PER I CINQUANT’ANNI DELLA FONDAZIONE GIACOMO MATTEOTTI (1973-2023)

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TESTIMONIANZE E RICERCHE

PER I CINQUANT’ANNI DELLA

FONDAZIONE GIACOMO MATTEOTTI (1973-2023)

Presentazione Alberto Aghemo

FONDAZIONE GIACOMO MATTEOTTI - ETS


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A cinquanta anni dall’atto costitutivo A cinquanta anni dall’atto costitutivo con il quale, insieme ad autorevoli esponenti con il quale, insieme ad autorevoli esponenti del socialismo democratico, del socialismo democratico, Giuseppe Saragat ha dato vita, Giuseppe Saragat ha dato vita, il 2 aprile del 1973 a Roma, il 2 aprile del 1973 a Roma, alla Fondazione Giacomo Matteotti, alla Fondazione Giacomo Matteotti, l’Istituto ha voluto ricordarel’Istituto – sia purehainvoluto formaricordare – sia pure in forma sintetica e rapsodica − gli eventi sintetica e rapsodica − gli eventi che hanno portato alla sua nascita e l’attività che hanno portato alla sua nascita e l’attività istituzionale svolta nell’arcoistituzionale di mezzo secolo svolta nell’arco di mezzo secolo […] […] Il volume Il volume Per i cinquant’anni Per i cinquant’anni della Fondazione Giacomo Matteotti (1973-2023) della Fondazione Giacomo Matteotti (1973-2023) vuole essere una testimonianza. vuole essere una testimonianza. Si propone come un ricordoSi propone come un ricordo del cammino sin qui fatto del cammino sin qui fatto e dei molti autorevoli uominie dei molti autorevoli uomini di cultura e delle istituzioni di cultura e delle istituzioni che ci hanno accompagnato che ci hanno accompagnato in questo lungo percorso. in questo lungo percorso. Vuole essere un esercizio della buona pratica Vuole essere un esercizio della buona pratica della memoria intesa come virtù della civile memoria intesa come virtù civile che si ispira al lascito ideale che si ispira al lascito ideale di Giacomo Matteotti, di Giacomo Matteotti, al suo amore per la libertà della cultura al suo amore per la libertà della cultura e per la cultura della libertà. e per la cultura della libertà. Dalla Presentazione Dalla Presentazione di ALBERTO AGHEMO di ALBERTO AGHEMO


Edizioni della Fondazione Giacomo Matteotti Collana TESTIMONIANZE E RICERCHE fondata da Angelo G. Sabatini † diretta da Alberto Aghemo e Rossella Pace 1 Democrazia, istituzioni e consenso. Segni e significati di una crisi (2017) 2 Il Mezzogiorno tra responsabilità e tradimento. Il Meridione dall’intervento straordinario all’età della crisi. I nuovi driver dello sviluppo e la prospettiva mediterranea (2018) 3 Mediterraneo. Tradizione, patrimonio, prospettive. Una proposta per l’innovazione e lo sviluppo (2019) 4 Pandemie. Nell’immaginario e nella realtà, fra suggestioni, storie, significati simbolici (2020, 2021 2a ed.) 5 Rapporto sul sapere. L’intellettuale nel tramonto della politica (2021) 6 Per i cinquant'anni della Fondazione Giacomo Matteotti (2023)

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PER I CINQUANT’ANNI DELLA

FONDAZIONE GIACOMO MATTEOTTI (1973-2023)

Presentazione di Alberto Aghemo

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Editing e impaginazione: Patrizia Arizza

STAMPATO IN ITALIA nel mese di ottobre 2023 da Fratelli Pittini Snc Viale Ippocrate, 65 - 00161 ROMA (RM) tel. 06 44246855, 06 44243404 ©2023 - Fondazione Giacomo Matteotti - ETS Via dell’Arco del Monte, 99/a - 00186 ROMA (RM) info@fondazionematteottiroma.org ISBN 979-12-80924-09-4 Prima edizione In copertina: ANTONIO PALMA Giacomo Matteotti, grafica originale, Roma 2023

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A cinquanta anni dall’atto costitutivo con il quale, insieme ad autorevoli esponenti del socialismo democratico, Giuseppe Saragat ha dato vita, il 2 aprile del 1973 a Roma, alla Fondazione Giacomo Matteotti, l’Istituto ha voluto ricordare - sia pure in forma necessariamente sintetica e rapsodica - gli eventi che hanno portato alla sua nascita e l’attività istituzionale svolta nell’arco di mezzo secolo, come si legge nell’atto costitutivo, nel costante richiamo «al nome del martire, per confermarne gli ideali di democrazia sociale». Nell’arco di mezzo secolo, in piena coerenza con la volontà dei fondatori e con le finalità statutarie, la Fondazione Matteotti «richiamandosi al pensiero e all’opera di Giacomo Matteotti, martire dell’antifascismo» ha inteso «confermarne gli ideali di democrazia sociale attraverso iniziative di studio, ricerca e formazione politica del cittadino». Per statuto apartitica, la Fondazione promuove seminari, convegni e pubblicazioni sui temi della società contemporanea, del progresso democratico, della lotta culturale contro ogni forma di dittatura; da decenni opera, inoltre, nel campo della formazione e per l’orientamento delle scuole e dei giovani ai principi della vita democratica e della cittadinanza attiva. Di queste iniziative, svolte con passione civile e disinteressato impegno dalla fine dello scorso secolo, si dà conto nelle pagine che seguono, senza alcuna pretesa di esaustività - vista la mole del lavoro svolto e senza alcun intento autocelebrativo. Il volume Per i cinquant’anni della Fondazione Giacomo Matteotti (1973-2023) vuole essere piuttosto, e semplicemente, una testimonianza. Si propone, insomma, come un ricordo del cammino sin qui fatto e dei molti autorevoli uomini di cultura e delle istituzioni che ci hanno accompagnato in questo lungo percorso. Vuole essere un esercizio della buona pratica della memoria intesa come virtù civile che si ispira al lascito ideale di Giacomo Matteotti, al suo amore per la libertà della cultura e per la cultura della libertà.

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INDICE

Presentazione

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Ritratti di tre presidenti Giuseppe Saragat Flavio Orlandi Angelo G. Sabatini

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Incipit Atto costitutivo e Statuti

p. 33

Cronologia 1982 p. 1983 p. 1984 p. 1985 p. 1986 p. p. 1987 1988 p. 1989 p. 1990 p. 1991 p. 1992 p. 1993 p. 1994 p. 1995 p. 1996 p. 1997 p. 1998 p. 1999 p. 2000 p. 2001 p. 2002 p. 2003 p. 2004 p.

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2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018 2019 2020 2021 2022 2023

p. 71 p. 71 p. 72 p. 73 p. 74 p. 75 p. 77 p. 79 p. 80 p. 81 p. 86 p. 90 p. 92 p. 96 p. 109 p. 118 p. 130 p. 147 p. 173

Indice dei nomi

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[…] Tu irrorasti del tuo nobile sangue il cuore inaridito del tuo popolo: e da quel cuore, dal tuo sangue adesso fioriscono germogli immortali. Tu sei l’Italia, o mio grande fratello… No, tu sei molto di più: sei la protesta dell’anima del mondo!

MIGUEL DE UNAMUNO In morte di Matteotti, dal confino di Fuerteventura, 1924

Il socialismo non sta per noi in un aumento di pane e in un più alto salario; benché anche questo sia sacrosanto […] il Socialismo parte dalla realtà dolorosa del lavoratore e opera a sollevarlo e a condurlo a miglioramenti economici e intellettuali, a Libertà Sociale e a Libertà Spirituale sempre più alte. Vuole cioè formare e realizzare in lui l’uomo che vive […] in una umanità migliore, per solidarietà e per giustizia.

GIACOMO MATTEOTTI, Direttive del Partito Socialista Unitario, 1923

Perché guardiamo a lui più che gli agli altri innumerevoli martiri che hanno segnato con il loro sangue il cammino in avanti del nostro popolo? Perché in lui la fusione di tutti i valori umani si realizza in un equilibrio perfetto e spontaneo. Nessuna contraddizione è in lui tra pensiero e azione, tra giustizia e libertà […] Impariamo da Matteotti a batterci per ciò che sappiamo essere giusto e vero, senza curarci d’altro!

GIUSEPPE SARAGAT, Nel trentesimo anniversario della morte di Giacomo Matteotti, 1954

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ALBERTO AGHEMO Presidente della Fondazione Giacomo Matteotti - ETS

Presentazione

Questa pubblicazione non vuole essere celebrativa, né tantomeno autocelebrativa. Per questo motivo, nella ricorrenza dei primi cinquant’anni di vita della Fondazione Giacomo Matteotti - ETS, si è pensato di proporre una descrizione succinta e volutamente asciutta dell’attività dell’Istituto: in forma sobria ed essenziale, quasi come un rendiconto. Diciamo che, nelle pagine che seguono, mezzo secolo di attività è stato trascritto in forma di semplice ed essenziale cronaca, con spirito di testimonianza e in forma di «CRONOLOGIA». Anno per anno, con qualche inevitabile falla della memoria e molte ineludibili lacune, si dà conto della vita di un Istituto che nell’arco di mezzo secolo ha conquistato - con molto impegno e non poca fatica - un suo spazio nel panorama delle istituzioni culturali del Paese. Come leggerete nelle prime righe di questo volumetto, il 2 aprile del 1973, in un noto studio notarile di Roma, una nutrita e qualificata rappresentanza del socialismo riformista e democratico italiano sottoscrisse l’atto costitutivo di questa Fondazione. A guidare quel drappello c’era Giuseppe Saragat, che due anni prima aveva ultimato il suo settennato al Quirinale ma che, pur da senatore a vita e in età avanzata, continuava a “dettare la linea”. Non era, tuttavia, più pressato dall’alta responsabilità che incombe sul Capo dello Stato e poteva finalmente dedicarsi appieno a quella cultura politica e civile e a quell’impegno per la formazione alla cittadinanza democratica che erano sempre stati al cuore della sua militanza, fin dai giovanili anni torinesi. Il fatto, poi, che non vi fosse ancora in Italia una fondazione o un’istituzione culturale dedicata a Giacomo Matteotti - il

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16 socialista riformista, l’antifascista irriducibile, il martire per la libertà per antonomasia - era quasi un segno del destino. Saragat non poteva guardare che a lui per intitolare il “suo” istituto che, come si legge nell’atto costitutivo, nasce proprio in vista delle celebrazioni previste per il successivo 1974, in occasione del cinquantesimo anniversario del brutale assassinio del giovane segretario del PSU. A cinquant’anni di distanza - dopo che alla presidenza della Fondazione si sono succedute personalità quali lo stesso Giuseppe Saragat, Flavio Orlandi, Emmanuele Francesco Maria Emanuele e Angelo G. Sabatini - per un verso guardiamo al lungo cammino percorso, senza l’ambizione di azzardare un bilancio; per altro verso guardiamo avanti, alla prospettiva del centenario della morte di Matteotti che cade il 10 giugno del 2024. In vista di quell’evento, la Fondazione si è fatta promotrice dell’istituzione del Comitato nazionale per la celebrazione del centenario di Giacomo Matteotti (“Matteotti100. Memoria della libertà”), presieduto da Maurizio Degl’Innocenti, e dell’Edizione nazionale dei processi Matteotti (“I processi dell’Italia liberale, fascista e repubblicana”), presieduta da Stefano Caretti. * Torniamo ora a guardare indietro, alla sostanza di questo volume che esce per i primi cinquant’anni della Fondazione Matteotti. Se in generale è vero che ogni libro che si pubblica, quale che ne sia la natura, è al contempo un atto di fede e una testimonianza, ciò è ancor più vero per questa pubblicazione che affidiamo all’attenzione e alla benevolenza del lettore a fini di documentazione e di informazione. Ovvero con il solo scopo di dar conto - sia pure rapsodicamente e per sommi capi - di un cammino che si è dipanato nel tempo lungo i sentieri diversi ma paralleli che rappresentano i settori nei quali tradizionalmente la Fondazione Matteotti opera: l’attività editoriale; la convegnistica e le iniziative di formazione; la ricerca nel campo delle scienze umane e sociali; le mostre e le rappresentazioni teatrali; la cura della Biblioteca e dell’emeroteca, con l’offerta al pubblico dei servizi di consultazione e di orientamento alla lettura; l’ordinamento dei fondi d’archivio e del materiale documentario. Se non saranno in grado di soddisfare ogni vostra curiosità circa le tante iniziative intraprese, queste pagine avranno - è il nostro auspicio - almeno il pregio di dare la misura del tempo che è passato e di quanto, o di quanto poco, sia mutato negli ulti-

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17 mi cinquant’anni il mondo delle istituzioni, della cultura e della comunicazione. A coloro che vorranno rievocare il contesto - il riferimento a Sciascia non è casuale - nel quale la Fondazione Matteotti è nata, segnaliamo la breve nota che segue, su Quell’aprile del Settantatré. A quanti invece si chiedono e ci chiedono il senso di questi cinquant’anni vissuti sotto il segno di Matteotti ci piace ricordare che la sua lezione civile e ideale, oltre che morale, ci ha illuminati in questo percorso e, soprattutto, è ancora assai attuale. L’idea che ha costantemente guidato quanti si sono succeduti nella direzione dell’Istituto e i tanti collaboratori che autorevolmente hanno contribuito alle sue iniziative è esattamente questa: rendere testimonianza del lascito culturale e civile di un grande italiano inverando la sua lezione politica di autentico riformista in una rigorosa attività di produzione editoriale, di ricerca e di formazione costantemente rivolta alla collettività tutta, ma in particolare alle scuole e ai giovani, con i quali il nostro Istituto intrattiene da sempre un rapporto diretto, partecipato e proficuo. Tutto ciò nel pieno rispetto della lettera statutaria che, pure evolutasi nel tempo in relazione al mutare del contesto socio-politico e normativo, è sempre rimasta sostanzialmente fedele alle finalità indicate nell’articolo 2 del primo Statuto, quello del 1973, nel quale, sottolineata la natura «apartitica» dell’Istituto, si evidenziano le finalità «proprie» della Fondazione, ovvero: la promozione di «iniziative di studi e ricerca per l’affermazione dei principi del socialismo democratico; l’attività di promozione della formazione politica del cittadino […]; la promozione di seminari e convegni concernenti i problemi di struttura della società democratica moderna[…]; lo studio e la preparazione di iniziative tendenti a far adottare istituti che rendono effettivo il diritto dei lavoratori a diventare protagonisti dei processi produttivi». Il perimetro operativo dell’Istituto e le diverse declinazioni delle sue attività sono ancor più in dettaglio definite nel successivo articolo 3, che prevede l’attivazione di iniziative e di studi che riguardino: l’ordinamento costituzionale italiano e l’attività degli organismi sovranazionali; gli aspetti istituzionali e strutturali dell’economia; il rinnovamento delle strutture scolastiche, sanitarie e urbanistiche; i servizi sociali e culturali; «la produzione di programmi audiovisivi destinati alla formazione politica dei cittadini». Quest’ultimo aspetto merita una particolare sottolineatura, posto che l’utilizzo di tecnologie multimediali a fini formativi muoveva cinquant’anni or sono i suoi primi passi, ma subito i fondatori ne colsero le potenzialità e vollero enfatizzare il particolare valore didattico della produzione audiovisi-

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18 va nella formazione, tanto che il principio è ribadito nel successivo articolo 4, che prevede che «la Fondazione promuove la diffusione della cultura anche attraverso attività massmediali» audiovisive finalizzate a sollecitare la partecipazione politica dei cittadini, la preparazione e l’assistenza dei migranti, la cooperazione nei vari settori economici e, infine, l’editoria scientifica e popolare. Il tutto ovviamente escludendo, coerentemente con la concezione civilistica dell’istituto della fondazione, ogni finalità di lucro. L’aspetto non lucrativo verrà ulteriormente enfatizzato con la variazione statutaria perfezionata nel 2008 ai fini dell’iscrizione della Fondazione Giacomo Matteotti nel registro delle Onlus, ovvero le organizzazioni non lucrative di utilità sociale disciplinate dalla legge n. 622/1996 e dalle successive disposizioni in materia. Il termine Onlus entra pertanto nella ragione sociale della Fondazione Giacomo Matteotti (articolo 1), mentre l’articolo due si apre con la frase: «La Fondazione non ha scopo di lucro ed è apartitica, nel rispetto dell’articolo 10 della legge 460/97 […]». L’intervenuta novazione normativa consente anche di adeguare le finalità statutarie alle nuove necessità emergenti e alle sensibilità ideali affermatesi nei primi 35 anni di vita dell’Istituto: è a tal fine e in questo spirito che tra gli scopi istituzionali vengono a pieno titolo e in forma esplicita inseriti anche: «la tutela dei diritti civili» e «la difesa dei diritti dei diversamente abili e delle minoranze sociali etniche e culturali». L’ultima modifica dello Statuto risale al 2020 ed è conseguente al varo della nuova disciplina del Terzo Settore e del relativo Codice: ne deriva che la Fondazione assume la denominazione di «Fondazione Giacomo Matteotti ETS» (articolo 1), dove l’acronimo sta, appunto, per Ente del Terzo Settore. Le finalità statutarie sono sostanzialmente invariate, ma declinate in un lessico aggiornato e con il dovuto riferimento alla nuova disciplina di settore e pertanto definite in dettaglio nell’articolo 2 del nuovo testo, quali «attività di interesse generale, con finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale». Tali attività, declinate secondo le previsioni dell’articolo 5, co. 1 del Codice del Terzo Settore, sono indicate a seguire, omettendo per facilità di lettura i puntuali richiami alla normativa di riferimento: 1. educazione, istruzione e formazione professionale, ivi compresa la formazione del personale docente della scuola finalizzata all’aggiornamento delle pratiche didattiche e alla promozione della cultura, della partecipazione e della cittadinanza attiva; 2. interventi di tutela e valorizzazione del patrimonio culturale e del paesaggio; 3. formazione universitaria e post-universitaria; 4. ricerca scientifica di particolare interesse sociale; 5.

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19 organizzazione e gestione di attività culturali, artistiche o ricreative di interesse sociale, incluse attività, anche editoriali, di promozione e diffusione della cultura; 6. formazione extra-scolastica, finalizzata alla prevenzione della dispersione scolastica e al successo scolastico e formativo, alla prevenzione del bullismo e al contrasto della povertà educativa; 7. promozione della cultura della legalità, della pace tra i popoli, della nonviolenza e della difesa non armata; 8. promozione e tutela dei diritti umani, civili, sociali e politici, nonché dei diritti dei consumatori e degli utenti delle attività di interesse generale, promozione delle pari opportunità e delle iniziative di aiuto reciproco. * Sin dal primo statuto del 1973, tuttavia, è ben chiaro che le finalità culturali, civili, educative e solidaristiche dell’Istituto sono solidamente ancorate alla memoria di Giacomo Matteotti e al suo alto magistero, talché nell’articolo 1 del testo di cinquanta anni orsono - così come in quello del 2008 - si legge che la Fondazione «si richiama al nome del martire, per confermarne gli ideali di democrazia sociale». Nella nuova formulazione del 2020, coerente con il Codice del Terzo Settore, tale finalità si ritrova nell’articolo 2, a coronamento degli scopi previsti dalla legge che sopra abbiamo richiamato, così formulata: «La Fondazione persegue […] la preservazione e la valorizzazione, soprattutto tra i giovani, della figura di Giacomo Matteotti e del suo lascito ideale e civile». Col che si viene al punto, sostanziale, della memoria matteottiana, del suo corretto esercizio soprattutto nella trasmissione ai giovani nel suo lascito ideale, e dell’attualità del pensiero e della testimonianza del Nostro. Personalità come quella di Giacomo Matteotti sollecitano e al contempo “sfidano” la memoria perché questa non è mai esercizio facile se si voglia sfuggire all’ufficialità della commemorazione o un rituale tributo a un grande, formulato con partecipazione e col ciglio umido. Se si intende la memoria come buona pratica civile, come esercizio di testimonianza, di fede democratica e di cittadinanza attiva bisogna ricordare che di questa memoria Matteotti è stato maestro sommo, forse inarrivabile: maestro e anche eroe, nella sua vita fatta di intransigente rigore morale, di lucidità nella denuncia politica, di estrema coerenza ideale. Ci ricorda, la memoria matteottiana, che nessuna conquista di libertà e di democrazia è per sempre, evidentemente. E che abbiamo una responsabilità morale grandissima nei confronti di un Paese nel quale si avverte

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20 ancora un vuoto di profondità storica e di coscienza di sé, che siamo chiamati a colmare. In questo solco si è mossa per cinquant’anni la Fondazione Giacomo Matteotti, adoperandosi per colmare tale deficit di cultura civile nella consapevolezza che la memoria non è celebrazione né commemorazione ma dovere civico, buona pratica culturale che porta con sé la capacità di far affiorare sul bordo della coscienza individuale e collettiva un afflato di democrazia, di solidarietà e di partecipazione. Anche in questo la figura matteottiana appare eccezionale: Matteotti è, per tutti, “l’idea che non muore”, è l’incarnazione perfetta della “memoria oggi”, ovvero del passato declinato al presente e proiettato in avanti, della Storia come consapevolezza di sé, come identità individuale e collettiva che condivide - nel circuito virtuoso della socializzazione e della public history - esperienze e saperi, ricordi e progetti, umanità e valori. Siamo certi che se potessimo chiedere a Matteotti di scegliere tra un monumento eretto alla sua memoria e l’apertura di un “laboratorio sociale, ideale e politico” nel suo nome, egli avrebbe certamente abbracciato e sostenuto questa seconda ipotesi. Ecco: per dirla in modo conclusivo, la Fondazione Giacomo Matteotti ha voluto essere nei suoi primi cinquant’anni di vita, e vorrà continuare a essere nel futuro, proprio questo “laboratorio”.

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21 Quell’aprile del Settantatré Il 2 aprile del 1973 era un lunedì e da pochi anni - dal 1967 per l’esattezza - si celebrava la giornata internazionale della letteratura per bambini, fissata nel giorno del compleanno di Hans Christian Andersen. Il presidente della Repubblica Italiana era il democristiano Giovanni Leone, a Palazzo Chigi Giulio Andreotti guidava il suo secondo governo, di centro-destra; l’8 luglio gli succederà Mariano Rumor alla guida di una coalizione di centro-sinistra. Lunedì 2 aprile 1973 è anche il giorno dei «fazzoletti rossi»: al culmine di una stagione di forte conflittualità negli stabilimenti della Fiat, il blocco a Mirafiori e a Rivalta riprende con vigore da parte degli operai, che respingono i tentativi dei delegati del PCI che tentano di forzare i blocchi per riprendere il controllo della situazione. Per non essere riconosciuti e licenziati, i manifestanti si coprono il volto, appunto, con dei fazzoletti rossi. Presidente degli Stati Uniti era Richard Nixon, che alla fine del mese sarà travolto dallo scandalo Watergate; in Vietnam, nonostante il “cessate il fuoco” firmato il 27 gennaio, si combatteva aspramente e si sarebbe combattuto ancora per due anni sino alla caduta di Saigon, nell’aprile del 1975. Nei giorni precedenti si erano registrati diversi attentati dinamitardi palestinesi in Israele (la guerra del Kippur scoppierà in ottobre) e a Dublino la polizia aveva sequestrato 5 tonnellate di armi destinate all’Ira. In Cile la tensione sociale era alle stelle, l’inflazione aveva superato il 120% ma Salvator Allende era uscito rafforzato dalle recenti elezioni e continuava a perseguire la “via cilena al socialismo”, nonostante la forte opposizione dalle destre, dalla Chiesa e degli Stati Uniti. L’11 settembre - sinistro presagio - sarà rovesciato dal golpe guidato dal generale Augusto Pinochet e morirà con le armi in pugno nella difesa del palazzo presidenziale. Commentando quei tragici fatti, il segretario del PCI, Enrico Berlinguer, iniziò a parlare di una nuova formula politica: il “compromesso storico”. Il mondo intero era alle prese con la crisi petrolifera e in Italia si studiavano le prime misure per il contenimento dei consumi: dopo la “congiuntura”, arrivava l’austerity. A fine anno entrerà in vigore il divieto di circolare in automobile la domenica. L’inflazione era al 5,9%, la lira combatteva contro la svalutazione ufficiale. In quei giorni, ricorderà Alberto Franceschini, Prospero Gallinari, già da tempo in clandestinità, chiedeva di entrare nelle

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22 Brigate Rosse. Il 7 aprile il neofascista Nico Azzi restava ferito nel collocare una carica di esplosivo sul treno Torino-Roma. Il 12 aprile una bomba fascista uccideva un agente di polizia a Milano negli scontri di Piazza Tricolore. Il 16 aprile 1973, a Roma, nel rogo di Primavalle innescato da militanti di Potere Operaio, perdevano la vita i fratelli Mattei. Il 17 maggio una nuova strage a Milano davanti alla Questura, a tre anni da Piazza Fontana. Il 17 dicembre terroristi arabi seminavano il terrore all’aeroporto di Fiumicino: l’attacco provocò la morte di 32 persone. Nell’estate, a Napoli, scoppia un’epidemia di colera: tra il 30 agosto e il 3 settembre sono immunizzati circa 900.000 cittadini. In quell’inizio di aprile in Italia si ascoltava Il mio canto libero di Lucio Battisti. Poche settimane prima Peppino di Capri avara trionfato a Sanremo con Un grande amore e nulla più. Al cinema riscuoteva un grande successo di pubblico e di critica Ludwig di Luchino Visconti; la magistratura, dopo una lunga battaglia legale, vietava e ritirava definitivamente dalle sale Ultimo tango a Parigi di Bernardo Bertolucci. Gli italiani leggevano Amore e Psiche, di Raffaele La Capria, Monte Mario di Carlo Cassola, Il pretore di Cuvio, di Piero Chiara e i racconti di Un’altra vita di Alberto Moravia; Einaudi stava per pubblicare Praga magica di Angelo Maria Ripellino; presto sarebbero diventati best seller, nella saggistica, il Togliatti di Giorgio Bocca e l’Atlante ideologico di Alberto Ronchey. A dare il senso della chiusura di un ciclo storico, l’8 aprile moriva Pablo Picasso. In televisione il varietà di successo era “Hai visto mai?” condotto da Gino Bramieri e Lola Falana sulla rete “nazionale”, così definita per distinguerla dal secondo canale, nato nel 1961: l’offerta televisiva era tutta qui e le trasmissioni erano ancora in bianco e nero, nonostante il colore fosse stato sperimentato con successo per la telecronaca dei giochi olimpici di Monaco dell’anno precedente e fosse ormai diffuso in tutta Europa; del resto, negli Usa i tv color erano in vendita dagli anni Cinquanta. Quanto alle altre tecnologie della comunicazione, la situazione non era molto migliore: la teleselezione che collega i telefoni dell’intera rete nazionale era attiva da appena tre anni e da poco iniziava ad affermarsi nell’utenza affari un nuovo rivoluzionario strumento di trasmissione che si componeva di un telefono, di una stampante e di un modem: il telefax.

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RITRATTI DI TRE PRESIDENTI

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Giuseppe Saragat Fondatore e primo presidente della Fondazione Giacomo Matteotti dall’istituzione, risalente al 1973, sino alla sua scomparsa nel giugno del 1998, Giuseppe Saragat è stato una delle figure civili e istituzionali più autorevoli del Novecento italiano. Esponente politico di spicco del socialismo riformista italiano è stato, oltre che leader politico e parlamentare, diplomatico, Presidente dell’Assemblea Costituente e quinto Presidente della Repubblica italiana, dal 1964 al 1971. Era nato a Torino il 19 settembre del 1898 da una famiglia di ascendenza gallurese. Aderì da giovane al socialismo riformista e umanitario, di cui fu massimo esponente Filippo Turati, e quindi al Partito Socialista Unitario, del quale era segretario Giacomo Matteotti, sin dalla sua costituzione nel 1922. Convinto e attivo antifascista fu costretto all’esilio e ricostituì clandestinamente il partito in Francia nel 1926. Con il socialista Pietro Nenni definì l’alleanza politica che porterà, il 19 luglio 1930, alla confluenza del PSLI di Filippo Turati nel Partito Socialista Italiano. Nel 1936 pubblicò a Marsiglia L’humanisme marxiste, un saggio di teoria politica nel quale, in polemica contro il «riformismo sterile» e il «comunismo inumano», espose le ragioni di una «democrazia superiore» in grado di coniugare libertà individuale e interessi collettivi. Rientrato in Italia dopo il 25 luglio del 1943, venne arrestato in quanto sovversivo. Liberato, partecipa alla ricostituzione del Partito Socialista di Unità Proletaria; eletto alla direzione del partito, divenne direttore dell’«Avanti!» e prende parte attivamente alla Resistenza. Nuovamente arrestato, venne rinchiuso nel carcere romano di Regina Cieli nel braccio dei condannati a morte, dal quale evase avventurosamente insieme a Sandro Pertini. Nell’immediato dopoguerra, dopo essere stato nominato ambasciatore d’Italia Parigi, venne eletto deputato all’Assemblea Costituente, di cui fu Presidente sino al 1947, anno nel quale - essendo contrario all’alleanza dei socialisti con il Partito Comunista

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26 Italiano - diede vita alla cosiddetta “scissione di Palazzo Barberini” dalla quale ebbe origine il Partito Socialista dei Lavoratori Italiani, poi PSDI. Da leader del partito socialdemocratico è stato tra i protagonisti nella vita politica del dopoguerra, convinto atlantista e al contempo fautore della “svolta” del centro-sinistra. Il 28 dicembre del 1964, dopo ben 21 scrutini, venne eletto a larga maggioranza Presidente della Repubblica italiana. In tale altro ruolo si distinse per la speciale attenzione dedicata al mondo del lavoro, per l’impegno nella politica internazionale e per la convinta rivalutazione della Resistenza nella storia del Paese. Ebbe modo anche di favorire il conseguimento della riunificazione socialista: il 30 ottobre 1966 il PSI e il PSDI si riunificarono nel “PSI-PSDI Unificati” (Partito Socialista Unificato), che ebbe tuttavia breve vita. Terminato il suo mandato, divenne di diritto senatore a vita ed ebbe anche l’occasione di ritornare alla guida del suo partito, di cui resse la carica di segretario tra il marzo e l’ottobre del 1976. Il padre della socialdemocrazia italiana si è spento a Roma l’11 giugno del 1988.

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Flavio Orlandi Segretario politico nel PSDI nella primavera del 1973, allorché sottoscrive con Giuseppe Saragat e altri autorevoli esponenti del socialismo democratico italiano l’atto costitutivo della Fondazione Giacomo Matteotti, Flavio Orlandi diviene presidente dell’Istituto nel giugno nel 1988. Succede nella carica allo stesso Saragat, appena scomparso.

Nato a Canino, in provincia di Viterbo, il 12 aprile del 1921, dopo l’8 settembre del 1943 ha militato come partigiano nelle formazioni di Giustizia e Libertà, distinguendosi in numerose azioni della Resistenza. Nel dopoguerra si laurea in giurisprudenza e in scienze politiche, e partecipa attivamente alla vita politica a fianco di Giuseppe Saragat, nel Partito Socialista Democratico Italiano, dove si distingue per il grande e appassionato impegno oltre che per la non comune competenza in campo giuridico ed economico. Viene eletto per la prima volta alla Camera dei deputati nel 1958 e sarà più volte riconfermato, sino al 1976. Alla Camera nell’arco di 5 legislature ha effettuato oltre 130 interventi e ha presentato 147 proposte di legge. All’inizio degli anni Settanta è a capo del Gruppo parlamentare del Partito Socialista Democratico Italiano del quale è anche stato, come detto, segretario dal giugno del 1972 al giugno del 1975. Nel 1979 è eletto parlamentare europeo nelle liste del PSDI. Nel Parlamento europeo aderisce al gruppo parlamentare socialista ed è membro della Commissione per i bilanci e della Commissione per il controllo di bilancio. Ha diretto, insieme a Gaetano Arfé, la storica testata socialista «Avanti!» dal 1966 al 1969, nel periodo dell’unificazione tra il

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28 PSI e il PSDI. Successivamente è stato direttore dell’«Umanità», l’organo del partito socialdemocratico. È stato Consigliere del CNEL nella VI legislatura tra il gennaio del 1977 e il giugno del 1989. Negli anni Ottanta è stato presidente dell’INAIL. A partire dagli anni Ottanta, nella sua qualità prima di vicepresidente e poi di presidente della Fondazione Giacomo Matteotti, promuove, in stretta collaborazione con il dinamico segretario generale Angelo G. Sabatini, numerose e qualificate iniziative gli studio, di ricerca, editoriali e convegnistiche sui temi della politica economica, della tutela dell’ambiente, della cultura politica riformista. Nel 1989 ha aderito al gruppo di socialdemocratici rientrato nel Partito Socialista Italiano. È morto a Viterbo l’8 gennaio del 2009.

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Angelo G. Sabatini Presidente della Fondazione Giacomo Matteotti dal 2004 sino al 2020, Angelo G. Sabatini è stato tuttavia da sempre protagonista e artefice della vita dell’Istituto, del quale è stato Segretario Generale sin dal 1982. Nato a Casalanguida, in provincia di Chieti, il 23 agosto del 1928 Sabatini si è formato a Roma dove, allievo di Franco Lombardi, ha iniziato la carriera universitaria in qualità di docente di Filosofia morale nel 1969 presso lo Studium Urbis, poi Sapienza Università di Roma. Per lo stesso ateneo ha diretto per anni il “Centro di ricerche per le scienze morali e sociali” della facoltà di Lettere e Filosofia. Nei primi anni Ottanta è stato tra i fondatori della Seconda Università di Roma - Tor Vergata, dove ha insegnato a lungo Filosofia politica e Filosofia della storia. È stato anche docente di etica sociale alla Luiss - Guido Carli a partire dal 1978. Con gli anni Duemila riprende l’insegnamento della Filosofia politica presso l’Università telematica Unitelma Sapienza, quale professore straordinario. Nel suo lungo percorso accademico ha sempre intrecciato il rigore della ricerca filosofica a una viva curiosità intellettuale nei confronti delle scienze umane e sociali, in particolare nelle loro interazioni con il mondo del giornalismo e della comunicazione. Nella Seconda Università di Roma è tra i fondatori del “Master in giornalismo e comunicazione pubblica”, nato dalla collaborazione con l’ordine dei giornalisti del Lazio; sarà poi direttore e presidente della “Scuola di specializzazione in analisi e gestione della comunicazione”. La particolare vocazione alla comunicazione lo ha portato a condurre per anni programmi per la Rai: per 8 anni ha curato e condotto la trasmissione radiofonica “La telefonata” e poi la trasmissione “Italia allo specchio” (GR3). Numerosi sono anche i ruoli istituzionali ricoperti nella pubblica amministrazione e in enti pubblici e privati. Dal 1998 al 2002 è presidente dell’IRSAE - Abruzzo e negli stessi anni membro della Commissione Nazionale Italiana dell’UNESCO e Presidente

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30 del Comitato educazione. È stato anche amministratore delegato dell’A.G.I. - Agenzia Giornalistica Italia e vicepresidente del quotidiano «Il Giorno». Nel 2002 ha ricevuto il Premio Internazionale Ignazio Silone. Vastissima è la sua produzione scientifica e giornalistica, che spazia dalla speculazione filosofica ai commenti all’attualità politico-culturale.Tra le sue opere principali ricordiamo: L’etica della forma. Intellettualismo e astrazione nell’arte contemporanea (1966); Profezia e futuro (1968); Ragione e tecnica. Note sul pensiero strumentale (1970); Nietzsche critico della cultura storica (1974); Nietzsche e la politica (1982); Medicina e morale. Introduzione a una medicina antropologica (1983); Comunicazione e politica. Dinamiche e anomalie della videopolitica (2002). Ha diretto per anni la collana di «Studi di storia e politica» pubblicata dalla Fondazione Giacomo Matteotti per i tipi di Rubbettino editore. Il suo alto impegno culturale e il suo interesse per il mondo della comunicazione sono peraltro testimoniati dalle testate culturali cui ha dato vita: la rivista di studi filosofici «il cannocchiale», seguita dalla Nuova serie della rivista «Tempo Presente», fondata da Nicola Chiaromonte e Ignazio Silone, che riprende le pubblicazioni con la sua direzione e sotto gli auspici della Fondazione Giacomo Matteotti nel 1980 e che dirige ininterrottamente fino alla morte che sopravviene, a Roma, l’8 dicembre del 2020.

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