Tablet novembre

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IDROKINESITERAPIA FISIOTERAPIA IN ACQUA

L’idrokinesiterapia è una prestazione riabilitativa basata sul movimento in acqua a temperatura controllata. Essa sfrutta l’effetto antidolorifico e decontratturante dell’acqua calda che, unito alla maggiore semplicità del movimento dovuta alla diminuzione del 90% del peso corporeo sulle articolazioni e sulla colonna vertebrale, permette di curarsi in un ambiente rilassante e controllato. La temperatura dell’acqua combinata con la ridotta forza di gravità favoriscono il rilassamento muscolare innalzando la soglia del dolore e migliorano l’irrorazione sanguinea con evidenti benefici per il sistema muscolo articolare e neurologico.

Chi deve sottoporsi a idrokinesiterapia? La fisioterapia in acqua è consigliata a chi segue programmi riabilitativi-fisioterapici, sia per quanto riguarda il recupero da patologie ortopediche che neurologiche. Per quanto riguarda le patologie ortopediche il trattamento può essere intrapreso in fase precoce, onde evitare complicanze date dall’immobilità prolungata. Nel caso delle patologie neurologiche il trattamento viene adattato a quelle che sono le necessità del paziente e l’obiettivo diventa migliorare equilibrio e coordinazione, riducendo anche la spasticità (aumento del tono muscolare originato da una lesione del cervello o del midollo spinale).

Quando sottoporsi ad idrokinesiterapia? - nel contesto di programmi riabilitativi - dopo interventi chirurgici neurologici ed ortopedici - per riprendere in maniera corretta i movimenti spontanei - dopo lunga immobilità o in caso di sovrappeso - nelle patologie ortopediche croniche o post acute - nelle patologie neurologiche croniche o post acute

Quali sono i risultati ottenuti? I risultati sono evidenti da subito: - rilassamento muscolare - sollievo dal dolore -mantenimento o miglioramento della mobilità articolare - recupero della deambulazione -miglioramento della circolazione arteriosa e linfatica - aumento della forza muscolare - riduzione del peso corporeo in pazienti in sovrappeso

La riabilitazione in acqua viene inoltre spesso associata alla normale riabilitazione fuori acqua; questa associazione permette di ottenere risultati più durevoli con meno componenti traumatiche durante il trattamento.

Che differenza c’è tra idrokinesiterapia e acquagym? La prima è un’attività riabilitativa e la seconda è un’attività sportiva. Nell’idrokinesiterapia la temperatura della piscina, differentemente da quelle comuni, è controllata tra i 32° e i 34°, questo aiuta ad alleviare il dolore, riducendo lo spasmo muscolare e favorendo la distensione. Il paziente in acqua si muove con agilità e disinvoltura, di conseguenza anche da un punto di vista psicologico acquisisce fiducia migliorando sensibilmente i margini di guarigione. Il rapporto terapista/paziente deve essere, soprattutto all’inizio, estremamente personalizzato, in modo da poter svolgere esercizi mirati e controllare da vicino eventuali posture scorrette. Gli esercizi devono essere modulati sul paziente e non possono essere uguali per tutti. Inoltre i controlli dell’acqua richiesti per le piscine riabilitative con autorizzazione sanitaria sono a garanzia del paziente, per evitare complicanze in fase riabilitativa.

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TABLET ROMA

ANNO 3 NO 33 NOVEMBRE SOMMARIO

TabletRoma è distribuito da Tablet Distribuzione in tutte le principali attività commerciali, sportive e di servizio e parziale porta a porta nei quartieri di Casalpalocco, Axa, Infernetto, Acilia, Dragona, Ostia, e presso i nostri partners. É inoltre distribuito nei quartieri del Torrino, Eur e Spinaceto

PRIMO PIANO 9-10

TabletRoma Reg. Trib. di Roma n° 296/2012 del 19/10/2012 WWW.TABLETROMA.IT

La rivoluzione tecnologica

editore Tablet Edizioni di Cristina Anichini Via Difilo 41 - 00124 Roma - P.I. 13042831001 C.F. NCHCST66E63H501F anichini@tabletroma.it direttore responsabile Stefano Quagliozzi - quagliozzi@tabletroma.it community manager Cristina Ippoliti - tabletromasocial@yahoo.com progetto grafico tablet ADV Maurizio De Vincentiis impaginazione e grafica Marco Flore stampa Poligraf s.r.l. Via Vaccareccia, 41/b - Pomezia - tel. 06 9106822 pubblicità 340.340.69.70 Rita Chiodoni - pubblicita@tabletroma.it direzione e redazione redazione@tabletroma.it tablet eventi Massimo Gallus - eventi@tabletroma.it mob. 334.39.22.475

SAPER MANGIARE 14 Riconoscere la vera mozzarella

TABLET INCONTRA 22 Expo Lastminute

Hanno collaborato a questo numero Alessandra Bassetti, Flavia Bassu, Fabrizio Cianciola, Giorgia Conti, Annamaria De Calisti, Barbara Donzella, Valentina Ecca, Erasmo Falanga, Massimo Gallus, Simona Gitto, Cristina Ippoliti, Federica Lorenzetti, Valentina Mele, Giulia Migani, Veronica Militano, Davide Sagliocco, Lorenzo Sigillò, Emanuela Sirchia, Laura Ventura

UN POSTO TRANQUILLO 37 L’empatia É consentita la riproduzione anche parziale di testi, grafica, immagini e spazi pubblicitari solo se autorizzata in forma scritta da Tablet Edizioni di Cristina Anichini. Parte delle immagini presenti su questa rivista sono fonte Internet e sono utilizzate solo a fini informativi. Poichè non è stato possibile risalire ai titolari dei diritti, secondo la legge vigente, la redazione si scusa per la mancata citazione rimanendo a disposizione di qualsivoglia richiesta e precisazione da parte dei titolari stessi.

MUSICA 45

La collaborazione a questo mensile è da ritenersi libera e gratuita salvo diversi accordi.Del contenuto degli articoli, degli annunci economici e pubblicitari sono legalmente responsabili i singoli autori. Gli articoli pervenuti anche se non pubblicati non si restituiscono. La Direzione si riserva il diritto di non pubblicare il materiale pervenuto o di effettuare gli opportuni tagli redazionali. Si ringraziano i partners commerciali per il contributo alla pubblicazione e alla diffusione di questo periodico. Finito di stampare il 3 novembre 2015

Intervista a Tommaso Di Giulio

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Editoriale di Stefano Quagliozzi

Quando l’alimentazione non coincide col gusto

Si è appena chiusa la kermesse internazionale dell’Expo di Milano, che ha riscosso indiscutibili successi con gli oltre 20 milioni di visitatori, raggiunti dieci giorni prima della chiusura, e già ci sono elementi pronti a far discutere ancora per chissà quanto tempo su come nutrire il pianeta. Ma prima di immergerci nei nuovi, stravaganti provvedimenti UE, diciamo anche quali sono state le ombre dell’Esposizione Universale di Milano, che ha visto sì un’organizzazione riprendersi miracolosamente dalle infiltrazioni mafiose e dai ritardi a soli nove mesi dall’inaugurazione del 1° maggio, ma ha visto anche corredare i sei mesi della sua durata con file davvero chilometriche della durata di ore. E se c’è qualcuno che resiste anche nove ore in fila, magari con quel caldo afoso di agosto, c’è anche chi, nel pieno rispetto della tradizione che riconosce agli svizzeri una precisione non comune, ha previsto la visita al Padiglione Svizzera senza file, grazie alla possibilità di prenotare via internet da casa propria, ancor prima di partire per Milano. Ma veniamo all’Unione europea che proprio nei giorni in cui è finita una manifestazione planetaria sul cibo e sulle proprietà di un’alimentazione sana, piacevole, gustosa e nutriente, sdogana senza riserve la possibilità d’immettere sul mercato nuovi cibi, costituiti da insetti, larve e coleotteri catalogati come altamente proteici dall’agenzia europea per l’alimentazione. Non vi nascondo che, personalmente, ho avuto uno shock quando ho appreso la notizia, guardando un filmato teletrasmesso, in cui si illustrava come venivano cucinate, condite e conservate locuste piuttosto che scorpioni o scarafaggi, di cui si invitava al consumo perché non più vietati per la commercializzazione in Europa, sia per gli umani sia per gli animali d’allevamento che, dunque, nel prossimo futuro è possibile che vengano alimentati così. Negli Stati Uniti le locuste in scatoletta si mangiano da decenni, ma gli americani mangiano anche il burro di arachidi, i grassi più grassi e le carni rosse lavorate e cotte ad alte temperature (recentemente immesse in una sorta di black-list dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) considerate cancerogene al pari del caffè e del fumo di tabacco. Il buon senso ci dice che non è affatto il caso di “importare” tradizioni alimentari troppo lontane dalla sana e sperimentata dieta mediterranea, che ha regalato e regala all’Italia la migliore cucina del mondo unita ad una longevità seconda solo a quella del Giappone, che a tavola fa abbondante uso di pesce e di proteine omega 3. Insomma, non prendiamo le peggiori usanze di popoli lontani da noi e dalla nostra cultura. La globalizzazione non deve appiattire il mondo al ribasso ma, casomai, facilitare la conoscenza di tutti per una evoluzione verso le cose belle della vita, che in cucina rispondono sicuramente meglio ad un piatto di pasta alla carbonara o di orecchiette alle cime di rapa che non a dei vermi fritti, benché croccanti e (forse) nutrienti… Il Direttore, Stefano Quagliozzi



P rimopiano di Massimo Gallus

La rivoluzione tecnologia che cambia le nostre vite! Runtastic, Bla Bla Car, Edo Cosa succederebbe se ritornassimo indietro nel tempo, per abitare in un periodo della storia in cui ancora non si parlava di rivoluzione tecnologica? Nel 2015 non si può far a meno di uno smartphone o di un computer o di un Tablet? A parer mio oggi la tecnologia è diventata qualcosa di troppo importante specialmente per i giovani, infatti alcuni preferiscono stare tutto il giorno davanti ad un computer piuttosto che uscire con gli amici a socializzare. Nel mondo del lavoro la tecnologia è molto utile e indispensabile, ci permette di risparmiare tempo e fatica. Se pensiamo ad esempio al lavoro di un Medico oppure di un organizzatore di spettacoli, scopriamo che per essi diventa impossibile lavorare in un mondo senza tecnologia, perché in fondo gli oggetti principali della loro professione sono proprio cellulare e computer. Senza alcun dubbio l’invenzione del cellulare anche a me ha cambiato il modo di vivere. Il telefonino si può considerare come un piccolo computer portatile; oggi chiunque ha un cellulare di ultima generazione con connessione internet e tutti gli strumenti necessari. Io non riuscirei a vivere senza cellulare, non troverei un oggetto che lo possa sostituire. Sarebbe impossibile aggiornarsi repentinamente su eventi e notizie, soddisfare le proprie curiosità, mettersi velocemente in contatto con i propri amici, condividere con loro video o foto e chattare gratis su WathsApp. La tecnologia è sicuramente rilevante per migliorare la qualità della vita, ma bisogna saperla usare nei giusti limiti senza esagerare troppo o farne la cosa più importante.

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Sai cosa mangi? Te lo dice EDO leggendo l’etichetta dal tuo telefono scaricando una APP. Tre ragazzi, tutti tra i 26 e i 29 anni, da sempre amici, laureati in Scienze e Tecnologie Informatiche hanno un’idea: vogliono elaborare un applicazione che permetta agli studenti fuori sede di conoscere le qualità nutrizionali degli alimenti e di cucinare secondo una dieta equilibrata. Mangiare sano per vivere bene: Seguire una sana alimentazione è giusto, ma spesso non semplice da mettere in pratica. EDO ti aiuta a conoscere meglio ciò che mangi, a capire cosa c’è scritto nelle etichette e a scegliere in maniera consapevole. EDO ti accompagna nel mondo dell’alimentazione cercando di chiarire dubbi, sfatare miti e soddisfare curiosità, in maniera semplice e alla portata di tutti. Con Edo mangiare sano non è più un problema! EDO è una APP che legge le etichette rendendole più facilmente comprensibili. Questo permette di scegliere con maggiore attenzione e consapevo-lezza gli alimenti che compongono la nostra alimentazione quotidiana. Indice Edo Scopri quanto un prodotto è adatto a te con un punteggio da 0 a 10. Semplice, chiaro, immediato! Codice a barre Inquadra il codice a barre di un prodotto, Edo lo riconoscerà e ti svelerà tutti i suoi segreti. Preferiti Aggiungi un prodotto nella tua “lista della spesa” virtuale e consultalo in ogni momento. Pro & Contro Conosci quello che mangi: per ogni prodotto Edo ti spiegherà cosa va bene per te e cosa devi evitare. Intolleranze Guarda subito se un prodotto è senza glutine o senza lattosio e tieni sotto controllo la tua alimentazione. Alternative Non accontentarti: trova prodotti alternativi più sani e migliora le tue abitudini alimentari. www.edoapp.it

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BlablaCar, il fenomeno dal successo inarrestabile, che permette di viaggiare a costi ridotti. Con #BlaBlaCar viaggi di più, spendendo di meno! E’ questo lo slogan che impazza sui social, alla tv, alla radio e sui giornali, che ha catturato il vasto pubblico. BlaBlaCar, è diventato un vero fenomeno, con oltre 10 milioni di utenti, che almeno una volta hanno fatto uso del servizio BlaBlaCar. BlaBlaCar: successo inarrestabile, viaggiare a costi ridotti BlaBlaCar è una piattaforma web di ride sharing che opera in 14 Paesi e che si colloca a fianco di altre attività di condivisione quali ad esempio il car sharing urbano o l’affitto della propria abitazione per brevi periodi, il tutto calato all’interno del modello economico di consumo collaborativo la cui espansione è stata incoraggiata dalla crisi economica e dallo sviluppo delle tecnologie internet. BlaBlaCar: come funziona? Con BlaBlaCar ogni viaggio ha tutto un altro sapore, sia sull’aspetto economico (riduzione dei costi) che sull’aspetto emozionale (nuove amicizie), ma vediamo nello specifico come funziona. Se il vostro obiettivo è viaggiare low cost, BlaBlacar è la soluzione. La piattaforma di BlaBlaCar vi permetterà in base al tragitto di viaggio da percorrere di trovare un passaggio previa registrazione al sito Web. Prima di contattare un conducente mediante sms o telefonicamente per prenotare un posto nella sua auto, potete verificare il suo profilo e accedere a foto, biografia e feedback. Se invii un messaggio privato, BlaBlaCar lo notificherà gratuitamente al conducente via SMS. Presentati in orario nel punto di ritrovo concordato e porta con te l’importo pattuito per pagare il tuo contributo alle spese.

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S aper mangiare di Marco Lungo

Sapete riconoscere una mozzarella “fast” da una autentica?

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La mozzarella è un formaggio fresco o latticino a pasta filata originario della Campania, è una specialità tutta italiana che all’estero ci invidiano. La dicitura “mozzarella” può essere utilizzata solo per quei formaggi freschi a pasta filata prodotti secondo un preciso metodo di lavorazione, conferendole gusto e consistenza caratteristici. Contrariamente, non può essere conferita tale dicitura. Ma qual è la ricetta originale della mozzarella? Si parte dal latte vaccino a cui si aggiungono dei fermenti lattici (trasformano il lattosio, lo zucchero del latte, in acido lattico), in maniera tale da creare un ambiente acido, poi si aggiunge il caglio estratto dallo stomaco dei bovini ed è così che si genera la cosiddetta cagliata, che riposa per circa 4 ore. In questo lasso di tempo, i fermenti lattici hanno il tempo di agire più o meno completamente sugli zuccheri presenti. A questo punto c’è il processo di filatura, in cui si aggiunge il sale e il tutto si immerge in acqua bollente per ottenere la mozzarella, che verrà poi raffreddata e confezionata. Il gesto di separare la massa cagliata con la mano, stringendo la pasta filata tra pollice ed indice della mano, è il “mozzare” da cui deriva il nome del latticino. Questa è la procedura da seguire per ottenere la mozzarella, quella autentica. Quando ci rechiamo al supermercato e ci avviciniamo al banco frigo per acquistarne una, attenzione che i soli ingredienti che dobbiamo leggere per fare un acquisto consapevole siano soltanto quattro: latte, fermenti lattici, caglio e sale. Nei giorni scorsi ho effettuato una mini indagine in un supermercato, analizzando sei mozzarelle, ma solo due lo erano veramente. Quelle false o fast si riconoscono perché tra gli ingredienti non sono menzionati i fermenti lattici (quelli che determinano il sapore e l’aroma del prodotto assieme alla qualità del latte), che vengono sostituiti con i “correttori di acidità” come l’acido citrico o l’acido lattico, sostanze che riducono i costi e i tempi di produzione. Inoltre, un inconveniente non da poco è che se i fermenti lattici sono assenti il formaggio avrà sicuramente meno sapore e per ovviare a questo proble-ma spesso le aziende abbondano con il sale, rendendo la mozzarella di consistenza talmente dura da farla assomigliare più ad una provola o, addirittura, ad una scamorza! Un altro problema che rimane tutt’ora irrisolto, e che ho già sottolineato più in passato in altre sedi, è che la normativa vigente non obbliga le aziende a riportare sulle etichette l’indicazione di origine delle materie prime e la natura della cagliata. Per coloro che non hanno dimestichezza, il caglio (o presame) è una mi-

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scela composta da vari tipi di enzimi in grado di scindere la caseina, proteina idrofila (che si scioglie in acqua) presente nel latte, e di provocare la coagulazione delle rimanenti caseine, idrofobe (quelle che si sciolgono nei grassi). Per effetto del caglio la massa proteica, non più solubile nell’acqua, precipita sul fondo a formare la cagliata, che può essere raccolta e lavorata per creare il formaggio. Il caglio può avere diverse origini: 1) animale: estratto generalmente dallo stomaco (abomaso) di vitelli o di pecora o di maiale (mi viene in mente il Pecorino di Farindola); 2) microbico: estratto da una muffa, è un coagulante economico e di qualità inferiore a causa della sua attività proteolitica meno specifica; 3) vegetale: ne esistono diversi e dai sapori particolari, ad esempio l’estratto ottenuto dai fiori del cardo selvatico (Cynara Cardunculus) che viene impiegato in alcuni formaggi, portoghesi, algerini e italiani, come quelli prodotti nelle Alpi Kinara o tra l’Abruzzo e il Lazio. In Salento, per il formaggio Pampanella si utilizza ancora oggi il lattice che fuoriesce dai tagli delle parti verdi dell’albero del fico. In Basilicata è nato invece il Carciocacio, con il caglio del carciofo bianco di Pertosa. Fatte queste premesse, se prendete un formaggio che avete in frigo noterete che difficilmente viene specificato il tipo di caglio.Vi fornisco però una certezza: di sicuro quando vedete la scritta DOP (denominazione di origine protetta) avete la sicurezza matematica che sia fatto con caglio animale, altrimenti la certificazione DOP non viene nemmeno contemplata e rilasciata. In linea di massima possiamo comunque dire che i formaggi di produzione industriale usano spesso il caglio batterico, anche se per quelli spalmabili di “ultima generazione ”, che io neppure considero dei formaggi, di caglio non ce ne è nemmeno l’ombra. Molti formaggi tipici usano caglio animale, specie quelli del Sud Italia e quelli prodotti in maniera più artigianale. A differenza del Grana Padano, il Parmigiano Reggiano usa SEMPRE caglio animale. Per il Grana dipende da ditta a ditta. In pratica comunque l’unico modo per avere la certezza è telefonare ai produttori o alle aziende di riferimento Concludo sperando, come sempre, in nuove regolamentazioni e obblighi di etichettatura, anche per una reale e consistente tutela del Made in Italy.



Lo faccio in casa di Giorgia Conti

IL DOLCE PIACERE DELLA SEMPLICITÁ Novembre è un mese riflessivo, i primi freddi ci Procedimento: convincono a stare di più in casa e a coccolarci con Amalgamare in un mixer o con le fruste tutti gli ingredienti liquidi partendo dalle uova, l’olio, lo yogurt e la vaniglia. piccole golosità. Aggiungere poi lentamente il mix di ingredienti secchi (lo zucchero, la Vi suggerisco quindi un dolce semplice e genuino farina, il lievito, il sale e la scorza di limone). dal sapore delicato che ci porta indietro alle torte Quando il tutto è ben amalgamato, versare in uno stampo da circa 20 cm che ci facevano le nonne… di diametro (o, se volete, nella margherita di silicone) e mettere in forno a La forma è originale ma di facile reperibilità del 180° per circa 25-30 minuti (ogni forno avrà i suoi tempi quindi attenzione). Quando ritenete finita la cottura, prendete un bastoncino di legno da resto anche l’occhio vuole la sua parte! spiedino e testate se il dolce è cotto.

n.b.: vi suggerisco diverse varianti così potrete dare il vostro tocco personale al dolce!

Cake allo yogurt (detto “dei 7 vasetti”) Ingredienti:

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1 vasetto di yogurt intero (bianco, agli agrumi o alla vaniglia) 3 uova 2 vasetti di zucchero 3 vasetti di farina Un pizzico di sale Una bustina di lievito La buccia grattata di 1 limone biologico Un cucchiaino di estratto di vaniglia 1 vasetto di olio di semi di arachide Zucchero a velo per la copertura

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Questa è la ricetta semplice a cui possiamo applicare infinite varianti:

Variante 1

Sostituire 50 g (un vasetto circa) di farina con del cacao amaro, al posto del limone, grattare la buccia d’arancia e se lo trovate, mettete lo yogurt alla nocciola o al caffè. Avrete una base al cioccolato davvero leggera, ottima per realizzare una sacher torte farcendola con marmellata di albicocche e colandoci sopra una ganache al cioccolato.

Variante 2

Inserite nell’impasto delle gocce di cioccolato o dei mirtilli per realizzare dei golosi muffins.

Variante 3

Aggiungete 3 cucchiaini di caffè liofilizzato e lo yogurt al caffè per un gustoso dolce da colazione. La Rosa del Dessert



V ini, Oli e... Birra di Erasmo Falanga

L’olio di oliva Come si produce L’inizio dell’“addomesticazione” della pianta olivo, risale all’incirca a 6000 anni fa. Le mani sapienti dell’uomo hanno trasformato, nei secoli, una specie selvatica, l’ “Oleaster” (originaria del Medio Oriente) dapprima in “Olea Sativa” cioè specie coltivata, e infine in “Olea Europea Sativa”, l’odierna specie che si è adattata in tutte le regioni che si affacciano sul bacino del Mediterraneo. La trasformazione dell’olivo è stata accompagnata anche da una accurata selezione delle tipologie di olive migliori. E se i nostri antenati conoscevano e apprezzavano solo poche “cultivar” (specie selezionate), quali le olive di Venafro, della Sabina o della Liburnia (l’antica Istria), oggi le cultivar conosciute in Italia sono più di 500! Fin dall’origine, l’olio di oliva è stato utilizzato sia per usi alimentari che cosmetici, oppure come combustibile per alimentare lampade. Paradossalmente anche oggi l’uso dell’olio di oliva è rimasto sostanzialmente lo stesso! Anche le procedure e le tecniche fondamentali per la produzione dell’olio d’oliva, sono rimaste all’incirca le stesse nei secoli: raccolta delle olive, spremitura, estrazione dell’olio, commercializzazione. Ma vediamo più da vicino come si produce oggi l’olio di oliva. Fase importantissima è “la raccolta delle olive”. Bisogna raccoglierle ancora verdi oppure a inizio invaiatura (colorazione) per ottenere un olio ricco di aromi e polifenoli. Sia che la raccolta venga effettuata manualmente sia che si adoperino mezzi meccanici, le olive devono essere integre e senza lesioni o ammaccature. Non devono essere raccolte da terra oppure attaccate da parassiti. Bisogna poi liberare le olive raccolte da foglie e rami residui e lavarle accuratamente: a questo scopo provvedono moderne macchine “defogliatrici” oppure “defogliatrici – lavatrici”. Si passa quindi alla frangitura delle olive: questa operazione consiste nello schiacciamento delle olive e dei noccioli per ottenere la pasta oleosa . Ancora oggi si usano a questo scopo le Macine in pietra dette anche “Molazze”, mentre sistemi più avanzati prevedono l’uso di “Frangitori” a dischi metallici o a martelli.

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Una volta frante le olive si passa alla gramolatura: la pasta oleosa viene immessa in macchine dette “Gramole”, che hanno il compito di rimescolare e omogeneizzare la pasta e nello stesso tempo favorire l’aggregazione delle goccioline di olio.

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Si procede poi all’estrazione dell’olio: la tecnica “tradizionale” prevede l’utilizzo di dischi in fibra vegetale detti “fiscoli”, sui quali si spalma la pasta oleosa e tramite una potente pressa si separa l’olio dalla sansa(residuo solido) e dall’acqua di vegetazione. I lunghi tempi di lavorazione la difficoltà nell’effettuare un’accurata pulizia dei fiscoli, fanno preferire l’uso dei moderni “Decanter”, macchine centrifughe che lavorano a “ciclo continuo” e separano contemporaneamente l’olio, la sansa e l’acqua di vegetazione (ciclo a tre fasi), oppure separano l’olio e la sansa umida (ciclo a due fasi). Un altro sistema viene oggi utilizzato ed è il sistema a “percolazione” o “Sinolea”: macchine provviste di lame d’acciaio che si immergono continuamente nella pasta oleosa e che, sfruttando la diversa adesività dell’olio e dell’acqua sull’acciaio, riescono a separare l’olio (che aderisce alle lame) dall’acqua e dalla sansa. Raccolto l’olio, si procede alla separazione finale: “Separatori centrifughi verticali” a dischi conici depurano l’olio e permettono di ottenere un prodotto finale pulito e libero dai residui . L’olio ottenuto viene poi stoccato nei tradizionali silos in acciaio per essere poi imbottigliato e distribuito ai consumatori. Per un’accurata conservazione dell’olio è preferibile usare bottiglie di vetro scuro, onde impedire che la luce attivi processi ossidativi che possono pregiudicare in modo irreversibile le sue qualità. Tenendo conto che l’olio si comporta come una “spugna” che assorbe gli odori circostanti, bisogna conservarlo in luoghi bui, asciutti e liberi da odori sgradevoli . Evitate di conservare il vostro olio in scantinati umidi, depositi di vernici e attrezzi da lavoro di vario genere o addirittura nella vostra autorimessa , se non volete che il vostro olio presenti “sentori” di benzina o “aromi” di olio lubrificante!


Rotonda, a tranci, a fette, a spicchi, in piedi o a tavola, fuori o a casa, la pizza è il cibo italiano di maggior successo nel mondo, infatti gli americani sono convinti di averla inventata loro. Un po’ come i cinesi che sono convinti di avere inventato gli spaghetti. Ma lui PLURIPREMIATO il Maestro pizzaiolo Alvaro Paganelli si distingue principalmente per la qualità certificata delle materie prime e per l’amore del suo lavoro che al giorno d’oggi è una rara prerogativa. Gli impasti vengono preparati con farine biodinamiche alcune provenienti dal Mulino Marino, prive di OGM, e quelle con cereali pregiati come il grano a marchio khorasan Kamut e l’Enkir, lavorate con acqua depurata, lievitazione naturale e senza alcun grasso aggiunto. Il risultato è una pizza alta, ben alveolata e croccante deliziosamente prelibata per il palato di chi ancora cerca solo cose BUONE. Alvaro Paganelli è molto attento anche al condimento, scegliendo prodotti di colture biologiche e prodotti del territorio, sempre cercando di scegliere e preferire i frutti della stagione. Le sue “CREAZIONI” nascono con moltissimi i gusti: bianche ripiene con la mortadella di cinghiale, con la zucca e nduja, con fiori di zucca e alici, pizze fredde con salsa 120, rucola, mozzarella di bufala, pachino

e porcini, giusto per citarne alcune. Le pizze più gustose del Maestro sono le tonde gourmet frutto della fantasia del grande Alvaro Paganelli, che per la sua pizza Kamut si è aggiudicato il primo premio in una competizione internazionale, insignito dal Gambero Rosso e TRIPADVISOR come uno dei templi del “buon Mangiare” a Roma e dintorni. Reduce dal Successo di OKTOBER PIZZA FEST dove in collaborazione con TABLET EVENTI ha dato il meglio di se con un menù fisso da “saziare” anche i più affamati! Due serate full con moltissimi ospiti che hanno gradito le prelibatezze del maestro Alvaro Paganelli che ha fatto impazzire le papille gustative con lo PIZZA stinco alla birra e persino il tiramisù alla birra! Il locale è perfetto per circa 40 persone e si possono gustare anche primi e i secondi piatti gustosi ed originali ma sopratutto FRESCHI e GUSTOSI, Pizza DIGERIBILE AL 100%

La scatola della pizza è quadrata, la pizza è rotonda e le fette sono triangolari. Conclusione; niente nella vita ha un senso... Pizza 120 SI! Articolo di Mr Max Wolf

Prossimi EVENTI da Pizza 120 di Alvaro Paganelli “Stasera ti preparo la “Pizza Gourmet” La “POLENTA in Festa” sabato e domenica a pranzo.



Come nasce l’idea di questo lavoro? I miei studi si sono inequivocabilmente indirizzati verso l’arte, la progettazione ed il design. Poi, come spesso accade agli esseri umani, ho fatto delle scelte lavorative lontane dal mio mondo e vicine alla necessità di indipendenza economica. In seguito, come madre e moglie, ho cambiato nuovamente veste lavorativa per necessità familiari. Ma la vita è imprevedibile nella sua unicità. Mi ha portato a quarant’anni a dovermi reinventare come individuo e come lavoratore. Ho investito, a questo punto, sulle mie passioni più profonde , studiando e facendo un corso di specializzazione che mi ha portato a dare vita al mio Brand “ Barbarella “, ed alla mia prima collezione Le Stelle . A cosa ti sei ispirata per le tue creazioni ? La prima Stella umanizzata l’ho creata in occasione di una nuova vita che brillava da pochi giorni. É stato un lavoro emozionante che ha concentrato in sé la gioia della vita, il valore della famiglia, ma anche di un concreto risultato arrivato dopo la fatica piena di dedizione ed amore. Ma la scelta di questa magica icona è collegata ai desideri, agli obiettivi, al trascendente, al quale ogni essere umano tende, o in senso religioso o filosofico. Quindi questa è una stella da tenere con sé perché si materializzi questo trascendente astratto che in genere riside al di là dell’esperienza umana. Ha ricoperto per me un importante richiamo ai valori umani e come simbolo della costruzione e raggiungimento di un obiettivo/desiderio. Quindi a chi mi accompagnava in questo mio percorso lavorativo è sembrata subito una buona idea per la prima collezione . Poi ho dato un’impronta più preziosa e adatta ad ogni età al concept della stella umanizzata, utilizzando oro bianco e brillanti, sicuramente una rivisitazione del gioiello indossato comunemente dal mondo femminile. Prezioso ma vestibile ed attuale, un gioiello Made in italy interamente fatto a mano in ogni passaggio della creazione, con materiali e pietre preziose di pregio. Dove possiamo trovare i tuoi gioielli? Il mio primo punto vendita si trova ad Ostia , Gioielleria Bellantuono in Corso Duca di Genova 88/90. É una gioielleria dove c’è grande professionalità e competenza ma con un mood sempre gioioso e cortese. Invito tutti a visitarla perché offre tantissime idee per gli acquisti di ogni tipo. Cosa bolle in pentola per il 2016? Per una appassionata cuoca e allegra assaporatrice della buona cucina …non posso che dire che la pietanza in preparazione è composta di ingredienti a cui do molta importanza. Il 2016 sarà un anno lavorativo ricco di impegni su più fronti per poter raggiungere altri punti vendita sul territorio nazionale e per offrire sempre un gioiello di qualità sia per i materiali sia per la lavorazione a mano. C’è in elaborazione anche la prossima collezione che sarà molto diversa dalla prima. Grazie a tutti i lettori…..a presto! Barbara Consoni Sono un designer, colui il quale riesce a dare vita al suo immaginario interiore, ai concetti, alle emozioni, perché no anche ai valori. Tradurre tutto ciò attraverso le linee di un disegno è al tempo stesso l’anima e la sfida di questo appassionante lavoro. Mi occupo dell’ideazione e del disegno, scelgo materiali e pietre per ogni pezzo della collezione di Barbarella jewelry. Sono attenta ad ogni fase attraversi uno dei miei gioielli, perchè possa diventare un oggetto di qualità. barbarellajewerly.it - info@barbarellajewerly.it

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Tablet incontra di Cristina Ippoliti

Roma-Milano. Expo lastminute.

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I requisiti che un articolo di giornale dovrebbe possedere: neutralità, imparzialità, equidistanza, equilibrio. Eppure rischia di non essere così semplice e lineare il compito di mettere nero su bianco il racconto di un weekend milanese a caccia degli ultimi giorni di Expo2015. Ma cominciamo dall’inizio. Sabato 17 Ottobre. Raggiungere Milano è un gioco da ragazzi per noi romani: treni statali e privatizzati in continuazione in partenza da Termini e non solo, aerei da Fiumicino praticamente ogni mezz’ora, e comodi bus notturni per vivere fino in fondo il brivido della propria follia. Comunque sia, il tutto, se prenotato per tempo, a cifre irrisorie, e scontatissime anche di un paio di euro abbondanti. Ad aspettarci c’è una città giovane, moderna, pulita. Una sorpresa, per chi subisce i trasporti della Capitale, sicuramente è data dalla praticità dei mezzi pubblici, che permettono di muoversi comodamente e in sicurezza. Ovviamente i prezzi risultano essere più elevati di quelli ai quali siamo abituati, ma con la certezza di riscontrare un rapporto qualità-prezzo in positivo. Dopo una mattinata di viaggio, e dopo aver googlato “Cosa vedere a Milano”, ecco il tour pomeridiano in Centro: Navigli, Duomo, Galleria Vittorio Emanuele II, Scala, Parco Sempione, P a l a z z o Sforzesco,e Pirellone. Siamo quindi pronti per una doccia e una bella dormita, ancora inconsapevoli di cosa avrebbe signi-

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ficato la vera e propria maratona Expo2015. Ci siamo divisi: fra noi c’è chi ha scelto un appartamento e chi l’albergo, i costi non sono esagerati, prenotando sempre con il dovuto anticipo. Anche per il mangiare si trovano molte soluzioni a prezzi abbordabili. Un grande evento della durata di un anno, che ha portato movimento e vita alla città: alberghi, bar, affitti, ristoranti, shopping, pub, trasporti sempre stracolmi. Eppure ad alcuni gestori e proprietari non fa più tanta gola quel guadagno piovuto dal cielo; si sono abituati, sono quasi scocciati da così tanto da fare regalato per grazia dell’evento Expo2015. Una signora na-

poletana, che vive a Milano da trent’anni, dà indicazioni ad una famiglia di bolognesi in trasferta direzione RhoFiera, pronta a lamentarsi per la presenza dei troppi romani, che disturbano la quiete della città, diventata irriconoscibile negli ultimi mesi per via della presenza dei tanti turisti. Infondo, un conto è l’Unità della penisola, i dialetti e l’italianità da portare avanti tutti i giorni, e un altro è sentirsi multiculturale per 12 soffertissime ore. Domenica 18 Ottobre: Expo. Pazienza, attesa, fila, quantomeno ottima salute, e soldi da spendere. 145 paesi partecipanti, 53 padiglioni espositivi. Persone con diritto al voto, disposte ad aspettare, senza ricevere minacce da


Quiche di verdure di Davide Sagliocco*

Questa ricetta è stata selezionata e premiata da Expo worldrecipes ed anche inserita nello speciale “A tutta quiche!”

terzi nei confronti dei propri familiari, tra le due e le cinque ore in piedi sotto l’acqua per entrare nel padiglione del Giappone: veramente troppe. Che si trattasse di un esperimento sociale, simile alla coda notturna per l’anteprima dell’iPhone 6s, me lo sono domandato, è più di una volta. Sul podio dei vincitori sicuramente la Turchia con un incantevole ingresso libero, prodotti tipici a prezzi stracciati e un’atmosfera che ti faccia venire voglia di usare il passaporto. Al secondo posto un incantevole Nepal, per disposizione architettonica realisticamente concreta. Bronzo per il Marocco, che senza niente di trascendentale, riesce a far respirare i profumi della propria terra, con armonia e colori. I miei dubbi rimangono: quanti Paesi hanno davvero centrato il tema Alimentazione? Quanti giorni avrei dovuto impiegare per visitare tutto l’Expo? È così importante sentirsi cittadini del mondo anche solo per un giorno quando ci si sente ancora dei terrun in gita scolastica? Davvero un’esposizione universale può migliorare le condizioni di milioni di persone vittime di malnutrizione, razzismo, violenze, discriminazioni, mentre l’economia mondiale distrugge, ruba, uccide, bombarda? Davvero bisogna arrivare fino a Rho-Fiera per guardare negli occhi qualcuno diverso da noi? Ma diverso da chi?

La quiche è un particolare tipo di torta salata che ha origini francesi. Essa permette di spaziare fra diverse varianti, da quelle di carne a quelle vegetariane o ancora miste di carne e verdure. La quiche più celebre di origine francese è, per l’esattezza, la cosiddetta quiche lorraine. Il nome deriva dall’area geografica che fu la culla di questa squisita ricetta, la Lorena. Spesso utilizzata come antipasto, la quiche è, tuttavia, un piatto assai ricco di nutrienti, dal momento che ingrediente immancabile è l’uovo, fonte di preziose proteine. Quindi potrebbe prestarsi anche come piatto unico, per la sua completezza a livello di nutrienti. 300 gr. di Farina 150 gr. di Burro, ghiacciato 130 gr. di Latte intero 130 gr. di Panna leggera 3 Uova 200 gr. di Zucchine 150 gr. di Peperoni rossi 150 gr. di Peperoni gialli 80 gr. di Cipolle, bianche 120 gr. di Parmigiano Reggiano 5 gr. di Sale 150 ml. di Olio extravergine d’oliva (EVO) 40 gr. di Basilico, fresco 3 gr. di Pepe nero, macinato • Impastate la farina con il burro, aggiungete l’acqua ghiacciata finché l’impasto risulterà morbido e liscio. Aggiungere il sale e poco alla volta l’acqua, fino a formare una palla di impasto compatta e malleabile, non umida e appiccicaticcia. Se si procede manualmente è molto importante essere veloci e cercare di avere le mani fredde, per non rischiare di scaldare il burro. • Trasferite il tutto su un pianale infarinato per il cosidetto “fraisage“, la lavorazione finale di burro e farina. Usando il palmo della mano, allungate l’impasto pressandolo sul piano di lavoro. Aiutandovi con un raschietto o una spatola da cucina staccate l’impasto dal pianale e riformate una palla, ricopritela di pellicola da cucina e fatela riposare in frigorifero per circa due ore. • Mondate le verdure e tagliatele a julienne. Sbucciate le cipolle e tagliatele ad anelli. • Sistemate le verdure tagliate su una teglia foderata con un foglio di carta forno, conditele con l’olio extravergine di oliva, salatele e cuocetele sotto il grill del forno caldo per venti minuti circa, fino a quando cominceranno ad ammorbidirsi, poi lasciatele intiepidire. • Sbattete le uova in una ciotola con la panna, il parmigiano, sale e pepe. Aggiungete delicatamente le verdure e mescolate bene. • Stendete la pasta brisèe, foderate delle formine da crostatine. Disponete sopra le verdure e il composto preparato e cuocete a 180°C per circa trenta minuti, fino a quando il composto di uova si sarà rassodato e la pasta risulterà dorata.Servite le quiche tiepide con qualche fogliolina di basilico fresco.

* Docente di Arti Culinarie - Executive Chef - Food Blogger Consulente di gestione aziendale Food & Beverage

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Note Nella mia versione della quiche di verdure ho preferito usare dei stampi da crostatine per creare delle monoporzioni ideali per un aperitivo o per un piatto gourmet.

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SALUTE IN PILLOLE !ADN KRONOS)

“Il benessere del corpo e della mente”

DEDICARSI ALL’ORTO 30 MINUTI A SETTIMANA MIGLIORA L’UMORE Il giardinaggio aumenta l’autostima, calma la rabbia e attenua la depressione. A ribadirlo è uno studio scientifico inglese, condotto dalle università di Westminster ed Essex e pubblicato sul ‘Journal of Public Health’. In tutto 270 persone, in parte giardinieri e in parte no, hanno risposto alle domande dei ricercatori che chiedevano di descrivere le proprie sensazioni prima e dopo aver lavorato in un campo. Ebbene, basterebbero appena 30 minuti la settimana per ottenere benefici dal contatto diretto con piante e fiori. Secondo gli autori del lavoro, ripreso sulla stampa britannica, i risultati sono così impressionanti che si dovrebbero mettere a disposizione subito nuovi appezzamenti, per migliorare la salute pubblica e sostenere l’economia inglese. LE NOTTI DEGLI ANTENATI, 6 ORE BASTAVANO E NON C’ERA L’INSONNIA Vivono in località remote dell’America meridionale e dell’Africa. Sono le popolazioni preindustriali osservate da un gruppo di scienziati statunitensi per ricostruire come dormivano i nostri antenati. Le 94 persone delle tribù Hadza (Tanzania), Tsimane (Bolivia) e San (Namibia) si assomigliano durante il sonno, nonostante le differenze geografiche e culturali. Dormono in media poco più di 6 ore per notte, coricandosi circa 3 ore e 20 minuti dopo il tramonto e alzandosi prima dell’alba. Non fanno quasi mai un pisolino durante il giorno e non sanno che cosa sia l’insonnia, al punto che nelle loro lingue non esiste una parola per definirla. Dallo studio, pubblicato su ‘Current Biology’, risulta che godono tutti di buona salute nonostante passino la notte all’aria aperta o in modeste capanne. L’ipertensione è quasi inesistente e sono fisicamente in forma. INTERVENTO ‘RIPULISCE’ LE ARTERIE E RIDUCE LA DISABILITÀ DA ICTUS All’improvviso manca la forza, c’è un formicolio ad un braccio o ad una gamba. Si avverte una difficoltà a parlare e nel vedere da una lato. Sono i sintomi tipici della comparsa di un ictus: i campanelli d’allarme con cui si presenta questo ‘nemico’ che compare senza dolore e che, se non si interviene rapidamente, può essere letale. L’ictus cerebrale rappresenta infatti la terza causa di morte, dopo le malattie cardiovascolari e le neoplasie, e la prima causa di disabilità nell’adulto. In Italia sono circa 185.000 le persone colpite da ictus cerebrale: 1 uomo su 6 ed 1 donna su 5 può andare incontro a ictus nel corso della propria vita. In tutto il mondo si è celebrato il 31 ottobre la Giornata mondiale dell’ictus. E la buona notizia è che oggi un’intervento di trombectomia meccanica è in grado di ‘ripulire’ le arterie e ridurre la disabilità conseguenza dell’ictus.

Dr. Ciro Aurigemma

Psicologo

3483402124 / 0686214089 aurigemma.dr.ciro@gmail.com www.psiconaturopatia.it Riceve per appuntamento ora anche a Casalpalocco propone l'integrazione tra il sostegno e la riabilitazione psicologica e la riabilitazione integrata alle cure dell' osteopata e del podologo. In particolare tramite il test muscolare Kinesiologico ricerca le cause dei disturbi, per poi proporre interventi mirati e quindi più brevi e più efficaci,specie se integrati ad altre specializzazioni. Ha infatti creato e proposto la Psiconaturopatia a tale scopo, come collaborazione tra psicologia e cure naturali e olistiche.


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[Proctologia alla mano]

Il Pavimento Pelvico

I

l pavimento pelvico è una regione anatomica molto poco conosciuta sia nella anatomia che nel suo funzionamento. Eppure è di fondamentale importanza per tante funzioni del nostro organismo: dalla continenza fecale ed urinaria al sostegno che impedisce il prolasso intestinale, uterino o vescicale, dal coordinamento dell’atto della defecazione a quello relativo alla minzione. Dal punto di vista anatomico il pavimento pelvico è costituito da tre piani muscolo-fasciali i quali piani si sovrappongono e si “embricano” fra di loro costituendo un diaframma muscolare in grado di garantire il sostegno e contemporaneamente di garantire la buona funzionalità degli organi che attraverso di esso hanno passaggio. Si comprende quindi quanto sia importante mantenere valido un simile apparato il quale può indebolirsi o addirittura venir meno alle sue funzioni per svariate cause. Fra queste di gran lunga la principale è indubbiamente l’aumento della pressione addominale, la quale, a sua volta, si può manifestare anche nello svolgimento di normali azioni quotidiane: un colpo di tosse, la stipsi, il sollevamento di un peso, il prendere in braccio un bambino, l’esecuzione non corretta degli addominali in palestra e via dicendo. Il buon mantenimento delle funzioni del pavimento pelvico, quindi, deriva dal sapere della sua esistenza, dalla capacitàdi ciascuno di conoscerlo e riconoscerlo e quindi di saperlo attivare in modo automatico durante lo svolgimento delle azioni quotidiane. Anche nel settore “pavimento pelvico e sue disfunzioni” il proctologo è il medico di riferimento. Tramite questa figura specialistica difatti si può essere indirizzati allo svolgimento di indagini diagnostiche o alla esecuzione di trattamenti fisioterapici utili alla cura delle disfunzioni.

Roberto Federici medico chirurgo

Dott. Roberto Federici Specialista in Chirurgia generale

Proctologia

(emorroidi, ragadi anali, fistole)

CHIRURGIA AMBULATORIALE DELLE ERNIE INGUINO-CRURALI Centro Salus Casalpalocco, Piazza Filippo il Macedone 23 (Centro comm.le Le Terrazze) tel. 06.50.91.53.05 e-mail rf@robertofederici.it


+Benessere di Veronica Militano

I soggetti di tipo 0 conserverebbero ancora le caratteri-stiche degli antenati, come la robu-stezza, il coraggio, la ridotta capacità di adattamento ai mutamenti sociali e la scarsa tendenza alla cooperazione. I soggetti di tipo 0 digeriscono e assimilano con facilità le carni magre, per la buona produzione di succhi gastrici. La quantità di carne magra da consumare non sarà superiore a 100 grammi a pasto e non dovrà superare i 500 grammi la settimana per evitare il rischio di tumori. È necessario bilanciare l’apporto di proteine con l’assunzione di verdura e frutta, limitando però il consumo di cavoli, cavolini di Bruxelles e verze, perchè potrebbero deprimere l’attività tiroidea che nelle persone di tipo 0 tende già ad essere ridotta. Mangiare pesci per un ulteriore fonte di proteine e grassi essenziali preziosi per i soggetti da malattie infiammatorie corniche a livello gastro-intestinale. È necessario ridurre carne di maiale, insaccati, salumi stagionali, carni conservate perchè non sono ben tollerate. Limitare fortemente il consumo di latte, latticini, formaggi, con le sole eccezioni della feta, dei formaggi di capra, della mozzarella ma in piccole quantità. Ridurre i prodotti a base di farina di frumento, mais e cereali. Il glutine contenuto nei derivati del frumento è ricco di lectine che rallentano l’utilizzazione dell’energia nei soggetti del tipo 0. Limitare il caffè e preferire il the, infatti il caffè è controindicato perchè stimola la secrezione gastrica e pancreatica (il pancreas). Le persone di tipo 0 possono ridurre il peso e superare lo stress con una attività fisica o sportiva regolare e intensa.

L’apparato digerente e il gruppo sanguigno di tipo zero

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L’apparato digerente presenta una componente immunitaria importante: un insieme di cellule che hanno la funzione di proteggere la cavità orale e tutto il tubo digerente, sia dal cibo introdotto che da tutti i possibili microorganismi e contaminanti. Quindi il bolo alimentare entra in contatto in più punti con il sistema immunitario, che può rispondere in maniera differente a seconda di ciò che introduciamo. Quando il cibo che si assume è adeguato, porta verso uno stato di salute. Se l’alimento non è tollerato provoca una serie di fenomeni non fisiologici che possono essere più o meno gravi e tutti possono osservare le reazioni del proprio organismo dopo i pasti. Ci si può trovare in diverse condizioni, sia ottimali che sfavorevoli e tutto dipende da cosa si è ingerito. Secondo l’ipotesi del naturopata PETER D’ADAMO, i gruppi sanguigni si sono differenziati grazie alla diversa alimentazione adottata dalle varie popolazioni durante l’evoluzione del genere umano. D’Adamo suppone che l’isolamento geografico e le abitudini alimentari hanno portato alla differenziazione dei gruppi sanguigni. Quindi un individuo con un determinato gruppo sanguigno potrebbe avere un’affinità verso alcuni elementi piuttosto che altri. Esistono quindi piani alimentari basati sui gruppi sanguigni. Le variabili da prendere in considerazione sono molte e la dieta, secondo i gruppi sanguigni, non deve essere considerata un dogma. Persone delle stesso gruppo sanguigno hanno comunque differenze genetiche che li rendono diversi, gli uni dagli altri. Interessante è soffermarsi ad osservare che la natura non ha mai previsto trasfusioni o trapianti d’organi. Il gruppo sanguigno è la “targa” del nostro sistema immunitario, pertanto è necessario mantenere una certa flessibilità, osservazione, e una ricerca di capire a fondo il proprio organismo. Ad esempio, per un certo gruppo sanguigno, 3-5 noci al giorno possono andare bene, ma 10-12 noci possono provocare la comparsa delle emorroidi. GRUPPO 0 – il Cacciatore-Raccoglitore: sarebbe il gruppo sanguigno più antico, comparso circa 150 milioni di anni fa nel continente africano e da lì si diffuse verso Asia e Europa in cerca di nuovi territori per la caccia. I progenitori del Gruppo 0 erano cacciatori che si nutrivano della carne degli animali, di radici e semi. Il cacciatore-raccoglitore viveva ai margini delle foreste dove poteva cacciare gli animali.

Veronica Militano Specialista in Naturopatia e Riflessologia Plantare - veronicamilitano@libero.it

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Le creazioni di Alessandra Fedeli

Il genio è donna. L’incontro con Alessandra Fedeli rafforza questa convinzione. Racconta la sua vita come un flusso continuo di eventi che accompagnano l’ascoltatore ad apprezzare le sue creazioni e a lasciarsi emozionare. L’idea del “cerchio aperto”, che lei ha concretizzato nella produzione delle sue opere, dagli eleganti elementi di arredo ai gioielli, è vincente. Utilizzando materiali quali oro, argento, bronzo e plexiglass trasparente, sabbiato o colorato. La incontriamo da Saccucci Hair Group, presso il Centro Commerciale SIC dell’Eur, dove nella vetrina e all’interno del Salone sono esposte le sue opere. Quando ha avuto l’intuizione del cerchio aperto? A seguito di un forte dolore che fa ripiegare il corpo su noi stessi, in una forma circolare, un cerchio che deve però necessariamente rimanere aperto verso il mondo, verso gli altri, ma soprattutto verso i bambini, e che per me mai si chiuderà.

Ho cominciato ad utilizzare questa forma a sostegno di un elemento che è sinonimo di solidità e robustezza, l’albero, che io riproduco artisticamente nella forma dell’abete di Natale e che ho voluto chiamare “Girotondo”. Il “cerchio aperto” funge poi da vero e proprio cardine negli oggetti, l’albero e l’angelo, che ho sviluppato in plexiglass. E la sua fonte di ispirazione? L’amore. Non ci sono parole per descrivere un’idea, la stessa si sviluppa nell’anima e nelle sensazioni della persona. Ciò denota una formazione artistica. Ho sempre avuto un’anima artistica. Ero la figlia con la testa piena d’idee che ha frequentato il Liceo artistico di Via di Ripetta. La mia vita professionale ha in seguito percorso altre strade, nel campo farmaceutico, ma l’amore e la passione per l’arte non mi hanno mai abbandonato. Sono cresciuta in una famiglia che mi ha lasciato libertà di azione all’interno di regole ben precise, e che mi ha sempre supportato nelle mie scelte. Il mio impegno di vita è fare le cose belle, amo la natura e ad essa spesso mi ispiro. Amo la bellezza e la femminilità. Vediamo infatti altre forme che si ispirano alla natura. La mia collezione “la natura si fa arte” si compone di bellissime piante tra le quali l’agave, che io adoro e che propongo nel suo verde caratteristico e il corallo marino realizzato nei colori rosso, nero e trasparente.


Di grande eleganza sono i sotto piatti e i sotto bicchieri. Si, “i tesori della casa” una linea semplice, innovativa e di gusto. Il cerchio aperto per l’arredo della tavola, che ho scelto di realizzare nei colori nero, bianco e rosso. Dove i nostri lettori possono apprezzare dal vivo le sue creazioni? Qui, nello spazio del Salone di Saccucci, e dal 1 al 31 dicembre sarò presente con un’esposizione da Eataly. Inoltre visitando il mio sito www.alessandrafedeli.it, si possono osservare le mie opere e prendere contatti per ulteriori informazioni. Stiamo inoltre lavorando alla realizzazione di un sito e-commerce. In passato ho esposto alcuni dei miei lavori al MACEF di Milano, da Fornari al centro di Roma e alla White Gallery di Roma Eur. Nel percorso di vita in cui ci sta conducendo Alessandra abbiamo modo di ammirare e toccare le sue creazioni che nascono unicamente dalla lavorazione del cerchio aperto. Gli alberi, gli angeli, di varie dimensioni, e poi gli orecchini, i bracciali, le collane, che lei indossa per mostrare come siano adattabili, mobili, ed eclettici. Ne è esempio su tutti il celtic ring, un orecchino diviso in due parti, due mezzi cerchi che duettano tra loro in un susseguirsi di mobilità pendente e fissità in un gioco di incastri. Un solo oggetto dalle molteplici varianti. Si può adattare a volti diversi, un bijoux che nasce in plexiglass per poi diventare prezioso. Bellissimo il bracciale alla schiava “Spartaco”, in bronzo liscio e martellato. E poi le collane. Ultima novità soprattutto per i giovani è la collezione degli smart ring (il primo orecchino creato), freschi, semplici realizzati in più colori nella confezione regalo della palla natalizia che raccoglie i “6 giovane”. Progetti per il futuro? Lavorare sui materiali di riuso. Già nei gioielli ho cominciato con il riutilizzo degli sfridi dei miei lavori, creando così pezzi unici. Alessandra Fedeli in mostra dal 1 al 31 dicembre da Eataly, Piazzale XII ottobre, 1492. Per info www.alessandrafedeli.it


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Tablet Natura di Laura Ventura

Le Coccinelle secondo round

É ripartita giovedì 15 ottobre la seconda edizione del Progetto di Sensibilizzazione Ambientale “Io Sto con le Coccinelle”. La scuola elementare “Fanelli/Marini” di Ostia Antica anche quest’anno ci ha accolto a braccia aperte. Oltre la partecipazione della II C e II B e della III A, vecchie conoscenze dell’edizione precedente, ha deciso di unirsi a questa esperienza anche la II D che ci ha accolti con estremo entusiasmo. Questo primo incontro si è incentrato sul recuperare le informazioni sulla nostra Adalia Bipuncata e la sua vita ma soprattutto sul suo letargo invernale. Abbiamo quindi proposto alle quattro classi di raccogliere il materiale necessario per creare, ciascuna classe, la propria casetta per il letargo invernale delle coccinelle. Insieme abbiamo potuto capire quindi come costruire un luogo ideale e quali sono i materiali necessari per farlo. Ogni classe a questo punto si ingegnerà nel costruire un rifugio per ospitare le coccinelle, e non solo, che poi in primavera usciranno dal loro letargo. Ma oltre a questo abbiamo raffinato una importante informazione sulla coccinella asiatica. I ragazzi hanno potuto conoscerla meglio per “ri-conoscerla” quando capiterà loro l’occasione di incontrarla. Nel secondo incontro del 29 ottobre invece la coccinella ci ha fatto conoscere un suo amico: il pipistrello! Abbiamo apprezzato questo bio-riparatore cercando di abbandonare l’idea “spaventosa” che spesso di ha di lui. Anche quest’anno è d’obbligo ringraziare la Dott.ssa Tiziana Ucchino e la maestra Michela Tardioli che ci hanno permesso di proseguire con questa esperienza.

il disegno è stato eseguito dalla classe II C


Un posto tranquillo Dott.ssa Giulia Migani

L’EMPATIA dinamica, e la comprensione empatica, focalizzata sul mondo interiore dell’interlocutore, che si esprime principalmente tramite il linguaggio non verbale. Per cui, accanto alla comunicazione verbale, esiste sempre un livello non verbale della comunicazione. Accanto alle cose che diciamo verbalmente, la postura del corpo, i movimenti, il tono della voce, trasmettono tutta un’altra serie di messaggi su di noi e ci dicono tantissimo di ciò che la persona in quel momento sta vivendo: ci dicono delle sue emozioni, del senso che hanno per lui. Ugualmente, l’interlocutore percepisce, attraverso il nostro comportamento, ciò che quanto lui dice genera in noi. Non si può fingere di ascoltare o comprendere l’altro. Se questo accade, il messaggio verbale sarà comunque disconfermato da tutta un’altra serie di messaggi non verbali che invieremo e la persona non si sentirà ascoltata ma coglierà la nostra incongruenza e non si fiderà più di noi. Dunque, la comprensione empatica, più fine e sensibile di quella intellettuale, può essere descritta come la capacità di riuscire a vedere, sentire, ascoltare, ponendosi dal punto di vista dell’altro, senza però assumerlo come proprio. Quindi: capacità di essere fuori e dentro l’altro, facendo tacere temporaneamente e consapevolmente ciò che ci appartiene, per vedere il mondo “come se” si fosse l’altro. Sottolineo il ”come se”… è possibile immergersi nel mondo personale dell’altro ”come se” fosse nostro: sentire l’ira, la paura, il turbamento ma senza aggiungervi la nostra ira, la nostra paura, il nostro turbamento. E’ importante capire che NON si tratta di annullarsi nel punto di vista dell’altro, identificandosi totalmente con il suo stato emotivo, e neppure di colludere, facendo riemergere e proiettando sull’altro nostre problematiche non risolte. Nel colloquio clinico l’empatia, utilizzata a diversi livelli, diventa un vero e proprio strumento terapeutico: il terapeuta trova le parole con cui esprimere gli aspetti emozionali di ciò che il cliente dice (empatia primaria o riflettente), ma può usare anche l’ empatia avanzata, il livello più alto, che compenetra il mondo esperienziale dell’altro e che permette di raggiungere ciò che sta oltre alle parole dette e al comportamento osservabile: ciò rende possibile al paziente di compiere passi sempre più profondi nell’esplorazione del suo vissuto e delle sue emozioni. Non usata come strumento terapeutico, ma nell’uso comune, l’empatia si connota come importante competenza sociale che aiuta la persona, prima di tutto consapevole delle proprie emozioni e per questo capace poi di comprendere l’altro, a costruire una vita relazionale ricca ed emotivamente soddisfacente, che influenza positivamente il suo benessere psicofisico.

Dott.ssa Giulia Migani - Psicologa / Psicoterapeuta / Analista transazionale socio-cognitiva / Mediatore Feuerstein PAS Basic e Standard I livello. EMAIL: giuliamigani@yahoo.it

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Ci avete fatto caso? Il mondo è pieno di empatia e di persone empatiche. È una parola che si sente dappertutto. Al punto da abusarne? Forse un pochino… ma, visto che è un termine ormai così “esaltato”, proviamo a comprenderlo meglio, partendo proprio dalla sua radice etimologica. La parola deriva dal greco empatéia, cioè en-, “dentro”, e pathos, “sofferenza o sentimento”. Veniva usata per indicare il rapporto emozionale di partecipazione che legava il cantore al suo pubblico. Nell’uso comune, l’empatia è l’attitudine di offrire la propria attenzione ad un’altra persona, mettendo da parte le preoccupazioni e i pensieri personali. Nelle scienze umane, l’empatia si riferisce ad un atteggiamento caratterizzato da comprensione dell’altro. La qualità della relazione si basa sull’ascolto non valutativo e si concentra sulla comprensione dei sentimenti e bisogni fondamentali dell’altro, escludendo ogni attitudine affettiva personale ed ogni giudizio morale. Molto spesso viene confusa con la simpatia: dal greco sympatheia, cioè syn- “insieme” e pathos “sofferenza o sentimento”; simpatia significa appunto “sentire insieme, soffrire insieme”, cioè provare un autentico sentimento doloroso insieme all’altra persona. In che modo empatia e simpatia sono dunque differenti? L’empatia permette di comprendere i sentimenti e le sofferenze dell’altro ma rimanendo distinto, senza esserne sopraffatto. La simpatia, invece, nasce quando i sentimenti o le emozioni di una persona provocano simili sentimenti anche in un’altra, creando uno stato di “sentimento condiviso”. L’empatia si basa sull’autoconsapevolezza, cioè quanto più si è in grado di ascoltarsi e comprendersi nelle proprie emozioni, tanto più si è abili nel leggere i sentimenti altrui. La capacità empatica permette di leggere e capire non solo le emozioni che le persone esprimono a parole, ma anche quelle che, più o meno consapevolmente, sono espresse con il tono di voce, i gesti, l’espressione del volto e altri canali non verbali. Dagli anni ’50, lo psicologo statunitense Carl Rogers, ha sviluppato il concetto di empatia ponendolo alla base di ogni relazione di aiuto. Egli ha individuato 3 elementi costitutivi: comprensione empatica, accettazione incondizionata, trasparenza o genuinità. Come psicoterapeuta, so che il pormi in un atteggiamento empatico con i miei pazienti è qualcosa di cui non posso fare a meno. Ma ogni persona può porsi in maniera empatica quando comunica con l’altro. Cosa accade, infatti, nella comunicazione? Quando comunichiamo con qualcuno, mettiamo in atto 2 processi: la comprensione intellettuale, che si esprime principalmente tramite il linguaggio verbale ed è focalizzata sui fatti e sulla ricostruzione della loro

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Le uscite del mese di Cristina Ippoliti

AL CINEMA

“Malala”. In uscita nella prima settimana di Novembre un docufilm, per la regia di Davis Guggenheim, che ci regala un ritratto di Malala Yousafzai,giovane donna rimasta ferita, quando era appena una studentessa, dagli uomini armati dei talebani. Durante l’attacco è stato aperto il fuoco su di lei e sulle sue amiche, che erano a bordo di uno scuolabus nella Swat Valley in Pakistan. L’allora quindicenne Malala aveva parlato a fvore dell’istruzione delle ragazze nella sua regione. Venne colpita alla testa scatenando l’indignazione dei media internazionali. Sensibile alla causa dell’educazione in Pakistan, Yousafzai è diventata la leader per i diritti dei bambini in tutto il mondo vincendo nel dicembre 2014 il Premio Nobel per la Pace.

IN LIBRERIA

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“la notte di Roma”. Dopo lo scandalo cinematografico Suburra, arriva un cartaceo firmato Giancarlo De Cataldo e Carlo Bonini, che scelgono di raccontare, una volta ancora, la Roma dei giorni nostri. All’ombra del Giubileo i mercanti e i corrotti si preparano a dare l’assalto al tempio, con la regia occulta del Samurai, un neonazista dell’epoca di Romanzo criminale, che ha saputo crescere e mimetizzarsi fino a diventare punto di riferimento delle più diverse mafie, tenute insieme dal suo carisma. Il Samurai è temporaneamente ospite delle patrie galere, e a farne le veci sulla strada c’è il suo discepolo ed erede, Sebastiano Laurenti, legato da un ambiguo rapporto di amore e affetto all’affascinante onorevole Chiara Visone. A sbarrare loro il cammino provvedere l’inedita coppia composta da un giovane prete dalle idee rivoluzionarie e un politico onesto del partito di maggioranza, solido e incorruttibile, “rottamato” dalla nuova gestione. Il tutto mentre sulle strade scalpitano nuovi e feroci clan e nel palazzo si trama per detronizzare un sindaco troppo onesto per la Roma degli affaristi. Ma c’è sempre un residuo di speranza infine a Roma, che per una volta torna capitale mondiale, affascinante palcoscenico di passioni antiche come l’uomo.

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MUSICA

Il ritorno di Adele Adele, con la pubblicazione del singolo apripista Hello ha ufficialmente interrotto il suo lungo silenzio discografico e ha alzato il velo su quello che sarà il nuovo album 25. Il disco raggiungerà il mercato il 20 Novembre, a distanza di quasi cinque anni dal precedente 21 (pubblicato nel Gennaio del 2011), che ha venduto più di 30 milioni di copie in tutto il mondo. A poche settimane prima di Natale, questa scelta potrebbe far schizzare l’album ai primi posti delle classifiche di tutto il mondo, permettendo alla cantante di avere la meglio su qualsiasi altro Lp in uscita.


Vaccinazione?????? La malattia, messaggio di riconnessione al se’ In questi giorni si fa un gran parlare dell’opportunità o meno di sottoporre a vaccinazioni di massa gran parte della popolazione fino a paventare l’obbligatorietà totale e indiscriminata sui bambini con minaccia di esclusione dalla scuola. Mai come in questo periodo si erano alzati così tanto gli scudi in favoredi questa violenza vera e propria nei confronti dell’organismo, incuranti dell’opportunità di ciascuno di valutare e decidere in totale libertà; ciò almeno nei confronti di nuovi vaccini per“eventuali malattie future”senza aver avuto neanche il tempo di valutarne a fondo costo/benefici. Detto questo, non mi dilungherò oltre sull’argomento perchè sul potere e sul business delle case farmaceutiche siamo tutti sufficientemente informati; mi piacerebbe invece riflettere insieme ed interrogarci se e quanto i vaccini ci proteggano davvero dalle malattie piuttosto se l’uso indiscriminato degli antibiotici possa essere nocivo. Dovremmo chiederci se si può combattere il tumore anche attraverso la risoluzione di un trauma emotivo oltre ad affidarci inconsapevoli e passivi a terapie massicce e devastanti per il nostro corpo già provato dalla malattia. Credo che sia fondamentale sensibilizzare al massimo ognuno di noi sulla responsabilità personale della guarigione riconoscendo, in questo passaggio, la vera differenza sull’evoluzione futura. Finchè continueremo a curare il sintomo senza decodificare il significato profondo con cui la nostra interiorità (Anima, Mente, Sè Superiore, Inconscio.......) ci chiede attenzione e usa il corpo per ottenere il nostro ascolto, continueremo a restare ammalati senza accorgercene. Sopprimere il sintomo con i farmaci ignorando la causa del malessere, significherà farci i conti prima o poi e in modo spesso più serio.

Se non ascolto ciò che la mia gastrite mi comunica e non correggo stile di vita, alimentazione e magari una situazione affettiva pesante e che non digerisco più, prima o poi farò i conti con un ulcera e alla mia eventuale sordità, con un cancro.La lesione d’organo è soprattutto una ferita dell’Anima, che ci piaccia o no. Ciò che definiamo patologia, infatti, è in realtà un insieme di sforzi compiuto dall’organismo per cercare di far fronte a una situazione negativa. Moltissime malattie, anche definite incurabili, guariscono anche grazie ad un lavoro interiore di rilascio emozionale e risolvimento dei traumi: molti terapeuti con l’ipnosio entrando in contatto con la parte intima della psiche riescono ad innescare la guarigione nei pazienti. Tutto questo ovviamente, non può e non deve prescindere da cure dolorose e devastanti qualora ce ne sia necessità accertata, ma soprattutto in questo caso la consapevolezza profonda del perchè il nostro corpo ha scelto la via della malattia potrà fare la differenza nell’efficacia della cura e nella riconquista della salute. Ci sono studi accreditati (e personalmente ne faccio esperienza quotidiana su molti pazienti), che la stessa chemio o radioterapia avrà effetti diversi a seconda del grado di consapevolezza che si decide di avere. Un organismo che si sta finalmente alleando profondamente con la sua divinità interiore, guarirà prima e meglio di quello che si sente solo una cavia da laboratorio e ne subisce passivamente la cura. E se e quando il processo morboso non fosse più invertibile verso la guarigione, la consapevolezza anche tardiva dei processi psichici ed emotivi che lo hanno accompagnato, sfoceranno in una morte diversa, accettata e non subita.E questo farà la differenza su un altro piano.

Dott.ssa Stella Grazioli Via Ernesto Boezi - Infernetto / Piazza G. Mazzini 8 - Roma - 344.23.46.772 / www.graziolistudio.it - info@graziolistudio.it


TLaablet Run rubrica per i runners di Lorenzo Sigillò

Corse tra i colori dell’autunno Ogni stagione è bella per correre, con le sue caratteristiche sintomaticamente precise per ogni runner, con gli appassionati che addirittura contraddistinguono ogni mese con abbigliamento, orari e riti. Senza dubbio l’autunno è un periodo che racchiude molte sensazioni positive: prima del Generale Inverno è infatti gradevole uscire ad ogni ora solare del giorno, riuscendo ad apprezzare i colori tipici della stagione. Ed ovviamente le organizzazioni sportive non potevano lasciarsi scappare l’occasione di premiare gli appassionati con le corse tra la natura, i frutti ed i colori dell’autunno!

15km di Forlì si va alla 10a Corsa del Vino. Ed infine c’è Teolo (Pd) con ben 18 chilometri della 26esima Marcia dei Maroni. Dopo questa abbuffata, il 22 novembre i romani possono tornare a giocare in casa, con la seconda edizione della Sanit Run – Cardio Race in programma all’Eur sulla misura dei 10km, ma se invece volete restare in tema autunnale, l’alternativa è percorrere la stessa distanza ad Orbetello (Gr) con la Corri Nella Riserva, giunta al decimo appuntamento. Per i maratoneti invece ecco spuntare la 2a Maratona della Città di Rieti sui canonici 42.195 km . La settimana successiva andiamo sul ‘pesante’ a Casola Valsenio (Ra), con i 60 chilometri del 4° Trail del Cinghiale il quarto appuntamento con la Eco Maratona del Cinghiale previsto per sabato 28; mentre per chi vuole restare sulle distanze classiche, domenica 29 in zona laziale ci sono due 10 dieci chilometri: a Monte Compatri la 34esima edizione della Corsa dell’Angelo oppure a Monterosi la 10a Monterosi Run. E sul calare di novembre, sempre il 29, non potevamo non strizzare l’occhio ai sapori natalizi, perché quando si sente un odore pungente, la mente va alla tombolata di Natale, ed a Palagiano, provincia di Taranto, i 9 chilometri del 14° Trofeo delle Clementine ci congedano così dall’autunno. Appuntamento quindi alla prossima edizione di Tablet Run, stay Tablet, stay Run e presto stay Christmas Run!

I nostri suggerimenti di questo mese vi lasceranno a bocca aperta e magari a pancia piena, con la possibilità di girare l’Italia in lungo e largo.

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Si parte infatti l’8 novembre in provincia di Cuneo, a Trezzo Tinella, zona tipica di un prodotto prelibato come il tartufo, per i quale varranno bene i 12 km della 27esima Marcia del Tartufo d’Alba. La settimana successiva sarà invece dura scegliere, perché la domenica del 15 si concentrano, su diversi territori, cinque splendide opportunità per tutti. Andiamo per ordine di chilometraggio con i 10km di Imperia per la 5a OliOliva run per passare agli 11,8 della 26esima Corsa delle Castagne di Fivizzano (Ms). Graduale aumento con i 12 chilometri della 24esima Scarpinata delle Lumache di Mezzana di Prato mentre con i

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Storie dai Municipi di Roma di Barbara Donzella

Il tunnel sotto il mondo

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Il display all’ingresso della metro guarda la tessera magnetica illuminandosi, mentre la barra di metallo ruota al mio passaggio. Mi accodo ad una lunga fila di giapponesi, che come processionarie si trascinano ordinatamente dietro una bandierina rossa. Nella discesa l’aria diventa sempre più rarefatta e stagnante, mentre gli scalini sotto i nostri piedi si compongono e scompongono ritmicamente. L’orologio elettronico sospeso, prima di essere inghiottito dal tunnel verticale, mi ricorda la data di oggi e che sono le 13:59. Mentre il segnale acustico avvisa dell’imminente chiusura delle porte del treno, mi faccio strada tra i turisti, riuscendo a salire al volo a bordo. Poi una risata rompe la monotonia dei miei pensieri, una bambina seduta tra una donna indiana con un sari giallo ed un’anziana suora, guarda divertita un ragazzino dai capelli verdi, che sta giocando con una trottola d’oro a forma di clessidra. L’oggetto scivola velocissimo su un filo fosforescente che il ragazzo avvolge ed incrocia tra le dita, come disegnasse qualcosa nell’aria. L’esibizione dura poco, perché lo speaker annuncia tristemente il nostro arrivo alla stazione di Piramide. Il ragazzino dalle dita funamboliche ed io scendiamo e ci dirigiamo verso l’uscita, dalla parte di Piazzale dei Partigiani, passando vicino ai televisori ed agli altoparlanti muti, mentre dall’esterno non arriva alcun rumore. Voltandomi stupita verso il ragazzo gli dico: “Sarebbe bello se Roma fosse sempre così!” e lui tranquillo mi risponde: “Sarà anche meglio, Vedrai!” ed allunga il passo allontanandosi sulla scala mobile. Risalendo sento un’insolita aria fresca e pulita ed il vento porta sulle mie scarpe gocce di pioggia rossastra. Quello che vedo davanti mi blocca il fiato. Sembra che la pioggia abbia cancellato il piazzale antistante alla stazione, così come le macchine, i palazzi, le mura Aureliane ed il Museo accanto alla Piramide. In lontananza, dalla parte di Via Marmorata, riesco a vedere il Tevere e delle imbarcazioni attraccate, in quello che pare un porto. La Via Ostiense, sprofondata di due/tre metri, è molto più piccola di come la ricordassi e taglia lì, dove, sino ad un attimo prima, ero sicura ci fosse il cimitero acattolico. Mi dico: “Avrò avuto un malore! Certo che sembra tutto dannatamente reale!” Gli unici rumori “urbani” percepibili sono quelli di zoccoli di buoi e delle ruote dei carri che trainano ed il suono cadenzato di uno scalpello, che proviene dalla Piramide Cestia, almeno credo sia lei, nonostante sembri diversa da come la ricordavo.

Appare altissima, oltre trenta metri, ed ancora in costruzione, circondata da un muro di blocchi di tufo ed all’ingresso due colonne con statue di bronzo dorato sulla sommità. Avvicinandomi all’entrata, vedo l’uomo da cui proveniva lo scalpellio, sospeso a mezz’aria sul fianco orientale della piramide, con indosso strani abiti ed arnesi. Osservando lui e le altre persone che attraversano la via, ho l’impressione di essere in mezzo ad una rievocazione storica dell’antica Roma, del I secolo avanti o dopo Cristo. Pur sapendo che tutto questo è frutto della mia immaginazione, non posso fare a meno di prendere il cellulare per fotografare il paesaggio. Faccio in tempo solo a mettere a fuoco l’immagine della Piramide, che un uomo alle mie spalle comincia ad urlare qualcosa in latino. Anche gli animali, improvvisamente impazziti, corrono in tutte le direzioni, cercando di divincolarsi dai propri fardelli. Poi un rumore cupo e profondo si propaga nell’aria, accompagnato dalla visione di un muro d’acqua che arriva dal Tevere, un’esondazione. Immobile, tra le grida della gente, ammiro incredula quella meraviglia della natura, quando d’un tratto qualcuno mi prende per mano e mi tira, è il ragazzino dai capelli verdi che mi dice: “Corri!”. Senza pensare lo seguo tra la folla, correndo nel giardino della Piramide ed immettendomi in un cunicolo buio ed inclinato del monumento. Dopo poco le voci dall’esterno si fanno più flebili e lontane. Nel buio il mio salvatore fa strani discorsi su corsi e ricorsi storici, su come l’uomo pensi di poter sottomettere la natura per la propria avidità e di come questa si ribelli e dice: “Roma non è stata costruita in un giorno, ma basta un attimo per distruggerla!”, concludendo: “251115. Stai attenta!”. E mentre gli chiedo cosa significhi quel numero, perdo l’equilibrio, lasciando la sua mano per reggermi ad una parete, ma prima di toccare terra l’oscurità mi risucchia, come fossi un’immagine impressa in un nastro che qualcuno sta riavvolgendo a doppia velocità. Qualche secondo dopo, riaprendo gli occhi, mi ritrovo in piedi, sulla scala mobile, con davanti il gruppo di turisti giapponesi in fila. Stupita e disorientata alzo lo sguardo verso l’orologio elettronico attaccato al soffitto, che segna le ore 13.59 del 25.11.15 e ripenso al numero detto dal ragazzo. D’istinto decido di tornare sui miei passi ed uscendo dalla metro, vedo il mondo che mi circonda cominciare a tremare.

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Musica di Valentina Ecca

Sognante e realista, cupo e illuminante, allegro e disilluso questo è .

Tommaso Di Giulio

“Per fortuna dormo poco” e “L’ora solare” sono i suoi due dischi d’inediti. L’abbiamo intervistato per farci raccontare qualcosa su di lui e sulla sua musica.

Tommaso Di Giulio è un cantautore complesso, musicalmente schizofrenico. Si destreggia perfettamente fra pop, post-punk ed elettronica trovando un equilibrio perfetto e piacevole. I suoi primi due album sono ricchi di melodie e testi ricercati. La banalità non appartiene al vocabolario di questo giovane romano che tra letteratura e ascolti variegati sta costruendo un universo musicale davvero nuovo. Noi di Tablet líabbiamo intervistato per farci raccontare cosa cíè dentro il suo cilindro magico.

Come ti sei avvicinato al mondo della musica? Hai iniziato prima a suonare o a scrivere? «Ho iniziato prima a scrivere, da piccolo, forse perché leggevo moltissimo e sentivo in qualche modo il bisogno di emulare gli autori che più apprezzavo. Roald Dahl è uno scrittore che mi faceva impazzire; lo è anche adesso, come Rodari e le cose più “semplici” di Calvino. Mi cimentavo in piccoli racconti o filastrocche in rima che facevo leggere quasi solo a mia nonna Maria, poiché sapevo che avrebbe giudicato i miei lavori in modo amorevole ma severo e obiettivo. Mi sono messo a studiare seriamente uno strumento solo al liceo, quando mi folgorò il suono del basso elettrico, grazie all’inizio di Disorder dei Joy Division». Quali sono i tuoi ascolti musicali ultimamente? «Sono tre mesi che ascolto a ciclo continuo la discografia di Battisti. È un momento in cui mi sono ributtato a capofitto in vecchie fisse: i Built To Spill, Lucio Dalla, Ennio Morricone, i Sister Of Mercy e in genere molto post-punk anni ‘80».

Come funziona il tuo processo creativo, arriva prima la musica e poi il testo oppure nascono insieme? Sei uno che compone e scrive da solo o ti piace creare con altre persone? «Scrivo i brani prevalentemente in solitudine, di solito partendo da un testo, o meglio da una serie díimmagini e frammenti, ma, anche se meno di frequente, da una melodia o da un riff. In genere preferisco fidarmi di più di quelle canzoni che nascono quasi complete, con musica e parole che si chiamano a vicenda. Per quanto riguarda l’arrangiamento, invece, pur avendo in testa che tipo di vestito vorrei cucire addosso alle canzoni amo confrontarmi con i membri della mia band o con altri musicisti che stimo e che magari possono fornire un punto di vista inedito o la chiave di volta per far girare meglio un branox. Hanno definito la tua musica un “rock cinematografico”. In effetti, le sonorità di “Per fortuna dormo poco”, sono evocative e descrivono musicalmente delle immagini. Ti ritrovi in questa descrizione e volevi esprimere altro? «Il cinema è un’ossessione straordinaria, mi sono occupato e mi occupo ancora di critica cinematografica e amo scrivere musica per le immagini, quindi questa definizione che la stampa mi ha regalato non può che farmi molto piacere. Effettivamente cerco sempre di evocare un immaginario visivo con le canzoni, immaginario che, spero, risulti il più soggettivo possibile a seconda di chi ascolta. Cerco di scrivere brani, “abitabili”, in cui immergersi». Nell’ultimo disco ci sono belle collaborazioni con artisti del calibro di Ilaria Graziano e Roberto Angelini. C’è un artista col quale ti piacerebbe collaborare in Italia o all’estero? «Si, “L’Ora Solare” è un disco pieno di ospiti e amici. Per quanto riguarda l’Italia sogno da sempre di scrivere un brano con Franco Battiato mentre per quanto riguarda l’estero amerei poter collaborare con John Grant, un artista che sto ascoltando con crescente entusiasmo negli ultimi anni». Potremo vederti prossimamente dal vivo a Roma e dintorni? «Abbiamo da poco concluso la prima tranche del tour proprio a Roma, dopo una trentina di date tra marzo scorso ad ottobre ma riprenderemo quanto prima, consiglio quindi a chiunque fosse interessato di dare di tanto in tanto un’occhiata qui:»

www.facebook.com/tommasodigiuliomusic

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Quando ti ho ascoltato la prima volta, ho pensato a un cantautore molto influenzato da gente come Nicolò Fabi, i Baustelle e Lucio Battisti. Poi nell’ ultimo album, “L’Ora Solare” mi travolge un pezzo come “Poveri Posteri”. Bassi distorti e batteria incalzante. Da dove arriva tutto questo punk e queste sonorità “inusuali” per uno che, nel mio immaginario, è tutto chitarra acustica e microfono? «In entrambi i miei dischi ci sono anche parecchi brani poco “cantautorali” nonostante le influenze da te citate siano comunque azzeccate. Come ti dicevo i miei ascolti sono variegati e spesso schizofrenici.

Alterno quasi quotidianamente ascolti più “morbidi” a cose più aggressive. È quindi inevitabile che in alcune mie canzoni, come Voglio un monitor, Dov’e’ l’America? o Poveri Posteri (in cui suona anche Giorgio Baldi, chitarrista, produttore, arrangiatore) finisca l’irruenza o l’aggressività di determinati miei ascolti. Aggressività spontanea e catartica che spesso serve per canalizzare rabbie o frustrazioni che altrimenti farebbero venire troppi mal di pancia».

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S istema Binario di Simona Gitto

Netflix in Italia diventa realtà spaziare da produzioni originali, soprattutto serie tv (tra le più celebri Orange is the new black e House of Cards), o continuazioni di serie ma anche film, spesso inediti. L’unico vero problema, in Italia, può però essere quello della connessione, che non può dirsi efficiente a tutte le “latitudini”. Ma Netflix rassicura: con una connessione da 15 Mbps la qualità video è assicurata e il caricamento non richiede più di 3 secondi. In sostanza, suggerisce di avere un minimo di 3 Mbps per ottenere senza intoppi la qualità standard, 5 Mbps per l’HD e 25 Mbps per l’ultra HD. Esattamente come lo streaming ormai noto, anche qui è necessario mantenere sempre attiva la connessione alla rete, e non è possibile il download dei contenuti per la visione offline (come invece è possibile per concorrenti come Infinity di Mediaset), e questo è forse l’aspetto che più ci ricorda nostalgicamente la tradizionale fruizione online del passato. Ma la possibilità di avere a disposizione i contenuti ovunque ci troviamo (ed è ormai diventata quasi una chimera anche solo la possibilità che si possa rimanere privi di connessione ad internet) ci permette di diventare un tutt’uno con il tablet, lo smartphone o il pc, ma soprattutto ci rende liberi di scegliere. Sicuramente un passo avanti rispetto al semplice zapping. È alla libertà di scelta, una volta che si è sperimentata, non si rinuncia più.

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Finalmente è arrivato. Netflix, il servizio di streaming online on demand dal 22 ottobre è diventato una realtà anche in Italia. Una vera manna per tutti i serie tv – dipendenti, e non solo. L’offerta dal catalogo in streaming che assicura la società statunitense è degna della nostra attenzione: un buon 80% è relativo a titoli internazionali, mentre il restante 20% annovera titoli italiani con un certo respiro internazionale, con la previsione di un ampliamento sempre maggiore col passare dei mesi. Dov’è la novità? Cosa cambia rispetto allo streaming tradizionale (e spesso illegale)? In realtà non bisogna aspettarsi di poter vedere episodi di telefilm in tempo reale o film appena usciti al cinema. Quello che Netflix assicura è di poter decidere, dei contenuti che sono messi a disposizione degli utenti, quanto, come e dove fruirne, garantendo uno sfruttamento a 360 gradi. Questo tipo di servizio mina sicuramente le basi della tv lineare a cui si è abituati in Italia, caratterizzata da un palinsesto perlopiù imposto e una possibilità di scelta quantomeno assente. Sky aveva già rivoluzionato il sistema, introducendo l’innovativa tv tematica e permettendo una differenziazione nell’offerta e una segmentazione della domanda. Netflix propone qualcosa che promette di modificare considerevolmente le nostre abitudini di spettatori. Una novità risiede, ad esempio, nella possibilità di vedere subito in sequenza un’intera serie tv, senza attendere una specifica stagione, e senza avere i fastidiosi problemi tecnici dello streaming tradizionale. È accessibile su qualunque device, dunque anche su smart tv, console di gioco e set top box e disponibile in tre diverse formule: dopo il primo mese di streaming gratuito si potrà sottoscrivere l’abbonamento base a 7, 99 € al mese, con contenuti di qualità standard e visibili su un solo dispositivo; l’abbonamento standard a 9,99 € al mese, in full HD e fruibile su due dispositivi alla volta (in multivisione); un abbonamento premium a 11, 99 € al mese, con qualità ultra HD, per coloro che già possiedono un televisore 4K o vuole vedere i programmi preferiti su quattro dispositivi differenti. All’atto della registrazione Netflix ci chiederà il nostro nome, o di chi lo utilizzerà, così facendo letteralmente la nostra conoscenza e creando un profilo adatto per ogni fruitore, basato sui diversi gusti e abitudini di ciascuno. Gusti che possono

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+Eventi Roma di Valentina Ecca

Riprende in grande la stagione concertistica invernale di Roma. Dal jazz al rock, al pop nostrano i concerti della Capitale saranno tanti e pronti a soddisfare anche i gusti più complicati. Il mese di Novembre si apre con la dolce voce di Malika Ayane che il 3 porterà, all’Auditorium Conciliazione, il “Naif tour 2015”. Sul palco, con lei, una band di undici elementi. Altre sonorità quelle dei Deep Purple, live a Roma il 6 novembre al Palalottomatica. Le legende dell’heavy rock inglese presenteranno l’ultimo album “Now What!?” e i grandi successi del passato. Ad aprire il loro concerto, la Treves Blues Band capitanata dall’unico blues man italiano, Fabio Treves, ad aver suonato con Frank Zappa. Si prospetta una serata leggendaria. Per rimanere in clima di revival Roma ospiterà anche gli Scorpions il 9 novembre al Palalottomatica e i Simply Red il 14. Le due storiche band nacquero negli anni ’80 e continuano nell’attività discografica ancora oggi. Dal 14 al 29 novembre un importante evento musicale e sociale si terrà all’Auditorium Parco della Musica; si tratta del “Roma Jazz Festival 2015”dal titolo; quest’anno, “Jazz Feeds the Planet”. Un’occasione per mettere a confronto i valori universali della musica jazz, da sempre considerata una forma d’arte, fonte di nutrimento dell’anima e della mente, con i valori della produzione alimentare, nutrimento

del corpo. Diversi gli artisti italiani e internazionali che si alterneranno nelle varie sale dell’Auditorium PdM in occasione del festival; da non perdere sicuramente l’Avishai Cohen Trio. Collettivo del contrabbassista jazz israeliano, Avisahi Cohen, che sarà a Roma il 19 novembre. Il 23 novembre l’Auditorium ospiterà l’eclettico Vinicius Cantuària, musicista brasiliano punto di riferimento nel panorama musicale carioca. Da non perdere l’inconsueto trio Girotto, Servillo, Mangalavite che torna con l’album “Parientes” mescolanza di sonorità italoargentine. I tre, sempre nell’ambito del Jazz Festival, suoneranno il 24 novembre sempre all’Auditorium PdM. Tre date importanti saranno, invece, il 26, 27 e 29 novembre poiché, su grande richies-

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ta, tornano i Negramaro a Roma con il “La Rivoluzione sta arrivando Tour”. La band salentina sarà nella Capitale sul palco del Palalottomatica. Ce ne sarà per tutti i gusti, dunque, anche nel mese di novembre, per i romani e per tutti coloro che vorranno vivere una bella serata all’insegna della musica nella Capitale.

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M ozart News di Cristina Anichini

29 ottobre 2015 Una data destinata a entrare negli an-

nali della storia di questa scuola, del nostro Municipio e di Roma. L’Istituto Mozart si conferma oggi come il più innovativo e sperimentale sul nostro territorio, grazie all’inaugurazione della prima sezione sportiva di Scuola media in Italia, presentata di fronte a decine di Autorità statali, regionali e comunali. Dopo aver ascoltato l’Inno di Mameli cantato dagli alunni e dai presenti tutti, la Prof. Cristiana Sottile presenta con orgoglio il progetto in cui la scuola si è dedicata negli ultimi tempi. Moderatore degli interventi il Presidente dell’Associazione Sportiva de “Le cupole”, Maurizio Pierazzolo, che nel salutare la platea descrive i principi a cui ci si è ispirati. Punto fondamentale del progetto è favorire uno stile di vita corretto che concili la preparazione culturale con l’attività sportiva senza tralasciare una sana alimentazione, secondo i dettami della Legge 107 del 13 luglio 2015 al cui articolo 1, comma 7 lettera G, la scuola si propone il “potenziamento delle discipline motorie e sviluppo di comportamenti ispirati a uno stile di vita sano, con particolare riferimento all’alimentazione, all’educazione fisica e allo sport e attenzione alla tutela del diritto allo studio degli studenti praticanti attività sportiva agonistica”. Tale indirizzo permette a tutti i ragazzi senza alcuna discriminazione di poter coniugare lo studio con al passione sportiva, fornendo una preparazione propedeutica specifica ai ragazzi che intendono iscriversi ai licei sportivi del territorio, e creando un rapporto di sinergia educativa con i centri sportivi del territorio affiliati a federazioni o comunque riconosciuti. Hanno aderito al progetto Le Cupole, Le Fiamme Gialle, l’Heaven, il Babel, la Triathlon Roma, BC Roma, Nea Ostia Rugby, Legio 13, Lega Navale, Beach Tennis dell’Elmi.

disabili che necessitano di sostegno e alunni in grave disagio economico. Una scelta operata per fornire pari opportunità di crescita e di sviluppo personale. I valori a cui si ispira sono quelli della collaborazione, fare sport implica la massima empatia tra i membri di una squadra per raggiungere dei risultati; rispetto, delle regole del gioco e nel riconoscimento dei ruoli, condividendo sforzi, fatiche, onori e delusioni; fiducia nelle proprie capacità per essere in grado di fare per il bene di se stessi e del gruppo; autocontrollo, sapendo dominare se stessi avendo la piena padronanza delle aproprie azioni e dei propri impulsi. Gli interventi di tutti i partecipanti che hanno salutato i ragazzi, hanno espresso e trasmesso entusiasmo. Un augurio forte per il futuro che potrebbe portare Roma a vincere la sfida per le Olimpiadi 2024, anche grazie a questi progetti sportivi che dovrebbero svilupparsi sempre di più sul territorio per formare gli atleti di domani, e magari futuri campioni olimpionici. Grazie agli sponsor come L’Associazione sportiva Le Cupole, la Carovana delle Emozioni e Alleanza Assicurazioni, la sezione sportiva oltre ad essere dotata delle divise e di strumenti per la didattica, sarà una delle poche strutture scolastiche “cardioprotette”, grazie alla presenza di defibrillatore e ai corsi che i ragazzi hanno già cominciato a frequentare di Primo Soccorso.

La sezione è aperta a tutti gli alunni che praticano sport a livello agonistico, a livello amatoriale, alunni DSA-BES,

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Mestieri A cura della Citta’ dei Mestieri

Come cambia il mondo del lavoro Aumentano i disoccupati over 50 che raggiungono 438mila unità

Il tema dell’occupazione è sempre in primo piano. I giovani non riescono a trovarlo e, purtroppo, sono molti gli over 50 che lo perdono. Una triste realtà con la quale si deve fare i conti. Il problema è per lo più italiano, se si guarda all’interno della comunità europea intesa dal punto di vista geografico. Ma è proprio dall’Europa, questa volta intesa come Organismo internazionale che arrivano alcune regole scritte sulla carta. Regole che però non trovano riscontro nella realtà.

Forse pochi sanno che esiste una “Strategia Europea 2020”, approvata in sede di Commissione Europea e dal Consiglio Europeo il 17 giugno 2010, e che riguarda la promozione e l’inclusione sociale. Tra i punti fondamentali della Strategia Europea c’è la • Crescita intelligente: sviluppare un’economia basata sulla conoscenza e sull’innovazione; • Crescita sostenibile: promuovere un’economia più efficiente sotto il profilo delle risorse, più verde e più competitiva; • Crescita inclusiva: promuovere un’economia con un alto tasso di occupazione che favorisca la coesione sociale territoriale.

E tutti gli Stati membri, quindi anche l’Italia, sono chiamati ad adottare questi obiettivi. Di contro nel Bel Paese, assistiamo ad uno scenario quantomeno desolante. E dalla Città dei Mestieri di Ostia è possibile tastare il polso della situazione, prendendo in considerazione il fatto che sono sempre più numerose le persone

Secondo il Censis gli over 50 anni in Italia sono 24,5 milioni. Tra loro gli occupati sono poco più di un quarto, quasi 6,7 milioni, di cui gli uomini superano di poco i 4 milioni e le donne raggiungono i 2,6 milioni. In questo segmento, tra il 2008 e il 2013 è aumentata l’incidenza dei lavoratori dipendenti e degli occupati a tempo pieno, come effetto dello slittamento in avanti dell’età da pensione. Ma nello stesso periodo c’è stato un aumento del 7,6 per cento dei lavoratori autonomi e tende a raddoppiarsi la componente degli occupati a tempo parziale, che nel 2013 diventano circa un milione, con un incremento nei sei anni pari al 47,5 per cento. I disoccupati over 50 hanno raggiunto le 438mila unità, con un aumento rispetto al 2008 di 261mila persone in termini assoluti e del 146 per cento in termini relativi (in soli dodici mesi l’area della disoccupazione ha visto un incremento di 64mila unità: +17,2 tra il 2012 e il 2013). E i disoccupati di lunga durata ultracinquantenni sono quasi triplicati negli ultimi sei anni: sono passati da 93mila a 269mila (+189). Oggi l’insicurezza economica determinata dalla crisi, l’erosione oggettiva dei redditi, la necessaria compressione dei consumi spingono molti over 50 a cercare di entrare nel mercato del lavoro. Se si somma il numero delle persone in cerca di occupazione e quello di chi, pur inattivo, si dichiara disponibile a lavorare, la pressione esercitata sul mercato del lavoro da parte degli over 50 supera il milione di individui. Per molti di loro è scattata la ricerca affannosa del mantenimento dei livelli di benessere raggiunti. Ma per gli over 50 lo stesso Censis nutre poche speranze. Dal punto di vista delle opportunità, l’Italia sembra essere molto debole anche se qualcosa sembra si stia muovendo. In ogni caso ad una bassa dimensione quantitativa del capitale umano si associa una bassa qualità nel rendere effettive le conoscenze acquisite nei processi di apprendimento. Nell’ultimo anno il 95 per cento degli occupati non ha partecipato ad alcuna attività formativa nel mese precedente la rilevazione. Se si allarga l’osservazione ai dodici mesi precedenti, la percentuale supera comunque il 78 per cento. E fra gli over 50 il tasso di partecipazione ad attività formative nell’ultimo mese si ferma al 4,6. Ecco perché cresce anche la voglia di fare impresa. Ma anche in questo settore le occasioni i finanziamenti sono poche e non c’è molta informazione. Qualche provvedimento è stato varato (riduzione tasse per le imprese, il Job Act) ma il cammino è ancora lungo.

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Dalla stessa Strategia inoltre apprendiamo che • il 75 per cento delle persone in età compresa tra 20 e 64 anni deve avere un lavoro; • il 3 per cento del Pil dell’UE deve essere investito in R&S (ricerca e sviluppo); il tasso di abbandono scolastico deve essere inferiore al 10 per cento e almeno il • 40 per cento dei giovani deve essere laureato.

(molti gli uomini) che perdono il lavoro in tarda età e che trovano ovviamente più difficoltà a trovarne un altro.

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Associazione A. Corelli Stagione Concertistica WILLY FERRERO Settima Edizione 2015-2016 • Domenica 8 maggio 2016 ore 11,00 • Venerdì 23 ottobre 2015 Ore 20,00 PRESENTAZIONE NUOVA STAGIONE CONCERTISTICA Incontro con gli associati, Conferenza stampa abbonamenti, sottoscrizioni

Ore 22 DUO PIANISTICO M. Braconi /M.Roverelli O. Respighi Fontane di Roma G.Verdi ”La Forza del Destino” Ouverture

• Venerdì 12 febbraio 2016 ore 21,30

AL TEATRO CON PASSIONE MoZ.aRT Fabbrica di Leggende due paroline dal Maestro Salieri Attore & regista Ennio COLTORTI pianoforte Antonio Di Pofi flauto Monica Berni, Costumi Rita Fozzano

Apertivo Musicale

“VISSI D’ARTE”Magia di un mito Presentazione in conceto dell’ultimo lavoro discografico Musica di PUCCINI Monaldo BRACONI Pianista • Venerdì 15 maggio 2016 ore 21,00

QUARTETTO D' ARCHI “SHARAREH”

Viaggio tra l’ opera l’operetta • Venerdì 30 ottobre 6 2015 ORE 21,00 “TRA CLASSICO E ROMANTICO” P.J.Caikovskij Meditation op. 72 n. 5 S. Rachmaninov Preludio op.23 n.5 F. Chopin Fantasia improvviso n.66 L.van Beethoven sonata N.8 Op.13 “Patetica”

Pianista Chiara RICCI

• Sabato 20 novembre 2015 ore 21,00

INAUGURAZIONE FESTIVAL Willy FERRERO Omaggio a L.van BEETHOVEN Trio ROMA CLASSICA S.Interdonato Violino, G.Leardini Violoncello E.Crudeli Pianoforte Musiche di F.Mendelsohn, L.v.Beethoven

• Venerdì 4 dicembre 2015 ore 21,00

GIOVANI SOLISTI in CONCERTO Pianoforte Fabio SILVESTRO Musiche di Debussy, Brahms, Beethoven Venerdì 11 dicembre 2015 ore 21,00

DA MOZART A RAVEL Le sonate per Violino ePianoforte Musiche di Mozart, Prokofiev, Grieg, Kreisler, Ravel Rebecca Raimondi, VIOLINO Alessandro Viale, PIANOFORTE • Venerdì 18 dicembre 2015 ore 21,00

+Venerdi 26 febbraio 2016 ore 21,00

“LINGUAGGI MUSICALI A CONFRONTO”

Rhapsody in blue di George Gerswhin per pianoforte, quintetto di fiati e percussioni arrang. di Salvatore Schembari Solisti della Ostia Chamber Orchestra Monaldo Braconi, pianoforte • Venerdì 11 marzo 2016 ore 21,00

CHIARO DI LUNA Piano Recital F. Schubert sonata n.24 Lv. Beethoven Sonata “La chiaro di luna” J.Brahms sonata n. 1 Pianista MIRCO ROVERELLI Venerdì 18 marzo 2016 ore 21,00 CONOSCIAMO LE PERCUSSIONI Gruppo PFP ENSEMBLE Programma: P.Dukas APPRENDISTA STREGONE C.CHAVEZ: TOCCATA per percussione I.STRAWINSKIJ: SAGRA Della primavera • Venerdì 1 aprile 2016 ore 21,00 UNO SGUARDO ALL’OPERA Concerto cameristico

per flauto, fagotto e pianoforte Musiche di Morlacchi, Torriani , Donizetti Villa-Lobos Flauto – Antonio di Giamberardino Fagotto – Edoardo Capparucci Pianoforte – Teresa Fantasia • Domenica 10 aprile 2016 ore 11,00

CONCERTO DI NATALE

Aperitivo Musicale

L’OPERA LIRICA in forma semiscenica G.Verdi RIGOLETTO Pianoforte Mirco ROVERELLI Solisti da definire

DUO VIOLA & CHITARRA Viola Fabio Catania Chitarra Giorgio Napolitani Musiche di Schubert, Paganini, Marais

• Venerdì 15 gennaio 2016 ore 21,00

• Venerdì 15 aprile 2016 ore 21,00

DUO VIOLA E PIANOFORTE

I SUONI DELLA TRADIZIONE Art Saxophone Quartett Pietro Cernuto, strumenti di musica popolare e

Domenica PUGLIESE Viola Monaldo BRACONI Pianoforte Musiche d S. Prokofiev R. Schumann: F. Mannino

• Venerdì 29 gennaio 2016 ore 21,00

“A SCUOLA DI TANGO..tra storia e leggenda!”

Fabio A. Colajanni, flauto Francesco Ciocca, sax baritono Gianluca De Lena, pianoforte ballerini Mauro Barreras e Ambra De Angelis

tradizione musicale afroamericana vengono affinacati strumenti e sonorità solitamente lontani dalla musica colta, come la zampogna, il friscaletto siciliano, il marranzano, il tamburo a cornice. • Venerdì 29 aprile 2016 ore 21,00

L’OPERA GIOCOSA “IL SEGRETO DI SUSANNA” Musica di E. Wolf FERRARI Atto unico in forma semi scenica Interpreti da definire

Musiche di: Puccini, Verdi ed altri grandi compositori. I violino Marzia Ricciardi , II violino Farfurì Nuredini viola Roberta Pumpo , violoncello Federica Vecchio con la collaborazionedel soprano Melania Maggiore • Venerdì 20 maggio 2016 ore 21,00 CONCERTO DI ARIE DA CAMERA L’ Opera buffa/le grandi melodie Napoletane Baritono Calandra Salvatore Baritono Gaetano Sbriglione Pianoforte Mirco ROVERELLI

IL TRENO DELLA GRANDE MUSICA 4 Concerti per le scuole • Venerdì 29 gennaio 2016 ore 10,00 CONCERTO per LE SCUOLE Fabio COLAJANNI conduttore “A SCUOLA DI TANGO...tra storia eleggenda!” Fabio A. Colajanni, flauto Francesco Ciocca, sax baritono Gianluca De Lena, pianoforte con i ballerini Mauro Barreras e Ambra De Angelis

• Venerdì 26 febbraio 2016 ore 10,00 CONCERTO PER LE SCUOLE

“Linguaggi musicali a confronto”

Rhapsody in blue di George Gerswhin per pianoforte, quintetto di fiati e percussioni arrang. di Salvatore Schembari Solisti della Ostia Chamber Orchestra Monaldo Braconi, pianoforte • Venerdì 18 marzo 2016 ore 10,00 CONCERTO PER LE SCUOLE (IN INGLESE) CONOSCIAMO..IL MONDO DELLE PERCUSSIONI Gruppo Pianofortissimopercussionensemble Programma: P.Dukas APPRENDISTA STREGONE C.CHAVEZ: TOCCATA per percussione I.STRAWINSKIJ: SAGRA DELLA PRIMAVERA • Venerdì 15 aprile 2016 ore 10,00 CONCERTO PER LE SCUOLE

Art Saxophone Quartett “I suoni della tradizione”

Pietro Cernuto “strumenti di musica popolare”

Suttasupra è un progetto ideato da Pietro Cernuto in collaborazione con gli artisti dell’ART Saxophone Association dando vita ad una formazione originale, quasi unica, sia strutturalmente che musicalmente.


Ass. Musicale Corelli

Associazione Arcangelo Corelli - Carla Angelini Segreteria 06.5663282 - 347.9637630 info@associazionecorelli.com

di Flavia Bassu

Corelli in coro!

in comune la grande passione per il canto corale. Con un repertorio poliedrico, che spazia dalla musica classica al pop, dalla popolare a quella etnica, ha partecipato a differenti iniziative culturali sul territorio, sempre diretti dalla M° Flavia Bassu. La vera sorpresa di questi cori sta nel fatto che i cantori non sono stati selezionati, e quindi è possibile partecipare anche senza saper leggere lo spartito e senza aver già studiato canto. Cantare insieme è una delle esperienze più coinvolgenti ed appassionanti che una persona possa vivere, l’Associazione “Corelli” ti aspetta per provare!

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“Canta che ti passa!” è un vecchio detto popolare conosciuto da tutti, avvalorato negli ultimi anni da molte ricerche scientifiche che attestano l’efficacia del canto corale come terapia su mente e corpo. L’Associazione “Corelli” ne ha fatto uno dei suoi punti di forza e propone un progetto sulla coralità completo, adatto a soddisfare i differenti bisogni, con corsi suddivisi per fasce di età. L’offerta didattica inizia quindi con il coro “Voci in Erba”, dedicato a bambini dai 4 ai 7 anni. Questo vuole essere un primo approccio al meraviglioso mondo della musica, attraverso il mezzo di espressione più semplice ed immediato che possediamo, la voce. Cantando i bambini si immergono in una dimensione fantastica fatta di gioco e divertimento, dove è possibile esprimere se stessi e al tempo stesso vivere e condividere le proprie emozioni con gli altri. La M° Flavia Bassu, pianista ed esperta in didattica della musica, utilizza la metodologia Orff-Schulwerk che integra alla vocalità l’utilizzo del corpo e di strumenti ritmici, per stimolare lo sviluppo completo dell’allievo. Punta di diamante delle formazioni corali, è il coro di voci bianche “Corellini”. Nato nel 2010 e composto da ragazzi dagli 8 ai 13 anni, viene inizialmente creato con lo scopo di trasmettere l’amore per la musica ai ragazzi e col tempo diventa molto di più. Infatti cantando insieme ci si allena all’impegno, alla responsabilità, si impara ad apprezzare le proprie capacità e quelle degli altri. Diventa così un importante momento di aggregazione, socializzazione e condivisione di valori, come l’amicizia, la collaborazione, la solidarietà, e fa capire l’importanza di lavorare insieme per raggiungere un obiettivo comune. Tutto ciò porta i “Corellini” ad importanti esperienze anche in campo concertistico, partecipando stabilmente alle varie edizioni del Festival Willy Ferrero dell’Associazione “Corelli” ed esibendosi con artisti di fama internazionale. Dal 2011 il coro di voci bianche partecipa quindi alle rappresentazioni di “Tosca” di G. Puccini, dei “Carmina Burana” di C. Orff, di “Carmen” di G. Bizet e apre le varie edizioni della Festa Internazionale della Musica. Canta con il Coro Claudio Casini dell’università di Tor Vergata del M° Stefano Cucci, con il coro gospel di Claudia Marss, interviene nell’evento “In musica vita” organizzato dall’ANT (Ass. Nazionale Tumori) e nelle manifestazioni “Ottobre al mare” e “Festa della donna” organizzate nel 2013 dal X municipio. Per gli adulti si propone invece la soluzione dell’ “Ensemble Vocale A. Corelli”, gruppo eterogeneo di persone dai 14 ai 60 anni che hanno

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Racconto del mese di Valentina Mele

La passeggiata

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Le avevano detto di fare più movimento, di uscire più spesso e di conoscere i suoi vicini. Poteva sempre tornarle utile un giorno, non poteva sapere cosa le riservasse il futuro, insomma avrebbe potuto aver bisogno di qualcosa ad un certo punto: che fosse del latte o la riparazione di un guasto. Ma la signora Marini continuava a ribadire che ormai era una donna indipendente ed autonoma, se non lo si è a 85 anni quando allora? Se finiva il latte lo avrebbe ricomprato e se avesse avuto un guasto avrebbe chiamato un tecnico. A quella risposta c’era sempre l’altra insinuazione che nessuno aveva mai il coraggio di pronunciare del tutto: e se... insomma, e se... un giorno le servisse qualcosa di più urgente? E cosa mai le doveva servire? Chiedeva mettendo in difficoltà l’interlocutore che puntualmente deviava ribadendo che conoscere i vicini le avrebbe portato un po’ di compagnia. Ma lei sapeva benissimo quella frase lasciata a metà cosa intendesse. Voleva dire che se si fosse sentita male sapeva a chi rivolgersi. Lei stava benissimo, non si dovevano proprio preoccupare e poi, insomma, se fosse arrivata la sua ora ci poteva fare poco chiunque. Tuttavia quel giorno, malgrado tutte le sue convinzioni, si guardò allo specchio e vide una vecchietta, gli occhiali calati sul naso, un vestito lilla e il solito lavoro a maglia. Neanche fosse stata Penelope in attesa del ritorno di Ulisse. Quel lavoro erano mesi che la impegnava, forse anche anni, chi lo ricordava più. Non era neanche del tutto convinta di che cosa fosse. Un momento! era il maglione per la nipotina dall’altra parte del mondo, in un posto in cui forse fa pure sempre caldo; in un altro era una sua coperta; in un altro ancora un cuscino per il suo Thomas, un gatto che tanto dormiva dove capitava. Insomma un lavoro infinito che ogni tanto disfaceva e poi ricominciava. Beh, in fondo non sarebbe cambiato granché se quel giorno lo avesse lasciato per un po’ sulla sedia a dondolo, no? Ciò che la fece alzare del tutto dalla sedia fu però il rendersi conto che solo un canarino giallo la differenziava dalla nonnina di Titty e Silvestro. Prese il cappotto, il cappello, una sciarpina, il suo precedente lavoro a maglia, ed uscì di casa dopo aver controllato di aver chiuso il gas e che il suo trucco fosse ancora in ordine dalla mattina. Un’abitudine che le era rimasta dai tempi dell’ufficio: sveglia, colazione, pulizia del corpo e un po’ di trucco sul viso.

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L’aria frizzante di inizio inverno pizzicava un po’ il viso, il sole ancora abbastanza caldo l’avvolgeva piacevolmente e il suo passo era ancora come quello di una volta: veloce ma aggraziato. Quando era stata l’ultima


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volta che era uscita di casa? Non lo ricordava ma aveva poca importanza. Dall’altro lato della strada camminava uno strano uomo barbuto che portava a guinzaglio un... Miseria! Sembrava quasi un leone nero. Ma che razza di animale poteva mai essere? Avvicinandosi riuscì a mettere a fuoco un muso di cane in mezzo a tutto quel pelo ma avrebbe giurato che era più vicino ad un leone. Il suo Charlie era diverso, si vedeva subito che era un cane. In realtà non era proprio suo, era di Giorgio ma dal primo istante che lo vide lo considerò anche un po’ suo. Era una giovane donna piena di gioia di vivere e mentre si recava al lavoro, una giornata importante l’aspettava, c’era la possibilità anche di una promozione, ecco che un cane marroncino, scodinzolante e con la lingua di fuori correva felice verso di lei. Il guinzaglio abbandonato in terra veniva trascinato per tutto il marciapiede e poco più distante un uomo affannato in tuta rincorreva il cane urlando “Charlieeee” fermati. L’intenzione di lei ovviamente non era proprio quella di fermare il cane perché non avrebbe saputo come fare, non era molto brava con gli animali ma il piccolo cocker questo non poteva saperlo e aveva scelto lei come luogo di atterraggio. Ed infatti, all’improvviso Charlie saltò e piombò in braccio alla giovane donna sporcandola irrimediabilmente. Oh no! Il proprietario di Charlie arrivò qualche secondo dopo e con un faticoso fiato corto, sintomo che stava già correndo da un po’, tentò di scusarsi per l’accaduto. Non c’erano scuse, non si poteva lasciar correre in giro un cane così vivace, doveva stare un po’ più attento, insomma, adesso era pure impresentabile. La rabbia però si affievolì appena si perse in negli occhi celesti e dolci di lui. Cose che capitano. Succede spesso di ritrovarsi un cane in braccio, no? Non faceva niente, non c’era bisogno che si scusasse così tanto. Giorgio, anch’esso invaghito, si tolse la camicia e rimanendo a petto nudo le propose di indossare quella nel qual caso non avesse il tempo di tornare a casa. Ovviamente più tardi avrebbero dovuto incontrarsi di nuovo per recuperarla. E quello fu l’inizio della loro lunga storia d’amore che durò oltre 60 anni, quando poi un giorno Giorgio si spense ma non l’abbandonò mai del tutto. In fondo la strada si intravedeva bene la famigliola che stava uscendo di casa: il marito baciò la moglie e prese il figlio più grande per portarlo a scuola prima di andare al lavoro. La moglie ricevette il bacio del marito e lo guardò andare via con in braccio un bimbo di quasi un anno. Erano tipici momenti di una famiglia giovane e felice. Un po’ come la signora Marini e Giorgio. Appena avuto il loro figlio adorato vivevano in una casa minuscola, ancora oggi a pensarci le viene da sorridere ma in quel momento la situazione era ai limiti della vivibilità. Loro però continuavano ad essere felice e sicuri che prima o poi si sarebbero trasferiti altrove. I primi 4 anni di matrimonio furono nel caos. In a mala pena 20 metri quadri di casa vivevano loro due, un bimbo e un cane. Praticamente il letto era un luogo dove dormire, mangiare, giocare e vestirsi nel resto c’erano tutte le loro cose. Non si lamentarono mai di quella situazione ma

quando arrivò quella fantastica promozione di Giorgio fecero festa per due giorni e scapparono da quel luogo il più velocemente possibile. Stava accadendo qualcosa nella casa di fronte. Una signora interamente vestita di pelle usciva trafelata dalla porta d’ingresso e sbraitava contro il telefonino. La donna aveva senz’altro superato la cinquantina anche se l’abbigliamento tentava di mascherarlo, camminava ondeggiando su 10 cm di tacco e premeva forsennatamente i numeri sul suo telefono. Almeno credeva la signora Marini, con gli strani aggeggi di oggi non sapeva proprio cosa ci facessero le persone. Stava telefonando senz’altro perché si portò la diavoleria all’orecchio ed iniziò ad urlare ad un uomo che a quanto pare era sgattaiolato di notte mentre dormiva. Esattamente come Caterina, la sua sorella maggiore, che un periodo passò 5 mesi interi a casa con loro, non la casa da 20 metri quadri, sarebbe stato assurdo. La villetta comoda e spaziosa che acquistarono poco dopo il nuovo lavoro di Giorgio. Caterina era invischiata in una complicatissima storia d’amore con un uomo sposato. Le era stato detto più volte di troncarla ma lui stava sempre per divorziare, appena la moglie si rimetteva un po’. Non sarebbe stato bello lasciare una donna malata. Poi aveva perso il lavoro doveva aiutarla ancora un po’. Poi morì la suocera, ne era distrutta. Ad ogni crisi prometteva che avrebbe divorziato ma accadeva sempre qualcosa a quella povera donna che lo spingeva a ritardare. La verità fu che non ne aveva mai avuto l’intenzione e non c’era neanche la minima crisi nel matrimonio e andò avanti così per anni fino a che la sorella decise di troncare e si vide costretta ad abbandonare la casa che lui le aveva comprato. Quei 5 mesi furono lunghi e un po’ tristi ma lei si riprese e condusse la sua vita felice da zitella, ora si dice single ma all’epoca era una zitella. E quando compì 70 anni ecco che ricompare lui che finalmente voleva iniziare la loro vita insieme. Era forse riuscito a divorziare? No, assolutamente, quella santa donna della moglie aveva esalato l’ultimo respiro poverina e lui pensò bene di tornare all’attacco dopo 5 giorni dal funerale. Io gli avrei riso in faccia ma lei pensò che sarebbe stato carino passare gli ultimi anni di vita in compagnia dell’uomo che aveva sempre amato. E ci riuscirono... per dieci anni poi Caterina se ne andò una notte lasciandolo da solo, due anni dopo la seguì. Chissà in cielo ora con chi starà passando le giornate. Vicino la sua casa vide camminare a passo svelto un ragazzo di diciasette anni vestito di jeans calati e rigirati sulle caviglie scoprendole, probabilmente era stato costretto a passare all’interno di una pozzanghera. Lo guardò andarsene con quella frenesia di vivere tipica dei giovani e pensò al suo di ragazzo. Ora era un uomo grande e grosso che viveva in Australia con la sua famiglia ma a quell’età aveva un fuoco dentro che ardeva costantemente. Non riusciva a stare fermo un secondo. Riuscire a farlo studiare era un’impresa. Doveva uscire, doveva partire, doveva scoprire il mondo e lei passava le giornate in ansia in attesa che tornasse a casa. Non avrebbe mai potuto dimenticare quella notte in cui si ruppe il suo motorino e dovette tornare a casa a piedi. Ci vollero 3 ore e naturalmente loro non sapevano nulla, non c’erano tutti questi aggeggi per comunicare e lui non aveva monete per potere telefonare. Così lei e Giorgio passarono la notte svegli preoccupati a camminare dentro casa. Ogni tanto preparava un caffè lui, ogni tanto una camomilla lei. Ad un certo punto iniziò lei ad immaginare cosa potesse essere successo e il finale vedeva sempre il figlio privo di sensi da qualche parte, il padre invece sdrammatizzava. Giorni mesi e anni futuri risero sempre di quella strana notte ma rimase indelebile nelle loro menti. Dopo quella passeggiata di ricordi la signora Marini tornò dentro casa, si tolse il cappello, posò il cappotto e osservò la sciarpa. Forse era il caso di farne un’altra. Si sedette sulla sua sedia a dondolo e riprese il suo lavoro a maglia. Non aveva conosciuto i vicini ma la compagnia l’aveva lo stesso.

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L’ avvocato risponde a cura dell’avvocato Federica Lorenzetti

La prescrizione Salve a tutti e ben ritrovati. In questo mese Vi voglio parlare della prescrizione dei diritti, la quale raccoglie in sé un concetto tanto complesso nella sua definizione quanto estremamente facile da attivare e che, nei fatti, ci protegge dalla scongiurata perdita dei poteri a noi concessi per far valere, appunto, un nostro legittimo diritto. A volte, tale nefasta conseguenza accade spesso poiché noi stessi perdiamo, in buona fede, la cognizione del tempo che, purtroppo, trascorre fin troppo veloce, ovvero, viviamo con la sbagliata certezza di “avere tutto il tempo” per far valere un diritto che riteniamo leso e che ci prefiggiamo poi di farlo valere. D’altro canto il nostro Legislatore ha deciso di prevedere, a fronte di tali ipotesi, un rimedio nei confronti dell’inerzia dimostrata da un soggetto nel far valere un proprio diritto, sia essa consapevole quanto inconsapevole. In primis, la prescrizione deve essere definita come un modo di estinzione del diritto causato, appunto come sopra detto, dal trascorrere di un determinato lasso di tempo in ragione dell’inerzia del suo tito-

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lare. Difatti, decorso il tempo previsto - che come vedremo di seguito è diverso in base alla tipologia delle fattispecie prese in considerazione il soggetto non ha più il potere di far valere i propri diritti. “Far trascorrere il tempo” significa che il soggetto titolare non ha posto in essere alcuna richiesta formale volta all’ottenimento del diritto e, per l’effetto, volta ad interrompere il tempo che, continuando a scorrere, far maturare la prescrizione. Doveroso altresì evidenziarvi come, però, non tutti i diritti si prescrivo-no e ciò a causa della loro peculiare natura ed il bene che proteggono. Tali sono : 1) i diritti indisponibili (cioè diritti per i quali non è stata prevista la facoltà da parte del soggetto di disporne liberamente come ad esempio i diritti della personalità, il diritto agli alimenti, il diritto all’immagine e alla riservatezza) 2) le azioni in materia familiare 3) il diritto di proprietà 4) l’azione volta a far valere la nullità dei negozi giuridici. Il termine ordinario di prescrizione è di 10 anni. Vi sono, però, altri tempi di decorrenza previsti e dunque, si prescrivono in 20 anni i diritti reali su cosa altrui, mentre si prescrivono in 5 anni il diritto derivante da fatto illecito, il diritto di richiedere il risarcimento del danno, i pigioni delle case e tuttii corrispettivi delle locazioni,gli interessi, ciò che si deve pagare periodicamente ad anno o a termini più brevi (si pensi al mantenimento, utenze, riscossione di tasse etcc..), l’indennità spettante dalla cessazione del rapporto di lavoro, i diritti che derivano dai rapporti societari, si prescrivono in 2 anni i diritti che può esercitare l’assicurato nei confronti dell’assicurazione ivi compreso il diritto a richiedere il risarcimento del danno derivante da sinistro stradale, si prescrivono in 1 anno i diritti derivanti dal contratto di assicurazione per i premi dovuti all’assicuratore, i diritti del mediatore e quelli derivanti dal contratto di trasporto.



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Scadenzario Fiscale

Anna Maria De Calisti commercialista - Marta Montini consulente del lavoro

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Lo Studio De Calisti A.M. e Montini M. saluta tutti i Lettori che si inoltrano nello scadenzario fiscale di Novembre 2015. La prima scadenza è del 2 novembre e riguarda la presentazione della richiesta di rimborso o utilizzo in compensazione del credito Iva trimestrale (Mod. IVA TR).

10

Si informano i lettori che il giorno 10 novembre è il termine ultimo per la consegna sia all’Agenzia delle Entrate che al dipendente o pensionato del modello 730 integrativo e del prospetto di liquidazione mod. 730/3 integrativo.

16

Si rende noto che entro il 16 novembre coloro che sono titolari di pensione non superiore a € 18.000,00 possono chiedere al proprio ente pensionistico di effettuare il pagamento del canone di abbonamento alla televisione, a partire dall’anno 2016, tramite ritenuta sulle rate di pensione. Per coloro che hanno dipendenti o collaboratori occasionali, il 16 novembre prevede: IRPEF, Ritenuta d’acconto, contributi INPS. Inoltre, entro il 16 novembre coloro che sono titolari di Partita Iva e si trovano sotto un regime IVA mensile o trimestrale ( Luglio, Agosto, Settembre 2015) dovranno effettuare il versamento. In riferimento ai Titolari di Partita Iva iscritti nell’albo Artigiani o Commercianti, la scadenza del 16 novembre prevede sia i contributi INPS relativi al 3° trim. 2015 che la 4° Rata INAIL del premio anno 2014 - 2015 ( per coloro che hanno deciso di rateizzare). Chi non ha potuto pagare omettendo imposte e ritenute (non versate o versate in misura insufficiente entro il 16 ottobre 2015), con l’opportuno calcolo può ravvedersi entro il 16 novembre.

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Con la scadenza del 25 novembre coloro che ne sono soggetti, devono presentare gli elenchi riepilogativi Intrastat.

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Si informano i Lettori che la scadenza del 30 novembre in cui sia i titolari di Partita Iva che le persone fisiche verseranno mediante F24 il 2 acconto IRPEF con eventuali addizionali comunali. Inoltre entro il 30 novembre è in scadenza la presentazione del modello per la richiesta di accesso alla procedura di collaborazione volontaria (c.d. voluntary disclosure) in materia fiscale, volto a regolarizzare le violazioni commesse fino al 30 settembre 2014.

Lo Studio ringrazia per l’attenzione dei lettori e rimane a disposizione, per ogni ulteriore chiarimento. In qualità di CAF CGN lo Studio è abilitato a fornire ulteriori servizi tra cui: 730 per coloro che sono dipendenti, collaboratori, pensionati - ISEE, RED, Detrazioni ecc. - Gestione Badanti e Colf - Successioni Studio De Calisti Anna Maria - Via Leonardo Mellano 72 - 00125 Roma tel. 06/52352585 cell. 3333087137 e-mail: amdec@libero.it




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