TabletRoma Novembre 2018

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ACILIA

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Editoriale a cura del direttore Stefano Quagliozzi

Natura e politica: un binomio imperfetto

tandosi su auto in transito e in sosta, spesso senza lasciare scampo a chi ne fosse entrato nel raggio di azione. Analoghe, terribili esperienze le stanno vivendo altre Nazioni d’Europa e tutto il mondo.

Il maltempo che in questi giorni si è abbattuto sull’intera penisola, flagellando città e campagne a ogni latitudine, lascia pensare che il protocollo di Kyoto del 1997 per i cambiamenti climatici, la Conferenza di Parigi per la riduzione dell’inquinamento e delle emissioni di CO2 nell’atmosfera, le riunioni del G7, G8, G20, dell’Onu, dell’Ocse e delle maggiori agenzie internazionali che si occupano di ambiente, hanno prima attenzionato un problema che solo i miopi non sono ancora riusciti a capire e poi, senza riuscire a porre rimedio alla catastrofe annunciata, hanno lanciato un SOS per la salvezza del pianeta Terra.

Madre Natura, violentata, si ribella.

Da tempo abbiamo notato in Italia una “tropicalizzazione” del clima. Speci di pesci per millenni sconosciuti alla popolazione italica, solcano ormai indisturbati il nostro mare Mediterraneo; allagamenti, fiumi esondati, temporali di un’intensità prima sconosciuta si abbattono dalle Alpi alla Sicilia inondando ogni terra, senza risparmiare vite e abitazioni. L’ultimo evento climatico che ha visto l’Italia al centro del maltempo, con trombe d’aria, venti a 130 chilometri orari e piogge torrenziali, eventi considerati fino a qualche tempo fa dagli esperti casi eccezionali, rischiano di divenire sempre più ricorrenti e intensi, come l’ultimo, che ha mietuto undici vittime in meno di 36 ore. Oltre la caduta di cornicioni per il vento, gli alberi si sono trasformati in veri e propri killer seriali schian-

Una presa di coscienza deve pervadere i Grandi della Terra ma anche i nostri politici fino ad oggi latitanti sul piano del rispetto dell’ambiente e del territorio, almeno per la sua messa in sicurezza, onde far fronte ad eventi devastanti divenuti negli ultimi due decenni sempre più frequenti. E a proposito di politici e della loro attività, vorrei spendere due parole anche per la “bufera” venutasi a creare con la presentazione della manovra economica del Governo, relativa alla legge di bilancio che, inviata come da prassi alla Commissione europea, è stata duramente attaccata da diversi Commissari e dalla presidenza della Commissione stessa. Il debito pubblico dell’Italia è grande ma mai è stata messa in discussione la restituzione. L’economia del Bel Paese, quantunque non cresca al pari dei principali partners europei, è sana e saldamente sotto controllo. Allora perché la UE “boccia” la nostra legge di bilancio mentre consente alla Francia di sforare i conti per

almeno un decennio ben oltre il 3% consentito e all’Italia si contesta un rapporto deficit/Pil del 2,4%? Perché alla Germania dopo aver avuto “azzerati” i debiti di guerra nel 1952, si consente oggi di risanare il proprio sistema bancario con i vietatissimi aiuti di Stato a soggetti privati? Sono i due pesi e due misure inaccettabili che indurranno probabilmente chi non crede più in questa Europa, a votare per le liste sovraniste alle elezioni di maggio 2019, con buona pace di Juncker, di Moscovici, di Oettinger e della Merkel, che vista la situazione traballante e la totale mancanza di sponda al di là dell’Atlantico da parte degli USA, ha già deciso di annunciare il suo ritiro dalla scena politica alla scadenza dei suoi mandati di Segretario della CDU e di Cancelliera del Reichstag parola che, ironia della sorte, tradotta suona più o meno come “rimanere ricchi”.



TABLET ANNO 6 NO 66 NOVEMBRE 2018 SOMMARIO

8 EDITORIA E COMUNICAZIONE Influencer? Si, grazie

12 IL LIBRAIO CONSIGLIA Eventi alla Libreria Novarcadia

22 SISTEMA BINARIO Tecnologia al servizio dell’immortalità

24 TABLET GOURMET Intervista a Leonardo Pinto, l’uomo del rum

ROMA

Chi siamo TabletRoma Reg. Trib. di Roma n° 296/2012 del 19/10/2012 WWW.TABLETROMA.IT Editore Tablet Edizioni di Cristina Anichini Via Difilo 41 - 00124 Roma P.I. 13042831001 C.F. NCHCST66E63H501F anichini@tabletroma.it Direttore responsabile Stefano Quagliozzi - quagliozzi@tabletroma.it Direttore editoriale Serena Basciani Progetto grafico tablet ADV Maurizio De Vincentiis Impaginazione e grafica Marco Flore Stampa Poligraf s.r.l. Via Vaccareccia, 41/b - Pomezia - tel. 06 9106822 Pubblicità 340.340.69.70 Rita Chiodoni pubblicita@tabletroma.it - ritachiodoni@libero.it Direzione e redazione redazione@tabletroma.it Tablet eventi Massimo Gallus - eventi@tabletroma.it mob. 334.39.22.475 Hanno collaborato a questo numero Ivan Alemanno, Serena Basciani, Vincenzo Ber tolini, Giorgia Conti, Gabriele Conti, Annamaria De Calisti, Barbara Donzella, Massimo Gallus, Simona Git to, Marina Grappasonni, Libreria Novarcadia, Alessandra Lino, Federica Lorenzet ti, Giovanni Masia, Sandro Massimei, Giulia Migani, Giuseppe Menzio, Giuliana Muti, Alessandro Polinori, Davide Sagliocco, Luca Carlo Santagà, Lorenzo Sigillò, Alber to Terraneo, Teo

33 RICETTA DEL MESE Paccheri al bergamotto

52 TABLET TERRITORIO Risanamento e mitigazione del rischio idraulico

É consentita la riproduzione anche parziale di testi, grafica, immagini e spazi pubblicitari solo se autorizzata in forma scritta da Tablet Edizioni di Cristina Anichini. Parte delle immagini presenti su questa rivista sono fonte Internet e sono utilizzate solo a fini informativi. Poichè non è stato possibile risalire ai titolari dei diritti, secondo la legge vigente, la redazione si scusa per la mancata citazione rimanendo a disposizione di qualsivoglia richiesta e precisazione da parte dei titolari stessi. La collaborazione a questo mensile è da ritenersi libera e gratuita salvo diversi accordi. Del contenuto degli articoli, degli annunci economici e pubblicitari sono legalmente responsabili i singoli autori. Gli articoli pervenuti anche se non pubblicati non si restituiscono. La Direzione si riserva il diritto di non pubblicare il materiale pervenuto o di effettuare gli opportuni tagli redazionali. Si ringraziano i partners commerciali per il contributo alla pubblicazione e alla diffusione di questo periodico. Finito di stampare il 4 Novembre 2018

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Ostia Città dei Mestieri e delle Professioni, Biblioteca Elsa Morante, Asl Sant’Agostino, Ufficio di Collocamento, Scuola Professionale CIOFS Lazio, Scuola Professionale Alberghiero CastelFusano, Scuola di Ostia Scacchi, Ostia Danza, Attività e chioschi del lungomare, Via delle Baleniere, Via Isole di Capoverde, Via Pietro Rosa, Piazza della Rovere, Corso Duca di Genova, Via dei Misenati, Via Capo Soprano, Piazza Gregorio Ronco, Via Paolini - Multisala Cineland Zona industriale Dragona e Dragona Centro Sporrtivo Helios, Via Ortolani, Via Charles Lenormant, Todi’s, Via di Dragone, Via Casini, Via Donati - Parrocchia di Centro Giano Eur e Torrino Bar e Ristorante ‘Il Fungo’ - Palombini Giolitti - Mc Donald Highlands Institute Attività di Viale Europa Viale dell’Oceano Atlantico Viale Oceano Pacifico - Via della Grande Muraglia Via Mar della Cina - Piazza Cina - Viale Città d’Europa - Via del Piabeta Venere - Sturdust Village - Via Beata Vergine del Carmelo Supermercato Elite Via Cristoforo Colombo - Parrocchia Stella Maris


Editoria e Comunicazione di Serena Basciani

Influencer? si grazie Far comunicare carta e social è possibile, perchè non è vero che una cosa annulli l’altra o che da quando esistono gli uni non ha più motivo di esistere l’altra. Tablet non a caso si chiama così, questo è un vero e proprio iPad da sfogliare. Ed esiste un costante filo, o forse sarebbe meglio dire un punto metallico, che unisce il Tablet che state sfogliando e che esce una volta al mese, con quello che vive sul web e sui social network. Dai social perciò arriva questa domanda alla quale noi rispondiamo facendo un passo indietro al numero del mese scorso. A Ottobre abbiamo parlato del matrimonio di Chiara Ferragni e Fedez. Facciamo un ripassino con la wedding planner che ogni sposa dovrebbe poter avere: Anna Chiatto.

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Prima domanda. Quando è iniziata la tua storia con il mondo degli eventi? Anna Chiatto: Per usare una metafora “casuale”: sono sposata con il mio lavoro da quattro anni, cioè da quattro anni lavoro in proprio. Da due anni a questa parte il 99% della mia vita è dedicata esclusivamente al mio lavoro.

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Anna Chiatto, che dici del matrimonio di Chiara Ferragni e Fedez? Ho adorato il matrimonio dei Ferragnez. Lo stile del matrimonio li ha rappresentati e questa non è una

cosa scontata. Io sono una fautrice del matrimonio che somiglia agli sposi. Si aspettavano gli ospiti importanti e sono mancati però? Si, ci aspettavamo tutti degli ospiti più importanti, in realtà i veri vip non sono arrivati; c’è però da dire che c’erano molti influencer, quindi non i vip reali che siamo abituati a veder sfilare negli eventi, ma i vip dei social. Cosa hai amato e cosa no di questo evento? Vogliamo la tua opinione da addetta ai lavori L’organizzazione è l’aspetto più importate di un evento. Alessandra Grillo, che ha organizzato il matrimonio, è una delle mie Event Planner preferite; è decisamente riduttivo chiamarla così perchè ha una formazione completa: è una Pr e adesso anche una show-woman. L’organizzazione del matrimonio dei Ferragnez è stata capillare ed era difficilissimo fosse perfetta come senza dubbio posso affermare sia stata.Il Design al secondo posto: ho amato gli allestimenti anche se (prima nota negativa) sarebbe stato bello uscire dalla comfort zone: hanno fatto cose strepitose ma senza sperimentare. Essendo stato il loro matrimonio un evento con un eco mondiale mi sarebbe piaciuto che il Made in Italy fosse arrivato in tutto il mondo attraverso l’innovazione e questo è mancato. Non ho amato l’after party perchè è diventato trash, forse giusto per il contesto ma non mi è piaciuto. Ho amato follemente l’abito della sposa, giusto ed impeccabile. Perfetti anche i suoi cambi di look. È stata da batticuore. Dal mio punto di vista una sposa perfetta. Hai paura che le tue spose future possano chiederti qualcosa che hanno visto al matrimonio dei Ferragnez? Il Luna Park... speriamo non sia precursore che poi vaglielo dire alle spose che ci vuole un certo budget per realizzarlo. Cosa diciamo ad una sposa che vuole organizzare un matrimonio perfetto ma non può permettersi una wedding planner? Anche se non vi potete permettere una Wedding planner, cercate di affidarvi a dei fornitori che vi assicurino non sono le scelte di stile ma anche la riuscita dell’evento. In una parola: pianificate. La seconda cosa invece è il buon cibo. Un buon evento è quello dove io ho fatto un’esperienza culinaria, non

solo dove ho mangiato bene. Dopo un matrimonio le persone si ricorderanno l’abito della sposa ed il cibo. E se l’abito è una scelta personale personale quindi, come dire, “perdonabile”, il cattivo cibo non sarà perdonato. Ma vediamo da più vicino che cos’è un influencer e quali sono i più famosi in Italia.


Il marketing di influenza basa la sua strategia sulle persone influenti: gli influencer, appunto. Il concetto a livello empirico esiste fin dagli anni ‘40 quello che interessa a noi fa però riferimento al momento in cui la rete ha sviluppato in modo prepotente blog e social network. Fin quando il social di riferimento è stato solo Facebook ancora aveva motivo di esistere il mercato dei blog, quando Facebook ha iniziato a cedere il passo ad instagram anche il blog si è dovuto inchinare alla potenza dell’immagine. Perchè influencer? Perchè attraverso i social? La risposta è una sola: numeri. I profili più quotati non mentono, quando apri un profilo instagram la prima cosa che vedi è “quante persone lo seguono”.

Italia? Gli YouTuber. Anche YouTube, così come tutti i social network, conta i follower e sulla base di questi quota gli spazi pubblicitari. In Italia a scorrere tra i primi YouTuber troviamo iPantellas ( duo di comici che anche su face e instagram dice la sua con più di un milione di seguaci ) e Favij (classe 1995 con 4 milioni di follower su youtube ottenuti postando video in cui testa videogiochi) che a 14 anni ha aperto il suo canale “the shared gaming”. Di qui a scendere troviamo i blog-profili di cucina, i comici, le star dello spettacolo che sono brave a gestire i social (Lodovica Comello, Emma, Frank Matano, Vanessa Incontrada ecc) e i tutorial dedicati al trucco e alla cura della persona. Speriamo di aver risposto esaustivamente alla nostra lettrice e di aver contribuito modicamente ai follower già ben posizionati degli influencer italiani... in compenso vi potete scatenare sui nostri di social! Stay Tuned, Stay Tablet.

Alessandra Grillo Anna Chiatto ha citato la wedding planner che ha organizzato il matrimonio di Chiara Ferragni e Fedez dicendo giustamente che per lei la definizione di wedding planner è un po’ strettina. Infatti Alessandra Grillo inizia come Pr ( a vent’anni si occupava della comunicazione del Billionaire in Costa Smeralda) poi lavora nell’organizzare degli eventi per le maison di moda più importanti come Dolce & Gabbana e Armani. Affina l’arte con l’organizzazione dei matrimoni Vip; oltre quello dei Ferragnez si è occupata anche - tra gli altri - di quello tra Melissa Satta e Boateng. Proprio con Melissa Satta esordisce in Tv affiancando la conduttrice nel programma “il padre della sposa” su La5. Alessandra Grillo con 243 Mila follower su instagram è considerata anche influencer. serenabasciani@gmail.com Direct Instagram: SerenaBasciani Facebook Official Page: Serena Basciani Editoria e Comunicazione

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Vi riporto alcuni nomi che non vi diranno nulla: Mariano Di Vaio. Pensate ad un calciatore? Vi sbagliate. Trattasi di esempio italiano di influencer purosangue. 6,2 milioni di follower per il più importante influencer italiano, secondo solo a sua maestà Chiara Ferragni ( che viaggia per raggiungere i 12 milioni). Anche lui come la Chiara nazionale inizia con un blog (www.marianodivaio.com ancora online e operativo); ma prima ancora è stato modello per Hugo Boss e Tommy Hilfiger. Lui fa il cameriere a Londra, stanco della vita lontano da casa torna e inizia a pubblicare consigli di tendenza e stile. Arriva la prima proposta di sponsorizzazione. Lui acquisisce la somma e reinveste tutto per valorizzare l’immagine del blog e la magia è fatta: da quel momento Mariano di Vaio non si ferma più. Oggi ha una sua linea di abbigliamento e gestisce più di trenta dipendenti. La sua prima dipendente ha trent’anni ed è rimasta incinta da poco, questo - dichiara - lo rende orgoglioso perchè vede che il suo lavoro permette a delle vite di spiccare il volo. Nel frattempo, mentre i follower crescevano, anche la sua vita e la sua famiglia hanno spiccato il volo. Ha sposato l’avvocato Eleonora Brunacci che è diventata anche lei, a sua volta, influencer. Il suo tesoretto social conta però “appena” 700 mila follower. Eleonora e Mariano hanno due figli, uno di due anni circa ed uno nato a giugno. I piccoli hanno già i loro personali profili Instagram (che verosimilmente non gestiscono in autonomia) e che contano, insieme, quasi 300 Mila follower. Vanity Fair recentemente ha realizzato un servizio su Di Vaio e ha scritto che nel suo ufficio c’è una parete in cui le foto appese sono in ordine di engagement (cioè di quanto volume di affari hanno generato). Sempre secondo Vanity Fair quella che ha avuto più like su instagram (più di 500 mila) raffigura un cagnolino. Il successo di questa immagine secondo lo staff di Di Vaio

è dovuto al particolare affetto che il pubblico dei social riserva agli animali. Insomma studi di settore 2.0, notizie che fanno sorridere i vecchi imprenditori che guardano scetticamente i social; ma questo ragazzotto che a una prima occhiata sembra tutto palestra e filtri, è tra i più ricercati al mondo dai brand di moda ed il suo e-commerce riceve più di 250 ordini al giorno. Chi abbiamo dimenticato tra gli influencer importanti in

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+Design

di Alessandra Lino creativaseriale@gmail.com www.creativaseriale.com 335.64.94.985

Con gli apartment boutique il retail sfida l’e -commerce È sempre più frequente la notizia della chiusura di negozi e boutique, spesso per l’effetto dell’inarrestabile crescita dell’e-commerce, che per molte categorie di prodotti sta diventando il principale canale di vendita. Tuttavia, in questi ultimi tempi, stiamo assistendo a una grande varietà di innovazione nel campo del retail. Tra le novità più recenti troviamo gli “apartment boutique”, vere e proprie case, in cui si può accedere solo su appuntamento e, dove tutto quello che è presente all’interno, è in vendita: dai capi d’abbigliamento, ai mobili, ai complementi di arredo. Il più delle volte questi appartamenti non hanno un affaccio diretto sulla strada e tutti gli oggetti in vendita non presentano cartellini con i prezzi. Nati a Parigi, gli “apartment boutique” si stanno diffondendo a Londra, New York e Los Angeles ma credo che presto arriveranno anche a Roma e a Milano. La nascita degli “apartment boutique” si fa risalire al 2017, anno della chiusura del concept store Colette, una vera istituzione che a Parigi stabiliva cosa fosse più o meno di tendenza. È stato quello il momento da cui sono state cercate forme e luoghi alternativi per la vendita al dettaglio. Society Room, fondata da Yvan Benbanaste, è oggi una delle destinazioni più esclusive di Parigi. Yvan Benbanaste afferma che non c’è dubbio che l’e – commerce sarà il futuro per gli acquisti. Egli spiega come l’idea di Society Room sia nata con l’intento di dare agli amici non soltanto un luogo nel quale ritrovarsi e quale buona ragione per uscire di casa, ma - perché no?! - per poter fare in quella stessa occasione degli acquisti. Society Room è in un villino in mattoni del XIX secolo, nascosto all’interno di un cortile. All’inizio sembra essere una casa parigina invidiabilmente arredata, basta notare: la consolle in oro e vetro degli anni ’80 posizionata nel foyer; le lampade in alabastro, realizzate da Ruben Glustin, nel vano scala; il ritratto in bianco e nero di Naomi Campbell del fotografo Albert Watson, nel soggiorno. Ovviamente, qui tutto è in vendita! Rinnovato circa ogni sei mesi, questo non è il tipico negozio in cui puoi passare per un capriccio o per un acquisto fugace. Infatti, Society Room è un luogo d’incontro per amici e per gli amici di amici. Non è possibile effettuare una prenotazione come in un ristorante, lo shopping è solo su invito e la prerogativa è che qui le persone si sentono a casa! Ma ci sono anche: il The Line, nel cuore di Soho a New York, che è un appartamento pieno di luce, in cui scoprire e acquistare complementi di arredo e abiti, direttamente degli armadi e dai cassettoni della camera da letto; Alex Eagle Studio a Londra e Aptm a Berlino, tutti “apartment boutique” che forniscono una nuova esperienza di acquisto, in cui si ha Aptm l’impressione di entrare in un appartamento di un designer, poter provare gli abiti in camera da letto e poterli acquistare, come anche qualche Aptm raffinato oggetto che si trova nel living. Questa nuova tendenza è un fenomeno di nicchia che sta diventando mainstream grazie al passaparola e soprattutto ad instagram.

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The Line

Society room AlexEagleStudio



Il libraio consiglia a cura della libreria Novarcadia

Gli appuntamenti in libreria di Novembre

Sabato 10 Novembre, ore 18:30 LE STORIE DI ARTO PAASILINA

Prima guardiaboschi, poi giornalista, poi poeta, Arto Paasilinna (1942-2018) è un autore di culto in Finlandia, molto amato anche in Italia per il travolgente humour e la capacità di raccontare ridendo anche le storie più tragiche. I librai ricordano Paasilina dopo la sua scomparsa con un reading letterario a lui dedicato. I lettori sono invitati a partecipare anche presentandosi con un suo testo.

di giochi e i loro amanti, e vedendo dipanarsi tutto intorno un mondo contraddittorio fatto di ville faraoniche e guerriglia nella giungla, coniglietti da coccolare e sacchi di coca nascosti in garage, da cui non tutte usciranno vive. Un esordio spettacolare e polifonico che ricama intorno all’impeccabile ritratto psicologico dei suoi personaggi l’affresco politico e sociale di un’intera società. “Un libro emozionante. Julianne Pachico osa spiazzare i lettori, sfumando le linee di confine fra ricchi e poveri, statunitensi e colombiani, guerriglieri e brave persone, e si diverte a giocare con le complicate interconnessioni fra i personaggi.” Sarà presente l’autrice. Intervengono Martina Testa, traduttrice e Cristina Anichini, Editore rivista Tablet

Lunedì 26 Novembre, ore 17:00 MICHELE VACCARI INCONTRA I LETTORI L’incontro si volgerà presso il CENTRO SOCIALE POLIVALENTE DI CASALPALOCCO, VIALE GORGIA DI LEONTINI, 171, 00124 ROMA Un marito è un romanzo provocatorio e originale, la storia di un amore ostinato che difende anche ciò che la realtà, nella sua follia, vorrebbe distruggere. Rivelando angosce e inquietudini che appartengono a tutti noi, Michele Vaccari ci racconta cosa succede quando la paura di cambiare si scontra con il bisogno di andare avanti. Sarà presente l’Autore. Interviene lo scrittore e sceneggiatore Peppe Fiore

Venerdì 30 Novembre, ore 18:30 CIRCOLO LETTERARIO CON EDUARDO SAVARESE

Ritorna consueto l’incontro con il circolo letterario, le ultime novità consigliate dai librai, il libro del mese da scoprire in anteprima e l’incontro con Eduardo Savarese, autore del libro “LE COSE DI PRIMA”, testo adottato dal circolo dei lettori. Una scrittura che ha il coraggio di affrontare temi universali e complessi, al di là di qualsiasi moda minimalista.

Sabato 17 Novembre, ore 11:00 “ROMA” DI NICOLA MANUPPELLI

Un libro che racconta Casal Palocco, attraverso le parole di Dora, le sue scelte che si muovono tra il quartiere e in giro per Roma. Con il Romanzo di Nicola Manuppelli sembra di ritornare a La dolce vta. Sarà presente l’autore.

Mercoledì 21 Novembre, ore 18:30 LE PIÚ FORTUNATE

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Gli undici episodi che compongono questo romanzo sono un viaggio nella sua storia recente, dal 1993 al 2013, raccontata con un taglio inedito, e cioè attraverso le vicende di un gruppo di ragazze privilegiate, figlie di diplomatici, politici e uomini d’affari, educate nelle scuole migliori e imbevute di cultura nordamericana. Le seguiamo dall’infanzia alla maturità, conoscendo le loro domestiche e i loro professori, i loro compagni

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Il diario di Watson

di Ivan Alemanno - www.watsonedizioni.it - watsonedizioni@gmail.com - illustrazione di copertina “Nonaroth”: Vincenzo Pratticò

Tra castagne, noci e leccornie c’è sempre modo di gustare un buon libro.

Durante l’intero arco dell’anno, lungo tutta la penisola, si svolgono delle sagre legate ai prodotti della terra, alla cultura e alla musica popolare, alla fede e ai lavori artigianali. Situazioni in cui è possibile gustare alimenti genuini o assistere a cerimonie che si tramandano da lungo tempo e oramai in disuso nelle grandi città. Nel basso viterbese mi è capitato di serpeggiare tra i banchi di uno di questi eventi e, oltre quanto già detto, ho scoperto qualcosa di eccezionale. Tra castagne, nocciole, miele e altre leccornie c’erano dei libri. Sì, libri, esattamente di narrativa fantastica. Non si trattava di un banco vero e proprio ma di un tavolino di fortuna attrezzato probabilmente con delle scatole, e quindi a ridosso del pavimento. I volumi, posti in file ben ordinate, risaltavano subito all’occhio perché chi è avvezzo al mondo della narrativa fantastica riconosce subito le copertine degli ormai classici titoli della editrice Nord o la compagnia del fantastico del gruppo Newton. La preziosa esposizione era piantonata da un canuto signore che, seduto su uno sgabello di legno, era intento a fumare una pipa e leggere un libro. Con la scusa di avvicinarmi per dare un’occhiata, si è instaurato un dialogo che dura fino a oggi. Cosa intendo? Voglio dire proprio questo: abbiamo iniziato a parlare della narrativa di intrattenimento, delle passioni comuni, degli autori più o meno noti che hanno dato valore a questi incredibili contenitori di storie, dell’evoluzione della lettura, della depressione e del futuro, e continuiamo a farlo tutt’oggi con telefonate e sms. Savio dice che le persone non sognano più come una volta, che il denaro vince su tutto e la società ha bisogno di un paladino, che a cavallo di un nobile e bianco destriero, brandendo una

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spada di fuoco, riporti luce nelle menti degli uomini. E che je voi dì? Savio di nome e di fatto. Ah, ho dimenticato di dirvi che lui quei libri li regalava, non li vendeva. A chiunque si fermasse a chiedere informazioni faceva qualche domanda e cercava di instaurare un dialogo, quindi se la cosa gli andava a genio proponeva la lettura di uno dei titoli, che naturalmente sapeva illustrare magistralmente. In cielo, tra qualche nuvola bianca e il sole che scalda ancora l’aria ottobrina, mi è parso di vedere un’ombra fugace che spariva repentinamente oltre le colline che ci circondano. Nessun uomo può mantenere lo stato di lucidità perenne, per questo deve sognare, di notte, di giorno o a occhi aperti, leggendo o ascoltando storie di draghi, di maghi, di elfi, di strane creature e incredibili avventure. Oltretutto, nella narrativa fantastica di oggi si trovano mirabili evoluzioni del genere, per ragazzi ma anche per adulti, tali da poter essere stimolo di lettura anche per coloro che dimenticano di essere stati dei giovani avventurieri. Il mio desiderio più grande è che si sciolgano i nodi che bloccano il passaggio di un lettore da narrativa di genere a non di genere e viceversa. Chi sfoglia l’ultimo testo di uno dei più noti giornalisti italiani non dovrebbe avere pregiudizio riguardo le avventure di un manipolo di giovani maghi, così al contrario, perché la lettura fine a se stessa è sempre il

mezzo migliore per la nostra evoluzione. Essere critici è molto più costruttivo che additare senza conoscere. Godetevi un libro qualunque, che vi piaccia, sia chiaro, oppure regalatelo a un parente, un amico o uno sconosciuto aggiungendo un sorriso o qualche parola sincera, siate lo stimolo per il prossimo, il paladino che Savio immagina possa salvarci dal dilagante nulla che imperversa. Ah, il mio amico Savio stava leggendo “La spada del destino” di Andrzei Sapkowski. Mentre io vi propongo uno dei nostri magici volumi: “Nonaroth” di Angelo Berti, una fiaba dark terribilmente affascinante. Ci leggiamo al prossimo articolo!

illustrazione di Vincenzo Pratticò

Sagre che vai, storie che trovi.



News Roma Capitale

6 Ottobre Roma e la piaga degli incidenti Stradali A inizio Ottobre sono stati diffusi i dati di Roma Servizi per la mobilità. A preoccupare non sono solo i numeri ( 7.300 incidenti, 35 vittime solo nei primi tre mesi del 2018) ma il fatto che le vittime vengano per la maggior parte da quelli che in gergo vengono chiamati “gli utenti deboli della strada”, ovvero pedoni, centauri e ciclisti. Sono morti, sempre secondo i dati di Gennaio, Febbraio e Marzo 2018: 19 pedoni, 6 motoclisti (alla guida di moto o scooter), una persona in sella alla sua bici. Non lascia ben sperare il prosieguo dell’anno, è infatti del 6 ottobre la notizia dell’ennesimo pedone rimasto vittima della strada a Roma: si trattava di un funzionario del Ministero degli interni investito da un autobus mentre attraversava sulle strisce pedonali.

11 Ottobre Il caso Stefano Cucchi spacca l’opinione pubblica

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Dopo nove anni di processo è stata riconosciuto il pestaggio che causò la morte di Stefano Cucchi nell’Ottobre 2009. Arrestato il 15 Ottorbre per detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti, Cucchi venne tradotto in carcere e poi, a causa di traumi contusivi al volto, al bacino e alla colonna vertebrale, trasferito al Sandro Pertini dove morì il 22 Ottobre. Nell’udienza dell’11 ottobre 2018 il carabiniere Francesco Tedesco, ha ammesso l’aggressione di Cucchi per mano dei suoi colleghi Alessio Di Bernardo e Raffaele D’Alessandro. Ancora accesso il dibattito intorno alla figura del giovane e della sua famiglia. L’opinione pubblica è

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divisa tra chi esalta la figura di Ilaria Cucchi, sorella di Stefano, (che ha guidato le battaglie legali in questi nove anni presenziando spesso in contenitori Tv) e chi accusa la stessa sorella e i genitori della Vittima, di essere stati più presenti dopo il decesso e di averlo invece abbandonato al suo destino quando era in vita. Il 20 Ottobre Ilaria Cucchi mostra dal suo profilo Facebook le minacce che lei e la sua famiglia stanno ricevendo dichiarandosi preoccupata per la sua incolumità e quella dei suoi genitori. L’appello di Ilaria è rivolto alle autorità competenti, a cui chiede di perseguire gli haeters che, a suo dire, la perseguitano fin da quando ha deciso di denunciare pubblicamente i carabinieri coinvolti nelle percosse che hanno causato il decesso del fratello.

20 Ottobre Baby Gang, ancora movida violenta tra “bande” di ragazzini a Roma Lo scorso anno una rissa tra minorenni a Piazza Cavour finì con l’accusa di tentato omicidio e sette giovani furono arrestati. In quel caso ad avere la peggio fu un sedicenne che finì accoltellato. La notte tra il 19 ed il 20 ottobre di quest’anno torna alle cronache un episodio molto simile. Teatro della rissa tra ragazzini è, questa volta, Trastevere; a quanto riporta ilmessaggero.it anche questo episodio rischiava di avere un tragico epilogo, scongiurato solo grazie all’intervento dei carabienieri che, impegnati

in controlli di routine nel quartiere, sono stati attirati dal frastuono e, quindi, intervenuti. Si è reso necessario l’invio di altre pattuglie per sedare gli scontri. Erano almeno 15 i protagonisti della rissa e si fronteggiavano con caschi e bottiglie. Sono finiti in stato di fermo quattro giovani e inoltre sono state emesse otto sanzioni amministrative per violazione dei divieti legati alla vendita di alcol.

21 Ottobre Funerali Low cost, ultima frontiera delle truffe agli anziani Approfittare degli anziani è già di per sè una cosa vile. Farlo speculando sulla loro futura, ed a volte imminente, morte è forse anche più disgustoso. Ad organizzare questa nuova truffa ai “nostri nonni” un gruppo di malviventei ancora senza volto e quindi senza identità; ma sta indagando su di loro il Pm Pierluigi Cipolla, che ha già affrontato in precedenza inchieste sul tema delle truffe agli anziani. In questo specifico caso le famiglie hanno denunciato un gruppo di persone che proponeva direttamente agli anziani di organizzare funerali low cost compresi di consegna a domicilio e vestizione. Chiedevano un anticipo, tra i 100 ed i 400 euro, e garantivano di tornare con il contratto da stipulare e firmare prima di ricevere il saldo. Al momento del decesso i parenti dell’anziano non avrebbero dovuto far altro che chiamare il numero indicato e l’agenzia di pompe funebri avrebbe provveduto a tutto. Ad avvenuto incasso dell’anticipo il fantomatico rappresentante delle forze dell’ordine spariva ed il numero di cellulare lasciato per il ricontatto risulta a inesistente. Secondo ilmessagero.it sarebbero stati almeno cinquanta i casi di anziani che hanno ricevuto la proposta del funerale in saldo; un ottantenne residente alla Montagnola ha versato 400 euro di anticipo e dichiarato ad un investigatore «Il prezzo era allettante. E l’idea buona. Così non avrei lasciato a mia figlia le spese del funerale»


News X Municipio

1 Ottobre Salta la Maratona di Ostia dopo 12 edizioni Ad annunciarlo è la Asd Run Race Management tramite il sito ufficiale maratonadiostia.it Nella lunga nota, ad oggi ancora online sul sito della 30 Km, si apprende come gli storici organizzatori si ritengano in dovere di annullare la competizione a causa dei ritardi nella concessione dei permessi da parte degli uffici competenti. Gli atleti che avevano già provveduto a pagare la quota di iscrivzione saranno rimborsati << Nei prossimi giorni - si legge nella nota - cominceremo a restituire a chi si è già iscritto e pagato, la loro tassa d’iscrizione, in ordine cronologico rispetto alla data di iscrizione: gli ultimi iscritti saranno rimborsati per ultimi... nella stessa forma di pagamento da loro effettuata: con storno sulla loro carta di credito tramite Paypal, con bonifico bancario o con ritiro in contanti presso il punto di iscrizione in cui si sono recati >>

9 Ottobre Paura alla stazione di Acilia Quattro persone, tre uomini e una donna, hanno accerchiato una giovane donna per poi picchiarla e derubarla alla stazione di Acilia. I fatti risalgono al 9 Ottobre, in pieno giorno. La ragazza ha allertato le forze dell’ordine; a giungere sul posto sono stati gli agenti dei commissariati di Spinaceto ed Esposizione che dopo aver soccorso la vittima si sono messi alla ricerca dei responsabili dell’aggressione. Uno dei criminali è stato identificato ed arrestato; si tratta di un albanese di 23 anni, accusato di concorso in rapina e resistenza a pubblico ufficiale. Le ricerche sono state agevolate dalla vittima dell’aggressione che, poco prima di essere scaraventata a terra e picchiata, aveva notato quattro persone che la seguivano in modo sospetto e li aveva perciò fotografati con il cellulare senza farsi vedere. Nei giorni seguenti i cittadini hanno espresso la loro preoccupazione per il clima di tensione che si respira nella stazione di Acilia, dove gli abitanti dei quartieri del decimo Municipio dichiarano di non sentirsi al sicuro. Hanno fatto eco alle dichiarazioni dei citazioni quelle di Guido Contu, coordinatore Lega Roma

X Municipio e Andrea Rapisarda, esponente della Lega-Salvini Premier nel X Municipio: “Suona come un campanello d’allarme sul piano della sicurezza l’aggressione ai danni di una ragazza avvenuta alla stazione di Acilia: è impensabile come in pieno giorno un gruppo di malintenzionati possa avere il tempo di accerchiare una persona, infliggergli delle percosse e derubarla senza nessun tipo d’intralcio”. “Le istituzioni – proseguono – devono mettere in condizione le Forze dell’Ordine di difendere i nostri spazi pubblici, specie se questi sono stazioni ferroviarie dove circolano migliaia di persone ogni giorno. Sul Municipio X va aumentata la sicurezza soprattutto nelle stazioni di Castelfusano e Cristoforo Colombo, soprattutto nelle ore serali di attività ferroviaria. Queste zone vivono purtroppo pesanti forme di degrado tra la presenza di prostitute e sbandati in balia dell’alcol, con un’intensità di questi fenomeni nell’area di Cristoforo Colombo: questo quartiere è diventato una terra franca per prostitute

4 Ottobre Il mare di Roma per la prima volta nelle cartine turistiche di Roma Per la prima volta le bellezze naturali e archeologiche del nostro territorio sono state evidenziate nelle cartine turistiche della Capitale. Atac e il Municipio X di Roma hanno concordato la realizzazione di 20.000 mappe che saranno distribuite nelle principali stazioni della metropolitana della città.Ad essere messi in evidenza, anche attraverso immagini, sono gli scavi di Ostia Antica e il pontile. e ubriaconi, che sono favoriti nelle loro illegalità dalla poca presenza dello Stato in questi spazi. Come Lega chiediamo di poter incentivare la presenza delle Forze dell’Ordine in questi luoghi, puntualmente frequentati da tantissimi lavoratori e viaggiatori in tutte le ore d’attività della stazione. Una maggiore sicurezza che deve toccare anche i residenti di questi quadranti romani, i dipendenti di queste stazioni, i commercianti – concludono – con le attività adiacenti a questi locali ATAC e i nuovi studenti dell’Università del Mare di Roma Tre, che nelle prime ore serali finiscono di seguire i corsi presso lo stabile universitario.”

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19, 20 e 21 Ottobre La prima sagra della seppia Il 19, 20 e 21 Ottobre si è svolta la prima sagra della seppia al Camping Roma Capitol, organizzata dall’associazione Ostia Ristora. Venerdì 19 l’apertura della manifestazione è stata seguita con diretta radio televisiva da Radio Radio. Oltre allo spazio culinario dedicato allo storico mollusco, diverse manifestazioni musicali e sportive hanno allietato il primo anno di uno degli appuntamenti che punta a diventare un appuntamento fisso del Decimo Municipio

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Tablet incontra di A.T.

Michele Cusano,

quando la fotografia è bellezza

Model Martina Tosi

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Da due anni organizza eventi nell’ambito della fotografia, curioso di raccontare attraverso il suo obbiettivo il mondo che lo circonda. La carriera fotografica di Michele Cusano è la straordinaria storia di chi ha scelto di rimanersene lontano dalla banalità per dare ad ogni scatto energia e personalità. “Fra dieci anni mi piace immaginarmi con la mia fedele compagna di viaggio, (la macchina fotografica) al collo in giro per il mondo - racconta - a catturare albe e tramonti, paesaggi, città e monumenti, in compagnia di una modella che possa esaltarsi nel contesto”. Idee chiare per Michele, nato a Roma 43 anni fa, che nella vita gestisce attività commerciali nel mondo della ristorazione. Due anni fa, la folgorazione a suon di flash e obbiettivi. Come nasce questa tua vocazione? Due anni fa ho avuto la mia prima esperienza fotografica con la modella Martina Tosi, dopo avermi trasmesso grandi emozioni ho voluto approfondire la mia cultura fotografica e ho seguito un corso fotografico con Giuseppe Mignola. Un autentico maestro dell’obbiettivo che, con la sua passione per la fotografia, mi ha trasmesso la curiosità di disegnare con la luce e con le ombre. Ed è stato l’inizio di un percorso. Da quel momento ho voluto confrontarmi con il mondo che mi circondava. Cosi sono uscito fuori ed

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ho iniziato a scattare e a pubblicare i miei scatti: non mi interessava ciò che la gente pensava di quello che stavo pubblicando. Ho accettato critiche, complimenti, ho accettato rifiuti ed approvazioni. Tanto che sono nati progetti di rilevanza nazionale. Nel mese di luglio, essendomi appassionato ad una Vespa degli anni 60 e traendo ispirazione dal film “Vacanze Romane” di Gregory Peck, ho deciso di sviluppare un progetto fotografico intitolato “Come in vacanze romane”. Fiero del risultato ottenuto, ho deciso di lavorare su un nuovo progetto fotografico con una HarleyDavidson e sono alla ricerca della modella più adeguata affinché anche questa volta possa ottenere riscontri positivi. Ma non solo. Model Marina Saba Voglio realizzare un modelsharing con una scuderia di auto da corsa e in Primavera organizzerò i “Viaggi fotografici”. Ho anche in previsione la sensibile che si emoziona per poco, mi basta sapere pubblicazione di un libro che racconta il mio che c’è qualcuno in difficoltà per mettermi subito a set fotografico “Come in vacanze romane” a disposizione nonostante magari non se lo meriti. Londra. La fotografia è diventato lo strumento per CONTATTI SOCIAL Facebook: ph miky cusano raccontare le tue passioni. Sono incuriosito da tutto ciò che mi circonda, Instagram: ph_miky_cusano ma mi incuriosisce molto di più il cervello di Bentbox: phmikycusano una donna. All’età di 18 anni è nata in me la Tumbler: ph miky cusano curiosità per il mondo dell’automobilismo che con il passare degli anni coltivandola è diventata passione. Mi piace viaggiare, scoprire nuovi posti e fare nuove conoscenze, confrontarmi con culture diverse dalla mia, imparare anche le loro cucine per poi sperimentarle perché un’altra mia grande passione è quella per il buon cibo. Altre collaborazioni fotograficheÖ Dopo aver collaborato con la modella Martina Tosi, ho iniziato a lavorare con Ramona Ramy, Maddalena Di Gregorio, Marina Saba e Martina Meneghini. Ho partecipato alla Roma Photo Marathon. Insomma, il mio curriculum si allunga giorno dopo giorno. Chi è Michele Cusano posato l’obbiettivo della macchina fotografica? La lista dei pregi è breve purtroppo, ma per quella dei difetti mettetevi comodi che vado ad elencarli: sono permaloso da morire, sono pignolo (ma potrebbe essere anche un pregio), e mi arrabbio quando le persone non rispettano quello che dicono. Sono saccente, a volte irritante, egocentrico, mi piace stare al centro dell’attenzione. Il mio pregio più grande è avere un cuore buono e smisurato, sono molto generoso, mi viene naturale aiutare gli altri, mi reputo una persona estremamente Model Martina Meneghini


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Sistema Binario di Simona Gitto

Tecnologia al servizio dell’immortalità: la ricerca va avanti Generalmente, la preoccupazione maggiore per chi ha tutto, banalmente, non è quella di avere di più ma che il “tutto” non abbia mai fine. Tra le persone più facoltose del mondo - ma in special modo in America - si parla dei tanti metodi per poter prolungare la propria vita, tra trasfusioni di sangue giovane o criogenesi, o ancora l’idea dell’upload della mente sul cloud. Le società e le aziende di questo non precisato settore sono un bacino economico di milioni di dollari: si pensa che nel 2020 sarà un’industria del valore di 215 miliardi. Alla base di questo mercato ci sono cosmetici e sostanze naturali ma anche soluzioni tecnologiche, che sono quelle su cui ultimamente si sta puntando maggiormente. Un esempio è l’iwatch Apple, l’ultimo modello di smartwatch in grado di fare elettrocardiogrammi e inviarli al medico. In generale le startup che tentano di prolungare la vita all’infinito sono moltissime: Calico, BioAge Labs, Sens, Ambrosia, raccolgono decine di milioni di dollari. E la ricerca nel settore delle biotech sta avanzando grazie ai finanziamenti di Sergey Brin e Larry Page di Google, di Jeff Bezos di Amazon, di Larry Ellison di Oracle, di Peter Thiel ed Elon Musk con Neuralink, una startup che propone l’ibridazione del nostro cervello con un computer. Aubrey de Grey, gerontologo fondatore della SENS Research Foundation (che ha sede nientemeno che

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a Mountain View) sostiene che impegnandosi nella cura dell’invecchiamento si potrà arrivare a vivere addirittura 1000 anni. Peter Thiel, tra i primi investitori di Facebook e fondatore di PayPal è uno dei finanziatori della startup Ambrosia, che propone trasfusioni di sangue di ventenni con la promessa di un ringiovanimento. 8mila dollari per un trattamento di cui non c’è garanzia di successo. Eppure sono già state coinvolte 600 persone con un’età media di 60 anni, attratte dalla prospettiva di sentirsi nuovamente giovani. Nir Barzilai dell’Albert Einstein College of Medicine di New York, sulla scia della cura dell’invecchiamento di de Grey sta sperimentando un medicinale comunemente usato per il trattamento del diabete, la metformina, per curare l’invecchiamento e per fermare malattie come l’ Alzheimer, il cancro o i problemi cardiaci. Barzilai lavora a questo medicinale da quasi

dieci anni e vorrebbe che fosse una soluzione accessibile a tutti, puntando su un costo finale di 5 centesimi a pillola. E qui si arriva alla nota dolente. Il problema è anche economico, oltre che sociale. Quando si troverà una “cura” per l’invecchiamento si dovrà anche pensare ai costi di queste stesse cure che saranno accessibili solo a pochi. Questo porterà anche a tensioni sociali, creando un divario economico. D’altronde, come affermato anche dal filosofo Kwame Anthony Appiah in un recente documentario coprodotto da Vox e Netflix: “Vivere con dei limiti dà senso alla vita. La vita ha senso per tutte le sfide che dobbiamo affrontare. E senza queste sfide la vita sarebbe assolutamente poco stimolante”. Quindi cercare spasmodicamente di ottenere la vita eterna forse è un’idea che andrebbe rivalutata.



Tablet Gourmet di Lorenzo Sigillò - foto di © Barbara Donzella

Leonardo Pinto,

intervista all’ “uomo del rum” italiano

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Leonardo Pinto è l’uomo-rum italiano, ma con tantissima modestia si definisce solo un appassionato. Dalla sua mente, infatti, è nato ShowRUM, il festival italiano del Rum che da sei anni riunisce gli amanti del distillato nella Capitale e che aumenta sempre più l’interesse verso questo originale prodotto. Allo ShowRUM migliaia di appassionati si trovano ogni anno alla corte di decine di produttori e non mancano le storie affascinanti, come quella di the Real McCoy, personaggio vissuto negli Stati Uniti del proibizionismo di inizio ‘900 e del suo rum originario delle Barbados, o come quella di un rum che affonda le sue radici nell’Oceano, il suggestivo ‘agricole’ Trois Rivières (Maison La Manoy ) della Martinica Francese. Ma descrivere in poche righe l’evento ShowRUM è difficile, perché significa parlare solo di qualcuna delle etichette presenti: a fianco di marche consolidate sul mercato è impossibile non farsi attrarre da tanta originalità, come il Sister Isles di St. Kitts and Nevis affinato anche nelle botti al cherry di Pedro Ximenez o ancora dalla novità della Cachaça, una tra tutte la Capucana, una miscela unica che riposa in botti di rovere di bourbon americano, lasciate maturare ulteriormente nella famosa isola torbata di Islay, in Scozia. Fino ad arrivare all’Italia, con la bandiera dei rum tenuta alta fieramente dalla Roner. Per questo, e per saperne ancora di più, ci siamo affidati alle parole di Leonardo Pinto, l’ideatore e direttore di ShowRUM, che a margine dell’ultimo evento nella meravigliosa cornice dell’ A.Roma Lifestyle Hotel, ci ha concesso una piacevole chiacchierata.

Grazie Leonardo della disponibilità, ma noi ti chiediamo subito uno sforzo in più rispetto alle solite interviste! Dicci qualcosa di originale sul rum, qualcosa che non hai già detto a qualcuno! Leonardo Pinto: Io parlo tanto quindi è difficile! Ma sicuramente posso raccontarti della nuova tendenza


della microdistilleria italiana, ne abbiamo un esempio qui con Roner, con R74, che probabilmente potrebbe diventare una tendenza molto carina in futuro. Sì, perché le distillerie noi le abbiamo, la tecnologia c’è, le conoscenze ci sono sia di fermentazione che di distillazione… e il palato è quello italiano quindi c’è assolutamente! Non è una cosa così fuori dal comune importare melassa e produrre rum, in America lo fanno dalla notte dei tempi per questo fenomeno della microdistilleria: ecco, probabilmente mi aspetto di qui a breve un’esplosione di prodotti rum, stranamente, italiani. In fatto di novità mi sembra che anche la cachaça stia prendendo sempre più spazio (infatti ora ShowRUM è denominato il “Festival del rum e della cachaça”). La cachaça è un mondo e gli si deve tutto il rispetto che si deve a qualsiasi altro distillato! Il problema è che viene da un Paese come il Brasile che solitamente ha un po’ di difficoltà a promuoversi all’estero. A parte la tendenza comune di identificare la cachaça come quello cosa che finisce in zucchero e lime per fare la capirinha, nessuno gli ha mai detto la giusta identità. Ma questo è un problema che c’è stato anche col rum fino a vent’anni fa, che era quella cosa che finiva nella Coca Cola. Diciamo che il futuro della cachaça sarà agevolato soprattutto a livello comunicativo nel momento in cui veramente si riuscirà a far capire che è un rum a tutti gli effetti e quindi la strada che sta spianando il rum inevitabilmente accompagnerà anche la cachaça, un po’ come il fratello maggiore che apre la strada con i genitori al fratello minore. Però la cachaça, tra l’altro, è un rum agricole con un’origine e con un disciplinare che è il Brasile, quindi, insomma, ne ha di cose da dire! Cominci a sentire il peso della responsabilità di questo aumento esponenziale dell’interesse verso il rum in Italia? E ormai anche a livello europeo, con tante attività che svolgi all’estero, cominci a sentirti l’uomo-rum italiano? In verità no, nel senso che comunque il mio obiettivo fin dall’inizio è sempre stato quello di fare il possibile per comunicare quello che riesco ad apprendere, continuo a studiare come un ragazzino, mi piace girare con l’occhio del bambino sempre in cerca di qualcosa

di nuovo e mi piace trasmettere quello che è la mia passione. ShowRUM è emozionante per quello che è il festival, perchè obiettivamente vuol dire che il mio lavoro viene riconosciuto anche da tutti i brand che ogni anno investono su di me e su di noi, perchè siamo un team, decidono di venire qua ed è bello. Però non mi sento l’uomo-rum, mi sento un appassionato che rema verso la direzione giusta, quella verso la quale tutti gli appassionati di questo settore dovrebbero andare, da chi fa commercio, come gli importatori e i distributori, a chi parla al pubblico in tutte le vesti possibili e immaginabili. Remiamo per fare cultura, per far passare un messaggio in cui il rum non è soltanto, come dicevamo prima, il prodotto che si beve con la Coca Cola, ma un distillato con una sua identità che ha delle sfaccettature e una varietà incredibile, nonchè una qualità che non ha nulla da invidiare a qualsiasi distillato. Domanda d’obbligo: tutta questa passione da dove viene, com’è nata? Vengo da un piccolo paese in provincia di Modena, dove mi sono trasferito a 14-15 anni e c’era un bar

non lontano da casa mia, dove il barman aveva una piccola selezione di rum che non erano i classici che si trovavamo dappertutto. C’è stata subito la curiosità di dire che “roba è, buttalo nel bicchiere e vediamo cos’è” e mi sono completamente innamorato. Per cui alla fine ogni volta cha andavo fuori cercavo qualsiasi cosa fosse possibile, prendendo anche delle cantonate clamorose all’inizio, però qualsiasi cosa trovavo che aveva la scritta rum sull’etichetta la dovevo assaggiare! La sesta edizione di ShowRUM è stata archiviata come un grande successo, ci sono già progetti per il futuro? Stiamo già lavorando per la prossima edizione. Non sembra, ma quando aprono le porte dell’edizione in corso si comincia già a lavorare per quella successiva. Diciamo che quello che verrà fatto il prossimo anno, a livello di punto focale, sarà quello di implementare questa nazionalità e questa concentrazione sul rum come un evento nazionale, perché ormai è inevitabile. Noi veniamo dal mondo del whisky, parliamo di scotch, parliamo di irish… per me è banale pensare a una legislazione, invece quando si parla del mondo del rum tutti dicono non c’è legislazione, ma non è vero! Quando si parla di rum si parla di centinaia di paesi produttori e inevitabilmente ci sono centinaia di legislazioni e purtroppo la gente è pigra, è questo il problema. Nello scotch si studiano uno o due disciplinari di base, poi magari anche l’indiano e il giapponese diciamo, invece il rum se vuoi capirlo davvero dovresti studiarti tutti i disciplinari, quindi questo sarà il prossimo step di ShowRUM. Non so se e cosa riusciremo a fare, ma questo è quello che ho nel cervello adesso! Per chi ha mancato l’evento, non resta che dare appuntamento alla prossima edizione di ShowRUM con Leonardo Pinto e tanti, davvero tanti, rum da scoprire, ognuno con una storia che vale la pena conoscere. Intanto, per saziare la vostra sete, anche di conoscenza, vi consigliamo il libro di Leonardo Pinto, edito da Tecniche Nuove, “Il mondo del rum”, la guida tecnica completa per orientarsi nel mondo del rum e della cachaça, il risultato di vent’anni di ricerche fatte dall’autore nel settore dei distillati da canna da zucchero!

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Incontriamo Carla Gamboni alla fine della stagione competitiva del 2018 La stagione 2018 è ufficialmente terminata! Nei giorni 20 e 21 di ottobre si è tenuta a Jesolo l’ultima gara del Campionato Italiano Racing Quad, purtroppo mi sono dovuta accontentare di un secondo posto di giornata, ma l’obiettivo era di arrivare alla fine e così ho fatto aggiundicandomi il titolo di Campionessa Italiana per la terza volta consecutiva, nonostante un pesante 0 dalla gara di Montese!! Se ripenso a come questa stagione è iniziata, con una serie di infortuni a cascata, sabotaggi, mai mi sarei immaginata questo finale. Gli alti e bassi sono stati tantissimi, però ne siamo usciti a testa alta e questo lo devo in primis alla mia famiglia perché, anche nei momenti peggiori, mi sono stati vicini e quando non credevo in me erano lì pronti a sostenermi e a rimettermi in riga perché non si molla mai!

Inoltre un grazie speciale va a tutte quelle persone che mi hanno dato fiducia sostenendomi gara dopo gara, spero veramente di avervi reso tutti orgogliosi! Quindi grazie di cuore!

I successi di Carla:

Carla Gamboni ringrazia:

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L’ESPERIENZA DI ANGELA B. Questo mese ho il piacere di condividere con voi l’esperienza di una nostra cliente che ha inviato alla redazione di TabletRoma la propria testimonianza raccontando del trattamento viso corpo che ha fatto, di come si è trovata e della motivazione che l’ha spinta a rivolgersi a noi. “Ci sono dei giorni che vorresti staccare la spina con tutti gli impegni quotidiani che ti subissano e ti stressano. Ci sono giorni che ti guardi allo specchio e noti come sulla pelle del viso e del corpo cominciano a comparire i segni dello stress, della stanchezza e quel velo di trascuratezza inevitabile quando devi stare dietro a tante cose (figli, famiglia, lavoro) e perdi di vista te stessa. Uno di quei giorni mi sono guardata bene e ho pensato che avevo bisogno di un momento di pausa. Un momento per me. Ho pensato che la cosa migliore fosse cominciare dalla pelle che considero il nostro biglietto da visita. Una pelle spenta, macchiata, arrossata non ci presenta bene agli altri. Decido così di prendermi una pausa per un viaggio rilassante viso corpo e di rivolgermi al Centro Estetico MASI, di cui avevo letto spesso sul vostro giornale. Ho trovato conferma di quanto avevo immaginato leggendo tutti i mesi la rubrica. Marina la proprietaria si rivelata è una vera professionista. Una donna che del suo lavoro ha fatto una missione. Sempre attenta alle innovazioni, segue corsi di aggiornamento continui., mantenendo però di base quelle regole sane e precise da cui non si può prescindere. Al Centro Estetico MASI si parte dalla base. Mi hanno spiegato innanzitutto che la prima persona che deve curare il proprio aspetto sono io, dandomi tutta una serie di consigli e di pratiche da attuare a casa. Perchè un trattamento su noi stesse comincia con loro ma prosegue con noi. Il mantenimento è una delle cose più importanti. Il trattamento comincia con la spazzolatura, un primo intervento che serve a togliere le impurità più grossolane. È stato un piacere unico, si percepisce subito un senso di pulizia. A questa prima fase è seguita quella di detersione profonda, con uno scrub adeguato che non graffia la pelle per poi passare all’uso di olii essenziali nutrititivi, scelti appositamente per ogni tipo di pelle e di esigenza, applicati attraverso il massaggio di mani esperte che non calcano ma che allo stesso tempo non sono leggere. Mi è piaciuto sentire una pressione sul corpo decisa ma al tempo stesso rilassante. I profumi, la musica dolce, la luce soffusa, tutti aspetti che hanno determinato un rilassamento mente corpo eccezionale. Marina è una perfetta padrona di casa affatto avara di consigli e di premure. Fa sentire il cliente a proprio agio. Si percepisce in ogni atteggiamento e in ogni parola che

dice la grande professionalità sua e delle sue collaboratrici. Solari e gentili. Un’esperienza da non perdere che, oltre al momento di piacere, ha ridonato alla pelle del mio viso e del mio corpo lucentezza e pulizia. Un trattamento così andrebbe fatto con una certa consuetudine, perchè riattiva la circolazione, purifica il corpo e lo spirito, e pone delle buone basi anche per chi come me si trucca ogni giorno.

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Ci si sente più leggeri. Sia il trattamento viso che quello corpo come dicevo sono accompagnati da massaggi con olii essenziali dai profumi inebrianti. Questo momento dedicato esclusivamente a noi stesse prevede anche un piccolo

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AT: le posizioni di vita e il copione

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Lo scorso mese ho scritto che la persona sofferente di cherofobia, la paura di essere felice, aveva probabilmente aderito ad una posizione esistenziale ed ad un copione di vita perdenti. Non avevo lo spazio per approfondire questi concetti e ritengo necessario farlo in questo nuovo articolo, facendo riferimento all’Analisi Transazionale classica (AT) e a quello che viene denominato “Il modello 101”, cioè il corso introduttivo sui concetti di base dell’AT, ufficialmente riconosciuto in tutto il mondo. Partiamo da uno degli assunti filosofici di base, l’OKness: “Ogni persona è OK”, cioè va bene così come è. Cosa significa? Che le persone sono uguali tra di loro ed ognuna ha valore, a prescindere dalla razza e contesto socioculturale. Questo principio afferma l’accettazione incondizionata della persona. O meglio: è possibile non accettare quello che la persona eventualmente FA, ma è da accettare quello che la persona E’, la sua essenza. Questo assunto è importante per capire come, nell’AT, si determinino le 4 posizioni di vita. È possibile definirle come “una convinzione di base della persona, circa sé e gli altri, usata per giustificare le proprie decisioni e i propri comportamenti” e circa il valore che egli percepisce in se stesso e negli altri.

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Queste sono le 4 posizioni: 1) Io sono OK, tu sei OK. Io vado bene come sono e tu vai bene come sono. È definita la posizione di successo, quella sana, rispetto al valore che riconosco a me e agli altri; 2) Io sono OK, tu non sei OK. Io vado bene

come sono ma tu non vai bene come sei. Viene definita la posizione “omicida” o di arroganza, è la posizione in cui l’altro viene svalutato, “eliminato”. Da un punto di vista clinico corrisponde alla paranoia. 3) Io non sono OK, tu sei OK. Io non vado bene come sono, tu vai bene come sei. È detta posizione “suicida” o depressiva, poiché caratterizzata dalla denigrazione di se stessi, mentre l’altro è vissuto come inevitabilmente superiore. 4) Io non sono OK, tu non sei OK. Io non vado bene così come sono e neanche tu vai bene così come sei. È detta posizione suicida di superficialità o di futilità, dove nulla ha senso e valore, né io né gli altri. Eric Berne, il padre dell’AT, sosteneva che il bambino impara da piccolo (dai 3 ai 7 anni) alcune convinzioni su di sé e sugli altri che possono anche rimanere stabili per tutta la vita ed assume una posizione esistenziale che, appunto, possa giustificare proprio le decisioni prese. Le posizioni di vita sono intrinsecamente legate al concetto di copione, che Berne definisce (nel suo libro “Ciao!... e poi?”): “un piano di vita basato su una decisione presa nell’infanzia, rinforzata dai genitori, giustificata dagli eventi successivi e culminante in una scelta decisiva”. Il copione, dunque, viene “deciso” dal bambino nell’infanzia, è fortemente determinato dai messaggi genitoriali che egli riceve (messaggi che lo sottopongono a forti pressioni esistenziali o che lo criticano per gli errori commessi), è al di fuori della consapevolezza e viene infine rinforzato da eventi successivi della vita che egli filtra, allo scopo di confermare le sue decisioni. Quindi il suo copione. Per chiarire meglio la dinamica del copione, Il Modello 101 di Berne utilizza una metafora: è come la prigione nella quale si trascorrono molti anni. Una volta libera, la persona si trova persa, non sa come gestire la vita quotidiana, come utilizzare il suo tempo, come costruire relazioni e, a quel punto, fa qualcosa per tornare in prigione. Perché è quello l’unico posto che sente sicuro. Il mondo, le novità, sono vissute come pericolose e fonte di ansia insostenibile, al punto da preferire di tornare nella sua vecchia prigione, nel

suo copione. Magari è triste ma allo stesso tempo è familiare, se ne conoscono le regole e si sa come evitare la sofferenza. L’AT descrive diversi tipi di copione, classificandoli secondo il destino (Copione Vincente/Costruttivo, Perdente/Distruttivo, Banale/Improduttivo) o secondo la strutturazione del tempo: -

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SEMPRE: è il copione di quelle persone che una volta intrapreso un cammino devono percorrerlo per sempre (es. continuare un lavoro o una relazione che rende infelici); MAI: è il copione di coloro che mai ottengono o fanno quello che vogliono, che usano un dialogo interno con il quale non si danno mai il permesso di provare piacere (es. rifuggire la felicità…); PRIMA: è il copione di chi deve aspettare e comunque pagare un prezzo prima di avere un premio (es. affaticarti tanto… ma tanto tanto, prima di concedersi un momento piacevole per sé); DOPO: è il copione delle persone che prevedono dei problemi dopo aver raggiunto degli obiettivi (che succede ora?); QUASI: è il copione di coloro che arrivano vicinissime alla meta ma… non la raggiungono mai, sentendosi quindi sempre incompiuti ed inefficaci; FINALE APERTO: è il copione che prevede un po’ di tutti gli altri fino ad un certo punto.

Claude Steiner, allievo di Berne e padre della teoria delle Carezze, distingueva 3 copioni secondo lo stile di vita: Senza Amore, Senza Mente e Senza Gioia. E credo che aggiungere altre parole serva a poco… Dopo quanto scritto, diventa più comprensibile capire perché, ad esempio, una persona abbia paura di avvicinarsi alla felicità come il cherofobico, un’altra non sia capace di darsi valore o ancora un’altra rimanga bloccata all’interno di scelte sbagliate col terrore di sperimentarsi in qualcosa di nuovo. O anche perché tante persone, spinte da situazioni insostenibili, comincino una terapia ma poi decidano di abbandonarla. Perché uscire dal proprio copione è difficile, molto difficile. Ma si può.


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Tablet Sociale a cura di Giuseppe Menzio

Le nostre attività sono riprese, come previsto, Venerdì 5 Ottobre, e oltre ai rinnovi da parte dei Soci abbiamo avuto una richiesta superiore al previsto di persone che si sono iscritte all’associazione. E tutti gli eventi programmati per Ottobre hanno avuto un’affluenza molto alta da “tutto esaurito”, con riscontri che ci sembrano assai positivi. Ricordiamo la visita a Palazzo Merulana, la musica di Sibelius, la gita a Gualdo Tadino, il concerto a Santa Cecilia, le meraviglie della Tuscia (con Sutri, il Lago di Vico e Caprarola), il cinema giapponese di Jasujiro Ozu… E anche Novembre promette bene : • Mercoledì 7 siamo riusciti a prenotare una visita a Palazzo Farnese, sede, com’è noto dell’Ambasciata di Francia. Nella visita è inclusa la magnifica Galleria dei Carracci, un capolavoro dell’arte italiana tornato splendente dopo il restauro durato 18 mesi. • Venerdì 9 il prof.Carlo Scopelliti terrà una conferenza sulle nuove frontiere della cosmologia, un tema affascinante, sull’evoluzione del nostro Universo, i cui limiti sembrano allontanarsi sempre di più man mano che crescono le nostre conoscenze. • Venerdì 23. Ricordi del nord con la conferenza “Terre dei Vichinghi”, le moderne architetture ed i musei (in alto, interno del museo ARoS di Aarhus) della Danimarca, ed i bellissimi paesaggi della Norvegia : fiordi, ghiacciai, cascate, foreste. • Sullo stesso tema, la mostra fotografica allestita (già da fine Ottobre) nella club house del Golf Club “Marediroma” (a Marina di Ardea) e che visiteremo insieme prima e dopo la tradizionale polenta (augurandoci che per il 28 Novembre avremo finalmente delle temperature autunnali…)

• La Galleria Nazionale d’Arte Moderna dopo la profonda ristrutturazione voluta dal nuovo direttore, merita di essere rivisitata. Il criterio nel disporre le opere d’arte non è più quello cronologico, bensì quello tematico (Mercoledì 14 Novembre).

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• Un concerto dagli aspetti inconsueti, dedicato all’inaugurazione dell’anno della Via della Seta, che vedrà al Parco della Musica, l’Orchestra Sinfonica di Xi’an, la città famosa per “l’esercito di terracotta”, con un lavoro di Tan Dun, compositore cinese contemporaneo, e la solista di liuto Lan Weiwei. Il direttore è l’italiano Donato Renzetti (in programma anche Rossini, e la stupenda Sinfonia n.5 di P.J.Ciaikovskj. Giovedì 22).

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Tutti i dettagli, quote di partecipazione e contatti sono disponibili nel “calendario” mensile (può essere richiesto a giuseppe.menzio@fastwebnet.it, cell. 347.3738360, oppure cliccando su https://www.csp-palocco.it/associazioni-e-gruppi/associazione-culturale-nuova-acanto.html.)


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di Alessandro Polinori , Responsabile CHM Lipu Ostia, Consigliere Nazionale Lipu/BirdLife Italia

L’incredibile storia di Becco di Rame C’era una volta un’oca, di nome Ottorino. Un’oca domestica, per la precisione un’oca di Tolosa, che viveva felice, come animale da compagnia, in una fattoria in Toscana, insieme ad altri animali, come galline, anatre, maiali. Una notte una volpe cercò di introdursi all’interno della fattoria, in cerca di prede (come è giusto che sia, è la sua natura!), ma incontrò Ottorino dall’altra parte della recinzione, il quale, combattendo in maniera stoica, riuscì incredibilmente a respingere il suo attacco, rimettendoci però la parte superiore del becco, staccata di netto con un morso. La mattina successiva la proprietaria trovò Ottorino grondante sangue e in grave difficoltà per la menomazione subita. Senza perdersi d’animo, raccolse l’animale, impossibilitato dal nutrirsi in quelle condizioni, e lo trasportò presso lo studio veterinario del Dott. Alberto Briganti. Il veterinario, appurata la gravità della situazione, ebbe un lampo di genio. Vide sopra una libreria del suo studio una lastra di rame. Un materiale resistente e facilmente modellabile: l’ideale per creare rapidamente una protesi per il prode Ottorino! Dall’idea alla realizzazione il passo fu breve e il coraggioso amico divenne subito Becco di Rame! Ottorino dimostrò immediatamente di apprezzare il nuovo becco, ricominciando a mangiare senza problemi. E non solo: il nuovo becco rappresentava anche un’arma

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di difesa, utile per respingere l’attacco di altri predatori. Una storia incredibile, dai valori importanti, che meritava di essere diffusa e che, per nostra fortuna, il veterinario Alberto Briganti decise di trasformare in una splendida fiaba, con disegni, in grado di trasmettere emozioni e contenuti, a partire dai più piccoli. Becco di Rame, infatti, aveva lottato per difendere animali di tante specie diverse, rappresentando in tal modo un esempio positivo per i temi della fratellanza, solidarietà e tolleranza. Al tempo stesso Becco di Rame è un animale con una protesi, che non si è arreso di fronte a nulla ed anzi è diventato ancora più forte, mettendo sù anche una bella famigliola. Da quel giorno, naturalmente con lunghi periodi di riposo, Becco di Rame gira l’Italia insieme al suo veterinario, per raccontare la sua incredibile storia, incontrando migliaia di bambini (ed ex bambini!), alcuni dei quali magari in difficoltà, che, però, riescono a trarre dal suo esempio nuova fiducia in se stessi. Per questi contenuti Becco di Rame è stato persino una delle mascotte delle Paraolimpiadi 2016. Il libro è stato tradotto in Inglese ed entro breve lo sarà anche in Tedesco e la sua storia, primo caso del genere, ha letteralmente fatto il giro del mondo (divenendo un testimonial positivo anche per la nostra nazione, troppo spesso balzata agli “onori” delle cronache estere per episodi decisamente poco edificanti). Becco di Rame è diventato un carro allegorico per il carnevale, uno spettacolo teatrale, diverrà un film e la sua storia è oggetto di studio e fonte di ispirazione per tanti progetti educativi e pedagogici, portati avanti nelle scuole. Nel nostro territorio Becco di Rame è spesso l’ospite d’onore degli eventi del Centro Habitat Mediterraneo Lipu Ostia. Ad ogni incontro sono centinaia le persone che affollano l’oasi, felici per aver la possibilità

foto: Marco De Silvi

di incontrare un animale davvero speciale (e per nulla timoroso dell’uomo!) ed il veterinario che, con passione e competenza, è riuscito a salvarlo (come poi fatto anche con numerosi altri uccelli, che, nel corso degli anni, avevano riportato la stessa menomazione). Un’oca dal destino decisamente migliore, rispetto a quello riservato a tanti esemplari selvatici uccisi dai cacciatori o a quello di tante oche domestiche, sottoposte a incredibili violenze per produrre piumini o foie gras. Un segnale di speranza, perché, partendo dall’amore nei confronti di un animale, i ragazzi stanno ponendo fondamenta importanti, per costruire una società in cui possa essere sempre più diffuso il rispetto verso ogni forma di vita. Chissà se Ottorino, quando affrontò la volpe, in quella notte ormai lontana, avrebbe mai immaginato che sarebbe divenuto un eroe per così tante persone! Per info: Centro Habitat Mediterraneo Lipu Ostia email: chm.ostia@lipu.it


Dott. Antonino Marchese

Dott. Antonino Marchese


Eventi Territorio di Serena Basciani

Una rete sociale

per Acilia e San Giorgio Sabato 27 ottobre sarà ricordata come una data importante per i giovani del territorio compreso tra Acilia e San Giorgio. Il Centro sportivo Le Cupole, l’Ips Giulio Verne, il Centro anziani San Giorgio di Acilia e il circolo Anspi “San Giorgio Martire” (l’oratorio della chiesa di San Giorgio), hanno infatti firmato un protocollo d’intesa che sancisce la nascita di una nuova rete territoriale al servizio dei giovani. In una lunga conferenza stampa la dirigente scolastica dell’istituto Giulio Verne Patrizia Sciarma, il presidente del consorzio Le Cupole Maurizio Perazzolo, la presidente del centro anziani Paola Capogrossi e Padre Giuseppe (motore mobile della parrocchia di San Giorgio), hanno presentato i punti salienti dell’accordo alla presenza di radio e stampa e con ospiti di prestigio tra cui l’assessore alle politiche sociali ed educative la Dottoressa Germana Paoletti. Questa rete territoriale intergenerazionale vedrà le quattro realtà unirsi a sostegno della lotta al disagio giovanile grazie allo sport, alla collaborazione tra scuola e famiglia e grazie ad una particolare tensione verso Maurizio Perazzolo

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Paolo Pizzo

la spiritualità. Una sana riscoperta dei valori e degli spazi comuni di cui i giovani potranno riappropriarsi grazie al lavoro ed alla sinergia di alcuni tra i più importanti punti di aggregazione per chi crescerà in questo territorio. Tra i punti che verranno perseguiti in questi mesi i protagonisti garantiscono che saranno sviluppati i seguenti temi: - La promozione di iniziative rivolte al sostegno della persona e della famiglia e la diffusione di una cultura dell’inclusione - Favorire la pratica dello sport per il benessere e la salute della persona - Promuovere la cultura democratica e valorizzare i sentimenti attraverso lo sport - Sostenere e favorire la conoscenza di se stessi al fine di far affiorare le potenzialità inespresse dei singoli - Divulgare la cultura dello sport come strumento per ridurre illegalità, violenza, il disagio, l’isolamento, l’emarginazione - Testimoniare i valori della lealtà, della correttezza e della solidarietà - Favorire lo scambio intergenerazionale attraverso la coltivazione e l’espressione di passioni comuni - Rinforzare i legami tra le varie agenzie educative: famiglia - scuola - palestra - parrocchia - centro anziani - Sostegno alla genitorialità Durante l’evento sono stati presentati esempi di sportivi virtuosi che hanno dimostrato con la loro testimonianza come una pratica sportiva pulita e costante, unita ad un supporto famigliare solido, possano generare storie di realizzazione personale e professionale. Un momento di particolare commozione si è vissuto con la testimonianza di Paolo Pizzo. Il campione

olimpico ha raccontato di quando in adolescenza gli sia stato diagnosticato un cancro al cervello e di come grazie al sostegno di famiglia ed amici non solo sia riuscito ad affrontare le cure necessarie alla guarigione, ma sia poi riuscito a ritornare agli allenamenti per recuperare il tempo perduto fino alla qualificazione alle Olimpiadi. Nei mesi a venire le quattro realtà che hanno dato chatta alla rete vivranno in costante coesione e daranno vita anche ad uno sportello di ascolto dedicato ai giovani e seguito da professionisti nell’ambito della psicopedagogia e della neuropsichiatria infantile.


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Tablet Bike di Luca Santagà - fb avventure in bici

Dalla fantasia alla realtà

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Condividere. Quante volte sentiamo e utilizziamo questa parola. Sembra un mantra del linguaggio moderno. Per qualcuno condividere significa soprattutto diffondere tra amici o sconosciuti i gesti quotidiani della nostra vita, compresa quella privata. Non vi nascondo che personalmente, tutto questo mi fa un po’ paura; guardare la foto di un piatto di spaghetti consumato da un amico in un ristorante o la stanza d’ albergo di persone che appena conosco mi mette tristezza. Intendiamoci, non sono certo contro la tecnologia, tuttavia credo che a volte ci si faccia prendere un po’ la mano e si perdano di vista le cose più importanti. Per me, condividere significa poter vivere i momenti più belli con le persone care. Questo vale, per esempio, quando guardo un film al cinema o quando ho la possibilità di godermi un tramonto spettacolare sulla spiaggia. È innegabile: tante cose, con la compagnia giusta sono più gustose. Con buona pace di quelli che non ci sono. Avventure in Bici è nata proprio per questo: sentivo l’ esigenza di condividere con le persone un mondo sconosciuto e meraviglioso, dove la natura e le sensazioni la fanno da padrone. E mi ritengo fortunato perché oltre a fare un mestiere che mi piace, sono

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riuscito a tradurre in realtà quello che per anni è stata solo una mia fantasia. Prendere la bici e cominciare a pedalare nei boschi o in campagna, mi regala tutt’ora grandi soddisfazioni, condividere fatica e sensazioni con altre persone rende le mie giornate di lavoro ancora più belle. Siamo nel campo delle emozioni, quindi, ma benché io vi abbia portato con me, nei miei articoli precedenti, cercando di trasmettervi le mie, di emozioni, mi trovo di recente a riflettere su questo sport, che qualche volta viene un po’svilito dai suoi stessi “utenti”. Non bisogna dimenticare, che la mountain bike, è uno sport vero, e per questo va affrontato in modo serio. Tra l’altro è una disciplina olimpica e vi è una moltitudine di gare in tutto il mondo, che attirano migliaia di appassionati che per questo sport danno tutto. A dispetto di questo”pedigree” da noi sembra che le cose vadano in modo un po’ diverso: non esiste una vera e propria cultura della bicicletta e fatte salve alcune debite eccezioni, siamo ancora molto indietro. Mancano le piste ciclabili, certo, e non si può contare sul rispetto da parte degli automobilisti per chi sceglie di usare la bici come mezzo di locomozione; ma quello che manca veramente è la serietà di gran parte di noi utenti. Siamo sempre pronti alla critica ma non possiamo pretendere da altri, sforzi che per primi noi non facciamo. E quando gli sforzi li facciamo non veniamo presi sul serio. Perche? Perché pure essendo in tanti non siamo certo un esercito compatto. L’ improvvisazione ed il “faidate” non sempre si rivelano la scelta migliore. Prendiamo ad esempio l’uso del casco. Un enorme vuoto normativo non obbliga chi va in bici ad indossarlo eppure è elementare che anche cadere da fermi

può portare a serie conseguenze. Eppure basta guardarsi intorno per vedere che tanti, pedalano senza. Non parliamo poi delle luci che sono obbligatorie come del resto, il campanello. Ed vero che a volte dobbiamo rifugiarci sui marciapiedi per sfuggire al traffico, ma questo non ci autorizza a zigzagare in mezzo ai pedoni. In breve: come possiamo pretendere di essere rispettati se noi per primi, con i nostri comportamenti“sorvoliamo” sul Codice della Strada. Fortunatamente le cose stanno migliorando e anche se molto lenta-mente, si sta diffondendo una sorta di galateo per quella che oramai è diventata una


indispensabile forma di locomozione pulita e futuribile. Ma c’è ancora tanta strada da fare(in tutti i sensi) e per questo è necessario agire sulle generazioni future. Così, da un’altra idea fantasiosa nasce una realtà: la scuola di mountain bike per bambini e ragazzi. Sta per compiere il suo primo compleanno infatti, la scuola MTB di Avventure in Bici che si trova nell’ OASI AICS di via Varna, all’ Infernetto. Questo circolo sorge in un bellissimo posto, a meno di un chilometro dalla pineta, e oltre a diversi impianti sportivi, ospita l’ unica pista “indoor” di mountain bike della zona. Completamente rinnovata nel corso della scorsa estate, la pista copre ben 250 metri di sviluppo ed è composta da due parti: una fissa, con diverse difficoltà ed una con i birilli da comporre”espressa” per fare in modo di variare il percorso in ogni lezione. Si tratta, in definitiva di una vera e propria simulazione di percorsi che si possono incontrare quando si pedala in fuoristrada, con le insidie e le difficoltà proprie di questo sport, ma anche di un ottimo modo per imparare a destreggiarsi con la bici divertendosi in tutta sicurezza. Proprio perché sicurezza è la parola d’ ordine, il corso prevede che parte delle lezioni si svolgano in pineta, transitando su strade che anche se poco trafficate, sempre strade sono; le norme di buonsenso ed il Codice della Strada vengono rispettati, sia dagli insegnanti che dai corsisti. E lasciatemi dire che in questo, i bambini possono insegnare a noi adulti più di qualcosa: una volta imparata una regola, la rispettano e non creano eccezioni e deroghe. Non si dimenticano nè si distraggono. Ed è un piacere ricordare quando arrivano timidi all’ inizio dei corsi e scoprire che dopo qualche lezione, si sentono sicuri e determinati. Per me, che ho fatto della mia passione un lavoro, tutto questo è motivo di orgoglio e grande soddisfazione; per i ragazzini è divertimento puro. Le lezioni, si tengono con qualsiasi tempo, e se proprio c’è il diluvio si approfitta degli spazi coperti del circolo per imparare nozioni di cartografia e di orientamento con la bussola. Spazio quindi alle generazioni future che in bici, saranno più competenti, preparate e pronte a diffondere la vera essenza di questo sport, non limitandosi al proprio divertimento, ma con un occhio al rispetto per la natura e per gli altri. Uno sport che ci insegna ad osare ed allo stesso tempo ad essere prudenti, dove ci sono momenti di pura esaltazione agonistica alternati a momenti di profonda riflessione. E quando siamo sulla strada ricordiamoci che la sicurezza è la priorità. Chi è della mia generazione ricorderà le sagge parole del pilota di moto e giornalista Nico Cereghini che non si stancava di salutare, al termine delle sue telecronache con la fatidica frase:“casco ben allacciato, luci accese anche di giorno, e prudenza. Sempre!” Per informazioni Luca 347 0704344

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L’avvocato risponde a cura dell’avvocato Federica Lorenzetti - lorenzettiavv@gmail.com - 06.56305241

Il diritto di assegnazione della casa famigliare. Salve a tutti e ben ritrovati in questo spazio che oggi dedicheremo ad un tema molto complesso quanto frequente quale quello relativo al diritto di abitazione della casa coniugale ed assegnazione della medesima. Orbene, occorre preliminarmente evidenziare come, di casa coniugale, non esista una definizione legislativa precisa ma, certamente, possiamo definire la casa coniugale come quel luogo ove il nucleo famigliare viva prioritariamente e/o, comunque, abitualmente e ricomprende, per principio riconosciuto da molti, quell’insieme di beni mobili ed immobili finalizzati alla vita quotidiana e domestica della famiglia. Come espressamente riconosciuto dal codice civile,

sono i coniugi (ovvero i conviventi more uxorio) a concordare tra loro l’indirizzo della vita famigliare, fissando la residenza della famiglia secondo le esigenze di entrambi e delle preminenti necessità della famiglia medesima. Nel momento in cui il rapporto coniugale o di convivenza viene meno, è necessario affrontare la questione in ordine all’assegnazione della casa famigliare che esiste sempre, anche laddove non vi sia un titolo legittimante l’uso in capo ad i coniugi stessi ( si pensi ad esempio alle ipotesi in cui si viva in una casa di proprietà dei genitori di uno di essi). A dirimere tale questione è intervenuto il Legislatore con il Dlgs 154 del 2013, ove viene stabilito come, il diritto al godimento della casa famigliare, sia attribuito tenendo prioritariamente conto dell’interesse dei figli. Dunque l’assegnazione della casa famigliare spetta a quel genitore cui vengano affidati i figli, nella maggior parte dei casi, in regime di responsabilità genitoriale ovvero esclusivo, dovendosi, altresì, valutare a tal fine le condizioni economiche dei coniugi, le ragioni della decisone e favorire il coniuge

più debole ed ovviamente, per stabilire l’eventuale somma da corrispondere a titolo di mantenimento, il giudice è chiamato a considerare a chi tra le due parti, ha deciso di assegnare la casa famigliare. Il Legislatore ha, altresì, previsto l’ipotesi di successione nel contratto di locazione al coniuge al quale venga attribuito il diritto di abitare nella casa famigliare. Laddove invece non vi siano figli, la suprema Corte di Cassazione ha affermato come non sia possibile assegnare la casa coniugale al coniuge non detentore di alcun titolo di proprietà della medesima, a meno che il diritto di abitazione non venga utilizzato al fine di soddisfare il diritto al mantenimento che viene riconosciuto al coniuge più debole. Il provvedimento di assegnazione della casa famigliare emesso dal Giudice ha per oggetto la semplice costituzione di un diritto personale di abitazione, senza incidere sulla posizione dominicale (titolarità del diritto reale) del coniuge estromesso, e può essere oggetto di trascrizione sull’immobile assegnato divenendo opponibile a terzi sin tanto che il medesimo provvedimento non sia revocato.


Assistenza e tutela legale gratuita del viaggiatore a cura di Avv. Vincenzo Bertolini e Dott. Giovanni Masia ViaggiareTutelato

L’ideale di viaggio La mission di ViaggiareTutelato è quella di gestire i reclami dei viaggiatori che hanno subito un disservizio, curando la relativa fase risarcitoria fino all’ottenimento di quanto loro dovuto. Si tratta di un’attività che interviene in quella che potrebbe definirsi la fase patologica del viaggio. È un’attività che svolgiamo accuratamente evitando però di considerare il viaggio solo come una fonte di potenziali fastidi ed inconvenienti. Per come la vediamo noi, il Viaggio costituisce sempre un momento di confronto con sé stessi e con gli altri, un’occasione per accrescere consapevolezza e sensibilità del mondo in cui viviamo. Per questa ragione, non vogliamo limitarci a parlare e scrivere esclusivamente di disservizi aerei o di inadempimenti turistici di vario genere, ma intendiamo offrire anche il racconto delle esperienze e delle suggestioni che i molti viaggi, vissuti, raccontati o anche solo sognati, ci hanno comunque regalato. E dunque, per questa settimana, vi proponiamo una riflessione sull’idea del viaggio in sé, a partire dalla considerazione che molte sono le persone che partono in vacanza anche due o tre volte all’anno, volando sopra oceani e continenti per raggiungere mete più o meno lontane più o meno esotiche, senza mai viaggiare realmente però. Come tutti i veri viaggiatori sanno, il viaggio non è solo lo spostamento attraverso lo spazio da un luogo ad un altro.

Il viaggio è uno stato mentale, una condizione dello spirito. Prima ancora di essere fisica il viaggio è metafisica. Da quando il mondo si è rimpicciolito e ogni suo luogo si è trasformato in un pretesto per un tour all inclusive, l’unico modo per sfuggire alla trappola del turismo di massa è (ri)scoprire l’autenticità del viaggio. Il suo incanto. Nell’antichità, il viaggio era considerato un vero e proprio cimento riservato all’uomo dotato di coraggio, tenacia ed intelligenza. Allora, partire significava sfidare l’ignoto, attraversare territori sconosciuti ed entrare in contatto con usi e costumi affascinanti, spesso temibili. A volte letali. Superate le ardue prove fisiche e mentali incontrate nell’epico girovagare, il premio per il viaggiatore eroe, era far ritorno alla madrepatria forte di un bottino di conoscenza ed esperienza tale da renderlo un uomo saggio e venerabile. Cosa rimane oggi dell’ideale di viaggio incarnato dalla figura mitologica di Ulisse? In che modo si può tentare di rintracciarne lo spirito pur se nella concitata modernità di un viaggio organizzato? La letteratura contemporanea offre moltissimi spunti di riflessione sul tema del viaggio. Secondo il poeta cileno Luis Sepúlveda, “Viaggiare è camminare verso l’orizzonte, incontrare l’altro, conoscere, scoprire e tornare più ricchi di quando si era iniziato il cammino”. Marguerite Yourcenar, la scrittrice di viaggi nel tempo e nello spazio, pensava che “il viaggio se fatto con intelligenza può diventare una scuola di resistenza, di stupefazione, quasi un’ascesi, un mezzo per perdere i propri pregiudizi, mettendoli in contatto con quelli dello straniero”. L’autore di “In Patagonia”, Bruce Chatwin, considerava il viaggio un modo per proclamare la propria esistenza, per sfuggire alla realtà, per tornare liberi, per porsi in un lontano altrove. Poche semplici parole, stessi antichi concetti. L’idea del viaggio come percorso. Come capacità di relazionarsi con l’altro, in equilibrio tra attrazione e repulsione per tutto ciò che non si conosce e quindi un po’ si teme.

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Il valore della scoperta, di luoghi nuovi, di culture diverse, di sapori che non ci appartengono, di un’aria mai respirata. La speranza dell’imprevisto, del contrattempo, dell’inconveniente che ci fa deragliare dal rigido programma di viaggio per condurci allo stupore. La capacità di “guardare” i luoghi al di là della loro apparenza o della loro immagine stereotipata, ci permette di bucare la realtà e di vedere il lato nascosto ma non meno autentico delle cose. Osservare per imprimere nella nostra memoria ciò che si offre ai nostri occhi senza frapporre continuamente il diaframma della fotocamera o la sagoma dello smartphone. D’altronde, se un attimo vale davvero la pena di essere vissuto allora forse non merita di essere (auto)ritratto. A proposito della smania incontrollata di fotografare (e condividere) qualsiasi cosa in qualsiasi momento, resta insuperabile, nella sua emblematicità, la battuta di Sean O’Connell (Sean Penn), l’ineffabile fotografo nel film “I sogni segreti di Walter Mitty”. Dopo un viaggio pieno di avventure e peripezie alla ricerca del prezioso fotogramma 25 ritenuto smarrito, Walter Mitty (Ben Stiller) raggiunge il fotografo appostato sulle vette dell’Afghanistan intento a catturare l’immagine di un rarissimo leopardo delle nevi. Quando finalmente il felino appare e il fotografo inspiegabilmente resta assorto ad osservarlo senza immortalarlo, Walter gli chiede timidamente “Quando pensi di scattarla…”. Sean allora gli risponde candidamente “Certe volte non scatto, se mi piace il momento, piace a me, a me soltanto, non amo avere la distrazione dell’obbiettivo, voglio solo restarci, dentro”. La risposta quindi è sì. È ancora possibile vivere una dimensione del viaggio che appaghi l’esigenza ancestrale propria dell’essere umano. Quello della scoperta del mondo esteriore che ci circonda e di quello interiore che noi circondiamo, nella consapevolezza che come spesso accade nella vita, anche nel viaggio la vera essenza è l’inatteso.

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Turisti per caso di Barbara Donzella - fotografie di Lorenzo Sigillò

Dune du Pilat:

un frammento di deserto portato in Francia dal vento Nello scorso numero vi abbiamo portato nella regione dell’Aquitania, nella Francia del sud, alla scoperta della splendida Bordeaux e degli oltre 100 chilometri di vigneti, che si trovano a poche decine di minuti di macchina da quest’ultima. Proseguiamo il nostro viaggio spostandoci di circa

fonte: https://www.pyla-parapente.com

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70 km a sud-ovest della città del vino, in un luogo diverso, talmente bello e particolare, da sembrare d’essere proiettati direttamente nel film di Bernardo Bertolucci “Il tè nel deserto”. Stiamo parlando della Dune du Pilat (o Dune du Pyla) una distesa di sabbia con una duna alta oltre 100 metri. La più alta d’Europa! Situata nel comune La Teste-de-Buch, all’ingresso del Bacino di Arcachon, la spettacolarità del posto sta nell’essere in pieno deserto e, al tempo stesso, circondati da due oceani, da un lato quello verde dell’ immensa foresta di pini alti sino a 30 metri delle Landes de Gascogne, dall’altro quello blu intenso dell’Oceano Atlantico disseminato di piccole isole.

Questa lingua di sabbia lunga circa 3 chilometri è in continuo mutamento e avanza, ogni anno, di diversi centimetri verso l’entroterra. Questa duna, in realtà, non è sempre esistita. Secondo numerosi studi, infatti, si sarebbe formata a partire dall’Ottocento da un processo di erosione, quando un’enorme quantità di sabbia, trasportata dal vento e dalle maree, si è accumulata su questo tratto di costa, ricoprendo parte della pineta circostante. Pensate che nel 1855 la Dune du Pilat misurava solo 35 metri di altezza! Le dimensioni attuali della duna potrebbero comunque farvi credere di poter raggiungere l’Oceano con una comoda passeggiata, ma come abbiamo imparato a nostre spese, qui, camminare è un’impresa titanica.


Sì, perché ad ogni passo i piedi sprofondano nella sabbia sino alla caviglia, dando l’impressione di trovarsi quasi nelle sabbie mobili.

vostre teste o si accomodano al vostro fianco, sono un’esperienza talmente bella e inconsueta da bloccarvi affascinati e sorridenti.

Per raggiungere la Dune du Pilat si lascia la macchina in un grande parcheggio, accanto al quale è stata allestita una zona ristoro con bar, ristorantini e negozietti. Da qui parte un piccolo sentiero pedonale tra ginestre e pini marittimi che, in circa 15 minuti, arriva sino alla base della duna.

Di fronte alla duna si trova infatti la Riserva naturale di Banc d’Arguin, un isolotto di sabbia (lungo 4 e largo circa 2 km) che ospita una fauna molto ricca di numerose specie come beccapesci, fratino o beccaccia di mare.

La cosa divertente è vedere lo sguardo pietrificato della gente (lo stesso che gli altri avranno visto in noi!) che arriva davanti alla duna e si trova davanti questa montagna di sabbia, visto che la sommità è raggiungibile solo inerpicandosi su una ripida scalinata in legno o scalandola. Lo sforzo vale però la pena, perché arrivati in cima, i profumi portati dal vento, l’azzurro carico del cielo e dell’Oceano, il bianco luminoso della sabbia, il verde smeraldo della foresta e i tanti uccelli di diverse specie che volano sopra le

Per la vostra gita alla Dune du Pilat ricordate di portare degli occhiali da sole, un cappello e dell’acqua, perché d’estate qui il sole è molto forte e, dopo la zona ristoro, non troverete più nulla. E mi raccomando, non dimenticate il telo da mare, per stendervi su questa sabbia calda, setosa e finissima! La Duna di Pilat è raggiungibile in treno da Bordeaux, direzione Arcachon e poi, dalla stazione, con l’autobus (Linea n. 1) “Gare d’Archachon-Dune du Pilat”.

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Tablet Territorio di Sandro Massimei

Risanamento e mitigazione del rischio idraulico nel X municipio Presso l’auditorium del plesso scolastico “Mozart” all’Infernetto sul tema “Risanamento e mitigazione del rischio idraulico nel X municipio” si è svolta una serata di approfondimento, organizzata dal Coordinamento Sicurezza Idraulica (CSI) in collaborazione con il Consorzio di Bonifica Tevere Agro Romano (CBTAR), allo scopo di dare la massima diffusione alle risultanze dello studio commissionato da Roma Capitale all’Università Roma Tre. 125 km2, questa è l’estensione del X Municipio di Roma; di poco inferiore all’estensione del territorio comunale di Milano. Una grande parte di questo vasto territorio, prospiciente la costa, un tempo era occupato da paludi ed era regno indiscusso della zanzara anofele (fig.1). Le opere di bonifica presero il via nel 1884 con la realizzazione di canali e l’inserimento di idrovore e, nel corso degli anni, si giunse a quello che è l’attuale

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assetto della rete di sollevamento e di deflusso delle acque che, schematicamente, si può suddividere in 3 bacini: un Bacino delle Acque Alte il cui drenaggio avviene per gravità nel Mar Tirreno attraverso il Canale Palocco; un Bacino delle Acque Medie che drena anch’esso verso il mare attraverso i Canali di Dragoncello , della Lingua e dei Pescatori ed, infine, un Bacino delle Acque Basse che si suddivide in acque superiori ed inferiori al livello dl mare (fig.2).

Il drenaggio di queste ultime avviene attraverso gli impianti idrovori di Ostia, Ostia 1, Ostia 2, Bagnolo e di Tor San Michele le cui acque sono sollevate, rispettivamente, fino al Canale dei Pescatori, al Canale di Ponente, al Canale Ostiense, al Canale di Bagnolo e al Canale di Tor San Michele. La frequenza con la quale si verificano gli allagamenti in questa vasta area (ogni 15 anni circa le precipitazioni superano i 100mm, ma bastano anche 70 mm perché


laminazione delle acque del Canale Palocco. Gli invasi di laminazione sono un “ammortizzatore” idraulico in quanto trattengono temporaneamente i volumi delle acque al fine di ridurre le portate di piena dei canali entro limiti prefissati. L’area risultata più idonea alla realizzazione della prima vasca di laminazione è in zona Madonnetta; non è urbanizzata e attualmente occupata da terreni incolti. SI fa presente che una vasca di laminazione non è sinonimo di palude con acque stagnati ma è un’area, opportunamente attrezzata, che ospita solo temporaneamente le acque e che può acquisire anche una valenza multiscopo. Il costo complessivo di tutti gli interventi previsti, compresi gli espropri, ammonta a 150.000.000 di euro. Anche i costi di manutenzione di tutte le opere passeranno da 4.000.000 annui a circa 15.000.000 di euro all’anno. Nel Lazio sono stati già stanziati 1.900.000 euro per 11 progetti relativi ad interventi da attuarsi per mitigare il dissesto idrogeologico tra i quali 4 interessano l’area in esame e consistono nella ricalibratura della rete

consortile, la messa in sicurezza dell’influente M del Canale Palocco in località Infernetto, la sistemazione idraulica dei canali di Bagnolo e Pantano e la ricalibra tura dell’influente C del Canale Palocco. La scala di priorità definita nello studio indica, però, che qualsiasi intervento condotto prima della realizzazione della vasca di laminazione del Canale Palocco, sarebbe inefficace o addirittura, in alcuni casi controproducente. Oggi grazie al Decreto segretariale n. 58 del 22 dicembre 2016, emesso dall’Autorità di Bacino fiume Tevere, ampie zone del territorio sono classificate al massimo livello di rischio. Questo provvedimento, se da una parte ci conferma il rischio che corriamo, ha creato sacrosante limitazioni e adempimenti per le nuove edificazioni, dall’altra consente di creare i presupposti tecnico - amministrativi per poter accedere ai necessari finanziamenti ora che, grazie a questo studio, la strada della messa in sicurezza è tracciata.

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si verifichino episodi di allagamento) e la pressione relativa all’incremento del tessuto urbano, conducono alla necessità di attualizzare la totalità della rete di bonifica oramai obsoleta e poco efficiente. In questo contesto si colloca il lavoro , conclusosi dopo 8 anni di studio, prodotto dal Dipartimento di Ingegneria dell’Università degli Studi Roma Tre su commissione del SIMU (Dipartimento Sviluppo Infrastrutture e Manutenzione Urbana di Roma Capitale) e presentato dal Prof. Mancini nell’ambito dell’incontro tenutosi il 26 ottobre presso l’ I.C. W.A. Mozart. Il lavoro, nei primi 4 anni, è consistito nell’acquisizione dei dati di base attraverso rilievi dettagliati lungo tutta la rete di drenaggio delle acque in modo da definire dei modelli previsionali che potessero simulare l’entità e l’estensione degli allagamenti in relazione a diversi tempi di ritorno partendo da 5 anni fino a 200 anni. Tale studio, intrapreso prima sulle Acque Alte e chiuso quest’anno con lo studio delle Medie e della Basse, oltre a restituire una visione puntuale e completa dell’attuale assetto idraulico delle aree a rischio nel X Municipio, ha definito gli interventi necessari alla messa in sicurezza del territorio secondo una scala di priorità stimando anche il costo degli interventi e definendo una analisi costi/benefici. Di fondamentale importanza nello studio è stata la valutazione delle dinamiche di allagamento non solo in funzione dei fenomeni legati al bacino imbrifero, ovvero quella porzione superficiale di territorio sul quale scorrono, per gravità, le acque, ma anche relativamente al bacino idrogeologico, ovvero alla distribuzione sotterranea dei terreni che ospitano la falda acquifera il cui flusso non è legato solo alla gravità ma anche alla caratteristiche chimiche e fisiche del substrato. In concomitanza di stagioni particolarmente piovose (e quindi con maggiore ricarica della falda acquifera) anche in occasione di piogge limitate si è assodato che le acque pompate dalle idrovore sono superiori a quelle piovute, verificando, quindi, la compartecipazione delle acque profonde negli episodi di esondazione. Il bacino idrogeologico ha un’estensione molto più ampia del bacino imbrifero e gli impianti di sollevamento delle acque furono dimensionati in funzione del solo afflusso delle acque meteoriche. Al fine di ricostruire queste complesse interazioni tra sistema sotterraneo e superficiale, sono state restituite centinaia di simulazioni fino a definire gli interventi da porre in essere alcuni dei quali sono già stati effettuati o sono in corso di attuazione. La “filosofia” di risoluzione presentata nello studio è essenzialmente quella che il Prof. Margaritora definì già nel 1987 in un suo studio che prevedeva una serie di interventi mirati fondamentalmente alla realizzazione di nuovi impianti di sollevamento per potenziare gli esistenti, alla disconnessione del Bacino delle Acque Alte e alla realizzazione di vasche di laminazione. Nello studio attuale si identificano 110 interventi per ognuno dei quali sono stati definiti il rapporto costi/benefici, la pericolosità del territorio interessato dall’intervento, la vulnerabilità ed, infine, la priorità. L’intervento considerato a priorità 1, propedeutico a qualsiasi altro intervento, consiste nella realizzazione di una vasca di

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La ciliegina sul Tablet Pensieri confusi alla rinfusa

di Teo - lacilieginasultablet@gmail.com

“Le parole non vengono create dagli accademici nelle accademie bensì dalla gente per strada. Gli autori dei dizionari le catturano quasi sempre troppo tardi e le imbalsamano in ordine alfabetico, in molti casi quando non significano più ciò che intendevano gli autori.” (Gabriel Garcia Marquez).

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Piazza Eschilo, mattina, sole, normale via vai di persone tra forno, bar, edicola e altri negozi. Tra loro ci sono anch’io e come loro le mie orecchie vengono violentate dall’ascolto di uno stralcio di conversazione (!) tra un uomo e una donna. Lui: “Ahò, ma te pare che ‘no sciagurato qualsiasi me po’mette i piedi in testa? Ce metto n’attimo a daje un carcio ner sedere e a mannallo a quel paese!”. Al che, lei replica a tono dando manforte all’impeccabile ragionamento costituito da premessa, ipotesi e conclusione del suo cavaliere. Ora, se gradite, concedetevi un minuto per sostituire alle parole sottolineate gli appropriati (per loro) sinonimi. Il primo inizia con la stessa lettera, il secondo è un verbo che inizia per i e dalla testa si sposta verso il basso, il terzo si sofferma nella stessa zona del precedente e il quarto invita a far qualcosa ancora con la medesima fonte di ispirazione. Non darò le soluzioni! Sia chiaro che non sto a giudicare il lessico di chicchessia. Non si tratta di usare un repertorio di parole adeguato o meno, poiché credo che ognuno di noi sia libero di comunicare come meglio creda i propri pensieri. In fondo iniziamo tutti con le stesse parole - mamma, papà, pappa, miao,

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bau, muuuu, ecc.... - poi il nostro parco-parole si amplia fino a quando o per scelta, o per possibilità, o per inclinazione, o per qualsivoglia rispettabile motivo decidiamo quale e quanto lessico usare per comunicare. Quello che contesto è che io sia stato obbligato ad ascoltare, poiché, ovviamente, il tipo parlava ad alta voce. Secondo lui, nessuno nei paraggi doveva perdersi quella perla di saggezza! Insomma parliamo di arroganza, cafoneria e boria. Ma piuttosto che dilungarmi sul degrado sociale, ambientale, architettonico dilagante tipico del nostro tempo e soprattutto, purtroppo, della nostra città scelgo di continuare a soffermarmi sulla lingua. Sullo stesso piatto della bilancia pesa una consuetudine bizzarra, quella di non usare la nostra variegata lingua. Per esempio, se vi capitasse di cercare un lavoro, ipotesi trasversale che riguarda, ahimè, tutte le fasce di età, con difficoltà trovereste un annuncio completamente in italiano. È un pullulare di vocaboli in lingua inglese: dai famosissimi part/full time, back/ front office, junior/senior account, reception, inbound/ outbound, marketing, web master, data entry, ecc... ai più raffinati marketer, logistic support, ghost writer, interior engineer shipbuilding e così

via. E non che non esistano i corrispondenti vocaboli in italiano! Insomma, scordatevi il desueto “ricerchiamo per i nostri uffici un addetto alla contabilità di provata esperienza per impiego a tempo pieno”. Ma, tra le parolacce urlate e l’invasione della lingua inglese, c’è la mia categoria preferita, formata da coloro che, poiché non conoscono/vogliono/ fa figo usare la lingua italiana, utilizzano raffinati neologismi e/o parole note alle quali viene dato un nuovo significato aggiungendo qualche vocabolo inglese molto cool. Esempio reale di un 18enne che parla ad un amico: “ehi bro, scialla che te stai a intaccà su quella che poi te se accolla!”. Probabile traduzione:” ehi fratello (bro sta per brother), rilassati e non fissarti su quella ragazza che altrimenti poi non ti si stacca più “! Allucinante ma al contempo, lo ammetto, mi ha fatto ridere tantissimo. Quindi, tutti scialli e soprattutto stay tuned.


Scadenzario Fiscale Anna Maria De Calisti commercialista

Lo Studio De Calisti A.M. saluta tutti i Lettori che si inoltrano nello scadenzario fiscale di Novembre 2018.

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Si informano i lettori che il giorno 12 novembre è il termine ultimo per la consegna sia all’Agenzia delle Entrate che al dipendente o pensionato del modello 730 integrativo e del prospetto di liquidazione mod. 730/3 integrativo. Chi non ha potuto pagare omettendo imposte e ritenute (non versate o versate in misura insufficiente entro il 16 ottobre 2018), con l’opportuno calcolo può ravvedersi entro il 15 novembre.

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Per coloro che hanno dipendenti o collaboratori occasionali, il 16 novembre prevede: IRPEF, Ritenuta d’acconto, contributi INPS. Inoltre, entro il 16 novembre coloro che sono titolari di Partita Iva e si trovano sotto un regime IVA mensile o trimestrale ( Luglio, Agosto, Settembre 2018) dovranno effettuare il versamento. In riferimento ai Titolari di Partita Iva iscritti nell’albo Artigiani o Commercianti, la scadenza del 16 novembre prevede sia i contributi INPS relativi al 3° trim. 2018 che la 4° Rata INAIL del premio anno 2018 - 2019 ( per coloro che hanno deciso di rateizzare).

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Con la scadenza del 26 novembre coloro che ne sono soggetti, devono presentare gli elenchi riepilogativi Intrastat.

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Si informano i Lettori che con la scadenza del 30 novembre sia i titolari di Partita Iva che le persone fisiche verseranno mediante F24 il 2 acconto IRPEF, IRES, IRAP, cedolare secca ed eventuali addizionali comunali.

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Chi non ha potuto pagare omettendo imposte (non versate o versate in misura insufficiente entro il 31 ottobre 2018), con l’opportuno calcolo può ravvedersi entro il 30 novembre

Si rinnova ai lettori che in qualità di CAF CGN lo Studio è abilitato a fornire ulteriori servizi tra cui: • 730 per coloro che sono dipendenti, collaboratori, pensionati. • ISEE, RED, Detrazioni ecc. • Gestione Badanti e Colf. • Successioni. Lo Studio ringrazia per l’attenzione dei lettori e rimane a disposizione, per ogni ulteriore chiarimento.

Lo Studio offre servizi di consulenza del lavoro



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