Tecnica 1/2019

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Anno 27 N. 1 Gennaio 2019 Copia omaggio (euro 2,50)

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GENNAIO 2019


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2019 Copia

omaggio (euro

2,50)

GENNAIO 2018

Anno 27 N.

1 Gennaio

Allena con strategie di formazione per migliorare le performance, sviluppando le potenzialità personali, il coaching Gabriele Grasso.

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TECNICA ED INFORMAZIONI DALLE AZIENDE

Anno 27 • n. 1 • Gennaio 2019 Mensile inviato gratuitamente a tutti gli operatori del settore.

Le tematiche più importanti e interessanti per il settore funebre sono affrontate dai nostri esperti e professionisti sulle pagine di Tecnica con consigli, opinioni e approfondimenti per voi impresari.

edito da:

Tiziano Bertin EDITORIALE SRL

Via Antonio Bazzini, 24 - 20131 MILANO Tel. +39 02 70 63 45 60 Fax +39 02 26 68 04 08 info@tecnicaed.it

Direttore responsabile Tiziano Bertin tbertin@tecnicaed.it Redazione Claudia Baroncini cbaroncini@tecnicaed.it Progetto grafico e impaginazione Gabriele Calzolari gcalzolari@tecnicaed.it Amministrazione tecnicaeditoriale@legalmail.it Per la pubblicità tel. 335 1337357 tbertin@tecnicaed.it

L’accompagnamento musicale, ese‐ guito da musicisti professionisti come Roberto Camazzola, rende la cerimo‐ nia più significativa.

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Registrazioni • Tribunale di Milano n. 332 del 3/7/1993 • R.O.C., Registro nazionale degli Operatori della Comunicazione al n. 26119 Stampa Colorshade di Cabrini Matteo M. Via Cristoforo Colombo, 7 20068 - Peschiera Borromeo (MI) Fotografie Archivio fotografico Tecnica Editoriale Srl Archivio fotografico Fotolia.com Copyright È vietata la riproduzione, anche parziale, di testi e immagini. Gli articoli sono un contributo sul piano dell’informazione e dell’opinione e possono non rispettare le posizioni dell’editore. Le pubblicità e gli impaginati non possono essere riutilizzati per scopi personali o essere riprodotti su altri mezzi di informazione senza preventiva autorizzazione scritta da parte di Tecnica Editoriale Srl Chiuso in redazione il 23-11-2018

La psicologa Monica Fiocchi promuove il sostegno psicologico e il supporto emotivo, fondamentali anche nel set‐ tore funebre.

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Utili consigli di Salvatore Manola, pro‐ fessionista costantemente aggiornato sulla pratica e sull’applicazione della ta‐ natoestetica.

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Grande passione e competenza di Marco Sambataro, che attraverso le immagini delle autofunebri storiche inviate dagli impresari ripercorre la storia degli esperti carrozzieri ita‐ liani.

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Creiamo passo dopo passo una compo‐ sizione floreale, delicato omaggio per i nostri cari, con i maestri Laura Grandi e Roberto Sangalli.

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DAL 1993 LA RIVISTA PER L’IMPRESARIO L’approfondimento di Carlo Ballotta, giornalista specializzato in argomenti tecnico‐amministrativi nella funeraria.

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CONTRIBUTI, OPINIONI E RISPOSTE DI ESPERTI E PROFESSIONISTI.

Roberta Ridolfi e Tania Bressan – con Pratika Growup, che offre consulenza nella gestione dei rischi aziendali – promuovono la sensibilizzazione degli operatori funebri alla cultura della prevenzione e della sicurezza sul lavoro.

Laureato in giurisprudenza, Giovanni Veggiotti risponde alle domande degli impresari sui temi di diritto che più inte‐ ressano il settore.

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Gli avvocati Elena Alfero e Alice Merletti illustrano le opportunità e rispondono ai numerosi quesiti rela‐ tivi alla cremazione.

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AL RESTO CI PENSIAMO NOI Un’impresa sempre aggiornata e organizzata per occuparsi di tutto quello che riguarda il servizio funebre. Ritroviamo con piacere Mauro Cocco, titolare dell’omonima impresa di Monserrato, in provincia di Cagliari.

«L

asciare ai parenti il tempo del silenzio e della preghiera. È il nostro compito. Per tutto il resto, dalla parte burocratica all’organizzazione della cerimonia, ci siamo noi», afferma Mauro Cocco accogliendoci nella sede di Mon-

serrato, in provincia di Cagliari. Dopo un’importante esperienza nel settore funebre in altre zone d’Italia, nel 2001 Mauro ha fondato insieme alla moglie Giuliana l’impresa che porta il suo nome. A questa attività si è aggiunta anche la Fioricoltura Cocco a

Pirri, sempre in provincia di Cagliari, che contribuisce a rendere completa l’offerta del servizio funebre. CAMBIAMENTI E CONFERME Non sono mancati i cambiamenti in questi anni, come la sede che è stata completa-

Mauro Cocco e la moglie Giuliana nella sede rinnovata di Monserrato, in provincia di Cagliari.


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Sotto, Giuliana accanto all’espositore con prodotti delle diverse linee Caggiati, marchio da sempre presente nell’assortimento dell’impresa Cocco M. Nella pagina accanto, l’ufficio e le sale della sede storica.

mente rinnovata – e più che raddoppiata per quanto riguarda gli spazi – oppure, più recentemente, l’acquisto di un nuovo modello di autofunebre. Nessun cambiamento per quanto riguarda invece la scelta del marchio Caggiati per la propria agenzia. «Quando si parla di bronzo per me si parla da sempre di Caggiati Matthews», ci conferma Mauro Cocco. «Da anni, quindi, aggiorno e rinnovo le varie collezioni e linee che mi vengono proposte, anche per quanto riguarda altri materiali. Sempre più spesso le persone che si rivolgono all’impresa hanno le idee molto chiare. Hanno già visto, in diverse occasioni, gli accessori e i prodotti e ci danno subito precise indicazioni su cosa stanno cercando. È per me fondamentale avere un assortimento molto variegato che mi permette, quindi, di soddisfare le varie richieste».

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LA COMPACT CHE MANCAVA Oltre un secolo di presenza e sempre al passo con i tempi, la Svs Gestione Servizi di Livorno si è nuovamente rivolta a Chiotti per l’acquisto dell’esclusiva Mbc 213 due porte.

La nuova Mbc 213, realizzata da Chiotti per la Svs Gestione Servizi, davanti alla Fortezza Vecchia di Livorno.


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uove e ampliate sedi, parco auto arricchito e altri importanti progetti, tra cui la sala del commiato. Con una tradizione centenaria la Pubblica Assistenza nel 2010 ha lasciato l’impresa funebre alla Svs Gestione Servizi per

uniformarsi alle nuove normative. Svs è un’associazione che da fine Ottocento si rivolge ai cittadini offrendo un servizio sociale e di soccorso sanitario. Alla sede storica di Livorno si è aggiunta negli anni la nuova struttura nel quartiere Ardenza e, contando anche sulle agenzie di Pisa, MassaCarrara e Rosignano, la Svs riesce a offrire un servizio puntuale su un ampio territorio. «Ci rivolgiamo alle famiglie con personale assunto, formato e sempre aggiornato,

che ci permette di vantare un controllo di qualità certificato», ci informa Andrea Fabbro, direttore amministrativo di Svs Gestione Servizi. «E per dare sempre il meglio ci affidiamo ai migliori fornitori garantendo ai dolenti valide e varie alternative di qualità. Puntiamo sulla qualità anche con il parco auto composto da 15 mezzi, tra cui 7 autofunebri, che permettono di effettuare i 1.400 servizi annui». L’ultima arrivata è la Mbc 213 su base Mercedes-Benz, la raffinata e pratica due porte di Chiotti dalle linee semplici e l’estetica moderna.

Chiotti • Tel./Fax 0175 64129 • Cell. 335 8010366 • www.chiottiauto.it • chiottiauto@libero.it Svs Gestione Servizi • Livorno • Tel. 0586 896040 • Numero verde 800 073330


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PRODOTTI 15

QUALITÀ ED EFFICIENZA «Affidabile, sicura e nota a tutti gli impresari per l’elevata qualità e l’efficienza». È così che il commendatore Gian Lorenzo Olivetti descrive la valvola, che oltre al contrassegno di certificazione, rilasciato solo dopo severi collaudi, presenta un’ulteriore garanzia composta da due parti, una per l’impresa e l’altra da consegnare a Olivetti per l’attivazione.

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NON CI SI ABITUA MAI L’eleganza di ogni nuovo modello Pilato stupisce anche i clienti storici. In questo caso l’attenzione è rivolta al modello Aurora su base Jaguar XF acquistato dall’impresa Ridolfi di Meldola, in provincia di Forlì Cesena.

S

olo autofunebri e mezzi di ultima generazione per l’impresa Ridolfi di Meldola, in provincia di Forlì Cesena, che si rivolge da sempre a Pilato per il rinnovo del parco auto.

«Siamo da sempre clienti di Pilato, conosciamo la qualità e lo stile della produzione e non dovrebbe più sorprenderci nulla. Ma non è così, ogni nuovo mo-

dello che ci viene presentato ci lascia a bocca aperta e anche questa volta siamo soddisfatti della scelta fatta», commenta Ettore Pancisi, titolare dell’impresa Ridolfi davanti al-

Ettore Pancisi, al centro, insieme ai collaboratori e ai due nuovi mezzi firmati Pilato: il furgone Vito Mercedes-Benz e l’autofunebre Aurora su base Jaguar XF.


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l’imponente Aurora due posti su base Jaguar XF. Scelta di colore grigio, è stata allestita seguendo i gusti e le esigenze dell’impresa, così come è stato fatto anche per l’ultimo furgone Vito Merce-

des-Benz. L’impresa Ridolfi è stata fondata nel 1934 da Lorenzo Ridolfi, cavaliere del lavoro, e oggi può contare su due sedi – una a Meldola e l’altra a Forlì, entrambe in provincia di Forlì Cesena – con le

quali opera in modo capillare sul territorio del comune di Forlì e della Valle del Bidente. CON DISCREZIONE Tramandata dal fondatore alle successive generazioni, oggi


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vede alla guida Ettore, affiancato da personale qualificato e preparato, che opera con precisione e meticolositĂ , sempre con un occhio di riguardo alla discrezione e alla privacy che sono necessarie quando ci si trova davanti a persone che stanno soffrendo per la perdita di un proprio caro. ÂŤNoi impre-


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sari dobbiamo sempre pensare che l’organizzazione del funerale è un compito particolarmente gravoso per i familiari colpiti da un lutto. In un momento così delicato dobbiamo quindi essere in grado di sostenere la famiglia, facendoci carico di tutti gli aspetti burocratici e pratici e proponendo quello che riteniamo più adatto per soddisfare precise esigenze», prosegue Ettore. Questo significa anche personalizzare ogni servizio, cercare di capire quali sono le aspettative e i gusti per quanto riguarda, per esempio, l’allesti-

A sinistra, alcuni particolari dell’autofunebre Aurora su base Jaguar XF di Pilato. Sopra, la capacità di carico del furgone Vito MercedesBenz.

Pilato • Tel. 0422 881298 • Fax 0422 887092 • www.pilato-spa.it • pilato@pilato-spa.it Onoranze Funebri Ridolfi • Forlì (FC) • Tel. 0543 33969

mento della camera ardente o la scelta di accessori e prodotti indispensabili per lo svolgimento della cerimonia funebre.


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100 ANNI DA FESTEGGIARE INSIEME Un anniversario importante per l’impresa Garoppo di Casale Monferrato, in provincia di Alessandria, che ha deciso di festeggiare i 100 anni di attività insieme a famigliari, amici e collaboratori.

È

indubbiamente un traguardo molto importante che merita di essere festeggiato quello dei 100 anni di attività. Ed è quello che hanno pensato anche i fratelli Marco e Armando Garoppo, titolari dell’omonima impresa di onoranze funebri di Casale Monferrato, in provincia di

Alessandria. Per ricordare e celebrare la nascita dell’impresa di famiglia è stata organizzata una piacevole e allegra serata in compagnia dei famigliari, dello staff, degli amici, dei fornitori e dei numerosi collaboratori che, impegnati in vari ambiti, operano abitualmente con l’impresa.

UN PO’ DI STORIA Tutto è nato nel 1918 a Mombello Monferrato, in provincia di Alessandria. Eugenio Garoppo, bisnonno degli attuali titolari, ha infatti dato vita a questa realtà che negli anni ha continuato a crescere. Passione e competenze sono poi state trasmesse alle successive generazioni, al figlio

Da sinistra, Marco Garoppo, insieme alla moglie Sara, e Armando Groppo, accanto alla moglie Paola, all’interno di uno degli uffici dell’impresa Garoppo.


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I fratelli Marco e Armando, titolari dell’impresa Garoppo e, in mezzo, Bartolomeo Sandrone di Spaf.

Le sedi principali di Mombello Monferrato e Casale Monferrato dell’impresa Garoppo, che in provincia di Alessandria può contare su altre agenzie. Sopra e sotto, alcuni momenti della serata dedicata ai festeggiamenti. Armando e successivamente al nipote Eugenio. Fino ad arrivare ai giorni nostri, con i fratelli Marco e Armando che si avvalgono dell’importante contributo delle rispettive mogli, Sara e Paola. Alla sede storica di Mombello Monferrato si sono aggiunte altre importanti agenzie – tra le quali quelle di Casale Monferrato, Pontestura e Occimiano, alcune comprensive anche di fioreria – che consentono all’impresa Garoppo di operare in modo accurato sull’intero territorio del Monferrato Casalese.

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PRODOTTI 27

NELL’ARTE DEL PREZIOSO RICORDO Paravento Madonna delle Viole Cinzia Rota, art director

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CRESCERE E DISTINGUERSI, DA OLTRE 25 ANNI Ăˆ dal 1993 che Mariano Pintus, grazie anche al contributo della famiglia, gestisce l’impresa Valverde con tanta passione per portare sempre qualcosa di nuovo ed eleganza nel settore.


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a voglia di continuare a crescere e le idee innovative non sono mai mancate a Mariano Pintus, che da oltre 25 anni gestisce a Iglesias, in provincia del Sud Sardegna, l’impresa di onoranze funebri Valverde. Senza precedenti esperienze nel settore funebre, negli anni Ottanta Mariano si trova in una provincia piemontese e inizia a notare come la cura per i det-

tagli in tutte le fasi dell’organizzazione di un servizio funebre e l’eleganza, anche dei titolari o dei collaboratori occupati nel servizio, possano dare maggior valore alla cerimonia. Decide quindi di muovere i primi passi in questo settore fondando una propria impresa in Sardegna nel 1993 e puntando da subito a distinguersi con un servizio sempre innoMariano Pintus, titolare dell’impresa Valverde, insieme al figlio Davide.


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vativo. Oggi l’impresa può contare anche sull’importante contributo della moglie Simonetta, del figlio Davide, che opera in impresa, e della figlia Alessia, che insieme a Stefano gestisce, sempre a Iglesias, la fioreria Il Girasole. GUARDIAMO SEMPRE AVANTI L’impresa Valverde opera prevalentemente a Cagliari e nei paesi limitrofi, anche se ogni anno non mancano, naturalmente, numerose richieste per effettuare trasporti anche al di fuori della Sardegna. «I mezzi per il servizio funebre sono a mio avviso fondamentali per onorare il proprio caro e per un ultimo saluto decoroso», afferma Mariano Pintus. «E infatti, da sempre, aggiorno con modelli esclusivi, in grado di distinguersi, il parco auto dell’impresa, che attualmente è composto da un’autofunebre e due furgoni». Non a caso, l’ultimo modello acquistato è una G 3.0 di Ellena, l’autofunebre realizzata su base Maserati Ghibli e

Sopra, l’elegante interno del modello G 3.0 su base Maserati Ghibli realizzato da Ellena per l’impresa Valverde.

scelta in un’originale versione marrone. «È un modello che mi ha subito entusiasmato, perché ri-

specchia l’eleganza che pretendo e voglio dare a ogni servizio che mi trovo a dover organizzare», conclude Mariano.

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TRE MODI PER ESSERE ELEGANTE Un giaccone impermeabile, pratico e al tempo stesso molto elegante, che si trasforma per essere utilizzato in tre differenti modi.

L’

esperienza di oltre 35 anni nel campo dell’abbigliamento professionale ha permesso a Service Global Fashion di creare una linea di capi pratici e dall’alto valore estetico. Attualmente sono oltre 1.200 le imprese di onoranze funebri italiane che vestono Limov’s, il marchio di Service Global Fashion particolarmente apprezzato per l’ampio assortimento, la continuità dei modelli e la pronta consegna. Tra i capi stagionali più richiesti troviamo il giaccone Double Jacket, ideale per chi vuole essere elegante ma deve potersi muovere in completa libertà.


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PRODOTTI 35

La giacca esterna, con il cappuccio staccabile, è particolarmente adatta anche nelle giornate di pioggia in quanto realizzata con un materiale tecnico impermeabile. Il giubbino interno è ottenuto con un tecnologico procedimento d’impiumaggio definito a iniezione diretta e che consiste nel soffiare le piume direttamente all’interno, tra gli strati

di tessuto. Un vantaggio indubbiamente estetico, con l’imbottitura che garantisce comfort e perfetta vestibilità, ma non solo. In questo modo il giubbino mantiene maggiormente il calore. IN TUTTE LE TAGLIE È disponibile nei più classici e richiesti colori, blu oppure nero, e in un’ampia varietà di taglie, dalla S alla 7XL, per consentire a tutti i componenti dello staff di indossare lo

stesso capo. L’estrema versatilità è una delle principali caratteristiche di questo giaccone, ideale per chi deve sentirsi a proprio agio in ogni condizione meteorologica. A seconda delle temperature esterne, può essere utilizzato in tre differenti modi: - solo giaccone esterno, ideale per la mezza stagione; - solo giubbino interno, facilmente staccabile; - tutto insieme, interno ed esterno, per i mesi più freddi.

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SEMPLICEMENTE ESCLUSIVO Tra i prodotti di punta della linea Meraviglioso di Ferrari spicca il modello 90 in rovere, disponibile anche in noce nazionale. Si distingue per le linee apparentemente semplici che danno invece vita a una forma esclusiva ed elegante, a partire dall’originale coperchio.

90

Ferrari • Tel. 0376 808901 • Fax 0376 88062 www.ferraricofani.it • ferrari@ferraricofani.it

FOGLIE PER OGNI ANGOLO Forma squadrata, linee semplici e cornici in evidenza. Si presenta così il modello 94 Foglia realizzato in larice da Lavalle e impreziosito da un originale intaglio che riproduce tre artistiche foglie in ogni angolo.

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COFANI 39

MAI SENZA! Senza le cornici e con un’ulteriore riduzione dell’ingombro esterno, il cofano fuori misura non è sempre facilmente reperibile. Ma si conferma uno dei prodotti di punta della produzione Lombarda, che garantisce un’ampia scelta di essenze e finiture in pronta consegna del modello S. Marco Ghirardotti

S fuori misura

Lombarda • Tel. 030 311402 • Fax 030 0946638 www.lombarda.info • lombarda@lombarda.info

ELEGANZA DAL PASSATO Rievoca l’eleganza dei tempi passati mantenendo le linee moderne il cofano 70 R realizzato da Lorandi in rovere. Gli elementi estetici, come i particolari in ferro e i chiodi che ricordano quelli utilizzati un tempo per la lavorazione del legno, valorizzano ancor più l’essenza scelta.

70 R

Lorandi • Tel. 030 6900600 • Fax 030 6900603 www.lorandi.it • lorandi@lorandi.it


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40 COFANI

STILE SEMPRE ATTUALE Con la particolare lavorazione a coda di rondine, che rende l’unione degli angoli ben visibile, il modello Vintage, realizzato da Melloni e qui presentato in noce nazionale, è sempre attuale, in grado di stupire per l’estetica e per la cura artigianale.

Vintage

Melloni • Tel. 030 6900687 www.mellonicofani.it • info@mellonicofani.it

UNA SCELTA RAFFINATA Fiore bello, semplice e raffinato, la calla è stata scelta per arricchire con un artistico intaglio la fascia centrale del modello C 52 Calla di Menegardo. Quattro le essenze a disposizione per questo innovativo cofano: yellow pine, esotico, mogano e frassino. Alessandro Menegardo

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COFANI 41

IMPEGNO PER L’AMBIENTE Come tutti i prodotti delle linea Legno is Green di Scacf, il modello 25 E in larice – con finiture in noce chiaro utilizzando vernici ad acqua – è realizzato con un processo produttivo alimentato con energia rinnovabile ricavata da pannelli fotovoltaici. Michela Sgoluppi

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44 MANIFESTAZIONI

TI ASPETTO A MEMORIA EXPO! Un invito rivolto dagli oltre 100 produttori a tutti gli impresari funebri, che dal 21 al 23 marzo troveranno a Brescia il meglio del made in Italy, con numerose categorie merceologiche e prodotti che rispondono a nuove esigenze, dall’assistenza legale alla progettazione delle sale del commiato. Marco Ghirardotti, presidente di Assocofani È la qualità del made in Italy a essere vincente sulla concorrenza dei Paesi esteri e una manifestazione come Memoria Expo contribuisce alla valorizzazione e alla tutela di questo valore aggiunto. I prodotti italiani si contraddistinguono da sempre per la loro fattura, la loro linea, il loro design e sono un esempio da imitare in tutto il mondo. Anche nel settore funebre sono un’eccellenza

e hanno una propria storicità. Le nostre aziende producono in Italia in maniera legale un prodotto che si trova sul mercato da anni e con continuità. I visitatori incontreranno a Memoria Expo espositori che producono attingendo profondamente al patrimonio artistico italiano e si differenziano per una creatività stilistica e di materiali, sostenuta anche da passione e tradizione. A tutto questo va aggiunta la garanzia di un prodotto valido, sicuro e certificato.


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MANIFESTAZIONI 45

COME RAGGIUNGERE BRIXIA FORUM FIERA DI BRESCIA

MEMORIA EXPO – BRESCIA giovedì 21 – venerdì 22 – sabato 23 marzo 2019 Brixia Forum Fiera di Brescia dalle 9:00 alle 18:00 • oltre 100 espositori iscritti • unico padiglione di oltre 18mila metri quadrati • 25% di spazio in più rispetto alla scorsa edizione • eccellenza del made in Italy, presenza esclusiva di produttori italiani • numerose categorie merceologiche, alle quali si sono aggiunti prodotti che rispondono alle mutate esi‐ genze del settore, come l’assistenza legale, i centri servizi e la progettazione di case funerarie e sale del commiato • degustazioni gratuite di prodotti tipici del territo‐ rio, coffee point e aree relax

IN AUTO Autostrada A35 Brebemi: uscita 5 Tangenziale Sud Autostrada A4 Milano‐Venezia: uscita casello Brescia Ovest IN TRENO Distanza di circa 5 km. Servizio taxi nel piazzale della stazione oppure autobus nu‐ mero 7 direzione Roncadelle, fermata via Orzinuovi (Orto‐ mercato) a 500 metri dal polo fieristico. Tempo di percorrenza: 8 minuti circa. AEROPORTI PIÙ VICINI Bergamo, Orio al Serio Verona, Villafranca Milano, Linate

INGRESSO GRATUITO, PUBBLICO SPECIALIZZATO L’ingresso e il parcheggio sono liberi e gratuiti, ma riservati agli operatori del settore. Per garantire la presenza di pubblico specializzato è obbligatoria l’iscrizione: è possibile ac‐ creditarsi per i giorni della manifestazione con la scheda di adesione scaricabile dal sito in‐ ternet www.memoriaexpo.it oppure distribuita attraverso la rivista Tecnica.

Memoria Expo • Tel. 030 3463468 • Cell. 335 5311957 • www.memoriaexpo.it • info@memoriaexpo.it


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47Olivetti Cassone.qxp_Layout 1 30/11/18 09:01 Pagina 47

PRODOTTI 47

ANCHE IN CONDIZIONI ESTREME

Il cassone in abs di Olivetti è stato studiato per essere ben visibile anche di notte o in situazioni di scarsa visibilità, grazie a una fascia catarifrangente che corre lungo tutti i lati. Leggero, solo 30 kg, ma robusto, è lungo 2.447 mm, con una lunghezza interna di 2.040 mm, e la larghezza può variare dai 500 ai 718 mm.

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48 AZIENDE

INSIEME PER OTTENERE GIUSTIZIA Sostenere chi ha subìto ingiustamente un danno e aiutarlo a ottenere il giusto risarcimento è la mission di Giesse Risarcimento Danni, che grazie alla sinergia con le imprese di onoranze funebri rende possibile assistere le persone fin dai momenti iniziali di sconforto e rabbia.

S

ono in costante aumento gli accordi di collaborazione tra le imprese del comparto funebre e Giesse Risarcimento Danni, una realtà che da oltre 23 anni si schiera al fianco dei più deboli e di tutti coloro che hanno ingiustamente subìto un danno causato da terzi, con una particolare attenzione verso i casi più gravi e complessi. L’esperienza, la professionalità, la presenza capillare su tutto il

territorio nazionale fanno di Giesse un gruppo che vanta grande autorevolezza, capace di gestire nel corso della sua storia più di 4.200 casi di risarcimento per danni mortali, tra cui incidenti stradali, malasanità, infortuni sul lavoro, incidenti aerei, navali e ferroviari. AL FIANCO DEI PIÙ DEBOLI «Siamo l’unica realtà in Italia ad aver gestito un così alto numero di casi mortali, alcuni dei

quali hanno suscitato grande clamore. Come il naufragio della Costa Concordia, il disastro aereo del volo Air France Rio de JaneiroParigi, le sciagure ferroviarie di Viareggio e del treno AndriaCorato fino al recente crollo del ponte Morandi a Genova. Le persone danneggiate e i loro familiari vengono assistiti fin dal primo momento e seguiti lungo tutto il delicato iter che porta a ottenere il risarci-


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AZIENDE 49

monianze dei titolari pubblicate nei precedenti numeri di Tecnica.

mento integrale del danno», spiega Nicola Barchet, presidente di Giesse Risarcimento Danni. «La nostra mission aziendale è quella di schierarsi al fianco dei più deboli che hanno subìto ingiustamente un danno. Il numero di collaborazioni con le imprese di onoranze funebri che offrono servizi aggiuntivi in questa direzione è in crescita, creando un vantaggio reciproco per entrambi». PERCHÉ È UN VANTAGGIO COLLABORARE CON GIESSE? Per un’impresa che opera nel campo delle onoranze funebri offrire servizi aggiuntivi alle famiglie è sicuramente un plus. In un momento delicato come la perdita di un proprio caro a causa di un’ingiustizia, collaborare con Giesse significa riuscire a offrire un servizio ancora più completo, in grado di aiu-

tare i propri clienti anche nella gestione di tutte le delicate fasi necessarie a ottenere giustizia. L’assistenza che Giesse riesce a fornire ai clienti – anche attraverso la propria rete di fiduciari, tra i quali spiccano avvocati, penalisti e civilisti, medici legali, psicologi e psichiatri forensi, esperti in ricostruzioni cinematiche – è completa e permette di ottenere il risarcimento integrale del danno da essi sofferto. Nel corso degli anni già molte imprese funebri hanno iniziato una più che soddisfacente collaborazione con Giesse, come dimostrano le numerose testi-

MANTENIAMO LE PROMESSE! «Possiamo anche anticipare il costo del servizio funebre e dell’eventuale trasporto della salma effettuando il pagamento entro trenta giorni dall’emissione della fattura», sottolinea Bruno Marusso, vice presidente di Giesse Risarcimento Danni. «La solidità del nostro gruppo, testimoniata dai bilanci, è la garanzia migliore per l’impresa funebre che collabora con noi, perché manteniamo quello che promettiamo». Giesse, le cui sedi di direzione – ufficio danni gravi e mortali e ufficio danni di lieve entità – si trovano a Belluno, opera su tutto il territorio nazionale con 42 sedi operative e collabora con un team di esperti e tecnici in ogni disciplina che hanno sottoscritto un codice etico e una carta dei diritti e dei doveri morali che definisce le responsabilità etico-sociali di ogni membro dell’organizzazione aziendale.

23 anni di attività

più di 50mila casi risarciti con successo

oltre 4mila i risarcimenti ottenuti in caso di morte

42 sedi dislocate in tutta Italia

oltre 200 persone realmente vicine a ogni assistito

Giesse • N. Verde 800 125530 • www.giesse.info • giesse@giesse.info


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M

ade in ITALY

…E DIECI ANNI DOPO, LA CONDANNA! Ragioniamo su un caso che suscitò scalpore e che, a distanza di anni, fa ancora discutere tutto il mondo delle estreme onoranze sulle reali conseguenze legali.

18 agosto 2003 In un paese della provincia emiliana si svolgono i funerali di T.B., deceduto tre giorni prima. Il servizio funebre si tramuta in un disgustoso rito orrifico ovvero nello spettacolo truculento dei liquidi prodotti dalla decomposizione della salma che tracimano dal feretro a causa, pare, di un’errata procedura, seppur temporanea, di conservazione. Non sappiamo se in cella frigorifera o meno. Il delicato procedimento della preparazione della salma, non solo a fine estetico, ma soprattutto per i risvolti igienico-sanitari che necessariamente implica, non funzionò a dovere e già il giorno prima delle esequie, all’interno dei locali dell’ospedale adibiti a servizio mortuario, gli odori acri e potenti che uscivano dalla bara non erano per nulla rassicuranti. Una volta in chiesa, poi, i parenti dovettero assistere al doppio supplizio di piangere il loro

caro e assistere a una scena raccapricciante. IL FATTO Il giorno prima del funerale l’impresa consente ai parenti di entrare nella camera ardente solo dopo aver chiuso la bara, privandoli così della possibilità di vedere per l’ultima volta il proprio caro. Durante la recita del rosario si nota del liquido scuro uscire copiosamente dalla bara, all’altezza della testa del defunto, e il forte lezzo nauseabondo sprigionato costringe tutti a uscire dalla sala. Quando i due fratelli del defunto avvertono l’impresa funebre degli strani fenomeni post mortali, l’impresario sposta la salma in un’altra camera e provvede alla sistemazione (come?), assicurando che tutto è risolto e non ci saranno problemi per il funerale. E invece, il giorno dopo, durante il tragitto del corteo si verificano nuove perdite che, colando


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dall’autofunebre, lasciano una scia pastosa lungo la strada. Giunti davanti alla chiesa, all’apertura del portellone della vettura, ancora un momento di puro horror: una grande quantità di liquido organico si versa sul piazzale e dentro la chiesa per tutto il tempo della funzione religiosa. A quel punto la cerimonia viene compressa al minimo, essendo l’aria ormai irrespirabile, tanto che alcune persone accusano perfino malori. Stessa via crucis per il successivo trasferimento al cimitero e per la sepoltura. LA CONDANNA Negli ultimi mesi del 2013, ossia dopo quasi 10 anni da quegli incresciosi accadimenti (non male dato il timing piuttosto dilatato all’infinito dei tribunali italiani), il giudice ha condannato l’impresa funebre al pagamento dei danni morali per non aver correttamente confezionato il feretro. A nulla è valsa la chiamata in correo di chi aveva svolto l’iniezione conservativa, che per il magistrato giudicante ha avuto un importante ruolo ritardante e inibente dell’incipiente processo putrefattivo (e poi spesso a sproposito si disquisisce ancora sull’utilità, in casi estremi, del trattamento antiputrefattivo). Difatti è stato assolto chi ha svolto la siringazione cavitaria e si trattava ancora di personale tecnico delegato dall’autorità sanitaria locale, quindi estraneo ai necrofori dell’impresa. L’impresa funebre fu inizialmente condannata per reato ambientale (liquami e puzza) e quindi per “getto pericoloso di cose” ex articolo 674 del codice penale, di fatto risolto con un’ammenda e il pagamento dei danni morali alla famiglia. RESPONSABILITÀ, ANCHE PENALE L’impresario funebre è sempre responsabile del corretto confezionamento del feretro usato nel trasporto al cimitero o al crematorio e deve quindi adottare le soluzioni più proprie per impedire le percolazioni

cadaveriche durante il funerale, qualunque sia la pratica funebre prescelta dai dolenti e sia o meno d’obbligo l’impiego della cassa di zinco. Tutte le leggi regionali di riforma della polizia mortuaria individuano la responsabilità, anche penale, dell’addetto al trasporto ai sensi dell’articolo 358 del codice penale. Come già dimostrato ampiamente dalla letteratura di settore, solo utilizzando cofani conformi alle normative attualmente in vigore nel nostro Paese l’impresario ha un’ulteriore garanzia in merito allo svolgimento del servizio funebre in tutte le fasi, dal trasporto allo svolgimento delle esequie in chiesa o altro luogo di culto, senza pericoli o problemi relativi a igiene pubblica e sicurezza degli operatori per rischio biologico. Come è stato più volte sottolineato, è quindi molto importante per un impresario avere un fornitore solido e conosciuto, con prodotti garantiti e realizzati nel massimo rispetto della legge. E l’industria funeraria italiana è davvero all’avanguardia in questo ambito, anche in virtù della lunga tradizione artigiana che, abbinata alle più moderne tecnologie produttive, porta al raggiungimento di elevati standard estetici e qualitativi. Carlo Ballotta


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DA COLLEGA A COLLEGA Roberta Ridolfi, infermiera dell’emergenza e nell’ambito formativo. Tania Bressan, nel settore amministrativo di un’impresa funebre, si occupa anche delle adempienze del Testo Unico sulla sicurezza nell’ambiente di lavoro e del Gdpr 679. Parallelamente alle nostre occupazioni prioritarie, da oltre 10 anni ci occupiamo di sicurezza sul lavoro e di primo soccorso aziendale. Seguendo le linee guida sanitarie e tramite Pratika Growup (struttura integrata che supporta le aziende nella gestione dei rischi aziendali) abbiamo creato diversi format di corsi di primo soccorso per le aziende e un progetto di primo soccorso pediatrico con dispensa tecnica.

o i l g i s n o il c

dacollegaacollega@gmail.com

Scopo di questa rubrica è promuovere una maggior sensibilizzazione di tutti gli operatori del comparto alla cultura della prevenzione e della sicurezza sul lavoro. L’esperienza e la voglia di approfondire hanno portato Roberta Ridolfi e Tania Bressan, in collaborazione con Pratika Growup, ad analizzare argomenti spesso sottovalutati nella funeraria. «Il nostro principale obiettivo è quello di riuscire a trattare argomenti, a volte complessi, in maniera semplice e alla portata di tutti. Ci auguriamo che la cultura della prevenzione e della sicurezza sul lavoro diventi un argomento di formazione basilare e non solamente un obbligo di legge da rispettare».

MOVIMENTAZIONE CARICHI: il giusto atteggiamento per evitare gli infortuni Statisticamente nel comparto cimiteriale gli infortuni derivanti dalla movimentazione manuale di carichi risultano numerosi. Per chi opera nel settore è evidente come i carichi e le situazioni, a volte inverosimili, in cui ci si può imbattere in fase di movimentazione di una salma o di un feretro confermino i dati statistici.

R

ecenti dati Inail, risalenti al 2010, evidenziano come le malattie muscolo scheletriche da sovraccarico biomeccanico rappresentino il 60% delle denunce di infortunio. Senza considerare i frequenti casi in cui il lavoratore non denuncia l’evento negativo – infortunio o malattia professionale – attribuendolo a motivazioni extra lavorative. Portiamo come esempio l’analisi del fenomeno infortunistico su sette cimiteri del comune di Milano, nonostante i dati siano relativi al 1996. Si evidenziano i casi di infortunio suddivisi per fase lavorativa e il tipo di lesione riportata.

Ciascuna fase lavorativa presenta rischi di: • caduta del carico durante la movimentazione; • infortunio dovuto alla movimentazione dei carichi che possono raggiungere e a volte anche superare i 200 kg • assunzione di posture scorrette associate alla necessità di compiere sforzi fisici rilevanti. Le patologie alla colonna determinano costi economici e sociali rilevanti, in quanto comportano assenze dal lavoro, costi per le cure, cambiamenti di mansione o di lavoro e invalidità. Le patologie riscontrate più frequentemente sono la lombalgia acuta, la disfunzione del rachide cervicale, stiramenti muscolari, contratture ed ernie. Come si può notare, quindi, è coinvolta l’intera struttura osteoarticolare e nervo vascolare. L’85-90% di queste patologie sono guaribili in circa tre mesi, ma il 40-50% sono diventate lombalgie recidivanti e il 10-15% lombalgici cronici con vario gradi di invalidità.

La valutazione del rischio da movimentazione manuale di carichi può essere effettuata con un metodo quantitativo chiamato Niosh, che però purtroppo non risulta applicabile al comparto funebre in quanto necessita di tempi di movimentazione

LESIONI

TOTALI

%

contusioni ferite lombalgia lesioni corneali edema allergico fratture trauma cranico ustione chimica n.d.

153 77 55 15 11 8 6 2 13

45,0 22,6 16,2 4,4 3,2 2,4 1,8 0,6 3,8

TOTALE

340


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o

prefissati e contempla un numero massimo di due addetti con carichi certamente inferiori a quelli in gioco durante i servizi funebri. Si ricorre quindi a una valutazione di tipo qualitativo considerando tutti gli aspetti indicati nell’Allegato XXXIII del decreto legislativo 81/08, che riportiamo in parte ed esaminiamo qui di seguito. La movimentazione manuale di un carico può costituire un rischio di patologie da sovraccarico biomeccanico, in particolare dorso-lombari, nei seguenti casi: • carico troppo pesante Gli uomini avrebbero un limite massimo sollevabile di 25 kg e le donne di 20, senza dimenticare che tali limiti scendono a 20 per gli uomini e 15 per le donne superati i 45 anni di età. • carico ingombrante o difficile da afferrare • carico può essere collocato in una posizione tale per cui deve essere tenuto o maneggiato a una distanza che provoca una torsione o inclinazione del tronco • può, a motivo della struttura esterna e/o della consistenza, comportare lesioni per il lavoratore, in particolare in caso di urto.

FASE INFORTUNI % LAVORATIVA inumazione esumazione giardinaggio trasporto salma attività obitoriale in itinere cremazione estumulazione tumulazione altro TOTALE

98 74 45 30 10 9 4 2 2 66

28,8 21,8 13,2 8,8 2,9 2,6 1,2 0,6 0,6 19,5

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Lo sforzo fisico può presentare rischi di patologie da sovraccarico biomeccanico, in particolare dorso-lombari, quando: • è eccessivo (il carico può superare i 200 kg) • può comportare un movimento brusco • è compiuto con il corpo in posizione instabile. Le caratteristiche dell’ambiente di lavoro possono aumentare le possibilità di rischio di patologie da sovraccarico biomeccanico, in particolare dorso-lombari, nei seguenti casi:

MANIPOLAZIONE, MOVIMENTAZIONE E TRASPORTO SALMA, BARA, FERETRO In ogni aspetto di queste fasi di lavoro la movimentazione manuale di carichi risulta elevata. Si pensi, per esempio, alla vestizione o al recupero della salma, alla preparazione e a tutti i vari spostamenti che si effettuano nel corso di un servizio. Per il trasporto del feretro si impiegano generalmente quattro necrofori, in modo da suddividere il carico in maniera uniforme per ciascun addetto tenendo anche conto che spesso si opera in terreni accidentati o in spazi ristretti. Questa fase prevede il sollevamento a braccia (in alcuni casi il successivo trasporto a spalla), con l’ausilio dei carrelli e di appositi rulli di scorrimento installati sulle auto che aiutano il trasferimento, diminuendo la forza della spinta da parte dell’operatore. Nella movimentazione della salma in fase di recupero spesso gli operatori sono due, ausiliati da sacche plastificate monouso con maniglie che contribuiscono a una migliore presa e distribuzione del peso. Durante il trasporto in un recupero non va dimenticata la corretta scelta del cassone per salme e delle sue peculiarità costruttive: leggerezza, praticità e maneggevolezza per poter agevolare lo spostamento in qualsiasi situazione, riducendo in maniera radicale i danni per carico discale degli operatori. Utilizzare i carrelli estensibili con maniglie agevola lo spostamento e il carico del feretro anche su terreni sconnessi. Un elemento molto efficace sarebbe il saliscale o scendiscale: questi mezzi sono stati creati appositamente per la nostra attività, con caratteristiche che garantiscono una perfetta distribuzione dei carichi e un’elevata manovrabilità, anche in spazi angusti, grazie a ruote girevoli. Non sempre però questi ausili meccanici possono essere presenti o utilizzati e il risultato di questa fase operativa comporta: • applicazione dei carichi in modo asimmetrico sulla parte dorso lombare • forte sollecitazione del rachide cervicale e dell’intera colonna in modo squilibrato e in rotazione • sofferenza del muscolo trapezio superiore, della parte cervicale e danni nel tempo alle articolazioni clavicolari e scapolo omerali (spalla) se usato il trasporto a spalla.

• lo spazio libero, in particolare verticale, è insufficiente per lo svolgimento dell’attività richiesta • il pavimento è ineguale, quindi presenta rischi di inciampo oppure è scivoloso • il posto o l’ambiente di lavoro non consentono al lavoratore la movimentazione manuale di carichi a un’altezza di sicurezza o in buona posizione • il pavimento o il piano di lavoro presenta dislivelli che implicano la manipolazione del carico a livelli diversi • la temperatura, l’umidità o la ventilazione sono inadeguate.

TUMULAZIONI ED ESTUMULAZIONI Durante la tumulazione nei loculi gli sforzi fisici sono molto elevati, soprattutto in determinate situazioni. Nelle prime due file partendo dal basso l’operazione è abbastanza semplice, ma dalla terza fila (a un’altezza di circa 2 metri), in mancanza di un solleva feretri meccanico, è necessario predisporre un trabattello con un’altezza corrispondente all’ingresso del loculo sul quale il feretro (del peso medio di circa 200 kg) viene collocato manualmente. Dalla quarta fila si necessita inoltre di un’impalcatura sulla quale il feretro viene sollevato manualmente con funi e carrucole, a volte solo a braccia. Sono problematiche anche le tumulazione in tombe interrate o monumenti di famiglia, a causa degli spazi ristretti e alle caratteristiche di realizzazione delle opere commemorative. Le criticità connesse a questo tipo di movimentazione associata ad assunzione di posture scorrette e sforzi fisici elevati (soprattutto nelle operazioni di sollevamento sui trabattelli e impalcature) aumentano lo stress meccanico gravante sulle strutture muscolo scheletriche.


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INUMAZIONE ED ESUMAZIONE Durante l’inumazione la fase maggiormente critica è riconducibile all’attività di calo del feretro tramite funi nella fossa. Il processo lavorativo è uguale, ma opposto, durante le esumazioni, perchè aggiunge una sollecitazione dell’apparato cardiorespiratorio dovuto allo sforzo. Le patologie più frequenti risultano le affezioni del rachide lombare e cervicale. Attualmente gli interventi di prevenzione o protezione da poter adottare in questa fase lavorativa risultano limitati. Durante l’esecuzione di azioni che comportino l’assunzione di posture dannose per la schiena è necessario che gli operatori siano appositamente formati attraverso un training specifico che prevede l’addestramento e le acquisizioni di tutte le informazioni utili quali: • rispetto dell’asse vertebrale (la linea retta della schiena) • ampliamento della base d’appoggio dei piedi sfruttando il peso del proprio corpo • utilizzo della forza degli arti inferiori e non della schiena (piegarsi sulle ginocchia) • avvicinamento del corpo al punto di presa del carico • mantenimento dell’equilibrio • adozione di prese corrette • evitare movimenti di rotazione e inclinazione laterale, adottando anche un sincronismo fra operatori.

Purtroppo, come già detto, la meccanizzazione delle procedure di lavoro non è sempre possibile per svariati motivi, tra cui quelli culturali: l’utilizzo del cala feretro durante l’inumazione non corrisponderebbe, per esempio, a una visione tradizionale dell’ultimo saluto. Resta fondamentale la formazione degli addetti, che non sempre viene effettuata e seguita con la dovuta attenzione, sottovalutando l’effettiva incidenza del rischio. Dall’analisi illustrata emerge che nelle fasi di trasporto le patologie maggiori sono a carico del rachide lombare con lombalgie acute e possibili peggioramenti, mentre nelle fasi del lavoro cimiteriale le patologie più a rischio sono rilevate sull’intera struttura della colonna vertebrale. Ci si augura che nella progettazione di nuove costruzioni in ambito cimiteriale si tengano presenti gli sforzi enormi che bisogna fare per movimentare carichi pesanti e ingombranti, e si proceda con la realizzazione di spazi che permettono l’accesso di qualsiasi operatore in condizioni di sicurezza.

Riferimenti bibliografici Linee guida per la prevenzione dei disturbi e delle patologie muscolo scheletriche del rachide da movimentazione manuale dei carichi. Colombini, Occhipinti, Cairoli, Menoni, Ricci, Battevi, Violante, Mattioli, 2004. Continuous assessment of lowback loads in long-term care nurses. Holmes, Hodder, Keir, 2010. Decreto legislativo 81/08 e s.m.i. Inail Posture di lavoro e alterazioni del rachide nei necrofori. Occhipinti, Colombini, Cattaneo, Cervi, Grieco, Medicina del Lavoro 1988. Profili di rischio nel comparto cimiteri. Comune di Milano. Dpr 547/55, Norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro. Unità di ricerca ergonomia della postura e del movimento, Epm, Milano. Niosh: work practices guide for manual lifting. Atti del I seminario nazionale, Rischi professionali e prevenzione nel terziario arretrato. Snop, Milano 1994. Dpr 285/90, Regolamento di polizia mortuaria. La movimentazione manuale dei pazienti nei reparti di degenza delle strutture sanitarie. Med del Lav, vol. 90, 2 aprile 1999. Profilo di rischio nel comparto cimiteri, www.tuttosuicimiteri.it

ENTUSIASMO A LIONE PER L’ITALIANA RENOVA All’ultima edizione di Funexpo, che si è svolta a Lione dal 15 al 18 novembre, nello stand Rivaud, rivenditore ufficiale per il mercato francese del marchio Renova, erano presenti le versioni due porte e quattro porte dell’autofunebre Medea Vignale realizzata su base Ford Mondeo. «Anche in Francia abbiamo registrato forte interesse e apprezzamento da parte dei visitatori per la Medea Vignale», ha commentato Stefano Menozzi, titolare di Renova insieme al collega Wainer Righi. «Si conferma un’ottima alternativa di classe ai modelli già esistenti sul mercato per estetica, funzionalità e per il prezzo estremamente competitivo».

Stefano Menozzi e Wainer Righi di Renova a Funexpo 2018.


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RUBRICHE 61

IL FISCALISTA PER VOI

LA RIFORMA del fallimento Analizziamo le novità riguardanti le società a responsabilità limitata in caso di crisi d’impresa e insolvenza.

L’

obiettivo del nuovo schema di decreto legislativo è quello di riformare in modo organico la disciplina delle procedure concorsuali al fine di consentire una diagnosi precoce dello stato di difficoltà delle imprese e salvaguardare la capacità imprenditoriale di coloro che attraversano il fallimento. Uno dei punti di maggior rilievo è, senza dubbio, quello che riguarda le società a responsabilità limitata. L’articolo 14 del progetto di legge modifica l’articolo 2477 del codice civile estendendo la disciplina della denuncia dei soci al tribunale (articolo 2409 del codice civile) anche per le società a responsabilità limitata prive di organo di controllo. L’obbligo per le srl di dotarsi di un organo di controllo (anche monocratico) o di un revisore sorgerà nel momento in cui la società: • è tenuta alla redazione del bilancio consolidato; • esercita il controllo verso una società obbligata alla revisione legale dei conti; • ne abbia previsto specifica-

tamente la nomina nell’atto costitutivo; • superi per due esercizi consecutivi uno dei seguenti limiti (e non più entrambi): - totale dell’attivo dello stato patrimoniale pari a 2 milioni di euro (mentre prima della riforma era 4.400.000); - ricavi delle vendite e delle prestazioni pari a 2 milioni di euro (mentre prima della riforma era 8.800.000); - ammontare delle unità dipendenti impiegate in media durante l’esercizio pari a 10.

STRUMENTI PER IL RECUPERO E ORGANI DI CONTROLLO

È previsto, inoltre, che l’obbligo da parte delle società a responsabilità limitata di nominare il revisore (o l’organo di controllo) venga meno quando per tre esercizi consecutivi la società non supera alcuno dei tre limiti dimensionali indicati. Qualora, nonostante sussista tale onere di nomina, la società non vi provvede entro il termine in cui l’assemblea è chiamata ad approvare il bilancio, sarà il Tribunale a nominare il revisore (o l’organo di controllo) su segnalazione da parte di chi ne ha interesse: il curatore del registro delle imprese. Finalità è quella di portare l’imprenditore, che opera sia in forma societaria sia in forma collettiva, a istituire un assetto organizzativo, amministrativo e contabile adeguato alla natura e alle dimensioni dell’impresa, anche in funzione della rilevazione tempestiva della crisi di impresa e della perdita della continuità aziendale. Da una parte, in presenza di queste situazioni di difficoltà, l’imprenditore dovrà attivarsi senza indugio per l’adozione o l’attuazione di uno degli strumenti previsti dall’ordinamento per il superamento della crisi e il recupero della continuità aziendale. Dall’altra parte, invece, l’organo di controllo dovrà sia verificare che l’organo amministrativo valuti costantemente se l’assetto organizzativo è adeguato e se sussiste l’equilibrio economico-finanziario sia segnalare immediatamente allo stesso organo amministrativo l’eventuale esistenza di fondati indizi della crisi. La riforma porta certamente con sé aspetti positivi. Infatti, il maggior controllo e una maggiore collaborazione tra chi amministra e chi controlla potrebbe far emergere e anticipare situazioni di crisi. D’altro canto, però, il rischio è quello di appesantire troppo la struttura delle società anche in termini di costi.

Dottore commercialista laureato all’Università Bocconi di Milano e con un Master tributario full time Ipsoa, Alberto Pirone è specializzato nella consulenza fiscale e societaria. È tra gli esperti professionisti dello studio R&S Commercialisti di Milano, che da circa 30 anni si rivolge a persone, piccole e medie imprese, ma anche grandi realtà nazionali e internazionali con consulenze in materia tributaria, societaria, aziendale e contabile. Tel. 02 48007790 ‐ info@rscommercialisti.it


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Giornalista pubblicista iscritto all’Ordine Nazionale Giornalisti dell’Emilia Romagna, specializzato in giornalismo tecnico-amministrativo nel settore necroscopico, funerario e cimiteriale. Carlo Ballotta ha conseguito diplomi e attestati partecipando a diversi seminari sulla polizia mortuaria e a giornate di studio sulle differenti leggi regionali emanate negli ultimi anni, focalizzandosi principalmente su pianificazione e gestione dei fattori produttivi in ambito cimiteriale, redazione e osservanza del regolamento comunale di polizia mortuaria e pianificazione cimiteriale. Dal 2005 è parte del programma di aggiornamento e formazione per il settore funebre e cimiteriale condotto da diversi enti e ha frequentato, a più riprese, corsi di approfondimento su concessioni cimiteriali, operatività e sicurezza in cimitero, metodologia di azione nelle operazioni cimiteriali, protezione della privacy in ambito di polizia mortuaria e tutela delle opere di rilievo storico-artistico nella gestione cimiteriale.

DENTRO o fuori? In quale ordine disporre le casse, di cui all’articolo 30 del Dpr n. 285/1990: cofano ligneo e controcassa metallica?

C

on una notevole innovazione rispetto ai disposti del Dpr del 21 ottobre 1975 n. 803, l’attuale regolamento nazionale di polizia mortuaria (che conta ormai più di 30 anni), approvato con il Dpr 10 settembre 1990 n. 285, consente prassi che nel passato si sarebbero dovute considerare del tutto contra legem. Non si può dire certo che il Dpr 285/1990 sia fortemente rivoluzionario, ma qualche innovazione ha pure (suo malgrado?) introdotto. In particolare, qui ci si riferisce al caso in cui le salme siano destinate all’inumazione o alla cremazione e il feretro utilizzato per il trasporto risulti composto dalla duplice cassa, lignea e metallica. Tale prescrizione operava, come noto, in vigenza del precedente richiamato Dpr n. 803/1975 allorché la distanza del trasporto funebre eccedesse i 25 km. In tale situazione vi erano comuni che, ritenendo illegale ogni forma di azione manomissiva sul feretro, vietavano il ricorso all’inumazione, consentendo la sepoltura esclusivamente nella forma della tumulazione. Per ovviare a questo inconveniente, che avrebbe leso la libertà di scelta da parte dei familiari per l’una o l’altra delle modalità di sepoltura, il Ministero della Sanità, con propria circolare n. 73 del 24 novembre 1982, si era pronunciato prescrivendo che in tali evenienze (necessità del doppio feretro e avvio all’inumazione) la cassa metallica dovesse essere esterna rispetto a quella lignea, così da esser più facilmente rimossa o tagliata. Il prefato atto istruttivo – in sé legittimo non sussistendo, nell’ora abrogato Dpr n. 803/1975, una norma concernente l’«ordine» di posizionamento dei due tipi di feretri, poiché non veniva stabilito né indicato quali dei due, tra quello ligneo e quello metallico, dovesse contenere l’altro – vide la reazione, anche scomposta, delle famiglie e soprattutto delle imprese di onoranze funebri che, in questo modo, sarebbero state limitate nell’esibizione, nell’ostentazione di cofani lignei particolarmente curati sotto il profilo ornamentale e, quindi, con maggiore valore aggiunto. Con l’emanazione del Dpr 10 settembre 1990 n. 285 la questione ha assunto un ben diverso aspetto perché il legislatore ha sanato questa lacuna.

Accade spesso che anche il personale delle onoranze funebri, in funzione di supporto, sia coinvolto in interventi volti a tutelare la salute pubblica e lo stesso decoro dei cimiteri, come si verifica nelle operazioni di risanamento per un loculo interessato da fenomeni percolativi. In questo frangente piuttosto scabroso si ricorre a una nuova zincatura della bara ovvero a un ulteriore avvolgimento, ex art. 88 Dpr n. 285/1990, del feretro danneggiato da un improvviso

scoppio. Tale procedura consiste, appunto, nel deporre il feretro che non assicura più un’efficace tenuta stagna entro un nuovo involucro di zinco o (quasi mai) piombo. Poi si sanifica la cella muraria e si provvede a tamponarla a regola d’arte, ex art. 76 commi 8 e 9 Dpr n. 285/1990. Ragioni d’opportunità, e massimamente di igiene e sicurezza, sconsigliano infatti di rimuovere l’originaria copertura del feretro, da cui si verifichi la fuoriuscita di liquami, per ripristinare la saldatura o, addirittura, trasferire direttamente il cadavere in un diverso contenitore. Un problema così spinoso si traduce, da anni, sulle pagine della stampa specializzata in un appassionante dibattito sulla disposizione della vasca metallica in caso di feretro destinato alla tumulazione oppure confezionato per trasporto di infetti (articoli 18 e 25 Dpr n. 285/1990) o per tragitti superiori ai 100 km, tale comunque da rispondere positivamente ai requisiti tecnici di cui all’articolo 30 Dpr n. 285/1990. Tutto ciò, ovviamente, in regime di solo Dpr n. 285/1990. In Lombardia, per esempio, vale invece l’allegato 3 al Regolamento Regionale 9 novembre 2004 n. 6 sulla costruzione e composizione della casse mortuarie. I produttori si dicono fermamente contrari a collocare esternamente la cassa metallica, non solo per ragioni d’immagine. Ci sarebbe, infatti, anche un inconveniente di natura tecnica perché la lamiera, lavorata con spessori sottilissimi (0,660 mm), sarebbe in grado di garantire solo l’impermeabilità ai liquami cadaverici, mentre presenterebbe una bassa resistenza agli sforzi e stress meccanici, provocati dalla pressione interna dei gas putrefattivi e dal peso stesso di cadavere e cassa di legno. Il compito del robusto cofano ligneo, che per la legge italiana deve esser unicamente di legno massello, consiste proprio nel contenimento delle spinte provocate dalle sostanze aeriformi sviluppate dalla materia organica durante la decomposizione. Se s’invertisse l’ordine dei due contenitori la cassa di legno verrebbe a diretto contatto con la salma e non potrebbe certo garantire una tenuta ermetica, mentre la controcassa in lamiera dovrebbe opporsi da sola alle forze esercitate sulle sue pareti, tendendo ad assumere una precaria forma cilindrica. Non dobbiamo poi dimenticare come una vasca metallica, capace di ospitare al proprio interno l’intero feretro, sarebbe sicuramente di maggiori dimensioni e non sempre potrebbe risultare compatibile con le cubature e gli ingombri massimi calcolati dall’edilizia cimiteriale (si veda l’indicazione di cui al paragrafo 13.2 circolare


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RUBRICHE 63 ministeriale 24 giugno 1993 n. 24), soprattutto per loculi o cappelle gentilizie piuttosto vetusti, non a norma con l’articolo 76 comma 3 del Dpr 285/90 e utilizzabili per nuove sepolture solo grazie alla procedura di deroga contemplata dall’articolo 106 Dpr 285/1990 con relative norme d’implementazione di cui al paragrafo 16 della circolare ministeriale n. 24/1993, oggi trasferita alle Regioni dopo il Dpcm 26 maggio 2000 e da queste sempre più devoluta ai Comuni grazie a una sub-delega ai sensi dell’art. 3 comma 5 Dlgs n. 267/2000. Misure più grandi significherebbero anche maggiori difficoltà nel ricavare la vasca metallica da un solo nastro di zinco. La legge, in effetti, prescrive implicitamente (mod. 4 punto 3.1 paragrafo 16 circolare ministeriale n. 24/1993), almeno quando è possibile, di realizzare le casse di zinco partendo da un unico foglio, così da limitare le giunture tra più elementi al solo labbro perimetrale su cui poggerà il coperchio. Un più generoso volume probabilmente sortirebbe il risultato di contenere con una certa efficacia le spinte dei gas. Queste si distribuirebbero su di una superficie più ampia, perdendo così parte della propria forza, anche se la lamiera, più elastica rispetto a un asse di legno spessa non meno di 25 mm, sarebbe comunque sottoposta a violente deformazioni e flessioni a causa dell’escursione termica e dei miasmi stessi. Forse, allora, per evitare l’eccessiva dilatazione del cofano di zinco e il suo scoppio, cagionato dalla fessurazione delle saldature, servirebbero valvole a depressione tarate diversamente per intervenire prima e smaltire con più tempestività la sovrappressione dei gas. L’applicazione delle “reggette” di cui all’art. 30 comma 11 riuscirebbe oltremodo macchinosa e di dubbia efficacia, e poi questa metodologia, invero anacronistica dopo l’avvento delle valvole depuratrici, è ormai obbligatoria solo per i trasporti internazionali tra Paesi aderenti alla Convenzione di Berlino del 10 febbraio 1937, anzi essa è pure considerata superflua dal paragrafo 9.2 della circolare ministeriale n. 24/1993 se c’è la valvola o il cofano di zinco racchiude in sé quello di legno. Sul fondo, poi, potrebbero essere depositate quantità più consistenti di quei composti bio-enzimatici che neutralizzano i liquami della decomposizione, di cui al paragrafo 16 mod. 4 circolare Ministero della Sanità n. 24 del 24 giugno 1993, ma pure, almeno in teoria, richiamati dall’art. 77 comma 3 Dpr n. 285/1990 e mai, con successo, sperimentati in Italia. Nell’eventualità di un’estumulazione straordinaria, in seguito al verificarsi di fenomeni percolativi, gli addetti del cimitero potrebbero intervenire agevolmente sulla lamiera per controllare la stabilità della saldatura, senza venir mai a contatto ravvicinato con il cadavere in avanzato stato di decomposizione, anche se si finirebbe, pur sempre, con l’optare per un più pratico e sicuro avvolgimento con un nuovo cassone. Sarebbe poi difficile pensare che lo zinco, all’esterno della bara, potesse perdere le sue proprietà chimiche a causa dell’azione degli agenti atmosferici o del tempo.

Questo metallo, notoriamente soggetto a ossidazione solo superficiale che lo protegge da attacchi in profondità, è infatti massimamente indicato per il contenimento di liquidi. La doppia cassa, al momento della tumulazione, verrebbe comunque inserita in una cella muraria chiusa ermeticamente (così come riportato nel Dpr 285/90 art. 76 comma 9), al riparo da piogge, intemperie o rilevanti variazioni di temperatura. Nel caso di tumulazione, nonostante le argomentazioni sopraccitate, buona parte della dottrina ritiene preferibile l’adozione dell’involucro metallico all’interno della bara per le ragioni tecniche appena esposte, ovvero perché la cassa di zinco è: • fragile durante il trasporto (il vero imballo, al di là del pregio estetico, è dato dalla cassa di legno), poi la lamiera di solito non è predisposta per accogliere sistemi di movimentazione autoportanti (maniglie); • pericolosa perché può procurare tagli e ferite mentre viene asportata o manipolata, in quanto non sempre il personale è dotato dei dispositivi di protezione individuale adeguati; • esteticamente urterebbe la sensibilità dei parenti (e delle imprese funebri) che osteggerebbero, per esempio, la pratica funebre della cremazione, con grave nocumento per la sua diffusione. Il problema, invece, si complica notevolmente per i feretri destinati a cremazione o inumazione, ma confezionati ugualmente con la duplice cassa. Molti impianti crematori non sono idonei all’accoglimento di bare zincate e, di conseguenza, prima di introdurre il feretro nel forno bisogna rimuovere vasca e coperchio. Per la sepoltura in campo di terra, invece, dove è vietato l’uso di materiali non biodegradabili (art. 75 comma 1 Dpr 285/1990), è necessario aprire squarci sul nastro zincato del coperchio (art. 75 comma 2 Dpr 285/1990). In queste due fattispecie il posizionamento esterno della cassa in lamiera semplificherebbe notevolmente le operazioni. Il legislatore, già nel lontano anno 1993, pare però aver posto fine alla diatriba sulla disposizione delle due casse nei feretri predisposti per la tumulazione. Il regolamento nazionale, infatti, non indica esplicitamente in quale ordine debbano essere sistemati il cofano ligneo e la vasca di zinco munita di coperchio a tenuta stagna. Ai sensi della circolare esplicativa del Ministero della Sanità n. 24 del 24 giugno 1993 è, pertanto, illegittimo ogni atto normativo comunale (regolamento o ordinanza sindacale. Per esempio: Comune di Firenze: n. 2004/00730 del 13/09/2004; Comune di Venezia: n. 92 del 21/01/1992) che, arbitrariamente, imponga l’impiego di una cassa metallica esterna. In punta di diritto, però, si potrebbe poi obiettare come lo stesso Accordo di Berlino – ancorché di vecchia concezione, prettamente paleo-novecentesca, che è fonte transnazionale, prevalente quindi sulla semplice normazione italiana – preveda sempre un uso interno della cassa metallica, tuttavia anche l’orientamento della giurisprudenza pare costante e omogeneo (ex plurimis, si veda Tar dell’Emilia Romagna con propria ordinanza 1735/95 del 3 novembre 1995).


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Sai dirlo

con i fiori ?

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LO STILE LINEARE: volumi, superfici e linee Per composizioni classiche o moderne, lo stile lineare è caratterizzato dalla prevalenza di spazi vuoti che valorizzano quelli pieni.

Lineare libero


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N

ei vari stili compositivi, visti nei precedenti articoli, l’utilizzo degli spazi pieni e vuoti ha una sostanziale variazione: nello stile formale esistono solo spazi pieni, mentre in quello decorativo e vegetativo i pieni si alternano ai vuoti circa in uguale proporzione. Nello stile lineare, invece, il vuoto prevale sul pieno proprio per valorizzare meglio quest’ultimo. Il designer floreale ha a disposizione tre componenti da utilizzare: volumi, superfici e linee.

Western Line

DAL CLASSICO… Nello stile lineare le linee devono prevalere per dare la propria impronta alla composizione. È uno stile che può essere utilizzato sia per composizioni classiche sia in stile moderno libero.

Hogarth

PADRONANZA TECNICA E SENSO ESTETICO Dal punto di vista delle possibilità creative ed espressive è certamente lo stile che consente di realizzare vere e proprie sculture floreali e di utilizzare tecniche non applicabili in altri stili per creare opere spesso irripetibili in considerazione dei materiali usati. Lo stile lineare richiede al designer uno studio accurato, un’estrema padronanza tecnica e un sottile senso estetico nel trovare originali soluzioni creative utilizzando sapientemente i principi e gli elementi dell’arte floreale.

Mezzaluna

Le lineari classiche sono tre: • linea Hogarth • mezzaluna • western line Hanno una precisa forma e regole compositive, caratterizzandosi per un’armoniosa e slanciata eleganza. … AL MODERNO Lo stile lineare libero permette di lasciare sfogo alla creatività, non essendo soggetto a rigide regole compositive. Fiori e foglie vengono impiegati per creare un design stilizzato, dove linee, superfici e masse si equilibrano perfettamente nella formazione di un disegno. Il segno prevale sulla natura dei vegetali che con l’andamento, il colore e la forma suggeriscono come posizionarli perché siano valorizzati al meglio per incarnare un’immaginazione, un sogno, uno stato d’animo. Il protagonismo e la dominanza delle linee sono essenziali poiché l’espressione grafica è la caratteristica di questo stile le cui composizioni ispirano un senso di movimento, dinamismo, interesse, estrosità ed eleganza.


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AUTOSTORICHE che passione! Proseguiamo con la presentazione dei numerosi mezzi dell’impresa Zenoni & Scarponi di Terni, nata dalla fusione delle aziende Zenoni Augusto, fondata nel 1921 per il commercio dei fiori e la vendita di cofani funebri, e La Cattolica dei fratelli Scarponi Paolo e Franco, che essendo abili stagnini costruivano direttamente cofani funebri che a quel tempo erano quasi tutti di legno interno e zinco esterno. Negli anni 50 il rapporto tra le famiglie Zenoni e Scarponi si consolida ulteriormente grazie al matrimonio fra Enzo Zenoni, figlio di Augusto, e Nadia Scarponi, figlia di Paolo. L’impresa raggiunge il suo massimo organizzativo negli anni 70-80 con circa 600 funerali all’anno. Gli attuali proprietari sono i fratelli Laura e Maurizio Zenoni, figli di Enzo e Nadia.

Parlando del loro prestigioso e ampio parco auto è doveroso citare i primi mezzi a motore. Si tratta di due interessanti Fiat 525: una in allestimento chiuso, da trasporto o, come vengono definite oggi, autofunebre da recupero, l’altra utilizzata per le cerimonie e derivata direttamente dalla berlina. Su questo secondo modello vennero applicati decori in legno lavorato e sul tetto un angelo in preghiera curiosamente ricoperto da una foglia in oro. Un allestimento semplice nell’esecuzione, ma funzionale. Posteriormente erano presenti le due portiere per l’accesso del feretro. La foto venne scattata durante la seconda guerra mondiale, in quanto sui fanali anteriori erano applicati dei cappucci che riducevano il fascio di luce solo anteriore per non essere visibili dall’alto, una dotazione obbligatoria sui veicoli a motore. Da un curioso racconto del padre di Maurizio Zenoni sappiamo che durante quegli anni per gli pneumatici si adoperavano dei buoni per l’utilizzo di “gomme alleate” e spesso, anche per le pessime strade, fare un trasporto diventava un’impresa: una volta per un trasporto da Terni a Reggio Calabria forò ben 12 volte!

Passato il periodo della guerra il parco auto si arricchì di un particolare veicolo, nato su telaio Fiat anni Trenta, con allestimento funebre per la parte posteriore. Per avere un’immagine più moderna venne applicata l’intera cabina di un mezzo ex militare Dodge, portato in Italia dall’esercito americano e in seguito messo in vendita attraverso l’Arar (azienda rilievo alienazione residuati), l’ente che aveva il compito di smaltire e vendere i numerosissimi veicoli rimasti dopo la fine della seconda guerra mondiale.

Questa piacevole e rara Fiat 1400 è carrozzata Monterosa, una piccola azienda di Moncalieri, in provincia di Torino, attiva tra gli anni 50 e 60. Furono relativamente poche le Fiat 1100 e 1400 allestite da Monterosa a station wagon. Questa, ancora più rara in quanto allestita ad autofunebre, presenta delle curiose vetrature trasparenti, ma opache come le ambulanze, che fanno pensare a un veicolo da trasporto o recupero forse allestito su una normale vettura familiare.


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È stata invece allestita dalla Carrozzeria Centrale di Thiene, in provincia di Vicenza, azienda molto attiva in Veneto prima della nascita di Pilato e Casale, l’elegante Fiat 1800 bianca, colore riservato ai funerali per i bambini. Dotata di una trasformazione piacevole ed equilibrata, è caratterizzata da lampade votive laterali molto esili, come i decori sul tetto, che risultano gradevoli per il mezzo e l’epoca. Gli interni, come spesso avveniva negli anni 60, sono in similpelle trapuntata, un materiale in seguito scartato dagli allestitori anche in virtù delle successive normative igieniche.

Passiamo alla Mercedes 220 S allestita da Dario Casale, allestitore che avrà con questa impresa una collaborazione proficua e duratura. Ancora oggi i titolari ricordano: «Molti dei nostri mezzi erano carrozzati Dario Casale, che a nostro parere è stato uno dei migliori trasformatori in Italia: la sua linea era pura, senza esagerazioni, in piena armonia con la macchina che trasformava». La Mercedes serie S o meglio W 111 aveva un motore sei cilindri benzina di 2200 cc, in questo caso di un classico nero, gradevole nelle linee, con l’unica aggiunta della coppia di specchi anni 60 sui parafanghi, per facilitare l’uso della vettura magari con le corone a bordo.

Troviamo una curiosa Ford Consul del 1963, curiosa in quanto rimasta esemplare unico e allestita da Luigi Pilato all’inizio della sua attività, quando allestiva autofunebri anche su vetture Fiat e Lancia oltre che Mercedes. Questa Consul era mossa da un classico motore a benzina di 1500 cc e aveva la caratteristica, nella versione berlina da cui derivava, di avere il lunotto posteriore con inclinazione invertita, una tendenza non proprio felice a livello estetico, ma che all’epoca era di moda essendo usata anche sulle Ford Anglia e Citroën Ami 6. Questa piccola Ford di Pilato, nata con il colore nero, venne in seguito riverniciata in bianco e, a fine carriera, ripresa da Pilato che ancora oggi fortunatamente la conserva nel suo museo.

Continua il nostro viaggio alla scoperta delle autofunebri utilizzate in passato dagli impresari italiani. In ogni numero vi presentiamo alcuni modelli grazie all’analisi di Marco Sambataro, modellista ed esperto di autofunebri d’epoca.

INVIACI LE FOTO DELLE TUE AUTO D’EPOC A E LE PUBBLICHEREMO GRATUITAMENTE:

carridepoca@libero.it


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