Tabletromamarzo2018

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ACILIA

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Editoriale a cura del direttore Stefano Quagliozzi

Quando il decoro urbano viene deturpato Certamente vi sarà capitato, passeggiando per la città eterna, di trovarvi nelle strade del centro storico, dove è possibile apprezzare chiese e monumenti tra i più belli al mondo. In questo contesto, alzando lo sguardo, è possibile osservare Palazzi storici, loggette, terrazzi, fregi e stemmi che decorano il Patrimonio architettonico, con manufatti decorativi di pregevole fattura. E’ un piacevole esercizio che anch’io tendo a fare e a ripetere nel tempo. Scopro così nuovi scorci della mia città, talvolta poco battuti, sovente di tutto rispetto quanto a bellezza ed emozioni che anche il solo sguardo riesce a trasmettere. Un rione che mi capita di attraversare - fin dagli anni ‘90 - è il cosiddetto Rione Regola, nella zona di largo Argentina. Man mano nel tempo, più volte mi è capitato di posare lo sguardo su uno degli edifici più conosciuti, per essere una sede del Governo (il dicastero della Giustizia) e ho notato un diffuso disordine nella facciata che volge a sud, dovuto al pullulare progressivo e disordinato di condizionatori d’aria, che di anno in anno sono stati posti all’esterno delle finestre delle stanze di funzionari o dirigenti dello stesso Ministero, con il probabile obiettivo di evitare il caldo torrido delle ultime stagioni ma, purtroppo, senza nessuna pianificazione nell’istallazione dei climatizzatori fino all’inaccettabile risultato finale. Recentemente ho deciso di immortalare lo “spettacolo” di decine e decine di motori e compressori esposti all’esterno della facciata, di marche e dimensioni diverse l’uno dall’altro, con centinaia di metri di disordinati cavi volanti degli impianti d’alimentazione elettrica, che scendendo finanche dal tetto, vedono il loro dislocarsi a pioggia lungo tutta la parete esposta in via delle Zoccolette, di quel Palazzo progettato all’inizio del secolo scorso dall’architetto Pio Piacenti-

ni, in stile rinascimentale e realizzato dopo la Grande Guerra del 1915/18. Il paradosso di questa breve e inquietante storia è che non si tratta di un manufatto qualsiasi di periferia (che anche in quel caso sarebbe stato chiamato a rispettare regole base di decoro urbano) ma della sede del governo italiano che si occupa dell’amministrazione giudiziaria civile, penale, penitenziaria e minorile, ubicato nel centro storico della capitale: il Ministero di Grazia e Giustizia. Ma di quale giustizia parliamo se a decine di chilometri dal centro - in direzione Raccordo Anulare - vengono fatti rimuovere condizionatori montati in modo molto meno invasivo e meno fastidioso alla vista, rispetto allo scempio perpetrato nell’isolato circoscritto tra via Arenula, via delle Zoccolette, via del Conservatorio e via della Seggiola?

Sarebbe bello e tutt’altro che impossibile avere, in una tematica tutto sommato semplice come quella del decoro urbano, una visione univoca e comportamenti corrispondenti. Tuttavia, anche in questi casi non si perde l’occasione per dimostrare ai cittadini che alzano il naso all’insù per ammirare le bellezze della propria città, che l’arroganza del potere consente, nel silenzio più assordante, i famosi due pesi e due misure anche per le istallazioni (e per le rimozioni) di climatizzatori probabilmente mai autorizzati ad essere posizionati, con modalità assai discutibili, all’esterno di un Palazzo storico come il dicastero della Giustizia...


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TABLET ROMA

8 PRIMO PIANO Il CalendHaiku di Antonio Contoli

12 + DESIGN Cambiare divano spendendo poco

26 TABLET RUN Le più belle corse di marzo a Roma e non solo

42 TORTE DAL MONDO Hot Cross Buns

48 TABLET TERRITORIO Il Comitato di Sicurezza Idraulica

54 SCADENZARIO FISCALE Mese di Marzo

TabletRoma, il giornale che si ascolta tutti i gioved’ dalle ore 19.35 alle 19.45 su Radio Roma Capitale 93 FM

ANNO 6 NO 59 MARZO 2018 SOMMARIO



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Hanno collaborato a questo numero Giorgia Conti, Annamaria De Calisti, Barbara Donzella, Massimo Gallus, Simona Git to, Marina Grappasonni, Libreria Novarcadia, Alessandra Lino, Federica Lorenzet ti, Sandro Massimei, Valentina Mele, Giulia Migani, Massimo Paolucci, Davide Sagliocco, Luca Carlo Santagà, Lorenzo Sigillò, Alber to Terraneo

É consentita la riproduzione anche parziale di testi, grafica, immagini e spazi pubblicitari solo se autorizzata in forma scritta da Tablet Edizioni di Cristina Anichini. Parte delle immagini presenti su questa rivista sono fonte Internet e sono utilizzate solo a fini informativi. Poichè non è stato possibile risalire ai titolari dei diritti, secondo la legge vigente, la redazione si scusa per la mancata citazione rimanendo a disposizione di qualsivoglia richiesta e precisazione da parte dei titolari stessi. La collaborazione a questo mensile è da ritenersi libera e gratuita salvo diversi accordi. Del contenuto degli articoli, degli annunci economici e pubblicitari sono legalmente responsabili i singoli autori. Gli articoli pervenuti anche se non pubblicati non si restituiscono. La Direzione si riserva il diritto di non pubblicare il materiale pervenuto o di effettuare gli opportuni tagli redazionali. Si ringraziano i partners commerciali per il contributo alla pubblicazione e alla diffusione di questo periodico. Finito di stampare il 6 Marzo 2018

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Primo Piano di Barbara Donzella

Antonio Contoli Abbiamo avuto il piacere di incontrare il poeta Antonio Contoli, autore della raccolta di versi haiku “CalendHaiku”, edizioni La Ruota. Questo è un libro che, essendo scandito come un calendario, accompagna letteralmente, giorno per giorno, il lettore. Quelle di Antonio Contoli, in arte fiorenero, sono piccole immagini di bellezza quotidiana, incontrate, spesso, nei momenti più inaspettati del quotidiano. B. : Buongiorno Antonio, prima di entrare nel vivo, potresti spiegarci in breve cosa sia una poesia haiku? A. : Definire la struttura di un haiku è semplicissimo: si tratta di un breve componimento, nato in Giappone nel corso del XVII secolo, composto da tre versi, il primo di 5 suoni, il secondo di 7 e il terzo ancora 5, con un riferimento alla stagione (il cosiddetto “kigo”). Successivamente questa forma letteraria è stata utilizzata dai poeti di tutto il mondo, nei rispettivi idiomi, sicché l’unità di misura del verso è divenuta la sillaba.

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A ogni modo, a prescindere dalla metrica (che spesso è stata abbandonata dagli stessi poeti nipponici…), per scrivere un buon haiku bisogna riuscire a catturare l’essenza stessa di un momento, raccontandolo senza giudizi o commenti, nella sua effimera essenzialità. B. : Com’è nata la tua passione per questo tipo di componimento?

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A. : Diversi anni fa, più di dieci credo, mi trovavo spesso a Milano per lavoro. Proprio durante una di quelle trasferte, Walter, un

carissimo collega e amico, conoscendo la mia passione per la scrittura e l’arte in generale, mi parlò di queste strane poesie, brevissime e d’impatto, prestandomi un libretto pubblicato dalla piccola casa editrice milanese “Acquaviva”, con appena due parole in copertina: “Bashō” e “Poesie”. Ricordo che fui subito felicemente sorpreso dalla lettura di quelle piccole gemme e, nel giro dei mesi seguenti, cercai di reperire ovunque, da Feltrinelli alla libreria sotto casa, dal web fino ai mercatini di quartiere, quanti più titoli mi fosse possibile. Divorai dapprima le opere dei quattro maestri (Bashō, Issa, Buson e Shiki), spingendomi poi oltre, fino ai tentativi (talvolta davvero riusciti) dei contemporanei Jack Kerouac e Mario Chini. B. : Come sei arrivato alla costruzione del tuo “CalendHaiku”? A. : CalendHaiku nasce da un’intuizione, da quattro chiacchiere davanti a un caffè, un pomeriggio come tanti in compagnia di Giulia, una mia amica, anch’essa amante della poesia. “…bisognerebbe scrivere 365 haiku: uno per giorno, un intero calendario… Giusto, potremmo chiamarlo CalendHaiku…”, ci dicemmo. Presi sul serio quella bella conversazione: non mancava molto a gennaio, mi comprai un’agendina e mi prefissi di scrivere un haiku al giorno, per tutto l’anno che stava per iniziare, cercando di fotografare le situazioni che mi sarebbe capitato di vivere, dalle più

semplici e quotidiane fino a quelle magari singolari o non previste. Passò dunque il 2014 e mi ritrovai con circa 400 haiku da ricucire insieme, seguendo il corso dell’anno, eliminando qualche ripetizione e perfezionando il lessico. Questo lavoro di “editing” richiese circa un anno. Altrettanto ne fu, poi, necessario per far “atterrare” i 365 componimenti scelti sulle pagine di un volumetto, che è stato anche arricchito da 24 illustrazioni, tutte rigorosamente originali, create per questo progetto da Luca Esposito e Francesca Paiocchi. B. : Di cosa parlano le tue poesie e da dove prendi l’ispirazione? A. : Restando al progetto CalendHaiku, posso senz’altro confermare che, com’era nelle intenzioni iniziali, le mie poesie parlano della vita di tutti i giorni, delle piccole-grandi cose. Seguendo le orme dei maestri nipponici, non ho deliberatamente inventato nulla…mi sono guardato intorno, alla ricerca di un colore, di un suono, di uno sguardo che valesse la pena di immortalare in 17 sillabe. Ho vissuto per tutto il 2014, ascoltando il passare delle ore, dei giorni e con essi il cambiare del tempo e delle stagioni. Mi sono soffermato a rimirare l’ef-


fimero, per raccontare la materia dei nostri giorni, della nostra vita. Mi sono reso conto di aver, talvolta, contaminato la descrizione di quegli attimi col mio sentimento, con il mio vissuto; questo non si dovrebbe fare, secondo i dettami della poesia haiku (l’haiku si scrive da solo…), ciononostante ho scelto di non rinunciare completamente al mio punto di vista, occidentalizzando un poco la mia produzione poetica. Spero ovviamente di non aver esagerato e che, anzi, questa mia partecipazione possa essere un valore aggiunto e non disturbare la lettura. B. : Quali sono gli autori e gli artisti che hanno inciso sulla tua formazione artistica? A. : Ce ne sono molti, anzi moltissimi… Ho avuto la fortuna di crescere all’interno di una famiglia che mi ha trasmesso l’amore per l’Arte e per le cose belle; ho letto molto e ho visto tante mostre. Crescendo poi ho approfondito anche la conoscenza della musica, del teatro e del cinema… insomma, per dirla in breve: non mi sono fatto mancare niente. Da tutti o quasi gli artisti che mi è capitato di conoscere, ho tratto qualche insegnamento, qualche spunto o anche solo un’idea che poi mi sarebbe tornata utile, anche se magari applicata in un contesto differente. A ogni modo, se dovessi fare qualche nome… Giacomo Leopardi, Vincent Van Gogh, Fabrizio De André, Federico Fellini… B. : Il libro è molto curato, sia nella rilegatura che nelle immagini interne, quant’è stato importante avere una casa editrice che credesse in te e nel tuo progetto? A. : È stato molto, molto importante. E non è stato affatto facile all’inizio, visto il possibile “conflitto d’interessi”, scegliere di pubblicare con La Ruota Edizioni: temevo che il giudizio di Maristella Occhionero, la titolare della casa editrice in questione, potesse essere inquinato dal fatto di essere il suo compagno, prima ancora che un possibile autore da pubblicare. Ricordo che ne abbiamo discusso molto, giungendo poi alla conclusione che sarebbe stato sciocco far pubblicare da qualcun altro un libro che piaceva moltissimo a entrambi, qualunque fosse stato il motivo. Così, alla fine, abbiamo preso la decisione di portare a termine questo progetto.

Abbiamo incontrato diverse difficoltà, dalla registrazione del titolo, alla scelta di chi avrebbe dovuto curare le illustrazioni e la copertina. Ci sono stati dei momenti di sconforto, è inutile negarlo, che mi hanno fatto pensare di lasciar perdere o di rimandare a tempo indeterminato l’uscita del libro. Tuttavia ho avuto la fortuna di avere sempre accanto Maristella che, prima come compagna e poi come editore, è riuscita a non farmi perdere mai del tutto l’entusiasmo, senza il quale questo progetto non avrebbe visto la luce. B. : Adesso sappiamo che sei in giro per l’Italia a promuovere il tuo libro (per le prossime presentazioni www.facebook.com/laruotaedizioni), ma hai anche altri progetti in cantiere? A. : Certamente: non potrebbe essere altrimenti. Adoro sperimentare forme differenti d’espressione. In passato, oltre a scrivere poesie, ho composto canzoni, ho scritto articoli per un giornale online, mi sono dedicato alla fotografia… In questi ultimi mesi sono al lavoro su un progetto

molto ambizioso, che riguarda il dialetto romanesco, ma preferisco non dir troppo, un po’ per scaramanzia e un po’ per non togliere l’attenzione sul mio ultimo “nato”, CalendHaiku. Adesso è di lui che voglio parlare, mostrarlo a più gente possibile, in giro per la penisola, fiero di com’è venuto al mondo… proprio come un figlio! Invito, quindi, i lettori alla presentazione che si terrà alla libreria “Notebook”, presso l’Auditorium Parco della Musica, mercoledì 11 aprile, alle ore 18:30. Vi aspetto! B. : Ringraziando fiorenero per la disponibilità, abbiamo scelto per voi un suo haiku, tratto da “CalendHaiku” ed. La Ruota.

21 Marzo marzo dipinge un quadro in movimento – “rondini in volo”


Il libraio consiglia a cura della libreria Novarcadia

Libreria Novarcadia | Via Senofane 143 00125 Roma | Tel. 06.50.53.354 | libreria.novarcadia@libero.it

BUON COMPLEANNO

NovArcadia-Ubik Casalpacco

1 di 25 candeline I LIBRAI INVITANO I LETTORI AD UNA GIORNATA DEDICATA A LORO E ALLA LIBRERIA… FESTEGGIATE CON NOI

Sabato 7 Aprile, ore 10:30 Colazione con la scrittrice Antonella Ossorio La scrittrice Antonella Ossorio, presenta il suo libro “La cura dell’acqua salata”, interviene la libraia Laura Frateiacci. Galizia iberica, 1730. Brais Barreiro, un argentiere de La Coruna, per sottrarsi alla giustizia dopo aver ucciso un facoltoso cliente, riesce a imbarcarsi, dicendo di chiamarsi Santiago Romero, su un mercantile inglese diretto a Genova che, dopo varie soste a Tunisi e a Palermo, lo sbarcherà a Napoli in condizioni di salute assai critiche e con un segreto. Un libro importante e affascinante che conquista il lettore sin dalla prima pagina.

Sabato 7 Aprile ore 12:00 BAMBINI IN LIBRERIA L’albero delle matite arriva in libreria e incontra i bambini con il suo “SPAVENTAGENTE”. Siete pronti a pasticciare e a creare delle bellissime avventure insieme a Sneaky e a Peeky? Una filastrocca che parla di rispetto per l’ambiente e di comprensione dell’altro.

Sabato 7 Aprile, ore17:00 #Merendaletetraria conLa tenda magica di zia Jolinda Elisabetta e Sara racconteranno ai più piccoli la storia di ZIA JOLINDA E DELLA SUA TENDA MAGICA. A seguire la merenda e infine spettacolo di burattini in libreria.

Sabato 7 Aprile, ore19:00 Premiazione dei vincitori che hanno partecipato alla prima edizione del concorso letterario indetto dalla libreria “ i libri sono la forma delle idee”.

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Un ospite speciale giungerà in libreria per consegnare gli attestati ai vincitori del concorso. A seguire festeggiamenti.

www.librerianovarcadia.it

Prima edizione del Concorso Letterario I LIBRI SONO LA FORMA DELLE IDEE In occasione del suo primo compleanno la libreria Novarcadia-Ubik di Casalpalocco indice un concorso letterario. Il concorso è aperto a tutti i lettori della libreria Novarcadia, e, in generale, a tutti i residenti a Roma, da 0 a 99 anni e oltre. La partecipazione è gratuita. Il Tema del concorso è “i libri sono la forma delle idee”. Per la realizzazione degli elaborati, sono individuate di seguito 3 categorie: a) scatto fotografico; b) fumetto/disegno; c) racconto/ testo breve (da 1000 a 5000 parole, spazi inclusi. I lavori dovranno essere presentati a mezzo posta elettronica all’indirizzo mail libreria.novarcadia@libero.it, o consegnati direttamente in libreria, a Via Senofane 143, corredati di nome, cognome, recapito telefonico, indirizzo e-mail e consenso al trattamento dei dati personali e all’utilizzo dell’opera per le finalità del concorso secondo quanto previsto all’allegato che trovate nella presente pagina compreso il regolamento, nonché dell’indicazione della categoria per la quale si concorre. Sarà possibile partecipare a più di una categoria. I lavori dovranno pervenire entro e non oltre il 31 marzo p.v., farà fede la data di consegna. Saranno decretati tre vincitori, uno per categoria, Sabato 7 Aprile alle 19.00 presso la Libreria Novarcadia-Ubik di Casalpalocco. Il regolamento completo è possibile scaricarlo dal sito www.librerianovarcadia.it


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di Alessandra Lino creativaseriale@gmail.com www.creativaseriale.com 335.64.94.985

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Cambiare divano spendendo poco!

Avete mai sentito parlare di Bemz, lo shop online svedese specializzato in cover per divani Ikea? Bemz è un’azienda svedese che da più di 10 anni produce coperture e tessili per personalizzare gli arredi Ikea. [foto 1] Sul sito: bemz.com, sono in vendi3 ta centinaia di fodere diverse, per divani, cuscini, sedie, poltrone e testiere letto. Velluto, lino, cotone: i tessuti si fanno preziosi e divani, poltrone, sedie e testate cambiano aspetto! [foto 2] Ma come nasce Bemz? Lesley Pennington, designer canadese trasferitasi in 5

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Svezia, aveva bisogno di foderare 6 un divano Ikea e da qui partì la sua intuizione. Pensò che altra gente, come lei, avrebbe potuto avere lo stesso bisogno, anche solo per poterlo utilizzare in un’altra dimora o per impreziosire un semplice divano di massa… fu così che nacque Bemz. I tessuti sono attenti all’ambiente realizzati in fibre al 100% naturali, lavabili in lavatrice. Disponibili in cotone, ciniglia, lino, velluto in tinta unita o con texture di design stampate. Ogni singolo pezzo è cucito su ordinazione e il risultato è di un arredo unico e co –realizzato con il cliente. Le spedizioni sono possibili in tutto il mondo. Utile se volete sostituire una fodera ormai rovinata, cambiare look ad un sofà uscito fuori produzione, o semplicemente se volete cambiare stile al vostro living. Insomma, Ce n’é per tutti i gusti, prezzi ed esigenze! Infatti, sostituendo la cover del vostro divano, nessuno lo riconoscerà più e inoltre, chi vorrà potrà acquistarne più di una e cambiare fodera a seconda della stagione! Tuttavia non è particolarmente economico poiché si va da un minimo di 100 euro a prezzi più importanti, che variano a seconda del tessuto richiesto. Ma se pensiamo ai prezzi dei tessuti, alla loro qualità, alla lavorazione e alla possibilità di recuperare, è pur sempre un’alternativa valutabile! I copridivano sono stati studiati per tutti i modelli Ikea più popolari e alcuni sono stati realizzati con tessuti disegnati da famosi designer. Potrete infatti trovare cover realizzate con le celebri stampe fiorate, nero –rosse, di Marimekko oppure tessili ideati dalla giovane promessa del design svedese, Lisa Bengtsson, che propone patchwork di immagini con soggetti che rimandano alla vecchia Inghilterra tra kilt, scene di caccia, dettagli animalier e fiori, oppure texture con

macro fiori dai colori decisamente accesi. [foto 3 -4] Tra le tante proposte che troverete sul sito, molto belle sono le fodere realizzate con i tessuti Zaragoza Vintage Velvet di Design Guilt, una collezione limitata in nove tonalità di colore, una più bella dell’altra. Tra Bemz e questa azienda fondata nel 1970 da Tricia Guild, c’è ormai una salda e continua collaborazione basata su collezioni dai toni pastello e dalle tipiche fantasie fiorate per cui è nota la celebre designer. [foto 5 -6 -7] Tuttavia negli ultimi anni, diverse aziende hanno sviluppato degli e-commerce dove poter acquistare delle grafiche con cui personalizzare i propri mobili e non soltanto quelli Ikea. In questi shops online è possibile cambiare i piedi al proprio divano, le gambe del tavolo o delle sedie, il rivestimento del divano, del letto, ecc.. E se c’è un design che più vi piace, non c’è problema! È possibile crearsi il proprio. Si avvicina la primavera e con la bella stagione si ha sempre voglia di rinnovare qualcosa quindi …. Perché non cominciare dal divano?! Aspetto su: creativaseriale@gmail.com le fotografie dei vostri ambienti da rinnovare o rinnovati e maggiori informazioni su Bemz, qualora qualcuno di voi avesse già acquistato qualche suo prodotto!





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lmeno una volta nella nostra vita, o con i nostri genitori, o con la scuola, o con la nostra zia preferita, ognuno di noi ha prima o poi varcato l’ingresso di quello che fin da piccoli è il luogo ultimo dei sogni e delle magie; il circo. E il ricordo di quel momento, anche il più lontano, porta con se una infinità di aspetti sensoriali difficilmente ricordabili; la magia dei colori e dei decori vivaci, gli abiti degli artisti, l’odore dello zucchero filato e dei pop corn appena fatti, gli occhi della trapezista che ti guardano volteggiando sopra la tua testa..e magari c’erano anche gli animali…il circo è così, un’immersione totale nei sensi. Anche Casalpalocco ha il suo piccolo angolo di magia; la Scuola di Piccolo Circo Vola Voilà. Ammetto, erano anni che non mettevo piede dentro una tenda a strisce, in tutta sincerità non avevo la benché minima idea di come sarebbe stato dopo così tanti anni, forse perché avevo paura che crescendo, e con me anche i miei ricordi, avevo paura che le mie aspettative andassero deluse, che si, in fondo, il circo è una cosa che vai a vedere solo quando sei bambino e che poi non ti rapisce più… Niente di più lontano da ciò che ho (anzi, abbiamo, con me c’era anche il mio piccolo fotoreporter di 10 anni, mia figlia Viola…) trovato in questo piccolo angolo di gioia e di felicità che è la Scuola Vola Voilà. L’occasione perfetta è stata in occasione dello spettacolo “Valige di sogni”, andato in scena domenica 25 febbraio. Un gruppo di emigrati ( i nostri sette fantastici artisti…) dell’Italia degli anni ’30 salgono su una nave alla ricerca di una nuova e più fortunata vita alla volta del miraggio americano, New York. Un cameriere giocoliere, una abilissima ladra contorsionista, le inseparabili sorelle Charleston che volteggiano sul trapezio, la bella ballerina della Scala di Milano contesa dal capitano in seconda e dal misterioso prestigiatore… Un’ora e mezza di episodi di magia, spettacoli di bolle di sapone, volteggi a pochi metri dal naso e di famiglie rapite dai nostri giovani e bravi protagonisti. Si, famiglie, con tanti bambini, anche molto piccoli, in un’ambiente bellissimo, pulito e pieno, concedetemi, di tanti momenti di umanità. Ho scoperto una comunità, una specie di piccola isola felice, dove tutti ti accolgono con il sorriso e ti invitano a giocare e a tornare un po’ bambino, ti invitano a non dimenticare che eri un bambino prima che il “crescere” ti cambiasse, anche solo un po’… E per un paio di ore è questo che sei, torni ad essere un po’ bambino, e quando vai via sai che hai ritrovato qualcosa, qualcosa che era tuo tanto, tanto tempo fà. E allora il mio piccolo consiglio è proprio questo, quello di tornare tutti un po’ bambini, almeno per qualche ora ed andare, almeno una volta, a passare un po’ di tempo in compagnia dei ragazzi della Scuola di Piccolo Circo Vola Voilà perché, sono sicuro, ritroverete anche voi qualcosa di smarrito tanto, tanto tempo fà… Maurizio e Viola De Vincentiis



Tablet Incontra di A.T.

Carlotta Tempestini

una danzatrice aerea a italia’s got talent

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La danza è tutta la sua vita. Un impegno che attraversa tutte le sue giornate, le regala emozioni e la proietta verso nuovi traguardi. Carlotta Tempestini di soddisfazioni se ne è tolte tante. Anzi, tantissime. A fronte di mille sacrifici, le è capitata persino l’occasione di ballare in tv, nella celebre trasmissione Italiàs got talent. Perché oltre ad essere bella con un fisico eccezionale, è anche brava. Bravissima a dirla tutta. Un concentrato di energia e adrenalina, una sinuosità nei movimenti affinati nella scuola di Denny Lanza, maestro coreografo e regista della compagnia verso cui nutre stima infinita. Ed oggi, a 24 anni di età, insegna danza a Firenze e continua ad andare in scena con spettacoli

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sempre nuovi. Perché dalla danza moderna, Carlotta ha scelto di sperimentare. Ha imparato danza aerea, si sta specializzando in pole dance, si è buttata nella fotografia, è contorsionista e sa distinguersi pure nella specialità “tessuto”. Quella, per dirla fuor di gergo specialistico, in cui sospesa in aria e aggrappata a teli, si eseguono figure da lasciare senza parole. Un’artista polivalente che dopo aver fatto la “gavetta” ed essere sbarcata in tv, non ha nessuna intenzione di fermarsi. La formazione, nel tuo caso, è stata fondamentale. Ho studiato due anni al Balletto toscana, quindi ho iniziato a studiare musical con Denny Lanza. E poi ho scelto di buttarmi in danza aerea e tessuto. Voglio trasmettere, anche nel ruolo di

insegnante, tutta quell’energia che mi ha contagiata fin da quando ero una bambina. Cosa ha rappresentato per te la danza? Un modo di esprimere me stessa, una straordinaria forma d’arte. Ho avuto la fortuna di mettere in scena musical di alto profilo, ho partecipato a concorsi di danza in giro per l’Italia meritandomi borse di studio. Tanti sacrifici, ripagati da soddisfazioni personali. Una di queste riguarda la televisione. Insieme al gruppo La Fura dels Baus, ho partecipato a Italiàs got talent. La compagnia ha scelto la mia scuola e io sono rientrata fra gli artisti che sono andati in onda in prima serata, davanti a cinque milioni di telespettatori. Un’esperienza incredibile... Ma non è stata l’unica esperienza televisiva. Durante il percorso formativo di musical, ho anche partecipato ad una esibizione andata in onda su RaiTre nell’ambito di una trasmissione per Telethon. Un’altra avventura straordinaria. Anche in questo caso, la tua forza è stato il tuo ruolo di artista polivalente. Oltre alla modern, mi sono buttata nella danza aerea per via della mia elasticità e per il desiderio di imparare qualcosa di nuovo. Ho sfruttato le mie doti di contorsionista ed ho deciso di provare. Poi ho effettuato un altro step ed ho provato tessuto, eseguendo figure in aria. E qui si è aperto un mondo. Proprio così. Ho fatto spettacoli di animazione per eventi privati e strutture turistiche, ho cercato di diffondere questa disciplina che unisce tanti aspetti. Ed ora ho in cantiere un nuovo progetto dal titolo “Suicide squad” in cui interpreterò il ruolo di Cat Woman Oltre alla danza, la fotografia. Mi è sempre piaciuta, sono a mio agio davanti all’obbiettivo e mi piace il risultato finale a cui giungo. Eppure mi fa strano vedere tanta perfezione negli scatti se considero chi sono davvero: disordinata, per nulla vanitosa, abituata a vestirmi comoda. Sul set si uniscono le tue abilità. Mi piace che durante lo shooting emerga il mio ruolo di danzatrice. Ho iniziato con foto legate a questo mondo: in punta di piedi, in ambientazioni teatrali. Poi mi sono aperta ad altre opportunità ed ho scoperto di avere un ottimo rapporto col mio corpo. Le richieste sono aumentate e le occasioni per sperimentare sono davvero cresciute. CREDITI FOTOGRAFICI: Ph. Alessandro Bruni, Ph. Alessio Fruscoloni



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Oggi parliamo di… VERRUCHE A n t i e s t e t i c h e, c o n t a g i o s e e d a n t i s o c i a l i

Cosa sono?

Le verruche sono delle formazioni cutanee causate da un virus (virus del papilloma umano o HPV Human Papilloma Virus). Il virus penetra nell’epidermide e la infetta; si producono queste lesioni benigne formate da tessuto epiteliale con alta velocità di replicazione. Le verruche sono considerate estremamente contagiose, anche nel soggetto stesso, da una zona all’altra del corpo. Questo si spiega con il fatto che il contagio avviene per semplice contatto (o autocontatto), poiché il virus HPV resta confinato nella pelle e non penetra nel sangue.

Dott. Daniele D’Andria DOCENTE UNIVERSITARIO Università degli Studi “G. D’Annunzio” - CHIETI MEDICO

SPECIALISTA DOTTORE

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MEDICINA E CHIRURGIA ESTETICA VISO E CORPO BLEFAROLIFTING NON CHIRURGICO CHIRURGIA DERMATOLOGICA CHIRURGIA PLASTICA RICOSTRUTTIVA CHIRURGIA E DIAGNOSTICA SENOLOGICA RIABILITAZIONE LINFOVASCOLARE CARBOSSITERAPIA TRICOLOGIA MEDICINA RIGENERATIVA SHAPING UP FILLERS BIORIVITALIZZAZIONE PEELING

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Come si trasmettono?

I luoghi a rischio per la diffusione delle verruche comuni sono quelli dove una maggiore promiscuità favorisce il contatto con soggetti infetti, soprattutto se si è in ambienti caldi e umidi, che mantengono a lungo il virus in fase attiva anche lontani dal soggetto portatore. Se dovessero mancare questi requisiti ambientali, il virus non avrebbe lunga sopravvivenza al di fuori della cute. (Piscine, palestre, docce e asciugamani comuni, saune e terme sono luoghi privilegiati per la proliferazione e la diffusione delle verruche). Diverso è il contagio delle verruche genitali, conosciute come conditomi o creste di gallo. Queste rientrano nelle malattie sessualmente trasmissibili e il contagio è favorito da scarsa igiene e presenza di altre infezioni. La diffusione delle verruche è comunque legata allo stato delle difese immunitarie dell’individuo e alla virulenza dell’HPV. Perciò se il soggetto viene a contatto con il virus, le probabilità che provochi una verruca sono giocate dalla capacità di “annidamento" del virus stesso contro la capacità di reazione dell’organismo. Se la persona ha un fragile sistema immunitario, è più facile che sia esposto al rischio di verruche.

Come si curano?

Il microscopio operatorio permette l’individuazione e quindi la diagnosi della natura della lesione, fase di fondamentale importanza prima del trattamento. I trattamenti proposti negli anni sono stati svariati: Ac. salicilico, Laser ablativo, Chirurgia, Crioterapia, ma il problema del trattare le verruche è la recidiva: a distanza di qualche mese la verruca si ripresenta. La motivazione di questa recidiva è che è sufficiente un piccolissimo frammento epidermico contenente il virus per far ritornare la lesione. Ad oggi il trattamento più moderno è il laser Nd:Yag, che distrugge la vascolarizzazione della verruca! La lesione viene soffocata e quindi muore spontaneamente; tecnica utile specialmente per il trattamento delle grosse verruche plantari (tallone, pianta del piede) che se trattate nel modo classico (bruciate), rendendo la guarigione lunga e dolorosa, specialmente per gli sportivi. TRATTAMENTO LASER

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Masi In Forma I pensieri: virus che remano contro i risultati I pensieri: virus che remano contro i risultati. La cellulite: nemica di sempre che accomuna tantissime donne, dalle più magre alle curvy, dalle giovanissime alle donne in menopausa, dalle studentesse alle casalinghe e dalle impiegate alle fotomodelle. Quell’odiosa “buccia d’arancia” che invade il corpo, soprattutto cosce e glutei, e che, con l’arrivo della bella stagione, diventa un vero incubo per moltissime donne: 8 su dieci ne sono colpite.Se è vero che è particolarmente difficile combatterla, è anche vero che la si può contrastare solo affidandosi a degli specialisti. Quando si parla di cellulite è importante sapere che per intervenire è necessario un approccio combinato di varie strategie e bisogna, inoltre, avere la consapevolezza che occorrono tenacia e perseveranza. Ed è proprio sulla base dell’ultima affermazione ed in base alla mia esperienza ventennale, ma anche grazie alle centinaia di persone che arrivano nel mio centro per affidarsi al nostro metodo di modellamento del corpo, che ho potuto individuare i 2 pensieri che remano contro il raggiungimento dei risultati, pensieri che ritroviamo spesso in coloro che hanno problemi di adipe e cellulite e che più volte, nel corso della loro vita, hanno tentato di contrastare questi inestetismi purtroppo con scarsi risultati. 1. Il primo “pensiero virus” è: tutto e subito.

Ossia credere che si possa ottenere un risultato importante in brevissimo tempo, senza considerare il punto di partenza del corpo, pensando che si possano bruciare tappe o saltare step importanti come la preparazione di un tessuto, basi fondamentali per ottenere risultati evidenti e duraturi nel tempo. Occorre ricordare che in natura tutto ha un suo tempo. Anche il nostro organismo ha un suo orologio biologico interno, che è opportuno rispettare senza interferire in modo drastico o forzandolo per accelerare un risultato. Un esempio sono le diete restrittive che privano il corpo di sostanze fondamentali per far perdere velocemente peso; ma quello chenon si sa è che l’organismo difficilmente si lascia ingannare e, alla fine, presenta sempre il conto: disagi evidenti, corpo in stallo, effetto yo-yo,ecc. ecc. 2. Il secondo pensiero è opposto al primo: la sottovalutazione dell’importanza di un percorso a lungo termine che invece dovrebbe essere considerato fondamentale per rivoluzionare il metabolismo, rispettare il corpo e consolidare i risultati ottenuti. Quando il tessuto esterno presenta buccia d’arancia o cuscinetti è il tessuto profondo che ha già subito modificazioni. Ciò rivela un ambiente interno fortemente congestionato e intasato a causa dell’accumulo di scorie e tossine. Per questo, come dicevamo sopra, è importante tenere presente che per intervenire bisogna agire su più fronti, con protocolli completi e personalizzati sulle esigenze del corpo, valutazione che solo un professionista specializzato può fare. Per questo motivo conviene diffidare da chi propone percorsi uguali per tutti senza analizzare il corpo nei suoi aspetti attraverso una diagnosi basata su conoscenza e valutazione del singolo caso. Attenzione quindi a chi vi promette miracoli con pochissime sedute o percorsi basati solo sulle novità del momento. Più tempo vi date più possibilità di successo avete!

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Silvia Meneghini, “occhio” alla fotomodella Se nel mondo dell’immagine l’occhio vuole la sua parte, è facile immaginare che la fotografia stia nel dna di chi con gli occhi ci lavora giorno e notte, portando avanti un’attività che dura da tre generazioni. Silvia Meneghini a 22 anni è una di quelle ragazze che si sono rimboccate le maniche fin da giovanissima, entrando nel negozio di famiglia di ottica che a Padova è un’istituzione e met-

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tendosi dall’altro lato del bancone. A dimostrazione che non è solo bella, ma pure brava. E proprio questo, nel suo caso, ha fatto la differenza. I clienti e il passaparola l’hanno resa agli occhi di tutti una persona affidabile, su cui poter contare. Una testimonial ideale per quelle aziende in cerca di una figura responsabile, social, frizzante ed elegante. Da qui, sono nate le sue tante collaborazioni che le hanno permesso di posare per la collezione 2017 di Gioielli Argento by Cavedon assieme alle splendida modella Martina Meneghini o di vestire gli abiti da sposa di “Velo di sposa”, un’altra delle celebrità commerciali della città veneta. “Posare con gli abiti delle nuove collezioni ti fa sentire una vera principessa, chissà se un giorno lo indosserò per sposarmi davvero” racconta lei che il mondo della fotografia l’ha accostato a quello del lavoro. Perché all’ottica, per davvero, non si può perdere un’ora. L’affidabilità fa la differenza. E così, i mille set si incastrano fra un paio di occhiali venduto, un consiglio a chi vuol sentirsi alla moda con una lente da sola o di chi va in cerca delle lenti di ultima generazione. In tasca, Silvia ha un diploma allíistituto professionale della moda. Per la testa, invece, la certezza di continuare gli studi e frequentare una scuola di specializzazione in ottica. Anche per continuare a ‘guardarÈ il mondo della fotografia in uníottica sempre nuova... Come nasce questa passione? La passione per la fotografia è iniziata per caso. Avevo 14 anni, ero in autobus e stavo tornando da scuola. Quel giorno incontrai una mia amica e mi lanciò l’idea di partecipare ad un casting. Ero veramente felice perché non avevo mai pensato di provare a fare ciò che ho sempre desiderato a causa della mia insicurezza. Alle spalle, infatti, hai una storia di riscatto personale... Sono sempre stata una ragazza timida e molto insicura. Mi sono sempre vista ‘bruttinà, e mi son sempre sentita inferiore a qualsiasi persona. Ho preso coraggio solo alle superiori, quando son cambiate le mie amicizie, e da la è cambiato il mio modo di vedere le cose. Fin da piccola ho sempre ammirato le persone dello spettacolo, nello specifico le fotomodelle e le attrici, ma la mia insicurezza mi ha sempre fatto vedere questo ‘mondo’ molto lon-

tano dalle mie capacità. Ed invece... Ho preso coraggio, ho partecipato a quel casting e mi hanno presa! È stata una bellissima esperienza, ho sfilato a Milano davanti a tantissime persone. Ed ecco che arrivano le prime collaborazioni di prestigio. Il mio primo set è stato con Paolo Darcoli. Fin da subito siamo entrati in sintonia e abbiamo fatto un ottimo lavoro. Paolo è stato molto importante, ha creduto fin da subito in me ed è nata subito un amicizia. Tutti i suoi lavori li ho pubblicati nella mia pagina Instagram: @sismeneghini. Finchè sono arrivati i lavori. Quelli veri, importanti. Alcuni nella mia Padova, altri in giro per l’Italia. Ho partecipato alla sfilata di presentazione della collezione inverno 2016 del noto brand Moon Boot. Ho posato per il catalogo online di uníazienda che produce capi in pelle, la ‘Negro abbigliamento pellÈ. Al mondo è pieno di ragazze bellissime, vedere che un’azienda sceglie proprio te per presentare i propri prodotti, mi rende orgogliosa. Cosa ti ha dato la fotografia? Amo posare, mi fa sentire viva, mi diverto e il tempo passa velocissimo! Quando poso è come se staccassi con il mondo esterno. Posare mi riempie di soddisfazioni, è una delle poche cose che mi rende davvero felice e mi fa sentire me stessa al 100%. Ma penso che sia fondamentale saper tenere i piedi per terra, e questa è una delle cose che mi rende fiera di me stessa. Una fotomodella... sempre al lavoro. Da quando ho finito le scuole superiori ho iniziato subito a lavorare nel negozio di famiglia. Il lavoro mi piace, perché mi fa stare a contatto con le persone... anche se a volte è difficile! Ho sempre avuto un bel rapporto con la mia famiglia, e il lavoro mi ha fatto avvicinare ancora di più a mio papà. È il mio esempio da seguire, è una persona che stimo moltissimo. Ho sempre tenuto separati il negozio e le fotografie, le vedo come due cose molto lontane e diverse, forse per paura del giudizio delle persone. CREDITS FOTOGRAFICI Ph. Floriano Gambalonga (ABITI DA SPOSA) Ph. Cesare Bellafronte


Dott. Antonino Marchese

Dott. Antonino Marchese


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di Lorenzo Sigillò - foto © di Fotoincorsa.com

Le più belle corse di Marzo a Roma e non solo

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Solitamente Marzo per i runners è sinonimo di RomaOstia, la mezza maratona più partecipata d’Italia ed uno dei più grandi appuntamenti dei runners nei primi mesi dell’anno. Ma non solo, perchè infatti il mese a cavallo fra inverno e primavera, sperando in un tempo clemente dopo le sferzate nevose di febbraio, sa far amare la strada sotto i piedi dei corridori con tante gare attese. Con la testa anche già alla Maratona di Roma di Aprile, vediamo cosa ci aspetta! La prima domenica del mese porta con sè la terza edizione del Lunghissimo di Rieti, non a caso anche detta “Aspettando la Grande Maratona”. Dalla città Sabina un allenamento brillante in vista delle grandi maratone di primavera, con la possibilità di cimentarsi sui 20 o sui 32,6 km. Per chi invece cerca solo una sgambata

ecco la Only Women’s Capannelle, una 4 km dedicata da quest’anno non solo alle donne! L’11 marzo sarà invece il Roma Ostia day, con partenza dal quartiere dell’Eur e classico arrivo sul litorale romano. Con la distanza dei 21,097 km, questa mezza maratona giunta alla 44edizione è ormai di diritto una classica immancabile per ogni runner. Un amico qualche settimana fa mi ha però detto: io vado a correre la Mezza Maratona di Imperia. Già, tra runners ci si capisce. Qualche volta, può capitare di cercare uno stimolo in più, un cambiamento di città, percorso, obiettivo, e per questo vi segnaliamo lo stesso giorno quest’altra ‘mezzà suggestiva: ad Imperia si corre infatti la 11a edizione nella bella cittadina della riviera ligure. E visto che siamo in tema di originalità lontani dalla nostra Capitale, domenica 18 marzo, vi segnaliamo la 17edizione della Strasimeno, un affascinante percorso a Castiglione del Lago, provincia di Perugia, facilmente raggiungibile anche da Roma. Qua si potrà di scegliere di correre tra ben cinque distanze, per la soddisfazione di ogni corridore. In programma infatti la 10 km, la mezza maratona da 21,097 km, una 34 chilometri, la maratona da 42,195 km e perfino un ultramaratona da 58,040 km! Se invece non volete saperne di allontanarvi da Roma, ecco una scelta a portata di mano, come la 10 chilometri di Fiumicino organizzata da Decathlon sotto il nome dei Run Days. Si entra finalmente nella primavera a fine mese e ci si può tingere di nuove corse per l’Italia. Domenica 25 marzo vi segnaliamo ancora fuori dal GRA, la Maratona di Treviso giunta alla 15 edizione, o un’altra grande classica, la StraMilano numero 47. Alla corsa meneghina si potrà scegliere tra la distanza dei 10 km o dei 21,097 km. Ma anche qua, se siete decisamente restii agli spostamenti, la segnalazione locale per voi vi porta dritti alla Vola Ciampino, nell’omonima cittadina alle porte di Roma, con i 1o km della sua 20esima edizione. Allora, fatta la vostra scelta per le corse di marzo??? Stay a Roma o no? Comunque Stay Run!


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Tutta colpa dei genitori? Gli stili educativi

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Diciamo la verità: le cose non stanno andando affatto bene. Figli che uccidono i genitori, ragazzi che bullizzano, picchiano, violentano altri ragazzi, alunni che aggrediscono gli insegnanti. Oramai quasi tutti i giorni ascoltiamo notizie di questo genere. E se non si parla di violenza, si parla di apatia, depressione, nichilismo che pervadono il mondo giovanile. Gli psicologi denunciano una vera e propria “epidemia” di narcisismo tra i giovani, con il conseguente crollo della capacità empatica: sono sempre meno in grado di calarsi nei panni dell’altro, di comprenderlo e di aiutarlo. In uno studio apparso Sulla rivista Psychology Today, ben il 70% del campione di ragazzi esaminato è affetto da narcisismo: visione grandiosa del Sé, dove gli altri sono solo un mezzo per raggiungere i propri scopi. Ciò comporta ripercussioni in ambito sociale (comportamenti devianti e violenti) e anche nella sfera individuale, perché il narcisista non è capace di creare legami profondi con il prossimo. Ma di chi è “la colpa”? Tutti si fanno questa domanda, tutti sentono l’esigenza di “trovare il colpevole”. E, ovviamente, la prima incriminata è la famiglia, i primi colpevoli non possono essere altro che i genitori. Ha ragione chi pensa così? Beh… in effetti ci possono essere concause che derivano dall’ambiente: il gruppo dei pari, la scuola, la società. Ma se è vero, come già si trova scritto nella Bibbia, che dai frutti si riconosce l’albero… allora sicuramente sono proprio i genitori ad avere una grandissima responsabilità.

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Siamo di fronte al fallimento del ruolo genitoriale e ciò ha ricadute sul benessere psichico dei figli: senza punti forti di riferimento, questi crescono mancando di una guida, di una direzione. Alcuni riescono a compensare, altri no e si arriva all’aumento e aggravamento dei disturbi psicopatologici in bambini ed adolescenti ed ai comportamenti devianti. È dunque necessario, oltre che intervenire sui ragazzi, “curare” anche i genitori, affinché essi possano ritornare ad essere la risorsa fondamentale per il benessere di tutta la famiglia. Ma come si fa? Cominciamo facendo un po’ di luce sugli stili educativi. Ogni genitore si rapporta con i figli secondo uno stile educativo preferito, spesso in modo inconsapevole e istintivo. Gli stili educativi adottati dai genitori influiscono sulla crescita emotiva, sociale ed intellettiva del bambino e dell’adolescente, in particolar modo sullo sviluppo di un positivo senso del Sé e delle “life skills”, le competenze sociali. Il compito dei genitori è soddisfare il bisogno di sicurezza ed affetto del bambino (ricordate la “base sicura” di Bolwby e i legami di attaccamento?), garantendogli sin dall’infanzia spazi di autonomia che stimolino all’indipendenza, così da “prepararlo” in modo funzionale ed emancipato alla successiva adolescenza Per STILE EDUCATIVO si intende dunque l’insieme di comportamenti e di modalità comunicative e affettive utilizzate abitualmente nella relazione con l’educando. Alcuni studiosi (Maccoby e Martin; Baumrind). hanno individuato diversi stili educativi caratterizzanti diversi climi familiari. Due sono le importanti variabili che definiscono lo stile educativo: il controllo e il supporto. Controllo: richieste che i genitori fanno ai figli per integrarli nella famiglia e nella società, sollecitando comportamenti maturi, esercitando controllo e supervisione. Supporto: azioni finalizzate a favorire l’individualità,

l’autoregolazione e l’affermazione di sé attraverso espressioni di sostegno e calore (vicinanza affettiva) e disponibilità a soddisfare bisogni e richieste del figlio. Da queste due variabili derivano le dimensioni: permissività/severità, che descrive la libertà lasciata dai genitori, per cui si passa da un estremo in cui i genitori tollerano ogni comportamento del bambino e non pongono regole precise, ad un estremo in cui vengono imposte continue restrizioni e si chiede totale obbedienza; sollecitudine/ostilità, che descrive la quantità d’affetto che i genitori mostrano verso i figli. A un estremo ci sono genitori pronti e attenti alle sollecitazioni del bambino, all’altro estremo invece genitori freddi e disinteressati. A seconda della combinazione di tali dimensioni, avremo stili educativi e atmosfere familiari diverse che saranno associabili ai comportamenti manifestati nel tempo dal figlio. In altre parole, se il bambino ha vissuto in famiglia severità e ostilità, difficilmente mostrerà comportamenti caldi ed empatici. Se ha vissuto permissività senza sollecitudine, difficilmente saprà darsi delle regole… Solitamente, vengono descritti 4 stili educativi (o genitoriali): 1/ Stile autoritario: Alto controllo – basso supporto. Il genitore autoritario non consente che la sua parola sia messa in discussione e punisce la condotta non conforme alle regole imposte. È scarsamente affettuoso, apparendo distante e a volte freddo. Le richieste di comportamento maturo sono elevate, la comunicazione genitore-figlio è scarsa; il punto di vista del minore non viene ritenuto importante né dunque preso in considerazione. In un ambiente così rigido, il bambino non ha la possibilità di sperimentare né di comprendere il valore delle regole, che rispetta per timore della punizione. È probabile che sviluppi una scarsa opinione di sé e che tenda a svalutare le sue capacità, assecondando passivamente il volere e le opinioni altrui.


2/ Stile permissivo: basso controllo- alto supporto. Il genitore permissivo esige poco dai figli, ha difficoltà a imporre delle regole e a farle rispettate. È affettuoso, accettante e pieno di attenzioni. Il livello comunicativo è buono o molto buono. Questo genitore richiede raramente comportamenti maturi ai propri figli, e tende a soddisfare tutte le loro richieste. Generalmente, la mancanza di regole provoca confusione e disorientamento nei minori, che, in assenza di un’autorità genitoriale, non percepiscono punti di riferimento e una guida sicura. Il disorientamento e la confusione portano spesso all’insorgere di sintomatologie ansiose. 3/ Stile negligente (trascurante e di rifiuto): basso controllo-basso supporto.I genitori negligenti sono quelli che per vari motivi non sono in grado di fornire ai figli una base sicura e quel punto di riferimento di cui hanno bisogno in tutto l’arco evolutivo Mostrano atteggiamenti di disimpegno e disinteresse nei confronti del figlio e di ciò che fa: non controllano le sue attività, non forniscono alcun sostegno e danno poche spiegazioni su eventuali regole sociali. I figli si sentono trascurati e non voluti o accettati e da adolescenti presentano frequentemente comportamenti devianti, insieme a difficoltà scolastiche e disturbi sociali. 4/ Stile autorevole: alto controllo-alto supporto. In un

clima familiare di questo tipo, i figli cresceranno in modo sereno e saranno probabilmente degli adolescenti equilibrati, motivati allo studio, adattati dal punto di vista sociale. Il genitore autorevole non rinuncia alla sua posizione e mantiene il proprio ruolo, cioè di colui che dà guida e regole ma con comprensione empatica: accoglie il punto di vista dei figli e solo raramente ricorre a punizioni. Il clima è di comunicazione assertiva e di scambio e rende facile la

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soluzione di problemi. Leggendo quanto scritto, va da sé che lo stile educativo più efficace è sicuramente quello autorevole. I genitori autorevoli sono infatti quella base sicura che dà valore al figlio e permette la sua crescita serena verso l’indipendenza e l’autonomia, rinforzando in modo coerente le regole così da facilitare l’acquisizione di comportamenti maturi e responsabili.

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DOTTOR GIANFRANCO PANARELLO MUSCOLINO MEDICO CHIRURGO

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Studio: Via Raffaele De Cosa, 61, palaz. A3 - Ostia - Tel. 06.563.398.60 Studio: Galleria n°24 Le Terrazze Casal Palocco Tel. 06.50.91.52.79 - 06.50.91.21.02 Studio: Via Gino Bonichi, 111 - Acilia - Tel. 06.52.35.07.70 Studio: Via Torgegno, 65F - AssoMedical - Infernetto - Tel. 06.50916397

con esperienza pluriennale nell’ambito formativo impartisce lezioni di matematica e fisica a studenti di scuola media inferiore, superiore e universitari • RECUPERO DEBITI FORMATIVI • PREPARAZIONE AD ESAMI UNIVERSITARI DI AMBITO SCIENTIFICO • PREPARAZIONE TEST DI INGRESSO UNIVERSITARI

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Sistema Binario di Simona Gitto

Terminator,

la pelle elettronica che si auto-rigenera

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Terminator non è più solo il cyborg del celebre film di fantascienza, interpretato da Arnold Schwarzenegger. Oggi Terminator, infatti, è anche una nuova pelle elettronica, creata in laboratorio dai ricercatori dell’università del Colorado Boulder (CU Boulder),

del tutto riciclabile ed elastica. In più, si auto-rigenera. La pelle elettronica Terminator è stata presentata sulla rivista Science Advances dai due responsabili del team che l’ha ideata, Jianliang Xiao e Wei Zhang, e si comporta esattamente come quella organica: seppure sintetica, avverte pressione e temperatura grazie a sensori incorporati che la rendono anche sensibile all’umidità e ai flussi d’aria. Queste sono, di fatto, tutte caratteristiche proprie della pelle umana. Nello specifico, questa pelle fantascientifica deve la sua straordinarietà al materiale da cui è composta, ovvero nanoparticelle d’argento, che le conferiscono elasticità e le danno la capacità di auto-rigenerarsi. Ed è proprio l’auto-rigenerazione che le consente di essere completamente riciclata a temperatura ambiente. “Dati i milioni di tonnellate di rifiuti elettronici generati nel mondo ogni anno, la riciclabilità della nostra pelle elettronica è interessante dal punto di vista economico e ambientale”, ha osservato Xiao in proposito. Ma come riesce, di fatto, ad autoripararsi? Nessuna magia: sulla pelle viene applicato un mix di tre composti a base di etanolo, che le permettono di tornare come nuova a pochi secondi da un’eventuale ferita. L’etanolo è anche la sostanza che consente di riciclare la pelle, semplicemente immergendola in una soluzione che lo contiene. Così facendo, il materiale plastico contenuto nella pelle si dissolve e le nanoparticelle d’argento si depositano sul fondo. La soluzione rimasta consente di fabbricare un nuovo tessuto di questa pelle elettronica pronto all’uso. Nonostante Terminator sia ancora un prototipo i ricercatori stanno lavorando con impegno affinché possa diventare un prodotto da lanciare sul mercato. Il loro obiettivo presente è quello di ottimizzarla, soprattutto nel suo grado di elasticità o nella capacità di autorigenerazione, in modo da poterla applicare a diversi ambiti, dalla robotica alle protesi, fino ai sensori indossabili.


architettura attiva di Massimo Paolucci

Rigenerazione urbana e architettura bioclimatica Obbiettivo qualità

Architettura Attiva è una nuova rubrica che sarà presente su questa rivista per i prossimi mesi. Sarà da me curata quale architetto e direttore tecnico della Società di Ingegneria Architettura 2.0 srl architettura attiva si pone l’obiettivo di indagare ed esporre alcuni degli aspetti che riguardano le diverse forme che l’architettura assume oggi nel territorio, mettendone in evidenza la complessità, la valenza e la dinamicità in termini urbani, sociali ed economici, sottolineando come il patrimonio edilizio esistente ed il territorio siano trasformabili, migliorabili e rigenerabili attraverso l’uso sapiente della progettazione a qualsiasi scala. Con l’approvazione e l’entrata in vigore della legge sulla Rigenerazione Urbana (L.R. n.7 del 2017) la Regione Lazio promuove operazioni tese al recupero ed alla riqualificazione del patrimonio esistente. La norma si inserisce all’interno di una tematica globale che riguarda la sostenibilità di ogni intervento edificatorio che l’uomo attua e il miglioramento della qualità della vita dei cittadini minimizzando l’impatto sul territorio di tali operazioni. L’obiettivo, di importante valore sociale, diviene occasione per: Rinnovare le modalità costruttive e per aumentare la sostenibilità; Riportare nel corretto contesto l’attività progettuale e la figura del progettista; Elevare il livello di qualità del “processo realizzativo” tramite l’applicazione di tecnologie innovative;

Aumentare il livello di complessità dell’organismo architettonico al fine di migliorare l’efficienza e la funzionalità. Le finalità sono chiaramente enunciate nella norma generale e nella successiva precisazione della Regione Lazio pubblicata con D.G.R. n.867 del 19 dicembre 2017. Gli incentivi, anche fiscali, emergono dall’impianto normativo con possibilità di ampliare le superfici esistenti attraverso diverse modalità, nel rispetto dell’efficientamento energetico e dell’adeguamento sismico. L’aumento di complessità dell’organismo architettonico e l’introduzione delle tecniche di bioedilizia più avanzate, connesse strettamente all’architettura bioclimatica, diventano la nuova sfida per il progettista. L’architettura tradizionale si rigenera attraverso l’introduzione di elementi architettonici che per forma, esposizione e tecnica costruttiva permettano un benessere ambientale in modo naturale. L’inserimento di componenti tecnologici per la captazione dell’energia solare, quali atri solari, sistemi a doppia pelle, serre solari, camini solari, sistemi per l’illuminazione naturale, sono incentivati dalla normativa regionale in termini di superfici e volumi, e si trasformano in un mezzo per rigenerare il nostro Habitat. L’involucro edilizio, pensato, progettato o rigenerato, a qualsiasi scala, nel seguire questi criteri aumenta la componente “attiva” per colloquiare con l’ambiente circostante.


Tablet Scuola Fotografie e testo di Laura Ventura

PROGETTO “IO STO CON LE COCCINELLE” 3° edizione 2017/2018 Istituto Comprensivo “Fanelli/Marini” Ostia Antica

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Con estrema soddisfazione anche quest’anno il nostro progetto ha ottenuto nuova linfa vitale. L’Istituto Comprensivo “Fanelli/Marini” ha aderito con entusiasmo e le classi che quest’anno partecipano alla 3° edizione del nostro progetto sono davvero molte: 4 nella sede di Via Orioli e 9 nella sede di Via Pericle Ducati. Siamo molto soddisfatti. Il primo incontro, avvenuto il 6 dicembre nella sede di Orioli, ha visto le classi assistere ad un momento davvero magico. Hanno conosciuto il nostro attore principale: la nostra Adalia Bipuncata. Non solo la sua vita ma anche il suo letargo invernale.

Nel secondo incontro, quello del 21 febbraio, abbiamo invece costruito, con materiale esclusivamente naturale, le casette per il letargo invernale delle coccinelle. La fantasia dei ragazzi non ha limiti ed i lavori sono stati veramente ottimi. Divisi in gruppi, con il supporto di un genitore per ogni gruppo, hanno inventato dei ripari originali e adatti per un inverno caldo! Ora ci aspettano, per il primo incontro, le classi della sede di Via Pericle Ducati. Inizieranno anche loro questa fantastica avventura che ci ha permesso di portare questo “fortunato” animaletto alla loro attenzione ma anche a quella dei loro genitori. Anche quest’anno il lavoro sarà molto ma siamo sicuri che sarà anche pieno di soddisfazioni enormi. Ringraziamo naturalmente la Dirigente, Dott.ssa Tiziana Ucchino, e tutte le maestre che ci hanno permesso di proseguire con questa meravigliosa esperienza.





Siamo tutti chef! Il sogno dei giovani italiani di oggi? Diventare chef.

Se dovessi scegliere tra giocare una partita di calcetto o preparare un buon primo piatto, io non avrei dubbi: vincerebbe il primo piatto. La passione per il cibo è una cosa seria, da affrontare con ironia critica. Ognuno di noi affronta la cucina e mette in gioco innanzitutto se stesso e la sua passione per il cibo. In questi ultimi dieci anni la cucina ha preso il sopravvento su tutto persino sul calcio e la gente pur di cucinare in TV si fa trattare male e subisce passivamente ogni umiliazione la definirei la «mania del momento». Oggi l’alimentazione ha invaso ogni dimensione della nostra esistenza. Mangiamo, beviamo, gustiamo, degustiamo e, soprattutto, ne parliamo in un vortice in cui l’esperienza del cibo e il discorso su di essa si fanno un’unica cosa, la gastromania, appunto. La smania è collettiva oserei dire contagiosa, l’ipotesi è che cucinare non sia soltanto una moda si tratta di un fenomeno sociale più ampio e complesso. Cucinare in ogni dove e a tutti i costi è diventata una esagerazione sia dal punto di vista quantitativo sia dal punto di vista personale e sociale. Oggi in ogni ristorante che si rispetti c’è uno Chef che fa “ricerca” di cibo e vino per pochi, che si contrappone a quella casalinga….tutto il contrario di tutto! Naturalmente la moda di cucinare ha i suoi lati positivi e quelli negativi ed il mio non vuol essere né un attacco né una difesa, ma solo un modo per considerare, caso per caso, vari momenti per vedere cosa c’è di buono e cosa di cattivo. È il sogno del 70% dei giovani italiani di età compresa fra i 16 e 18 anni: diventare chef è oggi una delle aspirazioni principali dei ragazzi, sempre più appassionati di cucina e dei lavori artigianali, manuali e che richiedono creatività. Noi di È PRONTO IN TABLET abbiamo trovato una classifica di aziende/ristoranti che fanno i numeri in termini di fatturato per cui buttate un occhio sui conti e poi decidete se diventare dei professionisti della Cucina e rimanere solo appassionati! Famiglia Cerea, Da Vittorio, 15.461.865 Fratelli Alajmo, Alajmo Spa e Interland srl, 11.265.635 Antonino Cannavacciuolo, Ca.pri e Cannavacciuolo Consulting, 5.381.566 Massimo Bottura, Francescana e Franceschetta, 4.896.627 Niko Romito, R+R srl, Spazio, e Niko Romito Formazione e Consulenza, 3.742.001 Carlo Cracco, Carlo e Camilla e Carlo Investimenti, 3.530.712 Enrico Bartolini, Enrico Bartolini srl Unipersonale, 2.771.041

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Moreno Cedroni, Cedroni srl, 2.612.028 Joe Bastianich, Bastianich Estate srl e Orsone, 2.115.645 Gualtiero Marchesi, Marchesi Milano e La Marchesiana srl, 2.113.800 Alessandro Borghese, Abnormal srl e Bibo srl, 700.635



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Viaggio del Mese testo di Valentina Mele, foto di Valentina Mele e fonte web

Los Angeles L’ultima tappa del nostro tour americano ci ha portati a Los Angeles. La città degli angeli, la città americana per antonomasia, la città culla del cinema, di tutti i grandi attori che conosciamo e sede della stragrande maggioranza dei film che amiamo. La città che tutti conoscono e da cui tutti si aspettano grandi cose. Noi gli abbiamo riservato 3 giorni, con una lista lunga di cose da fare e da vedere. Nel tardo pomeriggio partiamo da San Diego e ci avviamo verso Los Angeles, a differenza di tutti gli altri nostri spostamenti il tragitto è molto breve e ci porta via poco più di un’ora. Sbrigate le faccende alberghiere usciamo per mangiare in qualche locale losangelino. Non sappiamo bene come muoverci e dove andare, ma siamo a Los Angeles, la città in cui i locali sono sempre stracolmi e ci sono feste in ogni angolo, siamo certi di trovare vita, movimento e gente in giro, nei film è sempre così. Iniziamo a vagare per le strade… vuote. Non c’è

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anima viva, non ci sono locali e se ci sono non sono aperti. Percorriamo diverse strade, ma il nulla ci circonda. Non demordiamo, siamo cresciuti negli anni ’90 quindi la prima associazione con questa città è per forza una: Beverly Hills! Andiamo alla ricerca di questo quartiere, vi pare che Beverly Hills non è piena di vita come si vedeva benissimo nella serie? Ecco, ci pareva male. Naturalmente, Beverly Hills è un quartiere residenziale e in quanto tale ci sono solo case, case stupende, ma comunque solo case. Riflettendoci anche Brenda, Brandon e compagnia bella partecipavano a feste dentro casa di amici oppure si recavano solo al Peach Pit, che non era altro che un baretto neanche così pieno. Non ci perdiamo d’animo, attingendo sempre alla nostra cultura televisiva anni ’90 quale sarà il prossimo obiettivo? Santa Monica, insomma i bagnini di Baywatch spesso la sera frequentavano i pontili con feste e tanta gente. In effetti arrivati lì, troviamo un pontile in cui troneggia una ruota panoramica, lucine e alcuni locali. Presi di nuovo all’entusiasmo, paghiamo il parcheggio e ci dirigiamo raggianti verso questo pontile. Sono le dieci passate e non c’è quasi nessuno, i locali sono un Bubba Gump gamberi e un burgher king… in chiusura.


A quel punto abbiamo deciso di gettare la spugna e di andare a letto senza cena. Consiglio: Recarsi in una città sconosciuta basandosi su informazioni prese da serie tv non è una buona idea. Considerazione: Gli americani sono soliti cenare intorno le 18, quando molti di noi stanno ancora lavorando ed altri hanno appena staccato, di conseguenza le loro serate folli nei locali sono intorno alle 19 ed è facilmente presumibile che alle 22/23 abbiano concluso la serata.

Nella sera, preparati dell’insuccesso del giorno prima, ci siamo organizzati. Abbiamo cercato tramite internet un locale in cui mangiare e abbiamo trovato lo Sky bar. Un locale molto carino, all’ultimo piano di un palazzo, con una splendida vista e un bell’arredamento alla moda, dove abbiamo mangiato anche discretamente. Dopo cena ci siamo spostati nel locale poco più avanti in cui servivano ottimi cocktail e facevano musica dal vivo. La mattina seguente l’abbiamo trascorsa agli Universal Studios. Divertenti, ma con il senno di poi forse poteva essere più interessante Disneyland. Più tardi una frase riecheggiava nella mia testa “Benvenuti ad Hollywood!” Qual è il tuo sogno? Questa è Hollywood la città dei sogni” La meta successiva quindi non poteva essere che la città delle stars! La città dei sogni… In realtà è un quartiere, più che una città, ma un quartiere che non sembra proprio il luogo ideale per avverare i sogni. Hollywood boulevard, la via delle stelle, del teatro degli Oscars e il luogo in cui tutti i fantastici attori hanno deciso di lasciare le loro impronte ha più o meno l’aspetto delle vie intorno a Termini, con l’aggiunta di grattacieli. Non vi aspettate il lusso, non vi aspettate bei negozi, non vi aspettate un luogo da tappeto rosso. La realtà sarà una doccia fredda: una strada molto lunga, piena di gente, piena di senza tetto, piena di negozi di souvenir da pochi soldi. La walk of fame, però, ha il suo fascino ed è divertente cercare i propri attori preferiti. Peccato che è lunghissima, noi ci siamo fermati con la macchina decisamente troppo presto e l’abbiamo fatta quasi

tutta a piedi. Arrivati finalmente al Dolby Theatre eravamo esausti. Consiglio: Gustatevi la Walk of fame nei dintorni del teatro, se non volete ritrovarvi con i piedi in fumo. Dopo aver fotografato le orme di Tom Hanks, con dei piedi enormi, di Marilyn Monroe e la sua minuscola scarpetta con il tacco, del re del pop Michael Jackson, della nostra Sophia Loren e molti altri siamo tornati in albergo. Il nostro viaggio si è concluso qui, il giorno dopo avevamo l’aereo ed è stato molto triste dover ritornare alla normalità. É stato un tour faticoso, particolarmente serrato, con i tempi molto stretti ma anche affascinante, unico e ci ha lasciato tantissimi ricordi magnifici. Consiglio: Un viaggio simile va fatto insieme a persone con cui state benissimo e che sono molto simili a voi, altrimenti si può trasformare in un inferno. Riepilogo tour: • San Francisco (2 giorni) • Monterey (1 giorno) • Yosemite (1 giorno) • Death Valley (1 giorno) • Las Vegas (1 giorno a cui poi se n’è aggiunto un altro) • Bryce Canion (1 giorno ma che è stato cancellato dal secondo a Las Vegas) • Lake Powell (1 giorno) • San Diego (1 giorno) • Los Angeles (3 giorni)

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Il giorno dopo carichi e di nuovo rinvigoriti miriamo a Malibù, perché Baywatch può anche averci ingannato sulle super feste serali, ma non può aver mentito sull’esistenza della spiaggia. Ed infatti passiamo un paio di ore sdraiati in spiaggia, con i bagnini, i loro costumi rossi e le torrette dietro di noi. Devo dire che la forma fisica non era proprio quella idealizzata ma non fa niente. In queste due ore ho anche capito come mai avessero così tanto da fare; non so se ricordate, non dovevano mai dare le spalle al mare e quando si distraevano mezzo secondo, ecco che qualcuno stava affogando. Più o meno accadeva ogni 2 minuti. Il motivo è semplice l’acqua è subito alta e e le onde ti travolgono in pochi secondi e a sorpresa. Infatti un paio di noi che stavano vicino al bagnasciuga, vestiti, per una foto sono stati improvvisamente colpiti da un’onda che li ha costretti a togliersi i pantaloni per farli asciugare e a noi incolumi ha regalato grandi risate. Nel pomeriggio avevamo voglio di un po’ di shopping

e se sei a Los Angeles qual è il quartiere per eccellenza dello shopping? “Rodeo drive, bambina!”. Via incantevole, piena di negozi di grandi firme, macchine splendide che sfilavano lungo la via, commesse vestite interamente con i capi del negozio, altro che divise, sembravano modelle e prezzi da capogiro. Quindi abbiamo passeggiato senza comprare nulla. Nel tardo pomeriggio ci siamo dedicati a girare un po’ per le vie ricche della città, ad ammirare splendide case e abbiamo cercato una casa di una serie tv che adoro. Se qualcuno di voi dovesse essere un appassionato, vi informo che la serie è “Charmed” ( da noi Streghe) e a Los Angeles vi è la casa delle sorelle Halliwell, almeno la casa delle riprese esterne. La via è Carroll Avenue 1329.

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Tablet Bike di Luca Santagà - fb avventure in bici

Il piatto perfetto Nella mia variegata vita professionale, ho avuto la fortuna di frequentare per un lungo periodo parecchi chef, stellati e non, che mi hanno iniziato ai veri piaceri della cucina. Durante le lunghe ore di lavoro sono inevitabilmente nate delle amicizie che durano oramai da anni, e dal mio punto di vista, visto che ho imparato a cucinare sul serio dai grandi maestri, posso dire che sono a loro grato per avermi fatto entrare come amico in questo mondo fatto di colori, profumi

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e sapori unici. Frequentando alcune di queste persone anche al di fuori del loro ambiente professionale ho potuto constatare che il loro lavoro è pura passione e non finisce mai. Uno chef infatti, crea soprattutto nelle pause, sperimenta, immagina la costruzione di un piatto, pensa agli ingredienti utilizzando talento, tecnica, esperienza e fantasia. Più di uno di loro mi ha confessato che le ricette più riuscite ed apprezzate sono state inventate nei momenti e nelle situazioni più disparate, magari in piena notte e spesso in luoghi molto lontani da una cucina. Il piatto perfetto è per loro come una chimera, un traguardo che si insegue per tutta una vita e che solo pochi riescono a raggiungere. Ma cosa c’ entra tutto questo con la mountain bike? Nulla, se vogliamo essere puntigliosi, ma qualche assonanza tra il mondo della cucina e quello delle escursioni in mezzo alla natura, in realtà c’è. Senza volermi paragonare neanche per un minuto ai grandi chef, devo dire che quando organizzo un’ escursione in mountain bike anch’ io sono alla ricerca del mio “piatto perfetto”. Per la composizione di questo piatto, devo scegliere gli ingredienti, che

non devono essere solo quelli giusti; devo aggiungere quel qualcosa in più: il successo di un’ escursione si misura con il gradimento e la piena soddisfazione di chi vi ha partecipato. Per raggiungere questo risultato, come per la cucina, sono necessarie passione, esperienza e fantasia. E anche questo è un lavoro che non si ferma mai. Infatti, mi capita spesso di pensare ai miei itinerari soprattutto di notte, quando tutto è tranquillo e la mente è sgombra da altri pensieri. In questi casi creo il mio piatto. Partendo ovviamente dall’ elemento umano: se conosco le persone che verranno con me, propongo un percorso quasi su misura sapendo cosa piace, e qui non ci sono difficoltà. Ma se ci sono persone che pedalano con me per la prima volta, il discorso cambia; sempre anteponendo la sicurezza, qui la parola d’ ordine è stupire. A questo proposito, voglio raccontarvi l’ escursione della scorsa settimana, perché a mio avviso è stata una delle più riuscite di questa stagione invernale che sta ormai volgendo al termine. Ho ricevuto la richiesta di un gruppetto di persone, di percorrere la ferrovia abbandonata Capranica-Civitavecchia, e visto che quest’ anno ho percorso questo itinerario parecchie volte, mi è venuto spontaneo fare una variazione sul tema: transitare anche per il parco naturale regionale della Marturanum. Si parte con il treno dalla stazione di Roma-Ostiense e si scende a Capranica, ma dopo circa cinque chilometri di percorso sulla traccia della vecchia ferrovia, si piega a sinistra e aprendo un cancello di legno, si entra in questo parco meraviglioso e poco conosciuto. Qui gli animali, cavalli e bufale pascolano tranquilli,


al nostro passaggio, non alzano nemmeno la testa mentre noi, che siamo una dozzina, percorriamo la strada sterrata che attraversa il bosco e i pascoli senza alcuna fretta. La giornata è fredda ma il cielo è azzurro, la sensazione di pace è totale e quando arriviamo al cancello di uscita del parco, dopo una salita piuttosto impegnativa, i visi sono arrossati per lo sforzo ma le nostre energie sono intatte. Dopo una lunga discesa si transita per il paesino di Civitella-Cesi dove siamo accolti da una curiosa miscellanea di odori che mi hanno riportato con la memoria alle gite domenicali di quando ero bambino: un misto di fumo di legna e di soffritto; è metà mattina e nelle case si prepara evidentemente il pranzo domenicale. Così percorriamo la via centrale del paese silenzioso, arrivando nella piazzetta principale. Noi siamo già discretamente infangati e rispettosamente salutiamo

una fila di vecchietti che si godono il sole, rigorosamente in divisa: sedia di vimini, vestito della domenica, coppola, bastone. Riempiamo le nostre borracce all’ antico lavatoio e proseguiamo in aperta campagna per affrontare il tratto forse più impegnativo ma anche più bello di tutto il tracciato: la scivolosa discesa verso un torrente ed il successivo guado per poi trovarci nella necropoli etrusca di San Giovenale. Il tempo di scattare qualche foto e siamo di nuovo in viaggio, percorrendo un maestoso altipiano immersi in una campagna che non rivela tracce umane a perdita d’ occhio, in tutte le direzioni. Dopo qualche chilometro, intercettiamo di nuovo il tracciato della ferrovia abbandonata e cominciamo a percorrerlo. Oltrepassiamo il fiume Mignone, che a causa delle abbondanti piogge si è ingrossato ed ha un inconsueto color marroncino ed affrontiamo le gallerie che sono la parte misteriosa e peculiare di questa escursione, e per questo siamo tutti attrezzati con potenti lampade a led. Proprio le abbondanti precipitazioni dei giorni precedenti, fanno si che all’ interno delle gallerie sia presente un vero e proprio letto di acqua di parecchi centimetri di profondità. Non che questa cosa ci crei problemi, anzi, come spesso accade in situazioni del genere è curioso come ci si senta autorizzati a tornare ragazzini ed infangarsi senza limiti. Appena ci lasciamo alle

spalle i passaggi più ostici, ci fermiamo finalmente per mangiare un panino, proprio davanti alla stazione di Alumiere, che come le altre di questa ferrovia abbandonata, sono esempi di architettura del primo novecento, purtroppo in completo abbandono e preda dei vandali. Qui possiamo indossare abiti asciutti e riposare un po’ le gambe. La discesa verso il mare non è altro che la ciliegina sopra una torta particolarmente buona, ed il nostro arrivo alla stazione di Civitavecchia è particolarmente festoso. Già, una torta. Quante volte capita di assaggiare un dolce con un aspetto invitante ma senza che in noi, una volta assaggiato questo susciti meraviglia? E come è bello invece rimanere stupiti quando invece accade il contrario? Sono di nuovo tornato a parlare di cucina, ma credo che la cosa non sia del tutto casuale. Siamo sempre nel campo delle emozioni; certo i miei ingredienti sono i sentieri, i boschi, i torrenti i panorami, conditi con allegria, attività fisica ed un pizzico di avventura. Uno dei miei amici chef sostiene che forse il piatto perfetto non esiste, e sicuramente non esiste nemmeno l’ escursione perfetta ma quando senti che ti ci sei avvicinato, è certamente una vittoria. E per parafrasare il mitico Enzo Ferrari quando gli chiedevano quale fosse la sua vittoria più bella, posso affermare senza ombra di dubbio, che la mia escursione più bella sarà la prossima.


PRONTI PER LA PROVA COSTUME? Dott.ssa Maria Stella Grazioli

Medico Chirurgo - Specialista in Psicologia Clinica, Individuale e di Gruppo Consulente Tecnico Tribunale di Roma

A marzo, con il primo sbocciare della natura ancora infreddolita, inizia il tam tam mediatico sulle sollecitazioni che riguardano il dimagrimento in vista dell’estate. Inevitabilmente veniamo assaliti dall’ansia perchè di qui a poco ci scopriremo dagli abiti invernali e ciò che prima era nascosto, verrà in luce. Ma se siamo molto informati su obesità e salute perchè allora risulta è difficile dimagrire non ostante i buoni propositi e i tanti sforzi? Semplicemente perchè“ogni ciccia ha la sua storia” e finchè non comprendiamo che addome e cervello comunicano fra loro in modo intenso e costante,non prendersene cura contemporaneamente ci espone a frustranti risultati. Quello che propongo è un protocollo veloce mente /corpo con cui, attraverso poche sedute integrate di psicoterapia, regime nutrizionale dimagrante e omotossicologico, otterremo insieme il massimo risultato con la possibilità di eseguire anche un’idrocolonterapia a completamento. (lavaggio profondo del colon con apposito macchinario in sede) Nessuna dieta si rivela efficace senza una forte motivazione di natura psicologica perchè psiche e soma (mente e corpo), sono un’unica entità come dall’antichità sappiamo ma facilmente dimentichiamo.

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A cura di Sandro Massimei - Coordinatore del C.S.I.

Il Comitato di Sicurezza Idraulica stione della risorsa idrica superficiale e del sottosuolo e fornire una puntuale informazione verso i Cittadini. Si propone di promuovere e/o sollecitare la realizzazione delle opere idrauliche, la stesura del Piano di Emergenza, di partecipare, ove consentito, a Tavoli e Commissioni sul tema. Il C.S.I. è composto attualmente dalle seguenti associazioni e CdQ del X Municipio: Ass. Amici della Madonnetta, Ass. Canale dei Pescatori, Ass. Infernetto Sicuro, Ass. Parco Villabassa, Ass. Vicini di Casa, Ass. Villaggio Africa, CdQ Bagnoletto, CdQ Centro Giano, CdQ Idroscalo, CdQ Insieme X Stagni, CdQ Ostia Antica Saline, CdQ Paloccco, Comitato Cittadino di Dragona, Comitato ELLE, Consorzio Nuova Idroscalo, Movimento Cittadini per Roma Capitale, Oltre L’Antenna, Rinnovamento Palocco, Unione Comitati di Ostia oltre che singoli Cittadini.

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Il Coordinamento Sicurezza Idraulica X Municipio è attivo nel Territorio da diversi anni (trova le sue origini nella “Consulta dei Comitati” previsti dallo Statuto di Roma Capitale e nel successivo “Comitati in Consulta”). Si è costituto allo scopo di svolgere attività propositiva con le Istituzioni competenti sia in materia di mitigazione del rischio idrogeologico, sia in materia di ge-

Obiettivi prioritari : sollecitare gli organi istituzionali competenti perché sia adottato ogni possibile intervento necessario alla mitigazione del rischio idrogeologico del territorio del X Municipio seguendo i criteri stabiliti dal Piano Assetto Idrogeologico (PAI); recuperare indicazioni ufficiali sulle opere pubbliche in programma e in esecuzione, al fine di fornire una corretta informazione ai Cittadini; promuovere una rete di cittadini/sentinelle che, condividendo informazioni “in loco” e in tempo reale, sia utile e cooperativa con le Unità di Crisi e la Protezione

Civile, per gli interventi immediati in momenti di allerta meteo e criticità idrauliche. Questo è il primo articolo di una rubrica mensile che, in materia di mitigazione del rischio idraulico del X Municipio, tratterà di volta in volta uno o più temi di attualità o d’informazione come ad esempio: cosa fare e/o non fare in caso di pioggia; analisi del territorio e dei suoi bacini; enti competenti; criticità; rete di monitoraggio idro-meteo-pluviometrica; erosione costiera; meteorologia ed eventi estremi; rain garden; green roof; sistemi di recupero acqua piovana e riutilizzo; e molto altro ancora. Gran parte degli articoli saranno redatti da professionisti o specialisti del settore con l’obiettivo di stimolare alla lettura e all’approfondimento. RINGRAZIAMO LA REDAZIONE DI TABLET PER LO SPAZIO CONCESSO


L’avvocato risponde a cura dell’avvocato Federica Lorenzetti - lorenzettiavv@gmail.com - 06.56305241

Il reato di abbandono e di maltrammento di animali. Come sempre salve a tutti e ben ritrovati nel nostro sportello, al quale, anche in questo mese, avete rivolto numerosissime domande. In questo articolo vi voglio parlare dei reati legati al maltrattamento ed all’ abbandono degli animali; tematiche, queste, sempre purtroppo frequenti ed all’ordine del giorno che di fatto dimostrano come ancora sia necessario rafforzare la sensibilità di tutti e la conoscenza delle leggi che regolamentano di certo questo delicato

aspetto. Inizio immediatamente con il citarvi l’articolo 727 del codice penale “Chiunque abbandona animali domestici o che abbiano acquisito abitudini della cattività è punito con l’arresto fino ad un anno o con l’ammenda da 1.000 a 10.000 euro. Alla stessa pena soggiace chiunque detiene animali in condizioni incompatibili con la loro natura, e produttive di gravi sofferenze”, nonché l’art. 544-ter il quale così recita: “1. Chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona una lesione ad un animale ovvero lo sottopone a sevizie o a comportamenti o fatiche o a lavori insopportabili per le sue caratteristiche etologiche è punito con la reclusione da 3 mesi a 1 anno o con la multa da 3.000 a 15.000 euro. 2. La stessa pena si applica a chiunque somministra agli animali sostanze stupefacenti o vietate ovvero li sottopone a trattamenti che procurano un danno alla salute degli stessi. 3. La pena è aumentata della metà se dai fatti cui al primo comma deriva la morte dell’animale”. Ciò che balza immediatamente all’attenzione del lettore è l’esigenza, contenuta in queste norme, di considerare gli animali non come “cose” ma come esseri viventi

ai quali deve essere garantito il rispetto della salute, della sensibilità nonché la salvaguardia affinchè gli stessi non patiscano dolori, turbamenti e men che meno violenze di ogni genere. Certamente ci deve essere una sostanziale differenza tra maltrattamento ed abbandono, considerando il primo con l’inflizione di crudeltà , dolore e sofferenze mentre il secondo viene individuato nella trascuratezza grave ed indifferenza pregiudizievole inferta all’animale. “Costituiscono maltrattamenti, idonei ad integrare il reato di abbandono di animali, non soltanto quei comportamenti che offendono il comune sentimento di pietà e mitezza verso gli animali per la loro manifesta crudeltà, ma anche quelle condotte che incidono sulla sensibilità psicofisica dell’animale, procurandogli dolore e afflizione. “ Tali fattispecie possono essere rinvenute anche quando il proprietario di un cane lo abbandoni in un canile privato al quale lo aveva inizialmente affidato, nel caso di sospensione dei pagamenti o di mancato ritiro quando sia concretamente prevedibile - per l’inaffidabilità o la mancanza di professionalità del canile affidatario - che questa situazione determini l’abbandono del cane da parte del canile.

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Confcommercio

Proseguiamo con questo numero di Marzo 2018 alla presentazione dei nostri imprenditori locali. L’Ascom Confcommercio Roma X Municipio e Litorale Romano dedica questa pagina alle imprese del nostro territorio cominciando da quelle appartenenti al Consiglio Direttivo. Un focus sull’imprenditore che racconta se stesso e la propria attività con l’intento di far conoscere alla cittadinanza coloro che in questo momento storico si stanno impegnando con forza e determinazione al rilancio dei settori imprenditoriali nel commercio, nei servizi e nel turismo del nostro Municipio. Armando Vitali, Presidente Ascom

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X MUNICIPIO Piazzale della Posta 2 - 00121 OSTIA LIDO - ROMA Tel. 06/5623356 – Fax 06/233238149, cell. 393/8800627 E-mail ostia@confcommercioroma.it www.confcommercioroma.it

Cinzia Ronco,

l’eredità della tradizione.

attività mi ha permesso di sviluppare le capacità imprenditoriali del settore.

Sono figlia d’arte. Due anni fa l’azienda di famiglia ha festeggiato 40 anni di attività. Il Telaio è un negozio storico a conduzione familiare e le origini accompagnano la storia e lo sviluppo del quartiere di Casal Palocco e del Centro Commerciale Le Terrazze dove è ubicato.

In seguito abbiamo aperto il negozio di intimo, sempre alle Terrazze, dal 1999 al 2013.

Era il 1976 quando mia mamma, Paola Vanelli, in Ronco apre il primo punto vendita all’Axa, su Via Euripide. Una strada di passaggio in una zona residenziale che si stava ancora costruendo. Arrivata da Firenze, si era dedicata all’insegnamento di economia domestica in una scuola privata di zona. Mio padre invece lavorava nel settore della biancheria per la casa e viaggiava molto in tutta Italia per la rappresentanza della Somma. Così grazie alla sua passione per la casa, quasi per gioco, decide di lanciarsi nella vendita dei filati, a cui accompagna subito la vendita di prodotti di biancheria per la casa e di tessuti di abbigliamento, supportata dall’attività di papà. L’ 8 dicembre del 1978 si trasferiscono al Centro Commerciale Le Terrazze, appena costruito, aprendo quello che fino ad oggi rappresenta un punto di riferimento per tutta la zona nel settore della biancheria per la casa, tessuti d’arredo, tendaggi e molto altro ancora. Il giorno dell’inaugurazione le due grandi vetrine vennero allestite con la collezione Mastro Raphael “1880”, ispirata alle preziose biancherie ricamate di fine IX° secolo. Sono passati decenni da quel giorno, in cui come pionieri i miei genitori cominciarono una grande avventura segnata da momenti di grandi soddisfazioni. Parteciparono a Fiere molto importanti partendo da quella che fu nel 1981 l’Expò di Ostia, per poi passare a Moacasa, Casaidea, Vladimir a Mosca. La ricerca della qualità li porto in Iran a scegliere i migliori tappeti persiani, che hanno arredato molti ambienti importanti della zona, insieme a complementi di arredo come letti e divani rivestiti con i migliori tessuti. L’attività è sempre stata dinamica e negli anni ‘80 fu aperto un punto vendita a Ostia, gestito da me, in Via delle Baleniere. La fiducia che i miei genitori hanno riposto in me nel gestire da sola questa nuova

Siamo un’azienda sempre al passo con i tempi, moderna e classica allo stesso tempo. Tra le migliori marche e i miglior tessuti si riconoscono i clienti più innovativi e i più tradizionali. Cerchiamo di aiutare il cliente a trovare la soluzione più adeguata alle esigenze del momento, con consigli specifici grazie alla grande esperienza decennale nel settore. Le qualità che ci contraddistinguono sono il buongusto e la serietà, siamo in grado di confezionare su misura qualsiasi richiesta del cliente, dalla semplice tendina all’arredamento completo di una stanza o della casa intera, e di effettuare forniture per B&B o case vacanze (tende, copri letti, divani, tovaglie, asciugamani e accappatoi). Il mio obiettivo è e sarà quello di continuare a essere un azienda storica portando avanti gli insegnamenti tradizionali del mestiere accompagnandoli ad una ricerca di nuovi stili e prodotti.




Che fine ha fatto il PIANO CASA? “Che fine ha fatto il Piano Casa?”. Mi rivolgono questa domanda quotidianamente, o quasi. Sono il Direttore Tecnico di una impresa edile che si occupa di ristrutturazioni di qualità. I nostri lavori sono soprattutto quelli dove a una elevata qualità della progettazione e delle esecuzioni si deve affiancare una precisa conoscenza delle norme e dell’iter di approvazione. Incontrando i nostri potenziali clienti, durante un sopralluogo o nelle fasi di definizione del progetto, la domanda sul Piano Casa, prima o poi, entra nella conversazione.

I due ampliamenti non sono cumulabili e prevedono in ogni caso il paga-mento degli Oneri oltreché l’eventuale monetizzazione degli standard urbanistici “non reperibili”. La normativa di riferimento è quindi complessa e va ben analizzata. Questo non sta a significare che sia di difficile o impossibile attuazione, ma che vada verificato, caso per caso, quale sia la procedura più conveniente. Quella che possa comportare i maggiori benefici tanto in termini di costi, quanto di risultato finale. Se la cosa può essere di tuo interesse, vienici a trovare nei ns. uffici al Centro Commerciale “Le Terrazze”, o chiamaci per prendere un appuntamento, senza impegno, per verificare cosa e come sia fattibile.

Ma, andiamo con ordine. Non tutti sanno cosa si intende per “Piano Casa”. La Legge Regionale 21/09, recepimento della normativa nazionale, prevedeva la possibilità di ampliare, con alcune limitazioni, la propria casa del 20% della superficie.Con alcune accortezze, si poteva arrivare al 30%, ma sempre fino ad un massimo di 70mq. Una opportunità estremamente interessante che, infatti, ante operam molti clienti hanno sfruttato con il nostro pacchetto “chiavi in mano”. Questa soluzione prevede la progettazione, l’ottenimento delle autorizzazioni e l’esecuzione dei lavori.

post operam

struttura nuova

La LR 21/09 era una legge “straordinaria” e con una durata temporale ben definita. Infatti, dopo alcune proroghe, a partire da fine maggio 2017 il “Piano Casa” ha cessato di esistere. La Legge ha terminato il suo effetto, ma la possibilità di ampliamento che questa prevedeva si è di fatto rinnovata. La Legge Regionale n. 7 del 18 luglio 2017, cosiddetta della “Rigenerazione Urbana”, ha reso sempre sfruttabili quelle possibilità di ampliamento già previste dal “Piano Casa”. Permangono alcune esclusioni, come quella del Centro Storico, o la necessità di Autorizzazione Paesaggistica, nei casi previsti dalla legge. Ma, di fatto, gli ampliamenti sono ora sempre possibili. Nello specifico, gli articoli della Legge che ci interessano sono il 5 ed il 6. L’art. 5 prevede la possibilità di ampliamenti fino al 20% (massimo 70mq) per lavori di adeguamento alla normativa anti-sismica e per l’efficientamento energetico. L’art. 6 prevede la possibilità di ampliamenti con interventi di ristrutturazione e di demolizione e ricostruzione, sempre fino al 20% dell’esistente. Ricapitolando la nuova normativa si può applicare in due casi. - Laddove si intenda procedere ad un intervento complessivo di adeguamento della parte strutturale e contemporaneamente al rinnovamento degli isolamenti, degli infissi, etc., usufruendo delle relative detrazioni fiscali; - Ovvero, laddove si affronti una Ristrutturazione Edilizia, anche con eventuale demolizione e ricostruzione, sempre utilizzando anche le detrazioni fiscali.

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Scadenzario Fiscale Anna Maria De Calisti commercialista

Lo Studio De Calisti A.M. saluta tutti i Lettori che si inoltrano nello scadenzario fiscale di Marzo 2018.

7

Si rende noto che nel giorno 7 marzo 2018, si presenta in via telematica il CU 2018 (Certificazione Unica in sostituzione del CUD) sia per i dipendenti, pensionati, lavoratori autonomi e collaboratori.

16

Lo Studio rammenta, che avendo dipendenti o collaboratori occasionali, la scadenza del 16 marzo prevede: IRPEF, Ritenuta d’acconto, Contributi INPS. Entro il 16 marzo dovranno effettuare il versamento coloro che essendo titolari di Partita Iva si trovano sotto un regime IVA mensile (febbraio 2018). Inoltre, coloro che presentano il Modello per la Dichiarazione Anno IVA 2017 e risultano a debito dovranno effettuare il pagamento entro il 16 marzo. Si ricorda che il 16 marzo scade il pagamento della Tassa annuale per la tenuta dei libri contabili e sociali delle Società di capitali. Il 16 marzo non per tutti c’è il versamento della TOBIN TAX, l’imposta sulle transazioni finanziarie. Chi non ha potuto pagare omettendo imposte e ritenute (non versate o versate in misura insufficiente entro il 16 febbraio 2017), con l’opportuno calcolo può ravvedersi.

26

Con la scadenza del 26 marzo coloro che ne sono soggetti, devono presentare gli elenchi riepilogativi Intrastat.

31

Si rende noto che entro il 31 marzo coloro che hanno partecipato alla prima rottamazione (con istanza all’Equitalia per avvalersi della definizione agevolata su cartelle di pagamento dal 2000 al 2016 di cui all’art.6, D.L. 22 ottobre 2016 n. 193), ma ne sono stati esclusi perché non hanno pagato le rate successive, possono rientrare nella nuova rottamazione bis se pagano le rate scadute in un’unica soluzione. Si rende noto che nel giorno 31 marzo 2018, i Sostituti d’imposta, Datori di lavoro, Enti pensionistici e Committenti devono presentare la propria CU 2018 (Certificazione Unica in sostituzione del CUD) ai dipendenti, pensionati, lavoratori autonomi e collaboratori.

Si rinnova ai lettori che in qualità di CAF CGN lo Studio è abilitato a fornire ulteriori servizi tra cui: • 730 per coloro che sono dipendenti, collaboratori, pensionati. • Gestione Badanti e Colf. • Successioni. Lo Studio ringrazia per l’attenzione dei lettori e rimane a disposizione per ogni ulteriore chiarimento. Studio De Calisti Anna Maria - Via Leonardo Mellano 72 - 00125 Roma tel. 06/52352585 cell. 3333087137 e-mail: amdec@libero.it

Lo Studio offre servizi di consulenza del lavoro


Ufficio Vendite Via Monte del Marmo 99 Info 331.67.98.614



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