Svs libro cento anni di una associazione popolare livornese

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SVS

Società Volontaria di Soccorso

Nuova edizione 2010 redatta in occasione del 120º Anniversario di Fondazione della Società Volontaria di Soccorso

ASSISTENZA

SVS 1893•1993 - Cento anni di una associazione popolare livornese

PUBBLICA

SVS

1893•1993 Cento anni di una associazione popolare livornese

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Nuova edizione 2010 redatta in occasione del 120º Anniversario di Fondazione della Società Volontaria di Soccorso




SVS

1893•1993 Cento anni di una associazione popolare livornese

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Nuova edizione 2010 redatta in occasione del 120º Anniversario di Fondazione della Società Volontaria di Soccorso


SVS

1893•1993 Cento anni di una associazione popolare livornese Nuova edizione 2010 redatta in occasione del 120º Anniversario di Fondazione della Società Volontaria di Soccorso Segreteria: via San Giovanni, 30 - Livorno - Tel. 0586 896040

La prima edizione di questo volume è stata redatta nel 1993 in occasione del centenario del riconoscimento giuridico della Società Volontaria di Soccorso avvenuto nel 1893. Le iniziative si sono svolte dal 6 al 12 Giugno 1993 La seconda edizione è redatta nel 2010 in occasione del 120° Anniversario di Fondazione con iniziative che si sono svolte in tutto l’anno. Per il volume: ”LO SGUARDO AL DOMANI” Ceti dirigenti e classi popolari nella Società Volontaria di Soccorso di Livorno (1886-1958) Ricerca storica e testi di Marco Di Giovanni ”L’ARCHIVIO STORICO DELLA SVS DI LIVORNO” Introduzione e schedatura di Massimo Sanacore ”TRA RICOSTRUZIONE E FUTURO” Ricerca a cura di Emilio Banchi, Oscar Cafferata, Franco Caluri, Stefania Scali, Marco Di Giovanni Consulenze storiche: Archivio di Stato, Livorno; Biblioteca Labronica Livorno; Garibaldo Benifei, SVS Livorno Coordinamento editoriale (prima edizione): Lucia Borghesan Fotografie e referenze fotografiche: Archivio SVS, Livorno; Archivio fotografico del Comune di Livorno; Archivio fotografiche ”Il Tirreno”, Livorno. Foto Betti, Foto Caluri, Foto Del Secco, Foto Giambruni, Foto Piacentini, Foto Pratesi, Foto Scali, Foto Consogni, Foto Studio Picchi, Foto Il Bugigattolo, Sito Comune di Livorno, Archivio fotografico “Corriere di Livorno” Impaginazione e stampa: Debatte O. s.r.l. Livorno - via delle Cateratte, 84 int. 8 - Tel. 0586 896970

Pubblicazione realizzata grazie al contributo del Comune di Livorno


È assai coinvolgente scrivere della Società Volontaria di Soccorso: il pensiero corre inevitabilmente a riflessioni sulla sua origine, centoventi anni fa, periodo in cui vi è uno spuntare di associazioni laiche di mutuo soccorso che si affiancano a quelle religiose. È in questo contesto che nasce la S.V.S. che ha sempre avuto il sincero sostegno della città. Il prestigio della Pubblica Assistenza - Società Volontaria di Soccorso - è da sempre e tutt’ora, importante per Livorno. A 120 anni dalla sua fondazione, grazie ai suoi volontari e ai suoi sostenitori, l’Associazione è molto radicata sul territorio, tanto che, ed è molto curioso, quando dalle strade cittadine passa un’ambulanza, numerosi anziani dicono, per antonomasia, “passa l’assistenza!”. La ristampa di questo libro, a venti anni dalla sua prima edizione, rappresenta un’altra tappa di crescita della Società Volontaria di Soccorso, e, di riflesso, della nostra città. E un altro tassello di storia dunque si posa tra le pagine di aggiornamento di questa preziosa pubblicazione. La S.V.S. ha quasi ottomila sostenitori, ha all’attivo circa duecentocinquanta volontari che si alternano in turni per soccorrere, per aiutare, per condividere. Nell’ultimo periodo sono state inaugurate nuove ambulanze per offrire ai cittadini servizi sempre più efficienti, e attivati nuovi mezzi per la protezione civile. Sempre più sono state le iniziative mirate alla diffusione del valore della solidarietà, soprattutto tra i giovani. Sempre grazie ai volontari, numerose sono le attività in campo sociale e il sostegno ai bambini stranieri per l’integrazione scolastica: oltre all’appoggio nella comprensione della lingua italiana, i volontari organizzano una rilevante operazione di integrazione e di supporto emotivo, specialmente per i più piccini. Non dimentichiamo infatti che questi bambini approdano da una rottura con il loro mondo passato, dove hanno lasciato pezzi di famiglia e amici. Direi che questo lavoro dei volontari è pregevole, visto che in città ci sono numerose scuole frequentate da ragazzi stranieri. Ma è bello anche il fatto che questa attività porta grande arricchimento anche per tutti i piccoli alunni, perché al di là o della preparazione scolastica, come in tutte le altre scuole, hanno in più l’opportunità di uno scambio educativo diverso, vivendo il tempo scolastico con bambini di svariate etnie. Certo, dobbiamo riscoprire un modo per far avvicinare i giovani al mondo del volontariato, magari la voglia di aiutare c’è, ma manca il tempo, e la crisi economica incide. La diffusa provvisorietà del lavoro, oppure addirittura la ricerca di un lavoro, è una delle ragioni maggiori della crisi dei giovani volontari: quando hai queste apprensioni non sei tranquillo. Ma voglio smentire un luogo comune: i giovani non sono tutti indifferenti a ciò che li circonda. Ci sono ragazzi che quotidianamente si impegnano per migliorare l’ambiente, per dare un sorriso e una parola a chi ne ha bisogno. E all’impegno di questi giovani le Istituzioni guardano con interesse. In virtù di ciò auspico che il linguaggio tra Associazioni e giovani sia chiaro, limpido, semplice, anche solo con un libro, come questo, per far conoscere ai ragazzi la storia del volontariato, della solidarietà, al fine di promuovere la loro dimensione partecipativa e democratica dando vita a nuovi stili di pensiero, istruzione e azione, riconoscendo che il mondo della solidarietà è un valore aggiunto per la formazione della loro personalità. Ed è per questo che sono molto onorato di salutare in queste prime pagine del libro tutti i volontari e i dirigenti, e ringraziarli, perché loro rappresentano la vitalità reale, la risorsa umana indispensabile dell’associazione di volontariato. Nella città, che ho l’onore di rappresentare, è grazie al loro impegno, alla loro capacità di avvicinarsi alle persone meno fortunate, coniugando professionalità e umiltà, che la Pubblica Assistenza riesce ad essere un punto di riferimento fondamentale per i livornesi e a far da guida all’estensione e al progresso in un ideale accordo di continuità e rinnovamento ricco di prospettive. Un ringraziamento anche ai soci, ai collaboratori, e a tutti coloro che fanno vivere la Società Volontaria di Soccorso.

Alessandro Cosimi Sindaco di Livorno 5


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Presentazione

È un vero piacere per me presentare questo libro alla attenzione di chi avrà la voglia – e la pazienza - di leggerlo: esso costituisce l’aggiornamento del volume pubblicato venti anni fa, in occasione del centenario della fondazione della Associazione che ho l’onore di presiedere, la Società Volontaria di Soccorso - Pubblica Assistenza di Livorno . In questo anno, il 2010, ricorre – appunto – il 120° anniversario della sua fondazione e ci è sembrato giusto celebrarlo, con varie iniziative, tra cui, appunto, l’aggiornamento del volume che ne ricostruisce la storia . Non voglio ripercorrere la storia della Associazione, giacchè il lettore potrà conoscerla scorrendo le pagine successive; mi preme solo sottolineare che essa è parte integrante della storia della città, dalla città trae la sua origine, in essa è vissuta ed ha prosperato, con essa ha sofferto …da essa trae, ancor oggi, il suo significato e la sua forza . Il profondo legame con la città, sottolineato nel suo intervento dal Sindaco, costituisce il risultato principale del nostro esistere, perché significa che le nostre attività, il nostro impegno rispondono effettivamente e, perchè no, efficacemente alle esigenze della comunità al cui servizio operiamo. 120 anni fa una inedita alleanza tra borghesi illuminati e forze popolari diede vita ad un organismo associativo che aveva nella solidarietà nei confronti dei cittadini più svantaggiati la sua ragione di essere ; ancor oggi, nelle profondamente mutate condizioni del vivere associato, l’ispirazione di fondo è la stessa, con la consapevolezza che, oggi, l’impegno deve essere costantemente orientato a promuovere l’esercizio dei diritti di cittadinanza da parte di quelle persone a cui tale esercizio è reso arduo,o, addirittura, negato. Il nostro impegno è e deve essere quello di riuscire a mantenere oggi la stessa tensione ideale, lo stesso spirito di abnegazione, la stessa dedizione al bene comune che hanno caratterizzato la storia della SVS individuando aree di attività, iniziative, interventi che siano in grado di incontrare i sempre nuovi bisogni inevasi,i diritti preclusi, le condizioni di disagio che inesorabilmente continuano a permanere nella nostra comunità . È quindi al futuro che dobbiamo guardare, forti del patrimonio lasciatoci in eredità da chi è venuto prima di noi, ben consapevoli che ogni patrimonio, per poter essere mantenuto deve essere investito con lungimiranza e coraggio . Il momento attuale impone sforzi eccezionali per restare fedeli alle nostre tradizioni: da un lato è in atto una grave congiuntura economica che va determinando un sempre maggior impoverimento nelle categorie più svantaggiate della popolazione che fanno sempre più fatica a sopravvivere decorosamente, dall’altro vengono drasticamente ridotte le risorse a disposizione per le prestazioni tipiche dello stato sociale, (sanità, servizi sociali, scuola ); si tratta di una condizione generale che rischia di richiedere alle organizzazioni del volontariato un ruolo di sempre maggiore “supplenza”; ciò appare quasi inevitabile dal momento che la vocazione solidaristica che le caratterizza le indirizza naturalmente a promuovere iniziative tese a consentire, al livello più elevato, l’esercizio dei diritti di cittadinanza da parte di chi li vede ogni giorno pesantemente messi in discussione.Contemporaneamente, però, la legislazione recente mette in sempre maggiori condizioni di difficoltà le associazioni di volontariato, costringendole in ambiti sempre più risicati per quel che riguarda la tenuta economica . Peraltro,il contesto socio politico illustrato immerso come è in una cultura societaria ispirata a valori individualistici, opportunistici, prevalentemente orientati al perseguimento solo di beni materiali, rende sempre più difficile nei giovani la maturazione di comportamenti ispirati dalla solidarietà e dal rispetto per l’altro ; agghiacciante a questo riguardo appare la diffusione di pratiche di esclusione, prevaricazione, sfruttamento e violenza nei confronti delle persone caratterizzate come diverse, dagli immigrati ai disabili, ai rom, ai gay. Intelligenza analitica, innovazione e creatività progettuale crediamo debbano essere le risorse principali per essere all’altezza del nostro passato e per poter sfidare il futuro.. Sfide importanti ci attendono: la prima, storica, è costituita dalla costruzione della nuova sede, dando seguito ad una aspirazione espressa dai Consigli Direttivi fin dai primi anni ’90: essa ci consentirà di riunire in un unico presidio le attività attualmente separate, di realizzare una struttura pienamente adeguata alle nuove crescenti esigenze ed alle normative vigenti, di mettere a disposizione della comunità cittadina servizi e proposte innovativi,

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aperti a, e al servizio della città, in linea con le nuove esigenze, pienamente coerenti con le ispirazioni di fondo su cui la Società Volontaria di Soccorso - Pubblica Assistenza è nata e si è sviluppata negli anni. Siamo consapevoli che il nostro progetto, per l’impegno economico che comporta, potrà essere perseguito solo se riusciremo a suscitare, intorno ad esso, la attiva partecipazione di tutta la città, come accadde, agli inizi del ‘900, per la costruzione della attuale sede di via San Giovanni. In quella occasione la città si strinse compatta intorno alla Associazione e contribuì generosamente, in tutte le sue componenti, a mettere insieme le risorse necessarie per la sua costruzione, come attestano le lapidi presenti nell’atrio della sede .Un primo passo è già stato fatto: grazie alla Amministrazione Comunale è stato destinato alla nuova sede un terreno pienamente adeguato alle esigenze, in una posizione appropriata. E siamo certi che la città, nelle sue varie espressioni, istituzionali e non, continuerà ad esprimere nei confronti della SVS quel rapporto solido, fatto di vicinanza e di attivo sostegno, che rappresenta una parte importante e fondamentale di quel patrimonio di cui dicevo . Un legame, quello con la città, fatto anche di intensi e positivi rapporti con le Istituzioni, dal Comune alla Provincia con cui collaboriamo continuativamente a programmi di intervento nei vari settori di comune interesse e da cui costantemente riceviamo apprezzamenti e riconoscimenti; la collaborazione con settori delle Forze Armate e delle forze di Pubblica Sicurezza confermano il radicamento e la credibilità che la nostra Associazione mantiene nella Comunità; altrettanto positiva e continuativa la relazione con la Diocesi e le sue varie articolazioni cittadine . In chiusura di questo intervento sento il bisogno di rinnovare il più sincero ringraziamento alla comunità cittadina nelle sue varie articolazioni per il sostegno che da essa sentiamo costantemente provenire e insieme rinnovare da parte nostra l’impegno di mettercela tutta per non deluderne le aspettative e per continuare a svolgere un efficace ruolo di risposta, ma anche di sollecitazione e di stimolo a trovare insieme le risposte più appropriate ai sempre nuovi bisogni inevasi . Sono certo che tutti i componenti della Associazione, dai componenti del Consiglio ai dirigenti a tutti i dipendenti, a cui va il mio più sincero ringraziamento, utilizzeranno al meglio le loro capacità per realizzare questi obiettivi con l’abituale impegno e con l’alto livello di qualità che sono capaci di esprimere. È solo grazie al loro lavoro ed alla loro dedizione che possiamo ragionevolmente sperare di poterci adeguatamente confrontare con il futuro che ci attende. Dovremo, infine, ma si tratta in realtà di un impegno prioritario, operare per creare le condizioni ottimali per valorizzare l’azione dei Volontari, che costituiscono la forza vera, la risorsa fondamentale e la principale ragion d’essere della Associazione: è principalmente grazie al loro impegno, alla loro generosità, alle motivazioni profonde che li portano a donare gratuitamente se stessi in favore delle persone più svantaggiate, riuscendo a coniugare competenza e disponibilità umana, professionalità ed empatia, che la SVS riesce a mantenere la sua presenza significativa nella città e ad essere riconosciuta come riferimento importante della comunità. Vincenzo Pastore

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”LO SGUARDO AL DOMANI”

Ceti dirigenti e classi popolari nella Società Volontaria di Soccorso di Livorno (1886-1948) di Marco Di Giovanni

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1. Premessa

se. Un doveroso recupero di memoria dunque che consentisse, al contempo, un serio sguardo d’insieme e desse riscontro e ragione, con una prima escussione delle fonti locali, della difficoltà obiettiva che ha sino ad oggi frenato, o limitato, gli studi sull’associazionismo in Toscana, tra Otto e Novecento3. La Società Volontaria di Soccorso che possedeva un archivio organizzato almeno dal 1903, quando venne assunto un efficiente e fedele segretario amministrativo come Gino Toaff, fu privata di tale patrimonio assieme a gran parte dell’attrezzatura nel corso della seconda guerra mondiale, che vide la sede sociale bombardata ed occupata dai carabinieri prima, e da truppe tedesche e alleate successivamente. Le poche carte rimaste, in parte raccolte tra i soci che per varie vie le avevano conservate, lasciano in pratica un vuoto totale per il periodo tra il 1890 e il 1930, imponendo agli studioso un approccio indiretto, necessariamente legato a fondi di altra natura. I legami stretti, soprattutto in alcune fasi o in riferimento a particolare avvenimenti, con le amministrazioni locali, hanno lasciato qualche traccia interessante nei fondi dell’archivio comunale, mentre i vuoti gravissimi delle fonti prefettizie e della questura conservate presso l’Archivio di Stato di Livorno non hanno consentito di ricavare che elementi discontinui da un osservatorio che pure si rivelava, in realtà, molto attento agli sviluppo dell’associazione. L’ampiezza dell’arco cronologico che abbiamo inteso trattare, ha comunque impedito una ricerca sistematica che colmasse tali vuoti attraverso i ricchissimi fondi, in particolare del Ministero dell’Interno, conservati presso l’Archivio Centralo dello Stato a Roma, e che, citati in questo studio in forma poco più che episodica, costituiscono in realtà un punto di riferimento indispensabile per qualsiasi approfondimento che intenda partire dal quadro che abbiamo cercato comunque di delineare. Supporto essenziale ci è dunque venuto dalle fonti a stampa, costituite sia dall’ampio orizzonte delle pubblicazioni periodiche e dal quotidiano di maggiore interesse locale nel periodo preso in considerazione (la “Gazzetta Livornese”), sia dalle collezioni di opuscolo e statuto relativi al sodalizio conservati presso il Centro di Documentazione e Ricerca Visiva di Villa Maria a Livorno, e presso l’Ufficio Gruppi della Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze4. Una carenza estrema di documentazione “interna” che, dovremo sottolinearlo, rende fortemente dipendente la periodizzazione della vicenda considerata (e a stessa possibilità di affrontarla) dal più generale ciclo politico cittadino, che governava in parte cospicua anche il flusso delle notizie riportate dalla stampa relativamente alla Società ed il contesto in cui esse venivano inserite.Un dato questo che talvolta ha enfatizzato invece alcuni fenomeni proprio in virtù del rilievo assunto dall’associazione in ambito cittadino e

Noi andiamo verso l’amore, la virtù, la giustizia. Così avverrà che la scienza ci rafforzi, che la Patria ci benedica. Così siate benemeriti voi che andate a lenire le miserie, le disgrazie, le sciagure altrui. Cariche di echi profetici, le parole dell’avvocato Luigi Paletti al congresso nazionale delle Società di Pubblica Assistenza tenuto a Livorno nell’agosto 1914 - mentre sullo sfondo si scatenava la bufera della Grande Guerra ancora, per poco, lontana - sintetizzavano la fusione di valori e di fede nel futuro che aveva sorretto la nascita e la crescita di un movimento di ispirazione laica di notevole importanza nel quadro della storia nazionale. Livorno e la sua Società Volontaria di Soccorso erano state parte non secondaria di quel fenomeno, che aveva raccolto la tradizione repubblicana e democratica del Risorgimento, e recepito al suo interno sia gli stimoli del socialismo nascente sia le istanze e le prospettive modernizzatrici di settori significativi della classe dirigente1. Associazione per sua natura interclassista, la “SVS” si sarebbe rivelata punto di confluenza di diverse esperienze e pratiche associative, e terreno di sviluppo, a sua volta, di nuove o più caratterizzate identità collettive. Accentuati i propri connotati “popolari” con l’espansione nel nuovo secolo, essa avrebbe assunto una funzione specifica ed un forte radicamento nella società livornese in trasformazione, divenendo un punto di riferimento importante per il movimento operaio durante il biennio rosso ed il ventennio fascista, per farsi poi protagonista e simbolo dello spirito che avrebbe sorretto la ricostruzione cittadina nel secondo dopoguerra. La Società Volontaria di Soccorso costituisce pertanto un soggetto storiografico di rilevante interesse per i rapporti stretti di corrispondenza instaurati con le trasformazioni della società livornese e per il largo spettro che offre, sia del panorama associativo cittadino, sia delle relazioni che attraverso di esso si instaurano tra ceti dirigenti e classi popolari nella fase di transizione ad una società di massa. Terreno potenziale, con le consorelle della penisola, proprio per la sua natura e per i contenuti ideali chi si richiamava, di una (incompiuta) via italiana alla ”nazionalizzazione delle masse” che coniugasse ideali di umanità e di progresso, laicismo come liberazione del “popolo” della tutela conservatrice della religione, impegno personale capaci di tradursi in crescita individuale ed in religione civica e, infine, riti e codici della ”nuova politica”2. Nell’anno del centenario, ed al di là del contesto celebrativo in cui si inserisce, il nostro intento è stato semplicemente quello di porre le prime basi per approcci più approfonditi e complessi ad un tale soggetto, cercando di rintracciare e porre in luce gli snodi essenziali di una lunga parabola e i problemi da essa sollevati cogliendone i nessi con le vicende generali della società livorne11


Grande foto con esposizione di materiali di soccorso nella sede di Via San Giovanni

altra sede un adeguato approfondimento, le indicazioni da tempo avanzate dalla storiografia in tema d “sociabilità”5, popolare e borghese, con particolare riferimento, ad esempio, alla potenziale grande ricchezza di uno studio incrociato del ricchissimo tessuto associativo che caratterizza la società livornese all’indomani dell’unità e nei decenni successivi. Un terreno che costituisce, con tutta evidenza, con i suoi crinali di ascendenze politiche e culturali, una sorta di precondizione per la nascita,e di fertile terreno per la crescita e il consolidamento poi, della Società Volontaria di Soccorso nel suo lungo ciclo di vita6. Un ambito nel quale si manifesta il modificarsi del costume e l’affermarsi di nuove norme ed abitudini, il crearsi in sostanza di una tradizione nuova all’interno della città, il cui sondaggio appate, anche ad una operazione di semplice “dissodamento” delle fonti quale è stata la nostra, come un luogo di straordinario rilievo in cui poter sciogliere o formulare ipotesi complessive calzanti sui caratteri e la specificità assunta a Livorno dalla transizione della realtà sociale e dei meccanismi di integrazione collettiva a moderni connotati di massa.

del suo divenire, in talune circostanze, terreno di verifica di passaggi politici di più ampia portata. Il profilo che andremo tracciando sconterà necessariamente viste tali carenze documentarie - la grandissima difficoltà anche solo di affrontare i problemi e le caratteristiche della vinta interna all’associazione, in vista di definire i caratteri reali di un universo di acculturazione, e di potenziale maturazione collettiva, che appare comunque di grande interesse. Così come appena abbozzati potranno essere i connotati di quello spirito di partecipazione, di quella “serietà” nella recezione del proprio ruolo, di quella intensa curiosità di esplorare campi che attraverso la vita associativa si aprivano, connotati che emergono come caratteristiche rilevanti nell’attegiamento dei volontari, ad esempio, dalle poche carte disponibili del Consiglio di disciplina. Un Universo che resta ancora in buona parte silenzioso dietro i volti dei militi ritratti nelle fotografie che accompagnano questo testo, e che ancora a lungo andranno interrogati. Resteranno dunque necessariamente sullo sfondo, come semplice riferimento per appunti ed ipotesi che dovranno trovare in

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2. Igiene sociale, laicismo e democrazia nel nodo delle origini

Una “Croce Verde” di radicali, garibaldini, socialisti che, accanto alla Croce Bianca guidata dal De Zerbi, avrebbe incontrato da una parte l’occhiuta diffidenza e l’ostilità delle autorità e dei benpensanti, dall’altra l’accoglienza grata e benevola delle popolazioni colpite accentuando, anche solo con la propria presenza, le critiche per il carente intervento dello Stato nella prevenzione di tali calamità5. La comparsa del colera, soprattutto nei porti del Mediterraneo, si sarebbe ripetuta anche nei due anni successivi, ed un telegramma inviato da Livorno al Sindaco di Brindisi nell’aprile del 1886 testimonia della filiazione segnalata e costituisce un primo concreto segnale di vita attiva per la Croce Verde Livornese:

Cercare le radici della Società Volontaria di Soccorso di Livorno significa, in prima istanza, fare riferimento a quei settori della classe dirigente e della borghesia nazionale, che di fronte alla rottura di consolidati equilibri di potere prodottasi col divorzio del periodo risorgimentale ed unitario tra Stato e Chiesa, tendono a definire più moderni ed efficaci meccanismi di controllo ed integrazione di una società nazionale in formazione, proprio mentre emergevano le prime contraddizioni dello sviluppo espresse dalla “questione sociale”. Accanto ed a fronte di esse, di delineava una cultura che fondeva ascendenze positiviste con autentiche istanze democratiche e solidaristiche di radicata tradizione nella società toscana. A fianco del già indagato fiorire delle Società di Mutuo Soccorso in senso proprio1 si ebbe così anche lo sviluppo di associazioni non legate ad un contesto produttivo, ma ad un territorio o ad una funzione. Croce verdi, bianche, d’oro, Fratellanze militari, che nascevano e traevano forza dall’intento di attivare forme di solidarietà laica capaci di estendersi anche al di là dello stretto ambito degli associati o del contesto geografico di riferimento, animate cioè da spirito universalistico ed in diretta concorrenza con la solidarietà e la carità a base religiosa che avevano in Toscana solide forme di radicamento. La tradizione secolare delle Misericordie diveniva infatti, in questo contesto, il diretto referente di un confronto che si apriva anche sul piano dell’identità collettiva dello stato nazionale da poco consolidato ed alla ricerca di un cemento laico di aggregazione sociale. A ciò non mancava di aggiungersi, naturalmente, anche una ispirazione politica, sempre respinta negli stututi di queste associazioni ma innegabilmente presente anche se specifica a ciascun caso e mai univoca2, in genere connessa al variegato mondo della “democrazia” di provenienza risorgimentale, assimilata o meno che fosse, nei singoli casi ed esponenti, nel corso degli anni ‘80, all’ormai consolidato assetto istituzionale monarchico, Non mancavano naturalmente di farsi luci in questo contesto quelle aree di pensiero radicale, internazionalista e/o socialista che accanto all’intransigenza repubblicana raccoglievano seguaci e costituivano organismi associativi di varia natura trovando valide radici nel mondo urbano dei mestieri, dell’artigianato, del primo proletariato industriale. Un universo di matrici mazziniane e “garibaldine”3 che si mostrava in Toscana ancora relativamente indifferenziato, soprattutto alla base, sino all’ultimo decennio del secolo, attraversato inoltre dai vincoli e dalle tradizioni massoniche di parte dei quadri borghesi. Universo che aveva a Livorno una specifica fisionomia ed una relativa tradizione politica4. Un diretto ascendente della Società Volontaria di Soccorso di Livorno si potrà così trovare in un nucleo di volontari accorsi a Napoli con altri, per lo più lombardi e toscani, e che, guidati da Felice Cavallotti, avrebbero partecipato ai soccorsi per il colore nel 1884.

L’Associazione Croce Verde, di cui fanno parte alcuni reduci di Napoli e Resina, offre squadra d’aiuto ai nostri fratelli colpiti dal morbo. Telegrafate; al bisogno siamo pronti6. Analogo spirito aveva manifestato, alcuni mesi prima, nel 1885, un’altra associazione livornese di soccorso, la Società di Mutuo Soccorso fra gli assistenti ai malati, di cui ci è rimasto uno Statuto del dicembre 1882, e che aveva inviato al sindaco di Palermo un telegramma prontamente ripreso dalla stampa locale nel mese di settembre: Società assistenti malati, nella nobile gara fratellanza italiana, offre squadra infermieri gratuitamente città Vespri7. Per quanto è possibile arguire dalle scarse e discontinue notizie disponibili, fu proprio da una “costola” di quest’ultima associazione che nacque, nel novembre 1885, la Croce Verde Livornese, che vedeva fra i suoi fondatori alcuni fra i membri della Società fra gli assistenti ai malati, caratterizzandosi però in maniera diversa dal punto di vista costitutivo. La più antica Società di Mutuo Soccorso fra gli assistenti ai malati era infatti nata alla fine del 1882 con forti connotati professionali (raccogliendo gli infermieri e assistenti del locale ospedale o comunque chi risultasse qualificato a tale ufficio) ed il suo Statuto la qualificava soprattutto come una Società di Mutuo Soccorso in senso proprio, volta cioè al sostegno dei soci inabilitati al lavoro, e solo secondariamente come società di assistenza, che prestava peraltro il servizio dei propri associati, in parte almeno, a pagamento8. Che tale quadro costitutivo rispondesse alla sostanza reale dell’attività della Società è probabilmente testimoniato dall’assenza di tracce di una significativa presenza pubblica del sodalizio nel corso dei primi anni dalla sua costituzione. Un dato che conferma la scarsa enfasi conferita ai principi ed ai valori di riferimento nello Statuto; elementi che trovavano invece ben più ampia espressione nel testo della nuova Società stilato 13


resse espresso per un ricambio dei ruoli interni, sancito dal principio della non rieleggibilità immediata. Dal complesso delle informazioni disponibili si può dunque avanzare l’ipotesi che una parte del personale della prima istituzione abbia inteso ampliare il raggio di azione del sodalizio e mutarne in parte gli intenti e le caratteristiche, forse anche sulla basi di conflitti personali, se non di ispirazione politica, che si sarebbero riproposti anche negli anni successivi. In tema di conflitti e divisioni interne va del resto ricordato, anche se manca una specifica documentazione diretta in proposito, che l’ispirazione laica e il segno anticlericale assunto soprattutto dalla Croce Verde rimandano, come vedremo anche sulla base del sia pur esiguo carteggio della Società oggi disponibile, ad una solida contiguità col fitto tessuto associativo di osservanza massonica presente a Livorno ed ai conflitti che dall’interno di esso potevano investire anche le associazioni di assistenza11. È però indicativo di una relativa omogeneità di ispirazione il fatto che entrambi i sodalizi trovassero un punto di riferimento importante, ai loro inizi, in quel Nicola Costella che rappresentò in quegli anni l’illusione di un relativo ricambio nei ceti dirigenti cittadini12 e che risulta Presidente onorario della Società fra gli assistenti nel 1882 e socio della Croce Verde nel maggio del 188613. Parimenti significativo è il fatto che, nella vita interna di entrambe le associazioni, risultarono ricoprire funzioni importanti alcune figure di medici, che popolano il panorama degli organismi direttivi delle società alla loro origini, intrecciandone di fatto l’esistenza con quella di alcune importanti istituzioni caritative della città. Dario Papanti, ad esempio, primo Presidente attivo della Società fra gli assistenti ai malati nel 1882, sarebbe risultato consigliere della Croce Verde al suo nascere, mentre il dottor Carlo Chiappe, cassiere della Società degli assistenti nel 1882 fu il primo Presidente della Croce Verde nel 1886. Quest’ultimo sarà a lungo membro del Comitato Medico della Società per gli Asili Infantili di Carità14, accanto al dott. Riccardo Tarrini, Presidente della Croce Verde fra il 1887 e il 1890 e membro del servizio interno del Ricovero di Mendicità. Dal 1877 del Comitato Medico degli Asili faceva parte anche Domenico Bartolena, vice Presidente della Croce Verde nel 1886. Accanto a loro, nel medesimo sodalizio, in quegli anni, era anche il già ricordato dotto Dario Papanti15. Contiguità ed intrecci dunque che possono lasciar supporre il sorgere di conflitti di natura personalistica ma che sono indici anche, su un piano di generale, di una ispirazione comune all’interno di un corpo professionale cittadino che evidentemente condivideva l’attenzione emergente in quel periodo, in una parte della classe dirigente del paese, per l’aprirsi della questione sociale e la necessità di attivare forme di solidarietà che favorissero anche l’autopromozione dei sulbalterni ed una loro integrazione

all’inizio del 1886 e soprattutto nel sostenuto attivismo pubblico della Croce Verde Livornese, subito presente ed attiva, non solo sul piano delle intenzioni, sin dai primi mesi successivi alla formalizzazione del primo Statuto. Il testo di questo documento stabiliva un principio di riferimento di matrice cristiana laicizzata come il fai ad altri ciò che vorresti fosse fatto a te, non fare ad altri ciò che non vorresti fosse fatto a te e, al di là di un richiamo sostanzialmente formale al mutuo soccorso tra i soci (che veniva delegato ad un futuro regolamento), indicava come compito precipuo l’assistenza su chiamata agli ammalati e l’intervento in caso di calamità o epidemie, sempre su base gratuita. Pur sancendo - come in tutti gli statuti dell’epoca - la propria apoliticità, il sodalizio si riservava la possibilità di intervenire a manifestazione pubbliche ogni qualvolta sarà invitatat(o) a prender parte a comizii, radunanze pubbliche o private per promuovere l’abolizione della pena di morte. Era la sensazione di una ispirazione umanitaria dai forti connotati di laicità ben espressi nello Statuto, che configurava poi una struttura essenzialmente democratica, evidenziata dalla piena apertura all’entrata dei soci, purchè risultassero di provata moralità: erano tollerati anche trascorsi che comprendessero condanne per motivi politici, secondo una linea che certo corrispondeva alla relativa apertura dell’ispirazione del sodalizio ma che soprattutto segnalava - crediamo - un retaggio generazionale, mazziniano e garibaldino, di molti fra gli stessi ispiratori o tutori dall’iniziativa e del contesto di riferimento nell’orizzonte associativo livornese. I ruoli sociali erano formalmente identici negli statuti di entrambi i sodalizi, che sancivano la distinzione tra soci assistenti (o attivi) e benemeriti, e la possibilità di nominare i soci onorari uomini distintisi per particolari meriti o per larga munificenza verso la Società. Una differenza forse significativa fra le due associazioni risiedeva nei contributi richiesti ai soci, analoghi per gli assistenti (1 lira di entrata e 50 centesimi di tassa mensile) molto alti per i benemeriti della Croce Verde (due lire di entrata e “almeno” tre lire mensili, contro la lira richiesta nell’altro sodalizio). Un dato forse legato proprio al carattere “professionale” della società più anziana che contava su una partecipazione attivi di medici, già chiamati a contribuire con il proprio lavoro, e trovava anche nella sua stessa attività fonti di entrata. Un contesto che vedeva invece, sul versante della Croce Verde, una maggiore accentuazione delle funzioni di patronage e promozione pubblica, oltre che economica, seconda una linea che sarebbe stata enfatizzata nello Statuto rinnovato dopo il primo anno di vita e definito all’inizio del 188710. Il carattere democratico del sodalizio era confermato, ci sembra, dalla relativa ampiezza del seggio direttivo (un Presidente, due vice presidenti, un cassiere, due segretari, otto consiglieri ed un provveditore) e dall’inte14


1900 Esposizione dei materiali di soccorso nella vecchia sede di Via della Banca

nella fresca compagine nazionale. Promotori professionali anche, come vedremo, di una igiene sociale quale forma preventiva, garante, accanto al lavoro, al risparmio e all’istruzione, del superamento delle miserie sociali e ideologia del self help16. In realtà, al di là delle ipotesi pur necessarie, ben poco è possibile sapere sulle vicende interne alle due società nel periodo che precede la loro fusione e la costituzione della Società Volontaria di Soccorso. Qualche squarcio interessante emerge però a proposito della Croce Verde nella prima fase della sua vita associativa. Infatti, dopo il telegramma a noi già noto inviato a Brindisi la Società avrebbe offerto l’aiuto di una sua squadra anche al Sindaco di Venezia che declinò l’offerta per la migliorata situazione sanitaria della città. Ma il 4 luglio la “Gazzetta Livornese” pubblicava un urgente telegramma inviato dal Sindaco di Latiano cittadina in provincia di Lecce: Grandissima ansia attendo sospirato intervento Croce Verde per soccorrere e infondere fiducia. Abbattimento generale. Riunito d’urgenza il direttivo avrebbe deliberato un immediato intervento, destinato però a cozzare contro lungaggini burocratiche ed insieme, probabilmente, contro la diffidenza delle autorità. Pronta infatti alla partenza sin dalla mattina del 4 luglio, una squadra di militi (all’interno della quale non ci risulta la presenza di medici) rimase a lungo bloccata alla stazione, in attesa che dal ministero giungesse l’autorizzazione alla riduzione delle tariffe ferroviarie17. Decisa a non rientrare in città (dopo aver annunziato la propria partenza in maniera eclatante), essa potè partire solo in serata, grazie ad un anticipo sui versamenti sociali ope-

rato dai soci più facoltosi. Un episodio che ci appare sintomatico dell’ansia, un po’ caotica, per un riconoscimento ufficiale evidentemente faticoso e sempre tardivo. Segnale anticipatore comunque di un rapporto non sempre facile con lo Stato, ai compiti del quale la Società spesso si sarebbe intrecciata e sovrapposta - quando non sostituita completamente - imponendo con la sua stessa presenza, se non con lo stimolo diretto, il problema dell’assistenza pubblica fra funzioni statuali ed organizzazione della società civile. Di tali motivi si sarebbero fatte eco alcune lettere dalla Puglia dei volontari pubblicate dalla “Gazzetta Livornese”, che segnalavano ad esempio, accanto alla miseria delle popolazioni, assai fiduciose verso i soccorritori, l’ignominiosa fuga della commissione sanitaria locale al presentarsi dei primi casi di colera.18. Significativo anche il testo di un appello lanciato alla cittadinanza da un comitato di notabili, sorto per raccogliere fondi a favore delle vittime dell’epidemia, e che coniugava quella circostanza (ed implicitamente anche il ruolo dei volontari) in chiave essenzialmente patriottico-unitaria, secondo un registro dominante nella “pedagogia” nazionale del periodo e dunque segnale di una contestualizzazione tutt’altro che eversiva o polemica fornita a quell’intervento: (...) chiamiamo quindi tutti voi, concittadini nostri, perché ormai è noto che Livorno, come ha fama di patriottismo fervente, così è zelantissima della pubblica carità. L’offerta del ricco e l’obolo del lavoratore saranno accetti ugualmente e parleranno ugualmente della fratellanza, che 15


A tanto faticoso inizio segue una fase relativamente oscura almeno sul piano delle fonti, forse perché priva di particolari sviluppi, anche se va sottolineata la definizione del nuovo Statuto dell’associazione nel gennaio 188727. Un testo quest’ultimo che metteva in primo piano, rispetto al mutuo soccorso, l’assistenza “in private o pubbliche calamità”, mentre valorizzava particolarmente, come già abbiamo segnalato, il contributo di prestigio (e finanziario) dei soci inseriti nella categoria di “benemeriti” e “protettori”28. Essi non risultavano eleggibili né elettori, anche se potevano far parte delle commissioni onorifiche ed avevano diritto all’assistenza personale gratuita. Si ampliava il seggio direttivo (con ben 10 consiglieri) e la durata delle principali cariche veniva prolungata a tre anni (mentre il vice Presidente e % dei 10 consiglieri dovevano essere rieletti ogni anno). Lo Statuto, assai più ampio del precedente per quanto concerne la normativa interna dei servizi (compresa una descrizione delle divise da indossare), lascia intravedere un progetto di sviluppo ampio, con una prospettiva di crescita delle dotazioni finanziarie della Società tale da consentire la previsione dell’istituzione di una piccola “banca sociale di prestito”29. Era prevista inoltre l’organizzazione di conferenze per i soci, a carattere medico e con particolare riguardo per “tutte le malattie epidemiche e contagiose”, con l’obbligo di partecipazione per i soci assistenti. È questa del resto l’unica attività sociale di cui ci resti traccia, accanto alla segnalazione di alcuni interventi di soccorso nella stampa quotidiana del 199730; l’anno successivo venne aperto un “consultorio medico-chirurgico” per la popolazione31. Altro non emerge né relativamente alla reale consistenza dell’associazione (che rimase probabilmente stabile) né alla sua composizione sociale né alla sua vita interna, sino al secondo semestre del 1889, periodo in cui si fece strada l’idea di una fusione della Croce Verde con la Società Mutuo di Soccorso fra gli assistenti ai malati - Compagnia di pubblica assistenza. Una denominazione che copriva l’organizzazione, e la ripresa dell’attività, della vecchia associazione e la sua apertura a nuovi compiti pubblici con l’inizio del servizio di soccorso a partire dal luglio di quello stesso anno. Una polemica insistente si avviò allora sulla stampa locale tra le due associazioni, che rivendicavano entrambe la primogenitura nel servizio, rivolgendosi alla città per ottenere supporto ed acquisire adesioni. Noi non facciamo guerra a nessuno, camminiamo col progresso e con la scienza suonava l’apertura del manifesto della Società fra gli assistenti ai malati che rilevava una ispirazione affine a quella della Croce Verde. Non è possibile individuare la spinta che diede di nuovo vita alla associazione più antica, ma è certo che essa ebbe modo di crescere rapidamente nel secondo semestre del 1889, cogliendo pro-

congiunge i popoli d’Italia: i soccorsi (...) saranno novella prova della forza di questa alma patria, che gode della gioia comune, e della comune jattura palpita e addolora19. Erano questi dunque alcuni fra i temi di un impegno che intendeva esprimersi anche al di fuori dei confini cittadini, conferendo - come vedremo - alla sua ispirazione laica un respiro universale implicito confronto con quello che si esprimeva attraverso l’attività di organismi caritativi di matrice religiosa. Non è un caso crediamo che, nella grande manifestazione anticlericale tenutasi a Livorno il 10 ottobre, venisse chiamato a parlare, fra gli altri, anche l’operaio Jose Pallesi, “membro della squadra della Croce Verde di Latiano”20. Ma attorno alla spedizione della Croce Verde vennero addensandosi contemporaneamente alcune voci preoccupate, relative al presunto contagio che si diceva avesse colpito alcuni militi e che impose, al ritorno della squadra, una notevole enfasi istituzionale sulla rassicurante fase di quarantena cui essa sarebbe stata sottoposta21. Proprio a questo proposito, pochi giorno dopo il rientro della squadra a Livorno (avvenuta il 29 luglio) esplose una crisi profonda all’interno della Società. Risulta infatti che un numero considerevole di militi, nonostante le rassicurazioni fornite, non rispettò il periodo di quarantena stabilito, abbandonando la sede contumaciale presso Porta alle Colline e rivelando probabilmente, accanto ad un comprensibile stato di esasperazione dopo la gravosa missione, un relativo scollamento con gli organi dirigenti, reso più acuto dalla morte di uno dei militi rientrati22. Pur nell’oscurità che circonda l’episodio è probabilmente significativo che il Presidente Tarrini, stigmatizzando in una accorata lettera al Sindaco Costella, sottolineasse che protagonisti ne fossero stati “i più colti della squadra”23. Che il fatto si caricasse di significati più ampi di una semplice insubordinazione è del resto confermato dalla nutrita serie di dimissioni che investirono il corpo sociale nel mese di agosto ed in coincidenza di due assemblee straordinarie tenute per discutere dall’accaduto24. Una circostanza che dunque apre e non scioglie una serie di interrogativi sulla composizione sociale della Società in quella fase, sull’identità dei militi volontari, sulla realtà dei rapporti gerarchici nel sodalizio. A questa crisi si aggiunsero le difficoltà connesse alla situazione finanziaria della Società che, ridotta nei membri, dovette sobbarcarsi le gravose spese della spedizione, affrontandole con la richiesta a tutti i soci di anticipare le quote mensili dell’intera annata25. Nel complesso, alle elezioni straordinarie di settembre per il rinnovo degli organi sociali gli elettori risultarono solo 46, consentendoci di stimare il totale degli iscritti in quel momento a meno di un centinaio26. 16


di ogni sciocca supremazia di culto esterno; ma in pari tempo, le duole che in cosa così buona e così umanitaria Livorno non debba trovarsi unita, prendendo anzi da fatti così lodevoli deplorevole origine futili ripicchi ed intestine discordie. Perciò, non darà il suo aiuto, per quanto possa sembrare tenue, fino al giorno in cui vedrà i vari corpi di assistenza, gettate lungi le ambizioni e le inimicizie, unirsi per il bene della nobile idea, a rabbia e a confusione dei loro numerosi e potenti avversari che nell’ombra gioiscono di tali divisioni36.

babilmente anche le possibilità che venivano offerte da più solidi legami col mondo politico cittadino. Essa infatti mantenne stretti contatti col Sindaco Costella, che rimaneva Presidente onorario del sodalizio, rivolgendosi a lui ed all’amministrazione municipale - oltre che a quello dell’ospedale civile - per ottenere i primi mezzi di soccorso ed una sede propria. Quest’ultima potè essere posta definitivamente in Piazza Vittorio Emanuele, presso l’Ospedale, nel mese di ottobre12. In quelle settimane era stato attivato il servizio notturno, con l’istallazione di un apparecchio telefonico, ed era stata istituita anche una sezione femminile, stando almeno alle notizie pubblicate dalla “Gazzetta Livornese”, quotidiano molto attento all’attività della rinnovata Società”33. A tanto attivismo risposero le iniziative della Croce Verde che annunziava anch’essa, all’inizio del mese di settembre, l’apertura del servizio notturno e soprattutto, il 5 settembre, inviava una lettera circolare a numerose associazioni livornesi invitandole a partecipare coi propri soci alla costituzione di un “Consorzio di pubblica assistenza”. Significativamente non era stata invitata, in prima battuta, la appena rinata consorella. Un elenco dei destinatari della circolare ci offre un utile quadro del bacino di riferimento dell’iniziativa all’interno del ricco universo associativo cittadino. Spiccano così 25 Società di Mutuo Soccorso, la Fratellanza artigiana, la Fratellanza Operaia Carlo Bini, 5 fra circoli e sezioni repubblicane, 6 associazione di reduci (garibaldini, della difesa di Livorno, delle patrie battaglie, dei veterani del 1848-49), 2 società corali, l’Associazione razionalista e infine ben 10 logge mssoniche34. Un quadro che risulta estremamente indicativo dell’humus su cui si sarebbe innestata la nascita della nuova Società. Se infatti la Croce Verde chiedeva sostanzialmente alle associazioni interpellate di sostenere finanziariamente il suo sforzo, favorendo inoltre l’iscrizione dei loro affiliati con alcune facilitazioni35, la divisione in campo laico che veniva così a verificarsi non sarebbe stata accettata senza obiezioni e rilievi, destinati ad influenzare e modificare l’intento originario dell’iniziativa. Che i toni della polemica fra le due società laiche di assistenza fossero accesi e i motivi ne risultassero evidenti al complesso della cittadinanza, emerge da due interessanti risposte di associazioni livornesi all’invito avanzata dalla Croce Verde. Il 28 settembre, la Gioventù Repubblicana Livornese rispondeva con estrema chiarezza, facendo relativa luce sul tipo di conflitti emersi e sugli intenti positivi - se pure in quel momento frenati dalla polemica che animavano lo schieramento democratico cittadino:

Sostanzialmente analogo era l’atteggiamento della Loggia “Il Dovere”, che sottolineava ancora di più sia la natura dei conflitti sia la prospettiva in cui si doveva collocare una iniziativa considerata comunque molto positivamente e caricata di significati assai ampi: Questa rispettabile Loggia, [...] preso atto della nota di sottoscrizione fattale pervenire da codesto on.le Comitato, dopo breve discussione deliberava di ritornarvela senza alcuna offerta, non perché non riconosca l’utilità d’una associazione estesa e potente fra gli uomini di cuore a sollievo dell’umanità che soffre, ma perché deplora che sorgano per male intese questioni di primato o di campanilismo divergenze e rivalità fra coloro che dovrebbero, di fronte, all’ufficio nobile che si sono proposti, sacrificare i risentimenti personali e le gare dissolventi che, secondo il pensiero di questa Loggia, appaiono meschine in confronto allo scopo che si prefiggono le Associazione come la vs. Questa Loggia fu ed è nel concetto di appoggiare col concorso materiale e morale di cui può disporre una unica e per conseguenza grande Associazione di pubblica assistenza la quale tolga alle confraternite religiose che sono ai tempi nostri una stonatura il monopolio della carità, ma non crede che le forze liberali di Livorno sieno sulla strada giusta di giungere a questo intento quando cominciano con un disaccordo che le divide, mentre li uomini del passato sono falange serrata e potente (non giova negarlo) per mezzi finanziari e per quel credito che la consuetudine di secoli ha dato loro. Quindi fa voti che le due associazioni livornesi le quali si prefiggono di aiutare civilmente il prossimo sventurato, si uniscano, senza di che non ha fiducia nell’efficacia della loro azione”37. Il confronto con la tradizione delle Misericordie e l’intento di strappare ad esse il monopolio di questa, come di altre forme di assistenza, conferendo a tale impegno un significato nuovo, connesso all’idea di progresso, di emancipazione e crescita morale delle classi popolari, era dunque forte e non animava solo le posizioni

La nostra assemblea ci incaricava di rispondervi ch’essa vede sorgere con piacere questo civile e generose iniziative, le quali non sono altro che le conseguenze di quel progresso graduale che essa vorrebbe vedere instaurato sulla terra a detrimento 17


Carro lettiga a cavallo

più estreme o più scettiche di fronte all’iniziativa della Croce Verde. A quelle obiezioni si affiancano infatti altre, significative, adesioni che vedevano mobilitarsi un ampio arco delle associazioni laiche e democratiche presenti sul territorio livornese. L’atteggiamento di esse non si discostava dai motivi espressi nei due messaggi negativi che abbiamo riportato e la “Gazzetta Livornese” del 2 dicembre avrebbe ripreso un ampio ed interessante comunicato dei rappresentanti di molte associazioni livornesi che invitavano le due Società laiche alla fusione: Considerando come, per il nobile scopo da cui sono informate le due Associazioni [...] riuscirebbe di grande ed evidente vantaggio per il pubblico bene che esse agissero di concerto nei vari servizi che compaiono tutte e due in questa stessa città [...e] Considerando che una tale unificazione [...] deve essere anche cosa agevole ad ottenersi perché lo scopo eminentemente umanitario è comune alle stesse e quindi esse riconosceranno quanto sia vantaggiosa una tale proposta che loro renderebbe meno faticoso il nobile compito che con tanto amore volontariamente disimpegnano38.

Livornese” sentiva il dovere, alla fine dell’anno, di rassicurare sui controlli del certificato penale da parte degli organismi preposti al vaglio delle domande, e di sottolineare come, fra i 50 capi-squadra nominati nell’assemblea di fine anno, ben 30 appartenessero ai “serventi dell’ospedale”40. Analoga, anche se inferiore in valore assoluto, era stata la crescita della Croce Verde, che poteva contare, alla fine del 1889, 317 iscritti con 4 soci protettori, 5 benemeriti, 140 contribuenti e 168 assistenti. Qualche squarcio sul profilo sociale dei nuovi entrati ci è offerto dalle note di iscrizione inviate dalle singole associazioni cittadine attraverso le quali si esprimeva comunque una diffusa adesione a bisogni reali di solidarietà di fronte alla malattia. Così, il Circolo repubblicano livornese avrebbe iscritto come soci aggregati un “legatore di libri”, due infermieri, un parrucchiere, due verniciatori di letti, due “lavoratori di letti” e un fabbro; il Partito Repubblicano Livornese iscriveva come assistenti 3 scritturali, due impiegati del tram, due calzolai, un facchino e una guardia daziaria; infine erano sei gli impiegati ferroviari iscritti dalla locale Società di Mutuo Soccorso della categoria41. Ad un corpo sociale che sembrano trovare dunque il suo bacino di espansione in un mondo di mestieri aderente alla realtà popolare della città, affiancato da un ambiente impiegatizio relativamente moderno, corrispondeva ancora una guida affidata a figure qualificate da un punto di vista professionale, come il Presidente dotto Riccardo Tarrini, affiancato dal dotto Mario Sonnino quale Vicepresidente. Accanto ad essi, nel Consiglio direttivo, erano presenti altri medici e figure del mondo delle professioni e del commercio come il futuro Sindaco del “Comune popolare” Francesco Ardisson, armatore e spedizioniere, oltre che consigliere della sezione livornese del Tiro a segno nazionale. Sullo sfondo di tale consiglio si

Un invito che venne formalmente accolto dalle due società anche se l’attuazione del progetto avrebbe richiesto ancora circa un anno e provocato non pochi problemi interni. La Società assistenti recepì l’invito il 10 dicembre, e propose una transizione che prevedesse il provvisorio mantenimento in funzione delle due società che andavano comunque sciolte ed i cui soci dovevano essere ammessi d’ufficio nel nuovo sodalizio senza tassa di entrata. Una commissione mista avrebbe dovuto presiedere alla stesura del nuovo Statuto e alla scelta del nome. Analogamente intese muoversi la Croce Verde, aprendo così una fase di passaggio non priva di difficoltà, sia per la precarietà che rivestivano a quel punto le norme di vecchi statuti, sia, ed in stretto intreccio con tale incertezza, per gli inevitabili attriti che si aprivano in entrambe le associazioni a causa della forte crescita del numero degli associati sotto la spinta di una mobilitazione cittadina che aveva evidentemente raccolto aspettative diffuse. Se alla Società fra gli assistenti ai malati, le elezioni del mese di agosto alle cariche sociali avevano visto la partecipazione di soli 26 elettori (essendo stimabile il numero degli associati a non più del doppio) nelle elezioni di dicembre - che videro la nomina a Presidente dell’avvocato Dario Corcos - i votanti risultarono 273 mentre al 30 dicembre il numero degli iscritti risulta ascendere a ben 57539: una crescita tumultuosa rispetto ad una tradizione di relativa chiusura professionale che aveva caratterizzato alle origini di questa società, e che produceva evidentemente qualche preoccupazione sulla qualità del reclutamento. Così la “Gazzetta 18


Carro funebre monumentale

stagliava però una figura di grande peso in ambito cittadino e nazionale, come quella di Luigi Orlando, futuro senatore del regno, fondatore del cantiere navale ed impegnato nell’espansione della siderurgia italiana, che aveva accettato la presidenza onoraria della Croce Verde nel settembre di quell’anno, costituendo una sorta di punto di riferimento per la crescita del sodalizio nel corso di quei mesi. Il suo passato garibaldino e mazziniano, per quanto ormai ampiamente riassorbito nel contesto istituzionale monarchico ed in una in rete di solidissimi rapporti politici col potere crispino, ne manteneva ancora forte una certa popolarità anche in ambiente operaio42. Il suo inserimento ad altissimo livelli nella massoneria ed il suo esplicito richiamarsi ad un “industrialismo nazionale”, che intendeva saldare il lavoro operaio all’emancipazione nazionale dalla dipendenza della produzione straniera, ben potevano farne il simbolo di una ispirazione laica ancorata ad un’idea di progresso fondato sul lavoro e venata di umanitarismo e di spirito “pedagogico”. “Nazione e lavoro” erano i termini che ben sintetizzavano la visione del processo di integrazione nazionale cui il suo paternalismo verso il mondo operaio si indirizzava. Non a caso egli sarebbe stato uno dei promotori della sezione livornese del Tiro a segno nazionale, stimolando ad un esercizio utile allo spirito dei singoli e alla nazione i suoi stessi operai43. Socio benemerito accanto ai fratelli,della Fratellanza Artigiana livornese egli poteva dunque appieno recepire e contribuire a valorizzare l’idea di un impegno umanitario che, su basi di assoluta laicità, garantisse insieme una risposta in chiave solidaristica, sia pur parziale, ai problemi della malattia e del soccorso, ed una crescita morale e civile dei subalterni. In una città che viveva in quegli anni solo l’avvio di un processo di trasformazione economica, la presenza d questo industriale di primo piano alla presidenza della Croce Verde costituiva di per sé un segnale e un indirizzo importante, di fronte ad una classe dirigente fortemente dominata dall’elemento mercantile conservatore e ancora lontana dall’essere egemonizzata dalla grande famiglia degli Orlando. Quello sviluppo associativo poteva così rappresentare un punto di riferimento e confluenza di rilievo per la parte più moderna ed aperta della borghesia locale, tesa ad affermare nuovi rapporti di forza interni ai gruppi dirigenti e ad affrontare i problemi dello sviluppo della società attraverso un assorbimento ed una assimilazione dei subalterni ad un codice comune di valori e di costumi. Se questa linea si affermò e consolidò soprattutto in età giolittiana, all’aprirsi dell’ultimo decennio del secolo il laicismo, nutrito di un afflatto umanitario e scientista costituiva il punto di riferimento comune per l’ancor vasto ed indefinito schieramento della democrazia, capace di raccogliere ed affiancare ceti popolari, nuclei proletari, figure importanti del mondo delle professioni e membri della piccola e media borghesia, destina-

ta a fornire i quadri del socialismo nascente in piena comunanza di radici con radicali e repubblicani44. Struttura per sua natura e definizione interclassista, la futura Società Volontaria di Soccorso di Livorno - che pure nasceva sotto il segno di un inevitabilmente moderato umanismo laico - avrebbe rappresentato un terreno importante di incontro e fusione alla base fra queste forze. Ne esprimeva i riferimenti culturali comuni, in chiave di fede assoluta nella scienza ed in una idea del progresso non scevra di ambigui connotati evoluzionistici, fusi però in esigenze reali di solidarietà radicate nel mondo popolare livornese. Non solo dunque luogo di esercizio di potere e relativa egemonia dei ceti dirigenti, espressa attraverso la prevalenza nelle cariche direttive (sulla cui vischiosità e solo relativa significatività in questo senso torneremo più avanti), ma anche terreno di crescita per l’identità e la consapevolezza individuale del volontariato e dei suoi orizzonti culturali, per lo sviluppo di una partecipazione civile dalle potenzialità più ampie e dai significati politici incontestabili. La fusione delle due società procedette con relativa lentezza ed alcune difficoltà furono superate solo alla fine di settembre del 1890, dopo il lungo lavoro di una commissione mista45. All’inizio del mese di ottobre la sede della Croce Verde si trasferì presso quella della Società degli assistenti, in Piazza Vittorio Emanuele 10 e l’associazione così costituita assunse ufficialmente la denominazione di Società Volontaria di Soccorso, Croce Verde e Società degli Assistenti ai malati società riunite. I due presiden19


Ritratto di Luigi Orlando

Un interesse per il riconoscimento giuridico emerge già dalle poche carte disponibili relative alla vita della Croce Verde, che fin dal gennaio 1889 si era interessata di individuare i termini di legge per un eventuale riconoscimento come Società di Mutuo Soccorso47. Una scelta che aveva sicuramente condizionato la stesura dei precedenti statuti della Società e che influenzò, nel 1891, anche la preparazione di un nuovo testo per la appena sorta SVS, dopo che il tribunale di Livorno ne aveva respinto la prima istanza di riconoscimento. Lo Statuto (di cui non ci è rimasta traccia) presentato dal primo Presidente dell’associazione Fabio Gufoni, venne infatti respinto il 17 giugno del 1891 perché lo scopo della medesima (società) esorbitava dai limiti del mutuo soccorso di che nella legge 15 aprile 1886 n. 381848. Anche il nuovo testo, che accompagnava l’atto costitutivo del 10 aprile 1893, sarebbe risultato però carente da questo punto di vista agli occhi della corte labronica. Su un piano generale il nuovo Statuto49 si avvicinava abbastanza ai precedenti, sia pure con alcuni comprensibili accorgimenti e talune significative sfumature. Perso completamente il principio ispiratore che introduceva la SVS come “Società operaia di mutuo soccorso” e stabilendo quale primo compito del sodalizio il sussidio ai soci in caso di impotenza al lavoro, malattia o vecchiaia. Si istituiva in effetti, con una parte delle entrate, un fondo sussidi, utilizzabile secondo alcune limitazioni e dopo che fosse stato raggiunto un deposito di 5000 lire. Ma il quadro restava in proposito sostanzialmente nebuloso, gli scopi effettivi dell’associazione risultavano in sostanza immutati e il mutuo soccorso non sarebbe mai stato, nei fatti, posti in atto. Tornavano le tradizionali tre categorie di soci e si alleggerivano, rispetto al passato, le quote per i benemeriti. Le cariche sociali erano di durata annuale mentre si riduceva lievemente il numero dei membri del Consiglio di amministrazione (portati a 6 più il Presidente e il segretario). Le donne, ammesse nella società non risultavano eleggibili né elettrici. Più funzionale, con una più precisa definizione delle figure sociali, e soprattutto accompagnato da un articolato regolamento interno, il Nuovo Statuto perdeva inoltre alcuni aspetti che lo avevano caratterizzato in passato, come la possibilità di partecipazione pubblica del sodalizio a manifestazioni contrarie alla pena di morte. Segno anche questo - crediamo - con la stessa insistita volontà di ottenere il riconoscimento giuridico, dell’intento di presentare un volo meno sospetto del sodalizio, più consono al ruolo pubblico che si intendeva ricoprire. La scelta di ottenere il riconoscimento, sia pure sulla base della legge sulle Società di Mutuo Soccorso e non su quella del 17 luglio 1890 relativa alle opere pie (assai più vincolante) costituisce anche una conferma del peso di rilevanti diffidenze nei confronti dell’associazione, peraltro più volte ricordate anche nelle celebrazioni tenute in età giolittiana, a consolidamento avvenuto.

ti onorari (Costella e Orlando) avrebbero mantenuto il loro titolo presso la nuova associazione, che fondeva i patrimoni (pur redigendo accurato inventario dei rispettivi contributi) ed accoglieva i soci dei precedenti sodalizi che ne avessero fatto richiesta e che fossero stati ammessi da una commissione mista di controllo. La vicenda della SVS nel decennio successivo risulta ancor meno illuminata dalle fonti di quanto non sia avvenuto per la fase costitutiva, ed è possibile tracciarne solo un veloce profilo che tenti di individuarne, alla luce soprattutto di notizie tratte dalla stampa del periodo, i passaggi essenziali. Fra il 1890 e il 1895 la consistenza numerica della società sembra rimanere, con piccolo oscillazioni, intorno ai 600 soci46. Due gli aspetti principali di questa fase, legati l’uno al tentativo di ottenere il riconoscimento giuridico, l’altro alla funzione stessa del sodalizio che fu chiamato a partecipare ai soccorsi per il colera che colpì Livorno nell’estate del 1893 e potè così acquisire la prima sanzione di un ruolo pubblico riconosciuto in città.

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SVS. Nel corso delle celebrazioni che accompagnarono l’inaugurazione del vessillo sociale alla fine di agosto, con la partecipazione di associazioni di assistenza di altre città (e di numerose logge), il discorso dell’avvocato Impallomeni avrebbe potuto con orgoglio ribadire i principi della Società alla cui bandiera doveva essere idealmente accoppiata

C’era, naturalmente, anche l’intento di presentare una immagine affidabile della Società sul piano finanziario, nel difficile confronto con il secolare radicamento e la ricchezza della Misericordia. Un problema era stato reso più urgente dalle vicissitudini attraversate dal sodalizio nel 1892, quando era stato arrestato il cassiere per sottrazioni al fondo sociale. Un episodio che aveva probabilmente provocato un certo ricambio della dirigenza, con l’elezione a Presidente di Ottorino Giera, monarchico costelliano50 ben inserito nella classe dirigente locale ed a consigliere, e poi cassiere, dell’avvocato Giacomo Mellini, segretario amministrativo dell’ospedale, appartenente all’area radicale e dalla solida ispirazione anticlericale, che avrebbe guidato la Società Volontaria di Soccorso nella sua crescita del primo decennio del '900. Le motivazioni del rifiuto alla nuova istanza di riconoscimento da parte della corte labronica, risultavano secche anche se abbastanza pertinenti, visti i limiti intrinseci della legge in questione. Si obiettava infatti che la Società

la bandiera della scienza, perché scienza e umanità sono due astri che emanavano la stessa luce, sono due fattori della stessa opera, due maestri che insegnano le stesse dottrine53. Molto scarse risultano invece le notizie sulla partecipazione della Società Volontaria di Soccorso alle misure prese in favore dei colpiti dal colera che interessò Livorno tra la fine di agosto e il mese di ottobre di quello stesso 1893. La Società impegnò comunque i propri uomini nel servizio di piantonamento delle case degli ammalati, sostituendosi alle guardie municipali (come avveniva per i militi della Misericordia). L’impegno fu però, con ogni probabilità, assai più ampio; fortissimo risulta il legame che si istituì fra la Società e il “Comitato Popolare di Soccorso” nato, con forti toni laicisti, alla fine del mese di ottobre, e che avrebbe patrocinato anche manifestazioni a favore del sodalizio54. Si lega a questa crisi il primo riconoscimento ufficiale cittadino della SVS, insignita nel 1896 con la Misericordia e il comitato Filantropia senza sacrifici, della medaglia d’argento del Comune. Un riconoscimento che era però stato significativamente preceduto dal conferimento di un’altra medaglia d’argento, per il medesimo impegno, da parte della massoneria. Importante ci sembra inoltre il fatto che negli anni successivi, all’interno del sodalizio, si costituisse una “Associazione dell’epidemia colerica del ‘93 fra gli scritti alla Società Volontaria di Soccorso” segno, forse, dei costi umani che tale impegno aveva comportato ma indice soprattutto del consolidarsi attorno a quell’evento di una forte identità di gruppo, e di un ruolo pubblico riconosciuto agli uomini che ne facevano parte55. Che la dimensione laica ed anticlericale si sia fatta, a partire da questa fase, più marcata ed evidente emerge anche, naturalmente, dal confronto serrato che si venne aprendo con la Misericordia a partire dalla metà degli anni '90. Già il segno tangibile della “concorrenza” si può intravedere in un pittoresco dibattito apertosi del 1893 (e testimoniato dalla stampa) all’interno della Misericordia livornese sull’adozione del carro lettiga al posto della consueta barella. Confronto obbligato a quel punto con l’avanzante modernità, che poneva ai confratelli interrogativi e timori intorno alla rinunzia al tradizionale cappuccio56. A partire dal 1895 vengono poi segnalati, con frequenza oscillante ma significativa, scontri veri e propri tra le squadre di soccor-

è composta di persone non appartenenti alla classe operaia; 2) la reciproca assistenza non viene limitata ai soci ma è estesa anche ad estranei; 3) non si restringe ai semplici casi di malattia o d’impotenza al lavoro o di vecchiaia, comprendendovi pure anche il trasporto dei malati e feriti (soci e non soci) sì allo spedale che al domicilio (...) cose di queste che esorbitano dagli scopi e condizioni richiesti dagli art, 1 e 2 della precisata legge come condizione essenziale al riconoscimento della personalità giuridica di sodalizi operai (...) 51. Una sentenza che dovette suonare ai dirigenti dell’associazione come riscontro delle diffidenze istituzionali sino a quel punto incontrate, ma che poté essere compensato dal giudizio di riconoscimento concesso dalla corte di appello di Lucca il 4 agosto, che tendeva evidentemente a giudicare secondo schemi meno rigidi, anche se certo meno aderenti alla reale natura del sodalizio: sebbene possano far parte della società persone non operaie, tuttavia non recano danno alcuno né fruiscono del diritto di sussidio per malattia, impotenza al lavoro o vecchiaia, mentre col loro aiuto materiale e morale influiscono efficacemente al decoro e al prosperamento della società52. Si valutava inoltre che il servizio di soccorso ai terzi non intaccava il capitale sociale, riservato comunque ai soci ed attirava alla società i benefici di munifici benefattori. Lo Statuto così definito sarebbe rimasto valido, confermando una tradizionale vischiosità dello strumento anche a mutamenti profondi, sino all’instaurazione del regime fascista ed al commissariamento di fatto della 21


1905 Un gruppo della P.A. di Milano, che ebbe tra i fondatori alcuni livornesi ciazione: un dato che va posto in relazione con la situazione politica generale della città e la sua evoluzione interna. Il 1894 aveva visto infatti alle elezioni amministrative la sconfitta della lista costelliana ed il successo di una vasta coalizione, il “Comitato popolare”, che comprendeva anche democratici e radicali61. E costituisce un dato significativo il fatto che l’11 novembre del 1894, venissero iscritti come soci contribuenti dalla SVS sia il socialista Ezio Foraboschi che l’avvocato radicale Vittorio Vaturi. Il primo, già consigliere comunale di minoranza, accanto al Marzocchini dopo le elezioni del 1889, era stato tra i soci fondatori, nel maggio del ‘94, della sezione livornese del partito socialista, ed era destinato a coprire una funzione di primissimo piano nella vicenda della SVS tra grande guerra e consolidamento del fascismo62. Il Vaturi, futuro Assessore alla pubblica istruzione nella prima Giunta del “Comune popolare”, era destinato a sua volta a ricoprire funzioni di rilievo nel sodalizio laico nel corso dell’età giolittiana. Questo contemporaneo e probabilmente concordato accesso indica la più spiccata e consapevole identità popolare che evidentemente la SVS tendeva ad assumere e la possibilità che anche attraverso di essa trovassero espressione spinte ed esigenze che si manifestavano, in quella fase, nel più ampio ambito cittadino. Accanto alla già ricordata creazione della Camera del Lavoro alla fine del 1895, mentre non va dimenticata l’organizzazione in città di un importante congresso regionale repubblicano nell’agosto del 1896. Pur bandite nel dettato statutario, le divisioni politiche poterono allora presentarsi con relativa forza all’interno dell’umanismo laico che aveva battezzato le origini della società, in una fase politica generale estremamente difficile che volgeva ormai pienamente alla svolta autoritaria della “crisi di fine secolo”. Le esequie assolutamente ufficiali e solenni a Luigi Orlando nel giugno del 1896, caratterizzate da una fortissima impronta laica,

so delle due associazioni, segnale di una crisi degli equilibri sino a quel punto raggiunti e rispettati. Incidenti che vedevano spesso l’attiva partecipazione della popolazione presente, a testimonianza di un consolidarsi, attorno ai due poli, di identità dai significati più ampi, sotto il segno - si direbbe - della tradizionale “faziosità” toscana. Varrà la pena di riprendere, quale esempio di episodi numerosi, la colorita descrizione del primo tafferuglio di cui si abbia notizia tra squadre della SVS e della Misericordia per il trasporto di una donna ferita, al quale sarebbero seguiti vari arresti ed un appello della presidenza della Società laica alla cittadinanza perchè non partecipasse con eccessiva passione al confronto tra le associazioni, tormentando di fatto gli scontri: Chi non godeva di questo parapiglia era naturalmente la povera donna contusa che fu sballottata tra la folla dei pugilatori. Dicono perfino che uno di essi levasse la seggiola di sotto alla donna e si servisse di quella per picchiar seggiolate sui fratelli della Misericordia57. Su questa linea, nel giugno del 1896 un altro episodio del genere veniva attribuito dalla dirigenza della SVS esclusivamente alla popolazione, che aveva assalito una squadra della Misericordia giunta per prima ad una richiesta di soccorso58. Ancora nel 1898, accanto ad altri casi, si segnalava quello di una squadra di confratelli che, avendo trasportato, dopo un serrato confronto con i militi laici, un malato conteso all’ospedale, era stata costretta ad uscire dall’istituto protetta dalla polizia a causa della folla minacciosa che aveva circondato l’edificio59. Una conflittualità destinata dunque a dilatarsi negli anni riflettendo, con le sue fluttuazioni, la stessa vita interna della SVS ed il clima politico cittadino. Episodi che al contempo forniscono indirettamente elementi importanti attorno all’identità ed alla Società laica a cui quali torneremo più avanti. Certo ci pare che lo sviluppo e la crescita di questi episodi possa essere messa in relazione con lo sviluppo quantitativo della Società nella seconda parte del decennio, e con il manifestarsi, all’interno di essa, di tendenze politiche più spiccate. È significativo infatti che, mentre il numero dei soci passava dai 569 del 1895 ai 749 del 1898, alla vice presidenza prima ed alla presidenza poi fosse portato un esponente repubblicano di rilievo in ambito locale come il fotografo e futuro deputato Vittor Ezio Marzocchini, che tenne la massima carica dal 1896 al marzo del 189960. Entrato nel sodalizio come socio contribuente il 15 novembre del 1893, la sua rapida ascesa alla vicepresidenza, avvenuta con le elezioni supplettive del giugno 1894 (che pure avevano confermato alla presidenza il moderato e monarchico Ottorino Giera) è indice del seguito che le tendenze repubblicane avevano fra i i soci e del loro divenire forza sensibile all’interno dell’asso22


tiva la sostanza dello Statuto, proponendo l’erezione della società in ente morale, secondo la legge sulle Opere Pie del 1890. In quel contesto, ed a fronte di un riconoscimento giuridico già acquisito, tale opzione significava delegare una parte della vita interna dell’associazione e delle sue possibilità di iniziativa al giudizio di una autorità tutoria. Questa operazione si caricava dunque di connotazioni restauratrici, e non a caso venne sostenuta dalla “Gazzetta Livornese” in maniera aperta e con una presa di posizione diretta che non sarebbe mai più stata così forte e partecipata da parte del quotidiano moderato. Chi governava in quel momento la linea politica del giornale, da tempo attento a valorizzare l’opera dell’associazione laica, intendeva a quel punto sostenere una sorta di rigido rientro nei ranghi, come liberazione dagli scomodi, pericolosi e incontrollabili contenuti politici che attraverso la sua azione avevano trovato modo di esprimersi. È assai interessante per la chiarezza degli intenti e, indirettamente, per la luce che getta sull’identità che all’associazione era attribuita, il giudizio che il giornale lanciava verso coloro che, dall’interno del sodalizio, si opponevano ai “progetti di miglioramento” avanzati dal Consiglio direttivo:

da una solida presenza massonica accompagnata da quella degli operai del cantiere, dei militi della Società Volontaria di Soccorso e della Croce Bianca di Pisa, sovrastate dalla commemorazione del senatore da parte di Francesco Crispi, possono contrassegnare, simbolicamente, il culmine e il punto di arrivo di una fase di relativo consolidamento per la SVS sul piano ufficiale, che terminava nell’anno di Adua63. Già alcune divisioni interne vennero alla luce all’inizio del 1897, con la forte polemica che toccò in sede di assemblea l’iniziativa resa dal Vicepresidente Mazzanti per la nomina a socio onorario del Prefetto Capitelli. Una scelta che si scontrava evidentemente con le forti componenti intransigenti interne, in una fase di decisa involuzione autoritaria della politica governativa. Se mancano in maniera assoluta elementi per valutare le vicende della Società nel corso del 1898, è comunque possibile porre in relazione alle reazioni prodotte dai “moti” avvenuti in quella primavera, anche all’interno della borghesia che sosteneva il sodalizio, il segno di involuzione o arroccamento costituito dal mutamento di presidenza del marzo 189964. L’elezione del commendator Luigi Caire, affiancato dal Vicepresidente Oreste Vernassa coincise infatti, significativamente, con un relativo giro di vite interno sul piano dell’atteggiamento anticlericale dei militi, segno sia dell’intento di recuperare il controllo del corpo sociale ponendo un freno e mettendo in sordina le valenze politiche di cui tali atteggiamenti indubbiamente si caricavano, sia del desiderio di recuperare all’associazione un volto “affidabile” e disciplinato da spendere sul piano istituzionale. Un elemento di “garanzia” che emerge con forza dal programma presentato dalla nuova presidenza nel mese di giugno:

Questa minoranza si compone di due elementi: d’illusi che non comprendono la portata di quella misura e d’uomini che per secondi fini più o meno retti la avversano e di adoprano ad illudere gli altri. Contrari alla erezione della Società in ente morale sono taluni i quali credono e dicono che con questo l’Associazione diventa un ente governativo, obbligato a tutte le cerimonie e gli spiegamenti di bandiere che al Governo piaccia d’imporre [... gli altri contrari vengono qualificati senza mezzi termini quali ladri consapevoli]. Ai primi e agli illusi [...] noi diciamo: voi credete o perlomeno date a credere che la Società diventando ente morale perde il suo carattere democratico ed assume carattere monarchico e per questo vi opponete. Ma nello Statuto attuale ed anche nel nuovo progetto è scritto che la Società s’interdisce qualunque manifestazione politica: non può quindi assumere carattere monarchico. Non è già l’erezione in ente morale che imprima carattere politico alla Società, siete voi che glielo attribuite volendola democratica o antimonarchica e ne falsate il concetto che è quello di raccogliere sotto la bandiera della carità ed affratellare nell’opera umanitaria senza distinzione di fede. Voi per combattere una chimera avversate un provvedimento che tutela l’Associazione contro la cattiva amministrazione, contro le malversazioni, contro i ladri66.

Manterremo inannzi tutto con la massima fermezza e con imparzialità scrupolosa la disciplina, perché senza di questa si rende impossibile il funzionamento regolare della Società. Ci adopereremo con il massimo impegno perché i soci assistenti spieghino nel disimpegno delle funzioni loro un contegno ordinato e dignitoso che assoderà e accrescerà nella pubblica opinione la stima e il prestigio dell’Associazione nostra. Reprimeremo a tal fine con la massima energia qualunque manifestazione o atto che dar potesse luogo a conflitti con altra Società affine nello scopo alla nostra65. Un aspetto questo che, di fronte ai duri provvedimenti di ordine interno assunti dalle autorità, deve aver influito non poco anche sull’atteggiamento di soci di orientamento progressista, preoccupati per la possibilità di sopravvivenza della Società in quel frangente, con la proposta da parte del seggio direttivo, confermato nelle elezioni di marzo (che non videro una partecipazione particolarmente vivace dei soci), di mutare in maniera significa-

Il foglio avrebbe dovuto però segnalare, alla fine di luglio, i de23


1910 Parco carri funebri

zione del Comitato cui seguirono nuove elezioni. In un quadro di pieno rinnovamento la direzione veniva affidata al dottor Numa Campi, repubblicano, futuro deputato e alfiere dell’Associazione medici condotti, patrocinatore con i fratelli Dalgas, nel pieno della crisi del ‘98, dell’istituzione benefica del “Pane quotidiano” di cui era, in quel momente, Presidente68. Nel mese di settembre egli avrebbe presentato il suo programma nel segno della continuità e dell’espansione della Società, mentre si preparavano le feste del decennale. Con la sconfitta di un progetto significativamente presentato con tanto impegno ed in forma altisonante da un foglio moderato e ligio ai poteri costituiti come la “Gazzetta”, si apriva una fase nuova per la Società, in stretta coincidenza col ciclo politico che, su un piano generale, si affermava nel paese ed in città. Le dimissioni della presidenza Caire infatti, nell’agosto del 1900, sembrano coincidere in buona sostanza con il risultato delle elezioni a deputato, nel secondo collegio cittadino, del socialista Catanzaro sostenuta da una alleanza tra socialisti, radicali e repubblicani. Un esito che precedeva solo di alcuni mesi l’affermazione dei partiti popolari nelle elezioni amministrative della primavera del 1901, e la sanzione, col Comune popolare, di una stagione nuova nella vita politica cittadina.

liberati di una imponente riunione tenuta presso la sede della Società Garibaldini e reduci, nella quale 170 soci si dichiararono solidali nello inserire che lo Statuto resti quale è67. Puntualmente, durante l’assemblea del mese di agosto, sarebbero giunte le dimissione dell’interno Consiglio di amministra-

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3. La crescita dell’età giolittiana tra patronage borghese ed organizzazione popolare

ria in via di consolidamento, si istituiva una “Cassa di previdenza” destinata ad assicurare i soci colpiti da malattia o da infortunio durante il servizio, unica forma, per quanto impropriamente così qualificata, di “mutuo soccorso” effettivamente attuata dal sodalizio nel corso della sua storia. A partire da quell’anno il numero dei soci crebbe in maniera significativa, salendo a 950, poi a 1027 nel 1904, a 1196 nel 1905 fino ai 1277 del 1906, con un aumento di oltre il 50% in quattro anni. Stando agli elementi disponibili la crescita si sarebbe caratterizzata anche per una relativa mobilità, con un certo ricambio interno interno legato ad un ampio flusso di soci in entrata ed in uscita. Segno probabilmente della relativa pesantezza economica dei contributi e del significato prima ideale che pratico dell’adesione al sodalizio sul piano dei riconoscimenti istituzionali, il confronto con la Misericordia e le organizzazioni religiose si fece assai teso, coinvolgendo l’intera cittadinanza e caricandosi di significativi più vasti, connessi alla stessa politica del “Comune popolare”. Nei primi mesi del 1901 fortissima crebbe la tensione a causa del repentino avvio del servizio di soccorso da parte di due sodalizi religiosi sino ad allora estranei a tali compiti. come la Confraternita della Purificazione e la Parrocchia di S. Giovanni5. Una circostanza che provocò, dopo un vero e proprio scontro tra i militi delle due associazioni, una preoccupata presa di posizione del Consiglio di Amministrazione della Società, che chiedeva alle autorità di far cessare tale inutile e pericolosa concorrenza, “fonte immancabile di attriti”6. Se il problema venne risolto in tempi relativamente brevi, con il rientro di tale iniziativa, certo il clima di agitazione anticlericale che si instaurò in città a partire dall’autunno di quell’anno7 conferì inevitabilmente al tradizionale conflitto con la Misericordia risonanze più vaste e venne a coincidere con la nomina a Presidente, avvenuta alla fine di aprile del 1902, dell’avvocato Giacomo Mellini. Radicale e personaggio dai noti sentimenti anticlericali, egli era stato protagonista, proprio alla fine del 1901, di una presa di posizione molto dura nei confronti dell’atteggiamento intransigente del nuovo vescovo Giani8. In quella fase le squadre della Midericordia divennero oggetto di attacchi anche estranei, almeno in apparenza, ai militi della Società, ma che ad essa venivano spesso e facilmente ricondotti anche da parte di voci non maldisposte9. Una clima che impose all’istituzione religiosa, per cautela e non senza una certa enfasi, di stabilire delle limitazioni all’accettazione delle chiamate per telefono e di richiedere alle autorità l’invio di agenti in caso di richiesta di servizi10. Da ricordare, ultimo di una serie piuttosto lunga, lo scontro tra due squadre segnalato il 28 giugno 1903, a proposito del quale il quotidiano locale narrava, con arguzia rivelatrice dell’aperto carattere di “tenzone” che assumevano tali conflitti, come il soffe-

Il 23 settembre del 1900 veniva iscritto fra i soci contribuenti del sodalizio il ventisettenne socialista Giuseppe Emanuele Modigliani, che già allora si presentava come una figura di primo piano del movimento operaio a Livorno1. La sua iscrizione seguiva di sei anni, come sappiano, quella di un altro esponente socialista cittadino. Ezio Foraboschi, e segnalava un interesse significativo per una associazione popolare che, se pure a carattere interclassista, poteva evidentemente ben inserirsi nella visione politica generale del dirigente riformista per il quale, in quella fase, appariva necessario Collaborare [...] colle frazioni meno forcaiole della borghesia per poter, dietro il paravento di questa collaborazione organizzare, ammaestrare, fortificare l’esercito proletario2. È l’adesione al sodalizio da parte del proletariato, che proprio nei primi anni del secolo veniva consolidato a Livorno, con la crescita economica della città, la sua presenza e le sue organizzazioni (la ripresa di attività della Camera del Lavoro è della primavera del 1901), poteva divenire un momento della auspicata crescita civile. In una temperie culturale fortemente segnata dal positivismo e dal mito della scienza3 l’associazione laica si qualificava come punto di incontro naturale di ispirazioni politiche che, pure destinate a differenziarsi nel giro di pochi anni, a quell’idea di progresso si rifacevano, investendo il campo della sanità e della previdenza di significati intrinsecamente riformatori. Alla base del sodalizio - e sotto questo segno - si vennero incontrando e fondendo, con la crescita quantitativa dei soci che caratterizza con continuità l’intera età giolittiana, il mondo popolare dei “mestieri”, che affiancava i professionisti e i notabili della fine nel secolo e quello più propriamente operaio, configurando quella peculiare (e tutta urbana) “compattezza” che avrebbe caratterizzato a lungo la società livornese. La presenza di un personaggio del rilievo di Modigliani segna anche il progressivo radicamento socialista, che si affiancava alla forte tradizione anarchica ed a quella repubblicana, ancora relativamente prevalente pur in un contesto in evoluzione e caratterizzato da una solida omogeneità alla base. La crescita quantitativa del corpo sociale, pur rilevabile per i primi anni del secolo solo sulla base di dati incompleti e non pienamente controllabili4, risulta evidente a partire dal 1903, dopo una stasi che aveva mantenuto il quadro poco al di sotto delle 800 unità. I due anni precedenti erano però stati caratterizzati da una fase significativa di sviluppo organizzativo e strutturale. Nel gennaio del 1900 venne inaugurata una Sezione nel sobborgo di Ardenza, mentre nel 1901 erano state intraprese, sotto la presidenza di Numa Campi, le modifiche al regolamento che avrebbero condotto al nuovo testo del 1903. All’interno di esso si definivano meglio i compiti rispettivi degli organismi sociali (dalla Presidenza al Comando, al Consiglio di Disciplina) e soprattutto, alla luce di una situazione finanzia25


I carri a mano, a cavallo e i militi della Pubblica Assistenza Laica di Portoferraio

lare” fu probabilmente anche, se non soprattutto il consolidamento e la diffusione di quelle acquisizioni, che valsero al futuro, come eredità di più ampio significato politico. Esempio e segnale in questa direzione è il conflitto che emerse in quel periodo attorno al Ricovero di mendicità Opera pia che aveva visto, con la nuova amministrazione municipale, un ricambio generale di dirigenza e la nomina a Presidente della Commissione amministratrice di Ezio Foraboschi, socio come sappiano della pubblica assistenza e futuro Presidente del sodalizio. Fra le iniziative prese, in chiave di miglioramento del servizio ma anche di liberazione dell’assistenza pubblica dai vincoli posti dalla carità religiosa e dalle pratiche da essa imposte ai sofferenti12, vi fu l “accettazione” di una richiesta avanzata dalla SVS alla fine di ottobre del 1902 per essere ammessa, accanto alla Misericordia (che aveva sino ad allora monopolizzato il servizio) al trasporto gratuito degli ammalati. La decisione di stabilire turni bimestrali fra le due istituzioni produsse una violentissima reazione da parte del Magistrato della Misericordia, che minaccio prima ed attuò successivamente un blocco dei servizi da parte della Confraternita, sollecitamente sostituita dalla Società Laica13. Vicenda che comportò un lungo strascico nei mesi successivi e che vide, col cambio di amministrazione, una nuova chiusura del Ricovero, ma che segnala da un lato la forte tensione espansiva della SVS ed il suo consolidamento, dall’altro l’intrecciarsi dell’attività della Società con pratiche riformiste di fatto, ed il suo piano inserimento, in questo contesto e grazie ad un clima politico evidentemente diverso da quello del decennio precedente, nell’alveo delle istituzioni cittadine degne di riconoscimento. Un passaggio che avvenne sotto il segno di una presidenza (quella lunga ed importante di Giacomo Mellini) di ispirazione radicale, e che della parabola politica del blocco radicale avrebbe in parte subito le fluttuazioni e le svolte. Ma fu sotto questa guida che poterono crescere una consapevolezza popolare ed una pratica della democrazia destinate a divenire una conquista gelosamente difesa nel corso dei decenni. Sintomo del nuovo clima ed in certo senso punto di arrivo di un percorso decennale, era l’articolo consuntivo apparso sulla “Gazzetta Livornese” alla fine del mese di marzo del 1903 a celebrare i successi della Società quale vera scuola di educazione morale:

rente, ormai non più tale, si [fosse] allontanato, non visto, mentre l’attenzione generale era attratta da quanto era accaduto tra le due squadre della carità. Con analoga e forse involontaria trasparenza la stessa presidenza della SVS si era del resto espressa quasi un anno prima, respingendo le accuse di connotazione ed intenti politici della Società, che aveva, per i malevoli accusatori, l’unico difetto di esser la prima ad accorrere e sollevare i sofferenti, quella di vincere il palio delle gare della carità11. Attraverso un agonismo così esasperato, che trovava evidentemente ampio riscontro nelle attese e nell’atteggiamento della cittadinanza, soprattutto in certi quartieri, si esprimeva evidentemente la rivendicazione di un ruolo e di una preminenza che si avvertivano come acquisiti sotto il segno di una identità coniugata col Progresso, la Storia ed il Futuro. Un dato che, per il laicismo scientista, ancorchè umanitario e riformatore (se non socialista), dei dirigenti e dei notabili, come per il forte spirito di emancipazione che caratterizzava il rapporto di identità istituito tra la base dei soci e del sodalizio, implicava una radicata idea di primato e la necessità ed il diritto di occupare, materialmente ed ideologicamente, spazi e terreni un tempo delegati alla beneficenza ed alla carità di segno religioso. E ciò anche al di là delle in genere caute prese di posizione ufficiali dei dirigenti della istituzione. Quello che si apriva e si affermava, sotto il segno unificante dell’anticlericalismo, era un campo di diritti ed una istanza di emancipazione di valore più generale e che vedeva in quella fase - ed ancora per alcuni anni - una effettiva e fondata contiguità tra ceti medi intellettuali e masse popolari. Pur nella limitatezza dei risultati ottenuti e nella brevità della sua parabola, uno dei frutti del “Comune popo-

Certo sul principio destò non poche diffidenze e i militi della Pubblica Assistenza non erano tenuti in odore di santità nelle alte sfere; ma ciò quando? quando l’essere repubblicano, o socialista o radicale costituiva quasi un delitto; come se a giovani che dedicano spontaneamente e premurosamente l’opera loro in prò dell’umanità sofferente si debba domandare quali principi politici professino, come se non fosse preferibile e 26


Ritratto dell’avvocato Mellini

raccomandabile, specialmente dalle autorità, che i giovani, a qualunque partito appartengano, facciano parte di una Società che ha uno scopo altamente umanitario e civile e nella quale praticando il bene ingentiliscono i loro cuori [...]14. Attraverso la fase politica segnata dal “Comune popolare” la Società potè istituire rapporti più stretti con le istituzioni15 ed acquisire riconoscimenti dalle autorità locali che si muovevano ormai nel più aperto orizzonte della politica giolittiana. Momento di passaggio importante fu il congresso nazionale delle associazioni di pubblica assistenza che si tenne a Livorno nell’agosto del 1903. Segnale di un ormai consolidato riconoscimento e ruolo in ambito nazionale per il sodalizio livornese, esso ne confermava la nuova posizione di fronte alle autorità e alle istituzioni locali, tutte in pratica presenti al più alto livello. In questo contesto anche le formulazioni in senso lato ideologiche, e comunque la specifica e forte identità rivendicata nella sede congressuale dai maggiori rappresentanti dell’associazione livornese, sancivano un passaggio essenziale, un inquadramento ormai stabilizzato fra le istituzioni riconosciute dalla classe dirigente locale nella cui cultura di riferimento, sia pure non isolata e in rapporto dialettico con altre ispirazioni, veniva finalmente ad inscriversi. L’avvocato Giacomo Mellini, segretario amministrativo del locale ospedale, poteva così procedere, pur nel quadro di un riferimento abbastanza generico ad una universale fratellanza e religione dell’umanità, a precisare l’idea di lotta alla malattia e all’imprevidenza, in un contesto di rifiuto della “seconda tirannide teocratica”, quale specifico compito dell’associazione: Si lavora qui per ingentilire i cuori, per la educazione morale e civile del popolo, per diffondere e praticare sentimenti di amore, di pace, di fratellanza fra gli uomini nei dolori e nelle miserie dimenticando ogni distinzione sociale, spogliandosi di ogni sentimento politico e religioso e ricordando solo di essere uomini [...]. Si lavora e si combatte per strappare alla sfinge della ignoranza, della superstizione e della miseria uno ad uno tutti i suoi segreti, tutti i pregiudizi che migliaia di anni di tirannide teocratica e politica hanno inoculato nei popoli: e per sostenerci in una via larga e luminosa col miraggio di affratellare i popoli di tutta la terra in una forma internazionale di pubblica assistenza allo scopo di nobilitare tutta l’umanità e di unirla in guerra contro [...] l’unico nemico del suo benessere, della sua prosperità [...] la malattia ...[...]. Noi cadremo [...] senza creder mai che si fermi un giorno con noi la vitalità dell’organismo sociale, e che il nostro pensiero e il nostro braccio rappresenti qualche cosa di più di un elemento utile e necessario, per quanto piccolo e presto sostituito, nell’irrefrenabile moto delle forze collettive16.

A tanto solida fede nel progresso corrispondeva il discorso di apertura dell’avvocato Vittorio Vaturi, radicale ed ex Assessore all’istruzione nella prima Giunta popolare, difensore di un importante gruppo di imputati nei processi per i fatti del ‘98. Filosoficamente fluttuante fra la selezione naturale/sociale di Spencer ed un solidarismo tradotto in anima del socialismo, egli poteva superare il dualismo che ne scaturiva esaltando le funzioni preventive, di igiene e miglioramento sociale, come caratteristiche della pubblica assistenza: La vostra non è una istituzione di carità, è una istituzione di assistenza e di soccorso; ed anche nel nome dei più inesorabili principi della scienza positiva, se ne comprende e se ne giustifica il fine augusto e generoso. Nessun contrasto tra ragione e sentimento per spiegare la esistenza, nessun dissidio 27


della borghesia locale sotto la guida degli Orlando con una progressiva crisi del blocco radicale, che si può datare proprio a partire dal 190420. Estremamente indicativo da questo punto di vista risulta l’atteggiamento del quotidiano locale che, valorizzando con continuità ed in forma ampia e celebrativa l’opera dell’associazione, ne esaltava i legami ormai saldi con la classe dirigente locale e con alcune delle istanze politiche da essa promosse. Rivelatore è, a questo proposito, l’articolo che descriveva, nel luglio 1905, l’inaugurazione dei nuovi ambulatori e dei locali rinnovati della Società entro l’ospedale, alla Corte del Bagnaccio, ora trasformata in olezzante giardino per opera dell’egregio ed infaticabile Presidente della Commissione Ospitaliera, comm. Rosolino Orlando21. E mentre nel settembre dello stesso anno la Società celebrava una invero inconsueta cerimonia di elargizione di denaro (rimasta unica, a quanto ci consta, nella storia dell’istituzione nel nuovo secolo) ai dirigenti poveri dell’Ospedale e del Sanatorio Umberto I, confermando i vincoli molto stretti che legavano il Mellini, segretario amministrativo dell’ospedale e il Presidente dello stesso, Rosolino Orlando22, la SVS prendeva il suo posto, nell’aprile del 1906, fra le voci “ufficiali” della città. aderendo al “Comitato per la tutela e la rivendicazione dei diritti di Livorno”, nato per fare pressione sul governo a proposito di spese statali, portuali e navali, e di infrastrutture ferroviarie23. A segnalare un non totale appiattimento all’interno del sodalizio su quella linea, sono ad esempio, gli articoli che il foglio repubblicano “Il Dovere” avrebbe dedicato alla vita interna dell’associazione, rivendicandone il carattere prettamente popolare. Significativo e riassuntivo a questo proposito quanto si scriveva in occasione di una celebrazione in onore della Società in programma per la metà di agosto del 1905:

tra conflittanti dottrine per legittimarne l’incremento. È la mano scorrevole porta ai caduti per rialzarli e restituirli baldi e fieri alle lotte per l’esistenza; è l’opera previdente della profilassi o igiene sociale che è fatta in vantaggio dei forti più che deboli, dei sani più che dei malati, a mantenere e migliorare gli organismi destinati a vincere nella grande battaglia della vita17. Su questo piano si poteva sostenere la richiesta di supporti finanziari di parte dello Stato come da parte degli enti locali e si offriva un quadro di riferimento per l’effettiva opera “pedagogica” condotta dalle associazioni (ed attivata a Livorno nel corso della lunga presidenza del Mellini, che aveva già dato anticipazione in assemblea). Il Congresso, che rinviò all’assise successiva la costituzione di una federazione nazionale, avrebbe definito anche i criteri per il riconoscimento giuridico delle associazioni, spostando la formula, utilizzata a Livorno come in altre città, della legge del 1886 sul mutuo soccorso a fronte di quella del 1890 sulle Opere Pie, ritenuta eccessivamente vincolante. In questo contesto Giuseppe Emanuele Modigliani, proponendo la risoluzione sul riconoscimento giuridico alla fine approvata, potè a sua volta inquadrare l’attività delle Società di Pubblica Assistenza come prefigurazione di una realtà sociale futura: Il congresso, ritenuto che la funzione della Società di P.A. appunto perché costituisce un complemento di utili attività sociali già demandate oggi allo Stato ed ai comuni e l’inizio di utili attività sociali dalle quali l’avvenire molto attende - ha il diritto di sperare e di preparare il suo coordinamento con tutta la rimanente struttura politica e sociale; [ritiene] che appunto perciò il riconoscimento in ente giuridico delle Società di P.A. appare non solo utile per l’oggi (in vista di rapporti stabili da stringere coi poteri costituiti e dei vantaggi finanziari che può arrecare) ed un buon preparatore del loro futuro nel complesso della vita sociale18.

Il 15 agosto verrà donata una medaglia d’oro alla Pubblica Assistenza dal Comitato cittadino appositamente costituitosi, e la festa, per quanto resulta a noi, avrà non carattere popolare a ufficiale, perché la direzione dell’Assistenza credette bene di invitare tutte le autorità cittadine, dal Prefetto rappresentante il governo monarchico, al Sindaco, rappresentante di un ibrido connubio tra moderati e clericali, [...] battuto nelle ultime elezioni. Molte delle nostre associazioni popolari, che non hanno colore politico alcuno, ma che simpatizzano apertamente per la istituzione laica della Assistenza Pubblica, non hanno aderito alla festa in parola ed è logico il loro risentimento. Se vi hanno alcuni che cercano strette di mano e vogliono piegare la schiena e leccare le zampe facciano pure, s’accomodino,

Sotto la spinta della nuova presidenza, ma evidentemente anche di altre ispirazioni, il sodalizio livornese potè crescere numericamente, come abbiamo visto, sino a superare i 1200 soci nel 1906, nonostante una cristi finanziaria, dalle origini non chiare, esplosa nel 1904 e superata con alcune difficoltà nel 1905, grazie anche all’opera di riorganizzazione del segretario agli atti e poi Vicepresidente, il repubblicano Aroldo Martini Zuccagni19. Il periodo si caratterizzava per un accentuato avvicinamento della Società alla sfera delle istituzioni ufficiali, confermando almeno al vertice dell’istituzione, quel processo di riunificazione 28


Vessilli con le decorazioni

e “sana” consapevolezza del proletariato emergente da parte delle voci più ufficiali, esso conferma indubbiamente lo stretto rapporto che si era venuto instaurando tra la SVS e l’universo popolare livornese anche nelle sue componenti più “moderne” ed operaie, la cui crescita si intrecciava al processo di rapida trasformazione attraversato dall’economia cittadina. Stimolata la sua nascita da una iniziativa del Presidente Mellini26, evidentemente attento ai connotati interclassisti di cui l’impegno cittadino si doveva ammantare, il Comitato operaio avrebbe però condotto con convinzione la sua opera, lanciando anzi, nel mese di settembre, un appello che rilevava, al di là dei toni encomiastici, il significato che quello sforzo poteva assumere ed il valore attribuito alla costruzione del nuovo palazzo: Compagni operai Aderendo all’invito del Comitato cittadino, rappresentanti di quasi tutti gli stabilimenti industriali della nostra città si sono costituiti in Comitato per raccogliere le offerte della classe lavoratrice e per coadiuvare il Comitato cittadino nell’opera sua tanto nobilmente e felicemente iniziata [...] [...] è nostro imprescindibile dovere di adoprarci con tutte le nostre forze affinché il contributo della classe lavoratrice, non solo possa vittoriosamente rivaleggiare con quello delle classi abbienti, ma sia anche un attestato di simpatia, una dimostrazione imponente di solidarietà della classe operaia verso la benemerita Istituzione [...] La classe lavoratrice ha più d’ogni altro il dovere di far sì che il Palazzo della Pubblica Assistenza possa esser presto un fatto compiuto poiché esso rappresenta un gran passo sulla via del progresso, segna una grande orma nella storia della civiltà [...]. A voi dunque, compagni il saper dimostrar che la classe operaia nutre sentimenti generosi e che a niuna è seconda nelle opere di civiltà, di umanità e di progresso27.

ma non dovrebbero certamente compromettere l’andamento di una associazione apolitica facendo della politica importuna, anche se certe vedute d’interesse personale sono ben coperte da sofisticate argomentazioni24. Evidentemente rivolto anche nel proprio campo a quei settori e uomini che apparivano troppo proclivi a pericolosi connubi, il brano segnala nella formale distanza da prese di posizione apertamente politiche il punto di equilibrio tra componenti interne di diversa matrice ma tese a mantenere la compattezza del sodalizio. Un riferimento che tornerà dunque con relativa continuità e destinato anzi a più insistiti e reciproci richiami man mano che, col mutare del clima politico, le divisioni nell’originario fronte laico e “popolare” si faranno più evidenti e marcate. Ma una fase di singolare e significativa ricomposizione e sviluppo si sarebbe aperta con la primavera del 1906, quando, nel contesto del progetto per il risanamento dell’ospedale e dell’area cittadina che lo circondava, sostenuto dall’iniziativa di Rosolino Orlando25, si avviarono le procedure per la costruzione del palazzo della nuova sede della Società Volontaria di Soccorso. Un’opera portata a termine, nell’estate del 1908 e che contrassegnò e sancì un’importante fase di crescita del sodalizio. Ad una solidissima conferma dei rapporti con le principali istituzioni e con la classe dirigente cittadini, si associò anche un forte e diffuso impegno della popolazione, che vide, accanto ad nootevolissimo sviluppo delle adesioni alla Società, anche la costituzione dei un “Comitato operaio” per la costruzione della nuova sede. Se tale impegno sarebbe stato esaltato in chiave di solerte unanimismo ed operosa

Interessante è comunque l’intero complesso delle iniziative poste in atto per la costruzione del palazzo. Nell’agosto del 1906 si era costituito il “Comitato cittadino” presieduto da Francesco Ardisson, che avrebbe incluso le figure di maggior rilievo della classe dirigente. All’inizio del mese di settembre si costituì poi il “Comitato operaio” e così, all’inizio di ottobre, una petizione di 1800 operai del cantiere navale chiedeva alla direzione la devoluzione di tre ore di salario a favore della nuova sede28. All’inizio del mese di settembre il Tiro a segno nazionale si impegnava a devolvere l’incasso di una gara, mentre un mese dopo era la Fratellanza Artigiana ad organizzare una “Accademia di poesia” a favore dell’iniziativa. E 29


1911 8ª Squadra contumaciale epidemia colerica

Gabinetto di disinfezione

mentre tali forme di supporto si moltiplicavano, intervenivano le offerte di enti e privati. In testa, naturalmente la famiglia Orlando, con le 500 lire di Rosolino, le 100 ciascuno di Luigi e Salvatore, le 200 della Metallurgica. Ad essi si affiancava, più modesto, il cattolico e maggiorente della Misericordia, conte Florestano de Larderel, senatore del Regno, con 100 lire, cifra analoga a quella del Sindaco Malenchini e Dario Cassuto, entrambi peraltro soci del sodalizio. La lista comprendeva, però, anche le 50 lire offerte dal circolo repubblicano “Giuseppe Bovio”. A novembre, del resto si era costituito un Comitato repubblicano per l’organizzazione di una serata benefica al teatro Goldoni. Decisiva sul piano finanziario ed estremamente rilevante come riconoscimento ufficiale, sarebbe stata, all’inizio dell’anno, la deliberazione di un importante contributo finanziario da parte del Comune, che stanziava sul bilancio del 1906 ben 10.000 lire. In un clima di forte mobilitazione dunque tali iniziative sarebbero proseguite, moltiplicandosi, anche nell’anno successivo, nel corso del quale il numero degli iscritti alla Società raggiunse quota 1508. Una spinta che veniva a coincidere con il riesplodere di agitazioni anticlericali (in relazione alla condanna a morte di Francisco Ferrer, nell’autunno del 1906), e che finì per riaccendere i contrasti tra SVS e Misericordia e i relativi, consueti, incidenti. Il Magistrato della Confraternita arrivò a minacciare una sospensione dei servizi, accusando la concorrente laica per le aggressioni subite, in stretta coincidenza con le deliberazioni municipali in merito allo stanziamento per la costruzione del nuovo palazzo, nel dicembre del 190629. Lo scontro risultò così acceso da indurre il Prefetto Panizzardi ad operare una mediazione diretta tra le istituzioni, conducendole ad un primo accordo sui criteri di precedenza nel soccorso d’urgenza (che privilegiavano chi prima arrivasse tra le istituzioni indipendente-

mente dai desideri del sofferente o dei parenti) ed istituendo una commissione arbitrale per i casi controversi30. In realtà il confronto rimase aperto, trovando conferma nel ripetersi degli incidenti per giungere, nel 1908, ad una denunzia dell’accordo da parte della SVS. Solo nell’agosto del 1909 si sarebbe giunti ad una nuova intesa che stabiliva dei turni di precedenza fra le concorrenti e risultava più aperta, in taluni casi, ai desideri delle persone soccorse. Una linea che avrebbe sollevato notevoli difficoltà in entrambe le associazioni, provocando anche uno sciopero dei fratelli attivi della Misericordia e una riduzione, se non una piena sospensione dei servizi31. In effetti l’atteggiamento tenuto dalla Società di fronte al concordato del 1907 ci sembra anche un indice della percezione di un mutamento di ruolo e di un più largo e consolidato consenso all’interno della città. Un dato che trovava immediata rispondenza nell’atteggiamento di militi soprattutto dopo il successo raggiunto con la costruzione della nuova sede, inaugurata con una cerimonia solenne affollatissima, anche se con la defezione delle rappresentanze repubblicane, il 16 agosto del 190832, ed anche dopo la partecipazione di squadre di volontari all’opera di soccorso nelle zone colpite dal catastrofico terremoto, in Calabria e Sicilia, della fine di quell’anno33. Al riconoscimento di una funzione di primo piano in ambito cittadino si associava, a quel punto, l’esperienza di una dimensione nazionale, con ricadute importanti sul piano dell’identità dei volontari. Come ricorda Simonetta Soldan, per gli pseudo-cittadini di uno stato appena sorto, abituarsi a una dimensione nazionale della solidarietà poteva costituire una acquisizione rilevante anche ai fini di una loro uscita di minorità come lavoratori34. Che tale partecipazione avesse rivestito un significato particolare proprio alla base dell’associazione è del resto confermato dalla costituzione, in seguito alla catastro-

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Milite in assetto da disinfezione

7ª Squadra contumaciale

dava molto risalto al valore giuridico, e quindi a possibili ricadute occupazionali), i corsi di igiene erano aperti ai soci e specialmente rivolti agli insegnanti per dare agli educatori il modo di giovare con le apprese cognizioni ai piccoli esseri loro affidati, di tutelare la salute sia individuale che collettiva degli scolari e di popolarizzare i principi elementari dell’igiene pubblica e privata; lo scopo insomma era quello di tutelare ed educare i figli del popolo. L’utopia igienista39 che in parte si celava dietro queste affermazioni, trova conferma nella funzione illuminante che alle acquisizioni della scienza si attribuiva, alla cristallina e ritemprante trasparenza che attraverso di esse si trasmetteva, seconda una linea che poteva apparire addirittura audace per i pudori dei tempi, come si suggeriva, con lieve e benevolo compiacimento di fronte alle giovani insegnanti, nella relazione stesa al termine dei corsi: Ditelo voi, distinte signorine, se oggi, dopo che in forma pura e scientifica vi sono stati svelati i principali misteri della vita che la deficienza dei programmi scolastici o malintesi pudori vi avevano nascosto, ditelo voi se non vi sentite più fiere di voi stesse, più tranquille, più serene nella vostra coscienza, più soddisfatte nel vostro amor proprio?40. Ed è importante sottolineare che tali iniziative avrebbero acquisito notevole regolarità, caratterizzando per decenni, da allora, l’attività della associazione. Parimenti rilevante, a cogliere l’ampiezza dell’ispirazione e degli intenti, e gli intrecci e le collaborazioni cui, obiettivamente, si dava luogo, era l’istituzione - sia pure solo per l’annata 1909/1910 - della scuola serale per i soci analfabeti, poi ampliata ad ospitare anche gli adulti non soci. Un momento significativo sia per rilevare la portata del disegno educativo di cui la Società magistrale della Camera del Lavoro, definendo un momento di incontro, sul terreno delle realiz-

fe, di un Comitato operaio per la premiazione dei militi volontari, che avrebbe distribuito i suoi premi nel settembre del 191035. Ad un rafforzamento dell’identità di istituzione ed al nuovo contesto in cui quegli uomini sentivano di muoversi, può forse riferirsi anche il fatto che, nella relazione annuale tenuta nel marzo 1909, i dirigenti della Società chiamassero a proprio merito l’essere riusciti a frenare “ogni improvviso eccesso di zelo” da parte dei soci, che risultava evidentemente spesso alle origini di attriti ed incidenti con l’istituzione concorrente36. A rafforzare i connotati di una crescita collettiva che passava attraverso la vita nella Società e le sue attività sociali intervenne, a partire proprio dal 1909, l’ampliamento di queste ultime, con l’attivazione di una scuola infermieri, di corsi di “igiene popolare”, e di una scuola serale per adulti analfabeti37. Tali iniziative erano state in parte indicate come compiti precipui del sodalizio dal Presidente Mellini sin dal 190338 e potevano a quel punto trovare attuazione grazie all’espansione e al riconoscimento della Società, oltre che alla sua nuova sede. Rivolti i corsi infermieri soprattutto alla formazione dei capi-squadra, oltre che di buoni assistenti per gli ospedali (si 31


di rilievo come Alvaro Lascialfari, fondatore, che divenne membro della Commissione per l’ammissione dei soci nel 1913, fu vicesegretario agli atti nel 1919 e consigliere nel 1921. Sarebbe poi stato uno dei protagonisti della ricostruzione accanto a Spartaco Pepi, anch’egli membro della Commissione dei soci nel 1913, per poi divenire Comandante nel 1921. Profili appena accennati certo, ma che confermano la SVS come luogo di crescita anche da un punto di vista politico, e rivelano il definirsi all’interno di essa di centri di gravità differenziati. Ne sarebbero potuti scaturire, come in taluni casi avvenne negli anni seguenti, soprattutto in fasi di particolare tensione e polarizzazione politica, momenti di contrasto e dualismi, ma tale distribuzione dei poteri consentì anche un relativo equilibrio interno pur in situazioni difficili. Un dato che rende comprensibile anche la relativa “vischiosità” delle cariche pur in situazioni di mutamento rapido, consentendo cioè ad importanti figure di notabili, legate alla storia della Società ma certo politicamente orientate in senso più moderato della base dei soci (se non contrapposte ad essa), di mantenere posizioni di rilievo nel Consiglio di amministrazione. Un fenomeno che si connetteva, sotto il segno di una “apoliticità” che costituiva momento di garanzia al vertice come alla base, alla funzione di tutela esterno (oltre che di capacità amministrativa) collegata alle cariche di primo piano, sia nei confronti delle autorità che in rapporto alle reti sociali di relazione. Il 1909 segnò in seno alla SVS l’emergere, forse proprio a partire dalla significative assenze alla grande cerimonia della inaugurazione della sede, di una divisione interna che dette luogo ad una sia pure minoritaria organizzazione del dissenso. Segnale di divisioni che sarebbero divenute più frequenti negli anni successivi. Alle elezioni per il rinnovo del Consiglio direttivo tenutesi nel mese di marzo, vennero confermati titolari dell’amministrazione precedente con la guida dell’avvocato Mellini ma, sui poco più 600 votanti, un terzo dei voti andarono ad una lista di chiara composizione “intransigente”. Essa proponeva come Presidente l’ancora socialista Ezio Foraboschi, il repubblicano Paolo Emilio Maccario cime Vicepresidente, mentre fra i consiglieri indicati spiccavano i nomi di altri repubblicani di primo piano, quali Vittor Ezio Marzocchini e Numa Campi. Che la frattura non risultasse però troppo profonda sembra segnalato sia della presenza di Ezio Foraboschi, nella veste di consigliere anche nella lista capeggiata dal Mellini, sia dal relativo unanimismo con cui pare venisse inviato il Mellini stesso a recedere dalla manifestata intenzione di lasciare la carica dopo sette anni di attività. Il prestigio del Presidente venne confermato nel 1910 ma, nel marzo del 1911, la sua nuova candidatura fu al centro di scontri vivaci e fu significativamente riproposta dai suoi sostenitori come centro di concordia, caduto il quale la So-

zazioni, di due istituzioni a base popolare. Da segnalare infine, a conferma delle spettro assai ampio delle prospettive, l’intenzione di un “ricreatorio per i figli dei soci”41, primo approdo di salvezza dai pericoli e dalle fonti di corruzione della strada. Al di là dell’ideologia e degli intenti al vertice che queste iniziative mettono in luce, esse confermavano nella SVS un luogo di acculturazione importante per le classi popolari, di presa di contatto non solo con nozioni ed attività, ma con la stessa idea di un possibile miglioramento di sè attraverso la crescita, l’educazione, l’assunzione di responsabilità, lo stesso rapporto che si istituiva con uomini appartenenti ad altre fasce sociali. E se pure mancano quasi totalmente elementi che illuminano la vita interna dell’istituzione, non si può fare a meno di segnalare come dalle poche tracce forniteci dalla documentazione relativa alle pratiche del Consiglio di disciplina42, emerga un’immagine inevitabilmente rimossa (vista la natura della fonte) ma consapevole di sè e rigorosa dei volontari che partecipavano al servizio. Soggetti al giudizio di un organismo che si caratterizzava per la sua omogeneità al mondo popolare, giudici e giudicati vi appaiono pienamente investiti dal proprio ruolo, talvolta suscettibili proprio a partire da esso, soprattutto protagonisti di abusi e trasgressioni connesse alla preferenza per certi servizi, fra i quali avrebbero primeggiato, naturalmente negli anni immediatamente successivi a quelli cui facciamo riferimento - quelli compiuti in autoambulanza. Circostanze in cui si associava la “scoperta”, il momento di socialità attorno ad una esperienza nuova, alla sanzione pubblica di un ruolo che da quello specifico servizio scaturiva. Era in sostanza il momento dell’apertura di nuovi orizzonti affiancata ad un ruolo pubblico riconosciuto che caratterizzava la partecipazione all’attività della Società sul piano delle acquisizioni positive di identità43. Di notevole importanza poi il fatto che, all’interno di una istituzione fortemente segnata dalla presenza riconosciuta di forme spiccate di patronage borghese, si definissero livelli intermedi di decisioni o settori specifici ove più diretta e forte risultava l’esperienza di autogoverno. Se infatti il consiglio di amministrazione vedeva la presenza di notabili di rilievo, altre cariche ed importanti funzioni sociali vedevano l’assunzione diretta di responsabilità da parte di personaggi legati al mondo popolare. Il Consiglio di disciplina, la Commissione per l’ammissione dei soci, soprattutto il Comando, che governava il funzionamento quotidiano ove tale posizione di grande rilievo nella storia del movimento operaio livornese come Adolfo Minghi, “aggiustatore meccanico di anni 23” iscritto come socio assistente dal 17 aprile del 1910, entrasse già nel mese di ottobre successivo nel Consiglio di disciplina, per divenire poi vicesegretario agli atti e successivamente, nel 1922, Vicepresidente. Fu infine Presidente nel secondo dopoguerra. Dal 1907 è l’entrata nel sodalizio di un altro personaggio 32


Squadra trasporto colerosi

3ª squadra contunaciale

cietà sarebbe piombata nel disordine generato dal conflitto fra le varie fazioni in campo44. Un processo di divisione che va probabilmente ricollegato alla cristi del blocco radicale cittadino, cui il Mellini apparteneva, con l’avvicinamento ai monarchici costituzionali: Nè erano di poco rilievo le fratture ormai consolidate (sul piano politico generale e su quello cittadino) fra repubblicani e socialisti, mentre in quest’ultimo campo si era ormai definita la corrente “riformista” destinata alla scissione: una corrente che aveva a Livorno un rappresentante di rilievo proprio in Ezio Foraboschi. Il Mellini, rieletto, dovette comunque rinunziare alla carica nel giro di pochi mesi, perché chiamato a dirigere le miniere della Società Elba nell’isola dell’Arcipelago Toscano. Da molto tempo ormai legatissimo alle fortune degli Orlando, egli visse allora un momento rivelatore della sua parabola politica, che lo avrebbe portato dalla democrazia radicale al filofascismo, fronteggiando con durezza lo sciopero di minatori isolani. Un atteggiamento che gli avrebbe procurato odi duraturi, e addirittura un attentato diretto alla sua persona nell’agosto di quello stesso 191145. Fu sostituito nella carica da un’altra figura storica e di prestigio nella Società come l’Avvocato Vauturi, radicale anch’egli, che avrebbe presentato nel suo programma l’intento di rinnovare lo Statuto e favorire una più ampia partecipazione dei soci all’amministrazione del sodalizio46. Una posizione che rivela, probabilmente, una di quelle fasi di tensione interna cui abbiamo in precedenza accennato, con una cristi relativa delle figure dei notabili tradizionali ormai legati, col mutare del clima politico generale e degli schieramenti, all’ampia monarchico-costituzionale. Una crisi superata solo nel 1912 e, provvisoriamente, con l’elezione alla presidenza del massimo esponente della borghesia cittadina, Rosolino Orlando, Presidente dell’ospedale, che poteva fruire, a quel punto, anche del prestigio derivantegli dal ruolo istituzionale rico-

perto negli anni precedenti e soprattutto nel corso dell’epidemia colerica dell’estate del 1911. Una circostanza che aveva provocato una crisi notevole dell’amministrazione cittadina, ponendo in primo piano alcune specifiche figure, come appunto l’Orlando47 e che aveva confermato le funzioni civili di grande rilievo della Società Volontaria di Soccorso48. L’elezione di Rosolino Orlando alla guida del sodalizio avvenne così con voto quasi plebiscitario (706 su 716 votanti) nel marzo del 1912, ma non sarebbe stata confermata l’anno successivo. Il 1913 segna infatti, nella vicenda della rappresentanza interna alla SVS, un punto di confluenza di tensioni di diversa provenienza, che provocarono una profonda divaricazione nella scelta del nuovo consiglio direttivo. In una elezione che vide la partecipazione di ben 1034 soci sarebbe stata eletta un’amministrazione dal volto decisamente “popolare” con la presidenza di un riformista come l’avvocato Cocchella, affiancato dal Vicepresidente repubblicano l’avvocato Giuseppe Lumbroso. Ad essa si era contrapposta la vecchia amministrazione, che aveva raccolto solo poco meno della metà dei voti. Era il segno di un passaggio, seppure sofferto da parte della base sociale, all’intransigenza di fronte agli ormai palesi connubi della classe dirigente locale con la parte cattolica. A ciò, indubbiamente, si aggiungevano gli effetti della crescita del corpo sociale all’interno del quale - come stava avvenendo nella stessa Camera del lavoro - le spaccature derivanti dall’attegiamento di fronte alla guerra di Libia non avevano intaccato una relativa prevalenza repubblicana49. La società si era del resto mobilitata, secondo il proprio spirito umanitario, nel servizio per i feriti provenienti dal fronte libico, senza che questo comportasse un’adesione di principio che sarebbe 33


1912 20 agosto foto di gruppo della 43º squadra gruppi di soci, i favorevoli alla presidenza in carica presso la sede dell’Associazione Garibaldini, i contrari presso la Società fra gli Intraprenditori. Uno scontro che intrecciava ad “ire politiche” i “risentimenti personali”, ma i cui connotati risultavano sfuggenti, anche in considerazione del fatto che, nonostante le accuse da parte degli avversari del Lumbroso di aver escluso dalla sua lista “l’elemento repubblicano”, il Presidente stesso era, a sua volta, repubblicano. Nè le due linee appaiono contrapposte al vertice sul tema dell’intervento, risultando il Lumbroso futuro volontario di guerra e contrapponendosi a lui un repubblicano interventista come Vittor Ezio Marzocchini. È semmai da sottolineare proprio la forte presenza nel sodalizio (e nella dirigenza di quei mesi) di quelle componenti borghesi che, partendo da posizioni radicali, socialriformiste e repubblicane, si sarebbero schierate sul versante interventista, popolandone il settore “democratico”. Un dato che, favorì la piena immissione del sodalizio nello sforzo bellico imminente con la partecipazione all’attività di soccorso per i feriti provenienti dal fronte, non poté tradurre un orientamento generale della Società, come sarebbe stato al suo interno di una forte polemica antibellicista. Confermata dalle elezioni la coppia Lumbruso-Foraboschi, sarebbe stato quest’ultimo a guidare l’associazione nei lunghi anni di guerra, sostituendo dal mese di maggio il Presidente Lumbroso, partito per il fronte e destinato a trovarsi la morte in circostanze non chiare, come vedremo, nel 1917.

risultata indubbiamente pericolosa per l’unità interna. Non mancano inoltre segnali di rapporti tutt’altro che idilliaci con le autorità militari, che sembra continuassero a manifestare una spiccata preferenza per la Misericordia, a fronte dell’identità “sovversiva” a quel punto certo ancora più evidente, del sodalizio laico50. Sotto il segno di un’accentuata ispirazione anticlericale, testimoniata dalla recrudescenza degli incidenti con la concorrente Confraternita51, la Società avrebbe proseguito una crescita quantitativa che risultava costante dal 1912. Nel 1913 i soci passavano da 1639 a 1855, e a 2056 nel 1914, con un altro evidente balzo. In quell’anno la presidenza passò all’avvocato Giuseppe Lumbroso, affiancato dal Foraboschi, e fu questo il binomio che avrebbe guidato il sodalizio attraverso quella fase agitata, e sino all’intervento italiano in guerra. Difficili momenti si annunziarono con lo sciopero ed i disordini cittadini per i fatti di Ancona, nel giugno di quell’anno. La manifestazione popolare del 9 giugno impose a molti uffici pubblici di esporre bandiere a lutto, e lo stesso avvenne anche per la sede della Società, rispondendo a quello che era probabilmente il sentimento di buona parte dei soci, ma dovendo superare qualche titubanza del Presidente Lumbroso, attento a sottolineare i limiti imposti dallo Statuto52. Dopo una fase di scontro particolarmente duro con la Misericordia nel mese di luglio, che avrebbe imposto una inchiesta prefittizia53 il mese di agosto, che vide lo svolgimento a Livorno del Congresso nazionale delle Pubbliche Assistenze, lasciò emergere potenziali fattori di divisione interna. Aperto il 16 agosto e prolungatosi nella giornata successiva, il Congresso cadde infatti a pochi giorni dallo scoppio della guerra europea, mentre ancora la posizione italiana risultava relativamente incerta e le posizioni interne indefinite. È noto come la linea interventista e antitriplicista in ambito repubblicano venisse chiarita solo alla fine del mese, ma è probabile che già in quei giorni si facesse strada la divergenza di posizioni alla base delle associazioni convenute e certo anche all’interno di quella livornese. Non senza ragione infatti il Presidente Lumbroso avrebbe aperto l’assise, stando ai resoconti giornalistici45, respingendo il tentativo di fare del congresso arena di dimostrazioni politiche. Il foglio repubblicano locale, con evidente preoccupazione, si premurava di indicare all’assise il nemico esterno, ricordando le appena trascorse elezioni amministrative e rivendicando le tradizioni anticlericali di Livorno contro i recenti connubi di alcuni noti anticlericali con la curia vescovile per conquistare il Comune55. Le divisioni sarebbero emerse con forza nei mesi successivi, anche se ai nostri occhi non risulta con chiarezza l’asse portante e la struttura degli schieramenti. A partire dal febbraio 1915, in coincidenza con l’avvicinarsi delle elezioni alle cariche sociali, si annunziano e si tengono riunioni di 34


4. Sviluppo associativo e crescita politica tra biennio rosso e avvento del fascismo 1918 Gruppo di militi con lettighe per il trasporto all’ospedale dei feriti di guerra provenienti dal fronte perdita dei propri cari. Fu questo, del resto, il segno sotto il quale i soci del sodalizio si mossero nel corso di quegli anni, operando circa 15.000 servizi all’anno, molti fra i quali dedicati al trasporto ospedaliero e all’assistenza dei feriti provenienti dal fronte7. Uno sforzo che venne affrontato con estrema abnegazione anche dai membri anziani, e dai più giovani inesperti, che colmarono i vuoti provocati dai richiami. Per quanto alcune figure di rilievo della Società abbiano manifestato una convinta adesione alla guerra, maturando anzi attraverso di essa (e attraverso la crisi postbellica) i frutti di una parabola politica che li avrebbe condotti al fascismo, non emergono segnali che tale mobilitazione del corpo sociale abbia corrisposto ad una diffusa identificazione nelle ragioni del conflitto. Così, se Ezio Foraboschi avrebbe assunto, nel contesto politico cittadino di quegli anni, un atteggiamento sempre più accesamente antisocialista, aderendo con convinzione, dopo Caporetto, al Comitato di resistenza, ed una affine linea di adesione è possibile rintracciare in Vittor Ezio Marzocchini, proprio in periodo bellico aderì al sodalizio Uberto Mondolfi, futuro Sindaco socialista della città8. Egli ricoprì anche, nel 1917 e sotto la guida del Foraboschi, la carica di consigliere. Il Mondolfi approfondì le sue convinzioni socialiste guerra durante, per passare alla politica attiva del dopoguerra. Nè le reazioni ed il dibattito postbellico, estremamente acceso anche all’interno della Società, lasceranno emergere una diffusa capacità di presa del motivo patriottico e dei miti ad esso connessi. La SVS costituiva infatti, almeno in apparenza, vista anche la larga rappresentanza dell’ispirazione repubblicana, il terreno potenziale di una “via italiana” alla nazionalizzazione delle masse come punto di incontro di ideali di progresso e di solidarietà con le virtù civili (e patriottiche) saldate attraverso adeguati riti collettivi. La SVS non tradusse, però questa sua peculiarità di fronte alle fratture prodotte dalla guerra nel paese. Tali fratture agiranno anche al suo interno, evidenziando una saldissi-

La guerra portò ad una decisa inevitabile contrazione della vita associativa, assorbendo un numero progressivamente sempre più alto di soci, richiamati al fronte, e riducendo le fonti di entrata della Società, sia per il calo delle quote sociali versate sia per la riduzione delle risorse generali drenabili dalla città. Sin dall’ottobre del 1915 il facente funzione di Presidente Foraboschi, ricordava in una cerimonia sociale i 500 soci alle armi. Nel febbraio successivo, a fronte degli oltre 1200 partecipanti alle surriscaldate elezioni del 1915, si presentavano al seggio per il rinnovo delle cariche sociali solo 368 volontari1. Il neo Presidente Foraboschi, al momento dell’insediamento, avrebbe dovuto esortare i soci a compiere il proprio dovere per far sì che dall’uragano di male scatenato dagli imperi centrali la Società ne risenta il minor male possibilie2. Accanto ad una personale adesione alla guerra destinata a caricarsi, col tempo, di toni sempre più accesi e polemici, si rivelava con queste parole, sia pure indirettamente, uno stato di crisi della Società, che si legava anche alla difficoltà di coprire la mole dei servizi richiesti. Destinata quest’ultima ad accrescersi con l’impegno del sodalizio nel trasporti dei feriti di guerra agli ospedali militari, mentre erano proprio i soci più attivi a venire a mancare per il richiamo alle armi. L’aspetto economico della crisi era reso palese già nel giugno del 1916, quando la Società, “con oltre 700 soci alle armi”, stabiliva di emettere 500 azioni non fruttifere di 20 lire, rimborsabili entro 5 anni, quale forma di finanziamento destinata ai cittadini più abbienti e volta ad evitare di ricorrere ad una carità cittadina evidentemente già disseccata3. Fin dalla fine del 1915 poi, si era costituito, per diretta iniziativa interna, un “Comitato dei soci”, con lo scopo specifico di provvedere entrate straordinarie in una fase di difficoltà. Ed in effetti esso poté operare con buon profitto nel 1916 ma, nel 1917, a fronte dell’assorbimento di “tutte quante le iniziative dalla carità cittadina” per le necessità della guerra, il Comitato restò praticamente inoperoso, per riprendere le sue iniziative (fiere e spettacoli di beneficenza) nel corso del 1918, proseguendole anche nel dopoguerra4. In realtà, la SVS riuscì a far fronte alla crisi bellica, che avrebbe comportato, alla fine del conflitto, il richiamo alle armi di oltre 1000 iscritti5, grazie anche ad un considerevole numero di nuove adesioni, acquisite per di più in quegli anni difficili. Si poté infatti passare dai 2158 soci censite nel 1915, ai 2429 del 1917 e, soprattutto ai 2792 del 19186, con un rilevante dato di entrate (oltre 500). Un dato interessante che si connette, probabilmente, con le funzioni pratiche, di servizio, che il sodalizio ricopriva: come forma di garanzia dunque, anche da parte di colore che avevano i propri cari al fronte. Ma importante fu probabilmente anche l’adesione come forma di sostegno agli ideali di solidarietà che la Società rappresentava e poneva in essere, in una fase che vedeva diffusissimo nelle famiglie il peso della mobilitazione, e con esso il rischio della 35


1914 Squadra al concorso nazionale di urgenza

ma integrazione del corpo sociale del sodalizio alla vicenda bellica e postbellica del movimento operaio livornese. La crisi del primo dopoguerra vide a Livorno, come nel resto d’Italia, una forte crescita delle organizzazione del movimento operaio che si accompagnava ad un processo di radicalizzazione politica, fortemente connesso alla polemica contro la guerra appena conclusa e le sofferenze che aveva imposto. Un fatto che produsse anche una rottura di tradizionali alleanze a causa della linea interventista delle correnti repubblicane, poste a quel punto profondamente in crisi dal calo di consensi e di seguito. Tale processo si era già posto in evidenza in città nel corso del conflitto, con la conquista socialista della maggioranza nel direttivo della Camera del lavoro nel 1917, ma era destinato a trovare riscontri ben più ampi con l’aprirsi della fase politica nuova segnata dalla pace. La Società Volontaria di Soccorso avrebbe vissuto allora, analogamente ad altre organizzazioni popolari9, una straordinaria crescita organizzativa che accompagnò i ritmi e i tempi del “biennio rosso” superando la stessa conquista socialista del Comune e vivendo poi i contraccolpi della reazione fascista sino all’instaurazione del regime, evidenziando un interesse intreccio tra ciclo politico e sviluppi sul terreno associativo. Un primo segnale della forza di tale interazione, così come una conferma della diffusa adesione a forme collettive di solidarietà che aveva sorretto, a nostro avviso, la crescita della SVS guerra durante, si ebbe con la notevole mobilitazione operaia nel corso della terribile epidemia influenzale dell’inverno del 1918/191910. Una circostanza che vide forme di partecipazione diffusa, la costituzione di comitati, iniziative popolari che coincidevano con la crescita numerica degli iscritti alla Società. Un dato che risultava già impressionante, a quel punto, rispetto ai ritmi usuali. Il Presidende Foraboschi, nell’assemblea di consuntivo della fine di febbraio del 1919, poteva così dichiarare raggiunta la soglia dei 3000 soci11. In quella stessa sede egli manifestò l’intento di lasciare la carica, e venne infatti eletto Presidente Aldolfo Chayes, Vicepresidente nei due anni precedenti. Sanzione questa di una continuità sostanziale, almeno nelle cariche principali, che segnala, crediamo, l’indubbio prestigio acquisito da queste figure nella conduzione del sodalizio attraverso la difficile fase bellica; un aspetto destinato a rivelarsi di grande importanza negli anni successivi, nella gestione del passaggio della Società all’interno del regime nascente. Il segnale più evidente, pur nella scarsità di notizie sulla vita dell’associazione nel periodo, della piena immersione del sodalizio nel clima circostante, con la fortissima polemica antibellicista in corso, è costituito dai significativi incidenti verificatisi nel mese di agosto, nel corso di una grande cerimonia, primo raduno dopo la fine della guerra, durante il quale si tenne la commemora-

zione del Presidente avvocato Giuseppe Lumbroso, morto al fronte nell’estate del 1917. Gli incidenti esplosero quando il Presidente della Federazione Nazionale delle Pubbliche Assistenze, avvocato Luigi Paletti, repubblicano e interventista, pronunziò una commemorazione in cui non mancavano forti accenti provocatori, tenuto conto del contesto e delle posizioni evidentemente prevalenti fra il pubblico. Il tumulto ebbe inizio al sentire l’asserzione che il Lumbroso immolò la sua generosa esistenza al servizio della Patria [...] lottò per l’ideale della Patria unita e libera, ideale che l’imperialismo di certi nostri amici vorrebbe strozzare, sacrificando i nostri più sacrosanti diritti12. Un quadro che accreditava la pretesa morte eroica, e in combattimento, dell’ex Presidente, utilizzandola in chiave polemica politica diretta indubbiamente contro le posizioni socialiste, evidentemente ben rappresentate in platea. Gli incidenti non furono in realtà particolarmente gravi e, sia pure con l’uscita per protesta di alcune associazioni presenti, poté essere ristabilito l’ordine. Significativi risultarono però gli strascichi e le prese 36


1913 La prima ambulanza

Crederei di mancare ad un preciso dovere verso la memoria dell’amico che mi fu tanto caro, se non rendessi noto che il compianto avv. Giuseppe Lumbroso è morto in circostanze e per cause ben diverse da quanto generalmente si crede o si mostra di credere. Egli infatti è mancato ai vivi a Malga Zugna (Trentino) la notte dell’11 agosto 1917 alle ore zero e minuti quindi in seguito a colpo di rivoltella sparatosi alla tempia destra, come risulta dal registro degli atti di morte della terza batteria bombarde che Egli comandò fino al giorno della sua morte. Aggiungo che sulle cause che determinarono l’indimenticabile amico mio al suicidio, fu aperta un’inchiesta i cui risultati consacrati in numerosi documenti trovansi tutt’ora presso il 20º reggimento da fortezza cui il Lumbroso apparteneva15.

di posizione successive, rivelatrici del clima generale che si era generato anche all’interno della Società. Nei giorni seguenti apparvero infatti sulla stampa alcune precisazioni, da parte di alcuni fra i soci “contestatori”, che sostenevano di aver inteso difendere l’apoliticità del sodalizio13. Importante il fatto che anche un noto esponente repubblicano come Aroldo Martini Zuccagni, commentando l’episodio, cui non era stato presente, sentisse il bisogno di prendere le distanze dal compagno di fede Paletti, pur rispondendo con moderato animus polemico ad un articolo apparso su “La parola dei Socialisti”: Io ero fuori di Livorno quando avvenne il cosidetto disastro del Politeama [...] ma [ho] intuito una cosa sola che è questa : che il Presidente delle associazioni italiane di Pubblica Assistenza aveva fatto un discorso politico. E questo non doveva farlo perché lui più di ogni altro doveva essere apolitico [...]. Quindi io non ho attaccato affatto il compagno di fede [...] ma ho giustamente deplorato come milite della carità laica il duce supremo, poteva creare in una associazione apolitica delle deplorevoli scissioni che è dovere di tutti evitare14.

Una assemblea straordinaria dei soci, convocata per discutere degli incidenti avrebbe chiuso il caso ribadendo l’apoliticità del sodalizio e stabilendo di evitare in futuro l’invito ad associazioni “politiche o economiche”. Forse alludendo, con questa formula, sia alla dinamica specifica dell’incidente sia all’infuocato clima esterno che aveva favorito il verificarsi dell’episodio, in qualche modo anzi scaricandone le responsabilità fuori dal corpo sociale, chiamato così ad evitare situazioni di schieramento che sarebbero risultate pesantemente deleterie. Il richiamo vigoroso all’apoliticità dell’associazione, da entrambe le parti evidentemente riconosciuto come necessario, puntava in questo caso ad evitare all’interno le ripercussioni del conflitto allora fortissimo tra repubblicani e socialisti, che costituivano la gran parte dei soci. In questo caso dunque, il conflitto percorreva la base stessa del sodalizio e non si identificava solo con una divaricazione che traduceva estrazione e ruoli socialisti nella Società. Un fenomeno che era comunque destinato ad un rientro abbastanza rapido, sia per il ridursi quantitativo del peso della componente repubblicana, alla base della società, sia per lo scemare del motivo forte della polemica, col deciso schieramento, nei mesi successivi, dei repubblicani livornesi ben all’interno delle forze popolari della città, la cui sostanziale unità sarebbe stata ancora una volta riflessa dalla SVS. A rendere più omogenea la base dei soci contribuì la stessa crescita quantitativa della Società che inaugurò col 1919 (anche se segnali molto evidenti di una forte spinta emergevano come sappiano fin dagli anni di guerra) un ciclo espansivo ed organizzativo straordinario. Uno sguardo sommario ai dati, che pure meriterebbero, per la loro ricchezza, un approfondimento specifico16, consente di coglierne alcuni effetti macroscopici. Già raggiunta la quota di 3000 soci nel mese di febbraio, il 1919 si concluse con un aumento ulteriore di quasi il 30%, ed un totale di iscritti superiore ai 3.700.

A gettare acqua sul fuoco era del resto giunta una comunicazione dell’avvocato Funaro, che tendeva ad eliminare l’alone strumentale di cui si era inteso circondare la morte del Lumbroso, restituendola alle circostanze drammatiche in cui era avvenuta ed aprendo uno spiraglio privo di retorica sulla tragica situazione di guerra che sembra possibile intuire dietro il silenzio ufficiale ed alla base del gesto:

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1916 Ambulanza (la ”Rossina”) utilizzata negli anni di guerra e nei primi anni ‘20. Si riconosce il primo autista della SVS, Renato Cancelli, con la cappa chiara la figura del benemerito. Ne risultava dunque una forma di adesione meno impegnativa, dal punto di vista pratico, rispetto alla posizione “assistente”, ma che segnala comunque un forte riconoscimento nell’istituzione e costituisce un indice della sua capacità di rappresentare, ed in parte assolvere, istanze reali. Accanto a queste nuove figure sembra crescere in maniera evidente - anche se la constatazione andrebbe quantificata ed approfondita - la presenza delle donne, spesso compagne, figlie o parenti di nuovi iscritti, ma talvolta presenti anche da sole, a coppie, a piccoli gruppi composti sulla base del vicinato o del comune mestiere. Un fenomeno connesso in parte forse anche ad una organizzazione politica femminile che sembra farsi, a sinistra, più forte18, certo indicazione di una adesione piena e familiare all’istituzione, che pone così radici più salde nel tessuto popolare. Ingressi che lasciano intendere, comunque, il riversarsi nel sodalizio di una sociabilità più articolata, aperta anche a funzioni più vaste. La costituzione, nel settembre del 1921, di una sezione giovanile, riservata ai soci con meno di 18 anni e con attività e funzioni proprie e relativamente autonome, capace di catalizzare in pochi mesi l’adesione di circa 500 ragazzi, costituisce una conferma importante dei nuovi spazi che il sodalizio veniva a coprire19. Così, per indicare due poli simbolici di questa fase di crescita, rivelatori anche delle tradizioni “sovversive” che nella Società si vedevano rappresentate, potremo segnalare, a caso fra le centinaia di nomi presenti su registri, quello di Anarchia Mecolli, lanaiola di 33 anni entrata nel sodalizio come assistente nel rovente agosto del 1920; accanto al suo i nomi di Libertario e Comunardo Pelagatti, rispettivamente di 14 e 12 anni, iscritti il 18 giugno 1922, alla vigilia della “conquista” fascista del Comune e quando già la grande fase di crescita era esaurita. Lo sviluppo della Società mantenne ritmi intensi anche nel 1921, in particolare, sembra possibile sostenere pur di fronte ad una forte carenza di fonti, grazie a legami più stretti ed all’apporto diretto di alcuni specifici settori operai. È indicativo che, nel corso dell’assemblea per l’approvazione del bilancio 1921 (tenuta il 21 febbraio 1922) venisse deliberato un importante plauso agli operai della Società Metallurgica Italiana per l’aiuto dato alla Società in ogni occasione. Adolfo Minghi, che già conosciamo come socio, segretario in quella fase della sezione livornese della FIOM, personaggio di grande rilevo nel corso dell’occupazione delle fabbriche e consigliere comunale socialista, sarebbe stato eletto Vicepresidente del sodalizio proprio poche settimane dopo20, a sottolineare un rapporto assi stretto con i metallurgici. Ed è infine interessante che anche un leader dell’importanza di Athos Lisa fosse entrato nella SVS proprio all’indomani dell’occupazione delle fabbriche e nella fase di massima crescita del sodalizio, nel dicembre del 192021. Il quadro dello sviluppo nel 1921, pur ampio - sebbe-

Una fase di punta nelle entrate si ebbe tra agosto e ottobre, all’indomani dei moti per il “caroviveri” ed alla vigilia delle elezioni politiche che videro un’ampia affermazione socialista, anche se è il complesso del periodo a presentare una grande continuità e fluidità nella mobilitazione popolare17 di cui la crescita della SVS è parte. Nel corso del 1920 la Società quasi raddoppiò i suoi iscritti, arrivando a superare i 6000 soci a dicembre. L’anno, contrassegnato da una lunga catena di lotte sindacali e politiche - culminate con l’occupazione delle fabbriche nel mese di settembre, e con la conquista socialista della maggioranza del consiglio comunale alle elezioni amministrative del mese di novembre - ridisegnò, caratterizzandola per una massiccia presenza operaia, la fisionomia sociale del sodalizio. L’andamento del flusso di entrata appare estremamente significativo, mantenendosi su livelli alti, costantemente, dal mese di marzo (che vide 147 entrate) ma trovando i picchi rilevanti nel secondo trimestre, con l’ingresso di 717 nuovi soci. Nel solo mese di giugno si ebbero ben 136 iscrizioni. Appena più in basso corse il terzo trimestre (fra luglio e settembre) con 662 iscrizioni ed una buona regolarità dei dati mensili. La punta si vide però fra ottobre e dicembre, all’indomani dell’occupazione delle fabbriche ed a cavallo delle elezioni amministrative, con 820 ingressi. Una corrispondenza significativa, crediamo, col ciclo politico, che segnava una fase di alta partecipazione, di relativi successi oltre che di grandi aspettative per il movimento operaio. Favoriti anche da una sostanziale stabilità delle quote associative, divenute indubbiamente più accessibili, operai della Metallurgica e del Cantiere, vetrai, generici manovali, accanto a numerosi impiegati, entrano così in misura massiccia nella Società, in buona parte come soci contribuenti, mentre tendeva a scomparire 38


Squadra di militi (anni ‘20)

1920 25-26 settembre la squadra vincitrice al concorso di Como

ne ridotto rispetto all’anno precedente - con un incremento di oltre 1500 soci per un totale superiore ai 7000, segna sensibili discontinuità interne, ed appare più forte nel primo semestre, con un brusco calo nei mesi estivi a partire da giugno, ed una parziale e breve ripresa legata al massiccio ingresso di ragazzi della appena costituita Sezione giovanile. Per la prima volta dopo circa un anno e mezzo, nei mesi di giugno, agosto e dal mese di novembre in poi, le iscrizioni mensili scesero sotto le cento unità. Nei primi tre mesi del 1922 la tendenza si mantenne al ribasso, con meno di 50 ingressi mensili. Un’ultima ripresa si ebbe fra aprile e giugno, con 250 iscrizioni complessive, a cui seguì una brusca caduta con minimi in agosto (in coincidenza con la caduta del Comune socialista) ed a novembre subito dopo la “marcia su Roma” e la costituzione del governo Mussolini. Si ebbe così un incremento minimo del sodalizio, giunto a poco più di 7.400 soci e destinato, da allora in poi, a vedere un vistoso calo di iscrizioni e, successivamente, di iscritti. Le coincidenze con gli eventi politici che abbiamo segnalato appaiono particolarmente significative e certo meriterebbero ulteriori approfondimenti. Senza dubbio esse confermano lo stretto legame degli sviluppi associativi con il contesto politico generale, individuando nella prima parte del 1921 una fase ancora relativamente aperta22, destinata però a subire in maniera rilevante ed immediata i contraccolpi della pressione fascista che a partire da quella primavera si fece avvertibile anche a Livorno, investendo la stessa Società Volontaria di Soccorso. Ne sarebbe scaturita una tendenza alla contrazione della vita associativa, evidente ma lenta a ritorni di fiamma in coincidenza con i tentativi fascisti di giungere al controllo del sodalizio. La Società, grazie alle sue caratteristiche, poté così rivelarsi come uno

degli spazi associativi più refrattari, mantenendo a lungo, sia pure in fasi difficili, una relativa indipendenza. La crescita straordinaria che abbiamo visto non aveva comportato mutamenti radicali ai massimi vertici della Società, che aveva confermato alla presidenza nel 1920 e nel 1921 Adolfo Chayes, i cui interventi, sin dal 1919, si erano sempre ispirati - per quanto ci costa - ad una linea assai attenta a mantenere il sodalizio estraneo, almeno formalmente, allo scontro politico in corso. Il suo discorso di insediamento, alla fine di marzo del 1921, quando anche a Livorno si erano già sviluppate alcune azioni fasciste, era ispirato ad un generico ed umanitario interclassismo e si chiudeva auspicando sul suo [della Società] glorioso avvenire e alla fusione di tutte le classi sociali in un unico ideale di solidarietà e di fratellanza umana23. Si spiega con questa linea la preoccupazione che traspare dal comunicato emesso dal Consiglio di amministrazione il 21 maggio, per rispondere ad attacchi, di probabile provenienza fascista, che inevitabilmente attribuivano alla Società una precisa appartenenza politica: Perviene a questo sodalizio l’eco di voci per la quali la Società Volontaria di Soccorso esplicherebbe nella suo opera di assistenza una parte tutt’altro che neutrale tanto da valorizzarne atteggiamenti poco favorevoli verso i militi nella esplicazione del loro pio mandato. Il Consiglio di Amministrazione, riunito d’urgenza, mentre denunzia alla cittadinanza simili fatti, li respinge perché ingiusti e rivendica con tutte le sue forze la più scrupolosa e assoluta apoliticità della Istituzione, per la quale tutti i sofferen39


1921 9 ottobre: un gruppo di fondatori della Sezione giovanile. Al centro il Presidente Chayes

Un gruppo della Giovanile (anni ‘20)

cata una autentica battaglia di piazza, con una lunga sparatoria tra fascisti e “sovversivi”, in seguito alla quale si era avuto un vero e proprio assalto, da parte fascista, alla sede repubblicana, ritenuta la base delle azioni degli avversari24. Un segnale indiretto ma significativo della riunificazione che si era verificata a Livorno tra i repubblicani e le altre forze della sinistra dopo gli scontri del primo dopoguerra25. La rivendicazione di apoliticità e di un ruolo “neutro” del quadro che si prospettava da parte della dirigenza della Società, non derivava dunque dal desiderio di evitare fratture interne che costituissero uno strascico degli scontri verificatisi in quell’ormai lontano frangente, ma dalla volontà di non provocare contrapposizioni tra la grande base popolare e quel settore, anticlericale ma politicamente moderato se non già orientato al fascismo, che era pure presente all’interno del sodalizio con una propria tradizione ed un certo peso nell’ambito delle cariche sociali. L’apoliticità rivendicata doveva costituire inoltre una forma di garanzia, accettata come tale anche nella base sociale, da possibili attacchi quale espressione orgogliosa di una funzione ufficiale, istituzionale, riconosciuta. L’assenza di fonti primarie e una certa significativa reticenza dei tradizionali quotidiani locali, ormai schierati apertamente con il fascismo che conquistava, sia pure lentamente, posizioni in città, rendono possibile solo l’indicazione sommaria di alcuni passaggi della vicenda successiva della SVS, che appare caratterizzata da difficoltà ma anche da notevoli fermenti interni. La seconda parte del 1921 segnò infatti una fase contraddittoria, che vide una

ti, qualunque sia il partito al quale appartengono, sono sacri e inviolabili. Una dichiarazione estremamente significativa che, mentre sul piano generale costituiva il tentativo di porre la Società al riparo dalla violenza della battaglia politica, e militare, in corso, faceva probabilmente riferimento a particolari episodi avvenuti durante gli scontri tra fascisti e “sovversivi” che si erano verificati nel mese di aprile e poi all’indomani delle elezioni, il 17 maggio, pochi giorni prima del comunicato. Il 14 e 15 aprile si era verifi-

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Ambulanza (anni ‘20)

crescita molto rallentata ma anche l’importante avvio dell’attività della sezione giovanile nel mese di settembre. Quell’anno e il successivo segnarono anche una relativa espansione dei servizi, condotta grazie alla collaborazione con l’amministrazione comunale socialista, che garantì un aiuto diretto ed indiretto alla società laica26. Le elezioni per il rinnovo delle cariche sociali del marzo 1922 rappresentarono probabilmente il punto di arrivo della grande espansione sino ad allora vissuta, con la nomina, sulla base di una lista unica, di un nuovo consiglio che vedeva alla presidenza la figura di un medico, il dottor Alfonso Casella, e alla vicepresidenza, come abbiamo già segnalato, l’esponente della FIOM Aldolfo Minghi. Pochi giorni prima, a rivendicare un ruolo di primo piano, sancendo anche una posizione di responsabilità ed una funzione “di governo” della classe, “La parola dei socialisti” segnalava l’apertura di una sottoscrizione fra gli operai della Metallurgica a favore della SVS, in risposta alla mancata concessione sovrana della consueta annua oblazione per il sodalizio27. Scaturita probabilmente da una scelta prefettizia28, questa decisione aveva suscitato una forte conferma della identificazione dal basso nella Società, dei suoi stretti legami con alcuni settori operai che sembravano identificarla come istituzione in certo senso propria, luogo ove esercitare una specifica funzione civile. Nulla emerge in merito alla vicenda interna della SVS nel corso della primavera del 1922. mentre la presenza fascista in città di faceva più pesante, impedendo in pratica qualsiasi manifestazione politica o sindacale degli avversari. Va però ricordato come i funerali di lavoratori svoltisi in quel periodo si trasformassero in occasione (le uniche praticabili), in cui ciò poteva ancora verificarsi29. Ed è significativo, unica traccia di disponibile inverno, anche una deliberazione del Consiglio di amministrazione del 23 luglio, alla vigilia della “conquista” fascista, ribadisse l’assoluta apoliticità del sodalizio, vietato di collocare d’ora in poi vessilli sui feretri nei trasporti funebri30. Era il segno, sia pure larvato e coperto dalle reticenze di una stampa apertamente schierata, delle tensioni che toccavano anche la Società, imponendole, a quel punto, una grande cautela ed una sorta di ripiegamento su sé stessa. Suonava così quasi agghiacciante il laconico comunicato della Presidenza pubblicato il 4 agosto, dopo le dimissioni delle giunte comunale e provinciale e la grande manifestazione delle squadre fasciste in città, che aveva raccolto il plauso e la partecipazione di buona parte della classe dirigente locale. Vi si precisava:

Smentite che suonavano ovviamente sospette, sottolineando ai nostri occhi proprio il disagio e i tentativi di reazione che intendevano coprire. Caduto il solido referente rappresentato dall’amministrazione comunale socialista, ormai palesi e operanti gli orientamenti restauratori delle delle istituzioni e la delega da esse concessa al fascismo, si aprivano veri problemi di sopravvivenza per il sodalizio, pur sorretto da un solidissimo radicamento in città e da una tradizione di legami anche con le classi dirigenti. Nel clima difficilissimo di quelle giornate si segnala anche una “visita” ai locali della Società del marchese Perrone Campagni, capo delle squadre toscane, e “gentilmente invitato” secondo la compiaciuta cronaca della “Gazzetta Livornese”. Accolto dal presidente e da altri “numerosi” membri del direttivo, egli avrebbe espresso apprezzamento per l’opera “altamente umanitaria e benefica” dell’associazione, apponendo la sua firma sull’album d’onore con una “frase gentile”, lasciando persino un’offerta32. Era la minacciosa affermazione di un potere che si instaurava, e ribadiva la sua presa normalizzatrice su un’area che appariva ancora, nonostante tutto, ribelle. Una difficile crisi interna dovette aprirsi a quel punto nel sodalizio, che vide probabilmente le dimissioni di parte del direttivo e l’assunzione provvisoria della presidenza, in vista di nuove elezioni, da parte di Adolfo Chayes, figura di notabile dal prestigio inattaccabile anche dall’esterno33. Sotto la sua guida proseguì il tentativo di salvaguardare l’autonomia del sodalizio attraverso il richiamo ad una conclamata neutralità politica, che iniziava ad essere associata anche al passato di benemerenze patriottiche attribuite ad una parte significativa della Società e delle sue tradizioni: era infatti quello il canale di legittimazione per l’unica opposizione al fascismo tollerata in città, quella repubblicana. Poche settimane dopo la marcia su Roma, un’assemblea generale straor-

Che aderendo volentieri all’invito del marchese Perrone, la Presidenza ordinò l’esposizione del tricolore. Che nessun fenomeno per questo fatto si è verificato fra gli iscritti all’Associazione. Che nessuna richiesta di adunanza generale è stata presentata31. 41


1923 Camera ardente di Lumbroso

Squadra al concorso nazionale di Prato

dinaria emetteva un comunicato impensabile tre anni prima, che lascia trasparire sia la pressione che gravava sull’associazione, sia l’intento di salvaguardarla. L’assemblea: considerato che il vessillo della Patria è al di opra di tutti i partiti unanime approva la proposta del Consiglio di Amministrazione di mettere il nastro tricolore alla bandiera sociale. Protesto contro l’erronea opinione secondo la quale gli ascritti alla Società Volontaria di Soccorso si valgono della loro veste di militi della carità per propagare idee sovversive. E rivendica di fronte alla cittadinanza l’opera sua durante 33 anni di vita assolutamente immune da atti politici, ma volta esclusivamente alla sua nobile missione di soccorso all’umanità sofferente34. L’anno seguente vide il tradursi di questa pressione politica in un tentativo di porre in atto le condizioni di un controllo più stretto del sodalizio. È questo, ci sembra, il significato della divisione netta che si produsse al momento del rinnovo delle cariche sociali, nel febbraio-marzo del 1923. A quella che appariva come una lista di “garanzia”, guidata dal Chayes affiancato in veste di Vicepresidente del medico dottor Fabiani, venne contrapposta, non sappiano per iniziativa di chi all’interno o all’esterno della Società, una lista capeggiata dal vecchio Presidente Mellini affiancato dall’avvocato Arnaldo Maccario. Repubblicano interventista quest’ultimo, causa vera del conflitto fu probabilmente proprio la figura del Mellini, che rappresentava, in quel momento, non tanto il notabile affezionato alla Società, quanto il rappresentate dell’indu-

stria siderurgica, protagonista di durissime vertenze con gli operai elbani prima della guerra e poi nel biennio rosso, fino all’autunno del 192135. Personaggio a quel punto ampiamente legato o identificabile col fascismo. È sintomatico di una combattività ancora salda che la partecipazione elettorale fosse molto alata (si ebbero più di 2700 votanti) e che la vittoria del Chayes con oltre 2000 preferenze risultasse schiacciante. I suffragi per la lista Mellini, confermati sostanzialmente anche l’anno successivo in clima di piena mobilitazione fascista - come vedremo - segnalano i limiti del consenso su cui, anche dopo la conquista del potere, il fascismo poteva contare nella Società pur paludando il proprio progetto di conquista dietro le liste “miste” e poggiando sulle divisioni presenti all’interno del corpo sociale. Poche settimane dopo - davvero puntualmente - si verificò un episodio rivelatore della tensione che circondava la Società, e delle intenzioni del fascismo locale di colpire anche quella che iniziava a proporsi come un opposizione vera, sia pure ammantata di benemerenze patriottiche, quale la repubblicana. Il 16 aprile venne infatti proibito dalla Prefettura lo svolgimento in forma pubblica del trasporto della salma di Giuseppe Lumbroso, il presidente repubblicano della SVS la cui morte in guerra aveva provocato i già ricordati incidenti nel 1919. La proibizione era dovuta al timore che la cerimonia si trasformasse in una manifestazione antifascista, ed era stata imposta dal fascio locale che attaccò comunque, con una spedizione imponente e violentissima, il gruppo di persone che si erano radunate per l’occasione. Ne sarebbero seguiti gravi scontri ed in serata si segnalò anche un attentato alla sede repubblicana. Il funerale venne effettuato all’alba ed in forma privata, nonostante le proteste del42


Squadra di soccorso a San Terenzio La Spezia

la Pubblica Assistenza e la rinunzia dei repubblicani a presenziare la cerimonia in forma ufficiale36. Sotto questa pressione la Società adottò provvedimenti che la inserivano appieno nel cerimoniale patriottico, accentuando la linea che abbiamo già indicato. Così il 28 maggio, la “Gazzetta Livornese” poteva riportare il deliberato dell’assemblea generale del sodalizio che, ribadiva ancora una volta e instancabilmente l’apoliticità dell’associazione, ricordava l’opera patriottica spiegata dalla Società attraverso il fraterno soccorso prestato a migliaia di feriti ed infermi delle guerre libica ed europea, [i 155 combattenti, i 70 morti, i feriti e mutilati e], a conferma del suo puro sentimento d’Italianità e del desiderio di rendere omaggio ai suoi numerosi caduti deliberava: a) di partecipare a quella manifestazione annuale che contempli ed unisca i due sentimenti, e cioé a quella del 4 novembre. b) di partecipare alle cerimonie per l’inaugurazione del parco della Rimembranza e del Monumento ai caduti in guerra. c) di promuovere una sottoscrizione fra i soci per il Monumento ai Caduti in guerra.

sì eletto di forzare la situazione chiedendo, attraverso una assemblea, un ampliamento del mandato. Ne scaturì una lunga diatriba per la nomina di una commissione elettorale chiamata a compilare una lista unica di conciliazione in vista del nuovo voto e, l’effettivo presentarsi di due schieramenti capeggiati l’uno dal Mellini, l’altro che indicava il dottor Fabiani alla presidenzza e la vice presidenza per l’avvcato Giorgio Ciampi, repubblicano, di posizione chiaramente antifascista, figura su cui erano confluiti molti voti socialisti nelle elezioni amministrative del 1923 per garantire la presenza di una minoranza nel consiglio comunale41. Solo in aprile fu possibile votare su una lista di compromesso, priva di personalità di primo piano, ma incidenti scoppiati durante le procedure per la nomina delle cariche sociali imposero l’intervento della Federazione nazionale delle Pubbliche Assistenze, con la costituzione di una commissione dotata di pieni poteri, che comprendesse le varie tendenze. La componevano l’ex riformista Ezio Foraboschi, figura di prestigio anche se ormai pienamente allineata al fascismo, l’avvocato Giorgio Campi e l’avvocato Arlando Maccario42. Questi nomi sarebbero stati alla testa della lista unica presentata dalla commissione elettorale del marzo dell’anno successivo, quando ormai Foraboschi si dichiarava soddisfatto di aver portato a cessazione i “momentanei dissensi” interni. Ma un consuntivo di parte fascista della situazione raggiunta al quel momento, offriva un quadro che, pur nel formale adeguamento del sodalizio alle esigenze imposte dal contesto politico ormai consolidato, risultava ancora in buona parte non assimilato:

Sotto la cappa che tale contesto imponeva, tra la fine del 1923 e i primi mesi del 1924 fu messo in atto, ed in forma massiccia, il tentativo di porre finalmente la Società sotto controllo. Il Consiglio eletto a marzo fu posto in crisi con motivi pretestuosi sulla base pare - dell’accusa di voler coprire con la costituzione di un Plotone Ciclistico una sottosezione politicamente connotata37. In realtà incisero anche alcuni gravi scontri verificatisi nel mese di ottobre tra militi della SVS e fratelli della Misericordia, cui parteciparono direttamente anche squadre fasciste, con aperto spirito di vendetta e cercando di operare quella irruzione nella sede sociale che non era riuscita nel corso degli incidenti per il trasporto della salma dell’avvocato Lumbruso38. Le consultazione che venivano a quel punto indette dovevano nominare un consiglio destinato a restare in carica solo fino alla data delle elezioni ordinarie, fissata per il mese di marzo. L’interesse fascista per l’operazione era chiarito da un comunicato del segretario del fascio, Giannini, pubblicato sulla stampa, in cui si condannava come atto d’indisciplina fascista l’astenersi dal voto senza giustificato motivo39. L’unica lista presentata in quel caso aveva del resto uno spiccato segno politico, con il Mellini come Presidente, ed accanto all’avvocato Maccario, Vicepresidente, altri consiglieri fascisti come Carlo Severini (segretario sindacale) e l’avvocato Livio Porcelli; segretario agli atti era poi il tenente Primo Morgantini, segretario della sezione Arditi. L’esito del voto, scontato, vide però una partecipazione notevolmente bassa, con soli 8000 votanti40. La presidenza uscente impedì al direttivo co-

Nella Società Volontaria di Soccorso, forte di oltre settemila soci, il lavoro di penetrazione dei fascisti è stato nullo ed alle elezioni svoltesi pochi giorno or sono, tranne il Presidente, nessun altro fascista è stato eletto. 43


1922 Squadre miste di soccorso per l’esplosione della polveriera del Forte di Falconara a La Spezia (3 ottobre). I militi della SVS hanno il bracciale bianco, i fratelli della Misericordia il bracciale scuro; gli uomini con l’elmetto sono i “nazionalisti”

Si noti però che l’elezione del Presidente non è dovuta alla sua qualità di fascista, ma alla sua posizione personale43.

presentanti delle autorità] è la prova migliore che dei nostri sentimenti nazionali e patriottici nessuno mai dubitò44.

Ancora il 1º ottobre di quell’anno, il quotidiano locale avrebbe così dovuto segnalare l’esecuzione di una vasta perquisizione da parte di agenti di polizia presso la sede della SVS, con il sequestro di alcuni opuscoli di propaganda comunista. A fronte di tale pericolosa scoperta, il Presidente Foraboschi si impegnava in un’opera di riconversione dell’identità dell’associazione, ben evidenziata nei suoi contenuti di monito interno, e garanzia esterna, dal discorso tenuto nel corso di una cerimonia ufficiale, alla presenza delle autorità, nel mese di novembre.

In effetti, dopo l’esito non del tutto soddisfacente, dal punto di vista governativo, delle elezioni sociali di primavera, proprio all’abilità ed al prestigio di Foraboschi si affidava il Prefetto nelle rassicurazioni inviate in proposito alla direzione generale di Pubblica Sicurezza, in cui si scriveva che la Società Volontaria di Soccorso dà molto a sperare per l’elezione del nuovo Presidente che è persona di molto tatto e che meglio di ogni altro può svolgere un lavoro di penetrazione fascista45. Figura esemplare ed interessante per la sua parabola politica, certo meritevole di uno specifico studio, quella del Foraboschi, che portava al regime la dote di una lunga milizia negli organismi operai46, si faceva garante dell’adattamento della Società entro le strutture dello stato fascista. Ma alla sua rassicurante presenza si sarebbe dovuta affiancare una continua e significativa vigilanza degli organi di polizia verso una struttura dalla tradizione infida, una sorta di campione, per noi, di quell’universo popolare che sarebbe risultato di difficile conquista per il regime. Tanto che ai meccanismi di “garanzia” consentiti dalla mediazione del tradizionale notabilato si sarebbero affiancati costantemente quelli del vigile controllo di polizia e, in breve tempo, attraverso una lunga gestione commissariale, nuove norme statutarie che riducevano ai minimi termini gli spazi tradizionali della democrazia interna.

La Società Volontaria di Soccorso non chiede ai suoi militi quale sia la loro fede religiosa o politica, e nell’adempimento dei doveri che le derivano dallo scopo per il quale sorse, essa è apolitica. Ma occorre intendersi bene: il suo apoliticismo è e deve essere inquadrato nelle istituzioni nazionali e nella devozione alla Patria. Devozione assoluta fino al sacrificio della vita, per difenderla e per renderla sempre più rispettata e più grande nel mondo. Chi non sente tale devozione non può essere buon cittadino; chi non sente in sé l’ardente passione della Patria è fuori dalla civiltà. Tali i nostri sentimenti sempre altamente manifestati. La vostra numerosa presenza o signori [rivolgendosi ai rap-

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5. Gli anni del regime

Gruppo ciclistico (anni ‘20). Al centro della seconda fila, in borghese, Gino Toaff.

del fascismo. Un punto di riferimento ed un luogo di incontro per una tradizione che si mantenne attraverso i legami e le forme di autoriconoscimento di una grande parte dei soci, anche se non pare che divenisse mai terreno di vera e propria attività politica antifascista di carattere cospirativo. Il 1936 risulta un anno di transizione dopo i tumultuosi eventi del periodo precedente. In un contesto generale che vedeva il definirsi del regime come tale, anche attraverso un nuovo quadro normativo, vennero varate tra le altre alcune norme restrittive relative alle “Istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza”3, solo anticipatrici dei più drastici provvedimenti del 1930 che avrebbero decretato di fatto la morte di molte pubbliche assistenze. La SVS di Livorno, per il suo consolidato riconoscimento giuridico, non venne toccata da tali interventi mentre l’attività ufficiale del sodalizio, al di là delle funzioni di soccorso, appare decisamente incanalata secondo il processo di normalizzazione già avviato. La stampa ce ne può offrire così un’immagine di ormai solida acquisizione al campo “nazionale”, conquista significativa in occasione del 20 settembre vide dunque l’enfatizzata partecipazione del Plotone ciclistico e della Sezione giovanile, mentre il quotidiano locale, poteva chiudere la cronaca in chiave pienamente tranquillizzante. La cittadinanza segue con simpatia il nuovo indirizzo che i dirigenti danno al sodalizio, ispirato a sentimenti di vera filantropia non disgiunta da sano patriottismo4.

È difficile seguire la vicenda della Società, ed il percorso collettivo dei suoi soci, attraverso gli anni in cui il regime fascista, definite le proprie strutture istituzionali, perseguì una linea di accentuato controllo della società civile e delle associazioni sopravvissute al suo avvento1. Le fonti primarie risultano infatti, anche in questo caso, assai scarse e soprattutto reticenti, mentre la stampa appiattisce il volto della Società Volontaria di Soccorso sull’orizzonte delle attività sociali ormai soggetto al pieno controllo del regime. Non mancano però elementi che consentono alcune, sia pur sommarie, considerazioni, aprendo squarci di un certo interesse sullo stesso panorama livornese di quegli anni. Un terreno quest’ultimo che è stato oggetto di pochi studi approfonditi, in parte rivolti a sondare proprio quel mondo “popolare” e ribelle che aveva trovato un solido riferimento ed un terreno di crescita nella SVS2. Accanto al quadro istituzionale degli sviluppi dell’associazione, potremo toccare così, sia pure in maniera indiretta e sommaria, anche il problema del rapporto tra regime e masse popolari, del ruolo che in questo contesto riscoprì una associazione radicata e dalla forte tradizione come la SVS. Essa ci appare in sintesi - e certo il tema si offrirebbe a ben altri approfondimenti - come uno spazio conteso che il regime non abolì né seppe però conquistare a sé, e dove, sia pure sotto l’attendo controllo dell’autorità, si mantennero legami di solidarietà e riferimenti di identità estranei ed in buona sostanza oppositivi all’intervento disciplinatore

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nella seconda metà degli anni Trenta, attribuito agli avanguardisti della G.I.L. ed in un contesto di mobilitazione bellicista, i compiti di supporto alle organizzazioni locali di soccorso che l’antica Sezione aveva, sia pure in tutt’altra prospettiva, anticipato10. Su un piano più generale, a tale sensibile flessione della base associativa contribuì certo anche il clima diverso in cui la Società si trovò ad operare, ed il quadro istituzionale del sodalizio che proprio all’inizio del 1927 vide i primi passi di una sostanziale trasformazione in senso autoritario. Un importante scambio di comunicazioni tra presidenza dalla SVS, Prefetto e Podestà in merito alle modificazioni da apportare allo Statuto sociale si era avviato all’inizio dell’anno a partire da una iniziativa del rappresentante del Governo, che aveva riscontrato dal Presidente della Società Foraboschi l’impossibilità di addivenire a riforme dello Statuto vigente dell’istituzione, per metterla meglio in armonia con le esigenze odierne. Così, con decreto del 12 marzo, il Prefetto nominava una commissione composta dallo stesso Foraboschi, da Carlo Severini, Livio Avellino, Ottorino Giusti e Armando Versi col mandato di riferire nel più breve termine sulle riforme da apportare allo Statuto vigente allo scopo di rendere più proficua e meglio rispondente ai fini attuali e durevoli dell’assistenza l’azione della Società11. Ben al di là di tale eufemistica definizione dei criteri della trasformazione, l’intento era quello di intervenire in maniera radicale, operando modifiche che avrebbero imposto la nomina di un commissario ad hoc da parte del Ministero dell’Interno, visto che riforme relative alle “finalità dell’istruzione” erano statutariamente precluse alla stessa assemblea. Si riteneva dunque di dovere con forza reindirizzare l’impianto della Società, pur mantenendola in vita sociale - offrendo al contempo un quadro essenziale delle finalità del nuovo quadro istituzionale che veniva proposto. Accanto all’aumento delle tasse di ammissione e di quelle mensili in conformità a quanto già in vigore de facto, e ad un adeguamento delle norme per la validità delle assemblee all’accresciuto numero dei soci, si proponeva:

Tale clima avrebbe trovato conferma in un altro episodio significativo celebrato nel marzo del 1927 quando si svolsero, in forma solenni, i funerali per la morte di Vittor Ezio Marzocchini. La Società Volontaria di Soccorso rese onore all’antico Presidente repubblicano con il carro monumentale coperto dalla bandiera nazionale; al seguito un lungo corteo alla cui testa era il podestà, conte Marco Tonci Ottieri della Ciaia, destinato a patrocinare nei mesi successivi una radicale revisione dei meccanismi di democrazia interna che ancora, formalmente, governavano l’associazione. Se pure non si può escludere che nella partecipazione alla cerimonia da parte di alcuni si intendesse celebrare in quel modo un ancor vivo ideale repubblicano, e pur tenendo presente l’odor di fronda e di opposizione che circonda gli ultimi anni di vita del Marzocchini5, certo essa valorizzò sul piano ufficiale una parabola politica che dall’ispirazione originaria era giunta, attraverso l’interventismo e l’antisocialismo, al filofascismo, offrendo così una chiave di lettura nel segno della piena omologazione per la quarantennale vicenda dell’intera associazione6. Poche settimane dopo, rompendo una gelosa tradizione di almeno formale apoliticità, ed a sottolineare una ormai acquisita adesione della base sociale al regime, lo stesso quotidiano poteva descrivere una cerimonia tenuta presso la sede di Ardenza che era stata raggiunta dai soci in corteo, diretto dal cav. Livio Avellino, al suono degli inni fascisti e di allegre marce7. Se tale preteso quadro di adesione risulta in realtà, come vedremo più avanti, difficile da accogliere acriticamente, la vita associativa sembrò recuperare un certo dinamismo dopo la fase difficile attraversata e, almeno sulla base del quadro fornito dalla stampa, le attività sociali si mantennero vitali, con la prosecuzione dei corsi infermieri e con la nascita della nuova “Sezione nautica” destinata ad operare salvataggi in mare. Il corpo sociale però, dopo un lieve recupero degli ingressi nel corso del 1926 rispetto al 19258, vide una brusca caduta proprio nel 1927, quando i soci nuovi entrati passarono dai 472 dell’anno precedente a soli 222. Una tendenza che trovò conferma nel 1928 e nel 1929, con entrate rispettive di 183 e di 165 soli nuovi soci. Un flusso che tornava dunque al livello dei primi anni del secolo, quando la base sociale era di poco superiore al 15% di quella della fine degli anni '20. Un dato che, se va forse posto in relazione anche con l’andamento dei salari reali (ma non disponiamo di solidi elementi in proposito), è comunque un indice sicuro del contrarsi della vita associativa, della pressione del regime su di essa e probabilmente della concorrenza di altri organismi, Va sottolineato a questo proposito che la sezione giovanile, estremamente vitale sul piano associativo sin dalla sua nascita, venne cancellata di fatto, proprio in questa fase, per iniziativa delle autorità fasciste9, che potevano così eliminare un polo concorrente di attrazione e che avrebbe in seguito,

L’abolizione del mutuo soccorso, in quanto, malgrado fosse negli intendimenti dei fondatori della società di attuarlo, in effetto non ha mai funzionato per mancanza di mezzi, e quindi dato l’aumento del numero dei soci, non vi è la possibilità né ora né in avvenire di concedere sussidi perché le entrate sono appena sufficienti a coprire le spese. Di grande rilievo risultano soprattutto le modifiche proposte per gli organismi elettivi e di controllo, ed assai interessante la chiarezza delle motivazioni. Si suggeriva infatti: 46


1925 Squadra al concorso di Prato. Al centro il maestro Lugheri

che (che, per quanto trasferite da 1 a 3 anni, dovrebbero pure aver luogo) e deferirla, invece, al Prefetto od a quelle altre Autorità che Ella ritenesse opportuno delegare13.

La riduzione dei membri del Consiglio di Amministrazione da 14 a 5, per renderne più regolare il funzionamento e dargli la necessaria coesione. La nomina del Comandante, dei Vice Comandanti e delle Commissioni interne devoluta al Consiglio di Amministrazione, anzichè effettuarla col mezzo delle elezioni, e ciò allo scopo di rafforzare la disciplina e l’ossequio alla autorità del Consiglio di Amministrazione. La durata in carica del Consiglio di Amministrazione portata a tre anni, in luogo di uno, per dare alla Società la continuità dei criteri amministrativi e per evitare gl’inconvenienti dell’elettoralismo12.

Emergevano dunque intenti precisi, che risultavano indicativi però, per il rigore che li caratterizzava, anche di una situazione interna di non facile controllo e che cercheremo di delineare tra poco sebbene sulla base di elementi in gran parte indiretti. La procedura per la modifica dello Statuto si rivelò più lunga e laboriosa del previsto, e la Società visse sotto gestione commissariale, prima con la guida di Ezio Foraboschi, poi, fino all’autunno del 1931, sotto quella dell’avvocato Maccario. Il progetto avanzato si venne infatti intrecciando con l’obbligo imposto dal regime alla Società di assoggettarsi alle norme della legge del luglio 1890 sulle Opere Pie, richiedendone dunque il riconoscimento quale Ente Morale, per quanto l’associazione livornese godesse già di riconoscimento giuridico. Grazie ad esso la SVS evitò di subire la sorte della Società Laica di Soccorso di Ardenza e di altri analoghi sodalizi che, non riconosciuti giuridicamente, furono sciolti d’autorità vedendo destinate le loro attività primordiali e i mezzi di soccorso alla Croce Rossa, che avrebbe dovuto sostituirsi ad essi nei compiti sino ad allora assolti14. Il 25 maggio 1931 un decreto reale riconobbe la SVS quale Ente Morale, inquadrandola nella normativa sulle I.P.A.B. (istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza) e la Società potè riprendere nell’autunno la sua normale vita amministrativa, secondo un nuovo Statuto che appesantiva le già gravi proposte podestarili in merito alla soppressione dei meccanismi di democrazia interna. Il testo15 cancellava dalle sue battute iniziali tutti i riferimenti ideali, a carattere umanitario, che avevano contrassegnato anche

Il Consiglio aveva intanto sospeso le elezioni, che venivano rimandate all’entrata in vigore delle nuove norme statutarie. Tanto esplicita intenzionalità politica nella rottura dei tradizionali meccanismi della democrazia interna, in chiave di rigido allineamento alle direttive delle autorità e riduzione dei meccanismi elettivi, trovava una conferma assai cruda nella brutale e liquidatoria sbrigatività con cui il Podestà esprimeva il proprio parere sulle proposte così avanzate. Ritenutele “giuste e opportune” il conte Tonci aggiungeva: Mi permetto, però, richiamare l’attenzione della S.V.I. sul disposto degli articoli 34, 35, 36, 37, 38 e 39 concernenti le norme per l’elezione del Consiglio di Amministrazione, per esaminare se, una volta ridotto da 14 a 5 - secondo concezione fascista - il numero dei componenti del consiglio predetto, non convenga disciplinare fascisticamente anche la nomina dei cinque amministratori, sottraendola alle beghe elettoralisti47


1925 Squadra di militi con “mascotte”

Polizza di assicurazione

tà di intervenire nella convocazione del Consiglio di amministrazione. All’assemblea generale, di norma convocata una sola volta l’anno, spettava esclusivamente la nomina di due componenti del Consiglio di amministrazione e dei revisori dei conti, oltre alla deliberazione dei consuntivi ed alle modificazioni statutarie17. Era dunque il Consiglio di amministrazione, ristretto a soli cinque membri, il vero centro decisionale e propulsore della Società. Il Presidente era nominato dal Prefetto, fra i soci; accanto ai due consiglieri eletti dall’assemblea sedevano quello nominato dal Podestà e quello designato dal Presidente della Congregazione di carità. La durata delle cariche era estesa a quattro anni. Al Consiglio spettava l’amministrazione corrente, la generalità delle deliberazioni e le nomine delle cariche sociali, comprese quelle del Comando e del Consiglio di disciplina. Gli organismi che tradizionalmente avevano rappresentato l’espressione più diretta della base dei soci, per omogeneità di estrazione sociale e per il prestigio di cui si caricavano (e che richiedevano), venivano così trasformati radical-

il cauto Statuto del 1893. Escluso il mutuo soccorso, negli scopi si guardava all’assistenza nei “pubblici e privati infortuni”, al trasporto di morti, malati e feriti all’ospedale e a domicilio. Significativamente veniva però cancellata l’indicazione del trasporto “civile” dei morti al cimitero. Altrettanto significativamente scompariva l’obbligo di astensione dalle manifestazioni estranee agli scopi sociali, sanzione tacita dunque di una prassi celebrativa che abbiamo visto ormai consolidata. Interessante anche l’istituzione di una quarta categoria di soci, accanto agli assistenti, contribuenti e benemeriti, quella degli “allievi”, cui era concesso l’entrata dopo il sedicesimo anno di età. Un innalzamento significativo rispetto alla prassi dei primi anni Venti, che escludeva il fatto dal sodalizio gli affiliati all’O.N.B., secondo una linea di “conquista” omogenea a quanto operato in quegli stessi mesi del regime anche nei confronti delle associazioni cattoliche. Naturalmente centrali appaiono le norme che regolavano la vita interna, terreno in cui prendeva posto con ampi poteri l’autorità del governo come risulta sin dai primi articoli del nuovo Statuto, in cui era previsto che fra i possibili promotori dell’assemblea generale straordinaria, accanto al Presidente o ad un ventesimo dei soci, fosse il rappresentante del governo16, cui era data anche facol48


Un corso infermieri negli anni '30

fascismo, secondo criteri che avrebbero investito anche la Società Volontaria di Soccorso, coinvolgendola, soprattutto nella seconda metà del decennio e sia pure con ruolo subalterno rispetto ad altre istituzioni, nel pur effemero intento di costruzione del volto dei una “Italia imperiale”. Valida guida per noi in questo percorso, nel sostanziale silenzio o vuoto di informazione reale delle fonti a stampa, è costituita dai verbali del Consiglio di amministrazione con le poche carte che li accompagnano18. Certamente espressione di un volto ufficiale della Società dunque, ma utili per definire almeno una periodizzazione della vita interna e comunque in alcune circostanze eloquenti oltre il voluto, soprattutto se posti in relazione con quanto emerge, sia pure faticosamente, dalle altre scarse fonti a nostra disposizione. Su un piano generale la Società Volontaria di Soccorso, per quanto posta sulla via di un rinnovato e rigoroso inquadramento, non appare certo come una fra gli organismi posti in primo piano dal regime nel processo di mobilitazione e controllo delle masse. Essa appare cioè sia pure in contesto e rigoroso inquadramento, non appare certo come una fra gli organismi posti in primo piano dal regime nel processo di mobilitazione e controllo delle masse. Essa appare cioè, sia pure in un contesto di totale allineamento ufficiale (che si accentua a partire dal 1935) un corpo la cui continuità viene accettata dagli organi del regime solo alla luce del processo di normalizzazione forzata che abbiamo descritto in precedenza. ma

mente, mentre la durata della carica era mantenuta di un solo anno, con diritto di revoca immediata da parte del Consiglio di amministrazione qualora i designati non avessero dato soddisfacente prova. Ne dovevano emergere così organi di stretta osservanza, anche se, per il loro carattere di punti diretti di contatto con la base sociale, dovevano necessariamente essere affidati a figure che godessero, di fronte ai soci, di credito proprio. Si delineava, nel complesso, una struttura fortemente centralizzata sul piano delle decisioni, soggetta a forti controlli esterni e soprattutto limitata rigidamente nelle sue possibilità di espansione. Soggetta per questo alla concorrenza di altri organismi associativi, a partire dalle organizzazioni del Dopolavoro, che ne avrebbe impoverito la base, la SVS avrebbe però mantenuto i suoi connotati di terreno di identità, e luogo di una sociabilità popolare che conservava forti caratteri oppositivi, sia pure solo raramente espliciti e sempre soggetti a sorveglianza. Un universo di cui emergeranno alcuni tratti attraverso gli squarci aperti dai pochi documenti disponibili e da alcune testimonianze, nella ormai allineata vicenda dei vertici societari durante il decennio che avrebbe condotto l’Italia alla guerra. Gli anni Trenta, con il definirsi dei connotati del “regime reazionario di massa” volto ad una capillare operazione di controllo/attivazione dei singoli e delle istituzioni , segnarono un relativo salto di qualità nella politica di gestione del potere interno del 49


1936 13 luglio: Convegno sportivo allo stadio Ciano

per quanto concerneva la sostanza e le forme di autoriconoscimento reciproco di soci, che numerosi segnali lascino in effetti intravedere come assai poco allineati. Forme di discriminazione politica, anche se di peso minore rispetto a quanto avvenuto per Benifei e perciò ovviamente tanto più significative, si ritrovano anche in altre circostanze, come la risposta negativa all’istanza avanzata da Eugenio Filippi per la sua riammissione nella Società, che veniva motivato proprio sulla base die precedenti politici del richiedente segnalati al consigliere Avellino dalla Polizia22. Così lo stesso Benifei rammenta di aver mantenuto rapporti assai stretti con molti soci della SVS anche dopo la sua espulsione, conservando quei legami il carattere di punto di riferimento essenziale, di luogo di solidarietà comune, che gli aveva ispirati in precedenza. Un comune sentire che aveva caratterizzato anche i rapporti meno espliciti sul piano politico ma sempre forti, tenuti con i compagni in servizio, la squadra di notte - ricorda - era il mondo più vicino -. E potrà elencare ancora i nomi dei numerosi soci del sodalizio, colpiti dai rigori della polizia (Frangioni, Vivaldi, Martelli, accanto al fratello Eros)23. Altro caso significativo è del resto costituito dalla vicenda di uno degli autisti della società, Guido Guarnieri, assunto nel 1926 dopo essere stato licenziato dalle Ferrovie dello Stato per motivi politici, trovando così nel sodalizio una collocazione relativamente “appartata” e protetta di fronte all’affermazione del fascismo24. Testimonianze ed eventi che, intrecciandosi tra loro o ad altri elementi che emergono dalla documentazione, lasciano intravedere un universo non conquistato alla presenza disciplinante del regime, ed anzi, in taluni casi, come vedremo, terreno per il manifestarsi di forme più o meno aperte di opposizione, confermate dalla sorveglianza attenta che circondava la società e seguiva anche i suoi vertici. Lo stesso Presidente dei primi anni Trenta, avvocato Arnaldo Maccario, che abbiamo visto protagonista e garante nel processo di normalizzazione interna della Società accanto ad Ezio Foraboschi, si sarebbe visto oggetto infatti, a partire dal 1938, di una rinnovata attenzione da parte della locale Questura che ne disponeva la revisione della corrispondenza. L’attenzione nei suoi confronti aveva significativi precedenti. Proposto per una distinzione cavalleresca alla fine del 1930, il questore era stato infatti assai cauto a questo riguardo, alla luce del passato di repubblicano e massone del sorvegliato:

sempre con grandi cautele e sotto attenta sorveglianza. Eloquente la stessa prospettiva nella quale il Podestà poneva le sue pur convinte rassicurazioni al Prefetto, a supporto di una richiesta di sostegno dell’associazione, che vive ancora in regime commissariale, alla fine di ottobre dal 1930: La istituzione suddetta, che, invero, fu, in passato, un ambiente di sovversivismo, svolge ora, per merito precipuo del suo Commissario, Comm. Ezio Foraboschi, obiettiva e benefica attività secondo il suo fine di assistenza e secondo le direttive del Regime, meritando, a mio avviso, ogni incondizionato incoraggiamento ed appoggio19. A questo proposito vanno subito ricordate come estremamente significative le preoccupazione per presente “manifestazioni massoniche” in una camera ardente, che avevano provocato la convocazione d’urgenza del Consiglio di amministrazione il 21 maggio del 1932. Un episodio che, se da un lato apre uno spiraglio interessante su un aspetto “silenzioso” della vita interna della Società e dei contenuti che ad essa i soci conferivano, va posto anche in relazione con l’occhiuta sorveglianza che circondava in quegli anni un altro organismo laico, questa volta di stretta tradizione massonica, come la Società per la Cremazione di Livorno, che aveva avuto ed ancora teneva rapporti di contiguità fisica e ideale, con la stessa società Volontaria di Soccorso20. Così come densa di significati ci appare la sollecitudine con la quale si deliberava, il 21 dicembre dello stesso anno, la decadenza dalla sua qualità di socio di Garibaldo Benifei, condannato ad un anno di reclusione dal Tribunale Speciale21. Un dato che mi sembra renda evidente l’intento, e la necessità, per chi guidava allora la Società, di salvaguardare la recente fama di allineamento, fugando dubbi sui connotati della sua vita interna,

Da molto tempo non si interessa più di politica però tiene un contegno ambiguo si che non è dato stabilire se i sentimenti di simpatia verso il Regime che apparentemente dimostra sono o meno sinceri. Ciò anche in considerazione delle segnalazioni che lo avevano riguardato nel 1929: 50


1927 Il Gruppo nautico

mini che le avevano tenute sino a quel momento. Sotto la gestione dell’avvocato Maccario la Società dovette affrontare una pesante crisi finanziaria, evidente sin dal 1930-31 ma esplosa col 1932. Una adunanza straordinaria tenuta il 19 giugno di quell’anno segnalava infatti un deficit pesante di bilancio, legato ad un forte calo delle entrate e tale da imporre riduzioni del personale dipendente (con la rinunzia a rimpiazzare i posti rimasti vacanti), una richiesta di risoluzione dei salari e la realizzazione di un progetto di riduzione dei servizi d’urgenza con ambulanza, sulla base di un accordo con la Misericordia che limitasse anche le occasioni di scontro. L’accordo, che prevedeva la divisione della città in due zone di competenza delle singole istituzioni, fu stilato nell’agosto del 1933 ed entrò in vigore il 15 settembre di quell’anno. Interessante il fatto che fra le motivazioni adotte per la stipula dell’accordo di fosse anche la recrudescenza degli incidenti verificatisi negli ultimi tempi27, segnale che neanche il controllo del regime riusciva a frenare una permanente rivalità, che tendeva a caricarsi di significati politici tutt’altro che reconditi28. Significativo è anche il piano di rientro finanziario in riferimento alle entrate che non includeva l’ipotesi di un ampliamento della base sociale, ma solo la richiesta di un contributo straordinario da parte dei soci facoltosi e di quelli esentati dalle tasse mensili29. Questa crisi sembra confermare dunque il dato di progressivo impoverimento quantitativo della base del corpo sociale, la cui riduzione viene confermata da numerosi segnali. In primo luogo naturalmente, sia pure in mancanza di dati statistici precisi

Faceva parte del movimento massonico [...] e di altre organizzazione sovversivi [...] Si dice che spesso a lui si rivolgono elementi fuoriusciti a mezzo delle loro famiglie per avere notizie ecc. Da qualche lettera a lui pervenuta e in suo possesso potrebbero aversi elementi per rintracciare una linea di comunicazione che esisterebbe con i fuoriusciti attraverso alcuni naviganti che lavorano su di un piroscafo livornese di proprietà di un armatore locale25. Nel settembre del 1933 era però stato radiato dallo schedario politico: iscritto al fascio nel novembre del 1932, il suo ravvedimento è da ritenersi reale recitava la nota di commissariato relativa. Per quanto ormai pienamente inserito nel contesto delle istituzioni livornesi (era anche vice pretore, confermato nel 1934) e personaggio cui si riconosceva di godere larghe simpatie nella popolazione di questa città, poteva dunque ritornare, con relativa facilità e a pochi anni di distanza, nel campo di osservazione della Questura (anche a causa, probabilmente, delle sue origini razziali miste). Il profilo della vicenda della Società lungo il decennio è segnato da pochi passaggi essenziali e da alcuni significativi problemi. Entrato in vigore il nuovo Statuto, l’organismo direttivo, composto ormai da soli cinque membri26, passò dalla gestione commissariale a quella ordinaria, mantenendo nelle cariche sociali (comando, commissione di ammissione soci e consiglio di disciplina) gli uo-

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1928 Foto di gruppo del corso infermieri

to il corso infermieri mentre il 30 aprile 1934 si avanzava domanda che, in base alla nuova legge per l’esercizio delle arti ausiliari delle professioni sanitarie l’apposita scuola da istituirsi venisse tenuta nella Società. Sin dalla fine del 1931 inoltre, la SVS venne interessata dalla Prefettura alla propaganda per la protezione antiaerea, ed il Consiglio emanò disposizioni perché il medico sociale tenesse sull’argomento alcune lezioni riservati ai soci34. Non sappiano se l’iniziativa ebbe un seguito e fu consolidata; essa comunque anticipò una delle nuove funzioni che investirono la Società nella seconda parte del decennio, con il materializzarsi delle prospettive di guerra e l’attivazione da parte del regime di meccanismi e istituti di mobilitazione civile. Sostituito alla presidenza il Maccario con il cavalier Domenico Ottanelli nel corso del 193535, l’andamento della vita dell’associazione appare infatti progressivamente più assorbita dai rituali del regime. Il passato del nuovo Presidente, che aveva comandato la Milizia locale alle sue origini, mostrando particolare attenzione alla difficile “normalizzazione” interna della SVS, ne facevano figura pienamente omogenea a tali esigenze. Il 16 ottobre di quell’anno si deliberava così, in forma altisonante, la cessione delle medaglie commemorative della Società quale offerta di “oro alla patria” e sulla base di considerazioni eloquenti:

e certi, il numero delle nuove adesioni, ridotte a sole 91 tra ottobre 1931 e ottobre 1932, e calate a sole 39 unità nel 1933. Dunque poche decine di nuovi sogni ogni anno, dato confermato per l’intero decennio con la sola eccezione delle 132 entrate del 1935-36, connessa probabilmente alle facilitazioni cui accenneremo tra breve30. Un dato che si intreccia, oltre che alla ridotta capacità di attrazione della Società nel nuovo contesto politico, agli effetti della crisi economica a Livorno. Mentre infatti emerge una riduzione dei contributi delle aziende locali31 numerose risultano le richieste di dimissioni per motivi finanziari nel corso di questi mesi, mentre a partire da questo periodo, e per gli anni successivi, frequenti saranno le richieste dei soci premiati con le medaglie per particolare impegno nel servizio, di veder convertito in denaro il riconoscimento, in considerazione delle loro disagiate condizioni economiche. Alle dimissioni si aggiungevano poi i casi assai diffusi di morosità. Terminati infatti i lavori da parte della commissione preposta al problema, il 27 ottobre del 1932 venne deliberato di procedere alla radiazione dai ruoli di ben 720 soci morosi ( da uno a tre anni di contributi non corrisposti). Altra radiazione in blocco (di 66 soci) si ebbe il 7 luglio 1933, mentre 360 furono radiati per le medesime ragioni il 17 marzo del 1934. Un segnale indiretto della gravità della crisi, del suo orizzonte sociale e delle procedure attivate per il rientro da essa, ci viene offerto dalle considerazioni avanzate dal nuovo Presidente Ottanelli il quale, nella seduta del 6 novembre del 1935, sosteneva

Ritenuto che tutte le forze nazionali, strette in un fascio infrangibile intorno al Duce dell’Italia Nuova, convergono in un ultimo simultaneo sforzo alle mete di civiltà romana e di gloria del Duce stesso alla Patria segnate. Ritenuto che la Società Volontaria di Soccorso pure nelle ristrette del suo bilancio, intende di essere presente, come sempre, nell’ora suprema che l’Italia traversa.

che, dato il momento favorevole, poichè la massa operaia è quasi tutta occupata, sia il caso di adottare un provvedimento transitorio per indurre i numerosi soci radiati per morosità, a rientrare nell’associazione, concedendo loro qualche facilitazione per il pagamento del loro debito verso la Società32. Nella seduta del 30 dicembre si poteva così parlare di 50 soci rientrati e di un centinaio, in totale, disponibili a farlo in tempi brevi. I problemi di bilancio, tutti legati ad una sensibile diminuzione delle entrate e nonostante una politica di rigido controllo delle spese, sarebbero in realtà continuati anche con la nuova amministrazione e negli anni '37 e '38 ripresero le radiazioni in massa per morosità. Ad un impoverimento quantitativo sembrava associarsi una riduzione della spinta e delle motivazioni dei volontari, forse restii anche a partecipare ad attività ufficiali. È quanto sembra emergere, ad esempio, dalle considerazioni mosse nella seduta del 4 agosto 1933 a proposito della partecipazione della Società al convegno delle associazioni di pubblica assistenza a Prato (il 10 settembre), dopo anni che non veniva tenuto. Si riteneva opportuna una partecipazione attiva della Società anche per cercare di vincere l’apatia dei militi33. Poche sono in realtà le notizie sulle attività interne del sodalizio. Con certezza viene mantenu52


1930 Il corso infermieri 1929-1930

1934 12 agosto: Plotone ciclistico

A segnare il clima di mobilitazione della Società, nelle riunioni di Consiglio il tenente Armando Versi, da tempo lontano dalla reale conduzione della Società, veniva considerato assente giustificato quale “volontario in Africa Orientale”, mentre alla stessa data veniva respinta, come già ricordato, la domanda di riammissione presentata da Garibaldo Benifei. Il 4 novembre del resto, il nuovo Presidente aveva tenuto una commemorazione della vittoria nella sede sociale ad una “numerosa rappresentanza dei militi” che aveva partecipato al corteo ufficiale cittadino. Il 16 novembre, in una seduta straordinaria, si deliberava l’affissione nella sede sociale della lista degli stati sanzionisti, stabilendo al contempo, per motivi economici che scontavano soprattutto gli intenti propagandistici del regime, il rientro in funzione dei carri lettiga a mano dando al provvedimento il carattere di adesione alle direttive del Governo, nel senso di attuare le economie possibili per evitare il mandare oro all’estero. Ampia appare la disponibilità della Società alle esigenze di parata, con la partecipazione, ad esempio, di cinque automezzi alla manifestazione per le celebrazioni del 28 ottobre 1936, in un ardente clima imperiale. Il pieno inserimento nel meccanismo del regime sembra del resto confermato, all’inizio del 1937, dalla concessione da parte del Ministero dell’Interno di un sussidio alla Società di L. 5.000 destinato a perpetuarsi negli anni seguenti36. In questo contesto, anche se con più evidenti legami alle specifiche funzioni della SVS, può essere collocata anche la partecipazione di squadre di volontari alle esercitazioni di protezione antiaerea che, a partire dal dicembre 1936 - e nelle primavere degli anni dal 1937 al 1940 - videro impegnate le associazioni cittadine di soccorso, coordinate dalla Croce Rossa, in collaborazione con le autorità politiche e militari37. Secondo la formula utilizzata dalla Prefettura nel 1937, le

esercitazioni dovevano, fra l’altro ginnasticare alla disciplina di guerra la popolazione civile, risultando veramente utile scuola di addestramento cittadino ed efficace opera di propaganda38. La vita associativa appare in questi anni in gran parte soffocata, ed anche le sedute del Consiglio di amministrazione tendono a diradarsi per assumere la veste di semplice sede di ratifica di poche decisione assunte dagli organismi di controllo. Nel gennaio del 1939 verrà poi dispensato al servizio, in base alle leggi razziali, il segretario Gino Toaff, figura che rappresentava in un certo senso la continuità e la storia dell’istituzione, che aveva servito per 35 anni. Lo avrebbe sostituito - segnale anche questo di un forte deterioramento del tessuto interno all’associazione - Cesare Eugenio Pini che sebbene sprovvisto dei titoli di studio stabiliti dal regolamento amministrativo è un vecchio Fascista di provata fede e quindi meritevole di essere favorito39. Con la morte dell’Ottanelli la direzione della Società sarebbe passata direttamente a personaggi estranei al corpo sociale, con la nomina a Commissario prefettizio prima del generale Angelo Massirio (il 25 luglio 1939), poi del tenente colonello Amedeo Favati, destinata a guidare la Società, o quanto ne restava, attraverso la bufera della guerra, dall’estate del 1940 sino alla primavera del 1945. Segnale ed eco del peso che veniva avvertito dalla massa dei soci per questa evidente spoliazioni di significato del corpo sociale e degli organi istituzionali della Società, in certo senso punto di attivo di un percorso che risaliva almeno alla modifica dello Statuto del 1927, era l’espulsione di Macchiavello Macchi avvenuta il 2 ottobre 1941, perché il milite aveva sospeso il pagamento della tassa sociale dichiarando di volersi astenere dal farlo fin tanto che l’umanitaria associazione sarà diretta e gestita da estranei all’associazione stessa quale, in effetti, il Favati era40. 53


Squadra di militi a La Spezia

in cui sia fatto rilevare che solo il Consiglio di Amministrazione è giudice competente per l’accoglimento di domande o petizioni, e che per conseguenza da ora in avanti tutte le domande interessanti un singolo che portassero le firme di altri soci verrebbero senz’altro passate agli atti. Proprio all’indomani del 25 luglio 1943 tali istanze avrebbero trovato modo di esprimersi in maniera significativa, colpendo direttamente il segretario Pini. Sfollato a Navacchio, ed a Livorno la mattina del 30 luglio per motivi di lavoro egli sarebbe stato aggredito da un gruppo di persone perché “riconosciuto per fascista” ed avrebbe poi rassegnato le dimissioni dalla carica di segretario della SVS con espressioni per noi rivelatrici di un clima complessivo: [...] lei capisce Sig. Colonnello come non mi sia possibile vivere in un ambiente come quello della Società, che pure nei tempi passati era tutt’altro che favorevole al Regime fascista. Vi sono è vero degli elementi ragionevoli i quali non infierirebbero contro una persona per il solo fatto di essere stato iscritto da vecchia data al disciolto Partito, ma vi sono pure colore che non fanno distinzioni41. E ancora pochi giorno dopo precisava: Le mie condizioni di salute sono alquanto buone, se non che a mezzo di persona amica sono potuto venire a conoscenza che lì in Società persone dell’ambiente sono in attesa della mia venuta per fare un’altra bravata e vanno a vedere in ufficio due o tre volte al giorno. È significativo del resto che in molte circostanze, nel corso di questi anni, vengano segnalate vere e proprie petizione al Consiglio di amministrazione, o al commissario prefettizio in carica, allo scopo di ottenere specifiche deliberazioni, soprattutto relative alle cariche sociali ed alle funzioni interne. Richieste di nomina, reintegrazione o altro che segnalano incontestabilmente l’esigenza della base sociale più attiva di far conoscere le propri istanze affermando, in talune circostanze, la propria autorità e legittimità se non vera “zona”, sia pure limitata, di sovranità. Non a caso, proprio alcune di queste istanze e la consuetudine nel suo insieme, venivano apertamente respinte come forma di indisciplina. Secondo il verbale del 21 febbraio 1932, di fronte alla richiesta di reintegrazione nel grado di un caposquadra

Il divario di cui il Pini finiva per essere vittima, più per quello che rappresentava che per particolari atti compiuti, si era alimentato lungo il ventennio, attraverso una sorta di dualismo - se non di poteri almeno sul piano dell’identità sociale della SVS - tra Consiglio di amministrazione e Comando, o altri organismi più vicini per composizione alla massa dei soci. Quelle figure notabilari che aveva rappresentato funzioni di garanzia durante il fascismo, guidando l’istituzione sin dentro il regime e consentendone la sopravvivenza pur nel quadro di meccanismi che ne avevano soffocato la dialettica interna, perdevano definitivamente, di fronte alla crisi aperta dalla guerra, il ruolo che aveva segnato una intera lunga fase di vita dell’associazione a partire dall’età giolittiana. Sarà proprio questo ruolo di tutela ad essere individuato chiaramente - e rifiutato - nel corso delle prime assemblee della ricostruzione che, guerra ancora durante, segnavano l’apertura di una fase nuova e la nascita di un nuovo gruppo dirigente.

il Presidente osserva che la domanda del C.S. [...] è appoggiata dalle firme di vari capi squadra, e che ciò è diventato ormai un abuso deplorevole, propone di affiggere una ordinanza 54


6. Gli uomini e gli anni della ricostruzione

sai deprivata anche dell’arredamento interno in ogni reparto della sede sociale4.

Le condizioni della Società erano andate rapidamente declinando nel corso del conflitto, e con esse la sua capacità operativa reale nel campo del soccorso. Una relazione del 14 dicembre del 1942 ci offre il quadro rivelatore di una situazione già critica, destinata a precipitare nel giro di pochi mesi, con l’inizio dei bombardamenti che produsse un radicale sfollamento, della vita del sodalizio. Il numero dei soci risultava allori a 848 uomini e 155 donne, e fra gli uomini, in buona parte richiamati alle armi o in età avanzata, quelli disponibili erano stimati in circa 200. Il parco ambulanze era ormai quasi inservibile, per l’usura delle due macchine rimaste e l’assenza di parti di ricambio e di gomme1. La sede sociale era stata già in parte occupata da unità militari, a partire dal gennaio del 1942. Nel gennaio del 1943 essa dovette poi ospitare reparti tedeschi, che operarono asportazioni e distruzioni, proseguire anche in periodo di occupazione, nel 1944, quando ormai la Società si era provvisoriamente spostata in via Salvini, presso lo stabile dell’ex lanificio Bedarida2. Dopo il primo grande bombardamento del 28 maggio 1943, con la città svuotata dallo sfollamento, la storica sede di via San Giovanni venne inclusa nella “zona nera”, interdetta alla popolazione in quanto possibile obiettivo di attacchi dal cielo. Il palazzo subì danni di un certo rilievo che avrebbero richiesto un severo sforzo di ricostruzione con la cessazione delle ostilità. A tali difficoltà si aggiungeva una situazione economica critica, tale da far paventare al Commissario prefettizio la “messa in mora” dell’associazione per la pratica impossibile di attingere alle normali vie di finanziamento (dalle quote sociali alla pubblica questura)3. Rimasto in carica attraverso i “45 giorni” ed il periodo dell’occupazione tedesca, il colonnello Favati mantenne il suo ruolo, secondo una piena continuità funzionariale, anche nei mesi successivi alla liberazione della città, avvenuta il 19 luglio del 1944. L’11 novembre di quell’anno, in uno dei suoi ultimi atti ufficiali, e con toni forse involontariamente epici, egli poteva tracciare un quadro degli anni difficili della suo conduzione scrivendo:

Egli riteneva dunque di doversi rivolgere all’aiuto del governo, perché l’appello di cui si era fatto promuovere “un gruppo di volenterosi e lodevoli soci”, pur raccolto dalle istituzioni locali, non appariva sufficiente a sostenere lo sforzo di ricostruzione. Ma proprio a quel gruppo “di volenterosi e meritevoli soci” converrà, in sede di considerazioni finali, volgere lo sguardo, per cogliere le componenti, l’ispirazione ed i protagonisti di una rinascita che appare tanto rapida quanto densa di significati. Il 6 settembre 1944 si riunivano nella sede provvisoria di Via Salvini sette soci, molti dei quali con passo significativo all’interno e fuori della Società. Erano Adolfo Minghi, dirigente della FIOM nell’occupazione delle fabbriche ed ex Vicepresidente del sodalizio, esponente socialista e sindacale di grande prestigio; Alvaro Lascialfari, che aveva spesso ricoperto cariche sociali prima del fascismo; e poi Leonello Agretti, Aldo Chidini, Garibaldo Benifei, Ugo Colomacchi e Guido Guarnieri, quest’ultimo impiegato ormai tuttofare, che aveva portato in salvo i pochi materiali e documenti rimasti. In quella sede, fatto il punto della situazione, venne posto subito il problema di riprendere un sia pur ridotto servizio di pronto soccorso, mettendo in efficenza l’ultima ambulanza utilizzabile rimasta5. La seconda riunione, il 17 settembre, vide la partecipazione di diciassette soci, fra i quali, accanto ai primi già citati, vanno ricordati l’ex Comandante repubblicano, Spartaco Pepi, Urbino Guedri, dirigente sindacale e socialista e soprattutto Amleto Lemmi, comunista, in quei mesi segretario della Camera del Lavoro alla sua ripresa. Fin dalle prime battute dunque, emergeva un impegno deciso e marcato del movimento dei lavoratori, presenti con le sue figure di spicco, allo sforzo della ricostruzione, con l’intento di restituire all’associazione i suoi compiti originari in stretta corrispondenza con le esigenze di una città molto segnata dalla guerra. La sollecitudine che caratterizzava l’impegno di quegli uomini segnala anzi il significato a suo modo simbolico che assumeva la rinascita della Società Volontaria di Soccorso per il mondo popolare livornese, che recuperava, anche attraverso di essa, una funzione civile di primo piano. La rinascita del sodalizio ed i valori che incarnava rappresentavano infatti una forma attiva di riscatto dalla guerra e dal fascismo, guidata dalla consapevolezza di poter assumere, su un piano generale, una funzione dirigente mai, sin da allora, così prossima a venire riconosciuta. Non a caso la figura di primo piano in questa fase fu proprio quella di Adolfo Minghi, che rappresentava con la sua stessa storia personale, il “biennio rosso”, e la breve fase del Comune socialista, che aveva segnato l’apice dello sviluppo, oltre che un momento di potenziale trasformazione, della Società.

[...] le disastrose condizioni economiche e finanziarie della Società in dipendenza della malaugurata guerra attuale, per la quale vennero a mancare alla Istituzione da circa un anno tutti i proventi da cui traeva i mezzi per la sua esistenza ad incominciare dal contributo dei propri soci costretti a sfollare prima ed a evacuare poi dalla città per esigenze militari dirigendosi per disparati e sconosciuti luoghi, e dovette subire inoltre gravi [...] danneggiamenti dalle truppe tedesche malgrado le proteste dello scrivente per la cui la nostra società rimase priva, pressocchè totalmente dei propri mezzi sia automobilistici sia a trazione animale e a mano ed as55



Erano questi il senso profondo ed i riferimenti che sorreggevano le parole con cui Minghi apriva la prima assemblea generale dei soci il 18 settembre, in cui, secondo lo scarno resoconto dei verbali, egli esprimeva il proposito di ricostituire [la Società] bella e ancor più bella di prima, con la forza di volontà dei lavoratori6. Alla consapevolezza di una storia dalle profonde radici, si ancorava il senso di un futuro possibile. Ancora più esplicito sarebbe stato lo stesso Minghi nella grande assemblea del 19 novembre nella quale, di fronte ad oltre duecento soci, egli:

in quel momento perfettamente proponibili per un ricambio della classe dirigente. Al di là di una certa vena di populismo, inevitabile e comprensibile in quei frangenti, era questo il senso del dibattito, svoltosi nell’assemblea generale che chiudeva quell’anno terribile, intorno alla lista di nomi da presentare al Prefetto per la nomina del nuovo Presidente (secondo le norme ancora, e per molti lustri, vigenti). La commissione incaricata aveva presentato i nominativi di Aldolfo Minghi, Aldo Chidini, e degli avvocati Diaz, Campi e Bassano, suscitando un confronto denso di significati:

con efficaci parole svolge il Tema Sociale nel suo vero colore proletario e si cattiva la simpatia di tutta l’assemblea ed è interrotto varie volte da poderosi applausi. Eccita la volontà di tutti coloro che vorranno lottare per la rinascita dell’Istituzione, spiega che le elargizioni a favore della Società esprimono una nuova era di Libertà e una forza nuova di popolo che sente rinascere il desiderio di ritornare ai tempi belli nei quali (anno 1921-22) si era raggiunto un numero di oltre 9000 soci. La Società non era morta negli anni seguenti del fascismo, i soci erano allontanati per ragioni ovvie a spiegarsi, ma stavano di vedetta ed oggi, stroncato il Nazifascismo v’è in loro il risveglio che porterà di nuovo l’Istituzione alle glorie del passato7.

appena letti i nomi il Guedri chiede la parola e domanda che la rosa dei nomi sia soltanto di operai o impiegati e non Avvocati o Dottori perché chi dovrà dirigere l’Istituzione deve e può essere un Operaio qualunque. Il Minghi si associa e dimostra che in Adunanza non vi è neppure un avvocato e che a tutte le Adunanze quegli elementi non vi hanno mai partecipato e che un operaio o impiegato tipo esempio Lascialfari possono meglio d’ogni altra persona tirare su le sorti dell’Associazione e fare da Presidente in essa. Chiede la parola il Guarnieri quale spiega che la Commissione aveva fatto i nomi di Avvocati e personalità nell’interesse dell’Istituzione in questi momenti un po’ difficili ed anche preoccupata della capacità a presiedere essendo la Società O. Pia e molte le pratiche legali per l’amministrazione di essa [...]9.

Gli faceva eco Urbino Guedri che sottolineava

Quello che l’assemblea avrebbe respinto con quest’ultima, in sè non irragionevole, posizione, era la tradizione di una guida affidata a figure di notabili, per quanto illuminati o aderenti, a quel punto, agli stessi partiti della sinistra. Era la funzione di tutela che tali figure avevano ricoperto nella storia dell’istituzione, e la veste in chiave autoritaria che essa aveva assunto col regime fascista ed il mutato assetto normativo da esso imposto, a divenire, a quel punto, improponibili. Una posizione che si intrecciava alla speranza di poter in breve mutare lo status della Società, per restituirla alle regole della democrazia interna e definire, all’interno di essa ma anche nell’intera società civile, nuovi assetti di potere. In questa chiave erano gli stessi criteri della rappresentatività e del prestigio a venire ridefiniti. Al tradizionale richiamo alla caratura, all’estrazione sociale ed allo status personale del notabile, portatori di relazioni sociali importanti e di contributi finanziari oltre che garanti, nei due sensi, nei rapporti con le autorità, si opponevano nuovi riferimenti di legittimazione ed un positivo intreccio di legami con la socieà civile che passava anche, e con funzione trainante, attraverso le organizzazioni del movimento operaio. Così il primo Presidente designato dal Prefetto nel 1945, dopo

la necessità di ritornare ai tempi belli ove i soci potevano eleggere i propri amministratori e dare all’Associazione la sua vera forma democratica principiando a nominare le varie Commissioni per il normale funzionamento della Società. Le continue elargizioni sono il contributo che danno [sic] il proletariato per dimostrare la Volontà di far rinascere l’Istituzione e portarla all’apice quale era prima del fascismo. L’istanza di allacciare le attese di rinnovamento del presente ad una tradizione radicata, allo scopo di ridefinire una identità nazionale positiva di fronte ad un dopoguerra che appariva insieme aperto e indefinito8, segna, su un piano generale, alcuni tratti del rapporto instaurato con la storia del paese dal più schietto spirito resistenziale. Tale istanza trova anche nella vicenda specifica della Società Volontaria di Soccorso solidi punti di riferimento. Il richiamo a quel luminoso passato prefascista non faceva altro, a ben vedere, che enfatizzare l’effettiva funzione di “scuola di democrazia” che la Società aveva svolto per lunghi anni, attraverso i suoi meccanismi interni, nell’universo popolare livornese, contribuendo a definire una identità ed un ruolo consapevoli, 57


Anni’40: foto di Livorno, ona di Via della Banca e Piazza Grande

Via della Banca dopo il bombardamento

zioso di una parte della memoria della associazione, il cui archivio era andato praticamente distrutto. La Società aveva sede provvisoria, dall’autunno del 1944, in via Verdi, ed era priva di mezzi automobilistici, ormai sostanzialmente inservibili nonostante gli sforzi profusi, peraltro vanamente, al fine di ottenere in qualche modo i pneumatici per una almeno delle vecchie ambulanze13. L’attività d’istituto riprese comunque con forza, integrandosi con le esigenze di un tessuto civile cittadino in via di ricostruzione. Fin dall’agosto del 1945 erano stati attivati gli ambulatori nella sede sociale provvisoria. Nel settembre di quell’anno si ebbe il primo intervento notevole, a parte la quotidiana opera di soccorso già parzialmente attiva, per l’impegno dei volontari in occasione del crollo di uno stabile in via Cairoli. Il 7 ottobre, con una manifestazione significativa, veniva inaugurata la ristrutturata sede in via Verdi ed avviato ufficialmente il servizio di autoambulanza grazie al dono di una Fiat 1100 da parte di un ufficiale americano, il capitano Stanley Beatty14. All’inizio del 1946 riprendeva l’attività il Plotone ciclistico da sempre simbolo dell’orgoglio associativo, organo di rappresentanza alle manifestazione ufficiali e notevole strumento di proselitismo. Ad un anno dalle prime semideserte riunioni, la Società poteva contare su circa 2000 soci, trovando particolare supporto in alcune organizzazioni operaie, a partire dalle maestranze del cantiere O.T.O. Ed era proprio sulla base di questi apporti, sia sul piano del nuovo afflusso di soci sia per il sostegno offerto alle singole iniziative del Comitato per la ricostruzione, che il sodalizio aveva potuto affrontare, nel corso di pochi mesi, gli oneri derivanti dal sostanziale azzeramento dei beni patrimoniali della Società. Un fatto tanto più notevole in considerazione sia delle condizioni estremamen-

la gestione commissariale, sarebbe stato proprio Adolfo Minghi, che nella sua qualità di dirigente sindacale ed esponente socialista di primo piano in sede locale ben rappresentava quei legami e la loro saldatura alla storia dell’associazione10. La Società Volontaria di Soccorso diveniva essa stessa, e con i suoi ideali di riferimento, arte di quell’ampio schieramento di rinnovamento che, affiancando alle organizzazioni sindacali la forza nuova dei partiti e dell’associazionismo popolare, rappresentava le vertebre di una società civile vivacissima che si muoveva dietro il tremolio delle istituzioni con l’intento, sia pure in parte destinato a rimanere deluso, di trasformarle11. Andava in questa medesima direzione, in quanto rivendicazione di una funzione civile e generale, la proposta avanzata dalla Società, nell’assemblea di fine anno di intervenire da subito, sia pure con mezzi ridotti, nell’organizzazione della protezione antiaerea che doveva rappresentare, oltre che un richiamo agli specifici scopi di soccorso del sodalizio, una manifestazione di civismo ed anche orgoglio dell’Istituzione e dei soci per la cittadinanza livornese. Poche tappe, nel giro di appena due anni dall’insediamento del nuovo Consiglio, scandirono i ritmi della ripresa. Sul piano operativo, una delle prime iniziative assunte nel corso delle riunioni del settembre 1944 fu la costituzione di una Commissione per i bisogni urgenti della Società, poi divenuta “Comitato per la ricostruzione”, che aveva il compito, attraverso iniziative di varia natura ed i rapporti con le istituzioni e le associazioni, di reperire i mezzi per la ripresa dell’attività. Le distruzioni e le perdite della Società, segnalate nel quadro descritto dal commissario prefettizio, erano effettivamente molto serie. Accanto ai danni alla struttura della sede di Via San Giovanni, che rimase occupata da reparti alleati sino al dicembre del 1945, si era avuto la perdita di gran parte di mobili e dell’attrezzatura, il cui inventario fu ricostruito dal segretario Toaff12, depositario pre58


1946 Manifesto delle celebrazioni

apparentemente effimero, di un costume così consolidato e sentito da radicarsi nel lessico, traducendo una delle immagini consegnateci per via naturale dalla memoria, perché capaci di sintetizzare, almeno in parte, le speranze e le attese che caratterizzarono una nuova fase aurorale, dotata di straordinaria vitalità.

te difficili della città nel suo complesso, sia dei principali referenti sociali del sodalizio. Accanto alle quote sociali, assolutamente insufficienti a fare fronte alle spese correnti, era divenuta norma di bilancio l’attivazione di altri meccanismi di raccolta (dalle fiere di beneficenza alla questua per singole finalità, ad altre iniziative ancora)15, alcuni dei quali, integrandosi alla socialità popolare cittadina, avrebbero rappresentato, nella memoria di molti, il simbolo del legame tra rinascita dell’associazione e speranze di un intero periodo. Già nella seduta del Consiglio di amministrazione del 29 dicembre del 1945 si era discusso del problema della derequisizione della sede sociale in via San Giovanni allo scopo di adibirla a trattenimenti che riuscirebbero molto profiqui al Comitato. Con la liberazione del palazzo, all’inizio del 1946, vennero svolte pratiche perché il genio civile si facesse carico delle necessarie riparazioni che vennero avviate nel mese di settembre per concludersi nel luglio del 1947. Sin dal mese di novembre del '46 il grande salone sociale sarebbe stato così adibito dal Comitato per la ricostruzione a periodici “trattenimenti danzanti” che, affiancati da un servizio bar, contribuirono in maniera incisiva a risollevare le sorti finanziarie del sodalizio, sorreggendo in buona parte le uscite per il ripristino dei beni mobiliari della Società, in vista del suo ritorno alla antica sede. Non senza un certo orgoglio, ed anche per rispondere a critiche e dubbi che forse tale impegno aveva suscitato, il Comandante Leonello Agretti, membro di rilievo del Comitato di ricostruzione, aveva steso una dettagliata relazione nel maggio del 1947 proprio per dimostrare quale utilità materiale abbia dato l’apertura della sala da ballo16 alla vigilia dell’inaugurazione ufficiale dello storico palazzo. Le riunioni settimanali che si sarebbero svolte per alcuni anni - suscitando talvolta polemiche velenose e vagamente bacchettone a proposito dei poco morigerati costumi che si pretendeva in qualche modo vi si manifestassero17 - avrebbero rappresentato però un momento significativo per la popolazione, ed un riferimento immancabile nel povero panorama della Livorno di quegli anni, ancora popolato di rovine. La domenica si va a ballare all’Assistenza divenne segno, solo

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Note

4. Cfr. N. Badaloni, Democratici e socialisti livornesi dell’Ottocento, Livorno, Nuova Fortezza, 1987, 2 ed.). Per il contesto generale si veda comunque G. Verucci, L’Italia laica prima e dopo l’unità. Anticlericalismo, libero pensiero e ateismo nella società italiana, Bari, Laterza, 1981; si veda anche J.P. Viallet, Anticléricalisme et laicità en Italie, in “Melanges de l’Ecole Francais de Rome”, Moyen Age – Temps Modernes, t. 98 (1986), nn. 2,pp. 837-863. 5. Sul colera del 1884, con particolare riferimento a Napoli, cfr. A.L. Forti Messina, L’Italia dell’Ottocento di fronte al colera, in Storia d’Italia, Annali, vol. VII, Malattia e Medicina, Torino, Einaudi, 1984, pp. 429-494, in particolare pp. 463-467.Sui volontari e l’atteggiamento delle autorità di polizia, che giunsero al pedinamento, cfr. L. Musini, Da Garibaldi al socialismo. Memorie e cronache per gli anni dal 1858 al 1890, Milano, 1961, p. 243. 6. “Gazzetta Livornese”, 19 aprile 1886, p. 3. 7. “Gazzetta Livornese”, 21 settembre 1885, p. 3. 8. Cfr. Società di mutuo soccorso fra gli assistenti i malati in Livorno. Statuto e regolamento, Livorno, Meucci, 1883. La Società, secondo l’articolo 1, era “composta dal personale dei due sessi che già esercita la professione di assistente nell’Ospedale di Livorno, e (…..) tutte quelle persone o per avere già appartenuto al servizio di assistenza d’infermi in un Ospedale, o aventi titoli simili, saranno credute idonee per disbrigo delle funzioni inerenti a tale ufficio”. La Società doveva “favorire la istruzione degli assistenti” i quali eserciteranno (….) presso i privati che faranno richiesta di assistenti pei malati a domicilio, al Comitato direttivo”.Essa era diretta “tecnicamente dai medici e chirurghi che ne faranno parte”.Il complesso dello statuto era molto attento ai problemi relativi al sussidio per gli affiliati (ne avrebbero beneficiato i soci assistenti dopo 5 anni di ammissione al sodalizio, che poteva accogliere in questa veste solo chi fosse in buona salute e fosse compreso fra i 25 e i 40 anni di età) e fissava le tariffe dei servizi esterni di assistenza, per i quali stabiliva dei turni fra i soci. Non si faceva menzione, anche se ne abbiamo certa segnalazione per anni successivi, di servizi di soccorso gratuito, benché il motto del sodalizio fosse un altisonante “Umanità”. 9. Statuto della Società umanitaria di mutuo soccorso Croce Verde, Livorno, Marchetti, 1886. 10. In questo testo, che sarebbe rimasto in vigore sino alla fusione delle due società umanitarie, si distinguevano ben 5 categorie di soci, con due tipi di “attivi”, assimilabili ai due gradi della Società fra gli assistenti ai malati, di “assistenti” e “contribuenti”, e ben tre fra “benemeriti”, “protettori”, e “onorari”, ruoli che prevedevano esborsi relativamente cospicui ma che non davano luogo ad eleggibilità alle cariche sociali. 11. Sulla densità della presenza massonica a Livorno cfr. F. Conti, Laicismo::. Op. cit., pp.95-97 e 129, che segnala anche i contrasti all’interno di essa, pur caratterizzatasi in ambito labronico, soprattutto nei primissimi decenni postunitari, per un indirizzo spiccatamente democratico. 12. Per un profilo della biografia politica del Costella cfr. N. Badaloni, Democratici… , op. cit., pp. 318 ss.; si veda anche U. Spadoni, Capitalismo industriale e movimento operaio a Livorno e all’Isola d’Elba (1880-1913), Firenze, Olschki, 1979, pp. 49-50 e passim. 13. Per quanto riguarda la presidenza della Società fra gli assistenti ai malati si veda Statuto… op. cit.,p. 12; per la Croce Verde si veda la lettera di adesione dell’8 maggio 1886 in ASVS, fasc. 1886. 14. Guida commerciale Meozzi di Livorno e provincia, 1896, ad vocem. 15. Guida Meozzi di Livorno e provincia, 1877, ad vocem. 16. Pur in riferimento ad una fase diversa e ad una situazione politica più avanzata, come quella che si definisce a Prato all’interno della locale società di pubblica assistenza “L’Avvenire”, interessanti considerazioni a proposito del ruolo dei medici nelle associazioni laiche di assistenza e della adesione di molti fra essi ad un socialismo umanitario e riformatore fortemente impregnato di cultura positivista, si trovano in Simonetta Soldani, Sotto il segno del libero pensiero. La Società di pubblica assistenza “L’Avvenire” di Prato ai primi del Novecento, in “Archivio Fotografico Toscano”, n. 4, Dicembre 1986, pp. 18-19. Si veda anche T. Detti, Medicina, democrazia e socialismo in Italia tra ‘800 e ‘900, in “Movimento operaio e socialista”, 1979, n. 1, pp. 3-49. Se

ABBREVIAZIONI ADOTTATE ACL Archivio del Comune di Livorno ASL Archivio di Stato di Livorno ACS Archivio Centrale dello Stato di Roma ASVS Archivio della Società Volontaria di Soccorso di Livorno

Cap. 1 1. Fra gli scritti specificamente dedicati al tema, numerosi e in genere celebrativi, quanto vari per livello di informazione e ricchezza editoriale, citiamo quello curato dalla Federazione nazionale e federazione regionale ligure Pubbliche Assistenze, 1865-1987 Il cammino della solidarietà, Genova, AGF, 1987, ben informato nel contributo introduttivo di Sergio Marchini, Dalle origini ai giorni nostri, Lo straordinario percorso delle Pubbliche Assistenze, pp. 9-17. Da ricordare, per la ricchezza editoriale e del materiale iconografico anche il volume 1889-1989, a cura della Croce Verde di Viareggio, 1989. Per Livorno si veda il Profilo storico della Società Volontaria di Soccorso, Numero unico commemorativo a cura della Società Volontaria di Soccorso, Livorno, 1966. 2. Si rinvia naturalmente a G.L. Mosse, La nazionalizzazione delle masse. Simbolismo politico e movimenti di massa in Germania (1815-1933), Bologna, Il Mulino, 1974. 3. Cfr. il fondamentale Simonetta Soldaini, La mappa delle società di mutuo soccorso in Toscana fra l’unità e la fine del secolo, in Istituzioni e borghesia locali nell’Italia liberale, a cura di Mariapia Bigaran, Milano, Angeli, 1986, pp. 247-292. Come esempio di studio di un caso si veda L. Tomassini Associazionismo operaio a Firenze fra ‘800 e ‘900. La società di mutuo soccorso di Rifredi (1883-1922), Firenze, Olschki, 1984, si vedano anche le considerazioni di C. Mangio, Per uno studio dell’associazionismo democratico livornese e toscano (1861-1915). Note in margine a un catalogo, intervento al convegno di Perugina, 1991, su Le origini del socialismo nell’Italia Centrale. Ringraziamo qui l’autore per avercelo fornito ancora in bozze. 4. Su tale fondo cfr. Solidarietà, volontariato, partecipazione popolare negli opuscoli minori della Biblioteca nazionale Centrale di Firenze 1870-1914. Catalogo a cura di Fabrizio Dolci, Firenze, Federazione Nazionale APAS, Unione regionale toscana delle Associazioni di pubblica assistenza e soccorso, Biblioteca Nazionale Centrale, 1983. 5., Sulla stessa categoria “sociabilità” si veda la recente rassegna dibattito Sensibilità e associazionismo in Italia: anatomia di una categoria debole, in “Passato e presente”, 1991, pp. 17-41; si veda comunque anche M. Ridolfi, Il circolo virtuoso. Sociabilità democratica, associazionismo e rappresentanza politica nell’Ottocento, Firenze, Centro Editoriale Toscano, 1990 e l’ampia bibliografia segnalata. 6. Di particolare interesse da questo punto di vista, e pur nella estrema difficoltà di operare approfondimenti per la carenza delle fonti, va ricordato il complesso universo libero muratorio livornese a proposito del quale rimandiamo a Fulvio Conti, Laicismo e democrazia. La Massoneria in Toscana dopo l’Unità (1860-1900), Firenze, Centro Editoriale Toscano, 1990; ai saggi contenuti nel volume Le origini della Massoneria in Toscana, a cura di Zeffiro Ciuffoletti, Livorno, Bastogi, 1989.

Cap. 2 1. Cfr. Simonetta Soldani, La mappa delle società…., op. cit. 2. Cfr. ibidem, p. 261 e ss. che offre un panorama assai variegato delle caratteristiche delle società toscane, insistendo sulla estrema varietà di significati e valenze politiche che le molteplici forme associative assunsero a seconda dei contesti in cui si inserivano. 3. Cfr. E. Ragionieri, Mazzinismo, garibaldinismo e origini del socialismo in Toscana, in “Rassegna Storica Toscana”, 1963, n. 2, pp. 143-158.

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sul tema “morte apparente, morte reale”. Non disponiamo di altre segnalazioni. 31. Cfr. “Gazzetta Livornese”, 3 giugno 1888, p. 3. Si veda anche il regolamento relativo a questo servizio in ASV, fac. 1888. 32. Cfr. “Gazzetta Livornese”, 19 ottobre 1889, p. 3. Una interessante documentazione sui rapporti con l’amministrazione cittadina, ed in particolare il sindaco Costella, si trova in alcuni fascicoli del fondo Affari dell’Archivio del Comune di Livorno. Si veda in particolare, per questa fase, il fasc. 277 Società diverse, del 1889. 33.Cfr. “Gazzetta Livornese”, 8 ottobre 1889, p. 3, che riferisce di una riunione “di oltre 100 militi” in cui venne stabilita la costituzione della sezione femminile. 34. Si veda la Nota della associazioni di Livorno, in ASVS, fasc. 1889. 35. La prima riunione delle associazioni aveva deliberato alcuni punti per lo sviluppo del Consorzio, che in definitiva sembrava risolversi in un incremento della Croce Verde. Si sanciva, infatti, che “Le Società aderenti in via definitiva, possono, volendo, dare delle offerte in denaro. Debbono dare uomini per i disimpegno della pubblica assistenza cioè: se ufficialmente propongono dei loro Soci, per inscriverli o Soci Contribuenti o Assistenti della Croce Verde, questi sono esonerati dalla tassa di ammissione e vengono ammessi secondo le norme vigenti. Se propongono degli assistenti aggregati questi, ammessi come sopra, non pagano veruna tassa”. Interessante, fra le altre, la risposta del Circolo Repubblicano Livornese che, rivolgendosi con frasario giacobino al “Cittadino Presidente della Società di pubblica assistenza” assicurava che il comitato direttivo del circolo “non mancherà” (…) d’adoprarsi affinché altri consoci vengano ad ingrossare le vostre file” (lettera del 12 novembre 1889, in ASVS, fasc. 1889). 36. ASVS, fasc. 1889. 37. ibidem. 38. “Gazzetta Livornese”, 2 dicembre 1889, p. 2, Pro bono pacis!. Il documento stilato in una seduta tenuta presso la Società dei reduci, recava la firma di quasi tutte le associazioni chiamate all’appello dalla Croce Verde con l’aggiunta della Associazione Liberale Monarchica e del Circolo Socialista Emancipazione e Lavoro. Dall’inizio di ottobre comunque, come riconosceva nella sua dichiarazione finale questo comunicato, era stata la Croce Verde a farsi promotrice di un avvicinamento fra le due Società, invitando alle assemblee per la costituzione del consorzio la Società fra gli assistenti (si veda la lettera di accettazione da parte di quest’ultima in ASVS, fasc. 1889. 39. Cfr. i verbali della commissione elettorale in ASVS, fasc. 1889. Per i dati degli iscritti di fine anno si veda “Gazzetta Livornese”, 30 dicembre 1889, p. 3. Assistenza pubblica. 40. ibidem. 41. ASVS, fasc. 1889. 42. Cfr. U. Spadoni, Capitalismo industriale e movimento operaio a Livorno e all’Isola d’Elba (1880-1913), Firenze, Olschki, 1979, pp. 76-78. In generale, per un quadro della biografia del capostipite della dinasti industriale, si veda l’utile volume, anche se encomiastico e celebrativo, L’Italico (PrimoLevi), Luigi Orlando e i suoi fratelli per la patria e per l’industria italiana. Note e documenti raccolti per voto del municipio livornese e a cura della famiglia. Rola, Forzani e c., 1898.Per la posizione di L. Orlando in ambito massonico cfr. A. Mola, Storia della Massoneria italiana dall’unità alla Repubblica, Milano, Bompiani, 1976, pp. 204-205. 43.Cfr. L’Italico, op. cit., pp.270-1271- L. Orlando era anche socio benemerito della Croce Bianca di Pisa. Per una analisi di grande interesse sull’industrialismo nazionale e la sua cultura di riferimento cfr. S. Lanaro, Nazione e lavoro. Saggio sulla cultura borghese in Italia (1870-1925), Venezia, Marsilio, 1979. 44. Nel rimandare alle classiche note gramsciane a questo proposito vanno comunque segnalate anche le interessanti considerazioni di T. Detti, op. cit., in particolare pp. 5-19. 45. I lavori erano iniziati a maggio, mentre, almeno all’interno della Croce

pure riferito in buona parte al caso dei medici condotti in ambiente padano, e ad un contesto ideologico sicuramente più estremo di quello del ceto medico livornese, merita di essere riportato il giudizio di C. Moranti sul ruolo dei medici alle origini del socialismo: “Sopra tutto il medico nella sua lotta contro il pauperismo (…) finì con lo svolgere un’attività socialista “avanti lettera” nel senso di predisporre i primi temi di rivendicazione come istanze della stessa scienza, dell’umano progresso, di una urgente miglioria delle condizioni elementari di vita” (cit. in Ibidem, p. 3. Non a caso crediamo,una delle prime prese di posizione del sodalizio livornese sarebbe stato il voto di plauso alla giunta Costella per il primo progresso di risanamento del centro cittadino, nel giorno 1887 (ASVS, fasc. 1887) 17. Per la narrazione dell’episodio, non privo di aspetti comici, cfr. “Gazzetta Livornese”, 5 luglio 1886, p. 2. 18. Cfr. “Gazzetta Livornese”, 9 luglio 1886, p. 3. 19. “Gazzetta Livornese”, 10 luglio 1886, p. 3. Del comitato facevano parte, accanto al deputato Adriano Novi-Lena, Nicola Costella, il console Luigi Berti, Matteo Maurogordato, Gregorio De Plaisant e il dottor Riccardo Tarrini. 20. “Gazzetta Livornese”, 11 ottobre 1886, pp. 2-3. 21. Più volte apparvero sui quotidiani cittadini notizie, e relativa smentite, intorno alla malattia di alcuni militi. Si era diffusa addirittura la voce della morte di uno di essi (cfr. “Gazzetta Livornese”, 10 luglio 1886, p. 3 e 13 luglio p. 3). Il 22230 luglio la “Gazzetta” dava notizia della visita di Nicola Costella, con altri notabili, alla sede contumaciale. 22. Si trattava di Aristide Bertoncini, le cause di morte del quale mantengono una dose notevole di ambiguità anche se in alcune rievocazioni successive si farà riferimento ad una malattia precedente la missione ed esplosa in forma acuta per le fatiche sopportate dal milite in Puglia. Si veda una breve cronaca di una cerimonia in suo onore in “Gazzetta Livornese”, 8 novembre 1886, p. 3. 23 ASVS, fasc. 1886 lettera, in data 9 agosto (erroneamente segnata dallo stesso autore come 9 luglio). 24. Cfr. “Gazzetta Livornese”, 6 agosto 1886, p. 2 che parla di dimissioni di “molti soci benemeriti” e dell’intero seggio direttivo. Si veda comunque in ASVS, fasc. 1886, un Elenco dei dimissionari e le numerose lettere da essi inviate in questa circostanza. Per quanto alcune fra queste scelte siano probabilmente rientrate successivamente, vanno segnalati i nomi dei dottori Domenico Bartolena, Alberto Rocca, Carlo Chiappe, Giuseppe Coen e di Nicola Costella e Gregorio De Plaisant. 25.Cfr. ASVS, fasc. 1886, lettera circolare del presidente Tarrini, in data 16 agosto 1886. Anche questo provvedimento dovette provocare alcune dimissioni, almeno fra i soci meno abbienti. 26. ASVS, fasc. 1886, Verbale della commissione elettorale. 27. Di questo statuto è disponibile, presso il Centro di Documentazione e Ricerca Visiva di Villa Maria una copia, appartenente all’epoca al dottor Diomede Bonamici, priva di frontespizio, pertanto indicata qui secondo la formula dello statuto del 1886 (Statuto della Società umanitariadi mutuo soccorso Croce Verde, 1887), senza le note tipografiche. 28. Questi ultimi erano esclusivamente “per dar lustro e decoro alla società”. Solo i soci attivi, assistenti no contribuenti, avevano diritto al sussidio in caso di malattia (anche se questa parte dello statuto non venne mai attuata). 29. Ciò poteva avvenire quando il capitale sociale avesse raggiunto la somma di almeno L. 5.000. Era prevista inoltre la possibilità di costituire “sottocomitati” dell’associazione in altre province del regno. Il vessillo della società doveva recare l’acronimo U.S.C.A.(Umanità, soccorso, Carità, Abnegazione). Non è escluso naturalmente che tale apparente ampiezza di prospettive provenisse dalla parziale adozione di elementi provenienti da modelli di statuto già adottati da società consorelle in altre città, come sembra suggerire la sussistenza di contatti con alcune di esse emergente da quanto rimane del carteggio della Società in questo periodo. Si vedano in ASVS, fasc. 1889, alcune lettere provenienti dalla Croce Verde romana. 30. La “Gazzetta Livornese” del 25 marzo 1887, p.3, segnalava l’inizio dei corsi di istruzione. Per i soci, con una conferenza del dottor Stanislao Antonelli

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63. Sulle esequie a Luigi Orlando si veda in particolare, L’Italico, Luigi Orlando…, op. cit., pp. 324 ss., per la commemorazione presso la SVS pp. 395-396; si veda anche la “Gazzetta Livornese”, 15-16 e 16-27 giugno 1896. 64. Sui moti del ’98 in Toscana cfr. C. Pinzani, La crisi di fine secolo in Toscana, Firenze, Olschki, 1963; per Livorno si vedano in particolare le pp. 137-142; si veda anche U. Spadoni, Capitalismo…, op. cit. pp. 151 ss. 65. “Gazzetta Livornese”, 21-22 giugno 1899, p. 3. 66. “Gazzetta Livornese”, 17-18 luglio 1900, p. 2, La Società Volontaria di Soccorso. 67. “Gazzetta Livornese”, 26-27 luglio 1900, p. 2. 68.Per la sua azione durante il ’98 cfr. U. Spadoni, Capitalismo…, op. cit. p. 149. Interessante una sua lettera a “Avanti!” del 1 febbraio 1898, relativa all’istituto creato, ed alla visione riformistico-progressiva che lo sorreggeva: “Il pane quotidiano” (…) non rappresenta che il concorso immediato a chi ha fame. Esso non è (…) e non può essere che una forma di beneficenza negativa. Ma noi sappiamo che la carità non fa che perpetuare la miseria (…) è per questo che oltre a “il pane quotidiano” come è inteso al presente noi dobbiamo mirare al “pane gratuito per tutti”come dovrà essere per l’avvenire. Io sono convinto che il problema economico non potrà essere risolto che a gradi per via di successive concessioni che la società capitalistica sarà costretta mano a mano ad accordare, ed è perciò che nel “pane quotidiano” veggo sanzionato chiaramente il “diritto al pane” come logico corollario al “diritto alla vita” (…)”. Per la sua opera come deputato a favore dell’associazione medici condotti si vedano, ad esempio, le notizie apparse su “Il Dovere”, 21 giugno 1908, n. 201, p. 2.

Verde, si succedevano le dimissioni dalle cariche ed anche dalla qualità di socio, di alcuni dei membri fondatori, o più in vista nella prima fase dell’associazione. E’ il caso del presidente dott. Riccardo Tarrini che fu sostituito provvisoriamente dal dottor Mario Sonnino. Si vedano comunque le relative carte in ASVS, fasc.1890. Sul permanere del conflitto fra le due società almeno sino ad aprile si veda l’articolo La gara della carità sulla “Gazzetta Livornese” del 28 aprile 1890, pp. 2-3. Il 15 settembre, il medesimo quotidiano dava notizia dell’approvazione del nuovo statuto presso l’assemblea della Croce Verde, il cui socio e futuro presidente del SVS in età giolittiana, Giacomo Mellini, chiamava i convenuti ad un liberatorio plauso per i commissari delle associazioni riunite. 46. Il dato è tratto dall’opuscolo celebrativo Trentatre anni di vita di una benefica Istituzione. La Società Volontaria di Soccorso, Livorno, Giusti, 1923, p. 13 che riporta alcuni elementi statistici sulla vita del sodalizio. Stando a questa fonte, partita con 575 soci nel 1890 e dopo una fase di calo con 511 e 513 nel 1891 e 1892, l SVS raggiunse una punta di 628 nel 1893 che coincise, da un lato, con la partecipazione attiva al soccorso e alle misure sanitarie attivate per affrontare il colera che colpì la città alla fine dell’estate, dall’altro lato con il riconoscimento giuridico del sodalizio da parte della Corte di Appello di Lucca all’inizio di agosto. Si ebbe poi un leggero calo sino alla ripresa della crescita nel 1896. 47. ASVS, fasc. 1889, nota della Prefettura, 31 gennaio 1889, che segnalava la legge 3818 del 15 aprile 1886. Per il quadro generale della legislazione in proposito e dell’atteggiamento della classe politica liberale cfr. Dora Marucco, Mutualismo e sistema politico. Il caso italiano (1862-1904), Milano, Angeli, 1981. 48. “Gazzetta Livornese”, 13 maggio 1893, p. 3. 49. Che vediamo nella edizione, verosimilmente identica all’originale, stampata nel 1903 col nuovo regolamento interno: Società Volontaria di Soccorso Livorno. Statuto e regolamento, Livorno, Debatte, 1903. 50. Sulla figura del Giera si veda U. Spadoni, Capitalismo…op. cit., p. 52. Consigliere diveniva anche Alceste Cristofanini, futuro proprietario dei quotidiani locali, segretario della Società per la cremazione dei cadaveri, figura di rilievo della massoneria livornese come membro della loggia “Garibaldi e Avvenire”. 51. “Gazzetta Livornese”, 13 maggio 1893, p.3. 52. “Gazzetta Livornese”, 11 agosto 1893, p. 4. 53. “Gazzetta Livornese”, 28 agosto 1893, p. 3. 54. “Gazzetta Livornese”, 22-23 ottobre 1895, p. 3. 55. Sul colera del 1893, che aveva provocato a Livorno 17° decessi, cfr. A.L. Forti Messina, L’Italia… op. cit., p. 468. Si veda anche l’opuscolo Relazione sulla epidemia colerica del 1893 in Livorno, Livorno, Ortalli, 1894. 56. Si vedano i numeri della “Gazzetta Livornese” del 21 maggio, 7,16 e 25 giugno,5 luglio 1893. 57. “Gazzetta Livornese”, 22-23 ottobre 1895, p. 3. 58. “Gazzetta Livornese”, 6-7 giugno 1896, p. 2. 59. “Gazzetta Livornese”, 28-219 gennaio 1898, p. 3. 60. Sull’importanza dei repubblicani livornesi, e fra essi del marocchini, per l riorganizzazione del partito in Toscana in quella fase cfr. U. Spadoni, Capitalismo…, op. cit., p. 123. 61. Cfr. ibidem, pp. 119 e ss. 62. Di origini garibaldine, egli “fu tra i principali firmatari dell’indirizzo inviato da Antonio Labriola e da Filippo Turati ai socialdemocratici tedeschi riuniti a congresso a Halle (1890): un documento che è una pietra miliare nella formazione del partito socialista in Italia” (E. Ragionieri, Mazzinianesimo…, op. cit., p. 157). Sull’attività politica del Foraboschi a Livorno negli anni ’80 cfr. Nicola Badaloni, Democratici e socialisti…,op. cit., pp. 297 e passim. E U. Spadoni, Capitalismo…, op. cit., pp. 120-121; per la sua elezione a consigliere comunale nel 1889 cfr. ibidem, pp. 54-55. Sulle sue radici internazionaliste cfr. L. Valiani, Questioni di storia del socialismo, Torino, Einaudi, 1975 (nuova ed.), p. 76.

Cap. 3 1. ASVS. Registro dei soci, 1890-1919. Sulla figura di Modigliani cfr. I. Cherubini, Giuseppe Emanuele Modigliani. Un riformista nell’Italia liberale, Milano, Angeli, 1990; sulla sua attività politica a Livorno cfr. G. Funaro, Vita livornese di G.E. Modigliani in “Rivista di Livorno”, 1952, n. 5, pp. 261-274. Sui caratteri della sua attività riformista a cavallo del secolo cfr. U. Spadoni, Capitalismo…, op. cit., pp. 167-168. 2. Vittoria di Pirro, in “L’Azione socialista”, 9 giugno 1906, cit. in U. Spadoni, Capitalismo…, op. cit. pp. 293-294. 3.Cfr. P. Audenino, Etica laica e rappresentazione del futuro nella cultura socialista dei primi del Novecento, in “Società e Storia”, 1982, pp. 877-919. 4. In ASVS esiste una doppia serie di registri che fanno riferimento a questo periodo. La prima, che utilizziamo nel corso di questo capitolo, stesa intorno al 1905, riprendeva i soci ancora presenti dalla fondazione inserendoli in ordine progressivo, per continuare poi l’inserimento dei nominativi in sequenza. Ne consegue che solo una parte, relativamente esigua peraltro, dei soci “fondatori” vi è indicata, ed il flusso di entrata è attendibile solo per il periodo successivo 1905-1906. Esistono peraltro alcune lievi discrepanze con i dati relativi ai soci risultati iscritti in ciascun anno riportati in una utilissima tabella nell’opuscolo Trentatre anni di vita di una benefica Istituzione. La Società Volontaria di Soccorso, Livorno, Giusti, 1923, p. 13. Questa prima serie si ferma con il registro n. 24 del 1917. Una seconda serie, stesa a partire dal marzo del 1917, riprende a sua volta i dati dalla precedente, per gli anni sino al 1916, inserendo poi in sequenza sino al marzo del 1930 le nuove entrate. I dati riportati, talvolta in maniera incompleta, comprendevano nome e cognome del socio, qualifica professionale e categoria di inserimento nel sodalizio (socio assistente, contribuente o altro), età, data di ingresso ed indirizzo. A lato, era indicato lo spazio per le annotazioni, che consentono, talvolta, di individuare data e motivi dell’uscita dal sodalizio (è il caso, ad esempio, della morosità). Ne scaturisce dunque un quadro potenziamente ricchissimo di indicazioni, a partire da una mappa sociale dei soci e dalle reti di relazioni che ne possono emergere. Fonti dunque meritevoli di una elaborazione ben più approfondita di quanto ci è stato possibile fare in vista della presente pubblicazione. 5. Cfr. “Il Popolo Sovrano”, 5-6 gennaio 1901, n. 6, p. 3, che da notizia della concessione dell’autorizzazione al trasporto degli ammalati ed alla pubblica

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1900-1926, Roma, Editori Riuniti, 1977, pp. 11-50. Da sottolineare il fatto che il 6 agosto 1904, era stato iscritto fra i soci onorari del sodalizio, il sovrano, Vittorio Emanuele III.. 21. “Gazzetta Livornese”, 26-27 luglio 1905, p. 2. 22. ibidem, 21-22- settembre 1905, p. 2. 23. ibidem, 14-15 aprile 1906, p. 2. 24. “Il Dovere”, 13 agosto 1905, n. 24, p. 3, Il foglio avrebbe precisato il senso delle sue affermazioni nel numero successivo, tornando ad esaltare il carattere laico e progressivo dell’associazione” (20 agosto 1905, p. 1, “Feste laiche”). 25.Cfr. L. Bortolotti, Livorno dal 1748 al 1958: profilo storico urbanistico, Firenze, Olschki, 1970, pp. 271 ss. Si vedano anche gli opuscoli Adesioni al programma di riordinamento e ampliamento dei RR. Spedali Riuniti di Livorno e il risanamento dei quartieri limitrofi. Esposto nella lettera 21 maggio 1905 dal Presidente dei RR: Spedali suddetti, Comm. Rosolino Orlando, Livorno, Debatte, 1905; RR. Spedali Riuniti di Livorno, Relazione al bilancio preventivo 1908. Riordinamento e ampliamento dello Spedale e risanamento delle adiacenze, Livorno, Debatte, 1907. Quest’ultimo illumina il contesto della grande operazione che investì anche la SVS e la sua sede. Sui vecchi locali SVS in Piazza Vittorio Emanuele, adibiti successivamente a farmacia, vedi in particolare p. 50; per il quadro dell’intera vicenda si vedano però soprattutto le pp. 64-67. 26. Cfr. “Gazzetta Livornese”, 28-29 agosto 1906, pg. 2 che dava notizia di una notizia presso la SVS tra il Mellini e oltre cento operai di vari stabilimenti che si impegnavano all’offerta di tre ore di salario, o comunque all’apertura di una sottoscrizione. 27. Comunicato in data 15 settembre 1906, cfr. “Il Dovere, 30 settembre 1906, p. 3. 28. Straordinariamente mielosa la presentazione dell’iniziativa da parte del quotidiano locale, che esaltava la pretesa generosità del direttore Giuseppe Orlando nell’accondiscendere alla richiesta (“Gazzetta Livornese”, 11-12 ottobre 1906, p. 2). 29. A testimonianza del clima acceso va ricordato la chiusa di un articolo apparso su “Il Dovere”, il 9 dicembre 1906, a proposito della minacciata sospensione da parte della Misericordia “(…) è il passato che affoga – è il dogma che in vista dell’umano progresso, non regge più neppure se appiccicato con la saliva sulla coscienza pubblica. Ed è anche giusto dopo trecento anni di lavoro si deve avere diritto al riposo – dopo la soppressione del cappuccio attendiamo la soppressione della giaculatoria (….)” (Il colpo di stato della Venerabile Arciconfraternita della Misericordia, p. 1). 30. Cfr. “Gazzetta Livornese”, 15-16 aprile 1907, p. 2. 31. ibidem, 13-14 e 14-15 agosto 1909, p. 232. Cfr. ibidem, 15-16 agosto 1908. Parteciparono tutte le massima autorità cittadine mentre a fronte di una amplissima presenza massonica, il partito Repubblicano aveva deliberato di non partecipare ufficialmente a causa della presenza del Prefetto. 33. Cfr. Società Volontaria di Soccorso, Livorno: Relazione sull’opera di salvataggio e soccorso prestata dalle squadre della Società a Messina, Livorno, Debatte, 1909. 34 S. Soldati, La mappa…, op. cit., p. 276. 35. “Gazzetta Livornese”, 16-17 settembre 1910, p. 2. 36. ibidem, 17-18 marzo 1909, pp. 2-3. Caratteristica anche la relazione di parte laica su un incidente, apparsa sulla “Gazzetta Livornese” del 5-6 febbraio di quell’anno (…) siccome per giungere alla casa del sofferente vi è una voltata non fu potuta vedere la lettiga della Misericordia, e per la corsa che aveva la squadra e a causa di coloro che di dietro spingevano il carro nacque l’investimento danneggiando il carro della Misericordia. Da parte di quei fratelli furono indirizzate offese ed insulti alla nostra squadra: il milite Contani Attilio che aveva il lampione a mano ricevé una spinta ed un picchio nella schiena; questi sentendosi far male si difese con lo stesso lampione, colpendo alla faccia uno dei fratelli della Misericordia un altro dei nostri militi ha una mano contusa, poi si mischiarono come al solito gli

questua. 6. Cfr. ibidem, 2-3 marzo 1902, n. 14, p. 3, in cui si annunziava l’inizio di una vasta azione legale che andrà man mano diffondendosi in tutta la cittadinanza e “Gazzetta Livornese”, 24-25 febbraio 1901, p. 3. 7. Cfr. U. Spadoni, Capitalismo…, op. cit., pp.195-199. 8. Cfr. ibidem, p. 197. Il vescovo arrivato in città nel mese di maggio, si era reso autore di significative dichiarazioni di segno intransigente. La lettera del Mellini venne pubblicata dalla“Gazzetta Livornese” il 27-28 ottobre 1901. 9. Si vedano le puntualizzazioni del vice presidente della società, Razzaguta, alle osservazioni de “La Parola dei Socialisti” a proposito di un attacco rimasto anonimo a militi della Misericordia in “Gazzetta Livornese”, 27-28 aprile 1902, n. 2. Il foglio socialista, fin dal febbraio 1901, aveva deplorato l’eccessivo e stupido anticlericalismo contro la Misericordia. Due scontri di un certo rilievo si erano verificati nel mese di marzo ed alla fine di aprile, l’ultimo dei quali aveva provocato un intervento diretto del Prefetto presso il nuovo Sindaco Ardisson, socio della SVS. Vi si sosteneva con preoccupazione che La causa della rivalità nasce unicamente dalla gelosia per la concorrenza nell’opera filantropica. Continuando ad accentuarsi tale attrito, veramente ingiustificato fra le due benemerite istituzioni, sono da temersi dolorose conseguenze (lettera del Prefetto in data 7 maggio 1901, in ACL, Affari, 1901, fasc. 60 Società diverse. 10.Cfr. “Gazzetta Livornese”, 17-18 giugno 1903, p. 3. 11. Cfr. ibidem, 16-17 agosto 1902, p. 3. 12. “Il Popolo Sovrano” del 27-28 marzo 1902, riportava ad esempio una significativa dichiarazione di Foraboschi: Cura precipua della attuale Commissione fu quella di prendere tutti i provvedimenti atti a togliere alla educazione femminile l’indirizzo che aveva assunto e che ora era senza dubbio più confacente ad un istituto monastico che non ad un istituto il quale deve preparare le giovani anziché alla vita sterile e contemplativa del chiostro, alla vivificante operosità familiare. 13.Cfr. ibidem, 17-18 marzo 1903. Il Foraboschi avrebbe accusato il Magistrato della Misericordia di “Medio-evale intolleranza”. Si veda anche l’ampio resoconto sull’attività della nuova amministrazione dell’opera pia, composta da tre radicali, tre repubblicani e tre socialisti, in “Il Popolo Sovrano”, 30-31 maggio 1903, p. 2 Bugie clericali. In un importante discorso tenuto nel maggio 1903, il presidente della SVS non esitava a dire, in proposito: “Riuscimmo a piantare il nostro bianco vessillo sul Ricovero di mendicità, che retto da una commissione illuminata è divenuto largo campo di riforme liberali” (Società Volontaria di Soccorso di Livorno, Discorso pronunziato dal presidente avv. Giacomo Mellini nella sezione di Ardenza il 3 maggio 1903, Livorno, Debatte, 1903, p. 4. 14. “Gazzetta Livornese”, 29-30 marzo 1903, p. 2. 15. Numerosi sono i segnali di solidi rapporti con l’Amministrazione comunale radicale, destinati a proseguire anche anche con il ricambio politico intervenuto con le elezioni del 1903. Si vedano, a solo titolo di esempio, le varie forme di finanziamento e di supporto attivate per la creazione e l’attrezzatura della Sezione di Ardenza in ACL, Affari 1902, fasc. 42 “Società diverse”,; 1903 fasc. 52 “Concorsi e Congressi” e fasc. 76 “Società diverse”. 16. Società Volontaria di Soccorso, Livorno, Atti del congresso regionale toscano delle società di soccorso ed assistenza pubblica tenutosi in Livorno nei giorni 15, 16, 17 agosto 1903. Redatti e pubblicati a cura della Società Volontaria di Soccorso di Livorno, Livorno, Debatte, 1904, pp. 20-21. 17. ibidem, pp. 30-31. Sull’importanza di questi temi cfr. G. Landucci, Darvinismo a Firenze. Tra scienza e ideologia (1860-1900), Firenze, Olschki, 1977. 18.Società Volontaria di Soccorso, Livorno, Atti del congresso…, op. cit., p. 114 19. Fra il dicembre del 1904 e l’aprile del 1905 l’avvocato Aristide Dello Strologo sostituì il Mellini, che aveva momentaneamente declinato l’incarico alla presidenza. 20. Cfr. N. Badaloni, Vita politica a Livorno agli inizi del secolo, in N. Badaloni e F. Pieroni Bortolotti, Movimento operaio e lotta politica a Livorno

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di sussidi da parte della Società per l’acquisto di una autoambulanza, e della richiesta al sovrano di partecipare con un dono alle feste in programma nel mese di agosto: secondo lo statuto, l’associazione ha per solo scopo la pubblica assistenza ed il mutuo soccorso. Il suo presidente, però, milita nel partito repubblicano, e numerosissimi soci appartengono ai partiti estremi. Però nonostante le disposizioni statutarie, che la dichiarano apolitica ed areligiosa, la Società segue idee politiche avanzate sebbene non le esplichi palesemente (ASL), Questura, cat. A/1, b. 9, fascicolo Società Volontaria di Soccorso. 51. Si veda l’ampia documentazione in materia in ASVS, b. Consiglio di disciplina, 1914-1948. 52. Tale titubanza risulta probabilmente accentuata nel resoconto offerto dalla moderatissima “Gazzetta Livornese”, che presentava l’accoglimento della richiesta da parte del Lumbroso come un cedimento operato per evitare incidenti (9-10 giugno 1914, p. 2). 53. Cfr. “Gazzetta Livornese”, 1-2, 2-3, 3-4, 22-23 e 23-24 luglio 1914; si veda anche “Il Dovere” 5 e 12 luglio 1914. 54. Cfr. “Gazzetta Livornese”, 16-17 agosto 1914, p. 2. 55. Cfr. “Il Dovere” 16 agosto 1914, p. 1. In occasione del congresso vennero anche inaugurate le prime due autoambulanze della Società livornese, frutto di un notevole sforzo finanziario condotto in aperta concorrenza con la Misericordia, che era riuscita ad inaugurare il suo primo mezzo alcuni mesi prima. 56. Secondo il comunicato del comitato contrario alla presidenza Lumbroso riportato in “Il Dovere”, 7 marzo 1915, p. 2.

estranei e così nacque la colluttazione. La famiglia del sofferente non volle cedere il suo congiunto alla Misericordia e così la Pubblica Assistenza lo portò all’Ospedale. 37. Si vedano in proposito gli opuscoli: Società Volontaria di Soccorso , Livorno. Scuola serale per adulti analfabeti con effetti legali (legge 8 luglio 1904). Relazione finale, Livorno, Debatte, 1910; Società Volontaria di Soccorso di Livorno. Scuola d’Igiene popolare di assistenza agli infermi e di pronto soccorso autorizzata dal Ministero della Pubblica Istruzione. La consegna dei diplomi e la relazione del primo esperimento, Livorno, Debatte, 1910; Società Volontaria di Soccorso, Livorno. II° Corso d’Igiene Popolare, Livorno, Debatte 1912. 38. Cfr. Discorso…., op. cit., p. 5. 39. Sull’approccio sanitario alla “questione morale” ai primi del Novecento cfr. T. Detti Medicina…, op. cit., p. 15; si veda anche Arnaldo Cherubini, Medicina e lotte sociali (1900-1920), Roma, Il pensiero scientifico, 1980, e Salute e classi lavoratrici in Italia dall’unità al fascismo, a cura di M.L. Betti e A. Gilli Marchetti, Milano, Angeli, 1982. 40. Cfr. “Gazzetta Livornese” 17-18 aprile 1910, p. 2. 41. Per il complesso di queste iniziative si veda anche l’opuscolo Società Volontaria di Soccorso di Livorno, La società Volontaria di Soccorso di Livorno nel primo ventennio dalla sua fondazione, Livorno, Debatte, 1911, pp. 30 ss. 42. Si tratta di un solo registro di verbali di processi, per il biennio 18971898, privo dei molti, e presumibilmente ricchi, allegati relativi. Esiste poi una busta Consiglio di disciplina 1914-1948, che contiene fascicoli sparsi per gli anni in questione, con particolare riferimento ai primi anni ’20. Un quadro dunque lontano dal poter risultare esauriente ed utile per recepirne solo spunti o indicazioni sommarie. 43. Alcune considerazioni a questo proposito muove, su un piano generale, S. Soldani, Sotto il segno… op. cit., pp. 21-22. 44. Cfr. “Gazzetta Livornese”, 23-24 marzo, p. 2. 45. Sull’intera vicenda cfr. U. Spadoni, Capitalismo… op. cit., pp. 327-390, sull’attentato cfr. “Gazzetta Livornese”, 30-31 agosto 1911, p. 1. 46. Cfr. ibidem, 18-19 giugno 1911, p. 2. 47 Cfr. L’opera dei RR. Spedali Riuniti di Livorno nell’epidemia colerica dell’estate 1911, Livorno, Debatte, 1912. Oltre alla raccolta dei quotidiani locali, piuttosto ricchi di notizie a proposito delle polemiche innescate dalla circostanza e dalla mobilitazione civile, si vedano i numerosi ed interessanti opuscoli sull’argomento. Municipio di Livorno, Epidemia colerica 1911. Relazione del Prof. Dott. Ivo Bandi soprintendente alla profilassi anticolerica, Livorno, 1911; I livornesi contro l’epidemia colerica del 1911. Relazione e documenti, Livorno, Chiappini 1912. Municipio di Livorno, Epidemia colerica 1911. Rapporti dell’Ufficiale sanitario del Comune Dott. Luigi Salmi, Livorno, Fagiolini, 1912; L’epidemia colerica del 1911 in Livorno; Relazione del Sindaco Comm. Prof. Giovanni Targioni-Tozzetti al Consiglio comunale, Livorno, Ortalli, 1912; L’opera del Comitato municipale di soccorso nell’epidemia di Livorno luglio-agosto 1911, conferenza del Prof. Dott. G. Lumbroso, Firenze, Società Tipografica Fiorentina, 1912. Luigi Salmi. L’epidemia colerica di Livorno del 1911. Comunicazione fatta alla Società Toscana di Igiene nell’adunanza del 24 aprile1914. Firenze, Fattori e Puggelli, 1914. 48. Di grande interesse a questo proposito l’ampia documentazione conservata in ACL, Affari, 191, b. 46 bis “Colera”. 49 Cfr. F. Conti. Le origini, op. cit., pp. 172 ss. 50. Si vedano le proteste mosse dal presidente Lumbroso in “Gazzetta Livornese” 8-9 agosto 1913, p. 2 e quelle dallo tesso Lumbroso presentate al deputato locale Salvatore Orlando il 5 aprile 1914 in ASL, Carte Orlando, b. 9, fasc. 14 “Società Volontaria di Soccorso”. A proposito della identità politica del sodalizio, nella prospettiva delle autorità, sono interessanti le informazioni fornite dalla Questura al Prefetto, nel 1914, in riferimento alla richiesta

Cap. 4. 1. Cfr. “Gazzetta Livornese”, 15-16 marzo 1916, p. 2. 2. ibidem, 23-24 marzo 1914, p. 2. 3. ibidem, 9-10 giugno 1916, p. 2. Nel dicembre di quell’anno, il Consiglio comunale avrebbe deliberato l’aumento da 200 a 500 lire del sussidio annualmente concesso a SVS e Misericordia (nonostante il parere sfavorevole a quest’ultima del Foraboschi, all’epoca in carica anche come consigliere comunale. 4. Si veda l’opuscolo Relazione dell’opera compiuta dal Comitato dei Soci della Società Volontaria di Soccorso di Livorno, Livorno, Debatte, 1922. 5. Si veda il discorso di Ezio Foraboschi, a consuntivo dello sforzo bellico, in “Gazzetta Livornese”, 26-27 febbraio 1919, p. 2, in cui, probabilmente con compiaciuta lieve esagerazione, si parlava di 1500 soci alle armi. 6. Cfr. Trentatre anni… op. cit., p. 13. Questi dati non corrispondono perfettamente con quanto da noi rilevato sulla base dei registri di entrata, dai quali risulta, per il 1917 una entrata di 275 soci, mentre per il 1918 se ne segnalano ben 503. I dati dell’opuscolo fanno probabilmente riferimento ad una data diversa da quella del 31 dicembre di ciascun anno (criterio da noi adottato per le stime riportate), probabilmente quella dei consuntivi annuali di marzo, dando così un quadro leggermente diverso del “saldo” attivo dei soci in ciascuna annata, anche se confermando appieno la tendenza. 7. I dati che, trimestralmente, la “Gazzetta Livornese” riporta in proposito offrono un quadro dell’ampio spettro degli interventi compiuti.Notevole spazio avevano, connettendosi alle funzioni di “garanzia” poco sopra ricordate, anche le prestazioni ambulatoriali, offerte ai soci in forma agevolata (notevole ad esempio, era la mole di lavoro del gabinetto odontoiatrico). 8. Uberto Mondolfi era socio contribuente della SVS dal 9 novembre 1915. Sulla sua vicenda politica si veda T.Detti, F. Andreucci, Dizionario biografico del movimento operaio, Roma, 1975-76, ad vocem. Importanti notizie anche nel volume di T. Abse, -1922). “Sovversivi” e fascisti a Livorno (1918-1922. La lotta politica e sociale in una città industriale della Toscana, Livorno, Comune di Livorno, 1990, passim. 9. Per una dettagliata analisi dell’intero periodo 1919-1922 rimandiamo al citato volume di T. Abse, Sovversivi….; per la crescita della Camera del Lavoro e del movimento operaio in generale cfr. L. Tomassin i. La grande guerra e il biennio rosso, in Le voci del lavoro. 90 anni di organizzazione e di lotta

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litica cittadina. CFR. T. Abse, “Sovversivi”…, op. cit., passim. 29. Cfr. T. Abse, “Sovversivi”…, op. cit., pp. 223-224. 30. Cfr. “Gazzetta Livornese”, 25 luglio 1922, p. 3. 31. ibidem, 4 agosto 1922, p. 3. 32. ibidem, 11 agosto 1922,p. 3. 33. La “Gazzetta Livornese” segnala un’assemblea straordinaria nel mese di ottobre, senza precisare data ed esiti. In seguito, le scarne notizie sul sodalizio daranno appunto come già assegnata la caccia al vecchio presidente. 34. “Gazzetta Livornese”, 26 novembre 1922, p. 3. 35. Cfr, T. Abse, “Sovversivi”… cop. cit., pp. 193-207. 36.Cfr. “Gazzetta Livornese”, 16, 17 e 18 aprile. Il fascio avrebbe pubblicato un manifesto eloquente. Ora è bene ripetere per gli immemori che il Fascio – al di sopra del clericalismo e dell’anticlericalismo – è fermamente deciso a non permettere ai rinnegatori della Patria di rialzare la testa per nessuna ragione, anche se si prenda vilmente a pretesto, come oggi,l’onoranza alla memoria di un morto. Si veda anche N. Badaloni, F.Pieroni Bortolotti, Movimento…op. cit., pp. 147-148. 37. Cfr.”Gazzetta Livornese”, 24 gennaio 1924, p. 3. 38 Cfr. N. Badaloni, F.Pieroni Bortolotti, Movimento…, op. cit.,.p. 159; si veda anche “Gazzetta Livornese”, 23 ottobre 1923, p. 3. 39. ibidem, 25 gennaio 1924, p. 3. 40. ibidem, 31 gennaio 1924, p. 3. 41. Sulla figura del Campi e la sua attività di oppositore si veda N. Badaloni e F. Pieroni Bortolotti, Movimento…op. cit., pp. 144, 149 e 155ss. E’ straordinariamente sintomatico che la sconfitta patita dal tentativo fascista in questa sede coincida per tempi e modalità con quanto avveniva in quelle stesse settimane per le elezioni del consiglio direttivo della Società di Mutuo Soccorso fra gli operai della Metallurgica, fra i quali troveremmo probabilmente moltissimi dei ben 1200 soci firmatari che imposero al direttivo della SVS la convocazione delle elezioni ordinarie nonostante il tentativo di forzatura da parte del Mellini. Sulla vicenda alla Metallurgica si vedano le numerose relazioni della Questura in ASL, Questura, cat. A/3, b. 501 fasc. Società Metallurgica: Si veda anche E. Mannari, Una città “sovversiva”. La protesta operaia negli anni del fascismo, in Le voci…, op. cit., pp. 465-496, in particolare pp. 465-466. 42. Cfr. ibidem, p. 161 e “Gazzetta Livornese”, 20 maggio 1924, p. 3. 43. ACS, Min. Int. Dir. Gen. P.S. 1925, b. 105, cit. anche in N. Badaloni, F. Pieroni Bortolotti, Movimento…, op. cit., p. 180 44. Cfr. “Gazzetta Livornese”, 23 novembre 1925, p. 3.. 45. ACS, Min. Int. Dir. Gen. P.S. AAGGRR, 1925, b. 105, cit. in N. Badaloni, F. Pieroni Bortolotti, Movimento…, op. cit., p. 180. 46. ibidem.

della Camera del lavoro di Livorno, a cura di Ivan Tognarini e Angelo Varni, Napoli, E.S.I., 1990, pp. 185-299. 10. Cfr. le carte molto interessanti su tali forme di intervento a Livorno in ACS . Min. Interno, Dir. Gen. P.S., cat. A5/G, b. 50. 11. Cfr. “Gazzetta Livornese”, 26-27 febbraio 1919, p. 23. 12. Riportiamo quanto riferito nell’ampia cronaca della “Gazzetta Livornese”, 17-18 agosto 1919, p. 3. Una versione simile, anche se meno segnata da intenti polemici diretti, era stata proposta dal periodico repubblicano “Il Dovere” presentando il programma della cerimonia: L’avv. Giuseppe Lumbroso, repubblicano ardente e tenace, all’inizio della nostra guerra si arruolò volontario, e compì sempre il suo dovere di soldato, finché non ebbe da piombo nemico spezzata la giovane esistenza (17 agosto 1919, n. 23, p. 3). 13. Si vedano le dichiarazioni apparse in ibidem, 18-19 agosto 1919, p. 3. Accanto si riportava un comunicato del direttivo che si dissociava dai toni polemici dell’oratore, richiamando i soci alla calma e all’unità. 14. Cfr, “Il Dovere”, 14 settembre 1919, n. 27, p. 3. 15. Cfr. “Gazzetta Livornese”, 18-19 agosto 1919, p. 3. 16. Rinviamo naturalmente ad una dettagliata analisi dei registri in ASVS, in particolare la seconda serie segnalata (1889-1930), che offre il flusso esatto di entrata per gli anni che stiamo analizzando. 17. Su questi aspetti insiste molto T. Abse, Sovversivi…op. cit., pp. 59-60 che sottolinea l’alleanza di operai ed impiegati delle aziende industriali in questo periodo. 18. Cfr. N. Badaloni e F. Pieroni Bortolotti, Movimento…., op. cit., p. 111. 19. Il primo articolo del regolamento della Sezione ne motivava la costituzione Allo scopo di addestrare i giovani nel servizio di pronto soccorso ai sofferenti e di educarli ai sentimenti di umana solidarietà fra gli uomini nei dolori e nelle miserie, ma il carattere soprattutto ricreativo della attrattiva che essa rivestiva è indubitabile e confermato dalle testimonianze orali raccolte in proposito. 20. Sulla figura di Minghi cfr. ACS, Casellario Politico Centrale b. 3.300. Per il suo ruolo nell’occupazione delle fabbriche cfr. T. Abse, Sovversivi…, op. cit., pp. 83-9821. Per Lisa cfr. ibidem, passim e N. Badaloni e F. Pieroni Bortolotti, Movimento…, op. cit., pp. 131-144 e passim. 22. A conferma di questo clima, le elezioni del maggio 1921, che sotto la pressione fascista avevano visto in Toscana un calo delle sinistre, sia pure lieve, rispetto ai dati del 1920, a Livorno videro invece una crescita di tali forze aggregate (cfr. T. Abse, “Sovversivi”…, op. cit., pp. 155-158). 23. Cfr. “Gazzetta Livornese”, 22-23 marzo 1921, p. 2. 24. Cfr. T. Abse, “Sovversivi”…, op. cit., pp. 148-149. 25. T. Abse sottolinea con particolare insistenza, e a ragione, questo aspetto. Va ricordata del resto la partecipazione repubblicana alle feste per la vittoria socialista alle elezioni amministrative del novembre 1920 e la condanna secca dei repubblicani alle azioni fasciste di quel medesimo novembre, ancora più significativa perché ammantato sotto il segno di una grande manifestazione patriottica (il ritorno della bandiera dei reggimenti livornesi) che riprendeva temi della polemica interventista e dal fronte moderato interventista oltre che dalle istituzioni, aveva ricevuto piena copertura. Proprio nel corso del 1921 poi i repubblicani avrebbero partecipato alla organizzazione degli “Arditi del Popolo” con gli altri movimenti della sinistra differenziandosi inoltre, nel mese di giugno, da chi prestava fede alle tendenze repubblicane del fascismo, ribadendo invece il proprio legame con la democrazia radicale (su questo punto cfr. N. Badaloni e F. Pieroni Bortolotti, Movimento…, op. cit., p. 124. 26. Il sussidio comunale al sodalizio venne portato prima a 2000 poi a 2500 lire cui si aggiungevano sovvenzioni per i servizi compiuti, in particolare per il trasporto gratuito dei parenti degli ammalati poveri al sanatorio Umberto I (cfr. ACL, Affari, 19122, fasc. 110 Società diverse). 27. Cfr. “La parola dei socialisti”, 12 febbraio 1922, p. 4. 28. Il Prefetto Verdinois, che aveva sostituito il Gasperini nell’agosto di quell’anno, aveva da subito manifestato il suo appoggio al fascismo montante, garantendo ad esso impunità mentre accresceva la sua pressione sulla vita po-

Cap. 5. 1. Evitando di richiamare qui la sterminata bibliografia sul fascismo, ci limiteremo a ricordare due lavori di grande importanza sotto il profilo istituzionale e sotto quello della costruzione del regime di massa, come A. Aquarone. L’organizzazione dello stato totalitario, Torino, Einaudi, 1965 e Victoria De Grazia, Consumo e cultura di massa nell’Italia fascista, L’organizzazione del Dopolavoro, Roma-Bari, Laterza, 1981. 2. Ci riferiamo agli studi di E.Mannari, Tradizione sovversiva e comunismo durante il regime fascista (1926-1934). Il caso di Livorno, in “Annali della Fondazione Feltrinelli” (1979-1980), pp. 837-874, e Una città “sovversiva”…, op. cit. Importanti anche i saggi della Pieroni Bortolotti nel citato volume in collaborazione con N. Badaloni. Per il contesto generale del problema ci limitiamo a rimandare ai saggi di G. Santomassimo, Antifascismo popolare in “Italia “Contemporanea”, 1980, n. 40 e G. Sapelli, Macchina repressiva, “sovversivismo” e tradizione politica durante il fascismo, in “Mezzosecolo Annali del Centro Studi Gobetti”, 1976-1977, n. 2, pp.107-160. 3. Ci riferiamo in particolare alla legge del 17 giugno 1926 n. 1189, di “Ri-

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cesso al Benifei cfr. Aula IV. Tutti i processi del Tribunale Speciale fascista (a cura di A. Dal Pont, A. Legnetti, P. Macello, L. Zocchi), Roma, ANPPIA, 1961, p. 250 e pp. 404-405 per la nuova condanna che lo colpì nel 1940 per Costituzione del partito Comunista, appartenenza allo stesso e propaganda. 22. ASVS, Verbali, 7 luglio 1933. 23. Testimonianza diretta all’autore. 24. ASVS, b. Pratiche 1945-1946, fasc. 1/8, fasc. Guanieri Guido. 25. ASL, Questura, cat. A/1, 1942, b. 344, fasc. Maccario avv. Arnaldo. 26. Accanto al Maccario troveremo il rag. Livio Avellino, il tenente Armando Versi, il cav. Uff. Antonio Caracciolo e il cav. Uff. Ottorino Giusti. Cfr. ACL, Affari, 1931, fasc. 86, Igiene, Opere pie e fondazioni diverse, ove si riporta il carteggio per la nomina del membro del Consiglio di amministrazione di pertinenza podestarile. La designazione del tenente Armando Versi, classe 1899, sarebbe avvenuta su indicazione richiesta dal Podestà, del Segretario federale del PNF Meazzzuoli. 27. ASVS, Verbali, 4 agosto 1933. 28.Garibaldo Benifei ricorda di aver partecipato ad uno scontro in via San Francesco, in seguito al quale i tre militi della Società Volontaria di Soccorso che si trovavano con lui erano stati arrestati e trattenuti in carcere per molte settimane proprio perché accusati di agitazione politica. Alcuni fratelli della Misericordia erano identificati come squadristi di chiara fama e gli scontri che si verificavano potevano assumere anche i connotati di una rivalsa di significato più generale. Si rammentino, a questo proposito, gli scontri con la Misericordia nel 1923 che avevano vista la partecipazione attiva dei fascisti. 29. Si sarebbe richiesto anche l’intervento diretto di Costanzo Ciano, “nume tutelare” del regime in città, nominato socio onorario il 18 ottobre 1928, e destinato ad essere interessato successivamente anche per la concessione alla Società di una Tombola nazionale (2 maggio 1933) e, negli anni seguenti, di un sussidio governativo. 30. I dati sono ricavati dalla parte dei verbali del Consiglio di amministrazione dedicata alle ammissioni dei soci. Per completare il quadro segnaliamo che nel 1933-34 risultano ammessi 52 soci, nel 1934-35 solo13; nel 1935-36furono 132; nel 1937-37 furono 85; nel 1937-38 furono 41 come nel 1939-40, ultima annata i cui dati appaiono attendibili. 31. ASVS, Verbali, 27 luglio 1932. 32. Si trattava di una offerta piuttosto vantaggiosa che consentiva il rientro con il pagamento di una tassa una tantum di dieci lire entro l’anno “allo scopo di recuperare – recitava la deliberazione – l’antica floridezza” della Società. 33. Nel medesimo spirito, sarebbero così stati particolarmente enfatizzati attraverso riconoscimenti interni, i successi acquisiti in quella occasione dalla società. Si vedano le deliberazioni del 23 settembre 1933 in ASVS, Verbali. 34. ASVS, Verbali, 5 novembre 1031. 35. IL Maccario fece funzione di Commissario prefettizio dal luglio al 6 novembre 1935, giorno della prima riunione del nuovo Consiglio di amministrazione sotto nuova presidenza. 36. ASVS, Verbali, 29 gennaio 1937. 37. Si vedano le relative carte in ASVS, b. Contabilità 1940. L’8 ottobre 1935 la SVS era stata posta comunque in allarme effettivo in occasione dei possibili sviluppi legati alla crisi internazionale prodotta dall’aggressione italiana all’Etiopia. 38. ibidem, circolare del 22 marzo 1937. 39.ASVS, b. Pendenze 1943. Nella relativa deliberazione, del 24 gennaio 1939, si faceva riferimento, in deroga all’assenza dei titoli, proprio all’iscrizione al partito dal 1 gennaio 1921. 40. ASVS, Verbali. Registro 1941-45. Sintomatico di una difficile convivenza e della percezione di una non dissimulata ostilità, il fatto che il Commissario, nelle pudiche osservazioni che accompagnavano il provvedimento, sentisse il dovere di precisare che egli operava solo in “ossequio al mandato conferitogli dall’Autorità”, e non poteva certo “pretendersi che egli diventi socio dell’Istituzione malgrado le benemerenze della stessa”. Il Macchi, futuro sindaco comunista di Collesalvetti, era stato arrestato nel 1939 perché “rimasto impassibile” a sedere mentre in un locale di pubblici spettacoli vengono

forma dei Regi decreti 30 dicembre 1923 nn. 2841 e 3048 sulle Istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza”. 4.”Gazzetta Livornese”, 20 settembre 1926, p. 2. Plotone ciclistico e Sezione giovanile sarebbero stati presenti anche alle celebrazioni del 4 novembre. 5. F. Pieroni Bortolotti tende a presentare la posizione dell’ex deputato repubblicano come in progressiva rotta col fascismo instaurato, soprattutto alla luce di una politica che colpiva anche alcuni interessi della piccola borghesia cittadina, a partire dai commercianti. Sul suo coinvolgimento nei primi passi del movimento di “Italia Libera” dopo il delitto Matteotti, cfr. N. Badaloni e F. Pieroni Bortolotti, Movimento…, op. cit., p. 167. 6. Cfr. “Gazzetta Livornese”, 15 marzo 1917, p. 2. Sulla precedente parabola politica del Marocchini cfr. T. Abse, Sovversivi…, op. cit., p. 110, che ne segnala l’uscita dall’Unione Repubblicana Livornese all’indomani della vittoria socialista alle elezioni amministrative del novembre 1920, e la sua successiva adesione al fascismo, che ne fanno, in pratica, l’unico anello importante, accanto naturalmente ad Ezio Foraboschi, che leghi a Livorno la sinistra interventista del 1915 con il fascismo. 7. “Gazzetta Livornese”, 26 aprile 1927, p. 2. 8. Cfr. ASVS, Registri soci, 1889-1930 che segnalano 615 iscrizioni nel 1923, 457 nel 1924, 418 nel 1925 e 472 nel 1926. 9. Si veda il breve sommario della vita associativa stilato nell’ottobre 1945 in ASVS b. Pratiche 1945-1946, fasc. Cerimonie e feste sociali. 10. Cfr. le numerose descrizioni di esercitazioni di protezione antiaerea, a partire dall’ottobre 1935, in ASVS, b. Contabilità 1940). 11. ACL, Affari, 1927, fasc. 205, Società diverse. 12. ibidem, risposta della Commissione, a firma Ezio Foraboschi, in data 12 aprile 1927. 13. ibidem, il podestà al Prefetto, in data 16 giugno 1927. 14. R.d.L. 12 febbraio 1930, n. 84, “Modifiche al R.d.L. 10 agosto 1928, n. 2034 contenente provvedimenti necessari per assicurare il funzionamento della Croce Rossa Italiana”. Nel dopoguerra, col crollo del regime, molti e vani furono i tentativi delle società soppresse, una volta risorte, di recuperare i beni, talvolta gli stessi immobili delle sedi sociali, che la Croce Rossa aveva incamerato. Garibaldo Benifei ricorda un raduno nazionale delle Pubbliche Assistenze a Montevarchi, nel 1931, per protestare contro il provvedimento governativo. Relatore contro la legge sarebbe stato lo stesso avvocato Maccario, Commissario e poi Presidente della Società Volontaria di Soccorso. 15. Società Volontaria di Soccorso di Livorno. Regolamento interno, Livorno, Nigiotti, 1932. 16. art. 12. 17. art. 16. 18. Presso ASVS esiste una serie completa di verbali del Consiglio di amministrazione che coprono il periodo dall’ottobre 1931 all’ottobre del 1953, per il quale esiste anche una serie completa di Registri delle deliberazioni. A questa serie, che indicheremo con la formula “Verbali” seguite dalla data, si aggiunge un registro con i verbali delle Adunanze generali a partire dal 1946. Accanto ai registri, che costituiscono comunque la serie documentaria di riferimento per la loro continuità, esistono pochi fascicoli di carteggi e bilanci relativi a quegli anni, non ordinati e concernenti le materie più diverse. 19. ACL, Affari, 1930, fasc. 82 Società diverse. Lettera del Podestà al Prefetto, in data 14 ottobre 1930, per esprimere parere favorevole all’istanza di sussidio presentata al ministro Costanzo Ciano dalla SVS, per l’acquisto di una nuova autoambulanza. 20. Si veda il fascicolo relativo all’associazione, ed alle ripetute richieste della Questura al Ministero perché essa venisse sciolta quale luogo di incontro di “sovversivi”, che costituivano “la maggior parte” dei soci, (“una discreta quantità di apolitici, massoni e repubblicani in preponderanza, anarchici e comunisti in minor proporzione”) in ASL, Questura, A/3, b. 499, Associazioni varie, fasc. Società per la Cremazione dei cadaveri. Si veda in particolare il Pro Memoria della Questura al Prefetto del 23 novembre 1937. 21. Il 6 novembre del 1935 sarebbe stata respinta anche la domanda di riammissione alla Società del Benifei, che aveva scontato la condanna. Sul pro-

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10. I consiglieri delegati all’inizio del 1945 furono Alvaro Lascialfari e Amleto Lemmi, eletti in assemblea. Spartaco Pepi, nominato dall’Ente Comunale di Assistenza e Garibaldo Benifei, di designazione comunale. 11. Cfr. N. Gallerano, Gli italiani e la guerra 1940-1943. Appunti per una ricerca, In “Italia Contemporanea”, n. 160, 1985, pp. 81-93, in particolare pp. 91-93. Fin dal 26 luglio 1945 il presidente Minghi aveva avanzato la proposta, subito accolta dal Consiglio, di chiedere la revoca del R.D. del 25 maggio 1931 con cui la SVS era stata parificata alle Opere Pie, perché esso ostacola la ricostruzione per i vincoli, le deliberazioni e le limitazioni che esso impone (ASVS, Verbali, 1945-1947): Solo molto più tardi, negli anni ’70, il quadro normativo in cui la Società era inserita sarebbe stato mutato. 12. Rientrato in servizio, sia pure a stipendio ridotto, dal maggio del 1945, la sua rapida reintegrazione quasi simboleggiava l’ansia generale di risarcimento dalle ingiustizie subite che percorreva la società. 13. Era una vecchia FIAT 521, ripristinata dal punto di vista meccanico nel corso della primavera del 1945. Cfr. “La Nazione del popolo”, 24 luglio 1942, p. 2 “Un problema da risolvere: la Società Volontaria di Soccorso”. 14. L’ufficiale, che avrebbe in seguito provveduto anche ad una preziosa fornitura di pneumatici venne nominato socio onorario. Cfr. “La Gazzetta” 5 ottobre 1945, p. “Per la rinascita della Pubblica Assistenza”, articolo di Gino Toaff. Si veda anche il numero dell’8 ottobre p. 2, per la cronaca della cerimonia e “Il giornale del popolo”, 9 ottobre 1945, p. 2 “Una istituzione cittadina che risorge”. 15. Cfr. Società Volontaria di Soccorso Livorno, Relazione al conto finanziario e consuntivo dell’esercizio 1945 primo anno della ricostruzione, Livorno, Officine Poligrafiche Italiane, 1946. 16. ASVS, b. Pratiche 1947, fasc. Comitato di Ricostruzione, relazione per il periodo dal novembre 1946 all’aprile 1947. 17. Si veda, ad esempio, la lettera firmata da “alcuni cittadini” pubblicata nell’edizione livornese del quotidiano Il mattino dell’Italia centrale del 18 gennaio 1948 in cui si parlava di trattenimenti danzanti con intervento di donne di dubbia moralità che turbano con contegno scorretto la serietà dell’ambiente.

intonati gli inni nazionali” (cfr. E. Mannari, Tradizione…, op. cit., p. 8459). Prima ancora, nel 1928, era stato condannato dal Tribunale Speciale per la difesa dello Stato per costituzione del Partito comunista (cfr. Aula IV…, op. cit., p. 122). 41. ASVS, b. Pendenze 1943, fasc. Dimissioni del segretario Pini, lettere del Pini al colonnello Favati in data 1 e 7 agosto 1943.

Cap. 6. 1. ASVS, b. Pendenze 1943. 2. Per queste notizie si veda ASVS, b. Contabilità 1943-1948, fasc. “Danni sede sociale 1943”, fasc. “Occupazione truppe tedesche” e fasc. “Occupazione locali truppe tedesche e alleate”. 3. Si veda per il suo notevole interesse la relazione per la “Regia (?) Prefettura” del colonnello Favati, in data 21 ottobre 1943, in cui il Commissario, rimasto solo a sbrigare gli affari della Società, chiedeva che venisse esaminata la possibilità di una sua sostituzione (ASVS, b. Pendenze 1943). 4. Per un quadro della situazione della città nell’immediato dopoguerra, si veda F. Bertini, I problemi della ricostruzione livornese, in Le voci…, op. cit., pp. 303 ss. 5. A fronte della pesante svalutazione in corso venivano modificate in maniera rilevante anche le tasse sociali. Per i soci benemeriti esse passavano da 48 a 180 lire annue. Per i contribuenti la tassa mensile passava da 3 a 10 lire, per gli assistenti da 2 a 5. 6. Cfr. ASVS, Commissione di Ricostruzione. Verbali adunanze 1944-1945, 18 settembre 1944. 7. ibidem, assemblea del 19 novembre 1944. 8. Su questi temi fondamentali il recente, ricchissimo volume di C. Pavone, Una guerra civile. Saggio storico sulla moralità della Resistenza, Torino, Bollati, Boringhieri 1991, in particolare il cap. 8, “La politica e l’attesa del futuro”, pp. 515-592. 9. ASVS, Commissione di Ricostruzione. Verbali adunanze 1944-1945, assemblea del 31 dicembre 1944.

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L’archivio storico della SVS di Massimo Sanacore

Come si rileva anche dalla prima parte del volume, l’archivio della Società Volontaria di Soccorso precedente l’ultimo conflitto bellico, ed in conseguenza dei suoi eventi, è andato in grande parte perduto. Non è stato un fatto casuale: gli archivi non sono solo la storia e la memoria degli enti o delle associazioni di pertinenza, ma fanno essi stessi parte dell’organizzazione comunitaria e quando, come nell’ultima guerra subiscono ingiuria e lutto gli uomini, ne seguono ineluttabilmente il destino. La perdita del materiale documentario è stata cospicua, quantitativamente e qualitativamente. Tale perdita si è rivelata di particolare iattura, anche solo pensando all’interesse e all’attenzione con cui la SVS e le stesse Associazioni ad essa precedenti avevano prodotto e conservato la documentazione della loro attività. Si ha notizia che fin dal 1890 tale Benvenuti, già segretario della Croce Verde, doveva rinunciare all’importantissima ed onorevole nomina ad archivista (lettera del 21 aprile al Presidente della C.V.). Nel 1903, poi, la SVS aveva assunto un archivista in pianta stabile nel suo organico. In effetti la complessità dell’azione della SVS necessitava di una notevole produzione documentaria, la cui archiviazione era essenziale sia per il funzionamento della vita interna dell’Associazione sia per la sua giustificazione politico-amministrativa all’esterno, di fronte ad uno Stato sempre sospettoso nei confronti dei corpi intermedi della società civile. Dell’archivio storico resta purtroppo il solo materiale sottoelencato, ordinato con un principio di inventariazione che arriva all’anno 1953, cioè rispettando il lasso quarantennale che individua l’archivio storico dall’archivio di deposito. Dalla varia tipologia degli atti si intuisce quale doveva essere la ricchezza dell’archivio, mentre la cura speciale che ha permesso di salvare il registro del censimento dei soci indica come in passato, così come oggi, questi ultimi siano stati ritenuti l’anima e il corpo, ovvero l’assoluta ricchezza della Società. Vi è infine da segnalare la presenza di un certo numero di fotografie, che rappresentano scene di vita e attività della Società dall’inizio ai tempi nostri. Queste foto, di estremo interesse, dovranno essere ordinate e inventariate in una fototeca che completerà l’archivio documentario. Verbali e deliberazioni del Consiglio di Amministrazione 3 ottobre 1931 – 22 aprile 1941 Registro di 300 pagine bollate contenente sommari verbali delle sedute e delle decisioni adottate dal Consiglio (numerato 1) e, dal 25 luglio 1939, dal Commissario Prefettizio.

siglio di Amministrazione 2 giugno 1945 – 26 agosto 1947 Registro come sopra, contenente sommari verbali delle sedute e le decisioni relative. Verbali e deliberazioni del Consiglio di Amministrazione 25 settembre 1947 – 4 novembre 1949 Registro di 100 pagine come sopra. Verbali e deliberazioni del Consiglio Direttivo 27 dicembre 1949 – 22 maggio 1952 Registro come sopra (numerato 3); la delibera del 22 maggio si interrompe nell’ultima pagina. Sciolta una velina con delibera 22 luglio 1951. Verbali e deliberazioni del Consiglio Direttivo 22 maggio 1952 - 4 ottobre 1951 Registro come sopra (numerato 4). Verbali e deliberazioni del Consiglio di Amministrazione 26 luglio 1945 – 26 agosto 1947 Registro di 100 pagine (numerato 3) con le deliberazioni numerate separatamente per ogni anno e riassunte a margine. Le deliberazioni portano l’annotazione degli estremi dell’approvazione del Comitato provinciale di Assistenza e Beneficenza. Verbali e deliberazioni del Consiglio di Amministrazione 26 agosto 1947 – 13 luglio 1952 Registro parzialmente numerato e bollato (numerato 4) come sopra. Verbali e deliberazioni del Consiglio di Amministrazione 22 agosto 1952 – 24 febbraio 1955 Registro parzialmente numerato e bollato (numerato 5) come sopra. Verbali delle adunanze generali ordinarie 23 giugno 1946 – 25 febbraio 1973 Registro contenente i verbali delle assemblee dei soci Corrispondenza ricevuta dalla

Verbali e deliberazioni del Consiglio di Amministrazione 2 maggio 1941 – 25 maggio 1945 Registro di 116 pagine bollate contenente le deliberazioni del Commissario Prefettizio con l’assistenza del Segretario (numerato 2) e, dal 21 marzo 1945 dal C.d.A. Verbali e deliberazioni del Con-

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Società Croce Verde 1886 – 1891 Lettere e biglietti ordinati per anno, in cinque fascicoli. Libro del censimento dei soci Fondazione 1889 – 30 settembre 1910 Registro con la segnatura del cognome e nome, domicilio, categoria sociale (onorari, benemeriti, contribuenti e assistenti), data di ammissione, eventuali osservazioni (espulsioni, esclusioni per morosità, esoneri dal pagamento, dimissioni volontarie e decessi). Il registro riporta i socvi ancora attivi alla data del censimento, in ordine cronologico di adesione, con più numeri di matricola rettificati in occasione deo vari censimenti. Il numero più vecchi arriva al 1899. Libro del censimento dei soci 2 ottobre 1910 – 31 marzo 1917 Registro c.s Numeri di matricola 2818. Libro del censimento dei soci 1 giugno 1889 – 24 settembre 1919 Registro c.s. Numeri di matricola 3623. Libro del censimento dei soci 25 settembre 1919 – 8 maggio 1921 Registro c.s.Numeri di matricola 3624-7214. Libro del censimento dei soci 10 maggio 1921 – 24 febbraio 1930 Registro c.s. Più numeri di matricola intercorrenti. Libro del censimento dei soci 1 ottobre 1\889 – 25 marzo 1945 Registro c.s. Numeri di matricola 2589. Libro del censimento dei soci 3 dicembre 1890 – 26 luglio 1952 Registro c.s. (segnato n. 1). Numeri di matricola 3452. Libro del censimento dei soci 27 luglio 1952 – 3 febbraio 1959 Registro c.s. (segnato n. 2) Numeri di matricola 3453-4416. Bilancio preventivo anno 1944


Contabile divisa in separati titoli, capitoli e articoli, con la delibera di approvazione finale. Bilancio preventivo dell’entrata e dell’uscita 1945 Contabile c.s. con la relazione del Consiglio di Amministrazione e vari allegati in doppia copia. Bilancio preventivo dell’entrata e dell’uscita 1946 Idem c.s. Bilancio preventivo dell’entrata e dell’uscita 1947 Idem c.s. Bilancio preventivo dell’entrata e dell’uscita 1948 Idem c.s. Bilancio preventivo dell’entrata e dell’uscita 1949 Idem c.s. Bilancio preventivo dell’entrata e dell’uscita 1950 Idem c.s. Bilancio preventivo dell’entrata e dell’uscita 1951 Idem c.s. Bilancio preventivo dell’entrata e dell’uscita 1952 Idem c.s. Bilancio preventivo dell’entrata e dell’uscita 1953 Idem c.s. Conto finanziario dell’esercizio 1952 reso dal tesoriere Toaff per l’Opera Pia Società Volontaria di Soccorso Contabile delle entrate e uscite classificate per singoli titoli, capitoli e articoli di bilancio, riportati per riassunto. In calce, relazione del Consiglio di Amministrazione sul risultato di gestione e copia della delibera di approvazione. Conto finanziario e consuntivo per l’esercizio 1942 del tesoriere Cassa di Risparmi Idem c.s. con relazione del Commissario prefettizio. Doppia copia. Conto finanziario e consuntivo per l’esercizio 1943 Contabile con la sola sintesi per voci delle entrate e uscite. Conto finanziario e consuntivo per l’esercizio 1945 Contabile delle entrate e uscite

classificate per singoli titoli, capitoli e articoli. Contiene l’estratto dei bilanci consuntivi degli anni 1941, 1943 e 1945, la relazione del Consiglio di Amministrazione e varie comunicazioni. Conto finanziario e consuntivo per l’esercizio 1946 Idem c.s. completo da varie comunicazioni e allegati al bilancio. Doppia copia. Conto finanziario e consuntivo per l’esercizio 1947 Idem c.s. In calce, separato, il conto consuntivo dell’Amministrazione, equivalente allo stato patrimoniale. Doppia copia. Conto finanziario e consuntivo per l’esercizio 1948 Idem c.s. Doppia copia. Conto finanziario e consuntivo per l’esercizio 1949 Idem c.s. Doppia copia. Conto finanziario e consuntivo per l’esercizio 1950 Idem c.s. In calce conto economico delle rendite e spese, sopravvenienze attive e passive e stato patrimoniale. Doppia copia. Conto finanziario e consuntivo per l’esercizio 1951 Idem c.s. In calce elenco dei residui attivi e passivi a fine anno. Doppia copia. Conto finanziario e consuntivo per l’esercizio 1952 Idem c.s. Doppia copia. Conto finanziario e consuntivo per l’esercizio 1953 Idem c.s. Doppia copia. Contabilità anni 1943-1944 Busta con il libro mastro del 1943 e altri documenti vari. Contabilità anno 1945 Busta con i fascicoli dei mandati a entrata e uscita, segnati secondo i relativi titoli, capitoli e articoli del Bilancio. Sintesi dei mandati e del loro ammontare su ogni fascicolo. Contabilità anno 1946 Idem c.s. Contabilità anno 1947 Idem c.s. Contabilità anno 1948 Idem c.s. Contabilità anno 1949

Idem c.s. Contabilità anno 1950 Idem c.s. Contabilità anno 1951 Idem c.s. Contabilità anno 1952 Idem c.s. Contabilità anno 1953 Idem c.s. Mastri e mandati anni 19471952 Busta contenente sei libri mastri e sei registri di copia dei mandati, per ogni anno. Registro degli stipendi e salari del personale impiegato 19471950 Segnature divise per mese complete delle ritenute. Corrispondenza in arrivo e pratiche amministrative evase 19421945 Busta molto incompleta. Contiene le pratiche afferenti la requisizione della sede nel periodo bellico e la richiesta di indennizzo. Idem c.s. anno 1945-1946 Contiene copia dei mandati del’anno 1946 e primo trimestre del 1947, e libro mastro 1945. Protocollo degli affari. Idem c.s. anno 1947 Contiene la documentazione ricevuta e solo in parte prodotta, divisa per fascicoli, classificati per categoria e riportanti l’oggetto. Protocollo degli affari. Idem c.s. anno 1948 Con protocollo degli affari Idem c.s. anno 1949 Idem c.s. anno 1950 Con protocollo degli affari del biennio. Idem c.s. anno 1951 Con protocollo degli affari Idem c.s. anno 1952 Con protocollo degli affari Idem c.s. anno 1953 Con protocollo degli affari 2 regiastri di protocollo della corrispondenza 1947-1950 Miscellanea 1917-1939 Carteggio e rendicontazione di iniziative di finanziamento, copie di polizze di assicurazione. Contiene vari elenchi dattiloscritti dei soci.

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Miscellanea 1940-1945 Contiene il mastro del 1942 e varie copie di assicurazione Registro dei servizi 13 luglio 1923 – 7 aprile 1924 Registro con numero progressivo per ogni intervento, riportante le modalità di richiesta dell’intervento, la località dove si è recata la squadra, il luogo di trasporto, il nome del sofferente o defunto, patologia ed eventuali osservazioni, nome dei militi e caposquadra intervenuti. 17 registri di servizi 27 ottobre 1944 al 31 dicembre 1953 Idem c.s. Quaderno dei trasporti funebri 1 giugno 1945 - 31 dicembre 1946 Idem c.s. Quadernetto “Crediti e prestiti del personale”. Quaderno scolastico riportante gli anticipi concessi dalla Società ai dipendenti stipendiati. Registro dei questuanti. 1950 Registro riportante i nomi dei questuanti per la Società e le somme raccolte individualmente. Processi verbali davanti al Consiglio di Disciplina. ! giugno 1897 - 9 maggio 1898 Registro in rubrica dei verbali dei processi svoltisi davanti al Consiglio di Disciplina per violazione dei doveri derivanti dallo statuto o inerenti al servizio di assistenza dei militi. Rapporti e deununzie presentate al Consiglio di Disciplina 1914 - 1948 Le carte sono in parte raccolte nelle carpette, in parte sciolte. Molto lacunoso negli anni intermedi.


TRA RICOSTRUZIONE E FUTURO (1947 - 2010)

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1947 Gennaio: si delibera l’istituzione di un posto di soccorso a Montenero in collaborazione col locale Circolo Ricreativo dei lavoratori.

Aprile: si delibera l’adesione alla Federazione Nazionale delle Società di Pubblica Assistenza.

Nel mese di luglio si aprono gli ambulatori nella sede di Via San Giovanni, che tornerà a ospitare anche gli uffici con la fine del mese.

2 agosto: inaugurazione della sede cui partecipano associazioni di pubblica assistenza toscane e di altre regioni. Si inaugura la sezione Fabio Filzi nel popolare quartiere di Sciangai. Viene superata in pochi mesi la quota di 500 soci.

Esercitazione di pronto soccorso degli allievi davanti alla sede del Gruppo giovanile (1946-47)

Inaugurazione della sotto Sez. F. Filzi.

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Funerale di un operaio del cantiere

La riapertura della sede con esposizione materiali

Ambulatorio nel primo dopoguerra

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Il bar nell’immediato dopoguerra

La sala per il ballo

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1948 Si avvia il servizio ambulatoriale presso la Sezione di Sciangai. Vista la crescita dell’attività della Società si delibera l’aggregazione al Consiglio di Amministrazione di tre soci esper-

ti, con voto consultivo e con particolari compiti di ispezione, controllo e organizzazione di attività (si tratta di Leonello Agretti, Oberdan Biagi e Dino Di Crescenzo).

Sono ormai ripresi i corsi infermieri, i cui esami i svolgono nel mese di luglio.

Inaugurazione ambulanza “Lancia Artena”

Gruppo ciclistico, immediato dopoguerra 1948-50

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Ottobre: viene inaugurata ufficialmente la sezione di Montenero.


Gruppo ciclistico in gita il 30 luglio

Il Gruppo giovanile nell’immediato dopoguerra

Il Comandante del gruppo, Baldacci

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1949 I servizi della SocietĂ raggiungono il numero di 4.000 mentre la scuola infermieri conta ben 100 iscritti.

Vengono confermati per il quadriennio 1949-1952, i Consiglieri Amleto Lemmi e Alvaro Lascialfari.

Viene alienata l’area del fabbricato, ormai crollato e poi demolito per danni di guerra, in via Strozzi n. 3

Manifesto del Comitato cittadino per la celebrazione della Giornata della Pubblica Assistenza

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25 agosto: viene costituito un Comitato fra gli operai del cantiere O.T.O. 10-11 settembre: partecipazione al concorso di soccorso a Prato. 9 ottobre: giornata della Pubblica Assistenza.


1950 Per motivi disciplinari il Plotone ciclistico viene sciolto, per essere ricostituito su nuove basi. Il 17 giugno del 1951 verrà comunque nuovamente sciolto.

Maggio: adesione della Società e della Misericordia all’appello della Croce Rossa contro l’uso delle armi nucleari.

Una lettera della prefettura all’inizio dell’anno, chiarisce la non validità pubblica del corso infermieri, che era stato prontamente riattivato dalla Società ed aveva avuto 62 aspiranti diplomati.

20 agosto: viene celebrata la Giornata della Pubblica Assistenza. Dicembre: il Consiglio Comunale stanzia un milione per la Società Volontaria di Soccorso e la Misericordia.

Gruppo di militi in servizio di Pronto Soccorso ad una gara sportiva (si riconoscono Benifei e Lascialfari)

Gruppo ciclistico con trombettiere. Partecipazione alle feste del 1 maggio al Cisternino.

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Squadra di militi in servizio di Pronto Soccorso alla festa del 1 maggio al Cisternino

Militi al Cisternino.

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Dirigenti, militi e autisti di fronte alla sede.

Cena sociale (1950 circa)

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1951 3 gennaio: muore improvvisamente il Presidente Adolfo Minghi. Dirigente della FIOM e protagonista dell’occupazione delle fabbriche nel 1920 era stato poi dirigente del sindacato Vetrai e perseguitato dal regime fascista. Era consigliere comunale per il Partito Socialista Italiano e membro del direttivo provinciale. Nel 1951 si avvia la riforma del regolamento dopo vent’anni (è approvato ad agosto), mentre sin dal luglio 1945 si parlava di recedere dalla posizione di “Opera Pia”, voluta dal governo fascista e tale, con le sue norme tutorie, da ostacolare il lavoro di ricostruzione della Società.

Alla morte di Adolfo Minghi, nel gennaio del 1951, assume la carica di Presidente facente funzione Alvaro Lascialfari, sostituito poi, nel mese di febbraio e su nomina prefettizia, dall’avvocato Umberto Scarpa. Nel mese di marzo il Comune stanzia per la Società Volontaria di Soccorso un contributo di un milione. Ad esso si affiancano i contributi della Provincia e di alcune aziende. Viene completato il restauro della sede sociale (grazie allo sforzo finanziario del Comitato dei soci).

24 giugno: inaugurazione della lapide per Adolfo Minghi e Leonetto Agretti nella sede di Via San Giovanni. 21 ottobre: si celebra la Giornata della Pubblica Assistenza. A Novembre, con l’alluvione in Polesine si ha una attiva partecipazione ai soccorsi della Società (con l’invio di una squadra di cinque militi e dell’ufficiale Sanitario dott. Alberto Mario Tevenè, che operano a Codigoro), che non lesina critiche all’Ass. Nazionale, accusata di essersi mossa con estrema lentezza ed indecisione.

La squadra di calcio del Gruppo sportivo

Gruppo di militi e dirigenti

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Viva è anche la polemica verso l’atteggiamento delle autorità, che trattano con estrema diffidenza militi e quadre delle Società di Pubblica Assistenza. È il clima della guerra fredda che percorre i primi anni Cinquanta e qualifica come “pericolose” le società laiche con forte radicamento popolare (e per questo con ampi e solidi legami col mondo sindacale, con i partiti e la cultura di sinistra). La Società presta il suo appoggio anche all’accoglienza dei profughi proveniente dalle zone alluvionate.


1952 Nel mese di marzo ha inizio il Corso di Igiene Popolare di pronto soccorso. Riprende l’attività del Plotone ciclistico, mentre si parla, a partire dall’assemblea generale del mese di maggio, della costituzione di una Sezione motonautica. Viene ricostituita anche la Sezione Femminile.

Nel mese di giugno, nel corso dell’assemblea generale, si opera una riforma ed un ampliamento del Regolamento interno. Si apre una vertenza con il cantiere Ansaldo che, inizialmente, rifiuta di impiegare, in caso di incidente, i mezzi della SVS. Si giunge ad un accordo di divisione dei compiti con la Misericordia.

Nel mese di marzo, per raggiunti limiti di età, viene posto a riposo il segretario amministrativo Gino Toaff. Alle dipendenze della Società dal 1904, era stato rimosso dall’incarico nel 1939 (in seguito alle leggi razziali del 1938) ma era rimasto in contatto con la società sino a quando, nei mesi immediatamente successivi alla liberazione della città, essa non era stata riorganizzata anche grazie

al suo contributo. Egli presterà comunque servizio ancora per alcuni mesi, in attesa di essere sostituito da nuovo personale. 14 agosto: viene inaugurata la motobarca per il servizio di pronto soccorso costiero della Sezione nautica. 11-12 ottobre: Convegno nazionale delle Pubbliche Assistenze con ampia partecipazione della Società Livornese.

Le donne della Sezione femminile

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1953 Nel mese di giugno vengono confermati nella carica i Consiglieri, per il quadriennio 19531956, Amleto Lemmi e Alvaro Lascialfari.

Per quanto lo stato di obsolescenza del parco automobilistico renda necessario l’acquisto di due nuovi automezzi, le condizioni finanziarie della Società consentono di deliberare solo l’acquisto di una ambulanza, una FIAT 1400 “con due barelle e completa di accessori”.

8-10 agosto: si svolge a Livorno il Convegno nazionale della Pubblica Assistenza. Ottobre: viene aperto un ambulatorio medico chirurgico

Premiazione dei militi nel mese di ottobre. Accanto al Presidente Scarpa si riconosce il Segretario Toaff

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presso la Sezione di Sciangai. Nel mese di dicembre: Osvaldo Bonsignori sostituisce l’avvocato Scarpa alla presidenza.


1954 Presidente è Osvaldo Bonsignori. Si progetta la costituzione di un Plotone motorizzato che succeda al Plotone ciclistico. Sono ancora attive come tali una Sezione femminile e una Sezione giovanile.

Viene proposta all’autorità tutoria la modifica degli artt. 16 e 19 dello Statuto relativi alla nomina del Consiglio di Amministrazione, per affidarla ai soci (i consiglieri dovrebbero risultare 12 più un presidente). I soci sono 3441.

Gruppo sull’Arno nel mese di settembre

Donne e giovani militi accanto ad un’autoambulanza

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1955 Si delibera di sostituire anche la seconda fra le vecchie autoambulanze, una “Lancia Artenaâ€?, non potendo piĂš essere adibita, per motivi di sicurezza, al servizio di pronto soccorso e trasporto malati. Con nove anni di vita ha ormai percorso 250.000 chilometri di logoranti servizi.

Il dormitorio nella sede via S. Giovanni 11 settembre: inaugurazione ambulanza Buich. Regge il nastro il comandante Cinirio Paoletti 11 settembre: un anziano e un giovanissimo milite (Marchini e Mazzoni) di fronte alla nuova ambulanza

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1956 Convegno nazionale a Savona, 16-17 luglio.

Convegno nazionale a Savona 16-17 luglio

1957 Febbraio: in una Assemblea Generale straordinaria si modificano alcuni articoli del regolamento interno. Vengono

confermati per il quadriennio 1957-1960 i soci Lascialfari e Lemmi. Viene approvata la proposta di istituire una cas-

setta per la raccolta di suggerimenti ed idee da parta dei soci, da collocarsi nel Corpo di Guardia.

Una cartolina ricordo degli anni ‘50

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1958 1959 1960 Presidente è ancora Osvaldo Bonsignori, affiancato da un socio anziano come Alvaro Lascialfari, che resterà attivo nel consiglio di amministrazione praticamente sino alla morte. Amleto Lemmi, consigliere, è da tempo vice presidente dell’Associazione Nazionale. Dal 1957 si parla di attribuire ai soci donatori di sangue un particolare distintivo. Risulta attiva da tempo, accanto alla Sezione Fabio Filzi di Sciangai, quella di Montenero. 24-26 ottobre: la SVS prende parte al Congresso Nazionale Pubbliche Assistenze a Firenze.

1 febbraio: si inaugura una nuova ambulanza. Si decide di istituire un Gruppo di donatori di sangue della SVS, mentre si pone allo studio, fra le attività ricreative della Società la partecipazione al progetto dell’Unione Regionale Toscana per l’istituzione di una colonia marina a Vada. È ancora attivo il corso infermieri diretto dal dott Alberto Mario Tevenè, futuro Presidente della Società.

Mentre numerosi sono i servizi cui viene chiamata la Pubblica Assistenza (gravanti sull’esiguo organico degli autisti), viene posta in vendita la barca di proprietà della Società. Amleto Lemmi è confermato a rappresentare la Società all’interno della Federazione Nazionale delle Pubbliche Assistenze. Viene attivato il Gruppo donatori di sangue, mentre è molto impegnato il Plotone Motorizzato. Fra le attività sociali continua il corso infermieri. Nell’Assemblea generale ordinaria del 24 luglio si sottolinea la necessità di mantenere pìù stretto il contatto tra la massa dei soci e il Consiglio di Amministrazione. Viene così istituito un registro di proposte e osservazioni presso il Coman-

1961 In marzo viene inaugurata una nuova ambulanza e la cerimonia viene preceduta da una fase di propaganda in tutte le fabbriche della città per la raccolta dei fondi. A giugno: si tiene il 15º Congresso nazionale a Torino. Nella Assemblea generale ordinaria vengono confermati alla Carica di Consiglieri i soci Alvaro Lascialfari e Amleto Lemmi. Si conferma attivo e florido il Circolo Ricreativo della Società.

26 marzo: Il Gruppo Motorizzato di fronte alla sede

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do, sul quale i soci potranno avanzare le loro proposte e ricevere le relative risposte. Viene istituito un orario di ricevimento dei soci da parte del Presidente e si stabilisce di intensificare le informazioni in merito alla vita amministrativa della Società attraverso l’affissione di appositi e più frequenti avvisi. 17-18 ottobre: 14° Congresso e concorso nazionale Pubbliche Assistenze. La SVS si classifica al primo posto su 82 Associazioni partecipanti, vincendo la ”Barella d’oro”. La squadra è composta da Dante Petroncini, PietroTaddei, Sirio Marconcini, Giacomo Di Domenico. Autisti: Oscar Pettinelli, Glauco Petri. Militi adibiti a soggetti: Amleto Guidi, Giuseppe Lombardi.


Il 17 settembre: il Gruppo Motorizzato al Convegno di Sarzana

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1962 1963 1964 20-21 ottobre: 16º Congresso nazionale a Montecatini

Il 26 giugno viene stabilito di affidare a personale a pagamento la cura dei servizi funebri. Si avanza la proposta di tenere il Convegno nazionale del 1964 a Livorno, mentre quello del 1963 (17º) si celebra ad Ancona, il 6-8 settembre.

Il 17 febbraio si tene la cerimonia annuale della premiazione di militi. 26 aprile: la SVS di Livorno è 1ª classificata all’esercitazione regionale delle Pubbliche Assistenze a Viareggio (Coppa del Presidente della Repubblica). Il 13 giugno: si delibera un completo ammodernamento del bar del Circolo ricreativo

Il 26 settembre si tene a Sestri Levante, l’Assemblea nazionale delle PPAA, nell’ambito del 18º Congresso del 25-27 settembre. In novembre vengono rinnovate per il biennio 1965-66 alcune cariche sociali. Comandante è eletto Pietro Taddei.

17-19 settembre: 19º Congresso nazionale a Pietrasanta in occasione del centenario della Croce Verde di quella località, la più antica Pubblica Assistenza d’Italia. 19 novembre: si parla ormai di un Congresso nazionale a Livorno per il 1966. Il consigliere Lemmi sull’esempio della P.A. di Torino, racco-

manda che si facciano pratiche presso il Ministero della Sanità per il riconoscimento del corso infermieri, Lo stesso Lemmi propone un censimento di donatori di sangue Militi della SVS che attualmente fanno parte di diversi Gruppi. Emerge il problema di assicurare i Militi non dipendenti dal-

la Società, che si trovino alla guida delle autoambulanze. Roberto Baldini diviene Presidente della Società. Scompaiono il vecchio Presidente Bonsignori e Urbino Guedri, dirigente sindacale e Sindaco revisore della Società. Vengono confermati per il quadriennio 1966-1969 i Consiglieri Lascialfari e Lemmi.

25 aprile: vittoria del Premio Presidente della Repubblica al concorso di Pronto Soccorso

1965 Il 3 aprile si richiede udienza a Sindaco e Presidente della Provincia per la non buona situazione economica della Società, anche a causa del mancato pagamento dei contributi degli Enti locali per il 1964 e 1965. Il 2 maggio si delibera per l’acquisto di una nuova ambulanza e per l’installazione di un radiotelefono per ambulanze.

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1966 In aprile raduno a Prato. Si pensa di richiedere una sovvenzione al Ministero degli Interni da inoltrare tramite il Partito Socialista al sottosegretario Leonetto Amadei. 21 maggio: si comunica che la Prefettura ha confermato l’attuale Consiglio di Amministrazione per il quadriennio 19661969 (siamo infatti ancora in regime di tutela). Il Consiglio è composto da dr. Roberto Bandini, Presidente con le Sezioni; Alvaro Lascialfari, vicepresidente e sorveglianza questua; Amleto Lemmi, delegato

ai rapporti con la federazione e con le consorelle nella sua qualità di vicepresidente della Associaciazione Nazionale PPAA (consiglieri eletti dall’Assemblea), dr. Alberto Guarducci, per la sovrintendenza al servizio sanitario; Virgiglio Questa per la sorveglianza servizi, comitati, commissioni. Vengono nominati i seguenti consiglieri aggiunti: Giovanni Tei al materiale; Raffaello Chiesa al Gruppo Sportivo: Ferdinando Avanzoni al Gruppo Motorizzato; Giuseppe Rinaldi ai contributi dei soci.

9-11 settembre: 20º Congresso nazionale a Livorno, con la partecipazione del Ministro della Sanità Mariotti e dell’ingegnere Marius Chevalier, dirigente del volontariato francese. 21 settembre: dopo la morte di Urbino Guedri e la nomina a Presidente di Bandini viene ricostituito il collegio dei sindaci che vede la conferma di Vittorio Marchi (con la nomina di Alessandro Giani e Alberto Polese).

Viene stanzionata una somma fissa mensile per il Plotone Motorizzato, vista la sua importanza agli effetti propagandistici e di pronto intervento in caso di calamità. Novembre: la SVS partecipa alle operazioni di soccorso in occasione dell’alluvione in Toscana.

Firenze: immagini dell’alluvione

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1967 8 febbraio: visto l’eccessivo numero di servizi in rapporto agli autisti dipendenti disponibili si autorizzano alcuni militi volontari a condurre automezzi della Società (solo su direttive del Comando ed escluso il servizio di pronto soccorso, se non in casi eccezionali).

Febbraio: emerge la necessità di qualche incentivo per i militi in servizio notturno, le cui presenze sono in calo (si parla di medaglie). 21 marzo: Giuseppe Rinaldi è nominato Consigliere aggiuntivo ai servizi. Per il 2 aprile è prevista la cerimonia ufficiale della premiazione dei militi.

8-10 novembre: 21 Congresso nazionale a Rapallo.

2 giugno: Il Gruppo Motorizzato ad una manifestazione a Pitelli

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1968 1969 4-6 ottobre: 22 Congresso nazionale a Torino. A dicembre diviene presidente il prof. Alberto Mario Tevenè.

re una doverosa istruzione tecnica ai nostri militi, ma anche per dare a quei cittadini che intendono dedicari alla professione di infermiere la possibilità di frequentare una scuola regolarmente riconosciuta. Giugno: Ampia partecipazione al 23º Congresso di Acqui Terme (13-15 giugno) mentre, il giorno 8, si celebra a Livorno, la giornata della Pubblica Assistenza.

3 maggio: vista la sospensione, negli anni precedenti, dei tradizionali corsi infermieri, a causa della impossibilità di rilasciare ai partecipanti regolari diplomi di abilitazione all’esercizio dell’arte ausiliaria di infermiere generico, si delibera di espletare le pratiche necessarie per poter chiedere al Ministero della Sanità l’istituzione di una scuola per infermieri e infermieri generici, non solo per da-

1970

Autoambulanza “C” usata per il film “Mare matto”

20 aprile: viene costituito il nuovo Comitato dei Soci; presidente è Alberto Polese. 26-29 giugno: 24º Congresso nazionale a Pisa. La SVS partecipa con una barca ed una squadra di sommozzatori. 6 settembre: inaugurazione della nuova ambulanza dei militi. In questo autunno muore Alvaro Lascialfari, a lungo consigliere e vicepresidente, componente del nucleo di soci che riorganizzarono la Società nell’immediato dopoguerra. Nel mese di ottobre la Società partecipa alle operazioni di soccorso per gli alluvionati di Genova. 7 novembre: rinnovo di alcune cariche sociali per il 197071; viene nominato Comandante Ezio Suich. 93


1971 1972 13 aprile: si delibera l’acquisto di una autoambulanza per il trasporto infettivi, con il contributo del Ministero della Sanità (è una FIAT 238). Nell’Assemblea generale straordinaria del 18 aprile viene istituita una commissione di tre soci con il compito di affiancare il Consiglio di Amministrazione nella pratica per la modifica dello Statuto. 7-9 maggio: 25º Congresso nazionale a Campi Bisenzio.

Come riconoscimento all’attività del Plotone Motorizzato viene ad esso concesso l’uso di una stanza propria nella sede. Il 12 gennaio si delibera di ricostituire la Sezione Femminile alla quale saranno destinate le militesse che ne faranno richiesta (al Comandante si erano infatti rivolte alcune signorine internazionali ad effettuare servizio di assistenza). Pur con un lessico che appare ancora antico è questo un segno dei tempi e della società che cam-

bia. Dati che la Società recepirà con tempestività, apportando anche alcune modifiche allo Statuto. 11-14 maggio: 26º Congresso nazionale a Gorizia. La grande quantità di servizi cui la Società viene chiamata ed il crescente ruolo da essa assunto nel contesto cittadino impongono l’assunzione, almeno in via provvisoria, di un quinto autista. In luglio tale aumento di organico diviene definitivo, consi-

derato che il numero dei servizi che l’Istituzione è chiamata a svolgere è notevolmente aumentato e tutto fa prevedere ulteriori sviluppi, [...] considerato altresì che la simpatia e l’attaccamento degli Enti e della cittadinanza tutta verso la nostra istituzione fa prevedere ulteriori aumenti di entrate per l’immediato futuro. Si costituisce ufficialmente il Gruppo donatori di sangue.

Pronto soccorso estivo al Calambrone [anni '70]

1973 25 febbraio: Assemblea generale straordinaria per fare il punto sulla modifica generale dello Statuto in chiave democratica (a partire dalla composizione del Consiglio di Amministrazione), anche attraverso uno svecchiamento del lessico. Ecco, fra gli altri un passo interessante, tratto da una delibera del Consiglio di Amministrazione: Considerato che [il Regolamento interno della So-

1974 to con il movimento che attraversava la società e di una forte apertura - e positiva attesa - dei frutti che ne sarebbero potuti scaturire. 1-3- giugno: 27º Congresso nazionale a Genova.

cietà] deliberato nel 1951, non tiene conto che nella società in continua evoluzione la donna ha acquistato quasi ovunque una posizione di assoluta parità si delibera di elevare il limite massima di età per il servizio di assistenza delle componenti la Sezione Femminile a 55 anni. Un ottimismo forse eccessivo ma che costituiva un segnale, nella decisione della sua fede nel futuro, di un legame stret94

17-19 marzo: 28º Congresso nazionale a Genova. In pieno periodo di austerity la SVS interviene solo con un pullman. Ottobre: viene eletto Presidente Amleto Lemmi.


1975 25-27 maggio: 29ยบ Congresso nazionale ad Ancona. 14 giugno: viene inaugurata la sottosezione di La Rosa presente il Sindaco Bino Raugi.

Lemmi e Veroni alla inaugurazione a La Rosa

Taglio del nastro alla Sezione La Rosa da parte del Sindaco Bino Raugi

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1976 10 gennaio: si delibera di istituire un corso di pronto soccorso per i militi, della durata di circa due mesi, con tre lezioni settimanali. 22 marzo: Constatata la maturità fisica e intellettuale dimostrata si delibera di autorizzare gli allievi che abbiano superato il 16º anno di età ad effettuare servizi sulle ambulanze pur dovendo rimanere il comando della squadra ad un limite maggiorenne.

Maggio: terremoto in Friuli. La SVS partecipa attivamente alle operazioni di soccorso recandosi, con altre organizzazioni toscane, nella zona di Bordano, Osoppo e Trasaghis. Per la Società opera una squadra composta da Ferdinando Avanzoni, Bruno Pucci, Franco Danero, Lino Fatarella, Alberto Scardigli, Raffaele Biascetto, Giancarlo Mantovani, Mau-

rizio Benifei, Patrizio Scotto, Massimo Di Simoni, Adolfo Nocchi, Stefano Bonamici. Il terrenoto in Friuli stimola un ampio dibattito in sede regionale sulla necessità di istituire un coordinamento dei servizi di soccorso in Toscana. È in realtà il tema del rapporto tra volontariato e intervento statale ad essere portato in primo piano a livello nazionale anche in

relazione ai progetti di riforma sanitaria in corso di elaborazione in sede parlamentare. 27-30 maggio: 30º Congresso nazionale a Milano. La SVS si mostra sensibile ai temi della solidarietà anche sul piano internazionale e si fa promotrice, nel mese di agosto, dell’apertura di una raccolta di medicinali a favore del popolo palestinese.

Il 4 novembre, in relazione all’enorme sviluppo dei servizi verificatosi in questo ultimo anno, si modifica l’art. 3 del Regolamento interno, portando da 3 a 4 membri dell’Ufficio Comando. Avanza intanto in Parlamento il progetto di soppressione delle IPAB (Istituzioni Pubbliche

di Assistenza e Beneficenza), che avrà importanti riflessi organizzativi ed istituzionali per la Società. In dicembre si ha il rinnovo delle cariche sociali, con l’elezione di Amleto Lemmi a Presidente, e di Lino Veroni a Vicepresidente.

Il 27, 28 e 29 maggio: si è svolto a Nizza Monferrato il 31º Congresso nazionale.

Ricevimento in Comune dei volontari reduci dai soccorsi in Friuli. Al centro si riconosce il Sindaco, Alè Nannipieri; a sinistra Lino Veroni, Garibaldo Benifei e Amleto Lemmi

1977

È un anno di ampio sviluppo dei servizi e di crescita organizzativa. Si procede all’acquisto di un furgone per emodialisi mentre viene attivato, con un impegno velocemente crescente nel corso di pochi mesi, un servizio di pronto soccorso presso le calate del porto, sulla base di un accordo con la Compagnia lavoratori Portuali. Tale oneroso ruolo imporrà un notevole accrescimento degli organici di infermieri ed autisti.

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1978 Si profila la liquidazione della Società come ente pubblico e la sua trasformazione in figura di diritto privato. Si consolida lo sviluppo della Società anche sul piano ricreativo.

26-28 maggio: 32º Congresso nazionale a Sarzana, che sancisce il rinnovamento del movimento associativo al di là di rigide contrapposizioni di identità ideologiche o religiose. Il Presidente nazionale Patrizio Petrucci lancia lo slogan Una Pubblica Assistenza di tutti.

Ne è indice l’attività del Gruppo sportivo, per il quale viene deliberato ormai uno stanziamento fisso in bilancio. Si delibera inoltre la pubblicazione regolare di un giornalino, che illustri l’attività della Società e ne sancisca il ruolo di primo piano ormai acquisito in ambito cittadino.

Luglio: la Società organizza una mostra storica presso la Festa de l“Unità” provinciale.

Mostra storica SVS alla festa de “L’Unità”

1979 10 febbraio: Viene deliberata la ricostituzione del Gruppo Femminile Assistenti Volontarie. 5 maggio: si delibera la richiesta di trasformazione della Società in ente morale di diritto privato. Si avvia, con l’inizio dei lavori di sistemazione della facciata, la ristrutturazione dello stabile sociale che verrà condotta a termine nel 1983. 18-20 maggio: 32º Congresso Nazionale ad Asti. Viene organizzato, dopo alcuni anni, il corso di pronto soccorso, che vede la partecipazione di 180 allievi.

Nell’assemblea generale ordinaria del 19 novembre vengono approvate importanti modifiche allo Statuto, per il pieno inserimento dell’Ente in una società in rapida trasformazione. Cadono le ultime norme di tutela relative agli organi sociali. Dicembre: la società aderisce alla convenzione con la Regione Toscana per il traposrto sanitario:

Luglio: Gruppo di donatori di sangue alla festa de L’Unità. Sotto lo striscione, il ragazzo senza occhiali è Daniele Retti

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1980 28 maggio: si delibera, e viene in breve attivato, l’avvio del servizio SPAMU (Soccorso Pubblica Assistenza con Medico per le Urgenze). Il primo servizio è del 1 giugno. Si copre inizialmente l’arco di 12 ore (dalle 8 alle 20), destinate ad allargarsi in breve all’intera giornata.

20-22 giugno: 34º Congresso nazionale a Firenze. 4 luglio: muore in un incidente stradale Massimo Bagnoli, un attivo volontario prossimo a diventare medico. Il 25 settembre: muore il Presidente della Società Amleto Lemmi, che ne aveva guidato la crescita nei secondi anni Settanta ed il pieno inserimento nel rinnovato Sistema Sani-

tario Nazionale. Era socio assistente della Società sin dal periodo fascista. Operaio della Vetreria era stato organizzatore del Soccorso Rosso e di una cellula clandestina del Partito Comunista accanto a Ilio Barontini. Nel dopoguerra era stato alla testa della segreteria unitaria della Camera del lavoro e consigliere comunale del P.C.I.

1 giugno: inizio del servizio con medico a bordo (SPAMU), in questa foto si riconosce il Dott. Rossi

La Sezione Nautica (1980 ca)

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Domenica 23 novembre: terremoto in Irpinia. La Società partecipa agli interventi di soccorso ed alla raccolta di aiuti sin dalle prime ore, ed in stretto contatto con l’Organizzazione nazionale delle PP.AA. Una prima squadra, con tre ambulanze di cui due attrezzate con il medico a bordo ed un camion con materiali, soccorso ed il gruppo elettrogeno, parte la mattina del 24 novembre e si unisce ad una unità delle PP.AA. di Cecina e Piombino per raggiungere la zona di Avellino, che sembra essere la più colpita. Essa opererà, a partire da quella stessa notte, presso i paesi di Quaglietta e Calabritto, centro, quest’ultimo, totalmente distrutto e che

ha ricevuto i primi soccorsi proprio dai volontari livornesi. Una seconda squadra, con due ambulanze ed un furgone, partirà il giorno successivo aggregandosi ai mezzi di altre organizzazioni livornesi (Misericordia, Comune, Provincia, Ospedale Civile, Compagnia Lavoratori Portuali, ecc.)

per dirigersi su Sant’Angelo dei Lombardi, dove verranno convogliate tutte le colonne di soccorso della Toscana. Presso la sede sociale, nel corso delle giornate successive, viene attivata una grande raccolta di materiale di soccorso, attivato alle zone del disastro tramite container. Con il rientro delle prime squadre si procede al ricambio ed all’invio di nuovi volontari, facendo sì che possano rimanere a Sant’Angelo due ambulanze sino a tutto il 3 dicembre.

Terremoto in Irpinia: il Sindaco Nannipieri lancia l’appello alla città.

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Raccolta di generi di soccorso

Carico di aiuti per l’Irpinia

Gruppo di soccorso SVS

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La partenza della colonna di aiuti da Livorno

La base operativa in Irpinia

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1981 Lino Veroni assume la presidenza della Società, affiancato da Garibaldo Benifei quale vicepresidente, Nel mese di giugno sarà quest’ultimo a sostituirlo, a causa di una rinunzia dovuta a sopraggiunti problemi di salute.

29-31 maggio: 35º Congresso nazionale a Milano Il 30 giugno si delibera l’istituzione del servizio di protezione civile antincendio che proseguirà nel corso degli anni seguenti e sino ad oggi, anche grazie all’acquisto di mezzi appositi di intervento.

Ottobre: Alec Dickinson, fondatore dei Community Service Volunteers ed esponente di rilievo del movimento volontario in Gran Bretagna, incontra nella sede di Via S. Giovanni i soci della Società Volontaria di Soccorso

Prima ambulanza con sirena bitonale

Mister Dickson, del volontariato inglese, in visita alla Società

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Primo gruppo per il servizio antincendio

Gruppo antincendio, 1 luglio

Gruppo femminile

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1982 Continua e si aplia la campagna di sottoscrizione cittadina per la ristrutturazione della sede di Via San Giovanni. Si pubblica il Numero Unico “Il Volontariato”. 14-16 maggio: 36º Congresso nazionale a Padova; la SVS partecipa con 35 volontari e presenta il servizio antincendio in collaborazione con L’Aeroclub.

Il 27 luglio muore Lino Veroni, figura di grande importanza per la crescita organizzativa, ed il pieno riconoscimento istituzionale della Società in una fase transitoria carica di promesse ma anche di difficoltà. Dirigente socialista aveva profuso il suo impegno sociale anche per lo sviluppo dell’Istituto Pascoli. Di origini operaie era

divenuto imprenditore di rilievo nel panorama economico cittadino. Fu socio fondatore della sede livornese del Banco Popolare dell’Etruria.

19 marzo: il Papa a Livorno. Gruppo miso SVS-Misericordia

90º Anniversario SVS: tavolo della Presidenza

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15 luglio: servizio di avvistamento antincendio

31 dicembre: giovani volontari festeggiano l’ultimo dell’anno in servizio presso la sede

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1983 13-15 maggio: 37Âş Congresso nazionale ad Empoli.

30 maggio: a Tirrenia esercitazione di protezione civile delle Pubbliche Assistenze della Toscana.

9-11 settembre: viene organizzata una manifestazione popolare la “Festa del pesce� in Fortezza Nuova.

Esercitazione regionale di protezione civile agli stabilimenti Pisorno di Tirrenia

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27 settembre: inaugurazione della sede sociale ristrutturata. Nei nuovi locali resi disponibili si attivano i primi servizi ambulatori interni.


Cerimonia del gruppo donatori di sangue

25 settembre: inaugurazione della sede restaurata

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Il Presidente nazionale Patrizio Petrucci all’inaugurazione della sede

Sfilata in occasione dell’inaugurazione della sede

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1984 Nelle elezioni per il rinnovo delle cariche per il triennio 1984-1986 la presidenza viene affidata a Garibaldo Benifei. 1 febbraio: viene istituito un corso di pronto soccorso aperto alla cittadinanza.

11 marzo: inaugurazione della prima ambulanza acquistata con il contributo dei cittadini a Collesalvetti.

25-27 maggio: 37Âş Congresso nazionale ad Arma di Taggia (IM). Fra giugno e settembre viene modificato ed approvato il nuovo Regolamento interno che sostituisce quello che datava 17 aprile 1952.

Nella stagione estiva in occasione delle gare remiere, viene organizzato un servizio di pronto soccorso in mare. Viene attivato il centro di Fisioterapia.

29 gennaio: inaugurazione del corso SPAMU

9 marzo: partenza per l’esercitazione di protezione civile al Mugello del 9-11 marzo

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1985 Nel mese di gennaio si inizia a parlare di un servizio di ambulanze che parta dalla Sezione di La Rosa e serva la zona sud della città. Il servizio sarà attivo dal mese di marzo.

Con cadenza irregolare, ma tendenzialmente bimestrale esce il notiziario “Il Volontario”. 24-26 maggio: 39º Congresso nazionale a Chianciano Terme con la partecipazione del Ministro della Protezione civile Zamberletti.

1-2 giugno: Congresso regionale toscano della PP.AA. a Livorno. Dal 1 al 7 luglio ha luogo la “Settimana del Volontariato”. Dal 10 agosto viene attivato il servizio di “eli-medica” che copre il litorale toscano.

17 febbraio: consegna degli aiuti per la Colombia raccolti dalle Pubbliche Assistenze in occasione del disastro del Nevado de Ruiz, città di Amero Circolo La Rosa. Esercitazione di Pronto Soccorso Viareggio, 7 settembre: il Consigliere Caluri e il Presidente Benifei accanto al mezzo per l’eli-medica

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Ampio intervento di uomini e mezzi della Società negli incendi scoppiati all’Isola d’Elba e sulle colline livornesi, alla Valle Benedetta.


1986 16-18 maggio: 40º Congresso nazionale a Milano con la partecipazione del Ministro Zamberletti. 24 maggio: viene inaugurata la Sezione di Stagno. 1 luglio: inaugurazione di 3 ambulanze alla presenza dell’on. Edda Fagni.

24 maggio: inaugurazione della Sezione Stagno. Autoambulanza dono della Cassa di Risparmi di Livorno

28 dicembre: premiazione dei volontari nel centenario della Croce Verde. A fianco del Presidente Benifei, Aldo Chidini, il giornalista e socio della SVS dal periodo della ricostruzione

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1987 14 gennaio: presso l’Hotel Palazzo a Livorno si tiene una tavola rotonda sulla emergenza cardiologica. 26 gennaio: una domenica notte: tragedia presso lo stabilimento ITALSO. Numerose squadre sono impegnate nel corso della notte, che vede anche il trasporto di tre gravi ustionati a Pisa. Il giorno dopo si avrà il recupero delle salme (3 vittime).

8-9 febbraio: esercitazione a Viareggio sulle tecniche di barellaggio con la partecipazione di circa 100 volontari. 15-17 maggio: 41º Congresso nazionale Pubbliche Assistenze a Genova. Il 30 maggio: per impegni personali, il Presidente Benifei lascia la carica, che viene assunta da Massimo Ghilarducci. 21 giugno: muore in un incidente stradale il volontario Daniele Retti di 22 anni, socio dal 1979 ed esempio di entusiasmo per tutti i suoi compagni.

Settembre: viene deliberata l’attivazione, con relative dotazione tecniche, di un “Servizio di assistenza per anziani a rischio”, in collaborazione con l’Amministrazione Comunale ed altre istituzioni pubbliche competenti. 26 settembre: un amio incendio presso il Gabbro impegna i volontari, con le squadre del Comune, il Corpo Forestale ed i Vigili del fuoco.

Esercitazione alla Rotonda di Ardenza sulle tecniche di barellaggio

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14 ottobre: si delibera la stesura di un nuovo Regolamento, in sostituzione di quello definito nell’agosto 1984. Viene soppressa la figura del Sottocapo squadra e viene meglio definita e maggiormente qualificata, in vista delle nuove esigenze del servizio, la figura del Caposquadra.


26 gennaio: la tragedia dello stabilimento ITALSO

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1988 9 aprile: apertura del corso di pronto soccorso con 135 iscritti. 13-15 maggio: 42º Congresso nazionale a Pisa, alla cui organizzazione collaborano anche volontari della SVS di Livorno. Risultano pienamente attive le Sezioni di La Rosa, Stagno e Collesalvetti, presso la quale, in agosto, viene inaugurata e messa in funzione una nuova autoambulanza. Nel mese di agosto il Consiglio di Amministrazione richiede di aderire alla convenzione stilata tra Ministero della Difesa e Federazione Nazionale Pubbliche Assistenze per il servizio civile degli obiettori di coscienza. 23 ottobre: grande esercitazione alla Rotonda di Ardenza, con l’intervento di un elicottero, di guardie forestali e carabinieri. 20 novembre: nell’Assemblea Generale dei Soci si sancisce ormai il ruolo della Società come promotrice di un servizio pieno per la società civile; non

solo un servizio per le emergenze e il pronto soccorso dunque, ma una apertura alle emergenti nuove esigenze sociali: dagli anziani, agli handicappati alla protezione civile. Si punta anche ad uno sviluppo di servizi diagnostici offerti alla cittadinanza (Ecografia, Ecodoppler). Vengono deliberate la ristrutturazione della sede di Collesalvetti e la costruzione di una nuova sede per la Sezione di Stagno, mentre si punta a raggiungere, nel 1989, la quota di 15.000 soci.

L’apertura al complesso dei bisogni espressi dal corpo della società trova sanzione anche in una nuova formulazione proposta per lo Statuto, secondo la quale la Società, oltre al trasporto e al corso curerà: - prestazioni di assistenza domiciliare ad anziani e portatori di handicap; - prestazioni di assistenza e riabilitazione fisica, fisioterapeutica, medica e paramedica; - prestazioni di prevenzione e spegnimento incendi boschivi; - attività sociali, culturali ed educative;

- attività di intervento e soccorso di protezione civile; - onoranze funebri; - altre attività indirizzate a forme di solidarietà umana e di partecipazione popolare. Nel mese di dicembre inizia il lavoro di assistenza allo scarico dei bidoni di rifiuti tossici dalla nave “Karin B”. Durerà sino al marzo del 1989 in una operazione che vedrà affiancate SVS e Misericordia. 5 dicembre: Giornata Internazionale del Volontariato indetta dall’O.N.U.

La ”Karin B”

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1989 27-29 gennaio: esercitazione delle PP.AA. toscane sul Monte Serra con la partecipazione di 350 volontari. In febbraio, nelle elezioni generali per il rinnovo delle cariche sociali, Fabrizio Bellandi viene eletto Presidente.

18 marzo: la Società organizza un incontro con il giornalista Enzo Aprea sui temi dell’handicap. L’Unione regionale PP.AA. avvia lo studio dell’organizzazione di corsi regionali per la formazione di personale idoneo all’assistenza ai portatori di handicap.

23 marzo: la Società consegna a nome dell’Unione Regionale Pubbliche Assistenze, un’ambulanza attrezzata ai centri medici popolari libanesi “Fenasol”. Maggio: la Società partecipa attivamente alla rassegna “Toscana salute”. Si propone una esercitazione di Protezione civile.

2-4 giugno: 43º Congresso nazionale a Roma. nel mese di settembre viene effettuato il servizio di assistenza allo scarico dei bidoni di rifiuti tossici dalla nave “Deepsea Carrier”. 22 ottobre: Stadio Comunale, Giochi del volontariato con la partecipazione delle PP.AA. di Rosignano, Pisa e Viareggio e delle Misericordie di Antignano e SanVincenzo.

18 marzo: incontro con Enzo Aprea

23 marzo: consegna di una autoambulanza donata al Soccorso popolare libanese di Tripoli di Libano

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Esercitazione di Protezione Civile

Assistenza allo scarico della “Deepsea Carrier�

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Stadio Comunale: concerto dei “Pink Floyd”. Posto di Pronto Soccorso

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1990 Agosto: incendio sulle colline livornesi. La SVS partecipa ai soccorsi.

29 settembre: La SocietĂ partecipa con le sue ambulanze al presidio in occasione della drammatica rapina con sequestro di persona a Vicarello.

L’incendio sulle colline livornesi

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26-28 ottobre: Milano, 44Âş Congresso nazionle delle PP.AA.


La rapina di Vicarello

Aprile: protesta di volontari presso la Sezione di La Rosa per ottenere una sede adeguata

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26-28 ottobre: Milano, 44ยบ Congresso Nazionale delle PP.AA.

Manifestazione in Piazza del Duomo di Milano

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1991 Marzo: la SVS di Livorno interviene a Brindisi con le sue strutture a favore delle migliaia di profughi albanesi riversatisi nel giro di poche settimane in Puglia. Si opera nel quadro di una iniziativa di soccorso della Associazione Nazionale Pub-

bliche Assistenze che vede attive le associazioni pugliesi e molte unità toscane. La SVS di Livorno opera nel campo della assistenza sociale e sanitaria. Viene eletto Presidente Oscar Cafferata.

10 aprile: il centralino della sede di Livorno viene allertato per un incidente in mare: è la tragedia del “Moby Prince”. L’ambulanza n. 30 della SVS trasporta in ospedale l’unico superstite del traghetto. Nella giornata successiva viene allestito un ospedale da campo, mentre viene richiesto l’intervento delle PP.AA. dei comuni vicini per il recupero delle sal-

me. È offerta la necessaria, costante assistenza medica e paramedica ai familiari e a quanti sono impegnati nella drammatica opera di riconoscimento, all’interno dei capannoni, cui si assicura anche il collegamento con la Sala operativa. La SVS è successivamente impegnata, assieme alla Misericordia, nel trasferimento delle salme ai luoghi di origine.

27 febbraio: inaugurazione di una ambulanza dedicata a Damiano Retti. Nella foto la madre del giovane volontario

29 marzo: volontari della SVS a Brindisi accanto a profughi albanesi

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La sciagura del Moby Prince

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Squadra di calcio della Società

30 giugno: volontari alla “Festa del pesce”

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1992 Maggio: per iniziativa dell’Anpas (Associazione Nazionale delle Pubbliche Assistenze vengono ospitati presso la colonia Regina Mundi del Calambrone, in collaborazione anche con la SVS, 80 ragazzi della zona Gomel, sottoposto al disastro nucleare a Cernobyl.

L’iniziativa punta anche alla raccolta di fondi per l’acquisto di materiale sanitario per l’ospedale pediatrico di Gomel e per assicurare cure specialistiche in Italia ai colpiti dagli effetti delle radiazioni.

22 giugno: si inaugurano tre nuove ambulanze ed un fuoristrada destinato alla Protezione Civile. Una delle ambulanze è dedicata alle vittime della tragedia del traghetto “Moby Prince”. Si inaugurano anche i nuovi locali per la fisioterapia ed il centralino operativo nella sede di Via San Giovanni.

Maggio: raccolta di fondi per i bambini di Cernobyl

22 giugno: dimostrazione di fronte alla sede di Via San Giovanni

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Una delle bambine ucraine, ospite a Livorno

Cerimonia di inaugurazione di tre ambulanze e di nuovi locali nella sede di Via San Giovanni alla presenza del Sindaco di Livorno Gianfranco Lamberti e del Presidente SVS Oscar Cafferata

1993

Si inaugura la nuova sede della Sezione Ardenza-La Rosa

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1994 1995 Squadre di Militi Volontari intervengono nella tragica Alluvione del Piemonte, in città la SVS organizza una imponente raccolta di generi di prima necessità che saranno consegnati nel centro di raccolta di Ovada. Altre notizie: - Si delibera l’ampliamento della sede di Stagno - La SVS aderisce al Progetto scuola sicura della Prefettura di Livorno

Per diffondere la cultura della solidarietà nella scuole è promosso il primo concorso “scuola e solidarietà” nelle scuole livornesi. Pur persistendo una situazione di crisi economica inizia il rinnovamento del parco auto

dell’Associazione con la inaugurazione di tre nuove ambulanze destinate alla sede di Via San Giovanni, Ardenza La Rosa e Stagno. - Si costituisce il servizio sociale con un progetto rivolto

all’Assistenza agli anziani della città - Intervento dei Militi Volontari della Protezione Civile a Rapallo per una alluvione. Il Sindaco della Città ligure ringrazia con una lettera l’Associazione

Alluvione in piemonte

1995 concorso nelle scuole

1995 inaugurazione nuove ambulanze

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1997

1996 Tragica alluvione nell’Alta Versilia. I Militi intervengono a Ponte Stazzemese per i soccorsi.

- La Società per la Cremazione di Livorno dona una ambulanza in memoria della Senatrice Edda Fagni. - Alla sezione di Stagno viene concessa l’autonomia con il distacco dalla SVS. Si costituisce la Croce Verde di Stagno.

1997 La SVS costituisce la Cooperativa sociale Humanitas per lo svolgimento di attività socio assistenziali. Anche a Livorno è attivato il numero unico di emergenza sanitaria nazionale 118. Terminano le corse fra le ambulanze della SVS e della Misericordia. - Per potenziare l’attività di soccorso in mare la SVS acquista il primo gommone ambulanza .

- Potenziamento del servizio di telesoccorso mediante l’installazione di sistemi di controllo video evoluti - Costituita l’Agenzia Formativa della SVS riconosciuta dalla Provincia di Livorno - Proseguono le attività di Solidarietà internazionale verso la ex-Jugoslavia in particolare con aiuti rivolti nella cittadina di Bugojno

Alluvione nell’Alta Versilia

logo Humanitas

attivazione del 118

1997 inaugurazione gommone ambulanza

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1998 1998 Gli spazi della sede di Via San Giovanni non sono più sufficienti per la sosta delle ambulanze. Primo trasferimento nella zona Picchianti con affitto di un Capannone in via Salmi. - Si inaugurano nuove ambu-

lanze in occasione del 108º Anniversario di Fondazione. - Il Comune di Livorno affida il servizio di mobilità sociale per l’utenza debole. - Riprende la stampa de IL VOLONTARIO - La SVS aderisce come socio sostenitore a Banca Etica, il primo istituto di credito senza

fine di lucro - Adesione alla giornata del malato diocesana organizzata dalla Unitalsi: - Si ricostituisce il gruppo donatori di sangue SVS AVIS - Viene assicurato un sostegno all’ANPI

Affitto sede in Via Salmi

1998 inizio servizio sociale

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Inaugurazione ambulanze 108ยบ anniversario

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1999 - La SVS torna con una manifestazione pubblica in città. In Piazza della Repubblica sono inaugurate per la prima volta cinque nuove ambulanze. - I Militi Volontari intervengono nei soccorsi alla popolazione profuga in Albania nella Missione Arcobaleno. - SVS e Misericordia di Antignano siglano un protocollo

di intesa per la collaborazione nella gestione dei servizi estivi per il soccorso costiero - CARTA DELLA DONAZIONE Il Comitato decide di aderire alla Carta della donazione per la trasparenza nella raccolta delle offerte. - Prima edizione del “Ballo sotto le stelle” presso la rinnovata Terrazza Mascagni

- Si predispone un Progetto per la sicurezza nel Porto di Livorno

Inaugurazione nuove ambulanze

Missione arcobaleno

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- Viene predisposto un piano emergenza “Millennium Bug” per il passaggio al nuovo millennio


2000 Oscar Cafferata è rieletto Presidente. - Si inaugura il pullman ambulanza ed altri veicoli per la mobilità sociale. - I Militi Volontari intervengono nei soccorsi per la seconda grande alluvione in piemonte presso Trino Vercellese.

- Auto 51 con donazione Cassa Risparmi - Adesione al progetto defibrillazione precoce per soccorritore dell’Azienda USL 6 - ADOZIONE A DISTANZA “Adozione Sorriso” Oscar Cafferata rieletto presidente

Inaugurazione pullman ambulanza

Inaugurazione pullmino Cassa di Risparmi

Progetto Maxiemergenze

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2001 2001 Il Vescovo di Livorno Mons. Diego Coletti visita la sede SVS per la inaugurazione di un nuovo defibrillatore donato dalla SocietĂ per la Cremazione.

- Viene realizzato un progetto per la ristrutturazione di una sala parto a Malpaisillo in Nicaragua - Vengono inaugurati quattro nuovi mezzi dei quali uno dedicato alla memoria delle Vitti-

me della Moby Prince. Un ambulanza dismessa alla PA San Giorgio di Morgeto (RC) - Nasce il progetto di Defibrillazione precoce Cuore soccorso

Visita in sede del vescovo Coletti

Inaugurazione ambulanze

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- XX Anniversario Fondazione gruppo antincendio boschivo SVS


2001 - sala parto Malpaisillo

2002

2002 Presentazione della squadra Livorno calcio. In primo piano l’allenatore Donadoni

Presentazione Livorno Calcio a Ballo Sotto le Stelle e Ballantini - Acquisto della sede di Livorno Nord Picchianti - Il settore Maxiemergenze partecipa alla manifestazione delle Frecce Tricolori di Marina Di Pisa, Isola D’Elba ed alla Marcia per Pace Perugia-Assisi - Adesione progetto Adottiamo un Nonno del comune di Livorno

2002 Ballo sotto le stelle e Ballantini

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2003 La SVS si dota di 5 mezzi elettrici a trazione elettrica con il sostegno della Fondazione della Cassa di Risparmi di Livorno. - Si inaugura la nuova sede Livorno nord Picchianti in Via delle Corallaie insieme a due nuove ambulanze - La SVS interviene nel crollo della abitazione di Via Giordano Bruno e nell’epslosione delle nave Cape Horn - Si ristruttura l’archivio storico della SVS con la Sovrintendenza dei Beni Archivistici e grazie ad una donazione della Fondazione CARILIV - Un anonimo cittadino dona una ambulanza - Inaugurazione auto medica e fuoristrada protezione civile Estate Solidale e Sicura - Termina l’obiezione di coscienza e nasce il Nuovo servizio civile - Organizzazione di un Convegno “Riscopriamo i Valori del Volontariato” in occasione del 5 Dicembre giornata internazione del Volontariato proclamata dall’ONU

Inaugurazione sede Picchianti - Livorno

Ambulanze elettriche

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2004 114Âş anniversario di fondazione. Inaugurazione di nuove ambulanze e barca donata da Peris Brogi giĂ Presidente della PA di Siena

- Costituita la sezione di Capraia Isola . - Il settore Maxiemergenze partecipa alla giornata dei giovani a Loreto con Papa Giovanni Paolo II.

- La SVS sostiene gli aiuti umanitari per la tragedia dello Tsunami nell’oceano indiano. - Un cittadino viene salvato grazie alla defibrillazione precoce al ballo sotto le stelle

Inaugurazione di ambulanze e imbarcazione.

Sezione Capraia

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2005 Adesione al Progetto SLISA Solitudine Anziani Livorno - Intervento dei Volontari della Protezione Civile SVS in Basilicata per emergenza neve - Viene organizzata a Livorno la Conferenza nazionale di organizzazione ANPAS Associazione Nazionale Pubbliche Assistenze. - La SVS e la Misericordia lanciano una appello unitario per la crisi delle Associazioni. - La SVS partecipa ai soccorsi a Roma in occasione dei Funerali del Papa Giovanni Paolo II ed all’insediamento di Benedetto XVI. - Donazione auto medica dalla Fondazione CARILIV - 115º Anniversario di Fondazione. Si inaugurano i nuovi settori di Unità Cinofila e servizio ciclistico, e radiolocalizzazione satellitare con una Cerimonia in cattedrale ed al Monumento ai Caduti.

- Conseguimento della certificazione di qualità ISO da parte dell’Agenzia Formativa - Partecipazione al Progetto Aralya della Provincia di Livorno per l’assistenza alle popolazioni colpite dallo tsunami.

- È attivato il nuovo servizio di Telesoccorso gratuito per gli anziani - Il settore Maxiemergenze partecipa ai soccorsi in occasione del Congresso Eucaristico di

Bari alla presenza del Papa Benedetto XVI - La Regione Toscana premia la SVS con “Premio Toscana Ecoefficiente” per il progetto mezzi elettrici

Emergenza neve in Basilicata

Conferenza nazionale organizzazione ANPAS Presidente Cafferata e Casini

Conferenza nazionale organizzata dall’ ANPAS

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Foto ballo sotto le stelle

Automedica offerta dalla Fondazione Cariliv

Inaugurazione e benedizione automezzi

Progetto SLISA Anziani Fragili

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2005 Funerali di Giovanni Paolo II. Il campo di Tor Vergata

La postazione maxiemergenze all’insediamento di Papa Benedetto XVI

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2006 Il Vescovo Mons. Diego Coletti visita la Sezione di Ardenza La Rosa. - Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano concede lo Stemma Araldico alla Società. – Il Decreto di concessione del Presidente della Repubblica - Odette Volpi eletta Presidente

SVS prima donna. - 116 Anniversario Oscar Cafferata è nominato Presidente Onorario durante la inaugurazione del nuovo servizio di moto sanitarie. - Il Cappellano dell’Ospedale Don Placido benedice le nuove moto. - Enrico Faggioni scrive il Libro “Livornesi Ar Barre” e con Odette Volpi

Visita del Vescovo Coletti alla sede di Ardenza.

il ricavato contribuisce all’acquisto di un nuovo defibrillatore . - La SVS è presente alle cerimonie per i 400 anni della elevazione di Livorno a città. - La SVS partecipa alla Inaugurazione del monumento ai Partigiani presso la Pinetina di Viale della Libertà. - Il Centro Commerciale Fonti del Corallo dona una nuova ambulanza. - Il Rotaract Club dona un kit pediatrico per l’ambulanza. - Si rinnova il sito www.pubblicaassistenza.it - Firmato il protocollo d’intesa per lo svolgimento di giustizia ripartiva presso la Provincia di Livorno. - Lo Stato istituisce il primo 5 per 1000 rivolto alle Associazioni. - Come ogni anno la SVS è presente al 15° anniversario della tragedia della Moby Prince. - Oltre 50 Militi Volontari partecipano alla prima edizione della Notte Bianca organizzata dal Comune di Livorno. - SVS partecipa nella Locride al Meeting della Solidarietà, Volontariato e Legalità organizzato da ANPAS. - La Fondazione Rotary Internazionale concede alla SVS un certificato di apprezzamento per l’opera svolta.

Oscar Cafferata Presidente onorario e la nuova Presidente Odette Volpi

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Il Cappellano dell’Ospedale Don Placido benedice le nuove moto

Stendardo SVS

Presentazione del libro “Livornesi ar barre”

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Donazione ambulanza ipercoop

Inaugurazione monumento Partigiani. La SVS presente ai festeggiamenti per i 400 anni della cittĂ di Livorno

DPR Araldica Svs

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2007 La SVS assicura la Campagna Promozione vista con Unione Italiana Ciechi. - Quattro bambini ROM perdono la vita nell’incendio della baracca dove dormivano. La SVS assicura lo svolgimento gratuito dei funerali. - Esce “Il Volontario” nella nuova edizione. - Si inaugura presso la sede di Livorno Nord il Centro Convegni Le Corallaie - Inaugurazione centro covengni Le Corallaie - Si inaugura la nuova sede della sezione Quercianella - I Militi assicurano la Traslazione della immagine della Madonna Montenero Livorno in occasione dell’anniversa-

rio della Diocesi (Foto) 2007 Traslazione della immagine della SS. Maria delle Grazie di Montenero. - Una rappresentanza della SVS partecipa alla cerimonia di insediamento del Vescovo Diego Coletti a Como. - I Dirigenti SVS accompagnano il Vescovo Coletti all’insediamento nella cattedra della

chiesa di Como. - Solenne partecipazione alla cerimonia di Insediamento del Vescovo Simone Giusti nella diocesi di Livorno - Partecipazione alla raccolta farmaci per il burkina faso con la circoscrizione 3.

Campagna sicurezza vista

Funerali bambini ROM

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- Partecipazione alla Conferenza regionale Volontariato Lucca - Adesione alla Protesta presso la Camera dei Deputati a Roma per la proposta di abrogazione del 5 per 1000. - Organizzazione di una Raccolta generi di prima necessità per il terremoto in Perù.


Inaugurazione Centro Convegni Le Corallaie.

I Dirigenti SVS accompagnano il Vescovo Coletti all’insediamento nella cattedra della chiesa di Como

Il Vescovo Simone Giusti prende possesso della Diocesi

Inaugurazione della sede di Quercianella

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Nuova edizione de “ Il Volontario�

Traslazione della immagine della SS. Maria delle Grazie

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2008 - Grazie alla Banca Toscana viene attivata la prima Carta di Credito Adotta una Ambulanza. - Organizzazione di Convegno “Quale Futuro per il Volontariato” alla presenza di Don Nervo e l’Assessore Regionale Salvadori. - Convegno il futuro del Volon-

tariato. - Grande festa per il 118° Anniversario di Fondazione con la inaugurazione di 8 nuove ambulanze in Piazza della Repubblica. - Con il sostegno della concessionaria Mercedes Bernini si inaugura un nuovo mezzo per la mobilità sociale

- Inaugurazione di un nuovo veicolo in memoria del fondatore della concessionaria Bernini. - Sono fondate la Società di Mutuo Soccorso “L’Assistenza” ed il circolo ricreativo “La Solidarietà”. - La Parrocchia di Sant’Andrea insieme al Parroco Don Edo-

Carta di Credito “Adotta una ambulanza”

ardo Medori aderisce alla raccolta “Adotta una ambulanza” presso la Chiesa S. Andrea. - Il Corriere di Livorno dona il ricavato totale della diffusione del 29 Aprile - Il Lions Club Porto Mediceo Dona due Kit pediatrici per ambulanza. - Si organizza presso la sede di Livorno Nord un convegno sicurezza lavoro. - I Volontari partecipano ai soccorsi alluvione a Roma. - La SVS si dimette dall’ ANPAS (ritirata nel 2009). - Partecipazione insieme a Misericordia e Croce Rossa ai soccorsi per la manifestazione nazionale Italia Wave. - Partecipazione ai soccorsi per l’alluvione a Livorno. - Donazione di materiale sanitario alla repubblica domenicana. - Partecipazione alla Processione per la patrona Santa Giulia - Partecipazione alle celebrazioni per il 25 aprile. - Siglato accordo con l’Associazione CIVES e DOGS CLUB RESERCHE.

Convegno il “Futuro del Volontariato”

Festa 118º Anniversario Inaugurazione 8 ambulanze

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Fondazione della Società di Mutuo Soccorso e Circolo SVS

Mons. Paolo Razzauti benedice i nuovi mezzi.

Il Sindaco Cosimi interviene al 118Âş Anniversario

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Il Vescovo Giusti partecipa alle celebrazioni del 118ยบ Anniversario

Inaugurazione di un nuovo veicolo in memoria del fondatore della concessionaria Bernini.

Parrocchia Sant Andrea

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2009 Alluvione a Livorno i Volontari salvano alcuni bambini e donne presenti in un campo ROM . - Una vecchia ambulanza SVS con Militi partecipa alle riprese del film di Virzi “La prima cosa bella” . - Il Lions Club Porto Mediceo dona una nuova auto medica. - Si inaugura il nuovo progetto Estate Sicura del Comune di

Il Lions Club Porto Mediceo dona una automedica

Livorno, SVS e Misericordia di Antignano. - Inaugurazione Progetto Estate Sicura Comune di Livorno. - Terremoto in Abruzzo Intervento dei Volontari SVS e dei Volontari del Gruppo Portuali. - Vincenzo Pastore viene eletto Presidente. - Per ottemperare ad una legge dello Stato la SVS costitui-

sce la SVS Gestione Servizi srl per lo svolgimento delle attività non istituzionali. - Presso la sede di Livorno Nord si inaugura una tensostruttura ed un veicolo acquistato con il contributo del Circolo Lavoratori dell’ASA. - Partecipazione della SVS alle celebrazioni per il Corpus Domini.

Soccorso ad un campo Rom alluvionato

Terremoto in abruzzo

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- Intervento dei Militi Volontari per l’alluvione al lago Massaciuccoli - La Provincia concede un nuovo mezzo antincendio presso la sez. Capraia Isola - Le ambulanze SVS trasportano alla Stazione di Pisa i pellegrini del Treno Bianco della Unitalsi con destinazione Lourdes.


Scena del film di Virzi “La prima cosa bella�

Inaugurazione Progetto Estate Sicura, Comune di Livorno

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Vincenzo Pastore eletto Presidente

Il Circolo Lavoratori ASA contribuisce all’acquisto di una tensostruttura ed un veicolo

2010 Iniziano le cerimonie per i 120 anni di Fondazione - Scuola infanzia “Quattro Stagioni” di Livorno organizza una raccolta fondi per la SVS . - Grazie al 5 per 1000 le ambulanze SVS sono dotate di cardio-defibrillatori di ultima generazione. - Per il settore ricerca e soccorso sono inaugurati nuovi mezzi fra i quali una ambulana fuoristrada ed una ambulanza veterinaria e trasporto unità cinofile in una cerimonia presso la Provincia di Livorno.

Nella scuola “Le 4 stagioni”

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- La Classe 3ª OGB Istituto Colombo realizza il logo per il 120° Anniversario. - Il Gruppo Volontari nati per Comunicare organizza al Parco Pertini la premiazione per il concorso scuola e solidarietà. - Il Gruppo Volontari nati per Comunicare organizza nella rinnovata Piazza XX Settembre una manifestazione con i bambini.

- Solenne partecipazione dei Militi Volontari SVS ai funerali del Vescovo Emerito Alberto Ablondi. - Presso il Ballo sotto le Stelle sono inaugurate nuove ambulanze e veicolo di protezione civile. - Solenne celebrazione al Santuario di Montenero per il Pellegrinaggio all’immagine della

SS. Maria delle Grazie e deposizione ex voto. - Stipula Gemellaggio con l’Associazione Volontari di Sanremo e Palestrina. - Presso la Fortezza Nuova di Livorno è organizzata durante le iniziative di Effetto Venezia la mostra storica in occasione dei 120 anni di Fondazione. - Intervento dei Militi Volonta-

ri nelle alluvioni di Livorno e Venturina. - Partecipazione all’incontro del Papa Benedetto XVI in Vaticano per l’incontro con i Volontari della Protezione Civile che hanno partecipato ai soccorsi in Abruzzo.

Inaugurazioni defibrillatori 5 per 1000

Logo creato dagli studenti della scuola “Colombo”

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- In collaborazione con il Comando Carabinieri di Livorno organizzato dal 118 si svolge presso la sede SVS un corso per l’intervento sulla scena del crimine. - I Militi Soccorritori partecipano ai soccorsi della Maratona di Milano a supporto dell’Associazione Busnago Soccorso. - Presso il teatro delle Suore Calasanziane di Via del Bosco si svolge lo spettacolo dei burattini organizzato dal gruppo Nati per Comunicare in occasione dei 120 di fondazione. - Il Gruppo ricerca e Soccorso SVS-DOGS CLUB e TNT partecipa alla ricerca di tre persone disperse. - Stampa seconda edizione del Libro “Livornesi ar barre” di Enrico Faggioni

2010 Nel Parco Pertini

Piazza XX Settembre una manifestazione con i bambini

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L’ambulanza fuoristrada

Ambulanza veterinaria Ambulanza fuoristrada

Inaugurazione ambulanza veterinaria

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Volontari di Sanremo e Palestrina.

Mostra storica in occasione dei 120 anni di Fondazione

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Funerali vescovo Ablondi

Celebrazione al Santuario di Montenero per il Pellegrinaggio all’immagine della SS. Maria delle Grazie e deposizione ex voto

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I Presidenti della SVS

Fabio Gufoni 1891-1892 Ottorino Giera 1892-1895 Vittor Ezio Marzocchini 1896-1898 Luigi Caire 1899-1900 Numa Campi 1900-1901 Mario Racah 1902 Giacomo Mellini 1902-1904 Aristide Dello Strologo 1904-1905 Giacomo Mellini 1905-1911 Vittorio Vaturi 1911-1912 Rosolino Orlando 1912-1923 Luigi Cocchella 1913-1914 Giuseppe Lumbroso 1914-1915 Ezio Foraboschi 1915-1918 Adolfo Chayes 1919-1921 Alfonso Casella 1922 Adolfo Chayes 1923 Dino Dini 1924 Giacomo Mellini, Ezio Foraboschi, Arnaldo Maccario 1924 Ezio Foraboschi 1925-1930 Arnaldo Maccario 1931-1935 Domenico Ottanelli 1935-1939 Angelo Albani 1939 Angelo Massirio 1939-1940 (Commissario prefettizio) Amedeo Favati 1940-1945 (Commisaario prefettizio) Adolfo Minghi 1945-1950 Umberto Scarpa 1951-1953 Osvaldo Bonsignori 1953-1965 Roberto Bandini 1965-1968 Alberto Mario Tevenè 1968-1974 Amleto Lemmi 1975-1980 Lino Veroni 1980-1981 Garibaldo Benifei 1981-1987 Massimo Ghilarducci 1987-1989 Fabrizio Bellandi 1989 -1991 Oscar Cafferata 1991-2006 Odette Volpi 2006-2009 Vincenzo Pastore 2009 -‌.. 156


Indice

Saluto del Sindaco di Livorno Alessandro Cosimi

pag.

5

Presentazione

pag.

7

Lo sguardo al domani Ceti dirigenti e classi popolari nella Società Volontaria di Soccorso di Livorno (1886-1948) di Marco Di Giovanni

pag.

9

1. Premessa

pag. 11

2. Igiene sociale, laicismo e democrazia nel nodo delle origini

pag. 13

3. La crescita dell’età giolittiana tra patronage borghese ed organizzazione popolare

pag. 25

4. Sviluppo associativo e crescita politica tra biennio rosso e avvento del fascismo

pag. 35

5. Gli anni del regime

pag. 45

6. Gli uomini e gli anni della ricostruzione

pag. 55

Note

pag. 61

L’archivio storico della SVS di Massimo Sanacore

pag. 69

Tra ricostruzione e futuro (1947 - 2010) a cura di Emilio Bianchi, Oscar Cafferata, Franco Caluri, Stefania Scali, Marco Di Giovanni

pag. 71

1. Il dopoguerra e gli anni della ripresa

pag. 73

2. Gli anni della trasformazione

pag. 94

3. Storia degli ultimi anni (1994-2010)

pag. 126

157


Finito di stampare nel mese di dicembre 2010 presso la Tipografia e Casa Editrice Debatte Otello s.r.l - Livorno




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