Le Tentazioni del Barocco

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Susanna Caccia Emanuele Pellegrini

Un taccuino di Disegni capricciosi, una collezione di grafica ed opere d’arte, una serie di trattati manoscritti, un carteggio amplissimo: è questo quanto si potrebbe dire, in un breve giro di parole, di Giacomo Sardini, marchese lucchese vissuto tra il 1750 e il 1811. Il taccuino di disegni seicenteschi che qui si presenta è soltanto un esempio di questa grande collezione, formata sui dettami del gusto razionalista e “neoclassico” di fine Settecento, ma intelligentemente aperta a tutte le manifestazioni figurative, anche a quelle più distanti, come il “barocco”. Tentazioni, appunto, a cui volentieri si cede.

Le tentazioni del Barocco

I Disegni capricciosi dell’Archivio Sardini di Lucca

ISBN 10 ISBN 13

€ 14,00

884671697-3 978-884671697-2

Edizioni ETS





Le Tentazioni del Barocco I Disegni capricciosi dell’Archivio Sardini di Lucca

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Abbrevazioni ASL Archivio di Stato di Lucca BEM Biblioteca Estense di Modena BUF Biblioteca degli Uffizi di Firenze


Le Tentazioni del Barocco I Disegni capricciosi dell’Archivio Sardini di Lucca

Susanna Caccia Emanuele Pellegrini



Giorgio Tori Direttore dell’Archivio di Stato di Lucca

Disegni Capricciosi

Non siamo certo nuovi alle piacevoli sorprese che possono scaturire dallo studio e dalla ricerca nelle carte di archivio. Ma il piacere estetico che questo piccolo manoscritto, conservato nell’archivio gentilizio di casa Sardini, dona con profusione ad una prima, anche se superficiale, lettura lo colloca nel novero delle sorprese d’eccezione. Gli studi accurati che Susanna Caccia ed Emanuele Pellegrini premettono a questa bella edizione, riempiono questa sorpresa di contenuti nuovi e solleticanti. Che Giacomo Sardini fosse uomo poliedrico, dagli interessi multiformi, che avesse una «accentuata propensione per le arti, soprattutto per l’architettura, che andava ben oltre il semplice interesse d’occasione», che fosse un appassionato collezionista, un valente bibliofilo, un importante uomo politico, un signore raffinato e coltissimo, era noto da tempo, e gli studi nati dalla conoscenza del suo archivio privato, a partire dagli anni sessanta dello scorso secolo in cui venne pubblicato l’Inventario a cura di Domenico Corsi, si sono fatti sempre più interessanti e significativi. Ma che fra le sue carte vi fosse anche la possibilità di ripercorrere il gusto barocco per il capriccio, per l’effimero, per la festa intesa in tutti i suoi significati più raffinati, grotteschi, sfarzosi e d’effetto, sino alla edizione del presente volume era noto solamente in parte. I Disegni capricciosi contenuti nel manoscritto 141 dell’Archivio Sardini ci consegnano così un mondo diverso da quello della fine del secolo in cui visse il Sardini, un mondo che il suo autore, forse il lucchese Girolamo Scaglia, con la sua perizia grafica e la sua fantasia creativa, illustra in particolari gustosi, rari e significativi per un’epoca desiderosa di festa, di teatro, di rappresentazioni, così da conferire a questo manoscritto un significato importante, che lo colloca, a giusto titolo, nel panorama, ricchissimo, delle documentazioni artistiche italiane dell’epoca. Regalo dunque prezioso per la storia dell’arte, ma anche per quella del costume, del collezionismo, della cultura in genere. E per gli occhi, che non possono non dilettarsi con le figure grottesche, i giardini, le decorazioni e i macchinari fantastici di grandissimo effetto visivo, e di qualità eccelsa.



Le Tentazioni del Barocco

I Disegni capricciosi dell’Archivio Sardini di Lucca



Susanna Caccia

Discendente di una delle più antiche e nobili famiglie lucchesi, Giacomo Sardini nasce a Lucca il 6 maggio 17501. Formatosi presso il collegio Clementino di Roma, dove si distingue «nel dar saggi, se non d’ingegno pronto e vivace, acuto per altro e penetrante, nell’investigare il vero»2, è costretto nel 1769 ad abbandonare la città per motivi di salute, ma già «infiammato» dalla passione per le «tre arti sorelle»3. Decisivo per la maturazione dei suoi interessi da collezionista è quel viaggio «per la Lombardia e lo Stato Veneto» intrapreso all’età 1 Per la data di nascita si trovano indicati sia il 1750 che il 1751: L. Papi nel suo Elogio istorico del Senatore Giacomo Sardini, Luc- di vent’anni, come ricorda il comca 1812 e A. Bertacchi nella Storia dell’Accademia lucchese, Lucca pagno di svaghi letterari Tommaso 1861 lo dicono nato il 6 maggio 1750; mentre T. Trenta nelle MeTrenta nelle Memorie intorno alla morie intorno alla vita e alle opere del senatore Giacomo Sardini patrizio lucchese, Lucca 1824 e C. Lucchesini nella Storia letteraria vita e alle opere del senatore del Ducato lucchese, Lucca1831, pur confermando giorno e mese, Giacomo Sardini patrizio lucchese, riportano come anno di nascita il 1751. Il 1750 è però attestato nelstampate a Lucca nel 1824, sentito l’albero genealogico della famiglia Sardini nel manoscritto di B. Baroni Alberi di famiglie, T. 3 e nel fascicoletto allegato Anno della na- omaggio all’amico scomparso il 3 scita di vari patrizi, ASL, Biblioteca, ms. 22. Lo stesso anno 1750 sa- dicembre del 18114. rebbe confermato da vari passi delle autografe Memorie della faScrivendo al Tiraboschi, il 7 febbraio miglia Sardini, ASL, Archivio Sardini, 129, e dall’epigrafe apposta sulla sua tomba nella cappella della Villa di Pieve Santo Stefano. Per del 1781, Tommaso Trenta definiva queste precisazioni, cfr. E. Amico Moneti, Giacomo Sardini patrizio Giacomo Sardini «amante non men lucchese, erudito e bibliografo, in Miscellanea di scritti in memoria di Alfonso Gallo, Lucca 1967, pp. 47-78.

PeR GIACOMO SARDINI BIOGRAFIA DI UN COLLEZIONISTA de’ gravi che degli ameni studi; e come che dotato di penetrante e sottile ingegno, con giusta e fine critica si è reso ottimo conoscitore del bello e del vero»5. Qualche decennio più 2 Trenta (1824), cit., pp. 9-10. tardi, Antonio Mazzarosa, associando 3 T. Trenta, Accademico tributo di lode letto nella chiesa di S. Maria i nominativi del Trenta e del Sardini, Corteorlandini il 4 dicembre 1811 «mancato non è gran tempo», li defi- prima della celebrazione dell’eseniva «ambedue di quei della vecchia quie dal segretario perpetuo dell’Accademia Napoleone per la stampa che alla nobiltà de’ natali uni- classe delle belle lettere ed arti vano il sapere ed ogni virtù. Il Sardini, Sig. Tommaso Trenta alla memouomo colto ed amatore delle belle ria del Senatore Giacomo Sardini, Accademico Napoleone, in Prose arti, aveva già preparato su quelle e versi alla memoria del Senatonostre [note su Matteo Civitali] molta re Giacomo Sardini, Accademico materia per supplire al carico addos- Napoleone, Lucca 1812, p. 5. Come rammenta Lazzaro Papi la persatogli dall’Accademia lucchese il manenza fu breve poiché «o fosse 1809, dopo ch’era venuto ai regnanti una troppo forte applicazione ald’allora il pensiero felicissimo di com- lo studio, o la naturale delicatezza del suo temperamento, dopo un metterle, che qua fosse una storia soggiorno di circa un anno e meztutta patria. Ma il lavoro del Sardini zo nella Capitale del mondo, la saera appena abbozzato quando morì, lute del nostro Giacomo cominciò ad indebolire; per lo che fu cone se il Trenta non se ne fosse preso sigliato di restituirsi ai domestici cura per ordinarlo, per compirlo, e con lari ed al nativo clima». Cfr. Papi (1812), cit., p. 14. Il periodo romano risulterebbe in realtà più lungo


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Per giAcomo sardini. biografia di un collezionista

Susanna Caccia

tanta intelligenza e con tanto zelo come ha fatto, noi saremmo certamente tuttora al buio di molte cose che ci danno onore»6. Sarà proprio il Trenta ad insistere sull’importanza del primo soggiorno di quello indicato dal Papi, collofuori patria fecondo di durevoli amicandosi dal 1766 al 1769. 4 Il Trenta si cimentò a più ripre- cizie, come testimonia l’abbondante se nella redazione di questa bio- corrispondenza con eruditi, letterati, grafia, come attestano le versioartisti e mercanti d’arte. Fu infatti a ni manoscritte e a stampa conservate presso ASL, Carte di Tomma- Bologna che il pittore Lorenzo Moni so Trenta, vol. 15, cc. 67-94; ASL, «gli propose l’acquisto a gratissimo Archivio Sardini 124, 135 e 136. prezzo della copiosa raccolta di stamSui rapporti tra i due eruditi, cfr. C. Mahon, Tommaso Trenta erudito pe appartenente alla casa Pignoni, per scelta, critico d’arte per caso, arricchita dell’altra assai celebre del Lucca 2005, pp. 20 e ss. museo Carrettoli»7. Appetibile per gli 5 BEM, Carteggio Tiraboschi, α l. 9. 12. Si conserva una lettera, non da- «eccellenti bulini» e non meno per tata, dello stesso Sardini al Tirabo- gli «insigni originali di una freschezza schi, inerente una operetta che il rarissima», la raccolta assecondava nobile lucchese aveva scritto; BEM, quel «trasporto per le opere d’incisioα l. 9. 12. 6 A. Mazzarosa, Lezione intorno le ne» sentito dal Sardini fin dalla prima opere di scultura e d’architettura di giovinezza8. Matteo Civitali, in “Atti della Reale Accademia di scienze, lettere ed Il Trenta sottolinea l’avvenimento arti”, III, Lucca 1827, p. 359 nota 1. grazie alle notizie fornite dallo stesso 7 Trenta (1824), cit., p. 12. 8 Papi (1812), cit., p. 16.

Sardini nella nota autobiografica contenuta in quelle manoscritte Memorie della famiglia Sardini, conservate presso l’Archivio di Stato di Lucca, che riportano in apertura l’efficace autoritratto acquerellato del giovane studioso. E proprio queste note consentono di chiarire non solo l’episodio riportato dall’amico biografo, ma probabilmente anche alcune imprecisioni circa la provenienza della collezione medesima: «fin dalla prima mia gioventù il trasporto per le opere d’incisione mi fece condescendere all’istanze dell’onestissimo, e bravo paesista Lorenzo Moni: e con l’intenzione, che mi sarebbero rimaste a vil prezzo molte stampe, e che egli avrebbe fatto un negozio di molta sua utilità, condiscesi ad acquistare in Bologna la raccolta della casa Pignoni, arricchita ultimamente dell’altra assai celebre del musico Carattoli poco prima morto in Vienna. Il prezzo fu di 500 zecchini, ma il numero delle medesime era sopra venti mila: ed il nostro Moni abilissimo in queste materie le aveva esaminate allora allora in Bologna non senza stupore per moltissimi, ed insigni originali, che vi si comprendevano d’una freschezza rarissima. Si fecero venire, ed il vederle, e rivederle


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sott’occhio, ed il ricercarne le respettive condizioni mi somministrò qualche lume, e questo fu il mio profitto, giacché in quanto al negoziato fummo derubati da qualche senzale che v’ebbe mano, e dovette il Moni venderle a stento. E a caro prezzo finì all’ultimo, onde ebbi a gran ventura di ritornar sul capitale»9. Questo evento permise all’erudito lucchese di familiarizzare con la grafica, poiché «l’avere avuto in mano tante e sì belle opere a bulino, e il volgerle e rivolgerle a suo talento lo resero a poco a poco abile conoscitore delle medesime. Assuefece perciò l’occhio a quella famiglia di putti e di giovani, di vecchi, di donne e d’uomini che ogni pittore ha adottata per sua, e prodotta ordinariamente in iscena ne’ suoi dipinti»10. Tale acquisto, situato in una data precoce nel percorso biografico del Sardini, andò a costituire il nucleo iniziale di una raccolta di grafica che fu certamente tra le più importanti della Lucca del suo tempo. Incrementata nel 1772 dall’acquisto della collezione di disegni dell’architetto lucchese Domenico Martinelli, poi sistemati in nove volumi unitamente ad un nucleo composto da repertori di architettura di Giovan Battista Montano,

Giovan Battista Mola, dei Bibbiena, Mitelli, Colonna, Orlandi, Giovanni da Udine e Pietro 9 ASL, Archivio Sardini, 129, cc. da Cortona11. La notorietà di questa 127 e ss. Le Memorie della famicollezione è attestata dal generico ri- glia Sardini furono con molta procordo che Luigi Lanzi fece nella Storia babilità scritte dal marchese dopo la morte della moglie Teresa Tapittorica, e che il Trenta preciserà con- lenti, avvenuta nel 1807. L’opera sistere in dodici volumi oltre ad una divisa in due parti, iniziata per riserie di altri disegni con cui «adornò cordare la moglie, divenne il pretesto per risalire alle origini delle pareti del suo appartamento fami- la famiglia e ripercorrere in dettaliare»12. E insiste ancora il Trenta sulla glio la propria vita. Sul manoscrit«prodigiosità» di questa raccolta, «a to, cfr. Amico Moneti (1967), cit., pp. 66 e ss. gran fatica posta insieme tanto de’ più 10 Trenta (1824), cit., p. 12. eccellenti antichi e moderni lavori del 11 Sui nove volumi conservati bulino, come degli originali disegni presso le Civiche Raccolte d’Arte del Castello Sforzesco di Milano, cfr. dei maestri sommi in pittura, da cui R. Ausenda, La Raccolta Martinelli trasse lumi e cognizioni per acquistare di Milano, in “Il disegno di architetquel fine gusto e quel tatto delicatis- tura”, 0, 1989, pp. 34-35, P. Bossi, Disegni lucchesi di Domenico Marsimo, ch’egli mostrò sempre di avere tinelli, in “Il disegno di architettura”, 8, 1993, pp. 25-27. nel portarne giudizio»13. La consistenza della collezione ad 12 Presso l’ASL si possono rintracciare almeno due inventari deloggi non è precisabile con esattezza, la collezione di grafica e di openondimeno il fondo conservato pres- re d’arte appartenute alla famiglia Sardini. 13 Trenta (1812), cit., p. 7.


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Per giAcomo sardini. biografia di un collezionista

Susanna Caccia

so l’archivio Sardini di Lucca testimonia attraverso una straordinaria ampiezza di esemplari questo gusto collezionistico eccezionalmente ricettivo14. La serie di trionfi, ritratti e vedute si associa al più tradizionale repertorio di carattere devozionale-religioso; senz’altro da rimarcare il copioso 14 ASL, Archivio Sardini, 105 -107. nucleo di disegni d’architettura, che 15 Trenta (1824), cit., p. 13. confermano quel «caldo d’idee archi16 Sul Sardini architetto, cfr. M.A. 15 Giusti, L’“Arte dell’architettura” a tettoniche» , tratto distintivo di un’atLucca nella cultura dell’Illumini- titudine pratica verso le arti figurative. smo europeo tra restauro, rilettuProprio l’architettura rappresenterà ra dell’antico e “modernità”, Atti del Convegno, Lucca 2003 e rela- l’interesse principale del marchese, tiva bibliografia. non solo in termini teorici, come con17 Papi (1812), cit.,p. 16. fermato dall’ampio carteggio e dalla 18 Trenta (1824), cit., p. 16. 19 Sulla tipografia Bonsignori, cfr. produzione manoscritta pervenutaci, E. Amico Moneti, L’attività di una ma anche da una pratica concreta di tipografia lucchese nel Settecento, cui lo stesso Trenta dà abbondante in Miscellanea di Scritti. In memotestimonianza16. ria di L. Ferrari, Firenze 1952. 20 Trenta (1812), cit., p. 6. Sposatosi nel 1784 con Teresa Talenti, 21 Esame sui principi della fran«giovine dama dotata di non ordicese ed italiana tipografia ovvero 17 storia critica di Nicolao Jenson, 3 naria bellezza» , Giacomo Sardini, voll., Lucca 1796-98. ormai terminata la costruzione della 22 Amico Moneti (1967), cit., pp. 55-56.

villa di Pieve Santo Stefano, compie un importante itinerario che lo portò di nuovo nelle città di Bologna, Modena e Parma, dove ebbe modo di «visitare minutamente la stamperia bodoniana»18. L’interesse per l’arte tipografica è sicuramente centrale nella matura produzione letteraria del Sardini, socio fondatore della tipografia Bonsignori insieme allo stesso Trenta ed a Girolamo Lucchesini19, impegnato «ad illustrare le più spinose materie, e a sciogliere le più intricate quistioni, che alla Scienza bibliografica appartengono»20. Agli anni Novanta risalgono infatti opere su questo tema, tra le quali vale la pena di rammentare la ricostruzione dell’attività dello stampatore Nicolao Jenson edita a Lucca tra il 1796 ed il 179821. Delle meticolose ricerche sulle questioni estetiche e tecniche concernenti la stampa, sulla fusione dei caratteri, sulle peculiarità della carta, sugli innumerevoli aspetti connessi agli ambiti tipografici e bibliografici, resta traccia nella fitta corrispondenza a lui indirizzata da eruditi e bibliofili come Domenico Moreni, Ferninando Fossi, Antonio M. Amoretti e G.B. Bodoni22.


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Tutt’altro che distante dal concreto impegno politico, durante il turbolento e sofferto periodo delle “rivoluzioni” napoleoniche egli pubblicò alcuni opuscoli sulla situazione patria. Tale interesse per la storia cittadina aiuta a comprendere i numerosi studi, per larga parte inediti, che dedicò alle manifestazioni figurative locali, basti pensare alle «memorie risguardanti la famiglia de’ Civitali, che servono di continuazione alla storia delle belle arti lucchesi di que’ tempi», a cui si possono associare il «gran numero di vite de’ nostri pittori»23. In questo modo è possibile contestualizzare l’impegno del Sardini all’interno degli ambienti culturali lucchesi e soprattutto della locale Accademia, di cui egli fu indiscusso protagonista. Tra le dissertazioni presentate nelle tornate di quell’assemblea numerose furono quelle dedicate all’architettura e allo stato delle arti figurative, tra cui il Confronto dell’antica e moderna architettura e dei rispettivi loro pregi e difetti; Sullo stato dell’architettura in Lucca nei bassi tempi; Sullo stato delle arti figurative in rilievo de’ bassi tempi; Sullo stato della pittura ne’ bassi tempi. Dalla lettura di questi manoscritti è possibile evincere un’ampiezza

e un aggiornamento delle frequentazioni bibliografiche, nonché la grande capacità di affrontare problemi critici al centro del dibattito coevo (il rapporto con l’antichità – da cui l’attenta lettura di Winckelmann -, lo studio dei “secoli bui” e la capacità di giudizio sulla produzione figurativa del suo tempo). La complessa personalità del Sardini, la ricchezza dei suoi interessi, che non si esauriscono nei singoli ambiti del sapere e della ricerca, sono testimoniati al meglio dall’ingente volume di carte e documenti conservati presso l’Archivio di Stato di Lucca, di cui il taccuino qui pubbli- 23 Trenta (1824), cit., p. 27. cato è soltanto un esempio24. È pro- 24 Il taccuino è stato studiato da Alberto Ambrosini che, pubblicanprio la presenza di un corpus grafico, done alcuni fogli, ha proposto l’atincisioni, stampe, schizzi autografi tribuzione al lucchese Girolamo e non, a costituire il tratto distintivo Scaglia; cfr. La pittura a Lucca nel primo Seicento, catalogo della modella collezione di un indubbio prota- stra, Lucca 1994-95, a cura di C. Bagonista della cultura che si muove tra racchini e M.T. Filieri, Lucca 1994, pp. 259-260. L’attribuzione è stata Illuminismo e Restaurazione. ripresa e confermata da Roberto Paolo Ciardi; cfr. Il Disegno. Le collezioni pubbliche italiane, parte II, a cura di A.M. Petrioli Tofani, S. Prosperi Valenti Rodinò, G.C. Sciolla, Torino 1994, p. 58.



DISEGNo DI UNA COLLEZIONE ILLUMINATA

Emanuele Pellegrini

Lo studio della figura e dell’opera del marchese Giaco-

inediti; non sfuggono la quantità e la qualità delle re-

mo Sardini, e nella fattispecie del Giacomo Sardini col-

lazioni personali che legavano Sardini agli intellettuali

lezionista, offre una serie di prospettive di ricerca in

del suo tempo (Lanzi, Tiraboschi, Moreni, Bianconi), la

gran parte da sondare ancora con attenzione, tanto

sua presenza nel vivo del dibattito culturale di fine

che qualsiasi giudizio approfondito sul complesso del-

Settecento.

la sua personalità – di studioso, di mecenate, di colle-

Sardini non era un artista, ma aveva una accentuata

zionista, di politico – deve al momento restare sospe-

propensione per le arti, soprattutto per l’architettura,

so. L’enorme quantità di materiale manoscritto

che andava ben oltre il semplice interesse d’occasione

conservato nel suo archivio, la dispersione conosciuta

– o di formazione – di frequente rinvenibile nei perso-

dalla collezione di famiglia1 – al cui ingrandimento pro-

naggi del suo rango e del suo tempo. Probabilmente è

prio Giacomo aveva contribuito in modo sostanziale –,

da riferire alla sua mano, alquanto incerta, quella serie

se unita e rapportata alle molteplici iniziative promos-

di disegni raffiguranti partiture architettoniche, visioni

se da un nobile che faceva della ricerca e dello studio

d’interni, oggetti d’arredamento, conservata tra le sue

uno dei momenti salienti della sua vita, non può che

carte, ad indicare un dilettantismo che resta tale, ma

offrire l’occasione per invitare ad una indagine com-

che certifica più di una passione, qualcosa che volen-

plessiva. Non è difficile scorgere subito l’importanza di

tieri si faceva attività concreta e conti-

un insieme di documenti eterogenei (lettere, ricordi,

nua2. Il disegno, poi, occupa una posi-

appunti, composizioni in prosa e in poesia, discorsi ac-

zione particolare nel complesso delle

cademici, rendiconti di spese), per larga parte ancora

attività del nobile lucchese. Non

1 Catalogo degli oggetti d’arte antica e moderna dei marchesi Sardini, Pisa 1915. 2 ASL, Archivio Sardini, 141, ad esempio le filze nn. 102 (Studi e bozze per opere d’architettura), 103 (Studi di disegno), e anche 107 (Stampe d’architettura).


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DISEGNo DI UNA COLLEZIONE ILLUMINATA

Emanuele Pellegrini

estraneo del tutto alla pratica artistica, per il Sardini il

interessi assai ampia. Cominciamo dal dato di fondo: il

disegno diveniva uno strumento di comunicazione

collezionismo di grafica, appunto. Sono bastate poche

immediata e pregnante, una forma di linguaggio da

incursioni tra le carte del marchese Sardini per capire

accostare alla scrittura. Il carteggio col Bianconi, l’ar-

quanto la raccolta di stampe e disegni costituisse una

chitetto bolognese che curò l’edificazione della resi-

parte imprescindibile, oltre che della sua collezione, di

denza di campagna del Sardini, spesso incentrato su

tutti i suoi studi. La produzione grafica è infatti un

scambi di idee ed ipotesi di costruzione di questa stes-

obiettivo specifico della ricerca del Sardini. Tuttavia

sa villa, si sviluppa ad esempio su un piano essenzial-

non si tratta di un generico interesse per la grafica, che

mente descrittivo svolto secondo un doppio registro,

pur caratterizzava molti dei collezionisti della sua epo-

verbale e grafico3. Il disegno quindi, forse in misura

ca: è un obiettivo di ricerca, un’ipotesi di costruzione di

maggiore rispetto anche ad altri esempi di nobili col-

una collezione fondata non solo su mere finalità di rac-

lezionisti e cultori di arti figurative coevi, riveste, per il

colta e accumulo dettato da un generico trasporto per

Sardini, un coefficiente specifico del tutto peculiare,

le “belle arti”, ma sullo specifico intendimento di do-

proprio perché non si esaurisce unicamente in un di-

cumentazione delle scuole pittoriche italiane, dal Cin-

scorso collezionistico.

quecento almeno fino al presente. Un legame stretto,

La presenza di un taccuino di disegni seicenteschi al-

quindi, con l’indagine storica. A leggere gli avverti-

l’interno delle sue carte, anziché costituire una sorpre-

menti lanziani o dell’Heinecken, che danno eco ad

sa, qualcosa di inatteso, si iscrive in-

un’abitudine diffusa, per diventare poi essi stessi ri-

vece perfettamente in una cornice di

chiamo canonico e reiterato, lo studio delle stampe

3  ASL, Archivio Sardini, 141, cfr. ad esempio le lettere nn. 74 (non datata) o 103 (da Roma, del 24 luglio 1777); cfr. anche ASL, Archivio Sardini, 141, n. 102.


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doveva essere un momento centrale nella riflessione

una sua ricerca di disegni, e Roma divenne subito la

di un amatore di belle arti4. Rientra quindi nel bagaglio

città a cui si rivolgeva senza esitazioni. Il 15 luglio di

di qualsiasi appassionato di quell’età raccogliere tali

quell’anno, infatti, troviamo il pittore lucchese France-

oggetti, che oltre tutto davano anche la possibilità di

sco Cecchi – a Roma per un periodo di studio al cui

tenere sotto mano, e con una praticità infinitamente

mantenimento lo stesso Sardini aveva contribuito – in-

maggiore rispetto ai dipinti, l’evolversi delle “epoche”

tento a recuperare una serie di disegni per il marchese

artistiche. La grafica permetteva di ricreare un micro-

lucchese. Il Cecchi aveva trovato un pittore che ne pos-

cosmo in cui convivevano esemplari di tutte le scuole

sedeva alcuni «ma questi altri non dimostrano che ac-

(pittoriche soprattutto) della penisola, sebbene anco-

cademie»; e certo non avrebbe chiesto a Domenico

ra perimetrate attraverso attribuzioni vacillanti, di fre-

Corvi o Pompeo Batoni, due fra i più grandi artisti attivi

quente inclini ad eccessiva generosità verso nomi noti

allora sulla scena romana, «sapendo

e acclarati.

benissimo esser alte, altissime le lor

Il Sardini tuttavia va oltre, perché non si limita ad una

pretenzioni». È tra «i bravi giovani»,

raccolta. Egli costruisce infatti un vero e proprio museo

invece, che risulta più facile trovarli,

di carta che non ha finalità edonistiche o di generico

sebbene vi sia un problema preciso:

accrescimento della collezione di famiglia, bensì for-

«una cosa sola tengo per molto diffi-

ma in prima istanza uno strumento di lavoro, conti-

cile ed è il trovare, se non s’ordinano,

nuamente aggiornato sulle tendenze figurative del

altri disegni dall’accademia in fuori,

presente. Già nel 1780 compaiono le prime tracce di

se non per caso e mero accidente»;

4 L. Lanzi, Storia pittorica della Italia dal suo risorgimento fin presso al fine del XVIII secolo, Bassano 1809, edizione critica a cura di M. Capucci, Firenze 1968-74, vol. I, pp. XXV-XXVI. Si aggiunga, per il legame col contesto lucchese, G. Perini, Un breve trattato inedito per il conoscitore di stampe compilato da Carlo Bianconi, in Artisti lombardi e centri di produzione italiani nel Settecento: interscambi, modelli, tecniche, committenti, cantieri. Studi in onore di Rossana Bossaglia, a cura di G.C. Sciolla e V. Terraroli, Bergamo 1995, pp. 229-235.


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DISEGNo DI UNA COLLEZIONE ILLUMINATA

Emanuele Pellegrini

giovani che sono del resto anch’essi solitamente obe5

sendo tanti gli appassionati in città»7; per poi rivolgersi,

rati di lavoro . Tanto che poi è sempre il medesimo

qualche mese dopo, a «un tal cavalier Cavaceppi scul-

Francesco Cecchi ad impegnarsi in prima persona e a

tore» il quale «credo ch’abbia raccolto non solo quanti

voler copiare un originale di Raffaello alla Galleria Bor-

originali sono in Roma, ma anche in tutta l’Italia»8.

ghese «per il suo già copioso gabinetto»6.

Restano, a distanza di anni, i medesimi obiettivi rivolti

5 ASL, Archivio Sardini, 141, n. 193 e anche la lettera del 12 agosto 1780 (ASL, Archivio Sardini, 141, n. 195). 6 ASL, Archivio Sardini, 141, n. 200 (cfr. anche la lettera n. 199). 7 ASL, Archivio Sardini, 141, n. 201. 8 ASL, Archivio Sardini, 141, n. 203, lettera del 20 dicembre 1783. Su questo particolare tema si può vedere G. Fusconi, Frammenti della collezione di disegni CavaceppiPacetti, in Per Luigi Grassi: disegno e disegni, a cura di A. Forlani Tempesti e S. Prosperi Valenti Rodinò, Rimini 1998, pp. 414-435. 9 ASL, Archivio Sardini, 141, n. 218, lettera del 19 marzo 1796. Si apprenderà poi che il Nocchi «di disegni e pensieri non ne ha verun e che soltanto tiene delli studi di mani e teste» (ASL, Archivio Sardini, 141, n. 221). Sulla grafica dei Nocchi, Bernardino e Pietro, si veda “Recensir col tratto”: disegni di Bernardino e Pietro Nocchi, catalo-

Tale ricerca, che appare molto attenta,

all’acquisizione di fogli capaci di arricchire e soprattut-

non era dettata dall’estro di un mo-

to integrare una collezione di grafica che cominciava a

mento: Sardini aveva dato continuità

divenire importante. Tuttavia il processo non si arrestò

alle sue esigenze di collezionista, con-

certo a questo periodo. Ancora Francesco Cecchi e an-

tando sempre sull’appoggio del Cecchi

cora da Roma, ben tredici anni dopo, nel marzo del

a Roma. Il 27 novembre del 1782 an-

1796, informava il Sardini di aver chiesto alcuni dise-

cora il giovane pittore lodava l’inten-

gni all’altro pittore lucchese allora nella città pontificia,

zione di «compiere una sì lodevole

il Nocchi, il quale «mi domandò se doveva esser dise-

serie di originali in carta», ma pronta-

gno finito; ed io credei non discostarmi dal suo senti-

mente rilevando – e l’indicazione con-

mento, dicendoli che dovendo dimostrare un pensie-

ferma la vivacità dell’ambiente roma-

ro, non era necessario il molto finirlo, ma piuttosto

no anche dal punto di vista del

fatto di stil pittoresco e sentimentato»9.

mercato artistico – che chi possiede gli

Si capisce bene, pur da questi brevi lacerti del carteg-

originali «non vuole disfarsene, es-

gio, che non si trattava di una generica raccolta di pro-


21

ve grafiche, bensì di una selezione mirata e qualificata

dicembre del 1795 Sardini inviava a Lanzi tutta una

di quei fogli capaci di rappresentare la mano di un arti-

serie di notizie sui pittori lucchesi da Zacchia il vecchio

sta, di esemplificarne in maniera convincente, e possi-

al Batoni, precisando: «Di quasi tutti i citati pittori con-

bilmente esaustiva, il linguaggio. Bisogna però rileva-

servo qualche disegno, e gli ho disposti a guarnire un

re che, seppure nel carteggio del Sardini – non solo col

appartamento»11. Tuttavia, se i nomi di Corvi e Batoni,

fidato Cecchi – si incontrino di frequente i nomi di Par-

lo si è già visto, rientrano nel collaudatissimo empireo

migianino, Veronese, Reni o Benefial, fogli sparsi che

dei grandi artisti del tempo, sono altri quelli che dimo-

Sardini cercava di acquisire, il marchese lucchese ave-

strano invece un Sardini assolutamente attento ai per-

va sempre conservato un occhio fermo sulla situazio-

corsi persino meno ovvi delle arti figurative: non tanto

ne artistica coeva. Certo, in questo caso, non potevano

per il caso di Giuseppe Cades, nome pur degno di nota,

mancare, in primis, gli artisti lucchesi giovani a cui con-

che avrebbe lavorato a Pisa e che comunque posse-

sentire un adeguato apprendimento artistico, eppoi

deva una sua tangibile rinomanza, quanto piuttosto

pittori affermati come Bernardino e Pietro Nocchi o

per quello del giovane Luigi Sabatelli. Da Firenze, il 9

Stefano Tofanelli, lo stesso Cecchi e magari di Felice

aprile del 1796, Sardini riceveva una lettera informati-

Batoni, meno noto figlio di Pompeo, «il quale si eserci-

va dal mercante Giovan Battista Benigni in risposta ad

ta in dipingere paesi con molto valore ed insieme di-

un suo specifico interessamento proprio per i disegni

segnando anche di un tal genere con finitezza squisita,

del Sabatelli, «che per dire il vero è un

ella che fa collezione di disegni se le piacesse di farne

genio raro in tal genere, mentre così

acquisto basta che mi avvisi»10. Non per niente, il 17

bene comunica i suoi pensieri, e con

go della mostra, Lucca 1989, a cura di R. P. Ciardi e A. Tosi, Lucca 1989. 10 Lettera di Giovan Battista Benigni al Sardini del 9 aprile del 1796: ASL, Archivio Sardini, 141, n. 63. 11 BUF, ms. 39, fasc. 2, c. 51 v.


22

DISEGNo DI UNA COLLEZIONE ILLUMINATA

Emanuele Pellegrini

la fierezza quasi che michelangiolesca con semplici

ne di capriccio e bizzarria in cui lo aveva relegato larga

tratti di penna»12.

parte della critica settecentesca, che aveva in mira so-

Il taccuino oggetto di questa pubblicazione rientra

prattutto i capisaldi del linguaggio figurativo del secolo

dunque in tale onnivora eppur sorvegliata volontà col-

diciassettesimo, da Bernini, a Borromini a Pietro da

lezionistica. Sebbene non conosciamo le modalità di

Cortona. Il taccuino veniva così a dimostrare l’esprit du

acquisizione di questa serie di Disegni capricciosi, che

siècle, quel secolo trascorso e presto stigmatizzato da-

pure – anche se appare meno proba-

gli illuminati cultoridi un linguaggio figurativo che in-

bile – potrebbero essere un lascito

tendeva invece muoversi nella direzione opposta. Ep-

ereditario all’interno della famiglia,

pure proprio queste visioni fantastiche restituivano

né con quale tipo di attribuzione il

con innegabile efficacia la peculiarità di una mano, la

marchese avesse classificato, o co-

prontezza di un’idea, l’immediatezza di uno schizzo

munque considerasse, questo organi-

che il Sardini cercava esplicitamente per gli esemplari

co insieme, esso costituisce una con-

della sua collezione. Esso era pertanto funzionale ad

ferma dell’interesse per la grafica che

indicare bene non soltanto una personalità artistica,

12 ASL, Archivio Sardini, 141, n. 63. 13 In via di ipotesi va inoltre detto che la proposta di attribuire a Girolamo Scaglia questi Disegni capricciosi, quindi un artista lucchese nell’ambito della cultura fiorentina di Baccio del Bianco, che sta alla base di tale corpus grafico, costituisce un motivo in più per giustificare la presenza del taccuino tra le carte del Sardini; sul problema si vedano La pittura a Lucca nel primo Seicento, catalogo della mostra, Lucca 1994-95, a cura di C. Baracchini e M.T. Filieri, Lucca 1994, pp. 259260 (scheda di A. Ambrosini); Il Disegno. Le collezioni pubbliche italiane, parte II, a cura di A.M. Petrioli Tofani, S. Prosperi Valenti Rodinò, G.C. Sciolla, Torino 1994, p. 58 (scheda di R.P. Ciardi).

13

abbiamo sin qui descritto . Il disegno

ma anche un determinato periodo – nemmeno troppo

capriccioso, i ghirigori di questi tratti

lontano – fitto di caramogi e affollatti spettacoli teatra-

di penna o di matita, frammisti a om-

li, che non si poteva ignorare ma che si tentava di ren-

bre d’acquerello, contribuiscono a

dere “innocuo” leggendolo nella sua dimensione più

confinare il Seicento nella dimensio-

ludica, sognante e, magari, forzatamente bizzarra.


23

Il Taccuino

Tavole dei Disegni capricciosi


24

Un sentito ringraziamento per la collaborazione a Veronica Carpita.


25

Candeliere matita, penna e acquerello violetto, c. 1


26

Candeliere penna, inchiostro e acquerello bruno, c. 2


27

Caramogio cavaliere matita, penna, inchiostro bruno, acquerello grigio tortora e marrone, c. 3


28

Diavolo sopra un plinto matita, penna, inchiostro bruno, acquerello grigio tortora, c. 4 (sul verso schizzi a penna e matita nei quali si riconosce un carro allegorico)


29

Figura femminile panneggiata sopra un plinto matita, penna, inchiostro bruno, acquerello grigio-tortora, c. 5


30

Creatura mostruosa con testa di gallo, becco di grifo, ali e zampe di insetto e coda di serpente matita, penna, inchiostro bruno, acquerelli colorati, tracce di biacca ossidata, c. 6


31

Mostro quadricefalo matita, penna, inchiostro bruno, acquerello marrone e grigio tortora, c. 7


32

Maschera di giullare matita, penna, inchiostro bruno, acquerello marrone e grigio tortora, c. 8


33

Figura diabolica matita, c. 9


34

Arpia tracce di matita, penna e inchiostro bruno, c. 10


35

Costume teatrale maschile matita, c. 11


36

Creatura mostruosa quadrupede con cinque teste matita, penna, inchiostro bruno, acquerello marrone e grigio tortora, c. 11 bis


37

Maschera di nano mostruoso matita, penna, inchiostro bruno, acquerello marrone e grigio tortora, c. 12


38

Creatura mostruosa quadrupede cavalcata da una scimmia matita, penna e inchiostro bruno, c. 13


39

Maschera per un buffone tracce di matita, penna, inchiostro bruno, acquerello marrone, c. 14


40

Costume teatrale di Ercole tracce di matita, penna, inchiostro bruno, acquerello marrone, c. 15


41

Costume teatrale femminile matita, penna e inchiostro bruno, acquerello marrone e grigio tortora, c. 16


42

Costume teatrale di una vecchia matita, penna, inchiostro bruno, acquerello marrone, c. 17 a lato Carro di Giunone penna, inchiostro bruno, acquerello marrone e grigio tortora, c. 18


43


44

Costume teatrale maschile tracce di matita, penna, inchiostro bruno, acquerello marrone, c. 19


45

Costume teatrale femminile tracce di matita, penna, inchiostro bruno, acquerello marrone, c. 20


46

Costume teatrale maschile matita, penna, acquerello marrone e grigio tortora, cancellature della penna sulla parte superiore destra del piumaggio del copricapo, c. 21


47

Costume teatrale maschile matita, c. 22


48

Costume teatrale femminile matita, c. 23 a lato Scenografia tracce di matita, penna, inchiostro bruno, acquerello marrone, c. 24


49


50

Carro trionfale con figure allegoriche tracce di matita, inchiostro, acquerello marrone, c. 25


51

Carro trionfale di Nettuno tracce di matita, penna, inchiostro bruno, acquerello marrone e grigio tortora, c. 26


52

Carro trionfale di Venere tracce di matita, penna, inchiostro bruno, acquerello marrone e grigio tortora, tracce di biacca ossidata, c. 27


53

Carro trionfale con figure allegoriche e schizzo di un secondo carro tracce di matita, penna, inchiostro bruno, acquerello marrone e grigio tortora, c. 28


54

Carro trionfale di Giunone penna, acquerello marrone e grigio tortora, tracce di biacca ossidata, c. 29


55

Carro trionfale con figure allegoriche penna, inchiostro bruno, acquerello grigio tortora e marrone, tracce di biacca ossidata, c. 30


56

Carro trionfale di San Giovanni Battista matita, penna, acquerello marrone e grigio tortora, didascalia in basso a matita “fuocho�, c. 31


57

Carro trionfale in forma di nave di Nettuno matita, penna, inchiostro bruno, acquerello marrone e grigio tortora, c. 32


58

Carro trionfale con figure allegoriche penna, acquerello marrone e grigio tortora, c. 33 (sul verso a matita e sanguigna schizzi con dettagli di carri)


59

Carro trionfale con figure allegoriche penna, inchiostro bruno, acquerello marrone e grigio tortora, c. 34 (sul verso schizzo a matita di un altro carro)


60


61

Baldacchino con trono matita, penna, acquerello marrone e grigio tortora, tracce di biacca ossidata, c. 36 a lato Carro trionfale di Apollo matita, inchiostro bruno, acquerello marrone e grigio tortora, c. 35



INDICE

Disegni capricciosi Giorgio Tori

7

Per Giacomo Sardini. Biografia di un collezionista Susanna Caccia

11

Disegno di una collezione illuminata Emanuele Pellegrini

17

Il Taccuino Tavole dei Disegni capricciosi

23


Finito di stampare nel mese di dicembre 2006 in Pisa dalle Edizioni ETS Piazza Carrara, 16-19, I-56126 Pisa info@edizioniets.com www.edizioniets.com



Susanna Caccia Emanuele Pellegrini

Un taccuino di Disegni capricciosi, una collezione di grafica ed opere d’arte, una serie di trattati manoscritti, un carteggio amplissimo: è questo quanto si potrebbe dire, in un breve giro di parole, di Giacomo Sardini, marchese lucchese vissuto tra il 1750 e il 1811. Il taccuino di disegni seicenteschi che qui si presenta è soltanto un esempio di questa grande collezione, formata sui dettami del gusto razionalista e “neoclassico” di fine Settecento, ma intelligentemente aperta a tutte le manifestazioni figurative, anche a quelle più distanti, come il “barocco”. Tentazioni, appunto, a cui volentieri si cede.

Le tentazioni del Barocco

I Disegni capricciosi dell’Archivio Sardini di Lucca

ISBN 10 ISBN 13

€ 14,00

884671697-3 978-884671697-2

Edizioni ETS


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