentieri nei boschi di betulle, sulle sconfinate distese di falsopiano coperte, molti mesi dell’anno, dalla neve. Il boscaiolo, il postino, il medico condotto in Finlandia, Scandinavia e in alcune regioni di Russia sono tutti fondisti in potenza. Marciare sugli sci fa parte della loro vita, è indispensabile molte volte per il lavoro. Da queste centinaia di migliaia di «maratoneti bianchi» vengono fuori i campioni che nelle gare decisive hanno sempre dominato da lontano. Prima di Franco Nones, nessun centro-europeo alle Olimpiadi era mai andato oltre l’ottavo posto nelle prove di fondo. Con queste tradizioni e questa scuola alle spalle, non era pensabile che in una gara olimpica uno sciatore alpino riuscisse mai a battere i nordici. Anche a Grenoble, nessuno aveva pensato a Franco Nones. I tecnici sapevano che era in forma, gli specialisti conoscevano i suoi mesi di preparazione in Svezia, i buoni risultati. Ma nel villaggio olimpico di Autrans nessun giornalista straniero aveva disturbato in questi giorni il finanziere Nones per una dichiarazione o una fotografia. Le attenzioni erano tutte per il finlandese Maentyranta, bruno come uno spagnolo e dallo stile leggero: lo chiamano la volpe delle nevi. Alla vigilia della gara era nevicato per un’ora, a Grenoble e a Autrans. Quella sfuriata di maltempo aveva preoccupato i cerimonieri della fiaccola, creato il problema di come fare restare il generale De Gaulle per due ore sotto la neve. Poi il cielo si era schiarito e a Grenoble nessuno ci aveva pensato più. Ma quella neve di Autrans aveva preparato la vittoria di Nones. « La pista rapida e dura — come dice — dove contano più i polmoni che lo stile: la pista che aspettavo ». Franco Nones non è molto alto, gli sciatori di gare di fondo assomigliano spesso ai maratoneti. La lunga falcata non conta, ma sapere buttare uno sci avanti all’altro, senza un attimo di respiro. Nones ha il cuore giusto per questa durissima fatica, anche se un medico tanti anni fa lo sconsigliò di continuare il ciclismo (gareggiava fra gli allievi) perché il battito del suo cuore non gli piaceva. Oggi quel medico, in qualche parte del Trentino, leggerà con stupore che l’adolescente, al quale proibì con fermezza qualunque sport, ha battuto i più famosi fondisti del mondo”.

La memoria restituisce persone e cose che pensavamo dimenticate per sempre o delle quali neppure sospettavamo l’esistenza. Questo è FOTOromanzo. Una immagine che ritorna. Dentro la memoria delle storie.

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trentinoenogastronomia

ristoranti

in ogni numero trentinomese vi propone due ristoranti provati per voi I ristoranti presentati in questa rubrica sono una libera scelta redazionale. Il nostro giudizio anche se critico, è espresso in “cuori” perchè, comunque, il difficile lavoro del ristoratore merita rispetto.

Segnalazioni e commenti: info@trentinomese.it

Stube del Galletto

REBUFFO

TUTTI PAZZI PER IL GALLETTO

MENU Più AMPIO E C’è ANCHE LA PIZZA

È aperto da qualche mese e, a quanto pare, piace molto alla gioventù “bene” di Trento e dintorni. Stiamo parlando della Stube del Galletto di Cadine, un po’ pub e un po’ ristorante dislocato sulla strada vecchia per Riva del Garda. Il venerdì c’è musica live, il martedì e il giovedì l’happy hour dalle 22 alle 23, ogni giorno a pranzo c’è la proposta “Mezzogiorno di fuoco” – per bocche di fuoco, come si dice in Romagna - che prevede a 12 euro due primi, due secondi, contorno, acqua e caffè. La specialità, ça va sans dire, è il galletto allo spiedo, 400 grammi di pennuto servito nella versione classica oppure “hot”, ovvero piccante. Il mio l’ho trovato un po’ troppo asciutto, ma mi riservo il beneficio del dubbio, visto che non posso pensare che il cavallo di battaglia del locale non sia cotto a puntino. Non male la carne, in generale la specialità della Stube (12-21 euro): io ho ordinato un buon filetto di scottona alla griglia, accompagnato da verdure grigliate, ma in carta ci sono anche lo stinco di maiale al forno, le costine di maiale, la cotoletta e la costata di scottona. Altra proposta “forte” sono i panini (tra gli 8 e i 10 euro) e i taglieri di salumi e formaggi (7-10 euro), ma non mancano nemmeno le insalate (3,50-10 euro), dove spiccano quella del gallo (misticanza di insalatine, pomodori, carote, polpa di galletto, salsa allo yogurt) e della gallina (misticanza, pomodori, carote, tonno e mozzarella ciliegina). Per chi vuole solo spizzicare, spazio ai fritti, tra alette di pollo, anelli di cipolla, olive all’ascolana, verdure pastellate e patate. Piccola selezione di birre di qualità, qualche cocktail (tra cui lo Spritz del Gallo), vino sfuso alla spina in contrapposizione a sette proposte di bollicine in bottiglia (Ferrari, Moet & Chandon e persino il blasonato Dom Perignon, che però nella carta del Galletto diventa Don, forse lapsus freudiano visto che il padre dello Champagne, Pierre Pérignon, a cui la nota etichetta deve il nome, era in effetti un monaco benedettino).

Al ReBuffo di Cognola in quattro anni sono cambiate molte cose. La più evidente è l’inserimento della pizza, che rappresenta un po’ un ritorno al passato per il titolare Walter Rensi, per una dozzina d’anni alla guida del fortunato Cafè Nol di Vigolo Vattaro, dove tutta la gioventù cittadina è approdata almeno una volta per una pizza e un Radler. Ma poi, nel 2000, a Rensi si è presentata l’occasione di comprare una vecchia

LA STUBE DEL GALLETTO Strada di Cadine, 13 38123 Cadine Tel. 0461 1740474 Chiuso il lunedì

cibo ♥ ♥ ♥ ♥ ♥ ambiente ♥ ♥ ♥ ♥ ♥ prezzo ♥ ♥ ♥ ♥ ♥

cava in disuso all’interno del Parco delle Coste di Cognola. Un luogo pieno di fascino e storia che oggi ospita il suo nuovo ristorante, il ReBuffo, una quarantina di posti a sedere all’interno e almeno una settantina nel giardino d’inverno. Dall’apertura a oggi, sono cambiati cuochi e stile e ora l’offerta della cucina è molto più ampia e ragionata rispetto a prima. I piatti sono tutti discreti e le pizze buone, mentre in cantina ci sono poche etichette ma pensate. Sotto una nevicata di febbraio, ho assaggiato, in compagnia di un’amica, gamberi scottati in padella con pomodoro confit e burrata (unico piatto sottotono, soprattutto perché arrivato in tavola quasi freddo), ravioli al radicchio e prosciutto S. Daniele (buoni), sushi di salmone (niente male) e dei particolari calamari ripieni dai toni vagamente esotici (discreti). In carta, anche molti piatti di carne e una buona scelta di pizze, che nella versione bianca fanno anche da accompagnamento a succulenti affettati tra cui spiccano Pata Negra e lardo di Arnaud. Prezzi? Sui dieci euro gli antipasti e i primi, sui 18-20 euro i secondi. RISTORANTE REBUFFO Via alle Coste, 12/a
 Parco delle Coste Cognola (Tn) Tel. 0461 265932 Chiuso il mercoledì

cibo ♥ ♥ ♥ ♥ ♥ ambiente ♥ ♥ ♥ ♥ ♥ prezzo ♥ ♥ ♥ ♥ ♥ 107

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